Storia dell'archivistica e Roberta Ulivi: differenze tra le pagine

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{{S|calciatori italiani}}
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{{Sportivo
|Nome = Roberta Ulivi
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|Disciplina = Calcio
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|Ruolo = [[Attaccante (calcio)|Attaccante]]
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{{Carriera sportivo
|1992-1993|<small>{{Calcio femminile Reggiana|G|1992}}</small>|19 (5)
|1993-1998|{{Calcio femminile Lugo|G}}|133 (100)
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{{Bio
|Nome = Roberta
|Cognome = Ulivi
|Sesso = F
|LuogoNascita = Ravenna
|GiornoMeseNascita = 8 febbraio
|AnnoNascita = 1971
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|AnnoMorte =
|Attività = ex calciatrice
|Nazionalità = italiana
|PostNazionalità = , di ruolo [[Attaccante (calcio)|attaccante]]
}}
 
In carriera si è laureata Campionessa italiana con la {{Calcio femminile Reggiana|N|1992}} al termine del [[Serie A 1992-1993 (calcio femminile)|campionato 1992-1993]], stagione in cui vince anche la [[Coppa Italia 1992-1993 (calcio femminile)|Coppa Italia]], trofeo che conquista anche nel [[Coppa Italia 1995-1996 (calcio femminile)|1996]] con il {{Calcio femminile Lugo|N|1995}}. Vanta inoltre alcune presenze nella [[Nazionale di calcio femminile dell'Italia|nazionale italiana]], con la quale ha anche partecipato all'[[Campionato europeo di calcio femminile 1997|Europeo di Norvegia e Svezia 1997]].
Per '''storia dell'archivistica''' si intende la riflessione condotta dagli intellettuali prima, e poi dagli archivisti, intorno alla realtà degli archivi. Tale riflessione, che si basa sulla considerazione dell'identità ontologica di che cosa sia l'archivio e quali siano le sue funzioni all'interno del contesto della civiltà umana, nacque a partire dall'[[Storia antica|età antica]] e si sta protraendo finora con lo sviluppo delle tecnologie informatiche nella sua [[Archivistica informatica|declinazione digitale]].
== Storia dell'archivistica ==
===Vicino Oriente antico===
[[File:Ebla_Palazzo_G_-_GAR_-_9-01.JPG|sinistra|miniatura|Rovine del Palazzo Reale di Ebla, sede dell'antico archivio del regno.]]
Gli archivi, intesi come testimonianza dell'attività umana, sono sempre esistiti in quanto l'archivio serve all'uomo per la sua attività quotidiana. Le prime testimonianze di archivio risalgono all'epoca dei [[Sumeri]] ([[III millennio a.C.|III millennio]]), quando cioè risalgono i primi supporti stabili<ref group="N">In [[Lombardia]] le prime testimonianze risalgono alla [[Storia della Val Camonica|civiltà camuna]] (graffiti su pietra), ma per intendere l'archivio inteso come odierno è necessario che 1) la civiltà sia stabile e organizzata; 2) organizzazione archivistica stabile con supporti duraturi; 3) finalità pratiche.</ref>. I Sumeri, infatti, furono un popolo che si legarono in civiltà stabile, svilupparono la scrittura ([[scrittura cuneiforme]] = 3500 a.C.) e avevano un bisogno di lasciare testimonianza delle loro attività quotidiane (come i commerci, esercizi contabili). Ne sono testimonianza le collezioni di tavolette scoperte a [[Nippur]] (ca 30.000) e a [[Mari (città antica)|Mari]] (più di 25.000 tavolette), databili intorno al [[II millennio a.C.]]
 
== Palmarès ==
In area mesopotamica, i [[Civiltà babilonese|Babilonesi]] scrissero su pietra il [[Codice di Hammurabi]], su pietra, scoperto a [[Sura (città)|Susa]] ad inizi '900; presso il [[Assiri (gruppo etnico)|popolo assiro]], invece gli [[archeologia|archeologi]] hanno rinvenuto in un'ala del palazzo reale di [[Assurbanipal]] a [[Ninive]] 22.000 tavolette d'argilla, corrispondenti alla [[Biblioteca di Assurbanipal|biblioteca]] ed agli archivi del palazzo del [[VII secolo a.C.]].
* {{Calciopalm|Campionato italiano femminile|1}}
:Reggiana Refrattari Zambelli: [[Serie A 1992-1993 (calcio femminile)|1992-1993]]
 
* {{Calciopalm|Coppa Italia femminile|2}}
Spostandoci nel Medio Oriente, tra il 1976 e il 1977, una spedizione italiana guidata da [[Paolo Matthiae]] ha riportato alla luce gli [[archivi reali di Ebla]], in [[Siria (regione storica)|Siria]]: i documenti ivi conservati sono circa 17.000 tavolette scritte in scrittura cuneiforme e questa rivelazione ha permesso di comprendere l'organizzazione archivistica di quella popolazione<ref>{{Cita|Angelucci|p. 18}}</ref>.
:Reggiana Refrattari Zambelli: [[Coppa Italia 1992-1993 (calcio femminile)|1992-1993]]
 
:Lugo Zambelli: [[Coppa Italia 1995-1996 (calcio femminile)|1995-1996]]
Gli [[Antico Egitto|Egiziani]], al contrario dei popoli precedenti, usarono come supporto il [[papiro]] e degli egizi non abbiamo molte testimonianze perché il papiro è un supporto completamente deteriorabile.
 
===Greci e Romani===
 
==== Introduzione ====
[[File:Metroon del Agora de Atenas.JPG|miniatura|I resti del ''Metroon'' dell'[[agorà]] di [[Atene (città antica)|Atene]].]]
Nell'età classica si passò a supporti più agili e leggeri ([[papiro]], [[pelle]], [[pergamena]]), ma anche più volatili, tanto che la stragrande maggioranza degli archivi egiziani, greci e romani è oggi perduta. Restò però l'uso di registrare alcuni avvenimenti di massima importanza su supporti più duraturi, come le incisioni su lastre di marmo o di pietra, per salvaguardarne la memoria in eterno ([[epigrafia]]).
 
==== Il mondo greco ====
Presso gli [[Antica Grecia|antichi greci]] era pratica comune esporre in luoghi pubblici i documenti che potessero avere un interesse per la cittadinanza. Con il passare del tempo si decise di far confluire i documenti che avevano una rilevanza pubblica nel ''[[Metroon]]'', ossia l'archivio pubblico centrale di [[Atene (città antica)|Atene]] in cui venivano custoditi anche le [[Tragedia greca|tragedie]] e le [[Commedia greca antica|commedie]].
 
A causa della fragilità dei supporti documentari ([[papiro]], [[Tavoletta cerata|tavolette cerate]]), si è conservato poco o niente degli antichi archivi della civiltà ellenica: un esempio sono trentanove tavolette di bronzo che facevano parte dell'''archeion'' del tempio di Zeus a [[Locri Epizefiri]], l'attuale [[Locri]] in [[Calabria]]<ref name=":0">{{Cita|Bertini|p. 10}}</ref>.
 
==== Roma ====
[[File:VitaCivileTavoletteCerate.jpg|miniatura|Una tavoletta cerata.]]{{Citazione||Frase attribuita al giurista del II/III secolo d.C. [[Ulpiano]] e riportata nel ''[[Corpus iuris civilis]]'' di [[Giustiniano I|Giustiniano]] (534 d.C.), in {{Cita|Lodolini, 1991|pp. 24-25}}|Solet et sic, ne eo loci sedeant, quo in publico instrumenta reponuntur, archio forte vel grammatophylacio.|lingua=La|lingua2=Ita}}
[[File:Tabularium 01.JPG|sinistra|miniatura|Il ''Tabularium'' con sovrapposto il Palazzo dei Senatori.]]
Anche presso gli antichi romani riscontriamo le stesse problematiche della civiltà greca, ossia la deteriorabilità del supporto scrittorio. Peculiarità della [[civiltà romana]] era quello di avere dei funzionari (i ''notarii'') che annotassero le attività quotidiane dei magistrati e di personalità pubbliche nei cosiddetti ''commentarii'', i quali finivano negli archivi privati quando la persona che descrivevano terminava la sua attività pubblica. Nella [[Repubblica romana|Roma repubblicana]] si conosce dalle fonti l'uso di tavolette lignee sie imbiancate e scritte a inchiostro (''album''), sia rivestite di cera e incise (''tabulae cerussatae''), che venivano custodite con la massima cura in ambienti sacri. Di esse tuttavia non è pervenuta a noi alcuna traccia.
 
Se in piena età repubblicana i documenti erano conservati nell'''[[Aerarium|Aerarium Saturni]]'', a partire dal [[I secolo a.C.]] fu creato il ''[[Tabularium]]''<ref>{{Cita|Ghezzi|p. 123}}; {{Cita|Lodolini, 1991|pp. 19-20}}</ref>, un archivio centrale situato ai piedi del [[Campidoglio]]. Inoltre, in età imperiale viene introdotta la registrazione dei documenti considerati importanti (editti) sui registri conservati nell'archivio imperiale, creato appositamente per raccogliere la documentazione prodotta dagli imperatori romani<ref>{{Cita|Lodolini, 1991|p. 21}}</ref>. Così come per i greci, anche degli archivi romani è rimasto praticamente nulla, se non delle tavolette cerate riscoperte a [[Pompei antica|Pompei]] e conservatesi fino ad oggi grazie alle sostanze chimiche emesse durante l'[[Eruzione del Vesuvio del 79|eruzione del 79 d.C]].
 
===Medioevo===
{{Vedi anche|Medioevo}}{{Citazione|Luogo in cui gli atti pubblici sono conservati affinché attestino la verità.|Definizione di archivio tratto dal ''Corpus iuris civilis'', riportato in {{Cita|Lodolini, 1991|p. 27}}|Locus in quo acta publica asservantur ut fidem faciant.|lingua2=Ita|lingua=La}}
 
==== Alto Medioevo ====
[[File:Master of Parral - St Jerome in the scriptorium - Google Art Project.jpg|sinistra|miniatura|Maestro di Parral, ''[[San Girolamo]] nello scriptorium'', [[pittura]], 1480-1490, [[Museo Lázaro Galdiano]], [[Madrid]]]]
[[File:Imperatore Giustiniano.jpg|miniatura|Giustiniano I (527-565), [[Imperatori bizantini|imperatore d'Oriente]] e fautore, insieme al giurista [[Triboniano]], del ''Corpus Iuris Civilis.'']]
In seguito al crollo dell'[[Impero romano d'Occidente|Impero Romano d'Occidente]] e la confusione generata dagli sconvolgimenti socio-politici successivi, la documentazione prodotta durante l'[[Alto Medioevo]] è alquanto esigua: da un lato, furono prodotti pochi documenti (o se ne sono conservati pochi) da parte delle cancellerie dei [[Regni romano-germanici|regni romano-barbarici]]<ref name=":1">{{Cita|Angelucci|p. 30}}</ref>; dall'altro, i sovrani e anche le autorità ecclesiastiche locali (vescovi, abati) avevano l'abitudine di portare con sè la documentazione archivistica, delineando così la nozione di ''archivi itineranti'', concezione che rimarrà in uso fino al XII secolo<ref>{{Cita|Bertini-Petrilli|pp. 58-59}}</ref>.
 
Soltanto nell'[[Impero bizantino|Impero Bizantino]], grazie all'opera giuridica del ''[[Corpus iuris civilis|Corpus Iuris Civilis]]'' [[Giustiniano I|giustinianeo]], conclusasi nel 534 grazie al giurista [[Triboniano]], si riuscì a preservare l'antico ordinamento archivistico romano.
 
Al contrario, un ruolo fondamentale per la conservazione dei documenti è stata la [[Chiesa cattolica|Chiesa]]: grazie ai [[Monastero|monasteri]], nei cui ''[[Scriptorium|scriptoria]]'' operavano i [[Amanuense|monaci amanuensi]] dediti alla conservazione della memoria classica e alla produzione di [[Bibbia|Bibbie]] o [[Evangeliario|Evangeliari]], molta documentazione fu salvata dall'oblio, grazie anche all'imporsi, a partire dalla tarda antichità, dell'utilizzo della pergamena come materiale scrittorio<ref name=":1" />.
 
==== Basso Medioevo ====
In seguito alla ripresa dei commerci e alla maggiore stabiità politica e all'ulteriore sviluppo sociale ed economico degli [[Ordine religioso|ordini religiosi]] (in particolare della grandi [[abbazia|abbazie]]) e della Chiesa (in particolare le [[Diocesi|sedi vescovili]]) permisero la conservazione di una significativa quantità di documentazione archivistica, via via più consistente.[[File:Oratorio dei buonomini di s. martino, lunette di Francesco d'Antonio, notaio fa un inventario.JPG|thumb|''Un notaio redige un inventario'', [[oratorio dei Buonomini di San Martino|Oratorio di San Martino]], [[Firenze]]]]Il Basso Medioevo vede anche una progressiva emancipazione dell'elemento laico rispetto a quello ecclesiastico nella produzione del patrimonio documentario e culturale in senso lato: le nuove [[Età comunale|istituzioni comunali]], sorte in Italia a parte dal [[XII secolo]], avevano bisogno di tenere in ordine quanto prodotto dai vari uffici. Di conseguenza, nacquero gli archivi comunali che si sarebbero poi sviluppati successivamente nelle istituzioni signorili e che andranno a confluire, negli attuali Archivi di Stato, nelle sezioni preunitarie. All'epoca comunale risalgono anche i primi regolamenti sulle gestione degli archivi pubblici.
 
Al fianco delle istituzioni comunali, nacquero in questo periodo figure addette alla conservazione dei documenti, i ''[[Notaio|notari]]'', che ordinavano e custodivano il materiale proveniente dagli uffici comunali, rendendolo disponibile per la fruizione dei funzionari pubblici e dei privati cittadini che avessero un interesse pertinente. Si può dire che agli inizi del Trecento quella del notaro-archivista fosse già una professione ben definita e qualificata<ref>{{Cita|Romiti|p. 23}}</ref>.
 
Nella stessa epoca si svilupparono anche gli archivi delle monarchie europee, in quanto l'amministrazione degli Stati avveniva sempre più sistematicamente per mezzo di documenti scritti. Fra i più antichi regni a dotarsi di archivio dobbiamo ricordare il [[Regno di Sicilia]] ed il [[Regno di Napoli]], grazie all'interessamento di Federico II prima e dei sovrani angioini che fondarono l'omonimo archivio<ref>{{Cita|Angelucci|p. 36}}</ref>.
 
===Età moderna===
{{Citazione|Che egli veda, esamini, metta in ordine e sistemi negli armadi le lettere, le carte e i privilegi, al fine di conservarli il meglio possibile perché siano il più sicuramente il più facilmente utilizzabili quando ciò si renderà necessario. E che egli faccia tutto quanto è necessario per conservarli in modo sicuro e per ritrovarli rapidamente.|[[Filippo IV di Francia]] a Pierre d'Etamps, primo archivista regio, citato in {{Cita|Bertini|p.7}}}}
 
==== Gli archivi come "arsenali del potere" ====
[[File:Archivo_General_de_Simancas.jpg|sinistra|miniatura|Particolare dell'''Archivo General de Simancas'']]
Con l'inizio dell'età moderna e la formazione delle monarchie nazionali, gli archivi diventarono necessari ai fini dell'esercizio del potere e della consultazione dei documenti da parte dei sovrani. Gli archivi in quest'epoca furono definiti dei veri e propri "arsenali del potere" (o ''arsenal de l'autorité''), cioè strumenti a disposizione del sovrano, e crescono in funzione dell'attività del governo<ref>{{Cita|Zanni Rosiello|p. 60}}</ref>. Gli archivi vengono perciò tenuti segreti, affidati a funzionari di fiducia del sovrano: non erano assolutamente concepiti per essere consultati, in quanto contenevano i segreti di Stato delle monarchie. Di archivi "reali" ne nacquero parecchi in Europa dopo il Medioevo, tra i quali si ricordano principalmente:
 
* ''[[Archivio generale di Simancas|Archivio generale di Castiglia]]:'' istituito a [[Simancas]] da [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]] nel 1540 per provvedere il [[Regno di Castiglia e León|Regno di Castiglia]] di un archivio reale simile a quello dell'[[Regno d'Aragona|Aragona]], conservava tutti i documenti della monarchia spagnola dalla fondazione al 1844, quando fu aperto agli studiosi e la documentazione non più storica ma trattante di affari attuali della monarchia fu trasferita a [[Madrid]]<ref>''Cfr.'' {{Cita|González de Amezúa|p. 13; p. 18}}</ref>.
* ''[[Archivio di Stato Austriaco|Archivio di corte a Vienna]]'' (oggi ''Archivio di Stato Austriaco''), fu istituito nel 1749 da [[Maria Teresa d'Austria|Maria Teresa]] col nome di ''Geheimes Hausarchiv'' (ossia ''Archivio di Corte''), il quale nell'Ottocento assunse il nome completo di ''Archivio di famiglia, di Corte e di Stato'' (''Haus-, Hof- und Staatsarchiv'')<ref>{{Cita|Haus-, Hof- und Staatsarchiv}}</ref>.
* ''Archivio di Corte'' a Torino, oggi sede dell'[[Archivio di Stato di Torino]]. Progettato da [[Filippo Juvarra]] tra il 1731 e il 1733, fu voluto da [[Carlo Emanuele III di Savoia|Carlo Emanuele III]]<ref>{{Cita|Bertini-Valori|p. 105}}</ref>.
* ''Archivio napoleonico di Parigi.'' [[Napoleone Bonaparte]] intendeva far confluire al [[Palazzo del Louvre|Louvre]] tutti i documenti dei territori facenti parte dei [[Primo Impero francese|territori imperiali]]. Quest'attività si interruppe con il crollo dell'Impero nel 1814 e parte di questa documentazione tornò in parte ai territori originari in seguito al [[Congresso di Vienna]]<ref>{{Cita|Donato|Introduzione, p. I e segg.}}; {{Cita|Angelucci|pp. 82-83}}</ref>.
 
==== Il Concilio di Trento e gli archivi ecclesiastici: da Paolo V a Benedetto XIII ====
{{Vedi anche|Archivio segreto vaticano}}[[File:Interiors_of_Vatican_Secret_Archives.png|miniatura|Scaffali nei depositi dell'Archivio Segreto Vaticano]]
Tra le varie disposizioni disciplinari emanate dal [[Concilio di Trento]] (1545-1563) v'era quella di obbligare sia i [[Parroco|parroci]] che i [[Vescovo|vescovi]] di tenere degli archivi ecclesiastici per controllare la popolazione cattolica e per vedere se c'erano delle consanguineità tra gli sposi<ref group="N">{{Cita|Angelucci|p. 57}} ricorda l'importante [[costituzione apostolica]] ''Maxima vigilantia'' emanata, nel XVIII secolo, da parte di [[papa Benedetto XIII]] (1723-1730), con cui il papa ordinò la creazione degli archivi ecclesiastici dettando anche le norme di ordinamento e conservazione del materiale archivistico.</ref>. Da quel momento in poi, i parroci o i loro fiduciari dovevano tenere dei [[Registri parrocchiali|registri]] in cui annotare i [[Battesimo|battesimi]], i [[Matrimonio (Chiesa cattolica)|matrimoni]] e i [[Rito funebre|funerali]]. Qualche decennio più tardi, anche il Vaticano decise di istituirsi di un "Archivio di Stato": [[Papa Paolo V|Paolo V]] (1605-1621) decise infatti di creare, al fianco del ''archivium'' ''vetus'' (costituito da documenti provenienti dalla [[Biblioteca apostolica vaticana|Biblioteca Apostolica Vaticana]], dalla [[Camera Apostolica]] e dall’Archivio di Castel Sant’Angelo), un ''novum archivium'' che raccogliesse le carte di governo dello [[Stato Pontificio|Stato della Chiesa]]<ref>{{Cita|Note storiche}}</ref>. Si trattava del nucleo di quello che verrà chiamato successivamente ''[[Archivio segreto vaticano|Archivio Segreto Vaticano]]'', fondato ufficialmente con il [[Breve apostolico|breve]] ''Cum nuper'' del 31 gennaio 1612<ref>{{Cita|Boaga-Palese-Zito|p. 270}}</ref>.
 
==== Gli archivi nobiliari ====
[[File:Fede di Nobiltà.jpg|sinistra|miniatura|Un manoscritto cartaceo riportante una ''fede di nobiltà'', Archivio storico del Comune di Ferrara, ''Archivio Antico (1393-1898)'', Sezione Manoscritti.]]
[[File: Archivistica2.pdf|thumb|right|I più antichi manuali d'archivistica:: ''Von der Registratur'' di Jacob von Rammingen (1571), e ''De Archivis'' di [[Baldassarre Bonifacio]] (1632).]]
Verso la fine del [[XVIII secolo]] i nobili italiani godevano di una serie di prerogative che, però, devono essere dimostrate davanti al tribunale araldico. Sia gli austriaci prima che i francesi dopo richiesero alla nobiltà dei territori da loro controllati di portare le prove documentarie per dimostrare la loro effettiva nobiltà. Gli aristocratici, per non perdere i loro privilegi, dovettero ricostruire la loro genealogia per dimostrare che fossero tali (almeno per quanto riguarda Milano) di essere tali da almeno 100 anni, affidando tale compito a degli studiosi che potessero ricercare i documenti testimonianti la loro nobiltà<ref>{{Cita|Guérin-Dalle Mese|p. 75}}</ref>.
 
==== Primi scritti di archivistica: tra Germania e Italia (XVI-XVII secolo) ====
A partire dal tardo XVI secolo, alcuni studiosi cominciarono a ragionare riguardo il funzionamento degli archivi, dando origine alla scienza che ha per oggetto lo studio del funzionamento del materiale depositato negli archivi, ovvero l'archivistica. Il primo trattato risale al [[1571]], allorché l'erudito tedesco [[Jakob von Rammingen]] pubblicò a [[Heidelberg]] il testo ''Von der Registratur''<ref>{{Cita|Boaga-Palese-Zito|p. 60}}</ref>, anche se furono gli italiani, nel [[XVII secolo]], a fornire il più nutrito contributo alla manualistica degli albori dell'archivistica.
 
Fondamentale per la struttura dell'archivio in Italia è il lavoro del vescovo [[Baldassarre Bonifacio]] (1584-1659) intitolato ''De archivis liber singularis'' (1632), in cui tratta sulla conservazione e sul corretto ordinamento degli archivi "chiusi", cioè non destinati a ricevere ulteriore documentazione, sottolinenando al contempo il valore giuridico-probatorio e quello di memoria storia propria degli archivi<ref>{{Cita|Lodolini, 1991|pp. 61-62}}</ref>. Altrettanto importanti sono i lavori di [[Albertino Barisoni|Albertino Barisone]] (''Commentarius de archivis antiquorum'', che vide però la "luce editoriale" solo nel 1737) e quello di Niccolò Giussani, ''Methodus archivorum sive modus eadem texendi ac disponendi'' (1684) ove delinea una triplice divisione dell'archivio «per corpus, classes et seriem»<ref>{{Cita|Lodolini, 1991|p. 62}}; {{Cita|Boaga-Palese-Zito|p. 60}} e {{Cita|Angelucci|p. 66}}</ref>. Nel [[1647]] venne composta, infine, un'altra opera dedicata alla gestione dei documenti pubblici: "Direttorio et arte per intendere le pubbliche scritture" di [[Fortunato Olmo]]. Opera che però non riuscì a fornire il proprio contributo alla nascita dell'archivistica poiché rimase inedita.
[[File:Pietro Leopoldo I granduca di Toscana.jpg|miniatura|[[Pietro Benvenuti]], ''Pietro Leopoldo I granduca di Toscana'']]
 
=== Il XIX secolo ===
 
==== L'archivio come "memoria storica" ====
Nel corso dell'Ottocento, l'archivio da ''memoria di autodocumentazione'' (ovvero ha una funzione esclusivamente pragmatico-amministrativa per il soggetto produttore) diventa ''fonte della memoria collettiva'': i documenti, quando smettono di funzionare per il soggetto che lo produce, assumono un'importanza storica agli occhi di altre persone, ''in primis'' gli studiosi, che non l'hanno prodotto. In quest'ottica, già a partire dagli ultimi decenni del XVIII secolo, gli archivi furono aperti al pubblico:
 
# 24 dicembre 1778. Il [[Granducato di Toscana|granduca]] [[Leopoldo II d'Asburgo-Lorena|Pietro Leopoldo]] di Toscana crea l'''Archivio diplomatico'', destinato a raccogliere i fondi delle magistrature soppresse e che al contempo viene aperto agli studiosi<ref>{{Cita|Lodolini|p. 80}}</ref>.
# 12 settembre 1790. L'[[Assemblea nazionale (Francia)|Assemblea Nazionale]], con uno specifico decreto, crea l'[[Archivi nazionali (Francia)|Archivio Nazionale]] «che doveva comprendere - quale sala d’onore, per così dire, delle opere della [[Rivoluzione francese|Rivoluzione]] - tutti gli atti relativi alla Costituzione, al diritto pubblico, alle leggi ed alla divisione amministrativa del territorio francese»<ref>{{Cita|Brenneke|p. 213}}</ref>. Anch'esso venne concepito per essere consultabile al pubblico.
# A [[Milano]], il prefetto delle biblioteche e degli archivi del [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno Italico]] [[Luigi Bossi Visconti]], con l'aiuto di Michele Daverio, creò, nel 1807, il ''Museo diplomatico'', fondo conservante i documenti più antichi estrapolati dagli archivi milanesi e dei territori del Regno, al fine di farli consultare agli studiosi.
 
==== Gli ordinamenti degli archivi ====
 
===== Il Metodo per materia (o di pertinenza) e Luca Peroni =====
{{Vedi anche|Ilario Corte|Luca Peroni|Archivio di Stato di Milano}}
[[File:Kaunitz,_Wenzel_Anton_Fürst.jpg|sinistra|miniatura|Wenzel Anton principe di Kaunitz, in una stampa del XVIII secolo. Il Kaunitz, insieme ad Obermeyer, fu l'artefice nell'[[Monarchia asburgica|Impero asburgico]] del ''metodo per materia''.]]
[[File:Luigi Osio.jpg|miniatura|Ritratto di [[Luigi Osio]], ''direttore degli archivi lombardi'' dal 1851 al 1873 che si prodigò per il trasporto dei fondi sparsi per Milano nel [[Palazzo del Senato (Milano)|Palazzo del Senato]], attuale sede dell'Archivio di Stato di Milano. L'Osio, cresciuto alla scuola di Peroni, fu un suo seguace. ]]
Verso il finire del '700, vengono creati dei grandi depositi che perdono il collegamento con la cancelleria di provenienza, in seguito alla soppressione di enti religiosi o di magistrature civili. Il tutto è finalizzato in un'ottica razionale, finalizzata alla ricerca immediata di determinati atti da parte delle autorità pubbliche secondo la materia trattata.
 
I documenti così ordinati secondo lo spirito illuminista (si pensi all'''[[Encyclopédie|Encyclopèdie]]'' di [[Denis Diderot|Diderot]] e [[Jean Baptiste Le Rond d'Alembert|d'Alambert]], ma anche ai testi di [[Pierre Camille Le Moine]], ''Diplomatique pratique'', 1765 e di De Chevrières'', Le nouvel archiviste'', 1775<ref>{{Cita|Lodolini, 1991|p. 77}}</ref>) trovarono un primo luogo di sviluppo a [[Vienna]], grazie all'archivista di corte Johann Georg Obermeyer, quest'ultimo supportato dal potente cancelliere [[Wenzel Anton von Kaunitz-Rietberg|Kaunitz]]. Questo metodo fu esportato poi in Lombardia grazie alla visita nella capitale asburgica di Ilario Corte che, divenuto nel 1781 responsabile del trasferimento degli archivi governativi dal [[Castello Sforzesco]] a [[Chiesa di San Fedele (Milano)|San Fedele]], applicò il metodo per materia<ref group="N">A Milano, però, alcuni archivisti si opposero a questa modalità. L'archivista camerale Gaetano Pescarenico tarda l’applicazione del metodo imposto dal governo austriaco ({{Cita|Lodolini|p. 91}}). Comunque, dopo la sua morte (1774), fu nominato all’Archivio Camerale, nato nel 1768 dalla fusione del Magistrato ordinario e del Magistrato straordinario, soppressi nel 1749, [[Bartolomeo Sambrunico]], il quale invece si allineò al metodo per materia.</ref> insegnandolo al suo allievo più promettente, Luca Peroni.
 
Quest'ultimo radicalizzò ulteriormente il metodo per materia: se il Corte applicava il metodo per materia senza scorporare gli archivi, il Peroni, già dal 1798, inviò al [[Repubblica Cisalpina|governo rivoluzionario francese]] uno schema in cui proponeva la fusione di numerosi archivi conservati a San Fedele, con conseguente scarto di ingente quantità di materiale e ordinamento delle carte in base a titoli dominanti simili a quelli previsti da Ilario Corte. Quando poi Peroni divenne il ''Direttore degli archivi governativi lombardi'' nel 1818 in seguito alla morte di [[Bartolomeo Sambrunico]], esercitò «con autorità assoluta»<ref>{{Cita|Bazzi|p. 108 §2}}</ref> il mandato estendendo il suo metodo oltre i confini milanesi. Il metodo peroniano continuò, a Milano, fino agli albori del [[XX secolo]], quando fu adottato il metodo storico di [[Francesco Bonaini|Bonaini]] e quello degli archivisti olandesi grazie all'intervento di [[Luigi Fumi]] e [[Giovanni Vittani]].
 
===== Dal ''rispetto dei fondi'' al metodo storico: Francesco Bonaini =====
{{Vedi anche|Francesco Bonaini}}
[[File:Francesco_Bonaini.jpg|miniatura|Ritratto di Francesco Bonaini]]
Nella seconda metà dell'Ottocento, però, vi fu una reazione nei confronti del metodo per materia. In Francia, su proposta dello storico [[Natalis de Wailly]], il ministero degli Interni emanò una circolare (le ''Instructions'' del 24 aprile 1841) in cui si stabilisce il principio di provenienza o rispetto dei fondi<ref>{{Cita|Valenti|p. 159}}</ref>.
 
In Italia, dove tale metodo era già applicato nel [[Regno delle Due Sicilie]] e nello [[Stato Pontificio]] tra il 1818 e il 1839, fu definitivamente messo in opera dall'archivista toscano Francesco Bonaini (1806-1874) il quale riorganizzò l'[[Archivio di Stato di Firenze]] secondo quello che verrà definito "metodo storico", come espresso nel 1867 in una note al Ministero dell'Istruzione:{{Citazione|...dal pensare come gli archivi si sono venuti formando e accrescendo nel corso dei secoli, emerge il più sicuro criterio per il loro ordinamento [...] Entrando in un grande archivio, l’uomo che già sa, non tutto quello che v’è, ma quanto può esservi, comincia a ricercare non le materie ma le istituzioni.|Francesco Bonaini, in {{Cita|Valenti|''Riflessioni sulla natura e struttura degli archivi'', p. 87}}}}Secondo Bonaini, dunque, non si deve rispettare soltanto il soggetto produttore, ma bisogna ricrearlo esattamente come lo aveva organizzato, operando dunque una ricostruzione storica. Tale metodologia sarà alla base poi dell'archivistica attuale, venendo fatta propria sia dalla legislazione italiana che dal primo manuale di archivistica moderna, il ''Manuale degli archivisti olandesi'', tradotto nel 1905 in tedesco e nel 1908 in italiano.
 
==== La distinzione tra gli archivi "storici" da quelli "correnti" ====
Sempre nel XIX secolo si sviluppa la separazione tra la fase di creazione e utilizzo e la fase di conservazione: ora ci sono luoghi che producono solo documentazione storica distinti da quelli in cui sono custoditi solo documenti che hanno una finalità pratica e a breve termine<ref>{{Cita|Angelucci|p. 74}}</ref>.
 
=== L'archivistica del Novecento ===
 
==== Tra '800 e '900: dalla scuola toscana a quella maceratese ====
Il metoodo storico del Bonaini, per quanto fosse stato "consacrato" con la [[Commissione Cibrario]] del 1870 e con il [[Regio decreto|R.D.]] 1852/1874 quale metodo ufficiale dell'ordinamento archivistico, fu però criticato perché troppo teorico e perché lo stesso Bonaini non lasciò degli scritti che ne esponessero il pensiero. [[Arnaldo D'Addario]], per esempio, guardava con maggior favore all'opera di un allievo di Bonaini, [[Salvatore Bongi]], e all'opera di [[Cesare Guasti]] il quale voleva che la scienza archivistica fosse insegnata nelle apposite scuole e che «l'archivio fosse scuola», pensiero ripreso da [[Carlo Malagola]] il quale voleva che la [[paleografia]] e la [[diplomatica]], benché viste come scienze nobili e autonome in sé stesse, non fossero superiori all'archivistica, ma il contrario. Pensiero raccolto poi nel D.R. del 1896.
 
Nel frattempo, a Macerata si stava sviluppando una nuova corrente di pensiero all'interno della scienza archivistica: Lodovico Zdekauer ed Ezio Sebastiani, quest'ultimo allievo del primo che era docente di [[diritto]] all'[[Università degli Studi di Macerata|università marchigiana]] ed ex archivista all'[[Archivio di Stato di Siena]] e allievo di Bonaini stesso, proponevano che gli archivi rientrassero all'interno dei [[Demanio|beni demaniali]] dello Stato (per la precisazione, questa teoria fu esposta con la tesi di Sebastiani in diritto nel 1902).
 
==== La scuola milanese del Primo Novecento ====
{{Vedi anche|Archivio di Stato di Milano#Storia}}
Il metodo peroniano, seguito ancora in particolar modo sotto [[Luigi Osio]] (1851-1873) e in parte sotto [[Cesare Cantù]] (1873-1895), fu abbandonato completamente con l'arrivo, a Milano, del conte [[Reggio Emilia|reggiano]] [[Ippolito Malaguzzi Valeri]] (1899-1905) il quale, già reduce dal riordinamento dell'Archivio di Stato di Modena secondo i principi adottati da Bonaini in Toscana e in [[Emilia]], intendeva apportare delle modifiche radicali anche al sistema archivistico milanese. La sua prematura scomparsa nel 1905 fu raccolta però da [[Luigi Fumi]] (1905-1920) il quale, entrato in contatto anch'egli con il principio di provenienza e il metodo storico di Bonaini, intese non soltanto portare avanti il programma del Malaguzzi Valeri avvalendosi di promettenti archivisti e diplomatisti quali [[Cesare Manaresi]], [[Giuseppe Bonelli]] e [[Giovanni Vittani]], riordinando dov'era possibile i fondi peroniani; ma anche rivitalizzare il programma della scuola annessa all'Archivio, patrocinando come manuale di studio quel ''Manuale'' di Faith, Frein e Müller che fu tradotto ed edito nel 1908 proprio da Bonelli e da Vittani. La scuola e l'archivio, così, diventarono centro d'interesse a livello nazionale, grazie alla stesura dell'''Annuario'' dal 1911 al 1919 e alle ''Prolusioni'' che il Vittani, direttore della scuola, teneva all'inizio di ogni anno accademico.
 
==== La scuola romana ed Eugenio Casanova ====
{{Vedi anche|Eugenio Casanova}}
La dottrina archivistica, che aveva compiuto dalla sua tarda investitura “ufficiale” alla fine dell'Ottocento straordinari progressi, cercava di affermare la propria autonomia epistemologica rispetto alla paleografia e alla diplomatica, accentuando le distanze e le divergenze nei principi e nelle finalità di ricerca.È certamente ad [[Eugenio Casanova]] che possiamo ricondurre questo difficilissimo compito, proprio negli stessi anni in cui infervorava il dibattito tra i diplomatisti tedeschi: Casanova si poneva così sulla stessa linea inaugurata nei primissimi anni del Novecento dai principali esponenti della Scuola archivistica milanese.
 
Così anche nelle Scuole degli Archivi di Stato sia il “programma generale di paleografia e dottrina archivistica” che il “programma di idoneità per la promozione a primo archivista” sancivano “l'importanza secondaria degli interessi delle ricerche storiche nell'ordinamento degli archivi” . In realtà, molto più temperato agli esordi, Casanova, in una recensione della prolusione e del programma di paleografia e diplomatica di Lodovico Zdekauer, nel 1897, aveva rilevato come nella Facoltà di diritto l'accento era stato giustamente posto sulla diplomatica, con “maggiore, anzi soverchiante larghezza” rispetto alla paleografia, essendo rispetto a quest'ultima, di maggiore utilità sia ai giuristi che agli archivisti. Nel quinquennio 1914-1919, in pieno sforzo bellico, [[Eugenio Casanova]] cambiava rotta fondando «Gli Archivi Italiani», prima rivista a carattere nazionale totalmente dedicata all'archivistica, ma aperta alle “discipline ausiliari”, paleografia e diplomatica.
Sulle Scuole, lo studioso torinese ricordava la necessità di una maggior cura nell'insegnamento dell'archivistica, la quale doveva costituire l'oggetto principale della cultura dei funzionari; nel [[1916]] lo stesso aveva lodato la creazione di un insegnamento di archivistica da parte di [[Luigi Genuardi]] di Molinazzo, docente di storia del diritto italiano presso l'[[Università degli Studi di Palermo|Università di Palermo]] . Bisogna attendere il 1925 perché proprio a Casanova sia affidato il primo insegnamento universitario presso la Facoltà di scienze politiche dell'[[Università degli Studi di Roma "La Sapienza"|Università di Roma]], incarico che fu portato avanti ininterrottamente fino al 1935. Ma è del [[1928]] la prima edizione del famoso manuale ''Archivistica'', opera più vasta e completa della disciplina sino ad allora e punto di partenza per le successive speculazioni teoriche. Altissimo, nell'opera, il concetto dell'archivistica e dell'importanza di essa al di sopra di ogni disciplina per la formazione dei futuri archivisti, ricordando che
 
“[…] ''non tutti gli atti di un archivio richiedono l'intervento di un paleografo, di un diplomatista […] mentre tutti invece esigono quello di un archivista”''.
 
Un vero e proprio muro dunque, quello innalzato dal Casanova nei confronti della diplomatica, e che ben si spiega con quelle che erano le precipue finalità dell'archivista torinese: liberare l'archivistica dal legame che sino allora l'aveva indissolubilmente legata alle discipline più marcatamente storico-critiche, tentando così una “cosa a nostra conoscenza mai sperimentata […] l'affermazione di una nuova scienza” .
 
==== Gli archivi contemporanei e le sfide della conservazione digitale ====
{{Vedi anche|Archivistica informatica}}[[File:Staatsarchiv Erdberg Sep 2006 001.jpg|thumb|''Staatsarchiv'' (Archivio di Stato) di [[Erdberg]], Austria]]L'imposizione del metodo storico e gli ordinamenti statali nei confronti degli istituti di conservazione hanno omologato la gestione archivistica in tutto il mondo. Negli anni più recenti sono tornati alla ribalta i problemi legati alla formazione, la gestione e la conservazione degli archivi, soprattutto in riguardo all'introduzione di nuove tecnologie, che in futuro potrebbero rivoluzionare la consistenza degli archivi. Si tratta in particolare delle tecnologie [[Informatica|informatiche]] e [[Telematica|telematiche]], che hanno reso impellente la revisione di metodologie ormai consolidate da decenni. L'uso delle nuove tecnologie, soprattutto dopo aver superato una prima fase di sperimentazione un po' improvvisata all'inizio degli [[Anni 1980|anni ottanta]], si sta via via affinando sempre maggiormente, con procedimenti più meditati, consapevoli e raffinati, sostenuti anche dall'istituzione di appositi organismi statali (in Italia l'AgID, acronimo per l'[[Agenzia per l'Italia digitale]]), anche se restano da sciogliere i dubbi legati all'organizzazione dei documenti che non comprometta il [[vincolo archivistico|vincolo]] e alla conservazione dei nuovi [[Supporto di memoria|supporti digitali]] nel futuro: se un foglio di carta ha infatti dimostrato di poter essere conservato, tramite le opportune cautele, anche per secoli, per quanti anni sarà consultabile un supporto [[DVD]] o un [[disco rigido]]? Questi sono i nodi da sciogliere nel presente e nell'immediato futuro.
 
== Note ==
 
=== Esplicative ===
<references group="N" />
 
=== Bibliografiche ===
<references />
 
== Bibliografia ==
* {{Cita libro|autore1=Luca Carboni|autore2=Gabriele Cecchi|titolo=Annuario del calcio femminile 2002-2003|editore=Etruria Football Club - Stamperia Editoriale Pisana S.r.l.|città=Agnano Pisano (PI)|mese=luglio|anno=2003|cid=Carboni e Checchi 2003}}
 
* {{Cita pubblicazione|autore=Agustín González de Amezúa|anno=1945|titolo=El Archivo General de Simancas y la historia de España|rivista=Revista Nacional de Educación|numero=54|pp=11-30|lingua=Es|accesso=25 febbraio 2019|url=http://redined.mecd.gob.es/xmlui/bitstream/handle/11162/69647/00820073001267.pdf?sequence=1&isAllowed=y|cid=González de Amezúa|OCLC=6527252}}
* {{Cita libro|autore=Patrizia Angelucci|titolo=Breve storia degli archivi e dell'archivistica|url=https://books.google.it/books?id=6q7bqbv8zDoC&printsec=frontcover&dq=Patrizia+Angelucci&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi51IaYjcTgAhVCyaQKHfaJANoQ6AEIKTAA#v=onepage&q=Patrizia%20Angelucci&f=false|accesso=18 febbraio 2019|anno=2008|editore=Morlacchi Editore|città=Perugia|cid=Angelucci|ISBN=978-88-6074-164-6}}
* {{Cita pubblicazione|autore=Andreina Bazzi|anno=2004|titolo=L’Archivio di Stato di Milano dalla metà del Settecento al Novecento. Il titolo ‘dominante’ Araldica|rivista=Arte Lombarda|volume=140|numero=1|pp=108-112|accesso=11 febbraio 2019|url=https://www.jstor.org/stable/43106572|cid=Bazzi|ISSN=00043443}}
* {{Cita libro|autore=Maria Barbara Bertini|titolo=Che cos'è un archivio|anno=2008|editore=Carocci|città=Roma|cid=Bertini|ISBN=978-88-430-4637-9}}
* {{Cita libro|autore=[[Adolf Brennecke]]|curatore=Renato Perrella|titolo=Archivistica. Contributo alla teoria ed alla storia archivistica europea|url=http://www.icar.beniculturali.it/biblio/pdf/Brenneke/brenneke.pdf|accesso=11 febbraio 2019|annooriginale=1953|anno=1968|editore=Giuffrè|città=Milano|cid=Brenneke|SBN=IT\ICCU\SBL\0074079}}
* {{Cita libro|curatore=Emanuele Boaga, Salvatore Palese e Gaetano Zito|titolo=Consegnare la memoria: manuale di archivistica ecclesiastica|url=https://books.google.it/books?id=qw5br5c1WOsC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso=25 febbraio 2019|anno=2003|editore=Giunti|città=Firenze|cid=Boaga-Palese-Zito|ISBN=88-09-03234-9}}
* {{Cita libro|autore=Maria Pia Donato|titolo=L'archivio del mondo: Quando Napoleone confiscò la storia|url=https://books.google.it/books?id=7syCDwAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso=25 febbraio 2019|anno=2019|editore=Laterza|città=Bari-Roma|cid=Donato|ISBN=978-88-581-3563-1}}
* {{Cita libro|curatore=Angelo Giorgio Ghezzi|titolo=L'Archivio: teoria, funzione, gestione, legislazione|url=https://books.google.it/books?id=sPI-AwAAQBAJ&pg=PA132&dq=1841+ordinamento+per+materia+francia&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjchMyv57PgAhVFQBoKHb5sD4oQ6AEIMzAC#v=onepage&q&f=true|accesso=11 febbraio 2019|anno=2005|editore=I.S.U.|città=Milano|cid=Ghezzi|ISBN=978-88-8311-351-2}}
* {{Cita libro|autore=Jeannine Guérin-Dalle Mese|titolo=Una cronaca vicentina del Cinquecento|url=https://books.google.it/books?id=O_gvAQAAMAAJ&q=archivi+nobiliari+100+anni&dq=archivi+nobiliari+100+anni&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjtkauz-dvhAhXEMewKHV5KBMg4ChDoAQgoMAA|accesso=19 aprile 2019|anno=1983|editore=Accademia Olimpica|città=Vicenza|cid=Guérin-Dalle Mese|SBN=IT\ICCU\CFI\0004326}}
* {{Cita libro|autore=Elio Lodolini|titolo=Archivistica. Principi e problemi|annooriginale=1985|anno=2002|editore=Franco Angeli|città=Milano|cid=Lodolini|ISBN=88-464-3783-7}}
* {{Cita libro|autore=Elio Lodolini|titolo=Lineamenti di storia dell'archivistica italiana: dalle origini alla metà del XX secolo|anno=1991|editore=La Nuova Italia Scientifica|città=Roma|cid=Lodolini, 1991|SBN=IT\ICCU\CFI\0199557}}
* {{Cita libro|autore=Antonio Romiti|titolo=Archivistica Generale, primi elementi|anno=2008|editore=Civita Editoriale|città=Lucca|cid=Romiti|ISBN=978-88-902649-2-4}}
* {{Cita libro|autore=Isabella Zanni Rosiello|titolo=Archivi e memoria storica|anno=1987|editore=Il Mulino|città=Bologna|cid=Zanni Rosiello|ISBN=88-15-01274-5}}
* {{Cita libro|autore=Filippo Valenti|curatore=Daniela Grana|titolo=Scritti e lezioni di archivistica, diplomatica e storia istituzionale|url=http://www.archivi.beniculturali.it/dga/uploads/documents/Saggi/Saggi_57.pdf|accesso=11 febbraio 2019|anno=2000|editore=Ministero per i beni e le attività culturali - Ufficio centrale per i beni archivistici|città=Roma|pp=135-224|capitolo=Nozioni di base per un'archivistica come euristica delle fonti documentarie|cid=Valenti|ISBN=88-7125-111-3}}
 
==Voci correlate==
*[[Francesco Bonaini]]
*[[Luca Peroni]]
*[[Archivio]]
*[[Archivistica]]
*[[Archivistica informatica]]
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
 
{{Nazionale italiana europei femminili 1997}}
* {{Cita web|url=https://www.statearchives.gv.at/haus-hof-und-staatsarchiv-information-in-brief|titolo=Haus-, Hof- und Staatsarchiv – Information in brief|editore=Austrian State Archives|lingua=En|cid=Haus-, Hof- und Staatsarchiv|accesso=28 febbraio 2019}}
{{Portale|biografie|calcio}}
* {{Cita web|url=http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/SG-MiBAC/documents/1352909513694_convenzione_conflitto_armato_italiano.pdf|titolo=Convenzione per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato - Aja, 1954|editore=MIBAC|data=PDF|cid=Convenzione dell'Aja|accesso=25 febbraio 2019}}
* {{Cita web|url=https://delegazioneunesco.esteri.it/rappunesco/it/i-rapporti-bilaterali/informazioni-e-servizi/convenzione-concernente-le-misure|titolo=Convenzione concernente le misure da adottare per interdire e impedire l'illecita importazione, esportazione e trasferimento di proprietà di beni culturali (1970)|editore=Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale|cid=Convenzione Unesco|accesso=25 febbraio 2019}}
* {{Cita web|url=http://asv.vatican.va/content/archiviosegretovaticano/it/l_archivio/note-storiche.html|titolo=Note storiche|editore=Archivio Segreto Vaticano|cid=Note storiche|accesso=25 febbraio 2019}}
{{Archivistica}}
 
{{Portale|editoria|storia}}
 
[[Categoria:ArchivisticaCalciatrici della Nazionale italiana]]
[[Categoria:Storia per disciplina|Archivistica]]