Fernweh e Diritto libero: differenze tra le pagine

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{{S|teoria del diritto|diritto internazionale}}
[[File:Sackgasse Bahnhof Sarnau mit verdecktem Abzweig zum Lahntalradweg 2016-03-09.JPG |thumb|Strada in lontananza]]
{{S|sociologia}}
 
Il movimento per il '''diritto libero''' (in ted. ''Freie rechtsfindung'') fu una corrente di pensiero giuridico-culturale sviluppatasi soprattutto in [[Germania]], tra la fine dell'[[anni 1800|Ottocento]] e gli inizi del [[anni 1900|Novecento]].
'''''Fernweh''''', traducibile come "nostalgia della lontananza", è un'espressione comune della [[lingua tedesca]] che descrive il desiderio umano di lasciare le circostanze conosciute (della routine) ed aprirsi al vasto mondo. La parola ''Fernweh'', letteralmente, sta per il contrario di ''[[Heimweh]]'' ([[nostalgia]]), il desiderio della patria o della casa.
==Storia delStoria termine==
Tale movimento - denominato anche del giusliberismo ed in cui possono ricomprendersi altri indirizzi, quali la giurisprudenza sociologica e la [[giurisprudenza degli interessi]] - annovera tra i suoi maggiori esponenti [[Ernst Fuchs (teologo)|Ernst Fuchs]], [[Carl Schmitt]], [[Eugen Ehrlich]], François Gény e Hermann Kantorowicz.
Tali autori ritengono che in ogni ordinamento giuridico esistano, accanto alle norme di fonte legislativa, anche norme extralegali, che il [[giudice]] può applicare ogni volta che il testo legislativo si riveli non rispondente alle concrete esigenze del caso. Il giurista ha non solo il [[potere]], ma anche il [[dovere]] di ricercare liberamente il diritto e di considerare fonte di quest'ultimo anche fatti (ad es. i rapporti sociali) che teorie più restrittive (formaliste o giuspositiviste) considerano non normativi.
Il diritto libero si origina spontaneamente dall'attività dei consociati e dalle decisioni dei giudici e si colloca accanto al diritto dello [[Stato]]. In particolare, spetta al diritto libero il compito di colmare le inevitabili lacune del diritto positivo, quando esso si riveli inidoneo a fornire una guida certa per la risoluzione di una specifica controversia.
 
Il “diritto libero” si colloca così in netta antitesi culturale con le posizioni tipiche del [[giuspositivismo]]: ne fu espressione il “sistema della formulazione [[Giudice|giudiziaria]] del diritto” che affidava all’interprete un vasto potere creativo. Si attribuiva all'[[Interpretazione giuridica|interpretazione]] «il compito di applicare la [[norma]] scritta rinvigorendola con le esigenze della [[società]], lasciandosi investire dal “vento che irrompe dalle finestre”, sino a modificare la stessa norma: così annullando la distinzione tra il momento della creazione del diritto e quello della sua applicazione. Era, questo, l’indirizzo giurisprudenziale che si ispirava alle teorie del “diritto libero”, ampiamente diffuse nella [[Germania nazista]]», ma di cui Piero Calamandrei trovò le tracce anche nella [[Stalinismo|Russia staliniana]] «dove, grazie ad una riforma del 1936, il giudice era chiamato ad interpretare la legge ispirandosi "alla politica generale del governo" e dove era stato abrogato il principio “borghese” del ''[[nullum crimen sine lege]]''»<ref>[http://questionegiustizia.it/articolo/la-magistratura-resistente-_11-07-2019.php Paolo Borgna, ''La magistratura resistente'', Questione giustizia, 11 luglio 2019].</ref>.
==Etimologia della parola==
L’origine della parola viene attribuita a una [[parole d'autore|coniazione]] del principe [[Hermann von Pückler-Muskau]]<ref>Friedrich Kluge: Heimweh: Ein Wortgeschichtiger Veruscht, 1901, p. 40</ref>, il quale usò la parola più volte nelle narrazioni dei suoi viaggi dal 1835 in poi.<ref>Hermann Von Pückler -Muskau: Vorletzter Weltgang von Semilasso, Stuttgart 1835, S. 236.</ref> Fernweh sta in rapporto di analogia con la preesistente parola “Heimweh” ([[nostalgia]]). Nella biografia di Pückler del 1843 si legge: “Pückler dice, in qualche parte dei suoi scritti, che non soffrì mai di Heimweh (nostalgia), ma piuttosto di Fernweh”.<ref> August Jäger (von Schlumb): Das Leben des Fürsten von Pückler-Muskau, Metzler 1843, S. 191 f.</ref> La parola si inserì soprattutto nel linguaggio poetico e didattico. Nel XX secolo si cominciò a usare il termine in relazione al [[turismo]] nel linguaggio promozionale. La riproduzione artistica del Fernweh tramite immagini e rappresentazioni di paesi lontani divenne un importante fattore economico globale.
 
== Critica ==
Una parola simile, ma più antica, è [[Wanderlust]] (voglia di camminare, di fare escursionismo), che compare già nell’[[alto tedesco medio]]. Alternative come “Storch- oder Kranichgefühl” (lett.: sensazione della cicogna o della gru) non sono diffuse. Così si legge nel 1873: “Il professore Dr. Erdmann [...] descrive questo caratteristico anelito all'escursione con il nome “Storch- oder Kranichgefühl”. Il principe Pückler-Muskau vi attribuisce il termine altrettanto appropriato di Fernweh". <ref>Rudolph von Kyaw: Beitrag zur Reiseliteratur. Ein Reisepaß</ref>Per comportamenti simili negli animali si usano in prevalenza le parole ''[[Wandertrieb]]'' (istinto migratorio) o [[Zugunruhe]] (irrequietezza degli [[uccelli migratori]]), che si basano su un comportamento esterno evidente, mentre “Fernweh” viene usato quasi esclusivamente in riferimento a esseri umani. Parole specifiche come Heimweh, Wanderlust o Fernweh con le loro connotazioni non trovano sempre degli esatti equivalenti in altre lingue e culture e hanno quindi un ruolo importante nello studio della lingua tedesca come [[lingua straniera]].<ref>Gabriele Schweller: Ziel C1: Deutsch als Fremdsprache. Lehrerhandbuch, Band 1, Hueber-Verlag 2011, S. 62.</ref>
{{quote|Qui il giudice non importa che si affatichi a studiare le leggi, perché le leggi non ci sono: occorre soltanto che in qualsiasi evenienza, anche quando si tratta di giudicare sulla rivendicazione di una gallina, egli sia pronto a interrogare la storia|Piero Calamandrei, ''Fede nel diritto'', Laterza, 2008}}
 
Nel periodo successivo alla [[seconda guerra mondiale]], il concetto di diritto libero è stato fortemente criticato in quanto, secondo alcuni, costituì la base per un pericoloso [[personalismo]] giudiziario negli ordinamenti dei [[regime (politica)|regimi]] [[dittatura|dittatoriali]] che si affermarono fra le due guerre<ref>Franco Marcovaldi, L'arte del giudizio/3, ''Intervista a Francesco Saverio Borrelli'', la Repubblica, sabato 5 gennaio 2013, p. 39. “Conversando con lui, vengo a sapere il titolo (bellissimo) della sua tesi di laurea “sentimento e sentenza”, che nella giustapposizione di due termini almeno in apparenza antitetici, ci offre il giusto avvio per intavolare questa nostra discussione, il cui cuore sintetizzerei così: il giudice è soltanto un sacerdote passivo della Legge o quando emette la sentenza ci mette inevitabilmente del suo?
==Storia del termine==
Afferma Borrelli: “Dire che la sentenza è una esecuzione asettica e meccanica non ha nessun senso. Dire che è frutto di un processo creativo, è altrettanto sciocco e pericoloso: la scuola del diritto libero è fiorita non a caso ai tempi di [[Hitler]]. La mia tesi intendeva sollevare questo problema e cercare un punto di equilibrio ragionevole, secondo un'angolazione che allora non era di moda. Mi rendo conto che può sembrare un tantino provocatorio l'accostamento di due termini, “sentimento” e “sentenza”, che, pur provenendo da una origine linguistica comune, il verbo sentire, nell'uso indicano due referenti divaricati: il primo, connotato da un'aura emotiva, intuitiva, irrazionale o pre-razionale, il secondo, connotato da severità, rigore logico, autorevolezza o autorità”.</ref>, dimostrandosi all'atto pratico incapace di fornire le garanzie tipiche del [[principio di legalità]] e di [[tassatività]], possibili soltanto in un contesto fortemente orientato al [[diritto positivo]].
I classici tedeschi – [[Schiller]] e [[Goethe]]&nbsp;– non conoscevano ancora la parola “Fernweh”. Nel dramma ''[[Maria Stuart (Schiller)|Maria Stuart]]0'' di Schiller, la regina catturata viene presa da tristezza osservando il passare delle nuvole. Qui si vede chiaramente che le due parole Fernweh e Heimweh cercano di classificare dei sentimenti, che come tali non devono necessariamente essere diversi. I versi dicono:
[[File:Fernwehpark-in-Hof.jpg|thumb|Fernwehpark in [[Hof (Baviera)]]]]
:''“Lì, dove si innalzano le montagne grigie nebbiose,
:''comincia il confine del mio regno,
:''E queste nuvole, che cacciano dopo mezzogiorno,
:''cercano il lontano oceano francese.
:''Nuvole affrettate! Veleggiatori dell’aria!
:''Chi camminò con voi, con voi navigò!
:''Salutatemi con affetto il paese della mia giovinezza!”''
:-Schiller: ''[[Maria Stuart]]'' <ref>Friedrich Schiller: Maria Stuart, 1801.</ref>
 
== Note ==
Goethe ricordò, nel 1822, la sua ''Campagna di Francia'' di 30 anni prima. Al ritorno dalla Francia nel 1792, già giunti a [[Coblenza]], ebbe l’opportunità di tornare a casa dalla moglie e dai figli a [[Weimar]], oppure da sua madre a [[Francoforte sul Meno]]. Ma vedendo scorrere le acque del [[Reno (Germania)|fiume Reno]] fu preso dalla sensazione di dover fuggire:
:''“Mi intimorì la prosecuzione delle condizioni di guerra, e mi prese di nuovo la sensazione di dover fuggire. Lo voglio definire una nostalgia al contrario (Heimweh), un desiderio verso l’ampio invece dell'angusto. Stetti lì, il fiume meraviglioso di fronte a me scorreva così teneramente e amorevolmente verso l’esteso e ampio paesaggio; scorreva verso amici, con i quali, nonostante qualche cambiamento di scena, rimasi sempre fedelmente legato. Provai il desiderio di passare dal mondo estraneo e violento al petto di amici, e così noleggiai, dopo aver ottenuto vacanze, una nave fino a [[Düsseldorf]], consigliato dai miei amici di Koblenz, con la richiesta di spedirmeli giù”.''
:-Goethe: ''Campagna di Francia''<ref>Johann Wolfgang von Goethe: Kampagne in Frankreich, 1822.</ref>
 
==Note==
<references/>
== Bibliografia ==
* {{cita libro|cognome=Kantorowicz|nome=Hermann Ulrich|titolo=La lotta per la scienza del diritto|editore=Arnaldo Forni Editore|città=Milano|anno=1988|id=Codice EAN 9788827126806|url=http://www.fornieditore.com/Item.aspx?id=2082&p=0|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160305003837/http://www.fornieditore.com/Item.aspx?id=2082&p=0|dataarchivio=5 marzo 2016}}
 
{{portale|diritto|filosofia|sociologia}}
==Letteratura==
* [[Friedrich Kluge]]: ''Heimweh: Ein Wortgeschichtlicher Versucht'', 1901
 
==Collegamenti esterni==
* [[:de:Wiktionary:Fernweh|Fernweh]], su Wiktionary
* [[Wikibooks: Zur Psychologie des Heimwehs|Zur Psychologie des Heimwehs]] su Wikibooks
 
[[Categoria:Filosofia del diritto]]
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