Tantra e Arturo Martini: differenze tra le pagine

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[[File:Artgate Fondazione Cariplo - Martini Arturo, Cavallo.jpg|thumb|upright=1.3|''Cavallo'', 1926 ca. <br>[[Collezioni d'arte della Fondazione Cariplo]]]]
{{nota disambigua|il Buddhismo Tantrico|[[Buddhismo Vajrayana]]}}
[[File:KMM Martini.JPG|thumb|upright=1.3|''Giuditta e Oloferne'', 1932 ca. <br>[[Museo Kröller-Müller]], [[Otterlo]]]]
{{P|La voce segue un pov preciso avendo rimosso dall'incipit le fonti accademiche recenti che ne circostanziavano il lemma, dando ingiusto rilievo ad autori vissuti nel XIX secolo. La bibliografia scientifica inserita non sostiene in alcun modo ciò che è stato riportato in voce, infatti non viene riportata nell'apparato critico. La bibliografia è inoltre costruita dando un ingiusto rilievo allo scrittore del secolo scorso Artur Avalon (1865-1936), fonte del tutto assente negli studi accademici se non come riferimento 'storico'. Inoltre il contenuto della voce predilige l'interpretazione di questo autore insieme a vari [[pandit]] indiani... mischiati nella bibliografia accademica dando l'impressione che questa sostenga ciò che viene riportato in voce.|religione|aprile 2012}}
{{Bio
|Nome = Arturo
|Cognome = Martini
|Sesso = M
|LuogoNascita = Treviso
|GiornoMeseNascita = 11 agosto
|AnnoNascita = 1889
|LuogoMorte = Milano
|GiornoMeseMorte = 22 marzo
|AnnoMorte = 1947
|AttivitàAltre = e [[docente]]
|Epoca = 1900
|Attività = scultore
|Attività2 = pittore
|Attività3 = incisore
|Nazionalità = italiano
}}
 
==Biografia==
'''Tantra''', termine [[lingua sanscrita|sanscrito]] (in scrittura [[devanāgarī]], '''तंत्र'''): "telaio", "ordito"<ref>Vedi ''[http://faculty.washington.edu/prem/mw/t.html Monier-Williams Sanskrit-English Dictionary]'': "''loom''", "''warp''": "telaio", "ordito".</ref>; ma tradotto anche come "principio", "essenza", "sistema", "dottrina", "tecnica"<ref>Vedi oltre: aspetti definitori del termine.</ref>, per indicare sia un insieme di [[Tantra (testi induisti)|testi]]<ref>La datazione dei ''Tantra'' non può essere anteriore al 600 d.C., e la maggior parte di questi testi fu probabilmente composta a partire dall'VIII secolo. (Flood, G. 2006 p. 215).</ref> dalla non univoca classificazione, sia un controverso insieme di insegnamenti spirituali e tradizioni [[esoterismo|esoteriche]] originatesi nelle culture [[religione|religiose]] [[India|indiane]] con varianti [[induismo|induiste]], [[buddhismo|buddhiste]], [[giainismo|giainiste]] e [[bön]]po, con diramazioni diffuse in [[Tibet]], [[Cina]], [[Corea]], [[Giappone]], [[Indonesia]] e molte altre aree dell'[[Estremo Oriente]]<ref>White D. G. 2000, p. 7.</ref>. In quest'ultima accezione, di questo insieme di tradizioni e culture è spesso adoperato come sinonimo anche il termine occidentale di '''tantrismo'''.
=== Gli inizi ===
Nasce in una famiglia economicamente disagiata, terzo dei quattro figli di Antonio, cuoco di professione, e Maria Della Valle, cameriera originaria di [[Brisighella]].
Espulso dalla scuola nel 1901, a causa di ripetute bocciature, diviene apprendista presso un'oreficeria a [[Treviso]] e subito dopo frequenta la scuola di [[ceramica]] (collabora in particolare con la [[Fornace Guerra Gregorj]]) dove apprende la pratica artigianale del modellare<ref>{{cita testo|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/arturo-martini_(Dizionario-Biografico)/|titolo=Arturo Martini|sito=treccani.it|accesso=23 maggio 2019}}</ref>.
Affascinato da questa tecnica inizia a frequentare lo studio dello scultore [[Antonio Carlini]] a Treviso e contemporaneamente frequenta il primo anno (1906-07) dell'[[Accademia di belle arti di Venezia]]. Riesce ad ideare una nuova tecnica incisoria di tipo calcografico che lui stesso denomina [[cheramografia]].{{cn}}
A questo periodo risalgono le sua prime opere conosciute: il ''Ritratto di Fanny Nado Martini'', in terracotta (1905) e il ''Busto del pittore Pinelli'', che si rifanno alla scultura di fine Ottocento.
Nel 1908 a [[Venezia]] partecipa alla prima edizione delle mostre di [[Ca' Pesaro]] con la piccola scultura il ''Palloncino''.<ref>{{Cita libro|curatore=Gianni Vianello|titolo=Arturo Martini l'ultimo grande interprete dell'imagine in scultura|anno=1979}}</ref>
 
=== L'esordio in Europa e la rivista "Valori Plastici" ===
==I termini, aspetti definitori==
Interessato al movimenti artistici europei, frequenta nel 1909 a [[Monaco di Baviera|Monaco]] la Scuola di [[Adolf von Hildebrand]]. Nel 1912 si trasferìsce per alcuni mesi a [[Parigi]] dove approfondisce la conoscenza del [[cubismo]] e delle [[avanguardie]] e dove espone al [[Salon d'Automne]].
===Tantrismo===
A proposito di questo termine, "tantrismo", occorre subito chiarire due aspetti fondamentali per la comprensione dell'intero fenomeno.
 
Partecipa all'Esposizione Libera Futurista Internazionale, tenutasi a Roma, tra aprile maggio del 1914 con il ''Ritratto di Omero Soppelsa'', considerato un omaggio al futurismo.
Il primo è che il termine è del tutto sconosciuto alla tradizione classica [[India|indiana]], non esiste in [[Lingua sanscrita|sanscrito]]. Esso fu infatti coniato in occidente<ref>Come del resto anche il termine "[[induismo]]".</ref><ref>"La parola Tantrismo fu coniata nel secolo XIX dal sanscrito ''tantra'' che significa "trama" o "telaio" quindi una dottrina, e pertanto anche un'opera, un trattato o un manuale che insegna qualche dottrina, sebbene non necessariamente una dottrina tantrica. Ma accadde che gli studiosi occidentali scoprirono per la prima volta in opere conosciute come tantra dottrine e pratiche diverse da quelle del Brahmanesimo e dell'Induismo classico, che allora si credeva costituisse la totalità della letteratura religiosa induista. Questi testi differivano inoltre da ciò che che si conosceva del Buddhismo antico e della filosofia Mahāyāna. Così gli esperti occidentali adottarono la parola Tantrismo per quell'aspetto particolare e per loro molto peculiare, persino repellente, della religione indiana. Non c'è alcuna parola in sanscrito che designi il Tantrismo. Ci sono testi chiamati tantra; c'è il tantraśastra cioè l'insegnamento dei tantra; c'è anche l'aggettivo tāntrika (tantrico) che è usato distintamente da vaidika (vedico) per contrapporre un aspetto della tradizione induista religiosa e rituale non al Vedismo propriamente detto, ma all'Induismo non tantrico "ortodosso" che si è tramandato fino ai giorni nostri, prevalentemente nel rituale privato (contrapposto a quello del tempio), e in particolare nei "sacramenti" (saṃskāra) imposti a tutti i maschi induisti due-volti-nati (appartenenti alle classi superiori). La tradizione tantrica si presenta pertanto come una tradizione diversa da quella dei Veda e delle upaniṣad, e in particolare dotata di riti e pratiche differenti. (''Tantrismo'' in Enciclopedia delle Religioni, vol.9 2006, pagg.377 e segg.)</ref> nel XX secolo da studiosi occidentali del mondo religioso indiano. Pare che il primo a menzionare "tantrismo" sia stato, nel 1918, l'avvocato britannico Sir [[John Woodroffe]], che firmava con lo pseudonimo Arthur Avalon i suoi testi in qualità di orientalista.<ref name=PadI>André Padoux, 2011, cap. I.</ref>
Negli stessi anni collabora con la rivista futurista [[L'Eroica (periodico)|L'Eroica]], dedicata ai temi dell'arte, della letteratura e della [[xilografia]].
Interrompe forzatamente l'attività a causa della [[Prima guerra mondiale|guerra]], a cui partecipa.
Si avvicina quindi alla grafica astratta e nascono i primi abbozzi del suo [[libro d'artista]] ''Contemplazioni''<ref>Il libro fu pubblicato a [[Faenza]] nel 1918.</ref>. Il libro presenta, al posto del testo, una sequenza di segni geometrici<ref>L'opera rappresenta il primo libro a "scrittura asemantica" {{cita testo|url= https://www.ibs.it/contemplazioni-rist-anast-1918-libro-arturo-martini/e/9788884092762|titolo=Contemplazioni (rist. anast. 1918)|sito=IBS.it|accesso=23 maggio 2019}}</ref>. Nell'aprile del 1920 sposa Brigida Pessano, di [[Vado Ligure]], luogo in cui si stabilirà per alcuni anni. Dal loro matrimonio nascono Maria Antonietta (1921) e Antonio (1928). Questo è il periodo in cui realizza ''L'Amante morta'', ''Fecondità'' e ''Il Dormiente'' <ref>Le opere si trovano a Roma, presso la [[Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea]])</ref>.
Collabora, fra il 1918-22, con [[Mario Broglio]] alla rivista [[Valori Plastici]], aderendo all'omonimo movimento artistico<ref>{{cita libro|titolo=Arturo Martini-l'ultimo grande interprete dell'immagine in scultura - 17 opere degli anni Venti e Trenta|curatore1=Gianni Vianello Montecarlo|città=Busto Arsizio|editore=Il calligramma|anno=1979}}</ref>. Grazie a questa esperienza riscopre la scultura antica, superando così [[Naturalismo (arte)|naturalismo]] ottocentesco al quale era ancora legato.
Tra le opere di rilievo di questo periodo si ricordano ''La Maternità'' (1925) e ''Il Bevitore'' (1926), quest'ultima un'opera in [[Ceramica|terracotta]] custodita alla [[Pinacoteca di Brera]]<ref>{{cita web|url=http://pinacotecabrera.org/collezione-online/opere/bevitore/|titolo=Il bevitore|sito=http://pinacotecabrera.org|accesso=23 maggio 2019}}</ref>. Nel [[1925]] è invitato ad esporre in una sala alla III Biennale Romana; l'anno dopo partecipa per la prima volta alla [[Biennale di Venezia]], dopo i precedenti rifiuti. Nello stesso anno espone alla prima mostra di [[Novecento (movimento artistico)|Novecento]]. Sarà presente anche alla seconda edizione del 1929, con ''Il Figliol prodigo'' (1926). Nel novembre 1927 inaugura una personale di ceramiche a Milano alla [[Galleria Pesaro]].
 
===La maturità artistica===
Invero, già dal secolo precedente gli orientalisti avevano individuato nel mondo ''hindu'' un insieme di fenomeni, culti e ideologie, che non riuscivano a rapportare al [[brahmanesimo]], all'induismo classico fondato sui ''[[Veda]]'' e sulle ''[[Upaniṣad]]'' cioè. Essi riscontravano queste teorie e pratiche in testi che in buona parte adoperavano come suffisso il termine "''tantra''". Di qui i termini "tantrismo", "tantrico", e "tantra" nel senso di religione o setta religiosa.<ref name=PadI/>
In quest'ultimo periodo definisce la sua arte che si traduce in un'ideale punto d'incontro tra antico e moderno.
Nel 1928 realizza grandi opere come ''La Pisana'', ''Il bevitore'' e la monumentale (quattro metri) ''Tomba di Ippolito Nievo''. Nel 1929 viene chiamato alla cattedra di plastica decorativa all'[[ISIA]] di Monza e vi rimane fino all'anno successivo: la sua ''Leda col cigno'', scultura in gesso, è rimasta ad arricchire la raccolta dei [[Musei Civici di Monza|Musei civici]] monzesi<ref>{{Cita libro|curatore=Gianni Vianello|titolo=Arturo Martini l'ultimo grande interprete dell'immagine in scultura|anno=1979|editore=Il Calligrammma|città=Busto Arsizio}}</ref>.
Allestisce, nel 1930, uno "studio-forno" nello stabilimento dell'[[Ilva]] Refrattari, a Vado Ligure, dove può modellare e cuocere le terrecotte senza doverle spostare. Crea così una serie di grandi opere, come ''Il Pastore'' e ''Il Ragazzo seduto'' (1930), ''Il Sogno'' (1931), ''Chiaro di Luna'' e ''Sport Invernali'' (1931-32), opere in cui "l'allusione al movimento che sembra irrigidirsi nella forma"<ref>{{cita libro|titolo=La scultura lingua morta e altri scritti|autore=Arturo Martini|curatore=Elena Pontiggia|città=Milano|editore=Abscondita|anno=2001}}</ref>.
Nel 1931 riceve un premio di centomila lire alla Prima [[Quadriennale di Roma]], somma che gli permette di risolvere temporaneamente i diversi problemi economici che lo avevano sempre tormentato. Nel 1932 ha una sala personale alla [[Biennale di Venezia|Biennale]] veneziana, da cui ottiene un vasto successo<ref>{{Cita libro|Arturo Martini l'ultimo grande interprete dell'immagine in scultura|p=10}}</ref>.
Nel 1933 si stabilisce a Milano e tiene una personale alla [[Galleria d'Arte Moderna]]. In questo periodo sperimenta l'utilizzo di nuove tecniche espressive come il [[legno]], la [[pietra]], la [[creta]] e l [[bronzo]], lo si vede infatti partecipare regolarmente alle grandi esposizioni nazionali: alla [[Biennale di Venezia]] (1934-36-38), alla [[Triennale di Milano]] (1933-36-40) e alla [[Quadriennale di Roma]] (1935-39). Realizza in questo periodo numerose sculture monumentali tra cui il gigantesco gesso ''Mosè salvato dalle acque'', alto sei metri, esposto alla [[Triennale di Milano]] nel 1933; ''La sete'' (1934), in pietra, dove riemerge il ricordo dei calchi di [[Pompei]]; il bronzo di ''Athena'' (1935), alto cinque metri; ''I morti di Bligny trasalirebbero'' (1936), ispirato al discorso di Mussolini contro le [[Sanzioni economiche all'Italia fascista|sanzioni economiche]] imposte all'Italia dopo l'[[Impero d'Etiopia|occupazione dell'Etiopia]] del 1935; ''Il Leone di Giuda'' (1936), dedicato alla vittoria fascista sull'Etiopia; ''La Giustizia Corporativa'', destinata al [[Palazzo di Giustizia (Milano)|Palazzo di Giustizia]] di Milano; ''Il Gruppo degli Sforza'' (1938-39), opera destinata all'[[Ospedale Niguarda Ca' Granda]] di Milano.<ref>{{cita libro|titolo=La scrittura lingua morta e altri scritti|autore=Arturo Martini|curatore=Elena Pontiggia|città=Milano|editore=Abscondita|anno=2001}}</ref>
 
=== La pittura ===
Il secondo aspetto è strettamente connesso col precedente: il termine "tantrismo" finì per indicare e caratterizzare un insieme di pratiche e credi ritenuti sostanzialmente differenti e scollegati da ciò che era noto delle religioni dell'[[India]], conoscenze per lo più teoriche, fondate sullo studio dei testi. Così l'accademico francese [[André Padoux]]<ref>Definito dall'accademico italiano Raffaele Torella «indiscussa autorità in campo internazionale in questo campo» (dall'introduzione a André Padoux, ''Tantra'', ''Op. cit.'').</ref>:
Negli anni 1939 e 1940 inizia a dipingere. Nel 1940 espone con successo le sue opere alla [[Galleria Barbaroux]]. Scrive, nel febbraio 1940, in alcune lettere indirizzate a [[Carlo Anti]], rettore dell'[[Università degli studi di Padova]]:''Io farò assolutamente il pittore […] la mia conversione non è un capriccio, ma è grande e forte come quella di Van Gogh''<ref>{{cita libro|autore=Arturo Martini|titolo=Le lettere di Arturo Martini/con testi di Mario De Micheli, Claudia Gian Ferrari, Giovanni Comisso|anno=1992|editore=Charta|città=Milano|p=148}}</ref> ee ancora Sono felice, la pittura mi diverte e mi dà altre speranze che ormai la scultura non mi dava più>><ref>{{cita libro|nome=Guido|cognome=Perrocco|titolo=Arturo Martini|anno=1962|editore=Editalia|città=Roma}}</ref>
{{q|Nacque così l'idea di un complesso tantrico estraneo al pensiero e alle religioni originari dell'India [...] idea completamente sbagliata.|André Padoux, 2011, p. 13}}
Realizza tra il 1940-42 per il [[Palazzo dell'Arengario]] di Milano alcuni [[Altorilievo|altorilievi]]: ''Il Tito Livio'' e ''La donna che nuota sott'acqua.'' In queste opere si muove verso una sempre maggiore libertà espressiva, convinto della necessità di superare la statuaria e che la scultura "''se vuol vivere, deve morire nell'astrazione"''<ref>{{Cita libro|nome=Arturo|cognome=Martini|curatore=Elena Pontiggia|titolo=La scultura lingua morta e altri scritti|collana=Carte d'artisti ; 15|anno=2016|editore=Abscondita|città=Milano|ISBN=978-88-8416-743-9}}</ref>. Riprenderà questo tema nei suoi ''Colloqui sulla scultura''<ref>{{Cita libro|nome=Martini|cognome=Arturo|titolo=Colloqui sulla scultura : 1944-1945|collana=Memoranda. Arte|anno=2006|editore=Canova|città=Treviso|ISBN=88-8409-174-8}}</ref>.
 
=== Gli ultimi anni ===
Questo errore di inquadramento era però già stato messo in evidenza da alcuni studiosi, come l'indologo H. H. Wilson, che sin dal 1832 riconosceva i riti definiti poi tantrici in tutte le «categorie di hindu». Anche Arthur Avalon osservava l'induismo medioevale e moderno essere in larga parte tantrico.<ref name=PadI/>
Nel 1942-44 si trasferisce a Venezia dove diventa insegnante di scultura presso l'[[Accademia di belle arti di Venezia|Accademia di belle arti]]. Nell'estate del 1945 viene sospeso dall'insegnamento per aver aderito al fascismo. Rispetto a questa scelta aveva scritto: "''Siccome morivo di fame con il giolittismo, ho creduto a questo movimento, cioè al fascismo"''<ref>{{Cita|Le lettere di Arturo Martini|p.264}}</ref>.
 
In conclusione della sua carriera artistica gli viene commissionata la realizzazione della statua dell'eroe virgiliano ''Palinuro'' (1946) per l'[[Università degli Studi di Padova]]; realizza anche il monumento funebre dedicato a un partigiano caduto, ''Monumento al partigiano Masaccio'' (1947). Infine progetta un'appendice al libretto ''La scultura lingua morta'', comunicando i suoi pensieri allo scrittore [[Antonio Pinghelli]], che li pubblicherà postumi, nel 1948, con il titolo ''Il trucco di Michelangelo''.
Pur tuttavia si fece largo la convinzione che in India esistessero due fenomeni o tradizioni religiose abbastanza distinte tra loro, pregiudizio che tutt'oggi persiste, specie al di fuori degli ambiti accademici. Così si esprime al riguardo l'accademico italiano [[Raffaele Torella]]:
{{q|Nel tantrismo non c'è un'altra India che vene alla riscossa, ma l'unica India che, proprio all'interno della sua élite brahmanica, sente giunto il momento di riformulare se stessa per garantire la sua futura sopravvivenza.|Raffaele Torella, citato in André Padoux, 2011, p. XII}}
 
Muore il 22 marzo 1947, colpito da paralisi cerebrale<ref>{{cita libro|autore=Carlo Carrà|titolo=Testimonianze su Arturo Martini|rivista=Le tre Venezie|mese=aprile, maggio, giugno XXI}}</ref>.
Idea simile era già presente nel pensiero dello storico delle religioni [[Mircea Eliade]] che, in ''Techinques du Yoga'' (1948), nega lo ''status'' di nuova religione al tantrismo. Ancor più radicale è [[Madeleine Biardoux]] che nel suo ''L'induismo. Antropologia di una civiltà'' (1981) scrive che «il tantrismo non inventa nulla».<ref name=PadI/>
Tra i suoi allievi c'è l'artista [[Maria Lai]].
 
== Riconoscimenti ==
In ambito storiografico la categoria "Tantrismo" è criticata anche da altri studiosi:
Già nel 1948, gli viene tributato un omaggio postumo alla V [[Quadriennale di Roma]].
*Per [[Herbert Guenther]] il "tantrismo" rappresenta "una delle nozioni più confuse e uno dei maggiori fraintendimenti che la mente occidentale abbia sviluppato".<ref>Guenther, H., 1971.</ref>
Nel [[1967]] la grande mostra monografica, allestita su progetto di [[Carlo Scarpa]] nel [[Convento di Santa Maria (Treviso)|Convento di Santa Maria]] a [[Treviso]], spinge l'amministrazione ad acquisire il [[Complesso di Santa Caterina]], oggi sede principale dei [[Musei civici di Treviso]].
*Per [[André Padoux]] "non è facile fornire una valutazione obiettiva e scientifica del tantrismo, in quanto il soggetto è controverso e sconcertante. Non solo gli specialisti danno definizioni diverse del tantrismo, ma la sua stessa esistenza è stata talvolta negata."<ref>Padoux, A., 2011</ref>
A lui sono dedicati numerose scuole italiane, tra le quali la scuola media statale di [[Santa Maria del Rovere]] a [[Treviso]] e il Liceo Artistico di [[Savona]].
*Per [[Brian K. Smith]] "il tantrismo si può certamente classificare come tra le categorie più problematiche nello studio della religione in generale e nello studio dell'induismo in particolare. Praticamente ogni proposizione che riguarda il tantrismo è controversa, partendo dalle sue origini e caratteristiche distintive fino alla valutazione della sua posizione nella storia delle religioni".<ref>Smith, B., 2005.</ref>
*[[Robert Brown]] nota comunque che {{citazione necessaria|il termine ''tantrismo'', come già osservato in precedenza, sia una costruzione propria della cultura occidentale. In altre parole i ''tāntrika'' (praticanti del Tantra) non hanno mai tentato di definire il Tantra nel suo insieme come invece hanno fatto gli studiosi occidentali.}}
 
===''Tāntrika''= Opere ==
[[File:Paolo Monti - Servizio fotografico - BEIC 6356182.jpg|thumb|Terrecotte. Galleria Il Milione, Milano, 1963]]
Come si è detto, esiste tutta una letteratura indiana, i ''[[Tantra (testi induisti)|Tantra]]'', i cui testi in buona parte adoperano il suffisso "''tantra''": in queste opere si definisce ''tāntrika'' il praticante, colui cioè che segue il percorso spirituale descritto nei testi. Il termine è poi spesso adoperato, sempre nella letteratura indiana, in opposizione a ''vaidika'', colui che segue i ''Veda''. Già nel XV secolo il filosofo indiano Kullūka Bhaṭṭa parlava di rivelazione duplice, nei ''Veda'' e nei ''Tantra'', e non, quindi, di due rivelazioni, e nemmeno di una ortodossia da una lato e eterodossia dall'altro.<ref name=PadI/>
[[File:Paolo Monti - Servizio fotografico - BEIC 6363731.jpg|thumb|''Annunciazione''. Milano, 1963.]]
[[File:Paolo Monti - Servizio fotografico - BEIC 6356386.jpg|thumb| Milano, 1963]]
* ''Veduta dell'Isola di San Giorgio di Venezia'', [[Casa della cultura (Palmi)|Casa della cultura]], [[Palmi]]<ref>Guida d'Italia - Calabria: dal Pollino all'Aspromonte le spiagge dei due mari le città, i borghi arroccati, Milano, Touring Editore, 2003. ISBN 8836512569</ref>
* ''La Prostituta'', terracotta dipinta, 1909-1913, [[Venezia]], [[Galleria internazionale d'arte moderna (Venezia)|Galleria internazionale d'arte moderna di Ca' Pesaro]]
* ''Vaso fiaba'', 1911, [[Treviso]], [[Musei civici di Treviso|Museo Civico]]
* ''Fanciulla piena d'amore'', maiolica dorata, 1913, [[Venezia]], [[Galleria internazionale d'arte moderna (Venezia)|Galleria internazionale d'arte moderna di Ca' Pesaro]]
* ''Il buffone'', 1914, [[Venezia]], [[Galleria internazionale d'arte moderna (Venezia)|Galleria internazionale d'arte moderna di Ca' Pesaro]]
*''Fanciulla verso sera'', 1919, [[Venezia]], [[Galleria internazionale d'arte moderna (Venezia)|Galleria internazionale d'arte moderna di Ca' Pesaro]]
*''Pulzella d'Orleans'', 1920
* ''Gli amanti'', post 1920, [[Milano]], [[Villa Necchi Campiglio|Museo Villa Necchi Campiglio]]<ref>{{Cita web
|url= http://www.lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/2p100-01073/|titolo= Gli amanti Martini, Arturo
|sito= lombardiabeniculturali.it|data= 4 gennaio 2018|accesso=22 marzo 2018}}</ref>
* ''Il poeta Checov'', 1921
* ''Dormiente'', 1921, [[Roma]], [[Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea|Galleria nazionale d'arte moderna]]
* ''L'amante morta'', post 1921, [[Milano]], [[Villa Necchi Campiglio|Museo Villa Necchi Campiglio]]<ref>{{Cita web
|url= http://www.lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/2p100-01074/|titolo= L'amante morta Martini, Arturo
|sito= lombardiabeniculturali.it|data= 4 gennaio 2018|accesso=22 marzo 2018}}</ref>
* ''Busto di fanciulla'', post 1921, Milano, Museo Villa Necchi Campiglio<ref>{{Cita web|url= http://www.lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/2p100-01085/|titolo= Busto di fanciulla Martini, Arturo|sito= lombardiabeniculturali.it|data= 4 gennaio 2018|accesso=22 marzo 2018}}</ref>
* ''Orfeo'', pietra, 1922, [[Roma]], [[Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea|Galleria nazionale d'arte moderna]]
* ''Monumento ai caduti'', 1925, [[Vado Ligure]]
* ''Il Buon Pastore'', legno, 1925, (Città del Vaticano, [[Collezione d'arte religiosa moderna]])
* ''Il figliol prodigo'', bronzo, 1926, ([[Acqui Terme]], Opera Pia Ottolenghi)
* ''Il bevitore'', [[terracotta]], 1926, [[Milano]], [[Pinacoteca di Brera|Pinacoteca nazionale di Brera]]
* ''Cavallo'', 1926 ca. ([[Collezioni d'arte della Fondazione Cariplo]])
* ''Via Crucis'' (6 stazioni), terracotta, 1926-1927, (Città del Vaticano, Collezione d'arte religiosa moderna)
* ''Il chirurgo'', 1927
* ''L'arca di Noè'', 1927, fontana in Piazza delle Ville, [[Anticoli Corrado]]
* ''La madre'', 1929-30, [[Torino]], [[Galleria civica d'arte moderna e contemporanea|Galleria civica d'arte moderna]]
* ''Donna al sole'', terracotta, 1930
* ''Il sogno'', terracotta, 1931
* ''Aviatore'', 1931
* ''[[La convalescente]]'', 1932, Museo del Novecento, Milano
* ''Giuditta e Oloferne'', 1932 ca. ([[Museo Kröller-Müller]] di [[Otterlo]])
* ''Venere dei porti'', 1932. [[Treviso]], [[Musei civici di Treviso|Museo Civico]]
* ''Vittoria alata'', 1934, salone della Crociera del Decennale, [[Esposizione aeronautica italiana]], [[Milano]]
* ''Leone di Monterosso'', terracotta, 1934, (Città del Vaticano, Collezione d'arte religiosa moderna)
* ''La sete'', pietra di Finale, 1935, [[Roma]], [[Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea|Galleria nazionale d'arte moderna]]
* ''[[I morti di Bligny trasalirebbero]]'', 1935-1936, Museo del Novecento, Milano
* ''La giustizia fascista'', marmo, 1936-37, [[Milano]], [[Palazzo di Giustizia (Milano)|Palazzo di Giustizia]]
* ''Il gruppo degli Sforza'', 1938-39, [[Milano]], [[Ospedale Niguarda Ca' Granda|Grande Ospedale Metropolitano Niguarda]]<ref>
{{Cita web|url= http://www.ospedaleniguarda.it/chi-siamo/niguarda-e-arte/arturo-martini-il-gruppo-degli-sforza
|titolo=Arturo Martini: il Gruppo degli Sforza|autore= Enrico Magliano|sito= ospedaleniguarda.it|data= 2 febbraio 2017|accesso= 6 settembre 2018}}</ref>
* ''Statua della Minerva'', presso il palazzo del Rettorato, alla [[Sapienza Università di Roma#Città niversitaria|Città universitaria, Roma]];
* ''Monumento Irina Lukaszewicz'' Cimitero monumentale di Milano, riparto XVIII, n. 374, 1941<ref>{{cita libro|curatore=Comune di Milano|titolo=Il cimitero monumentale di Milano, guida storico-artistica|anno=1996|editore=Silvana Editoriale|p=137}}</ref>;
* Bassorilievo in bronzo del Sacro Cuore di Cristo Re, sul portale della [[Basilica del Sacro Cuore di Cristo Re|chiesa omonima]] a Roma;
*''Tuffo di nuotatrice'', 1942
*''Monumento a Tito Livio'', 1942, [[Palazzo Liviano]] dell'[[Università di Padova]]
* Atmosfera di una testa, 1945
* ''Palinuro'', 1946-47, [[Università di Padova]]
* ''Donna distesa'' Museo Fortunato Calleri di Catania''.''
 
==Arturo Martini nei Musei==
Il culto vedico originario, tranne qualche raro caso, non esiste più al giorno d'oggi in India. Continuano però ad esistere riti brahmanici la cui osservanza non è affatto respinta da chi si ritiene ''tāntrika''. Fa notare Padoux che oggi l'ortodossia ''hindu'' riguarda più il comportamento sociale che quello religioso: non ha tanto importanza quale dio si adori e come, o quali templi si frequenti, o quali pratiche spirituali si preferisca seguire nel privato: più importanti sono sicuramente i riti sociali che segnano i passaggi importanti della vita (''saṃskāra''), e l'osservanza delle caste (''varṇa'').<ref name=PadI/>
 
*[[Ca' Pesaro|Galleria internazionale d'arte moderna Ca' Pesaro]] di Venezia
===''Tantra'', i testi===
*Museo civico di Treviso
[[File:Shiva PARVATI.jpg|thumb|right|Pārvati ascolta gli insegnamenti del suo sposo il signore Śiva. Datia (Madhya Pradesh, India), aprox. 1750. Molti testi ''tantra'' sono nella forma di dialogo fra il Dio e la Dea; negli ''Śaiva tantra'' la Dea interroga Śiva e costui risponde; negli ''Śakta tantra'' è la Dea a rispondere alle domande del Dio.]]
*[[Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea|Galleria Nazionale d'Arte Moderna]] di Roma
Esistono in letteratura molti testi definiti come ''Tantra'', sia in sanscrito sia in lingue vernacolari, come il [[Lingua bengalese|bengali]] e il [[Lingua tamil|tamil]]. Diverse sono anche le classsificazioni di questo insieme di testi, non sempre univoche e universalmente accettate.
*[[Vado Ligure]] giardini pubblici
*[[Galleria civica d'arte moderna e contemporanea]] di Torino
*[[Museo Middelheim]] di scultura all'aperto di Anversa
*[[Tate Gallery]] di Londra
*[[Civico Museo d'Arte Contemporanea]] di Milano
*[[Palazzo di Giustizia (Milano)|Palazzo di Giustizia]], Milano
*[[Università degli Studi di Padova]]
*[[Banca Popolare di Vicenza]]
*[[Museo del Paesaggio]], Verbania Pallanza
*[[Museo Novecento]] di Firenze
 
==Arturo Martini nelle collezioni private==
La tradizione vuole che siano 92 i ''tantra'' rivelati da [[Shiva|Śiva]]<ref>In questo la tradizione tantrica si differenzia nettamente da quella vedica: i ''[[Veda]]'' sono eterni, non rivelati cioè, ma soltanto ''visti'' dai [[Ṛṣi|veggenti]] in epoca remota.</ref>, 28 [[Āgama]] e 64 ''Bhairava tantra''. Accanto a questi ''Śaiva tantra'' occorre poi aggiungere gli ''Śakta tantra'', per le tradizioni religiose che invece considerano la [[Devi|Dea]] quale divinità principale; e molti altri insiemi di ''tantra'' che fanno parte di tradizioni minori.
*[[Pinacoteca di Brera]] di Milano, collezione Jesi
 
*[[Acqui Terme]], collezione Ottolenghi
Essendo stati questi testi [[tradizione orale|trasmessi oralmente]] prima di darne testimonianza scritta, non è possibile fornire una datazione certa dell'origine. L'orientalista olandese [[Jan Gonda]] ritiene che essi vadano datati non prima dell'VIII secolo CE<ref>Gonda, J. 1981, p.295.</ref>; André Padoux sostiene che il ''Niḥśvāsatattva saṃhitā'' sia uno dei ''tantra'' fra i più antichi a noi pervenuti, esso risalirebbe al V-VI secolo<ref>Padoux, A. 2011, p. 48.</ref>.
*[[Montebelluna]], collezione Banca Antonveneta
{{vedi anche|Tantra (testi induisti)}}
 
===Tantra, il termine===
Etimologicamente il termine "tantra" si ricollega alla radice verbale ''TAN'', verbo che vuol dire "stendere", con riferimento a quanto si fa nella lavorazione dei tessuti. Il termine è perciò generalmente tradotto con "telaio", "ordito"<ref>Vedi ''[http://faculty.washington.edu/prem/mw/t.html Monier-Williams Sanskrit-English Dictionary]''.</ref>, e quindi in senso lato, "opera", "testo"<ref>André Padoux, 2011, p. 17.</ref>. In letteratura esistono comunque diverse traduzioni del termine, che tendono più o meno a dare una chiave interpretativa e del termine stesso e del contesto.
 
Nella tabella seguente si riporta in ordine cronologico la ricorrenza del termine in letteratura e la sua traduzione o accezione. Occorre comunque e in ogni caso tenere presente, nella lettura di questa tabella, che quello che a noi lettori di oggi è accessibile, è pur sempre la traduzione del termine stesso, quindi un altro termine, o un insieme di parole, effetto di una traduzione.
 
 
{| class="wikitable"
! colspan="3" | '''CRONOLOGIA DELL'USO DEL TERMINE "TANTRA" NELLA TRADIZIONE SCRITTA'''<ref>Le date della colonna a sx della tab. si riferiscono all'apparizione o all'origine di quella tradizione o corrente, talvolta prima ancora che venisse trascritta, secondo la datazione riconosciuta dalla maggioranza degli studiosi. Sono esclusi dalla tab. i testi tradizionalmente considerati tantrici ad eccezione del ''[[Tantrāloka]]''.</ref>
|-
! '''Periodo''' !! '''Scrittura''' o '''Autore''' !! '''Accezione'''
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| 1700–1100 a.C. || ''[[Ṛgveda]]'', X, 71.9: || '''telaio''' (o dispositivo per la tessitura)<ref name=Banerjee>Banerjee, S.C., 1988.</ref>
|-
| 1700-? a.C. || [[Sāmaveda]], ''Tandya Brahmana'' || '''essenza''' (o "porzione principale", forse a denotare che rappresentava la quintessenza dei Sastras)<ref name=Banerjee>Banerjee, S.C., 1988.</ref>
|-
| 1200-900 a.C. || ''[[Atharvaveda]]'', X, 7.42 || '''telaio''' (o dispositivo per la tessitura)<ref name=Banerjee>Banerjee, S.C., 1988.</ref>
|-
| 1400-1000 a.C. || [[Yajurveda]], ''Taittiriya Brahmana'', 11.5.5.3 || '''telaio''' (o dispositivo per la tessitura)<ref name=Banerjee>Banerjee, S.C., 1988.</ref>
|-
| 600-500 a.C. || per [[Pāṇini]] nell<nowiki>'</nowiki>''[[Aṣṭādhyāyī]]'' || '''tessuto preso dal telaio''' (con uso del termine "tantraka" come derivato da "tantra")
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| 600-400 a.C. || ''[[Kāmikāgama]]'' o ''Kāmikā-tantra'' || '''grande conoscenza''' (su principi della realtà ''[[tattva]]'' e ''[[mantra]]'')<ref>Wallis, C. 2012, p.26</ref> e '''latore di liberazione'''<ref>''Tanoti vipulan arthan tattvamantra-samanvitan - Trananca kurute yasmat tantram ityabhidhyate'' ("è chiamato Tantra perchè promulga grande conoscenza riguardo a Tattva e Mantra e perchè porta alla salvezza").</ref>
|-
| 600-300 a.C. || ''[[Śatapatha Brāhmaṇa]]'' || '''essenza''' (o "porzione principale", forse a denotare che rappresentava la quintessenza dei Sastras)<ref name=Banerjee>Banerjee, S.C., 1988.</ref>
|-
| 350-283 a.C || per [[Chanakya]]<ref>Noto anche con il nome di ''Kautilya'', ''Vishnugupta'', ''Dramila'' o ''Amgula''.</ref> nell<nowiki>'</nowiki>''[[Arthaśāstra]]'' || '''strategia''' (politica, militare ecc.)
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| 300 d.C || [[Īśvarakṛṣṇa]] autore della ''[[Sāṃkhyakārikā|Samkhya Karika]]'' (''kārikā'' 70) || '''dottrina''' (identifica infatti tutto il ''[[Sāṃkhya]]'' come un "Tantra)"<ref>Bagchi, P.C., 1989. p.6.</ref>
|-
| 320 d.C || ''[[Vishnu Purana|Viṣṇu Purāṇa]]'' || '''insieme di pratiche e rituali''' (parla della [[shakti|śakti]] di [[Visnu|Viṣṇu]] e dei culti a [[Durga]] con l'uso di vino, carne, ecc.)<ref>Banerjee, S.C., 1988, p.8</ref>
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| 320-400 d.C || per il poeta [[Kālidāsa]] nell<nowiki>'</nowiki>''[[Abhijñānaśākuntalam]]'' || '''comprensione profonda''' o '''padroneggiamento''' di un argomento<ref>Sures Chandra Banerjee, che fu professore di Sanscrito per trent'anni al ''Department of Education of West Bengal'' pubblicando più quaranta opere e trattati sull'argomento guadagnandosi il ''Rabindra Memorial'', il più alto riconoscimento lettereario assegnato dal governo del West Bengal, afferma [Banerjee, S.C., 1988]: ""Tantra" è un termine utilizzato per denotare ''governance''. ''Kālidāsa'' nell'''Abhijñānaśākuntalam'' usa l'espressione ''prajah tantrayitva'' (cioè "avendo governato o padroneggiato l'argomento") (tradotto dall'originale in lingua inglese).</ref>
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| 423 d.C. || iscrizione su [[Pietra di Gangdhar]] in [[Rajasthan]]<ref>Considerata fino ad oggi la prima evidenza epigrafica di un culto tantrico.</ref> || '''insieme di pratiche e rituali''' di culto tantrico giornaliero (''Tantrobhuta'')<ref>Joshi, M.C. in Harper, K. & Brown, R., 2002, p.48</ref>
|-
| 500-600 d.C. || [[Canone buddhista cinese]] (Vol. 18–21: ''Tantra (Vajrayāna)'' o [[Buddhismo Vajrayana|buddismo tantrico]] || '''insieme di pratiche o dottrine''' per l'ottenimento dell'illuminazione spirituale (incluse iconografie del corpo sottile con ''chakra'', ''nadis'', ed energie sottili, spiegazione di [[Mantra]] ecc)
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| 606–647 d.C || per lo studioso e poeta sanscrito [[Bāṇabhaṭṭa]] (nel ''[[Harṣacarita]]''<ref>"L'autore sanscrito del [[VII secolo]] Banabhatta menziona, nell<nowiki>'</nowiki>''Harshacharita'' la propiziazione di [[Matrika]] da parte di un asceta tantrico". (Banerjee 2002, p.34, trad. dall'originale)</ref> e nel ''[[Kādambari]]''), nel ''[[Cārudatta]]'' di [[Bhāsa]] e nel ''[[Mṛcchakatika]]'' di [[Sudraka|Śūdraka]] || '''insieme di pratiche e rituali''' con uso di [[mandala]] e [[Yantra]] per propiziazioni di [[Matrika]], rituali (''anusthana'') di cura ed altri tipicamente tantrici<ref>Banerjee, S.C., 2002, p.34</ref><ref>Joshi, M.C. in Harper, K. & Brown, R., 2002, p.48</ref>
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| 788-820 d.C || per il filosofo [[Adi Shankara|Śankara]] || '''sistema di pensiero''' o '''insieme di pratiche o dottrine'''<ref>Śankara usa il termine Kapilasya-tantra per denotare il sistema esposto da Kapila (la filosofia Sāmkhya) e il termine Vaināśikā-tantra per denotare la filosofia buddista dell'esistenza momentanea. (Ciò è in parte riferito anche in Avalon, A., 1918, p.47.)</ref>
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| 1000-1100 d.C || per il filosofo [[Abhinavagupta]] nel ''[[Tantrāloka]]'' || '''insieme di pratiche o dottrine''', '''insegnamento''' e/o '''[[Shivaismo|dottrina shivaita]]''' (secondo le 3 forme: ''dvaita'' ([[dualismo|dualista]]), ''dvaitādvaita'' (dualista e non-dualista insieme), ''ādvaita'' ([[Monismo|non dualista]]))
|-
| 1000-1100 d.C || per il filosofo [[Bhaṭṭa Rāmakaṇṭha]]<ref>Appartenente alla scuola dualista ''Śaiva Siddhānta''.</ref> || '''insieme di pratiche o dottrine''' (divinamente rivelate) inerenti la pratica del '''culto spirituale'''<ref>Wallis, C. 2012, p.27</ref>
|-
| 1150-1200 d.C. || per [[Jayaratha]], commentatore di [[Abhinavagupta]], nel ''[[Tantrālokavārttika]]'' || '''insieme di pratiche o dottrine''', '''insegnamento''' e/o '''[[Shivaismo|dottrina Shivaita]]''' (come nel ''[[Tantrāloka]]'')
|-
| 1690–1785 d.C || per il filosofo [[Bhaskararaya]] || '''sistema di pensiero''' o '''insieme di pratiche o dottrine'''<ref>Bhaskararaya usa il termine "tantra" per definire lo ''Mimamsa-sastra''.</ref>
|}
 
 
Come indicato dalla tabella cronologica il termine "tantra" : 1) è trasversalmente presente in molte delle principali e più antiche scritture presenti (non solo) nel continente indiano, 2) inizialmente tendeva a denotare un mezzo o uno strumento inteso anche soltanto come scrittura<ref>il ''Tantra'' venne prima a significare "la scrittura dalla quale viene diffusa la conoscenza" (trad. dall'originale in lingua inglese). [Singh, N., 2004; p.5].</ref>, per poi estendersi a significare "dottrina" (il ''[[Īśvarakṛṣṇa#Sāṃkhyakārikā|Sāṃkhyakārikā]]'', 300 d.C. cira, principale testo della scuola vedica [[Sāṃkhya]], identifica il ''Sāṃkhya'' (nella ''kārikā'' 70) come un ''tantra'')<ref>P.C. Bagchi, 1989, p.6.</ref><ref>Per questo, come osserva lo stesso Arthur Avalon, [[Shankara]] chiama il [[Sāṃkhya]] un "Tantra" (Avalon, A. 1917:1951).</ref>, 3) si è poi diffuso anche con il significato di "strategia", "insieme di pratiche e rituali" che sfoceranno nell'intero corpus della letteratura tantrica tradizionalmente definita tale. È pertanto riduttivo dare un significato univoco al termine.
{{citazione necessaria|Molti autori (Sures Chandra Banerjee, Arthur Avalon ecc.) citano come definizione tradizionale di ''Tantra'' il celebre sloka del ''Tantra Rahasayam'' che identifica il Tantra come "ciò che aumenta la conoscenza" (''Tanyate, vistaryate jnanam, anena iti tantram'') o anche il ''Kamika Agama'' dello ''[[Shaiva Siddhanta]]'' (''Tantrantara Patala'') che recita: ''Tanoti vipulan arthan tattvamantra-samanvitan - Trananca kurute yasmat tantram ityabhidhyate'' ("è chiamato ''Tantra'' perchè promuove grande conoscenza su [[Tattva]] e [[Mantra]] e perchè conduce alla salvezza").}}
 
==Gli aspetti peculiari==
[[File:Shiva in rishikesh.jpg|thumb|right|Statua di [[Shiva]] a [[Rishikesh]], [[India]], mentre pratica la meditazione.]]
[[File:SriYantra construct.svg|thumb|right|Lo [[Sri Yantra]] (con colori non traditionali).]]
 
Secondo l'accademico Padoux è possibile elencare una serie di caratteristiche peculiari dell'universo tantrico in sé, aspetti atti a riconoscere ciò che è "tantrico". Essi sono<ref>André Padoux, 2011, p. 27-28.</ref>:
*<u>Immanenza</u>: l'universo e gli esseri umani sono permeati dell'energia divina, la ''[[shakti|śakti]]'', personalizzata come una [[Devi|Dea]].
*<u>Trasmissione</u>: il ''tāntrika'' è un iniziato, il che implica la presenza di un maestro, il [[guru]], e una trasmissione della dottrina (''[[saṃpradāya]]'') di maestro in maestro.
*<u>Segretezza</u>: le dottrine e le pratiche hanno il carattere della segretezza.
*<u>''Pūjā''</u>: il rituale di adorazione di una divinità è quello della ''[[pūjā]]'', che è sempre tantrica nella sua struttura anche se rivolta a una divinità non tantrica.
*<u>''Maṇḍala''</u>: il pantheon, sempre vasto, è organizzato in ''[[maṇḍala]]''.
*<u>Mantra</u>: l'oralità, la parola (''[[vāc]]''), assume un ruolo centrale in tutte le pratiche e riti, i [[mantra]] sono onnipresenti; molti di essi altro non sono che la forma fonica di divinità.
*<u>Yoga</u>: esistenza di uno stretto legame con lo [[yoga]]<ref>Va precisato sin d'ora che lo Yoga tantrico non è quello classico di [[Patanjali]], ma lo [[Hatha Yoga|Haṭhayoga]], che opera sul ''corpo yogico'' nel quale si ritiene presente una potenza umana e divina al contempo, la ''[[kundalini|kuṇḍalinī]]''.</ref>.
 
E aggiunge: "Tuttavvia si può ammettere che il Tantrismo sia una categoria a parte e lo si può definire in generale come una via pratica ai poteri sovrannaturali e alla liberazione; consiste nell'uso di pratiche e tecniche specifiche (rituali, corporee e mentali), che sono sempre associate ad una dottrina particolare."<ref>Padoux, A., 2011.</ref>
 
Sulle peculiarità delle tradizioni tantriche, così altri studiosi:
*[[David Gordon White]] suggerisce che il principio chiave del tantra risieda nel fatto che l'universo che noi sperimentiamo sia la concreta manifestazione dell'energia divina che lo crea e lo mantiene: le pratiche tantriche cercano di contattare e incanalare quell'energia all'interno del [[Macrocosmo e microcosmo|microcosmo]] umano.<ref>L'autore, pur osservando la difficoltà di definire rigorosamente una pratica estremamente variegata, dà la seguente definizione operativa: "Tantra è quel corpus asiatico di credenze e pratiche che, partendo dal principio che l'universo da noi sperimentato non sia altro che la manifestazione concreta dell'energia divina che crea e mantiene quell'universo, tenta di appropriarsi e incanalare quell'energia nel [[microcosmo]] umano, con maniere creative ed emancipatorie." (White, D. G., 2000, p.9).</ref>
Lo stesso autore più recentemente<ref>White, D. G., 2005.</ref> ha evidenziato come la caratteristica comune delle dottrine e delle pratiche tantriche consista nell'uso di ''[[maṇḍala]]'', ''[[mantra]]'' e ''[[Rito|pratiche rituali]]'' allo scopo di mappare, organizzare e controllare un universo di potenze, impulsi e forze caotiche.<ref>Tali dottrine e pratiche emergono in [[India]] contestualmente al crollo della dinastia [[Gupta]] nel VI secolo, dinastia sostituita da un emergere disorganizzato di poteri non legittimati secondo le autorità dottrinali vediche e che quindi si appoggiavano, per la loro legittimazione, a culti marginali che li investivano proprio mediante l'uso di mantra alla dignità regale.</ref>
*[[Madeleine Biardeau]] riassume le dottrine tantriche come "un tentativo di porre ''[[kāma]]'', il desiderio, in ogni suo significato, al servizio della liberazione."<ref>Biardeau, M., 1981.</ref>
*[[Prabhat Ranjan Sarkar]] filosofo indiano contemporaneo noto anche con il nome spirituale di ''Shrii Shrii Ánandamúrti'', spiega così il significato del termine tantra: "Il significato del termine ''tantra'' è "liberazione dal legame". La lettera ''ta'' è il seme (suono) dell'ottusità (staticità). Ed il verbo radice ''trae'' suffissato da ''da'' diventa ''tra'', che significa "ciò che libera" - così, quella pratica spirituale che libera l'aspirante dall'ottusità o dall'animalità della forza statica ed espande il sè spirituale dell'aspirante è il ''Tantra sadhana''. Per questo non potrebbe esistere alcuna pratica spirituale senza ''Tantra''.<ref>Shrii Shrii Anandamurti, 1994.(Traduz. dall'originale in lingua inglese)</ref> Lo stesso autore, in un altro volume spiega che i praticanti del tantra più elevato dovrebbero possedere ampie visuali, rinunciando ai pensieri ristretti ed essere disposti a sacrificarsi al fine di promuovere il benessere altrui. Superando in tal modo, attraverso l'autorealizzazione ed il servizio disinteressato all'umanità, diversi ostacoli mentali.<ref>"Una persona che, senza considerazione di casta, credo o religione, aspiri all'espansione spirituale o faccia cose concrete è un '''tantrico'''. Il Tantra non è nè una religione nè un "ismo". Il Tantra è la scienza spirituale fondamentale. Così, ovunque vi sia una pratica spirituale, è garantito che essa sia imperniata sul culto tantrico. Dove non vi siano pratiche spirituali, quando le persone pregano Dio per la soddisfazione di ristretti desideri mondani, quando l'unico slogan è "dacci questo e poi quest'altro" soltanto qui troviamo che il tantra sia sconsigliato. Così, soltanto coloro che non comprendono il Tantra o che, dopo averlo compreso non vogliano impegnarsi in alcuna pratica spirituale, si oppongono al culto del Tantra. (Sarkar, P. R., 1959).</ref>
 
== Origini e Storia ==
[[File:Chausath Yogini.jpg|thumb|280px|Il tempio dedicato alle Yogini presso [[Jabalpur]], India.
Le [[Yoginī]] sono divinità tantriche femminili secondarie (la tradizione ne enumera 64), compagne e assistenti di altri dèi, come [[Durga]], per esempio. Il tempio risale al IX secolo e presenta, come da tradizione, 64 Yoginī.]]
Le origini sono tutt'oggi discusse e controverse. Da un lato diversi autori fanno notare come alcuni reperti archeologici, precedenti alla [[Pietra di Gangdhar]] in [[Rajasthan]] risalente al 424 CE e considerata la prima iscrizione epigrafica conosciuta contenente aspetti di rituali tantrici, dimostrino che culti tantrici fossero sicuramente esistenti in data antecedente al 400 CE. Ad esempio tra i reperti della [[Civiltà della valle dell'Indo]] (III millennio circa) esistono figure maschili e di divinità femminili in terraccotta, le ''[[Mātṛkā]]'', di era quindi pre-vedica, che alcuni studiosi riconducono al culto di [[Shiva|Śiva]] e [[Durga]].<ref name=Banerjee>Banerjee, S.C., 1988.</ref><ref>Padoux fa notare che, alla luce dei più recenti studi, non risulta affatto dimostrato il culto di divinità femminili a [[Mohenjo-daro|Mohenjodaro]] o [[Harappa]] (Padoux, 2011, p. 30).</ref> Vide Foote sostiene di aver trovato egli stesso nell'[[Altopiano del Deccan]] simboli fallici ([[linga]]) tipici della tradizione tantrica.<ref>Foote, V., 1916.</ref>
 
Alcuni studiosi hanno voluto rapportare le origini del tantrismo allo [[sciamanesimo]] centroasiatico, ma tale connessione non è suffragata da alcuna prova storica, né le credenze tantriche hanno, secondo Padoux, caratteri che si possono far risalire allo sciamanesimo. È più probabile, invece, che sia stato il sud dell'India ad aver avuto un ruolo determinante. Accanto al mondo brahmanico, mondo ricordiamo elitario, è probabilmente esistito in India, sin da tempi immemori, un sostrato popolare, legato alle ''potenze'' naturali, alla terra. A questo erano associati culti popolari che si svolgevano ai margini del mondo brhamanico, in segreto, e da questi ebbe probabilmente origine il mondo tantrico.<ref>Padoux, 2011, pp. 29-32. L'accademico imposta la sua opera (''Comprendre le tantrisme'', Paris, 2010; ''Tantra'', Torino, 2011) proprio nell'intento di dare dimostrazione di questa ipotesi.</ref>
 
Come si è detto, i primi testi di riferimento di queste dottrine e pratiche apparvero in [[India]] tra il [[VI]] e il [[VII]] secolo CE e si baserebbero, secondo diversi autori, su tradizioni non scritte molto precedenti (come è per i ''Veda''<ref name=Flood_quot>"I testi vedici furono composti e trasmessi oralmente da maestro a discepolo senza l'uso della scrittura, secondo una linea ininterrotta di trasmissione formalizzata. Ciò assicurò una trasmissione testuale impeccabile, superiore ai testi classici appertenenti ad altre culture; questo metodo può essere paragonabile ad una registrazione su nastro effettuata in epoche comprese tra il 1500 ed il 500 a.C. circa. E' stato così possibile preservare fino al presente non solo le parole ma anche l'accento tonale da lungo tempo perduto (come nel caso dell'antico greco o giapponese). Da una parte i Veda sono stati trascritti soltanto durante l'inizio del secondo millennio d.C., se alcune sezioni come una collezione delle Upaniṣad, furono forse trascritte soltanto nella metà del primo millennio, alcuni tentativi precedenti senza successo (vi erano in certe Smṛti delle regole che vietavano di trascrivere i Veda) furono fatti attorno alla fine del del primo millennio a.C.
Comunque, quasi tutte le edizioni stampate si basano su manoscritti tardi, difficilmente più antichi di 500 anni, piuttosto che sulla superiore tradizione orale ancora esistente. La recitazione corretta di molti testi continua in alcune aree tradizionali come il Kerala, il Tamil-Nadu del sud, nella fascia costiera dell'Andhra, Orissa, Kathiawar, a Poona o a Benares. Nei pochi decenni passati vi è stato il tentativo da parte di studiosi locali e stranieri di conservare, o almeno di registrare, la tradizione orale. Ciononostante non esiste ancora, fino ad oggi, alcuna completa registrazione audio o video di tutte le recensioni vediche (śākhā) e alcuni testi sono andati perduti persino nel corso dei pochi decenni passati. (Traduzione dall'originale in lingua inglese)(Witzel, Michael. ''Vedas and Upaniṣads'' in Flood G. 2003)</ref>), cosa che quindi non può necessariamente implicare che fu quello il periodo in cui le tradizioni presero inizio:
*[[David Lorenzen]] sottolinea come ciò che viene comunemente denominato "Tantra" è considerato di origine molto antica e precedente l'espressione in scrittura formale dei primi documenti conosciuti risalenti al V o VI secolo d.C., come ad es. i testi della scuola ''Kapalikas''.<ref>Lorenzen, D. N., 2002.</ref>
*[[Anna L. Dallapiccola]] sostiene invece che il Tantrismo ebbe origine in [[India]] e nell'[[Induismo]] essendo da considerare il [[Buddhismo tantrico]] come successivo, anche se i due fenomeni religiosi interagirono.<ref>Secondo Anna L. Dallapiccola il "Tantrismo" ha invece origine nel Buddhismo e da quell'ambito confluisce nell'Induismo. (Cfr. Dallapiccola, A. L. 2005, pag. 262).</ref>
 
A partire dall'VIII secolo si può ritenere certa la presenza diffusa del fenomeno tantrico in buona parte del subcontinente indiano, in particolare nel [[Kashmir]], zona cruciale per gli sviluppi e dell'induismo e del buddhismo. Dal Kashmir provengono filosofi come [[Vasugupta]] (VIII secolo) e [[Abhinavagupta]] (X secolo), preceduto quest'ultimo da una serie di profondi pensatori come [[Somānanda]], [[Bhāskara]], [[Bhaṭṭa Kallaṭa]], eccetera; le maggiori opere religiose e filosofiche indiane vengono da questa parte dell'India, che conservò il suo primato fino al XIII secolo, periodo in cui ebbe inizio l'invasione islamica. Anche il [[Bengala]] e il sud dell'India sono da considerarsi importanti, soprattutto per l'architettura religiosa.<ref>Padoux, 2011, p. 33.</ref>
 
L'espansione delle tradizioni tantriche si accompagnò con la loro evoluzione e diffusione in quegli ambiti che erano prettamente brahmanici. Secondo lo storico delle religioni rumeno [[Mircea Eliade]], il tantrismo "prolunga e intensifica" quel processo di "induizzazione" già iniziato in epoca post-vedica.<ref>Eliade 2010, p. 194.</ref> E sulle interazioni fra brahmanesimo e tantrismo, così sintetizza André Padoux:
{{q|Il tantrismo, «brahmanizzato», ha «tantricizzato» l'induismo diffusamente, costituendone, per certi aspetti, il fondo segreto.|André Padoux, 2011, p. 34}}
 
Alcune fra le maggiori tradizioni che presentano elementi tantrici sono: Aghora, Āḷvār, Gauḍīya, Kālāmukha, Kālīkula, Kāpālika, Kaula, Krama, Lākula, Nāyaṇar, Pāñcarāṭra, Pāśupata, Sahajiyā, Śaivasiddhānta, Śrīvidyā, Trika.
 
== La Via del Tantra ==
{{quote|Non si può venerare un dio se non si è un dio.|Massima tantrica, citato in Mircea Eliade, ''Lo Yoga'', ''Op. cit.'', p. 200|''nādevo devam arcayet''|lingua=sa}}
 
Il tantrismo, nel fine che persegue in quanto insieme di dottrine, non si differenzia dagli altri movimenti religiosi hindu: è anch'esso una via per la liberazione (''[[mokṣa]]'') dal ciclo delle rinascite (''[[saṃsāra]]''), dalle sofferenza che l'essere in vita comporta. L'uomo vive in universo che è emanato e continuamente animato da Dio<ref>Dio, l'essere supremo, è nominato con nomi differenti a seconda della tradizione tantrica: Śiva, Viṣṇu e Kālī sono le divinità delle tradizioni maggiori. Variano ovviamente, a seconda della tradizione, le caratteristiche della divinità e il suo rapporto col mondo e l'uomo.</ref>, il quale Dio può manifestare la sua potenza sia sotto forma di oscuramento (''tirodhāna''), essere cioè di ostacolo alla salvezza, sia concedendo la grazia (''anugraha'') nel mostrare le vie per la liberazione.<ref>Padoux, 2011, p. 65-67.</ref>
 
Fra l'umano e il divino sussiste un isomorfismo per cui il [[corpo umano|corpo]] risulta permeato di forze sovrannaturali. Il corpo assume, nelle tradizioni tantriche, un'importanza nucleare<ref>Sull'importanza del corpo, così lo storico delle religioni [[Mircea Eliade]]:
{{quote|Il corpo umano acquista nel tantrismo un'importanza mai raggiunta nella storia spirituale dell'India. Certo, la salute e la forza, l'interesse per una fisiologia paragonabile al Cosmo ed implicitamente santificata, sono valori vedici, se non prevedici. Ma il tantrismo porta alle estreme conseguenze la concezione secondo la quale la santità non è realizzabile che in un "corpo divino".|Mircea Eliade, ''Lo Yoga'', ''Op. cit.'', p. 217}}</ref> proprio per questa compenetrazione fra umano e divino, fra corpo e universo. La concezione non è certo nuova: già nei ''Veda'' è possibile rintracciare l'idea del corpo umano come [[Macrocosmo e microcosmo|microcosmo]], e del macrocosmo come corpo; ma è proprio nel tantrismo che quest'aspetto si presenta come dato assolutamente caratteristico, e quasi ogni aspetto del mondo tantrico è inquadrabile in relazione al corpo.<ref>Padoux, 2011, p. 95-96.</ref> Così recita una ''Upaniṣad'' dello Yoga:
{{quote|Nel corpo dell'adepto, / l'elemento Terra è situato / tra i piedi e le ginocchia; / la Terra è un quadrato / di colore giallo / e il suo mantra è LAM. / Là risiede [[Brahma|Brahmā]], / con quattro braccia, quattro volti, / splendenti come l'oro.|''Yogatattva Upaniṣad'', 86 e segg.; citato in Jean Varenne, 2008}}
 
Per quanto concerne il sistema in sé, la via tantrica, più che essere una dottrina coerente, è un insieme di pratiche e ideologie, caratterizzato da una grande importanza dei rituali, da pratiche per la manipolazione dell'energia (''śakti''), con azioni talvolta considerate "[[trasgressione|trasgressive]]", dall'uso del mondano per accedere al sopramondano e dall'identificazione del microcosmo con il macrocosmo.<ref>Harper (2002), p. 2.</ref>
 
Tale correlazione consentirebbe al ''tāntrika'' (l'adepto dei Tantra) di poter accedere, mediante delle precise tecniche, all'energia cosmica presente nel proprio corpo e quindi raggiungere la liberazione con questo corpo e in questa vita (''jīvanmukti'').
 
Il ''tāntrika'' cerca di utilizzare il potere divino che scorre in tutte le manifestazioni universali al fine di ottenere i propri risultati, siano essi spirituali, materiali o entrambi.<ref>Harper (2002), p. 3.</ref>
 
I ''tāntrika'' considerano la guida di un ''[[guru]]'' un prerequisito indispensabile<ref name=Satyananda>Satyananda (2000)</ref>. Nel processo di manipolazione dell'energia il praticante ha diversi strumenti a disposizione: tra questi lo [[Yoga]], con pratiche anche estreme che portano a un controllo pressoché completo del proprio corpo; la visualizzazione e verbalizzazione della divinità attraverso i ''[[mantra]]'', e la meditazione su di essi; l'identificazione e internalizzazione del divino, con pratiche meditative tendenti a una totale immedesimazione con una divinità<ref>Harper (2002), p. 3-5</ref>.
 
Secondo la visione del mondo [[Induismo|hindu]], l'evoluzione del mondo è ciclica, e all'interno di ogni ciclo (detto ''[[kalpa]]'') sussistono ere (dette ''[[yuga]]'') nelle quali la storia principia da un'età dell'oro (''[[Satya Yuga]]'') per giungere ad ere cosmiche di progressivo declino spirituale. L'ultima era, detta ''[[Kali Yuga]]'' (quella in cui attualmente viviamo), è caratterizzata da ignoranza spirituale, diffusione di falsi dèi o ateismo, commistione delle caste, guerre e sovvertimento dei valori del [[dharma]].
 
Gli adepti del Tantra ritengono che i ''Veda'' e la tradizione brahmanica non siano più adeguate in questa nostra era: l'uomo ha perso la capacità spirituale di servirsi di quella tradizione per conseguire la liberazione. Né il rito vedico, né l'introspezione avviata nell'epoca delle ''[[Upaniṣad]]'' e nemmeno i metodi dello Yoga classico sono ritenuti sufficienti a questo scopo. In alcune tradizioni tantriche è possibile persino ravvisare un disprezzo per gli asceti: nel ''Kulārnava Tantra'' si ironizza sul fatto che questi girino nudi come gli animali, ma non per questo, come gli animali, raggiungono la liberazione.<ref>Eliade 2010, p. 196-197.</ref> Nel ''Guhyasamāja Tantra'' si può leggere:
{{quote|Nessuno riesce a ottenere la perfezione mediante operazioni difficili e noiose; ma la perfezione si può acquistare facilmente mediante la soddisfazione di tutti i desideri|''Guhyasamāja Tantra''; citato in Mircea Eliade, ''Lo yoga'', ''Op. cit.'', p. 197}}
 
Il tantrismo ritiene che sia possibile raggiungere l'illuminazione anche nelle peggiori condizioni morali e sociali: l'età oscura in cui siamo immersi presenta innumerevoli ostacoli, che rendono difficile la maturazione spirituale. Per questo sono necessarie misure drastiche come, appunto, il metodo tantrico.<ref>Eliade 2010, p. 196-197.</ref>
 
===Il guru===
Il [[guru]], specie nelle tradizioni tantriche, è ben più che un [[insegnante|maestro]] spirituale. Egli non si limita ad impartire la dottrina al discepolo (''śiṣya'') come un ordinario maestro potrebbe fare, per quanto accorato e devoto: il guru è come un dio (''guru[[deva]]'') che grazie alla propria potenza spirituale (''śakti'') "trasmette" al discepolo la dottrina e gli ''oggetti'' della tradizione. Per esempio, un [[mantra]] non può essere appreso semplicemente ascoltandolo (né tantomeno apprendendolo da un testo): deve e può solo essere ''passato'' dal guru al discepolo (''guru śiṣya paramparā''). Fra i due si stabilisce una relazione intima che ha i caratteri della riservatezza, della [[devozione]] e dell'[[obbedienza]].<ref>Varenne, 2008, pp. 97-101.</ref>
 
Va detto che questo stato di cose, questo lignaggio iniziatico, non è esclusivo del tantrismo, bensì comune a tutte le scuole hindu. Nelle tradizioni tantriche alcuni caratteri risultano però ben marcati: la segretezza e la devozione. Come si è accennato, il guru è considerato manifestazione divina, a lui si deve non soltanto obbedienza ma anche devozione nel senso stretto del termine. Per esempio, la ''gurupādukā'', l'impronta dei piedi del guru, va vista come il segno della presenza divina, e come tale adorata e omaggiata.<ref>Padoux, 2011, p. 182.</ref>
 
Nelle tradizioni del [[Kaula]] ("famiglia", intesa come insieme di comunità che condividono la medesima tradizione), il [[rito]] di [[iniziazione]] del discepolo alla comunità (''cakra''; "cerchio", nel senso di "circolo", "setta") è una cerimonia piuttosto complessa. Il guru, quando ritiene essere giunto il momento, comunica al discepolo la decisione di introdurlo nella setta. Viene quindi organizzata una cerimonia con gli altri membri del ''cakra''. Questa comincia con la recitazione di mantra e offerte alla [[Devi|Dea]], quindi prosegue con la richiesta ritualizzata del guru al Signore del Cerchio (''cakreśvara''). Il discepolo viene interrogato e preparato, mentre prosegue l'adorazione alla Dea. L'iniziazione propriamente detta ha luogo con il posizionamento del discepolo su un ''maṇḍala'' appositamente tracciato sul suolo; un'aspersione; la trasmissione di un mantra personalizzato; l'imposizione di un nome nuovo; quindi l'iniziato offre doni agli astanti. La cerimonia prosegue con riti che includono il pasto e l'unione sessuale (''maithuna'').<ref>Varenne, 2008, pp. 109-111.</ref>
 
L'iniziato, il ''tantrikā'', continuerà la sua via verso la realizzazione spirituale (''[[sādhana]]'') e un giorno potrà diventare ''guru'' egli stesso. Toccherà quindi a lui perpetuare (''[[saṃpradāya]]'') la dottrina, in quella che è una successione di maestri (''guru paramparā'') che così tramandano la discplina.
 
===Il corpo yogico e la ''kuṇḍalinī''===
[[File:Sapta Chakra, 1899.jpg|thumb|left|250px|Il corpo yogico in una illustrazione da un manoscritto del XIX secolo, India. Sono ben visibili sette ''cakra'', raffigurati come fiori di loto (''padma''), e nel ''cakra'' più in alto, Śiva.]]
L'individuo è immaginato possedere una struttura complessa che ''convive'' col corpo fisico: è questo il "corpo yogico"<ref>In letteratura "corpo yogico" è anche reso con "corpo sottile"; termine improprio, fa notare André Padoux, perché si presta a essere confuso con il corpo trasmigrante, il ''sukṣmaśarīra'', che letteralmente sta proprio per "corpo sottile".</ref>. Tale corpo yogico è costituito di canali (''nāḍī'') e centri (''[[cakra]]'' o ''padma'')<ref>Il numero dei ''cakra'', così come altri particolari del corpo yogico, variano da tradizione a tradizione.</ref>, e in esso gioca un ruolo determinante una potenza non umana bensì divina, la ''[[kuṇḍalinī]]''. Lungo uno dei canali principali, la ''suṣumnā'', quello che verticalmente collega la regione [[perineo|perineale]] con la sommità del capo, la ''kuṇḍalinī'', che normalmente si trova allo stato latente alla base del canale stesso, può risalire, con pratiche adeguate, verso l'alto conducendo così alla liberazione.<ref>Padoux, 2011, p. 97.</ref>
 
Il filosofo [[Kṣemarāja]] (X-XI secolo), discepolo di [[Abhinavagupta]] ed esponenete della scuola del [[Trika]]<ref>Torella, in ''Vasugupta'', 1999, p. 33.</ref>, nel commentare un passo degli ''[[Vasugupta#Śivasūtra|Śivasūtra]]'', così descrive la ''kuṇḍalinī'' quiescente:
{{q|L'energia sottile e suprema è addormentata, attorcigliata come un serpente; essa racchiude in sé il ''bindu'', e insieme l'universo intero, il sole, luna, astri e mondi. Ma essa è incosciente, come obnubilata da un veleno.|Kṣemarāja, ''Śivasūtravimarśinī'', commento a II, 3; citato in Lilian Silburn, ''La kuṇḍalinī o l'energia del profondo'', trad. di Francesco Sferra, Adelphi, 1997, p. 76}}
''Bindu'' è il seme maschile, la scintilla che può risvegliare la ''kuṇḍalinī''. In questo caso ''bindu'' è anche simbolo di [[Shiva|Śiva]] in quanto [[Coscienza]].<ref>Cfr. Torella, in ''Vasugupta'', 1999, p. 90, nota 134.</ref>
 
Il corpo yogico, fondamentale in quasi tutte le pratiche meditative e rituali, è ovviamente immateriale, è una struttura somatica inaccessibile ai sensi che l'adepto ''crea'' immaginandola, visualizzandola. Del resto molti culti tantrici sono culti visionari.
 
Va qui detto esplicitamente che lo Yoga cui il Tantra fa riferimento non è né il Kriyā Yoga né l'[[Aṣṭāṅga Yoga]] presentato da [[Patañjali (filosofo)|Patañjali]] nel suo basilare ''[[Yoga Sūtra]]'' (lo Yoga classico cioè), ma lo [[Haṭhayoga]]. Altrettanto esplicitamente va fatto notare che qui non si parla dello Haṭhayoga moderno (occidentale e indiano), invero versione reinterpretata di elementi tradizionali, ma dello Haṭhayoga che risulta dai testi classci, come la ''[[Gheraṇḍa Saṃhitā]]'', la ''[[Haṭhayogapradīpkā]]'' o la ''[[Śiva Saṃhitā]]''. Proprio per evitare questa confusione, molti autori preferiscono servirsi del termine "Kuṇḍalinī Yoga".<ref>Padoux, 2011, pp. 98-100.</ref>
 
Secondo una interpretazione classica, il termine ''haṭhayoga'' vuol dire letteralmente: unione (''yoga'') del sole (''ha'') e della luna (''ṭha''); e questa lettura risponde in pieno alle dottrine tantriche, per le quali la liberazione è il ricongiungimento della ''śakti'', presente nell'individuo come ''kuṇḍalinī'', con l'assoluto, Śiva, immaginato risiedere nell'ultimo ''cakra''.<ref>Eliade 2010, p. 218.</ref>
 
Molte sono le tecniche che consentono il risveglio della ''kuṇḍalinī'' e la sua risalita lungo la ''suṣumnā''<ref>La ''suṣumnā'' è detta anche ''śaktimarga'': via della ''śakti''.</ref>. Ne fa un dettagliata esposizione Abhinavagupta nel suo ''[[Tantrāloka]]'', vasto trattato sul mondo del tantra ai suoi tempi (X secolo circa). Ecco come il filosofo descrive la risalita dell'energia:
{{q|Quando non emette, la ''kuṇḍalinī'' assume la forma di pura energia quiescente (''śaktikuṇḍalinī''). In seguito diventa energia vitale o del soffio (''prāṇakuṇḍalinī''). Anche giunta al punto estremo dell'emissione, essa rimane la ''kuṇḍalinī'' suprema, chiamata ''brahman'' supremo, firmamento di Śiva e sede del Sé. I movimenti alterni di emanazione e riassorbimento non sono che l'emissione del Signore.|Abhinavagupta, ''Tantrāloka'' 138-41ab; citato in Lilian Silburn, ''La Kuṇḍalinī o l'energia del profondo'', trad. di Francesco Sferra, Adelphi, 1997, p. 46}}
 
Nella interpretazione dello [[shivaismo kashmiro|shivaismo tantrico non dualista]], commenta l'indologa [[Lilian Silburn]], Śiva, Essere Supremo, è il soggetto conoscente, l'oggetto conosciuto e la conoscenza stessa, e quindi l'emissione e l'assorbimento della ''kuṇḍalinī'' restano emissioni di Śiva.
 
In un testo precedente (IX secolo circa), il ''[[Vijñana Bhairava Tantra]]''<ref>Il ''Vijñana Bhairava Tantra'' è estratto da un testo ben più ampio, lo ''Rūdrayāmala Tantra'' (in gran parte perduto), e usualmente si considera composto di 112 stanze (o numero molto vicino a questo a seconda delle edizioni). Nell'edizione citata più oltre (a cura di A. Sironi), vengono riportate ulteriori stanze successive alla 112<sup>a</sup>.</ref> ("Conscenza del Tremendo"<ref>Nella scuola del [[Trika]] Bhairava ("terribile") è Śiva nel suo aspetto terrificante, inteso come principio immanente, vivificante dell'universo.</ref>), è presentato concisamente un compendio di tecniche yogiche; qui un esempio di uso del controllo della respirazione per il risveglio della ''kuṇḍalinī'':
{{q|Il soffio ascendente esce, il soffio discendente entra, di sua propria volontà, in forma sinuosa. La Grande Dea si estende dappertutto Suprema-Infima, supremo luogo sacro.|''Vijñanabhairava'', 152, a cura di Attilia Sironi, introduzione di [[Raniero Gnoli]], Adelphi, 2002}}
 
{{vedi anche|kuṇḍalinī}}
 
=== Evoluzione e involuzione ===
Secondo [[Swami Nikhilananda]], esponente dell'[[Advaita Vedānta]], nelle dottrine tantriche il ''[[Satchitananda]]''<ref>Termine composto da ''sat'' ("esistenza"), ''cit'' ("coscienza"), ''ānanda'' ("beatitudine"): tre qualità che per la filosofia dell'Advaita Vedānta rappresentano insieme l'assoluto, il [[Brahman]].</ref> ha insieme sia il potere dell'auto-evoluzione che quello dell'auto-involuzione. La Realtà fisica (''prakṛti'') si evolve in una molteplicità di cose ed esseri viventi, eppure al tempo stesso resta pura coscienza, essere e beatitudine; in questo processo di evoluzione, [[Māyā]] ("illusione") nasconde la realtà e la separa in coppie di opposti, come conscio e inconscio, piacevole e spiacevole, e così via. Queste condizioni limitano o restringono l'individuo (''[[jīva]]'') e trasformano la sua percezione in quella di un animale.<ref name=nikhil145>Nikhilananda (1982), pp. 145-149</ref>
 
In questo mondo relativo, Śiva e Śakti sembrano separati; nel Tantra, però, anche durante l'evoluzione, la Realtà resta identica, sebbene il Tantra non neghi né l'atto né il fatto di questa evoluzione. Di fatto, il Tantra afferma che sia il processo di evoluzione universale sia quello individuale sono Realtà, prendendo le distanze sia dal puro dualismo sia dal non-dualismo del [[Vedānta]].<ref name=nikhil145/>
 
Comunque, l'evoluzione o "corrente di uscita" è solo una delle funzioni di Māyā; l'involuzione, o "corrente di ritorno", riporta il ''jiva'' alla sorgente o radice della Realtà, rivelando l'infinito. Si dice che il Tantra insegni il metodo per cambiare il verso della corrente, da quella di uscita a quella di ritorno. Questa idea è alla base di due proverbi tantrici: "ci si deve rialzare con quello che ci fa cadere" e "lo stesso veleno che uccide diventa l'elisir della vita se usato dal saggio".<ref name=nikhil145/>
 
=== Pratiche tantriche ===
Il metodo tantrico consiste nel [[Sublimazione (psicologia)|sublimare]] piuttosto che negare la realtà negativa; questo metodo si compone di tre fasi: purificazione, elevazione, e "riaffermazione dell'identità sul piano della pura coscienza"<ref name=nikhil145/>.
 
A causa dell'ampia varietà di comunità che fanno riferimento al termine "Tantra", è difficile descrivere le pratiche tantriche in maniera definitiva. La pratica fondamentale, la forma di venerazione induista conosciuta come ''[[puja]]'', può comprendere uno o più dei seguenti elementi.
 
====''Maṇḍala'' e ''yantra''====
Il termine ''[[maṇḍala]]'' vuol dire letteralmente "cerchio", nel senso di "ciò che circonda"<ref>Vedi anche ''[http://faculty.washington.edu/prem/mw/m.html Monier-Williams Sanskrit-English Dictionary]''.</ref>, ed è qui utilizzato per indicare un elemento caratteristico della liturgia tantrica. Esteriormente si presenta come un disegno, a volte molto complesso, altre volutamente schematico, che basandosi su simmetrie e figure geometriche quali il cerchio, il quadrato e il triangolo, spesso inserisce motivi grafici anche molto elaborati.<ref>Eliade 2010, p. 210.</ref> I ''maṇḍala'' non sono affatto una prerogativa del tantrismo, se ne ritrovano infatti anche in altre culture e religioni, ma è soprattutto nel buddhismo tantrico che i ''maṇḍala'' diventano opere vere e proprie, manufatti che richiedono anche mesi per poter essere realizzati.
 
Nel tantrismo hindu è più spesso utilizato un tipo di ''maṇḍala'' più semplice, lo ''[[yantra]]'' (letteralmente "strumento", ma anche "amuleto")<ref>Vedi anche ''[http://faculty.washington.edu/prem/mw/y.html Monier-Williams Sanskrit-English Dictionary]''.</ref>, volutamente schematico per poter essere disegnato o inciso con faciltà.
 
Per i ''tantrikā'' il ''maṇḍala'' è un'immagine del cosmo e una [[teofania]]. In quanto ''imago mundi'' il suo centro è il centro del mondo (''axis mundi''), immaginato essere il monte Meru.
 
Il ''maṇḍala'' è utilizzato in diversi modi: può essere tracciato sul suolo, per lo svolgimento di alcune cerimonie che ne prevedono l'uso (come le iniziazioni); può essere disegnato su stoffa o inciso su pelle o metallo, per realizzare uno strumento di meditazione o anche di adorazione di una divinità (spesso la Dea) che vi viene fatta temporaneamente ''discendere''.<ref>Eliade 2010, pp. 213-216.</ref>
 
==== Mantra ====
Come in altre tradizioni [[yoga]] [[induismo|induiste]] e [[buddhismo|buddhiste]], il [[mantra]] svolge un ruolo importante nel Tantra per concentrare la mente. I mantra sono spesso usati per invocare specifiche divinità induiste come {{unicode|[[Śiva]]}} e [[Kali]]. Allo stesso modo, i ''puja'' spesso comprendono la concentrazione su uno [[yantra]] o [[mandala]] associato alla stessa divinità{{citazione necessaria}}.
 
==== Identificazione con la divinità ====
Il Tantra abbracciò tutte le divinità induiste, specialmente {{unicode|Śiva}} e Shakti, insieme alla filosofia [[Advaita]] secondo la quale ciascuna rappresenta un aspetto del {{unicode|Para Śiva}}, o [[Brahman]]. Queste divinità possono essere venerate esteriormente con fiori, incenso, e altre offerte; ma, in definitiva, esse sono un oggetto di meditazione che i praticanti visualizzano (''[[darshan]]'') o con cui cercano di immedesimarsi. Nel Buddhismo tantrico, questo processo è chiamato ''yoga della divinità''<ref>Dalai Lama (1987). ''Deity Yoga''. Snow Lion Publications. ISBN 0-937938-50-5</ref>.
 
==== Riti sessuali ====
[[File:Brooklyn Museum - Krishna and Radha.jpg|thumb|La coppia divina di Kṛṣṇa e Rādhā, acquarello del XVII secolo. L'amore del dio con Rādhā, la sua preferita fra le pastorelle, è stato ed è tuttora soggetto d'ispirazione per una vasta letteratura religiosa, spesso dai risvolti decisamente erotici.]]
I riti [[Attività sessuale umana|sessuali]] potrebbero essere emersi agli inizi del Tantra induista anche come un metodo pratico di generare fluidi corporei trasformativi per costituire un'offerta vitale alle divinità tantriche, oppure essersi evolute da cerimonie di iniziazione dei clan che comprendevano la transazione di fluidi sessuali.<ref name = white2000>White (2000), pp. 15-18.</ref>
 
Nelle tradizioni del [[Kaula]], per esempio, l'iniziato di sesso maschile era inseminato o insanguinato con le emissioni sessuali della consorte femmina, talvolta frammiste al seme di un guru, ed era così trasformato in figlio del clan (''kulaputra'') per grazia della consorte; si pensava infatti che il fluido del clan (''kuladravya'') o nettare del clan (''kulāmṛita'') scorresse naturalmente dalla sua pancia. Sviluppi successivi del rito enfatizzavano l'importanza della beatitudine e dell'unione divina, che sostituirono le connotazioni più corporee delle forme più antiche. Sebbene in Occidente il Tantra sia pensato come coincidente con i riti sessuali, solo una minoranza di sette vi fa ricorso, e nel tempo per lo più questi riti hanno subito un processo di [[sublimazione (psicologia)|sublimazione]].<ref name = white2000 />
 
Non si ritrovano riti sessuali nelle tradizioni ''[[vaishnavismo|viṣṇuite]]'' del Pāñcarātra, per esempio, né nello [[Śaivasiddhānta]], corrente religiosa ''śaiva'' (dualista e dualista/non-dualista).<ref>Padoux, 2011, p. 115.</ref> È però possibile affermare che tratto comune di tutte le tradizioni tantriche è la piena accettazione della varietà del mondo, del piacere in generale e del desiderio sessuale o [[amore|amoroso]] (''[[kāma]]'') in particolare. Del resto in India il [[sessualità|sesso]] non è certo un'attività [[peccato|peccaminosa]], anche se il perseguire il piacere, l'esserne in qualche modo dipendente cioè, continua a legare l'individuo al mondo ostacolando la liberazione.<ref>Padoux, 2011, p. 115.</ref> Questo contrasto fra il sesso e il fine spirituale delle liberazione è risolto, in alcune tradizioni tantriche, guardando all'eros come la via maestra per accedere al divino, eros qui inteso come principio presente in diverse forme, non solo nei riti e nelle pratiche, ma anche nelle speculazioni metafisiche, nella teologia, nella mitologia, nei pantheon e nello yoga.<ref>Padoux, 2011, p. 113.</ref>
 
Una caratteristica comune ai pantheon tantrici è la coppia (''yamala''): ogni dio è compagno di una dea, per esempio [[Shiva|Śiva]] con [[Parvati|Pārvatī]], o anche con [[Durga|Durgā]] o [[Uma|Umā]]; [[Vishnu|Viṣṇu]] con [[Laksmi|Lakṣmī]]; [[Bhairava]] con [[Tripurasundari|Tripurasundarī]]; [[Krishna|Kṛṣṇa]] con [[Rada|Rādhā]]; eccetera. Anche nelle tradizioni ''śākta'', dove è la Dea a essere considerata Essere Supremo (per esempio [[Kali|Kālī]] o [[Kubjika|Kubjikā]]), pur se meno appariscente, è presente la divinità maschile, quasi sempre Śiva.<ref>Padoux, 2011, p. 116.</ref>
 
[[File:Shiv-Parvathi.JPG|thumb|Una rappresentazione moderna di Śiva e Pārvatī, [[Bangalore]], India]]
La coppia divina è in realtà, specie nelle dottrine [[monismo|moniste]] del Kashimir, intesa come l'unica divinità suprema, vista nei due aspetti trascendente (il maschile) e immanente (il femminile). La [[Shakti|Śakti]], il polo femminile, altro non è se non la potenza del Dio<ref>Etimologicamente, ''śakti'' vuol dire "energia".</ref>, il suo aspetto immanente, la forza vivificante che opera nel mondo.<ref>Padoux, 2011, p. 116.</ref> Śakti è presente nell'essere umano come ''kuṇḍalinī'', energia quiescente, che l'individuo può ''risvegliare'' e utilizzare per fini spirituali. Śakti è presente in ogni donna, nel senso che ogni donna è ritenuta rappresentare e possedere naturalmente l'energia divina. Da ciò deriva il posto in un certo senso privilegiato che la donna occupa nelle tradizioni tantriche, cosa che non è possibile riscontrare nel brahmanesimo. Di più, secondo la tradizione ''vaiṣṇava'' del [[Sahajiyā]] (tuttora seguita nel [[Bengala]] presso i Bāul), e l'uomo e la donna sono ritenuti rappresentazioni concrete della coppia divina, in questo caso Kṛṣṇa e Rādhā, e l'unone sessuale ritualizzata è mezzo per il raggiungimento del ''samādhi''.<ref>Flood, 2006, pp. 260-261.</ref>
 
La ''kuṇḍalinī'', forma concreta della Śakti, si trova normalmente inattiva nell'individuo, ''arrotolata'' (è questo il significato letterale del termine) nella zona perineale del corpo yogico. Secondo le dottrine yogiche del Tantra, questa ''kuṇḍalinī'' ha come meta suprema, proprio in quanto Śakti, il ricongiungimento con la controparte maschile, Śiva: è la riunione del maschile e del femminile, il ripristino dell'androginità originaria, la realizzazione nel microscosmo umano dell'Essere Supremo. Nei testi che spiegano le tecniche yogiche per la ''risalita'' della ''kuṇḍalinī'', il linguaggio adoperato è ricco di metafore sessuali.<ref>Padoux, 2011, p. 118.</ref>
 
Così si esprime Abhinavagupta a proposito dell'unione:
{{q|La fusione, quella della coppia Śiva e Śakti, è l'energia della felicità, da cui emana tutto l'universo: realtà al di là del supremo e del non-supremo, essa è chiamata Dea, essenza e Cuore [glorioso]: è l'emissione, il Signore Supremo.|Abhinavagupta, ''Tantrāloka'' III, 68-69; citato in Lilian Silburn, ''La Kuṇḍalinī o l'energia del profondo'', trad. di Francesco Sferra, Adelphi, 1997, p. 45}}
E [[Jayaratha]], aggiunge la Silburn, nel suo commento a questo passo<ref>L'opera è il ''Tantrālokaviveka''.</ref> parla di unione della ''kuṇḍalinī'' con Śiva come sfregamento che dà reciproco godimento.
 
Una cerimonia tuttora in vigore nel [[Nepal]] e nel [[Bengala]], la ''kumārī-[[pūjā]]'' ("adorazione della ragazza"), testimonia il rapporto fra la donna e la ''śakti''. Una fanciulla vergine di circa dodici anni viene fatta sedere su un trono e tramite una funzione complessa, la ragazza viene deificata divenendo così temporaneamente personificazione della Dea stessa, e in quanto tale adorata.<ref>Flood, 2006, p. 252.</ref>
 
Il ''cakra-pūjā'' è una cerimonia religiosa di gruppo: ''cakra'' ("cerchio") indica qui il circolo di cui fanno parte i membri di una comunità tantrica. Il rito avviene di notte: attorno a un trono dedicato alla Dea, gli officianti maschi si dispongono a ferro di cavallo. Il Signore del Cerchio assegna a ogni uomo una donna (a sorte o seguendo un piano solo a lui noto), che andrà a sedersi alla sinistra del compagno. Il rito prosegue con offerte alla Dea, recitazione di mantra e meditazioni secondo un rituale complicato, al termine del quale ogni coppia si apparta.<ref>Varenne J., 2008, pp. 153-154.</ref>
 
Un rito molto esplicito è la ''yoni-pūjā'' ("adorazione della vagina"). Il rito fa parte di una tradizione ''vaiṣṇava'' ed è descritto nello ''Yoni Tantra''. Una donna, opportunamente preparata e ornata, è collocata prima su un ''maṇḍala'' e poi fatta accomodare sulla coscia sinistra dello yogin che officia il rito. Costui procede con la cerimonia facendole bere del [[vino]], recitando mantra e massaggiandole la [[vagina]] con pasta di sandalo, quindi si unisce a lei. Le secrezioni dell'eiaculazione sono poi offerte come oblazione alla Dea. Diversi altri testi prescrivono l'unione sessuale rituale, talune molto particolari, come quella che si pratica di notte su cadaveri.<ref>Padoux, 2011, pp. 119-121.</ref>
 
L'unione sessuale e l'uso del vino per fini rituali sono pratiche ritenute non ortodosse nel brahmanesimo, anzi proibite; e proibito al brahmano è in ogni caso il consumo di bevande alcooliche, di carne e pesce, stante al ''[[Manusmṛti]]'' (la "Legge di Manu"), testo fondamentale del codice e dell'etica hindu. Nelle tradizioni tantriche cosiddette della "mano sinistra" (''vāmācāra'') sono invece trasgredite proprio queste raccomandazioni, e la questione è nota come le pratica delle «cinque emme»: ''maithuna'' (unione sessuale), ''māṃsā'' (carne), ''madya'' (vino), ''matsya'' (pesce), ''mudrā'' (cereali arrostiti).<ref>Flood, 2006, p. 258.</ref>
 
E a proposito del ''maithuna'', questo ''Tantra'' della tradizione Kaula (XII secolo circa) sottolinea il significato spirituale dell'amplesso:
{{quote|Per chi non sa questo, la propria consorte a cui deve unirsi giace incosciente, ma così conosce, sa che essa è la consorte interiore, ben desta, la ''shakti'' con cui compiere la propria unione. L'effluvio di beatitudine che è prodotto dall'amplesso della coppia divina del Supremo Shiva e la Suprema Dea, questo è l'unico e vero significato dell'unione sessuale. Chi in altro modo si unisce a una donna, non è altro che un animale che copula.|''Kularnava Tantra'', V, 111-112; citato in ''Cattive tradizioni. Estratti dalla via della mano sinistra'', a cura di Fabio Zanello, Coniglio editore, Roma, 2008}}
 
Quando eseguito in accordo al Tantra il rituale sessuale culmina in una sublime esperienza di infinita consapevolezza, per entrambi i partecipanti. I ''Tantra'' specificano che il sesso ha tre finalità ben distinte - procreazione, piacere e liberazione. Coloro che cercano la liberazione evitano l'[[orgasmo]] frizionale per una forma più alta di [[estasi]], e la coppia che prende parte al rituale si immobilizza in un abbraccio statico; diversi rituali sessuali sono raccomandati e praticati, comprendendo riti purificatori e preparatori elaborati e meticolosi. L'atto risulta in un equilibrio delle energie che scorrono nell<nowiki>'</nowiki>''ida prāṇico'' nel corpo yogico di entrambi i partecipanti, il ''suṣumnā'' si risveglia e la ''kuṇḍalinī'' risale dentro di esso. Questo può infine culminare nel ''samādhi'', dove le rispettive individualità di ciascuno sono completamente dissolte nella coscienza cosmica. I praticanti interpretano l'atto su molteplici livelli; i partecipanti maschio e femmina unendosi fisicamente rappresentano il Dio e la Dea, il principio maschile e quello femminile, e al di là del corpo fisico le due energie si fondono generando un unico indistinto.<ref name=Satyananda/>.
 
== Visione occidentale del Tantra ==
{{S sezione|buddhismo}}
In Occidente, i primi orientalisti europei vedevano il Tantra come una forza sovversiva, antisociale, licenziosa e immorale colpevole della corruzione dell'induismo classico; molti oggi lo vedono invece come una celebrazione dell'uguaglianza sociale, della sessualità, del femminismo e della cultura del corpo<ref>Urban (2002), Vol.6, No.1 </ref>, al punto che se ne è formata una variante occidentale ([[Neotantra]]), seppure criticata dai tantristi orientali.
 
=== Sir John Woodroffe ===
 
Il primo studioso occidentale ad affrontare seriamente lo studio del Tantra fu [[John Woodroffe|Sir John Woodroffe]] ([[1865]]–[[1936]]), che scrisse sul tema sotto il [[nome d'arte]] "Arthur Avalon"; è comunemente considerato il "padre fondatore degli studi tantrici"<ref>Urban (2003), p. 22</ref>. A differenza dei suoi predecessori, Woodroffe era apologetico nei confronti del Tantra, difendendolo contro le innumerevoli critiche e presentandolo come un sistema etico-filosofico compatibile con i [[Veda]] e i [[Vedānta]]<ref>Urban (2003), p. 135</ref>.
 
=== Sviluppi successivi ===
 
Dopo Sir John Woodroffe, diversi studiosi cominciarono ad analizzare attivamente gli insegnamenti tantrici; tra questi esperti di [[religione comparativa]] e [[indologia]], come [[Agehananda Bharati]], [[Mircea Eliade]], [[Julius Evola]], [[Carl Gustav Jung]], [[Giuseppe Tucci]], e [[Heinrich Zimmer]]<ref>Urban (2003), pp. 165-166</ref>.
 
Secondo [[Hugh Urban]], Zimmer, Evola, e Eliade vedevano il Tantra come «''la culminazione di tutto il pensiero indiano: la forma più radicale di spiritualità e il cuore arcaico dell'India aborigena''», e lo consideravano come la religione ideale dell'era moderna. Tutti e tre vedevano il Tantra come «''il cammino più "trasgressivo" e "violento" verso il sacro''»<ref>Urban (2003), pp. 166-167</ref>. Zimmer elogiò il Tantra per il suo atteggiamento affermativo nei confronti del mondo:
 
{{quote|Nel Tantra, l'approccio non è quello del ''Nay'' (arcaismo per "No") ma dello ''Yea'' (arcaismo per "Sì") [...] l'atteggiamento verso il mondo è affermativo [...] L'uomo vi si deve avvicinare attraverso e per mezzo della natura, non con il rifiuto della natura"|citazione in Urban (2003), p. 168}}
 
=== Tantra nell'Occidente contemporaneo ===
 
Dopo queste prime presentazioni positive del Tantra, altri autori molto popolari come [[Joseph Campbell]] contribuirono a importare il Tantra nell'immaginario collettivo contemporaneo; il Tantra comincia a essere visto come un "culto dell'estasi", che combina spiritualità e sessualità in modo da agire come una forza correttiva dell'atteggiamento repressivo della cultura occidentale nei confronti del sesso<ref name=urban204-205>Urban (2003), pp. 204-205</ref>.
 
Nel momento in cui il Tantra è diventato popolare in Occidente, però, ha subito una significativa trasformazione, fino ad essere inglobato nella occidentalissima [[New Age]], che ne ha prodotto una versione nota come [[Neotantra]], molto differente dalla tradizione tantrica originale dell'India. Per molti lettori occidentali moderni, "Tantra" è diventato un sinonimo di "sesso spirituale" o "sessualità sacra", il concetto che il sesso stesso debba essere santificato in quanto capace di elevare la coppia ad un piano di spiritualità superiore<ref name=urban204-205 />. Sebbene il Neotantra adotti molti dei termini e dei concetti del Tantra indiano, in esso le tradizionali fondamenta di [[parampara|guruparampara]] e delle regole di condotta rituale sono state epurate.
 
Secondo Hugh Urban, la maggior parte degli studiosi occidentali critica il Neotantra: «''Almeno dal tempo di Agehananda Bharati, la maggior parte degli studiosi occidentali è stata fortemente critica di queste nuove forme di pop-Tantra o neo-Tantra. Questo "California Tantra" come [[Georg Feuerstein]] lo chiama, è "basato su un profondo fraintendimento del cammino tantrico. Il loro errore principale è di confondere la beatitudine tantrica [...] con l'ordinario piacere orgasmico"''»<ref name=urban204-205 />. Urban poi chiarisce che personalmente non considera il neo-Tantra "sbagliato" o "falso" ma piuttosto «''semplicemente una diversa interpretazione di una specifica situazione storica''»<ref name=urban204-205 />.
 
Shambhavi Saraswati dà una descrizione sintetica ma efficace della differenza tra Tantra e Neotantra: «''Il neo-Tantra ritualizza il sesso. Il vero Tantra sessualizza il rituale''»<ref>Saraswati, Shambhavi (2005). [http://www.livingtantra.net/2005/08/what_is_tantra_.html What is Tantra? Part I]</ref>.
 
== Note ==
{{<references|2}}/>
 
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==Voci correlate==
== Testi di approfondimento ==
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</div>
 
== VociAltri correlateprogetti ==
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'''Autori e filosofi'''
::[[Abhinavagupta]] / [[Adi Shankara|Śankara]] / [[Agehananda Bharati]] / [[Bhāskara (filosofo)]] / [[Bhaskararaya]] / [[Bhaṭṭa Rāmakaṇṭha]] / [[Caitanya Mahaprabhu]] / [[Carl Gustav Jung]] / [[Giuseppe Tucci]] / [[Heinrich Zimmer]] / [[Jayaratha]] / [[John Woodroffe|Arthur Avalon]] / [[Julius Evola]] / [[Kālidāsa]] / [[Kātyāyana]] / [[Madhvacarya]] / [[Mircea Eliade]] / [[Nimbarka]] / [[Osho Rajneesh]] / [[Patañjali]] / [[Patañjali (grammatico)]] / [[Ramananda]] / [[Ramanuja]] / [[Somananda]] / [[Utpaladeva]] / [[Vasugupta]]
 
'''Filosofie, correnti e culti'''
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'''Scritture, epica e poemi'''
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'''Termini e tecniche'''
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==Altri progetti==
{{interprogetto|q|q_preposizione=sul}}
 
== Collegamenti esterni ==
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*{{cita web |1=http://www.scultura-italiana.com/Galleria/Martini%20Arturo/imagepages/image14.html |2=Donna che nuota sott'acqua, 1942 |accesso=7 dicembre 2007 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070808222221/http://www.scultura-italiana.com/Galleria/Martini%20Arturo/imagepages/image14.html |dataarchivio=8 agosto 2007 |urlmorto=sì }}
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*{{cita web|http://www.scuolanticoli.com/pagemartini_2.htm|Luigi Scialanca, ''Arturo Martini cattivo ad Anticoli Corrado''}}
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* {{it}} [http://www.yoga.it Yoga.it]: sito dedicato allo Yoga e al Tantra
* {{it}} [http://www.narayanainstitute.it/Tantra.htm Narayana Institute]: un articolo sul Tantra dal titolo: "per favore, basta equivoci!"
 
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