Santa Veneranda e Wikipedia:Pagine da cancellare/Conta/2019 luglio 6: differenze tra le pagine

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|didascalia= ''Santa Veneranda Vergine e Martire'', tela custodita nella chiesa di San Carlo.
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|note= Vergine e Martire
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|venerato da= Chiesa cattolica
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|beatificazione=
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Stop}}
|canonizzazione=
|santuario principale=[[Chiesa di San Carlo a Mortara|chiesa di San Carlo Borromeo]], Mortara
|ricorrenza= [[14 novembre]]
|attributi= palma, giglio, diadema
|patrono di=[[Mortara]]
|santiebeati =
|sesso=F}}
{{Bio
|Nome = Veneranda
|Cognome =
|Sesso = F
|LuogoNascita =
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita =
|LuogoMorte = Roma
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = ?
|Attività =
|Nazionalità =
|Categorie = no
|FineIncipit = è stata una [[martirio cristiano|martire]] [[Cristianesimo|cristiana]], venerata come [[santa]] dalla [[Chiesa cattolica]] che la ricorda il [[14 novembre]]
}}
 
== Agiografia ==
Le notizie sulla vita di questa martire sono praticamente nulle. Dall'analisi dei reperti ossei, si è potuto constatare che al tempo del martirio, avvenuto a [[Roma]], doveva essere una giovane di età compresa tra i 20 e i 25 anni. Fu sepolta nella [[catacomba di Calepodio]].
 
Per alcuni anni si è avvalorata l'ipotesi, smentita già nel secolo scorso, che la Santa fosse la stessa raffigurata sull'arcosolio della matrona Veneranda nelle [[Catacombe di Domitilla]].
 
== Il culto ==
=== Le reliquie ===
[[File:ReliquiarioVeneranda.JPG|thumb|left|Il reliquiario che custodì le ossa dal 1731 al 1925]]
Nel [[1647]], per ordine del [[papa Innocenzo X]], iniziarono gli scavi nella [[catacomba di Calepodio]] in [[Roma]].
[[Padre Simpliciano da Milano]], [[Padre provinciale|Provinciale]] e [[Commissario Generale]] dei [[Cappuccini]] in [[Roma]], ricevette dal [[Vescovo]] [[Alessandro Vittricio]], [[vice gerente]] del [[cardinale vicario]] per la città di Roma, le reliquie della Santa, estratte dalla catacomba il 10 novembre 1647; le ossa furono portate in una chiesa conventuale romana e murate provvisoriamente in un loculo, sul quale si leggeva "Hic jacet corpus Venerandae Martir" (Qui giace il corpo della Martire Veneranda).
 
Nel [[1650]], [[Prete Michele Tebaldeo di Mortara]] richiese all'amico [[Padre Simpliciano]] una [[reliquia]] insigne da donare alla città di [[Mortara]] e da venerarsi nella chiesa di [[Carlo Borromeo|San Carlo]], ancora in costruzione sul luogo in cui, secondo la tradizione, il Santo di passaggio a [[Mortara]] si dissetò a una fonte.
Padre Tebaldeo ottenne la concessione del corpo di Santa Veneranda, con la precisazione che non si trattava di uno dei martiri presenti nel [[Martirologio Romano]].
 
Non è chiaro se il nome Veneranda sia il nome proprio della Santa o se sia un nome attribuito alle sacre ossa, dopo il ritrovamento. Padre Simpliciano scriveva nel [[1650]] a Padre Tebaldeo: ''Ho qua ottenuto il corpo di S. Veneranda; quale sebene come che patì qui in Roma il suo martirio, non possa dirsi esser quella che stà notata nel Martirologio Romano, che lo patì in Franza; ad ogni modo potrebbesi di essa fare l'offitio il giorno medesimo, che pare sia il quattordecimo di novembre; nel quale cade la Commemorazione di quest'altra''. Ciò toglie ogni dubbio sul fatto che le ossa ritrovate non appartengano a [[Santa Venera]], detta anche Veneranda.
 
[[File:SantaVeneranda2014.jpg|thumb|Il corpo di santa Veneranda Vergine e Martire]]
 
Il 24 febbraio 1651 avvenne in [[Mortara]] la [[ricognizione]] delle reliquie, giunte da [[Roma]] con i sigilli del [[cardinale vicario]] [[Marzio Ginetti]], alla presenza del [[Vicario Capitolare]] e Generale diocesano, essendo vacante la sede vescovile di [[Vigevano]]; l'ampolla di sangue, attestante l'avvenuto martirio, non è stata rinvenuta durante la ricognizione.
Rotti i sigilli, il Vicario attestò l'autenticità delle Reliquie e ne ordinò l'esposizione alla pubblica venerazione nella [[Chiesa di San Carlo a Mortara|chiesa di San Carlo]]. Le ossa vennero affidate al sacerdote [[Carlo Francesco Moschetti]] che, non essendo ancora terminata la costruzione della [[Chiesa di San Carlo a Mortara|chiesa di San Carlo]], le custodì in modo inadeguato in casa propria.
I fedeli, indignati del comportamento di don Moschetti e supportati dal prevosto di [[Duomo di Mortara|San Lorenzo]], ricorsero al [[Vicario generale]] che, con un'ordinanza, impose che le reliquie venissero murate provvisoriamente in un loculo, ricavato sull'altare di [[Sant’Ambrogio]] nella [[Duomo di Mortara|Basilica di San Lorenzo]].
Le reliquie rimasero in tale luogo fino al [[1664]], anno in cui furono ricomposte in una cassetta più adatta, ad opera del cappuccino [[Padre Domenico da Milano]]. All'una di notte dell'11 novembre 1664 vennero esposte sull'altare maggiore della [[Duomo di Mortara|Collegiata]]. Il giorno successivo, la solenne traslazione nella [[Chiesa di San Carlo a Mortara|chiesa di San Carlo]], ormai ultimata, non poté essere effettuata "propter incessabile acquarum diluvium" (per un'incessante pioggia torrenziale). La traslazione avvenne la successiva domenica, 19 novembre, "col sorriso del cielo e i cuori frementi di gioia".
Le sacre ossa, in numero di novanta, vennero murate in un loculo sotto l'altare maggiore della [[Chiesa di San Carlo a Mortara|chiesa di San Carlo]], vicino alla fonte da cui si dissetò il Santo Vescovo. Proprio la vicinanza a questa fonte e la crescente umidità costrinsero a una nuova ricognizione delle reliquie nel [[1731]], anno in cui furono ricomposte in una nuova teca.
 
La successiva notificazione si legge nelle cronache parrocchiali del [[1885]] quando, a seguito di un fulmine che colpì la [[Chiesa di San Carlo a Mortara|chiesa di San Carlo]], i vetri del reliquiario andarono distrutti. Mons. Dughera ebbe modo di interpellare alcuni anziani, che ricordavano perfettamente l'episodio del [[1885]]; raccontarono che i vetri della teca erano prima talmente scuri da impedire la visione delle Sacre Ossa. La sostituzione con vetri trasparenti ha permesso a tutti i fedeli di vedere finalmente la loro Santa.
 
Nel [[1920]] le Reliquie versavano nuovamente in una condizione di grave precarietà e preoccupante deterioramento.
Il vescovo di Vigevano, mons. [[Angelo Giacinto Scapardini]], concesse una seconda ricognizione ufficiale solo nel [[1925]] e nominò mons. Dughera come suo Delegato e Padre [[Francesco Pianzola]] come [[Attuario]].
Le procedure furono eseguite in forma riservatissima: le [[Suore missionarie dell'Immacolata Regina della Pace]] si occuparono della ricomposizione del corpo: furono realizzati una testa in cera e un manichino, riposti in una preziosa urna di cristallo e bronzo, in stile [[Arte romanica|romanico]]. Le ossa subirono uno speciale trattamento, furono raccolte in una scatola rivestita di seta e collocate sotto il simulacro della Santa.
 
L'urna fu portata processionalmente per le vie della città e trovò la sua definitiva collocazione sotto l'altare maggiore della [[Chiesa di San Carlo a Mortara|chiesa di San Carlo]], dove ancora oggi è venerata.
 
Nel [[1933]] il volto in cera subì una grave deformazione e si rese necessario provvedere alla sua sostituzione con una maschera di altro materiale.
 
In occasione del 350º anniversario della collocazione delle reliquie nella chiesa di San Carlo Borromeo, nel settembre [[2014]] si è proceduto a una nuova ricognizione delle reliquie e alla ripulitura dell'urna. Le ossa hanno subito uno specifico trattamento, la veste bianca è stata sostituita in quanto l'originale versava in cattive condizioni a causa dell'umidità. Il diadema, il giglio e la palma sono stati trattati e riportati all'originale splendore.
 
[[File:Santa Veneranda.JPG|thumb|L'urna come appariva nel maggio del 1925]]
La devozione che i mortaresi tributano a Santa Veneranda ha una tradizione secolare: si narra che più volte la Patrona abbia preservato la città da pestilenze e abbia concesso alle madri di riabbracciare i figli, tornati dal fronte.
 
Nel 1946, monsignor Dughera volle onorare in modo grandioso la Santa, per aver protetto la città durante la guerra; il [[19 maggio]] di quell'anno, il [[cardinale]] [[Alfredo Ildefonso Schuster]] guidò una solenne processione per le vie di [[Mortara]]: ancora una volta l'urna di Santa Veneranda tornava tra il suo popolo.
 
Il 24 ottobre 2014, dopo sessantatré anni dall'ultima processione, l'urna di santa Veneranda è stata trasportata per tutte le vie della città ed esposta nella [[Duomo di Mortara|Basilica di San Lorenzo]].
 
Numerose sono le preghiere e gli inni a Lei dedicati; nel 1925 [[Ettore Schinelli]] compose l'inno ufficiale per le feste centenarie e per la ricomposizione delle reliquie nell'urna. Recentemente è stato rinvenuto un inno manoscritto, che reca la firma di [[Raffaele Casimiri]], il quale lo dedicò alla Santa probabilmente durante la permanenza a [[Vercelli]]. L'inno popolare, che ancora oggi si canta il giorno della [[memoria (liturgia)|memoria liturgica]], ha la musica di [[Luigi Picchi]] e il testo di mons. Dughera.
 
== Bibliografia ==
* Archivio della Basilica di san Lorenzo M., Mortara
* mons. L. Dughera, ''S. Veneranda V.M., venerata nella chiesa di san Carlo in Mortara''
 
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