[[File:Magna Carta (British Library Cotton MS Augustus II.106).jpg|thumb|right|Una delle sole quattro esemplificazioni (copie conformi) sopravvissute del testo del 1215. ''Cotton MS. Augustus II. 106'', conservato alla [[British Library]].]]
La '''''Magna Charta Libertatum''''' (dal [[latino medievale]], "Grande Carta delle libertà"), comunemente chiamata '''Magna Carta''', è una carta accettata il 15 giugno [[300|1215]] dal re [[Giovanni d'Inghilterra]] (soprannominato anche "Giovanni Senza Terra", perché privo di appannaggi reali) a [[Runnymede]], nei pressi di [[Windsor (Regno Unito)|Windsor]]. Redatta dall'[[Arcivescovo di Canterbury]] per raggiungere la pace tra l'impopolare re e un gruppo di baroni ribelli, garantì la tutela dei diritti della chiesa, la protezione ai baroni dalla detenzione illegale, la garanzia di una rapida giustizia e la limitazione sui pagamenti [[feudalesimo|feudali]] alla corona.
=== [[:Associazione Italiana Studenti di Fisica]] ===
Fu chiamata ''magna'' per non confonderla con un provvedimento minore, una ''carta'' emanata proprio in quegli anni per sancire una serie di limiti al potere del sovrano inglese. Pur presentandosi, quindi, come un atto di [[Negozio unilaterale|concessione unilaterale]] da parte del re, costituiva, in realtà, un [[contratto]] di riconoscimento di diritti reciproci. Dopo la morte di Giovanni, il governo di [[Guglielmo il Maresciallo]], reggente per il suo giovane figlio [[Enrico III d'Inghilterra|Enrico III]], fece emanare nuovamente il documento nel 1216, spogliato di alcuni dei suoi contenuti più radicali, in un tentativo fallito di costruirsi un sostegno politico; l'anno seguente, alla fine della [[prima guerra dei baroni]], fece parte del [[Trattato di Lambeth|trattato di pace concordato a Lambeth]]. A corto di fondi, Enrico fece ripubblicare ancora una volta la Carta nel 1225, in cambio di una concessione di nuove tasse; suo figlio, [[Edoardo I d'Inghilterra|Edoardo I]], lo fece nel 1297, questa volta confermandola come parte della [[legge]] [[Costituzione del Regno Unito|statutaria dell'Inghilterra]].
<noinclude>{{Cancellazione/Disclaimer}}</noinclude>
{{Cancellazione/proposta|Associazione Italiana Studenti di Fisica}}
<noinclude>{{DEFAULTSORT:Associazione Italiana Studenti di Fisica}}</noinclude>
<small>'''La procedura semplificata scade alle 23.59 di venerdì 12 luglio 2019.'''</small><br />
<noinclude>[[Categoria:Cancellazioni del 5 luglio 2019]]</noinclude>
Associazione costituita soltanto tre anni addietro, con circa 4000 iscritti e filiazione della [[International Association of Physics Students]]. Pagina già cancellata altre due volte in precedenza, le fonti sono autoreferenziali e la voce è da considerare autopromozionale visto che l'utente che l'ha inserita è il presidente pro tempore dell'associazione stessa.--[[Utente:Burgundo|Burgundo]] ([[Discussioni utente:Burgundo|msg]]) 23:28, 5 lug 2019 (CEST)
Benché la Magna Carta sia stata più volte modificata, nel corso dei secoli, da leggi ordinarie emanate dal parlamento, conserva tuttora lo status di Carta fondamentale della [[monarchia britannica]] e rimangono tuttora in vigore gli articoli 1, 9 e 29 dell’ultima versione, quella del 1297.
:Si poteva tranquillamente rimanere sulla cancellazione immediata. --[[Utente:Vituzzu|Vito]] ([[Discussioni utente:Vituzzu|msg]]) 10:19, 6 lug 2019 (CEST)
::[[Discussioni Wikipedia:Pagine da cancellare/Associazione Italiana Studenti di Fisica|Segnalo intervento]], presumo erroneamente, postato in discussione.--[[Utente:Korvettenkapitän Prien|Korvettenkapitän_Prien]] ([[Discussioni utente:Korvettenkapitän Prien|sala radio]]) 10:28, 6 lug 2019 (CEST)
<noinclude>[[Categoria:Cancellazioni consensuali del 9 luglio 2019]]</noinclude>
Giovanni, che aveva firmato questo documento sotto coercizione e combattuto i ribelli con la benedizione del [[Papa Innocenzo III]] fino alla morte, fu di fatto l'ultimo vero [[Diritto divino dei re|sovrano teocratico]], anche se molti discendenti riuscirono con successo a restaurare la [[Assolutismo monarchico|monarchia assoluta]].<ref>{{cita web|url=http://www.epertutti.com/diritto/LE-MONARCHIE-CRONOLOGIA-DEI-RE52744.php|titolo=Le Monarchie - Cronologia dei Regnanti d'Inghilterra - Re Plantageneti}}</ref>
==== Discussione iniziata il [[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2019 luglio 9#Associazione Italiana Studenti di Fisica|9 luglio 2019]] ====
<noinclude>{{notecancellazione}}</noinclude>
:[[File:Symbol_wait_vote.svg|25px|link=]] <span style="color:red; font-size:90%">La [[Wikipedia:Regole per la cancellazione#Discussione sulla cancellazione (modalità consensuale)|discussione]] per la cancellazione termina ordinariamente entro le 23:59 di '''martedì 16 luglio 2019'''. Può eccezionalmente essere prolungata al massimo fino alle 23:59 di '''martedì 23 luglio 2019'''.</span> '''Per tutti gli utenti''': [//it.wikipedia.org/w/index.php?title=Wikipedia:Pagine_da_cancellare/Associazione_Italiana_Studenti_di_Fisica&action=edit§ion=new&preload=Template:Cancellazione/chiusura Proponi una chiusura della procedura]! · [//it.wikipedia.org/w/index.php?title=Wikipedia:Pagine_da_cancellare/Associazione_Italiana_Studenti_di_Fisica&action=edit§ion=new&preload=Template:Proroga/subst proroga] · <small>'''Per gli [[Wikipedia:Amministratori|amministratori]]''': [//it.wikipedia.org/w/index.php?title=Wikipedia:Pagine_da_cancellare/Associazione_Italiana_Studenti_di_Fisica&action=edit§ion=new&preload=Template:Votazione avvia la votazione].</small>
*{{mantenere}} Le fonti sono da rivedere, ma la voce a mio parere è enciclopedica. --'''''[[Utente:Tsu.name|Tsu]].<small>[[Discussioni utente:Tsu.name|name]]</small>''''' 15:43, 9 lug 2019 (CEST)
== Storia ==
*{{cancellare}} Un'associazione di studenti costituita da quattro anni (al momento della proposta figurava [https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Associazione_Italiana_Studenti_di_Fisica&oldid=106386861 fondata nel 2015]) e con 1477 soci non è da considerasi enciclopedica, soprattutto in assenza di fonti autorevoli e terze che la facciano distinguere dalle centinaia di altre esistenti.--[[Utente:Burgundo|Burgundo]] ([[Discussioni utente:Burgundo|msg]]) 17:16, 9 lug 2019 (CEST)
=== XIII secolo ===
*{{commento}} L'apertura di consensuale sarebbe da annullare per evidente carenza di motivazione. C'è un intervento in [[Discussioni Wikipedia:Pagine da cancellare/Associazione Italiana Studenti di Fisica|discussione]], proveniente comunque da un utente che non possiede i requisiti per avviare ufficialmente la discussione. [[Utente:Sanremofilo|Sanremofilo]] ([[Discussioni utente:Sanremofilo|msg]]) 17:51, 9 lug 2019 (CEST)
==== Antefatti ====
[[File:King John from De Rege Johanne.jpg|thumb|left|Re [[Giovanni d'Inghilterra]] durante una [[caccia al cervo]].]]
La ''Magna Carta'' venne concepita, nel 1215, come un tentativo non riuscito di raggiungere la pace tra i monarchici e le fazioni ribelli, come parte degli eventi che portarono allo scoppio della [[prima guerra dei baroni]]. A quel tempo l'[[Inghilterra]] era governata da [[Giovanni d'Inghilterra|re Giovanni]], il terzo dei re degli [[angioini]]. Nonostante il regno avesse un sistema amministrativo robusto, la natura del governo sotto la dinastia angioina fu mal definita e incerta.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|p. 8}}; {{cita|Turner, 2009|p. 149}}.</ref> Giovanni e i suoi predecessori governarono con il principio della ''vis et voluntas'' (o "forza e volontà"), in cui i regnanti godevano di potere esecutivo e potevano talvolta prendere decisioni arbitrarie, spesso giustificando tali azioni sulla base che un re era al di sopra della legge.<ref name="Turner149"/> Molti scrittori coevi ritennero che i monarchi avrebbero dovuto governare in accordo con il costume e con la legge, insieme al consiglio dei membri più importanti del regno, ma non vi fu alcuna regola per quello che sarebbe dovuto accadere se un re si fosse rifiutato di farlo.<ref name="Turner149">{{cita|Turner, 2009|p. 149}}.</ref>
Giovanni fu soprannominato "Senzaterra" forse perché perse i suoi possedimenti in [[Francia]], oppure, più verosimilmente, perché, essendo il quintogenito maschio, il padre [[Enrico II d'Inghilterra|Enrico]] non gli lasciò in eredità alcun possedimento territoriale. Giovanni, per difendere e poi riconquistare i possedimenti dei [[Plantageneti]] in Francia, dovette ingaggiare una guerra con il regno di Francia, finanziata tramite una forte [[tassa]]zione dei suoi baroni, che ne denunciarono pubblicamente l'arbitrarietà, segnalando in particolare gravi abusi nell'applicazione dello ''[[scutagium]]''.<ref>''Scutage'', o ''scutagium'', era il termine che si usava per definire l'ammontare che era necessario per equipaggiare e mantenere il soldato o i soldati che il feudo doveva mettere a disposizione del suo re. Chi non forniva i militari al re doveva in cambio pagare lo ''scutagium''.</ref> A causa dell'esito negativo della spedizione in Francia (le truppe inglesi, alleate a quelle dell'imperatore tedesco [[Ottone IV di Brunswick|Ottone IV]], furono sconfitte, seppure non presenti, nella [[battaglia di Bouvines]] nel 1214),<ref>{{cita|Carpenter, 1990|p. 7}}.</ref><ref>{{cita|Danziger, Gillingham, 2004|p. 168}}.</ref> Giovanni si trovò nelle condizioni di dover pagare un risarcimento per ottenere la pace. Il re era già impopolare presso la maggior parte dei baroni, a molti dei quali doveva dei soldi, e vi era una ben poca fiducia tra le due parti.<ref>{{cita|Turner, 2009|p. 139}}.</ref><ref>{{cita|Warren, 1990|p. 181}}.</ref><ref>{{cita|Carpenter, 1990|pp. 6–7}}.</ref> Un trionfo avrebbe rafforzato la sua posizione, ma di fronte alla sconfitta, nel giro di pochi mesi dopo il suo ritorno dalla Francia, Giovanni scoprì che i baroni ribelli nel nord e nell'est dell'Inghilterra stavano organizzando la resistenza al suo dominio.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|p. 9}}.</ref><ref name="Turner174">{{cita|Turner, 2009|p. 174}}.</ref>
I ribelli fecero un giuramento e chiesero che il re confermasse lo [[Statuto delle libertà]] proclamato dal re [[enrico I d'Inghilterra|Enrico I]] nel secolo precedente, e che venne redatto per proteggere i diritti dei baroni.<ref name="Turner174" /><ref>{{cita|Danziger, Gillingham, 2004|pp. 256–258}}.</ref><ref>{{cita|McGlynn, 2013|pp. 131–132}}.</ref> La forza dei ribelli era insignificante per gli standard del tempo, tuttavia erano tutti uniti dal loro odio verso il re;<ref>{{cita|McGlynn, 2013|p. 130}}.</ref> [[Robert Fitzwalter]], in seguito eletto al comando dei baroni ribelli, affermò pubblicamente che Giovanni avesse tentato di violentare la figlia,<ref>{{cita|Danziger, Gillingham, 2004|p. 104}}.</ref> e fu implicato in un complotto per assassinarlo nel 1212.<ref>{{cita|Danziger, Gillingham, 2004|p. 165}}.</ref>
[[File:Innozenz3.jpg|thumb|Un affresco coevo di [[Papa Innocenzo III]].]]
Giovanni tenne un consiglio a [[Londra]] nel gennaio 1215 per discutere di potenziali riforme, mentre in primavera, ad [[Oxford]], si confrontarono i suoi delegati con i ribelli.<ref name="Turner178">{{cita|Turner, 2009|p. 178}}.</ref> Entrambe le parti fecero appello a [[papa Innocenzo III]] perché potesse dare la propria assistenza nella disputa.<ref name="McGlynn132">{{cita|McGlynn, 2013|p. 132}}.</ref> Durante i negoziati, i baroni ribelli realizzarono un primo documento, che gli storici hanno definito "l'Ignota Carta delle libertà", che mise sulla carta gran parte delle libertà concesse da Enrico I; i sette articoli di quel documento in seguito apparvero nella ''Magna Carta''.<ref>{{cita|Holt, 1992a|p. 115}}.</ref><ref>{{cita|Poole, 1993|pp. 471–472}}.</ref><ref>{{cita|Vincent, 2012|pp. 59–60}}.</ref>
Giovanni sperava che il Papa gli fornisse assistenza legale e morale di valore e di conseguenza egli lo coinvolse per tempo; il re stesso aveva dichiarato, nel 1213, di essere un vassallo del Papa e quindi credette di poter contare sulla massima autorità del [[cristianesimo]].<ref name="McGlynn132" /><ref>{{cita|Turner, 2009|p. 179}}.</ref> Inoltre, Giovanni iniziò un reclutamento di forze [[mercenarie]] dalla Francia, anche se alcune di esse furono respinte per non dare l'impressione che il re cercasse un aggravamento del conflitto.<ref name="Turner178" /> In una ulteriore azione per assicurarsi il sostegno del Papa, Giovanni fece un giuramento per diventare un [[crociati|crociato]], una mossa che gli dette una protezione politica aggiuntiva ai sensi del diritto della Chiesa, anche se molti ritennero che tale promessa non fosse sincera.<ref>{{cita|Warren, 1990|p. 233}}.</ref><ref>{{cita|Danziger, Gillingham, 2004|pp. 258–259}}.</ref>
Le lettere di appoggio a Giovanni provenienti dal Papa, arrivarono nel mese di aprile, ma a quel punto, i baroni ribelli si erano organizzati in una fazione militare. A maggio essi si riunirono a [[Northampton]] dove rinunciarono ai loro legami [[feudalesimo|feudali]] con Giovanni e marciarono su Londra, su [[Lincoln (Regno Unito)|Lincoln]] e su [[Exeter]].<ref>{{cita|Turner, 2009|pp. 174, 179–180}}.</ref> Gli sforzi del re di apparire moderato e conciliante riuscirono in gran parte, tuttavia una volta che i ribelli arrivarono a Londra, richiamarono un'ondata di disertori realisti.<ref name="Turner180">{{cita|Turner, 2009|p. 180}}.</ref> Il re si offrì di sottoporre il problema a un comitato di [[arbitraggio]] con a capo il Papa, ma ciò non destò interesse nei ribelli.<ref>{{cita|Holt, 1992a|p. 112}}.</ref> [[Stephen Langton]], [[arcivescovo di Canterbury]], si confrontò con i baroni ribelli sulle loro richieste e, dopo che il tentativo di arbitrato papale fallì, Giovanni incaricò Langton di organizzare la pace.<ref name="Turner180" /><ref>{{cita|McGlynn, 2013|p. 137}}.</ref>
==== La Carta del 1215 ====
[[File:Article-barons-add-ms-4838.jpg|thumb|upright|left|Gli "articoli dei Baroni" del 1215, conservati presso la [[British Library]].]]
Il 10 giugno 1215, Giovanni incontrò i capi dei ribelli a [[Runnymede]], una [[marcita]] posta sulla riva sud del [[Tamigi]]. Runnymede era un luogo tradizionale per le assemblee, ma era situato su un terreno neutrale, tra la fortezza reale del [[castello di Windsor]] e la sede dei ribelli a [[Staines]], offrendo dunque ad entrambe le parti la sicurezza di un luogo dove era improbabile potersi trovare in svantaggio militare.<ref>{{cita|Tatton-Brown, 2015|p. 36}}; {{cita|Holt, 2015|p. 219}}.</ref> Qui i ribelli presentarono a Giovanni le loro richieste di riforma, gli "articoli dei baroni".<ref>{{cita|Turner, 2009|p. 180}}; {{cita|McGlynn, 2013|p. 137}}; {{cita|Warren, 1990|p. 236}}.</ref> I pragmatici sforzi di mediazione compiuti da Stephen Langton nei successivi dieci giorni trasformarono queste parziali richieste in una Carta che sintetizzava l'accordo di pace proposto; pochi anni dopo, questo accordo venne rinominato ''Magna Carta'', che significa "Grande Carta".<ref>{{cita|Turner, 2009|p. 180, 182}}; {{cita|McGlynn, 2013|p. 137}}; {{cita|Warren, 1990|p. 236}}.</ref> Entro il 15 giugno, un accordo generale venne stilato su un testo e, il 19 giugno, i ribelli rinnovarono i loro giuramenti di fedeltà a Giovanni e le copie della Carta furono formalmente pubblicate.<ref>{{cita|Warren, 1990|p. 236}}; {{cita|McGlynn, 2013|p. 137}}.</ref>
Anche se, come ha notato lo storico David Carpenter, la Carta "non ha perso tempo occupandosi di teoria politica", in effetti andò oltre all'affrontare le semplici richieste baronali, ma costituì una proposta più ampia di riforma politica.<ref>{{cita|Turner, 2009|p. 180}}; {{cita|Turner, 2009|p. 182}}.</ref> Essa prometteva la tutela dei diritti della Chiesa, la protezione dalla detenzione illegale, la disponibilità di una rapida giustizia e, soprattutto, introduceva delle limitazioni in materia di tassazione e altri pagamenti feudali alla corona, con alcune forme di tassazione feudale che richiedettero il consenso baronale.<ref>{{cita|Turner, 2009|pp. 184–185}}; {{cita|Carpenter, 1990|p. 9}}.</ref> La Carta vantava la promozione di diritti libertari per gli uomini, in particolare per i baroni.<ref>{{cita|Turner, 2009|p. 182}}.</ref> Tuttavia, anche i diritti dei servi vennero presi in considerazione negli articoli 16, 20 e 28.<ref>{{Cita web|url=http://www.bl.uk/magna-carta/articles/magna-carta-english-translation
|titolo=Magna Carta|editore=British Library|accesso=16 marzo 2016}}</ref> Il suo stile e il contenuto riflettono la Carta delle libertà di Enrico I, così come un più ampio corpo di tradizioni giuridiche, comprese le carte reali rilasciate alle città, le attività della Chiesa e delle corti baronali e gli atti costitutivi europei, come lo [[statuto di Pamiers]].<ref>{{cita|Vincent, 2012|pp. 61–63}}; {{cita|Carpenter, 2004|pp. 293–294}}.</ref>
In quella che gli storici in seguito hanno chiamato la "clausola 61" o la "clausola di sicurezza", si stabilì che un consiglio di 25 baroni sarebbe stato istituito per monitorare e garantire la futura adesione di Giovanni alla Carta.<ref>{{cita|Turner, 2009|p. 189}}.</ref> Se il re non avesse rispettato la Carta, entro 40 giorni dalla notifica di una trasgressione da parte del Consiglio dei 25 baroni, essi sarebbero stati autorizzati dalla clausola 61 a impossessarsi dei suoi castelli e delle sue terre fino a che, a loro giudizio, non fosse tornato ad ottemperarla.<ref name="Danziger, Gillingham pp. 261">{{cita|Danziger, Gillingham, 2004|pp. 261–262}}.</ref> Gli uomini furono costretti a prestare un giuramento di assistenza al Consiglio nel controllo del Re, ma una volta che il risarcimento fosse stato compiuto per le eventuali violazioni, il re avrebbe potuto continuare a governare come prima. In un certo senso, questo non aveva precedenti: altri re avevano precedentemente concesso il "[[diritto di resistenza]]" individuale ai loro sudditi se il re stesso non avesse adempiuto ai suoi obblighi, tuttavia la ''Magna Carta'' fu il documento che costituiva un mezzo formalmente riconosciuto per costringere collettivamente il re.<ref>{{cita|Goodman, 1995|pp. 260–261}}.</ref> Lo storico Wilfred Warren sostiene che era quasi inevitabile che la clausola si sarebbe tradotta in una [[guerra civile]], in quanto "era rozza nei suoi metodi e inquietante nelle sue implicazioni".<ref>{{cita|Warren, 1990|pp. 239–240}}.</ref> I baroni stavano cercando di forzare Giovanni a mantenere la Carta, ma la clausola 61 fu così fortemente sbilanciata contro il re, che questa versione non avrebbe potuto sopravvivere.<ref name="Danziger, Gillingham pp. 261"/>
Giovanni e i baroni ribelli non si fidavano l'uno dell'altro e nessuna delle due parti tentò seriamente di attuare l'accordo di pace.<ref>{{cita|Turner, 2009|p. 189}}; {{cita|Poole, 1993|p. 479}}.</ref> I 25 baroni nominati per il nuovo consiglio furono tutti ribelli, scelti tra coloro che si ponevano in posizioni più estreme, e molti tra di loro addussero motivazioni per mantenere i loro eserciti mobilitati.<ref>{{cita|Turner, 2009|pp. 189–191}}; {{cita|Danziger, Gillingham, 2004|p. 262}}; {{cita|Warren, 1990|pp. 239, 242}}.</ref> Alcune controversie iniziarono ad emergere tra i ribelli e la fazione realista.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|p. 12}}.</ref>
La clausola 61 della ''Magna Carta'' conteneva anche un impegno da parte di Giovanni che avrebbe "cercato di ottenere nulla da nessuno, nella sua persona o attraverso qualcun altro, per cui una qualsiasi di queste concessioni o libertà possa essere revocata o sminuita".<ref>{{cita|Carpenter, 1996|p. 13}}.</ref> Nonostante questo, in giugno, il re fece appello al papa Innocenzo, sostenendo che la Carta dei diritti comprometteva il suo rapporto di feudatario.<ref>{{cita|Turner, 2009|p. 190–191}}; {{cita|Carpenter, 1990|p. 12}}.</ref> Come parte dell'accordo di pace, i baroni a Londra avrebbero dovuto arrendersi entro il 15 agosto, ma essi si rifiutarono di farlo.<ref>{{cita|Turner, 2009|p. 190}}.</ref> Nel frattempo, i commissari papali scomunicarono i baroni ribelli e, all'inizio di settembre, sospesero Langton dalla sua carica.<ref>{{cita|Warren, 1990|pp. 244–245}}.</ref> Una volta a conoscenza della Carta, il Papa rispose dettagliatamente in una lettera scritta il 24 agosto e arrivata a fine settembre, dove scrisse che la Carta era "non solo vergognosa e umiliante, ma anche illegale e ingiusta" in quanto Giovanni fu "costretto ad accettare" e quindi la Carta doveva essere "nulla e priva di ogni validità per sempre"; sotto la minaccia della scomunica, il re non osservò la Carta, né i baroni cercarono di farla rispettare.<ref>{{cita|Rothwell, 1975|pp. 324–326}}; {{cita|Carpenter, 1990|p. 12}}; {{cita|Warren, 1990|pp. 245–246}}; {{cita|Turner, 2009|p. 190}}.</ref>
Da questo momento scoppiarono violenze tra le due parti; meno di tre mesi dopo la sua stesura, Giovanni e i baroni lealisti ripudiarono la Carta: iniziò così la [[prima guerra dei baroni]].<ref>{{cita|Holt, 1992a|p. 1}}; {{cita|Crouch, 1996|p. 114}}; {{cita|Carpenter, 1990|p. 12}}.</ref> I baroni ribelli dedussero che la pace con Giovanni fosse impossibile e si rivolsero al figlio di [[Filippo II di Francia|Filippo II]], il futuro [[Luigi VIII di Francia|Luigi VIII]], per chiedere aiuto, offrendogli il trono inglese.<ref>{{cita|Carpenter, 2004|pp. 264–267}}; {{cita|Carpenter, 1990|p. 12}}.</ref> La guerra presto si tramutò in una situazione di stallo. Il re si ammalò e morì nella notte del 18 ottobre 1216, lasciando [[Enrico III d'Inghilterra|Enrico III]], di soli nove anni, come suo erede.<ref>{{cita|Warren, 1990|pp. 254–255}}.</ref>
==== La Carta del 1216 ====
Nonostante la Carta del 1215 si fosse rivelata un fallimento come trattato di pace, essa risorse sotto il nuovo governo del giovane Enrico III. Sul letto di morte, il re Giovanni nominò un consiglio di tredici esecutori al fine di aiutare Enrico a recuperare il regno e chiese che il figlio fosse tutelato da [[Guglielmo il Maresciallo]], uno dei più famosi cavalieri inglesi.<ref>{{cita|Carpenter|1990|pp. 14–15}}.</ref> Il 28 ottobre il cardinale [[Guala Bicchieri]], legato papale, supervisionò alla sua incoronazione presso la [[Cattedrale di Gloucester]].<ref>{{cita|Carpenter|1990|p. 13}}; {{cita|McGlynn|2013|p. 189}}; {{cita|Ridgeway, 2004}}.</ref>
Il giovane re ereditò una situazione difficile, con oltre la metà dell'Inghilterra occupata dai ribelli.<ref>{{cita|Weiler, 2012|p. 1}}; {{cita|Carpenter, 1990|p. 1}}.</ref> Vantava, tuttavia, il sostegno di Guala, che intendeva vincere la guerra civile per Enrico e punire i ribelli.<ref>{{cita|Mayr-Harting, 2011|pp. 259–260}}.</ref> Guala, dunque, rafforzò i legami tra l'Inghilterra e il papato, a cominciare con l'incoronazione, durante la quale Enrico [[Omaggio feudale|omaggiò]] il Papato, riconoscendo il Papa, come in precedenza aveva fatto suo padre, come suo signore feudale.<ref>{{cita|Mayr-Harting, 2011|p. 260}}; {{cita|Carpenter, 1990|p. 13}}.</ref> [[Papa Onorio III]] dichiarò che Enrico fosse suo vassallo e che il legato avesse completa autorità al fine di proteggere Enrico e il suo regno.<ref name="cita|Carpenter, 1990|p. 13">{{cita|Carpenter, 1990|p. 13}}.</ref> Come misura aggiuntiva, il re prese la croce, dichiarandosi un crociato e, quindi, avente diritto ad una speciale protezione da Roma.<ref name="cita|Carpenter, 1990|p. 13"/>
La guerra non progrediva bene per i lealisti, ma anche il principe Luigi e i baroni ribelli dovettero affrontare diverse difficoltà nel compiere ulteriori progressi.<ref>{{cita|Carpenter, 2004|p. 301}}; {{cita|Carpenter|1990, pp. 19–21}}.</ref> La morte di Giovanni aveva disinnescato alcune delle preoccupazioni dei ribelli.<ref>{{cita|Aurell, 2003|p. 30}}; {{cita|Carpenter, 1990|pp. 19–21}}.</ref> Il governo di Enrico incoraggiò i baroni ribelli a tornare ad essere fedeli, in cambio della restituzione delle loro terre, e riemanò una versione della Carta del 1215, anche se prima tolse alcune clausole, comprese quelle sfavorevoli al papato e la clausola 61, con la quale era stato istituito il consiglio dei baroni.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|pp. 21–22, 24–25}}; {{cita|Powicke, 1963|p. 5}}.</ref> Tale iniziativa non ebbe il successo sperato e l'opposizione al nuovo governo di Enrico si fece più incallita.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|p. 25}}.</ref>
==== La Carta del 1217 ====
[[File:Forest-charter-1225-C13550-78.jpg|thumb|upright|La Carta della Foresta, 1217, conservata presso la [[British Library]].]]
Nel mese di febbraio 1217, Luigi salpò per la Francia per radunare rinforzi.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|p. 27}}.</ref> In sua assenza scoppiò una disputa tra i seguaci francesi di Luigi e quelli inglesi, mentre il cardinale Guala dichiarò che la guerra di Enrico contro i ribelli era l'equivalente di una crociata religiosa.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|pp. 28–29}}.</ref> Questa dichiarazione provocò una serie di defezioni nel movimento ribelle e le sorti del conflitto volsero in favore di Enrico.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|p. 127–28}}.</ref> Alla fine di aprile Luigi fece ritorno, ma le sue forze del nord furono sconfitte il mese seguente da Guglielmo il Maresciallo nella [[Battaglia di Lincoln (1217)|battaglia di Lincoln]].<ref>{{cita|Carpenter, 1990|pp. 36–40}}; {{cita|McGlynn, 2013|p. 216}}.</ref>
Nel frattempo, in Francia diminuì il supporto per la campagna di Luigì, il quale concluse che la guerra in Inghilterra fosse persa.<ref>{{cita|Hallam|Everard, 2001|p. 173}}.</ref> Così negoziò patti con il cardinale Guala, in base ai quali Luigi avrebbe rinunciato al suo diritto al trono inglese; in cambio, ai suoi seguaci sarebbero state restituite le loro terre, eventuali sentenze di scomunica sarebbero state revocate e il governo di Enrico avrebbe promesso di rispettare la Carta precedente.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|pp. 41–42}}.</ref> Tuttavia l'accordo proposto venne giudicato, da parte di alcuni fedelissimi, essere troppo generoso verso i ribelli, in particolare per il clero che aveva aderito alla ribellione.<ref name="cita|Carpenter, 1990|p. 42">{{cita|Carpenter, 1990|p. 42}}.</ref>
In mancanza di una soluzione, Luigi rimase a Londra con le sue rimanenti forze, nella speranza che arrivassero rinforzi dalla Francia.<ref name="cita|Carpenter, 1990|p. 42"/> In agosto, quando giunse la flotta attesa, venne intercettato e sconfitto dai lealisti nella [[battaglia di Sandwich]].<ref name="cita|Carpenter, 1990|p. 44">{{cita|Carpenter, 1990|p. 44}}.</ref> Luigi entrò dunque nei negoziati di pace e le parti arrivarono all'accordo sul [[trattato di Lambeth]], noto anche come il trattato di Kingston, accettato tra il 12 e il 13 settembre 1217.<ref name="cita|Carpenter, 1990|p. 44"/> Il trattato era simile alla prima offerta di pace, ma escluse il clero ribelle che dovette rinunciare alle terre; inoltre comprendeva la promessa che i seguaci di Luigi avrebbero permesso al clero di godere delle sue libertà e delle usanze tradizionali, secondo la Carta del 1216.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|pp. 41, 44–45}}.</ref> Come concordato, Luigi lasciò l'Inghilterra e aderì alla [[crociata albigese]] nel sud della Francia, portando la guerra al termine.<ref>{{cita|Hallam, Everard, 2001|p. 173}}.</ref>
Il ''[[Magnum Concilium]]'' venne convocato tra ottobre e novembre per fare il punto della situazione post-bellica; si ritiene che questo ''concilium'' formulò ed emise la Carta del 1217.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|p. 60}}.</ref> Simile a quella del 1216, anche se vennero aggiunte alcune clausole al fine di proteggere i diritti dei baroni feudali sui loro sudditi, la Carta stemperava alcune restrizioni sulla capacità della Corona di imporre la tassazione.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|pp. 60–61}}.</ref> Restavano una serie di divergenze intorno alla gestione delle foreste reali, che coinvolgevano un sistema giuridico speciale che portava a una fonte di notevole reddito reale.[94] Una carta complementare, la Carta della Foresta, venne emanata al fine di perdonare i reati forestali esistenti, imponendo nuovi controlli nel corso dei tribunali della foresta e stabilire una revisione dei confini delle foreste.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|pp. 61–62}}.</ref> Per distinguere le due carte, il nome ''magna carta libertatum'' venne utilizzato per fare riferimento al documento più grande, che nel tempo divenne noto semplicemente come ''Magna Carta''.<ref>{{cita|White, 1915|pp. 472–475}}; {{cita|White, 1917|pp. 545–555}}.</ref>
==== La Carta del 1225 ====
[[File:Magna Carta (1225 version with seal).jpg|thumb|upright|left|La versione del 1225 della '''Magna Carta'', emessa da Enrico III, conservata negli [[Archivi nazionali (Regno Unito)|Archivi Nazionali]].]]
Durante la giovinezza di Enrico III, la ''Magna Carta'' si integrò sempre di più nella vita politica inglese.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|p. 402}}.</ref> Mentre il re cresceva, il suo governo iniziò lentamente a riprendersi dalla guerra civile, riacquisendo il controllo delle contee e tornando ad aumentare le entrate, ma facendo attenzione a non oltrepassare i termini imposti dalle carte.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|pp. 333–335, 382–383}}.</ref> Nel 1223, alcune tensioni riguardo allo ''status'' delle carte divennero chiare nella corte reale, quando il governo di Enrico tentò di riaffermare i propri diritti sulle sue proprietà e sui ricavi nelle contee, di fronte alle resistenze di molte comunità che sostenevano, anche se non sempre correttamente, che le carte proteggessero le nuove disposizioni.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|pp. 295–296}}; {{cita|Jobson, 2012|p. 6}}.</ref> Questa resistenza provocò uno scontro tra l'arcivescovo Langton e William Brewer sulla possibilità che il re dovesse rispettare i termini degli accordi, visto che era stato costretto ad accettarli.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|pp. 296–297}}.</ref> In questa occasione, Enrico fornì assicurazioni verbali circa il fatto che si considerasse vincolato dalle carte.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|p. 297}}.</ref>
Due anni più tardi, la questione dell'impegno di Enrico riguardo alle carte riemerse, quando [[Luigi VIII di Francia]] invase le rimanenti province inglesi in Francia: [[Poitou]] e [[Guascogna]].<ref>{{cita|Hallam|Everard, 2001|p. 176}}; {{cita|Weiler, 2012|p. 20}}.</ref> L'esercito di Enrico presso Poitou, che accusava scarsità di risorse, capitolò ben presto e la provincia venne rapidamente persa.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|pp. 371–373}}.</ref> E divenne pertanto chiaro che anche la Guascogna sarebbe presto caduta, a meno che non fossero stati inviati rinforzi dall'Inghilterra.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|pp. 374–375}}.</ref> Nei primi mesi del 1225, il Grande Consiglio approvò una tassa di 40.000 sterline per inviare un esercito che rapidamente riconquistò la Guascogna.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|pp. 376, 378}}; {{cita|Hallam, Everard, 2001|pp. 176–177}}.</ref> In cambio per aver accettato di sostenere Enrico, i baroni chiesero che il re emanasse nuovamente la ''Magna Carta'' e la Carta della Foresta.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|p. 379}}; {{cita|Carpenter, 2004|p. 307}}.</ref> Il contenuto era quasi identico a quello del 1217, ma nelle nuove versioni il re dichiarò che le carte fossero state emesse dalla propria "spontanea e libera volontà" confermando ciò con il sigillo reale, conferendogli così una maggiore autorità.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|p. 383}}; {{cita|Carpenter, 2004|p. 307}}.</ref>
I baroni prevedettero che il re avrebbe agito in accordo con queste carte, rispettando la legge e tenendo in considerazione il parere della nobiltà.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|pp. 2–3, 383, 386}}; {{cita|Carpenter, 2004|p. 307}}.</ref> L'incertezza continuò e nel 1227, quando il re venne dichiarato maggiorenne e in grado di governare in modo indipendente, Enrico annunciò che le future carte avrebbero dovuto essere rilasciate sotto il proprio sigillo.<ref name="Clanchy p. 147">{{cita|Clanchy, 1997|p. 147}}; {{cita|Davis, 2013|p. 71}}.</ref> Questo portò a mettere in discussione la validità delle carte precedenti emesse durante la sua minore età.<ref name="Clanchy p. 147"/> Nel 1253, Enrico confermò ancora una volta le carte in cambio di ulteriori tassazioni.<ref>{{cita|Davis, 2013|p. 174}}.</ref>
Durante il suo regno, Enrico pose particolare attenzione sulla ricostruzione simbolica dell'autorità reale, ma il suo tentativo venne relativamente circoscritto dalla ''Magna Carta''.<ref name="Carpenter pp. 76, 99">{{cita|Carpenter, 1996|pp. 76, 99}}; {{cita|Ridgeway, 2004}}.</ref> Egli generalmente agì nei termini delle carte che impedivano alla Corona di agire stragiudizialmente contro i baroni, comprese le multe e le espropriazioni che furono comuni sotto suo padre Giovanni.<ref name="Carpenter pp. 76, 99"/> Le carte non affrontarono i temi sensibili della nomina di consulenti reali e della distribuzione del patronato; inoltre non avevano alcun mezzo di applicazione se il re avesse scelto di ignorarle.<ref>{{cita|Carpenter, 1990|p. 3}}.</ref>
Nonostante le varie carte, l'amministrazione della giustizia appariva incoerente e guidata perlopiù dalle esigenze immediate della politica: talvolta venivano affrontate le legittime denunce baronali mentre, in altre occasioni, lo stesso problema poteva venire semplicemente ignorato,<ref>{{cita|Carpenter|1996|pp=26, 29, 37, 43}}.</ref> Le corti reali, che giravano il paese per amministrare la giustizia a livello locale, erano dotate di poca forza, permettendo così ai più forti baroni di dominare il sistema giudiziario locale.<ref>{{cita|Carpenter, 1996|p. 105}}.</ref> La giustizia di Enrico divenne lassista e incurante, con una conseguente riduzione dell'autorità reale nelle province e, in ultima analisi, il crollo della sua autorità a corte.<ref>{{cita|Carpenter, 1996|p. 105}}; {{cita|Ridgeway, 2004}}.</ref>
Nel 1258 un gruppo di baroni prese il potere grazie ad un [[colpo di Stato]], citando la necessità di applicare rigorosamente la ''Magna Carta'' e la Carta della Foresta, andando a creare un nuovo governo baronale per promuovere delle riforme attraverso le [[disposizioni di Oxford]].<ref>{{cita|Davis, 2013|pp. 195–197}}.</ref> Tuttavia, i baroni non erano militarmente abbastanza potenti per conseguire una vittoria decisiva e così, tra il 1263 e il 1264, fecero appello a [[Luigi IX di Francia]] per fare da arbitro sulle loro proposte di riforma. I baroni riformisti basarono le loro aspettative sulla ''Magna Carta'', sostenendo che fosse una fonte inviolabile del diritto inglese e che il Re fosse andato contro i suoi termini.<ref>{{cita|Jobson, 2012|p. 104}}.</ref>
Luigi si schierò fermamente in favore di Enrico e così l'arbitrato francese non servì per raggiungere la pace; infatti, i baroni ribelli rifiutarono di accettare il verdetto. L'Inghilterra sprofondò nuovamente nella [[Seconda guerra dei baroni]], vinta dal figlio di Enrico, il principe [[Edoardo I d'Inghilterra|Edoardo]]. Anche quest'ultimo invocò la ''Magna Carta'' nel giustificare la sua causa, sostenendo che i riformatori stessi avessero agito in contrasto con essa.<ref>{{cita|Davis, 2013|p. 224}}.</ref> In seguito alla sconfitta dei baroni, nel 1267 Enrico con un gesto conciliante emise lo [[Statuto di Marlborough]], che comprendeva un nuovo impegno a rispettare i termini della ''Magna Carta''.<ref>{{cita|Jobson, 2012|p. 163}}.</ref>
==== La Grande Carta del 1297: statuto ====
[[File:Magna Carta (1297 version with seal, owned by David M Rubenstein).png|thumb|upright|La versione del 1297 della ''Magna Carta'', esposta presso il ''[[National Archives Building]]'' a [[Washington, D.C.]]]]
Nel 1297, re [[Edoardo I d'Inghilterra|Edoardo I]] riemanò le Carte del 1225 in cambio di una nuova tassa.<ref name="cita|Prestwich, 1997|p. 427">{{cita|Prestwich, 1997|p. 427}}.</ref> Questa è la versione che persiste come disposizione normativa ancora oggi, anche se la maggior parte degli articoli è stata [[abrogazione|abrogata]] (rimangono tuttora in vigore l’1, il 9 e il 29).<ref name=natarch>{{Cita web|titolo=Magna Carta (1297)|editore=The National Archive|url=http://www.legislation.gov.uk/aep/Edw1cc1929/25/9/contents|accesso=29 luglio 2010}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.legislation.gov.uk/aep/Edw1cc1929/25/9/contents|titolo=Magna Carta (1297)|editore=Statutelaw.gov.uk|accesso=13 giugno 2015}}</ref>
Lo stesso anno fu pubblicata la ''Confirmatio Cartarum'', un documento di conferma delle carte, in [[lingua normanna]] da Edoardo I.<ref>{{cita|Edwards, 1943}}.</ref> Avendo bisogno di denaro, Edoardo aveva tassato la nobiltà, la quale si armò contro di lui costringendolo ad emettere queste conferme della ''Magna Carta'' e della Carta forestale al fine di evitare la guerra civile.<ref name="EB">{{Cita web|url=http://www.britannia.com/history/docs/cartarum.html|titolo=Confirmatio Cartarum|accesso=30 novembre 2007|editore=britannia.com}}</ref> I nobili cercarono anche di aggiungere un altro documento, il ''De Tallagio''; tuttavia il governo di Edoardo I non fu disposto a concederlo, ma si limitò a confermare il principio che la tassazione doveva essere fatta secondo consenso,<ref name="cita|Prestwich, 1997|p. 427"/> anche se il modo preciso per stabilire questo consenso non fu deciso.<ref>{{cita|Prestwich, 1997|p. 434}}.</ref>
Nel 1300, un ulteriore documento venne concesso, l<nowiki>'</nowiki>''Articuli super Cartas'',<ref>{{cita|Holt, 2008|p. 62}}.</ref> composto da 17 articoli, come tentativo di risolvere il problema riguardo al far rispettare le Carte. Con questo documento si stabilì che la ''Magna Carta'' e la Carta forestale dovevano essere consegnate allo sceriffo di ogni contea e dovevano essere lette quattro volte l'anno, in occasione delle riunioni dei tribunali di contea. Ogni regione avrebbe dovuto istituire un comitato di tre uomini con il compito di raccogliere le lamentele circa le violazioni delle Carte.<ref>{{cita|Fritze|Robison, 2002|pp. 34–35}}.</ref>
[[Papa Clemente V]] proseguì la politica di sostegno ai monarchi (i quali governavano per grazia divina) e, nel 1305, annullò la ''confirmatio cartarum''. Edoardo I interpretò la [[bolla papale]] annullando anche gli ''articuli super-cartas'', anche se questi ultimi non erano specificamente menzionati.<ref>{{cita|Prestwich, 1997|pp. 547–548}}.</ref> Nel 1306 Edoardo colse l'opportunità data dal sostegno del Papa per riaffermare la legge forestale su vaste aree. Sia Edoardo che il Papa vennero accusati, da alcuni cronisti contemporanei, di "falsa testimonianza" e si ritiene che [[Roberto I di Scozia]] rifiutò la pace con il figlio di Edoardo I, [[Edoardo II d'Inghilterra|Edoardo II]], nel 1312 con la giustificazione: "Come può il re d'Inghilterra mantenere fede con me, dal momento che non osserva le promesse giurate fatte ai suoi vassalli...".<ref>{{cita|Menache, 2003|pp. 253–255}}.</ref><ref>{{cita|Scott, 2014}}.</ref>
==== L'influenza della Magna Carta sul diritto medievale inglese ====
Per tutto il [[medioevo]] la ''Magna Carta'' venne richiamata nel giudizio dei casi legali. Ad esempio, nel 1226, i cavalieri del [[Lincolnshire]] sostennero che il loro sceriffo stesse modificando la prassi riguardo ai tribunali locali "contrariamente alle loro libertà che essi avrebbero dovuto godere secondo la Carta del re signore".<ref>{{cita|Holt, 2008|pp. 44-45}}.</ref> In pratica, i casi non venivano portati contro il Re per le violazioni della ''Magna Carta'' e della carta forestale, ma era possibile istruire una causa contro gli ufficiali del re, come i suoi sceriffi appunto, utilizzando l'argomento che essi agivano in contrasto con le libertà concesse dal re nelle carte.<ref>{{cita|Holt, 2008|pp. 45-46}}.</ref>
Inoltre, i giudizi medievali si rifacevano alle clausole della ''Magna Carta'' al riguardo di alcuni temi specifici quali la tutela e la dote, il recupero dei crediti e la gratuità della navigazione fluviale.<ref>{{cita|Holt, 2008|pp. 56}}.</ref> Nel XIII secolo alcune clausole della ''Magna Carta'' apparivano, tuttavia, meno frequentemente nelle cause legali, in quanto i temi in questione non erano più rilevanti, o perché la carta fu nel frattempo sostituita da normative più rilevanti e più complete. Intorno al 1350 circa la metà delle clausole contenute nella ''Magna Carta'' non erano più utilizzate attivamente.<ref>{{cita|Holt, 2008|pp. 56–57}}.</ref>
=== XIV-XV secolo ===
[[File:Magna charta cum statutis angliae p1.jpg|upright|left|thumb|''Magna carta cum statutis angliae'' (''Magna carta'' con gli Statuti Inglesi), inizio del XIV secolo.]]
Durante il regno di [[Edoardo III d'Inghilterra|Edoardo III]] vennero emessi, tra il 1331 e il 1369, i ''Sei Statuti'', dei documenti concepiti per tentare di chiarire alcune parti delle Carte. In particolare il terzo statuto del 1354, ridefinì la clausola 29, modificando "uomo libero" con "nessun uomo, di qualsiasi [[Stato (medioevo)|Stato]] o condizione che egli possa essere" e introdusse la frase "procedura prevista dalla legge" per il "giudizio legale dei suoi pari o la legge della terra".<ref>{{cita|Turner, 2003b|p. 123}}.</ref>
Secondo Sir [[Edward Coke]], tra i secoli XIII e XV, la ''Magna Carta'' venne riconfermata almeno 32 volte e probabilmente anche ben 45 volte.<ref>{{cita|Thompson, 1948|pp. 9–10}}.</ref><ref name="cita|Turner, 2003a">{{cita|Turner, 2003a}}.</ref> Spesso il primo elemento dei lavori parlamentari era una lettura pubblica e la riaffermazione della Carta e, come nel secolo precedente, in seguito si esigeva una conferma da parte del monarca.<ref name="cita|Turner, 2003a"/>
A partire dalla metà del XV secolo, la ''Magna Carta'' cessò di occupare un ruolo centrale nella vita politica inglese,<ref>{{cita|Turner, 2003b|p. 132}}.</ref> rimanendo tuttavia un testo utilizzato dagli avvocati, in particolare come protettrice dei diritti di proprietà.<ref>{{cita|Turner, 2003b|p. 133}}.</ref>
=== XVI secolo ===
[[File:Magna Carta confirmed by Henry III.jpg|thumb|Una copia della Carta del 1217, stampata tra il 1437 e il 1450 circa.]]
Nel corso del XVI secolo si modificò l'interpretazione della ''Magna Carta'' e della guerra dei primi baroni.<ref>{{cita|Hindley, 1990|pp. 185–187}}.</ref> [[Enrico VII d'Inghilterra|Enrico VII]] prese il potere alla fine dei disordini conseguenti alla [[guerra delle due rose]], a cui seguì [[Enrico VIII d'Inghilterra]]; entrambi si prodigarono nel promuovere la leggittimità del trono e di rendere illegale qualsiasi tipo di ribellione contro il potere reale.<ref>{{cita|Hindley, 1990|pp. 185–186}}.</ref> Da sovrana assoluta<ref>{{cita web|url=http://www.fidnet.com/~weid/rulers.html|titolo=Absolute Monarchs|lingua=en}}</ref><ref>Rafael Termes, ''Antropología del capitalismo: un debate abierto'', 2001, p. 139.</ref> per diritto divino<ref>Larry S. Champion, ''Perspective in Shakespeare's English Histories'', pp. 201-202.</ref><ref>Joy A. Schroeder, ''Deborah's Daughters: Gender Politics and Biblical Interpretation'', p. 86.</ref><ref>[http://www.historyisnowmagazine.com/blog/2014/2/23/the-divine-right-of-kings-nursery-rhymes-and-the-english-civil-war#.W2Lxw00UnIU= The Divine Right of Kings, Nursery Rhymes and the English Civil War]</ref><ref>[http://faculty.history.wisc.edu/sommerville/367/367-04.htm The Divine Right of Kings]</ref>, [[Maria I d'Inghilterra|Maria I]] volle ripristinare un'Inghilterra cattolica con una spietata repressione dei protestanti.
La prima edizione stampata meccanicamente della ''Magna Carta'' fu probabilmente la "''Magna Carta cum aliis Antiquis Statutis''", realizzata nel 1508 da [[Richard Pynson]], anche se le prime versioni stampate del XVI secolo erroneamente attribuirono la versione originale della Carta a quella di Enrico III, piuttosto che a quella del 1215 di Giovanni del 1215.<ref>{{cita|Thompson, 1948|p. 146}}.</ref><ref>{{cita|Warren, 1990|p. 324}}.</ref><ref>{{cita|Hindley, 1990|p. 187}}.</ref> Un'edizione abbreviata in [[lingua inglese]] venne pubblicata da [[John Rastell]] nel 1527. Thomas Berthelet, successore di Pynson come stampatore, stampò tra il 1531 e il 1540 un'edizione del testo corredato da altri "antichi statuti". Nel 1534, [[George Ferrers]] pubblicò la prima edizione integrale in lingua inglese della ''Magna Carta'' in cui la divise in 37 clausole numerate.<ref>{{cita|Thompson, 1948|pp. 147–149}}.</ref>
Alla fine del XVI secolo on Inghilterra si assistette ad un aumento nell'interesse verso lo studio della storia.<ref name="cita|Hindley, 1990|p. 188">{{cita|Hindley, 1990|p. 188}}.</ref> Questo lavoro concluse che una serie di antiche usanze e leggi inglesi, rovesciate temporaneamente dall'[[conquista normanna dell'Inghilterra|invasione normanna del 1066]], furono recuperate nel 1215 e che furono riportate nella ''Magna Carta''.<ref name="cita|Hindley, 1990|p. 188"/><ref>{{cita|Turner|2003b|p. 140}}.</ref><ref name="Danziger, Gillingham p. 280">{{cita|Danziger, Gillingham, 2004|p. 280}}.</ref> Gli storici moderni notano che, anche se questa narrazione è fondamentalmente errata, molti si riferiscono ad essa come un "mito" e che assunse una grande importanza tra gli storici del diritto del tempo.<ref name="Danziger, Gillingham p. 280"/>
Lo storico [[William Lambarde]], per esempio, pubblicò ciò che credeva fossero i codici di diritto anglosassone e normanni, tracciando le origini del Parlamento inglese del XVI secolo in questo periodo, anche se fraintese le date dei molti documenti in questione.<ref>{{cita|Turner, 2003b|p. 140}}.</ref> [[Francesco Bacone|Francis Bacon]] sosteneva che la clausola 39 della ''Magna Carta'' fosse la base del sistema di giuria e dei processi giudiziari del XVI secolo.<ref>{{cita|Eele, 2013|p. 20}}.</ref> Gli storici [[Robert Beale (storico)|Robert Beale]], [[James Morice]] e [[Richard Cosin]] sostenevano che la Carta fosse una dichiarazione di libertà e un diritto fondamentale, la legge suprema che legittimava il governo inglese.<ref>{{cita|Thompson, 1948|pp. 216–230}}.</ref> Coloro che mettevano in dubbio queste conclusioni, tra cui il deputato [[Arthur Hall]], venivano sanzionati.<ref>{{cita|Pocock, 1987|p. 154}}.</ref><ref>{{cita|Wright, 1919|p. 72}}.</ref>
=== XVII e XVIII secolo ===
==== Tensioni politiche ====
[[File:Edward coke.jpg|thumb|upright|left|Il [[giurista]] [[Edward Coke]] fece un uso politico intensivo della ''Magna Carta''.]]
Nei primi anni del XVII secolo, la ''Magna Carta'' divenne un documento politico sempre più importante al riguardo dell'autorità della monarchia inglese.<ref>{{cita|Hindley, 1990|pp. 188–189}}.</ref> Mentre i re [[Giacomo I Stuart|Giacomo I]] e [[Carlo I Stuart|Carlo I]] cercarono di porre una maggiore autorità alla Corona sostendo la dottrina del [[diritto divino dei re]] e la Carta venne ampiamente citata dai loro avversari.<ref>{{cita|Breay, 2010|p. 46}}.</ref>
Venne sostenuto che la ''Magna Carta'' riconoscesse e proteggesse la libertà dei singoli inglesi, soggettando il re al diritto comune della terra e conferendo autorità al Parlamento.<ref>{{cita|Breay, 2010|p. 46}}; {{cita|Hindley, 1990|pp. 188–189}}; {{cita|Pocock, 1987|p. 300}}; {{cita|Greenberg, 2006|p. 148}}.</ref> Anche se gli argomenti relativi alla Magna Carta sono storicamente inesatti, essi hanno comunque conferito ad essa un potere simbolico, storici come Sir Henry Spelman la descrisse come "il più maestoso ancoraggio sacrosanto delle libertà degli inglesi".<ref>{{cita|Breay, 2010|p. 46}}; {{cita|Hindley, 1990|pp. 188–189}}; {{cita|Danziger, Gillingham, 2004|p. 280}}.</ref>
Sir [[Edward Coke]] fu molto attivo in questo periodo nell'utilizzo della ''Magna Carta'' come uno strumento politico. Egli lavorò sempre con la versione del 1225 del testo, essendo che l'originale del 1215 della Carta venne ritrovata solamente nel 1610. Coke parlò e scrisse ripetutamente sulla Carta.<ref name="Danziger, Gillingham p. 280"/> trovando, al suo tempo, Lord [[Ellesmere]] come un forte oppositore, mentre storici moderni, come Ralph Turner e Claire Breay, lo hanno criticato come "fraintenditore" della Carta originale sia "anacronisticamente che acriticamente" per cui aveva adottato un approccio "molto selettivo" per la sua analisi.<ref>{{cita|Breay, 2010|p. 46}}; {{cita|Turner, 2003b|p. 148}}.</ref> Più indulgente il giudizio di J. C. Holt che ha osservato che la storia delle carte si era già "distorta" al momento in cui Coke svolse il suo lavoro.<ref>{{cita|Holt, 1992b|pp. 20–21}}.</ref>
[[File:John Lilburne.jpg|thumb|upright|[[John Lilburne]] criticò la ''Magna Carta'' come una definizione inadeguata delle libertà inglesi.]]
Nel 1621, venne presentato un disegno di legge al Parlamento al fine di rinnovare la ''Magna Carta'', un tentativo che tuttavia non riuscì. Il giurista [[John Selden]], durante il caso di Darnell, sostenne che i diritti dell'''[[habeas corpus]]'' fossero sostenuti dalla ''Magna Carta''.<ref>{{cita|Turner, 2003b|p. 156}}; {{cita|Hindley, 1990|p. 189}}.</ref> Coke, dal canto suo, promosse la ''[[Petition of Right]]'' del 1628 in cui citò la ''Magna Carta'' nel suo preambolo, nel tentativo di estendere le sue disposizioni e per renderle vincolanti per la magistratura.<ref>{{cita|Hindley, 1990|pp. 189–190}}; {{cita|Turner, 2003b|p. 157}}.</ref> La monarchia rispose sostenendo che la situazione giuridica storica era molto meno netta rispetto a quanto veniva affermato, limitando le attività degli storici, arrestando Coke per tradimento e distruggendo il suo libro sulla ''Magna Carta''.<ref>{{cita|Hindley, 1990|p. 189}}; {{cita|Danziger, Gillingham, 2004|pp. 280–281}}.</ref> Inizialmente Carlo non fu d'accordo con il ''Petition of Right'' e rifiutò di confermare la ''Magna Carta'' in alcun modo che potesse ridurre la sua indipendenza come regnante.<ref>{{cita|Russell, 1990|p. 41}}; {{cita|Hindley, 1990|p. 190}}.</ref>
Nel 1640, l'Inghilterra cadde nella [[guerra civile inglese|guerra civile]] che portò all'esecuzione di Carlo I nove anni più tardi. Sotto il successivo [[protettorato di Cromwell]], alcuni misero in dubbio se la ''Magna Carta'', essendo un accordo con un monarca, fosse ancora rilevante.<ref>{{cita|Danziger, Gillingham, 2004|p. 271}}.</ref> Un ''[[pamphlet]]'' contro Cromwell, pubblicato nel 1660, ''The English devil'', criticò molto questa posizione.<ref>{{cita|Woolwrych, 2003|p. 95}}.</ref>
I gruppi radicali che fiorirono durante questo periodo supportarono diverse opinioni sulla ''Magna Carta''. I [[Livellatori]] ne respinsero la storia e il diritto come presentati dai loro contemporanei, favorendo invece un punto di vista "anti-Normanno".<ref>{{cita|Pocock, 1987|p. 127}}.</ref> John Lilburne, per esempio, ha sostenuto che la ''Magna Carta'' contenesse solo alcune delle libertà che presumibilmente esistevano già sotto gli anglosassoni prima di essere abolite dal giogo dei Normanni.<ref>{{cita|Kewes, 2006|p. 279}}.</ref> Il livellatore Richard Overton descrisse la Carta come "una cosa meschina che contiene molti segni di intollerabile schiavitù".<ref>{{cita|Kewes, 2006|p. 226}}.</ref> Entrambi videro la ''Magna Carta'' come una utile dichiarazione delle libertà e che poteva essere utilizzata contro i governi a loro avversi.<ref>{{cita|Danziger, Gillingham, 2004|pp. 281–282}}.</ref>
==== Gloriosa rivoluzione ====
{{Vedi anche|Gloriosa rivoluzione}}
[[File:Magna Carta - John Pine engraving 1733.jpg|thumb|upright|left|Incisione della Carta del 1215, realizzata nel 1733 da John Pine]]
Un primo tentativo per una vera e propria [[storiografia]] venne intrapreso da [[Robert Brady (scrittore)|Robert Brady]],<ref>{{cita|Pocock, 1987|pp. 182–228}}.</ref> il quale confutò la presunta antichità del Parlamento e credette nella continuità immutabile della legge. Brady si rese conto che le libertà della Carta sono erano limitare e sostenne che fossero una concessione del re. Ponendo la ''Magna Carta'' nel contesto storico, instillò il dubbio circa la sua rilevanza politica contemporanea;<ref>{{cita|Turner, 2003b|p. 165}}.</ref> la sua comprensione storica non sopravvisse alla [[Gloriosa Rivoluzione]], che, secondo lo storico JGA Pocock, "ha segnato una battuta d'arresto nel corso della storiografia inglese."<ref>{{cita|Pocock, 1987|p. 228}}.</ref>
Secondo l'interpretazione [[Whig (Regno Unito)|Whig]] della storia, la Gloriosa Rivoluzione è stato un esempio di recupero delle antiche libertà. Rinforzati dai concetti [[John Locke|Locke]], i Whig ritennero che la costituzione dell'Inghilterra fosse un [[contratto sociale]], basato su documenti quali la ''Magna Carta'', il ''[[Petition of Right]]'' e il ''[[Bill of Rights]]''.<ref>{{cita|Turner, 2003b|pp. 169–170}}.</ref> Le ''English Liberties'' (1680 circa) del propagandista Whig [[Henry Care]] fu un libro che suscitò molto polemiche ma divenne tanto influente da essere ristampato, sia nelle colonie americane sia in Gran Bretagna.<ref>{{cita|Breay, Harrison, 2015|pp. 110–111, 134}}.</ref>
In generale le idee al riguardo della natura della legge cominciavano a cambiare. L'Atto Settennale del 1716, venne approvata e questa portò una serie di conseguenze. In primo luogo, essa dimostrò che il Parlamento non ritenesse i precedenti statuti inattaccabile, in quanto essa prevedeva una legislatura massima di sette anni, mentre la Legge Triennale (1694) (emanato meno di un quarto di secolo prima) prevedeva un periodo massimo di tre anni.<ref name="Linebaugh pp. 113">{{cita|Linebaugh, 2009|pp. 113–114}}.</ref>
Vennero, anche, notevolmente ampliati i poteri del Parlamento. Nell'ambito di questa nuova costituzione, la [[monarchia]] venne sostituita dalla supremazia parlamentare. In questo nuovo ordinamento, si capì subito che la ''Magna Carta'' si trovava con la stessa che aveva con il re senza il Parlamento. Questa supremazia venne contestata da attivisti del calibro di [[Granville Sharp]]. Sharp considerò la ''Magna Carta'' come parte fondamentale della [[Costituzione del Regno Unito|costituzione]] e sostenne che sarebbe stato un tradimento di [[abrogazione|abrogare]] una parte di essa. Inoltre dichiarò che la Carta vietava la [[schiavitù]].<ref name="Linebaugh pp. 113"/>
Sir [[William Blackstone]], nel 1759, pubblicò una edizione critica del Carta del 1215, in cui utilizzò il sistema di numerazione usato ancora oggi.<ref name="cita|Turner, 2003b|pp. 67–68">{{cita|Turner, 2003b|pp. 67–68}}.</ref> Nel 1763, il membro del Parlamento John Wilkes venne arrestato per aver scritto un ''pamphlet'' accusatorio in cui citò continuamente la Carta.<ref>{{cita|Fryde, 2001|p. 207}}.</ref> Lord Camden denunciò il trattamento subito da Wilkes come una violazione della ''Magna Carta'' stessa.<ref>{{Cita web|cognome1=Goodrich|nome1=Chauncey A.|titolo=The Speeches of Lord Chatham|url=http://www.classicpersuasion.org/cbo/chatham/chat09.htm|editore=Classic Persuasion}}</ref> [[Thomas Paine]], nel suo "''[[I diritti dell'uomo]]''", avrebbe ignorato la ''Magna Carta'' e i ''Bills of Rights'' per il fatto che essi non erano una costituzione scritta redatta da rappresentanti eletti.<ref>{{Cita web|titolo=Lord Irvine of Lairg 'The Spirit of Magna Carta Continues to Resonate in Modern Law'|url=http://www.aph.gov.au/About_Parliament/Senate/Research_and_Education/pops/pop39/lairg|editore=Parliament of Australia|accesso=7 novembre 2014|data=December 2002|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141106070809/http://www.aph.gov.au/About_Parliament/Senate/Research_and_Education/pops/pop39/lairg|dataarchivio=6 novembre 2014}}</ref>
==== Utilizzo nelle tredici colonie e negli Stati Uniti ====
[[File:Magna Carta replica and display in the rotunda of the United States Capitol, Washington, DC - 20070517.jpg|thumb|La replica della ''Magna Carta'' in esposizione presso il [[Campidoglio (Washington)|Campidoglio di Washington]].]]
Quando coloni inglesi partirono per il [[Nuovo Mondo]], portarono con sé le carte reali a fondamento delle colonie. Ad esempio la Carta della [[colonia della Massachusetts Bay]] dichiarava che i coloni avrebbero "avuto e goduto di tutte le libertà e le immunità dei soggetti liberi e naturali".<ref>{{Cita pubblicazione|cognome1=Brink|nome1=Robert J.|titolo=History on display: one lawyer's musings on Magna Carta|rivista=Massachusetts Lawyers Weekly|data=18 agosto 2014|url=http://masslawyersweekly.com/reprints/history-on-display-one-lawyers-musings-on-the-magna-carta/|accesso=20 novembre 2014}}</ref> La [[Virginia Company|Carta della Virginia]] del 1606, per gran parte redatta da Sir [[Edward Coke]], dichiarava che i coloni avrebbero goduto della stessa "libertà, diritto di voto e immunità", delle persone nate in Inghilterra.<ref>{{cita|Howard, 2008|p. 28}}.</ref> Il ''[[Massachusetts Body of Liberties]]'' conteneva somiglianze con la clausola 29 della ''Magna Carta'' e al momento della redazione, la Corte Generale del Massachusetts interpretò la ''Magna Carta'' come la base della ''[[common law]]'' inglese.<ref>{{cita|Hazeltine, 1917|p. 194}}.</ref> Le altre colonie avrebbero seguito il loro esempio. Nel 1638, Il [[Maryland]] tentò di riconoscere la ''Magna Carta'' nell'ambito della sua costituzione, ma tale richiesta venne respinta da Carlo I.<ref>{{cita|Hazeltine, 1917|p. 195}}.</ref>
Nel 1687, [[William Penn]] pubblicò ''The Excellent Privilege of Liberty and Property: being the birth-right of the Free-Born Subjects of England'', che conteneva la prima copia della ''Magna Carta'' stampata sul suolo americano. I commenti di Penn riflettono l'idea di Coke riguardo alla convinzione che la ''Magna Carta'' fosse una legge fondamentale.<ref>{{cita|Turner, 2003b|p. 210}}.</ref> I coloni attinsero ai libri di legge inglese, un'azione che tuttavia li condusse ad un'interpretazione anacronistica della ''Magna Carta'', ritenendo che garantisse il processo con giuria e l'''habeas corpus''.<ref>{{cita|Turner, 2003b|p. 211}}.</ref>
Lo sviluppo della supremazia parlamentare nelle isole britanniche non ha influenzato costituzionalmente le [[Tredici Colonie]], che mantennero una aderenza alla ''common law'' inglese, ma interessò direttamente il rapporto tra la Gran Bretagna e le colonie.<ref>{{cita|Hazeltine, 1917|pp. 183–184}}.</ref> Quando i coloni americani combatterono contro la Gran Bretagna, essi stavano combattendo non tanto per la nuova libertà, ma per preservare le libertà dei diritti che essi ritenevano sanciti nella ''Magna Carta''.<ref name="NARA-legacy">{{Cita web|titolo=Magna Carta and Its American Legacy|url=http://www.archives.gov/exhibits/featured_documents/magna_carta/legacy.html|editore=[[National Archives and Records Administration]]|accesso=30 gennaio 2015}}</ref>
Alla fine del XVIII secolo, la [[Costituzione degli Stati Uniti]] divenne la legge suprema del paese, in un modo che ricorda come la ''Magna Carta'' era considerata come legge fondamentale.<ref name="NARA-legacy"/> Nel quinto emendamento della Costituzione viene garantito che "nessuno può essere privato della vita, della libertà o della proprietà, senza un giusto processo di legge", una frase derivata dalla ''Magna Carta''.<ref name="NARA-Magna Carta">{{Cita web|titolo=The Magna Carta|url=http://www.archives.gov/exhibits/featured_documents/magna_carta/|editore=National Archives and Records Administration|accesso=20 novembre 2014}}</ref> Inoltre, la Costituzione incluse un atto simile nella clausola di sospensione, l'articolo 1, paragrafo 9: "Il privilegio del writ di habeas corpus non sarà sospeso se non quando, in caso di ribellione o di invasione, la sicurezza pubblica può richiedere ciò."<ref>{{Cita web|titolo=Habeas Corpus|url=http://legal-dictionary.thefreedictionary.com/habeas+corpus|editore=Free Dictionary|accesso=20 novembre 2014}}</ref>
La [[Corte Suprema degli Stati Uniti]] ha fatto riferimento esplicitamente all'analisi di Lord Coke sulla ''Magna Carta'' come un antecedente del diritto del Sesto Emendamento ad un rapido processo.<ref>{{Cita web|url=http://caselaw.lp.findlaw.com/scripts/getcase.pl?court=US&vol=386&invol=213 |titolo='Klopfer v. North Carolina', 386 U.S. 213 (1967) |editore=Caselaw.lp.findlaw.com |accesso=2 maggio 2010}}</ref>
=== XIX e XX secolo ===
==== Interpretazione ====
[[File:A Chronicle of England - Page 226 - John Signs the Great Charter.jpg|thumb|left|Una rappresentazione romanzata del XIX secolo della firma da parte del re Giovanni della ''Magna Carta''.]]
Inizialmente, durante il XIX secolo l'interpretazione dei Whig della ''Magna Carta'' e del suo ruolo nella storia costituzionale rimase dominante. Lo storico [[William Stubbs]] nella sua ''Constitutional History of England'', pubblicata nel 1870, rafforzò questa visione, sostenendo che essa fosse stata un importante passo nella formazione della nazione inglese, ritenendo che i baroni del 1215 a Runnymede non rappresentassero solo la nobiltà, ma il popolo d'Inghilterra nel suo insieme schierato contro la tirannia di re Giovanni.<ref>{{cita|Turner, 2003b|pp. 199–200}}.</ref><ref>{{cita|Fryde, 2001|p. 1}}.</ref>
Tuttavia questa visione della Carta iniziò a perdere di rilevanza. Il giurista e storico di epoca tardo-[[epoca vittoriana|vittoriana]] [[Frederic William Maitland]] fornì una visione alternativa più aderente alle sue radici storiche.<ref name="cita|Simmons, 1998|pp. 69–83">{{cita|Simmons, 1998|pp. 69–83}}.</ref> Nel 1904, Edward Jenks pubblicò un articolo intitolato "Il mito di Magna Carta" che mise in discussione la visione tradizionale dell'antico documento.<ref>{{cita|Galef, 1998|pp. 78–79}}.</ref> Storici come Albert Pollard concordano con Jenks nel concludere che Edward Coke fosse stato, nel XVII secolo, in gran parte l'"inventore" del mito della ''Magna Carta'', asserendo che la Carta 1215 non facesse alcun riferimento alle libertà della gente in generale, ma piuttosto alla sola tutela dei diritti baronali.<ref>{{cita|Pollard, 1912|pp. 31–32}}.</ref>
In molte rappresentazioni letterarie del passato medievale, tuttavia, la ''Magna Carta'' è rimasta un fondamento dell'identità nazionale inglese. Alcuni autori hanno utilizzato le radici medievali del documento come argomento per preservare lo ''status quo'' sociale, mentre altri la indicavano come sfida per le ingiustizie economiche.<ref name="cita|Simmons, 1998|pp. 69–83"/> Nel 1898 venne istituito l'"Ordine Baronale della Magna Charta" al fine di promuovere gli antichi principi e i valori che venivano associati alla Carta.<ref>{{Cita web|url=http://www.magnacharta.com/|titolo=Home|editore=The Baronial Order of Magna Charta|accesso=19 novembre 2014}}</ref> I giuristi inglesi e statunitensi continuarono a conferire alla ''Magna Carta'' un'elevata considerazione, tanto da formare alcune associazioni per la sua protezione.<ref name="NARA-Magna Carta"/><ref>{{cita|Wright, 1990|p. 167}}.</ref><ref>{{cita|Holt, 1992b|p. 2–3}}.</ref> Nel 1956, il noto avvocato Lord Denning ha descritto la Carta come "il più grande documento costituzionale di tutti i tempi - il fondamento della libertà dell'individuo contro l'autorità arbitraria del despota".<ref>{{cita|Danziger, Gillingham, 2004|p. 278}}.</ref>
==== Abrogazione di articoli e influenza costituzionale ====
Alcuni giuristi di stampo radicale, come Sir Francis Burdett, credevano che la ''Magna Carta'' non potesse essere [[abrogazione|abrogata]],<ref>{{cita|Burdett, 1810|p. 41}}.</ref> tuttavia nel XIX secolo alcune clausole erano oramai obsolete o erano state sostituite. L'abrogazione della clausola 26 avvenuta nel 1829, grazie al ''Offences against the Person Act 1828'' (9 Geo. 4 c. 31 s. 1), è stata la prima volta che una clausola della ''Magna Carta'' subisse questa sorte. Nel corso dei successivi 140 anni quasi tutta Carta è stata abrogata come legge,<ref>{{Cita web|titolo=Magna Carta|url=http://www.sagamoreinstitute.org/library-article/magna-carta/|editore=Segamore Institute|accesso=4 novembre 2014|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141105004655/http://www.sagamoreinstitute.org/library-article/magna-carta/|dataarchivio=5 novembre 2014}}</ref> lasciando solo le clausole 1, 9 e 29 (del 1297) ancora in vigore (in [[Inghilterra]] e [[Galles]]).
Molti sono stati i tentativi di elaborare forme costituzionali di governo facendoli risalire alla loro discendenza dalla ''Magna Carta''. I domini britannici dell'[[Australia]] e della [[Nuova Zelanda]],<ref>{{cita|Clark, 2000}}.</ref> del [[Canada]]<ref>{{cita|Kennedy, 1922|p. 228}}.</ref> (tranne Quebec) e dell'ex [[Unione del Sud Africa]] e della [[Rhodesia del Sud]], riflettono l'influenza della Carta nelle loro leggi e gli stessi effetti possono essere visti nelle leggi degli altri stati che si sono evoluti dall'[[Impero britannico]].<ref>{{cita|Drew, 2004|pp. pxvi–pxxiii}}.</ref>
== Nella storia costituzionale inglese ed europea ==
La ''Magna Carta'' divenne parte della vita politica inglese e venne, solitamente, rinnovata da ogni monarca che succedette, anche se col passare del tempo il neonato [[parlamento inglese]] approvò nuove leggi, facendogli perdere il suo significato pratico.
Alla fine del XVI secolo vi fu un ritorno di interesse per la ''Magna Carta''. Gli avvocati e gli storici dell'epoca credettero che vi fosse una antica costituzione inglese, risalente ai tempi degli [[anglosassoni]], che proteggeva le libertà individuali. Essi sostennero che l'[[Conquista normanna dell'Inghilterra|invasione normanna del 1066]] avesse fatto decadere questi diritti e che la ''Magna Carta'' fosse un tentativo per ripristinarli, rendendola una base essenziale per le pretese contemporanee del [[parlamento]] e per principi giuridici come l'''[[habeas corpus]]''. Nonostante che questo resoconto storico fosse gravemente viziato, [[giurista|giuristi]] come [[Sir Edward Coke]] utilizzarono ampiamente la ''Magna Carta'' nei primi anni del XVII secolo, al fine di contrastare il concetto di [[Diritto divino dei re|diritto divino del re]], sostenuto dai monarchi [[Stuart]].
Sia in [[Regno di Scozia|Scozia]] che in Inghilterra, [[Maria Stuarda]] si era sempre considerata un monarca assoluto, responsabile delle sue azioni solo a [[Dio]] e non obbligato a consultarsi con nessun altro.<ref>Peter C. Herman, ''Royal Poetrie: Monarchic Verse and the Political Imaginary of Early Modern'', p. 77.</ref> La sua esecuzione fu un duro colpo all'autorità divina dei sovrani e minò la teoria della monarchia assoluta.<ref>Edmund Spenser, ''The Faerie Queene'', 2003, nota 38-50.</ref> Anche [[Giacomo I d'Inghilterra|Giacomo I]] e [[Carlo I d'Inghilterra|Carlo I]], il figlio e il nipote di Maria Stuarda, sostennero il diritto divino dei re e tentarono di sopprimere l'utilizzo della ''Magna Carta'', fino a quando la situazione non portò alla [[guerra civile inglese]] del 1640 e all'esecuzione di Carlo come la nonna paterna.
Il mito politico della ''Magna Carta'' e della sua tutela delle antiche libertà personali persistette anche dopo la [[Gloriosa Rivoluzione]] del 1688 e fino a buona parte del XIX secolo. Influenzò i primi coloni americani nelle [[tredici colonie]] e la stesura nel 1787 della [[costituzione americana]], che divenne la legge suprema del paese nella nuova repubblica degli Stati Uniti. La ricerca degli storici [[età vittoriana|vittoriani]] dimostrò che l'originale del 1215 contemplava il rapporto medievale tra il monarca e i baroni, piuttosto che i diritti della gente comune, tuttavia la ''Magna Carta,'' è rimasto un potente, documento iconico, anche dopo che la quasi totalità del suo contenuto sia stato abrogato dai libri statutari durante il XIX e XX secolo.
La ''Magna Carta'' costituisce ancora un importante simbolo della libertà di oggi, spesso citata da politici e attivisti, e gode di grande rispetto da parte delle società legali britanniche e statunitensi; [[Lord Denning]] la descrive come "il più grande documento costituzionale di tutti i tempi - il fondamento della libertà dell'individuo contro l'autorità arbitraria del despota".
Risultano esistenti solo quattro copie della carta originale del 1215, custodite nella ''[[British Library]]'' e nelle [[cattedrale di Lincoln|cattedrali di Lincoln]] e [[Cattedrale di Salisbury|Salisbury]]. Esistono anche alcuni documenti successivi, di proprietà pubblica e privata, comprese le copie del 1297, presenti negli Stati Uniti e in Australia. Le carte originali vennero redatte su fogli di [[pergamena]] con [[penna d'oca|penne d'oca]], in [[latino medievale]] abbreviato, una consuetudine per i documenti legali di quell'epoca. Ciascuna venne marcata con il grande sigillo reale (realizzato in [[cera d'api]] e [[ceralacca]]): pochissimi sigilli sono sopravvissuti. Sebbene gli studiosi si riferiscano alle 63 "clausole" della ''Magna Carta'', questo si tratta di un moderno sistema di numerazione, introdotto da Sir [[William Blackstone]] nel 1759; la Carta originale era realizzata in un unico lungo testo, ininterrotto. Le quattro carte originali del 1215 sono state esposte alla British Library per un giorno, il 3 febbraio 2015, per celebrare l'800º anniversario della ''Magna Carta''.
== Descrizione ==
La ''Magna Charta Libertatum'' è stata interpretata a posteriori come il primo documento fondamentale per il riconoscimento universale dei diritti dei cittadini, sebbene essa vada inscritta nel quadro di una giurisprudenza feudale<ref>"La libertà […] ha la sua radice nella società feudale […] qui noi la conosciamo sotto il nome di ''privilegio''. Dove la forza dello Stato è ridotta a una mera parvenza, la libertà non può sussistere che a questo titolo", da G. De Ruggiero, Storia del liberalismo europeo, Laterza, 1925, p. 1.</ref> in cui, durante il [[XII secolo]] e [[XIII secolo]], la concessione di privilegi (''libertates'') da parte di sovrani a comunità o sudditi, offre altri esempi di natura analoga ([[Federico Barbarossa]] alla [[Lega Lombarda]] nel 1183, il re [[Andrea II d'Ungheria]] ai suoi vassalli nel 1222). In sostanza la Magna Carta conferma i [[Privilegia clericorum|privilegi del clero]] e dei feudatari, eliminando o diminuendo l'influenza del re.
Tra i suoi articoli ricordiamo:
* il divieto per il sovrano di imporre nuove [[tassa|tasse]] ai suoi vassalli diretti senza il previo consenso del ''commune consilium regni'', il consiglio comune del regno, formato da arcivescovi, abati, conti e i maggiori tra i baroni, da convocarsi con un preavviso di almeno quaranta giorni e deliberante a maggioranza dei presenti (articoli 12 e 14);
* la garanzia, valida per tutti gli uomini di condizione libera, di non poter essere imprigionati senza prima aver sostenuto un regolare [[processo (diritto)|processo]], da parte di una corte di ''pari'', se la norma era incerta o il tribunale non competente, o secondo la "legge del regno" (articolo 39, in cui si ribadisce il principio dell'''[[habeas corpus|habeas corpus integrum]]'');
* la proporzionalità della pena rispetto al reato (articolo 20);
* l'istituzione di una commissione di venticinque baroni, che, nel caso in cui il re avesse infranto i suoi solenni impegni, doveva fargli guerra, chiedendo la partecipazione di tutti i sudditi (articolo 61, in cui si manifesta il futuro principio della legittima resistenza all'oppressione di un governo ingiusto);
* l'integrità e libertà della Chiesa inglese (articolo 1), precedentemente messa in discussione sia dalla disputa tra [[Enrico II d'Inghilterra|Enrico II]], padre di Giovanni, e l'arcivescovo di Canterbury [[Tommaso Becket]] (sulla giurisdizione regia nelle cause criminali contro gli ecclesiastici), sia dall'iniziale mancato riconoscimento (compiuto solo dopo la scomunica da parte del [[papa Innocenzo III]] con la [[Bolla pontificia]] del 24 agosto [[1215]]) dell'arcivescovo [[Stephen Langton]] (tra i maggiori ispiratori della Carta) da parte del re Giovanni.
La Magna Carta regolamentava, inoltre, l'importante [[legge consuetudinaria]] detta "della foresta", abolendo i demani regi (in latino ''foreste'') creati sotto il regno di Giovanni e le relative multe comminate ai trasgressori (articoli 47 e 48).<br />In materia economica, la Carta faceva salve le ''antiquas libertates'' (libertà originarie) della città di Londra, dei borghi, delle ville e dei porti (articolo 13) e concedeva a tutti i mercanti, esclusi quelli provenienti da paesi in guerra con il re, il diritto gratuito di ingresso e di uscita dal paese (articolo 41); infine per agevolare il commercio, imponeva che in tutto il regno fossero adottate identiche misure per vino, birra e grano e inoltre che le stoffe fossero confezionate in misure standardizzate (articolo 35).
Una copia ben conservata si trova nella [[cattedrale di Salisbury]].
Nella sua forma definitiva, il documento fu redatto dopo la morte di Giovanni dal [[legato pontificio]], [[Guala Bicchieri]], dal [[Gran Giustiziere]], [[Uberto di Burgh]], e dal reggente di [[Enrico III d'Inghilterra]], [[Guglielmo il Maresciallo]].
=== Formato ===
Numerose copie, note come esemplificazioni (copie conformi), vennero fatte delle varie carte, e molte di esse sopravvivono ancora.<ref>{{cita|Breay, 2010|p. 37}}.</ref> I documenti sono stati scritti in [[latino medievale]] abbreviato, con una scrittura chiara realizzata con [[penna d'oca|penne d'oca]] su fogli di [[pergamena]] prodotta da pelle di pecora, di dimensioni di 380 per 510 millimetri.<ref>{{cita|Breay, 2010|pp. 37, 38}}; {{cita|Hindley, 1990|p. 143}}.</ref> Le copie furono sigillate con il grande sigillo reale da un funzionario chiamato "''spigurnel''", utilizzando [[cera d'api]] e [[ceralacca]].<ref>{{cita|Breay, 2010|pp. 38, 39}}; {{cita|Hindley, 1990|p. 143}}.</ref> Sulla carta del 1215 non vi furono apposte né le firme né i sigilli dei baroni presenti.<ref>{{cita|Browning, 1898|p. 50}}.</ref> Originariamente le carte non vennero numerate o divise in paragrafi; il sistema di numerazione usato oggi fu introdotto dal [[giurista]] Sir [[William Blackstone]] nel 1759.<ref name="cita|Turner, 2003b|pp. 67–68"/>
== Frammenti ==
{{Citazione|Giovanni, per grazia di Dio, Re d'Inghilterra, signore d'Irlanda, duca di Normandia e di Aquitania e conte di Angiò, agli arcivescovi, abati, conti, baroni, funzionari della foresta, sceriffi, giudici, intendenti, servitori ed a tutti i balivi e fedeli sudditi, salute.
Sappiate che noi, per [[timore di Dio]] e per la [[Salvezza (Bibbia)|salvezza dell'anima]] nostra e di quella di tutti i nostri predecessori ed eredi, per l'onore di Dio ed il prestigio della santa Chiesa, e per la riforma del [[Regno d'Inghilterra|regno nostro]], su consiglio dei nostri venerabili padri, Stefano [[arcivescovo di Canterbury]], primate di tutta l'Inghilterra e [[cardinale]] della [[Santa Romana Chiesa]] [...] ed altri nostri fedeli sudditi:
(1) In primo luogo abbiamo concesso a Dio ed abbiamo confermato con questa nostra carta, per noi ed i nostri eredi in perpetuo, che la Chiesa inglese sia libera, ed abbia i suoi diritti integri e le sue libertà intatte [...] Abbiamo anche concesso a tutti gli uomini liberi e consenzienti del nostro regno, per noi ed i nostri eredi di sempre, tutte le libertà sottoscritte, che essi ed i loro eredi ricevano e conservino, da noi e dai nostri eredi)}}
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
{{div col|2}}
* Giosuè Musca, La nascita del parlamento nell'Inghilterra medievale, Nuova Biblioteca Dedalo, 1994, pp. 43–96.
* [[Guido De Ruggiero]], Storia del liberalismo europeo, Laterza, 1925, pp. 1–14.
* Paul Vinogradoff, "Il feudalesimo", cap. XXII, vol. II (''L'espansione islamica e la nascita dell'Europa feudale'') della ''Storia del Mondo Medievale'', 1999, pp. 702–733.
* Frederick Maurice Powicke, "Inghilterra: Riccardo I e Giovanni", cap. IV, vol. VI (''Declino dell'impero e del papato e sviluppo degli stati nazionali'') della ''Storia del Mondo Medievale'', 1999, pp. 143–197
* E.F. Jacob, "Inghilterra: Enrico III", cap. V, vol. VI (''Declino dell'impero e del papato e sviluppo degli stati nazionali'') della ''Storia del Mondo Medievale'', 1999, pp. 198–234
* Hilda Johnstone, "Inghilterra: Edoardo I e Edoardo II", cap. XVIII, vol. VI (''Declino dell'impero e del papato e sviluppo degli stati nazionali'') della ''Storia del Mondo Medievale'', 1999, pp. 673–717
* C.H. Mc Ilwain, "Le classi sociali nel Medioevo", cap. XXIII, vol. VI (''Declino dell'impero e del papato e sviluppo degli stati nazionali'') della ''Storia del Mondo Medievale'', 1999, pp. 883–938.
* {{Cita libro|cognome= Breay|nome= Claire |anno= 2010 |titolo= Magna Carta: Manuscripts and Myths |editore= The British Library |città= London, UK | isbn = 978-0-7123-5833-0 |cid= Breay, 2010|lingua=en}}
* {{Cita libro|curatore-cognome1=Breay |curatore-nome1=Claire |curatore-cognome2=Harrison |curatore-nome2=Julian |titolo=Magna Carta: Law, Liberty, Legacy |editore=The British Library |città=London |anno=2015 |isbn=978-0-7123-5764-7 |cid=Breay, 2010b|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome1=Hindley|nome1=Geoffrey|titolo=The Book of Magna Carta|data=1990|editore=Constable|città=London, UK|isbn=978-0-09-468240-5|cid=Hindley, 1990|lingua=en}}
* {{Cita libro|nome=Charles Henry|cognome=Browning|anno=1898|url=https://books.google.com/?id=hTUfAAAAMAAJ|titolo=The Magna Charta Barons and Their American Descendants with the Pedigrees of the Founders of the Order of Runnemede Deduced from the Sureties for the Enforcement of the Statutes of the Magna Charta of King John|oclc=9378577|città=Philadelphia|capitolo=The Magna Charta Described|urlcapitolo=https://books.google.com/books?vid=0XPZLx6VcMoY1KO0KO&id=hTUfAAAAMAAJ&pg=PA501|cid=Henry, 1898|lingua=en}}
* {{Cita pubblicazione|cognome1=Turner|nome1=Ralph V.|titolo=The Meaning of Magna Carta since 1215|rivista=History Today|data=2003a|volume=53|numero=9|url=http://www.historytoday.com/ralph-v-turner/meaning-magna-carta-1215|cid=Turner, 2003a|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome1=Turner|nome1=Ralph|titolo=Magna Carta:Through the Ages|data=2003b|editore=Routledge|isbn=978-0-582-43826-2|cid=Turner, 2003b|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome1=Turner|nome1=Ralph|titolo= King John: England's Evil King?|data=2009|editore=History Press|città=Stroud, UK|isbn=978-0-7524-4850-3|cid=Turner, 2009|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome1=Carpenter|nome1=David A.|titolo=The Minority of Henry III|data=1990|editore=University of California Press|città=Berkeley, US and Los Angeles, US|isbn=978-0-413-62360-7|cid=Carpenter, 1990}}
* {{Cita libro|cognome= Carpenter |nome= David |anno= 1996 |titolo= The Reign of Henry III |editore= Hambledon Press |città= London, UK | isbn = 978-1-85285-137-8|cid= Carpenter, 1996}}
* {{Cita libro|cognome1=Carpenter|nome1=David A.|titolo=Struggle for Mastery: The Penguin History of Britain 1066–1284|data=2004|editore=Penguin|città=London, UK|isbn=978-0-14-014824-4|cid=Carpenter, 2004}}
* {{Cita libro|cognome1= Hallam |nome1= Elizabeth M. |cognome2= Everard |nome2= Judith A. |edizione= 2nd |anno= 2001 |titolo= Capetian France, 987–1328 |editore= Longman |città= Harlow, UK | isbn = 978-0-582-40428-1 |cid= harv }}
* {{Cita libro|cognome1=Prestwich|nome1=Michael|titolo=Edward I|data=1997|editore=Yale University Press|città=New Haven, US|isbn=978-0-300-07157-3}}
* {{Cita libro|cognome1=Holt|nome1=James C.|titolo=The Northerners: A Study in the Reign of King John|anno=1992a|editore=Oxford University Press|città= Oxford, UK|isbn=978-0-19-820309-4}}
* {{Cita libro|cognome1=Holt|nome1=James C.|titolo=Magna Carta|città=Cambridge, UK|editore=Cambridge University Press|anno=1992b |isbn=978-0-521-27778-5|cid=Holt, 1992b}}
* {{Cita libro|cognome1=Holt|nome1=James C.|titolo=Magna Carta|edizione=3rd|città=Cambridge, UK|editore=Cambridge University Press|anno=2015 |isbn=978-1-107-09316-4|cid=Holt, 2015}}
* {{Cita libro|cognome1=Holt|nome1=James C.|titolo=The Ancient Constitution in Medieval England|editore=Liberty Fund|anno=2008|url=http://lf-oll.s3.amazonaws.com/titles/2180/Sandoz1470_LFeBk.pdf|annooriginale=1993|isbn=978-0-86597-709-9|cid=Holt, 1993}}
* {{Cita libro|cognome1=Thompson|nome1=Faith|titolo=Magna Carta—Its Role In The Making Of The English Constitution 1300–1629|data=1948|editore=University of Minnesota Press|città=Minneapolis, US|isbn=978-1-299-94868-6|cid=Thompson, 1948}}
* {{Cita libro|cognome= Breay|nome= Claire |anno= 2010 |titolo= Magna Carta: Manuscripts and Myths |editore= The British Library |città= London, UK | isbn = 978-0-7123-5833-0 |cid= Breay, 2010}}
* {{Cita libro|curatore-cognome1=Breay |curatore-nome1=Claire |curatore-cognome2=Harrison |curatore-nome2=Julian |titolo=Magna Carta: Law, Liberty, Legacy |editore=The British Library |città=London |anno=2015 |isbn=978-0-7123-5764-7 }}
* {{Cita libro|cognome1=Hindley|nome1=Geoffrey|titolo=The Book of Magna Carta|data=1990|editore=Constable|città=London, UK|isbn=978-0-09-468240-5|cid=Geoffrey, 1990}}
* {{Cita libro|cognome1=Danziger|nome1=Danny|cognome2=Gillingham|nome2=John|titolo=1215: The Year of Magna Carta|url=https://books.google.com/?id=av1pjnpVRNAC&pg=PA271&lpg=PA271&dq=Cromwell+Magna+Carta#v=onepage&q=Cromwell%20Magna%20Carta&f=false|data=2004|editore=Hodder Paperbacks|isbn=978-0-340-82475-7|cid=Danziger, 2004}}
* {{Cita libro|nome=Charles Henry|cognome=Browning|anno=1898|url=https://books.google.com/?id=hTUfAAAAMAAJ|titolo=The Magna Charta Barons and Their American Descendants with the Pedigrees of the Founders of the Order of Runnemede Deduced from the Sureties for the Enforcement of the Statutes of the Magna Charta of King John|oclc=9378577|città=Philadelphia|capitolo=The Magna Charta Described|urlcapitolo=https://books.google.com/books?vid=0XPZLx6VcMoY1KO0KO&id=hTUfAAAAMAAJ&pg=PA501|cid=Browning, 1998}}
* {{Cita libro|cognome1=Pocock|nome1=J. G. A.|titolo=The Ancient Constitution and the Feudal Law: A Study of English Historical Thought in the Seventeenth Century|data=1987|editore=Cambridge University Press|città=Cambridge, UK|isbn=978-0-521-31643-9|cid=Pocock, 1987}}
* {{Cita libro|cognome1=Pollard|nome1=Albert Frederick|titolo=The history of England; a study in political evolution|data=1912|editore=H. Holt|url=https://archive.org/details/historyenglanda00pollgoog|cid=Polland, 1912}}
* {{Cita libro|cognome1=Poole|nome1=Austin Lane|titolo=From Domesday Book to Magna Carta 1087–1216|data=1993|edizione=2nd|annooriginale=1951|editore=Oxford University Press|città= Oxford, UK|cid=Poole, 1993}}
* {{Cita libro|cognome1=Powicke|nome1=Frederick Maurice|titolo=The Thirteenth Century 1216–1307|data=1963|editore=Oxford University Press|città= Oxford, UK|isbn=978-0-19-821708-4|cid=Powicke, 1963}}
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== Voci correlate ==
* [[Assise di Clarendon]]
* [[Habeas corpus]]
* [[Statuto delle libertà]]
* [[Prima guerra dei baroni]]
* [[Assolutismo monarchico]]
* [[Suzerain]]
== Citazioni nei media ==
* (2011) "[[Ironclad]]"
È un film del 2011 diretto da Jonathan English. Scritto da English e Erick Kastel, e basato sul soggetto di Stephen McDool, il cast vede, tra gli altri, gli attori Paul Giamatti, James Purefoy e Brian Cox. Il film narra dell'assedio al castello di Rochester, durante la prima guerra dei baroni, da parte del Re Giovanni d'Inghilterra nell'anno 1215. La pellicola venne girata interamente in Galles nel 2009 e prodotta con un budget di 25 milioni di dollari.
* (2019) "[[Il caso della Magna Carta]]"
7°episodio della 1°stagione di "[[Carmen Sandiego]]" (Netflix)
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Magna Carta|wikisource=:la:Magna Carta}}
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|url=http://www.thelatinlibrary.com/magnacarta.html|titolo=Testo della ''Magna Carta '' in latino}}
* {{cita web|url=http://hypo.ge-dip.etat-ge.ch/www/cliotexte/html/grande.charte.html|titolo=La ''Magna Carta'' in francese, latino e inglese|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090414021306/http://hypo.ge-dip.etat-ge.ch/www/cliotexte/html/grande.charte.html|dataarchivio=14 aprile 2009}}
* {{cita web|url=http://www.rivstoricavirt.com/rivstoricavirt_sito/CorpoMC1215I.html|titolo=Testo della ''Magna Carta'' in italiano}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|diritto|medioevo|Regno Unito|storia}}
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[[Categoria:Documenti sovrani]]
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