Wikipedia:Pagine da cancellare/Conta/2019 marzo 2 e Carlo Sforza: differenze tra le pagine

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L'antifascismo in Italia e all'estero: link a documenti d'archivio
 
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{{Carica pubblica
{{Conteggio cancellazioni}}
|immagine = CarloSforza.jpg
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Start|23:32, 3 mar 2019 (CET)}}
|carica2 = [[Consulta Nazionale|Presidente della Consulta Nazionale]]
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 1 |voce = Willis (personaggio) |turno = |tipo = semplificata |data = 2019 marzo 2 |multipla = |argomenti = Anime e manga |temperatura = 0 }}
|mandatoinizio2 = 25 settembre [[1945]]
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|mandatofine2 = 1º giugno [[1946]]
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|predecessore2 = [[Vittorio Emanuele Orlando]]
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|successore2 = [[Giuseppe Saragat]]
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|carica3 = [[Ministri degli affari esteri del Regno d'Italia|Ministro degli esteri del Regno d'Italia]]
{{Conteggio cancellazioni/Concluse/Start|23:32, 3 mar 2019 (CET)}}
|mandatoinizio3 = 15 giugno 1920
{{Conteggio cancellazioni/Concluse/Voce|i = 1 |voce = Dialetto italiano meridionale |turno = |tipo = semplificata |data = 2019 marzo 2 |durata = < un giorno |multipla = }}
|mandatofine3 = 4 luglio 1921
{{Conteggio cancellazioni/Concluse/Stop}}
|predecessore3 = [[Vittorio Scialoja]]
|successore3 = [[Ivanoe Bonomi|Ivanoe Bonomi <small>''(ad interim)''</small>]]
|carica = [[Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale della Repubblica Italiana|Ministro degli esteri della Repubblica Italiana]]
|mandatoinizio = 2 febbraio [[1947]]
|mandatofine = 16 luglio [[1951]]
|predecessore = [[Pietro Nenni]]
|successore = [[Alcide De Gasperi]]
|partito = [[Partito Repubblicano Italiano]] (1946-1952)<!-- indipendente !--><!-- Partito repubblicano Italiano !-->
|tendenza = [[Repubblicanesimo]] <br> [[Antifascismo]] <br> [[Anticomunismo]] <br> [[Atlantismo]]
|nome=Carlo Sforza
|professione=Diplomatico
|carica4= [[Senato del Regno d'Italia|Senatore del Regno d'Italia]]
|mandatoinizio4=
|mandatofine4=
|legislatura4= [[Senatori della XXIV legislatura del Regno d'Italia|XXIV]]
|gruppo parlamentare4= liberale democratico, poi Unione democratica
|coalizione4=
|circoscrizione4=
|collegio4=
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|incarichi4=
|carica5= [[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Deputato dell'Assemblea Costituente]]
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|mandatofine5=
|legislatura5=
|gruppo parlamentare5= Repubblicano
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|circoscrizione5=
|collegio5= Collegio unico nazionale
|tipo nomina5=
|incarichi5= Presidente del Comitato italiano dell'unione interparlamentare
|carica6= [[Senato della Repubblica|Senatore della Repubblica Italiana]]
|mandatoinizio6=
|mandatofine6=
|legislatura6= [[I legislatura della Repubblica Italiana|I]]
|gruppo parlamentare6= Repubblicano
|coalizione6= Centro
|circoscrizione6= III disp. transitoria Cost.ne
|collegio6=
|tipo nomina6=
|incarichi6=
}}
{{Bio
|Nome = Carlo
|Cognome = Sforza
|Sesso = M
|LuogoNascita = Montignoso
|GiornoMeseNascita = 23 settembre
|AnnoNascita = 1872
|LuogoMorte = Roma
|GiornoMeseMorte = 4 settembre
|AnnoMorte = 1952
|Epoca = 1900
|Attività = diplomatico
|Attività2 = politico
|Nazionalità = italiano
}}
Dal [[1920]] al [[1921]] fu [[Ministri degli affari esteri del Regno d'Italia|Ministro degli esteri]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] e dal [[1947]] al [[1951]] della [[Italia|Repubblica Italiana]]. Ha sottoscritto il [[Trattato di Rapallo (1920)]], il [[Trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate|Trattato di Pace fra l'Italia e le potenze alleate del 1947]], il [[Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord|Patto Atlantico]] (1949), l'accordo per la creazione del [[Consiglio d'Europa]] e il trattato istitutivo della [[Comunità europea del carbone e dell'acciaio|CECA]] - Comunità europea del carbone e dell'acciaio (1951).
 
== Biografia ==
=== Origini e famiglia ===
Figlio secondogenito dello storico [[Giovanni Sforza (storico)|Giovanni Sforza]] (1846-1922) di [[Montignoso|Montignoso di Lunigiana]] (MS), Carlo Sforza discendeva da un ramo secondario della famiglia dei [[Sforza|duchi di Milano]]; apparteneva infatti al ramo dei Conti di [[Castel San Giovanni]], il cui capostipite era un figlio naturale di Sforza Secondo di [[Val Tidone]], a sua volta figlio naturale di [[Francesco Sforza]] (1401-1466), primo duca di Milano<ref>{{cita libro|nome=v. Sforza, ramo di Borgonovo, p. 574, Enciclopedia Italiana Treccani, 1936. - Libro d'Oro della Nobiltà Italiana, Collegio Araldico, vol. VI, 1923-25, p. 657. - G. Canevazzi, Giovanni Sforza, in Atti e Memorie della R. Deputazione di storia patria... Serie VII- Vol. III, Modena, 1924|cognome=Spreti|titolo=Enciclopedia storico-nobiliare italiana: famiglie nobili e titolate viventi riconosciute dal R. Governo d'Italia, Volume 6|anno=1932|città=Milano|p=309}}</ref>. Sua madre era Elisabetta Pierantoni, di [[Lucca]], di una famiglia di mercanti di seta. Alla morte (1936) del fratello maggiore, rimasto celibe, Carlo poté fregiarsi del titolo di conte<ref>{{cita libro|cognome=Zeno|nome=Livio|titolo=Ritratto di Carlo Sforza, col carteggio Croce-Sforza e altri documenti inediti|editore=Le Monnier|città=Firenze|anno=1975|p=39-40}}</ref>; si laureò in giurisprudenza all'[[Università di Pisa]], allievo di [[Enrico Ferri (criminologo)|Enrico Ferri]] e di [[Lodovico Mortara]]<ref>{{cita libro|cognome=Zeno|nome=Livio|titolo=cit.|p=401}}</ref>. Sposò la contessa Valentina Errembault de Dudzeele (1875 - 1969)<ref>{{cita web |url=http://geneall.net/en/name/1086859/valentine-errembault-de-dudzeele |titolo= Valentine Errembault de Dudzeele |accesso=9 dicembre 2015}}</ref>, da cui ebbe due figli: Fiammetta ([[Pechino]], 3 ottobre 1914-[[Milano]], 26 giugno 2002), moglie di Howard Scott, direttore della British School di Milano, e Sforza ("Sforzino")-Galeazzo ([[Corfù]], 1916 - [[Strasburgo]] 1977), segretario generale aggiunto del [[Consiglio d'Europa]]; il 1º aprile 1969 sposò in seconde nozze Annette Spehner, funzionaria dell'Istituto Internazionale per i diritti dell'Uomo ([[Istituto internazionale dei diritti umani|IIDU]]), Commendatore dell'Ordine della Stella d'Italia e vice presidente de Les Amis du Musée d’Art Moderne et Contemporain de Strasbourg ([http://2017.amamcs.net/ AMAMCS])
 
=== La carriera diplomatica ===
Sforza entrò in diplomazia nel 1896, vincitore dell'apposito concorso, e fu subito inviato al [[Il Cairo|Cairo]], come "applicato consolare"; fu "addetto di legazione" a [[Parigi]], nel 1897; "segretario consolare" a [[Costantinopoli]], nel luglio 1901, e a Pechino, poco più di un anno<ref>Ennio Di Nolfo, ''Carlo Sforza, diplomatico e oratore'', in: {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Discorsi parlamentari|città=Roma|anno=2006|pp=16-17}}</ref>.
 
Incaricato d'affari a [[Bucarest]], dalla primavera al dicembre del 1905, un incidente diplomatico lo indusse a rassegnare le dimissioni dalla carriera; inaspettatamente, il Segretario generale [[Giacomo Malvano]] lo ritenne idoneo quale segretario particolare di [[Emilio Visconti Venosta]], nella delegazione italiana da inviare alla [[conferenza di Algeciras]]<ref>{{cita libro|cognome=Zeno|nome=Livio|titolo=cit.|pp=24-25}}</ref>.
 
Dal 15 gennaio al 7 aprile [[1906]], ad [[Algeciras]], Sforza acquisì un'esperienza fondamentale per il prosieguo della sua carriera; Visconti Venosta, infatti, rese evidenti le contraddizioni della politica degli austro-tedeschi nei confronti dell'Italia, non potendo costoro sostenere che la [[Triplice alleanza (1882)|Triplice Alleanza]] non avesse efficacia nelle questioni mediterranee e contemporaneamente richiedere all'Italia di appoggiare il tentativo di penetrazione tedesca in [[Marocco]]<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'Italia dal 1914 al 1944 quale io la vidi|editore=Mondadori|città=Roma|anno=1945|p=12 e succ.ve}}</ref>.
 
L'apprezzamento di Visconti-Venosta gli valse la promozione a "primo segretario di legazione" a [[Madrid]] (1906-7), per essere poi nuovamente destinato a [[Costantinopoli]] (1908-1909), come Incaricato d'affari<ref>{{cita libro|cognome=Di Nolfo|nome=Ennio|titolo=cit.|p=19}}</ref>. Nella capitale ottomana fu testimone della sollevazione degli ufficiali nazionalisti, i [[Giovani Turchi]] (luglio 1908), e della crisi derivante dall'annessione austriaca del territorio ottomano della [[Bosnia ed Erzegovina]], un evento diplomatico di rilevanza tale da essere considerato, di fatto, la fine della Triplice Alleanza, in quanto l'Austria-Ungheria rifiutò di concedere all'Italia quei compensi territoriali che erano stati concordati nell'[[Trattati della Triplice alleanza#Terzo Trattato della Triplice alleanza (1891)|accordo del 1891]], in caso di espansione austriaca nei Balcani<ref>{{cita libro|cognome=Di Nolfo|nome=Ennio|titolo=cit.|pp=20-21}}</ref>.
 
Consigliere d'ambasciata a [[Londra]] (1909), fu poi a Roma, per pochi mesi, Capo di gabinetto dei ministri [[Francesco Guicciardini (politico)|Francesco Guicciardini]] e [[Antonino Paternò Castello, marchese di San Giuliano|Antonino di San Giuliano]]. Nel 1910 fu inviato a [[Budapest]] quale Console generale italiano presso [[Francesco Giuseppe I d'Austria|Francesco Giuseppe]], Re di Ungheria<ref>{{cita libro|cognome=Di Nolfo|nome=Ennio|titolo=cit.|p=21}}</ref>. Il 4 marzo 1911, a Vienna, Carlo Sforza sposò la belga Valentine Errembault de Dudzeele; alcuni anni dopo, il fratello di quest'ultima avrebbe sposato la vedova del fratello della Regina d'Italia, [[Elena del Montenegro|Elena di Montenegro]]<ref>{{cita libro|cognome=Zeno|nome=Livio|titolo=cit.|p=392}}</ref>.
 
Dal 1911 al 1915, Sforza fu inviato nuovamente in [[Cina]], quale Ministro plenipotenziario del governo italiano, e si trovò in una situazione di dissoluzione di un impero; nel gennaio 1912, infatti, un'assemblea rivoluzionaria deliberava la fine del regime imperiale e la nascita della [[Storia della Repubblica di Cina (1912-1949)|Repubblica di Cina]], sotto la presidenza di [[Sun Yat-sen]]; ne seguì una lotta politica che portò all'insediamento di un governo autoritario sotto il generale [[Yuan Shikai]]<ref>{{cita libro|cognome=Di Nolfo|nome=Ennio|titolo=cit.|pp=21-22}}</ref>. Nel giugno 1912, Sforza concordò la trasformazione della [[Concessione italiana di Tientsin]] in regime capitolare, sotto la legislazione e l'amministrazione diretta dell'Italia<ref>{{cita libro|cognome=Bertola|nome=Arnaldo|titolo=Storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici|città=Torino|anno=1964|pp=267-270}}</ref>.
 
=== La prima guerra mondiale ===
[[File:Dalmatia1911.png|thumb|Situazione politica delle coste del Mare Adriatico nel 1911]]
Allo scoppio della [[prima guerra mondiale]], Sforza era politicamente collocato nelle file dell'[[Interventismo di sinistra|interventismo democratico]]<ref>{{cita libro|cognome=Di Nolfo|nome=Ennio|titolo=cit.|p=24}}</ref>. La sua visione della guerra era conforme a quella mazziniana e risorgimentale, secondo cui la dissoluzione dell'Impero austro-ungarico era ineluttabile, dovuta al risveglio delle nazionalità oppresse<ref>{{cita libro|cognome=Zeno|nome=Livio|titolo=cit.|p=85}}</ref>. Tali convinzioni contrastavano con l'apparente realismo del [[Ministri degli affari esteri del Regno d'Italia|Ministro degli esteri]] [[Sidney Sonnino]], che aveva negoziato il [[Patto di Londra]] ritenendo che la guerra sarebbe stata breve e l'impero asburgico sarebbe sopravvissuto<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Costruttori e distruttori|editore=Donatello De Luigi|città=Roma|anno=1945|p=314}}</ref><ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Jugoslavia. Storia e ricordi|editore=Rizzoli|città=Roma|anno=1948|p=109}}</ref>. Sonnino aveva condizionato l'ingresso dell'Italia in guerra, non solo al raggiungimento dei confini nazionali, ma anche al conseguimento di territori abitati da altre etnie (l'entroterra di [[Zara]])<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'Italia dal 1914 al 1944, cit.|p=43}}</ref>. In tale ottica, sia il [[Regno di Serbia]], che le altre nazionalità slave dell'Impero erano viste non come alleati, ma come dei potenziali contendenti di terre austro-ungariche.
 
Quando, nel 1916, Sforza fu designato come Ministro plenipotenziario presso il governo serbo - che, di fronte all'invasione austriaca, si era rifugiato a [[Corfù]] – si trovò a gestire diplomaticamente uno dei nodi centrali della politica estera italiana, in contrasto con il suo superiore politico<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'Italia dal 1914 al 1944, cit.|pp=45-46}}</ref><ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Costruttori e distruttori, cit.|p=311}}</ref>. In tale veste non riuscì a convincere il governo dell'opportunità di costituire una divisione d'irredenti croati da opporre agli austriaci sul fronte di Vittorio Veneto, e tale diniego ebbe come conseguenza che le truppe croate si batterono nell'esercito austriaco contro gli italiani, considerandoli assertori di un presunto ”imperialismo”<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'Italia dal 1914 al 1944, cit.|p=47}}</ref><ref>Armando Diaz, che concordava con Carlo Sforza sulla questione, aveva accettato la costituzione di una divisione cecoslovacca, affiancandola all'esercito italiano. Cfr. il [[Bollettino della Vittoria]]</ref>. Né riuscì a ottenere l'elevazione a Corpo d'armata della divisione italiana operante sul fronte serbo-macedone, che pur ne aveva la consistenza<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'Italia dal 1914 al 1944, cit.|p=45}}</ref><ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Jugoslavia, cit.|p=135}}</ref>.
 
Appena conclusa vittoriosamente la "Grande Guerra", Sforza fu nuovamente inviato a [[Costantinopoli]] come Alto commissario italiano per l'attuazione dell'armistizio con l'Impero ottomano (4 novembre 1918). Per nove mesi, insieme al collega britannico Ammiraglio Calthorpe e a quello francese Ammiraglio Amet, rivestì un ruolo paragonabile a quello di un “governo militare alleato” sul paese sconfitto<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'Italia dal 1914 al 1944, cit.|p=54}}</ref>. Prese contatti con [[Mustafa Kemal Atatürk|Mustafà Kemal]], futuro Presidente della repubblica turca<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Costruttori e distruttori, cit.|p=355 e succ.ve}}</ref>, e con Ahmad ''al-Sanusi'', allora capo in esilio degli insorti libici contro l'annessione all'Italia del 1912<ref name=Senussi>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'Italia dal 1914 al 1944, cit.|p=59}}</ref>.
Il 1º dicembre 1918 fa occupare da alcuni marinai italiani il [[Palazzo di Venezia]] rinvendicandone la proprietà italiana del palazzo, insediandovisi il 27 marzo 1919.
 
[[File:ParisPeace-Venizelos-Map.png|thumb|Carta dei territori rivendicati dalla Grecia in occasione delle conferenze di pace di [[Parigi]] nel [[1919]].]]
Durante gli anni di guerra, infatti, l'occupazione italiana della [[Libia]] si era dovuta limitare alla fascia costiera, mentre l'interno, ed in particolare la [[Cirenaica]] meridionale, era sotto il controllo degli insorti. Tali colloqui portarono ad un accordo di massima, secondo cui si sarebbe riconosciuta la sovranità italiana sulla colonia, in cambio di una larga autonomia nella zona direttamente controllata da ''al-Sanusi''. Su tali basi, [[Luigi Rossi (1867-1941)|Luigi Rossi]], Ministro delle colonie nel 1920-21, poté stipulare una convenzione e realizzare la pacificazione della colonia, sino a quando Mussolini non provvide a denunciarla e a riaprire il conflitto con le forze indigene<ref name=Senussi /><ref>Luigi Rossi fu Ministro delle colonie nel V Governo Giolitti, ove Sforza resse il dicastero degli Affari esteri</ref>.
 
Il 12 maggio 1919, Sforza seppe dal suo collega britannico della decisione della [[Conferenza di pace di Parigi (1919)|Conferenza di Parigi]] di far occupare [[Smirne]] e tutto il suo entroterra dai Greci. Il Commissario italiano espresse immediatamente ed invano la sua contrarietà, nell'interesse delle potenze vincitrici e della [[Grecia]] stessa<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'Italia dal 1914 al 1944, cit.|pp=50-51 e 57}}</ref>. Ne conseguì - infatti – una sconfitta e una tragedia per il popolo greco, che fu in breve costretto a restituire cruentamente tutti i territori assegnati. Anni dopo, Sforza scrisse: {{Citazione|È difficile trovare un più forte esempio della verità che gli uomini sembrano aver tanta pena a scoprire e imparare, cioè che la grandezza e la prosperità di un paese non è affatto sicuro che siano in rapporto diretto e assoluto con i suoi guadagni territoriali<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Costruttori e distruttori, cit.|p=163}}
</ref>}}
 
=== L'ingresso in politica e la nomina a Ministro degli Esteri del Regno d'Italia ===
{{vedi anche|Trattato di Rapallo (1920)}}
[[File:Francesco-Saverio-Nitti1.jpg|thumb|Francesco Saverio Nitti: nominò Sforza Sottosegretario agli Affari Esteri (1919).]]
Alla Conferenza per la pace i rappresentanti dell'Italia ([[Vittorio Emanuele Orlando]] e Sonnino) chiesero l'applicazione integrale del [[Patto di Londra]], e, in aggiunta, l'annessione della città di [[Fiume (Croazia)|Fiume]]<ref>{{cita libro|cognome=Di Nolfo|nome=Ennio|titolo=cit.|p=29}}</ref>. Tali richieste si rivelarono in controtendenza con i princìpi della conferenza per la pace. A Parigi, infatti, le potenze vincitrici accolsero i principi di nazionalità e di autodeterminazione dei popoli, quest'ultimo propugnato dal presidente statunitense [[Thomas Woodrow Wilson|Wilson]], che non aveva sottoscritto il patto di Londra. Wilson, individuava [[quattordici punti]] per una pace equa tra le nazioni: tra essi la “rettifica delle frontiere italiane secondo linee di demarcazione chiaramente riconoscibili tra le due nazionalità” (punto 9); “un libero e sicuro accesso al mare alla [[Serbia]]”, e delle “garanzie internazionali dell'indipendenza politica ed economica e dell'integrità territoriale degli stati balcanici” (punto 11). Quando il Governo italiano si rese conto dell'impossibilità di proseguire sulla propria linea, diede le dimissioni.
 
Il 23 giugno [[1919]], fu nominato primo ministro [[Francesco Saverio Nitti]]; quest'ultimo, consapevole dell'adesione di Sforza al principio di nazionalità<ref>{{cita libro|cognome=Di Nolfo|nome=Ennio|titolo=cit.|pp=29-30}}</ref>, gli affidò il primo incarico politico della carriera, nominandolo sottosegretario agli Affari Esteri. Contemporaneamente Sforza conseguì la nomina a [[senatore]] del Regno d'Italia<ref>[http://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/3b06b7313c966b4dc125711400599aa3/974cc118280f5d5e4125646f00609579?OpenDocument Scheda del senatore del Regno Carlo Sforza sul sito del Senato]</ref>. I ministri degli Esteri che si succedettero durante il [[governo Nitti I]] furono [[Tommaso Tittoni]] (sino al 28 giugno 1919), Nitti ''ad interim'' e [[Vittorio Scialoja]] (dal 26 settembre 1919)<ref>{{cita libro|cognome=Bartolotta|nome=Francesco|titolo=Parlamenti e governi d'Italia dal 1848 al 1970|editore=Vito Bianco|città=Roma|anno=1971|pp=144-149}}
</ref>.
 
Nitti sottoscrisse il [[Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|trattato di Saint-Germain]], che definiva i confini italo-austriaci (quindi quello del [[Brennero]]), ma non quelli orientali. Le potenze alleate, infatti, avevano rinviato all'Italia e al neo-costituito [[regno dei Serbi, Croati e Sloveni]] (che nel 1929 avrebbe assunto il nome di [[Jugoslavia]]) la congiunta definizione dei propri confini<ref name="ReferenceA">{{cita libro|cognome=Di Nolfo|nome=Ennio|titolo=cit.|p=31}}</ref>. Immediatamente (12 settembre [[1919]]), una forza volontaria irregolare di [[nazionalismo|nazionalisti]] ed ex-combattenti italiani, guidata dal poeta [[Gabriele D'Annunzio|Gabriele d'Annunzio]], occupò militarmente la città di Fiume chiedendo l'annessione all'Italia.
 
[[File:Rapallo-villa del Trattato.jpg|thumb|Villa Spinola a Rapallo, ove fu firmato il Trattato per la definizione del confine orientale (1920)]]
Nel maggio 1920, a [[Pallanza]], il ministro Scialoja iniziò i negoziati con i rappresentanti jugoslavi, ma tali colloqui non ebbero esito. Ne conseguirono le dimissioni del [[governo Nitti II]], nel giugno 1920<ref>{{cita libro|cognome=Alatri|nome=Paolo|titolo=Nitti, D'Annunzio e la questione adriatica (1919-20)|editore=Feltrinelli|città=Milano|anno=1959|p=163}}</ref>.
 
[[Giovanni Giolitti]], che succedette a Nitti il 15 giugno [[1920]], ereditò da quest'ultimo la questione adriatica e il problema della definizione dei confini orientali. A tal fine, scelse Carlo Sforza come [[Ministri degli affari esteri del Regno d'Italia|Ministro degli esteri]].
 
La prima azione del nuovo [[Ministri degli affari esteri del Regno d'Italia|Ministro degli esteri]] fu quella di denunciare l'accordo Tittoni-Venizelos, che il governo precedente aveva sottoscritto con la [[Grecia]]<ref>{{Cita web |url=http://www.prassi.cnr.it/prassi/content.html?id=1205 |titolo=Testo dell'accordo Tittoni-Venizelos |accesso=29 giugno 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140714165211/http://www.prassi.cnr.it/prassi/content.html?id=1205 |dataarchivio=14 luglio 2014 |urlmorto=sì }}</ref>. Tale accordo prevedeva l'appoggio italiano all'annessione greca di territori già facenti parte dell'Impero ottomano (Epiro, Macedonia, Tracia meridionale) e l'appoggio greco ad un “mandato” italiano sull'[[Albania]]<ref>I mandati erano una forma di amministrazione fiduciaria, che veniva accordata alle potenze vincitrici per veicolare l'indipendenza dei popoli delle ex colonie tedesche e dei territori arabi dell'ex Impero ottomano.</ref>. L'accordo - secondo Sforza - era contrario agli interessi dell'Italia, in quanto l'Albania era stata riconosciuta come Stato indipendente sin dal 1912, e non aveva partecipato alla prima guerra mondiale; di conseguenza, la limitazione della sua sovranità, da parte dell'Italia, avrebbe prodotto un altro caso di violazione del principio di nazionalità, nel settore balcanico<ref>''Atti parlamentari'', Camera dei deputati, 2a tornata del 9 agosto 1920, ''Comunicazioni del Governo''</ref>. Sforza sottoscrisse, invece, un accordo diretto con l'Albania, che riconobbe la sovranità dell'Italia sull'isola di [[Saseno]], di fronte alla Baia di [[Valona]], e il conseguente controllo sulle due sponde del canale di [[Otranto]] (20 agosto 1920)<ref>{{cita libro|cognome=Di Nolfo|nome=Ennio|titolo=cit.|p=70}}</ref>.
 
[[File:Firma del Trattato di Rapallo (1920).jpg|thumb|Carlo Sforza, in alto a sinistra al momento dell'apposizione della firma del trattato di Rapallo, da parte di [[Giovanni Giolitti]] (in basso a destra, seduto). Al centro in primo piano il ministro degli esteri jugoslavo [[Ante Trumbić]].]]
Colloqui informali con i rappresentanti del [[regno dei Serbi, Croati e Sloveni]], furono condotti da Sforza durante la conferenza interalleata di [[Spa (Belgio)|Spa]], nel luglio 1920<ref>''Il Ministro degli Affari Esteri al presidente del Consiglio'' (telegramma), Spa, 17 luglio 1920, in: {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Pensiero e azione di una politica estera italiana|curatore=Alberto Cappa|editore= Laterza|città=Bari|anno=1924|p=112}}
</ref>. Il negoziato fu fissato a partire dall'8 novembre successivo, a [[Rapallo]], nella Villa Spinola. Sforza era accompagnato dal Ministro della guerra [[Ivanoe Bonomi]]; solo a trattative ultimate, per la firma dell'accordo, fu raggiunto dal Primo ministro Giolitti. La delegazione jugoslava era composta dal Primo ministro [[Milenko Vesnić|Vesnić]], dal Ministro degli esteri [[Ante Trumbić|Trumbić]] e dal Ministro delle finanze Stojanovic. Sforza pose subito sul tavolo le sue condizioni, definite non negoziabili: la fissazione della frontiera terrestre allo spartiacque alpino da [[Tarvisio]] al [[Quarnaro|Golfo del Quarnaro]], compreso il [[Monte Nevoso (Slovenia)|Monte Nevoso]]; la costituzione del territorio di Fiume in Stato libero indipendente, collegato all'Italia da una striscia costiera, l'assegnazione all'Italia della città di [[Zara]] e delle isole di [[Cherso (isola)|Cherso]], [[Lussino]], [[Lagosta (isola)|Lagosta]] e [[Pelagosa]]<ref>''Il Ministro degli Affari Esteri al presidente del Consiglio'' (telegramma), Rapallo, 7 novembre 1920, in: {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Pensiero e azione, cit.|p=147-148}}
</ref>. L'accordo venne raggiunto dopo soli due giorni, superando le riserve slave relative al passaggio di Zara all'Italia<ref name=Italia95>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'Italia dal 1914 al 1944, cit.|pp=95 e succ.ve}}</ref>. Un successivo accordo, firmato il 25 novembre [[1920]] a [[Santa Margherita Ligure]], prevedeva una serie d'intese economiche e finanziarie tra i due paesi<ref name="ReferenceA"/> e, il 12 novembre, i due governi sottoscrissero una convenzione antiasburgica per la mutua difesa delle condizioni del precedente [[Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|Trattato di Saint-Germain]]. Il 24 dicembre [[1920]], al rifiuto di D'Annunzio di evacuare Fiume, l'esercito italiano procedette con la forza allo sgombero dei legionari dalla città.
 
Il [[Trattato di Rapallo (1920)|Trattato di Rapallo]] rappresentò la conclusione del processo risorgimentale di unificazione italiana, con il raggiungimento completo del confine alpino e l'annessione di [[Gorizia]] e [[Trieste]]<ref>Cfr.il testo de: ''Il trattato di Rapallo'', in: {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Pensiero e azione, cit.|pp=155 e succ.ve}}
</ref>. La rinuncia italiana ai territori dalmati, etnicamente slavi, non compromise il controllo italiano sul Mare Adriatico, garantito dal possesso di [[Pola]] e di Zara, delle isole di Cherso, Lussino, Lagosta, Pelagosa e dell'isola di [[Saseno]]. Infine, la città di Fiume, costituita in Stato indipendente, acquisiva uno ''status'' internazionale simile a un Principato di Monaco italofono sul Mare Adriatico<ref name=Italia95 /><ref>''Atti parlamentari'', Camera dei deputati, tornata del 26 novembre 1920, ''Sul disegno di legge "Approvazione del Trattato di Rapallo ed annessione al Regno dei territori attribuiti all'Italia''</ref><ref>''Atti parlamentari'', Senato del Regno, tornate del 15 e del 17 dicembre 1920, ''Sul disegno di legge "Approvazione del Trattato di Rapallo ed annessione al Regno dei territori attribuiti all'Italia''</ref>. Tuttavia, Carlo Sforza, ancora agli esordi della carriera politica, ebbe difficoltà a misurarsi in Parlamento e nelle piazze nell'illustrazione e nella difesa della bontà del Trattato, e a confutare il concetto della “[[vittoria mutilata]]” introdotto da D'Annunzio<ref>{{cita libro|cognome=Di Nolfo|nome=Ennio|titolo=cit.|p=33}}</ref>.
 
Il [[Governo Giolitti V]], indebolito dalle elezioni generali del 1921, rassegnò le dimissioni il 27 giugno [[1921]]. Sforza rifiutò di essere confermato al Ministero degli Esteri, così come gli aveva proposto il nuovo Capo del Governo ed ex collega di trattative a Rapallo [[Ivanoe Bonomi]]<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Il periodo pre-fascista, ''dalle pagine del'' Diario, ''in:'' Nuova Antologia, ''vol. 501, pp. 447-476||città=Roma|anno=1967}}</ref>
e rientrò nella carriera diplomatica, con l'incarico di ambasciatore a [[Parigi]].
 
=== L'antifascismo in Italia e all'estero ===
[[File:Carlo Sforza 1921.jpg|thumb|right|Carlo Sforza nel 1921]]
Il 30 ottobre [[1922]], immediatamente dopo la nomina di [[Benito Mussolini]] a Primo Ministro, Sforza si dimise dalla carica di ambasciatore a Parigi, inviando un polemico telegramma al nuovo Capo del Governo<ref>''Documenti diplomatici italiani, settima serie, vol. I'', in calce al documento n. 1.</ref>.
 
Fu quindi deciso oppositore del regime dai banchi del [[Senato]]: il 3 gennaio [[1925]], fu uno dei tre soli senatori che denunciarono in aula le responsabilità di Mussolini per l'omicidio di [[Giacomo Matteotti]]<ref>Gli altri due furono [[Mario Abbiate]] e [[Luigi Albertini]].{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'Italia dal 1914 al 1944, cit.|p=91}}</ref>. Nel novembre [[1924]], Sforza aderì alla sua prima formazione politica, l'[[Unione Nazionale (Italia)|Unione Nazionale]] delle forze liberali e democratiche, costituita subito dopo l'omicidio Matteotti da [[Giovanni Amendola]], insieme a personalità liberal-democratiche quali [[Carlo Rosselli]] e [[Luigi Einaudi]], a radical-socialisti come [[Ivanoe Bonomi]], [[Meuccio Ruini]] e [[Luigi Salvatorelli]]<ref>[http://www.repubblicanidemocratici.it/opinioni_condivise/manifesto_unione_nazionale.htm Cfr.: ''Manifesto dell'Unione Nazionale di Giovanni Amendola''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20121106022930/http://www.repubblicanidemocratici.it/opinioni_condivise/manifesto_unione_nazionale.htm |data=6 novembre 2012 }}</ref>
, e a repubblicani come il giovane [[Ugo La Malfa]]<ref>{{cita libro|cognome=Galante Garrone|nome=Alessandro|titolo=I radicali in Italia (1849-1925)|città=Milano|editore=Garzanti |anno=1973|pagine=405-406}}</ref>; tale formazione ebbe, però, vita breve, e non sopravvisse al suo fondatore, deceduto a [[Cannes]] il 7 aprile [[1926]], a seguito di precedenti percosse delle squadre fasciste.
 
Nel [[1927]] alcune minacce, rivoltegli dagli [[squadrismo|squadristi]], e lo scontro fisico subito a [[Bardonecchia]], lo costrinsero all'esilio<ref>{{cita libro|cognome=Zeno|nome=Livio|titolo=cit.|p=129}}</ref>. Il pretesto per lasciare il paese fu la proposta di recarsi in [[Cina]] quale corrispondente di due quotidiani stranieri (Le [[Journal des débats]] e il [[The Guardian|Manchester Guardian]])<ref>Gli articoli furono successivamente raccolti nel volume:{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'Enigme Chinoise|città=Parigi|anno=1928}}</ref>; al ritorno si stabilì in [[Belgio]], la patria della moglie e, successivamente, acquistò una residenza estiva in [[Francia]], presso [[Tolone]]<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'Italia dal 1914 al 1944, cit.|pp=163}}</ref>. Negli anni dell'esilio si dedicò all'attività pubblicistica, non tralasciando i contatti con i fuorusciti italiani<ref>{{cita libro|cognome=Garosci|nome=Aldo|titolo=Storia dei fuorusciti|editore=Laterza|città=Bari|anno=1953|p=122}}</ref>, ma senza aderire ad alcun partito<ref>Sui contatti con la concentrazione antifascista, e segnatamente con [[Filippo Turati]] e con [[Francesco Saverio Nitti]], v. http://www.senato.it/documenti/repository/relazioni/archiviostorico/ricerche/1906-11a.pdf </ref>; collaborò con il quotidiano radicale francese ''La dépeche de Toulouse''<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'Italia dal 1914 al 1944, cit.|p=167}}</ref> e fu, tra gli antifascisti in esilio, colui che lavorò maggiormente per collocare il fascismo come un problema di carattere internazionale<ref>{{cita libro|cognome=Salvatorelli|nome=Luigi|coautori=Giovanni Mira|titolo=Storia d'Italia nel periodo fascista|editore=Einaudi|città=Milano|anno=1969|p=114}}</ref>.
 
Nei giorni immediatamente precedenti l'entrata in guerra dell'Italia, Sforza fece un vano tentativo nei confronti di [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]], facendogli recapitare una lettera nella quale scongiurava il re di evitare il conflitto, prevedendo i più gravi disastri per l'Italia e per la dinastia sabauda; il testo di questa lettera fu in seguito pubblicato nel volume ''L'Italia dal 1914 al 1944 quale io la vidi''<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'Italia dal 1914 al 1944, cit.|pp=164 e succ.ve}}</ref>, ma, al momento, non ne è stata rinvenuta traccia nell'archivio Savoia<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1998/novembre/12/Archivi_Savoia_eterno_mistero_co_0_9811125233.shtml Archivi Savoia eterno mistero]</ref>.
Contemporaneamente, concordò con il capo del governo francese [[Paul Reynaud]] la costituzione di una legione di volontari italiani emigrati da impiegare contro i tedeschi, sotto la bandiera italiana<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'Italia dal 1914 al 1944, cit.|pp=168-69}}</ref>, ma l'incalzare delle vicende non resero attuabile tale tentativo. Di fronte all'invasione tedesca della Francia, il 17 giugno [[1940]], Sforza, con la famiglia e il giornalista antifascista [[Alberto Tarchiani]], raggiunsero [[Bordeaux]] e, il giorno dopo, si imbarcarono su un cargo olandese, riuscendo a sbarcare illesi in [[Gran Bretagna]]<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'Italia dal 1914 al 1944, cit.|p=171 e succ.ve}}</ref>.
 
[[File:Randolfo Pacciardi 1945.jpg|thumb|Randolfo Pacciardi, già comandante della Brigata Garibaldi in Spagna (1936-37); nelle intenzioni di Carlo Sforza avrebbe dovuto guidare una "legione italiana" antifascista nel 1941-42.]]
Dopo un breve soggiorno a [[Londra]], Sforza – insieme a Tarchiani - emigrò negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], dove alcune università gli avevano offerto delle cattedre d'insegnamento. Durante il suo soggiorno negli Stati Uniti, elaborò una linea politica atta a candidarsi quale leader del movimento antifascista nel mondo, e, implicitamente, di un'Italia liberata dalla dittatura fascista<ref>{{cita libro|cognome=Varsori|nome=Antonio|titolo=Gli alleati e l'emigrazione democratica antifascista (1940-1943)|editore=Sansoni|città=Firenze|anno=1982}}
</ref>. Lo strumento che scelse fu la [[Mazzini Society]], un'associazione di matrice democratico-repubblicana, nel solco della tradizione risorgimentale, fondata da [[Gaetano Salvemini]] nel settembre 1939, e di cui il giornalista Max Ascoli aveva assunto la presidenza<ref>{{cita libro|cognome=Varsori|nome=Antonio|titolo=cit.|p=38 e succ.ve}}</ref>. Il principale artefice della strategia del conte Sforza fu [[Alberto Tarchiani]] che, ben presto, assunse la carica di segretario dell'associazione. Sforza e Tarchiani contavano di acquisire l'appoggio del governo statunitense attraverso la Mazzini Society, per la creazione di un Comitato nazionale italiano, cioè una forma di governo in esilio<ref>{{cita libro|cognome=Varsori|nome=Antonio|titolo=cit.|p=52 e succ.ve}}</ref>. Con il progressivo avanzamento delle truppe alleate in nord Africa (1941-42), circolò anche l'ipotesi di un governo in esilio in [[Libia]] e, addirittura, di una “legione italiana” guidata da [[Randolfo Pacciardi]], giunto negli Stati Uniti nel dicembre 1941<ref>{{cita libro|cognome=Varsori|nome=Antonio|titolo=cit.|pp=126-27}}</ref>. Tuttavia, l'atteggiamento delle autorità americane verso tale progetto non andò oltre quello di una tiepida attesa e gli analoghi contatti che Sforza tentò con la [[Gran Bretagna]] non ebbero alcun esito<ref>{{cita libro|cognome=Varsori|nome=Antonio|titolo=cit.|p=108 e succ.ve}}</ref>.
 
Maggior successo ebbero i rapporti della Mazzini Society con le comunità italiane dell'America meridionale e centrale, ove si era costituita una rete antifascista e un movimento “Italia libera”, con sede a [[Buenos Aires]]. Le intese tra la “Mazzini” e “Italia libera” condussero all'organizzazione di un Congresso italo-americano, che si tenne dal 14 al 17 agosto [[1942]], a [[Montevideo]]<ref>{{cita libro|cognome=Varsori|nome=Antonio|titolo=cit.|p=159 e succ.ve}}</ref>. Dopo aver ottenuto l'autorizzazione delle autorità americane, Sforza intervenne ai lavori congressuali, presentando un programma in otto punti, che fu approvato dagli oltre 10.000 presenti<ref>{{cita libro|cognome=Varsori|nome=Antonio|titolo=cit.|p=175 e succ.ve}}</ref>. Esso comprendeva la scelta istituzionale da parte del popolo italiano mediante un libero plebiscito - in cui auspicava la vittoria della repubblica democratica - e l'adesione dell'Italia alla [[Carta Atlantica]] e a un sistema organizzato di cooperazione e solidarietà internazionale: {{Citazione|Gli italiani coopereranno con coraggio e serenità alla soluzione di ogni problema internazionale che li concerne, ma ad una sola condizione: che non si discutano problemi italiani come tali, ma si discutano lati italiani di problemi europei. Nell'Europa di domani, le nazionalità dovranno rimanere come viventi faci di arte e di pensiero; ma non dovranno mai più divenire ragione o pretesto per aggressioni. Italiano, io non dimentico mai che il nostro immortale Mazzini scrisse: “Io amo il mio paese perché amo tutti i paesi"<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'Italia dal 1914 al 1944, cit.|pp=175 e succ}}</ref>}} Al termine dei lavori, la conferenza approvò per acclamazione una mozione conclusiva, nella quale era affermato: ''"La conferenza, infine, affida a Carlo Sforza, che ha già assunto, per unanime e spontanea designazione, il posto di capo spirituale degli italiani antifascisti, l'incarico di costituire un Consiglio Nazionale italiano, dandogli la facoltà di organizzarlo nelle condizioni più opportune"''<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'Italia dal 1914 al 1944, cit.|p=188}}</ref>.
 
=== Lo scontro con Churchill e il rientro in Italia ===
Il congresso di [[Montevideo]] diede a Sforza la possibilità di imporsi quale leader antifascista di un'area laica e non marxista<ref>{{cita libro|cognome=Varsori|nome=Antonio|titolo=cit.|pp=181-185}}</ref>. Tuttavia le sue dichiarazioni in favore della scelta repubblicana lo resero avverso ai settori conservatori delle forze alleate, in particolare agli inglesi<ref name="ReferenceB">{{cita libro|cognome=Varsori|nome=Antonio|titolo=cit.|p=257 e succ.ve}}</ref><ref name=Dinolfo41>{{cita libro|cognome=Di Nolfo|nome=Ennio|titolo=cit.|pp=41-43}}</ref> che, dopo l'8 settembre, stavano avviando un percorso di relazioni preferenziali con il governo [[Pietro Badoglio|Badoglio]] e la monarchia. Quando Sforza chiese l'autorizzazione a rientrare in Italia, il governo americano (ed in particolare il sotto segretario di Stato Adolf Berle) tentò un'opera di mediazione tra le sue posizioni e quelle filo-monarchiche<ref name=Dinolfo41 /><ref>{{cita libro|cognome=Varsori|nome=Antonio|titolo=cit.|pp=285-288}}</ref>. Il conte fu costretto a firmare un documento con il quale s'impegnava a non contrastare in nessun modo l'azione del governo Badoglio, sino alla completa liberazione del paese dai nazisti<ref>Lettera riportata in: {{cita libro|cognome=Zeno|nome=Livio|titolo=cit.|pp=410-11}}</ref>. Tuttavia mentre Sforza interpretava restrittivamente e in modo letterale il documento firmato, il Primo Ministro inglese [[Winston Churchill]] riteneva che la lealtà verso il governo legittimo dovesse estendersi anche alla persona del sovrano e all'istituzione monarchica<ref name=Dinolfo41 /><ref>Vedi le affermazioni di Winston Churchill alla Camera dei Comuni del 21 settembre 1943, riportate in:{{cita libro|cognome=Varsori|nome=Antonio|titolo=cit.|p=290}}</ref>. Per questo motivo, nell'ottobre [[1943]], prima di poter rientrare in Italia, Sforza fu convocato a [[Londra]] per un faccia a faccia con il leader britannico, che si tramutò in un duro scontro, data l'irremovibilità dei due personaggi<ref name="ReferenceB"/><ref name=Dinolfo41 /><ref>{{cita libro|cognome=Zeno|nome=Livio|titolo=cit.|p=300 e succ.ve}}</ref>.
 
Al rientro in Patria, dopo un esilio durato sedici anni, Carlo Sforza, grazie all'azione intrapresa nelle Americhe, era comunque fortemente accreditato nell'ambito dell'antifascismo democratico<ref>Livio Zeno, ''cit.'', pag. 406 e succ.ve riporta una nota in inglese della primavera 1943, inviata dalla Svizzera a nome del [[Partito d'Azione]] da Rino de Nobili ed Egidio Reale, che sembra configurarsi come un'investitura a Sforza, da parte degli azionisti, al ruolo di leader dell'antifascismo. La medesima nota è parzialmente riprodotta, in italiano, da Antonio Varsori, ''cit.'', pag. 273. La risposta di Sforza, riprodotta anch'essa da Zeno, conteneva una sua generica disponibilità, ma senza alcuna pubblica dichiarazione.</ref>. Di ciò era consapevole il maresciallo [[Pietro Badoglio|Badoglio]], in cerca di riconoscimenti politici per il suo governo, che, nell'ottobre 1943, gli offrì l'incarico di Ministro degli Esteri<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'Italia dal 1914 al 1944, cit.|p=190}}</ref><ref>Il titolare della carica, [[Raffaele Guariglia]], non si era trasferito al sud dopo l'8 settembre ed era, al momento, trattenuto a Roma dai tedeschi</ref>. Successivamente fu il sovrano a proporgli, tramite il Ministro della Real Casa [[Pietro d'Acquarone]], di succedere allo stesso Badoglio come Capo del governo<ref>{{cita libro|cognome=Montanelli|nome=Indro|coautori=Mario Cervi|titolo=L'Italia della guerra civile|editore=Rizzoli|città=Milano|anno=1984|p=418}}</ref><ref name=Dinolfo44>{{cita libro|cognome=Di Nolfo|nome=Ennio|titolo=cit.|p=44}}</ref> ma, in entrambi i casi, Sforza pose come condizione imprescindibile l'abdicazione di [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]]<ref name=Dinolfo44 /><ref>{{cita libro|cognome=Zeno|nome=Livio|titolo=cit.|p=190}}</ref>. In seguito precisò meglio la sua posizione, facendosi portavoce di una soluzione che avrebbe posto sul trono il nipote infante del sovrano, con il nome di [[Vittorio Emanuele di Savoia|Vittorio Emanuele IV]], e la reggenza del Maresciallo Badoglio<ref name=Dinolfo44 /><ref>{{cita libro|cognome=Zeno|nome=Livio|titolo=cit.|pp=186-187 e 436-437}}</ref>. Il sovrano, naturalmente, espresse la sua più netta contrarietà.
===Ministro senza portafoglio===
L'''impasse'' fu superata con l'accettazione di una proposta di [[Enrico De Nicola]], cui Sforza aderì, consistente nel formale mantenimento della titolarità del trono da parte di Vittorio Emanuele III, ma con il trasferimento di tutte le funzioni al figlio [[Umberto II di Savoia|Umberto]], quale Luogotenente del Regno. Tale trasferimento si concretizzò con l'ingresso degli alleati nella Roma liberata. Sforza fu quindi nominato ministro senza portafoglio, come personalità indipendente dai partiti (anche se su proposta del [[Partito d'Azione]]), nel primo governo politico post-fascista ([[governo Badoglio II]]), formatosi a [[Salerno]], il 22 aprile [[1944]], e sostenuto dai sei partiti del [[Comitato di Liberazione Nazionale]]. Sforza fu nuovamente Ministro senza portafoglio nel [[governo Bonomi II|governo Bonomi]] (giugno 1944), e preposto all'[[Commissione di epurazione|Alto Commissariato per le Sanzioni contro il Fascismo]]. [[File:Sforza croce.jpg|thumb|Carlo Sforza e Benedetto Croce nel 1944 a Salerno, ministri senza portafoglio nel II governo Badoglio.]]
 
Lo scontro con il Primo ministro inglese, tuttavia, nocque alla fortuna politica di Carlo Sforza, in quanto comportò un vero e proprio "veto" degli inglesi alla sua nomina a Presidente del Consiglio, quando il CLN si orientò sul suo nome, all'atto delle dimissioni di Bonomi, nel novembre 1944<ref>{{cita libro|cognome=Di Nolfo|nome=Ennio|titolo=cit.|p=46}}</ref><ref>{{cita libro|cognome=Nenni|nome=Pietro|titolo=I nodi della politica estera italiana|curatore=Domenico Zucàro|editore=SugarCo Edizioni|città=Milano|anno=1974|p=17}}
</ref>.
 
===Presidente della Consulta Nazionale===
Nonostante la sua ascesa politica avesse subito una frenata, nel settembre [[1945]] fu eletto presidente della [[Consulta Nazionale]], l'assemblea legislativa provvisoria del Regno d'Italia.
 
Nel [[1946]] Sforza aderì al [[Partito Repubblicano Italiano]], e fu eletto in giugno all'[[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Assemblea Costituente]], come indipendente nelle liste del PRI. Alla costituente si impegnò vanamente per far escludere la provincia di Massa-Carrara dalla nascente regione [[Toscana]], cercando di dar vita ad una regione, definita «Emilia Lunense», che comprendesse, oltre alla stessa [[Provincia di Massa e Carrara|Massa e Carrara]], anche i territori di [[Modena]], [[Reggio nell'Emilia]], [[Parma]] e [[La Spezia]]<ref>Vedi [[Lunezia]].</ref>.
 
=== Ministro degli Esteri della Repubblica Italiana ===
Nel gennaio del 1947, il Presidente del Consiglio [[Alcide De Gasperi]] rientrò dagli Stati Uniti, dopo aver ottenuto un prestito di 100 milioni di dollari in cambio dell'appoggio dell'Italia alla politica americana in Europa. In tale ottica, la presenza al Ministero degli Esteri di [[Pietro Nenni]], neutralista e legato con un patto d'azione al Partito Comunista diveniva inopportuna<ref>Per quanto riguarda le linee della politica estera di Pietro Nenni, vedasi: Pietro Nenni, ''I nodi'', cit.</ref>. Il 28 gennaio, pertanto, De Gasperi rassegnò le dimissioni e, il 2 febbraio successivo, formò il [[Governo De Gasperi III|terzo governo]], con la partecipazione dei socialisti e dei comunisti, ma con Carlo Sforza [[Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale della Repubblica Italiana|Ministro degli affari esteri]]. La partecipazione del lucchese era a titolo “tecnico” e non in rappresentanza del Partito Repubblicano, nelle cui liste era stato eletto all'[[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Assemblea Costituente]]. Ormai settantacinquenne, poté rientrare nel grande giro della politica, non più ostacolato da Londra, ove, a seguito della vittoria laburista del 1945, [[Winston Churchill]] era uscito di scena.
 
==== La firma e la gestione del Trattato di pace del 1947 ====
{{vedi anche|Trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate}}
[[File:De Gasperi e Sforza.jpg|thumb|Carlo Sforza ed Alcide De Gasperi]]
 
Sforza riteneva che la sottoscrizione del [[Trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate|trattato di pace]], tuttora non avvenuta, fosse condizione imprescindibile per l'integrazione italiana tra gli Stati democratici in un consesso economico, politico e militare<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Cinque anni a Palazzo Chigi: la politica estera italiana dal 1947 al 1951|editore=Atlante|città=Roma|anno=1952|pp=11-18}}</ref>. Impartì quindi immediatamente istruzioni al delegato italiano, [[Antonio Meli Lupi di Soragna]], che sottoscrisse il trattato di pace il 10 febbraio [[1947]]. Era tuttavia convinto che restassero ancora margini di negoziazione, quanto meno negli aspetti non immediatamente eseguibili di tale atto (amministrazione del TLT e delle ex-colonie; consegna del naviglio di guerra a titolo di riparazione)<ref>''Atti parlamentari'', Assemblea costituente, seduta parlamentare del 24 luglio 1947, ''Sul disegno di legge "Approvazione del Trattato di pace tra le Potenze allealte e associate e l'Italia, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947''</ref><ref>{{cita libro|cognome=Zeno|nome=Livio|titolo=cit.|pp=196-197}}</ref>.
 
Pur avendo rinunciato alle proprie colonie, infatti, il trattato non impediva che alcune, o parte di esse, potessero continuare ad essere amministrate dall'Italia sotto forma di [[amministrazione fiduciaria delle Nazioni Unite]]; inoltre, la politica estera italiana nei confronti delle ex-colonie poteva essere un biglietto da visita per i futuri rapporti con il mondo islamico. Tale linea era però subordinata ad accordi bilaterali con il [[Regno Unito]] che, al momento, controllava militarmente l'Africa settentrionale e orientale. Il 6 maggio [[1949]], Sforza si accordò con il suo collega britannico [[Ernest Bevin]] sulle seguenti basi<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Cinque anni, cit.|pp=159 e succ.ve}}</ref>: a) la [[Libia]] sarebbe stata affidata in amministrazione fiduciaria parte all'Italia ([[Tripolitania]]) e parte alla Gran Bretagna ([[Cirenaica]]) e alla Francia ([[Fezzan]]); b) la [[Somalia]] in amministrazione fiduciaria all'Italia; c) l'[[Eritrea]] in amministrazione fiduciaria all'Italia, tranne lo sbocco al mare di [[Assab]] da concedere all'[[Etiopia]], per poi costituirsi in Stato autonomo. Tale compromesso non ebbe, per un solo voto ([[Emile Saint-Lot]] di [[Haiti]]), la maggioranza all'assemblea dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite|O.N.U.]]. Il 1º ottobre [[1949]] a Lake Success, al comitato politico dell'O.N.U., Sforza preferì farsi portavoce delle popolazioni africane<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Cinque anni, cit.|pp=171 e succ.ve}}</ref>, richiedendo l'indipendenza immediata per la Libia<ref>La Libia fu il primo paese africano a conseguire l'indipendenza nel dopoguerra (1951).</ref> e l'Eritrea, ed anche per la Somalia, dopo un periodo di amministrazione fiduciaria italiana. La linea del governo italiano ebbe successo, tranne che sull'Eritrea, che fu annessa all'Etiopia<ref>L'annessione dell'Eritrea all'Etiopia provocò una guerra civile, conclusasi solo nel 1991, con la concessione dell'indipendenza.</ref>. L'amministrazione fiduciaria sulla Somalia fu accordata il 1º luglio [[1950]] per dieci anni, e fu l'unico caso che un paese sconfitto in una delle due guerre mondiali risultasse affidatario di un simile mandato.
 
Per quanto riguarda la costituzione del [[Territorio Libero di Trieste]], prevista dal trattato di pace, Sforza fece in modo di ritardare “sine die” la sua attuazione, omettendo di indicare il nome del candidato italiano al governatorato<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Cinque anni, cit.|pp=327 e succ.ve}}</ref>. Nelle more della sua effettiva costituzione, infatti, il territorio era stato suddiviso in due zone di occupazione: la "Zona A" ([[Trieste]] e dintorni), sotto il controllo militare anglo-americano, e la "Zona B" ([[Capodistria]] e dintorni), sotto il controllo jugoslavo. Riuscì quindi ad ottenere una “dichiarazione tripartita” da parte dei governi inglese, francese e degli Stati Uniti (20 marzo [[1948]]), nella quale si riconosceva la sostanziale “italianità” dell'intero Territorio Libero e ci si dichiarava favorevoli al suo ricongiungimento all'Italia<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Cinque anni, cit.|pp=341-342}}</ref><ref>{{cita libro|cognome=Zeno|nome=Livio|titolo=cit.|pp=210-211}}</ref>. L'azione di Sforza mirò quindi a mantenere il regime di occupazione militare in entrambe le zone, sino all'attuazione della dichiarazione tripartita, per il ritorno complessivo all'Italia dell'intero territorio<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Cinque anni, cit.|pp=361-363 e succ.ve}}</ref>. Purtroppo la situazione internazionale giocò a sfavore di tale politica, in quanto il distacco di Tito dal blocco sovietico convinse le potenze occidentali a non effettuare alcuna pressione sul governo jugoslavo per la risoluzione del problema triestino in senso favorevole all'Italia. La situazione si sbloccò solo nel [[1954]], quando Sforza era ormai scomparso, con la restituzione della sola zona “A”, e la perdita definitiva della zona “B”.
 
Per quanto riguarda le limitazioni militari previste dal trattato, Sforza riuscì a ottenere, da parte degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, la rinuncia alla consegna delle navi da battaglia [[Littorio (nave da battaglia)|Italia]] e [[Vittorio Veneto (nave da battaglia)|Vittorio Veneto]] e l'inapplicabilità di altre clausole minori. La sua azione principale per il superamento delle limitazioni militari era tuttavia rivolta all'inserimento dell'Italia in un sistema di difesa comune con le potenze occidentali vincitrici del conflitto, e tale azione si concretò con l'adesione dell'Italia alla [[Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord|NATO]].
 
==== L'ingresso dell'Italia nell'O.E.C.E. e nel Consiglio d'Europa ====
{{vedi anche| Piano Marshall|Consiglio d'Europa}}
[[File:IV Governo De Gasperi.jpg|thumb|L'insediamento del IV governo De Gasperi (al centro, con il cappello in mano, il ministro Sforza.]]
Il 31 maggio [[1947]], De Gasperi compose il suo [[Governo De Gasperi IV|quarto governo]], con la partecipazione di socialdemocratici, liberali e repubblicani. Carlo Sforza fu confermato [[Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale della Repubblica Italiana|Ministro degli affari esteri]], in rappresentanza del partito repubblicano.
 
Il 5 giugno [[1947]] il segretario di Stato statunitense [[George Marshall]] annunciò al mondo, dalla Memorial Church dell'[[Università di Harvard]], la decisione degli Stati Uniti di avviare l'elaborazione e l'attuazione di un piano di aiuti economico-finanziari per l'Europa. Il ministro statunitense chiese la collaborazione dei Paesi europei per la formulazione delle loro richieste. L'aver sottoscritto il trattato di pace consentì al governo italiano di prender parte ai lavori per la redazione del programma di ricostruzione europea. Fu quella la prima occasione offerta all'Italia di rompere l'isolamento sul piano internazionale conseguente alla sconfitta militare del [[1943]]. Durante l'apposita conferenza, tenuta [[Parigi]] dal 12 luglio [[1947]], Sforza prese la parola due volte e, in entrambi i casi, dette al suo discorso un taglio eminentemente europeista<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Cinque anni, cit.|pp=50 e succ.ve}}</ref>.
 
Per controllare la distribuzione degli aiuti del [[Piano Marshall]], il 16 aprile [[1948]], si costituì la prima organizzazione sovranazionale tra Stati europei, e cioè l'O.E.C.E.-[[Organizzazione per la cooperazione economica europea]], alla quale l'Italia fu ammessa come membro fondatore.
 
===Le elezioni del 1948===
Sforza fruì della III disposizione transitoria della Costituzione repubblicana sedendo sui banchi del primo Parlamento in qualità di [[senatore]] di diritto.
 
Egli comunque si impegnò nella campagna elettorale del 18 aprile [[1948]], individuando nel sostegno o meno al piano di aiuti economici all'Europa, lo spartiacque politico tra le due contrapposte coalizioni elettorali ([[Democrazia Cristiana|Democrazia cristiana]] e alleati e [[Fronte Democratico Popolare|Fronte Popolare]] social-comunista)<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Cinque anni, cit.|pp=54 e succ.ve}}</ref>.
 
[[File:Carlo-Sforza-con-Enrico-de-Nicola.jpg|thumb|Carlo Sforza con il Presidente della Repubblica Enrico De Nicola.]]
Dopo le elezioni legislative del [[1948]], ed a seguito delle dimissioni di [[Enrico De Nicola]], [[Alcide De Gasperi|De Gasperi]] propose la [[Elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 1948|candidatura di Carlo Sforza alla Presidenza della Repubblica]]. Sebbene sulla carta disponesse della maggioranza per essere eletto, quanto meno al quarto scrutinio, Sforza, antifascista ma anche anticomunista al punto da essere definito da [[Palmiro Togliatti]] "servile marine americano",<ref>Alberto Mazzuca, ''Penne al vetriolo'', Bologna, Minerva, 2017, p. 98.</ref> non riuscì a ottenere i voti di tutti i parlamentari democristiani: contraria era in particolare la corrente di sinistra guidata da [[Giuseppe Dossetti]], che gli fece mancare i voti necessari. Dopo il secondo scrutinio, al termine del quale gli mancarono almeno 46 voti per raggiungere la metà più uno dei suffragi e 195 voti per raggiungere i 2/3 dell'Assemblea richiesti dalla Costituzione, la dirigenza democristiana prese atto delle difficoltà incontrate dal Ministro degli Esteri, e decise di candidare [[Luigi Einaudi]]. L'uomo politico liberale fu quindi eletto al quarto scrutinio.
 
===Ancora ministro degli esteri===
[[File:Churchill and Carlo Sforza in Strasbourg 1950.jpg|thumb|left|Sforza con [[Winston Churchill]] a [[Strasburgo]] nel [[1950]]]]
 
Il nuovo [[Presidente della repubblica|Presidente della Repubblica]] reincaricò [[Alcide De Gasperi]] che, il 23 maggio [[1948]] formò il suo [[Governo De Gasperi V|quinto governo]], confermando nuovamente Sforza come [[Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale della Repubblica Italiana|Ministro degli affari esteri]].
 
Per nulla turbato dallo scacco politico-parlamentare<ref>{{cita libro|cognome=Zeno|nome=Livio|titolo=cit.|pp=274-276}}</ref>, Sforza proseguì nella politica estera europeista e filo occidentale. Il 18 luglio [[1948]], in un discorso a Perugia in qualità di rettore dell'università per stranieri, si dichiarò favorevole all'idea di un'Europa federale, da attuarsi per gradi, con la [[Germania]] in un piano di parità con gli altri Stati<ref>Discorso riportato in: {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Cinque anni, cit.|pp=483 e succ.ve}}</ref>. Il 24 ottobre [[1948]] inviò un memorandum al governo francese<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Cinque anni, cit.|pp=69-73}}</ref>, nel quale sostenne che solo gli ideali di organica intesa e di interdipendenza europea avrebbero potuto salvare la pace e la democrazia nel mondo; ribadì inoltre: a) la necessità di graduare il processo di unificazione europea, partendo da premesse economiche, per arrivare ad una collaborazione politica; b) auspicò la trasformazione dell'OECE in un organismo permanente dei 16 Stati europei aderenti; c) propose la creazione di una corte di giustizia europea. Il 27 ottobre successivo, inviò un secondo memorandum a tutti i paesi dell'OECE<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Cinque anni, cit.|pp=73-80}}</ref>, esprimendo gli stessi concetti. Le idee del ministro italiano<ref>"Italy - Between East and West." Economist [London, England] 14 Feb. 1948: 268+.</ref> e quelle espresse da altri uomini politici europei al [[Congresso dell'Aia (1948)|Congresso europeo dell'Aja]] (7-11 maggio [[1948]]) furono sintetizzate nel Piano [[Ernest Bevin|Bevin]], che il ministro britannico presentò alle cancellerie europee il 1º dicembre [[1948]]. Tale piano concepiva come catalizzatore di tutti i progetti di unione europea la creazione di un [[Consiglio d'Europa]], con funzioni consultive, ma dotato di un segretariato generale, con il compito di riunire almeno una volta all'anno i governi degli stati aderenti all'organismo, per discutere in comune dei problemi politici europei. Il 5 maggio [[1949]], l'Italia fu accolta tra i 10 Stati fondatori del [[Consiglio d'Europa]]<ref>''Atti parlamentari'', Senato della Repubblica, seduta pomeridiana del 23 luglio 1949, ''Sul disegno di legge "Ratifica ed esecuzione dello Statuto del Consiglio d'Europa e dell'Accordo relativo alla creazione della Commissione preparatoria del Consiglio d'Europa, firmati a Londra il 5 maggio 1949''</ref>.
 
==== Il Patto atlantico e la costituzione della Comunità europea del carbone e dell'acciaio ====
{{vedi anche|NATO|CECA}}
[[File:De Gasperi Churchill Sforza.jpg|thumb|Carlo Sforza con De Gasperi e Winston Churchill, nuovamente premier nel 1951.]]
[[File:EGKS.png|thumb|I Paesi membri della Comunità europea del carbone e dell'acciaio.]]
L'integrazione dell'Italia nel sistema occidentale, sotto il profilo militare, fu molto più ardua di quella economica. Ciò poiché, mentre per l'aspetto economico il Paese poteva comunque rappresentare un elemento importante per l'Europa occidentale, per quello militare, viste le limitazioni imposte dal [[Trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate|trattato di pace]], il suo peso era meramente simbolico; anche per quanto riguarda la posizione strategica, inizialmente, un'eventuale alleanza tra le potenze occidentali non sembrava dover includere i paesi del [[bacino del Mediterraneo]]. [[Gran Bretagna]], [[Francia]] e i paesi del [[Benelux]], infatti, avevano già stretto un patto di autodifesa, con il [[Trattato di Bruxelles]] del 17 marzo [[1948]]. L'avvio della costituzione di quella che sarebbe divenuta la [[Germania|Repubblica Federale Tedesca]] (1949), peraltro, sembrava indurre gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] a concepire un percorso politico-militare comprendente anche il riarmo della Germania occidentale. Secondo lo storico Ennio Di Nolfo<ref>{{cita libro|cognome=Di Nolfo|nome=Ennio|titolo=cit.|pagine=52 e succ.ve}}</ref>, in tale fase, Sforza dette prova di una nuova felice intuizione, che spianò la strada alla partecipazione italiana.
 
Il riarmo della Germania, infatti, avrebbe messo in forte difficoltà la posizione strategica della Francia. Sforza costruì un rapporto preferenziale con la nazione d'oltralpe, e a convincere i responsabili francesi che la Francia stessa avrebbe tratto giovamento dall'integrazione, anche militare, dell'Italia nel sistema occidentale. Il nostro [[Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale della Repubblica Italiana|Ministro degli affari esteri]], infatti, puntò – inizialmente – alla costruzione di un'unione doganale italo-francese<ref>''Atti parlamentari'', Assemblea costituente, seduta pomeridiana del 13 dicembre 1947, ''Sull'interrogazione relativa alle trattative per l'unione doganale italo-francese''</ref>; in seguito impostò i rapporti con la nazione transalpina in base a orizzonti più ampi: la partecipazione dell'Italia all'alleanza militare, infatti, avrebbe automaticamente esteso i meccanismi difensivi sino a comprendere l'[[Algeria]] francese (che sarebbe stata esclusa, qualora il “Patto” fosse rimasto limitato al “Nord Atlantico”) e avrebbe controbilanciato la debolezza della Francia di fronte all'attenzione privilegiata degli Stati Uniti verso la Germania.
 
Nel corso della seduta negoziale del 1º marzo 1949, infatti, il rappresentante francese dichiarò espressamente che la mancata partecipazione dell'Italia alla costituenda alleanza avrebbe indotto il governo francese a riconsiderare la questione stessa della sua adesione al trattato<ref>{{cita libro|cognome=Di Nolfo|nome=Ennio|titolo=cit.|pp=57-58 e succ.ve}}</ref>. Grazie all'irremovibilità del governo francese, anche l'[[Italia]] fu ammessa tra i paesi fondatori della [[Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord|NATO]], e il 4 aprile [[1949]], il ministro Sforza poté sottoscrivere l'ingresso dell'Italia nell'alleanza atlantica<ref>''Atti parlamentari'', Camera dei deputati, seduta pomeridiana del 20 luglio 1949, ''Sul disegno di legge "Ratifica ed esecuzione del Trattato del Nord Atlantico, firmato a Washington il 4 aprile 1949''</ref><ref>''Atti parlamentari'', Senato della Repubblica, seduta pomeridiana del 29 luglio 1949, ''Sul disegno di legge "Ratifica ed esecuzione del Trattato del Nord Atlantico, firmato a Washington il 4 aprile 1949''</ref>.
 
Il 14 gennaio [[1950]], [[Alcide De Gasperi|De Gasperi]] formò il suo [[Governo De Gasperi VI|sesto governo]], confermando Sforza al Ministero degli Esteri. Nel frattempo l'unione doganale italo-francese, siglata a [[Torino]] il 20 marzo [[1948]], era stata superata dagli eventi. I rapporti stretti tra gli Stati europei in sede di Consiglio d'Europa, indussero il Ministro degli Esteri francese [[Robert Schuman]] a proporre la messa in comune delle risorse del carbone e dell'acciaio. Sforza, a nome dell'Italia, fu il primo ad esprimere la sua adesione al progetto, che fu accettato anche dalla Repubblica Federale Tedesca e dai Paesi del Benelux<ref>{{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Cinque anni, cit.|pp=303 e succe.ve}}</ref>. Il trattato istitutivo della [[Comunità europea del carbone e dell'acciaio|CECA]] - Comunità europea del carbone e dell'acciaio - la prima delle [[Comunità europea|Comunità europee]] - fu stipulato a [[Parigi]] il 18 aprile [[1951]].
 
Nello stesso anno, Sforza cominciò a avvertire i sintomi della malattia che lo avrebbe accompagnato alla morte. Nella successiva crisi governativa, che avrebbe condotto all'insediamento del [[Governo De Gasperi VII]] (bicolore DC-PRI), chiese di lasciare l'incarico. Il Presidente del Consiglio, tuttavia, assumendo ''ad interim'' l'incarico di Ministro degli Esteri, lo mantenne al governo come Ministro senza portafoglio per gli Affari europei. È scomparso in tale carica.
 
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine=Order of the Most Holy Annunciation BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata
|collegamento_onorificenza=Ordine Supremo della Santissima Annunziata
|motivazione=
|data=21 dicembre 1920
}}
{{Onorificenze
|immagine = Cavaliere di gran Croce Regno SSML BAR.svg
|nome_onorificenza =Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
|collegamento_onorificenza=Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
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|data=21 dicembre 1919
}}
{{Onorificenze
|immagine=Cavaliere di Gran Croce OCI Kingdom BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia
|collegamento_onorificenza=Ordine della Corona d'Italia
|motivazione=
|data=29 febbraio 1920
}}
{{Onorificenze
|immagine=EST Cross of Liberty Civilian Service.png
|nome_onorificenza=Croce della Libertà per il servizio civile di I Classe
|collegamento_onorificenza=Croce della Libertà
|motivazione=
}}
 
== Note ==
<references/>
 
== Opere ==
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Cinque anni a Palazzo Chigi: la politica estera italiana dal 1947 al 1951|editore=Atlante|città=Roma|anno=1952}}
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Contemporary Italy: its intellectual and moral origins|editore=E.P.Dutton|città=New York|anno=1944}}
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Costruttori e distruttori|editore=Donatello De Luigi|città=Roma|anno=1945}}
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Dictateurs et dictatures de l'aprés-guerre|editore= Gallimard|città=Paris|anno=1931}}
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Diplomatic Europe since the Treaty of Versailles|editore= Yale University Press|città=New Haven|anno=1928}}
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Europe and Europeans: a study in historical psychology and international politics|editore= Bobbs Merrill|città=New York|anno=1936}}
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Gli Italiani quali sono|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1946}}
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Illusions et réalités de l'Europe|editore=Ides et calendes|città=Neuchatel| anno=1944 }}
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Jugoslavia, storia e ricordi|editore=Donatello De Luigi|città=Milano|anno=1948}}
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=La guerra totalitaria e la pace democratica|editore=Polis Editrice|città=Napoli|anno=1944}}
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'ame italienne|editore= Flammarion|città=Paris| anno=1934}}
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'énigme chinoise|editore= Payot|città=Paris|anno=1928 }}
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Les Batisseurs de l'Europe moderne|editore= Gallimard|città=Paris|anno=1931}}
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Les frères ennemis|editore= Gallimard|città=Paris|anno=1934}}
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Les italiens tels qu'ils sont|editore= L'Arbre|città=Montreal|anno=1941}}
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'Italia alle soglie dell'Europa|città=Milano|anno=1947}}
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=L'Italia dal 1914 al 1944 quale io la vidi|editore=Mondadori|città=Roma| anno=1945}}
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Noi e gli altri|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1946}}
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Pachitch et l'union des Yougoslaves|editore= Gallimard|città=Paris|anno=1938}}
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Panorama europeo|editore=Einaudi|città=Roma|anno=1945}}
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=The totalitarian war and after|editore=Chicago University Press|città=Chicago|anno=1941}}
* {{cita libro|titolo=Le più belle pagine di Giuseppe Mazzini|curatore=Carlo Sforza|editore= Treves|città=Milano|anno=1924}}
* {{cita libro|titolo=The living thoughts of Machiavelli|curatore=Carlo Sforza|editore=Cassel & Co |città=London|anno=1940}}
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Pensiero e azione di una politica estera italiana|curatore=Alberto Cappa|editore= Laterza|città=Bari|anno=1924}}
* {{cita libro|cognome=Sforza|nome=Carlo|titolo=Un anno di politica estera: discorsi|curatore=Amedeo Giannini|editore= Libreria di scienze e lettere|città=Roma|anno=1921 }}
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro|cognome=Alatri|nome=Paolo|titolo=Nitti, D'Annunzio e la questione adriatica (1919-20)|editore=Feltrinelli|città=Milano|anno=1959|wkautore=Paolo Alatri}}
* B.Bagnato, ''Carlo Sforza, ''Passione e realismo di un diplomatico ''in “ La Politica estera dei Toscani- Ministri degli Esteri nel ''Novecento”, a cura di P.L. Ballini, ed. Polistampa, 2012
* '''A. '''Baldini e P. Palma, ''Gliantifascisti italiani in America (1942-1944). La «legione» nel carteggio '''d'''i Pacciardi con ''Borgese, Salvemini, Sforza e Sturzo'', con Prefazione di R.De Felice e una testimonianza di R. Pacciardi, Firenze, Le Monnier, 1990.''
* {{cita libro|cognome=Bardanzellu|nome=Federico|titolo=L'ideale europeo nell'attività politica di Carlo Sforza|editore=Pioda|città=Roma|anno=1989}}
* {{cita libro|cognome=Bertola|nome=Arnaldo|titolo=Storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici|città=Torino|anno=1964}}
* {{cita libro|cognome=Bracco|nome=Barbara|titolo=Carlo Sforza e la questione adriatica: politica estera e opinione pubblica nell'ultimo governo Giolitti|editore=UNICOPLI|città=Milano|anno=1998}}
* A. Brogi,'' Il trattato di Rapallo del 1920 e la politica danubiano-balcanica di Carlo Sforza'', in «Storia delle relazioni Internazionali», V (1989), n. 1,
* {{cita libro|cognome=Cappa|nome=Alberto|titolo=Le circostanze della situazione europea ed italiana e l'azione del conte Sforza, ''in: Carlo Sforza, '' Pensiero e azione di una politica estera italiana|editore= Laterza|città=Bari|anno=1924}}
* Charles F. Delzell,'' Mussolini's Enemies - The Italian Anti-fascist Resistance, ''Princeston University Press, 1961
* {{cita libro|cognome=Di Nolfo|nome=Ennio|titolo=Carlo Sforza, diplomatico e oratore, ''in:'' Carlo Sforza. Discorsi parlamentari|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2006}}
* {{cita libro|titolo=Carlo Sforza. Discorsi parlamentari|curatore=Ennio Di Nolfo|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2006}}
* {{cita libro|cognome=Fabre|nome=Giorgio|titolo=Atlantici, ma non troppo, ''in:'' Panorama|editore=|città=|anno=26 giugno 1997}}
* {{cita libro|cognome=Garosci|nome=Aldo|titolo=Storia dei fuorusciti|editore=Laterza|città=Bari|anno=1953}}
* {{cita libro|cognome=Giordano|nome=Giancarlo|titolo=Carlo Sforza: la diplomazia (1896-1921)| editore=Franco Angeli|città=Milano|anno=1987}}
* {{cita libro|cognome=Giordano|nome=Giancarlo|titolo=Carlo Sforza: la politica (1922-1952)|editore=Franco Angeli|città=Milano|anno=1992}}
* Giancarlo Giordano, ''L'incontro di Santa Margherita (12-14 febbraio 1951)'', in Diplomazia e storia delle relazioni internazionali. Studi in onore di Enrico Serra, a cura di A. Migliazza, E.Decleva, Milano 1991 (Università degli studi di Milano. Facoltà di Scienze politiche, Istituto di politica e diritto internazionale).
* {{cita libro|cognome=Lamberti|nome=Giuseppe|titolo=Il conte Carlo Sforza:autoritratto di un uomo politico|editore=Tipografia Elvetica|città=Capolago|anno=1944}}
* {{cita libro|cognome=Levi Della Vida|nome=Giorgio|titolo=Fantasmi ritrovati|editore=Neri Pozza|città=Vicenza|anno=1966}}
* George W.Liebermann, ''Diplomacy beteen the War:Five Diplomats and the shaping of the modern world'', Ed. Library of International Relations - IB Tauris & Co Ltd
* GM Melchionni, '' La Politica estera di Carlo Sforza nel 1920-21'', in «Rivista di studi politici internazionali», XXXVI (1969)
* {{cita libro|cognome=Merlone|nome=Rinaldo|titolo=L'unificazione europea nel pensiero e nell'azione di Carlo Sforza|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2009}}
* J.E.Miller , ''Carlo Sforza e l'evoluzione della politica americana verso l'Italia. 1940-1943'', in “Storia contemporanea”, 7(1976
* J.E.Miller, ''The United States and Italy, 1940-1950'', The University of North Carolina Press, 1986
* {{cita libro|cognome=Montanelli|nome=Indro|coautori=Mario Cervi|titolo=L'Italia della guerra civile|editore=Rizzoli|città=Milano|anno=1984|wkautore=Indro Montanelli}}
* {{cita libro|cognome=Nenni|nome=Pietro|titolo=I nodi della politica estera italiana|curatore=Domenico Zucàro|editore=SugarCo Edizioni|città=Milano|anno=1974}}
* {{cita libro|cognome=Reale|nome=Egidio|titolo=La pensee et l'action de Carlo Sforza|editore=Ides et Calendes|città=Neuchatel|anno=1944}}
* M. Salvadori, ''Croce, Sforza, De Gasperi e il pubblico americano'', Roma, Edizioni di Panorama, 1956.
* {{cita libro|cognome=Salvatorelli|nome=Luigi|coautori=Giovanni Mira|titolo=Storia d'Italia nel periodo fascista|editore=Einaudi|città=Milano|anno=1969}}
* Enrico Serra, - ''Il governo Giolitti-Sforza : 15 giugno 1920-4 giugno 1921 ed il riconoscimento dell'URSS'' : Rivista Storica Italiana A. 105, fasc. 3 (1993)
* {{cita libro|cognome=Spreti|nome=Vittorio|titolo=Enciclopedia storico-nobiliare italiana: famiglie nobili e titolate viventi riconosciute dal R. Governo d'Italia, Volume 6|città= Milano|anno=1932}}
* {{cita libro|cognome=Valiani|nome=Leo|titolo=L'avvento di De Gasperi|editore=De Silva|città=Torino|anno=1949|wkautore=Leo Valiani}}
* {{cita libro|cognome=Varsori|nome=Antonio|titolo=Gli alleati e l'emigrazione democratica antifascista (1940-1943)|editore=Sansoni|città=Firenze|anno=1982|wkautore=Antonio Varsori}}
* Antonio Varsori, ''La politica inglese e il conte Sforza (1941-1943)'' , in “Rivista di studi politici internazionali”, 43 (1976)
* Antonio Varsori, ''Carlo Sforza e l'evoluzione della politica americana verso l'Italia, 1940-1943''. in Storia Contemporanea
* Antonio Varsori,'' De Gasperi, Nenni, Sforza and the Role in Post-War Italian Foreign Policy, in Power in Europe ? Great Britain, France, Italy and Germany in a Postwar World, 1945-1950'', a cura di J.Becker, F. Knipping, Berlin-New York, 1986
* B.Vigezzi, ''De Gasperi, Sforza, la diplomazia italiana e la percezione della politica di potenza dal trattato di pace al Piano Marshall (1947-1950)'', in. Storia contemporanea., IV 1985, Bologna, Il Mulino,
* {{cita libro|cognome=Zeno|nome=Livio|titolo=Carlo Sforza: ritratto di un grande diplomatico|editore=Le Monnier|città=Firenze|anno=1999}}
* {{cita libro|cognome=Zeno|nome=Livio|titolo=Ritratto di Carlo Sforza, col carteggio Croce-Sforza e altri documenti inediti|editore=Le Monnier|città=Firenze|anno=1975}}
* Tommaso Bertelé. ''Il Palazzo degli ambasciatori di Venezia a Costantinopoli e le sue antiche memorie''. Padova: Esedra, 2005.
 
== Voci correlate ==
* [[Governo Giolitti V]]
* [[Stato libero di Fiume]]
* [[Senatori della XXIV legislatura del Regno d'Italia]]
* [[Deputati dell'Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Deputati Assemblea Costituente]]
* [[Senatori della I legislatura della Repubblica Italiana]]
* [[Dichiarazione Schuman|Dichiarazione di Schuman]]
* [[Cronologia dell'integrazione europea]]
* [[Organizzazioni europee|Elenco delle organizzazioni europee]]
* [[Memorandum di Londra]]
* [[Università per Stranieri di Perugia]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://camera.archivioluce.com/camera-storico/percorsi/esito/i_presidenti/00027/Carlo%20Sforza.html|Carlo Sforza nell'archivio Luce}}
* {{Senato.it|00009435|01}}
* {{cita web|http://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-sforza/|Documenti, foto e citazioni dal sito dell'Enciclopedia Treccani}}
 
{{Box successione
|tipologia = incarico parlamentare
|carica = [[Consulta Nazionale|Presidente della Consulta Nazionale]]
|immagine =
|periodo = 25 settembre [[1945]] - 1º giugno [[1946]]
|precedente = [[Dino Grandi]]
|successivo = [[Giuseppe Saragat]]
}}
{{Presidenti della Camera dei deputati}}
{{Box successione
|carica=[[Ministri degli affari esteri del Regno d'Italia|Ministro degli Esteri]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]
|immagine=Flag of Italy (1861-1946).svg
|periodo = 15 giugno [[1920]] - 4 luglio [[1921]]
|precedente = [[Vittorio Scialoja]]
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}}
{{Box successione
|carica=[[Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale della Repubblica Italiana|Ministro degli affari esteri della Repubblica Italiana]]
|immagine=Italy-Emblem.svg
|periodo = 2 febbraio [[1947]] - 26 luglio [[1951]]
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|successivo = [[Alcide De Gasperi]]
}}
{{Box successione
|tipologia = incarico diplomatico
|carica = [[Hôtel de Boisgelin|Ambasciatore italiano in Francia]] {{bandiera|FRA|dim=30}}
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|precedente = [[Lelio Bonin Longare]]
|successivo = [[Camillo Romano Avezzana]]
|immagine = Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg
}}
{{Box successione
|tipologia = incarico diplomatico
|carica = [[Ambasciatore d'Italia in Turchia|Alto commissario per l'Italia inviato a Costantinopoli]] {{bandiera|Impero ottomano|dim=30}}
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|successivo = [[Romano Lodi Fé]]
|immagine = Flag of Italy (1861-1946).svg
}}
{{Box successione
|tipologia = incarico diplomatico
|carica = [[Ambasciatore d'Italia in Cina|Ambasciatore italiano nell'Impero cinese]] {{simbolo|Flag of the Qing Dynasty (1889-1912).svg|30}}
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|precedente = [[Federico Barilari]]
|successivo = [[Carlo Aliotti]]
|immagine = Flag of Italy (1861-1946).svg
}}
{{Box successione
|carica = Rettore dell'[[Università per Stranieri di Perugia]]
|immagine=
|periodo = [[1947]] - [[1953]]
|precedente = [[Aldo Capitini]]
|successivo = [[Carlo Vischia]]
}}
{{Controllo di autorità}}
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[[Categoria:Politici del Partito Repubblicano Italiano]]
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