Monumento alla Vittoria (Bolzano) e Sarah Wilson (corrispondente di guerra): differenze tra le pagine

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{{Bio
{{coord|display=title|46.500508|N|11.344993|E}}
|Nome = Sarah
[[File:Bolzano, monumento alla vittoria (13995) 01.jpg|thumb|upright=1.4|La facciata est del monumento (dopo l'intervento di storicizzazione effettuato nel 2014)]]
|Cognome = Wilson
|PostCognomeVirgola = nata '''Saah Isabella Augusta Spencer-Churchill'''
|Didascalia=
|Sesso = F
|LuogoNascita = Blenheim Palace
|GiornoMeseNascita = 4 luglio
|AnnoNascita = 1865
|LuogoMorte = Londra
|GiornoMeseMorte = 22 ottobre
|AnnoMorte = 1929
|Epoca = 1800
|Epoca2 = 1900
|Attività = giornalista
|Attività2 = scrittrice
|Nazionalità = inglese
|Immagine = Mw185283.jpg
|Didascalia = lady Sarah Wilson in una fotografia del 1893
}}
Fu una delle prime donne corrispondenti di guerra nel 1899, quando venne reclutata da [[Alfred Harmsworth, I visconte Northcliffe|Alfred Harmsworth]] per documentare l'[[assedio di Mafeking]] per il ''[[Daily Mail]]'' nel corso della [[seconda guerra boera]].
 
==Biografia==
Il '''monumento alla Vittoria''' di [[Bolzano]] (in [[lingua tedesca|tedesco]] ''Siegesdenkmal''<ref>Talvolta chiamato anche nei media di lingua tedesca, spregiativamente, ''"Faschistentempel"'', ovvero "tempio fascista", cfr. Th. Pardatscher, ''Das Siegesdenkmal in Bozen'', op. cit., p. 7.</ref>) è un monumentale complesso marmoreo celebrativo della vittoria italiana nella [[I guerra mondiale|prima guerra mondiale]] sull'[[Austria-Ungheria]], progettato dall'architetto [[Marcello Piacentini]] (forse su bozzetto di [[Benito Mussolini]]<ref>U. Soragni, E. Guidoni, ''Il Monumento alla Vittoria di Bolzano'', op. cit., pp. 8 e 9, con riferimento in nota 15 che rimanda a Gino Cucchetti, ''Il nostro Monumento'', in «La Rivista della Venezia Tridentina», n. 7, 1928, pp. 11-27.</ref>) e costruito tra il [[1926]] ed il [[1928]].
===Famiglia===
Nata il 4 luglio 1865 al [[Blenheim Palace]], a [[Woodstock]] nell'[[Oxfordshire]], lady Sarah Spencer-Churchill era la più giovane di undici figli di [[John Spencer-Churchill, VII duca di Marlborough]] (1822–1883), e di sua moglie, [[Frances Anne Spencer-Churchill, duchessa di Marlborough|lady Frances Anne Emily Vane]] (1822–1899), figlia di [[Charles William Vane, III marchese di Londonderry]]. Suo fratello maggiore era [[George Charles Spencer-Churchill, VIII duca di Marlborough]] (1844–1892), e l'altro suo fratello era lord [[Randolph Henry Churchill]] (1849–1895), padre del primo ministro [[Winston Churchill]] (1874–1965), che pure lavorò come corrispondente di guerra durante la [[guerra boera]] per il ''[[The Morning Post]]''. [[Anne Innes-Ker, duchessa di Roxburghe|Anne, duchessa di Roxburghe]] (1854–1923), era sua sorella maggiore.<ref name=lundy>Daryl Lundy,'' The Peerage.'' [http://www.thepeerage.com/p10594.htm#i105935 Siblings]. Extracted from G.E. Cokayne; with Vicary Gibbs, H.A. Doubleday, Geoffrey H. White, Duncan Warrand and Lord Howard de Walden, editors, The Complete Peerage of England, Scotland, Ireland, Great Britain and the United Kingdom, Extant, Extinct or Dormant, new ed., 13 volumes in 14 (1910-1959; reprint in 6 volumes, Gloucester, U.K.: Alan Sutton Publishing, 2000), volume VIII, page 502. Ngaio, Wellington, New Zealand. December 2012 version. Accessed 5 September 2015.</ref>
 
Il 21 novembre 1891,<ref name=lundy/> sposò Gordon Chesney Wilson,<ref>FreeBMD. ''England & Wales, FreeBMD Marriage Index, 1837&ndash;1915.'' [database on-line]. Provo, UT, USA: Ancestry.com Operations Inc, 2006. [http://interactive.ancestry.com/8913/ONS_M18914AZ-1398?pid=31831413&backurl=http%3a%2f%2fsearch.ancestry.com%2f%2fcgi-bin%2fsse.dll%3fgss%3dangs-c%26new%3d1%26rank%3d1%26gsfn%3dGordon%2bChesney%2b%2b%26gsln%3dWilson%26msbdy%3d1865%26msbpn__ftp%3d%2bUK%26msbpn%3d3257%26msbpn_PInfo%3d2-%257c0%257c0%257c3257%257c0%257c0%257c0%257c0%257c0%257c0%257c0%257c%26msgdy%3d1891%26mssng0%3dSarah%2bIsabelle%2b%26mssns0%3dSpencer%26cpxt%3d1%26cp%3d4%26MSAV%3d1%26uidh%3d5vf%26pcat%3dBMD_MARRIAGE%26h%3d31831413%26recoff%3d10%2b11%2b12%26db%3dFreeBMDMarriage%26indiv%3d1%26ml_rpos%3d1&treeid=&personid=&hintid=&usePUB=true here]. Accesso 5 settembre 2015.</ref> (3 agosto 1865 – 6 novembre 1914), delle [[Royal Horse Guard]]s, figlio di Jennie Campbell e [[Samuel Wilson|Sir Samuel Wilson]], deputato.<ref name=Oxford>Vedi anche il memorial del Christ-Church-Oxford-Cathedral.[http://www.chch.ox.ac.uk/cathedral/memorials/WW1/Gordon-Wilson Gordon Wilson], Accesso 5 settembre 2015.</ref> Suo marito venne ucciso sul campo di battaglia il 6 novembre 1914 nella [[prima battaglia di Ypres]]. La coppia ebbe un figlio, Randolph Gordon Wilson (1893&ndash;1956).<ref>
Si trova in piazza della Vittoria (''Siegesplatz''), a pochi passi dal ponte sul torrente [[Talvera]], nel punto di convergenza delle valli che sfociano nella [[conca di Bolzano]], sul luogo ove in epoca austro-ungarica sorgeva il ''Talferpark'' ("parco del Talvera").
Ancestry.com. ''England & Wales, National Probate Calendar (Index of Wills and Administrations), 1858&ndash;1966.'' [database on-line]. Provo, UT, USA: Ancestry.com Operations Inc, 2010. [http://interactive.ancestry.com/1904/31874_222855-00453?pid=3274765&backurl=http%3a%2f%2fsearch.ancestry.com%2f%2fcgi-bin%2fsse.dll%3findiv%3d1%26db%3dUKProbateCal%26h%3d3274765%26tid%3d%26pid%3d%26usePUB%3dtrue%26rhSource%3d7579&treeid=&personid=&hintid=&usePUB=true Probate details p. 444], and [http://interactive.ancestry.com/1904/32858_606246_2067-00339?pid=13333593&backurl=http%3a%2f%2fsearch.ancestry.com%2f%2fcgi-bin%2fsse.dll%3fgss%3dangs-c%26new%3d1%26rank%3d1%26msT%3d1%26gsfn%3dRandolf%2bGordon%26gsln%3dWilson%26mswpn__ftp%3dEngland%26mswpn%3d3251%26mswpn_PInfo%3d3-%257c0%257c0%257c3257%257c3251%257c0%257c0%257c0%257c0%257c0%257c0%257c%26MSAV%3d1%26msbdy%3d1900%26cpxt%3d1%26cp%3d4%26catbucket%3drstp%26uidh%3d5vf%26pcat%3d34%26h%3d13333593%26db%3dUKProbateCal%26indiv%3d1%26ml_rpos%3d192&treeid=&personid=&hintid=&usePUB=true p. 666]. Accesso 5 settembre 2015. {{Subscription}}</ref>
Il [[Storia dell'Italia fascista|regime fascista]] lo creò a proprio simbolo, accesso alla Bolzano italiana e [[razionalismo italiano|razionalista]] che si andava erigendo a ovest del torrente.<ref>Sull'interpretazione del monumento le opinioni sono concordanti: cfr. i due Convegni internazionali di studi sui cosiddetti "relitti fascisti", sala di rappresentanza del Comune di Bolzano, rispettivamente [http://www.comune.bolzano.it/stampa_context.jsp?ID_LINK=426&area=19&id_context=13934&COL0008=36&COL0008=41 "Fascismo di confine", 15 gennaio 2010] e [http://www.kultur.bz.it/index.php?root=cal&mode=event&dispDay=1264719600&evtID=13394&_lang=it "Storia, memoria e territorio", 29 gennaio 2010]; Blog di Riccardo Dello Sbarba con riferimenti al libro ''Mussolini architetto'' di [[Paolo Nicoloso]], http://riccardodellosbarba.wordpress.com/2008/12/05/il-monumento-la-testa-ed-il-cuore/</ref> Fu costruito demolendo quanto era stato fino ad allora edificato del Monumento ai ''[[Kaiserjäger]]'' caduti in guerra (''Kaiserjägerdenkmal'') – ideato e iniziato ad erigere dopo la [[battaglia di Caporetto]] – che era rimasto incompiuto dopo la fine del primo conflitto mondiale e si trovava in posizione antistante l'attuale monumento.<ref>Stefan Riesenfellner (a cura di), ''Steinernes Bewußtsein I: Die öffentliche Präsentation staatlicher und nationaler Identität Österreichs in seinen Denkmälern'', Vienna-Colonia-Weimar, Böhlau, 1998, pp. 443ss.</ref>
 
===Corrispondente all'assedio di Mafeking===
Secondo lo storico inglese [[John Foot]] il monumento rappresenta bene la visione [[nazionalismo|nazionalista]] e [[fascismo|fascista]] della guerra e del passato, basata sull'eroismo, sul sacrificio, sulla "bella morte" e sui "caduti per la patria", in profonda contrapposizione con gli ideali del [[pacifismo]] e del [[socialismo]].<ref>[http://www.sagarana.net/archiviolavagne/lavagnasabato/sabato359.html John Foot, ''I fantasmi della Grande Guerra'' (2008)]</ref>
Il giornale ''Daily Mail'' reclutò lady Sarah come proprio corrispondente di guerra dal momento che il corrispondente precedente, Ralph Hellawell, era stato arrestato dai [[boeri]] mentre si trovava all'esterno della città di [[Mahikeng|Mafeking]]. Giornalisticamente, fu la persona giusta al momento giusto, essendosi spostata a Mafeking col marito, il tenente colonnello Gordon Chesney Wilson, all'inizio della guerra, il quale era aiutante di campo del colonnello [[Robert Baden-Powell]], ufficiale comandante di Mafeking. Baden-Powell le chiese di lasciare Mafeking per la propria sicurezza dopo che i boeri minacciarono di attaccare la guarnigione britannica. Fece quanto le era stato chiesto, ma al contrario prese la sconsiderata decisione di avventurarsi con la sua cameriera nella campagna sudafricana dell'epoca.<ref>Sarah Wilson, ''South African Memories Social, Warlike & Sporting From Diaries Written At The Time,'' [http://www.gutenberg.org/files/14466/14466-h/14466-h.htm#CHAPTER_VI Chapter VI]. Accessed 5 September 2015.</ref> Venne catturata dai boeri e tornò alla città solo dietro lo scambio di un ladro di cavalli che era ivi detenuto dagli inglesi.<ref>Wilson, chapters IX and X.</ref>
 
Dopo essere rientrata a Mafeking, sana e salva, si accorse che a quattro miglia dalle trincee erano iniziati dei bombardamenti.<ref>Wilson, chapters XI and XII.</ref><ref name=Oxford/> Durante la sua permanenza in città, si adoperò come crocerossina per l'ospedale dei convalescenti e venne ferita leggermente da una scheggia di un proiettile boero alla fine di gennaio del 1900.
Nel [[2014]] è stato istituito presso il Monumento un percorso espositivo permanente, dal titolo ''"BZ '18–'45: un monumento, una città, due dittature"''.<ref>[http://www.monumentoallavittoria.com "BZ '18–'45": sito web del percorso espositivo]</ref>
 
[[File:Boer War; three soldiers with a grand lady outside her bomb- Wellcome V0015621.jpg|thumb|left|upright=1.0|Tre soldati parlano con Sarah Wilson a Mafeking.]]
== La costruzione e l'inaugurazione ==
Il 26 marzo 1900, talla fine dell'assedio, scrisse:
[[File:KaiserjaegerBozen.JPG|thumb|Monumento ai [[Kaiserjäger]] caduti in guerra, costruito nel 1917 e demolito nel 1926 per fare posto al monumento alla Vittoria a Bolzano]]
{{quote|I boeri sono stati molti attivi negli ultimi cinque giorni. Ieri abbiamo perso otto uomini e abbiamo avuto molti feriti... Il caporale Ironside ha avuto una coscia spappolata il giorno prima, ed al soldato Webbe, della Polizia del Capo, è saltata la testa con un colpo di cannone.<ref name=wilson12>Wilson, Chapter XII.</ref>}}
[[File:Faschos und Nazis am Siegesdenkmal 1932.tif|thumb|Autorità italiane e il comandante tedesco delle [[Schutzstaffel|SS]] [[Theodor Eicke]] accompagnato da 30 uomini, si salutano dinnanzi al monumento in occasione del decennale della [[marcia su Roma]] il 28 ottobre [[1932]]<ref name="Monuments">{{en}} [[Hannes Obermair]], ''Monuments and the City—an almost inextricable entanglement'', in ''Multiple Identitaten in einer „glokalen Welt“ - Identità multiple in un „mondo glocale“ - Multiple identities in a „glocal world“'', a cura di Matthias Fink et al. [[Eurac Research]], Bolzano 2017, ISBN 978-88-98857-35-7, pp. 88–99 (p. 93).</ref>]]
[[File:J. H. F. Bacon - Lady Sarah Wilson.jpg|thumb|right|upright=1.2|Lady Sarah Wilson durante l'[[assedio di Mafeking]] nel corso della [[seconda guerra boera]]]]
 
Sebbene circondata da morte e distruzione, come corrispondente di guerra preferì non concentrarsi eccessivamente sugli orrori della guerra, ma preferì descrivere il ciclo degli eventi come ad esempio le celebrazioni per il compleanno del colonnello Baden-Powell.<ref name=wilson12/> Malgrado questi eventi, la mancanza di cibo divenne un fatto noto e la situazione appariva di volta in volta sempre più disperata quando la guarnigione venne colpita da una epidemia di malaria tifoidea. Approfittando di questo fatto, i boeri tentarono di penetrare dalla periferia della città, la gli inglesi riuscirono a fermare comunque l'assalto.<ref name=wilson13>Wilson, chapter XIII.</ref><ref name=Oxford/>
Dopo l'annessione all'Italia dell'allora [[Tirolo]] meridionale fino al [[Brennero]], e in seguito alla presa di potere da parte di Mussolini nella [[Marcia su Roma]] del 1922, il governo italiano iniziò a rimuovere molti dei monumenti celebrativi che il governo asburgico aveva precedentemente eretto nei nuovi territori. A Bolzano, in particolare, vennero rimossi i monumenti che erano stati recentemente innalzati dal borgomastro [[Nazionalismo|nazionalista]] [[Julius Perathoner]], per celebrare la germanicità della città.
 
L'assedio si concluse infine dopo 217 giorni, quando i [[Royal Horse Artillery|Royal Horse]] e la [[Royal Canadian Horse Artillery|Canadian Artillery]] galopparono per le vie di Mafeking il 17 maggio 1900. Solo poche persone del posto apparvero lungo i sentieri polverosi a cantare "[[Rule, Britannia!]]". A Londra ad ogni modo la situazione era ben differente con più di 20.000 persone che scesero per le strade a celebrare la vittoria di Mafeking.<ref name=wilson13/><ref name=Oxford/>
Per contro, come in tutto il Regno, si cominciarono a costruire monumenti celebrativi della vittoria e/o del fascismo.
 
===Gli ultimi anni===
La decisione di costruire a Bolzano un monumento commemorativo della vittoria nella Grande guerra venne presa dalla [[Camera dei deputati]] il 10 febbraio [[1926]]. Lo stesso giorno, Mussolini, parlando nell'aula della Camera attaccò duramente il ministro degli Esteri [[Repubblica di Weimar|tedesco]] [[Gustav Stresemann]] e il presidente [[Baviera|bavarese]] Heinrich Held, i quali avevano apertamente criticato l'oppressiva politica italiana nei confronti della minoranza germanofona.<ref>Harald Dunajtschik, Aram Mattioli, ''Eroberung durch Architektur'', in Petra Terhoeven (a cura di), ''Italien, Blicke: neue Perspektiven der italienischen Geschichte des 19. und 20. Jahrhunderts'', Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 2010, p. 92.</ref>
Nel maggio del 1901, la Wilson venne investita del cavalierato di grazia del [[Venerabile ordine di San Giovanni]],<ref>{{London Gazette |issue=27313 |date=14 May 1901 |page=3282}}</ref> e nel dicembre di quello stesso anno re [[Edoardo VII del Regno Unito|Edoardo VII]] le conferì personalmente la decorazione della croce rossa inglese per il servizio prestato a Mafeking.
 
Tornò in Sudafrica con la sorella, la [[Richard Curzon, IV conte Howe|contessa Howe]], nel settembre del 1902. Morì anni dopo a [[Londra]], il 22 ottobre 1929.
L'idea originaria di Mussolini era quella di erigere un monumento dedicato a [[Cesare Battisti]].<ref>Cesare Battisti si era battuto a lungo in ogni sede politica per il riconoscimento dei diritti degli italiani in Trentino e, dopo lo scoppio della Grande guerra, per l'annessione all'Italia. L'Alto Adige, a quell'epoca, era considerato [[austria]]co a tutti gli effetti, ed era abitato da una minoranza di italiani: lo stesso Battisti nutriva "talune perplessità" sullo spostamento del confine al Brennero in ragione del principio di nazionalità, ma lo considerava militarmente "formidabile" (cfr. Antonio Scottà, ''La Conferenza di pace di Parigi fra ieri e domani (1919-1920)'', visto su [http://books.google.it/books?id=ZIZQNT1k7QMC&pg=PA147&lpg=PA147&dq=battisti+salorno+confine&source=bl&ots=GBF_46e5_w&sig=TzJE-Kgg-QTLaGOXq38kgCpmiFw&hl=it&ei=Sr8-TbL_MoidOoKexOsF&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CBIQ6AEwAA#v=onepage&q=battisti%20salorno%20confine&f=false Google libri] il 25 gennaio 2011).</ref> Tale proposito riscontrò grandi consensi nelle organizzazioni fasciste in Italia ed all'estero; le federazioni provinciali indissero una sottoscrizione, alla quale aderirono anche associazioni di italiani all'estero. In breve tempo si raggiunsero i 3 milioni di [[Lira italiana|lire]] necessari. Il [[marmo]] fu offerto dagli industriali [[Lucca|lucchesi]].
 
[[File:Sarah Wilson War Correspondent.JPG|thumb|right|upright=0.8|Sarah Wilson nel 1899 circa.]]
Il 17 marzo si riunì la commissione che doveva approvare il progetto. I componenti furono nominati da Mussolini in persona: fra gli altri ne fecero parte il [[nazionalismo|nazionalista]] [[Ettore Tolomei]], il segretario di stato [[Giacomo Suardo]] e il ministro della pubblica istruzione [[Pietro Fedele]].
In primo luogo, si accolse la proposta di Tolomei di far sorgere il monumento nei pressi del ponte sul Talvera, dove poco prima della prima guerra mondiale l'amministrazione austriaca aveva cominciato la costruzione di un monumento ai ''Kaiserjäger''.
 
==Onorificenze==
Il progetto venne affidato all'architetto [[Marcello Piacentini]], che a giugno lo presentò. Si trattava di un tempio/arco, adornato con alte colonne portanti che il periodo vuole impreziosito da alti [[fascio littorio|fasci littori]] su consiglio del Duce. La scultura sul timpano, la ''Vittoria sagittaria'', è di [[Arturo Dazzi]].<ref>{{cita web|url=http://www.monumentoallavittoria.com/it/mostra/monumento.html|titolo=Il monumento alla Vittoria|accesso=9 dicembre 2016}}</ref>
{{Onorificenze
|immagine=Order of St John (UK) ribbon -vector.svg
|nome_onorificenza=Dama di Grazia del Venerabile Ordine di San Giovanni
|collegamento_onorificenza=Venerabile Ordine di San Giovanni
|motivazione=
|data=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Royal Red Cross (UK) ribbon.png
|nome_onorificenza=Membro (I Classe) della Royal Red Cross
|collegamento_onorificenza=Royal Red Cross
|motivazione=
}}
 
==Note==
La posa simbolica della prima pietra ebbe luogo il 12 luglio 1926 (nel decimo anniversario dell'esecuzione di [[Cesare Battisti]] e di [[Fabio Filzi]]), alla presenza del re [[Vittorio Emanuele III]], dei [[Maresciallo d'Italia|marescialli d'Italia]] [[Luigi Cadorna]], [[Pietro Badoglio]] e di alcuni ministri. Durante la cerimonia vennero in realtà poste tre pietre (una dal [[monte Corno Battisti]], una dal [[monte San Michele]], una dal [[monte Grappa]]), legate da una calce ottenuta con l'acqua del [[Piave]], versata dal re.
{{reflist}}
 
===Bibliografia===
Durante la costruzione, visto anche il significato politico dell'opera, il prefetto subì pressioni affinché questa venisse terminata al più presto. Nel dicembre del [[1927]] Piacentini comunicò la fine vicina dei lavori. Il ministro Fedele dettò l'iscrizione, in [[lingua latina]] che si può leggere ancora oggi:
* S. J. Taylor (1996). ''The Great Outsiders: Northcliffe, Rothermere and the Daily Mail''. Weidenfeld & Nicolson. {{ISBN|0-7538-0455-7}}.
 
==Altri progetti==
{{Citazione|Qui [sono] i confini della Patria. Poni le insegne!<br />Da qui educammo gli altri alla lingua, al diritto, alle arti||HIC PATRIAE FINES SISTE SIGNA<br />HINC CETEROS EXCOLVIMVS LINGVA LEGIBVS ARTIBVS|lingua=la}}
{{interprogetto}}
 
==Collegamenti esterni==
L'epigrafe evoca l'immaginario dialogo tra un legionario romano della "[[Legio X (Cesare)|X Legio]]" di [[Marco Livio Druso Libone|Druso]] ([[15 a.C.]]) e un fante del Piave ([[1918]]). La frase fu da alcuni interpretata in modo offensivo, intendendosi una missione civilizzatrice dell'Italia verso gli [[altoatesini]].
* {{Collegamenti esterni}}
 
Sul retro invece si trovano tre medaglioni raffiguranti la Nuova Italia, l'Aria e il Fuoco, di [[Pietro Canonica]].
Il lato sud del monumento recò la consueta scritta con riferimento all'"[[Fascismo#L'era fascista|era fascista]]", tolta dopo la liberazione del [[1945]]:
 
{{Citazione|Benito Mussolini, Duce d'Italia, Anno sesto [dell'era fascista]
||BEN. MUSSOLINI, ITAL. DUCE A. VI|lingua=la}}
 
L'inaugurazione era prevista per il 12 luglio 1928. Considerata la ferma opposizione della moglie di Battisti [[Ernesta Bittanti]] e della figlia Livia all'utilizzo a fini propagandistici della figura dell'irredentista trentino da parte del regime, Mussolini (che era stato compagno di partito di Battisti), decise di cambiare l'intestazione e di dedicare il monumento alla Vittoria. All'interno rimasero però il busto di Battisti, insieme a quello di [[Fabio Filzi]] e di [[Damiano Chiesa]], opere dello scultore [[Adolfo Wildt]].
 
Alla fine, la data dell'inaugurazione venne confermata, ma la signora Battisti non vi presenziò. Fu tenuta invece una grande cerimonia in perfetto stile fascista. Vennero precettate 23 bande di paese da tutto l'[[Provincia autonoma di Bolzano|Alto Adige]], si schierarono le truppe di stanza in città e furono imbandierate le finestre. Parteciparono in forma ufficiale rappresentanti dei grandi invalidi, ufficiali della [[MVSN]], dei forestali e delle guardie confinarie.
 
Stando alle cronache del giornale locale del [[Partito Nazionale Fascista|PNF]], ''La Provincia di Bolzano'', dei giorni successivi,<ref>''La Provincia di Bolzano'', n. 165 e 166 del 1928</ref> il convoglio reale arrivò alle 8.30, annunciato dai colpi di un cannone sulla strada del [[Monte Pozza|Colle]]. Con [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]], giunsero il [[Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta|duca d'Aosta]], il [[duca degli Abruzzi]], [[Costanzo Ciano]], [[Italo Balbo]], [[Giovanni Giuriati]]. Quest'ultimo tenne il lungo discorso di inaugurazione, che fece seguito alla breve cerimonia religiosa di benedizione officiata dall'[[Arcidiocesi di Trento|arcivescovo di Trento]] (della cui diocesi Bolzano faceva allora parte) [[Celestino Endrici]].
 
Nel giorno dell'inaugurazione si tenne una manifestazione di protesta a [[Innsbruck]], sul [[monte Isel]], con circa 10.000 partecipanti, fra cui diversi rappresentanti sudtirolesi.<ref>Pardatscher, ''Das Siegesdenkmal'', op. cit., pp. 100ss.</ref>
 
Il nome del monumento e l'iscrizione vennero intesi da esponenti della popolazione germanofona come provocazione, dato che avevano lingua, arte e cultura propria già prima dell'annessione e un tasso di alfabetizzazione maggiore che nella media del resto d'Italia,<ref>Ad esempio, nel 1900 il tasso di analfabetismo in Tirolo era già sceso al 7,1%, mentre mediamente in Italia era al 55% (al 21% nel 1931). ({{cita web|url=http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/a/a045.htm|titolo=Dizionario di storia, alfabetizzazione||accesso=09-10_2009}})</ref> anche se il ministro Fedele addolcì la versione originariamente prevista, ove compariva il termine ''barbaros'' al posto del neutro ''ceteros'', poi utilizzato.
 
Il monumento divenne luogo per le celebrazioni del regime fascista. La celebrazione organizzata il 28 ottobre 1932 per festeggiare il decennale della [[marcia su Roma]], vide la partecipazione non ufficiale del partito nazista [[NSDAP]] tedesco con 30 uomini delle [[SS]] in uniforme guidati dal nazista ultraradicale [[Theodor Eicke]], tuttavia questa presenza fu contestata soprattutto dalla NSDAP austriaca che vedeva nel monumento un simbolo della vittoria sull'Austria e la Germania. Pertanto fu richiesto un provvedimento disciplinare da parte del NSDAP contro Eicke<ref>Tuchel, ''Konzentrationslager'', pp. 132&nbsp;s. La missiva del raggruppamento regionale della NSDAP austriaca del 4 nov. 1932 è parzialmente riprodotta sul sito del Simon-Wiesenthal-Zentrum {{collegamento interrotto|1=[http://motlc.specialcol.wiesenthal.com/instdoc/d06c10/eick5z2.html motlc.specialcol.wiesenthal.com] |date=gennaio 2018 |bot=InternetArchiveBot }}.</ref>.
 
== Il dopoguerra ==
[[File:SiegesplatzEhemFriedensplatz.png|thumb|Piazza della Vittoria, nel 2001 rinominata Piazza della Pace e nel 2002, in seguito a un referendum consultivo, ripristinata nel nome originario.]]
Nel corso degli anni si sono registrate proposte da parte di rappresentanti dell'etnia tedesca, fra cui [[Alexander Langer]], per demolire o perlomeno rinominare/ridedicare il monumento. Langer intervenne in merito ben due volte, la prima nel [[1968]], quando assieme a Josef Schmid e Siegfried Stuffer, a nome del cosiddetto ''Brücke-Kreis'' di Bolzano, un'associazione interetnica, protestò in nome del [[pacifismo]] contro le solite celebrazioni della vittoria del 4 novembre presso il monumento.<ref>Karin Franchi, ''La Grande Guerra nella memoria. Il caso del Monumento alla Vittoria di Bolzano'', Tesi di laurea, Università degli studi di Trento, a.a. 2000/01, pp. 129s.</ref> Nel [[1979]] Langer, divenuto nel frattempo consigliere provinciale per la ''Nuova Sinistra-Neue Linke'', in una mozione chiese di fare del Monumento «un segno di monito e di memoria autocritica», riprendendo un'idea già di Livia Battisti, figlia del martire socialista.<ref>"Alto Adige", 6 marzo 1979, n. 52, p. 5. Citato in Franchi, ''La Grande Guerra'', op. cit., p. 135.</ref>
 
Nel [[1977]] i deputati di [[Südtiroler Volkspartei]], [[Democrazia Cristiana]], [[Partito Comunista Italiano]], [[Partito Socialista Italiano]] e alcuni indipendenti presentarono un disegno di legge, in cui si chiedeva di eliminare dalla città di Bolzano le costruzioni inneggianti al fascismo.<ref>Franchi, ''La Grande Guerra'', op. cit., p. 135.</ref> Da allora però non se ne parlò più.
 
Al giorno d'oggi, rappresentanti dei partiti di destra dell'ex [[Alleanza Nazionale]] (confluito nel PDL nel [[2008]]), Unitalia e associazioni commemorano il 4 novembre con una deposizione di una corona davanti al monumento. Il giorno ha un grande potere simbolico, dato che è l'anniversario della fine della Grande guerra e della sconfitta dell'[[impero austro-ungarico]] con la conseguente annessione al [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] del [[Trentino-Alto Adige]]. Nel 2008 invece anche le [[Forze armate italiane|Forze Armate]] hanno depositato una corona davanti al monumento, su diretta richiesta del ministro alla difesa [[Ignazio La Russa]].<ref>Interrogazione parlamentare al ministro La Russa, {{collegamento interrotto|1=http://www.camera.it/resoconti/resoconto_allegato.asp?idSeduta=154&resoconto=btris&param=btris |date=marzo 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>
 
Nel giugno [[1990]] è iniziato un primo restauro del monumento da parte del [[Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo|Ministero per i beni e le attività culturali]], affidato alla Soprintendenza di Verona, e finanziato dallo Stato con 400 milioni di lire. Vi furono proteste da parte degli ''[[Schützen (associazioni)|Schützen]]'' i quali erano contrari al restauro del monumento, ma fu altrettanto ferma la difesa dell'operazione da parte del [[Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale|MSI]] locale.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/06/10/quattrocento-milioni-per-restaurare-il-monumento-che.html Articolo de ''La Repubblica'']</ref>
 
Nel dicembre [[2001]] la giunta comunale di Bolzano decise di cambiare il nome alla piazza antistante il monumento, da piazza della Vittoria (''Siegesplatz'') a piazza della Pace (''Friedensplatz''). In seguito a un referendum consultivo, richiesto da molti cittadini di madrelingua italiana che disapprovavano la decisione e sostenuti dalla destra italiana, nell'ottobre [[2002]] il nome di piazza della Vittoria è stato ripristinato dopo che il voto popolare, disertato da larga parte della popolazione di lingua tedesca, vide prevalere il "Sì" in maniera netta con il 61,94%.<ref>{{cita web|url=http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2002/10_Ottobre/07/bolzano.shtml|titolo=Bolzano, vincono i «sì» per Piazza della Vittoria|editore=Corriere della Sera|accesso=27 febbraio 2016}}</ref> La giunta comunale di Bolzano ha reintrodotto la denominazione precedente, ma ha voluto anche apporre sotto la targa toponomastica "Piazza della Vittoria" la scritta "Già della Pace".
 
Il 22 febbraio [[2005]], sono state apposte dai rappresentanti del comune di Bolzano delle targhe commemorative che contestualizzano il significato del monumento. Queste sono state montate a circa 50&nbsp;m di distanza, dato che l'installazione in prossimità del monumento è stato proibita dal [[Ministero dei beni e delle attività culturali|Ministero della Cultura]], dopo massicce proteste dei partiti italiani di [[Destra (politica)|destra]]. Il loro testo è redatto in quattro lingue ([[Lingua italiana|italiano]], [[Lingua tedesca|tedesco]], [[Lingua ladina|ladino]], [[Lingua inglese|inglese]]), il testo italiano reca:
[[File:Siegesdenkmal bozen by night 2018.jpg|thumb|Il monumento di fronte, alla sera]]
 
{{Citazione|Questo monumento fu eretto durante il regime fascista per celebrare la vittoria dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale. Essa comportò anche la divisione del Tirolo e la separazione della popolazione di questa terra dalla madrepatria austriaca.<br />La Città di Bolzano, libera e democratica, condanna le divisioni e le discriminazioni del passato e ogni forma di nazionalismo, e si impegna con spirito europeo a promuovere la cultura della pace e della fratellanza.}}
 
Il 9 novembre [[2008]] ha avuto luogo una manifestazione patriotica degli ''[[Schützen (associazioni)|Schützen]]'' contro i monumenti di epoca fascista presenti a Bolzano, compreso il monumento alla Vittoria, percepita però come manifestazione anti-italiana dalla maggioranza italofona.<ref>{{cita web |url= http://archiviostorico.corriere.it/2008/novembre/09/Bolzano_sfilano_mila_Schutzen_Tensione_co_9_081109025.shtml|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20150619212654/http://archiviostorico.corriere.it/2008/novembre/09/Bolzano_sfilano_mila_Schutzen_Tensione_co_9_081109025.shtml|titolo= La protesta al corteo antiitaliano i vertici della SVP. Ma Durnwalder non va. Bolzano, sfilano 3 mila Schützen Tensione con i militanti di AN|editore= Corriere della Sera, 9 novembre 2008|accesso= 19 aprile 2011|urlmorto= sì|dataarchivio = 19 giugno 2015}}</ref> La manifestazione è partita da piazza Walther e terminata in piazza Tribunale con un comizio conclusivo da parte di alcuni Schützen. Nella mattinata alcuni esponenti di [[Alleanza Nazionale]] hanno voluto manifestare a difesa degli storici monumenti bolzanini, depositando 2000 ceri nel piazzale e nel perimetro antistante il monumento alla Vittoria.
 
Il 23 novembre [[2009]] partono nuovamente lavori di restauro del monumento, a cura del [[Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo|Ministero per i beni e le attività culturali]] ed eseguiti dalla Soprintendenza di Verona, alla quale il monumento compete. In una mozione del 1º dicembre 2009 il consiglio provinciale di Bolzano, con un voto a maggioranza, ha protestato contro l'iniziativa, considerandola di stampo revisionista e non consona allo spirito europeo.<ref>{{cita web|url= http://www.landtag-bz.org/de/aktuelles/pm-landtag-aktuell.asp?redas=yes&aktuelles_action=4&aktuelles_article_id=316236|titolo= Relitti fascisti: smantellare o spiegare?|editore= Consiglio della Provincia Autonoma di Bolzano|accesso= 28 agosto 2010|urlmorto= sì}}</ref> Contestualmente è stato chiesto dall'Assessorato provinciale alla cultura di cogliere l'occasione del restauro per "trasformare il monumento in una testimonianza contro il fascismo".<ref>{{cita web|url= http://www.provincia.bz.it/usp/285.asp?redas=yes&aktuelles_action=4&aktuelles_article_id=31586|titolo= Restauro del Monumento alla vittoria: Kasslatter Mur scrive a Roma|editore= Provincia Autonoma di Bolzano|accesso= 28 agosto 2010}}</ref>
 
=== Il processo di storicizzazione del patrimonio monumentale ===
[[File:Cesare Battisti by Adolfo Wildt Bozen.jpg|thumb|Busto di [[Cesare Battisti]] dello scultore [[Adolfo Wildt]]]]
[[File:Tafel Dokuausstellung BZ18-45 im Bozener Siegesdenkmal (1).jpg|thumb|Una delle insegne che indica il percorso espositivo permanente, insignito nel 2016 di un premio internazionale]]
 
Il 21 maggio 2010, l'[[Archivio Storico della Città di Bolzano]] ha rivolto un appello a storicizzare, depotenziare e musealizzare i monumenti dell'era fascista a Bolzano, con al centro il monumento alla Vittoria, creando una memoria condivisa e condivisibile da parte della società civile.<ref>{{cita web|url= http://www.comune.bolzano.it/cultura_context.jsp?ID_LINK=976&page=5&area=48|titolo= Bolzano, città di due dittature: sfida e opportunità|editore= Comune di Bolzano|accesso= 10 giugno 2010}}</ref> Il progetto chiamato «Bolzano città di due dittature» voleva criticamente ripensare entrambi i [[Portale:Fascismo|fascismi europei]], quello italiano e quello tedesco, il [[nazionalsocialismo]], che hanno così fortemente condizionato il Novecento bolzanino, affrontando una scomoda eredità e al contempo sfruttando al meglio le grosse opportunità di rielaborazione democratica ed europea del [[bellicismo]] e dei [[nazionalismo|nazionalismi]] del passato.<ref>{{cita web|url= http://ricerca.gelocal.it/altoadige/archivio/altoadige/2010/05/22/AT9PO_AT901.html|titolo= L'appello di Hannes Obermair per la memoria condivisa|editore= [[Alto Adige (quotidiano)]]|accesso= 10 giugno 2010}}</ref>
 
Il 26 gennaio [[2011]], in occasione di un voto di fiducia parlamentare, il ministro alla cultura [[Sandro Bondi]] ha dato il via libera, tramite un impegno scritto, alla Südtiroler Volkspartei di storicizzare i monumenti dell'era fascista, ''in primis'' il monumento alla Vittoria, fermando il restauro in atto. L'inaspettata decisione del governo è stata aspramente criticata dalla stampa locale di lingua italiana che lo ha definito "un tradimento ai cittadini",<ref>{{collegamento interrotto|1=http://altoadige.gelocal.it/cronaca/2011/01/30/news/la-politica-che-tradisce-i-cittadini-3310816 |date=maggio 2018 |bot=InternetArchiveBot }} La politica che tradisce i cittadini. URL consultato il 30-01-2011.</ref> mentre ha riscontrato i favori dell'opinione pubblica di lingua tedesca.<ref>{{de}} {{cita web |url=http://www.stol.it/Artikel/Politik-im-Ueberblick/Lokal/SVP-Bondi-Siegesdenkmal-Das-sagen-die-Anderen/(language)/ger-DE |titolo=Copia archiviata |accesso=30 gennaio 2011 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140331012207/http://www.stol.it/Artikel/Politik-im-Ueberblick/Lokal/SVP-Bondi-Siegesdenkmal-Das-sagen-die-Anderen/(language)/ger-DE |dataarchivio=31 marzo 2014 }} Südtirol online: reazioni. URL consultato il 30-01-2011.</ref>
 
Per consentire una riflessione più pacata sulla problematica della monumentalistica d'epoca fascista a Bolzano, il 5 febbraio 2011 un nutrito gruppo di storici e storiche di lingua tedesca e italiana e di varia nazionalità, legati in larga parte all'associazione "[[Geschichte und Region/Storia e regione]]", pubblicò un appello<ref>[http://groups.google.com/group/deportatimaipiu/browse_thread/thread/adef4aef41aa1086 "Risolviamo insieme il problema della monumentalistica fascista": Il testo bilingue dell'appello degli storici]</ref> nel quale chiese un'efficace storicizzazione dei manufatti, evitandone lo smantellamento o la rimozione, ma facendo sì che venissero messe in chiara evidenza il [[totalitarismo|carattere totalitario]] e il messaggio di violenza dei monumenti stessi, al fine di impossibilitare ogni forma di [[revisionismo]] nostalgico.<ref>{{de}} {{cita web |url=http://www.stol.it/Artikel/Politik-im-Ueberblick/Lokal/Der-Appell-der-Historiker |titolo=Copia archiviata |accesso=6 febbraio 2011 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110206151344/http://www.stol.it/Artikel/Politik-im-Ueberblick/Lokal/Der-Appell-der-Historiker |dataarchivio=6 febbraio 2011 }} Il testo dell'appello (con i nominativi delle singole adesioni). URL consultato il 06-02-2011.</ref><ref>{{collegamento interrotto|1=[http://altoadige.gelocal.it/cronaca/2008/11/09/news/evitato-lo-scontro-davanti-al-monumento-1542873 Giornale ''Alto Adige'', 9 novembre 2008] |date=maggio 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>
 
Contro la storicizzazione del monumento e "per la difesa degli italiani", l'associazione d'[[estrema destra]] [[CasaPound]], il 5 marzo 2011 organizzò un corteo partito da piazza della Vittoria e terminato nella stessa piazza con un lancio di [[Rosa (fiore)|rose]] al monumento di [[Giuseppe Mazzini]]. I manifestanti, giunti anche da altre città, hanno sfilato con in testa uno striscione in lingua tedesca con la scritta "Gegen eure Arroganz. Für das Zusammenleben" ("Contro la vostra arroganza. A favore della convivenza").<ref>[http://www.adnkronos.com/IGN/Regioni/TrentinoAltoAdige/In-tremila-al-corteo-promosso-da-CasaPound-Italia-Bolzano-e-Italia_311757476809.html In tremila al corteo promosso da CasaPound Italia '&#39;Bolzano è Italia'&#39; - Adnkronos Trentino-Alto Adige<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>{{collegamento interrotto|1=[http://altoadige.gelocal.it/cronaca/2011/03/06/news/i-cortei-bloccano-bolzano-in-1-200-con-casapound-difendiamo-gli-italiani-3618043 I cortei bloccano Bolzano In 1.200 con CasaPound «Difendiamo gli italiani» {{!}} Alto Adige<!-- Titolo generato automaticamente -->] |date=maggio 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref> Il progetto di depotenziamento è stato anche avversato dalla sezione Bolzano dell'associazione [[Italia Nostra]]<ref>[https://italianostrabz.wordpress.com/2014/08/25/distruggere-la-bolzano-degli-anni-trenta-e-storicizzare-il-monumento-alla-vittoria-mission-impossible/ Umberto Tecchiati, ''Distruggere la Bolzano degli anni trenta e storicizzare il Monumento alla Vittoria? Mission impossible…'', 25 agosto 2014]</ref> così come da gruppi della estrema destra di lingua tedesca che invece chiedevano l'abbattimento del monumento o il suo spostamento in un museo.
 
Nel gennaio [[2012]] venne approvata la creazione di un percorso espositivo nei locali al di sotto del monumento alla Vittoria<ref>[http://www.comune.bolzano.it/stampa_context.jsp?ID_LINK=426&area=295&id_context=19232&COL0008=36&COL0008=48 Intesa Stato, Provincia, Comune per il museo destinato a documentare storia del Monumento e vicende cittadine dal 1918 al 1945]</ref> destinato a completare ed ampliare i lavori di ristrutturazione e a documentare la storia del monumento e le vicende cittadine dal [[1918]] al [[1945]] correlate alle due [[fascismo|dittature fascista]] e [[nazismo|nazista]] che in quel periodo si avvicendarono nella città e in regione, la cui apertura avvenne il 21 luglio [[2014]], presente il ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, [[Dario Franceschini]].<ref>[http://www.provincia.bz.it/news/it/news.asp?news_action=4&news_article_id=465239 Kompatscher al museo sotto la Vittoria: storicizzare e normalizzare] sul sito della provincia autonoma di Bolzano</ref>
 
La Giuria internazionale del ''European Museum Award of the Year'' del [[2016]] decise di assegnare al percorso espositivo ''BZ '18–'45'' una ''special commendation'' per avere «la mostra documentaria reintegrato un monumento controverso, che a lungo ha generato battaglie politiche, culturali e di identità regionale; il progetto rappresenta un'iniziativa altamente coraggiosa e professionale per promuovere valori umanitari, di tolleranza e democratici.»<ref>[http://salto.bz/article/11042016/un-motivo-di-orgoglio ''Salto.bz: Un motivo di orgoglio''], articolo dell'11 aprile 2016</ref>
 
Nel giugno del 2016, il presidente austriaco [[Heinz Fischer]] venne in visita ufficiale al percorso espositivo, apprezzandone impostazione e contenuti.<ref>{{cita web|url= http://salto.bz/article/25062016/ein-aussagekraeftiges-monument|titolo= “Ein aussagekräftiges Monument”|editore= salto.bz|accesso= 29 giugno 2016}}</ref>
 
Similarmente alla storicizzazione del Monumento alla Vittoria, nel [[2017]] anche il monumentale fregio di [[Hans Piffrader]] apposto sull'ex [[Casa del Fascio (Bolzano)|Casa Littoria]] di Bolzano, è stato depotenziato con l'apposizione di una citazione di [[Hannah Arendt]], già utilizzata nella cripta del monumento stesso.<ref name="Monuments" />
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{de}} Alfons Gruber, ''Bozen unter dem Liktorenbündel'', in ''Bozen: Stadt im Umbruch – Beiträge über Bozen seit 1900'', Bolzano, Südtiroler Kulturinstitut, 1973 (= Jahrbuch des Südtiroler Kulturinstituts, 8).
* {{de}} Gerhard Mumelter, ''Das Siegesdenkmal'', in ''Südtiroler Volkszeitung'' n. 25, 1979.
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* Vincenzo Calì, ''Il Monumento alla Vittoria di Bolzano. Un caso di continuità fra fascismo e post-fascismo'', in ''La Grande Guerra. Esperienze, memoria, immagini'', a cura di Diego Leoni e Camillo Zadra, Bologna, 1986, pp.&nbsp;663–670.
* Ugo Soragni, Enrico Guidoni, ''Il Monumento alla Vittoria di Bolzano. Architettura e scultura per la città italiana (1926–1938)'', Vicenza, Neri Pozza, 1993. ISBN 88-7305-412-9
* {{de}} Thomas Hainz, ''Das Siegesdenkmal in Bozen – historische, politische und ästhetische Aspekte'', Vienna, Università di Vienna, 1997.
* Karin Franchi, ''La Grande Guerra nella memoria. Il caso del Monumento alla Vittoria di Bolzano'', Tesi di laurea, Università degli studi di Trento, a.a. 2000/01.
* {{de}} Thomas Pardatscher, ''Das Siegesdenkmal in Bozen. Entstehung – Symbolik – Rezeption'', Bolzano, Athesia, 2002. ISBN 978-88-8266-151-9
* [[Carlo Romeo]], ''Alto Adige XX secolo. Cent'anni e più in parole e immagini'', Bolzano, Edition Raetia, 2004. ISBN 88-7283-197-0
* {{lingue|it|de}} Andrea Bonoldi; [[Hannes Obermair]] (a cura di), ''Tra Roma e Bolzano. Nazione e provincia nel ventennio fascista / Zwischen Rom und Bozen. Staat und Provinz im italienischen Faschismus'', Bolzano, Città di Bolzano, 2006. ISBN 88-901870-9-3
* [[Emilio Gentile]], ''Fascismo di pietra'', Roma-Bari, Laterza, 2007. ISBN 978-88-420-8422-8
* [[Paolo Nicoloso]], ''Mussolini architetto: propaganda e paesaggio urbano nell'Italia fascista'', Torino, Einaudi, 2008 (= Einaudi storia, 20). ISBN 978-88-06-19086-6
* {{de}} Harald Dunajtschik; [[Gerald Steinacher]], ''Die Architektur für ein italienisches Südtirol 1922–1943'', in «[[Geschichte und Region/Storia e regione]]», 17 (2008), n. 1
* {{de}} Aram Mattioli; Gerald Steinacher, ''Für den Faschismus bauen. Architektur und Städtebau im Italien Mussolinis'', Zurigo, Orell Füssli, 2009 (= Kultur – Philosophie – Geschichte. Reihe des Kulturwissenschaftlichen Instituts Luzern, 7). ISBN 978-3-280-06115-2
* Nerio de Carlo; Hartmuth Staffler, ''Il monumento del regime'', Egna, Effekt! Buch, 2010. ISBN 978-88-97053-02-6
* {{de}} Harald Dunajtschik; Aram Mattioli, ''Eroberung durch Architektur. Die faschistischen Um- und Neugestaltungsprojekte in Bozen'', in ''Italien, Blicke: neue Perspektiven der italienischen Geschichte des 19. und 20. Jahrhunderts'', a cura di Petra Terhoeven, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 2010, pp.&nbsp;87–106.
* {{de}} Hans Heiss; Hannes Obermair, ''Erinnerungskulturen im Widerstreit: das Beispiel der Stadt Bozen/Bolzano 2000–2010'', in ''Der Grenzraum als Erinnerungsort. Über den Wandel zu einer postnationalen Erinnerungskultur in Europa'', a cura di Patrick Ostermann et al., Bielefeld, transcript, 2012, pp.&nbsp;63–79 (= histoire, 34). ISBN 978-3-8376-2066-5
* ''BZ '18-'45. Un monumento, una città, due dittature. Un percorso espositivo nel Monumento alla Vittoria.'' Catalogo ufficiale. Morellini editore, 2016. ISBN 978-88-62984577 (disp. anche in lingua tedesca e inglese)
* {{en}} Håkan Hökerberg, ''The Monument to Victory in Bolzano: desacralisation of a fascist relic'', in ''International Journal of Heritage Studies'', 2017, pp. 1-16.
* {{en}} Hannes Obermair, ''Monuments and the City—an almost inextricable entanglement'', in ''Multiple Identitaten in einer „glokalen Welt“ - Identità multiple in un "mondo glocale" - Multiple identities in a "glocal world"'', a cura di Matthias Fink et al. [[Eurac Research]], Bolzano 2017, ISBN 978-88-98857-35-7, pp. 88-99.
 
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== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.monumentoallavittoria.com|"BZ '18–'45: un monumento, una città, due dittature": sito web del percorso espositivo}}
* {{cita web|http://www.repubblica.it/online/politica/bolzano/bolzano/bolzano.html|"La Repubblica", 7 ott. 2002: ''Bolzano, successo dei sì per piazza della Vittoria''}}
* {{cita web|url=http://www.comune.bolzano.it/cultura_context.jsp?hostmatch=true&area=48&ID_LINK=976&page=5|titolo=Città di Bolzano – ''Bolzano, città di due dittature: sfida e opportunità''}}
* {{cita web|http://portfolio.magut.it/bolzano/fascismo/|"Luoghi della memoria" – Percorso cittadino nell'architettura del Fascismo}}
* {{cita web|url=https://www.researchgate.net/publication/330214259_AIPH35-Public_history_and_borders_La_provincia_delle_due_dittature_e_la_sua_memoria_pubblica_rivisitata-A_province_of_two_dictatorships_and_its_public_memory_revisited|titolo=AIPH35—Public history and borders: La provincia delle due dittature e la sua memoria pubblica rivisitata—A province of two dictatorships and its public memory revisited|data= 13 giugno 2018 |accesso = 8 gennaio 2019|DOI = 10.13140/RG.2.2.19133.72163}}
* [http://groups.google.com/group/deportatimaipiu/browse_thread/thread/adef4aef41aa1086 "Risolviamo insieme il problema della monumentalistica fascista": l'appello degli storici] URL consultato il 19-01-2011
* {{cita web|http://www.afrol.com/articles/29757|Ethiopia "surprised" by fascist monuments in Italy|lingua=en}}
 
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