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|Nome = Baruch
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|Cognome = Spinoza
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|PreData = in [[ebraico]]: ברוך שפינוזה, ''Baruch''; in [[Lingua latina|latino]]: ''Benedictus de Spinoza''; in [[lingua portoghese|portoghese]]: ''Bento de Espinosa''; in [[Lingua spagnola|spagnolo]]: ''Benedicto De Espinoza''
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|Sesso = M
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|LuogoNascita = Amsterdam
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|GiornoMeseNascita = 24 novembre
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|AnnoNascita = 1632
|LuogoMorte = L'Aia
|GiornoMeseMorte = 21 febbraio
|AnnoMorte = 1677
|Attività = filosofo
|Nazionalità = olandese
|PostNazionalità = , ritenuto uno dei maggiori esponenti del [[razionalismo]] del XVII secolo, antesignano dell'[[Illuminismo]] e della moderna [[esegesi biblica]]
}}
 
In vita, Spinoza fu noto come divulgatore dell'opera di [[Cartesio]], e soprattutto per lo scandalo suscitato dal ''[[Trattato teologico-politico]]'' in cui viene difesa ad oltranza la [[libertà di pensiero]] da ogni ingerenza religiosa e statale, nonché vengono gettate le basi della moderna esegesi biblica. Il suo fondamentale capolavoro filosofico fu la celebre ''[[Ethica more geometrico demonstrata]]'' ("Etica dimostrata con metodo geometrico"), pubblicata solo nella raccolta delle opere postume del [[1677]], dove il suo pensiero è esposto nel modo più sistematico e completo. Grazie al suo rigore e alla sua profondità, Spinoza riuscì a superare molte di quelle che considerava le incongruenze proprie non solo della filosofia cartesiana ma dell'intera tradizione occidentale, offrendo dimostrazioni matematiche tese a confutare il [[creazionismo]] e una visione antropomorfica della divinità, superando il dualismo mente/corpo. Avendo come fine ultimo l'''etica'', Spinoza poté quindi proporre la sua stessa filosofia come un modo per "attraversare la vita non con paura e pianto, ma in serenità, letizia e ilarità".<ref>''Epistola XXI'' a van Blijenbergh.</ref>
 
Il fondamento teorico dello spinozismo è la dimostrazione rigorosa dell'assoluta [[necessità]] dell'essere e delle sue modificazioni. Si tratta quindi di un determinismo radicale, che Hegel chiamava ''acosmistico'', cioè tale da non lasciare alcuno spazio all'io inteso come soggetto autodeterminantesi. A differenza degli [[Stoici]], per i quali la divinità come ''[[Logos]]'' informa il mondo e lo pervade tutto, per Spinoza il mondo è in Dio, e quindi si può dire che abbia realtà solo in Dio ma non in se stesso, come mondo in quanto tale.
[[File:Spinoza.jpg|250px|thumb|Baruch Spinoza]]
 
== Biografia ==
 
Il suo nome era Baruch, in [[Portogallo|portoghese]] Bento, in [[Lingua latina|latino]] Benedictus. La religione dei genitori era ebraica, divenuti poi [[marrano|marrani]], ebrei forzati a [[conversione religiosa|convertirsi]] al [[Cristianesimo]]. Il padre, Michael, era [[mercante]]. La madre, Hanna Debora, era la seconda moglie di Michael. La madre morì il [[5 novembre]] [[1638]], quando Spinoza aveva sei anni.
 
Essendo la famiglia costretta, nel secondo decennio del [[secolo XVII]], ad abbandonare il [[Portogallo]], a seguito dell'intolleranza religiosa, Spinoza, nato in [[Olanda]], fu inizialmente educato nella comunità ebraica [[sefardita]] di [[Amsterdam]]. Presso la scuola della comunità, il ''Talmud Torah'', portò a termine i primi quattro gradi di istruzione.
 
{{quote|Era di temperamento ascetico e malinconico. Snello di carnagione scura, con lunghi capelli ricciuti e occhi grandi, scuri e lucenti, non mangiava praticamente nulla, eccetto una zuppa di fiocchi d'[[Avena sativa|avena]] con un po' di [[burro]] e farinata d'avena mischiata a uvetta. È incredibile, scrisse uno dei suoi primi biografi, il [[pastore]] [[Lutero|luterano]] Colerus che alloggiava nella stessa casa, di quanto poco cibo o bevande sembra essersi accontentato.|P.Johnson, "Storia degli ebrei", Milano, 1987}}
 
=== Lo studio dei classici latini ===
 
Nel [[1649]], in seguito alla morte del fratello maggiore Isaac, fu costretto ad abbandonare gli studi per aiutare il padre Michael nella conduzione dell'[[azienda]] commerciale della famiglia. La sua curiosità e la sua sete di conoscenza rimasero comunque inalterate, spingendolo a frequentare innanzitutto le ''yeshivot'' (gruppi di studio per adulti) della comunità e - in seguito alla maturazione di una sempre più marcata insoddisfazione nei confronti della vita e della religione ebraica e di un interesse crescente per altre idee filosofiche e scientifiche - la scuola di latino di [[Franciscus Van den Enden]], a partire dal [[1654]]. Come è noto, grazie agli [[inventario|inventari]] portati a termine dopo la morte del filosofo, la [[biblioteca]] di Spinoza conteneva un certo numero di testi in latino, tra cui opere di [[Quinto Orazio Flacco|Orazio]], [[Gaio Giulio Cesare]], [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]], [[Epitteto]], [[Tito Livio|Livio]], [[Plinio]], [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]], [[Omero]], [[Cicerone]], [[Marco Valerio Marziale|Marziale]], [[Francesco Petrarca|Petrarca]], [[Petronio Arbitro|Petronio]], [[Gaio Sallustio Crispo|Sallustio]], a riprova di una passione nata probabilmente durante il periodo vissuto a contatto con Van den Enden. Cosa più importante, oltre a questa preparazione in [[letteratura]] e [[filosofia]] classica, gli studenti di Van den Enden venivano quasi certamente messi al corrente di problemi più moderni, soprattutto di questioni attinenti allo sviluppo delle [[scienza|scienze naturali]]: è probabile che risalga a questo periodo della vita di Spinoza il suo primo contatto diretto con le opere di Cartesio.
 
=== La scomunica ===
Il 27 luglio 1656 fu data lettura di un testo in ebraico di fronte alla volta della sinagoga dell'houtgracht: un documento di ''[[cherem]]'' (bando o scomunica), gravissimo e mai revocato, era assai esplicito e non faceva ricorso ad eufemismi:
{{Quote|I Signori del Mahamad rendono noto che, venuti a conoscenza già da tempo delle cattive opinioni e del comportamento di Baruch Spinoza, hanno tentato in diversi modi e anche con promesse di distoglierlo dalla cattiva strada. Non essendovi riusciti e ricevendo, al contrario, ogni giorno informazioni sempre maggiori sulle orribili eresie che egli sosteneva e insegnava e sulle azioni mostruose che commetteva – cose delle quali esistono testimoni degni di fede che hanno deposto e testimoniato anche in presenza del suddetto Spinoza – questi è stato riconosciuto colpevole. Avendo esaminato tutto ciò in presenza dei Signori Rabbini, i Signori del Mahamad hanno deciso, con l'accordo dei Rabbini, che il nominato Spinoza sarebbe stato bandito (''enhermado'') e separato dalla Nazione d'Israele in conseguenza della scomunica (''cherem'') che pronunciamo adesso nei termini che seguono:
 
Con l'aiuto del giudizio dei santi e degli angeli, con il consenso di tutta la santa comunità e al cospetto di tutti i nostri Sacri Testi e dei 613 comandamenti che vi sono contenuti, escludiamo, espelliamo, malediciamo ed esecriamo Baruch Spinoza. Pronunciamo questo herem nel modo in cui Giosuè lo pronunciò contro Gerico. Lo malediciamo nel modo in cui Eliseo ha maledetto i ragazzi e con tutte le maledizioni che si trovano nella Legge. Che sia maledetto di giorno e di notte, mentre dorme e quando veglia, quando entra e quando esce. Che l'Eterno non lo perdoni mai. Che l'Eterno accenda contro quest'uomo la sua collera e riversi su di lui tutti i mali menzionati nel libro della Legge; che il suo nome sia per sempre cancellato da questo mondo e che piaccia a Dio di separarlo da tutte le tribù di Israele affliggendolo con tutte le maledizioni contenute nella Legge. E quanto a voi che restate devoti all'Eterno, vostro Dio, che Egli vi conservi in vita. Sappiate che non dovete avere con Spinoza alcun rapporto né scritto né orale. Che non gli sia reso alcun servizio e che nessuno si avvicini a lui più di quattro gomiti. Che nessuno dimori sotto il suo stesso tetto e che nessuno legga alcuno dei suoi scritti.|Emilia Giancotti Boscherini, ''Baruch Spinoza 1632-1677'',''Dichiarazione rabbinica autentica datata [[27 luglio]] [[1656]] e firmata da Rabbi Saul Levi Morteira ed altri'', Roma, Editori Riuniti 1985, p. 13..}}
«Durante la lettura di questa maledizione si sentiva di tanto in tanto cadere la nota lamentosa e protratta di un grande corno; le luci che si vedevano ardere brillanti al principio della cerimonia, vennero spente ad una ad una, a mano a mano che si procedeva, fino a che alla fine si spense anche l'ultima, simboleggiando l'estinzione della vita spirituale dello scomunicato, e l'assemblea rimase completamente al buio.» <ref>Emilia Giancotti Boscherini, ''Baruch Spinoza 1632-1677'',''Dichiarazione rabbinica autentica datata [[27 luglio]] [[1656]] e firmata da Rabbi Saul Levi Morteira ed altri'', Roma, Editori Riuniti 1985, p. 13</ref>
 
Secondo studi recenti tra i quali quello di Steven Nadler, l'eresia principale che portò alla scomunica di Spinoza sarebbe stata il non credere all'[[immortalità dell'anima]] mentre Abbagnano e i principali studiosi individuano la causa dell'inconciliabilità del pensiero di Spinoza con l'ebraismo nella sua identificazione di Dio con la natura (Deus, sive natura: Dio, ovvero la natura) e nel rifiuto di un Dio-persona come quello biblico. Spinoza inoltre asseriva apertamente di ritenere la Bibbia una fonte di insegnamenti morali, ma non della verità, rifiutava il concetto di libero arbitrio e applicava la propria visione determinista anche a Dio (negazione del creazionismo e della libertà di azione del creatore): l'unica libertà che Dio ha nella visione spinoziana è l'assenza di costrizioni esterne.
 
=== Tornitore di lenti ===
 
[[File:Casa espinoza.jpg|thumb|right|280px|La casa di Baruch Spinoza, oggi diventata un museo]]
Nello stesso anno della scomunica ([[1656]]) a ventiquattr'anni, Spinoza fu costretto a lasciare la casa del padre e dopo un breve periodo passato a casa di Van den Enden, che lo ospitò senza chiedere nulla in cambio, se non un aiuto nelle lezioni di latino, dovette lasciare anche [[Amsterdam]]. Si stabilì in un villaggio presso [[Leida]](Rijnsburg). Raccontava agli amici di aver persino subito un tentativo di assassinio una notte mentre tornava a casa e a riprova mostrava un mantello con il foro del pugnale.
Dopo la morte del padre le sorelle cercarono di estrometterlo dalla [[eredità]]. Spinoza volle che i suoi diritti fossero rispettati e fece causa alle sorelle. Sebbene avesse vinto rinunciò a tutte le sue pretese e volle per sé semplicemente un letto con il [[baldacchino]].
 
Si stabilì infine all'[[L'Aia|Aia]] dove visse sino alla sua morte mantenendosi con il suo lavoro di tornitore di lenti. Aveva una piccola [[pensione]] dallo [[Stato]] e una [[rendita]] lasciatagli da un amico. Respinse altre offerte di aiuto economico e rifiutò la [[cattedra]] che gli era stata proposta a [[Heidelberg]] per non rinunciare alla sua [[libertà di pensiero]]. Aveva uno [[stile]] di vita molto semplice, pur essendo contrario ad ogni sciatteria di maniera:
 
{{quote|Non è un portamento disordinato e sciatto che fa di noi dei saggi; anzi affettare indifferenza per l'aspetto personale è testimonianza di uno spirito povero, in cui la vera saggezza non potrebbe trovare adatta dimora e la scienza incontrerebbe soltanto disordine e scompiglio|P. Johnson, op.cit.}}
 
=== Le prime opere ===
All'età di 29 anni e dopo la drammatica esperienza dell'espulsione dalla comunità ebraica, Spinoza pubblica i ''[[Principi della filosofia di Cartesio]]'', con un'[[appendice (letteratura)|appendice]] di ''[[Pensieri Metafisici]]'', opere che gli diedero fama di [[esegeta]] della filosofia cartesiana. In questa data ([[1661]]), si era già formata intorno a lui una cerchia di amici e discepoli, con i quali intratteneva un nutrito scambio epistolare, fonte preziosa sull'andamento della sua riflessione.
 
Iniziò la scrittura dell<nowiki>'</nowiki>''Etica'' nel [[1661]] a [[Rijnsburg]], per poi tentare di pubblicarla una prima volta nel [[1664]], con il titolo di ''Methodus inveniendi argumenta redacta ordine et tenore geometrico''. La scelta di adottare il metodo geometrico corrispondeva all'intenzione di rendere immediatamente evidente il carattere di verità, dimostrabile ed eterna, che aveva la sua filosofia. In realtà, l'opera vide la luce solo dopo la sua morte, nella raccolta delle ''[[Opera Posthuma]]'' ([[1677]]), voluta e messa a punto dai suoi discepoli a pochi mesi dalla sua scomparsa, che comprende anche il ''[[Trattato sull'emendazione dell'intelletto]]'', il ''[[Trattato teologico-politico]]'', l'''[[Epistolario (Spinoza)|Epistolario]]'' e una grammatica ebraica, il ''[[Compendium grammatices linguae hebreae]]''.
 
=== Empio e blasfemo ===
La pubblicazione del ''Tractatus theologico-politicus'' suscitò grave [[scandalo]] negli ambienti [[Chiesa (istituzione)|ecclesiastici]] sia [[cattolicesimo|cattolici]] che [[protestantesimo|protestanti]] che diffusero la cattiva fama dell'empio e blasfemo Spinoza.
 
Cominciò così a formarsi quel [[mito]] di Spinoza [[ateo]] che trova conferma con la pubblicazione dell<nowiki>'</nowiki>''[[Ethica]]'', la cui prima parte, ''De Deo'', sulla divinità, propone la definizione di [[Dio]] come l'unica ed infinita [[sostanza (filosofia)|sostanza]]. Già nel primo periodo dopo la sua morte la dottrina di Spinoza fu interpretata come [[ateismo]] e condannata ma trovò fortuna presso i [[libertinismo|libertini]] che diffusero la fama di uno Spinoza ''ateo virtuoso''.
 
Spinoza morì il [[21 febbraio]] [[1677]] a 44 anni di [[tubercolosi]] e la sua [[eredità]] era così misera che sua sorella Rebecca la respinse.
 
== La filosofia ==
{{quote|Filosofare è spinozare|[[Hegel]]|Philosophieren ist spinozieren|lingua=de}}
 
La tesi centrale del pensiero di Spinoza è l'identificazione [[panteismo|panteistica]]<ref>[http://www.conoscenza.rai.it/site/it-IT/?ContentID=637&Guid=bc08fd5e27854ae6b44b8c57be7fa37d Sul rapporto tra panteismo e pensiero politico in Spinoza, si veda quest'intervista ad Antonio Negri]</ref> o, meglio, [[immanente|immanentistica]] di [[Dio]] con la [[Natura]] (''"Deus sive natura"''), ed in essa convergono i temi ed i motivi appartenenti alle tradizioni culturali più disparate, ossia la [[filosofia ellenistica]], la [[teologia]] [[Cristianesimo|giudaico-cristiana]], la filosofia [[Neoplatonismo|neoplatonico]]-naturalistica del [[Rinascimento]], il [[Cartesio|razionalismo cartesiano]] ed il pensiero [[Islamismo|musulmano]], ed infine il pensiero [[politica|politico]] di [[Thomas Hobbes]] (la distinzione tra lo [[stato di natura]] e quello civile che origina dal [[contratto sociale]]). Spinoza critica la visione tradizionale del finalismo di Dio, dimostrando che Dio perderebbe perfezione se desiderasse le cose per un fine, cioè per dare vantaggio agli uomini, i quali concepiscono finalisticamente il mondo solo grazie alla loro ingannevole immaginazione.
 
Spinoza si inserisce con la sua filosofia nel dibattito sulla [[sostanza (filosofia)|sostanza]], così come esso risultava nell'ambigua duplicità di sostanze in [[Cartesio]] e nella rinuncia all'apprensione della sostanza materiale del [[fenomenismo]] hobbesiano.
 
== Da Cartesio: il dibattito metafisico ==
 
[[File:Frans Hals - Portret van René Descartes.jpg|thumb|right|René Descartes, in un dipinto di Frans Hals]]
Il ''[[cogito ergo sum]]'' di Cartesio introduceva la necessità che il pensiero chiaro e distinto trovasse la sua corrispondenza nella realtà. Solo questo assicurava che si trattasse di vera [[razionalità]] e soltanto questo permetteva di superare il cosiddetto [[scetticismo|dubbio scettico]], che sosteneva di essere certo del proprio pensiero (come si può dubitare di se stessi? Come si può dubitare di dubitare?), ma dubitava appunto che al pensiero corrispondesse la realtà: la realtà infatti si acquisisce attraverso i [[sensazione|sensi]], che ci danno una falsa visione della realtà, come avevano insegnato antichi [[sofisti]] come [[Protagora]].
 
Il criterio dell'evidenza, punto di partenza del ''[[Discorso sul metodo]]'', ha sconfitto sì il dubbio scettico, ma ha fatto nascere la necessità dell'esistenza di due mondi, quello del pensiero (''cogito'') e quello della realtà (''sum''). E ciascuno di questi due mondi deve necessariamente far capo a una sostanza. Ma ecco che con Cartesio le sostanze sono due: la ''[[res cogitans]]'' (il pensiero) e la ''[[res extensa]]'' (la realtà). Questa impostazione origina diverse contraddizioni in termini: la sostanza è una e non può essere che una.
 
Cartesio pensa di superare questa difficoltà sostenendo che in effetti la sostanza è veramente unica: essa è [[Dio]] creatore sia della realtà che del pensiero. Insomma la ''res cogitans'' e la ''res extensa'' hanno un denominatore comune che è Dio, di cui Cartesio si premura di mostrare razionalmente l'esistenza.
 
Su questo punto la pretesa dimostrazione cartesiana di Dio incontra il suo limite: egli si serve del ''cogito ergo sum'', delle regole del metodo (premessa) per dimostrare l'esistenza di un Dio perfetto e veridico (conclusione) e quindi la conclusione (esistenza di Dio di verità) gli dimostra la validità della premessa (la verità del cogito ergo sum). È questo quello che è stato definito, da alcuni critici, il "circolo vizioso" cartesiano, nel quale la premessa giustifica la conclusione e questa a sua volta giustifica la premessa.
 
== La scelta della materialità di Hobbes ==
[[File:Thomas Hobbes (portrait).jpg|thumb|[[Thomas Hobbes]] in un ritratto di [[John Michael Wright]] ([[National Portrait Gallery (Londra)|National Portrait Gallery]], [[Londra]])]]
 
[[Thomas Hobbes|Hobbes]] fa la sua scelta coerente con la scuola di pensiero inglese tutta rivolta alla realtà empirica e materiale. La sostanza unica è la materia. Tutto è materia compreso lo stesso pensiero. Cos'è il pensiero se non [[linguaggio]] oggettivato? Quindi dall'analisi del linguaggio possiamo dedurre l'origine di tutto e il termine più semplice ed originale è corpo con la sua caratteristica accidentale che è il moto. Il corpo infatti può essere in movimento ma anche in stato di quiete. E su questa sostanza corporea Hobbes costruisce il suo [[sistema]] [[materialismo|materialistico]] [[meccanicismo|meccanicistico]] [[determinismo|deterministico]] onnicomprensivo.
Dal corpo quindi partono dei movimenti che vanno a colpire i nostri organi di senso che compressi reagiscono con un contromovimento che mette in azione l'[[immaginazione]] che crea immagini che si vanno a sovrapporre ai corpi da cui è venuto il moto iniziale. Ogni corpo è quindi coperto da un'immagine che non ci fa cogliere la vera realtà della cosa. Ma non basta: noi traduciamo ogni immagine in un [[nome]], che è convenzionale ed arbitrario. Quindi dalla vera realtà della cosa in sé ci separano due schermi: quello dell'immagine e quello del nome. Ecco allora che l'esigenza di certezze materiali che ispira la dottrina di Hobbes che vive nel turbolento periodo delle due rivoluzioni inglesi si traduce in un'interpretazione del reale, che nega la possibilità di conoscere direttamente la sostanza ([[fenomeno|fenomenismo]]).
 
== La soluzione di Spinoza ==
 
Per Spinoza la realtà nel suo complesso è pienamente intelligibile: non c'è nulla che possa a priori essere considerato inconoscibile. Tuttavia, ciò non significa che gli uomini possano godere di una conoscenza adeguata innata. Tutto al contrario, essi sono per lo più schiavi di conoscenze inadeguate, sorte dall'azione delle più disparate cause esterne che li portano a immaginare un gran numero di cose senza conoscerle affatto. Per elevarsi a una conoscenza adeguata della realtà, l'uomo deve quindi contenere la prepotenza dell'immaginazione e cercare di guadagnare una visione adeguata di Dio stesso, cioè del fondamento ultimo di tutta la realtà, immanente ad essa come a tutte le sue manifestazioni.
 
L'uomo ha lo strumento della [[ragione]] per capire ma questo è uno strumento limitato. Infatti il fondamento del discorso razionale (almeno per come è definito nel secondo scolio della proposizione 40 della seconda parte dell'Etica), sono le ''nozioni comuni'' ossia degli elementi propri a molti oggetti, a partire dai quali è possibile inferire le regolarità e le leggi (anche in senso fisico-scientifico) cui sono sottoposti. Proprio per questo, tuttavia, la ragione non permette di conoscere l'essenza di nessuna cosa singola, colta nella sua specificità. La ragione è quindi sufficiente per fornirci alcune importantissime conoscenze adeguate, tra cui rientra la stessa conosceza di Dio come sostanza eterna, infinita, unica e immanente a tutte le cose. Tuttavia, risulta cieca davanti alla natura singola e unica di ciascuna di queste cose.
 
Se la ragione è insufficiente però l'uomo ha un altro strumento che gli consente di cogliere la conoscenza in modo immediato. Questo strumento è l'[[intuizione]].<ref>Secondo alcuni interpreti del pensiero spinoziano così va intesa la parte in cui si dice che allorché si ha una conoscenza chiara e distinta si è ''immediatamente'' consapevoli della sua verità. Un criterio quindi dell'evidenza matematica che non è altri che intuizione.</ref> Con questa possiamo arrivare al culmine del processo conoscitivo, possiamo arrivare a [[Dio]].
 
Per Spinoza esiste quindi un terzo genere di conoscenza, che nell'Etica viene chiamata "scienza intuitiva" e che dovrebbe consentire proprio di conoscere adeguatamente l'essenza delle cose. Lo statuto di questo genere è però molto controverso tra gli studiosi del pensiero di Spinoza e vi sono state molte discussioni sia per identificare quale ne sia esattamente l'oggetto, e se Spinoza effettivamente ne fornisca esempi o se ne serva nelle sue opere.
Nelle prime formulazioni del suo pensiero (''Trattato sull'emendazione dell'intelletto'' e ''Breve trattato'') questo genere è considerato l'unico davvero adeguato e veramente capace di farci unire immediatamente a Dio e conoscere adeguatamente la realtà. Nell'Etica, tuttavia, la sua trattazione è concentrata soprattutto nella seconda metà della quinta parte e molto spazio viene invece dato alla ragione, la cui adeguatezza è pienamente rivalutata.
 
== La definizione "geometrica" della sostanza ==
 
Quando studiamo [[geometria]] noi non usiamo solo la ragione ma prevalentemente l'intuizione. La prima nozione geometrica necessaria per lo studio della [[geometria]] ad esempio è quella di [[Punto (geometria)|punto]] e da questa si prosegue costruendo un intero edificio da un primo mattone che abbiamo accettato per vero ma che nessuno mai ci dimostrerà come vero. Questo non sarà mai possibile perché da un punto di vista razionale il punto è un'assurdità: è qualcosa che ad esempio costruisce con altri infiniti punti il [[geometria|segmento]] ma non ha una sua estensione reale. Il punto geometrico lo accettiamo solo intuitivamente.
 
Diamo allora una definizione della sostanza, come facciamo per il punto geometrico e vediamo se è accettabile.
 
{{quote|La sostanza è ciò che è in sé e viene concepita per sé}}
 
* « ciò che è in sé », vuol dire che è tutta in se stessa ossia non dipende da un'altra cosa, perché se dipendesse da un'altra cosa non sarebbe più sostanza;
* « e viene concepita per sé », vuol dire che quando penso la sostanza la devo pensare con un [[concetto]] che riguarda lei e soltanto lei, non posso passare per altri concetti, come in una [[ragione|mediazione razionale]], per arrivare a lei, perché altrimenti significherebbe che questi molteplici concetti che rimandano a più realtà farebbero sì che la sostanza non sarebbe più un'unica com'essa è: quindi la sostanza può essere concepita solo intuitivamente, con un'apprensione immediata e non razionale-mediata della sua esistenza.
* « la sostanza deve avere in sé e non in un'altra cosa il principio della sua [[intelletto|intelligibilità]] »
 
La sua esistenza non dipende dal fatto che ci sia un io a parlarne o a pensarla
 
«La Sostanza è una realtà oggettiva indipendente dalla mia esistenza»
 
Ciò significa che della sostanza ne do una definizione per capirla e non che la definizione la fa esistere.
 
La sostanza è una realtà [[Oggetto (filosofia)|oggettiva]] concepita per se stessa. Se questa sostanza può essere definita come ciò che è in sé e viene concepita per sé allora è una ''[[Causa sui]]'' (causa di se stessa); in lei coincidono in un unico punto causa ed effetto, lei è nello stesso tempo madre e figlia: altrimenti sarebbe effetto di una causa che viene prima di lei e lei allora non sarebbe più la prima, come deve essere per la sostanza.
 
È definita ''Causa sui'' in quanto se si dovesse fare una distinzione tra l'[[essenza (filosofia)|essenza]] e l'[[esistenza]], tra pensiero e realtà, per la sostanza questa distinzione non varrebbe perché essa non appena pensa immediatamente esiste. (cfr. [[Cartesio]]). ''La sua essenza implica necessariamente l'esistenza''. Se l'essenza è il mondo del pensare e l'esistenza è quella della realtà non appena appare la sostanza nel pensiero nello stesso originario [[Aristotele|atto]], essa esiste.
 
Non ci può essere la distinzione tra il pensiero della sostanza come una realtà distinta dalla realtà dell'esistenza della sostanza. Altrimenti ci sarebbero due realtà mentre la sostanza è un'unica realtà.
 
''Causa sui'' vuol dire allora che essa è ''unica'', e non essendoci un'altra realtà che possa limitarla è quindi anche ''infinita'' ed ''indivisibile'', perché se fosse divisibile la sostanza non sarebbe più unica.
 
Se dunque l'essenza della sostanza implica l'esistenza allora pensiero e realtà coincidono.
 
Se la definizione della sostanza è tale per cui essa è:
* ''Causa sui''
* Pensiero e realtà createsi in un unico originario atto (''essenza ed esistenza'')
* ''Unica''
* ''Infinita''
* ''Indivisibile''
La sostanza è totalmente identificabile dunque con ''[[Dio]]'', poiché le caratteristiche precedentemente elencate sono proprie della sostanza divina.
 
== Deus sive Natura ==
Questa contraddizione razionale che sta all'origine della definizione di [[sostanza (filosofia)|sostanza]] è colta da Spinoza ma egli la continua ad usare e risolve mirabilmente le contraddizioni razionali che seguono alla prima. Dio in uno stesso atto, pensiero originario, causa se stesso ma causa anche tutte le cose, cioè essendo causa sui in lui c'è l'origine di sé ma anche di tutto ciò che esiste, perché Lui è l'origine di ogni essenza e di ogni [[esistenza]], è l'origine di tutta la realtà materiale e non materiale, poiché egli è l'uno-tutto. Quando crea se stesso contemporaneamente appare l'[[universo]] e l'universo è lui stesso, donde la celebre frase ''Deus sive Natura'' (''Dio, ovvero la Natura'').
 
Non c'è differenza tra lui e tutte le cose; cioè non esiste alcuna cosa, al di fuori di Dio, che possa in qualche modo costituirne un limite. Il triangolo è Dio, ma il triangolo è anche la somma degli angoli interni uguale a 180 gradi, quindi come il triangolo è Dio anche la somma degli angoli interni è il triangolo, e anche tutte le cose sono Dio, quindi causa (il triangolo, Dio) ed effetto (la somma degli angoli interni, la Natura) coincidono. Però qui sorge una contraddizione: se Dio si identifica con la natura, allora la natura è perfetta come Dio? ma dov'è la perfezione della natura? È questo il problema che Spinoza affronta argomentando inizialmente con la teoria della doppia causalità.
 
=== La doppia causalità ===
Spinoza dice che ci sono due tipi di [[causalità]]. La causalità di Dio è diversa da quella più comune che è quella ''transitiva'' in cui la causa passa nell'effetto (per esempio il calore del fuoco passa, transita nell'acqua scaldata) ma c'è anche una causalità ''immanente'' in cui l'effetto permane nella causa (ad esempio:pensiero=causa e idee=effetto; le idee come effetto della causa pensiero permangono nel pensiero).<ref>Una concezione simile sulla doppia causalità e sull'unicità di Dio si ritrova nell'opera " ''De la causa principio e uno''" di [[Giordano Bruno]]</ref>
 
Dio è nel mondo, il mondo è in Dio. Se la causalità divina è immanente, se in Dio non c'è differenza tra causa ed effetto, se Dio è in tutto e tutto è in Dio e, se "''Deus sive Natura''", allora la natura ha le stesse caratteristiche di Dio. Questa conclusione logicamente vera non è comunque convincente. Spinoza ci convincerà intuitivamente.
 
=== Volontà ed intelletto ===
Prima di spiegare il problema della perfezione della natura occorre però chiarire altre questioni. La tradizionale concezione di Dio è che egli sia una [[persona (filosofia)|persona]] dotata di volontà e [[intelletto]] rendendolo così [[trascendente]] e diverso da tutto.
 
Ma Spinoza dice che tra Dio e le cose non c'è differenza allora il Dio di Spinoza è una potenza impersonale, perché se fosse personale si distinguerebbe dalle cose.
 
Dio in effetti quando fa esistere se stesso con sé fa esistere tutte le cose connesse con lui, come le proprietà del triangolo sono connesse con lui.
 
== Le caratteristiche di Dio ==
Quando definiamo Dio cerchiamo di definirlo nei suoi [[attributo (filosofia)|attributi]]: Spinoza dice che questi attributi non possiamo limitarli ad una certa categoria, dovremo riferirgli tutti gli attributi possibili ed immaginabili e ciascuno di questi attributi è infinito come Dio e perfetto nel suo genere come Dio: e ciascuno è eterno come Dio, perché gli attributi sono Dio stesso.
Gli attributi non sono un nostro modo di concepire Dio o la sostanza perché gli attributi sono la reale espressione di Dio (Dio o tutti gli attributi di Dio), cioè anche se noi non concepissimo questi attributi, Lui li avrebbe ugualmente perché la sostanza esiste indipendentemente da me che la penso.
 
Ma tutti gli attributi che noi possiamo immaginare di Dio si riducono sostanzialmente a due, gli unici che noi riusciamo effettivamente a conoscere: pensiero ed estensione (''res cogitans'' e ''res extensa'', per usare dei termini di [[Cartesio]]).
 
== La differenza con Cartesio ==
 
Riemergono le due sostanze di Cartesio: la res cogitans e la res extensa ma a differenza di Cartesio queste per Spinoza sono due attributi di Dio, due forme con cui l'unica sostanza divina si manifesta a noi come il complesso di tutti i fenomeni naturali, cioè tutte le cose che riguardano la materia e il complesso di tutti i fenomeni non materiali, di tutte le cose che riguardano il pensiero.
 
Quindi tutte le cose materiali derivano dall'attributo dell'estensione e tutte le cose non materiali derivano dall'attributo del pensiero o meglio, come dice Spinoza le cose e le idee sono rispettivamente i modi di essere dell'attributo estensione e i modi di essere dell'attributo pensiero.
 
C'è perfetta identità tra Dio e i suoi attributi. Infatti quando pensiamo il pensiero e l'estensione lo concepiamo in sé e per sé, intuitivamente, in maniera diretta e non mediata da altri concetti, come facciamo per la concezione della sostanza. Così mentre l'estensione si concepisce in sé e per sé (come la sostanza, come Dio e quindi anche gli attributi) invece ad esempio il [[moto (fisica)|movimento]], lo si può capire solo facendo riferimento a qualcosa che ha in sé l'estensione, quindi il movimento è un modo dell'estensione. Se penso un'idea la potrò pensare solo facendo riferimento al pensiero, quindi quell'idea sarà un modo del pensiero. I modi dunque non sono concepibili in sé e per sé ma sono resi concepibili dagli attributi ovverosia dalla sostanza.
 
== La natura perfetta come Dio ==
Arriva a conclusione il problema della perfezione della natura iniziato con la teoria della doppia causalità: se Dio è la Natura, allora la natura è perfetta come Dio. I singoli modi, cioè le singole cose connesse col pensiero e l'estensione, sono naturalmente [[contingenza (filosofia)|contingenti]] e imperfetti ma l'insieme, la ''totalità'' dei modi è perfetta come è perfetta la sostanza. È solo la visione irrazionale individuale a farci vedere l'imperfezione delle cose. Se io potessi contemplare il mondo nella sua totalità allora coglierei la mirabile perfezione del tutto.
 
Ogni modo finito è prodotto da un altro modo finito, cioè l'universo è come una catena di anelli infiniti di causa effetto. Allora Dio è la causa efficiente di ogni modo? Cioè è il primo anello della catena? No, Dio è la catena stessa. Cioè se definiamo Dio come ''Natura naturans'' questa coincide con la ''Natura naturata''.
 
* ''Natura naturans'' come causa e come Dio in sé;
* ''Natura naturata'' come l'insieme dei modi e come Dio espresso.
 
Dio è natura che si fa natura.
 
"''Tutto ciò che appare bene, male o imperfezione , dipende dalla nostra immaginazione che dà un'interpretazione soggettiva e non coglie il mirabile ordinamento del tutto''"
 
"''Le cose sono state prodotte da Dio con somma perfezione perché sono state conseguite con somma precisione che è perfettissima''"
 
In questo senso la filosofia di Spinoza prende l'aspetto di una vera e propria "[[religione]] della scienza", quella che si avvicina più alla [[ragione]] che alla [[fede]] e a cui si arriva attraverso una conoscenza approfondita della natura in cui si scopre la meravigliosa perfezione dell'[[infinito (filosofia)|infinito]]: torna alla mente la ricerca della perfezione nella Natura di [[Rinascimento italiano|Leonardo]] che cerca di cogliere Dio nella perfetta trama dei fenomeni naturali.
 
== La critica della concezione creazionistica ==
 
Spinoza stravolge la [[tradizione|tradizionale]] concezione di quel Dio che già aveva contestato come Dio [[persona (filosofia)|personale]] e [[trascendenza|trascendente]]. Che Dio crei significa che ad un certo momento crei il meglio, ma se crea il meglio significa che sceglie ma è impossibile pensare che Dio scelga perché questo lo farebbe cadere nell'imperfezione; sceglie infatti colui che si trova di fronte a delle alternative. Dio nella sua azione non ha alternative, egli è perfetto e quindi non sceglie. Ma se non sceglie allora non è libero, cioè egli è stato costretto a creare l'unico [[universo]] possibile, perfetto come è perfetto Lui.
 
* Libero sceglie tra mondi possibili e crea il meglio
* ma allora è imperfetto;
 
* non sceglie, con lui appare l'unico mondo perfetto come è perfetto lui,
* ma se non sceglie, non è libero, è necessitato.
 
Ma come si fa pensare a un Dio che non è libero?
 
Spinoza introduce il concetto di autonomia dove coincidono [[libertà]] e necessità. Cioè Dio obbedisce ad una legge che egli stesso si è dato, quindi è necessitato perché obbedisce, ma è libero perché questa legge se l'è data da solo, cioè questa legge è la sua stessa natura, la sua stessa realtà, ed obbedendo ad essa realizza se stesso.
È una legge per il triangolo avere la somma degli angoli interni uguale a 180 gradi ma solo così per questa legge il triangolo si realizza, è quello che è.
 
== La critica della concezione finalistica di Dio ==
 
Noi sentiamo dire che Dio fa tutto in vista del [[bene (etica)|bene]], quindi la stessa [[creazione (teologia)|creazione]] Dio la farebbe in vista del bene. Se ciò fosse vero ci sarebbe un principio, quello del Bene, estraneo a Dio e che Dio in un certo modo deve osservare, cioè ci sarebbe un principio buono a cui Dio è sottoposto.
Ma Dio non agisce in vista del bene.
Dio causa si realizza in se stesso e niente più.
 
Ma perché molte religioni parlano di un Dio che agisce in vista del bene?
 
L'errore è nella natura stessa degli uomini che credono di essere liberi e pensano di scegliere tra alternative in vista di principi (come per esempio in vista del bene) e attribuiscono questo loro comportamento, ritenuto erroneamente libero, anche a Dio. In realtà gli uomini nascono senza conoscere la causa delle cose e credono di essere liberi,ma in effetti essi non conoscono le cause che determinano il loro comportamento: se le conoscessero fino in fondo si renderebbero conto che la loro volontà non si indirizza liberamente in vista di un fine ma che essi invece si comportano come non possono fare a meno di comportarsi e che la loro azione non poteva essere diversamente da quella che è stata. La loro libertà nel mondo è apparente. Dio ha già stabilito tutto e noi facciamo parte di Lui, facciamo parte di un perfetto [[meccanismo]] stabilito per "eterno decreto" da Dio e coincidente con Lui.
 
Il secondo motivo che porta alla concezione [[teleologia|finalistica]] è che tutti gli uomini tendono a conseguire il loro [[utile]] e nella natura trovano molte cose che li aiutano a credere in questo e allora immaginano che tutta la realtà sia stata creata da una volontà simile alla loro in vista del perfezionamento dell'uomo stesso. Dio cioè ha creato il mondo secondo un principio che per l'uomo è l'utile e che per Dio è quello del perfezionamento dell'uomo: ma questo non è vero, gli uomini credono che Dio sia uguale a loro, ma Dio, in vero, ha creato solo se stesso coincidendo con la natura.
 
Credere che l'uomo sia libero e che possa agire liberamente per realizzare i suoi fini e per conseguire l'utile porta ad una serie di conseguenze:
 
* 1º) la [[superstizione]]:
gli uomini pensano la divinità in funzione di loro stessi e quindi credono di propiziarsi Dio con inutili pratiche di [[culto]] perché così essi superstiziosamente ritengono che Dio possa aiutarli nella ricerca dell'utile;
* 2º) l'[[ignoranza]],
se noi insistiamo a credere nella concezione finalistica quando poi alla fine ci capitano avvenimenti imprevisti e negativi, inspiegabili e contrastanti l'idea di un Dio buono e [[Provvidenza|provvidenziale]] allora ricorriamo alla formula che tutto avviene per "volontà di Dio".
Ma ricorrere alla volontà di Dio è l'"asilo degli ignoranti".
[[File:Estudio espinoza.jpg|thumb|250px|Lo studio di Baruch Spinoza]]
Gli uomini hanno reso imperfetto Dio facendolo agire per un fine a cui lui stesso sarebbe poi subordinato. Se invece ci convinciamo che volontà e [[intelletto]], [[mente]] e corpo, sono in Lui la stessa cosa, cioè che la mente è un modo dell'attributo pensiero e il corpo un modo dell'attributo estensione - poiché pensiero ed estensione sono i due attributi dell'unica sostanza divina anzi sono essi stessi la sostanza divina - allora non essendo l'intelletto, distinto dalla volontà, e quindi non essendoci [[libero arbitrio]], nel senso di un intelletto che guidi liberamente la volontà, noi dobbiamo vivere nel mondo non cercando un fine e pensando di poterlo trovare liberamente ma convincendoci che l'uomo è compartecipe della natura divina e quindi può vivere tranquillo e sereno "''sopportando l'uno e l'altro volto della fortuna, giacché tutto segue dall'eterno decreto di Dio con necessità''"
 
"''Non odiare, non disprezzare, non deridere, non adirarsi con nessuno, non invidiare in quanto negli altri come in te non c'è una libera volontà (tutto avviene perché così è stato deciso)''."
 
== Il determinismo logico ==
 
Il rapporto che intercorre tra causa ed effetto può essere tradotto in un rapporto tra premessa e conseguenza; viene dunque a coincidere la necessità causale con la necessità logica (qui Spinoza sembra rifarsi ad [[Aristotele]], il quale aveva affermato l'identità di sostanza e principio di non contraddizione). Infatti, se ''b'' può essere spiegato in modo adeguato da ''a'', allora ''a'' sarà la causa di ''b'' e questo deriverà da ''a'' in modo logicamente necessario.
Ora, se senza Dio nessuna cosa potrebbe essere concepita, Dio è la causa di tutte le cose. Per questo, propria dell'[[essenza (filosofia)|essenza]] divina non sarà nessuna cosa se non la potenza (tesi vicina a quella della sovrabbondanza d'essere concepita dal neoplatonismo).
 
Spinoza ritiene contraddittorio affermare che in un determinato istante avvenga un certo fenomeno, per lui è come negare che dal [[triangolo]] discendano tutte le sue proprietà. Lo stesso vale per Dio: è impossibile, cioè, che da Esso non seguano tutti gli effetti di cui è capace, e dunque il mondo in cui viviamo è l'unico mondo possibile ed è nello stesso tempo [[Perfezione | perfetto]]. È questo il forte determinismo di Spinoza, che sarà criticato da [[Leibniz]] non in quanto scorretto dal punto di vista ontologico, ma da quello antropologico, infatti negava il [[libero arbitrio]] dell'uomo.
 
Per Spinoza non solo tutti i fenomeni devono verificarsi necessariamente, ma questa è anche una necessità di tipo logico, in quanto sarebbe contraddittorio il suo non verificarsi. Ecco quindi confutata l'esistenza di [[Caso (circostanza)|caso]] e [[Contingenza (filosofia)|contingenza]].
Da quanto detto si evince che il Dio di Spinoza non è un Dio libero, o meglio, lo è, ma solo nel senso che egli non è determinato da altro nel suo agire. Determinati sono invece gli enti finiti, dunque anche l'uomo, che finisce così per perdere il suo [[libero arbitrio]].
 
== Il tempo ==
 
Il [[tempo]] non è né un qualcosa che appartiene a Dio<ref>Vedi la concezione del tempo in [[Sant'Agostino]]</ref>, ma nemmeno un ente assoluto.
Collocare un dato [[fenomeno]] nel tempo significa porlo dopo le sue cause e prima delle sue conseguenze; per questo il tempo rientra nella dimensione spaziale.
Se l'uomo osserva un fenomeno (per esempio il movimento di una palla), conoscendo tutte le sue cause e tutte le sue premesse, potrà arrivare ad un'affermazione priva di ogni riferimento al tempo, quindi vera sempre (la palla si muove). Tuttavia l'uomo non può conoscere tutte le cause e le conseguenze delle cose, ed è per questo che egli vede le cose nascere e perire: vede le cose ''sub specie temporis''. Dio, al contrario, conosce tutte le cause e tutte le conseguenze di tutte le cose, in quanto presenti nel suo intelletto, e dunque vede le cose ''sub specie aeternitatis'': per lui le cose non nascono né periscono, ma sono eterne.
 
== La riflessione politica ==
Baruch Spinoza fu il primo a contestare la stesura del''" [[Pentateuco]]"'' da parte di [[Mosè]]. Questa sua affermazione derivò dal fatto che Mosè quando profetizzava non faceva uso della''"[[facoltà immaginativa]]"''; egli infatti nell'aver udito la voce di Dio durante una visione profetica era in uno stato in cui la sua facoltà immaginativa era attiva "''[[Teoria sulla Profezia]]"''. La ''"[[Torah]]"'' quindi non esente da errori proprio perché scritta con fede umana e quindi suscettibile ad interpretazioni. Spinoza qui ci richiama a una delle due categorie maimonidee di profezia classificate nella''" [[Guida dei perplessi]]"'' secondo le definizioni di sogni e visioni profetiche. Anche [[Mosè Maimonide|Mosheh Maimonide]] pertanto sosteneva tale convinzione. Altra convinzione che li accumunò fu che la comunità e lo [[stato ebraico]] furono creati dalla legge di Mosè. Spinoza ritenuto «ebreo problematico» che rigettò le dottrine e l'autorità del [[rabbinato]], anticipatore rispetto al proprio tempo rimase comunque fedele all'ebraismo.
 
La situazione storica dei [[Paesi Bassi]] del tempo era costituita da continue lotte politiche tra un partito repubblicano e uno monarchico a sostegno della [[Casa d'Orange-Nassau]]; a tali dispute si intrecciavano violenti movimenti religiosi che vedevano da una parte varie sette [[Riforma protestante|riformate]] e dall'altra la [[Calvinismo|Chiesa Calvinista]].
 
Nel [[1670]] Spinoza aveva pubblicato, da anonimo, il ''Trattato teologico-politico'', opera che suscitò un clamore ed uno sdegno generali, in quanto presentava un'accurata analisi dell'''[[Antico Testamento]]'', e in special modo del ''"[[Pentateuco]]"'', tendente a negare la sua origine divina. La Scrittura viene infatti definita come prodotto storico, come insieme di testi redatti da uomini in diverse epoche storiche, e non come il mezzo privilegiato della [[rivelazione]] di [[Dio]] all'uomo. Le [[profezie]] narrate nel testo sacro vengono spiegate ricorrendo alla facoltà della "[[immaginazione]]" di coloro che le hanno pronunciate, mentre gli eventi [[miracolo]]si, privati di qualsiasi consistenza reale, vengono definiti come accadimenti che gli uomini non riescono a spiegarsi e che per questo, per l'ignoranza delle cause che li hanno prodotti, finiscono per attribuire ad un intervento [[soprannaturale]].
 
A differenza di [[Hobbes]] Spinoza afferma che lo stato ideale non è quello autoritario assoluto, quindi con un [[monarca]] con [[potere]] inscindibile e irrevocabile. Un vero Stato deve essere retto da un monarca assoluto, ma non autoritario. Se infatti lo fosse, priverebbe i cittadini della [[libertà di parola]] e quindi in pratica non saprebbe come comportarsi per il bene comune. Inoltre secondo Spinoza l'assolutismo autoritario è la più fittizia forma di governo che ci sia, dal momento che si occupa di limitare con continui sforzi la libertà, che però essendo intrinseca al cittadino, non può mai essere soffocata totalmente: dunque gli sforzi del governo sarebbero allo stesso tempo sistematici, ma vani.
 
Infine, il ''Trattato teologico-politico'' sostiene la necessità per uno [[stato]] di garantire ai suoi cittadini libertà di pensiero, di espressione e di religione attraverso una politica di [[tolleranza]] di tutte le [[religione|confessioni]] e di tutti i [[religione|credi]], e di non interferire in questioni che non ledano la [[sicurezza]] e la [[pace]] della [[Società (sociologia)|società]].In nome di questa libertà di coscienza Spinoza pretende un'assoluta [[laicità]] dello stato. L'autorità religiosa non si deve intromettere nelle convinzioni di [[coscienza (filosofia)|coscienza]] dei singoli cittadini. Chi è credente obbedirà alla [[gerarchia]] della sua [[Chiesa (istituzione)|Chiesa]] e dovrà limitarsi a quanto la sua [[fede]] prescrive cercando di essere giusto e caritatevole verso il prossimo.
 
Del resto un'analisi storica della [[Bibbia]] conferma che questo è l'insegnamento dei [[profeta|profeti]] e degli [[apostolo|apostoli]] una volta che lo si sia purificato dal loro carattere individuale e dalle incrostazioni dipendenti dalla mentalità e dalle epoche storiche in cui questi hanno vissuto. Qui il Dio di Spinoza ha ancora una configurazione personalistica che sarà negata nell'''Ethica'' ma tuttavia sottoponendola ad una purificazione razionalista gli appare chiaro che la [[fede]] serve ad indirizzare alla [[virtù]] gli uomini più semplici mentre la verità è riservata alla ragione filosofica.<ref>Si riprende qui la concezione [[aristocrazia|aristocratica]] del sapere di [[Giordano Bruno]] tipica della cultura [[Rinascimento|rinascimentale]]</ref>
 
Nelle pagine conclusive, il filosofo olandese addita come modello di convivenza pacifica, pur nella diversità, la città di [[Amsterdam]] e le [[Repubblica delle Sette Province Unite|Province Unite]] olandesi. Nonostante l'anonimato, Spinoza venne presto riconosciuto come autore dell'opera, che venne messa al bando dalle autorità olandesi a partire dal [[1674]], insieme con il ''[[Leviatano]]'' di [[Thomas Hobbes]].
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
=== Opere di Spinoza ===
* 1660. ''Korte Verhandeling van God, de Mensch en deszelvs Welstand'' (''Breve Trattato su Dio, l'Uomo e il suo Bene''), a cura di Filippo Mignini, Japadre Editore, L'Aquila, 1986)
* 1662. ''Tractatus de Intellectus Emendatione'' (''Trattato sull'emendazione dell'intelletto'') [incompiuto], a cura di Filippo Mignini, in Spinoza ''Opere'', Mondadori, Milano, 2007
* 1663. ''Principia Philosophiae Cartesianae - Cogitata metaphysica'' (''Principi della filosofia di Cartesio'') [incompiuto] ''- Riflessioni metafisiche'', a cura di Filippo Mignini, in Spinoza ''Opere'', Mondadori, Milano, 2007
* 1670. ''[[Trattato teologico-politico|Tractatus Theologico-Politicus]] - Additiones ad Tractatum theologico-politicum'' (''Trattato teologico-politico - Annotazioni al Trattato teologico-politico''), a cura di Omero Proietti, in Spinoza ''Opere'', Mondadori, Milano, 2007)
* 1675/76. ''Tractatus Politicus'' (''Trattato politico'') [incompiuto],a cura di Omero Proietti, in Spinoza ''Opere'', Mondadori, Milano, 2007)
* 1677. ''Ethica Ordine Geometrico Demonstrata'' (''ETICA dimostrata con ordine geometrico''), a cura di Filippo Mignini, in Spinoza ''Opere'', Mondadori, Milano, 2007)
* 1661/76. ''Epistolario'', a cura di F. Mignini e O. Proietti, in Spinoza ''Opere'', Mondadori, Milano, 2007)
* 1677. ''Opera Posthuma'', (ristampa anastatica a cura di F. Mignini), [[Casa editrice Quodlibet|Quodlibet]], Macerata, 2008)
 
=== Principali traduzioni italiane ===
 
* 1986: ''Korte Verhandeling, van God, de Mensch, en deszelvs Welstand. Breve Trattato su Dio, l'Uomo, e il suo Bene'', introduzione, edizione, traduzione e commento di F. Mignini, Japadre, L'Aquila.
* 1988: ''Etica'', a cura di E. Giancotti, Editori Riuniti, Roma.
* 1990: ''Principi della filosofia di Cartesio. Pensieri Metafisici'', a cura di E. Scribano, Laterza, Roma-Bari.
* 1999: ''Tractatus politicus / Trattato politico'', edizione e traduzione di P. Cristofolini, Edizioni ETS, Pisa.
* 2007: ''Tractatus theologico-politicus, Trattato teologico-politico'', a cura di P. Totaro, Bibliopolis, Napoli.
* 2007: ''Opere'', edizione critica a cura di F. Mignini e O. Proietti, Mondadori, Milano.
* 2010: ''Tutte le opere'', testi originali a fronte, a cura di A. Sangiacomo, Bompiani "Il Pensiero Occidentale", Milano (traduzione dell'edizione curata da Carl Gebhardt nel 1925).
* 2010: ''[http://www.edizioniets.com/Scheda.asp?N=9788846725851 Etica]'', edizione critica del testo latino e traduzione di P. Cristofolini, Edizioni ETS, Pisa.
 
=== Opere su Spinoza ===
* Alquié, Ferdinand, ''Il razionalismo di Spinoza'', Mursia, Milano, 1987
* Althusser, Louis, ''L'unica tradizione materialista: Spinoza'', CUEM, Milano, 1998
* Bostrenghi, Daniela, Bene agere, et laëtari. ''Paolo Cristofolini, Spinoza e la gioia'', in ''L'eresia della libertà - Omaggio a Paolo Cristofolini'', ETS, PISA, 2008
* Battistel, G.-Del Lucchese, F.-Morfino, V.(a cura di), ''L'abisso dell'unica sostanza. L'immagine di Spinoza nella prima metà dell'Ottocento tedesco'', [[Casa editrice Quodlibet|Quodlibet]], Macerata, 2009
** antologia dei testi nel precedente volume collettaneo:
*** Beneke, E. Friedrich, ''Il rapporto tra anima e corpo''
*** Büchner, Georg, ''Spinoza''
*** Feuerbach, Ludwig, ''Storia della filosofia moderna da Bacone a Spinoza''
*** Fries, F. Jakob, ''Storia della filosofia. Spinoza''
*** Hegel, F. W. Georg, ''Scienza della logica''
*** ———, ''Lezioni di storia della filosofia. Spinoza''
*** Heine, Heinrich, ''La storia della religione e della filosofia in Germania''
*** Herbart, F. Johann, ''Metafisica generale accanto agli inizi della teoria filosofica della natura''
*** Hess, Moses, ''La triarchia Europea''
*** Marx, Karl - Engels, Friedrich, ''La sacra famiglia''
*** Schelling, W. J. Friedrich, ''Fondazione della filosofia positiva''
*** Schleiermacher, Friedrich, ''Breve esposizione del sistema spinozista''
*** Schopenhauer, Arthur, ''Sulla quadruplice radice del principio di ragion sufficiente''
*** ———, ''Sulla libertà del volere umano''
* Bettini, Amalia, ''Il Cristo di Spinoza'', Ghibli, Milano, 2005
* Biasutti, Franco, ''La dottrina della scienza in Spinoza'', Pàtron, Bologna, 1979
* Bordoli, Roberto, ''Dio ragione verità. Le polemiche su Descartes e su Spinoza presso l'Università di Franeker (1686-1719)'', Edizioni Quodlibet, Macerata, 2009
* Chamla, Mino, ''Spinoza e il concetto della tradizione ebraica'', Franco Angeli, Milano, 1996
* Cecchi, Delfo, ''Estetica e eterodossia in Spinoza'', ETS, Pisa, 2005
* (Colerus) Köhler, Johannes, ''Breve ma veridica vita di Benedetto Spinoza'', [[Casa editrice Quodlibet|Quodlibet]], Macerata, 1994
* Cristofolini, Paolo, ''Spinoza per tutti'', Feltrinelli, Milano, 2000
* ———, ''Spinoza edonista'', ETS, Pisa, 2002
* ———, ''Spinoza e le beatitudini in ''Conversazioni per Alberto Gajano''(a cura di C. Ginzburg ed E. Scribano), ETS, Pisa, 2005
* ———, ''L'uomo libero. L'eresia spinozista alle radici dell'Europa moderna'', ETS, Pisa, 2007
 
* ———, ''La scienza intuitiva di Spinoza'', ETS, Pisa, 2009
* Davidson, Donald, ''La teoria causale degli affetti in Spinoza'', in Levi S., ''Spinoza e il problema mente-corpo'', CUEM, Milano, 2004
* Deleuze, Gilles, ''Spinoza. Filosofia pratica'', Guerini, Milano, 1998
* ———, ''Lettera a Réda Bensmaïa su Spinoza'' in ID., ''Pourparler'', [[Casa editrice Quodlibet|Quodlibet]], Macerata, 2002
* ———, ''Spinoza e il problema dell'espressione'', [[Casa editrice Quodlibet|Quodlibet]], Macerata, 2004
* ———, ''Cosa può un corpo? Lezioni su Spinoza''(Cours Vincennes 1978-1981), ombre corte, Verona, 2007
* Giancotti, Emilia(a cura di) ''Spinoza nel 350º anniversario della nascita'', Bibliopolis, Napoli, 1985
** contributi contenuti nel precedente volume collettaneo:
*** ''Questioni di teoria generale''
**** Caillois, Roland, ''Spinoza et l'athéisme''
**** Giancotti, Emilia, ''Il Dio di Spinoza''
**** Harris, E. Errol, ''The concept of substance in Spinoza and [[Hegel]]''
**** Macherey, Pierre, ''Entre [[Blaise Pascal|Pascal]] et Spinoza: la vide''
**** Röd, Wolfgang, ''Die grenzen von Spinozas Rationalismus''
**** Semerari, Giuseppe, ''L'ontologia della sicurezza in Spinoza''
**** Tosel, Andre, ''Quelques remarques pour une interpretation de l'Éthique''
**** Zac, Silvan, ''Jacobi critique de Spinoza''
*** ''Questioni attinenti l'antropologia e l'etica''
**** Balliu, Julien, ''L'amour du monde dans la philosophie de Spinoza''
**** Cristofolini, Paolo, ''Spinoza e la gioia''
**** De Dijn, Herman, ''The compatibility of determinism and moral attitudes''
**** Deregibus, Arturo, ''Il sentimento morale della 'generosità' nelle dottrine di Descartes e Spinoza''
**** Di Vona, Piero, ''La parte V dell'Ethica''
**** Klever, Wim, ''Quasi aliquod automa spirituale''
**** Kline, L. George, ''Absolute and relative senses of 'liberum' and 'libertas' in Spinoza''
**** McShea, J. Robert, ''Spinoza's human nature ethical theory''
*** ''Sulla teoria politica''
**** Balibar, Etienne, ''Spinoza: la crainte des masses''
**** Bertman, A. Martin, ''Hobbes' and Spinoza's Politics''
**** Garulli, Enrico, ''La ''multitudo'' o ''Soggetto Collettivo'' in Spinoza''
**** Matheron, Alexandre, ''État et moralité selon Spinoza''
**** Moreau, Pierre-François, ''La notion d'imperium dans le ''Traité Politique''
**** Mugnier-Pollet, Lucien, ''Les avatars du pouvoir absolu''
**** Preposiet, Jean, ''Sagesse et combat idéologique chez Spinoza''
**** Rubel, Maximilien, ''Marx à l'école de Spinoza''
**** Walther, Manfred, ''Spinoza und der Rechtpositivismus''
*** ''Sul ''Tractatus Theologico-Politicus'' e sui rapporti con la cultura ebraica''
**** Curley, Edwin, ''Spinoza on miracles''
**** Mechoulan, Henry, ''Hebreux, Juifs et Pharisiens dans le'' Traité Théologico-Politique ''
**** Yvel, Yirmiyahu, ''Marrano patterns in Spinoza''
*** ''Biografia, datazione delle opere e fortuna nella letteratura del tempo''
**** Hubbeling, G. Hubertus, ''Philopater. A dutch materialistic interpretation of Spinoza''
**** Mignini, Filippo, ''Interpretazione del'' Tractatus de intellectus emendatione ''
**** Van Suchtelen, Guido, ''Mercator sapiens Amstelodamensis''
* Grassi, Paola, ''L'interpretazione dell'immaginario.'' Uno studio in Spinoza, ETS Pisa, 2002
* Jacquet, Chantal, ''I rapporti corpo/mente in Spinoza e la critica al 'parallelismo', in ''L'eresia della libertà - Omaggio a Paolo Cristofolini'', ETS, PISA, 2008
* Koyré, Alexandre, ''Scritti su Spinoza e l'averroismo'', Ghibli, Milano, 2002
* Labriola, Antonio, ''Origine e natura delle passioni secondo l'Etica di Spinoza'', Ghibli, Milano, 2004
* Levi, Sergio, ''Spinoza e il problema mente/corpo'', CUEM, Milano, 2004
* Lövith, Karl, Spinoza.''Deus sive Natura'', Donzelli, Roma, 1999
* Lucas, Jean-Maximilien, ''La vita del Signor Benedetto Spinoza'', [[Casa editrice Quodlibet|Quodlibet]], Macerata, 1994
* Martinetti, Piero, ''Spinoza'', Bibliopolis, Napoli, 1987
* [[Marx]], Karl, ''Quaderno Spinoza(1841), Bollati Boringhieri, Torino, 1987
* Matheron, Alexandre, ''Il ''Trattato teologico-politico'' visto dal giovane Marx'', in Marx, K., ''Quaderno Spinoza(1841), Bollati Boringhieri, Torino, 1987
* Mignini, Filippo,''Introduzione a Spinoza'', collana "I filosofi", [[Laterza]], Bari, [[1965]]
* ———,''L'''Etica''di Spinoza. Introduzione alla lettura'', Carocci, Roma, 2002
* Moreau, Pierre-François, ''Spinoza e lo spinozismo'', Morcelliana, Brescia, 2007
* ———,''Pourquoi Solomon?'', in ''L'eresia della libertà - Omaggio a Paolo Cristofolini'', Ets, Pisa, 2008
* Morfino, Vittorio, ''Incursioni spinoziste'', Mimesis, Milano, 2002
* ———, (a cura di),''La Spinoza-Renaissance nella Germania di fine Settecento'', Edizioni Unicopli, Milano, 1998
* ———, (a cura di), Spinoza ''contra'' [[Leibniz]]. ''Documenti di uno scontro intellettuale'', Edizioni Unicopli, Milano, 2002
* ———, ''Ancora sul vuoto. Tra [[Blaise Pascal|Pascal]] e Spinoza'', in ''L'eresia della libertà - Omaggio a Paolo Cristofolini'', Ets, Pisa, 2008
* Nadler, Steven,''Baruch Spinoza e l'Olanda del Seicento''. [[Einaudi]], Torino, [[1977]]
* ———, ''L'eresia di Spinoza'', Einaudi, Torino, 2005
* Negri, Antonio, ''Spinoza:L'anomalia selvaggia - Spinoza sovversivo-Democrazia ed eternità in Spinoza'', DeriveApprodi, Roma, 2006
* Proietti, Omero, ''La città divisa. Flavio Giuseppe, Spinoza e i farisei''. Editrice 'il Calamo', Roma, 2003
* Proietti, Omero, Agnostos Theos ''Il carteggio Spinoza-Oldenburgh(1675-1676)'', [[Casa editrice Quodlibet|Quodlibet]], Macerata, 2006
* Ravera, Marco, ''Invito al pensiero di Spinoza'', Milano, Mursia, 1987
* Rensi, Giuseppe, ''Spinoza'', Guerini e Associati, Milano, 1999
* Saccaro Del Buffa, Giuseppa, ''Alle origini del panteismo. Genesi dell'Etica di Spinoza e delle sue forme di argomentazione'', Franco Angeli, Milano, 2004
* Santinelli, Cristina, ''L'"errore grossolano" di Spinoza. A proposito di un giudizio di [[Nicolas Malebranche]]'', in ''L'eresia della libertà - Omaggio a Paolo Cristofolini'', Ets, Pisa, 2008
* Scribano Emanuela, ''Guida alla lettura dell'"Etica" di Spinoza'', Roma-Bari, Laterza, 2008.
* Sini, Carlo, ''Archivio Spinoza. La verità e la vita'', Ghibli, Milano, 2005
* Smilevski, Goce, ''Conversation with SPINOZA''. Chicago: Northwestern University Press, 2006.
* Sperduto, Donato, ''Sull'utilità e sulla futilità della filosofia: Emanuele Severino tra Spinoza e Carlo Levi'', "Per la filosofia", Anno 68, 2006/3.
* Strauss, Leo, ''La critica della religione in Spinoza''. Editori Laterza, Roma-Bari, 2003
* Totaro, Pina(a cura di), ''SPINOZIANA'' - Ricerche di terminologia filosofica e critica testuale -. Olschki Editore, Firenze, 1997
* Totaro, Pina, ''INSTRUMENTA MENTIS'' - Contributi al lessico filosofico di Spinoza -. Olschki Editore, Firenze, 2009
* Visentin, Stefano, ''La libertà necessaria. Teoria e pratica della democrazia in Spinoza''. ETS, Pisa, 2001
* Wartofsky, Marx, ''Azione e passione: la costruzione spinoziana di una psicologia scientifica'', in Levi S., ''Spinoza e il problema mente-corpo'', CUEM, Milano, 2004
 
== Voci correlate ==
* [[Panteismo]]
* [[Monismo]]
* [[Determinismo]]
* [[Necessità]]
* [[Epistolario (Spinoza)|Epistolario di Spinoza]]
* [[Ethica (Spinoza)]]
 
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== Collegamenti esterni ==
* [http://www.yesselman.com/index.htm#Rijnsburg A Dedication to Spinoza's Insight]
* [http://www.fogliospinoziano.it ''Foglio Spinoziano'', sito italiano di studi spinoziani]
* [http://www.uaar.it/ateismo/contributi/14.html Spinoza e l'ateismo]
* {{en}} [http://descartesonline.blogspot.com/2006/11/spinozas-life.html Breve biografia di Spinoza]
* [http://www.quodlibet.it/schedap.php?id=1790 ''Opera posthuma''] Amsterdam 1677. Riproduzione fotografica integrale / Complete photographic reproduction, a cura di F. Mignini (scheda da catalogo)
* [http://www.ethicadb.org/index.php?lanid=4&lg=it EthicaDB], edizione multilingue dell'''Etica'' di Spinoza
* [http://www.iliesi.cnr.it/perl/pagina_xhtml.pl?scelta=313 Frontespizi] dall'Archivio di Testi per la storia dello Spinozismo
 
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