[[File:Sylvestre Ducar decapite Flaminius (Trasimene).jpg|miniatura|destra|[[Joseph-Noël Sylvestre]], ''Il gallo Ducario decapita il generale romano [[Gaio Flaminio Nepote|Flaminio]] nella [[battaglia del Trasimeno]]'' (Museo di [[Béziers]]).<ref>In realtà, nel racconto di Livio, Ducario "troncò la testa allo scudiero del console", mentre "trafisse con la lancia il console".</ref>]]
{{citazione|Il cavaliere della libertà dei popoli.|[[Arrigo Boldrini]]<ref>Definizione di Ilio Barontini, cit. in C. De Simone, ''Gli anni di Bulow'', Milano, Mursia, 1996, p. 227.</ref>}}
{{Membro delle istituzioni italiane
|nome = Ilio Barontini
|istituzione=Assemblea costituente
|immagine = Ilio-barontini.jpg
|luogo_nascita = Cecina
|data_nascita = 28 settembre 1890
|luogo_morte = Scandicci
|data_morte = 22 gennaio 1951
|titolo =
|professione = ferroviere
|partito = Partito Comunista Italiano
|gruppo_parlamentare = Comunista
|collegio = [[Pisa]]
|incarichi = * Componente della Quarta Commissione per l'esame dei disegni di legge
|sito=http://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&position=Assemblea%20Costituente\I%20Costituenti&content=altre_sezioni/assemblea_costituente/composizione/costituenti/framedeputato.asp?Deputato=1d27220
}}
{{Membro delle istituzioni italiane
|nome = Ilio Barontini
|istituzione=Senato
|immagine =
|luogo_nascita =
|data_nascita =
|luogo_morte =
|data_morte =
|titolo =
|professione = operaio ferroviere
|partito =
|legislatura = [[Senatori della I Legislatura della Repubblica Italiana|I]]
|gruppo_parlamentare = Comunista
|coalizione =
|circoscrizione = Toscana
|collegio=[[Livorno]]
|nomina_senatore_a_vita =
|data_nomina_senatore_a_vita =
|incarichi =
|sito = http://www.senato.it/leg/01/BGT/Schede/Attsen/00009188.htm
}}
{{Bio
|Nome = IlioDucario
|Cognome = Barontini
|PreData = {{latino|Ducario}}
|Sesso = M
|LuogoNascita = CecinaMediolanum
|LuogoNascitaAlt = o [[Lodi]]
|LuogoNascitaLink = Cecina (Italia)
|GiornoMeseNascita = 28 settembre
|AnnoNascita = 1890III secolo a.C.
|LuogoMorte = Scandicci
|GiornoMeseMorte = 22 gennaio
|AnnoMorte = 1951?
|Epoca = 1900III a.C.
|Attività = partigianomilitare
|Nazionalità = gallico
|Attività2 = politico
|PostNazionalità = , [[Cavalleria (storia romana)|cavaliere]] della tribù [[Celti|celta]] degli [[Insubri]], passato alla storia per aver ucciso il [[Console (storia romana)|console]] romano [[Gaio Flaminio Nepote]] nella [[battaglia del lago Trasimeno]]
|Nazionalità = italiano
}}
== Biografia ==
[[Antifascista]] di matrice [[anarchica]], [[socialista]] e, successivamente, [[comunista]], combattente nella [[Guerra di Spagna]] e in [[Cina]], nella Resistenza in [[Etiopia]], in [[Francia]] e in [[Italia]], [[senatore]] del [[Partito Comunista Italiano|PCI]], [[cittadino onorario]] della città di [[Bologna]]. Decorato dalle [[forze alleate]] con la [[Bronze Star Medal]] e dall'[[Unione Sovietica]] con l'[[Ordine della Stella Rossa]].
Alcuni storici locali sostengono che Ducario (''Insuber eques, Ducario nomen erat'', lo chiama Livio) fosse un nobile cavaliere di ''[[Mediolanum]]''<ref>{{cita libro|autore=Paolo Morigia|titolo=La nobiltà di Milano|url=https://books.google.it/books?id=BoBXAAAAcAAJ&pg=PA311|edizione=Nuova impressione|anno=1619|editore=appresso Gio. Battista Bidelli|città=In Milano|p=311}}</ref><ref>{{cita libro|autore=Paolo Morigia|titolo=Historia dell'antichità di Milano divisa in quattro libri|url=https://books.google.it/books?id=06jQFE6M1fkC&pg=RA1-PA7&lpg=RA1-PA7|anno=1592|editore=Guerra|città=Milano|p=7}}</ref><ref name="Pavesi" />, mentre altri ritengono che "i nostri campi e la nostra città" citate da Livio si riferiscano alla città celta di Alauda (attuale [[Lodi]]).<ref>{{cita libro|autore=Cesare Vignati|titolo=Storie lodigiane|url=https://books.google.it/books?id=F_LWwRa_kpwC&pg=PA41|anno=1847|editore=pei tipografi C. Wilmant e figli|città=Lodi|p=41}}</ref> Una cosa va messa bene in chiaro, che la città espugnata da Flaminio (''qui legiones nostras cecidit, agrosque et urbem est depopulatus'') non poteva essere ''Mediolanum'', che fu invece conquistata dal console del 222 a.C. [[Gneo Cornelio Scipione Calvo|Gneo Cornelio]].<ref>Polibio, ''Storie'', II, 34, 15.</ref>
Non si sa niente della sua vita, tranne che comandava gli Insubri che, quando [[Annibale]] varcò le [[Alpi]], si ribellarono alla dominazione romana e, durante la battaglia del Trasimeno del 24 giugno [[217 a.C.]], combatterono al fianco dei [[Cartaginesi]] e dei loro alleati contro [[antica Roma|Roma]]. In questa battaglia Ducario uccise lo scudiero del console e poi lo stesso console Gaio Flaminio Nepote.<ref name="Pavesi">{{cita libro|autore=Mauro Pavesi|titolo=Storie segrete della storia di Milano|url=https://books.google.it/books?id=0MdADwAAQBAJ&pg=PT15|anno=2017|editore=Newton Compton|città=Roma|p=15|isbn=978-88-227-1521-0}}</ref>
==Biografia==
La morte di Flaminio è drammaticamente narrata da [[Tito Livio]]:
===La gioventù===
{{citazione
Barontini nacque a [[Cecina (Italia)|Cecina]] da famiglia di matrice politica [[anarchia|anarchica]]. Sensibile ai temi della politica, a 13 anni era già un militante anarchico. A 15 anni iniziò a lavorare come operaio tornitore presso il [[Cantiere navale fratelli Orlando|Cantiere Orlando]] di [[Livorno]], iscrivendosi al [[Partito Socialista Italiano]]. Negli anni che precedettero la [[Prima guerra mondiale]] si dichiarò "non interventista". Dopo la guerra, nel [[1919]], partecipò ai lavori del gruppo politico de ''[[L'Ordine Nuovo]]'', fondato da [[Antonio Gramsci]].
|Si combatté per circa tre ore e ovunque atrocemente: tuttavia, fu attorno al console che la lotta era più cruenta e feroce. Era seguito dai soldati più forti, ed egli stesso, ovunque percepisse che i suoi fossero pressati e in difficoltà, andava ad aiutarli senza sosta. E siccome la sua armatura lo distingueva dagli altri, i nemici si lanciavano contro di lui con più violenza e i Romani lottavano di più per difenderlo, finché un cavaliere insubre di nome Ducario, riconoscendolo anche dai lineamenti: «Ecco», disse ai suoi soldati, «il console che ha fatto a pezzi le nostre legioni e ha devastato i nostri campi e la nostra città. Ora io lo offrirò come vittima ai mani dei nostri concittadini»; e, spronato il cavallo, si gettò impetuosamente in mezzo alla foltissima schiera dei nemici: decapitato prima lo [[scudiero]], che si era opposto a lui che avanzava minaccioso, trafisse il console con la lancia: i [[triarii]] gli impedirono con gli scudi la volontà di spogliarlo.
|Tito Livio, ''[[Ab Urbe condita libri|Storia di Roma dalla sua fondazione]]'', XXII, 6, 1-4<ref>{{cita libro|autore=Tito Livio|titolo=La storia romana tradotta dal c. Luigi Mabil|volume=1|città=Venezia|editore= dalla Tip. di Giuseppe Antonelli|anno=1841|pp=1751-1752 (Traduzione diversa)|url=https://books.google.it/books?id=r6iyS8tEvOMC&pg=RA7-PT62}}</ref>|Tres ferme horas pugnatum est et ubique atrociter; circa consulem tamen acrior infestiorque pugna est. Eum et robora virorum sequebantur, et ipse, quacumque in parte premi ac laborare senserat suos, impigre ferebat opem; insignemque armis et hostes summa vi petebant et tuebantur cives, donec Insuber eques – Ducario nomen erat –, facie quoque noscitans, «Consul, en, hic est», inquit popularibus suis, «qui legiones nostras cecidit, agrosque et urbem est depopulatus. Iam ego hanc victimam manibus peremptorum foede civium dabo»; subditisque calcaribus equo, per confertissimam hostium turbam impetum fecit: obtruncatoque prius armigero, qui se infesto venienti obviam obiecerat, consulem lancea transfixit: spoliare cupientem triarii obiectis scutis arcuere.
|la}}
La morte del console viene raccontata anche da [[Polibio]], ma in maniera molto più breve e generica, senza fare il nome di Ducario:
Nel [[1921]] fu fra i fondatori del [[Partito Comunista d'Italia]] nel Congresso di Livorno. Successivamente fu eletto sia come [[Consigliere Comunale]] che responsabile della [[Camera del Lavoro]] della [[CGIL]] della città di Livorno. Con l'avvento del [[fascismo]] subì arresti, denunce ed aggressioni, ma non si arrese mai e tornò sempre alla militanza politica. Fra i dirigenti del [[Partito Comunista d'Italia]] fece parte della minoranza favorevole all'ingresso delle formazioni antifasciste di difesa del Partito nel Fronte Unito [[Arditi del Popolo]].
{{citazione
|Contemporaneamente lo stesso Flaminio, incerto sul da farsi e costernato per l'accaduto, fu assalito e ucciso da alcuni Celti
|[[Polibio]], ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'', III, 84, 6
|Ἐν ᾧ καιρῷ καὶ τὸν Φλαμίνιον αὐτὸν, δυσχρηστούμενον καὶ περικακοῦντα τοῖς ὅλοις, προσπεσόντες τινὲς τῶν Κελτῶν ἀπέκτειναν
|grc}}
==Nel fumetto==
===Espatrio in Francia===
Per sfuggire alla cattura a seguito di una condanna a tre anni inflittagli dal [[Tribunale Speciale]] [[fascista]] nel [[1931]] espatriò avventurosamente in [[Francia]] con una pericolosa attraversata in barca attraverso la [[Corsica]], rifugiandosi a [[Marsiglia]]. Il suo lavoro di militante [[rivoluzionario]] ed antifascista proseguì nella clandestinità tra gli esuli italiani.
* [[Giovanni Brizzi]], Sergio Tisselli, ''Occhi di lupo. Un'avventura ai tempi di Annibale'', Monzuno, Savena Setta Sambro, 2004.
===Nell'URSS e in Cina===
* Giovanni Brizzi, Giovanni Marchi, Sergio Tisselli, ''Foreste di morte. La saga di Ducario il Gallico: episodio secondo'', Bologna, Alessandro editore, 2006.
In [[URSS]] Barontini perfezionò le sue capacità militari presso i centri di addestramento dell'[[Armata Rossa]], frequentando l'[[Accademia Militare Frunze]] a [[Mosca (Russia)|Mosca]], ottenendo il grado di Maggiore<ref name="ReferenceA">"Largo a Pacciardi" di Alberto Indelicato da "Liberal" 14 ottobre-novembre 2002</ref>. Il suo primo incarico con quel grado fu in [[Cina]], in appoggio al [[Partito Comunista di Cina]] di [[Mao Tse-tung]]. Sarà questa esperienza a metterlo per la prima volta in contatto con le tecniche della [[guerriglia]], ampiamente usate e sperimentate dai comunisti cinesi.
*
===In Spagna===
Nel [[1936]] Barontini partecipò in [[Spagna]] alle prime fasi della [[guerra civile di Spagna|Guerra civile]]. Sostituì [[Randolfo Pacciardi]], ferito, alla guida del [[Battaglione Garibaldi]] (unità combattente italiana delle [[Brigate Internazionali]]), nella [[battaglia di Guadalajara]], dimostrando - a detta di [[Giovanni Pesce]], altro combattente del battaglione - eccezionali capacità di trascinatore militare. Al contrario (non dimentichiamo che era in pieno corso il periodo delle delazioni e delle purghe staliniane) il comandante sovietico Kléber ([[Manfred Stern]]) scrisse che Barontini "in battaglia aveva avuto paura. A Guadalajara, piangendo e tremando per il terrore, aveva fatto una misera figura ed era diventato lo zimbello dei suoi uomini"<ref name="ReferenceA"/>. Il valore e le qualità dimostrate da Barontini a Guadalajara erano però così manifeste, che il [[Comintern]] decise di inviarlo sul fronte della [[guerra di Etiopia]] in appoggio alla Resistenza locale.
===In Etiopia===
Barontini nel [[1938]] si trasferì, su indicazione di [[Giuseppe Di Vittorio]], in [[Etiopia]], unendosi ad altri esponenti dell'[[Internazionale Comunista]], i cosiddetti "tre apostoli": Barontini era ''Paulus'', lo [[La Spezia|spezzino]] [[Domenico Rolla]] era ''Petrus'' e il [[Trieste|triestino]] [[Anton Ukmar]] era ''Johannes''<ref>A. Bianchi, ''Storia del movimento operaio di La Spezia e Lunigiana. 1861-1945'', Editori riuniti, 1975, p. 214.</ref>. Il gruppo degli "apostoli" fondò il foglio ''La Voce degli Abissini'' ed addestrò e organizzò i ribelli etiopici, con risultati talmente positivi da far ottenere a Barontini da parte del [[Negus]] il titolo di "vice-imperatore". [[Rodolfo Graziani]] mise una taglia su di lui, ma il Barontini riuscì a fuggire in [[Sudan]], accolto a [[Khartoum]] dal generale inglese [[Harold Alexander]] che gli concesse un riconoscimento per i meriti acquisiti nell'organizzazione della ribellione all'invasione fascista italiana in [[Etiopia]].
===In Francia===
Nel momento in cui la [[Francia]] cadde sotto il controllo dei [[nazisti]], con l'ascesa al potere del governo [[Philippe Pétain|Petain]], Barontini organizzò militarmente i nuclei di [[Resistenza Francese|partigiani francesi]] comunisti, denominati "[[Francs-tireurs partisans]] (FTP)", fidando sull'appoggio anche della classe operaia francese che mal sopportava gli occupanti tedeschi. I partigiani francesi del [[Maquis]] utilizzarono nei combattimenti delle bombe soprannominate "Giobbe", inventate da Barontini stesso, così chiamate dal nome di battaglia da lui utilizzato in Francia.
===In Italia===
Immediatamente a seguito della [[caduta del Fascismo]] e dell'[[Armistizio di Cassibile|Armistizio]] Barontini tornò in [[Italia]] per contribuire alla lotta di liberazione dai nazifascisti, assumendo il nome di battaglia di "'''Dario'''". Dotato di ottime capacità di organizzatore e di una notevole esperienza militare nella guerriglia, durante la Resistenza fu il perno dell'organizzazione antifascista in diverse città e zone d'Italia. Organizzò le [[Squadre di Azione Patriottica]] (SAP) e i [[Gruppi di azione patriottica]] (GAP) a [[Torino]], a [[Milano]], in [[Emilia]], a [[Roma]]. Di lui parla con grande ammirazione [[Giorgio Amendola]] in ''Comunismo, antifascismo e Resistenza''.
In [[Emilia-Romagna]] diresse la lotta di [[Resistenza italiana|Resistenza]] in qualità di comandante del CUMER (Comando Unificato Militare Emilia-Romagna), con centro operativo a [[Bologna]]. [[Antonio Roasio]]<ref>[http://www.anpi.it/donne-e-uomini/antonio-roasio/ Biografia di Antonio Roasio (ANPI)].</ref> nel suo libro ''Figlio della classe operaia'' descrive le peregrinazioni fatte nel centro-nord della penisola da Barontini e del come insegnasse a gappisti e sappisti le tecniche militari apprese in tanti anni di battaglie, sui svariati fronti di guerra (e forse anche dagli esperti istruttori dell'[[Armata Rossa]]) - dall'uso di una bomba a mano al metodo più spiccio per far deragliare un convoglio - ricordandolo attivo nel "visitare le città dell’Italia centro-settentrionale per organizzare e far funzionare i gruppi gappisti. Studiava gli uomini, le loro caratteristiche, insegnava i primi elementi sulla costruzione di bombe a mano, bombe a scoppio ritardato, come far deragliare un treno, ecc. Aveva sempre con sé una vecchia borsa sgualcita, che certo non poteva passare per quella di un avvocato. Un giorno gli chiesi che cosa custodisse tanto gelosamente: l’aprì, c’erano dei panini, alcuni oggetti personali e dei candelotti di [[dinamite]]<ref>A. Roasio, ''Figlio della classe operaia'', Milano, Vangelista, 1977.</ref>.
Per la sua attività fu decorato con la Bronze Star ancora dal generale Alexander, mentre [[Giuseppe Dozza]] gli conferì il titolo di [[cittadino onorario]] della città di [[Bologna]]. L'Unione Sovietica gli conferì il prestigioso [[Ordine della Stella Rossa]]. Morì in un incidente automobilistico a [[Scandicci]] nel [[1951]], assieme ai dirigenti comunisti livornesi [[Leonardo Leonardi]] e [[Otello Frangioni]].
==Onorificenze==
{{Onorificenze
|immagine = Bronze Star ribbon.svg|thumb|80px|
|nome_onorificenza = [[Bronze Star Medal]]
|collegamento_onorificenza =
|motivazione =
|luogo =
}}
{{Onorificenze
|immagine = Order redstar rib.png
|nome_onorificenza = [[Ordine della Stella Rossa]]
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}}
=== Il ricordo ===
È stata istituita la Coppa Barontini importante palio remiero livornese.<ref>[http://www.senzasoste.it/manifestazioni-eventi/16-17-18-giugno-in-ricordo-del-partigiano-comandante-ilio-dario-barontini Coppa Barontini]</ref>
==Note==
<references />
== Voci correlate ==
*[[GiovanniBattaglia Pescedel Trasimeno]]
*[[GiorgioGaio AmendolaFlaminio Nepote]]
*[[Giuseppe Di Vittorio]]
==Bibliografia==
* Ena Frazzoni "Nicoletta", ''Ilio Barontini "Dario"'', in Luigi Arbizzani - Giorgio Colliva - Sergio Soglia (a cura di), "Bologna è libera. Pagine e documenti della Resistenza", Bologna, ANPI, 1965, pp. 169–172.
* [[Giorgio Amendola]], ''Comunismo, antifascismo e Resistenza'', Roma, Editori Riuniti, 1967.
* Ena Frazzoni, ''Note di vita partigiana a Bologna'', Bologna, Tamari, 1972.
* [[Antonio Roasio]], ''Figlio della classe operaia'', Milano, Vangelista, 1977.
* Era Barontini - Vittorio Marchi, ''Dario. Ilio Barontini'', Livorno, Nuova Fortuna, 1988.
* Fabio Baldassarri, ''Ilio Barontini, un garibaldino nel Novecento'', Milano, Teti Editore, 2001.
* Fabio Baldassarri, ''Ilio Barontini. Fuoriuscito, internazionalista e partigiano, Roma,'' Robin Edizioni, 2013.
==Collegamenti esterni==
*{{cita web|titolo=La morte del Console Flaminio|sito=Cammino di Annibale|url=http://www.tuoro.movimentolento.it/it/resource/poi/la-morte-del-console-flaminio/}}
* [http://www.storiaxxisecolo.it/antifascismo/biografie%20antifascisti52.html Biografia di Ilio Barontini] Storia XXI Secolo - ANPI Roma
*{{cita web|titolo=Ducario|sito=Lupi del Ticino|url=http://lupidelticino.org/ducario/|urlarchivio=https://archive.today/20171214110608/http://lupidelticino.org/ducario/|dataarchivio=14 dicembre 2017|urlmorto=sì|accesso=14 dicembre 2017}}
* [http://www.lungomarecastiglioncello.it/NIBBIAIA/NIBBIAIA_Oggi/00_Barontini.htm Il rivoluzionario dal volto umano «Io, al fianco di Ilio Barontini»] Intervista a Giovanni Pesce (Il Tirreno, 10/9/2005).
* {{cita web|url=http://www.chieracostui.com/costui/docs/search/schedaoltre.asp?ID=9760|titolo=Lapide commemorativa dell'incidente mortale del 1951.}}
{{portale|biografie|Celti|guerra|Roma antica}}
*{{cita web|url=http://www.feltrinellieditore.it/FattiLibriInterna?id_fatto=6626|titolo=}}
{{Controllo di autorità}}
{{portale|anarchia|biografie|comunismo|storia}}
[[Categoria:DeputatiStoria delladi Consulta NazionaleRoma]]
[[Categoria:Deputati dell'Assemblea CostituenteGalli]]
[[Categoria:Persone legate a Livorno]]
[[Categoria:Politici del Partito Comunista d'Italia]]
[[Categoria:Schedati al Casellario Politico Centrale]]
[[Categoria:Senatori della I Legislatura della Repubblica Italiana]]
[[Categoria:Arditi del popolo]]
[[Categoria:Morti per incidente stradale]]
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