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{{S|teoria del diritto|diritto internazionale}}
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{{Museo
|Nome = Orto dei Cappuccini
|Immagine = Satureja_thymbra_2c.JPG|250px|
|Didascalia =
|Tipologia= [[Orto botanico]]
|Data di fondazione = 1595
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|Indirizzo = Viale merello, 15 [[Cagliari]], [[Italia]]
|Latitudine = 45.398547
|Longitudine
{{UNESCO
|tipoBene = patrimonio
|nome = Orto botanico di Padova
|nomeInglese = Botanical Garden (orto botanico), Padua
|immagine = OrtoBotPadova Incrocio viali.jpg
|anno = 1997
|tipologia = scientifica, botanica
|criterio = C (ii) (iii)
|pericolo = Nessuna indicazione
|link = 824
}}
L<nowiki>'</nowiki>'''orto dei Cappuccini''' a Cagliari fu fondato nel [[1595|1545]] e nasce per la coltivazione delle piante medicinali che costituivano la maggioranza dei "semplici", medicamenti provenienti dalla natura. Per tale ragione la denominazione primitiva dell'orto era "Giardino dei Semplici" ("''Horti Simplicium''").
 
Il movimento per il '''diritto libero''' (in ted. ''Freie rechtsfindung'') fu una corrente di pensiero giuridico-culturale sviluppatasi soprattutto in [[Germania]], tra la fine dell'[[anni 1800|Ottocento]] e gli inizi del [[anni 1900|Novecento]].
== Cenni storici ==
== Storia ==
L'Orto dei Cappuccini fu realizzato nel 1595 sulla collina ad ovest dell’Anfiteatro romano. Il Convento dei frati possedeva una vasta estensione di terreno adibita ad orto per la coltura delle piante officinali, al cui interno si trovavano alcune antiche cisterne di epoca romana.
Tale movimento - denominato anche del giusliberismo ed in cui possono ricomprendersi altri indirizzi, quali la giurisprudenza sociologica e la [[giurisprudenza degli interessi]] - annovera tra i suoi maggiori esponenti [[Ernst Fuchs (teologo)|Ernst Fuchs]], [[Carl Schmitt]], [[Eugen Ehrlich]], François Gény e Hermann Kantorowicz.
Tali autori ritengono che in ogni ordinamento giuridico esistano, accanto alle norme di fonte legislativa, anche norme extralegali, che il [[giudice]] può applicare ogni volta che il testo legislativo si riveli non rispondente alle concrete esigenze del caso. Il giurista ha non solo il [[potere]], ma anche il [[dovere]] di ricercare liberamente il diritto e di considerare fonte di quest'ultimo anche fatti (ad es. i rapporti sociali) che teorie più restrittive (formaliste o giuspositiviste) considerano non normativi.
Il diritto libero si origina spontaneamente dall'attività dei consociati e dalle decisioni dei giudici e si colloca accanto al diritto dello [[Stato]]. In particolare, spetta al diritto libero il compito di colmare le inevitabili lacune del diritto positivo, quando esso si riveli inidoneo a fornire una guida certa per la risoluzione di una specifica controversia.
 
Il “diritto libero” si colloca così in netta antitesi culturale con le posizioni tipiche del [[giuspositivismo]]: ne fu espressione il “sistema della formulazione [[Giudice|giudiziaria]] del diritto” che affidava all’interprete un vasto potere creativo. Si attribuiva all'[[Interpretazione giuridica|interpretazione]] «il compito di applicare la [[norma]] scritta rinvigorendola con le esigenze della [[società]], lasciandosi investire dal “vento che irrompe dalle finestre”, sino a modificare la stessa norma: così annullando la distinzione tra il momento della creazione del diritto e quello della sua applicazione. Era, questo, l’indirizzo giurisprudenziale che si ispirava alle teorie del “diritto libero”, ampiamente diffuse nella [[Germania nazista]]», ma di cui Piero Calamandrei trovò le tracce anche nella [[Stalinismo|Russia staliniana]] «dove, grazie ad una riforma del 1936, il giudice era chiamato ad interpretare la legge ispirandosi "alla politica generale del governo" e dove era stato abrogato il principio “borghese” del ''[[nullum crimen sine lege]]''»<ref>[http://questionegiustizia.it/articolo/la-magistratura-resistente-_11-07-2019.php Paolo Borgna, ''La magistratura resistente'', Questione giustizia, 11 luglio 2019].</ref>.
Dal 1595, i frati Cappuccini avevano fondato sulla collina ad ovest dell’Anfiteatro il loro primo convento sardo, dotato di un vasto terreno adibito ad orto, ed inglobando nei loro terreni alcune antiche cisterne. Il convento crebbe rapidamente, al punto che, nel 1649, includeva ben 65 celle per i frati, oltre alle cucine e al refettorio, con la presenza di un lanificio, di un infermeria e di un vasto orto per la coltura delle piante officinali, era reso possibile solo grazie alla disponibilità di una grande quantità d’acqua, garantita soprattutto dalla presenza di un pozzo dentro al quale, grazie ad una complessa opera di canalizzazione idrica, confluiva l'acqua piovana.
 
== Critica ==
Il padre cappuccino Giorgio Aleo, autore di una famosa “Storia Cronologica di Sardegna” riferisce una notizia relativa alla pestilenza cagliaritana del 1656, che probabilmente riguarda il cisternone dell’Orto dei Cappuccini. L’Aleo scrive infatti che negli ultimi giorni di maggio del 1656 la mortalità a Cagliari era diventata così elevata, che non vi erano “fossori” a sufficienza per seppellire i morti. Di fronte al crescente numero di cadaveri insepolti il magistrato di sanità decise allora di far “tumulare” i morti in pozzi e cisterne: ed i morti del quartiere di Castello finirono “in un antico cisternone vicino ai Cappuccini”.
{{quote|Qui il giudice non importa che si affatichi a studiare le leggi, perché le leggi non ci sono: occorre soltanto che in qualsiasi evenienza, anche quando si tratta di giudicare sulla rivendicazione di una gallina, egli sia pronto a interrogare la storia|Piero Calamandrei, ''Fede nel diritto'', Laterza, 2008}}
Nell'orto dei cappuccini, ora di proprietà comunale, si aprono varie monumentali cisterne scavate nella roccia calcarea, per lungo tempo attribuite a periodo punico. Si tratta, invece, di cave di blocchi aperte forse nel I-II secolo d.C., per la costruzione del vicino anfiteatro romano. Esse furono adibite a cisterne solo in un secondo tempo, una volta impermeabilizzate con il cocciopesto (un intonaco di calce mista a cocci triturati). La più ampia poteva contenere fino a un milione di litri d'acqua piovana, proveniente dall'anfiteatro attraverso un lungo cunicolo sotterraneo ancora percorribile. Varie prospezioni effettuate nel 1997 da Gruppo Speleologico Specus hanno consentito di appurare che la cavità subì gia in antico un ulteriore riadattamento a carcere, come testimoniano le numerose anelle osservabili lungo le pareti, destinate al fissaggio delle catene. In corrispondenza di una di queste è stato scoperto un importante graffito paleocristiano, forse risalente agli inizi del IV secolo d.C. Si tratterebbe, secondo una ipotesi, di un'immagine simbolica della Navicula Petri, la nave della chiesa, con l'albero della vela costituito da una croce monogrammatica e sul ponte i dodici Apostoli, "pescatori di uomini", schematicamente rappresentati nel salpare la rete. L'autore andrebbe probabilmente individuato in uno sconosciuto martire cristiano, detenuto prima di essere ucciso forse nei giochi dell'anfiteatro
 
Nel periodo successivo alla [[seconda guerra mondiale]], il concetto di diritto libero è stato fortemente criticato in quanto, secondo alcuni, costituì la base per un pericoloso [[personalismo]] giudiziario negli ordinamenti dei [[regime (politica)|regimi]] [[dittatura|dittatoriali]] che si affermarono fra le due guerre<ref>Franco Marcovaldi, L'arte del giudizio/3, ''Intervista a Francesco Saverio Borrelli'', la Repubblica, sabato 5 gennaio 2013, p. 39. “Conversando con lui, vengo a sapere il titolo (bellissimo) della sua tesi di laurea “sentimento e sentenza”, che nella giustapposizione di due termini almeno in apparenza antitetici, ci offre il giusto avvio per intavolare questa nostra discussione, il cui cuore sintetizzerei così: il giudice è soltanto un sacerdote passivo della Legge o quando emette la sentenza ci mette inevitabilmente del suo?
== Collezioni ==
Afferma Borrelli: “Dire che la sentenza è una esecuzione asettica e meccanica non ha nessun senso. Dire che è frutto di un processo creativo, è altrettanto sciocco e pericoloso: la scuola del diritto libero è fiorita non a caso ai tempi di [[Hitler]]. La mia tesi intendeva sollevare questo problema e cercare un punto di equilibrio ragionevole, secondo un'angolazione che allora non era di moda. Mi rendo conto che può sembrare un tantino provocatorio l'accostamento di due termini, “sentimento” e “sentenza”, che, pur provenendo da una origine linguistica comune, il verbo sentire, nell'uso indicano due referenti divaricati: il primo, connotato da un'aura emotiva, intuitiva, irrazionale o pre-razionale, il secondo, connotato da severità, rigore logico, autorevolezza o autorità”.</ref>, dimostrandosi all'atto pratico incapace di fornire le garanzie tipiche del [[principio di legalità]] e di [[tassatività]], possibili soltanto in un contesto fortemente orientato al [[diritto positivo]].
La struttura odierna dell'orto mantiene sostanzialmente quella del progetto iniziale, opera di Daniele Barbaro, anche se presto modificata parzialmente dal Michiel: un quadrato inscritto in un cerchio rimanda all'ideale di un ''[[hortus conclusus|Hortus Conclusus]]'', luogo paradisiaco destinato ad accogliere coloro che ricercassero il rapporto tra l'uomo e l'universo.[[File:OrtoBotPadova Fontana 4 stagioni.jpg|left|thumb|253x253px|Fontana delle Quattro Stagioni]]
 
L'orto ha attualmente una superficie di quasi 22.000 metri quadrati e contiene oltre 6.000 piante coltivate, raccogliendo 3.500 specie differenti; che rappresentano, seppur in forma ridotta, una parte significativa del regno vegetale. La struttura è circondata da un muro circolare costruito nel [[1552]] per arginare i furti di erbe medicinali. All'interno quattro spalti sono a loro volta suddivisi in aiuole. Al centro una piscina per le piante acquatiche viene alimentata da un fiotto d'acqua calda proveniente da una falda posta a quasi trecento metri sotto il livello dell'orto.
[[File:Übersichtsplan des botanischen Gartens zu Padua.jpg|thumb|258x258px|Pianta del XVII sec. dell' "''Horto dei Semplic''i"]]
Numerose sono le piante introdotte per la prima volta in Italia attraverso l'orto botanico.<br />Fra queste il ''[[Ginkgo biloba]]'', la [[magnolia]], la [[Solanum tuberosum|patata]], il [[Jasminum|gelsomino]], l'[[acacia]] e il [[Helianthus annuus|girasole]].
 
Attualmente le collezioni includono:
:* [[Pianta carnivora|piante insettivore]] (Queste piante sono ospitate nella prima delle serre ottocentesche, posta poco oltre la Porta Nord);
:* [[Pianta medicinale|piante medicinali]] e velenose (Rappresenta la diretta continuazione dell'''horto medicinale'', comprende piante molto utilizzate in passato);
:* [[Piante succulente|piante]] dei Colli Euganei e Rare (uno dei ruoli fondamentali degli orti botanici è quello di far conoscere al pubblico le specie vegetali più caratteristiche presenti nel territorio, al fine di preservarle);
:* [[Specie naturalizzata|piante introdotte]] (Essendo al centro di una fitta rete di scambi internazionali l'''horto'' ebbe un ruolo chiave nell'importazione ed introduzione nonché acclimatazione di specie esotiche).
 
== Gli alberi storici ==
[[File:OrtoBotPadova Ginkgo biloba.jpg|left|thumb|319x319px|Ginkgo Biloba <span>(</span>''[[Ginkgo biloba|Ginkgophyta]]''<span>)</span>. Orto botanico di Padova]]
Nell'orto botanico dell'Università di Padova sono presenti alcune piante notevoli per la loro longevità, comunemente indicate come alberi storici. Ciascuna di queste, come tutte le piante conservate nell'orto, reca una apposita etichetta con il nome scientifico della specie, la famiglia di apparenza, le iniziali del catalogatore che per primo la ha descritta ed infine l'anno di impianto nell'Orto. All'interno dell' "''Horus Sphaericus''" (parte all'interno delle mura), possiamo ammirare:
==== Palma di Goethe (''[[Chamaerops humilis]])'' ====
[[File:OrtoBotPadova Serra palma Goethe.jpg|thumb|333x333px|Serra ottagonale contenente la Palma di Goethe <span>(</span>''[[Chamaerops humilis]]). Orto botanico di Padova'']]
Messa a dimora nel 1585 è attualmente la pianta più vecchia presente nell'orto botanico patavino, nota universalmente come "Palma di Goethe" da quando il poeta tedesco dopo averla ammirata nel 1786, formulò la sua intuizione evolutiva nel "[[Metamorfosi delle piante|Saggio sulla metamorfosi delle piante]]" pubblicato nel 1790. Situata in un'apposita serra ottagonale presso la Porta Nord, nel settore delle piante medicinali. I suoi vari fusti raggiungono l'altezza di 10 metri.
 
==== Ginkgo (''[[Ginkgo biloba|Ginkgophyta]]'') ====
[[File:OrtoBotPadova Platanus orientalis 2.jpg|thumb|Platano Orientale <span>(</span>''[[Platanus orientalis]]). Orto botanico di Padova'']]
Secondo la tradizione il maestoso ginkgo situato all'interno della Porta Nord venne importato in Padova nel 1750. Si tratta di un esemplare maschile su cui, verso la metà dell'Ottocento, fu innestato a scopo didattico un ramo femminile. La sua caratteristica a forma cono fu persa a causa di un fulmine. Lo stesso Wolfgang Goethe, affascinato dalla maestosa pianta le dedicò uno [http://kwanten.home.xs4all.nl/goethe.htm scritto].
 
==== Magnolia (''[[Magnolia grandiflora]]'') ====
Indicata come magnolia sempreverde, l'esemplare più antico presente nell'Orto risale al 1786 ed è ritenuto uno dei primi introdotti in Italia, se non il primo in assoluto. Si trova tra le porte Ovest e Sud; non ha grandi dimensioni, tuttavia è dotata di vistose radici. Altri due esemplari messi a dimora agli inizi dell'Ottocento si possono ammirare presso l'ingresso dell'Orto.
 
==== Platano orientale (''[[Platanus orientalis]])'' ====
[[File:OrtoBotPadova Cedrus deodara chioma.jpg|left|thumb|330x330px|<span>Cedro dell'Himalaya (</span>''[[Cedrus deodara]]''<span>). </span>''Orto botanico di Padova'']]Messo a dimora nel 1680 nell'Arboreto, nei pressi dell'ingresso: rappresenta una delle piante più vetuste presenti nell'Orto. Albero particolarmente imponente, con la peculiarità di possedere un fusto cavo, probabilmente conseguenza di un fulmine. Tuttavia la pianta continua a vegetare, poiché la parte più interna del legno non è più funzionante, dunque non più necessaria. La parte esterna è sede dei tessuti di conduzione funzionanti.
==== Cedro dell'Himalaya (''[[Cedrus deodara]]'') ====
Situato tra la Montagnola e la Fontana delle Quattro Stagioni, fu messo a dimora nel 1828, fu il primo esemplare di tale specie tradotto in Italia. In questi ultimi anni ha sofferto uno stress idrico a causa dell'abbassamento della falda idrica, a causa delle costruzioni realizzate nelle vicinanze. A tale scopo è stata attuato una complessa operazione di risanamento e rivitalizzazione di questa storica pianta.
==== Cipresso calvo (''[[Taxodium distichum]]'') ====
All'interno dell'Orto si trovano alcuni vetusti esemplari di cipresso calvo: uno nel settore delle piante dei Colli Euganei, presso la Porta Sud, e tre presso il Ponte d'Ingresso, lungo il canale. Sempre presso il canale si trova un quarto individuo, leggermente diverso dagli altri per la forma più rotondeggiante (e non ovale) delle pigne coriacee.
[[File:OrtoBotPadova Sequoia sempervirens.jpg|left|thumb|<span>Metasequoia (</span><span class="">''[[Metasequoia glyptostroboides]]''). </span>''Orto botanico di Padova''|316x316px]]
 
==== Metasequoia ('' [[Metasequoia glyptostroboides]]'') ====
Specie introdotta nell'orto botanico nel 1961, situata presso la Porta Sud, a ridosso del muro circolare, nel settore che ospita le piante medicinali. Può raggiungere i 35 metri di altezza, l'habitat ideale è costituito da terreni ricchi di acqua, per tale motivo è detto "Abete d'Acqua".
 
== Ambienti ==
[[File:OrtoBotPadova Macchia mediterranea.jpg|thumb|upright=1.2|Macchia mediterranea]]
[[File:OrtoBotPadova Roccera alpina.jpg|thumb|upright=1.2|Scorcio della Roccera alpina (''Alpinum''), con la relativa caratteristica flora.]]
[[File:Orto botanico Padova 09.2.jpg|thumb|upright=1.2|Particolare della sezione delle piante acquatiche]]
[[File:Paolo Monti - Servizio fotografico (Padova, 1967) - BEIC 6349100.jpg|thumb|Le ninfee in una foto di [[Paolo Monti]] del 1967. Fondo Paolo Monti, [[BEIC]]]]
[[File:OrtoBotPadova Serra carnivore.jpg|thumb|upright=1.2|Serra piante carnivore]]
 
Le piante, per loro stessa definizione, sono legate all'ambiente, di cui diventano caratteristica prevalente insieme alla fauna. Le caratteristiche ambientali sono determinate dal tipo del suolo, dalla temperatura, dalla quantità di acqua e dall'irraggiamento solare. Nell'orto sono stati ricostruiti alcuni ambienti naturali dove sono coltivate le piante che li caratterizzano.
 
* Macchia mediterranea: si tratta della vegetazione attualmente più diffusa lungo le coste del Mediterraneo, ove il clima è caratterizzato da estati calde e aride e da precipitazioni concentrate nei mesi invernali. La macchia mediterranea si presenta come un insieme fitto di cespugli, arbusti e alberi sempreverdi. La ricostruzione nell'orto botanico di una parte di questo ecosistema è stata possibile sfruttando un luogo in prossimità dell'ingresso, all'esterno del muro circolare, protetto dal' edificio museale e riparato dai venti freddi. Troviamo piante come: l'oleastro (''[[Olea europaea]]''), il lentisco (''[[Pistacia lentiscus]]''), la palma nana (''[[Chamaerops humilis]]''). Troviamo ancora il leccio (''[[Quercus ilex]]'') e il corbezzolo (''[[Arbutus unedo]]''), arbusti aromatici come il mirto (''[[Myrtus communis]]''), la lavande (''[[Lavandula stoechas]]'').
* Roccera alpina (''Alpinum''): il settore che documenta questo ambiente è situato di fronte alla serra tropicale (serra delle orchidee). Si possono ammirare molte specie dalla fioritura prolungata come le sassifraghe (''[[Saxifraga]]''), la stella alpina ''([[Leontopodium alpinum]]''), varie campanule e molte altre ancora. Accanto alla roccera alcuna è stato costruito un piccolo lembo di torbiera, ambiente caratterizzato da suoli acidi imbevuti di acqua, comune nelle regioni temperato-fredde ed artiche. La vegetazione è caratterizzata da particolari muschi: gli sfagni (''[[Sphagnum]]''), o “Muschi delle Torbe”. L'accumulo delle loro parti morte e parzialmente carbonizzate, assieme ai detriti vegetali e a resti di animali, costituisce la torba. Si possono qui vedere varie specie di questi ambienti: piante insettivore come la drosera (''[[Drosera rotundifolia]]'') e la pinguicola (''[[Pinguicula vulgaris]]''), eriofori (''[[Eriophorum]]'' spp.), giunchi (''[[Juncus]]'' spp.), il trifoglio fibrino (''[[Menyanthes trifoliata]]'') e alcuni salici (''[[Salix]]'' spp.).
* Ambiente d'acqua dolce: nelle numerose vasche dell'Orto botanico vengono coltivate piante d'acqua dolce (idrofite). Quelle di maggiori dimensioni sono situate all'interno del muro, poco oltre la Porta Nord. Altre piante acquatiche, più o meno decorative, si trovano nelle altre vasche e vaschette situate sia all'interno che all'esterno del muro circolare. Le idrofite, pur appartenendo a famiglie diverse, presentano adattamenti analoghi a causa delle condizioni determinate dall'ambiente acquatico. Alcune possono galleggiare, con le foglie in superficie e le radici immerse nell'acqua ma libere, come la lenticchia d'acqua (''[[Lemma minor]]'') o il giacinto d'acqua. Altre invece sono ancorate al substrato, come ad esempio le ninfee (''[[Nymphaea]]'' spp.), il fior di loto indiano (''[[Nelumbo nucifera]]''), la Victoria (''[[Victoria cruziana]]''). La più singolare delle piante acquatiche che si coltivano in Orto è indubbiamente la minuscola wolffia (''[[Wolffia arrhiza]]''), che si può ammirare nella piccola vasca addossata all'esterno del muro, di fronte al "Teatro Botanico". Si tratta della più piccola fanerogama della flora europea: la pianta, priva di radici, è costituita unicamente da una piccola foglia ovoide che raggiunge il diametro massimo di 1 millimetro.
* Piante succulente: Conosciute anche con il nome improprio di “piante grasse”, sono piante che si sono adattate a vivere in ambienti aridi anche estremi; pur appartenendo a gruppi sistematici distanti tra loro, queste piante presentano convergenze morfologiche (riduzione delle foglie in spine, fusti che fotosintetizzano, succulenza dei tessuti) e funzionali (un particolare metabolismo fotosintetico), determinate dall'adattamento all'ambiente. Molte sviluppano tessuti specializzati in grado di accumulare l'acqua (le cellule sono dotate di vacuoli molto grandi, spesso con mucillagini che facilitano questa ritenzione), che cedono gradatamente quando la pianta non può ricavarla dal suolo. Esempi di morfologie caratteristiche sono il fico d'India (''[[Opuntia ficus-indica]]''), con foglie trasformate in spine e fusti appiattiti, e il “cuscino della suocera” (''[[Echinocactus grusonii]]''), con grosso fusto sferico e spinoso. La collezione delle piante succulente occupa, durante i mesi invernali, la terza delle serre ottocentesche. Ogni anno, durante la stagione estiva, un ambiente desertico viene ricostruito all'aperto davanti alla palazzina nota come "Casa del Prefetto", mentre altre piante della collezione sono collocate a ridosso degli edifici, tra il "Teatro Botanico" e le serre; altre ancora sono collocate all'interno del muro circolare, in corrispondenza delle quattro grandi porte.
* Serra tropicale: La piccola serra tropicale, più nota come "Serra delle Orchidee", è situata di fronte al Giardino Alpino. Questo microambiente caldo, umido e semi-ombreggiato ospita una collezione di piante tipiche delle foreste tropicali; tra esse parecchie epifite: piante che nel loro ambiente naturale si sono adattate a vivere sui rami più alti degli alberi per ricevere più luce. Tra le epifite si possono ammirare numerose orchidee: alcune sono ibridi orticoli dai grandi fiori appariscenti, altre sono invece specie spontanee, con infiorescenze a volte minuscole ma non per questo meno ricercate dai collezionisti, per cui alcune sono ormai rare e minacciate di estinzione nel loro habitat naturale. Una orchidea interessante è la vaniglia (''[[Vanilla planifolia]]''). Altre epifite curiose sono le tillandsie (''[[Tillandsia]]'' spp.), bromeliacee originarie delle regioni tropicali e subtropicali americane, come pure i platiceri (''[[Platycerium]]'' spp.), conosciuti anche come “felci a corna d'alce” per la tipica divisione della fronda. Nella stessa serra si possono ammirare numerose felci, alcune delle quali arboree.
 
== Attività collaterali ==
Dal 1835, all'interno dell'orto botanico si trova una biblioteca che dispone di antiche e nuove testimonianze. Oltre ai libri, conserva altro materiale tra cui erbari secchi, manoscritti, fotografie, quadri, planimetrie storiche e oggetti museali.<ref>[http://www.bibliorto.cab.unipd.it/ Biblioteca dell'orto botanico], bibliorto.cab.unipd.it</ref> Nello stesso anno fu fondato nel comprensorio dell'orto un erbario, diventato oggi un museo che ha al suo interno una fornita collezione di piante essiccate, alghe, funghi, muschi, licheni, galle, legni, semi e frutti. L'erbario del museo comprende circa 500.000 campioni provenienti da Italia, Europa, Asia, Africa e Americhe, pervenuti a partire dalla fine del [[XVIII secolo]].<ref>[http://www.ortobotanico.unipd.it/cultura/museo_botanico.html Il museo botanico], ortobotanico.unipd.it</ref>
 
In una palazzina attigua all'ingresso dell'orto, si trovano le sale espositive del Centro di Ateneo per i Musei, dove vengono allestite mostre relative alla botanica a fini di divulgazione scientifica. Durate tali eventi si possono ammirare vari reperti conservati nei musei dell'ateneo cittadino.<ref>[http://www.ortobotanico.unipd.it/cultura/mostre.html Le mostre], ortobotanico.unipd.it</ref>
 
=== Ristrutturazione e ampliamento ===
Nel maggio [[2002]], l'adiacente Collegio Antonianum dei [[Compagnia di Gesù|gesuiti]] ha venduto gran parte dei suoi terreni all'orto botanico e nel [[2008]] sono cominciati i lavori di ampliamento. La nuova area è di circa 15&nbsp;000&nbsp;m²<ref>[http://www.ortobotanicopd.it Il nuovo orto botanico], ortobotanicopd.it</ref> ed è caratterizzata da importanti innovazioni tecnologiche realizzate in armonia con la vecchia struttura. La principale novità riguarda la realizzazione di quattro serre che riprodurranno diversi ecosistemi terrestri, da quello tropicale a quello arido. Oltre a concentrarsi sul rapporto tra pianta e ambiente, il nuovo intervento mette in risalto un possibile diverso utilizzo dei vegetali da parte dell'uomo.
 
Subirà modifiche anche la zona vecchia dell'orto, in particolare saranno aperte nuove vedute prospettiche sulle vicine basiliche di [[Basilica di Sant'Antonio (Padova)|Sant'Antonio]] e [[Basilica di Santa Giustina|Santa Giustina]], recuperando l'immagine originale della struttura che, in epoca rinascimentale, era maggiormente integrata nel tessuto urbano. Saranno realizzate anche importanti opere idrauliche, tra le quali un nuovo pozzo che estrarrà acqua termale a 284 metri di profondità.
 
== Giardino della Biodiversità<ref>{{Cita web|autore = Università degli Studi di Padova|url = http://www.ortobotanicopd.it|titolo = Giardino della Biodiversità|accesso = |data = }}</ref> ==
Inaugurato nell'ottobre 2014, rappresenta la nuova parte dell'orto botanico, rendendolo una delle serre più avanzate al mondo, in questo campo. All'interno di questa nuova, futuristica, struttura sono raccolte più di 1.300 specie di piante, le quali spaziano da ogni clima presente nel globo. All'interno del Giardino le piante sono disposte secondo una metodologia fitogeografica, cosicché il visitatore ha l'immediata rappresentazione della ricchezza o povertà di biodiversità presente in ogni fascia climatica.
 
=== Solar Active Building ===
[[File:Giardino della Biodirversità.jpg|thumb|229x229px|Facciata esterna della nuova ala dell'orto botanico, battezzata Giardino della Biodiversità.]]
[[File:Giardino della Biodiversità, Vista Alto.jpg|left|thumb|271x271px|Vista dall'alto del Giardino della Biodiversità.]]
L'edificio a bassissimo impatto ambientale, consiste di una teca di vetro lunga 100 metri ed alta 18, la cui forma ed organizzazione spaziale sono ottimizzate al fine di sfruttare al meglio l'apporto di energia solare. Le precipitazioni naturali alimentano una vasca di raccolta di 450 metri cubi, le cascate poste sulla facciata principale (vedi foto) assicurano la movimentazione e corretta ossigenazione della riserva idrica. Oltre dalle precipitazioni l'acqua per il funzionamento della serra è attinta da un pozzo artesiano profondo 284 metri da cui viene prelevata acqua con temperatura di 24&nbsp;°C, al fine di permettere la vita alle piante tropicali tutto l'anno. Serve altresì per integrare la riserva idrica in caso di siccità o scarsità di precipitazioni. L'energia ricavata dai pannelli fotovoltaici garantisce il funzionamento delle pompe e dei relativi sensori che regolano il ciclo dell'acqua nella serra. Inoltre l'edificio è in grado di trasformare l'ambiente intorno a sé, questo poiché la superficie di vetro della serra è rivestita da una particolare pellicola in grado di produrre una reazione chimica, sfruttando i raggi ultravioletti, il cui effetto è un abbattimento dell'inquinamento atmosferico (150 metri/cubi al giorno). All'interno di questa grande struttura troviamo più ambienti ripartiti al suo interno con climi completamente differenti, da quello tropicale del Sud America a quello più torrido e secco tipico del deserto, passando per un clima Sub-Tropicale. L'edificio attraverso sofisticate tecnologie è in grado di autoregolare una serie di parametri per garantire il clima migliore per ogni tipologia di piante, in base a dati analizzati da un sistema totalmente computerizzato. Le vetrate della facciata principale sono in grado, automaticamente in base alle condizioni, di aprirsi e chiudersi per regolare al meglio il flusso di calore ed umidità presenti nella struttura.
 
=== Collezione di piante ===
All'interno della struttura troviamo una ripartizione in quattro macro ambienti, atti a raccogliere piante e specie da tutto il globo terrestre.
 
==== Foresta tropicale pluviale ====
[[File:Giardino della Biodiversità, Area Tropicale.jpg|left|thumb|237x237px|Dettaglio della zona tropicale]]
[[File:Serra Tropicale, Giardino della Biodiversità.jpg|thumb|244x244px|Serra tropicale, come si può notare le condizioni di umidità altamente elevata sono state fedelmente riprodotte]]
Questo clima si sviluppa a latitudini comprese tra il Tropico del Cancro e quello del Capricorno. La temperatura media in questa parte della serra si attesta sui 25&nbsp;°C, con oscillazioni di 2-4 gradi nel corso dell'anno. All'interno della serra è riprodotta fedelmente il clima tropicale, come possiamo notare dalla foto a lato, questo per garantire la migliore sopravvivenza agli esemplari presenti in quest'area del Giardino della Biodiversità.
 
==== Foresta tropicale subumida ====
Le precipitazioni della fascia Subumida e della Savana sono notevolmente inferiori a quelle della fascia tropicale, all'interno di questa serra la temperatura media è di circa 20&nbsp;°C, dove tale temperatura ha un'oscillazione di circa 10&nbsp;°C nell'arco dell'anno.
 
==== Clima temperato e mediterraneo ====
In questa serra troviamo un'elevata biodiversità, caratteristica principe del clima mediterraneo, il quale tuttavia è il meno esteso tra i climi temperati, infatti, le zone di clima temperato ricoprono meno del 2% della superficie terrestre; ma conservano il 20% del patrimonio dell'intera biodiversità.
 
==== Clima arido ====
[[File:Giardino della Biodiversità, Serra Arida.jpg|left|thumb|254x254px|Serra arida, troviamo qui riprodotto il clima arido caldo, con la caratteristica flora.]]
A caratterizzare quest'area della serra è la scarsità di "precipitazioni" (meno di 250 millimetri all'anno), tale serra rispecchia i climi ardi caldi e i climi aridi freddi. i primi tipici della Africa settentrionale e della penisola arabica; i secondi tipici del Mar Caspio e del deserto dei Gobi (Mongolia).All'Alba ci sono 0° mentre durante il giorno 40°.
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro|cognome=Kantorowicz|nome=Hermann Ulrich|titolo=La lotta per la scienza del diritto|editore=Arnaldo Forni Editore|città=Milano|anno=1988|id=Codice EAN 9788827126806|url=http://www.fornieditore.com/Item.aspx?id=2082&p=0|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160305003837/http://www.fornieditore.com/Item.aspx?id=2082&p=0|dataarchivio=5 marzo 2016}}
* Else M. Terwen-Dionisius, <nowiki>''</nowiki>Date and design of the botanical garden in Padua", Journal of Garden History, vol.14, number 4 (1994) 213-235
* A. Minelli, ''L'orto botanico di Padova (1545-1995)'', Marsilio, 1998 ISBN 88-317-6977-4
* G. Buffa, F. Bracco, N. Tornadore, ''Guida all'orto botanico di Padova. Quattro percorsi per conoscerne la storia e le piante''. Centrooffset, Padova, 1999. ISBN 88-900229-1-4
* S. Zaggia, ''L'università di Padova nel Rinascimento. La costruzione del palazzo del Bo e dell'Orto botanico'', Venezia, Marsilio, 2003, pp.&nbsp;79–121. ISBN 88-317-8384-X
 
== Voci correlate ==
* [[Università di Padova]]
* [[Palazzo del Bo]]
* [[Aree verdi di Padova]]
* [[Orto botanico]]
* [[Elenco degli orti botanici in Italia]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.ortobotanico.unipd.it/|Sito ufficiale dell'orto botanico di Padova}}
* [http://www.sitiunescoveneto.it/PADOVA.pdf Proposte per le scuole all'orto botanico di Padova] (dal sito ufficiale [http://www.sitiunescoveneto.it/ Unesco Veneto])
* [http://www.horti.unimore.it/CD/Padova/padovahome.htm Storia dell'orto botanico di Padova] (dal sito del Gruppo di lavoro per gli orti botanici e i giardini storici della [[Società botanica italiana]])
*[https://www.youtube.com/playlist?list=PL4S9zsa0oucy51x21iPyWgL-m97MUZXLT Video] (Università di Padova)
* {{en}} [http://whc.unesco.org/en/list/824 Botanical Garden, Padua] - UNESCO website
 
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