Storia di Siracusa in età spagnola (1500 - 1565) e Tommaso Traetta: differenze tra le pagine

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{{Bio
'''<big>Storia di Siracusa durante l'età spagnola</big>'''
|Nome = Tommaso
|Cognome = Traetta
|PostCognome = o '''Trajetta'''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Bitonto
|GiornoMeseNascita = 30 marzo
|AnnoNascita = 1727
|LuogoMorte = Venezia
|GiornoMeseMorte = 6 aprile
|AnnoMorte = 1779
|Epoca = 1700
|Attività = compositore
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Tommaso traetta.jpg
|Didascalia = Tommaso Traetta
}}
 
== Biografia ==
Periodo storico trattato: '''medioevo - epoca moderna'''
[[File:Bitonto1.JPG|thumb|left|Corte Fenice, la casa natale di Tommaso Traetta, nel centro storico di Bitonto]]
Celebre compositore della [[Scuola musicale napoletana|scuola napoletana]], nacque il 30 marzo 1727<ref>Gerber, da padre altamurano e mamma bitontina, nel suo primo ''Lessico dei musicisti'', aveva detto che Traetta era nato a Napoli verso il 1728 (''aus das Jahr 1728''), Choron e Fayolle, copiandolo nel loro ''Dizionario storico dei musicisti'', ne hanno fissato la data di nascita nello stesso anno e sono stati seguiti da tutti i biografi successivi. Il luogo e la data del 30 marzo 1727 si trovano alla base di un ritratto eseguito a Londra da Ghinocchi nel 1776, durante il soggiorno di Traetta in quella città.</ref> a [[Bitonto]], nell'allora [[regno di Napoli]]. All'età di undici anni fu ammesso al [[conservatorio di Santa Maria di Loreto]] di Napoli, sotto la guida di [[Nicola Porpora]] e successivamente divenne allievo di [[Francesco Durante]]. Dopo dieci anni di studio, l'istruzione di Traetta, in tutte le parti della musica, fu completa. Uscito dal conservatorio, nel [[1748]], si dedicò all'insegnamento del [[canto]] e compose per le chiese e i conventi di Napoli, delle [[messa (musica)|messe]], dei vespri, dei [[mottetto|mottetti]] e delle [[litania|litanie]], gran parte delle quali si trovano ancor oggi manoscritte.
 
Nel [[1750]] la sua [[opera seria]] ''Il Farnace'', per il libretto di [[Antonio Maria Lucchini]], fu rappresentata al [[Teatro San Carlo (Napoli)|teatro San Carlo]] con [[Gaetano Majorano]] ottenendo un successo talmente strepitoso che gli si chiesero altre sei [[opera lirica|opere]] per la stessa scena le quali si succedettero senza interruzione una dopo l'altra. Chiamato a [[Roma]] nel [[1754]], vi diede al [[teatro Aliberti]], l<nowiki>'</nowiki>''Ezio'', considerata a giusto titolo come una delle sue più belle opere. Da allora la sua reputazione si diffuse in tutta [[Italia]]; [[Firenze]], [[Venezia]], [[Milano]], [[Torino]] si disputarono ed applaudirono i suoi successi, ma delle vantaggiose proposte fattegli dal duca di [[Parma]], Felipe, ne arrestarono il vagabondare perché accettò la carica di [[maestro di cappella]] di questo principe e fu incaricato di insegnare l'arte del canto alle principesse della famiglia ducale. Felipe aveva sposato la figlia maggiore di [[Luigi XV]], introducendo alla corte di Parma, nella musica e in genere nella cultura, dei gusti francesi.
 
Proprio l'influenza francese spinge l'opera di Traetta a muoversi su binari differenti rispetto al panorama musicale italiano del tempo, anticipando con l'''[[Antigona (Traetta)|Antigona]]'', andata in scena a San Pietroburgo il 1772, gli ideali di riforma associati a [[Christoph Willibald Gluck|Gluck]] ma in realtà già avvertiti anche da altri compositori. Secondo Laborde,<ref>''Essai sur la musique'', Tomo III, p. 239.</ref> non si trova traccia di questo cambiamento nelle partiture dell<nowiki>'</nowiki>''Armida'' né in quella dell<nowiki>'</nowiki>''Ifigenia'' composte nella stessa epoca ([[1760]]). La prima opera composta a Parma da Traetta fu ''Ippolito e Aricia'', rappresentata nel [[1759]] e ripresa nel [[1763]] per il matrimonio dell'[[infante|infanta]] di Parma con il [[principe delle Asturie]]. Così grande fu il suo successo che il [[re di Spagna]] accordò una pensione al compositore, come testimonianza del suo apprezzamento. Nello stesso anno Traetta fu chiamato a [[Vienna]] per scrivervi l<nowiki>'</nowiki>''[[Ifigenia in Tauride (Traetta)|Ifigenia in Tauride]]'', una delle sue più belle opere. Di ritorno a Parma vi diede la ''Sofonisba''. Un aneddoto relativo a quest'opera sembrerebbe essere l'origine di quel che riporta Laborde a proposito della trasformazione dello stile di questo compositore durante il suo soggiorno a Parma. In una situazione drammatica in cui l'accento di un personaggio doveva essere straziante, Traetta credette di non poter far di meglio che scrivere al di sotto della nota le parole ''un urlo francese''.
== Contesto storico (XIII - XVI secolo) ==
=== L'unificazione spagnola ===
{{Vedi anche|Unificazione della Spagna|Impero spagnolo}}
 
Dopo la Sofonisba tornò a [[Londra]] per comporre l'Armida. Quest'opera e l<nowiki>'</nowiki>''Ifigenia'' furono rappresentate in seguito in quasi tutta [[Italia]] e accolte con entusiasmo. Dopo la morte dell'infante Don Filippo, [[duca di Parma]], nel mese di dicembre [[1763]], Traetta fu chiamato a [[Venezia]] per prendervi la direzione del [[conservatorio]] chiamato ''l'ospedaletto'' ma non conservò questo posto che due anni, avendo acconsentito di succedere a [[Baldassarre Galuppi|Galuppi]] come compositore alla corte di [[Caterina II di Russia|Caterina II]], [[imperatrice di Russia]]. Partì all'inizio del [[1768]] per [[San Pietroburgo]] e [[Antonio Sacchini|Sacchini]] gli successe all'''ospedaletto''. La maggior parte dei biografi riferisce che all'indomani della rappresentazione della ''Didone Abbandonata'', l'imperatrice inviò a Traetta una tabacchiera d'oro ornata del suo ritratto, con un biglietto di sua mano in cui ella diceva che ''Didone gli faceva questo dono''. Si sono però confusi, in questo aneddoto, Traetta e Galuppi che aveva scritto qualche anno prima, un'opera sullo stesso soggetto rappresentata a Pietroburgo e che ricevette, in effetti, questo messaggio da parte dell'imperatrice.
=== Il ruolo di Siracusa nel regno siciliano ===
{{Vedi anche|Regno di Sicilia}}
==== La Camera Reginale ====
 
Dopo sette anni di soggiorno alla corte di Caterina II, questo celebre artista, sentendo la sua salute indebolita dal rigore del clima, domandò il permesso di potersi congedare che non ottenne che con gran pena. Si allontanò dalla Russia verso la fine del [[1775]] per recarsi a [[Londra]], dove la sua fama l'aveva preceduto, ma, sia che il soggetto dell'opera commissionatagli non l'avesse ispirato, sia che il suo cattivo stato di salute non avesse lasciato al suo talento tutto il suo vigore, il suo dramma ''Germondo'', rappresentato a teatro del re, non parve degno della sua alta reputazione. La fredda accoglienza riservata a quest'opera e ad una raccolta di [[Duetto (musica)|duetti]] italiani che fece pubblicare a Londra, lo spinsero a lasciare quella città per tornare in Italia, dove sperava di ritrovare la sua vena. Ma da questo momento in poi la sua salute fu sempre precaria. Scrisse ancora qualche opera a Napoli e a Venezia, ma senza più trovarvi il fuoco delle sue antiche produzioni. Il 6 aprile del [[1779]]<ref>Moschini, ''Della letteratura veniziana del secolo XVIII'', parte III, p. 208.</ref> morì a Venezia all'età di cinquantadue anni. Nel 1980 le sue spoglie furono traslate da Venezia (Chiesa Dell'Ospedaletto) a Bitonto per essere sepolte nella cripta della Cattedrale. Anche il figlio [[Filippo Traetta]], nato nel 1777, fu compositore. Emigrato negli Stati Uniti nel 1799, vi trascorse l'intera carriera, fondandovi dei conservatori a [[Boston]] (1801) e a [[Filadelfia]] (1828).
== L'egemonia spagnola sulla città (XVI - XVIII secolo) ==
=== Il testamento del re Cattolico Don Ferdinando e l'ultima regina di Siracusa (1516) ===
La Camera Reginale di Siracusa passò nelle mani di [[Isabella di Castiglia]], detta la regina Cattolica, l'8 maggio del [[1470]], la quale la ricevette in dote dal suocero [[Giovanni II d'Aragona]] - com'era usanza che ciò si facesse con le regine della monarchia spagnola, grazie al legame che gli Aragonesi avevano instaurato secoli prima con la corona di Sicilia e quindi con la Camera di controllo siracusana. Quando poi il re Giovanni morì (nel [[1479]]), Isabella poté continuare a governare su Siracusa grazie al volere del re suo marito, [[Ferdinando II d'Aragona]] detto il Cattolico (riconosciuto re di Sicilia il 10 giugno [[1468]]), il quale intestò la Camera nuovamente a Isabella.
 
== Considerazioni sull'artista ==
La regina castigliana si distinse per un governo autorevole (che non ebbe timore di contraddire persino il volere del suocero Giovanni) e per la benevolenza verso i Siracusani, suoi sudditi (nella reggenza castigliana si segnalano due [[Catalogna|Catalani]] che ebbero un ruolo importante all'interno del territorio in questione: Joan Sabastida, o Çabastida, presidente della Camera, e sua moglie Caterina Llull, una delle poche donne del regno ad emergere, in quel secolo, nel contesto finanziario).<ref>Jaime Vicens Vives, ''Fernando el Católico, Príncipe de Aragón, Rey de Sicilia'', Consejo Superior de Investigaciones Científicas, 1952.</ref>
{{P|Toni incensatori, recensione nel complesso più da fansite che da enciclopedia.|musicisti|luglio 2012}}
Dotato nel grado più elevato di genio drammatico, pieno di vigore nell'espressione dei sentimenti appassionati, ardito nelle [[modulazione (musica)|modulazioni]] e più incline dei musicisti italiani del suo tempo a far uso dell'[[armonia]] [[Scala cromatica|cromatica]] della scuola tedesca, Traetta sembra aver concepito la musica di teatro dal punto di vista dal quale [[Christoph Willibald Gluck|Gluck]] si è posto qualche anno più tardi, a parte la diversità nelle tendenze melodiche che sono più evidenti nelle opere del compositore italiano<ref>La Scuola musicale di Napoli, vol. II, Napoli, Morano, 1882, p. 347, cit in Carlo Goldoni, Tutte le Opere, a cura di Giuseppe Ortolani, Milano, Mondadori, 1956-1964, vol. 4, p. 1318.</ref>. Nel patetico, Traetta raggiunge talvolta il sublime, come si può vedere nell'aria di ''Semiramide'' che è stata inserita nel ''Methode de chant du conservatoire de Paris''. Talvolta dimenticava che il gusto dei suoi compatrioti rigettava allora questi accenti energici, e che essi preferivano la [[melodia]] pura al dividere la loro attenzione tra la melodia e l'[[armonia]], ma quando percepiva nel suo uditorio la fatica di questa attenzione, durante le prime messe in scena, nelle quali sedeva al [[clavicembalo]], aveva l'abitudine di rivolgersi agli spettatori dicendo: ''"Signori, badate a questo passo"'', e il pubblico applaudiva quasi sempre a questa espressione ingenua di orgoglio dell'artista.
 
== Le opere ==
[[File:Desembarcament a València de Ferran el Catòlic i Germana de Foix, Josep Ribelles, Museu de Belles Arts de València.JPG|thumb|upright=1.6|Il re Ferdinando il Cattolico e la sua seconda moglie, Germana de Foix (dipinto di [[José Ribelles]], [[Museo di belle arti di Valencia]], [[XVIII secolo]])]]
{{Vedi anche|Composizioni di Tommaso Traetta}}
* ''Farnace'' - Napoli [[1750]]
* ''I pastori felici'' - ivi - [[1753]]
* ''Ezio'' - Roma [[1753]]
* ''Le nozze contrastate'' - [[1754]]
* ''Buovo d'Antona'' - Venezia [[1756|1758]]
* ''[[Ippolito e Aricia (Traetta)|Ippolito e Aricia]]''- Parma [[1759]]
* ''Stordilano, principe di Granata'' - [[1760]]
* ''I Tindaridi'' - Parma [[1760]]
* ''Armida'' - Vienna [[1761]]
* ''Sofonisba'' - Mannheim [[1761]]
* ''La francese a Malghera'' - [[1762]]
* ''[[Alessandro nell'Indie (Traetta)|Alessandro nell'Indie]]'' - [[Reggio Emilia]] [[1762]]
* ''[[Ifigenia in Tauride (Traetta)|Ifigenia in Tauride]]'' - Vienna [[1763]]
* ''Didone abbandonata'' - [[1764]]
* ''Semiramide riconosciuta'' - [[1765]]
* ''La serva Rivale'' - [[1767]]
* ''Amore in trappola'' - [[1768]]
* ''L'isola disabitata'', libretto di [[Pietro Metastasio]] - [[1768]] al [[Teatro Comunale di Bologna]]
* ''L'Olimpiade'' - [[1770]]
* ''Antigona'' - [[1772]]
* ''Germondo'' - [[1776]]
* ''Il cavaliere errante'' - [[1777]]
* ''La disfatta di Dario'' - [[1778]]
* ''Artenice'' - [[1778]]
 
== Musica sacra ==
Ma quando, nel [[1504]], Isabella morì prematuramente, la Camera tornò proprietà del marito, il quale, l'anno seguente, decise di nominare lo spagnolo Joan de Cárdenas «''portiere delle porte di Siracusa''» (carica civica), e alla fine di quello stesso anno la fece governare dal vicerè di Sicilia: [[Guglielmo Raimondo VI Moncada]]. Tuttavia, Ferdinando si risposò a breve: nel [[1505]] la sua seconda moglie divenne [[Germana de Foix]], figlia dell'[[infante]] di [[Regno di Navarra|Navara]] [[Giovanni di Foix-Étampes]] e nipote del re [[Luigi XII di Francia]], alla quale assegnò, il 1 aprile del [[1506]], la «''Cámara de la reina de la Ciudad de Zaragoza''»<ref>Francisca Hernández-León de Sánchez, ''Doña María de Castilla, esposa de Alfonso V el Magnánimo'', 1959, p. 71.</ref> (detta anche «''Camera de Sicilia''»<ref>Prudencio de Sandoval, ''Historia de la vida y hechos del Emperador Carlos V'', p. 50, 1634.</ref>).
Si sono trovati, dello stesso compositore, al conservatorio di Napoli, uno ''[[Stabat Mater]]'' a quattro voci e [[orchestra]] (un altro ''Stabat Mater'' è conservato nella Biblioteca Statale di [[Monaco di Baviera]]), così come due lezioni per il mattutino di Natale ed una parte della Passione secondo San Giovanni. Per le "Figliole" dell'Ospedale dei Derelitti (Ospedaletto) a Venezia, ha scritto un [[oratorio (musica)|oratorio]] intitolato ''Rex Salomon'' (conservato presso la biblioteca reale del Belgio a Bruxelles) , le quattro Antifone mariane per voce solista, archi e basso continuo (Biblioteca Universitaria di Amburgo) un Miserere a 3 voci, archi e continuo (conservato a Bergamo, a Vienna e a Milano; in quest'ultima fonte attribuito erroneamente a Sacchini) e numerosi mottetti solistici andati perduti. Una Messa a quattro voci con orchestra si trova presso il Conservatorio di Firenze.
 
== Note ==
Germana nominò governatore della Camera Pere Sánchez de Calatayud (ai Siciliani noto come Almerich Centelles), il quale divenne nel [[1513]] anche presidente del Regno di Sicilia, ovvero vicerè.<ref>Carmelo Trasselli, ''Da Ferdinando il Cattolico a Carlo V: l'esperienza siciliana, 1475-1525'', 1982, p. 422.</ref>
<references/>
 
== Bibliografia ==
Ma l'unione di Germana con Ferdinando non poté durare a lungo, poiché il re Cattolico (colui che insieme a Isabella legò il proprio nome alla [[scoperta dell'America]], in quanto finanziatore della spedizione di [[Cristoforo Colombo]]) nell'anno [[1516]] morì. Egli lasciò scritto nel suo [[testamento]] precise disposizioni riguardo al futuro e uso della Camera Reginale di Siracusa:
* {{cita libro|autore= F. Casavola|titolo= Tommaso Traetta di Bitonto (1727-1779)|editore= Società Storia Patria Bari|anno= 1957}}
* Jörg Riedlbauer, ''Die Opern von Tommaso Trajetta'', Hildesheim, Olms, 1994 (''Studien und Materialien zur Musikwissenschaft Bd. 7'').
* Marco Russo, ''Tommaso Traetta: i Libretti della Riforma - Parma 1759-61'', Facoltà di Lettere di Trento, Trento 2005.
* Id., ''Tommaso Traetta: Maestro di cappella napoletano'', Edizioni S. Marco dei Giustiniani, Genova 2006.
* {{cita libro|autore= Fabrizio Cassoni, Gianfranco Spada|titolo= Le Feste d'Imeneo, Tommaso Traetta a Parma|editore= Traettiana|anno= 2010}}
* Susanne Dunlap, ''Armida - Traetta, Salieri and Righini in Vienna'', [[Traettiana]], Londra 2011
 
== Voci correlate ==
(avvertenza: il re nel documento parla di sé stesso in prima persona plurale. Inoltre si trascrive di seguito solamente l'introduzione del testamento e le parti più importanti che riguardano il volere di Ferdinando su Siracusa; ergo, non è il testo riportato nella sua integrità.)
* [[Scuola musicale napoletana]]
* [[Premio Traetta]] Riconoscimento che la Traetta Society assegna in riconoscenza dei meriti nel riscoprimento delle radici europee della musica del XVIII secolo
 
== Altri progetti ==
{{Citazione|Nel nome di nostro Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, il quale per la salute e la redenzione della natura umana [...] nel quale nella Santissima Trinità Padre, Figlio e Spirito Santo, un solo vero Dio, che vive e regna per sempre, fermamente crediamo. Sia reso noto a tutti che Noi, Don Ferdinando, per la grazia di Dio, Re d'Aragona, di Navarra, delle due Sicilie, di Gerusalemme, di Valenzia, di Mallorca, di Sardegna, di Corsica, Conte di Barcellona, Duca di Atene e di Neopratia, Conte di Ruysellon, di Cerdena, Marchese di Oristano e di Gociano. Considerando nel nostro pensiero, con buono e Cattolico animo, che la natura umana è corruttibile e sottoposta alla morte corporale [...] E anche nostro Signore Dio per sua grande grazia e misericordia, e non per nostri meriti, ha ordinato che Noi siamo nati di sangue e spirito reale, e ci ha fatto e costituito nella sua terra Re e Signori di tanti popoli, regni e Signorie [...] Item, vogliamo, disponiamo e ordiniamo, e comandiamo, che [...] per quanto a Noi ci è stato consegnato e dato: alla Serenissima Regina Doña Germana, nostra carissima e amata donna, e per le spese della sua persona e casa, le cose e quantità sottoscritte: primariamente la Città di Siracusa [Zaragoza de Sicilia], con le sue terre e giurisdizione, diritti, rendite, e pertinenze, che in un anno ha mostrato di valere dieci mila fiorini d'oro. Inoltre, i Villaggi di Tarrega, Sabadele, e Villagrasa, nel nostro Principato di Catalogna; dai quali, crediamo, non possa ricevere rendita alcuna per via dei molti oneri a loro carico [...] E vogliamo, ordiniamo e comandiamo che la Città di Siracusa [...], la suddetta Serenissima Regina Doña Germana, nostra carissima e amata donna, possegga e custodisca, riceva, faccia e goda di ciò durante la sua vedovanza [...] ma non si devono inserire persone straniere nella reggenza e nel governo delle sopracitate Città e Villaggi, in alcun modo. E nel caso in cui la suddetta Serenissima Regina renda noto di volersi sposare, vogliamo ed è nostra volontà che la suddetta Città e Villaggi tornino [in possesso] dei nostri eredi e successori [...]|Testamento del re Cattolico Don Ferdinando, Madrigalejo, 22 gennaio 1516. Trascritto in [[Juan de Mariana]], '' Historia general de España'', Toledo (1601), ed. 1796, pp.|En el nombre de nuestro Señor Jesu-Christo, verdadero Dios y verdadero hombre, el qual por la salud y redepcion de la natura humana [...] en el qual en la Santisima Trinidad Padre, Hijo y Espiritu Santo, un solo Dios verdadero que vive y reina para siempre jamas firmemente creemos. Sea todos manifestos que Nos Don Fernando por la gracia de Dios Rey de Aragon, de Navarra, de las dos Sicilias, de Jerusalen, de Valencia, de Mallorca, de Cerdena, de Corcega, Conde de Barcelona, Duque de Athenas é de Neopatria, Conde de Ruysellon, de Cerdena, Marques de Oristan é de Gociano. Considerando en nuestro pensamiento con bueno é Catolico animo, que la natura humana es corruptible é supuesta a la muerte corporal [...] Y anque nuestro Senor Dios por su grande gracia é misericordia, é no por nuestros merescimientos haya ordenado que Nos hayamos nacido de sangre y espiritu Real, y nos haya hecho e constituido en su tierra Rey e Señor de tantos pueblos, reynos é Senorios [...] Item, queremos, disponemos é ordenamos, y mandamos, que [...] por quanto por Nos ha sido consignado é dado: a la Serenisima Reyna Doña Germana nuestra muy cara é amada muger, y para los gastos de su persona é casa, las cosas é cantidades infrascritas: primeramente la Cibdad de Zaragoza de Sicilia con su tierras é jurisdicion, derechos, rentas, é pertinencias, que un año con otro se ha hallado valer diez mil florines de oro. Y mas, las villas de Tarrega y Sabadele, é Villagrasa en el nuestro Principado de Cataluna; de las quales creemos no recibe renta alguna por tener muchos cargos. [...] Y queremos, ordenamos y mandamos, que la dicha Cibdad de Zaragoza de Sicilia [...], la dicha Serenesima Reyna Doña Germana nuestra muy cara y amada muger, posea y tenga, reciba, haya é goze dello durante su viudedad [...] pues no se haya de poner en el regimiento y gobierno de las dichas Cibdades, é Villas, personas estrangeras en manera alguna. E en caso que la dicha Serenisima Reyna deliberase casar, queremos y es nuestra voluntad la dicha Cibdad y Villas tornen a nuestros herederos y subcesores [...]|lingua=spa}}
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
==== Germana, Carlo V e la grande carestia del 1524 ====
* {{cita web|http://www.traetta.com|Progetto Traetta}}
<br>
{{Controllo di autorità}}
 
{{Portale|biografie|musica classica}}
=== La guerra contro l'impero ottomano ===
{{Citazione|Convenuta l'universale armata nel seno di Siracusa, si provò, come si narra, più volte a uscire dal porto, e sempre invano, respingendola indietro in tempi burrascosi e contrarii, per modo che una delle galee del Doria si perse anime e corpi; e fu danno doloroso, ma lo auspicio peggio; finalmente come piacque a Dio le galee, passato Capo Passero, di voga stanca arrivarono a Malta; con verun profitto però, che fu mestieri rimandarle indietro parte per rimorchiare le navi, che andando a vela co' venti contrari non potevano fare cammino, e parte per rifornirsi di biscotto a Siracusa.|[[Francesco Domenico Guerrazzi]], ''Vita di [[Andrea Doria]]'', vol. 2, 1864, p. 337.}}
 
 
[[File:View of Syracuse and Mount Etna from Lungomare Di Levante Ortigia. Sicily, Italy.jpg|thumb|upright=1.4|Fortificazioni spagnole a Siracusa, viste dal lungo mare di Ortigia e dalla linea dei frangiflutti a difesa dell'erosione della bassa costa]]
 
 
==== La città e la nascita dell'ordine dei cavalieri di Malta (1529) ====
{{Citazione|Nella mia sventura, Tu [Maria, madre di Dio] sei la mia unica speranza|Il motto della bandiera templare issata sulla nave entrante al porto di Siracusa dopo la sconfitta di Rodi|Afflictis Tu Spes Unica Rebus|lingua=lat}}
<br>
 
==== Carlo V separa Siracusa dalla terraferma (1552) ====
<br>
 
==== La spia ottomana all'interno di Siracusa (1562) ====
 
<br>
 
==== La città durante l'assedio turco di Malta (1565) ====
<br>
 
=== La vita della città-fortezza ===
<br>
 
=== La guerra franco-spagnola ===
==== La rivolta di Messina e i tentativi di conquista da parte dei francesi ====
I francesi provano a conquistare Siracusa, volendola sottrarre alla Spagna (anno 1674):
 
{{Citazione|Restava intanto non poco disgustato il Duca di Vivona per vedersi dalla contrarietà dei venti guastati i suoi disegni, che erano di giungere all'improvviso sopra Siracusa, prima, che li Spagnoli lo penetrassero e potessero mandarci rinforzo di gente, come poi seguì, avendo marciato a quella volta la maggior parte dell'Esercito Spagnolo, parendo, che il cielo, non secondasse la resoluzione de Francesi|[[Saverio Di Bella]] cit. doc. d'epoca; ''Caino Barocco. Messina e la Spagna 1672-1678'', 2005, p. 315.}}
 
I francesi avevano la propria base nella piazzaforte di Augusta.
 
<br>
 
=== Il terremoto e lo tsunami del 1693 ===
<br>
 
=== La guerra di successione spagnola (1700) ===
==== Il trattato di Utrecht ====
<br>
 
 
=== La Spagna contro la Quadruplice Alleanza (1718) ===
==== Savoia: il vicerè Maffei e il ruolo di piazzaforte piemontese ====
<br>
 
==== Le acque controllate dagli inglesi e l'arrivo delle truppe d'Austria ====
Il 16 agosto 1718 il capitano di vascello G. Walton scrive all'ammiraglio Byng un importante e corto messaggio che diviene celebre nella storia marinara dell'Inghilterra; ed egli lo fa firmandosi «''al largo di Siracusa''» (''off Syracuse''):
 
{{Citazione|Signore [Byng] - Abbiamo preso e distrutto tutte le navi Spagnole che erano sulla costa; il numero come da margine. Io sono, &c., G. Walton. ''Conterburry al largo di Siracusa'', 16 Agosto 1718.|[[Tobias Smollett]], ''A Complete History of England,: From the Descent of Julius Cæsar, to the Treaty of Aix la Chapelle, 1748'', 1759, p. 234.|Sir - We have taken and destroyed all the Spanish vessel which were upon the coast; the number as per margin. "I am, &c., G. Walton. ''Conterburry off Syracuse'', August 16th 1718.|lingua=en}}
 
G. Walton ha appena dato a Byng la notizia dell'annientamento delle ultime navi spagnole sopravvissute alla battaglia dell'11 agosto, svolatasi tra Siracusa e Capo Passero. La Spagna non sarà più in grado, dopo di ciò, di mandare altre navi da guerra in soccorso alle sue truppe da terra, poichè gli inglesi, da quel momento in avanti, controlleranno meticolosamente tutte le acque siciliane.
 
(segue la risposta di Byng che gira il messaggio di Walton a [[Conte di Stair|Lord Stair]] e al segretario Creggs)
 
<br>
 
=== Il compromesso tra Spagna e Inghilterra ===
==== La nascita del Regno borbonico napoletano (1735) ====
<br>
 
== Siracusa: i pirati e gli schiavi ==
{{Citazione|In Europa, di fronte alla semplice menzione del nome di [[Khayr al-Din Barbarossa|Barbarossa]], gli uomini proferivano giuramenti, e le donne si facevano il [[segno della croce]].|David Hatcher Childress, ''El secreto de Cristóbal Colón'', Madrid (Cit. [[Peter Lamborn Wilson]], ''Utopie Pirata''), 2010, p. 236.|En Europa, ante la simple mención del nombre de Barbarroja, los hombres proferían juramentos, y las mujeres se santiguaban.|lingua=es}}
 
Premesso che la città ebbe da rapportarsi con la pirateria fin dalle epoche storiche più antiche del Mediterraneo, fu proprio sotto l'egemonia spagnola che i suoi contatti con il mondo dei corsari si intensificarono.
 
Siracusa, per via della sua posizione, costiera e strategica, ha attirato in essa un gran numero di personalità che praticavano alacremente il mestiere del pirata e, più in generale, del corsaro. Uno degli episodi di pirtateria più efferrati e noti nella storia della città si verificò già sotto i Normanni, con il coinvolgimento della [[penisola iberica]]:
 
[[File:Jolly-roger.svg|miniatura|left|La classica bandiera dei pirati: la [[Jolly Roger]], che, secondo alcuni storici, deriverebbe proprio o da Ruggero II di Sicilia o da Roger de Flor]]
 
Nel [[1127]] [[Ruggero II di Sicilia]] si recò in [[Africa]] con 40 navi per compiere scorrerie contro i domini dei musulmani (è questo l'anno della conquista dell'[[isola di Malta]] da parte del Normanno<ref>Cfr. la contemporaneità dei due eventi in Jean-Marie Martin, ''La vita quotidiana nell'Italia Meridionale ai tempi dei Normanni'', 2018, cap. ''Crociate e spedizioni''.</ref>); essi allora, per vendicarsi, armarono a loro volta 80 navi e le spedirono nei siti siciliani di [[Patti]] (nel messinese) e Siracusa. Narrano le fonti cristiane, come [[Guglielmo I arcivescovo di Tiro]], che il capitano dei pirati era un musulmano di Spagna, ovvero un [[Almoravidi|almorávide]], di nome Gaitus Maymonus, il quale assalì con la sua squadra i siracusani in data 17 luglio 1127. Niente fu risparmiato: dopo aver distrutto le case, appiccato gli incendi, i pirati catturarono uomini e donne e li portarono con sé.<ref>[[Guglielmo I arcivescovo di Tiro]], lib. XIII, cap. 22 (in Caruso, p. 1001).</ref> Aggiunge lo storico [[Ottavio Gaetani]], in ''Vitae Sanctorum Siculorum'', che i pirati - che egli specifica essere «pirati di Spagna»<ref>Vd. il passo del Gaetani in [[Michele Amari]]: ''Storia dei Musulmani di Sicilia'', 1872, vol. 3, pp. 378-379.</ref> - in quell'occasione a Siracusa non lasciarono intatte altro che le mura, depredando tutto il resto.<ref>[[Ottavio Gaetani]], ''Vitae Sanctorum Siculorum'', I, p. 60, XV sec.</ref>
 
L'offensiva piratesca giunta da [[al-Andalus]] ai danni dei siracusani, causò due reazioni nel regno di Sicilia: a breve termine l'alleanza di Ruggero con il conte [[Raimondo Berengario III di Barcellona]], quindi l'impegno siciliano nella ''[[Reconquista]]'' della Spagna cristiana,<ref>Giosuè Musca, Università di Bari. Centro di studi normanno-svevi, ''Il mezzogiorno normanno-svevo e le crociate: atti delle quattordicesime giornate normanno-sveve, Bari, 17-20 ottobre 2000'', 2002, p. 133.</ref> e a lungo termine la partecipazione dei siciliani alle [[crociate]] in atto; essi si unirono alla [[Seconda crociata|seconda]] di tali spedizioni, che risultò essere la più imponente.<ref>L'interesse di Ruggero, e il suo invito con le navi per questa crociata, è descritto in: [[Joseph-François Michaud]], ''Histoire des croisades''. Trad. da [[Francesco Ambrosoli]], Milano, 1831, vol. sec. p. 155.</ref>
 
Ma Siracusa fu anche aiutata dai pirati; in base alle esigenze politiche del momento: quando il [[papato]], supportato dagli [[Angiò]], e i primi re aragonesi si contendevano la Sicilia, Siracusa subì un nuovo assedio, e nel [[1298]] la città rischiava il cedimento a causa della fame imposta dal blocco dei belligeranti, allora venne in suo soccorso [[Ruggero da Fiore|Roger de Flor]], famoso per essere il pirata capitano degli [[Almogàver]] (temibili soldati saraceni al servizio della [[Corona d'Aragona]]). Roger de Flor assaltò una delle navi francesi poste al servizio del principe [[Carlo di Valois]], piena di viveri, e da Catania la dirittò nel porto di Siracusa, sfamando così la popolazione assediata e permettendo alla città di rimanere in mani aragonesi. Il pirata de Flor rimase un anno a Siracusa, organizzando da qui navi e spedizioni piratesche per i suoi equipaggi.
 
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== Gli Spagnoli e la cucina siracusana ==
=== Pomodori e cioccolato ===
 
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[[File:Merico espanol e espanoles en Caragoca de Sicilia.jpg|thumb|upright=1.6|Il nome spagnolo di Siracusa: ''Çaragoça de Sicilia'' in una delle pagine del libro edito nel [[1553]] e scritto da Florián de Ocampo, cronista dell'imperatore [[Carlo V d'Asburgo]].<ref group=N>Nella pagina in questione è trattata la vicenda e il ruolo dello spagnolo Merico (colui che aprì le porte di Siracusa ai Romani) e, più in generale, il ruolo degli antichi Iberici (nel libro chiamati già Spagnoli) all'interno della [[Siracusa (città antica)|polis di Siracusa]] (epoca greca).</ref>]]
 
Appunti:
 
 
Il nome di Siracusa con gli spagnoli: '''Çaragoça de Sicilia (Zaragosa)'''; "de Sicilia" per distinguerla da [[:es:Zaragoza|Zaragoza]] della Spagna ([[Saragozza]]).
 
Per la ricerca di altri doc. in lingua: varianti del nome sotto influenza spagnola: '''Caragoça''' (con la C iniziale e non la Ç); '''Saragosa'''; '''Zaragoza''' (con la Z finale invece della S); '''Saragossa''' (più raro e edito quasi esclusivamente in doc. italiani).
 
Nel cinquecento si conosceva, e quindi era già in uso, il nome dialettale odierno della città: '''Sarausa''' (con ogni probabilità modellato dai locali proprio sulla fonetica adoperata dagli Spagnoli, dai quali si sentivano chiamare sempre come gli abitanti della città aragonese: '''caragocanos''' e '''zaragozanos'''; dall'originale nome di Zaragoza: ovvero '''Caesar Augusta''', poi '''Caesaraugusta''', quindi '''Saraqusta'''; da lì in poi le due città hanno mescolato la propria etimologia, influenzandosi a vicenda).
 
 
Citazione sul culmine del potere spagnolo:
 
{{Citazione|L'ambizione degli spagnoli, che li ha fatto accumulare tante terre e mari, li fa pensare che nulla sia per loro inaccessibile|Carlos Carnicer Díez, Javier Marcos, ''La aventura de la Historia'', 2006, p. 69|La ambición de los españoles, que les ha hecho acumular tantas tierras y mares, les hace pensar que nada les es inaccesible.|lingua=spa}}
 
 
nota: ricordarsi di approfondire la vicenda sui "siculos españoles" (o Españoles Siculos) dell'epoca greca (vicenda che probabilmente ha a che vedere con il mito cinquecentesco del [[Siculo (mitologia)#Il falso storico di Annio e la genealogia spagnola|Siculo originario di Spagna]])
 
 
 
Appunto importante:
 
Gli Spagnoli a Siracusa per riconquistare i territori perduti nel [[1713]] (per fare ciò disubbidiscono al [[trattato di Utrecht]]). Tempo dell'azione: agosto [[1718]]. Tempo della cronaca: [[1725]] (molto vicino alla data della battaglia):
 
{{Citazione|Gli Inglesi, per riprendersi dai danni subiti, stettero quattro giorni in mare, distanti cinquanta miglia[dalla costa]; dopo, furiosi, entrarono a [[Siracusa]] con a seguito le navi (spagnole), ormai arrese, nei giorni 16 e 17 di agosto. Questa è la sconfitta dell'[[Armada Española]], volontariamente flagellata nel Golfo di Araich,<ref group=N>In diverse cronache spagnole del tempo, non compare il nome di Capo Passero e delle acque siracusane e maltesi, ma compare invece il nome del golfo di Araich, specificando che esso si trovasse nel Canale di Malta.</ref> [nel] [[Canale di Malta]], dove soffrì un combattimento senza linea, né assetto militare. Gl Inglesi poterono attaccare le navi spagnole a loro piacimento, poiché esse erano divise. Non fu una battaglia, bensì un combattimento disordinato, che fa risaltare in maggior maniera la criticabile condotta degli Spagnoli, anche se questi dimostrarono un indubbio valore, più degli Inglesi, i quali mai vollero abbordare; nonostante le occasioni offerte dagli Spagnoli.|Vicente Bacallar y Sanna San Felipe, ''Comentarios de la guerra de España e historia de su rey Phelipe V el Animoso'', 1725, pp. 253-254, n. 287.|Para repararse los Ingleses de los danos padecidos, se entretuvieron quatro dias cinquenta millas á la Mar; despues entraron furiosos con los Navios rendidos en Siracusa, los dias 16 y 17 de Agosto. Esta es la derrota de la Armada Española, voluntariamente padecida en el Golfo de Araich, Canal de Malta, donde sufrió un combate sin linea, ni disposicion Militar, atacando los Ingleses a las Naves Españolas á su arbitrio, porque estaban divididas. No fue Batalla, sino un desarreglado combate, que redunda en mayor desdoro de la conducta de los Españoles, anque mostraron imponderabre valor, mas que los Ingleses, que nunca quiesieron abordar; por mas que lo procuaron los Españoles.|lingua=spa}}
 
(aggiungere in seguito i nomi delle navi spagnole che rimasero al porto siracusano sotto il controllo inglese)
 
Altra testimonianza sull'arrivo di [[:es:John Byng|Bing]] e [[:es:José Antonio de Gaztañeta e Iturribalzaga|Antonio de Gastaneta]] (rispettivamente ammiraglio della flotta inglese e comandante dell'armata spagnola) al porto aretuseo:
 
{{Citazione|[...] e il vincitore, appena riuscì a riparare i propri danni [alle navi], andò ad ostentare nel porto di Siracusa le [navi spagnole] prese, frutto vergognoso della sua perfidia.|José Ferrer de Couto, ''Historia de la marina real Española desde el descubrimiento de las Americas hasta la batalla de Trafalgar'', 1854, p. 628.|[...] y el vencedor tan pronto como pudo reparar su averías, fué á obstentar en el puerto de Siracusa las preses, vergonzoso fruto de su perfidia.|lingua=spa}}
 
Nota: generale, ufficiali e marinai dell'Aramata Spagnola vengono fatti prigionieri dagli Inglesi e trasferiti ad [[Augusta (Italia)|Augusta]].
 
'''Conseguenza''' (capitolo finale):
 
A seguito di questa battaglia, si forma la '''[[Guerra della Quadruplice Alleanza|Quadruplice alleanza]]''': [[Inghilterra]], [[Francia]], [[Austria]] e [[Paesi Bassi]] dichiarano guerra alla Spagna. Questa, per rimprendersi la Sicilia, deve rimanere in armi dall'Europa all'America, fino alle Indie Orientali: cede nel [[1720]], con la firma del [[Trattato dell'Aia (1720)|trattato dell'Aia]], nel quale dichiara di rinunicare definitivamente all'isola:
 
{{Citazione|Quanto alla Spagna, il mondo (scrive il buon Muratori<ref>''Annali d'Italia'': anno [[1719]], tom. XXVI, p. 339 (pubb. a Venezia, 1804).</ref>) vide nuovo spattacolo: le principali Potenze collegate contro di lei, ed ella sola far fronte a tutte. Il Trattato erasi notificato al re Cattolico di Madrid colla dichiarazione che, se non fosse per accettarlo, le Potenze segnatarie ve lo avrebbero astretto: ciò che, in fondo, si chiedeva alla Spagna era la rinuncia alla Sardegna e alla Sicilia, l'una non più posseduta al momento della pace di Utrecht, l'altra dovuta già abbandonare.|Isidoro La Lumia, ''La Sicilia sotto Vittorio Amedeo di Savoia'', 1877, p. 245.}}
 
Nota: nel mese di luglio 1718 (prima della sconfitta spagnola), a Siracusa viene fucilato, previo processo militare, il capitano piemontese Carlo Marelli (arrivò in città su una nave degli Inglesi), colpevole di essersi arreso, con la sua guarnigione, il 12 luglio nella Sicilia occidentale, consegnandosi agli Spagnoli.
 
Nota2: '''1720''': Quando dalle navi inglesi, ormeggiate nel porto aretuseo, arriva la notizia che la Spagna ha rinunciato alla Sicilia, che passa così di fatto agli Alemanni (Tedeschi-Austriaci), si sparge il malumore a Siracusa (piazzaforte piemontese e austriaca, ma che continua a rimanere filo-spagnola).
 
'''Ultima azione degli Spagnoli a Siracusa:'''
 
'''[[1734]]-[[1735]]''':
 
Dopo decenni di apparente calma (dopo il 1720 il re spagnolo non ha tentato altri approcci in Sicilia), la Spagna ritorna a far parlare di sé attaccando nuovamente gli Austriaci nelle città siciliane. Siracusa è teatro di battaglia tra Spagnoli e Alemmani per ben due volte: il 15 ottobre 1734 (con vittoria spagnola) e poi assedio del maggio 1735: gli Austriaci evacuano la popolazione della città con le navi (abitanti esiliati presso la penisola della Maddalena e nei paesi vicini). Le cannonate con gli Spagnoli danneggiano l'assetto urbano. Gli Austriaci si arrendono il 1 giugno 1735. Gli Spagnoli scortano i Siracusani all'interno della loro città, che passa ai Borbone.
 
(ma dopo tale azione l'influenza spagnola diminuisce, fino quasi a sparire del tutto, lasciando spazio al potere territoriale degli Italiani continentali: inizio del governo napoletano sulla Sicilia).
 
 
'''Altri appunti:'''
 
A fine voce ricordarsi di approfondire il seguente tema: relazioni dirette tra le due culture prima dell'egemonia spagnola:
 
* Ritrovamento di [[Monetazione di Siracusa|monete antiche siracusane]] nei siti archeologici di antiche città spagnole.
* Ingenti quantità di soldati [[Penisola iberica|Iberici]] al servizio dei [[tiranni di Siracusa]].
* L'impatto decisivo di Merico spagnolo durante l'assedio romano della polis.
 
 
'''Fine appunti'''
 
== Note ==
;Note esplicative
<references group=N/>
 
[[Categoria:Compositori del Classicismo]]
;Riferimenti
{{Note strette}}