[[File:Sylvestre Ducar decapite Flaminius (Trasimene).jpg|miniatura|destra|[[Joseph-Noël Sylvestre]], ''Il gallo Ducario decapita il generale romano [[Gaio Flaminio Nepote|Flaminio]] nella [[battaglia del Trasimeno]]'' (Museo di [[Béziers]]).<ref>In realtà, nel racconto di Livio, Ducario "troncò la testa allo scudiero del console", mentre "trafisse con la lancia il console".</ref>]]
[[File:Fondazione della Scuola Antimalarica.jpg|miniatura|''Fondazione della Scuola Antimalarica,'' Poligono Militare di Tiro, Nettuno, 1920.
{{Bio
<ref>Cartolina gentilmente donata dal Professor Eugenio Bartolini.</ref>
|Nome = Ducario
]]
|Cognome =
La [[malaria]] fu una delle malattie infettive più diffuse in [[Italia]] agli inizi del Novecento<ref name="CIAO">autore, op. cit., p. 107</ref>. Come si legge nel manifesto di fine Ottocento firmato, tra i tanti illustri, da [[Angelo Celli]] e [[Giustino Fortunato]], la malaria mantenne incolti due milioni di ettari; colpì dove più dove meno, 63 province, 2823 comuni; avvelenò ogni anno circa due milioni di abitanti e ne uccise quindicimila<ref>Gianfranco Donelli, Enrica Serinaldi, op. cit., p. VII (Introduzione di Vittorio A. Sironi)</ref>.
|PreData = {{latino|Ducario}}
|Sesso = M
|LuogoNascita = Mediolanum
|LuogoNascitaAlt = o [[Lodi]]
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = III secolo a.C.
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = ?
|Epoca = III a.C.
|Attività = militare
|Nazionalità = gallico
|PostNazionalità = , [[Cavalleria (storia romana)|cavaliere]] della tribù [[Celti|celta]] degli [[Insubri]], passato alla storia per aver ucciso il [[Console (storia romana)|console]] romano [[Gaio Flaminio Nepote]] nella [[battaglia del lago Trasimeno]]
}}
== Biografia ==
Dapprima si pensò che fosse provocata dalla scarsa igiene delle [[paludi]], ''«acque palustri ferme e stagnanti, necessariamente calde e dense, puzzolenti d'estate»''<ref>Gianfranco Donelli, Enrica Serinaldi, op. cit., p. VII (Introduzione di Vittorio A. Sironi, citazione Ippocrate, ''De aere, aquis et locis'')</ref>, che ricoprivano gran parte del territorio del bacino [[Mediterraneo]], in questo caso dell’[[Agro Pontino]], abitato per lo più da cittadini privi di educazione e di istruzione che conducevano una vita rurale. Per cui si tentò solamente di ripulirle e risanarle, per migliorarne la situazione agricola<ref name="LAB">Giancarlo Majori, Federica Napolitani, op. cit., pp. 8, 14, 15</ref>.
Alcuni storici locali sostengono che Ducario (''Insuber eques, Ducario nomen erat'', lo chiama Livio) fosse un nobile cavaliere di ''[[Mediolanum]]''<ref>{{cita libro|autore=Paolo Morigia|titolo=La nobiltà di Milano|url=https://books.google.it/books?id=BoBXAAAAcAAJ&pg=PA311|edizione=Nuova impressione|anno=1619|editore=appresso Gio. Battista Bidelli|città=In Milano|p=311}}</ref><ref>{{cita libro|autore=Paolo Morigia|titolo=Historia dell'antichità di Milano divisa in quattro libri|url=https://books.google.it/books?id=06jQFE6M1fkC&pg=RA1-PA7&lpg=RA1-PA7|anno=1592|editore=Guerra|città=Milano|p=7}}</ref><ref name="Pavesi" />, mentre altri ritengono che "i nostri campi e la nostra città" citate da Livio si riferiscano alla città celta di Alauda (attuale [[Lodi]]).<ref>{{cita libro|autore=Cesare Vignati|titolo=Storie lodigiane|url=https://books.google.it/books?id=F_LWwRa_kpwC&pg=PA41|anno=1847|editore=pei tipografi C. Wilmant e figli|città=Lodi|p=41}}</ref> Una cosa va messa bene in chiaro, che la città espugnata da Flaminio (''qui legiones nostras cecidit, agrosque et urbem est depopulatus'') non poteva essere ''Mediolanum'', che fu invece conquistata dal console del 222 a.C. [[Gneo Cornelio Scipione Calvo|Gneo Cornelio]].<ref>Polibio, ''Storie'', II, 34, 15.</ref>
Non si sa niente della sua vita, tranne che comandava gli Insubri che, quando [[Annibale]] varcò le [[Alpi]], si ribellarono alla dominazione romana e, durante la battaglia del Trasimeno del 24 giugno [[217 a.C.]], combatterono al fianco dei [[Cartaginesi]] e dei loro alleati contro [[antica Roma|Roma]]. In questa battaglia Ducario uccise lo scudiero del console e poi lo stesso console Gaio Flaminio Nepote.<ref name="Pavesi">{{cita libro|autore=Mauro Pavesi|titolo=Storie segrete della storia di Milano|url=https://books.google.it/books?id=0MdADwAAQBAJ&pg=PT15|anno=2017|editore=Newton Compton|città=Roma|p=15|isbn=978-88-227-1521-0}}</ref>
Nel decennio a cavallo dell'Ottocento e del Novecento si scoprì invece che la malaria era scatenata dal parassita [[Plasmodium]], che contenuto nelle ghiandole salivari della zanzara [[Anopheles]] veniva rilasciato all’interno del sistema circolatorio epatico dell’organismo ospite quando quest’ultima pungeva<ref>Hickman, Roberts, Keen, Eisenhour, Larson, L'Anson, op. cit., pp. 342-344</ref>.
{{Citazione|''Però dov'è la malaria è terra benedetta da Dio. [...] Allora bisogna pure che chi semina e chi raccoglie caschi come una spiga matura, perché il Signore ha detto: «Il pane che si mangia bisogna sudarlo». Come il sudore della febbre lascia qualcheduno stecchito sul pagliericcio di granoturco, e non c'è più bisogno di solfato né di decotto d'eucalipto, lo si carica sulla carretta del fieno [...] con un sacco sulla faccia, e si va a deporlo alla chiesuola solitaria.''
''[...] La malaria non ce l'ha contro di tutti. Alle volte uno vi campa cent'anni, come Cirino lo scimunito, il quale non aveva né re né regno, né arte né parte, né padre né madre, né casa per dormire, né pane da mangiare, e tutti lo conoscevano a quaranta miglia intorno, [...] a fare gli uffici vili; e pigliava delle pedate e un tozzo di pane; dormiva nei fossati, sul ciglione dei campi, a ridosso delle siepi, sotto le tettoie degli stallazzi; e viveva di carità, errando come un cane senza padrone, scamiciato e scalzo, con due lembi di mutande tenuti insieme da una funicella sulle gambe magre e nere. [...] Egli non prendeva più né solfato, né medicine, né pigliava le febbri. Cento volte l'avevano raccolto disteso, quasi fosse morto, attraverso la strada; infine la malaria l'aveva lasciato, perché non sapeva più che farsene di lui. Dopo che gli aveva mangiato il cervello e la polpa delle gambe, e gli era entrata tutta nella pancia gonfia come un otre, l'aveva lasciato contento come una pasqua, a cantare al sole meglio di un grillo.''|Giovanni Verga, ''Malaria'', ''[[Novelle rusticane]]'', Torino, Casanova, 1883.}}
La morte di Flaminio è drammaticamente narrata da [[Tito Livio]]:
== Profilassi e Cura ==
{{citazione
Nel Regolamento del 28 Febbraio 1907 furono concordati gli strumenti legislativi e terapeutici contro l'infezione. La somministrazione del chinino diventò funzione di Stato: “Non beneficienza o carità legale ma doverosa misura di salute pubblica”<ref>Angelo Celli, op. cit., p. 164</ref>.
|Si combatté per circa tre ore e ovunque atrocemente: tuttavia, fu attorno al console che la lotta era più cruenta e feroce. Era seguito dai soldati più forti, ed egli stesso, ovunque percepisse che i suoi fossero pressati e in difficoltà, andava ad aiutarli senza sosta. E siccome la sua armatura lo distingueva dagli altri, i nemici si lanciavano contro di lui con più violenza e i Romani lottavano di più per difenderlo, finché un cavaliere insubre di nome Ducario, riconoscendolo anche dai lineamenti: «Ecco», disse ai suoi soldati, «il console che ha fatto a pezzi le nostre legioni e ha devastato i nostri campi e la nostra città. Ora io lo offrirò come vittima ai mani dei nostri concittadini»; e, spronato il cavallo, si gettò impetuosamente in mezzo alla foltissima schiera dei nemici: decapitato prima lo [[scudiero]], che si era opposto a lui che avanzava minaccioso, trafisse il console con la lancia: i [[triarii]] gli impedirono con gli scudi la volontà di spogliarlo.
|Tito Livio, ''[[Ab Urbe condita libri|Storia di Roma dalla sua fondazione]]'', XXII, 6, 1-4<ref>{{cita libro|autore=Tito Livio|titolo=La storia romana tradotta dal c. Luigi Mabil|volume=1|città=Venezia|editore= dalla Tip. di Giuseppe Antonelli|anno=1841|pp=1751-1752 (Traduzione diversa)|url=https://books.google.it/books?id=r6iyS8tEvOMC&pg=RA7-PT62}}</ref>|Tres ferme horas pugnatum est et ubique atrociter; circa consulem tamen acrior infestiorque pugna est. Eum et robora virorum sequebantur, et ipse, quacumque in parte premi ac laborare senserat suos, impigre ferebat opem; insignemque armis et hostes summa vi petebant et tuebantur cives, donec Insuber eques – Ducario nomen erat –, facie quoque noscitans, «Consul, en, hic est», inquit popularibus suis, «qui legiones nostras cecidit, agrosque et urbem est depopulatus. Iam ego hanc victimam manibus peremptorum foede civium dabo»; subditisque calcaribus equo, per confertissimam hostium turbam impetum fecit: obtruncatoque prius armigero, qui se infesto venienti obviam obiecerat, consulem lancea transfixit: spoliare cupientem triarii obiectis scutis arcuere.
|la}}
La morte del console viene raccontata anche da [[Polibio]], ma in maniera molto più breve e generica, senza fare il nome di Ducario:
La [[profilassi]] e la cura si basavano soprattutto sull'utilizzo del [[chinino]] e nelle zone malariche anche sulla protezione meccanica che prevedeva l'istallazione di zanzariere nelle case e lo scolo delle acque ristagnanti<ref name="CIAO" />.
{{citazione
|Contemporaneamente lo stesso Flaminio, incerto sul da farsi e costernato per l'accaduto, fu assalito e ucciso da alcuni Celti
|[[Polibio]], ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'', III, 84, 6
|Ἐν ᾧ καιρῷ καὶ τὸν Φλαμίνιον αὐτὸν, δυσχρηστούμενον καὶ περικακοῦντα τοῖς ὅλοις, προσπεσόντες τινὲς τῶν Κελτῶν ἀπέκτειναν
|grc}}
==Nel fumetto==
Il ''chinino di Stato'' era prodotto industrialmente dallo Stato stesso, confezionato in confetti e fiale per iniezioni dalla ''Farmacia Centrale Militare'' di Torino. Pur dovendo fare i conti con il disagio economico che ne scaturì, venne preferito il monopolio rispetto alla condivisione con le industrie private per rendere il farmaco accessibile anche ai ceti più bassi, ovvero quelli più colpiti<ref name=MARCHE />. Effettivamente venne distribuito gratuitamente e senza prescrizione medica a tutti i lavoratori nelle zone paludose ed ai poveri<ref name="CIAO" />. La Legge del 2 novembre 1901 affermava: “Nelle zone di cui all’art. 1 (malariche).. ai coloni e agli operai impiegati in modo permanente o avventizio, con remunerazione fissa o a cottimo, quando siano colpiti da febbri palustri e dove le Congregazioni di Carità non hanno mezzi per provvedervi, le Amministrazioni comunali forniranno gratuitamente il chinino per tutta la durata della cura, secondo le prescrizioni del medico comunale.[...]”<ref>''Atti Parlamentari'', Leg. XXI, I Sess., Disc. torn. del 27-3-1901</ref>. La legge stabiliva anche che gli operai addetti ai lavori pubblici, se colpiti da febbri, avevano diritto all’assistenza medica e al chinino gratuito a carico dell’Amministrazione che conduceva i lavori o dell’Impresa. Per gli inadempienti si prevedevano ammende da 100 a 1000 lire.
* [[Giovanni Brizzi]], Sergio Tisselli, ''Occhi di lupo. Un'avventura ai tempi di Annibale'', Monzuno, Savena Setta Sambro, 2004.
Invece il resto della popolazione doveva comperarlo al prezzo di fabbrica molto basso e accessibile<ref name="CIAO" />. Ogni scatola da 10 gr. di Idroclorato era venduta al prezzo di 2 lire; il [[Solfato]] a 1,60; un singolo tubetto di Idroclorato costava 40 centesimi e uno di Solfato 32<ref name="MARCHE">Gianpaolo Feligioni, op. cit., p. 27</ref>. La produzione del farmaco doveva essere costante e programmata sia per la cura che per la profilassi.<ref name="CIAO" />
* Giovanni Brizzi, Giovanni Marchi, Sergio Tisselli, ''Foreste di morte. La saga di Ducario il Gallico: episodio secondo'', Bologna, Alessandro editore, 2006.
*
Dapprima venne consigliata l'assunzione di 60 centigrammi di chinino al giorno per otto settimane, in seguito le Stazioni Sanitarie consigliarono di diminuire le dosi a 0,6-1 grammi per 1-6 settimane. Tuttavia venne vietata successivamente l'assunzione a non oltre una settimana<ref>Giancarlo Majori, Federica Napolitani, op. cit., p. 24</ref>.
Era necessario far comprendere agli abitanti del luogo che dovevano sottoporsi ad una cura ciclica e costante per evitare di arrivare ad una forma cronica della malattia. Per invitarla a sottoporsi alla cura, la ''Direzione Generale della Sanità'' presso il ''Ministero dell’Interno'' iniziò una politica di propaganda con lo scopo di convincere la popolazione del luogo che la malaria non discriminava ceti sociali ad altri, né fasce di età o professioni. In realtà le [[febbri perniciose]] attaccavano ovviamente i lavoratori in cantieri e gli abitanti dei campi, ovvero organismi indeboliti dalla povertà e dalla fame che avevano usanze e costumi radicati da generazioni nelle paludi. In questi casi ad una dose di chinino avrebbe dovuto essere somministrata una maggiore quantità di cibo. Le classi agiate, per igiene e qualità di vita, fornivano sicuramente un bersaglio meno invitante.<ref name="CIAO" />
==NascitaVoci della Scuolacorrelate==
*[[Battaglia del Trasimeno]]
Medici, maestri elementari, parroci e società operaie tentavano di istruire la popolazione a seguire determinate regole, banali ma efficaci, ad esempio evitare di dormire all'aperto. A questo proposito, già molti si stavano adoperando a seguire la grande intuizione del Dr. [[Angelo Celli]], igienista, secondo cui era strettamente necessario fondare una «scuola» poiché sosteneva che ''l'alleato più pericoloso della malaria è l'ignoranza''.
*[[Gaio Flaminio Nepote]]
Questa lotta ottenne un'accezione sistematica e scientifica quando nel 1918 il maestro [[Bartolomeo Gosio]]
==Collegamenti esterni==
*{{cita web|titolo=La morte del Console Flaminio|sito=Cammino di Annibale|url=http://www.tuoro.movimentolento.it/it/resource/poi/la-morte-del-console-flaminio/}}
*{{cita web|titolo=Ducario|sito=Lupi del Ticino|url=http://lupidelticino.org/ducario/|urlarchivio=https://archive.today/20171214110608/http://lupidelticino.org/ducario/|dataarchivio=14 dicembre 2017|urlmorto=sì|accesso=14 dicembre 2017}}
{{portale|biografie|Celti|guerra|Roma antica}}
[[Categoria:Storia di Roma]]
==Bibliografia==
[[Categoria:Galli]]
* autore da scoprire, ''Titolo'', casa, Luogo anno
* Giancarlo Majori, Federica Napolitani, ''Il Laboratorio di Malariologia'', Istituito Superiore di Sanità, Roma 2010
* Gianfranco Donelli, Enrica Serinaldi, ''Dalla lotta alla malaria alla nascita dell'Istituto di Sanità Pubblica. Il ruolo della Rockefeller Foundation in Italia: 1922-1934'', Editori Laterza, Roma-Bari 2003
* Angelo Celli, ''Malaria e colonizzazione nell'Agro Romano, dai più antichi tempi ai nostri giorni'', Vallecchi, Firenze 1927
* Gianpaolo Feligioni, ''Angelo Celli. Medico e Deputato'', Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche, Quaderno N.35, Ancona 2001
* C.P. Hickman Jr., S. Roberts, S.L. Keen, D.J. Eisenhour, A. Larson, H. L'Anson, ''Zoologia'', 16ª edizione, McGraw-Hill Education, 2016
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