Giuseppe Mazzini e Conor Washington: differenze tra le pagine

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{{Sportivo
{{nota disambigua||Mazzini (disambigua)|Mazzini}}
|Nome = Conor Washington
{{nota disambigua|l'imprenditore e politico omonimo|Giuseppe Mazzini (1883-1961)}}
|Immagine = Conor Washington QPR 2016.jpg
{{Carica pubblica
|Didascalia = Washington nel 2016
|carica=[[Triumviro]] della [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana]]
|Sesso = M
|nome=Giuseppe Mazzini
|CodiceNazione = {{NIR}} <br> {{SCO}}
|immagine=Giuseppe Mazzini.jpg
|Peso =
|partito={{simbolo|Banner of Giovine Italia.png|22}} [[Giovine Italia]] (1831-1848)<br />[[Associazione Nazionale Italiana]] (1848-1853)<br />[[Partito d'Azione (1853-1867)]]
|Disciplina = Calcio
|tendenza=[[Repubblicanesimo]]<br />[[Mazzinianesimo]]<br/>[[Patriottismo#In Italia|Patriottismo italiano]]<ref>«La politica acquista pathos religioso, e sempre più col procedere del secolo... la nazione diventa patria: e la patria la nuova divinità del mondo moderno. Nuova divinità e come tale sacra.» in [[Federico Chabod|F. Chabod]], ''L'idea di nazione'', Laterza, Bari 1967</ref>
|Ruolo = [[Attaccante]]
|coalizione=[[Giovine Europa]]
|Squadra = {{Calcio Sheffield United}}
|mandato=29 marzo [[1849]] – 1º luglio 1849<br /><small>(con [[Aurelio Saffi]] e [[Carlo Armellini]])</small>
|TermineCarriera =
|titolo di studio=[[laurea]] in [[giurisprudenza]]
|SquadreGiovanili=
|alma mater=[[Università degli Studi di Genova]]
|Squadre =
|professione=[[giornalista]] e [[avvocato]]
{{Carriera sportivo
|vice=
|2010-2012|{{Bandiera|NC}} St. Ives Town|50 (52)
|predecessore=[[Aurelio Saliceti]]<br /><small>(con [[Mattia Montecchi]] e [[Carlo Armellini]])</small>
|2012-2014|{{Calcio Newport County|G}}|39 (5)<ref>40 (5) se si considerano i play-off di Conference 2012-2013</ref>
|successore=[[Aurelio Saliceti]]<br /><small>(con [[Alessandro Calandrelli]] e [[Livio Mariani]])</small>
|2014-2016|{{Calcio Peterborough United|G}}|82 (27)<ref>84 (28) se si considerano i play-off di [[Football League One 2013-2014|League One 2013-2014]]</ref>
|firma=Giuseppe Mazzini Signature.png
|2016-2018|{{Calcio Queens Park Rangers|G}}|92 (13)
|2018-2019|{{Calcio Sheffield United|G}}|15 (0)
|2019-|{{Calcio Hearts|G}}|0 (0)
}}
|SquadreNazionali=
{{Carriera sportivo
|2016-|{{Naz|CA|NIR}}|20 (4)
}}
|Aggiornato = 11 giugno 2019
}}
{{Bio
|Nome = GiuseppeConor James
|Cognome = MazziniWashington
|Sesso = M
|LuogoNascita = GenovaChatham
|LuogoNascitaLink = Chatham (Regno Unito)
|GiornoMeseNascita = 22 giugno
|GiornoMeseNascita = 18 maggio
|AnnoNascita = 1805
|LuogoMorteAnnoNascita = Pisa1992
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte = 10 marzo
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = 1872
|EpocaAnnoMorte = 1800
|PreAttività =
|Attività = patriota
|Attività = calciatore
|Attività2 = politico
|Nazionalità = nordirlandese
|Attività3 = filosofo
|PostNazionalità = , [[attaccante]] dello [[Sheffield United Football Club|Sheffield United]] e della [[Nazionale di calcio dell'Irlanda del Nord|Nazionale nordirlandese]]
|AttivitàAltre = e [[terrorista]]
|Categorie = no
|Nazionalità = italiano
}}
|PostNazionalità = }}
<ref>''La Civiltà cattolica'', Volume 2; Volume 18, La Civiltà Cattolica, 1901 p.264</ref>
 
Le sue idee e la sua azione politica contribuirono in maniera decisiva alla nascita dello [[Regno d'Italia (1861-1946)|Stato unitario italiano]]; le condanne subite in diversi tribunali d'Italia lo costrinsero però alla [[latitanza]] fino alla morte. Le teorie mazziniane furono di grande importanza nella definizione dei moderni movimenti europei per l'affermazione della [[democrazia]] attraverso la forma [[repubblica]]na dello [[Stato]].
 
== Biografia ==
Nato a [[Chatham (Regno Unito)|Chatham]], nel [[Kent]], in [[Inghilterra]], è convocabile anche dalla [[Nazionale di calcio della Scozia|Scozia]], per le origini della madre, e dall'[[Nazionale di calcio dell'Irlanda del Nord|Irlanda del Nord]], per le origini della nonna. Durante l'infanzia si trasferisce a [[St Ives (Cambridgeshire)|St Ives]], nel [[Cambridgeshire]].<ref>{{cita web|url=http://www.cambridge-news.co.uk/pictures/Conor-Washington-St-Ives-Town-Northern-Ireland/pictures-28988023-detail/pictures.html#ixzz45QtJBs9k|titolo=Conor Washington: From St Ives Town to a Northern Ireland international|sito=cambridge-news.co.uk|data=24 marzo 2016|accesso=28 maggio 2016|lingua=En|urlmorto=sì}}</ref> Dopo essersi diplomato, effettua dei provini per [[Norwich City Football Club|Norwich City]] e [[Peterborough United Football Club|Peterborough United]].<ref>{{cita web|url=https://www.bbc.co.uk/sport/football/35862308|titolo=Conor Washington: The Northern Ireland striker made in Wales|sito=bbc.co.uk|data=24 marzo 2016|accesso=28 maggio 2016|lingua=En}}</ref> Successivamente lavora come postino per la [[Royal Mail]] e contemporaneamente gioca per il St. Ives Town, segnando 52 gol in 50 partite nella United Counties League.
[[File:Genova-Statua Mazzini-IMG 3378.JPG|thumb|Monumento a Giuseppe Mazzini, accanto a [[Palazzo Doria-Spinola]], sede della Prefettura, a [[piazza Corvetto (Genova)]]]]
=== Famiglia e giovinezza ===
{{Citazione|Gl'istinti repubblicani di mia madre m'insegnarono a cercare nel mio simile l'''uomo'', non il ricco o il potente; e l'inconscia semplice virtù paterna m'avvezzò ad ammirare, più che la boriosa atteggiata mezza-sapienza, la tacita inavvertita virtù di {{sic|sagrificio}} ch'è spesso in voi.|Giuseppe Mazzini, ''Agli operai italiani''<ref>Da ''Dei doveri dell'uomo - Fede e avvenire'', a cura di Paolo Rossi, Mursia, Milano 1965-1984</ref>}}
 
==Carriera==
Mazzini nacque a [[Genova]], al secolo capoluogo dell'[[dipartimento di Genova|omonimo dipartimento]] [[Primo Impero francese|francese]] (costituito il 13 giugno del [[1805]] da parte del regime di [[Napoleone Bonaparte]]), il 22 giugno del [[1805]], terzogenito dei quattro figli (tre femmine ed un maschio) di [[Giacomo Mazzini]] ([[1767]]-[[1848]]), un [[medico]] e docente universitario d'[[anatomia]] originario di [[Chiavari]], un paesino del [[Tigullio]] (al secolo capoluogo del [[Dipartimento degli Appennini|dipartimento francese degli Appennini]], attualmente parte della [[provincia di Genova]]), figura politicamente attiva nella scena pubblica locale, sia durante l'epoca della precedente [[Repubblica Ligure]], sia, in tempi successivi, dell'[[Primo Impero francese|Impero napoleonico]], e di [[Maria Drago]] ([[1774]]-[[1852]]), una fervente [[Giansenismo|giansenista]] originaria di [[Pegli]] (al secolo un comune autonomo, [[Grande Genova|accorpato nel comune]] di [[Genova]] nel [[1926]]), a cui Mazzini fu molto legato per tutta la propria vita. Affettuosamente chiamato "Pippo" dalla famiglia<ref name=Montanelli>''L'uomo nuovo'' in [[Indro Montanelli]], ''L'Italia giacobina e carbonara'', Rizzoli, Milano 1972</ref>, una volta terminati gli studi superiori presso il cittadino [[Liceo classico Cristoforo Colombo]], a 18 anni si iscrisse presso la facoltà di [[medicina]] dell'[[Università degli Studi di Genova]], come voleva suo padre, ma&nbsp;– stando a un racconto della madre&nbsp;– vi rinunciò dopo essere svenuto al primo esperimento di [[necroscopia]].<ref name=Montanelli/>
=== Club ===
==== Newport County ====
Il 1º ottobre [[2012]] passa al [[Newport County Association Football Club|Newport County]]. Nella stagione 2012-2013 finisce 3º in Football Conference, raggiungendo i play-off, nei quali però non gioca la finale, vinta contro il [[Wrexham Football Club|Wrexham]] per 2-0, con la squadra che torna in [[Football League Two|League Two]] dopo 25 anni.<ref>{{cita web|url=https://www.bbc.com/sport/football/22335600|titolo=Newport 2-0 Wrexham|sito=bbc.com|data=5 maggio 2013|accesso=28 maggio 2016|lingua=En}}</ref>
 
==== Peterborough United ====
[[File:DSCF8146.JPG|thumb|left|upright|La casa di Giuseppe Mazzini a [[Genova]], in cui oggi si trovano l'Istituto Mazziniano e il museo del Risorgimento]]
Il 28 gennaio [[2014]] si trasferisce al [[Peterborough United Football Club|Peterborough United]], in cambio di Shaun Jeffers e del 20% su una futura vendita.<ref>{{cita web|url=https://www.bbc.com/sport/football/25927145|titolo=Peterborough United sign Newport County's Conor Washington|sito=bbc.com|data=28 gennaio 2014|accesso=28 maggio 2016|lingua=En}}</ref>
Si iscrisse allora a legge, dove si segnalò per la sua ribellione ai regolamenti di stampo religioso che imponevano di andare a messa e di confessarsi; a 25 anni fu arrestato perché, proprio in chiesa, si rifiutò di lasciare il posto ai cadetti del Collegio Reale d'Austria.<ref name=Montanelli/> Lo appassionava la letteratura: si innamorò delle letture di [[Goethe]], [[Shakespeare]] e [[Ugo Foscolo]] (pur non condividendone la filosofia [[materialismo|materialista]]), restando così colpito dalle ''[[Ultime lettere di Jacopo Ortis]]'' da volersi vestire sempre di nero, in segno di lutto per la patria oppressa.<ref name=Montanelli/>
 
==== Queens Park Rangers ====
La passione per la letteratura, insieme a quella per la musica (era un abile suonatore di [[chitarra]]), la ebbe per tutta la vita: oltre agli autori citati, lesse [[Dante]], [[Friedrich Schiller|Schiller]], [[Vittorio Alfieri|Alfieri]], i grandi poeti [[romanticismo|romantici]] come [[Lord Byron]], [[Percy Bysshe Shelley]], [[John Keats|Keats]], [[William Wordsworth|Wordsworth]], [[Samuel Taylor Coleridge|Coleridge]]<ref>[http://books.google.it/books?id=NayoDqVFoMIC&pg=PA52&lpg=PA52&dq=mazzini+shelley&source=bl&ots=HaU02SW258&sig=nzu-LoMKn_mgBeeGPDWPT6vdeFQ&hl=en&sa=X&ei=2D5PT-r2McHrObej2aYK&redir_esc=y#v=onepage&q=mazzini%20shelley&f=false Susanne Schmid, Michael Rossington, The Reception of P.B. Shelley in Europe]</ref> e i narratori come [[Alexandre Dumas padre]] e le [[sorelle Brontë]]. Nel [[1821]] ebbe il suo trauma rivelatore: a Genova passarono i [[Federati (Risorgimento)|Federati]] [[piemonte]]si reduci dal loro tentativo di rivolta e così, nel giovane Mazzini, si affacciò per la prima volta il pensiero «che si poteva, e quindi si doveva, lottare per la libertà della Patria».<ref name=Montanelli/>
Il 19 gennaio [[2016]] si trasferisce al [[Queens Park Rangers Football Club|Queens Park Rangers]], firmando un contratto di tre anni e mezzo<ref>{{cita web|url=http://www.qpr.co.uk/news/article/conor-washington-qpr-jimmy-floyd-hasselbaink-peterborough-united-2910112.aspx|titolo=QPR SIGN STRIKER CONOR WASHINGTON|sito=qpr.co.uk|data=19 gennaio 2016|accesso=28 maggio 2016|lingua=En}}</ref>, per una cifra tra i 2.5 e i 3 milioni di [[Sterlina britannica|sterline]].<ref>{{cita web|url=http://www.skysports.com/football/news/11711/10136473/qpr-sign-striker-conor-washington-from-peterborough|titolo=QPR sign striker Conor Washington from Peterborough|sito=skysports.com|data=20 gennaio 2016|accesso=28 maggio 2016|lingua=En}}</ref> Esordisce il 23 gennaio, sostituendo all'83° [[David Hoilett]] nella sfida con il [[Wolverhampton Wanderers Football Club|Wolverhampton]], terminata 1-1.<ref>{{cita web|url=https://www.bbc.co.uk/sport/football/35330545|titolo=QPR 1-1 Wolves|sito=bbc.co.uk|data=23 gennaio 2016|accesso=28 maggio 2016|lingua=En}}</ref>
 
==== Sheffield United & Hearts ====
<nowiki>Iniziò ad esercitare la professione nello studio di un avvocato, ma l'attività che lo impegnava era quella di giornalista presso l'</nowiki>''Indicatore genovese'', sul quale Mazzini iniziò a pubblicare recensioni di libri patriottici; la censura lasciò fare per un po', ma poi soppresse il giornale.<ref name=Montanelli/> Nel [[1826]] scrisse il primo saggio letterario, ''Dell'amor patrio di Dante'', pubblicato poi nel [[1837]]. Il 6 aprile del [[1827]] ottenne la laurea in diritto civile e in diritto canonico (''[[in utroque iure]]''). Nello stesso anno divenne membro della [[carboneria]], della quale divenne segretario in [[Valtellina]].
Al termine della stagione 2017-2018 si trasferisce nel club del South Yorkshire a titolo gratuito. Viene impiegato saltuariamente da [[Chris Wilder]], totalizzando 15 presenze in Championship, quasi tutte partendo dalla panchina. Al termine della stagione ottiene la promozione in Premier League ma non viene confermato e lascia i Blades, firmando un contratto biennale con la compagine scozzese degli Hearts of Midlothian. Con la squadra di Edinburgo fa il suo esordio il League Cup, giocando per 90 minuti nella sfida contro il [[Dundee United]].
 
=== L'attività cospirativaNazionale ===
Riceve la prima convocazione in [[Nazionale di calcio dell'Irlanda del Nord|Nazionale maggiore]] nel marzo [[2016]] per le amichevoli contro [[Nazionale di calcio del Galles|Galles]] e [[Nazionale di calcio della Slovenia|Slovenia]].<ref>{{cita web|url=https://www.bbc.com/sport/football/35822056|titolo=Michael Smith and Conor Washington called into NI squad|sito=bbc.com|data=16 marzo 2016|accesso=28 maggio 2016|lingua=En}}</ref> Debutta il 24 marzo contro il [[Nazionale di calcio del Galles|Galles]], giocando da titolare. Segna il suo primo gol alla seconda presenza, nell'amichevole contro la [[Nazionale di calcio della Slovenia|Slovenia]], vinta per 1-0.<ref>{{cita web|url=https://www.telegraph.co.uk/football/2016/03/28/northern-ireland-1-slovenia-0-conor-washington-strikes-to-extend/|titolo=Northern Ireland 1 Slovenia 0: Conor Washington strikes to extend unbeaten streak to ten matches|sito=telegraph.co.uk|data=28 marzo 2016|accesso=28 maggio 2016|lingua=En}}</ref>
{{Citazione|Ebbi a lottare con il più grande dei soldati, Napoleone. Giunsi a mettere d'accordo tra loro imperatori, re e papi. Nessuno mi dette maggiori fastidi di un brigante italiano: magro, pallido, cencioso, ma eloquente come la tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come un commediante, infaticabile come un innamorato, il quale ha nome: Giuseppe Mazzini.|[[Klemens von Metternich]], ''Memorie'' ed.Bonacci, 1991<ref>Citato nell<nowiki>'</nowiki>''Edizione nazionale degli Scritti di Giuseppe Mazzini'' a cura della Commissione per l'edizione nazionale degli Scritti di Giuseppe Mazzini, Cooperativa tipografico-editrice P. Galeati, 1926; per la citazione vedi anche:<br />* [http://www.domusmazziniana.it/wp-content/uploads/2013/06/memoriale.pdf ''Memoriale Mazzini-Domus Mazziniana''];<br />* Introduzione a Jessie White Mario, ''Vita di Giuseppe Mazzini'' [http://www.castelvecchieditore.com/vita-di-giuseppe-mazzini/ su Castelvecchi Editore];<br />* Giuseppe Santonastaso, ''Edgar Quinet e la religione della libertà'', pag. 156, edizioni Dedalo, 1968;<br />* Francesco Felis, ''Italia unità o disunità? Interrogativi sul federalismo'', Armando editore, 2013, pag. 7</ref>}}
[[File:La casa di Mazzini in Laystall Street.jpg|thumb|La casa di Mazzini in Laystall Street a Londra, dove abitò per molto tempo]]
Per la sua attività cospirativa fu arrestato su ordine di [[Carlo Felice di Savoia]] e detenuto a [[Savona]] nella [[Fortezza del Priamar]] per un breve periodo, tra il novembre [[1830]] e il gennaio [[1831]]<ref>[http://www.comune.savona.it/IT/Page/t02/view_html?idp=2467 Comune di Savona]</ref>. Durante la detenzione ideò e formulò il programma di un nuovo movimento politico chiamato [[Giovine Italia]]<ref>[http://www.liguriamagazine.it/2011/03/23/riscopriamo-la-cella-di-mazzini-al-fortezza-del-priamar-di-savona-luogo-della-memoria/ ''Liguria magazine''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120125213944/http://www.liguriamagazine.it/2011/03/23/riscopriamo-la-cella-di-mazzini-al-fortezza-del-priamar-di-savona-luogo-della-memoria/ |data=25 gennaio 2012 }}</ref> che, dopo essere stato liberato per mancanza di prove, presentò e organizzò nel [[1831]] a [[Marsiglia]] in [[Francia]] dove era stato costretto a rifugiarsi in esilio.<ref>Gilles Pécout, ''Il lungo Risorgimento: la nascita dell'Italia contemporanea (1770-1922)'', Pearson Italia S.p.a., 1999 p. 101</ref>
 
Viene convocato per gli [[Campionato europeo di calcio 2016|Europei 2016]] in [[Francia]].<ref>{{cita web|url=http://www.irishfa.com/news/2016/may/uefa-euro2016-squad|titolo=UEFA EURO2016 Squad|sito=irishfa.com|data=28 maggio 2016|accesso=28 maggio 2016|lingua=En}}</ref>
I motti dell'associazione erano ''Dio e popolo'' e ''Unione, Forza e Libertà'' e il suo scopo era l'unione degli stati italiani in un'unica repubblica con un governo centrale quale sola condizione possibile per la liberazione del popolo italiano dagli invasori stranieri. Il progetto [[federalista]] infatti, secondo Mazzini, poiché senza unità non c'è forza, avrebbe fatto dell'Italia una nazione debole, naturalmente destinata a essere soggetta ai potenti stati unitari a lei vicini: il federalismo inoltre avrebbe reso inefficace il progetto risorgimentale, facendo rinascere quelle rivalità municipali, ancora vive, che avevano caratterizzato la peggiore storia dell'Italia medioevale.<ref>''Patria, nazione e stato tra unità e federalismo. Mazzini, Cattaneo e Tuveri'', CUEC, University Press-Ricerche storiche, 2007 ISBN 88-8467-381-X</ref>
 
==Statistiche==
[[File:Sentenza condanna Mazzini.jpeg|thumb|left|upright=0.8|La sentenza di condanna a morte del 1833]]
===Presenze nei club===
L'obiettivo repubblicano e unitario avrebbe dovuto essere raggiunto con un'insurrezione popolare condotta attraverso una guerra per bande. Durante l'esilio in Francia, Mazzini ebbe una relazione con la nobildonna mazziniana e repubblicana [[Giuditta Bellerio Sidoli]], vedova di [[Giovanni Sidoli]], giovane e ricco patriota di [[Montecchio Emilia]] che aveva sposato all'età di 16 anni. Giuditta aveva condiviso con il marito la fede politica che, portandolo a cospirare contro la corte estense, aveva costretto la coppia a esiliare in Svizzera. Nel [[1829]] Giovanni, colpito da una grave malattia polmonare, morì a [[Montpellier]].
''Statistiche aggiornate al 7 maggio 2016''.
 
{| class="wikitable" style="font-size:90%;width:99%;text-align:center;"
Poiché la giovane vedova non aveva ricevuto alcuna condanna ritornò a Reggio Emilia presso la famiglia del marito con i suoi quattro figli: Maria, Elvira, Corinna e Achille. Dopo il fallimento dei [[moti del 1831]] Giuditta fu costretta a fuggire in Francia dove conobbe Mazzini a cui si legò sentimentalmente. Nel [[1832]] nacque Joseph Démosthène Adolphe Aristide Bellerio Sidoli detto ''Adolphe'' (secondo Bruno Gatta quasi sicuramente figlio di Mazzini)<ref>La tesi del figlio sicuramente di Mazzini è sostenuta in Bruno Gatta, ''Mazzini una vita per un sogno'', Guida Editori, 2002, p. 102. Il dubbio invece che si trattasse veramente di un figlio di Mazzini è espresso in Luigi Ambrosoli (''Giuseppe Mazzini: una vita per l'unità d'Italia'', ed. P. Lacaita, 1993): «Ma proprio il ritardo con cui venne comunicata a Mazzini la notizia della morte di Adolphe fa sorgere qualche dubbio sulla supposizione, per le altre ragioni accennate ben fondata, che si trattasse di suo figlio». Dubbi simili vengono riportati in Salvo Mastellone, ''Mazzini e la "Giovine Italia"'', 1831-1834, Volume 2, Domus Mazziniana, 1960 («D'altra parte, è da aggiungere che nelle lettere inedite a Ollivier, che pubblichiamo, Mazzini, pur parlando di Giuditta come della propria amica, se accenna ad Adolphe come figlio di Giuditta, non allude al bambino come proprio figlio: ...»)</ref> che, lasciato dalla madre in affidamento, morirà a soli tre anni nel [[1835]].
|-
!rowspan="2"|Stagione
!rowspan="2"|Squadra
!colspan="3"|Campionato
!colspan="3"|Coppe nazionali
!colspan="3"|Coppe continentali
!colspan="3"|Altre coppe
!colspan="3"|Totale
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!Comp
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!Reti
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|| [[Newport County Association Football Club 2012-2013|2012-2013]] || rowspan=2|{{Bandiera|WAL}} {{Calcio Newport County|N}} || [[National League 2012-2013 (Inghilterra)|NL]] || 15+1 || 1+0 || - || - || - || - || - || - || - || - || - || 16 || 1
|-
|| [[Newport County Association Football Club 2013-2014|2013-gen. 2014]] || [[Football League Two 2013-2014|FLT]] || 23 || 4 || [[FA Cup 2013-2014|FACup]]+[[Football League Cup 2013-2014|CdL]]+[[Football League Trophy 2013-2014|FLT]] || 3+2+3 || 0+1+2 || - || - || - || - || - || - || 31 || 7
|-
!colspan="3"|Totale Newport County || 38+1 || 5+0 || - || 3+2+3 || 0+1+2 || - || - || - || - || - || - || 47 || 8
|-
|| [[Peterborough United Football Club 2013-2014|gen.-giu. 2014]] || rowspan=3|{{Bandiera|ENG}} [[Peterborough United Football Club|Peterborough United]] || [[Football League One 2013-2014|FLO]] || 17+2 || 4+1 || [[FA Cup 2013-2014|FACup]]+[[Football League Cup 2013-2014|CdL]]+[[Football League Trophy 2013-2014|FLT]] || 0 || 0 || - || - || - || - || - || - || 19 || 5
|-
|| [[Peterborough United Football Club 2014-2015|2014-2015]] || [[Football League One 2014-2015|FLO]] || 40 || 12 || [[FA Cup 2014-2015|FACup]]+[[Football League Cup 2014-2015|CdL]]+[[Football League Trophy 2013-2014|FLT]] || 2+1+1 || 0+0+0 || - || - || - || - || - || - || 44 || 12
|-
|| [[Peterborough United Football Club 2015-2016|2015-gen. 2016]] || [[Football League One 2015-2016|FLO]] || 25 || 10 || [[FA Cup 2015-2016|FACup]]+[[Football League Cup 2015-2016|CdL]]+[[Football League Trophy 2015-2016|FLT]] || 3+2+1 || 4+1+0 || - || - || - || - || - || - || 31 || 15
|-
!colspan="3"|Totale Peterborough United || 82+2 || 26+1 || - || 5+3+2 || 4+1+0 || - || - || - || - || - || - || 94 || 32
|-
|| [[Queens Park Rangers Football Club 2015-2016|gen.-giu. 2016]] ||rowspan=4|{{Bandiera|ENG}} [[Queens Park Rangers Football Club|Queens Park Rangers]] || [[Football League Championship 2015-2016|FLC]] || 15 || 0 || [[FA Cup 2015-2016|FACup]]+[[Football League Cup 2015-2016|CdL]] || 0+0 || 0+0 || - || - || - || - || - || - || 15 || 0
|-
|| [[Queens Park Rangers Football Club 2016-2017|2016-2017]] || [[Football League Championship 2016-2017|FLC]] || 40 || 7 || [[FA Cup 2016-2017|FACup]]+[[Football League Cup 2016-2017|CdL]] || 0+3 || 0+1 || - || - || - || - || - || - || 43 || 8
|-
|| [[Queens Park Rangers Football Club 2017-2018|2017-2018]] || [[Football League Championship 2017-2018|FLC]] || 33 || 6 || [[FA Cup 2016-2017|FACup]]+[[Football League Cup 2016-2017|CdL]] || 0+1 || 0+0 || - || - || - || - || - || - || 34 || 6
|-
|| [[Queens Park Rangers Football Club 2018-2019|giu.-ago. 2018]] || [[Football League Championship 2018-2019|FLC]] || 4 || 0 || [[FA Cup 2018-2019|FACup]]+[[Football League Cup 2018-2019|CdL]] || 0+2 || 0+0 || - || - || - || - || - || - || 6 || 0
|-
!colspan="3"|Totale Queens Park Rangers || 92 || 13 || - || 0+6 || 0+1 || - || - || - || - || - || - || 98 || 14
|-
|| [[Sheffield United Football Club 2018-2019|2018-2019]] ||rowspan=1| {{Bandiera|ENG}} [[Sheffield United Football Club|Sheffield United]] || [[Football League Championship 2018-2019|FLC]] || 15 || 0 || [[FA Cup 2018-2019|FACup]]+[[Football League Cup 2018-2019|CdL]] || 1+0 || 0+0 || - || - || - || - || - || - || 16 || 0
|-
|| [[Heart of Midlothian 2019-2020|2019-2020]] ||rowspan=1| {{Bandiera|SCO}} [[Heart of Midlothian|Hearts]] || [[Scottish Premiership 2019-2020|SP]] || 0 || 0 || [[Scottish Cup 2019-2020|SC]]+[[Scottish League Cup 2019-2020|CdL]] || 0+1 || 0+0 || - || - || - || - || - || - || 1 || 0
|-
!colspan="3"|Totale carriera || 227+3 || 44+1 || - || 26 || 9 || - || - || - || - || - || - || 256 || 54
|}
 
===Cronologia presenze e reti in Nazionale===
Il 26 ottobre [[1833]], dopo che nel [[1831]] aveva tentato invano di portare dalla parte liberale il nuovo re [[Carlo Alberto di Savoia]], con una lettera celebre firmata "un italiano", Mazzini fu condannato a "morte ignominiosa" in [[contumacia]], insieme a [[Pasquale Berghini]] e [[Domenico Barberis]], dal Consiglio Divisionario di Guerra, presieduto dal [[maggior generale]] [[Saluzzo Lamanta]]. La condanna verrà revocata nel [[1848]], quando Carlo Alberto decise infine di concedere un'[[amnistia]] generale.<ref>{{DBI|domenico-barberis|Domenico Barberis}}</ref>
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==Palmarès==
[[File:Arresto Mazzini 1870.png|thumb|upright=0.8|Notizia dell'arresto di Giuseppe Mazzini, [[La Stampa|Gazzetta piemontese]] del 16 agosto [[1870]]]]
*[[Football League Trophy]]: 1
Rifugiatosi in [[Svizzera]] nel [[1834]], nella cittadina di [[Grenchen]], nel canton Soletta, vi rimase sino a quando fu arrestato dalla polizia cantonale che gli ingiunse di lasciare la Confederazione entro 24 ore. Per impedirne l'allontanamento l'assemblea dei cittadini di Grenchen conferì al giovane profugo la cittadinanza con 122 voti a favore contro 22 contrari che fu però invalidata dal governo cantonale. Mazzini, che nel frattempo si era nascosto, alla fine fu scoperto e dovette lasciare la Svizzera assieme ad altri esuli tra i quali [[Agostino Ruffini|Agostino]] e [[Giovanni Ruffini]].
:Peterborough United: [[Football League Trophy 2013-2014|2013-2014]]
 
==Note==
Nel [[1837]] cominciò il lungo soggiorno a Londra (che, con alcune interruzioni, come nel [[1849]], durò fino al [[1868]]), dove raccolse attorno a sé esuli italiani e persone favorevoli al repubblicanesimo in Italia, dedicandosi, per vivere, all'attività di insegnante dei figli degli italiani<ref>[http://www.londraweb.com/Mazzini_Londra.htm Mazzini a Londra]</ref>; qui conobbe e frequentò anche diverse personalità inglesi, tra cui [[Mary Shelley]]<ref>È l'autrice del [[romanzo gotico]] ''[[Frankenstein]]'' ''(Frankenstein: or, The Modern Prometheus)'', pubblicato nel [[1818]]. Curò le edizioni delle poesie del marito [[Percy Bysshe Shelley]], [[poeta]] [[romanticismo|romantico]] e [[filosofo]]. Era figlia della [[filosofo|filosofa]] [[Mary Wollstonecraft]], antesignana del [[femminismo]], e del [[filosofo]] e [[politico]] [[William Godwin]].</ref> vedova del poeta [[Percy Bysshe Shelley|P.B. Shelley]])<ref>[http://books.google.it/books?id=NayoDqVFoMIC&pg=PA52&lpg=PA52&dq=mazzini+shelley&source=bl&ots=HaU02SW258&sig=nzu-LoMKn_mgBeeGPDWPT6vdeFQ&hl=en&sa=X&ei=2D5PT-r2McHrObej2aYK&redir_esc=y#v=onepage&q=mazzini%20shelley&f=false Susanne Schmid, Michael Rossington, ''The Reception of P.B. Shelley in Europe'']</ref><ref>Miranda Seymour, ''Mary Shelley'', capitolo 32</ref>, [[Anne Isabella Milbanke]] (vedova del poeta [[Lord Byron]], idolo di gioventù di Mazzini), il filosofo ed economista [[John Stuart Mill]], [[Thomas Carlyle]] con sua moglie Jane Welsh e lo scrittore [[Charles Dickens]], che finanziò la sua scuola. Il poeta decadente [[Algernon Swinburne]] gli dedicò un testo intitolato ''Ode a Mazzini''. Nello stesso quartiere di Mazzini visse anche [[Karl Marx]].<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2003/ottobre/14/Giuseppe_Mazzini_cospiratore_senza_segreti_co_0_031014067.shtml ''Giuseppe Mazzini, il cospiratore senza segreti'']</ref><br />
Durante il soggiorno londinese Mazzini ebbe una lunga relazione di amicizia con la famiglia Craufurd, documentata da una numerosa corrispondenza epistolare dal 1850 al 1872<ref>Lettere di Mazzini ad Aurelio Saffi e alla famiglia Crauford - [[Giuseppe Mazzatinti]] - Soc. Ed. Dante Alighieri - 1906 - [https://archive.org/stream/letteredigiusep00saffgoog#page/n11/mode/2up]</ref>.<br />
Sempre a Londra Mazzini ebbe rapporti con la famiglia di William Henry Ashurst e con il genero di questi, il politico britannico [[James Stansfeld]], la cui consorte [[Caroline Ashurst Stansfeld]] era sostenitrice della società ''"Society of the Friends of Italy"''. Per la causa per l'unificazione italiana, Mazzini collaborò anche con il [[secolarismo|secolarista]] George Holyoake<ref>Politica e storia - Filippo Buonarroti e altri studi - di Pia Onnis Rosa - Edizioni di storia e letteratura - Roma 1971 - pag. 467 [https://books.google.it/books?id=HnuFv0avDEAC&pg=PA467&lpg=PA467&dq=MAZZINI+E+STANSFELD&source=bl&ots=zvTX1NXo0G&sig=brt9ag6ZrHf1bv-aAsnm6mqgcR0&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj76ZOq0u_SAhXChiwKHUrJDE4Q6AEIHzAB#v=onepage&q=MAZZINI%20E%20STANSFELD&f=false]</ref>.
 
Mazzini fondò poi altri movimenti politici per la liberazione e l'unificazione di altri stati europei: la Giovine Germania, la [[Giovine Polonia]] e infine la [[Giovine Europa]]. La Giovane Europa, fondata nell'aprile [[1834]] presso [[Berna]] in accordo con altri rivoluzionari stranieri, ha tra i suoi principi ispiratori quello della costituzione degli ''[[Stati Uniti d'Europa]]''<ref>[http://ricerca.gelocal.it/laprovinciapavese/archivio/laprovinciapavese/2005/05/04/PK3PO_PK301.html Mazzini «pavese» e l'Unità d'Europa]</ref>. In questa occasione egli estese dunque il desiderio di libertà del popolo italiano (che si sarebbe attuato con la repubblica) a tutte le nazioni Europee. L'associazione rivoluzionaria europea aveva come scopo specifico l'agire dal basso in modo comune e, usando strumenti insurrezionali e democratici, realizzare nei singoli Stati una coscienza nazionale e rivoluzionaria. Sulla scia della Giovane Europa Mazzini nel [[1866]] fonda anche l<nowiki>'</nowiki>''Alleanza Repubblicana Universale''<ref>[http://www.ilgiornale.it/news/cultura/quando-mazzini-scaten-patatrac-sognando-repubblica-925502.html Quando Mazzini scatenò il patatrac sognando la Repubblica]</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/m/m121.htm |titolo=MAZZINI, GIUSEPPE |accesso=17 luglio 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130801221237/http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/m/m121.htm |dataarchivio=1º agosto 2013 |urlmorto=sì }}</ref>.
 
Il movimento della Giovane Europa ebbe anche un forte ruolo di promozione dei diritti della donna, come testimonia l'opera di numerose mazziniane, tra cui la citata Bellerio Sidoli, ma anche [[Cristina Trivulzio di Belgiojoso]] e [[Giorgina Saffi]], la moglie di [[Aurelio Saffi]], uno dei più stretti collaboratori di Mazzini e suo erede per quanto riguarda il mazzinianesimo politico. Mazzini continuò a perseguire il suo obiettivo dall'esilio e in mezzo alle avversità con inflessibile costanza, convinto che questo fosse il [[destino]] dell'Italia, e che nessuno avrebbe potuto cambiarlo. Tuttavia, nonostante la sua perseveranza, l'importanza delle sue azioni fu più ideologica che pratica.
 
Dopo il fallimento dei moti del 1848, durante i quali Mazzini era stato a capo della breve esperienza della [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana]] insieme ad [[Aurelio Saffi]] e [[Carlo Armellini]], i nazionalisti italiani cominciarono a vedere nel re del [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Regno di Sardegna]] e nel suo [[Primo Ministro]] [[Camillo Benso conte di Cavour]] le guide del movimento di riunificazione. Ciò volle dire separare l'unificazione dell'Italia dalla riforma sociale e politica invocata da Mazzini. Cavour fu abile nello stringere un'alleanza con la Francia e nel condurre una serie di guerre che portarono alla nascita dello stato italiano tra il [[1859]] e il [[1861]], ma la natura politica della nuova compagine statale era ben lontana dalla repubblica mazziniana.
 
A [[Londra]], nel [[1850]], Mazzini per reagire alla caduta della Repubblica Romana e in continuità con essa, fondò il Comitato Centrale Democratico Europeo e il Comitato Nazionale Italiano, lanciando il Prestito Nazionale Italiano, le cui cartelle portavano appunto lo stemma della Repubblica romana del 1849 e l'intitolazione del prestito «diretto unicamente ad affrettare l'indipendenza e l'unità d'Italia». A garanzia del prestito le cartelle recavano la firma degli ex triumviri Mazzini, Saffi e, in assenza dell'irreperibile Armellini, Mattia Montecchi. La diffusione delle cartelle nel Lombardo-Veneto ebbe come immediata conseguenza la ripresa dell'attività cospirativa e rivoluzionaria soprattutto a [[Mantova]].<ref>''Legnago a Giuseppe Mazzini'', Grafiche Stella, S. Pietro di Legnago (Verona) 2005, p. 51.</ref>.
 
=== Dopo l'Unità: gli ultimi anni ===
Il 25 febbraio [[1866]] [[Messina]] fu chiamata al voto per eleggere i suoi deputati al nuovo parlamento di [[Firenze]]. Mazzini era candidato, nel secondo collegio, ma non poté fare campagna elettorale perché esule a [[Londra]]. Pendevano sul suo capo due condanne a morte: una inflitta dal tribunale di Genova per i moti del 1857 (il 19 novembre 1857, in primo grado, il 20 marzo 1858 in appello); un'analoga condanna a morte era stata inflitta dal tribunale di Parigi per complicità in un attentato contro [[Napoleone III]]. Inaspettatamente, Mazzini vinse con larga messe di voti (446). Il 24 marzo, dopo due giorni di discussione, la Camera annullava l'elezione in virtù delle condanne precedenti.
 
[[File:Letto di morte di Mazzini.jpg|upright|left|thumb|Il letto di morte di Mazzini, distrutto durante i bombardamenti di Pisa del [[1943]]]]
Due mesi dopo gli elettori del secondo collegio di Messina tornarono alle urne: vinse di nuovo Mazzini. La Camera, dopo una nuova discussione, il 18 giugno riannullò l'elezione. Il 18 novembre Mazzini viene rieletto una terza volta; dalla Camera, questa volta, arrivò la convalida. Mazzini, tuttavia, anche nel caso fosse giunta un'amnistia o una grazia, decise di rifiutare la carica per non dover giurare fedeltà allo [[Statuto Albertino]], la costituzione dei monarchi sabaudi. Egli infatti non accettò mai la monarchia e continuò a lottare per gli ideali repubblicani.
 
Nel [[1868]] lasciò Londra e si stabilì in [[Svizzera]], a [[Lugano]]. Due anni dopo furono amnistiate le due condanne a morte inflitte al tempo del Regno di Sardegna: Mazzini quindi poté rientrare in Italia e, una volta tornato, si dedicò subito all'organizzazione di moti popolari in appoggio alla conquista dello [[Stato Pontificio]]. L'11 agosto partì in nave per la [[Sicilia]], ma il 14, all'arrivo nel [[porto di Palermo]], fu tratto in arresto (la quarta volta nella sua vita) e recluso nel carcere militare di [[Gaeta]].
 
Nel febbraio [[1871]], partito da [[Basilea]] e in viaggio nel [[passo del San Gottardo]], conobbe in una carrozza [[Friedrich Nietzsche]], allora poco conosciuto [[filologo]] e docente. Questo incontro sarà testimoniato dallo stesso Nietzsche anni dopo.<ref>[https://books.google.it/books?id=o4qWOGdnJrQC&pg=PA85 Giacomo Scarpelli, ''La scimmia, l'uomo e il superuomo. Nietzsche: evoluzioni e involuzioni'']</ref>
 
Costretto di nuovo all'esilio, riuscì a rientrare in Italia sotto il falso nome di Giorgio Brown (forse un riferimento a [[John Brown (attivista)|John Brown]]<ref>[http://www.brigantaggio.net/brigantaggio/Personaggi/Mazzini.htm#pensiero Pensiero di Mazzini], brigantaggio.net</ref>) a [[Pisa]], il 7 febbraio del [[1872]]. Qui, malato già da tempo, visse nascosto nell'abitazione di Pellegrino Rosselli, antenato dei [[fratelli Rosselli]] e zio della moglie di [[Ernesto Nathan]], fino al giorno della sua morte, avvenuta il 10 marzo dello stesso anno, quando la polizia stava ormai per arrestarlo nuovamente.
 
==== Le traversie della salma ====
[[File:Silvestro Lega - Mazzini morente, 1873.jpg|thumb|Silvestro Lega, ''Mazzini morente'']]
La notizia della sua morte si diffuse rapidamente, commuovendo l'Italia; il suo corpo fu [[imbalsamazione|imbalsamato]] dallo scienziato [[Paolo Gorini]], appositamente fatto accorrere da [[Lodi]] su incarico di [[Agostino Bertani]]: Gorini disinfettò la salma per permettere l'[[Esposizione pubblica della salma|esposizione]]. Una folla immensa partecipò ai funerali, svoltisi nella città toscana il pomeriggio del 14 marzo, accompagnando il feretro al treno in partenza per [[Genova]], dove venne sepolto al [[Cimitero monumentale di Staglieno]].
 
Le esequie furono accompagnate dalla musica della storica [[Filarmonica Sestrese C. Corradi G. Secondo]]. Successivamente Gorini ricominciò a lavorare sul corpo di Mazzini, onde pietrificarlo secondo la sua tecnica di [[mummificazione]]; terminò il lavoro qualche anno dopo. Nel [[1946]] avvenne la ricognizione della mummia, che fu sistemata ed esposta al pubblico in occasione della [[nascita della Repubblica Italiana]]<ref>{{Cita web |url=http://www.pri.it/22%20Novembre%202007/BernardiniMitiDemTotal.htm |titolo=1946: la Repubblica nasce nel nome di Mazzini |accesso=20 giugno 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140107144218/http://www.pri.it/22%20Novembre%202007/BernardiniMitiDemTotal.htm |dataarchivio=7 gennaio 2014 |urlmorto=sì }}</ref>: da allora riposa nuovamente nel sarcofago del [[mausoleo]].
 
==== Il mausoleo ====
Benché sia incerta l'affiliazione di Mazzini alla [[Massoneria]] fu l'associazione stessa a commissionare il mausoleo all'architetto mazziniano [[Gaetano Vittorino Grasso]] che lo realizzò in stile [[Neoclassicismo|neoclassico]] adornandolo con alcuni simboli massonici.
 
Il sepolcro reca all'esterno la scritta "Giuseppe Mazzini" e all'interno sono presenti numerose bandiere tricolori repubblicane e iscrizioni lasciate da gruppi mazziniani o da personalità come [[Giosuè Carducci|Carducci]],<ref>Carducci scrisse una famosa lirica intitolata ''Mazzini'' i cui versi finali sono rimasti nella storia: «E un popol morto dietro a lui si mise. / Esule antico, al ciel mite e severo / Leva ora il volto che giammai non rise, / - Tu sol - pensando - o ideal, sei vero».</ref>. Sulla lapide è scolpita la scritta "Giuseppe Mazzini. Un Italiano"<ref>La stessa semplice scritta volle [[Giovanni Spadolini]], politico e storico repubblicano, sulla propria tomba a Firenze</ref>, che era la firma da lui apposta nella lettera a [[Carlo Alberto]], e l'[[epitaffio]]:
{{citazione|Il corpo a Genova, il nome ai secoli, l'anima all'umanità}}
 
====Affiliazione massonica====
Testimonianze di alcuni personaggi storici e una corrispondenza dello stesso Mazzini, citati nell'opera dello studioso Luigi Polo Friz<ref>Luigi Polo Friz, ''La massoneria italiana nel decennio post unitario: Lodovico Frapolli'', Franco Angeli, 1998 p.151 e sgg.</ref> fanno ritenere che verosimilmente Mazzini, a differenza di altri celebri personaggi dell'epoca, come [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]], non sia mai stato affiliato alla massoneria, anche se questa ha ripreso molti degli ideali mazziniani, simili ai suoi.
 
La principale obbedienza italiana, l'unica attiva all'epoca di Mazzini in Italia, il [[Grande Oriente d'Italia]], afferma l'impossibilità di provare l'appartenenza di Mazzini, che pure ebbe influenza nella società, anche se non partecipò mai alla vita dell'associazione, occupato com'era nella causa della "sua" società segreta, la ''Giovine Italia''. In effetti Mazzini fu carbonaro, ma la [[Carboneria]] fu presto distinta dalla massoneria.<ref>[http://www.grandeoriente.it/studi/storia-della-massoneria-in-italia/linfluenza-di-mazzini-nella-massoneria-italiana.aspx ''Storia della Massoneria in Italia. L'influenza di Giuseppe Mazzini nella Massoneria Italiana''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140107150200/http://www.grandeoriente.it/studi/storia-della-massoneria-in-italia/linfluenza-di-mazzini-nella-massoneria-italiana.aspx |data=7 gennaio 2014 }}</ref>
 
[[Indro Montanelli]] afferma invece che probabilmente Mazzini fu massone<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2000/marzo/19/unita_Italia_Massoneria_co_0_0003199608.shtml ''La stanza di Montanelli - L' unità d' Italia e la Massoneria'']</ref>. Dello stesso parere è Massimo Della Campa, che in una "Nota su Mazzini" fa riferimento al libro dell'ex-Gran Maestro del grande Oriente d'Italia [[Giordano Gamberini]], ''Mille volti di massoni'' (Ed. Erasmo, Roma, 1976), che a p.&nbsp;119 scrive a proposito di Mazzini:
{{citazione| Iniziato nel 1834 a Genova , secondo G. Fazzari e F. Borsari (''Luce e concordia'', 1° giugno 1886, dispense 3 e 4, pag. 23, colonna III). Ricevette dal Fr. Passano il 32° grado del R.S.A.A., necessario per corrispondere in Carboneria al livello di Vendita Suprema, nelle carceri di Savona. Con decreto del S. C. di Palermo il 18 giugno 1866 ricevette l'aumento di luce al 33° grado e la qualifica di membro onorario del medesimo Supremo Consiglio. Fu membro onorario delle LL. Lincoln di Lodi e Stella d'Italia di Genova. Scrivendo a Logge, Corpi rituali e Fratelli usò sempre i segni massonici. [...] Nessun contemporaneo mise mai in dubbio l'appartenenza di Mazzini alla Massoneria.}}
 
Mazzini stesso sembrerebbe però smentire la sua partecipazione all'associazione in una lettera del 12 giugno 1867 al massone Federico Campanella, Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio del [[Rito scozzese antico ed accettato]] di Palermo, in cui, restituendogli le carte che questi gli aveva fatto recapitare scriveva:
{{citazione|La Massoneria accettando da anni e anni ogni uomo, senza dichiarazioni d'opinioni politiche, s'è fatta assolutamente inutile a ogni scopo nazionale. Per farne qualche cosa bisognerebbe prima una misura d'eliminazione ed una di revisione delle file, poi una formula nazionale o politica per l'iniziazione... Chi vuol intendere intenda<ref>[http://digilander.libero.it/fiammecremisi/carneade/mazzini.htm ''Giuseppe Mazzini massone?'']</ref>.}}
 
== Il pensiero politico ==
{{citazione|La patria è la casa dell'uomo, non dello schiavo|Giuseppe Mazzini, ''Ai giovani d'Italia''}}
Per comprendere a pieno la dottrina politica di Mazzini bisogna rifarsi al pensiero religioso che ispira il periodo della [[Restaurazione]] seguito alla caduta dell'impero [[Napoleone Bonaparte|napoleonico]].<ref>A.Desideri, ''Storia e storiografia'',Vol. II, pag. 333, Ed. D'Anna, Messina-Firenze 1997</ref>
 
=== Le idee diffuse in Europa all'epoca di Mazzini ===
[[File:Foto di Giuseppe Mazzini dal Fondo Comandini, Biblioteca Malatestiana.jpg|thumb|Foto di Giuseppe Mazzini dal Fondo Comandini, [[Biblioteca Malatestiana]]]]
* '''La nuova concezione romantica della storia'''
Nasceva allora una nuova concezione della [[storia]]<ref>«Gli sconvolgimenti operati dalla Rivoluzione francese avevano fatto dubitare a molti uomini della razionalità della storia, così altamente proclamata nel secolo precedente. L'unica alternativa allo scetticismo parve allora la fede in una forza arcana operante provvidenzialmente nella storia» in A. Desideri, ''Ibidem''</ref> che smentiva quella degli [[Illuminismo|illuministi]] basata sulla capacità degli uomini di costruire e guidare la storia con la [[ragione]]. Le vicende della [[Rivoluzione francese]] e il periodo napoleonico avevano dimostrato che gli uomini si propongono di perseguire alti e nobili fini che s'infrangono dinanzi alla realtà storica. Il secolo dei lumi era infatti tramontato nelle stragi del [[Terrore (Rivoluzione francese)|Terrore]] e il sogno di libertà nella tirannide napoleonica che, mirando alla realizzazione di un'Europa al di sopra delle singole [[nazione|nazioni]], aveva determinato invece la ribellione dei singoli popoli proprio in nome del loro sentimento di [[nazionalità]].<ref>«La politica acquista pathos religioso, e sempre più col procedere del secolo... la nazione diventa patria: e la patria la nuova divinità del mondo moderno. Nuova divinità e come tale sacra.» in [[Federico Chabod|F. Chabod]], ''L'idea di nazione'', Laterza, Bari 1967</ref>
 
Secondo questa visione romantica dunque la storia non è guidata dagli uomini ma è Dio che agisce nella storia; esisterebbe dunque una Provvidenza divina che s'incarica di perseguire fini al di là di quelli che gli uomini si propongono di conseguire con la loro meschina ragione.<ref>«S'identificò la storia della civiltà con la storia della religione, e si scorse una forza provvidenziale non solo nelle monarchie, ma sin nel carnefice, che non potrebbe sorgere e operare nella sua sinistra funzione se non lo suscitasse, a tutela della giustizia, Iddio: tanto è lungi dall'essere operatore e costruttore di storia l'arbitrio individuale e il raziocino logico». [[Adolfo Omodeo]], ''L'età del Risorgimento italiano'', pag. 24, Napoli, 1955</ref> Da questa concezione [[Romanticismo|romantica]] della storia, intesa come opera della volontà divina si promanano due visioni contrapposte: una è la prospettiva reazionaria che vede nell'intervento di Dio nella storia una sorta di avvento di un'[[apocalisse]] che metta fine alla storia degli uomini.
 
Napoleone I è stato, con le sue continue [[guerre napoleoniche|guerre]], l'[[Anticristo]] di questa apocalisse: Dio segnerà la fine della storia malvagia e falsamente progressiva e allora agli uomini non rimarrà che volgersi al passato per preservare e conservare quanto di buono era stato realizzato. Si cercherà dunque in ogni modo di cancellare tutto ciò che è accaduto dalla Rivoluzione a Napoleone restaurando il passato.
 
La concezione reazionaria contro cui Mazzini combatté strenuamente assume un aspetto politico-religioso che troviamo nel pensiero di [[François-René de Chateaubriand]] che nel ''[[Génie du christianisme]]'' (''Genio del Cristianesimo'') attaccava le dottrine illuministiche prendendo le difese del cristianesimo e soprattutto nell'ideologia [[mistica]] [[teocrazia|teocratica]] di [[Joseph de Maistre]], che arriva nell'opera ''Du pape'' (''Il papa'') ([[1819]]) al punto di auspicare un ritorno dell'alleanza tra il trono e l'altare riproponendo il modello delle comunità [[Medioevo|medioevali]] protette dalla religione tradizionale contro le insidie del [[liberalismo]] e del [[razionalismo]].<ref>«Così il genere umano è in gran parte naturalmente servo e non può essere tolto da questo stato altro che soprannaturalmente... senza il cristianesimo, niente libertà generale. e senza il papa non si dà vero cristianesimo operoso, potente, convertitore, rigeneratore, conquistatore, perfezionante.» (cfr. J. De Maistre, ''Il Papa'', trad. di T. Casini, Firenze 1926)</ref>
 
Un'altra prospettiva, che nasce paradossalmente dalla stessa concezione della storia guidata dalla divinità, è quella che potremo definire liberale che vede nell'azione divina una volontà diretta, nonostante tutto, al bene degli uomini escludendo che nei tempi nuovi ci sia una sorta di vendetta di Dio che voglia far espiare agli uomini la loro presunzione di creatori di storia. È questa una visione [[Provvidenza|provvidenziale]], dinamica della storia che troviamo in [[Louis de Rouvroy de Saint-Simon|Saint Simon]] con la concezione di un nuovo cristianesimo per una nuova società o in [[Félicité Robert de Lamennais|Lamennais]] che vede nel cattolicesimo una forza rigeneratrice della vita sociale. Una concezione progressiva quindi che è presente in Italia nell'opera letteraria di [[Alessandro Manzoni]] e nel pensiero politico di [[Pensiero politico di Vincenzo Gioberti|Gioberti]] con il progetto [[neoguelfismo|neoguelfo]] e nell'ideologia mazziniana.
 
=== La concezione mazziniana ===
{{citazione|Costituire (...) l'Italia in Nazione Una, Indipendente, Libera, Repubblicana|G. Mazzini, ''Istruzione generale per gli affratellati nella Giovine Italia''}}
{{vedi anche|mazzinianesimo}}
 
==== ''Dio e Popolo'' ====
{{Citazione|Noi cademmo come partito politico. Dobbiamo risorgere come partito religioso.
L'elemento religioso è universale, immortale: universalizza e collega. Ogni grande rivoluzione ne serba impronta, e lo rivela nella propria origine o nel fine che si propone. Per esso si fonda l'associazione. Iniziatori d'un nuovo mondo, noi dobbiamo fondare l'unità morale, il cattolicismo Umanitario<ref>G. Mazzini, ''Fede e avvenire'', At the University Press, 1921 p.51</ref><ref name=fede/>}}
[[File:Statua Giuseppe Mazzini aventino.jpg|thumb|left|Monumento a Giuseppe Mazzini sull'[[Aventino]] a Roma]]
Il pensiero politico "mazziniano" deve dunque essere collocato in questa temperie di romanticismo politico-religioso che dominò in [[Europa]] dopo la rivoluzione del [[1830]] ma che era già presente nei contrasti al [[Congresso di Vienna]] tra gli ''ideologi'' che proponevano un puro e semplice ritorno al passato prerivoluzionario e i cosiddetti ''politici'' che pensavano che bisognasse operare un compromesso con l'età trascorsa.
 
Alcuni storici hanno fatto risalire la concezione religiosa di Mazzini all'educazione ricevuta dalla madre fervente [[Giansenismo|giansenista]] (almeno fino agli anni '40 fa spesso riferimenti biblici ed evangelici<ref name=fede/>) o ad una vicinanza ideale col [[protestantesimo]] e le [[chiese riformate]] ma, secondo altri, la visione religiosa di Mazzini non coinciderebbe con quella di nessuna religione [[rivelazione|rivelata]].<ref>«Egli aveva una visione utopica, romantica e anche sincretistica della religione, che egli considerava come il contributo, in termini di princìpi universali, delle varie confessioni e fedi alla storia collettiva.» [http://www.senato.it/presidente14leg/21572/21575/76492/composizioneattopresidente.htm Senato.it] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080412224547/http://www.senato.it/presidente14leg/21572/21575/76492/composizioneattopresidente.htm |data=12 aprile 2008 }}</ref>
 
Il personale concetto mazziniano di Dio, che per alcuni tratti è avvicinabile al [[deismo]] settecentesco, con evidenti influssi della religiosità civica e [[Preromanticismo|preromantica]] di [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]], per altri versi al Dio [[Panteismo|panteistico]] degli [[stoici]],è alla base di una religiosità che tuttavia esige la [[laicità]] dello Stato (questo nonostante la dichiarata contraddizione poiché se, come egli crede, politica e religione coincidono, non avrebbe senso separare la sua concezione teologica da quella politica<ref name=dov/>), e l'assenza di intermediari tra Dio e il popolo: per ciò e per il ruolo avuto nella storia umana e italiana, Mazzini definì il [[Papato]] ''"la base d'ogni autorità [[tiranni]]ca"''.<ref>G. Mazzini, ''Dei doveri dell'uomo''</ref>
 
Un altro influsso sulla concezione religiosa mazziniana è stato visto nella considerazione che egli ebbe per la [[religione civile]] di ispirazione [[religione romana|romana]] e per l'ammirazione verso la "Prima Roma", antica e [[Paganesimo|pagana]], che passando per la Seconda (cristiana e medievale), avrebbe preparato il campo alla [[Terza Roma#Uso del termine in Italia|Terza Roma]] futura; un mito questo, romantico-[[Neoclassicismo|neoclassico]], che sarà fatto proprio da [[Giosuè Carducci|Carducci]] e poi dal [[fascismo]], con il filosofo [[Berto Ricci]] (1905-1941), e dalla [[massoneria]] con l'esoterista [[Arturo Reghini]] (1878-1946)<ref>Fusatoshi Fujisawa, ''La terza Roma. Dal Risorgimento al Fascismo'', Tokyo, 2001.</ref><ref>[http://www.centrostudilaruna.it/mazzinipatriotascomodo.html ''Mazzini il patriota scomodo'']</ref><ref>[http://www.archiviostorico.info/Rubriche/Autori/filosofi/Reghini/articoliReghini.htm ''Arturo Reghini a metà strada tra fascismo e massoneria'']</ref> e avvicina il [[mazzinianesimo]] anche al culto [[massoneria|massonico]] del ''Grande Architetto dell'Universo''.
 
In realtà Mazzini rifiuta non solo l'[[ateismo]] (è questa una delle divisioni ideologico-teoriche che egli ebbe con altri repubblicani come [[Carlo Pisacane|Pisacane]]<ref>«Noi dissentivamo su diversi punti: sulle idee religiose, ch'ei non guardava, errore comune al più, se non attraverso le credenze consunte e perciò tiranniche dell'oggi; sul cosiddetto ''socialismo'', che riducevasi a una mera questione di parole dacché i sistemi esclusivi, assurdi, immorali delle sétte francesi erano ad uno ad uno da lui respinti e sulla vasta idea sociale fatta oggimai inseparabile in tutte le menti d'Europa dal moto politico io andava forse più in là di lui: sopra una o due cose delle minori spettanti all'ordinamento della futura milizia; e talora sul modo d'intendere l'obbligo che abbiamo tutti di serbar fede al Vero. Ma il differire di tempo in tempo sui modi d'antivedere l'avvenire non ci toglieva d'essere intesi sulle condizioni presenti e sulla scelta dei rimedi» (Giuseppe Mazzini su Carlo Pisacane)</ref>) e il [[materialismo]] (''«...L'ateismo, il materialismo non hanno, sopprimendo Dio, una legge morale superiore per tutti e sorgente del Dovere per tutti...''»<ref>Lettera a Ernesto Forte Londra 23 gennaio 1867</ref>), ma anche il [[trascendenza|trascendente]], in favore dell'[[immanenza|immanente]]: egli crede nella [[reincarnazione]]<ref>«Noi crediamo in una serie infinita di reincarnazioni dell'anima, di vita in vita, di mondo in mondo, ciascuna delle quali rappresenta un miglioramento ulteriore…» (Mazzini, in E. Bratina, ''op. cit.'', pag. 70); «La vita d'un'anima è sacra, in ogni suo periodo: nel periodo terreno come negli altri che seguiranno; bensì, ogni periodo dev'esser preparazione all'altro, ogni sviluppo temporale deve giovare allo sviluppo continuo ascendente della vita immortale che Dio trasfuse in ciascuno di noi e nella umanità complessiva che cresce con l'opera di ciascuno di noi» (''Dei doveri dell'uomo'', II).</ref>, per poter migliorare di continuo il mondo e migliorare sé stessi. Una concezione questa tratta probabilmente da [[Platone]] o dalle [[religioni orientali]] come l'[[induismo]] e il [[buddismo]], religioni alle quali Mazzini si era interessato.<ref>[http://www.corriere.it/unita-italia-150/11_marzo_10/conti-carteggi-mazzini_3e29be00-4afd-11e0-9e9a-b429a0ac9415.shtml Leggeva Dumas e i testi buddisti Il volto inaspettato di Mazzini]</ref>
 
===== Giuseppe Mazzini e Gioacchino da Fiore =====
Come altri patrioti, letterati<ref>Il [[Foscolo]], che scriveva di aver visto da giovinetto a Venezia un "libercolo" attribuito a Gioacchino, in cui erano indicati i papi futuri, affermava che la fama dell'abate era "santissima" fin dalla fine del sec. XVI, tanto che il filosofo francese [[Montaigne]] (1533-1592), desiderava di poter vedere questa "meraviglia": «le livre de Joachim Abbé Calabrois, qui prédisait tous les papes futurs, leurs noms et formes»</ref>, rivoluzionari delle società segrete francesi, inglesi e italiane Mazzini vide nell'abate calabrese [[Gioacchino da Fiore]] (circa 1130-1202), l'autore di una profezia riguardante l'avvento della Terza Età o Età dello Spirito Santo quando sarebbe sorta la Terza Italia che sarebbe rinata, libera dalle dominazioni straniere<ref>G. da Fiore, ''Concordia Veteris et Novi testamenti'', VI, 16</ref>, come la nazione che avrebbe esercitato un primato sulle altre per la presenza della Chiesa cattolica: tema questo poi ripreso da [[Vincenzo Gioberti]] nel suo ''Primato morale e civile degli Italiani''.
 
Mazzini ebbe grande interesse per Gioacchino tanto da volergli dedicare un trattato rimasto inedito ''Joachino, appunti per uno studio storico sull'abate Gioacchino''<ref>Bianca Rosa, ''Gli appunti manoscritti di Giuseppe Mazzini'', Impronta, Torino 1977</ref>, che considerava un suo precursore per gli ideali sociali e politici da realizzare tramite un'unità spirituale e storica.
 
==== Una "religione civile" ====
La sua è stata anche definita una "[[religione civile]]" dove la politica svolgeva il ruolo della fede<ref>Roland Sarti, ''Giuseppe Mazzini. La politica come religione civile'', con postfazione di Sauro Mattarelli, Roma-Bari, Laterza, 2000</ref> e dove la divinità si incarna in modo [[panteismo|panteista]] nell'Universo e nell'Umanità stessa, che attua la Legge che nel Progresso si rivela.<ref name=fede>[http://www.filosofico.net/Antologia_file/AntologiaM/MAZZINI_%20NOI%20CREDIAMO.htm G. Mazzini, ''Fede e avvenire'']</ref> Egli afferma di credere ''«che Dio è Dio, e l'Umanità è il suo Profeta»''<ref name=dov>Doveri dell'uomo, II</ref>, che ''«il Popolo»'' è ''«immagine di Dio sulla terra»''<ref name=dov/> e vi è ''«un Dio solo, autore di quanto esiste, Pensiero vivente, assoluto, del quale il nostro mondo è raggio e l'Universo una incarnazione»''.<ref name=fede/> Per lui non conta che la sua intima credenza sia razionale o no, come il Dio di [[Voltaire]] e [[Isaac Newton|Newton]] che è invocato come la causa prima dell'ordine naturale, poiché ''«Dio esiste. Noi non dobbiamo né vogliamo provarvelo: tentarlo, ci sembrerebbe bestemmia, come negarlo, follia. Dio esiste, perché noi esistiamo»'' anche se, specifica, ''«l'universo lo manifesta con l'ordine, con l'armonia, con l'intelligenza dei suoi moti e delle sue leggi»''.<ref name=dov/>
 
Mazzini era altresì convinto che fosse ormai presente nella storia un nuovo ''ordinamento divino'' nel quale la lotta per raggiungere l'unità nazionale assumeva un significato provvidenziale. «Operare nel mondo significava per il Mazzini collaborare all'azione che Dio svolgeva, riconoscere ed accettare la missione che uomini e popoli ricevono da Dio».<ref name= Omodeo>A.Omodeo, Introduzione a G. Mazzini, ''Scritti scelti'', Mondadori, Milano 1934</ref> Per questo bisogna «''mettere al centro della propria vita il dovere, senza speranza di premio, senza calcoli di utilità''».<ref name= Omodeo /> Quello di Mazzini era un progetto politico, ma mosso da un imperativo religioso che nessuna sconfitta, nessuna avversità avrebbe potuto indebolire. «Raggiunta questa tensione di fede, l'ordine logico e comune degli avvenimenti veniva capovolto; la disfatta non provocava l'abbattimento, il successo degli avversari non si consolidava in ordine stabile.».<ref name= Omodeo />
 
La storia dell'umanità dunque sarebbe una progressiva rivelazione della [[Provvidenza]] divina che, di tappa in tappa, si dirige verso la meta predisposta da Dio.
 
Esaurito il compito del [[Cristianesimo]], chiusasi l'era della [[Rivoluzione francese]] ora occorreva che i popoli prendessero l'iniziativa per «''procedere concordi verso la meta fissata al progresso umano''».<ref name= Omodeo /> Ogni singolo individuo, come la collettività, tutti devono attuare la missione che Dio ha loro affidato e che attraverso la formazione ed educazione del popolo stesso, reso consapevole della sua missione, si realizzerà attraverso due fasi: Patria e Umanità.
 
==== Patria e Umanità ====
[[File:Targa in onore di Mazzini in Laystall Street.jpg|thumb|Targa in onore di Mazzini sulla casa londinese]]
Senza una [[patria]] libera nessun popolo può realizzarsi né compiere la missione che Dio gli ha affidato; il secondo obiettivo sarà l'Umanità che si realizzerà nell'associazione dei liberi popoli sulla base della comune [[civiltà]] europea attraverso quello che Mazzini chiama ''il banchetto delle Nazioni sorelle''. Un obiettivo dunque ben diverso da quella [[Confederazione di stati|confederazione]] europea immaginata da Napoleone dove la Francia avrebbe esercitato il suo primato egemonico di ''Grande Nation''.
 
La futura unità europea non si realizzerà attraverso una gara di [[nazionalismo|nazionalismi]] ma attraverso una nobile emulazione dei liberi popoli per costruire una nuova libertà. Il processo di costruzione europea, secondo Mazzini, doveva svolgersi prima di tutto attraverso l'affermazione delle nazionalità oppresse, come quelle facenti parte dell'[[Impero asburgico]], e poi anche di quelle che non avevano ancora raggiunto la loro unità nazionale.
 
==== L'iniziativa italiana ====
In questo processo unitario europeo spetta all'Italia un'alta missione: quella di riaprire, conquistando la sua libertà, la via al processo evolutivo dell'Umanità: la [[Irredentismo|redenzione]] nazionale italiana apparirà improvvisa come una creazione divina al di fuori di ogni inutile e inefficace metodo graduale politico diplomatico di tipo [[Camillo Benso conte di Cavour|cavouriano]]. L'iniziativa italiana che avverrà sulla base della fraternità tra i popoli e non rivendicando alcuna [[egemonia]], come aveva fatto la Francia, consisterà quindi nel dare l'esempio per una lotta che porterà alla sconfitta delle due colonne portanti della [[Reazione (politica)|reazione]], di quella politica dell'[[Impero Asburgico]] e di quella spirituale della [[Chiesa cattolica]]. Raggiunti gli obiettivi primari dell'unità e della Repubblica attraverso l'educazione e l'insurrezione del popolo, espressi dalla formula di ''[[Pensiero ed azione]]'', l'Italia darà quindi il via a questo processo di unificazione sempre più vasta per la creazione di una ''terza civiltà'' formata dall'associazione di liberi popoli.
 
== La funzione della politica ==
[[File:Genova-Staglieno-Tomba di Mazzini-DSCF8994.JPG|thumb|Il mausoleo di Giuseppe Mazzini nel [[cimitero monumentale di Staglieno]], realizzato dall'architetto mazziniano [[Gaetano Vittorino Grasso]] (1849-1899)]]
La [[politica]] è scontro tra libertà e [[dispotismo]] e tra queste due forze non è possibile trovare un compromesso: si sta svolgendo una guerra di principi che non ammette transazioni; Mazzini esorta la popolazione a non accontentarsi delle riforme che erano degli accomodamenti gestiti dall'alto: non radicavano, cioè, nello spirito del tempo quella libertà e quell'uguaglianza di cui il popolo aveva bisogno.
 
La logica della politica è logica di [[democrazia]] e libertà, non accettabili dalle forze reazionarie; contro di esse è necessaria una brusca rottura rivoluzionaria: alla testa del popolo vi dovrà essere la classe colta (che non può più sopportare il giogo dell'oppressione) e i giovani (che non possono più accettare le anticaglie dell'antico regime). Questa rivoluzione deve portare alla Repubblica, la quale garantirà l'[[istruzione]] popolare.
 
La rivoluzione, che è anche [[pedagogia|pedagogico]] strumento di formazione di virtù personali e collettive, deve iniziare ''per ondate'', accendendo focolai di rivolta che incitino il popolo inconsapevole a prendere le armi. Una volta scoppiata la rivoluzione si dovrà costituire un potere [[dittatura|dittatoriale]] (inteso come potere straordinario alla maniera dell'Antica Roma, non come [[tirannide]]) che gestisca temporaneamente la fase post-rivoluzionaria. Il governo verrà restituito al popolo non appena il fine della rivoluzione verrà raggiunto, il prima possibile.
 
La Giovane Italia deve educare alla gestione della cosa pubblica, ad essere buoni cittadini, non è, perciò, esclusivamente uno strumento di organizzazione rivoluzionaria. Il popolo deve avere diritti e doveri, mentre la Rivoluzione Francese si è concentrata esclusivamente sui diritti individuali: fermandosi ai diritti dell'individuo aveva dato vita ad una società egoista; l'utile per una società non va mai considerato secondo il bene di un singolo soggetto ma secondo il bene collettivo.<ref>Mattarelli, Sauro, "Duties and rights in the thought of Giuseppe Mazzini" in ''Journal of Modern Italian Studies'', 13, no. 4 (December 2008): 480-485.</ref> Mazzini non crede nell'eguaglianza predicata dal [[marxismo]] e al sogno della proprietà comune sostituisce il principio dell'[[associazionismo]], che è comunque un superamento dell'[[egoismo]] individuale.
 
== La questione sociale ==
Mazzini affrontò la questione sociale negli scritti più tardi, ad esempio nei ''[[Doveri dell'uomo]]'' ([[1860]]). Egli rifiuta il [[marxismo]], convinto com'è che per spingere il popolo alla rivoluzione sia prioritario indicargli l'obiettivo dell'unità, della repubblica e della democrazia; ma Mazzini fu tra i primi a considerare la grave questione sociale presente che era soprattutto in Italia la questione contadina, come gli indicava [[Carlo Pisacane]],<ref>«L'Italia trionferà quando il contadino cambierà spontaneamente la marra con il fucile». in C. Pisacane, ''Saggio sulla rivoluzione'', ed. Universale Economica, Milano 1956</ref> ma egli pensava che questa dovesse essere affrontata e risolta solo dopo il raggiungimento dell'unità nazionale e non attraverso lo scontro delle classi, ma con una loro collaborazione ([[interclassismo]]), da raggiungersi però organizzando l'[[associazionismo]] e il [[mutualismo]] fra gli operai, il soggetto più debole.
 
[[File:Mazzini.jpg|upright=0.7|left|thumb|Giuseppe Mazzini]]
Un programma il suo di solidarietà nazionale che se non contemplava l'autonomia culturale e politica del proletariato non si rivolse solo al ceto medio cittadino, agli intellettuali, agli studenti, fra i quali raccolse i consensi più ampi, ma anche agli artigiani e ai settori più consapevoli dei propri diritti fra gli operai.
 
Mazzini criticò il [[marxismo]] e fu da [[Karl Marx|Marx]] biasimato per gli aspetti dottrinali idealistici, e per gli atteggiamenti [[Profeta|profetici]] che egli assumeva nel suo ruolo di educatore religioso e politico del popolo. Marx, risentito per gli attacchi di Mazzini al [[comunismo]], da lui definito col termine inglese "dictatorship" (cioè [[dittatura]]) lo definì, in alcuni articoli, ''teopompo'' (cioè ''inviato di Dio'') e ''papa della chiesa democratica'', dandogli anche sprezzantemente del «vecchio somaro» e paragonandolo a [[Pietro l'Eremita]]. Forte sarà il contrasto tra Marx e l'inviato personale di Mazzini (oltre che con Garibaldi che ne prese le difese) alla [[Prima Internazionale]].<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2004/marzo/14/Mazzini_comunismo_vuol_dire_dittatura_co_9_040314081.shtml ''Mazzini: comunismo vuol dire dittatura'']</ref><ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1996/ottobre/30/Manifesto_Marx_Scritto_contro_Mazzini_co_0_9610307652.shtml ''Il "Manifesto" di Marx? Scritto contro Mazzini'']</ref>
 
Mazzini criticava i socialisti per il proclamato [[internazionalismo]] dei loro tempi, venato di [[anarchismo]] e di forte [[negazionismo]], per l'attenzione da essi rivolta verso gli interessi di una sola classe: il [[proletariato]]; inoltre egli definiva arbitrario e impossibile a pretendere l'abolizione della [[proprietà (diritto)|proprietà]] privata: così si sarebbe dato un colpo mortale all'[[economia]] che non avrebbe premiato più i migliori. Ma la critica maggiore era rivolta contro il rischio che le ideologie socialiste estremistiche portassero a un [[totalitarismo]]: egli previde con lungimiranza quello che avverrà con la [[Rivoluzione d'ottobre]] del [[1917]] in [[Russia]], cioè la formazione di una nuova classe di padroni politici e lo schiacciamento dell'individuo nella macchina industriale del [[socialismo reale]].<ref>''Doveri dell'uomo'', capitolo XI, punto 3°</ref>
 
Da queste critiche ne venne la valutazione negativa di Mazzini sulla rivolta che portò alla [[Comune di Parigi (1871)]]. Mentre per Marx (ma anche per [[Bakunin]]) quello della Comune era stato un primo tentativo di distruggere lo stato accentratore [[borghesia|borghese]] realizzando dal basso un nuovo tipo di stato, Mazzini, legato al concetto di Stato-nazione romantico, invece criticò la Comune vedendo in essa la fine della nazione, la minaccia di uno smembramento della Francia. Per salvaguardare l'economia e allo stesso tempo per tutelare i più poveri, Mazzini punta su una forma di lavoro [[movimento cooperativo|cooperativo]]: l'operaio dovrà guardare oltre una lotta basata solo sul salario ma promuovere spazi via via crescenti di economia sociale con elementi di «piena responsabilità e proprietà sull'impresa».
 
Mazzini puntava sul superamento in senso sociale e democratico del capitalismo imprenditoriale classico, anticipando in questo sia le teorie [[distributismo|distribuzioniste]], sia le teorie che esaltano il valore dell'[[associazionismo|associazione]] fra i produttori.
{{citazione|Non bisogna abolire la proprietà perché oggi è di pochi; bisogna aprire la via perché i molti possano acquistarla. Bisogna richiamarla al principio che la renda legittima, facendo sì che solo il lavoro possa produrla.<ref>G. Mazzini, ''Doveri dell'uomo'', cap.XI (in Andrea Baravelli, ''L'Italia liberale'', ArchetipoLibri, 2011 p.114</ref>}}
La sua influenza sulla prima fase del movimento operaio fu per questo molto importante e anche il [[fascismo]], in particolare la sua corrente "repubblicana" e [[Socializzazione dell'economia|socializzatrice]], si ispirerà al pensiero economico mazziniano come [[Terza via (fascismo)|terza via]] [[corporativismo|corporativa]] tra il modello [[capitalista]] e quello [[marxista]].
 
== Le cospirazioni e il fallimento dei moti mazziniani ==
[[File:Lama, Domenico (1823-1890) - Giuseppe Mazzini.jpg|thumb|upright=0.8|Mazzini, fotografia con autografo, scattata da [[Domenico Lama]]]]
I moti mazziniani, ispirati ad un'ideologia repubblicana e antimonarchica furono considerati sovversivi e quindi perseguiti da tutte le monarchie italiane dell'epoca. Per i governi costituiti i mazziniani altro non erano che [[Terrorismo|terroristi]] e come tali furono sempre condannati.
{{citazione|Trovai tutti persuasi che la Giovine Italia era pazzia; pazzia le sette, pazzie il cospirare, pazzie le rivoluzioncine fatte sino a quel giorno, senza capo né coda|[[Massimo d'Azeglio]], ''Degli ultimi casi di Romagna''}}
 
=== La Giovine Italia ([[1831]]) ===
{{citazione| Su queste classi [...] così fortemente interessate al mantenimento dell'ordine sociale le dottrine sovversive della Giovine Italia non hanno presa. Perciò ad eccezione dei giovani presso i quali l'esperienza non ha ancora modificate le dottrine assorbite nell'atmosfera eccitante della scuola, si può affermare che non esiste in Italia se non un piccolissimo numero di persone seriamente disposte a mettere in pratica i principi esaltati di una setta inasprita dalla sventura.|[[Camillo Benso conte di Cavour]]<ref>A. Gacino-Canina, ''Economisti del Risorgimento'', Torino, UTET, 1953.</ref>}}
{{Vedi anche|Giovine Italia}}
[[File:Mazzini bis.jpg|thumb|left|upright=0.7|Busto di Mazzini a [[Central Park]] a [[New York]]]]
Nel [[1831]] Mazzini si trovava a [[Marsiglia]] in [[esilio]] dopo l'arresto e il processo subito l'anno prima in [[Piemonte]] a causa della sua affiliazione alla [[Carboneria]]. Non potendosi provare la sua colpevolezza infatti la polizia sabauda lo costrinse a scegliere tra il confino in un paesino del Piemonte e l'esilio. Mazzini preferì affrontare l'esilio e nel febbraio del [[1831]] passò in [[Svizzera]], da qui a [[Lione]] e infine a [[Marsiglia]]. Qui entrò in contatto con i gruppi di [[Filippo Buonarroti]] e col movimento sainsimoniano allora diffuso in Francia.
 
Con questi si avviò un'analisi del fallimento dei moti nei ducati e nelle [[Legazioni pontificie]] del [[1831]]. Si concordò sul fatto che le sette carbonare avevano fallito innanzitutto per la contraddittorietà dei loro programmi e per l'eterogeneità delle [[Classe sociale|classi]] che ne facevano parte. Non si era riusciti poi a mettere in atto un collegamento più ampio delle insurrezioni per le ristrettezze provinciali dei progetti politici, com'era accaduto nei moti di [[Torino]] del [[1821]] quand'era fallito ogni tentativo di collegamento con i fratelli lombardi. Infine bisognava desistere, come nel [[1821]], dal ricercare l'appoggio dei principi e, come nei moti del [[1830|'30]]-[[1831|31]], dei francesi.
 
Con la fondazione della Giovine Italia nel [[1831]] il movimento insurrezionale andava organizzato su precisi obiettivi politici: indipendenza, unità, libertà. Occorreva poi una grande mobilitazione popolare poiché la liberazione italiana non si poteva conseguire attraverso l'azione di pochi [[setta]]ri ma con la partecipazione delle [[massa (filosofia)|masse]]. Rinunciare infine ad ogni concorso esterno per la rivoluzione: «''La Giovine Italia è decisa a giovarsi degli eventi stranieri, ma non a farne dipendere l'ora e il carattere dell'insurrezione''».<ref>G. Mazzini, '' Istruzione generale per gli affiliati nella Giovine Italia'' in ''Scritti editi e inediti'', II, Imola, 1907.</ref>
 
[[File:Banner of Giovine Italia.png|thumb|La bandiera della ''Giovine Italia'']]
Gli strumenti per raggiungere queste mete erano l'educazione e l'insurrezione. Quindi bisognava che la Giovane Italia perdesse il più possibile il carattere di segretezza, conservando quanto necessario a difendersi dalle polizie, ma acquistasse quello di società di [[propaganda]], un'«''associazione tendente anzitutto a uno scopo di insurrezione, ma essenzialmente educatrice fino a quel giorno e dopo quel giorno''»<ref>G. Mazzini, ''op. cit.''</ref> - anche attraverso il giornale ''La Giovine Italia'', fondato nel [[1832]] - del messaggio politico della indipendenza, dell'unità e della repubblica.
 
Negli anni [[1833]] e [[1834]], durante il periodo dei processi in [[Piemonte]] e il fallimento della spedizione di [[Savoia (regione storica)|Savoia]], l'associazione scomparve per quattro anni, ricomparendo solo nel [[1838]] in [[Inghilterra]]. Dieci anni dopo, il 5 maggio [[1848]], l'associazione fu definitivamente sciolta da Mazzini che fondò, al suo posto, l'"Associazione Nazionale Italiana".
 
=== Il fallimento del moto in Savoia (1833) ===
Entusiastiche adesioni al programma della Giovane Italia si ebbero soprattutto tra i giovani in [[Liguria]], in [[Piemonte]], in [[Emilia]] e in [[Toscana]] che si misero subito alla prova organizzando negli anni [[1833]] e [[1834]] una serie di insurrezioni che si conclusero tutte con arresti, carcere e condanne a morte. Nel 1833 organizza il suo primo tentativo insurrezionale che aveva come focolai rivoluzionari [[Chambéry]], [[Torino]], [[Alessandria]] e [[Genova]] dove contava vaste adesioni nell'ambiente militare.
 
Prima ancora che l'insurrezione iniziasse la polizia sabauda a causa di una rissa avvenuta fra i soldati in Savoia, scoprì e arrestò molti dei congiurati, che furono duramente perseguiti poiché appartenenti a quell'esercito sulla cui fedeltà [[Carlo Alberto]] aveva fondato la sicurezza del suo potere. Fra i condannati figuravano i fratelli [[Giovanni Ruffini|Giovanni]] e [[Jacopo Ruffini]], amico personale di Mazzini e capo della Giovine Italia di Genova, l'avvocato [[Andrea Vochieri]] e l'abate torinese [[Vincenzo Gioberti]]. Tutti subirono un processo dal tribunale militare, e dodici furono condannati a morte, fra questi anche il Vochieri, mentre Jacopo Ruffini pur di non tradire si uccise in carcere mentre altri riuscirono a salvarsi con la fuga.
 
=== Il tentativo d'invasione della Savoia e il moto di Genova (1834) ===
{{vedi anche|invasione della Savoia del 3 febbraio 1834}}
[[File:First meeting between Giuseppe Garibaldi.jpg|thumb|L'incontro di Mazzini con Garibaldi nella sede della Giovine Italia]]
Il fallimento del primo moto non fermò Mazzini, convinto che era il momento opportuno e che il popolo lo avrebbe seguito. Si trovava a [[Ginevra]], quando assieme ad altri italiani e alcuni [[Polonia|polacchi]], organizzava un'azione militare contro lo stato dei [[Casa Savoia|Savoia]]. A capo della rivolta aveva messo il generale [[Gerolamo Ramorino]], che aveva già preso parte ai moti del [[1821]], questa scelta però si rivelò un fallimento, perché il Ramorino si era giocato i soldi raccolti per l'insurrezione e di conseguenza rimandava continuamente la spedizione, tanto che quando il 2 febbraio [[1834]], si decise a passare con le sue truppe il confine con la Savoia, la polizia, ormai allertata da tempo, disperse i volontari con molta facilità.
 
Nello stesso tempo doveva scoppiare una rivolta a [[Genova]], sotto la guida di [[Giuseppe Garibaldi]], che si era arruolato nella marina da guerra sarda per svolgere propaganda rivoluzionaria tra gli equipaggi. Quando giunse sul luogo dove avrebbe dovuto iniziare l'insurrezione però, non trovò nessuno, e così rimasto solo, dovette fuggire. Fece appena in tempo a salvarsi dalla condanna a morte emanata contro di lui, salendo su una nave in partenza per l'[[America del Sud]] dove continuerà a combattere per la libertà dei popoli.
 
Mazzini, invece, poiché aveva personalmente preso parte alla spedizione con Ramorino, fu espulso dalla [[Svizzera]] e dovette cercare rifugio in [[Inghilterra]]. Lì continuò la propria azione politica attraverso discorsi pubblici, lettere e scritti su giornali e riviste, aiutando a distanza gli italiani a mantenere il desiderio di unità e indipendenza. Anche se l'insuccesso dei moti fu assoluto, dopo questi eventi la linea politica di [[Carlo Alberto]] mutò, temendo che reazioni eccessive potessero diventare pericolose per la monarchia.
 
==== La ''tempesta del dubbio'' (1836) ====
{{citazione|La vita mi pesa, ma credo sia debito di ciascun uomo di non gettarla, se non virilmente o in modo che rechi testimonianza della propria credenza.|Giuseppe Mazzini, Lettera di risposta ad Angelo Usiglio, Londra, 1837}}
Altri tentativi pure falliti si ebbero a [[Palermo]], in [[Abruzzo]], nella [[Lombardia]] austriaca, in [[Toscana]]. Il fallimento di tanti generosi sforzi e l'altissimo prezzo di sangue pagato fecero attraversare a Mazzini quella che egli chiamò ''la tempesta del dubbio'', una fase di [[disturbo depressivo|depressione]], in cui, come in gioventù, come ricorda nelle ''Note autobiografiche'', pensò anche al [[suicidio]], da cui uscì religiosamente convinto ancora una volta della validità dei propri ideali politici e morali. Dall'esilio di [[Londra]] ([[1837]]), dopo essere stato espulso dalla [[Svizzera]], riprese quindi il suo apostolato insurrezionale. Nello stesso periodo esce il saggio ''[[La filosofia della musica]]'' sulla rivista [[L'italiano (rivista politica)|L'italiano]] pubblicata a Parigi.
 
=== I fratelli Bandiera (1844) ===
{{vedi anche|fratelli Bandiera}}
[[File:Fratelli Bandiera.jpg|thumb|Esecuzione dei fratelli Bandiera a Cosenza]]
Nobili, figli dell'ammiraglio [[Francesco Bandiera]] e, a loro volta, ufficiali della [[k.u.k. Kriegsmarine#Il periodo veneto: la österreichische-venezianische Kriegsmarine|Marina da guerra austriaca]], aderirono alle idee mazziniane e fondarono una loro società segreta, l'[[Esperia]]<ref>Nome col quale i greci indicavano l'[[Italia]] antica</ref> e con essa tentarono di effettuare una sollevazione popolare nel Sud Italia.
 
Il 13 giugno [[1844]], i fratelli Emilio e Attilio Bandiera partirono da [[Corfù]] (dove avevano una base allestita con l'ausilio del barese Vito Infante) alla volta della [[Calabria]] seguiti da 17 compagni, dal brigante calabrese Giuseppe Meluso e dal corso Pietro Boccheciampe. Il 15 marzo dello stesso anno era loro giunta infatti la notizia dello scoppio di una rivolta a [[Cosenza]] che essi credevano condotta nel nome di Mazzini. In realtà non solo la ribellione non aveva alcuna motivazione patriottica ma era già stata domata dall'esercito [[borbone di Napoli|borbonico]].
 
Il 16 giugno [[1844]] quando sbarcarono alla foce del fiume [[Neto]], vicino a [[Crotone]], appresero che la rivolta era già stata repressa nel sangue e al momento non era in corso alcuna ribellione all'autorità del re. Il Boccheciampe, appresa la notizia che non c'era alcuna sommossa a cui partecipare, sparì e andò al posto di polizia di [[Crotone]] per denunciare i compagni. I due fratelli vollero lo stesso continuare l'impresa e partirono per la [[Sila]].
 
Subito iniziarono le ricerche dei rivoltosi ad opera delle guardie civiche borboniche, aiutate da comuni cittadini che credevano i mazziniani dei briganti; dopo alcuni scontri a fuoco, vennero catturati (meno il brigante Giuseppe Meluso, buon conoscitore dei luoghi, che riuscì a sfuggire alla cattura) e portati a [[Cosenza]], dove i fratelli Bandiera con altri 7 compagni vennero fucilati nel [[Vallone di Rovito]] il 25 luglio [[1844]].
 
Il re [[Ferdinando II di Borbone|Ferdinando II]] ringraziò la popolazione locale per il grande attaccamento dimostrato alla Corona e la premiò concedendo medaglie d'oro e d'argento e pensioni generose. «Mazzini, colpito da tanta fermezza e da tanta sventura, restò commosso da quell'efferata barbarie e celebrò la memoria di quei martiri in un opuscolo uscito a Parigi nel 1845...».<ref>Luigi Stefanoni, ''Giuseppe Mazzini: notizie storiche ...'', Presso L'Editore Carlo Barbini, 1863, p. 88</ref> Mazzini vedendo nel loro sacrificio la realizzazione dei propri ideali così scriveva in un opuscolo a loro dedicato:
{{Citazione|Il martirio non è sterile mai. Il martirio per un'Idea è la più alta formula che l'Io umano possa raggiungere per esprimere la propria missione; e quando un giusto sorge di mezzo a' suoi fratelli giacenti ed esclama - ecco: questo è il vero, e io, morendo, l'adoro - uno spirito di nuova vita si trasfonde per tutta l'umanità [...]. I sagrificati di [[Cosenza]] hanno insegnato a noi tutti che l'uomo deve vivere e morire per le proprie credenze: hanno provato al mondo che gl'Italiani sanno morire: hanno convalidato per tutta l'[[Europa]] l'opinione che una [[Italia]] sarà. [...] Voi potete uccidere pochi uomini, ma non l'Idea. l'Idea è immortale<ref>Giuseppe Mazzini, ''Ricordi dei fratelli Bandiera e dei loro compagni di martirio in Cosenza il 25 luglio 1844: Documentati colla loro corrispondenza'', Dai torchi della Signora Lacombe, 1845</ref>}}
 
=== La Repubblica Romana (1849) ===
{{Vedi anche|Repubblica Romana (1849)}}
[[File:Flag of the Roman Republic (19th century).svg|thumb|Bandiera della Repubblica Romana]]
Dopo i [[Primavera dei popoli|moti del 1848-49]], Mazzini fu a capo, con [[Aurelio Saffi]] e [[Carlo Armellini]] della [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana]], soppressa dalla reazione francese nel [[1849]]. Fu l'ultima rivolta a cui Mazzini prese parte direttamente.
 
=== Il moto di Milano (1853) e la sollevazione in Valtellina (1854) ===
{{Vedi anche|rivolta di Milano (1853)}}
Ispirato al mazzinianesimo e alle ideologie socialiste fu il moto di Milano del [[1853]], a cui tuttavia Mazzini non prese parte, e che fallì; analoga sorte ebbe la rivolta in [[Valtellina]] dell'anno seguente. Nel moto milanese si mise in luce [[Felice Orsini]], che di lì a poco avrebbe rotto con Mazzini e organizzato l'attentato a [[Napoleone III]], fermamente condannato dal genovese poiché risoltosi in una strage di cittadini innocenti.
 
=== La spedizione di Sapri (1857) ===
{{vedi anche|spedizione di Sapri}}
[[File:Carlo pisacane.jpg|upright=0.7|thumb|Carlo Pisacane]]
Il piano originale, secondo il metodo insurrezionale mazziniano, prevedeva di accendere un focolaio di rivolta in [[Sicilia]] dove era molto diffuso il malcontento contro i [[Borbone di Napoli|Borboni]], e da lì estenderla a tutto il Mezzogiorno d'Italia. Successivamente invece si pensò più opportuno partendo dal porto di Genova di sbarcare a [[Ponza]] per liberare alcuni prigionieri politici lì rinchiusi, per rinforzare le file della spedizione e infine dirigersi a [[Sapri]], che posta al confine tra [[Campania]] e [[Basilicata]], era ritenuta un punto strategico ideale per attendere dei rinforzi e marciare su [[Napoli]].
 
Il 25 giugno [[1857]] [[Carlo Pisacane]] s'imbarcò con altri ventiquattro sovversivi, tra cui [[Giovanni Nicotera]] e Giovan Battista Falcone, sul piroscafo di linea Cagliari, della [[Raffaele Rubattino|Società Rubattino]], diretto a [[Tunisi]]. Il 26 giugno sbarcò a [[Ponza]] dove, sventolando il tricolore, riuscì agevolmente a liberare 323 detenuti, poche decine dei quali per reati politici per il resto delinquenti comuni, aggregandoli quasi tutti alla spedizione. Il 28, il Cagliari ripartì carico di detenuti comuni e delle armi sottratte al presidio borbonico. La sera i congiurati sbarcarono a [[Sapri]], ma non trovarono ad accoglierli quelle masse rivoltose che si attendevano. Anzi furono affrontati dalle falci dei contadini ai quali le autorità borboniche avevano per tempo annunziato lo sbarco di una banda di ergastolani evasi dall'isola di Ponza.
 
Il 1º luglio, a [[Padula]] vennero circondati e 25 di loro furono massacrati dai contadini. Gli altri, per un totale di 150, vennero catturati e consegnati ai gendarmi. Pisacane, con Nicotera, Falcone e gli ultimi superstiti, riuscirono a fuggire a [[Sanza]] dove furono ancora aggrediti dalla popolazione: perirono in 83; Pisacane e Falcone si suicidarono con le loro pistole, mentre quelli scampati all'ira popolare furono poi processati nel gennaio del [[1858]]. Condannati a morte, furono graziati dal Re, che tramutò la pena in ergastolo.
 
==== Il senso dell'impresa ====
Pur essendo quella di Sapri un'impresa tipicamente mazziniana, condotta «senza speranza di premio», in effetti essa rispondeva alle idee politiche di Pisacane che si era allontanato dalla dottrina del Maestro per accostarsi a un [[socialismo libertario]] espresso dalla formula "Libertà e associazione". Contrariamente a Mazzini che riguardo alla questione sociale proponeva una soluzione interclassista solo dopo aver risolto il problema unitario, Pisacane pensava infatti che per arrivare ad una rivoluzione patriottica unitaria e nazionale occorresse prima risolvere la questione contadina che era quella della [[riforma agraria]]. Come lasciò scritto nel suo testamento politico in appendice al ''Saggio sulla rivoluzione'', «''profonda mia convinzione di essere la propaganda dell'idea una [[chimera (mitologia)|chimera]] e l'istruzione popolare un'assurdità. Le [[idea|idee]] nascono dai fatti e non questi da quelle, ed il popolo non sarà libero perché sarà istrutto, ma sarà ben tosto istrutto quando sarà libero''».
 
Vicino agli ideali mazziniani era Pisacane invece quando aggiungeva nello stesso scritto che quand'anche la rivolta fallisse «''ogni mia ricompensa io la troverò nel fondo della mia coscienza e nell'animo di questi cari e generosi amici... che se il nostro sacrificio non apporta alcun bene all'Italia, sarà almeno una gloria per essa aver prodotto figli che vollero immolarsi al suo avvenire''»<ref>C. Pisacane ''op. cit.''</ref>. La spedizione fallita ebbe in effetti il merito di riproporre all'opinione pubblica italiana la "questione napoletana", la liberazione cioè del Mezzogiorno italiano dal malgoverno borbonico che il politico inglese [[William Ewart Gladstone]] definiva «''negazione di Dio eretta a sistema di governo''». Infine il tentativo di Pisacane sembrava riproporre la possibilità di un'alternativa democratico-popolare come soluzione al problema italiano: era un segnale d'allarme che costituì per il governo di [[Vittorio Emanuele II]] uno stimolo ad affrettare i tempi dell'azione per realizzare la soluzione diplomatico militare dell'unità italiana.
 
=== L'appoggio a Garibaldi e gli ultimi tentativi ===
Mazzini appoggiò moralmente la [[spedizione dei Mille]] di [[Giuseppe Garibaldi]], che egli considerava una valida opposizione a Cavour. Dopo l'Unità riprese la lotta repubblicana, ma le persecuzioni della polizia sabauda e le condizioni di salute limitarono i suoi ultimi tentativi.
 
== Controversie ==
[[File:Ritratto di Giuseppe Mazzini.jpg|thumb|upright=0.8|Stampa raffigurante Mazzini, con l'epitaffio della tomba a Staglieno]]
=== Il conflitto con Cavour ===
Giuseppe Mazzini, che dopo la sua attività cospirativa degli anni 1827-1830 fu esiliato dal governo piemontese a Ginevra, fu uno strenuo oppositore della [[guerra di Crimea]], che costò un'ingente perdita di soldati al regno sardo. Egli rivolse un appello ai militari in partenza per il conflitto: {{citazione|Quindicimila tra voi stanno per essere deportati in Crimea. Non uno forse tra voi rivedrà la propria famiglia. Voi non avrete onore di battaglie. Morrete, senza gloria, senza aureola, di splendidi fatti da tramandarsi per voi, conforto ultimo ai vostri cari. Morrete per colpa di governi e capi stranieri. Per servire un falso disegno straniero, l'ossa vostre biancheggeranno calpestate dal cavallo del cosacco, su terre lontane, né alcuno dei vostri potrà raccoglierle e piangervi sopra. Per questo io vi chiamo, col dolore dell'anima, "deportati".|Giuseppe Mazzini<ref>"Volantino pubblicato su "[[Italia del popolo]]", 25 febbraio [[1855]]</ref>}}
 
Quando nel [[1858]], [[Napoleone III]] scampò all'attentato teso da [[Felice Orsini]] e [[Giovanni Andrea Pieri]], il governo di Torino incolpò Mazzini (Cavour lo avrebbe definito "il capo di un'orda di fanatici assassini"<ref>{{cita news|url=http://www3.lastampa.it/cultura/sezioni/articolo/lstp/242302/|pubblicazione=lastampa.it|autore=[[Giancarlo De Cataldo]]|titolo=Chi ha paura di Mazzini?|accesso=17 settembre 2010}}</ref> oltreché "un nemico pericoloso quanto l'Austria"),<ref>[[Denis Mack Smith]], ''Mazzini'', Rizzoli, Milano, 1993, pag. 158</ref> poiché i due attentatori avevano militato nel suo [[Partito d'Azione (1853-1867)|Partito d'Azione]]. Secondo [[Denis Mack Smith]], Cavour aveva in passato finanziato i due rivoluzionari a causa della loro rottura con Mazzini e, dopo l'attentato a Napoleone III e la conseguente condanna dei due, alla vedova di Orsini fu assicurata una pensione.<ref>Denis Mack Smith, ''op. cit.'', pag. 173</ref>
 
Cavour al riguardo fece anche pressioni politiche sulla magistratura per far giudicare e condannare la stampa radicale.<ref>Denis Mack Smith, ''op. cit.'', pag. 174</ref> Egli, inoltre, favorì l'[[agenzia Stefani]] con fondi segreti sebbene lo Statuto vietasse privilegi e monopoli ai privati.<ref>Gigi Di Fiore, ''Controstoria dell'unità d'Italia: fatti e misfatti del Risorgimento'', Milano, 2007, pag. 64.</ref> Così l'agenzia Stefani, forte delle solide relazioni con Cavour divenne, secondo il saggista [[Gigi Di Fiore]], un fondamentale strumento governativo per il controllo mediatico nel Regno di Sardegna.<ref>Gigi Di Fiore, ''op. cit.'', pag. 62.</ref> Mazzini, intanto, oltre ad aver condannato il gesto di Orsini e Pieri, espose un attacco nei confronti del primo ministro, pubblicato sul giornale "[[Italia del popolo]]":
{{citazione|Voi avete inaugurato in Piemonte un fatale dualismo, avete corrotto la nostra gioventù, sostituendo una politica di menzogne e di artifici alla serena politica di colui che desidera risorgere. Tra voi e noi, signore, un abisso ci separa. Noi rappresentiamo l'Italia, voi la vecchia sospettosa ambizione monarchica. Noi desideriamo soprattutto l'unità nazionale, voi l'ingrandimento territoriale|Giuseppe Mazzini<ref name=Cappa>Alberto Cappa, ''Cavour'', G. Laterza & figli, 1932, pag. 249.</ref>}}
 
=== I timori di Mazzini per la cessione della Sardegna ===
Mazzini temeva che [[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]], dopo la cessione della [[Savoia (regione storica)|Savoia]] e di [[Nizza]], potesse cedere anche la Sardegna, una delle cosiddette “''tre Irlande''”<ref>definizione di Cavour riportata da ''The Morning Post n° 26.878 del 9 febbraio 1860 “We have three Irelands, in Sardinia, Genoa and Savoy''</ref>,<ref>''La terza Irlanda'' - Gli scritti sulla Sardegna di Carlo Cattaneo e Giuseppe Mazzini, Carlo Cattaneo, Giuseppe Mazzini, a cura di Francesco Cheratzu, 1995, ISBN 978-88-86229-12-8 – pagg. 163-165 e 187-188</ref> sulla base di altri supposti accordi segreti di [[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]] con la [[Francia]], in cambio di una definitiva unificazione italiana, accordi che preoccupavano anche l’Inghilterra, la quale era intervenuta presso Cavour per avere rassicurazioni sul fatto che non sarebbe stato ceduto altro territorio italiano alla Francia:
{{citazione|''Il 22 maggio 1860, [[John Russell, I conte di Russell|Lord John Russell]] commentava a Sir [[James Hudson]], in [[Torino]], di dire al Conte di Cavour, che il Governo inglese, informato di un disegno per la cessione della Sardegna alla Francia, protestava e chiedeva promessa formale di non cedere territorio italiano. Il dispaccio era comunicato il 26 a Cavour.''|da "''Scritti editi e inediti di Giuseppe Mazzini''", per cura della Commissione editrice degli scritti di Giuseppe Mazzini, Roma, 1884, vol. XIII,<ref>[http://www.edere.it/doc2014/MazziniSardegna.pdf Mazzini - La Sardegna – Tip. A. Debatte - Livorno - 1896 - pagg. 5,6,7]</ref>}}
Riguardo alla cessione della [[Sardegna]] alla [[Francia]], Mazzini affermava anche che: {{citazione|'' ... l'opposizione minacciosa dell’Inghilterra e la nostra, possono renderlo praticamente impossibile.'' |da "Scritti editi ed inediti di Giuseppe Mazzini, per cura della Commissione editrice degli scritti di Giuseppe Mazzini, Roma, 1884, vol. XIII}}
Alcune affermazioni di [[Giovanni Battista Tuveri]], esponente del [[cattolicesimo]] [[federalismo|federalista]], [[deputato]] per due volte al [[Parlamento Subalpino]] e amico di Mazzini, confermano la possibilità di accordi segreti relativi alla cessione della Sardegna alla Francia per una definitiva unificazione del resto della penisola:
[[File:The Illustrated London News - 27-07-1861 - Sardinia and Brigandage Italy.jpg|thumb|upright=0.6|Estratto di articolo di giornale inglese]]
{{citazione|Vicino a Mazzini ed a Cattaneo, ma con una propria originalità di pensiero, il Tuveri fu sempre fedele alle sue convinzioni federaliste o, in mancanza di meglio, autonomiste, né esitò ad impegnarsi nell'azione pratica quando nel 1860-61 circolò insistente la voce che Cavour, dopo Nizza e la Savoia, intendesse cedere alla Francia anche la Sardegna.<ref>[http://www.risorgimento.it/rassegna/index.php?id=61758&ricerca_inizio=0&ricerca_query=&ricerca_ordine=DESC&ricerca_libera= Risorgimento Rassegna -]</ref>}}
Anche il giornale britannico "The Illustrated London News" del 27 luglio 1861 citava l'inopportunità di cedere la Sardegna alla Francia, commento che aveva suscitato reazioni nella stampa francese e fatto suggerire altre ipotesi.<ref>[https://archive.org/stream/illustratedlondov39lond#page/76/mode/2up/search/brigandage The Illustrated London News 27 luglio 1861 - n° 1100 pag. 76]</ref>
 
== Il ruolo storico di Mazzini ==
[[File:Ashurst Venturi Emile - G. Mazzini nel 1846.jpg|thumb|upright|Mazzini nel [[1846]]]]
«''Suscitò continuamente energie, affascinò per quarant'anni ogni ondata di gioventù ...e intanto gli anziani gli sfuggivano...''».<ref>In Armando Saitta, ''Antologia di critica storica'', Volume 3, Laterza, 1964, p. 167</ref> Quasi tutti i grandi personaggi del [[Risorgimento]] aderirono al [[mazzinianesimo]] ma pochi vi restarono. Il contenuto religioso profetico del pensiero del Maestro, in un certo modo rivelatore di una nuova fede, imbrigliava l'azione politica. Mazzini infatti non aveva «''la duttilità e la mutevolezza necessaria per dominare e imprigionare razionalmente le forze''». Per questo occorreva una capacità di compromesso politico propria dell'uomo di governo come fu [[Cavour]].
 
«''Il compito di Mazzini fu invece quello di creare l'"animus"''». Quando sembrava che il problema italiano non avesse via d'uscita «''ecco per opera sua la gioventù italiana sacrificarsi in una suprema protesta. I sacrifici parevano sterili''» ma invece risvegliavano l'opinione pubblica italiana e europea. «''La tragedia della Giovine Italia impose il problema italiano a una sempre più vasta sfera d'Italiani: che reagì sì con un programma più moderato ma infine entrò in azione...''» e quegli stessi ex mazziniani che avevano rinnegato il Maestro aderendo al moderatismo [[riformismo|riformista]] alla fine dovettero abbandonare ogni progetto [[Federalismo|federalista]] e acconsentire all'entusiasmo popolare suscitato dalle idee mazziniane di un riordinamento unitario italiano.<ref>le citazioni sono tratte da A. Omodeo, Introduzione a Giuseppe Mazzini, ''Scritti scelti'', Mondatori, Milano, 1934.</ref>
 
Le idee politiche di Mazzini furono alla base della nascita del [[Partito Repubblicano Italiano]] nel 1895. Tramite la [[Costituzione della Repubblica Romana]], ispirata al [[mazzinianesimo]] e considerata un modello per molto tempo, fu uno dei pensatori le cui idee furono alla base della [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione Italiana]] del [[1948]].
 
Inoltre ebbe una grande influenza anche fuori dall'Italia: politici occidentali come [[Thomas Woodrow Wilson]] (con i suoi [[Quattordici Punti]]) e [[David Lloyd George]], e molti leader post-coloniali tra i quali [[Gandhi]], [[Golda Meir]], [[David Ben-Gurion]], [[Jawaharlal Nehru|Nehru]] e [[Sun Yat-sen]] consideravano Mazzini il proprio maestro e il testo mazziniano ''[[Doveri dell'uomo#Giuseppe Mazzini e la sua tesi|Dei doveri dell'uomo]]'' come la propria "Bibbia" morale, etica e politica.<ref>[http://www.filosofico.net/giuseppemazzini.htm Giuseppe Mazzini (a cura di Diego Fusaro)]</ref>
 
=== Mazzini conteso tra fascismo e antifascismo ===
[[File:Giuseppe Mazzini morto.jpg|thumb|right|Mazzini sul letto di morte]]
L'eredità ideale e politica del pensiero di Giuseppe Mazzini è stata a lungo oggetto di dibattito tra opposte interpretazioni, in particolare durante il [[Fascismo]] e la [[Resistenza italiana|Resistenza]]. Già nel settembre 1922, prima dell'avvento del fascismo, il cinquantenario della sua morte fu celebrato con una [[Cinquantenario della morte di Giuseppe Mazzini|serie di francobolli]]. In seguito, nel [[Storia dell'Italia fascista|Ventennio fascista]] Mazzini fu oggetto di citazioni in libri, articoli, discorsi, fino al punto d'essere considerato una sorta di precursore del regime di [[Mussolini]].<ref>Paolo Benedetti - “Mazzini in Camicia nera” - edito nel volume XXII 2007 della Fondazione 'Ugo La Malfa'</ref>. Secondo un appunto diaristico (intitolato "Ripresa mazziniana") di [[Giuseppe Bottai]], però, l'utilizzo che ne fece Mussolini fu sempre strumentale<ref>Dal diario di Giuseppe Bottai alla data del 14 ottobre 1943: «Spesso, all'uscita dei cento e più volumi dell'edizione nazionale [degli scritti di Mazzini], ho trovato il Duce, a palazzo Venezia, immerso nelle folte pagine. O meglio, v'immergeva, a ferire di pugnale, il suo metallico tagliacarte: e ne tirava fuori brandelli di Mazzini. A quando a quando il brandello antifrancese, anti-illuminista, antinglese, antisocialista, etc. etc. Brandelli, mai tutt'intero, nella sua viva, molteplice e pur varia personalità» (p. VII)": Luzzatto, Sergio, ''Riprese mazziniane'', Mestiere di storico : rivista della Società italiana per lo studio della storia contemporanea : III, 2, 2011, p. 70 (Roma : Viella, 2011).</ref>.
 
La popolarità di Mazzini durante il periodo fascista è dovuta anche ai numerosi [[Repubblicanesimo|repubblicani]] che confluirono nei [[Fasci italiani di combattimento|Fasci di combattimento]], iniziando il loro percorso di avvicinamento a Mussolini durante la battaglia [[Interventismo|interventista]], soprattutto nelle aree dove maggiore era la presenza del [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]], cioè in [[Romagna]] e nelle [[Marche]]. Nel [[1917]], sulle pagine de ''L'Iniziativa'', l'organo di stampa del PRI, si guardava a Mussolini come al «magnifico bardo del nostro interventismo».<ref>Paolo Benedetti - "Mazzini nell'ideologia del fascismo"</ref>
 
Particolare fu il caso di [[Bologna]], città in cui i repubblicani [[Pietro Nenni]], Guido e Mario Bergamo presero parte attivamente nel [[1919]] alla fondazione del primo [[Fasci italiani di combattimento|Fascio di combattimento]] emiliano per poi abbandonarlo poco dopo diventando avversari del [[fascismo]]. Tra i più famosi repubblicani che aderirono al fascismo vi furono [[Italo Balbo]] (che si era laureato con una tesi su "Il pensiero economico e sociale di Mazzini" e del quale lo storico [[Claudio Segrè]] ha scritto: «Balbo, prima di aderire al Fascismo nel '21, esitò a lasciare i repubblicani fino all'ultimo momento e considerò la possibilità di mantenere la doppia iscrizione»<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2008/luglio/11/Camerata_Mazzini_presente__co_9_080711153.shtml Giovanni Belardelli, ''«Camerata Mazzini, presente!» Gentile, Balbo, Rocco, Bottai: tutti i fascisti tentarono di arruolarlo'', Corriere della Sera, 11 luglio 2008, p. 41.]</ref>), [[Curzio Malaparte]] e [[Berto Ricci]], che nel fascismo vedeva la perfetta sintesi fra «la Monarchia di Dante e il Concilio di Mazzini».<ref>"Manifesto realista" pubblicato sulla rivista L'Universale del 10 gennaio 1933</ref>
 
L'intellettuale mazziniano [[Delio Cantimori]], nella prima fase del suo percorso politico che lo portò prima ad aderire al fascismo poi al comunismo, considerava il fascismo «compimento della rivoluzione nazionale iniziatasi con il Risorgimento, che doveva riuscire dove il processo risorgimentale e il cinquantennio successivo avevano fallito: nell'inserimento e nell'integrazione delle masse nello stato nazionale, nella creazione di una più vera democrazia, ben diversa dal "parlamentarismo" e lontana dall'"affarismo", dal "particolarismo", dall'"inerzia" che avevano caratterizzato l'Italia liberale».<ref>[http://www.cromohs.unifi.it/2_97/pertici3.html Cromohs 1997 - Pertici - Mazzinianesimo, fascismo, comunismo: l'itinerario politico di Delio Cantimori (1919-1943) III] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140107152219/http://www.cromohs.unifi.it/2_97/pertici3.html |date=7 gennaio 2014 }} Roberto Pertici, ''Mazzinianesimo, Fascismo, Comunismo: L'itinerario politico di Delio Cantimori (1919-1943)'', Cromohs, n. 2-1997.</ref>. Inizialmente la tesi delle origini risorgimentali del fascismo fu fatta propria anche dai comunisti: nel 1931 [[Palmiro Togliatti]], polemizzando con il movimento [[Giustizia e Libertà]] e il suo fondatore [[Carlo Rosselli]], in un articolo su ''Lo Stato operaio'' criticò il Risorgimento e indicò in Mazzini un precursore del fascismo<ref>''[http://www.150anni.it/webi/index.php?s=7&wid=1199 La memoria e le interpretazioni del Risorgimento, Guerra e fascismo (1914-1945)]'', da 150anni.it.</ref>: {{citazione|La tradizione del Risorgimento vive quindi nel fascismo, ed è stata da esso sviluppata fino all'estremo. Mazzini, se fosse vivo, plaudirebbe alle dottrine corporative, né ripudierebbe i discorsi di Mussolini su "la funzione dell'Italia nel mondo". La rivoluzione antifascista non potrà essere che una rivoluzione "contro il Risorgimento", contro la sua ideologia, contro la sua politica, contro la soluzione che esso ha dato al problema della unità dello Stato e a tutti i problemi della vita nazionale<ref>Palmiro Togliatti, ''[http://www.150anni.it/webi/_file/documenti/risorgimento/interpretazioni/guerrafascismo/guerrafascismo07.pdf Sul movimento di «Giustizia e Libertà»]'', in ''Lo Stato operaio 1927-1939'', antologia a cura di F. Ferri, Roma, Editori Riuniti, 1964, I, pp. 472-473.</ref>.}}
 
La stessa posizione fu assunta nel 1933 da [[Giorgio Amendola]], durante il confino a [[Ponza]], nel primo di due corsi sul Risorgimento tenuti per i confinati, per poi rivedere tale impostazione nel secondo corso, dopo la svolta unitaria del 1934 (che segnò l'inizio della politica del [[fronte popolare]] con la conclusione di un "patto d'unità d'azione" con i socialisti), allorché insistette sulle origini risorgimentali del movimento operaio<ref>{{DBI|giorgio-amendola|Amendola, Giorgio|autore=Michele Fatica|volume=34|anno=1988}}</ref>.
 
I fascisti, inoltre, rivendicavano una continuità con il pensiero mazziniano anche riguardo l'idea di patria, la concezione spirituale della vita, l'importanza dell'educazione di massa come strumento per creare un "uomo nuovo" e una dottrina economica ispirata alla collaborazione tra le classi sociali.<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2010/marzo/11/Italia_impossibile_Giuseppe_Mazzini_fallito_co_9_100311032.shtml Paolo Mieli, "L'Italia impossibile di Giuseppe Mazzini un fallito di genio", ''Corriere della Sera'', 11 marzo 2010, pp. 42-43.]</ref> Lo storico [[Massimo Baioni]] scrive a proposito della contemporanea celebrazione nel 1932 del 50º anniversario della morte di Garibaldi e del decennale della Marcia su Roma: «Le principali manifestazioni del 1932 sembravano confermare il nesso tra il bisogno di presentare il fascismo come erede delle migliori tradizioni nazionali e la volontà non meno forte ad enfatizzarne le componenti moderne, che avrebbero dovuto distinguerlo come originale esperimento politico e sociale».<ref>Massimo Baioni, ''Il Risorgimento in camicia nera'', Carocci, Roma 2006.</ref>
 
Negli anni della [[Resistenza italiana|Resistenza (1944-'45)]] la situazione si complica maggiormente: il fascismo della [[Repubblica Sociale Italiana]] "(...) intensificò naturalmente i richiami a Mazzini: ad esempio la data del giuramento della Guardia nazionale repubblicana venne fissata il 9 febbraio, giorno della proclamazione, quasi un secolo prima, della Repubblica romana che aveva avuto alla sua testa il «triumviro» Mazzini."<ref>''Corriere della Sera'' in [http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=20261 Arianna editrice]</ref><ref>Mario Ragionieri - Salò e l'Italia nella guerra civile, Ibiskos Editrice, 2005</ref> ma anche gli [[antifascisti]], in particolare i [[partigiani]] di Giustizia e Libertà di Carlo Rosselli, iniziano a richiamarsi sempre più apertamente al rivoluzionario genovese. Proprio Rosselli scrisse nel [[1931]] ad uno studioso inglese: «Agiamo nello spirito di Mazzini, e sentiamo profondamente la continuità ideale fra la lotta dei nostri antenati per la libertà e quella di oggi».<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2010/marzo/11/Italia_impossibile_Giuseppe_Mazzini_fallito_co_9_100311032.shtml Paolo Mieli, ''art. cit.'']</ref>
 
A seguito della caduta del fascismo e dell'[[armistizio di Cassibile]], a partire dal 1943 la lotta contro il nazifascismo vide la partecipazione dei repubblicani (il cui partito era stato sciolto dal Regime nel 1926) anche attraverso la formazione di proprie unità partigiane denominate [[Brigate Mazzini]].<ref>{{treccani|giuseppe-mazzini}}</ref> Anche un comandante partigiano, proposto per la medaglia d'oro al valor militare, [[Manrico Ducceschi]], ispirò la sua azione all'ideologia mazziniana adottando in onore di Mazzini il nome di battaglia di "Pippo", lo stesso pseudonimo usato dal patriota genovese.<ref>[http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2006/5/19-22_GORI.pdf Associazione Nazionale Partigiani d'Italia]</ref>
 
== Opere ==
* ''Atto di fratellanza della Giovane Europa (1834)'', in Giuseppe Mazzini, ''Edizione nazionale degli scritti.'', Imola, s.e., 1908, vol. 4, pag. 3.
* ''Dei doveri dell'uomo Fede ed avvenire'' Editore Mursia ISBN 9788842541721
* ''Doveri dell'Uomo'' 2011 Editori Riuniti university press - Roma ISBN 978-88-6473-039-4
* ''[[Pensieri sulla democrazia in Europa]]'', trad. a cura di [[Salvo Mastellone]], [[Feltrinelli]], [[Milano]], [[2010]], ISBN 978-88-07-82176-9
*{{Cita libro|titolo = La pittura moderna in Italia |curatore = Andrea Tugnoli|editore = CLUEB|città = Bologna|anno = 1993|SBN = IT\ICCU\UBO\0069218}}
 
'''Antologia di scritti'''
* ''Dal Risorgimento all'Europa'' Mursia ISBN 9788842548447
 
== Periodici diretti da Giuseppe Mazzini ==
* ''[[L'apostolato popolare]]''
* ''[[Il nuovo conciliatore]]''
* ''[[L'educatore]]''
* ''[[Le Proscrit. Journal de la République Universelle]]''
* ''[[Il tribuno]]''
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* Giuseppe Mazzini, ''Scritti editi e inediti di Giuseppe Mazzini'', 20 voll., a cura di [[Aurelio Saffi]] e di [[Ernesto Nathan]], Roma 1861-1904.
* Giuseppe Mazzini, ''Lettere di Giuseppe Mazzini ad Aurelio Saffi e alla famiglia Craufurd'', Società Editrice Dante Alighieri di Albrighi, Segati & c., Roma 1905.
* Giuseppe Mazzini, ''[[Pensieri sulla democrazia in Europa]]'', trad. a cura di [[Salvo Mastellone]], [[Feltrinelli]], [[Milano]], [[2010]], ISBN 978-88-07-82176-9
* [[Vittore Marchi]], ''Ricostruzione della filosofia religiosa di Mazzini'', in ''Dio e Popolo'', Stabilimento tipografico fratelli Marchi, Camerino 1911.
* [[Joseph de Maistre]], ''Il Papa'', Firenze, 1926.
* [[Adolfo Omodeo]], ''Introduzione a G.Mazzini. Scritti scelti'', Milano, Mondadori, 1934.
* Arturo Codignola, ''Mazzini (con sei tavole fuori testo)'', Torino, UTET, 1946.
* Adolfo Omodeo, ''L'età del Risorgimento italiano'', Napoli, ESI, 1955.
* [[Federico Chabod]], ''L'idea di nazione'', Bari, Laterza, 1967.
* Giuseppe Monsagrati, ''Giuseppe Mazzini'', Milano, Adelphi, 1972, pp.&nbsp;326.
* Giorgio Batini, ''Album di Pisa'', Firenze, La Nazione, 1972.
* Franco Della Peruta, ''Mazzini e i rivoluzionari italiani: il partito d'azione, 1830-1845'', Milano, Feltrinelli, 1974, pp.&nbsp;469.
* ''Il processo ad Andrea Vochieri'', Alessandria, Lions club, 1976, pp.&nbsp;131.
* Mario Albertini, ''Il Risorgimento e l'unità europea'', Napoli, Guida, 1979.
* Denis Mack Smith, ''Mazzini'', Milano, Rizzoli, 1993, pp.&nbsp;412.
* Salvo Mastellone, ''Il progetto politico di Mazzini: Italia-Europa'', Firenze, Olschki, 1994, pp.&nbsp;243.
* Antonio Desideri, ''Storia e storiografia'', Vol.II, Messina-Firenze, Ed. D'Anna, 1997.
* Roland Sarti, ''Giuseppe Mazzini: la politica come religione civile'', (''Postfazione'' di Sauro Mattarelli), Roma-Bari, Laterza, 2000, pp.&nbsp;VIII e 352.
* Sauro Mattarelli, ''Dialogo sui doveri. Il pensiero di Giuseppe Mazzini'', Venezia, Marsilio, 2005.
* [[Pietro Galletto]], ''Mazzini, nella vita e nella storia'', Giovanni Battagin Editore, 2005.
* [[Elvio Ciferri]], ''Mazzini Giuseppe'' in «International Encyclopedia of Revolution and Protest», 5, Malden (MA), Wiley-Blakwell, 2009.
* Nunzio Dell'Erba, Giuseppe Mazzini. Unità nazionale e Critica storica, Vincenzo Grasso editore, Padova 2010.
* N. Dell'Erba, Giuseppe Mazzini, in _Il Contributo italiano alla storia del pensiero - Ottava Appendice. Storia e politica_, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 2013, pp.&nbsp;360–365.
* Giuseppe Mazzini, ''Dear Kate. Lettere inedite di Giuseppe Mazzini a Katherine Hill, Angelo Bezzi e altri italiani a Londra (1841-1871)'', 2011, Rubbettino editore.
 
=== Saggi ===
* Giuseppe Mazzini, ''Saggio sulla rivoluzione'', ed. Universale Economica, Milano, 1956.
* ''Giuseppe Mazzini, I sistemi e la democrazia. Pensieri'' - Con una ''Appendice'' su'' La religione di Mazzini'' - scelta di pagine dall'Opuscolo '' Dal Concilio a Dio'', a cura di [[Vincenzo Gueglio]] (note al testo, repertorio dei nomi e saggio introduttivo) Milano, Greco & Greco, 2005; ISBN 88-7980-399-9.
* ''Giuseppe Mazzini - verifiche e incontri - Atti del Convegno Nazionale di Studi'', Genova, gennaio 2006, Gammarò editori ISBN 88-95010-07-8.
* Tufarulo,G,M.- L'Iniziatore, l'iniziato, Dio e popolo. La tempesta mazziniana nella rivoluzione del pensiero ottocentesco. Cultura e Prospettive, 2010, nº6.
 
== Filmografia ==
* ''[[Viva l'Italia!]]'' di [[Roberto Rossellini]] (1961). Film incentrato sulla spedizione dei Mille.
* ''Giuseppe Mazzini'', sceneggiato RAI, regia di [[Pino Passalacqua]] (1972).
*''[[Il generale (miniserie televisiva)]]'', sceneggiato RAI, regia di [[Luigi Magni]] (1987). Mazzini è interpretato da [[Flavio Bucci]].
* ''[[Noi credevamo]]'' di [[Mario Martone]] (2010). Mazzini è interpretato da [[Toni Servillo]].
* ''[[Anita Garibaldi (miniserie televisiva)|Anita Garibaldi]]'', miniserie di [[Rai 1]] (2012); interpretato da Alessandro Lombardo.
* ''[[L'alba della libertà (cortometraggio)|L'Alba della Libertà]]'', cortometraggio, regia di Emanuela Morozzi (2012).
 
== Voci correlate ==
* [[Associazione Mazziniana Italiana]]
* [[Museo del Risorgimento e istituto mazziniano]]
* [[Domus Mazziniana]]
* [[Mazzinianesimo]]
* [[Doveri dell'uomo]]
* [[Risorgimento]]
* [[Pensieri sulla democrazia in Europa]]
* [[Monumento a Giuseppe Mazzini (Firenze)]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://www.istitutomazziniano.it|Istituto Mazziniano a Genova}}
* {{cita web|http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/giuseppe-mazzini/1049/default.aspx|Rai Tv: "La Storia siamo noi": ''Giuseppe Mazzini, una certa idea dell'Italia}}
* {{cita web|url=http://www.viacialdini.it/cultura/storia/item/571-mazzini-e-le-frontiere-d%E2%80%99italia.html?tmpl=component&print=1|titolo=Mazzini e le frontiere d'Italia|urlmorto=sì}}
* {{cita web|http://vecchiosito.bnnonline.it/percorsi/mazzini/mazi.htm|Pagine mazziniane: "il pensiero e l'azione", dal sito della Biblioteca Nazionale di Napoli}}
* {{cita web|http://www.domusmazziniana.it/|Domus Mazziniana di Pisa}}
* {{cita web|http://www.associazionemazziniana.it|Associazione Mazziniana Italiana}}
 
; Scritti
* [http://books.google.com/books?id=zvwNAAAAYAAJ Prose politiche] (1848)
* [http://books.google.com/books?id=ac8NAAAAYAAJ Cenni e documenti intorno all'insurrezione lombarda e alla guerra regia del 1848] (1850)
* [http://books.google.com/books?id=NHcKAAAAIAAJ&hl=it Scritti editi e inediti di Giuseppe Mazzini (v. 1)] (1861)
* [http://books.google.com/books?id=XfENAAAAQAAJ&hl=it Scritti editi e inediti di Giuseppe Mazzini (v. 2)] (1862)
* [http://books.google.com/books?id=avENAAAAQAAJ Scritti editi e inediti di Giuseppe Mazzini (v. 3)] (1862)
* [http://books.google.com/books?id=ivENAAAAQAAJ Scritti editi e inediti di Giuseppe Mazzini (v. 5)] (1863)
* [http://books.google.com/books?id=aX0NAAAAQAAJ Scritti editi e inediti di Giuseppe Mazzini (v. 6)] (1863)
* {{cita web|http://www.liberliber.it/libri/m/mazzini/|Scritti di Mazzini in formato e-book (rtf, pdf, txt, ecc.) su Liber Liber}}
 
; Celebrazioni mazziniane
* {{cita web|http://www.mazzini2005.it|mazzini2005.it}}
 
{{Box successione
|carica=Triumviro della [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana]]
|immagine=Flag of the Roman Republic (19th century).svg
|periodo=29 marzo [[1849]] – 1º luglio [[1849]]
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{{Nazionale nordirlandese europei 2016}}
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[[Categoria:Giuseppe Mazzini|Calciatori nordirlandesi]]
[[Categoria:FilosofiaCalciatori romanticadella Nazionale nordirlandese]]
[[Categoria:Personalità del Risorgimento]]
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[[Categoria:Giornalisti italiani del XIX secolo]]
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[[Categoria:Deputati dell'Assemblea Costituente della Repubblica Romana]]
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