Isola di Pasqua e Wikipedia:Pagine da cancellare/Conta/2019 luglio 11: differenze tra le pagine

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{{nota disambigua||Rapa Nui (disambigua)|Rapa Nui}}
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|Nome = Isola di Pasqua
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|Nome ufficiale = {{es}} ''Isla de Pascua''<br /><small>('''[[lingua rapanui|RAP]]''')</small> ''Rapa Nui''
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|Panorama = Amanecer en Tongariki, Isla de Pascua - Flickr - Alanbritom.jpg
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|Bandiera = Flag of Rapa Nui, Chile.svg
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|Voce bandiera = Bandiera dell'Isola di Pasqua
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|Stemma = Escudo de la Isla de Pascua.svg
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|Voce stemma =
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|Stato = CHL
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|Grado amministrativo = 3
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|Divisione amm grado 1 = Valparaíso
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|Divisione amm grado 2 = Isola di Pasqua
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|Capoluogo = [[Hanga Roa]] (3.304 ab.)
|Amministratore locale =
|Partito =
|Data elezione =
|Lingue ufficiali =
|Data istituzione =
|Latitudine decimale =
|Longitudine decimale =
|Latitudine gradi = 27
|Latitudine minuti = 7
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|Latitudine NS = S
|Longitudine gradi = 109
|Longitudine minuti = 21
|Longitudine secondi = 5
|Longitudine EW = W
|Altitudine =
|Superficie = 163.6
|Note superficie =
|Acque interne =
|Abitanti = 3791
|Note abitanti =
|Aggiornamento abitanti = 2002
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|Nome abitanti =
|Immagine localizzazione = Easter Island in its region.svg
|Mappa = Easter Island map-it.svg
|Didascalia mappa =
|Sito =
}}
L''''Isola di Pasqua''' (in [[lingua rapanui|lingua nativa]] '''''Rapa Nui''''', letteralmente "grande isola/roccia"; in [[lingua spagnola]] ''Isla de Pascua'')<ref>[http://www.portalrapanui.cl/rapanui/informaciones.htm Portal Rapa Nui]</ref> è un'isola dell'[[Oceano Pacifico]] meridionale appartenente al [[Cile]].
 
== Geografia fisica ==
[[File:Easter Islands on the globe (Chile centered).svg|thumb|Posizione geografica dell'Isola di Pasqua]]
Situata a 3&nbsp;601&nbsp;km a ovest delle coste del Cile e 2&nbsp;075&nbsp;km a est delle [[isole Pitcairn]], è una delle isole abitate più isolate del mondo. Le sue [[coordinate geografiche]] sono 27° 07' S 109° 22' W: la [[latitudine]] è vicina a quella della città cilena di [[Caldera]], a nord di [[Santiago del Cile|Santiago]]. Il territorio dell'isola si compone di quattro [[vulcano (geologia)|vulcani]]: Poike, Rano Kau, Rano Raraku e Terevaka. Famosi sono i numerosi [[moai]], le statue di pietra che ora si trovano lungo le coste. Dal punto di vista amministrativo è una provincia a sé stante della [[regione di Valparaíso]] del [[Cile]]. L'[[orario standard]] è sei ore indietro rispetto all'[[UTC]] ([[UTC-6]]).
 
L'Isola di Pasqua è situata sulla [[dorsale pacifica]] dalla quale prende origine. La costa si inabissa quindi rapidamente nei dintorni dell'isola fino a profondità che possono raggiungere i tremila metri. A causa delle sue origini vulcaniche l'isola si è formata su una base basaltica tipica per le [[dorsali oceaniche]] e non vanta quindi molte spiagge, perciò, per la maggior parte, è distinta da ripide scogliere.
 
La sua forma ricorda vagamente quella di un triangolo rettangolo, con una lunghezza massima di 24 chilometri e una larghezza massima di 13 chilometri. Le tre elevazioni principali corrispondono a tre coni di vulcani spenti, ovverosia il [[Rano Kau]], il [[Maunga Puakatiki]] e il [[Maunga Terevaka]]. Quest'ultimo raggiunge un'altezza di 509 metri ed è dunque il punto più elevato di tutta l'isola.
 
Oltre i limiti meridionali dell'isola, si trovano infine tre isole minori (Motu Iti, Motu Kau Kau e [[Isola di Motu Nui|Motu Nui]]), disabitate. L'arcipelago più vicino all'Isola di Pasqua è l'arcipelago delle [[Isole Australi]], con le isole di [[Tubuai]] e [[Rapa Iti|Rapa]].
 
A causa della sua posizione, l'Isola di Pasqua presenta un clima subtropicale con temperature medie che si aggirano intorno ai 21 [[gradi centigradi]] e con uno sbalzo termico quasi nullo tra una stagione e l'altra. L'isola è quindi esposta per la maggior parte dell'anno all'[[aliseo]], soffiante in direzione nord est.
 
== Geologia ==
[[File:Osterinsel Krater-Rano Kao.jpg|thumb|Il cratere di Rano Kau]]
L'isola di Pasqua è un'[[isola vulcanica]] formata sostanzialmente da tre [[vulcano|vulcani]] spenti, il [[Terevaka]], che costituisce la parte centrale dell'isola, e due vulcani più piccoli il [[Poike]] nella parte orientale dell'isola e il [[Rano Kau]] nella parte meridionale. Altri testimoni dell'attività vulcanica dell'isola sono il cratere [[Rano Raraku]], il cono vulcanico [[Puna Pau]] e le molte grotte vulcaniche, inclusi i [[tunnel di lava]].<ref name="gvp">"[http://www.volcano.si.edu/world/volcano.cfm?vnum=1506-011 Easter Island]". Global Volcanism Program, [[Smithsonian Institution]]. Acceduto il 18 marzo 2010.</ref> L'isola è inoltre prevalentemente dominata da colate di [[hawaiite]] e [[basalto]] che sono ricche di ferro e mostrano affinità con le [[rocce magmatiche]] che si trovano sulle [[isole Galapagos]].<ref>{{Cita pubblicazione|url=http://www.springerlink.com/content/q752224584lr8qk1/fulltext.pdf|cognome=Baker|nome=P. E.|cognome2=Buckley|nome2=F.|cognome3=Holland|nome3=J. G. |titolo=Petrology and geochemistry of Easter Island|rivista= Contributions to Mineralogy and Petrology|volume=44|pp=85–100|anno=1974|doi=10.1007/BF00385783|bibcode=1974CoMP...44...85B}}</ref>
 
Insieme alle sue isole minori come [[Motu Nui]] e [[Motu Iti (Cile)|Motu Iti]], l'Isola di Pasqua è la sommità di un grande cono vulcanico che si erge dal fondo oceanico da una profondità di più di 2.000 metri. Questa montagna è parte della cresta Sala y Gómez, una catena montuosa per lo più sottomarina con dozzine di picchi. La cresta è formata dal passaggio della [[placca di Nazca]] sopra il [[punto caldo]] dell'Isola di Pasqua.<ref>[http://www.oxfordjournals.org/our_journals/petroj/online/Volume_38/Issue_06/html/ega038_gml.html#hd15 Inst of Petrology Vol 38 The Petrogenetic Evolution of Lavas from Easter Island and Neighbouring Seamounts, Near-ridge Hotspot Volcanoes in the SE Pacific – Haase, Stoffers & Garbe-Schoneberg 15]</ref>
L'Isola di Pasqua, Pukao e Moai si formarono circa 750.000 anni fa e sono le più giovani di questa catena montuosa marina, mentre l'eruzione più recente risale a poco più di 100.000 anni fa.
 
Nel corso del XX secolo è stato notato uscire più volte del vapore dalle pareti del cratere Rano Kau.<ref>[http://libweb.hawaii.edu/digicoll/rapanui/Box13E01.html Rapanui: Edmunds and Bryan Photograph Collection]. Libweb.hawaii.edu. Ultimo accesso: 6 novembre 2010.</ref> L'Isola di Pasqua dà il nome alla vicina [[placca dell'Isola di Pasqua|placca tettonica dell'Isola di Pasqua]] che, a sua volta, sorge sulla [[placca di Nazca]].
 
== Flora ==
[[File:Hanga Roa Panorama.jpg|thumb|Paesaggio nella zona meridionale dell'isola]]
Con le sue sole 48 specie vegetali native, l'Isola di Pasqua è una tra le isole più povere di specie vegetali in tutta l'area del Sud [[Oceano Pacifico|Pacifico]].
L'isola infatti è situata in una zona lontana dalla costa e in tutta la sua storia geologica non ha mai goduto di un collegamento con la terraferma, mentre la maggior parte delle correnti oceaniche che interessano l'isola provengono da occidente e non portano pertanto semi dalla terraferma. Anche il contributo da parte delle specie di uccelli migratori che popolano l'isola è stato modesto.<ref name="Alden">Björn Alden, ''Wild and Introduced Plants on Easter Island in Courier Forschungsinstitut Senckenberg'', Band 125, Frankfurt a. M. 1990, S. 209–216</ref>
 
Si ritiene perciò che la maggior parte delle piante attualmente presenti sull'Isola di Pasqua sia stata importata dall'uomo. Tale teoria trova inoltre conferma sia nella leggenda locale di [[Hotu Matu'a]] (Grande Genitore), secondo la quale furono gli uomini a portare le piante, sia nei diari dei primi europei che visitarono tale isola, secondo i quali la popolazione locale disponeva al momento del loro arrivo già di proprie coltivazioni che venivano usate per il sostentamento umano e come fonte di mangime animale.
 
[[File:Easter Island at sunset.jpg|thumb|Isola di Pasqua al tramonto]]
Le ricerche dei botanici sui pollini presenti nei sedimenti delle paludi ([[palinologia]]) e sui frammenti di legno bruciati ritrovati nei forni e nei cumuli di rifiuti più antichi hanno dimostrato che la vegetazione attuale è il risultato di una serie di radicali modifiche apportate direttamente e indirettamente dall'uomo nel corso dei secoli. Secondo queste analisi, l'isola era coperta fino a qualche secolo fa da una fitta vegetazione composta da diverse specie di piante ad alto fusto<ref>J. R. Flenley und Sarah King, "Late Quarternary pollen records from Easter Island", in ''Nature'', Vol. 307, 1984, S. 47–50</ref>, tra cui una palma gigante (simile alla specie ''[[Jubaea chilensis]]''), probabilmente la più grande al mondo, raggiungendo un diametro del tronco di due metri, e altre affini a specie presenti nella polinesia orientale tra cui l<nowiki>'</nowiki>''[[Alphitonia]]'', ''[[Elaeocarpus]]'' (entrambe usate per costruire canoe), il [[palissandro oceanico]] (''[[Thespesia populnea]]''), e altre oggi non più presenti sull'isola<ref>{{Cita libro|autore= [[Jared Diamond]]|titolo= [[Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere]]|anno= 2005|editore= Einaudi|pagine= 111-113|isbn= 88-06-17638-2}}</ref>. Dal [[1010]] in poi l'isola subì una progressiva deforestazione durante la quale, secondo alcune stime, oltre 10 milioni di palme giganti vennero abbattute, favorendo di conseguenza sia l'[[erosione]] dello strato fertile di terreno che ricopre l'isola, sia la [[desertificazione]] di ampie zone, esponendo il terreno al vento e alle intemperie. Tale evento potrebbe essere stato anche causa di una drastica riduzione della popolazione sull'isola.<ref>Andreas Mieth, Hans-Rudolf Bork, Ingo Feeser, "Prehistoric and Recent Land Use Effects on Poike Peninsula, Easter Island (Rapa Nui)", ''Rapa Nui Journal'', Vol. 16, 2002</ref>.
 
A testimonianza delle ampie foreste che una volta ricoprivano l'isola sarebbe rimasto solo lo [[Scirpus californicus]], una specie di canna che cresce esclusivamente all'interno del [[cratere vulcanico|cratere]] di [[Rano-Kao]] usata anticamente dalla popolazione indigena per ricoprire le capanne.
Per quanto riguarda invece la specie d'albero, il [[Sophora toromiro]], che una volta ricopriva l'intera isola, questa può essere ritenuta estinta, dal momento che esistono solo pochi esemplari al mondo coltivati all'interno di giardini botanici.
 
[[File:Rano-Kau-2b-Birdman-Cult.JPG|thumb|left|L'isola di Motu Nui]]
Le specie di felci sull'isola sono quindici, di cui quattro endemiche<ref>[[Carl Skottsberg|Carl Johan Fredrik Skottsberg]], ''The Natural History of Juan Fernandez and Easter Island'', Uppsala 1956, S. 197–438</ref>.
 
Tra le piante indigene esistenti sull'Isola di Pasqua spicca anche la ''[[Triumfetta semitriloba]]'', un arbusto dalle piccole dimensioni che appartiene alla famiglia delle [[Tiliaceae]].
Questa è probabilmente, in accordo con alcuni studi, una delle prime piante che circa 35.000 anni fa popolò l'isola. In passato questa pianta veniva utilizzata per tessere le reti dei pescatori.
 
Il paesaggio odierno, nel complesso, è prevalentemente occupato da ampie praterie, popolate perlopiù da [[Poaceae]], [[Cyperaceae]] e da [[Asteraceae]],<ref>Georg Zizka, "Changes in the Easter Island Flora – Comments on Selected Families", in ''Courier Forschungsinstitut Senckenberg'', Band 125, Frankfurt a. M. 1990, S. 189–207</ref> alle quali si aggiungono alcune piante di [[Eucalyptus|eucalipto]] (di origine [[australia]]na) nella zona meridionale dell'isola, frutto di alcuni tentativi, condotti negli ultimi decenni, di impiantare foreste di tale pianta.
 
Secondo i diari di bordo, all'epoca della scoperta da parte degli europei, la popolazione indigena avrebbe coltivato piante di banano all'interno di alcune [[caldera|caldere]], dimostrando una certa abilità nella coltivazione di queste piante; infatti, il forte vento che spira quasi tutto l'anno sull'isola rende pressoché impossibile la coltivazione di piante sensibili, e ha reso necessario attuare particolari accorgimenti affinché potessero essere coltivate. Come all'epoca, anche oggi alcune piante di banano vengono coltivate all'interno delle [[caldera|caldere]] che, essendo riparate dal vento, dispongono di un [[microclima]] favorevole alla crescita.
 
== Fauna ==
Come la [[flora]] anche la [[fauna]] dell'isola ha risentito notevolmente della presenza degli esseri umani e della sua posizione isolata. Secondo le ricerche condotte, l'Isola di Pasqua prima della colonizzazione umana era abitata da almeno 25 specie di uccelli marini e da 6 specie di uccelli terrestri<ref>D. W. Steadman, ''Stratigraphy, chronology, and cultural context of an early faunal assemblage from Easter Island in Asian Perspectives'', Volume 33, 1994, S. 79</ref>. Nessuna specie terrestre è sopravvissuta all'estinzione, e delle specie marine ne rimane solo una sull'isola, mentre altre 9 si sono rifugiate in piccole colonie sugli isolotti rocciosi presenti al largo dell'isola principale<ref>{{Cita libro|autore= [[Jared Diamond]]|titolo= [[Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere]]|anno= 2005|editore= Einaudi|pagine= 113-115|isbn= 88-06-17638-2}}</ref>.
 
I mammiferi che vivono sull'isola quali [[Equus caballus|cavalli]], [[pecore]], [[mucca|mucche]] e [[maiali]] sono tutti stati importati dagli uomini, come del resto è avvenuto anche per i ratti, importati in varie fasi della storia dell'isola. Si ritiene che il ratto polinesiano (''[[Rattus exulans]]'') sia stato importato sull'Isola di Pasqua come animale da macello dai primi coloni e che solo successivamente, con la scoperta da parte degli europei, sia stato importato il ratto marrone (''[[Rattus norvegicus]]''), che entrò in competizione con il ratto polinesiano causandone l'estinzione.
 
Per quanto riguarda invece la classe dei rettili, l'isola è abitata dalla lucertola ''[[Cryptoblepharus egeriae]]'', comunemente chiamata sull'isola "moco". L'animale misura all'incirca una lunghezza di 12&nbsp;centimetri e ha un colore marrone chiaro.
 
La fauna marina non è tropicale o sub tropicale come avviene per molte isole del [[Oceano Pacifico|Pacifico]] meridionale, ed è pertanto relativamente povera. Sull'isola non esiste una [[barriera corallina]]. Le acque intorno all'isola sarebbero popolate da circa 107 specie di pesci<ref>Di Salvo, L. H. und Randall, J. E.: ''The Marine Fauna of Rapanui – Past and Present in Easter Island Studies'' in ''Contributions to the History of Rapanui in Memory of William T. Mulloy'', Oxford 1993</ref>, mentre al largo vivono grandi branchi di capodogli. Una possibile spiegazione per l'elevato numero di [[capodoglio|capodogli]] che popolano queste acque potrebbe essere data dalle molte [[Black smoker|sorgenti sottomarine]] tuttora attive nei fondali oceanici di quella zona e che favoriscono, con la loro immissione di acqua calda, la prolificazione dei [[calamaro|calamari]] dei quali i capodogli si nutrono. Sempre nelle vicinanze di alcune sorgenti sottomarine, un gruppo di biologi marini ha scoperto nel [[2005]] una nuova specie di crostacei, battezzata ''[[Kiwa hirsuta]]''.
 
Di particolare interesse è infine una particolare specie di [[gasteropode]] che esiste solamente sull'Isola di Pasqua e sull'isola di [[Sala y Gómez]]: la ''[[Cypraea englerti]]'', così nominata in onore di [[Sebastian Englert]].
 
== La storia dell'isola ==
[[File:Luftbild Osterinsel.jpg|thumb|Foto aerea dell'intera isola]]
=== Prime colonizzazioni ===
Furono i polinesiani i primi a colonizzare quest'isola. L'esploratore [[Norvegia|norvegese]] [[Thor Heyerdahl]] sosteneva che una popolazione bianca proveniente dal Sud America avesse colonizzato la Polinesia e dimostrò che si poteva navigare dal Perù alle [[Isole Marchesi]] con una semplice zattera, il famoso ''[[Kon-Tiki]]''. Studi etimologici della lingua parlata dalla popolazione indigena, ritrovamenti archeologici e, infine, analisi genetiche cui sono stati sottoposti gli scheletri degli antichi abitanti dell'isola, hanno dimostrato che essi fossero indubitabilmente polinesiani. Pertanto il contributo di Heyerdahl si limita all'aver egli per primo dimostrato la possibilità di un interscambio tra Polinesia e Sud America, scambio peraltro di cui non si sono per ora trovate tracce.
 
Tuttavia, nonostante le ricerche storiche condotte in passato, la difficoltà nella ricostruzione della storia dell'Isola di Pasqua è dovuta alla mancanza di documenti scritti da parte dei primi coloni e dal fatto che i popoli dell'isola, all'epoca della prima colonizzazione, non disponevano ancora di una scrittura. Esistono pertanto varie tesi tra loro contrastanti di come sia avvenuta la colonizzazione dell'isola. Esistono sostenitori di una possibile colonizzazione a più ondate avvenuta tra il [[1100]] d.C e il [[1600]]<ref>Thor Heyerdahl, ''Die Kunst der Osterinsel'', München-Gütersloh_Wien, 1975, S. 31–37</ref> mentre altri ritengono che essa sia avvenuta in una unica fase tra il [[900]] d.C. e il [[1100]].
 
Allo sbarco dei primi colonizzatori polinesiani, che i più recenti studi fanno risalire attorno all'800-900 d.C., probabilmente l'isola si presentava come un'immensa foresta di palme. Fino al 1200 d.C. la popolazione rimase numericamente modesta e sostanzialmente in equilibrio con le risorse naturali presenti. In seguito, però, nacque da parte degli abitanti la necessità di realizzare i [[moai]], il cui sistema di trasporto richiedeva notevoli quantità di legname. Cominciò pertanto un importante lavoro di disboscamento dell'isola che fu ulteriormente intensificato dopo il sensibile aumento della popolazione dovuto a nuovi sbarchi.
Verso il 1400 d.C. la popolazione raggiunse i 15.000-20.000 abitanti e l'attività di abbattimento degli alberi raggiunse il picco massimo. La riduzione della risorsa forestale provocò, conseguentemente, un inasprimento dei rapporti sociali interni che sfociarono talora in violente guerre civili. Tra il 1600 e il 1700 d.C., in alternativa al legno divenuto sempre più scarso, gli abitanti iniziano a utilizzare anche erbe e cespugli come [[combustibile]]. Le condizioni di vita sull'isola divennero pertanto proibitive per la poca popolazione rimasta, in gran parte decimata dagli scontri interni e dai flussi emigratori. Secondo i resoconti del primo occidentale a sbarcare sull'isola, [[Jakob Roggeveen]], al tempo del suo arrivo l'isola si presentava brulla e priva di alberi ad alto fusto.
 
A spiegazione della precoce perdita di alberi dell'isola, nonché della sparizione pressoché totale della fauna endemica, oggi si sono portate avanti anche ipotesi riguardanti la possibile responsabilità dei [[ratto|ratti]] del tipo polinesiano (''[[Rattus exulans]]'') che raggiunsero l'isola al seguito dei primi colonizzatori; l'assenza di predatori naturali permise a questi piccoli mammiferi di moltiplicarsi a dismisura e, considerato che nella loro dieta alimentare entrarono immediatamente anche i semi di palma, si ritiene che abbiano potuto contribuire sensibilmente all'estinzione degli alberi dell'isola.
 
=== La scoperta da parte degli europei ===
[[File:Captainjamescookportrait.jpg|thumb|Ritratto di [[James Cook]], uno dei primi europei a sbarcare sull'Isola di Pasqua]]
Il primo ad avvistare l'Isola di Pasqua fu presumibilmente il pirata Edward Davis, che avvistò l'isola a bordo del suo battello [[Bachelors Delight]], nel [[1687]]. Non capendo tuttavia di aver avvistato un'isola ritenne di aver scoperto il continente meridionale. Davis non attraccò mai sull'isola.
 
Il primo a sbarcare invece sull'isola fu l'olandese [[Jakob Roggeveen]], la domenica di Pasqua [[1722]], motivo per il quale l'isola fu battezzata Isola di Pasqua. Seguì quindi un periodo durante il quale la corona spagnola cercò di espandere a discapito di inglesi e olandesi il proprio dominio nei territori del sud [[Oceano Pacifico|Pacifico]]. Fu quindi l'allora governatore spagnolo del [[Cile]] e viceré del [[Perù]], [[Manuel de Amat y Junient]] a ordinare a [[Don Felipe Gonzales de Haedo]] di annettere l'Isola di Pasqua ai territori spagnoli. Gonzales raggiunse l'isola nel novembre del [[1770]] a bordo della nave San Lorenzo scortata dalla [[Fregata (nave)|fregata]] Santa Rosalia. Gonzales cambiò il nome dell'isola in San Carlos e fece erigere in segno della conquista varie croci su tutta l'isola. Negli anni a seguire però la corona spagnola non inviò più altre spedizioni sull'isola perdendo di fatto la sovranità su di essa.
 
Dopo un periodo di assenza da parte di spedizioni europee fu [[James Cook]] il primo a sbarcare nuovamente sull'Isola di Pasqua il 14 marzo [[1774]], rimanendo su di essa per soli due giorni prima di ripartire il 16 marzo.<ref>"Mercoledì 16 marzo 1774: il tempo si è schiarito e siamo usciti in mare aperto...", James Cook, Giornali di Bordo, Vol. II, ed. TEA, Milano 2007, p. 274</ref>
Lo stesso capitano riportò nel suo diario che una permanenza di soli due giorni non sarebbe stata sufficiente per carpire tutti i segreti dell'isola.<ref>James Cook, Giornali di Bordo, Vol. II, ed. TEA, Milano 2007, p. 281</ref>
Cook, come molti altri dopo di lui, ritenne di scarso interesse l'isola. Secondo quanto riportato dal suo diario di bordo egli annotó che solo poche isole in tutto il [[Oceano Pacifico|Pacifico]] erano più inospitali di questa. Ciò nonostante dobbiamo al capitano Cook e al naturalista [[Johann Reinhold Forster]] e a suo figlio [[Reinhold Forster]], che si trovavano al seguito della spedizione di Cook, la maggior parte delle conoscenze che abbiamo sull'isola. Grazie al loro contributo fu elaborata una prima carta geografica che riportava i siti archeologici maggiori. Inoltre, in soli due giorni furono fatti più schizzi di [[Moai]] di quanti non ne siano stati fatti nei seguenti cinquant'anni, permettendo al pubblico europeo di ammirare per la prima volta nella storia tali opere in mostre appositamente predisposte in tutta [[Europa]].
[[File:La Perouse journey.PNG|thumb|Il viaggio compiuto da La Pérouse nel 1786 durante il quale visitò anche l'Isola di Pasqua]]
Nel [[1786]] fu quindi il momento del conte [[Jean-François de La Pérouse]] che, incaricato da [[Luigi XVI]], doveva redigere svariate mappe dell'intera area del [[Oceano Pacifico|Pacifico]].
Con la scoperta dell'Isola di Pasqua da parte degli europei iniziò contemporaneamente anche uno dei capitoli più oscuri dell'intera storia dell'isola. Spagnoli, inglesi e francesi avevano importato sull'isola varie malattie quali la [[sifilide]] e l'[[influenza]], mietendo numerose vittime tra la popolazione indigena.
Fu quindi il momento di una serie di razzie da parte di mercanti di schiavi tra il [[1859]] e il [[1861]] che deportarono parte della popolazione sull'isola di Chinches di fronte alle coste del [[Perù]]. Le deportazioni, le malattie e le faide interne tra i rimanenti abitanti dell'isola fece sì che la popolazione continuò a ridursi fino al [[1877]], anno in cui si registrarono soli 111 abitanti su tutta l'isola.
 
=== Storia recente ===
[[File:ThorHeyerdahl.jpg|thumb|[[Thor Heyerdahl]] uno dei più noti archeologi a condurre ricerche negli anni cinquanta sull'Isola di Pasqua]]
Nel [[1866]] un ufficiale francese, [[Jean-Baptiste Dutrou-Bornier]], reduce dalla [[guerra di Crimea]], era giunto sull'Isola di Pasqua accompagnato dal suo socio in affari, l'inglese Brander. In seguito a una serie di investimenti riusciti i due acquistarono dalla popolazione indigena ampi appezzamenti di terreno. Bornier si trasferì quindi sull'isola, dando luogo a un piccolo regno il cui sovrano era lui stesso. Egli scacciò la popolazione indigena dai suoi villaggi internandola, e col divieto di uscirne, in un piccolo territorio nella zona occidentale, trasformando poi il resto dell'isola in un enorme pascolo per pecore e mucche. Tuttavia, in seguito alle condizioni disumane a cui sottostava la popolazione indigena, nel [[1876]] ci fu una rivolta nella quale Bornier fu ucciso. La proprietà dell'isola passò quindi al suo socio, Brander; alla sua morte naturale, l'anno successivo, la proprietà passò alla sua famiglia. Gli eredi di Bornier, nonostante il loro ricorso dinanzi a un tribunale francese, ne uscirono a mani vuote.
 
Il 9 settembre [[1888]] l'Isola di Pasqua fu quindi annessa al [[Cile]]. Il governo cileno su consiglio del capitano [[Policarpo Toro]], ritenne che l'isola fosse di importanza strategica per il Cile. Toro ratificò quindi il documento di annessione in presenza di 20 capi tribù a bordo delle nave da guerra Angamos. Nei giorni seguenti anche una nave da guerra francese giunse nei pressi dell'Isola di Pasqua con l'intenzione di annetterla alla [[Francia]], ma riprese nuovamente il largo alla notizia che l'isola era già stata annessa al [[Cile]].
 
Dal [[1895]] in poi il governo cileno permise nuovamente l'allevamento di animali sull'isola affittandola a un certo [[Enrique Merlet]] che, negli anni successivi, acquistò vari appezzamenti di terreno dal governo cileno. Nel [[1903]], infine, egli vendette tutto alla società inglese Williamson-Balfour.
 
Nel [[1911]] fu quindi il momento del [[Dr. Walter Knoche]], un cittadino cileno di origini tedesche che, su incarico del governo cileno, stabilì sull'isola una [[stazione meteorologica]] e una [[stazione sismica]].
Dal [[1900]] in poi sull'Isola di Pasqua si registrarono una serie di epidemie. Oltre all'[[influenza]] e alla [[sifilide]] che erano già arrivate sull'isola con lo sbarco degli europei si aggiunse anche la [[lebbra]], che fu probabilmente importata dalla popolazione indigena deportata nei decenni precedenti<ref>Walter Knoche: ''Die Osterinsel – Eine Zusammenfassung der chilenischen Osterinselexpedition des Jahres 1911'', Conception 1925</ref> e che aveva fatto ritorno sull'isola dopo esser stata rilasciata nuovamente in libertà. Su consiglio della società inglese Williamson-Balfour fu quindi fatto costruire un [[lebbrosario]] a Hangaroa, dove, secondo testimonianze della popolazione locale, furono relegati anche personaggi scomodi alla compagnia.
 
Durante la prima guerra mondiale l'isola fu teatro di alcuni scontri navali che avvennero al largo di quest'ultima. Il 19 ottobre [[1914]] due incrociatori corazzati tedeschi, ''SMS Scharnhorst'' e ''SMS Gneisenau'', raggiunsero un convoglio proveniente dall'[[Oceano Atlantico|Atlantico]]. L'incrociatore ausiliario tedesco ''Prinz Eitel Friedrich'', affondó nei giorni seguenti dinanzi alle coste dell'Isola di Pasqua il mercantile francese ''Jean''. L'equipaggio del mercantile si mise quindi in salvo raggiungendo l'isola.
 
Sempre nel 1914 l'isola fu luogo di violentissimi scontri tra la popolazione indigena e la popolazione cilena<ref>Hans Nevermann: ''Götter der Südsee'', Stuttgart 1947, S. 186</ref> dell'isola, che in seguito alla visione di una veggente, si era ribellata per riprendere possesso dell'isola. La rivolta poté esser soppressa grazie all'intervento di una nave da guerra cilena, il cui comandante però espresse preoccupazione vedendo le condizioni in cui versava la popolazione indigena. Su richiesta del Cile la società Williamson-Balfour ritirò il proprio governatore dall'isola che fu sostituito da uno cileno che avrebbe dovuto, almeno teoricamente, rappresentare e preservare gli interessi di entrambe le fazioni.
 
L'Isola di Pasqua rimarrà quindi dal [[1914]] fino al [[1967]] sotto controllo diretto da parte dell'esercito cileno, mentre la formazione di prime strutture democratiche indipendenti non sarà permessa prima della fine degli anni sessanta.
 
Nel [[1935]] giunse il [[Frati cappuccini|frate cappuccino]] [[Sebastian Englert]] sull'Isola di Pasqua rimanendoci fino alla sua morte nel 1969. Per molti anni Englert fu l'unico prete sull'isola e l'unico che aveva preso a cuore le sorti della popolazione indigena. Englert fondò la prima scuola sull'isola. Sempre a Englert dobbiamo i numerosi reperti archeologici e botanici; inoltre, grazie ai suoi numerosi ritrovamenti archeologici, poté essere istituito il museo di Hanga Roa ed è sempre grazie a lui che il mondo scientifico ha scoperto l'interesse per quest'isola. Di seguito ci furono numerose spedizioni scientifiche sull'Isola di Pasqua che videro a capo di esse nomi illustri come quello dell'archeologa inglese [[Katherine Routledge]], del francese [[Alfred Métraux]] o del tedesco [[Thomas Barthel]]. Dal [[1955]] al [[1956]] anche il norvegese [[Thor Heyerdahl]] condusse scavi sull'isola.
 
== Arte e cultura ==
=== Moai ===
[[File:Amanecer Moai Rano Raraku - Flickr - Alanbritom.jpg|thumb|Moai Rano Raraku]]
[[File:Easter-Island.jpg|thumb|I "guardiani" dell'isola]]
{{vedi anche|Moai}}
I grandi busti che si trovano sull'isola sono chiamati [[moai]]. Sull'isola esistono 638 [[moai]], secondo le ricerche condotte da [[Sebastian Englert]]. Nonostante tali ricerche, il loro scopo non è noto con certezza. Le statue potrebbero rappresentare capi tribù indigeni morti; secondo la credenza popolare avrebbero permesso ai vivi di prendere contatto con il mondo dei morti.
 
=== Rongorongo ===
[[File:Rongo-rongo script.jpg|thumb|Testo scritto in [[Rongorongo]]]]
{{vedi anche|Rongorongo}}
L'Isola di Pasqua è l'unica nell'area del [[Sud Pacifico]] ad aver sviluppato una scrittura propria, chiamata [[Rongorongo]].
 
Tuttavia non sono mancate, anche al riguardo della scrittura indigena, controversie nel mondo scientifico; l'[[archeologo]] statunitense [[Kenneth P. Emory]] sostenne che le poche tavole scritte scoperte tra il [[1722]] e il [[1868]] non fossero altro che imitazioni fatte dalla popolazione indigena della scrittura usata dai primi scopritori dell'Isola di Pasqua.
 
La scrittura [[Rongorongo]] non è stata decifrata completamente e per molti decenni è rimasta incompresa. Grazie agli studi condotti dal tedesco Thomas Barthel e alla scoperta di una tavoletta che riportava un calendario lunare (oggi conservata nell'archivio dei SS Cuori a [[Grottaferrata]] nei pressi di [[Roma]]), la cosiddetta tavoletta [[Mamari]], è stato parzialmente possibile decifrare alcuni simboli.
 
In tutto il mondo esistono 26 tavolette scritte in [[Rongorongo]], delle quali solo una minima parte è stata tradotta.
 
=== Orongo e il culto dell'uomo uccello ===
[[File:Motu Nui.jpg|thumb|Vista su Moto Nui con rilievi dell'uomo uccello scolpiti nella roccia]]
In seguito ai cambiamenti all'interno della società e ai cambiamenti ambientali provocati dalla popolazione indigena, si verificò anche uno stravolgimento di tradizioni e credenze delle tribú indigene che popolavano l'isola. Dal [[1500]] d.C. in poi non vengono più eretti nuovi [[moai]], bensì quelli esistenti vengono abbattuti. Cessa quindi anche la venerazione degli avi che fino ad allora rappresentava la tradizione più importante della popolazione indigena. Al posto degli avi si venera ora l'Uomo Uccello (in polinesiano: [[Tangata manu]]): un essere per metà uomo e per metà uccello.
 
Ogni [[primavera]] le singole tribù dell'isola sceglievano un [[guerra|guerriero]] che doveva partecipare al rito dell'uomo uccello. Il rito consisteva nella partenza dal santuario di [[Orongo]], tuffarsi in mare dallo strapiombo del vulcano Rano Kao, raggiungere a nuoto - con il rischio di attacchi di [[squalo|squali]] - l'isolotto di [[Motu Nui]], raccogliere il primo [[Uovo (biologia)|uovo]] lì deposto dalla [[Sterna fuscata]] e riportarlo a terra presso il Gran Sacerdote. Chi riusciva per primo a riportare un uovo indenne diveniva il nuovo uomo uccello fino alla primavera successiva, dalla quale il rituale si ripeteva.
 
Quali siano le origini di questo rituale non sono note e ancor meno si sa se la tradizione dell'uomo uccello esistesse già prima del 1500 o sia stata frutto (come alcuni archeologi speculano) di alcune caste di guerrieri<ref>Heide-Margaret Esen-Baur: ''1500 Jahre Kultur der Osterinsel – Schätze aus dem Land des Hotu Matua'', Katalog zur Ausstellung veranstaltet von der Deutsch-Ibero-Amerikanischen Gesellschaft Frankfurt a. M. vom 5. April bis 3. September 1989, Mainz am Rhein 1989, S. 109</ref>, che vollero in tale modo garantirsi una posizione di rilievo. Certo è che su molte isole popolate dai polinesiani si venerava già in passato l'uomo uccello. Si può presupporre quindi che questo tipo di culto abbia origini lontane e che fosse già praticato dalla popolazione indigena prima del 1500 anche se probabilmente in forma minore.
 
=== Rei Miro ===
[[File:Flag of Rapa Nui, Chile.svg|thumb|Rei Miro rappresentato sulla bandiera dell'Isola di Pasqua]]
Il [[Rei Miro]] è un pettorale di legno tipico della cultura dell'Isola di Pasqua. In passato questo era realizzato con il legno dell'albero di [[Toromiro]], ed era decorato alle due estremità da due teste di animali, scolpite. Il Rei Miro può sia rappresentare un uccello che un'imbarcazione. Alcuni esemplari riportano anche incisioni in [[Rongorongo]] e due fori per far passare un piccolo spago che, probabilmente, serviva per fissarlo. Quale sia la funzione o il significato di tale oggetto è tuttora sconosciuto.
 
Il Rei Miro è anche divenuto il simbolo dell'Isola di Pasqua. Sulla bandiera dell'isola infatti è rappresentato un Rei Miro di colore rosso su sfondo bianco.
 
=== Le grotte ===
[[File:Makemake.jpeg|thumb| Il dio [[Makemake (divinità)|Makemake]] scolpito su di una roccia]]
Le origini vulcaniche dell'isola hanno fatto sì che questa disponga di un numero considerevole di [[grotta|grotte]]. Queste ultime, formatesi durante la fase finale delle eruzioni, quando i fiumi di [[magma]] sotterranei iniziavano a raffreddarsi, furono usate per molti secoli dalla popolazione indigena come luoghi di culto. A testimonianza di tale attività in molte di esse si possono ancora trovare [[Pittura rupestre|dipinti rupestri]] e [[Altorilievo|altorilievi]], che rappresentano sia l'uomo uccello, che il dio [[Makemake (divinità)|Makemake]].
 
L'esatta collocazione delle singole [[grotta|grotte]] era un segreto ben protetto dai capi tribù che tramandavano oralmente i riti da compiersi e i luoghi delle grotte, a singoli membri della comunità. Alcune grotte erano anche usate per seppellire in alcuni casi i propri morti, come testimoniano ossa umane ritrovate. Nel periodo delle deportazioni da parte dei mercanti di schiavi le grotte vennero usate come nascondigli dove rifugiarsi.
 
== Popolazione ==
Secondo alcune ricerche condotte negli anni passati, si stima che la popolazione dell'Isola di Pasqua durante il suo periodo di massimo splendore nel sedicesimo e diciassettesimo secolo fosse composta da circa 15.000 abitanti. Fu a causa del disastro ecologico causato dalle tribù indigene che la popolazione all'arrivo dei primi europei si ridusse a circa 2.500 abitanti. In seguito alle deportazioni e alle malattie importate da parte degli europei questo numero di abitanti si ridusse ulteriormente fino a raggiungere i 900 abitanti nel [[1868]]. Nel [[1877]] infine un sondaggio demografico rilevò soli 111 abitanti. Questo fu il numero più basso di abitanti indigeni mai registrato in tutta la storia dell'isola. Solo nei decenni seguenti, grazie al parziale miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e grazie al rientro di molti isolani deportati come schiavi, la popolazione dell'Isola di Pasqua iniziò nuovamente ad aumentare, seppure molto lentamente. Secondo il primo censimento demografico condotto dal governo cileno, l'anno dell'annessione dell'Isola di Pasqua nel [[1888]], l'isola era abitata da 178 abitanti.
 
Durante il regime militare in vigore dal [[1914]] fu proibito lasciare l'isola e di conseguenza la popolazione si stabilizzò. Quando il divieto venne abolito, alla fine degli [[Anni 1960|anni sessanta]], non si registrarono tuttavia spostamenti demografici di rilievo. Alla data dell'ultimo censimento, nel [[2002]], l'isola era popolata da 3.791 abitanti, un numero quasi doppio rispetto ai 1938 abitanti registrati nel censimento di 14 anni prima, nel [[1988]]. Sempre secondo l'ultimo censimento, oltre la metà (circa 2.000) dei 3.791 abitanti era autoctona, mentre oltre 2.200 Rapanui vivevano sulla terraferma. Complessivamente i cittadini cileni originari dell'isola di Pasqua residenti in Cile erano quindi oltre 4.000.
 
== Intrastrutture e trasporti ==
[[File:Mataveri Airport Easter Island Chile.jpg|thumb|L'[[Aeroporto Internazionale di Mataveri|aeroporto di Mataveri]] sull'isola di Pasqua.]]
Da quando, verso la fine degli anni sessanta, è stato ampliato l'[[Aeroporto Internazionale di Mataveri|aeroporto di Mataveri]] (il progetto è stato per questo promosso dalla [[NASA]] come [[Space Shuttle#Siti di atterraggio|possibile sito di atterraggio d'emergenza]] dello [[Space Shuttle]]) il numero dei turisti che annualmente visita l'isola è andato via via aumentando; comunque, il numero di turisti che annualmente visita l'Isola di Pasqua è inferiore a quello che si reca in [[Polinesia]] o su altre isole turistiche nell'area del Pacifico.
 
Da qualche decennio l'isola dispone anche di un sistema di distribuzione dell'acqua centralizzato con cisterne che forniscono acqua potabile indipendentemente dalle precipitazioni e dal livello dell'acqua all'interno dei crateri.
La corrente elettrica viene fornita da generatori diesel e distribuita da una rete elettrica che copre tutto il territorio.
 
I centri abitati di [[Mataveri]] e [[Hanga Roa]] sono infine collegati da una strada asfaltata che prosegue fino alla penisola di Poike passando anche per la spiaggia di [[Anachena]].
 
Sull'isola sono presenti: un piccolo ospedale per le emergenze, un dentista, farmacie, supermercati, numerosi ristoranti e snack bar che si vanno ad aggiungere a quelli degli alberghi. Su tutta l'isola funzionano sia telefoni satellitari che cellulari. L'isola dispone anche di collegamenti [[internet]].
 
== Turismo ==
Il turismo ha raggiunto l'isola di Pasqua solamente a partire dal [[1967]], quando il primo volo commerciale raggiunse quest'isola remota. A tutt'oggi, però, l'Isola di Pasqua può essere raggiunta durante tutto l'anno esclusivamente dal [[Cile]] con la compagnia [[LAN Airlines]]. I voli decollano normalmente da [[Santiago de Chile]] o, occasionalmente, da [[Tahiti]] e la durata del volo è intorno alle 5 ore.
 
Le possibilità di raggiungere l'isola via mare sono molto limitate: il piccolo porto di [[Hanga Roa]] non è in grado di ospitare grandi navi da crociera che devono quindi far scendere i propri passeggeri al largo per poi portarli sull'isola, tramite motoscafi. A ciò si aggiunge il fatto che il mare in quell'area è sovente molto mosso risultando quindi impossibile raggiungere l'isola.
 
Nonostante le dimensioni ridotte dell'isola e il numero di turisti inferiore rispetto alle altre isole polinesiane, l'isola di Pasqua può vantare un vasto numero di alberghi e resort che offrono un'ampia fascia di prezzi. Il costo della vita sull'isola risulta comunque più elevato rispetto a quello sulla terra ferma in [[Cile]], dal momento che tutti i beni presenti sull'isola devono essere importati.
 
{{immagine grande|Pano Anakena beach.jpg|800px|La spiaggia di Anakena}}
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
{{div col}}
* Sebastian Englert: ''Diccionario rapanui-español''. Santiago de Chile 1938.
* Alfred Métraux: ''Die Oster-Insel''. Stuttgart 1957.
* Katherine Routledge: ''The Mystery of Easter Island. The story of an expedition''. London 1920.
* Friedrich Schulze-Maizier: ''Die Osterinsel''. Insel, Leipzig 1926.
* Crombette, Fernand. Essai de Géographie...divine; 5 tomes; Ceshe asbl, Tournai, diverses années
* Barthel, Thomas. 1958. Grundlagen zur Entzifferung der Osterinselschrift. Hamburg: Cram, de Gruyter.
* Butinov, Nikolai A., & Yuri V. KNOROZOV. 1957. Preliminary Report on the Study of the Written Language of Easter Island. Journal of the Polynesian Society 66. 1.
* {{Cita libro|autore= [[Jared Diamond]]|titolo= [[Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere]]|anno= 2005|editore= Einaudi|isbn= 88-06-17638-2}}
* Englert, Sebastian F. 1970. Island at the Center of the World. Translated and Edited by William Mulloy. New York: Charles Scribner's Sons.
* Federova, Irina K. 1965. Versions of Myths and Legends in Manuscripts from Easter Island. In: Heyerdahl et al (eds.), Miscellaneous Papers: Reports of the Norwegian Archaeological Expedition to Easter Island and East Pacific 2. 395-401. Stockholm: Forum.
* Fischer, Steven Roger. 1995. Preliminary Evidence for Cosmogonic Texts in Rapanui's Rongorongo Inscriptions. Journal of the Polynesian Society 104. 303-21.
* Fischer, Steven Roger. 1997. Glyph-breaker: A Decipherer's Story. N.Y.: Copernicus/Springer-Verlag.
* Fischer, Steven Roger. 1997. RongoRongo, the Easter Island Script: History, Traditions, Texts. Oxford and N.Y.: Oxford University Press.
* Guy, Jacques B.M. 1985. On a fragment of the “Tahua” Tablet. Journal of the Polynesian Society 94. 367-87.
* Guy, Jacques B.M. 1988. Rjabchikov's Decipherments Examined. Journal of the Polynesian Society 97. 321-3.
* Guy, Jacques B.M. 1990. On the Lunar Calendar of Tablet Mamari. Journal de la Société des Océanistes 91:2.135-49.
* HEYERDAHL, Thor. 1965. The Concept of Rongorongo Among the Historic Population of Easter Island. In: Thor Heyerdahl & Edwin N. Ferdon Jr. (eds. and others.), 1961-65. Stockholm: Forum.
* HEYERDAHL, THOR Aku-Aku; The 1958 Expedition to Easter Island.
* Hunt, Terry L. 2006. Rethinking the Fall of Easter Island. ''American Scientist'', '''94''', 412 (Sept-October 2006)
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* Lee, Georgia. 1992. The Rock Art of Easter Island. Symbols of Power, Prayers to the Gods. Los Angeles: The Institute of Archaeology Publications (UCLA).
* MELLÉN BLANCO, Francisco. 1986. Manuscritos y documentos españoles para la historia de la isla de Pascua. Madrid: CEHOPU.
* [[Alfred Metraux|MÉTRAUX, Alfred]]. 1940. Ethnology of Easter Island. Bernice P. Bishop Museum Bulletin 160. Honolulu: Bernice P. Bishop Museum Press.
* POZDNIAKOV, Konstantin. 1996. Les Bases du Déchiffrement de l'Écriture de l'Île de Pâques. Journal de la Societé des Océanistes 103:2.289-303.
* [[Katherine Routledge|ROUTLEDGE, Katherine]]. 1919. The Mystery of Easter Island. The story of an expedition. London.
* Thomson, William J. 1891. Te Pito te Henua, or Easter Island. Report of the United States National Museum for the Year Ending 30 giugno 1889. Annual Reports of the Smithsonian Institution for 1889. 447-552. Washington: Smithsonian Institution.
* Van Tiltburg, Jo Anne. 1994. Easter Island: Archaeology, Ecology and Culture. Washington D.C.: Smithsonian Institution Press.
* Vargas, Patricia; CRISTINO, Claudio and IZAURIETA, Roberto. 2006. 1000 AÑOS EN RAPA NUI. Arqueologia del Asentamiento. Santiago, Universidad de Chile, Editorial Universitaria. ISBN 956-11-1879-3.
{{div col end}}
 
== Voci correlate ==
* [[Ahu Akivi]]
* [[Ahu Vinapu]]
* [[Anakena]]
* [[Deforestazione]]
* [[Economia a legna]]
* [[Mitologia pasquense]]
* [[Moai]]
* [[Rapa nui]] (abitanti dell'isola)
* [[Rongorongo]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Easter Island}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{en}} [http://exn.ca/mysticplaces/easterisland.asp EXN] - Isola di Pasqua
* {{cita web|http://www.misantiago.cl/mapas/pais_ciudades/r5/isla_de_pascua.htm|Mappa Interativo dell'Isola di Pasqua | Misantiago.cl}}
 
{{Oceania}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|isole|Oceania}}
 
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