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{{Storia del teatro}}
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|[[File:Mandragola.jpg|thumb|none|Copertina della ''[[La Mandragola|Mandragola]]'' di [[Niccolò Machiavelli]]]]
|}
 
Il '''teatro rinascimentale''' è l'unione dei generi drammaturgici e delle diverse forme di rappresentazione teatrale scritti e praticati in [[Europa]] tra la fine del [[Medioevo]] e l'inizio dell'[[età moderna]].
 
In questo periodo si assiste ad un fenomeno di rinascita del teatro, preparata dalla lunga tradizione teatrale medioevale che si era manifestata nelle corti, nelle piazze e nelle università in molteplici forme, dalla [[sacra rappresentazione]] fino alle commedie colte quattrocentesche.
 
== Il teatro rinascimentale in Italia ==
Il [[Rinascimento]] fu ''l'[[età dell'oro]]'' della commedia italiana, anche grazie al recupero e alla traduzione nelle diverse lingue volgari, da parte degli [[umanesimo|umanisti]] di numerosi testi classici greci e latini (sia testi teatrali come le commedie di [[Plauto]] e [[Publio Terenzio Afro|Terenzio]] e le tragedie di [[Seneca]] che opere teoriche come la ''[[Poetica (Aristotele)|Poetica]]'' di [[Aristotele]], tradotta per la prima volta in latino dall'umanista [[Giorgio Valla]] nel [[1498]]).
 
I generi sviluppati e proposti furono la [[commedia]], la [[tragedia]], il [[dramma pastorale]] e, soltanto in seguito, il [[melodramma]], i quali ebbero una notevole influenza sul teatro europeo del secolo. Ma si continuò anche nella tradizione medievale della [[Sacra rappresentazione]] che ebbe numerosi esponenti anche nel corso del Rinascimento.
 
===La commedia===
{{vedi anche|Lista delle commedie italiane del Rinascimento}}
Uno dei commediografi più rappresentativi del teatro rinascimentale è stato [[Niccolò Machiavelli]]; il ''segretario fiorentino'' aveva scritto una delle commedie più importanti di questo periodo, ''[[La mandragola]]'' ([[1518]]), caratterizzata da una carica espressiva e da una linfa inventiva difficilmente eguagliate in seguito, ispirata da riferimenti satirici alla realtà quotidiana dei personaggi e non più necessariamente legati ai tipi della tradizione classica.
 
Il cardinale [[Bernardo Dovizi da Bibbiena]] scrisse un'unica ma interessante commedia esemplare del gusto del periodo: ''[[La Calandria]]'' ([[1513]]), la prima in assoluto (secondo il prologo attribuito a [[Baldassarre Castiglione]]) scritta in italiano che non derivasse da un precedente testo greco o latino. Fra i molti che si cimentarono in composizioni di testi teatrali si possono citare gli eruditi [[Donato Giannotti]] (''Il Vecchio Amoroso'' del [[1536]]), [[Annibal Caro]] (''[[Gli Straccioni]]'' del [[1543]]) e il nobile senese [[Alessandro Piccolomini]] (''Amor costante'' del [[1536]]).
 
===Firenze===
Fra i primi commediografi molti erano fiorentini, a partire da [[Agnolo Poliziano]] con l'''L'Orfeo'' ([[1480]]), una commedia di stampo pastoral-mitologico. Ma nel secolo successivo si affermarono dei veri professionisti della commedia come [[Anton Francesco Grazzini]] detto ''Il Lasca'', [[Giovan Battista Cini]], [[Giovan Battista Gelli]], [[Giovanni Maria Cecchi]], [[Benedetto Varchi]] e [[Raffaello Borghini]] nonché il giovane [[Lorenzino de' Medici]] che scrisse un'unica commedia ''L'Aridosia'' ([[1536]]) prima di essere assassinato dai sicari del Granduca [[Cosimo I de' Medici|Cosimo]] come tirannicida per l'uccisione del cugino il duca [[Alessandro de' Medici, duca di Firenze|Alessandro]].
 
===Commedie nelle corti italiane===
Un posto particolare occupano [[Pietro Aretino]], [[Ludovico Ariosto]] e [[Ruzante]], che furono tutti intellettuali al servizio delle corti.
Per quella [[este]]nse di [[Ferrara]], Ariosto, oltre ''[[Orlando furioso]]'', scriverà delle divertenti commedie d'origine plautina come ''[[La Cassaria]]'' ([[1508]]) e ''[[La Lena]]'' ([[1528]]).
 
===La Roma dei papi===
Nella [[Roma]] di [[Leone X]] imperverserà [[Pietro Aretino]] con le sue ''[[pasquinate]]'' ma anche con commedie come ''[[La cortigiana (Pietro Aretino)|La cortigiana]]'' ([[1525]]), nella quale trasgredirà molte convenzioni linguistiche e sceniche.<br />
A Roma il teatro venne riscoperto e, per la prima volta, avallato dai papi, che intuiscono la possibilità di strumentalizzarlo a fini politici. Il teatro rinascimentale a Roma non ebbe rappresentanti al pari delle altre corti italiane, con l'unica eccezione di [[Francesco Belo]] che scrisse ''Il pedante'' ([[1529]]) e il già citato Annibal Caro (originario però di [[Civitanova Marche]], ma da sempre a Roma al servizio dei [[Farnese]]).
 
Curiosità. Tra le pochissime piece che hanno per scenario la Roma dei Papi, anzi, ad essere precisi, la Roma del Giubileo del 1525, da segnalare la più importante commedia del Rinascimento teatrale croato e slavo in generale: “Dundo Maroje” (Padron o Zio Maro), scritta nel 1550 dal raguseo Marin Držić, detto anche Marino Darsa (1508-1567).
 
=== Farsa cavaiola ===
{{vedi anche|Farsa cavaiola|Vincenzo Braca}}
La [[farsa cavaiola]] fu un fortunato [[genere letterario]] [[dialetti meridionali|dialettale]], partecipe dell'«ultima grande stagione del teatro comico cinquecentesco [...] quella fiorita in, e attorno, a [[Napoli]]»<ref name="FrancoFido">{{Cita web|autore=Franco Fido|url=http://www.italica.rai.it/scheda.php?monografia=rinascimento&scheda=rinascimento_saggi_commedia_cinquecento_capitoli_lezion32|titolo=La commedia a Napoli nel tardo Cinquecento: Della Porta|sito=Italica.rai.it|accesso=18 luglio 2014|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130608012613/http://www.italica.rai.it/scheda.php?monografia=rinascimento&scheda=rinascimento_saggi_commedia_cinquecento_capitoli_lezion32|dataarchivio=8 giugno 2013}}</ref>, legato soprattutto al nome di [[Vincenzo Braca]]. Il genere dovette conoscere una notevole fioritura tra la fine del [[XV secolo|XV]] e il [[XVI secolo]], ma di questa cospicua produzione, su un arco di un secolo e mezzo<ref name="E. Malato">{{DBI|nome = Vincenzo Braca|nomeurl = vincenzo-braca|autore = Enrico Malato|accesso = 18 luglio 2014}}</ref>, è sopravvissuto ben poco<ref name="E. Malato"/>.
 
Il genere è incentrato sull'[[archetipo]] [[Farsa (genere teatrale)|farsesco]] del ''cavaiuolo'', ovvero un ignorante e stolto villico [[Cava de' Tirreni|cavese]] (ossia un abitante della città di [[Cava de' Tirreni|Cava]]), immaginato dai cittadini salernitani nella rozzezza del suo dialetto, e nei suoi tratti più grossolani e [[caricatura]]li<ref name="FrancoFido"/>: esempi ne sono la ''Farza de lo Mastro de scola'' e la ''Farza de la Maestra'' di [[Vincenzo Braca]], in cui il carattere del ''cavaiolo'' diviene l'archetipo del tipico «popolano sciocco»<ref name="LettEinaudiDiz">{{Cita libro|curatore = Alberto Asor Rosa|titolo = Letteratura italiana|editore = Einaudi|città = Torino|anno = 2007|vol = 18 (Dizionario degli autori: A-C)|capitolo=Vincenzo Braca|sbn=IT\ICCU\FOG\0272829}}</ref>.
 
Tra le farse sopravvissute, le sole che precedono Vincenzo Braca sono il "''Cartello di sfida cavajola''" e la "''Ricevuta dell'[[Carlo V|Imperatore]]''", risalenti all'inizio del XVI secolo, entrambe di autori rimasti anonimi.
La ''Ricevuta dell'Imperatore'' (anonima<ref name="FrancoFido"/>, ma per alcuni<ref name="LettEinaudiDiz"/> ascrivibile al Braca) è la più antica tra le farse cavaiole<ref name="FrancoFido"/>, si riferisce burlescamente all'accoglienza ricevuta a Cava da [[Carlo V]], che vi passò tornando da [[Tunisi]] nel [[1535]]<ref name="FrancoFido"/>.
 
L'unica edizione teatrale professionale delle farse cavajole in epoca contemporanea è quella prodotta dal Centro studi sul Teatro Medioevale e Rinascimentale, diretto da [[Federico Doglio]], che andò in scena al [[Teatro Valle]] di Roma nel 1986 con l'adattamento e la regia di [[Giuseppe Rocca]].
 
====La farsa cavaiola nel contesto letterario rinascimentale====
La 'farsa cavaiola' fu uno dei «momenti capitali della storia della farsa nell'[[Rinascimento italiano|Italia rinascimentale]]»<ref name="Padoan">{{Cita libro|nome=Giorgio|cognome= Padoan|titolo=L'avventura della commedia rinascimentale|capitolo=L'emergere del melodrammatico e del patetico|editore=Piccin|città= Padova|anno= 1996|isbn=978-88-229-1345-6}}</ref>, a fianco dell'insorgenza di altre manifestazioni letterarie come il [[Siena|senese]] ''Strascino'', al secolo [[Niccolò Campani]], (anteriore alla [[Congrega dei Rozzi]]), la [[commedia]] veneziana dei [[buffone|buffoni]] ''Zuan Polo'' e ''Domenico Tajacalze'', e i ''[[mariazzi]]'' [[padova]]ni del [[Ruzante]]<ref name="Padoan"/>.
In precedenza anche [[Andrea Calmo]] fu un frequentatore del genere mariazzo tanto che la sua commedia''La Rhodiana'' fu attribuita al Ruzante fino in tempi recenti.
Rispetto a queste altre manifestazioni, tuttavia, nonostante la vivace espressività linguistica, l'opera del Braca, si presenta con inflessioni sostanzialmente [[macchietta|macchietistiche]], di portata più locale e [[campanilismo|campanilistico]]<ref name="Padoan"/>. La minore ampiezza dell'orizzonte satirico, ad esempio, non consente a Vincenzo Braca di accedere ai livelli di incisività raggiunti dal [[Ruzante]]<ref name="Padoan"/>.
 
===Commedie in dialetto veneto===
[[File:Paolo Monti - Servizio fotografico (Padova, 1967) - BEIC 6349131.jpg|thumb|Il soffitto affrescato della [[Loggia Cornaro]], foto di [[Paolo Monti]], 1967. Fondo Paolo Monti, [[BEIC]]]]
 
Un caso a parte è rappresentato dalla figura e l'opera di Angelo Beolco detto il ''[[Ruzante]]'' dal nome del contadino [[padova]]no protagonista delle sue opere. La particolarità del teatro di Ruzante, anticipata di qualche anno dall'opera di [[Andrea Calmo]], era quella di introdurre nel teatro italiano, che sino ad allora aveva usato il volgare fiorentino, l'uso del dialetto. Ruzante lavorava alla corte padovana di [[Alvise Corner (scrittore)|Alvise Cornaro]] il quale fece costruire un'apposita [[scenografia]] nella sua villa di [[Padova]] che fu detta la ''[[Loggia e Odeo Cornaro|Loggia del Falconetto]]'' dal nome dell'architetto [[Giovanni Maria Falconetto]] che la ideò, spazio atto alla rappresentazione delle commedie ruzantiane come la ''[[Betìa]]'' ([[1525]]) e l'''[[Anconitana (Ruzante)|Anconitana]]'' ([[1535]]) per citare le più famose fra le commedie di Beolco.
 
Del [[1535]]-[[1537]] è una commedia esemplare in dialetto veneziano, con un titolo inequivocabile: ''[[La Venexiana (commedia)|La Venexiana]]'' che pure se di autore anonimo dimostra la maturità del teatro della città di Venezia, fino ad allora legata ad autori della terraferma.
 
Nel caso di Ruzante il dialetto con il quale si esprimeva la sua drammaturgia era il padovano cinquecentesco delle campagne venete: le sonorità [[onomatopea|onomatopeiche]] della difficile lingua furono di ispirazione, a distanza di molti secoli, per artisti contemporanei come [[Dario Fo]], che trasse ispirazione appunto dalla lingua di Ruzante per il suo ''[[grammelot]]''.
 
Il teatro in dialetto cominciò a svilupparsi in questo periodo con la [[Commedia dell'Arte]], le sue ''maschere'', come il bergamasco [[Arlecchino]] (che poi assumerà come lingua il [[lingua veneta|veneziano]]), il napoletano [[Pulcinella]] con le sue invenzioni mimiche e gestuali e il vecchio mercante veneziano [[Pantalone]] fra i più famosi. Altri frequentatori del teatro veneto-padano furono il [[Piacenza|piacentino]] [[Girolamo Parabosco]] e [[Ludovico Dolce]] che scrisse due commedie e due tragedie.
 
===La svolta della commedia===
La commedia cinquecentesca subì una svolta nel [[1582]], quando a [[Parigi]] venne pubblicato il ''[[Candelaio]]'', di [[Giordano Bruno]] ricco di caratteristiche anomale e trasgressive.<ref>{{Cita libro|titolo=Storia del teatro italiano|nome=Giovanni|cognome=Antonucci|wkautore=Giovanni Antonucci|isbn=88-7983-974-8| editore=Newton&Compton |città=Roma|anno=1995 |p=32|cid=Antonucci}}</ref>
 
Il nobile perugino [[Sforza Oddi]] ([[1540]]-[[1611]]) con le sue commedie: ''L'Erofilomachia ovvero il duello d'Amore e d'Amicitia'' ([[1572]]), ''I Morti vivi'' ([[1580]]), e ''La Prigione d'amore'' ([[1580]]), ci offre il panorama della contaminazione fra il teatro tardo cinquecentesco e quello dei professionisti che si sta affermando anche presso le corti italiane e francesi, l'intreccio è così palese che nei suoi testi ci sono già dei personaggi ormai consueti per il pubblico della [[Commedia dell'arte]] come gli [[Zanni]] e i Capitani spacconi.
 
L'apparizione, nel teatro dei nobili dilettanti, delle maschere della [[Commedia dell'arte]], che ha in Sforza Oddi un precursore, diventerà un vero e proprio genere detto ''[[Commedia ridicolosa]]'' e nel Seicento-Settecento avrà anche una vasta platea nei teatri gestiti dalle Accademie.
 
===La tragedia e il dramma pastorale===
{{vedi anche|Dramma pastorale|Lista delle tragedie italiane del Rinascimento|Lista delle pastorali italiane del Rinascimento}}
[[File:Rosmunda, Giovanni Rucellai.jpg|thumb|left|Frontespizio della ''Rosmunda'' di [[Giovanni di Bernardo Rucellai|Giovanni Rucellai]]]]
 
Nel Rinascimento anche il teatro tragico trovò un suo spazio; i rappresentanti più importanti della tragedia rinascimentale furono il conte [[Gian Giorgio Trissino]], autore di ''Sofonisba'' ([[1514]]) e [[Giambattista Giraldi Cinzio]] autore, tra le altre, della tragedia ''[[Orbecche]]'' ([[1541]]). Anche [[Torquato Tasso]] compose [[tragedie]] di carattere mitico ed epico-pastorale, genere a metà strada fra la tragedia e la commedia.<ref name="Antonucci33">{{Cita|Antonucci|p. 33}}</ref> La più rappresentativa di questo periodo, fu un dramma pastorale di sapore molto [[arcadia|arcadico]]: ''[[Il pastor fido (Guarini)|Il pastor fido]]'' ([[1590]]) di [[Giovan Battista Guarini]]. Il ''Dramma pastorale'' stesso ebbe un'origine classica in quanto ispirata alle ''[[Bucoliche]]'' di [[Virgilio]]. Anche l<nowiki>'</nowiki>''[[Aminta (Tasso)|Aminta]]'' ([[1573]]) di Torquato Tasso è considerato un capolavoro di questa tipologia pastorale, non solo per la fortuna editoriale e teatrale ottenuta, ma soprattutto per la sua notevole influenza sulla drammaturgia europea e sul melodramma [[seicentesco]]<ref name="Antonucci33"/> ma la tragedia vera d'ispirazione [[Seneca|senechiana]] del Tasso fu ''il Torrismondo'' ([[1587]]), d'ambientazione ''nordica''.
Altri frequentatori della tragedia nel Rinascimento furono [[Giovanni di Bernardo Rucellai|Giovanni Rucellai]] che scrisse le due tragedie: ''Rosmunda'' ([[1515]]) e ''Oreste'' e [[Sperone Speroni]], autore della ''[[Canace]]'' ([[1542]]). Oltre che l'eclettico [[Pietro Aretino|Aretino]] che compose una sola tragedia ''Orazia'' ([[1546]]), considerata una delle più esemplari del Rinascimento.
 
[[File:Vittore Carpaccio 046.jpg|thumb|upright=0.8|[[Vittore Carpaccio]], ''[[Partenza dei fidanzati]]'' (particolare ''Due Compagni dei Fratelli Zardinieri'')]]
 
===Nobili dilettanti e attori professionisti===
Questi testi teatrali venivano rappresentati da giovani dilettanti, come le [[Compagnie della calza]] dei nobili [[venezia]]ni per i quali lavorarono il Ruzante e l'Aretino, la [[Congrega dei Rozzi]] e l'[[Accademia degli Intronati]] di [[Siena]], per la quale lavorò, fra gli altri, il citato Alessandro Piccolomini o le [[Confraternita (Chiesa cattolica)|Confraternite]] fiorentine come la ''Compagnia del Vangelista'' oppure, sempre a Firenze, compagnie di nobili dilettanti, ad imitazione delle Compagnie della calza veneziane, come quella ''della Cazzuola'' e la ''Compagnia del Paiuolo''. La professionalità dell'attore non era riconosciuta, sebbene la professione esistesse già dal tempo dei [[giocolieri]] di piazza e i [[buffone|buffoni]] di corte, ma si sviluppò, nel tempo con progressi notevoli dal punto di vista dell'arte drammatica e dell'interpretazione del testo, nonché dell'allestimento scenico, spesse volte a carico delle compagnie girovaghe che si affermeranno dalla metà del XVI secolo (la prima testimonianza di una compagnia di attori professionisti è citata in un atto notarile del [[1545]]<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Ester|cognome= Cocco|titolo=Una compagnia comica della prima metà del secolo XVI|rivista=Giornale Storico della Letteratura Italiana|anno=1915|città=Torino|editore= Loescher|numero=55|sbn=IT\ICCU\RAV\0073120}}</ref>) fino a tutto il secolo successivo con la [[Commedia dell'arte]].
 
===La sacra rappresentazione rinascimentale===
{{vedi anche|Lista delle sacre rappresentazioni italiane del Rinascimento}}
[[File:Brunelleschi, ricostruzione del modello dell'ingegno dell'annuncianzioe di san felice in piazza, da una mostra del 1975.jpg|thumb|Ricostruzione della scenografia dell'''Annunciazione'' per [[San Felice in Piazza]] di [[Brunelleschi]]]]
 
Durante il Rinascimento la produzione di teatro sacro, che proveniva dalla [[sacra rappresentazione]] d'ascendenza medievale, non s'interruppe ma ebbe una fioritura importante che traghettò i temi religiosi anche nelle corti italiane fra il Quattrocento e il Cinquecento.
Anche se diffuso in tutta Europa questo genere si affermò principalmente a [[Firenze]] con la presenza di importanti autori come [[Feo Belcari]] e [[Lorenzo il Magnifico|Lorenzo de' Medici]] nel Quattrocento e con [[Giovanni Maria Cecchi]] nel Cinquecento.
 
Nonostante ciò la maggioranza delle sacre rappresentazioni rinascimentali rimase in forma anonima come era nella consuetudine medievale. Così rimasero anonimi gli autori (o l'autore) dell’''Ascensione'', recitata nella Chiesa del [[Santa Maria del Carmine (Firenze)|Carmine]] di Firenze e quella dell’''Annunciazione'' nella Chiesa fiorentina di [[San Felice in Piazza]] allestite per il [[Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze|Concilio di Firenze]] ([[1438]]-[[1439]]) e apparate da [[Filippo Brunelleschi]] nella sua inconsueta veste di scenografo<ref>{{Cita libro|titolo=Il luogo teatrale a Firenze. Brunelleschi, Vasari, Buontalenti, Parigi|curatore=Mario Fabbri|curatore2=Elvira Garbero Zorzi|curatore3= Annamaria Petrioli Tofani|altri=Introduzione di [[Ludovico Zorzi]]|città=Milano|editore= Electa|anno= 1975|sbn=IT\ICCU\VEA\0016297}}</ref>, come testimoniato da [[Vasari]] nella ''Vita'' dello stesso architetto.
 
Queste rappresentazioni erano scritte per le Confraternite fiorentine dei giovani, la più celebre fu la ''Rappresentazione dei Santi Giovanni e Paolo'' scritta dal [[Lorenzo il Magnifico|Magnifico]] nel [[1491]] per l'entrata del figlio [[Piero il Fatuo|Piero]] nella Compagnia del Vangelista e recitata nel cortile del Convento della Trinità Vecchia o [[Convento di San Giusto alle mura]], diventato in seguito [[Teatro di Via dell'Acqua]].
Per la stessa Compagnia il Cecchi, quasi ad un secolo di distanza nel [[1589]], scrisse ''L'Esaltazione della Croce''; a testimonianza che anche alla fine del Rinascimento questo genere sacro era ancora vitale gradito dal popolo e dalla corte medicea.
 
===Il mimo===
Se da una parte la nascita della commedia rinascimentale permise lo svilupparsi di una forma autonoma di prosa teatrale, dall'altra la tradizione dei [[giullare|giullari]] e dei [[guitto|guitti]] non andò perduta, permettendone la perpetrazione grazie ai buffoni di corte e ai [[mimo|mimi]]. I loro lavori non si ispiravano in alcun modo alla tradizione latina, distaccandosi così dalle forme di spettacolo coeve e presentando moduli che in parte confluiranno nella [[Commedia dell'Arte]]. È tuttavia errato considerare le buffonate e le burlesche come il contraltare della [[letteratura teatrale]] colta: i temi dei giullari e dei mimi del [[XV secolo|Quattrocento]] sono gli stessi dei loro antenati, incastrati in una [[sceneggiatura]] modesta e breve, nella quale i temi della città si confrontano con quelli del villano, che diviene punto di riferimento della burla e del beffeggio<ref>{{Cita libro|wkautore=Mario Apollonio|nome=Mario|cognome=Apollonio|titolo= Storia del teatro italiano |città=Milano |editore=BUR |anno=2003 |ISBN=88-17-10659-3|volume= 1|p= 265}}</ref>.
 
===Il teatro ebraico a Mantova===
Una particolarità del teatro rinascimentale fu la presenza di una figura come quella del [[mantova]]no [[Leone de' Sommi]], di religione israelita condusse, per conto del duca di Mantova, il teatro della ''Compagnia degli ebrei'' dal [[1579]] al [[1587]], componendo egli stesso un dramma, intitolato '' Magen Nashìm'', che provocò scandalo tra i [[rabbini]] italiani del Cinquecento, che gli imputavano di aver usato la lingua degli antenati per il divertimento di principi ''gentili'' (ovvero non ebrei).
Dopo la [[Controriforma]] questo tipo di contaminazioni non saranno più possibili.
 
===La nascita del melodramma===
{{vedi anche|Camerata de' Bardi|Musica rinascimentale}}
[[File:La pellegrina 1589 - Intermedio 1 - L'armonia delle sfere.jpg|thumb|[[Bernardo Buontalenti]] scenografia di un ''[[Intermedi della Pellegrina|Intermezzo de La Pellegrina]]'' (1589)]]
 
Sempre nel corso del Cinquecento si fecero i primi esperimenti che avrebbero condotto alla nascita del genere più rivoluzionario del teatro italiano: il [[melodramma]].
 
Nel palazzo fiorentino di [[Giovanni Bardi|Giovanni de' Bardi]] si riunì un gruppo d'intellettuali che prese il nome di [[Camerata dei Bardi]]. Cercando di riesumare l'antica tipologia del ''recitar cantando'' attribuita al teatro greco classico, fecero nascere quello stile che poi si affermerà nel corso dei secoli successivi grazie al genio di autori del calibro di [[Claudio Monteverdi]], [[Metastasio]] fino alla grande opera ottocentesca di [[Giuseppe Verdi]] e [[Giacomo Puccini]].
 
I primi sperimentatori della camerata fiorentina, nata intorno al [[1573]], erano [[Jacopo Peri]], [[Giulio Caccini]], [[Vincenzo Galilei]] (padre di [[Galileo Galilei|Galileo]]), [[Emilio de' Cavalieri]], [[Jacopo Corsi]] e il poeta [[Ottavio Rinuccini]] che scrisse i primi libretti.
 
Nel [[1589]], con la messinscena, al Teatro degli [[Uffizi]] di Firenze, della commedia ''[[Intermedi della Pellegrina|La Pellegrina]]'' del senese [[Girolamo Bargagli]], i membri della Camerata furono chiamati a musicare gli ''Intermezzi'' della commedia che furono le prime applicazioni pratiche della teoria musicale del recitar-cantando e la nascita del melodramma. Gli Intermezzi della ''Pellegrina'' ebbero vasta risonanza per l'apparato costruito dall'architetto-pittore-scenografo [[Bernardo Buontalenti]] che anticipò con questa opera le grandi e complesse scenografie del teatro [[barocco]] italiano.
 
==I nuovi spazi recitativi==
[[File:Interior of Teatro Olimpico (Vicenza) scena .jpg|thumb|left|[[Proscenio]] del [[Teatro Olimpico]] di [[Vicenza]]]]
 
All'inizio del Quattrocento le rappresentazioni avvenivano in luoghi privati come giardini, cortili di conventi e saloni dei palazzi addobbati per le rappresentazioni come nel caso del [[Salone dei Cinquecento]] nel [[Palazzo della Signoria]] a [[Firenze]] adattato a teatro dal [[Giorgio Vasari|Vasari]]. Con la rimessa in scena dei testi greco-latini si cominciò a costruire degli spazi atti a contenere scenografie, alle volte anche molto complesse: in questo periodo vennero costruiti nuovi spazi teatrali, a cominciare dalla [[Loggia e Odeo Cornaro|Loggia del Falconetto]] di Padova. Ma l'esempio più eclatante dell'applicazione scenografica rinascimentale fu il [[Teatro Olimpico]] di [[Andrea Palladio]], a [[Vicenza]], che ancora oggi conserva la scenografia originale cinquecentesca di [[Vincenzo Scamozzi]] dell<nowiki>'</nowiki>''[[Edipo re (Sofocle)|Edipo re]]'' di [[Sofocle]], opera con la quale fu inaugurato il teatro nel [[1585]]. In seguito, nel [[1590]], allo stesso Scamozzi i [[Gonzaga]] affidarono la costruzione di un altro teatro per il ''Palazzo Ducale'' di [[Sabbioneta]] che prese il nome di ''[[Teatro all'Antica]]''.
[[File:Teatro Olimpico Sabbioneta - Galleria o PERGULA -.jpg|thumb|[[Teatro all'Antica]] di [[Sabbioneta]]]]
 
A Roma grazie all'attivismo di [[Pomponio Leto]], atto a far riscoprire il teatro latino, il [[Foro Romano|Foro]] e [[Castel Sant'Angelo]] divennero luoghi deputati per le rappresentazioni, solitamente effettuate durante le feste e le celebrazioni; proprio a Castel Sant'Angelo sussiste un cortile a forma di teatro usato ai tempi di [[Alessandro VI]] e dell'ancor più gaudente [[Leone X]].
 
La riscoperta e valorizzazione degli antichi classici da parte degli umanisti permise lo studio delle opere concernenti il teatro non solo dal punto di vista drammaturgico (nel [[1425]] [[Nicolò Cusano|Nicolò di Cusa]] scoprì, ad esempio, nove commedie [[Tito Maccio Plauto|plautine]]) ma anche dal punto di vista architettonico: architetti, pittori e trattatisti come [[Sebastiano Serlio]] che adattò al teatro del [[XVI secolo|Cinquecento]] i modelli classici greco-romani delle scenografie: ''comica'', ''tragica'' e ''pastorale'', tripartizione che fu rispettata nelle opere del teatro del Rinascimento.
Le scenografie complesse ebbero in [[Girolamo Genga]], [[Baldassarre Peruzzi]] e [[Pellegrino da San Daniele|Pellegrino da Udine]] (in ambito ferrarese) i suoi migliori rappresentanti. Mentre i trattatisti come [[Leon Battista Alberti]] e lo stesso Serlio cercarono ispirazione in [[Vitruvio]] negli aspetti teatrali del suo trattato sull'architettura romana
 
Le autorità ecclesiastiche e vari esponenti del mondo trassero ispirazione dalla[[Controriforma#Conseguenze e risultati del Concilio|Controriforma]] e dagli autori [[Patristica|patristici]] per elaborare un ''corpus'' normativo nei confronti delle compagnie teatrali itineranti. Il cardinal [[Carlo Borromeo|Borromeo]], arcivescovo di Milano dalla seconda metà del XVI secolo, avversò il nomadismo delle compagnie teatrali, il contenuto volgare ed immorale delle rappresentazioni, così come anche le [[Sacra rappresentazione|rappresentazioni sacre]] della Passione di Cristo e delle Vite dei Santi, diffuse nel Medioevo, ma ormai contaminate da elementi profani.<br />
Proprio Milano furono loro concessi in affitto i primi locali per le loro pubbliche esibizioni, costituendo la premessa dei teatri cittadini del '700<ref>{{cita libro | autore = Pier Davide Guenzi | url = https://books.google.it/books?isbn=8874027974 | titolo = Inter ipsos graviores antiprobabilistas. L'opera d Paolo Rulfi. | lingua = it | editore = [[Effatà]] | data = 1° luglio 2013 | isbn = 978-8874027972 | oclc = 963150326 | pagina = 635 | urlarchivio = http://archive.is/oP5qp | dataarchivio = 21 novembre 2018 | urlmorto = no}}</ref> di una loro stabilizzazione geografica e di genere artistico.
 
Una nuova tipologia di teatri s'affermò alla fine del XVI secolo: i teatri privati a pagamento, aperti ad ogni [[classe sociale]] e non più esclusivo divertimento dell'[[aristocrazia]]. A [[Venezia]], più che altrove, iniziò questa imprenditoria, ma che si affermerà nel secolo successivo con la lunga stagione della [[commedia dell'Arte]]. Il diffondersi di questi teatri anche nel resto d'Italia fece in modo che nascessero delle apposite [[Accademie]] nate per gestire questi nuovi spazi teatrali, non più ad uso esclusivo delle corti.
 
==Il teatro rinascimentale in Gran Bretagna==
{{vedi anche|Teatro rinascimentale inglese}}
[[File:The Swan cropped.png|thumb|left|Lo Swan Theatre di Londra del 1596]]
 
Nel periodo che va dalla fine del [[XV secolo]] alla metà di quello successivo, coincidente con lo sviluppo del [[Rinascimento inglese]], ebbero vasta risonanza gli [[interludio|interludi]], forme drammatiche di intrattenimento agite alle corti dei nobili di derivazione dalle [[morality play|moralities]] ma di argomento non religioso: al contrario delle moralità classiche, il [[ruolo (teatro)|ruolo]] del protagonista era del signore che ospitava lo spettacolo, e che lo vedeva non alla ricerca della salvezza eterna dell'anima, bensì della felicità terrena, discostandosi così enormemente dalle finalità del teatro religioso.<ref>{{Cita web|lingua=inglese|url=http://user.phil-fak.uni-duesseldorf.de/~holteir/companion/Navigation/Text_Groups/Drama/Interludes/interludes.html|titolo= Gli interludi|sito=Sito dell'Università di Düsseldorf}}</ref> Non di rado in essi era contenuta una propaganda politica: poiché prendevano spunto dalla contemporaneità, accadeva che l'autore prendesse posizione nei confronti di un accadimento come nel ''King John'' di [[John Bale]], nel quale l'autore dichiarava la tesi dell'[[omicidio]] di [[Giovanni Senzaterra]] da parte dell'[[arcivescovo di Canterbury]]. Nella [[drammaturgia]] degli interludi vi è inoltre la possibilità di scorgervi elementi di derivazione classica, soprattutto degli autori latini e della novellistica italiana, che rimarrà un punto di riferimento anche per la produzione drammatica successiva.
 
La presentazione scenica degli interludi era caratterizzata dal [[dialogo]] di più attori con un accompagnamento musicale composto sovente da piffero e tamburino<ref>{{Cita libro|nome=Joseph|cognome= Macleod|sbn=IT\ICCU\MIL\0112156|titolo=Storia del teatro britannico|editore= Sansoni|città= Firenze|anno= 1958| p= 14}}</ref>. Degli interludi possediamo circa 80 frammenti di [[copione|copioni]] che coprono un arco temporale che va dal [[1466]] al [[1576]].<ref>{{Cita libro|wkautore=Masolino D'Amico|nome=Masolino|cognome=D'Amico|titolo=Storia del teatro inglese|editore= Newton & Compton|città= Roma|anno= 1995| p= 16|isbn=978-88-7983-815-3}}</ref> Tra i maggiori autori del genere vanno ricordati innanzitutto [[John Heywood]], [[John Rastell]], [[Henry Medwall]], [[John Redford]], [[Nicholas Udall]]. Proprio Udall viene ricordato come l'autore della prima [[commedia]] in [[lingua inglese]]: si trattava del ''Ralph Roister Doister'' del [[1535]], una versione modificata del ''[[Miles Gloriosus]]'' di [[Plauto]]<ref>{{Cita libro|lingua=inglese|url=http://www.theatrehistory.com/british/bellinger004.html|capitolo=The Earliest English Comedies|accesso=18 luglio 2014|nome=Martha|cognome= Fletcher Bellinger|titolo=A Short History of the Drama|editore=Henry Holt and Company|città= New York|anno= 1927|pp= 186-189}}</ref>.
 
Gli interludi, per il loro carattere politicizzato e colto, erano indirizzati ad un pubblico ben preciso: sullo stesso stile, ma di argomento comico e leggero, si inserivano le [[farsa (teatro)|farse]], rappresentate nelle piazze per il popolo.<ref>{{Cita libro|lingua=inglese|url=http://www.imagi-nation.com/moonstruck/spectop006.html|capitolo=Moralities, Interludes and Farces of the Middle Ages|accesso=18 luglio 2014|nome=Martha|cognome= Fletcher Bellinger|titolo=A Short History of the Drama|editore=Henry Holt and Company|città= New York|anno= 1927|pp=138-144}}</ref>
 
Di derivazione medievale fu il [[masque (teatro)|masque]]<ref>{{Cita libro|lingua=inglese|url=http://www.theatredatabase.com/16th_century/court_comedies_and_masques_001.html|capitolo=Court Comedies and Masques|accesso=18 luglio 2014|nome=Martha|cognome= Fletcher Bellinger|titolo=A Short History of the Drama|editore=Henry Holt and Company|città= New York|anno= 1927|pp=202-204}}</ref>, [[genere teatrale]] nato in principio da un carnascialesco corteo di [[maschera|maschere]] che, accompagnate da musica, allietavano le serate dei nobili e trasformato poi in una vera e propria opera teatrale anni dopo da [[Ben Jonson]], che vi costruì impianti drammaturgici tali da renderlo celebre autore di tali spettacoli.
 
==Teatro rinascimentale iberico==
[[File:Celestina.jpg|thumb|Fernando de Rojas, La Celestina]]
Anche in [[Spagna]] e in [[Portogallo]] il teatro tra la fine del Quattrocento e l'inizio del secolo successivo, prende una nuova strada e si stacca da quello delle [[Sacra rappresentazione|Rappresentazioni sacre]] di stampo [[Medioevo|medievale]], pur rimanendo il soggetto sacro il principale argomento dei drammaturghi iberici anche in questo periodo. Il personaggio più importante di questo genere fu [[Margherita di Navarra|Margherita di Navarra (1492-1549)]] che continuò in pieno XVI l'esperienza del teatro dei misteri.
Anche in Spagna fu importante la riscoperta dei testi della [[Palliata|Commedia latina]]. Fra i più importanti autori di questo periodo:
[[Juan del Encina]], [[Lope de Rueda]], [[Juan de la Cueva]], [[Juan de Timoneda]] e [[Luis Fernández (attore)|Luis Fernández]].
 
Per il [[Portogallo]] due sono i nomi che si debbono fare: quello di [[Gil Vicente]] e [[António Ferreira]]. Quest'ultimo scrisse la tragedia più importante, in lingua lusitana, di questo periodo: ''Ines de Castro''.
 
Per la maturazione del teatro furono molto importanti anche gli spazi scenici, che dai classici apparati viari e l'interno delle chiese, passarono ad avere una propria conformazione, degli spazi all'interno dei palazzi nobiliari e le università.
Nacque il cosiddetto ''Teatro de salon'', spazi interni e non più esterni e ad esclusivo uso dei nobili. Mentre alla metà del Cinquecento nacquero i ''corrales'', spazi scenici aperti anche al pubblico popolare previo pagamento di un biglietto.
Se la commedia ebbe la sua maturazione passando per il teatro classico antico, altre opere si rifacevano invece ai miti della storia della Spagna. Questa fu una delle differenze più importanti fra il teatro spagnolo del [[Rinascimento]] e quello delle altre nazioni europee.
 
Fra gli scrittori di teatro più importanti di questo genere spicca la figura di Juan de la Cueva che al tramonto del [[XVI secolo]] scrisse, fra gli altri, i drammi storici: ''I sette Infanti de Lara'' ([[1579]]) e ''La morte del re Don Sancho'' ([[1588]]). Ma il vero iniziatore del teatro rinascimentale fu Lope de Rueda. De Rueda fu influenzato dallo stile italiano, avendo assistito a loro rappresentazioni presso la corte spagnola. Fu il primo che inserì la ''lingua naturale'' e i suoi soggetti per primi si distaccarono, per originalità, dai modelli greco-latini, inserendo squarci di vita popolare. Fece, in un certo senso, lo stesso percorso di [[Nicolò Machiavelli]] con ''[[La mandragola]]''. Juan de Rueda scrisse pastorali, cinque commedie e alcuni intermezzi scenici che l'imposero come uno dei più importanti uomini di teatro spagnoli prima del [[Siglo de Oro]].
Infatti durante il Seicento s'affermarono i più conosciuti [[Lope de Vega]], [[Pedro Calderón de la Barca]] e altri, che metteranno in secondo piano, per celebrità a livello europeo, gli autori del Rinascimento.
 
Fra gli autori del trapasso, tardivo rispetto all'Italia, fra il teatro medievale e rinascimentale il più importante fu sicuramente [[Fernando de Rojas]]. La sua [[tragicommedia]] ''[[La Celestina]]'', del [[1499]] è forse il primo testo esemplare del teatro rinascimentale.
 
Il vero iniziatore del teatro del Rinascimento fu però [[Bartolomé de Torres Naharro]]. La sua lunga permanenza in [[Italia]], lo mise in contatto, soprattutto durante il suo soggiorno [[roma]]no, e dopo il [[1517]] [[Napoli|napoletano]], con le novità italiane, dalle quali trasse spunto per le sue opere (ancora in rima) in [[castigliano]]. Molte sue commedie hanno anche un'ambientazone italiana, ma la sua influenza sul teatro della sua patria fu importante ma non ancora completamente riconosciuta.
 
==Teatro rinascimentale francese==
[[File:Ballet 1582.png|thumb|left|Balletto di corte a Parigi]]
 
Il teatro del Rinascimento fuori dall'[[Italia]], patisce un certo ritardo. Sia in [[Francia]] che in [[Gran Bretagna]], l'eredità del teatro medievale di stampo sacro, è più importante e diffuso che altrove.
In Francia la fama degli autori rinascimentali viene poi completamente oscurata dai tragediografi barocchi come [[Jean Racine]] e [[Pierre Corneille]], e la commedia di stampo italianeggiante di [[Molière]], alunno del celebre [[Commedia dell'arte|comico dell'arte]] [[Tiberio Fiorilli]] creatore della famosa maschera ''Scaramouche'' (o [[Scaramuccia (maschera)|Scaramuccia]]).
 
Il teatro rinascimentale francese, come negli altri paesi europei, riceve una spinta importante dalla riscoperta, e la relativa diffusione, dei testi classici d'origine greco-romana. Infatti, molte di queste commedie provengono direttamente da opere di [[Plauto]] e [[Terenzio]] tradotte, più o meno fedelmente, in francese.
Fra queste è abbastanza esplicativo il caso di [[Jean Antoine de Baïf]] e le sue commedie: ''L'Eunuque'' dall'''[[Eunuchus]]'' di [[Terenzio]] e ''Le Brave'', traduzione del [[Plauto|plautino]] ''[[Miles gloriosus]]''.
Lo stesso autore scrisse anche la tragedia ''Antigone'', ovviamente ispirata all'omonimo testo [[sofocle]]o.
In Francia la tragedia e la commedia convivono. Molti tragediografi di questo periodo sono anche commediografi, come è il caso di [[Jean de La Taille]] che scrisse molte tragedie importanti come: ''Saül le furieux'', ''Daire'' e ''Alexandre''. Contemporaneamente scrisse anche due divertenti commedie come: ''Les Corrivaux'' e ''Le Négromant''.
 
Una variante importante che distingue la situazione francese, rispetto ad altri paesi come la Spagna o l'Italia, è quella delle guerre di religione, che influenzarono, non poco, anche l'ambiente teatrale. Le scelte di molti autori rispecchiano nei testi il clima politico e religioso dell'epoca. Ad esempio le tragedie spesso riflettono le paure di un mondo in conflitto e in piena crisi.
Ma anche nella commedia non si sfugge al tentativo di fare allusione alla realtà fino ad arrivare a testi, come ''L'Eugène'' di [[Étienne Jodelle]] che diventa un vero e proprio testo di propaganda politico-religiosa.
 
Fra gli autori più prolifici del Rinascimento in Francia, vanno citati almeno: [[Jacques Grévin]], anche lui tragico e comico, [[Jean Heudon]], [[Robert Garnier]], [[Nicolas Filleul]], [[Aymard de Veins]], [[Jean Bastier de La Péruse]] oltre i già citati Jodelle, de La Taille e il de Baïf e altri minori.
 
In contemporanea nacque anche in questo periodo la forma spettacolare del [[balletto]], importato dall'[[Italia]] dalle due regine di Francia della famiglia [[Medici|medicea]]: [[Caterina de' Medici|Caterina]] e [[Maria de' Medici|Maria]].
L'alba del [[Barocco]], e i suoi giganti, oscurò completamente, o quasi, il teatro umanistico del Cinquecento.
 
==Il teatro del Rinascimento in area germanica==
[[File:Aigentliche newe zeitung von dem narren fresser.jpg|thumb|Carro carnascialesco incisione in un'opera di Hans Sachs]]
 
Il teatro tedesco, o di tutta l'area germanica, prende una strada diversa dal resto dell'Europa. Rispetto alla [[Francia]] e le sue [[guerre religiose francesi|guerre di religione]], che dilaniavano il paese con riscontri anche nei testi teatrali, la [[Germania]] ne è assolutamente sconvolta. Così come ne sono sconvolti anche i paesi limitrofi agli [[Feudi imperiali|Elettorati]] tedeschi: [[Austria]], [[Svizzera]], [[Boemia]] e [[Ungheria]].
 
Ma non per questo gli autori teatrali ne risentirono più di tanto. Anche la Germania aveva una grossa eredità del teatro medievale e alle sue [[Sacre rappresentazioni]], con l'arrivo della [[Riforma protestante|Riforma]], si sostituì ben presto la farsa in ''volgare''. L'importanza di questo aspetto laicizzante dell'arte rappresentativa e della [[poesia]] è fondamentale e ne fa una caratteristica precipua del teatro rinascimentale tedesco. Poteva capitare che quest'ultima fosse talvolta anche di stampo erotico ma rivista in senso sacro dallo stesso [[Lutero]].
 
I canti ecclesiali cattolici, esclusivamente in [[lingua latina]], vengono sostituiti da canti in volgare, tratti spesso da precedenti canti d'origine tutt'altro che religiosa. Il teatro tedesco accentua questa vena profana che era già stata diffusa dai [[Meistersinger]] (o ''Meistersänger'') d'origine trecentesca. Da questa tradizione, e dentro la stessa, nasce il drammaturgo più importante del Quattrocento-Cinquecento: [[Hans Sachs]] ([[1494]]-[[1576]]).
 
===Hans Sachs===
[[Hans Sachs]] giganteggia fra i suoi contemporanei, affidandosi anche ad un genere particolare presente solo in area tedesca: il [[Fastnachtspiel]]. Questa tipologia teatrale proviene dalle feste [[carnevale|carnascialesche]], già presente nel [[Medioevo]] lo si fa risalire addirittura a riti [[Druido|druidici]] d'origine [[celti]]ca.
 
Il teatro greco-romano, riportato alla luce e riadattato dagli [[umanisti]], ha un'influenza molto relativa in area germanica. Per questo motivo nel teatro del [[XVI secolo]] tedesco continua la tradizione della farsa di stampo popolareggiante. È così che si passa dalla danza, al mimo e finalmente a dei testi dialogici come quelli dei ''Fastnachtspiele''. Hans Sachs ne scrisse ben 85. Altri rappresentanti del genere furono: [[Hans Rosenplüt]], [[Hans Folz]] e [[Jörg Wickram]].
 
Altri autori si rivolsero al teatro erudito come: [[Nicodemus Frischlin]] ([[1547]]-[[1590]]), [[Johannes Reuchlin]] ([[1455]]-[[1522]]) e [[Bartholomäus Ringwaldt]] ([[1530]]-[[1599]]) che scrisse un interessante opera dal titolo ''Speculum Mundi'' nel [[1592]].
 
===La nascita di Hanswurst===
All'interno di questa tipologia teatrale nasce una delle prime maschere della commedia in tedesco, quella di [[Hanswurst]] (ovvero ''Gian Salsiccia''). Questo personaggio era stato tratto dal poemetto satirico ''Narrenschiff'' (La nave dei buffoni) di [[Sebastian Brant]] del [[1519]]. Per la critica moderna questo personaggio era il corrispettivo dell'italiano [[Zanni]], anche se il secondo nascerà con qualche decennio di ritardo rispetto ad Hanswurst.
 
===Svizzera===
Sempre in tema di satira politico-religiosa bisogna segnalare la presenza del pittore-commediografo svizzero [[Niklaus Manuel]]. Anche se le sue opere sono per lo più commedie satiriche e di propaganda religiosa, quelle di Manuel possono essere considerate fra le migliori espressioni del teatro rinascimentale elvetico. L'ispirazione del drammaturgo di [[Berna]] viene dalla sua profonda amicizia con il ''riformatore'' [[Huldrych Zwingli]].
 
Sempre nello stile delle ''Fastnachtspiele'' si situa l'opera di [[Pamphilus Gengenbach]] di [[Basilea]], in particolare: ''Die zehn Alter der Welt''del [[1515]], ''Der Nolhart'' del [[1517]] e ''Die Gouchmatt der Buhler'' del [[1521]].
 
===Ungheria===
In area ungherese fu basilare il mecenatismo di [[Mattia Corvino]]. Il re d'Ungheria aveva continui scambi con gli [[umanisti]] italiani, che nel Rinascimento venivano chiamati spesso nella corte di [[Buda]]. Questo ambiente così fervente di novità influenzò la società e le arti ungheresi e anche il maggior drammaturgo e poeta del periodo: [[Bálint Balassi]] ([[1554]]-[[1594]]), considerato l'iniziatore della letteratura in lingua magiara, soprattutto in ambito poetico, che rappresenta il suo impegno maggiore.
 
In ambiente ungherese non si deve sottovalutare le messinscena delle commedie di un autore italiano come [[Pandolfo Collenuccio]] che esportò il teatro erudito di stampo italiano in Ungheria. Sulla scia del teatro erudito spicca la figura del tragediografo [[Péter Bornemisza]], che scrisse la ''[[Tragedia in lingua ungherese]]'' (''Tragoedia magyar nyelven, az Sophocles Electrájából'') nel [[1520]] che è una traduzione dell'[[Elettra (Sofocle)|Elettra]] di [[Sofocle]].
 
== Note ==
<references/>
 
==Bibliografia==
*{{Cita libro|wkautore=Mario Apollonio|nome=Mario|cognome=Apollonio|titolo=Storia del teatro italiano|editore=BUR|città=Milano|anno=2003|ISBN=88-17-10659-3|volume= 1}}
*{{cita libro|wkautore=Mario Baratto|nome=Mario|cognome=Baratto|titolo=La commedia del Cinquecento|città=Vicenza|editore=Neri Pozza|anno=1977|sbn=IT\ICCU\RAV\0141588}}
*{{cita libro|titolo=Commedie del Cinquecento|curatore=Nino Borsellino|città=Milano|editore=Feltrinelli|anno=1962-67|sbn=IT\ICCU\SBL\0041744}}
*{{cita libro|autore=[[Fabrizio Cruciani]]|titolo=Il teatro del Campidoglio e le feste romane del 1513|città=Milano|editore= Il Polifilo|anno= 1969|sbn=IT\ICCU\RAV\0051180}}
*{{Cita libro|wkautore=Giulio Ferroni|nome=Giulio|cognome=Ferroni|titolo=Il testo e la scena. Saggi sul teatro del Cinquecento|città=Roma|editore= Bulzoni|anno= 1980|sbn=IT\ICCU\UPG\0009086}}
*{{Cita libro|wkautore=Giulio Ferroni|nome=Giulio|cognome=Ferroni|titolo=Mutazione e riscontro nel teatro di Machiavelli e altri saggi sulla commedia del Cinquecento|città= Roma|editore= Bulzoni|anno= 1972|sbn=IT\ICCU\SBL\0449755}}
*{{Cita libro|titolo=La commedia del Cinquecento|curatore=[[Guido Davico Bonino]]|città= Torino|editore= Einaudi|anno= 1977-78|sbn=IT\ICCU\LO1\0070137}}
*{{Cita libro|wkautore=Ludovico Zorzi|nome=Ludovico|cognome=Zorzi|titolo=Il teatro e la città|editore= Einaudi|città= Torino|anno= 1977|sbn=IT\ICCU\UFI\0251618}}
*{{Cita libro|wkautore=Ludovico Zorzi|nome=Ludovico|cognome=Zorzi|titolo=Carpaccio e la rappresentazione di Sant'Orsola. Ricerche sulla visualità dello spettacolo nel Quattrocento|città=Torino|editore= Einaudi|anno= 1988|sbn=IT\ICCU\CFI\0130381}}
*{{Cita libro|wkautore=Ludovico Zorzi|nome=Ludovico|cognome=Zorzi|nome2=Giuliano|cognome2=Innamorati|nome3=Siro|cognome3=Ferrone|titolo=Il teatro del Cinquecento|città=Firenze|editore= Sansoni|anno= 1982|sbn=IT\ICCU\UFI\0090234}}
*{{Cita libro|nome=Sara|cognome= Mamone|titolo=Il teatro nella Firenze medicea|città= Milano|editore= Mursia|anno= 1981|sbn=IT\ICCU\LO1\0065625}}
*{{Cita libro|wkautore=Franco Ruffini|nome=Franco|cognome=Ruffini|titolo=Commedia e festa nel Rinascimento. La "Calandria" alla corte di Urbino|città=Bologna|editore=Il Mulino|anno= 1986|sbn=IT\ICCU\CFI\0021268}}
*{{Cita libro|wkautore=Diego Valeri|nome=Diego|cognome=Valeri|capitolo=Caratteri e valori del teatro comico|titolo=La civiltà veneziana del Rinascimento|città=Firenze|editore= Sansoni|anno=1958|sbn=IT\ICCU\NAP\0371405}}
*{{Cita libro|nome=Leone|cognome= de' Sommi|titolo=Quattro Dialoghi in materia di rappresentazioni sceniche|curatore=Ferruccio Marotti|editore=Il Polifilo|città=Milano|anno=1968|sbn=IT\ICCU\SBL\0099302}}
*{{Cita libro|titolo=Sacre rappresentazioni fiorentine del Quattrocento|curatore=Giovanni Ponte|città=Milano|editore= Marzorati|anno= 1974|sbn=IT\ICCU\SBL\0573075}}
*{{Cita libro|nome=Nino|cognome= Pirrotta|titolo=Li due Orfei. Da Poliziano a Monteverdi|città= Torino|editore= Einaudi|anno= 1975|sbn=IT\ICCU\SBL\0575324}}
*{{Cita libro|nome=Marzia|cognome= Pieri|titolo=La nascita del teatro moderno in Italia tra XV e XVI secolo|città= Torino|editore= Bollati Boringhieri|anno= 1989|sbn=IT\ICCU\RLZ\0173610}}
*{{Cita libro|wkautore=Giorgio Padoan|nome=Giorgio|cognome=Padoan|titolo=La Commedia rinascimentale veneta (1433-1565)|città= Vicenza|editore= Neri Pozza|anno= 1982|sbn=IT\ICCU\LO1\0063533}}
*{{Cita libro|nome=Maria Teresa|cognome=Muraro|capitolo=La festa a Venezia e le sue manifestazioni rappresentative: le Compagnie della Calza e le Momarie|titolo=Storia della cultura veneta|città=Vicenza|editore= Neri Pozza|anno= 1981}}
*{{Cita libro|nome=Cesare|cognome= Molinari|titolo=Spettacoli fiorentini del Quattrocento. Contributi allo studio delle Sacre Rappresentazioni|città= Venezia|editore= Neri Pozza|anno= 1961|sbn=IT\ICCU\SBL\0525654}}
 
==Voci correlate==
*[[Teatro elisabettiano]]
* [[Commedia umanistica]]
* [[Teatro erudito]]
*[[Commedia dell'Arte]]
*[[Farsa cavaiola]]
 
==Collegamenti esterni==
*{{Cita web|autore=Franco Fido|url=http://www.italica.rai.it/scheda.php?monografia=rinascimento&scheda=rinascimento_saggi_commedia_cinquecento_capitoli_lezion01|titolo=La Commedia del Cinquecento|sito=Italica.rai.it|accesso=18 luglio 2014|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130608004902/http://www.italica.rai.it/scheda.php?monografia=rinascimento&scheda=rinascimento_saggi_commedia_cinquecento_capitoli_lezion01|dataarchivio=8 giugno 2013}}
 
{{Rinascimento}}
{{portale|Rinascimento|teatro}}
 
[[Categoria:Teatro rinascimentale| ]]