Museo-monumento al deportato politico e razziale e Sarah Wilson (corrispondente di guerra): differenze tra le pagine

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{{MuseoBio
|Nome = Sarah
|Nome= Museo Monumento al Deportato
|Cognome = Wilson
|Località = [[Carpi]]
|PostCognomeVirgola = nata '''Saah Isabella Augusta Spencer-Churchill'''
|Indirizzo = Palazzo dei Pio<br />Piazza dei Martiri, 68
|Didascalia=
|Tipologia= Storico
|Sesso = F
|Immagine= Cortile_delle_stele.jpg
|LuogoNascita = Blenheim Palace
|Didascalia= Il cortile delle stele (esterno del museo)
|GiornoMeseNascita = 4 luglio
|AnnoNascita = 1865
|LuogoMorte = Londra
|GiornoMeseMorte = 22 ottobre
|AnnoMorte = 1929
|Epoca = 1800
|Epoca2 = 1900
|Attività = giornalista
|Attività2 = scrittrice
|Nazionalità = inglese
|Immagine = Mw185283.jpg
|Didascalia = lady Sarah Wilson in una fotografia del 1893
}}
Fu una delle prime donne corrispondenti di guerra nel 1899, quando venne reclutata da [[Alfred Harmsworth, I visconte Northcliffe|Alfred Harmsworth]] per documentare l'[[assedio di Mafeking]] per il ''[[Daily Mail]]'' nel corso della [[seconda guerra boera]].
 
==Biografia==
Il '''Museo Monumento al Deportato''' di [[Carpi]] è un museo storico sulla [[deportazione]] e sui [[campi di concentramento]] [[nazismo|nazisti]] inaugurato nel 1973.
===Famiglia===
Progettato dallo studio [[BBPR]] (Belgioioso, Banfi, Peressutti e Rogers), in collaborazione con [[Giuseppe Lanzani]] e [[Renato Guttuso]], è situato al piano terra del [[Palazzo dei Pio]], nel centro storico della città.
Nata il 4 luglio 1865 al [[Blenheim Palace]], a [[Woodstock]] nell'[[Oxfordshire]], lady Sarah Spencer-Churchill era la più giovane di undici figli di [[John Spencer-Churchill, VII duca di Marlborough]] (1822–1883), e di sua moglie, [[Frances Anne Spencer-Churchill, duchessa di Marlborough|lady Frances Anne Emily Vane]] (1822–1899), figlia di [[Charles William Vane, III marchese di Londonderry]]. Suo fratello maggiore era [[George Charles Spencer-Churchill, VIII duca di Marlborough]] (1844–1892), e l'altro suo fratello era lord [[Randolph Henry Churchill]] (1849–1895), padre del primo ministro [[Winston Churchill]] (1874–1965), che pure lavorò come corrispondente di guerra durante la [[guerra boera]] per il ''[[The Morning Post]]''. [[Anne Innes-Ker, duchessa di Roxburghe|Anne, duchessa di Roxburghe]] (1854–1923), era sua sorella maggiore.<ref name=lundy>Daryl Lundy,'' The Peerage.'' [http://www.thepeerage.com/p10594.htm#i105935 Siblings]. Extracted from G.E. Cokayne; with Vicary Gibbs, H.A. Doubleday, Geoffrey H. White, Duncan Warrand and Lord Howard de Walden, editors, The Complete Peerage of England, Scotland, Ireland, Great Britain and the United Kingdom, Extant, Extinct or Dormant, new ed., 13 volumes in 14 (1910-1959; reprint in 6 volumes, Gloucester, U.K.: Alan Sutton Publishing, 2000), volume VIII, page 502. Ngaio, Wellington, New Zealand. December 2012 version. Accessed 5 September 2015.</ref>
 
Il 21 novembre 1891,<ref name=lundy/> sposò Gordon Chesney Wilson,<ref>FreeBMD. ''England & Wales, FreeBMD Marriage Index, 1837&ndash;1915.'' [database on-line]. Provo, UT, USA: Ancestry.com Operations Inc, 2006. [http://interactive.ancestry.com/8913/ONS_M18914AZ-1398?pid=31831413&backurl=http%3a%2f%2fsearch.ancestry.com%2f%2fcgi-bin%2fsse.dll%3fgss%3dangs-c%26new%3d1%26rank%3d1%26gsfn%3dGordon%2bChesney%2b%2b%26gsln%3dWilson%26msbdy%3d1865%26msbpn__ftp%3d%2bUK%26msbpn%3d3257%26msbpn_PInfo%3d2-%257c0%257c0%257c3257%257c0%257c0%257c0%257c0%257c0%257c0%257c0%257c%26msgdy%3d1891%26mssng0%3dSarah%2bIsabelle%2b%26mssns0%3dSpencer%26cpxt%3d1%26cp%3d4%26MSAV%3d1%26uidh%3d5vf%26pcat%3dBMD_MARRIAGE%26h%3d31831413%26recoff%3d10%2b11%2b12%26db%3dFreeBMDMarriage%26indiv%3d1%26ml_rpos%3d1&treeid=&personid=&hintid=&usePUB=true here]. Accesso 5 settembre 2015.</ref> (3 agosto 1865 – 6 novembre 1914), delle [[Royal Horse Guard]]s, figlio di Jennie Campbell e [[Samuel Wilson|Sir Samuel Wilson]], deputato.<ref name=Oxford>Vedi anche il memorial del Christ-Church-Oxford-Cathedral.[http://www.chch.ox.ac.uk/cathedral/memorials/WW1/Gordon-Wilson Gordon Wilson], Accesso 5 settembre 2015.</ref> Suo marito venne ucciso sul campo di battaglia il 6 novembre 1914 nella [[prima battaglia di Ypres]]. La coppia ebbe un figlio, Randolph Gordon Wilson (1893&ndash;1956).<ref>
== Il museo ==
Ancestry.com. ''England & Wales, National Probate Calendar (Index of Wills and Administrations), 1858&ndash;1966.'' [database on-line]. Provo, UT, USA: Ancestry.com Operations Inc, 2010. [http://interactive.ancestry.com/1904/31874_222855-00453?pid=3274765&backurl=http%3a%2f%2fsearch.ancestry.com%2f%2fcgi-bin%2fsse.dll%3findiv%3d1%26db%3dUKProbateCal%26h%3d3274765%26tid%3d%26pid%3d%26usePUB%3dtrue%26rhSource%3d7579&treeid=&personid=&hintid=&usePUB=true Probate details p. 444], and [http://interactive.ancestry.com/1904/32858_606246_2067-00339?pid=13333593&backurl=http%3a%2f%2fsearch.ancestry.com%2f%2fcgi-bin%2fsse.dll%3fgss%3dangs-c%26new%3d1%26rank%3d1%26msT%3d1%26gsfn%3dRandolf%2bGordon%26gsln%3dWilson%26mswpn__ftp%3dEngland%26mswpn%3d3251%26mswpn_PInfo%3d3-%257c0%257c0%257c3257%257c3251%257c0%257c0%257c0%257c0%257c0%257c0%257c%26MSAV%3d1%26msbdy%3d1900%26cpxt%3d1%26cp%3d4%26catbucket%3drstp%26uidh%3d5vf%26pcat%3d34%26h%3d13333593%26db%3dUKProbateCal%26indiv%3d1%26ml_rpos%3d192&treeid=&personid=&hintid=&usePUB=true p. 666]. Accesso 5 settembre 2015. {{Subscription}}</ref>
{{Citazione|È speranza di ogni uomo che queste immagini siano percepite come un orrendo ma solitario frutto della tirannide e dell'odio|[[Primo Levi]], 1973}}
 
===Corrispondente all'assedio di Mafeking===
[[File:Museo monumento-sala dei nomi.jpg|thumb|upright=0.8|Sala dei nomi]]
Il giornale ''Daily Mail'' reclutò lady Sarah come proprio corrispondente di guerra dal momento che il corrispondente precedente, Ralph Hellawell, era stato arrestato dai [[boeri]] mentre si trovava all'esterno della città di [[Mahikeng|Mafeking]]. Giornalisticamente, fu la persona giusta al momento giusto, essendosi spostata a Mafeking col marito, il tenente colonnello Gordon Chesney Wilson, all'inizio della guerra, il quale era aiutante di campo del colonnello [[Robert Baden-Powell]], ufficiale comandante di Mafeking. Baden-Powell le chiese di lasciare Mafeking per la propria sicurezza dopo che i boeri minacciarono di attaccare la guarnigione britannica. Fece quanto le era stato chiesto, ma al contrario prese la sconsiderata decisione di avventurarsi con la sua cameriera nella campagna sudafricana dell'epoca.<ref>Sarah Wilson, ''South African Memories Social, Warlike & Sporting From Diaries Written At The Time,'' [http://www.gutenberg.org/files/14466/14466-h/14466-h.htm#CHAPTER_VI Chapter VI]. Accessed 5 September 2015.</ref> Venne catturata dai boeri e tornò alla città solo dietro lo scambio di un ladro di cavalli che era ivi detenuto dagli inglesi.<ref>Wilson, chapters IX and X.</ref>
[[File:Focherini 002.jpg|thumb|upright=0.8|Frase di [[Odoardo Focherini]]]]
Il museo, inaugurato nel [[1973]], è composto da tredici sale, caratterizzate da luci ed elementi grafici particolari tesi a creare un'atmosfera di impatto emotivo per il visitatore basato su simboli e graffiti.
 
Dopo essere rientrata a Mafeking, sana e salva, si accorse che a quattro miglia dalle trincee erano iniziati dei bombardamenti.<ref>Wilson, chapters XI and XII.</ref><ref name=Oxford/> Durante la sua permanenza in città, si adoperò come crocerossina per l'ospedale dei convalescenti e venne ferita leggermente da una scheggia di un proiettile boero alla fine di gennaio del 1900.
La continuità delle sale è scandita dall'incisione di frasi alle pareti, che costituiscono la principale testimonianza del Museo: si tratta di brani scelti da [[Nelo Risi]] dalle ''Lettere dei condannati a morte della Resistenza europea'' (Einaudi, Torino, 1954); le frasi delle vittime incise sui muri trattano la loro terrificante esperienza nei [[lager]] [[nazismo|nazisti]], e vogliono contribuire alla partecipazione emotiva del visitatore.
 
[[File:Boer War; three soldiers with a grand lady outside her bomb- Wellcome V0015621.jpg|thumb|left|upright=1.0|Tre soldati parlano con Sarah Wilson a Mafeking.]]
Le pareti di alcune sale sono decorate da graffiti su bozzetti di noti pittori, come [[Corrado Cagli|Cagli]], [[Guttuso]], [[Léger]], [[Alberto Longoni (pittore)|Longoni]], [[Picasso]], mentre le teche contengono reperti, materiali e fotografici, che documentano la vita dei prigionieri nei campi, raccolti e ordinati da [[Lica Steiner|Lica]] e [[Albe Steiner]].
Il 26 marzo 1900, talla fine dell'assedio, scrisse:
L'ultima sala reca incisi sulle pareti e sulle volte i nomi di circa 15.000 cittadini italiani deportati nei lager.
{{quote|I boeri sono stati molti attivi negli ultimi cinque giorni. Ieri abbiamo perso otto uomini e abbiamo avuto molti feriti... Il caporale Ironside ha avuto una coscia spappolata il giorno prima, ed al soldato Webbe, della Polizia del Capo, è saltata la testa con un colpo di cannone.<ref name=wilson12>Wilson, Chapter XII.</ref>}}
[[File:J. H. F. Bacon - Lady Sarah Wilson.jpg|thumb|right|upright=1.2|Lady Sarah Wilson durante l'[[assedio di Mafeking]] nel corso della [[seconda guerra boera]]]]
 
Sebbene circondata da morte e distruzione, come corrispondente di guerra preferì non concentrarsi eccessivamente sugli orrori della guerra, ma preferì descrivere il ciclo degli eventi come ad esempio le celebrazioni per il compleanno del colonnello Baden-Powell.<ref name=wilson12/> Malgrado questi eventi, la mancanza di cibo divenne un fatto noto e la situazione appariva di volta in volta sempre più disperata quando la guarnigione venne colpita da una epidemia di malaria tifoidea. Approfittando di questo fatto, i boeri tentarono di penetrare dalla periferia della città, la gli inglesi riuscirono a fermare comunque l'assalto.<ref name=wilson13>Wilson, chapter XIII.</ref><ref name=Oxford/>
Iscrizioni e graffiti sono stati incisi sul cemento fresco dai maestri della Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi; nel caso di scritte, l'incisione raggiunge un sottostante strato di intonaco color "sangue rappreso" che fornisce al testo il tono cromatico dominante.
 
L'assedio si concluse infine dopo 217 giorni, quando i [[Royal Horse Artillery|Royal Horse]] e la [[Royal Canadian Horse Artillery|Canadian Artillery]] galopparono per le vie di Mafeking il 17 maggio 1900. Solo poche persone del posto apparvero lungo i sentieri polverosi a cantare "[[Rule, Britannia!]]". A Londra ad ogni modo la situazione era ben differente con più di 20.000 persone che scesero per le strade a celebrare la vittoria di Mafeking.<ref name=wilson13/><ref name=Oxford/>
== Le stele ==
Nel cortile esterno sedici grandi stele, monoliti in cemento alti sei metri, recano i nomi di 60 campi di concentramento di tutta italia e di sterminio nazisti. Le stele, nelle cavità da cui emergono, sono arricchite da roseti, simbolo di rinascita.
 
===Gli ultimi anni===
== Storia del museo ==
Nel maggio del 1901, la Wilson venne investita del cavalierato di grazia del [[Venerabile ordine di San Giovanni]],<ref>{{London Gazette |issue=27313 |date=14 May 1901 |page=3282}}</ref> e nel dicembre di quello stesso anno re [[Edoardo VII del Regno Unito|Edoardo VII]] le conferì personalmente la decorazione della croce rossa inglese per il servizio prestato a Mafeking.
[[File:Manifestazione del 1955 a Carpi.jpg|thumb|upright=0.8|La manifestazione del [[1955]]]]
Già nel [[1955]] a Carpi venne creato un comitato presieduto dal sindaco [[Bruno Losi]] e composto dai rappresentanti degli enti locali, dall'unione delle comunità israelitiche e dalle associazioni di ex deportati e combattenti con lo scopo di organizzare iniziative tese a valorizzare il sacrificio e la resistenza delle vittime dei nazisti.
 
Tornò in Sudafrica con la sorella, la [[Richard Curzon, IV conte Howe|contessa Howe]], nel settembre del 1902. Morì anni dopo a [[Londra]], il 22 ottobre 1929.
Fin dal [[1961]] il comitato aveva in animo di erigere a Carpi un Monumento al Deportato e di ufficializzare tale decisione in una riunione straordinaria che avrebbe dovuto aver luogo nel corso di una manifestazione nazionale organizzata per il dicembre di quello stesso anno.
Il 9 e 10 dicembre si riversò a Carpi una folla di 30.000 persone, tra cui molti ex deportati convenuti da tutta Europa per ricordare tutte le vittime dei Lager nazisti. Le autorità, i parlamentari e gli esponenti della [[Resistenza italiana|Resistenza]] che presero la parola caldeggiarono unanimemente l'iniziativa del comitato promotore.
 
[[File:Sarah Wilson War Correspondent.JPG|thumb|right|upright=0.8|Sarah Wilson nel 1899 circa.]]
Il successo di una mostra temporanea, allestita in quella occasione dall'Istituto storico della Resistenza di Modena negli ambienti del palazzo dei Pio, suggerì l'idea di arricchire con un'esposizione permanente quel Monumento al Deportato che Carpi si accingeva ad erigere.
 
==Onorificenze==
Dopo l'approvazione ufficiale di tale iniziativa da parte del consiglio comunale, avvenuta il mese successivo, Bruno Losi, in qualità di presidente del comitato promotore, espose il progetto in una conferenza stampa tenutasi in Senato il 19 dicembre 1962 e successivamente il capo dello Stato concesse incondizionatamente il suo alto patrocinio esprimendo, inoltre, il desiderio di mantenere uno stretto contatto con il comitato promotore per seguirne lo sviluppo.
{{Onorificenze
 
|immagine=Order of St John (UK) ribbon -vector.svg
Nel contempo il comune di Carpi aveva individuato in un'ampia zona a piano terra del palazzo dei Pio la sede più idonea ad ospitare l'erigendo Museo Monumento. Il bando di concorso nazionale rivolto ad architetti ed artisti fu reso pubblico il 20 gennaio 1963 con scadenza otto mesi prorogata al 20 novembre.
|nome_onorificenza=Dama di Grazia del Venerabile Ordine di San Giovanni
 
|collegamento_onorificenza=Venerabile Ordine di San Giovanni
I sette progetti pervenuti alla commissione giudicatrice furono esaminati nei primi giorni del febbraio 1964 e il primo classificato fu quello dello studio milanese BBPR, gruppo composto, dagli architetti Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers in collaborazione con il pittore Renato Guttuso. Nel [[1944]] Banfi e Belgiojoso furono arrestati e deportati a [[Campo di concentramento di Mauthausen-Gusen|Mauthausen]], dove Banfi morì: partecipare al concorso coinvolgeva il gruppo a livello tanto personale, quanto professionale.
|motivazione=
 
|data=
L'esecuzione materiale dei lavori fu affidata alla Cooperativa Muratori di Carpi che iniziò l'opera nel [[1967]].
}}
 
{{Onorificenze
[[File:Inaugurazione del Museo Monumento al Deportato (Capri).gif|thumb|upright=0.8|L'inaugurazione del museo ([[1973]])]]
|immagine=Royal Red Cross (UK) ribbon.png
Il Museo Monumento al Deportato politico e razziale venne inaugurato il 14 ottobre [[1973]] dal presidente della Repubblica, [[Giovanni Leone]] nel corso di una manifestazione che richiamò a Carpi più di 40.000 persone. Alla cerimonia erano presenti [[Sandro Pertini]], presidente della Camera dei Deputati, il senatore [[Umberto Terracini]] oltre ad altri importanti rappresentanti di governo, delle forze armate, del mondo culturale, artistico e religioso.
|nome_onorificenza=Membro (I Classe) della Royal Red Cross
 
|collegamento_onorificenza=Royal Red Cross
Dal [[2001]] il Museo Monumento al Deportato politico e razziale, così come il [[Campo di Fossoli]], sono gestiti direttamente dalla [[Fondazione Fossoli]], emanazione del progetto nato negli anni di creazione del Museo che prevedeva l'apertura di un Centro Internazionale di documentazione dedicato alle tematiche della deportazione.
|motivazione=
 
}}
È stato visitato anche dai Presidenti della Repubblica [[Carlo Azeglio Ciampi]] (2003) e [[Sergio Mattarella]] (2017).
 
=== L'opera ===
{{immagine grande|Longoni-leger.gif|800px|Graffiti realizzati su bozzetti di [[Fernand Léger]] e di [[Alberto Longoni (pittore)|Alberto Longoni]]}}
[[File:Pianta museo - legenda.jpg|thumb|upright=0.8|Pianta del museo]]
[[File:Distintivi e piastrine.jpg|thumb|upright=0.8|Distintivi e piastrine]]
 
La soluzione anti[[retorica]] di applicare un linguaggio rigoroso nel trattare alla [[deportazione]], che dava facilmente adito a ovvie forme di [[simbolismo]], è già chiara nelle parole della relazione con cui lo studio BBPR accompagnò il progetto per il museo: {{Citazione|...ognuno potrà darne un significato a seconda delle proprie convinzioni ideologiche o religiose, a seconda degli stati d'animo...}}
 
La realizzazione del museo riproponeva il dibattuto tema della monumentalità come esigenza umana, già oggetto, nel [[1943]], di una "dichiarazione" formulata dallo storico [[Sigfried Giedion]], dal pittore [[Fernand Léger]] e dall'architetto [[Josep Lluís Sert]] che denunciavano la svalutazione della monumentalità negli ultimi cento anni sostenendo che i monumenti non potevano più prescindere dal tessuto urbanistico in cui erano collocati.
Veniva inoltre sottolineata la necessità di una collaborazione tra architetto, pittore, scultore e urbanista per riportare l'architettura monumentale alle sue finalità originarie.
 
<gallery caption="Foto di Paolo Monti, 1973">
Paolo Monti - Servizio fotografico (Carpi, 1973) - BEIC 6348653.jpg|Il graffito nella prima sala di [[Alberto Longoni (pittore)|Alberto Longoni]], pittore che era stato internato in un campo di concentramento nazista
Paolo Monti - Servizio fotografico (Carpi, 1973) - BEIC 6355611.jpg|Graffito realizzato su bozzetto di [[Fernand Léger]]
Paolo Monti - Servizio fotografico (Carpi, 1973) - BEIC 6348649.jpg|Graffito realizzato su bozzetto di [[Renato Guttuso]]
Paolo Monti - Servizio fotografico (Carpi, 1973) - BEIC 6348650.jpg|Graffito realizzato su bozzetto di [[Corrado Cagli]]
Paolo Monti - Servizio fotografico (Carpi, 1973) - BEIC 6348652.jpg|Particolare della Sala dei nomi
Paolo Monti - Servizio fotografico (Carpi, 1973) - BEIC 6348648.jpg|Pannelli espositivi
</gallery>
 
== Bibliografia Note==
{{reflist}}
* Roberta Gibertoni, Annalisa Melodi (a cura di), ''Il Museo Monumento al Deportato a Carpi'', Venezia, Guide Electa, 1997.
* Metella Montanari (a cura di), ''Architetture della memoria'', Modena, Grafitalia 2003, pp.&nbsp;11–22
 
===Bibliografia===
== Voci correlate ==
* S. J. Taylor (1996). ''The Great Outsiders: Northcliffe, Rothermere and the Daily Mail''. Weidenfeld & Nicolson. {{ISBN|0-7538-0455-7}}.
*[[Fondazione Fossoli]]
*[[Campo di transito di Fossoli]]
*[[Fossoli]]
*[[Shoah]]
*[[ANED]]
*[[Fondazione Memoria della Deportazione]]
*[[Monumento al Deportato]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Museo Monumento al Deportato politico e razziale}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://www.palazzodeipio.it/imusei/Sezione.jsp?titolo=museo%20monumento%20al%20deportato&idSezione=33|titolo=Museo monumento al deportato}}
* {{cita web|http://www.fondazionefossoli.org/|La Fondazione Fossoli}}
* {{cita web|http://www.museimodenesi.it/musei/pag4.aspx|Museo Monumento al Deportato}}
 
{{leggirazziali}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Biografie|Giornalismo|Letteratura|politica}}
{{portale|ebraismo|fascismo|Musei|nazismo|storia}}
 
[[Categoria:MuseiInviati e corrispondenti di Carpiguerra]]
[[Categoria:Musei storici d'Italia]]
[[Categoria:Shoah]]
[[Categoria:Architetture dello studio BBPR]]