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{{P|Citazioni tratte da pubblicazioni non attendibili|storia|febbraio 2019}}
{{Infobox militare
|Nome = Adriano Adami
|Immagine =
|Didascalia =
|Soprannome =
|Data_di_nascita = 3 gennaio 1922
|Nato_a =[[Perugia]]
|Data_di_morte = 2 maggio 1945
|Morto_a = [[Saluzzo]]
|Cause_della_morte =
|Luogo_di_sepoltura =
|Nazione_servita = {{ITA 1861-1946}}<br />{{RSI}}
|Forza_armata = [[Regio esercito]] [[Esercito Nazionale Repubblicano]]|Arma =
|Corpo =[[Alpini]]
|Specialità =
|Unità = [[4ª Divisione alpina "Monterosa"]]
|Reparto=[[Battaglione Bassano]]
|Anni_di_servizio =
|Grado = [[Tenente]]
|Ferite =
|Comandanti =
|Guerre = [[Seconda guerra mondiale]]
|Campagne = [[Invasione della Jugoslavia|campagna della Jugoslavia]] [[Campagna d'Italia (1943-1945)|campagna d'Italia]] [[Guerra di liberazione (1943-1945)|Repubblica Sociale Italiana]]
|Battaglie =
|Comandante_di =
|Decorazioni = [[croce di guerra]]
|Studi_militari =
|Pubblicazioni =
|Frase_celebre =
|Altro_lavoro =
|Altro_campo =
|Altro =
|Note =
|Ref =
}}
{{Bio
|Nome = AdrianoGiorgio
|Cognome = AdamiPerlasca
|PostCognomeVirgola = noto anche come '''Pavan'''
|Sesso = M
|LuogoNascita = PerugiaComo
|GiornoMeseNascita = 331 gennaio
|AnnoNascita = 19221910
|LuogoMorte = SaluzzoPadova
|GiornoMeseMorte = 215 maggioagosto
|AnnoMorte = 19451992
|Attività = militarefunzionario
|Attività2 = filantropo
|AttivitàAltre = e [[commercio|commerciante]]
|Epoca = 1900
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Giorgio Perlasca2.jpg
|PostNazionalità = , [[tenente]] nella [[4ª Divisione alpina "Monterosa"]] dell'esercito della [[Repubblica sociale italiana]]
}} Nell'inverno del [[1944]], nel corso della [[seconda guerra mondiale]], fingendosi [[Console generale]] [[Spagna|spagnolo]] salvò la vita di oltre cinquemila [[Popolo ebraico|ebrei]] [[Ungheria|ungheresi]] strappandoli alla deportazione [[Nazismo|nazista]] e alla [[Shoah]].<ref>{{Cita web
}}<br />
|url=http://www.ansa.it/trentino/notizie/2017/01/21/giorno-memoria-trentino-ad-aldeno-il-ricordo-di-perlasca_3b8f7ff1-654c-4542-b65b-7c9441c10988.html
|titolo=Giorno memoria: Trentino, ad Aldeno il ricordo di Perlasca
|editore=[[ANSA]]
|data=21 gennaio 2017
|accesso=24 gennaio 2019
|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170122115648/http://www.ansa.it/trentino/notizie/2017/01/21/giorno-memoria-trentino-ad-aldeno-il-ricordo-di-perlasca_3b8f7ff1-654c-4542-b65b-7c9441c10988.html
|dataarchivio=21 gennaio 2017
|urlmorto=no
}}</ref><ref>{{Cita web
|url=https://www.avvenire.it/agora/pagine/perlasca
|titolo=Anniversari. Moriva 25 anni fa Giorgio Perlasca, dichiarato Giusto fra le Nazioni
|autore=Nazareno Giusti
|editore=[[Avvenire]]
|data=12 agosto 2017
|accesso=24 gennaio 2019
|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180719024535/https://www.avvenire.it/agora/pagine/perlasca
|dataarchivio=19 agosto 2018
|urlmorto=no
}}</ref>
 
== Biografia ==
[[File:Perlaska tree.jpg|alt=giorgio perlasca|miniatura|Una stele ed un albero dedicato a Perlasca al Memoriale [[Yad Vashem]] di [[Gerusalemme]]]]
Figlio di Teresa Sartorelli e di Carlo Perlasca.
 
Quando era ancora bambino il padre, per motivi di lavoro, trasferì la sua famiglia a [[Maserà di Padova|Maserà]], in [[provincia di Padova]].
== Militare nel Regio Esercito e nella Repubblica sociale italiana ==
Nato a Perugia da una famiglia con trascorsi [[garibaldini]], frequentò l'Università sino a quando, nel corso della [[seconda guerra mondiale]] si arruolò volontario nel [[Regio Esercito]]. Nel [[1941]] fu destinato al [[Invasione della Jugoslavia|fronte jugoslavo]], precisamente in [[Croazia]] con il grado di sottotenente presso la 537a Compagnia Mitraglieri, venendo decorato con una [[croce di guerra]] e un encomio solenne<ref>Si veda Liliana Peirano, ''Il male assoluto'', Mondovì, RA. RA. Edizioni, 2005, p.259 e Marco Ruzzi, ''Garibaldini in Val Varaita 1943-1945. Tra valori e contraddizioni'', Cuneo, ANPI Verzuolo - Istituto Storico della Resistenza e della Società contemporanea in Provincia di Cuneo, 1997, p. 49n.</ref>. Tornato a casa in licenza, era ricoverato all'ospedale militare di Perugia per [[malaria]] quando il 9 luglio [[1943]] iniziò l'[[invasione della Sicilia]]. L'11 luglio, avendo saputo che il proprio reparto era al fronte, pur ancora ammalato ottenne di essere dimesso per poter raggiungere il proprio reparto<ref name="autogenerato2">Liliana Peirano, ''op. cit.'', pag. 260. L'autrice sottolinea che sul diario clinico di Adami fu riportato: ''Esce contro il parere del medico, volendo raggiungere la propria Unità nel momento del pericolo.''</ref>.
 
===Anni 1930, le esperienze militari===
Dopo l'[[8 settembre 1943]] rientrò a Perugia e decise di aderire alla [[Repubblica sociale italiana]]. Seguì quindi l'addestramento a [[Münsingen (Germania)|Münsingen]] della 4ª Divisione alpina "Monterosa", la divisione inviata in Germania per sei mesi per essere addestrata da istruttori tedeschi ed essere armata con materiale della [[Wehrmacht]]. Rientrò in Italia inquadrato nel [[Battaglione Vestone]] di questa divisione. Fu assegnato al fronte della [[Garfagnana]], ottenendo una [[medaglia d'argento al valor militare]], decorazione non riconosciuta dalla Repubblica italiana, e una [[Croce di Ferro|Croce di Ferro tedesca di II classe]]<ref>Liliana Peirano, ''op. cit.,'' p. 261</ref>. In seguito fu trasferito in Liguria a [[Torriglia]] a presidio delle colline genovesi, dove operò in azioni di [[controbanda]] come nello scontro del 23 ottobre sulle rive del Trebbia. In questa circostanza il tenente Adami vietò<ref name="autogenerato5">Si veda, Franco Gimelli e Paolo Battifora (a cura di), ''Dizionario della Resistenza in Liguria'', Genova, De Ferrari, 2008, p. 71 e Antonio Testa, ''Partigiani in Val Trebbia'', Genova, Stampa AGA, p. 15. Quest'ultimo sottolinea: C''omandante del pattuglione appostato di là dal fiume,'' [Adriano Adami] ''diede prova di una di quelle prodezze cui indulgevano spesso i fascisti più tristemente noti. A combattimento ormai terminato si recò sul luogo dello scontro e pestò con gli scarponi chiodati la testa dei partigiani caduti, vantandosene poi con i suoi soldati e con la gente del paese che ascoltava esterrefatta.''</ref> al parroco di Loco di comporre le salme di quattro partigiani caduti in combattimento.
In gioventù aderì al [[Partito Nazionale Fascista]] e nel [[1930]] si arruolò nelle [[MVSN|Camicie nere]]. Prese parte come [[volontario di guerra|volontario]] nel [[1936]] alla [[guerra d'Etiopia]] con la divisione "28 ottobre" della [[MVSN|Milizia]] e nel 1937 alla [[guerra civile di Spagna]], nel [[Corpo Truppe Volontarie]], a fianco dei nazionalisti del generale [[Francisco Franco]], dove rimase come [[artiglieria|artigliere]] fino al termine del conflitto, nel maggio [[1939]], quand'era ventinovenne. In questi anni, avendo il ruolo di comunicare ordini tra settori differenti dell'esercito, apprese lingua e cultura spagnole.<ref name=trec>http://www.treccani.it/enciclopedia/giorgio-perlasca_(Dizionario_Biografico)/</ref>
 
Rientrato in Italia iniziò ad allontanarsi dal fascismo, in particolare non condividendo la promulgazione delle [[Leggi razziali fasciste|leggi razziali]] e l'[[patto d'acciaio|alleanza con la Germania]] siglata quell'anno.
A Torriglia, in seguito alla defezione di due compagnie passate con i partigiani del cattolico [[Aldo Gastaldi]] detto "Bisagno", il battaglione Vestone del maggiore Paroldo, già sotto organico, si sciolse. Adami si rifiutò di cambiare schieramento e il 4 novembre [[1944]] insieme con altri ufficiali e a circa 120 alpini raggiunse [[Genova]] per dare l'allarme<ref name="autogenerato4">Mario Bocchio'', La guerra civile in Piemonte 1943-1945'', vol I, ''Alla ricerca della verità'', Collegno, Roberto Chiaramonte editore, 2003, p. 170</ref> .
 
Nel 1939 fu richiamato nelle vesti di sergente maggiore per gestire l'istruzione teorica e storica di un reggimento padovano d'artiglieria. Nel novembre successivo chiese e ottenne finalmente una licenza militare indeterminata.<ref name=trec /> Decise quindi di lasciare l'Italia occupandosi di attività commerciali.<ref>Fondazione Giorgio Perlasca, [https://www.youtube.com/watch?v=t0i6CMn2kMs RADIO24, Giovanni Minoli racconta Giorgio Perlasca]</ref>
== L'attività di controbanda in Val Varaita ==
 
===Anni 1940, il lavoro nei Balcani e l'opera a Budapest===
Adami arrivò in [[Piemonte]] in seguito al trasferimento della 4ª Divisione alpina "Monterosa" per assicurare le retrovie; il 16 novembre 1944 fu assegnato a questo compito di presidio in [[Val Varaita]], alle dipendenze dirette del maggiore Mario Molinari, comandante del [[battaglione Bassano]]. Alla testa di un'unità esigua e ben equipaggiata, si occupava di un ampio territorio del cuneese comprendente i comuni di [[Sampeyre]], [[Pontechianale]], [[Costigliole Saluzzo]], [[Brossasco]], [[Venasca]] e [[Casteldelfino]] dove ebbe anche la sua sede. Il suo compito era perlustrare ed assicurare le retrovie, sbarrando le azioni dei [[partigiani]] locali che si spingevano fin nei centri abitati. La sua attività consisteva nel cercare principalmente di catturare i capi partigiani<ref>Marco Ruzzi, ''op. cit.'', p. 49 e p. 154; Liliana Peirano, ''op. cit.'', p. 314</ref> attraverso azioni di controbanda: in pratica, soprattutto all'inizio quando ancora non era un viso noto a partigiani e civili, Adami smetteva la divisa ed indossava panni borghesi per cogliere impreparati i partigiani medesimi<ref>si veda Marco Ruzzi, ''op. cit.'', pp . 49-50</ref>. La tecnica risultava remunerativa in quanto non procurava quasi vittime agli attaccanti ma, in compenso, teneva costantemente i partigiani sotto tensione, costretti com'erano a moltiplicare i servizi di guardia e a cambiare spesso le loro posizioni, tanto che furono anche obbligati ad abbandonare temporaneamente la Val Varaita<ref>Si veda Giorgio Bocca, ''Storia dell'Italia partigiana'', Milano, Oscar Mondadori, 1995, p. 370-371. Sempre Bocca, all'epoca partigiano in Val Grana e poi in Val Maira, definisce Adami "''un ufficiale tanto feroce quanto abile e coraggioso"'' (''op. cit''., p. 370).</ref>.
[[File:Giorgio Perlasca szobra.jpg|thumb|Busto dedicato a Giorgio Perlasca situato all'entrata dell'istituto di cultura italiano a Budapest.]]
Il Perlasca, che nel 1940 si era sposato in Italia, si trovò a lavorare prima in Croazia, Serbia e Romania e, dal [[1942]], in [[Ungheria]] a [[Budapest]], in qualità di agente venditore per una ditta di [[Trieste]], la SAIB (Società Anonima Importazione Bovini), con permesso diplomatico.
[[File:BudapestMemorialJustes001.jpg|thumb|Memoriale dei [[Giusti tra le nazioni]] nel parco Raoul Wallenberg di [[Budapest]], nella lista dei nomi, quello di Giorgio Perlasca]]
Il giorno dell'[[Armistizio di Cassibile|armistizio]] tra l'[[Italia]] e gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] (8 settembre [[1943]]) si trovava ancora nella capitale ungherese e, prestando fedeltà al giuramento fatto al [[Regno d'Italia]], rifiutò di aderire alla [[Repubblica Sociale Italiana]] di [[Benito Mussolini|Mussolini]]. Per questo motivo si trovò a essere ricercato dai tedeschi. Arrestato ed internato, fuggì e cercò rifugio presso l'[[ambasciata]] spagnola.
 
Grazie a un documento che portava con sé attestante la partecipazione alla guerra civile spagnola che gli garantiva assistenza diplomatica, ottenne dall'ambasciata una cittadinanza fittizia e un passaporto spagnoli, intitolati all'inesistente «Jorge Perlasca». Tra le altre mansioni, fu impegnato con l'ambasciatore [[Ángel Sanz Briz]] nel tentativo di salvare gli [[ebrei]] di Budapest, ospitati in apposite «case protette» soggette all'[[extraterritorialità]] per la copertura diplomatica, dietro il rilascio di [[salvacondotto|salvacondotti]].
Le operazioni che coinvolsero Adami iniziarono tra il 18 e il 20 novembre 1944 e si caratterizzarono per un tasso di violenza molto alto sia nei confronti dei partigiani presi prigionieri sia dei civili considerati complici della [[Resistenza italiana|Resistenza]] e dei renitenti alla leva. Le azioni di Adami consistettero in numerosi assalti ad automezzi e cariaggi, attività di sminamento dei ponti, rastrellamenti nei territori delle valli Maira e Varaita<ref>Per una ricostruzione delle prime azioni della "banda" Adami contro la Resistenza fino a dicembre 1944, si veda Marco Ruzzi, ''op. cit.'', pp. 49-58. Per le operazioni nel marzo-aprile 1945, prima dello sbandamento finale delle truppe fasciste, si veda sempre Marco Ruzzi, ''op. cit.'', pp. 75-82. Ruzzi afferma anche che "''L’impianto antipartigiano dell’Adami è efficace, ma il metodo è spregiudicato perché egli non distingue tra partigiani e civili, fra prigionieri e ostaggi e non rispetta nessuno: tutti i ‘non fascisti’ sono nemici, compresi alcuni suoi sottoposti, arrestati per sospetta collusione con la Resistenza"'' (''op. cit.,'' p. 154)''.''</ref>.
 
Tale operazione era stata organizzata con la collaborazione di alcune ambasciate di altre nazioni e una generale e iniziale tolleranza del governo ungherese. Quando nel novembre [[1944]] Sanz Briz decise di lasciare Budapest e l'Ungheria per non riconoscere il [[Governo di unità nazionale (Ungheria)|governo filonazista ungherese]], Perlasca decise di restare e spacciarsi per il sostituto del console partente, all'insaputa dello stesso e della Spagna, redigendo di suo pugno la nomina a diplomatico, con timbri e carta intestata.
A fine febbraio 1945 durante un rastrellamento nella media Val Varaita Adami catturò il partigiano Enrico Rovera (Monfrin) che fu ferito gravemente. Portato all'ospedale di Saluzzo e già condannato alla fucilazione, Rovera il giorno seguente fu liberato da altri partigiani che nell'azione presero prigioniero l'alpino di guardia Mario Zaborra che fu successivamente fucilato <ref>Sul caso specifico, le versioni non sono coincidenti: cfr. C. Bertolotti, ''Storia del Battaglione Bassano. Divisione Monterosa. RSI 1943-45'', ed. Lo Scarabeo 2007, e M. Ruzzi, ''op. cit.'', p. 64.</ref>.
 
Da quel momento Perlasca si trovò a gestire il "traffico" e la sopravvivenza di migliaia di ebrei, nascosti nell'ambasciata e nelle case protette sparse per la città, come similmente cercavano di fare il diplomatico svedese [[Raoul Wallenberg]] e il nunzio apostolico [[Angelo Rotta]]. Tra il 1º dicembre [[1944]] e il 16 gennaio [[1945]], Perlasca rilasciò migliaia di finti salvacondotti che conferivano la cittadinanza spagnola agli ebrei, arrivando a strappare letteralmente dalle mani delle [[Croci Frecciate]] i deportati sui binari delle stazioni ferroviarie.
== L'eccidio di Valmala ==
Tra le azioni condotte dalla "banda" Adami, la più grave fu quella nota come "eccidio di [[Valmala (Busca)|Valmala]]", in bassa Val Varaita. Il 5 marzo [[1945]], 44 uomini tra truppe ed ufficiali, comandati da Adami, si diressero nella zona di [[Melle (Italia)|Melle]]-Venasca per svolgere un rastrellamento lungo lo spartiacque tra Val Varaita e Val Maira. La notte fra il 5 e il 6 marzo il gruppo di Pavan, dopo avere preso degli ostaggi civili e depredato le case nella borgata Chiot, puntò, dietro suggerimento di un informatore, sul  vicino [[Santuario di Valmala]], dove si trovava la sede del distaccamento partigiano “Bottazzi” (181a Brigata Garibaldi) composto da 17 uomini, molti dei quali ancora giovanissimi. I partigiani del Bottazzi sapevano del rastrellamento in corso ma, pensando erroneamente che gli alpini fossero diretti verso l'area di Lemma, furono colti di sorpresa. Nel breve scontro a fuoco che ne derivò caddero sei uomini, di cui uno freddato dopo essersi arreso, mentre due riuscirono a fuggire. Gli altri furono presi prigionieri e picchiati con estrema violenza.Tra questi c’erano  tre feriti, che vennero uccisi poco dopo con un colpo alla testa sul piazzale della chiesa. Gli altri superstiti stavano per essere fucilati, quando il sorvolo di aerei alleati consigliò agli alpini della Monterosa di sospendere l'esecuzione. I partigiani caduti furono in tutto nove; con la loro morte, venne azzerato l’intero comando della brigata garibaldina. Per garantirsi la ritirata ed evitare imboscate, la "banda" di Adami, che era rimasto a Venasca a causa di un'indisposizione, ritornò a Casteldelfino con il loro comandante legando sul tetto del camion uno dei partigiani<ref>Per la ricostruzione dei fatti, si veda Marco Ruzzi, ''op. cit.,'' pp. 66-69. Cfr. anche Andrea Garassino, ''[https://www.lastampa.it/2017/03/07/cuneo/si-commemora-luccisione-di-partigiani-a-valmala-50RhCvrmb7Y6QtMIkbkcMJ/pagina.html Si commemora l’uccisione di 9 partigiani a Valmala],'' «La Stampa - Cuneo»,'' ''edizione on-line del 7 marzo 2019.<br /></ref>.
 
Sventò inoltre l'incendio e lo sterminio nel [[ghetto di Budapest]] con {{formatnum:60000}} ebrei ungheresi, intimando direttamente al ministro degli interni ungherese [[Gábor Vajna]] una fittizia ritorsione legale ed economica spagnola sui "circa 3000 cittadini ungheresi" - in realtà poche decine - dichiarati da Perlasca come residenti in Spagna, assicurando di fare pressione per avere lo stesso trattamento da parte di altri due governi latinoamericani.<ref name="ushm">[[United States Holocaust Memorial Museum]], ''[https://collections.ushmm.org/search/catalog/irn504674 Oral history interview with Giorgio Perlasca]'', 5 settembre 1990</ref><ref name="mixerisraele">Intervista di Enrico Deaglio a Giorgio Perlasca, da: Fondazione Giorgio Perslasca, ''Giorgio Perlasca - il mixer israeliano in ebraico'', 1990</ref><ref name="mixeritalia">Intervista di Enrico Deaglio a Giorgio Perlasca, da: Mixer, ''Giorgio Perlasca'', di [[Giovanni Minoli]], 1990</ref><ref name=varese /> Tale salvataggio è stato generalmente attribuito a Raoul Wallenberg, in seguito alle dichiarazioni di [[Pál Szalai]] che, processato per crimini di guerra, affermò di averne concordato personalmente con lo svedese i termini: Wallenberg era già morto quando Szalai fece le proprie dichiarazioni, poi smentite da Perlasca e spiegate nella volontà di Szalai di costruire la propria innocenza dai crimini.<ref name=varese />
La vicenda di Valmala ebbe altri strascichi in cui, direttamente o indirettamente, fu coinvolto Adami. Il 7 marzo Pavan raggiunse con alcuni uomini l'eremo di [[Busca]]: il guardiano del fabbricato, Lorenzo Giraudo, fu interrogato circa la presenza dei partigiani; picchiato e minacciato di morte, fu obbligato a scavarsi la fossa, ma riuscì a fuggire e a salvarsi. Il 9 marzo, le [[brigate nere]], assieme ad alcuni tedeschi, minacciarono e maltrattarono il parroco di Lemma, don Francesco Demarchi, colpevole di avere celebrato il funerale dei partigiani caduti; i figli del mezzadro del parroco vennero condotti a forza in cimitero per dissotterrare i caduti al fine di accertarsi dell'avvenuta inumazione. Pochi giorni dopo, Adami e la sua squadra rastrellarono la zona intorno a [[Rossana (Italia)|Rossana]] e Brossasco, interrompendo le funzioni religiose e accanendosi contro il parroco<ref>Marco Ruzzi, ''op. cit.,'' p. 74 </ref>.
 
Curò infine personalmente l'organizzazione e l'approvvigionamento dei viveri, recandosi ogni giorno presso le abitazioni, e utilizzando gli scarsi fondi dell'ambasciata, poi i propri e quindi studiando e applicando un sistema equo di autotassazione sui rifugiati, basato sugli averi di ciascuno.<ref name=mixer>[[Mixer (programma televisivo)|Mixer]], puntata dell'aprile 1990</ref> Grazie all'opera di Perlasca, 8000 ebrei furono direttamente salvati dalla [[deportazione]].<ref name=mixer /> Dopo l'entrata a Budapest dell'[[Armata Rossa]], Perlasca dovette abbandonare il suo ruolo di diplomatico spagnolo, in quanto filo-fascista e perciò ricercato dai sovietici.
In risposta alle azioni di Adami il nuovo comando della 181a Brigata Garibaldi organizzò, il 28 marzo, un attacco al presidio fascista di Sampeyre, causando la morte di tre militari e il ferimento di altri quattro.  Adami, per rappresaglia, minacciò di fucilare prima dodici, poi quattro ostaggi presi a caso tra la popolazione civile. Il parroco di Sampeyre, don Antonio Salomone, insieme a  don Michele Lerda di Revello, riuscirono ad ad impedire l’eccidio, intercedendo il primo presso il comandante del presidio colonnello Armando Farinacci; il secondo presso il comando tedesco che aveva sede a Saluzzo<ref>Marco Ruzzi, ''op.cit.,'' pp. 78-79. Cfr. anche Don Antonio Salomone, ''Ricordi dell’emergenza 1943/45 a Sampeyre'', Busca, 1981, pp. 65-67 .</ref>.
 
===Dopoguerra===
== La cattura e il processo ==
Riuscito a tornare nell'agosto [[1945]] in Italia via Istanbul, redasse e inviò un primo promemoria per evitare eventuali imputazioni dal governo spagnolo<ref name=riformista /> e poi un memoriale in tre copie sulle attività svolte, che consegnò all'ambasciata spagnola e al Governo Italiano, tenendo una copia per sé.<ref name=est>http://www.estense.com/?p=356485</ref> Scrisse anche all'ambasciatore che aveva sostituito, Sanz Briz, che lo avvertì mestamente di non aspettarsi alcun riconoscimento per l'opera svolta.<ref name=riformista /> Scrisse anche ad [[Alcide De Gasperi]] che non rispose.<ref name=riformista />
Dopo la metà d’aprile 1945, di fronte all'imminente crisi generale dell'impianto nazifascista, il battaglione Bassano era ormai in pieno disfacimento; il 26, il suo comandante, maggiore Molinari, si accordò e si arrese ai partigiani a Casteldelfino. Il tenente Adami rifiutò la resa e decise di fuggire verso la [[Valle Po]] con alcuni compagni: un altro ufficiale, Osvaldo Grechi; un sottufficiale, Mario Frison; l'Ausiliaria Marcella Catrani (compagna di Adami); i sergenti Giuseppe Zecca, Guglielmo Lanza e Giorgio Geminiani<ref>Liliana Peirano, ''op. cit.,'' p .320. Sui nomi dei sette fuggitivi e, in seguito, catturati a Crissolo non c’è accordo completo tra le fonti; in particolare,sull’identità della donna del gruppo: secondo alcuni, non sarebbe Marcella Catrani, ma un’altra ausiliaria, Elena Fasanella. Cfr. Giampaolo Pansa, ''Il sangue dei vinti'', Milano, Sperling & Kupfer, 2003, p. 123.</ref>. Rifugiatosi in una baita a [[Crissolo]], da dove intendeva dirigersi verso [[Montoso]] per scendere in [[Val Pellice]] e arrendersi  agli americani, Adami e i suoi vennero presi la mattina del 29 aprile, dopo una breve sparatoria, da una squadra di partigiani della 15a Brigata Saluzzo (11a Divisione Garibaldi). La squadra partigiana era composta da Antonio Biglia (''Remo''), vice comandate della 15a Saluzzo; Giacomo Rey (''Diavolo Rosso''), comandante di distaccamento; Rolf Ortuer (''Tigre''), tedesco passato nelle fila dei partigiani<ref>Si veda Marco Ruzzi, ''op. cit.,'' pp. 87-89; in particolare p. 88n. Liliana Peirano, ''op.cit''., pp. 305-306.</ref>.
 
Non raccontò la propria vicenda né alla famiglia, né alla stampa e si rivolse piuttosto a chi reputava essere il corretto destinatario diplomatico e statale del suo memoriale. Tuttavia, i pochi vertici a cui comunicò la vicenda lo ignorarono per ragioni diplomatiche, politiche o per poca attenzione.<ref name=mixer /><ref name=riformista /> Anche lo storico ebreo [[Jenő Lévai]], che pur gli chiese una copia del memoriale e contribuì poi a comunicare il suo nome,<ref name=riformista /> omise di raccontarne la vicenda nel suo "Libro nero", presumibilmente per ragioni politiche.<ref name=varese>http://www.varesenews.it/2010/05/gli-uomini-giusti-muoiono-di-sabato/147029/</ref> Soltanto nel [[1961]] sul [[Resto del Carlino]] del 12 giugno apparve un primo articolo di [[Giuseppe Cerato]] che raccontava la sua vicenda, senza però risonanza, stessa sorte per un articolo di fine anni 1960 su [[La Stampa]] firmato da [[Furio Colombo]].<ref name=trec /><ref name=riformista>Stefano Ciavatta, ''1944, l'impossibile si poteva fare. Ad esempio, Perlasca'', Il Riformista, 2010</ref><ref>VareseNews, [http://www.varesenews.it/2010/01/l-ideologia-non-conta-nulla-di-fronte-alla-sofferenza-umana/157720/ “L’ideologia non conta nulla di fronte alla sofferenza umana”], 31 gennaio 2010</ref>
Trasportati a [[Paesana]], Adami e i suoi furono rinchiusi nell'edificio scolastico. Alla notizia dell’arrivo dei prigionieri, una folla enorme di uomini, donne, ragazzi si accalcò minacciosa ai cancelli, pronta al [[linciaggio]]<ref>''"La strada antistante le scuole si riempiva. La cosa si stava mettendo a serio, urla, imprecazioni, una cosa indescrivibile, da far rabbrividire [...] presi le misure di sicurezza, piazzai un mitragliatore sulla porta dell'ingresso dell'edificio e chiusi i cancelli che danno accesso dal cortile alla strada":'' si veda Antonio Biglia, ''I miei ricordi'', dattiloscritto, p. 15, citato in Marco Ruzzi'',op. cit.,'' p.89.</ref>. I prigionieri, ricevuti i conforti religiosi da don Ghio, parroco di Paesana, furono interrogati da Andrea Bruno, (''Santabarbara'')'','' comandante della 15a Brigata Saluzzo.  Raccontò don Ghio di avere visto, dopo l’interrogatorio, “[...] a''ggrappato ai cancelli del giardino, un formicolio di uomini, donne, ragazzi, e oltre la cancellata, altre centinaia di visi stravolti dall’odio, dalla vendetta [...]. Poco dopo Pavan, legato ai polsi, con una corda al collo viene portato in giro, dentro lo steccato, per soddisfare la richiesta della folla che vuole vederlo da vicino e gettargli in faccia tutto il suo disprezzo''”<ref>Agiunse don Ghio: “''Per comprendere lo stato d’animo acutissimo, la mente sconvolta di questa folla, bisogna ripensare a tutte le ingiustizie patite, i soprusi sofferti, i danni enormi subiti, le minacce incessanti di disperazioni e di morte, le vittime cadute, il sangue sparso sui monti, sulle piazze, lungo i muriccioli e persino sul greto del Po [...] Tutto ciò a cui si dovette soggiacere, frementi nell’animo invitto, ma in un forzato silenzio […] per circa due anni! A questa folla sembrava giunto il giorno in cui potevasi finalmente dissetare in una giusta vendetta. Bisognava comprendere e compatire''”. I passi, tratti dal diario del parroco (Giuseppe.Ghio'', Pagine memorande di Storia 1943/1944/1945,'' ''Paesana'', Saluzzo, Tip. Op., 1949, pp. 101-102 '')'' sono riportati da Liliana Peirano, ''op.'' ''cit.,'' pp. 310-311.</ref>.
 
La famiglia seppe del memoriale da lui redatto solo a seguito dell'[[ictus]] di cui fu vittima nel 1980,<ref name=trec /> quando decise di avvertire i parenti della sua esistenza qualora fosse deceduto, per poi però continuare a custodirlo senza comunicarne i contenuti una volta ripresosi.<ref name=est /> Ne conobbero i contenuti solo nel 1987, quando la vicenda divenne pubblica.<ref name=est />
Il mattino seguente, Adami e i suoi furono condotti a [[Saluzzo]], prima alla [[La Castiglia|Castiglia]] e poi alla caserma Musso. Adami e gli altri prigionieri  restarono in carcere cinque giorni prima di essere processati<ref>Secondo Liliana Peirano, nei giorni che precedettero il processo, Pavan e i suoi furono torturati e picchiati. La fonte della notizia è Carlo Cocut, ''Forze armate della RSI sul confine occidentale'', Milano, Marvia Edizioni, 2009, p. 126.</ref>. Il 2 maggio furono sottoposti, nella caserma Musso, al giudizio di un tribunale popolare composto da appartenenti al Comando della 11a Divisione Garibaldi e della 2a Divisione Alpina Giustizia e Libertà<ref>Nel dispositivo della sentenza (riportato in Liliana Peirano, ''Op. cit.'', p. 321), i membri del Tribunale partigiano sono indicati con i soli nomi di battesimo e precisamente: Gigi (presidente); Francesco, Claudio, Dino e Giorgio (giudici), Pinot (cancelliere). I tentativi finora effettuati di identificazione non hanno ancora portato a risultati attendibili Qualcuno ha ipotizzato che “Giorgio” potesse essere Giorgio Bocca; altri hanno identificato “Gigi” con il partigiano Luigi Ventre e “Claudio” con il partigiano Claudio Gambolò. </ref>. L’accusa rivolta ad Adami era: "''aver condotto con particolare accanimento e crudeltà la lotta partigiana incendiando case, procedendo al denudamento di donne, maltrattando prigionieri e civili e commettendo crudeltà varie sia nei confronti di partigiani che di borghesi''”. Adami fu condannato alla “''pena di morte mediante fucilazione nella schiena''”<ref>Per la citazione precedente e quest'ultima, si veda ''Dispositivo della Sentenza,'' pubblicato in Liliana Peirano, ''op. cit.'', p. 321.</ref> insieme al maresciallo Frison, al sergente Lanza, al sergente Alongi, e al sergente Geminiani. Il maggiore Molinari, l’alpino Venini e l’ausiliaria Catrani furono deferiti al Tribunale del popolo; il sottotenente Grechi, il sergente maggiore Calabrese, il sergente Faneda e il sergente Dalla Palma furono assolti<ref>Le informazioni sui condannati e gli assolti sono ricavabili sempre dal ''Dispositivo della Sentenza,'' pubblicato in Liliana Peirano, ''op. cit.'', p. 321. In Marco Ruzzi, ''op. cit.,'' p. 89, invece i condannati a morte indicati sono invece quattro. Liliana Peirano sostiene anche che l'ausiliaria Marcella Catrani fu sottoposta a torture e stuprata sia durante gli interrogatori prima della sentenza sia nella detenzione successiva durata alcuni mesi (''op. cit.'', pp. 322-323 e 326).</ref>.
 
===Riconoscimento internazionale===
La fucilazione di Adami e degli altri quattro condannati a morte avvenne all’interno della caserma, la sera del 2 maggio 1945.
[[File:Perlasca e Cossiga 30 giugno 1990.jpg|thumb|left|Perlasca con il [[presidente della Repubblica]] [[Francesco Cossiga]] il 30 giugno 1990]]
Nel [[1987]], oltre quarant'anni dopo, alcune donne ebree ungheresi residenti in [[Israele]] rintracciarono finalmente Perlasca (reputato da molti un cittadino spagnolo di nome Jorge, vista l'identità che aveva assunto) e divulgarono la sua storia di coraggio e solidarietà.
 
Ancora in vita, Perlasca ricevette per la sua opera numerose medaglie e riconoscimenti. Il 23 settembre [[1989]] fu insignito da [[Israele]] del riconoscimento di [[Giusti tra le nazioni|Giusto tra le Nazioni]]. Al museo [[Yad Vashem]] di [[Gerusalemme]], nel vialetto dietro al memoriale dei bambini è stato piantato un albero a lui intitolato. Anche a Budapest, nel cortile della [[Grande Sinagoga di Budapest|Sinagoga]], il nome di Perlasca appare in una lapide che riporta l'elenco dei giusti.
Nei giorni successivi, precisamente il 5 maggio, dodici alpini<ref>Capitani Aurelio Barbaro, Piero Del Rio e Giuseppe Saba, tenente Cesare Momo, sottotenenti Giuseppe Giardina, Guido Cubadda, Sergio Tongiani e Sergio Cannobio, sergenti maggiori Giancesare Zironi, Orfeo Morgan e Giulio Ravenna, alpino Antonio Lazzarotto. Si veda Marco Ruzzi, ''op. cit.,'' p. 160n.</ref>, che si erano arresi a Casteldelfino, furono prelevati dalla prigione con la scusa di dover eseguire dei lavori<ref>C. Bertolotti, ''Storia del Battaglione Bassano. Divisione Monterosa. RSI 1943-45'', ed. Lo Scarabeo 2007; Mario Bocchio,''La guerra civile in Piemonte 1943-1945'', vol II, Roberto Chiaramonte editore, giugno 2003, pag.129.</ref> e portati in località Ponte di Valcurta in Val Varaita, dove furono fucilati. Il 7 maggio gli americani si fecero consegnare tutti i prigionieri che furono trasferiti al [[campo di concentramento di Coltano]]<ref>Si veda Carlo Cocut, ''op. cit.'', Milano, Marvia Edizioni, maggio 2009, pag. 126.</ref>
 
La vicenda acquisì poi finalmente notorietà anche in patria, grazie ai giornalisti [[Enrico Deaglio]] (che scrisse su di lui il libro ''La banalità del bene'') e a [[Giovanni Minoli]], che accettò la proposta di Deaglio di realizzare un'inchiesta su Perlasca dedicandogli ampio spazio nella trasmissione televisiva ''[[Mixer (programma televisivo)|Mixer]]''.<ref>http://www.furiocolombo.it/User/index.php?PAGE=Sito_it/articolo&art_id=1065</ref> Solo nell'ottobre 1991 fu insignito dal governo italiano dell'onorificenza di [[Grande ufficiale|Grande Ufficiale]], mentre nel dicembre 1991 il senato approvò un vitalizio annuo, che Perlasca rifiutò.<ref name=trec />
== Sviluppia successivi ==
L'11 gennaio [[1949]] Andrea Mitolo di [[Bolzano]], ex ufficiale della 6a Compagnia del battaglione Bassano, avvocato e ed esponente del [[Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale|Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale]] in [[Alto Adige]], presentò una denuncia collettiva contro numerosi comandanti partigiani, garibaldini e giellini, del territorio saluzzese, ipotizzando i reati di [[omicidio]] e [[strage]]  per le numerose esecuzioni (come quella di Adami e i suoi compagni), avvenute in Valle Varaita alla fine del conflitto.
 
Morì nove mesi dopo a Padova, nell'agosto 1992, all'età di 82 anni, per un [[infarto|attacco di cuore]]. È sepolto a [[Maserà di Padova]]<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1992/agosto/19/ultimo_addio_Perlasca_co_0_92081912035.shtml ''Ultimo addio a Perlasca'', Corriere della Sera, 19 agosto 1992]</ref>.
Il Tribunale di Saluzzo, però, il 29 settembre [[1950]] dichiarò il non luogo a procedere con la motivazione che "''Dalle indagini esperite era emerso inequivocabile che si trattava di un'azione di guerra per necessità di lotta contro il tedesco invasore"''<ref>Si veda Marco Ruzzi, ''op.cit.'' p. 162n e Liliana Peirano, ''op.cit''., pp. 330-333. La tesi sostenuta da Andrea Mitolo è stata in seguito riproposta da Carlo Cornia, ''Monterosa. Storia della Divisione Alpina Monterosa della RSI,'' Udine, Dal Bianco, 1971 e Giorgio Pisanò, ''Storia delle Forze Armate della Repubblica Sociale Italiana'', Milano, Edizioni Visto, 1982. </ref>''.''
----
 
In Israele gli è stata dedicata una foresta, in cui sono stati piantati 10.000 alberi, a simboleggiare le vite degli ebrei da lui salvati in Ungheria.<ref>[http://www.corriere.it/esteri/11_maggio_19/israele-foresta-perlasca-marco-nese_38e8bb76-824d-11e0-817d-481efd73d610.shtml Israele: una foresta dedicata a Perlasca - Corriere della Sera<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://www.gariwo.net/attivita/attivita.php?cod=902 Gariwo: la foresta dei Giusti - Una Foresta per Giorgio Perlasca<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> In Italia su iniziativa del figlio Franco, è stata istituita la ''Fondazione Giorgio Perlasca''.<ref>[http://www.giorgioperlasca.it/lafondazione.aspx Giorgio Perlasca > la fondazione<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120503022606/http://www.giorgioperlasca.it/lafondazione.aspx |data=3 maggio 2012 }}</ref> Molte scuole e vie sono a lui dedicate.
== Bibliografia[modifica | modifica wikitesto] ==
 
Nel 1997 è stato pubblicato da [[Il Mulino]] il suo memoriale, con il titolo ''L'impostore.''
<br />
 
[[Giovanni Minoli]] ne ha riassunto la vicenda così:
* Liliana Peirano ''Il male assoluto'', Mondovì, Ra.Ra. Edizione, 2006.
 
* Michele Calandri, Q''uale "onore e fedeltà" della divisione Monterosa della RSI? Il battaglione Bassano nella valli Maira e Varaita'', in ''Notiziario dell'Istituto Storico della Resistenza in Cuneo e provincia'', Cuneo, 1988 - II semestre
{{citazione|Oggi è un eroe nazionale e un fiore all'occhiello per tutti. Ma è anche un po' martire, per via del silenzio in cui ha vissuto. [...] È stato anche faticoso farglielo raccontare, non si era mai sentito preso sul serio, aveva interiorizzato la tragedia, era troppo grossa da raccontare l'impresa, un po' come dire "ho visto i marziani", e lui li aveva visti davvero. [...] La sensazione è che l'enormità dell'azione ha vissuto con la sua progressiva ritrosia a raccontarla perché erano troppo forti i silenzi culturali e politici, e questo insieme di cose lo ha fatto andare sotto traccia. Con Perlasca il conto non tornava: un ex fascista era stato un eroe vero nella salvezza degli ebrei.|Giovanni Minoli<ref name=riformista />}}
* Mario Ruzzi “Garibaldini in Val Varaita 1943-1945.” ([[ANPI]], 1997) [http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/43/operaiindivisa.htm dal sito Bersaglieri]
* Giampaolo Pansa ''Il sangue dei vinti'', Ed. S&K, Milano, 2003
* Riccardo Assom ''Partigiani della montagna'', Ed. l'Arciere
* Alessio Ghisolfi - Isacco Levi ''I Levi di via Spielberg. Isacco Levi tra fascismo e nazismo'', prefazione di Gian Carlo Caselli, Moretta, Edizioni Clavilux 2005-2007.
* Claudio Bertolotti ''Storia del Battaglione Alpini Bassano. Divisione Monterosa, RSI 1943-45'', Bologna, Lo Scarabeo, 2007
* Giampaolo Pansa ''I Gendarmi della Memoria'', Ed. S&K, Milano, 2007.
 
== Onorificenze ==
* [[Giusti tra le Nazioni|Giusto tra le Nazioni]], Gerusalemme, ([[Israele]]), 1989
=== Italiane ===
* Stella al Merito ([[Ungheria]]), 1989
* Medaglia della [[Knesset]] (Parlamento Israeliano), Gerusalemme, 1989
* Medaglia Raoul Wallenberg (Stati Uniti), 1990
* Medal of Remembrance del [[United States Holocaust Memorial Museum|Museo dell'Olocausto (Memorial Council)]], [[Washington]], Stati Uniti (1990)<ref>{{cita web|url=https://www.nytimes.com/1992/08/22/obituaries/giorgio-perlasca-82-helped-jews-flee-nazis.html|titolo=Giorgio Perlasca, 82, Helped Jews Flee Nazis|accesso=10 febbraio 2018}}</ref>
* Invito a posare la prima pietra del [[United States Holocaust Memorial Museum|Museo dell'Olocausto di Washington]], [[Stati Uniti]] (1990)
{{Onorificenze
|immagine=CroceESP diIsabella guerraCatholic alOrder valor militare BARGC.svg
|nome_onorificenza=Gran Croce dell'Ordine di guerraIsabella alla valorCattolica militare(Spagna)
|collegamento_onorificenza=CroceOrdine di guerraIsabella alla valor militareCattolica
|motivazione=
|data=1991
}}
=== Repubblica Sociale ===
(<small>Non riconosciute dal Regno d'Italia e dalla Repubblica Italiana)</small>
{{Onorificenze
|immagine=ValorGrande militareufficiale silver medalOMRI BAR.svg
|nome_onorificenza=MedagliaGrand'Ufficiale ddell'argentoOrdine al valormerito della Repubblica militareItaliana
|collegamento_onorificenza=Medaglia d'argentoOrdine al valormerito della Repubblica militareItaliana
|motivazione=
|luogo=[[Roma]], 7 ottobre [[1991]]. Di iniziativa del [[Presidente della Repubblica]].<ref>[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=207706 Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana Sig. Giorgio Perlasca]</ref>
}}
{{Onorificenze
|immagine=Merito civile gold medal BAR.svg
|nome_onorificenza=Medaglia d'oro al merito civile
|collegamento_onorificenza=Medaglia d'oro al merito civile
|motivazione=Nel corso della 2º guerra mondiale, con coraggio non comune e grave rischio personale assumeva la falsa identità di un Ambasciatore spagnolo per salvare migliaia di persone ingiustamente perseguitate, impedendone la deportazione nei campi di sterminio e riuscendo, poi, a trovar loro una provvisoria sistemazione, malgrado le notevolissime difficoltà. Nobile esempio di elette virtù civiche e di operante umana solidarietà. Budapest 1944 - 1945.
|luogo=25 giugno [[1992]].<ref>[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=482 Medaglia d'oro al merito civile Sig. Giorgio Perlasca]</ref>
}}
{{Onorificenze
|immagine = Medaglia commemorativa della campagna di Spagna.svg
|nome_onorificenza = Medaglia commemorativa della campagna di Spagna (1936-1939)
|collegamento_onorificenza = Medaglia commemorativa della campagna di Spagna
|motivazione =
}}
{{Onorificenze
|immagine = VolontarioSpagna.png
|nome_onorificenza = Medaglia di benemerenza per i volontari della campagna di Spagna
|collegamento_onorificenza = Medaglia di benemerenza per i volontari della campagna di Spagna
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}}
{{Onorificenze
|immagine = FronteNord%2B.png
|nome_onorificenza = Medaglia commemorativa delle operazioni militari in Africa Orientale 1935-1936 (ruoli combattenti)
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|motivazione =
|data =
}}
 
=== Straniere ===
{{Onorificenze
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|nome_onorificenza=CroceMedaglia di Ferrobenemerenza diper i volontari della campagna IIdell'Africa classeOrientale
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|motivazione=
}}
 
==Opere==
* Giorgio Perlasca, ''L'impostore'', 2007, Il Mulino. ISBN 9788815060891
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* [[Enrico Deaglio]], ''[[La banalità del bene|La banalità del bene. Storia di Giorgio Perlasca]]'', Feltrinelli ISBN 88-15-06089-8
* Teresio Bosco, ''I novanta giorni di Giorgio Perlasca, salvatore di ebrei'', Elledici editore ISBN 88-01-02351-0
* Massimiliano Santini, ''Gli angeli di Perlasca'', Psiche e Aurora editore (nota storica della Fondazione Giorgio Perlasca) ISBN 978-88-8987-511-7
* [[Dalbert Hallenstein]] - [[Carlotta Zavattiero]], ''Giorgio Perlasca, un italiano scomodo'', Chiarelettere
* Marco Sonseri - Ennio Bufi, ''Giorgio Perlasca, un uomo comune'', Renoir Comics
* Luca Cognolato - Silvia Del Francia, ''L' eroe invisibile'', Einaudi Ragazzi (con un ricordo di Franco Perlasca) [[Special:BookSources/8866561408|ISBN 978-88-6656-140-8]]
 
== Filmografia ==
La [[RAI]] il 28 e 29 gennaio [[2002]], in occasione del [[giorno della memoria]], ha mandato in onda il film TV ''[[Perlasca. Un eroe italiano]]'', nel quale il ruolo di Perlasca è stato interpretato da [[Luca Zingaretti]]. Nel film viene raccontata la vita di Perlasca dal suo lavoro a Budapest fino al suo ritorno in Italia dopo la fine della guerra.
 
== Voci correlate ==
* [[Nazismo]]
* [[Olocausto]]
* [[Antisemitismo]]
* [[Giorno della Memoria]]
* [[Giusti tra le nazioni]]
* [[Angelo Rotta]]
* [[Raoul Wallenberg]]
* [[Ghetto di Budapest]]
 
== Altri progetti ==
*
{{interprogetto}}
* Michele Calandri, Q''uale "onore e fedeltà" della divisione Monterosa della RSI? Il battaglione Bassano nella valli Maira e Varaita'', in Notiziario dell'Istituto Storico della Resistenza in Cuneo e provincia, Cuneo, II semestre 1988, p. 141
*Giorgio Bocca, ''Storia dell'Italia partigiana'', Milano, Oscar Mondadori, 1995, p. 370-371
* Marco Ruzzi, ''Garibaldini in Val Varaita 1943-1945. Tra valori e contraddizioni'', Cuneo, ANPI Verzuolo - Istituto Storico della Resistenza e della Società contemporanea in Provincia di Cuneo, 1997
*Riccardo Assom, ''Giovani tra le montagne. Testimonianze dei protagonisti della guerra 1939-'45 in val Varaita'', Cuneo, L'Arciere, 1999
* Giampaolo Pansa ''Il sangue dei vinti'', Ed. S&K, Milano, 2003
*Liliana Peirano ''Il male assoluto'', Mondovì, Ra.Ra. Edizioni, Mondovì, 2006
*Alessio Ghisolfi - Isacco Levi ''I Levi di via Spielberg. Isacco Levi tra fascismo e nazismo'', Moretta, Edizioni Clavilux, 2005-2007
* Claudio Bertolotti ''Storia del Battaglione Alpini Bassano. Divisione Monterosa, RSI 1943-45'', Bologna, Ed. Lo Scarabeo, 2007
*Giampaolo Pansa ''I Gendarmi della Memoria'', Ed. S&K, Milano, 2007
*
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web | 1 = http://www.divisionealpinamonterosa.org | 2 = Sito ufficiale della Divisione Alpina Monterosa | accesso = 11 agosto 2012 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20120401094310/http://www.divisionealpinamonterosa.org/ | dataarchivio = 1 aprile 2012 | urlmorto = sì }}
* {{cita web | 1 = http://www.giorgioperlasca.it/intro.html | 2 = Sito della Fondazione Giorgio Perlasca | accesso = 14 agosto 2005 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20061214193923/http://www.giorgioperlasca.it/intro.html | dataarchivio = 14 dicembre 2006 | urlmorto = sì }}
* {{cita web|http://www.lattanzi.altervista.org/brigata_storia2.htm|Testimonianze di un partigiano sulla banda Pavan guidata dall'Adami}}
* [https://web.archive.org/web/20130610103248/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/la-storia-di-giorgio-perlasca/445/default.aspx La storia di Giorgio Perlasca - La storia dell`imprenditore italiano che salvò più di cinquemila ebrei] La Storia siamo noi
* {{cita web|url=http://www.gariwo.net/giusti/giusto.php?cod=48&categoria=134&sopra=131&sotto=134|titolo=Perlasca su Comitato Foresta dei Giusti-Gariwo}}
* {{cita web|http://www.linkiesta.it/giorgio-perlasca-shoah-e-banalita-del-bene|Ampio stralcio del graphic novel sulla vita di Perlasca}}
* {{cita web|url=http://www.corrierecomo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=35832:-in-viaggio-a-budapest-nei-luoghi-di-perlasca&catid=257:reportage&Itemid=131|titolo=Reportage del Corriere di Como da Budapest sui luoghi di Perlasca}}
* [http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/folder.srv?id=2047# Perlasca, Un eroe italiano], film Rai.it
* {{cita web|url=https://collections.ushmm.org/search/catalog/irn504674|titolo= Intervista a Giorgio Perlasca all'United States Holocaust Memorial Museum di Washington, 5 settembre 1990|lingua=en}}
 
{{Controllo di autorità}}
{{alpini}}
{{Portale|biografie|fascismoguerra|storianazismo|Italia}}
 
[[Categoria:UfficialiFilantropi del Regio Esercitoitaliani]]
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[[Categoria:CrociMedaglie di guerrad'oro al valormerito militarecivile]]
[[Categoria:Grandi Ufficiali OMRI]]
[[Categoria:Medaglie d'argento al valor militare della Repubblica Sociale Italiana]]
[[Categoria:Ghetto di Budapest]]