Storia diplomatica della seconda guerra mondiale e Douglas Costa: differenze tra le pagine

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{{Sportivo
La '''storia diplomatica della seconda guerra mondiale''' include le principali scelte politiche operate in campo estero ed interazioni tra opposte coalizioni, gli Alleati e le potenze dell'Asse. La storia militare della guerra è quella della [[seconda guerra mondiale]]. La diplomazia prima dello scoppio della guerra è da ricercare nelle [[cause della seconda guerramondiale]] e nelle [[relazioni internazionali (1919–1939)]].
|Nome = Douglas Costa
|Immagine = 20180610 FIFA Friendly Match Austria vs. Brazil Douglas Costa (BRA) 850 1486.jpg
|Didascalia = Douglas Costa in nazionale nel 2018
|Sesso = M
|CodiceNazione = {{BRA}}
|Disciplina = Calcio
|Ruolo = [[Centrocampista]], [[Attaccante (calcio)|attaccante]]
|Squadra = {{Calcio Juventus}}
|TermineCarriera =
|SquadreGiovanili = {{Carriera sportivo
|2001-2002|{{Calcio Novo Hamburgo|G}}|
|2002-2008|{{Calcio Gremio|G}}|
}}
|Squadre = {{Carriera sportivo
|2008-2010|{{Calcio Gremio|G}}|28 (2)<ref>35 (2) se si comprendono le partite disputate nel [[Campionato Gaúcho]].</ref>
|2010-2015|{{Calcio Shakhtar|G}}|141 (29)
|2015-2017|{{Calcio Bayern Monaco|G}}|50 (8)
|2017-| {{Calcio Juventus|G}}|48 (5)
}}
|SquadreNazionali = {{Carriera sportivo
|2009|{{NazU|CA|BRA||20}}|12 (4)
|2014-|{{Naz|CA|BRA}}|31 (3)
}}
|Vittorie = {{MedaglieCompetizione|Campionato sudamericano Under-20}}
{{MedaglieOro|[[Campionato sudamericano di calcio Under-20 2009|Venezuela 2009]]}}
{{MedaglieCompetizione|Mondiali di calcio Under-20}}
{{MedaglieArgento|[[Campionato mondiale di calcio Under-20 2009|Egitto 2009]]}}
|Aggiornato = 2 febbraio 2019
}}
{{Bio
|Nome = Douglas
|Cognome = Costa de Souza
|ForzaOrdinamento = Douglas Costa
|Sesso = M
|LuogoNascita = Sapucaia do Sul
|GiornoMeseNascita = 14 settembre
|AnnoNascita = 1990
|LuogoMorte = Bari
|GiornoMeseMorte = 18 luglio
|AnnoMorte = 2019
|Attività = calciatore
|Nazionalità = brasiliano
|PostNazionalità = , [[centrocampista]] o [[Attaccante (calcio)|attaccante]] della {{Calcio Juventus|N}} e della [[Nazionale di calcio del Brasile|nazionale brasiliana]]
}}I act and stuff
 
==Caratteristiche tecniche==
==Le Nazioni Unite==
Nasce come [[Attaccante (calcio)|attaccante]], ruolo interpretato nello {{Calcio Shakhtar|N}}, ma col tempo si è adattato al ruolo di [[Centrocampista#Offensivi|esterno offensivo]]. Vanta eccellenti doti tecniche, specie nell'uno contro uno, nonché dotato di grande velocità (palla al piede raggiunge una velocità di circa 35 [[km/h]]), accelerazione e imprevedibilità;<ref name="Demitri">{{cita web|autore=Mattia Demitri|url=http://www.juventibus.com/scouting-douglas-costa/|titolo=La scheda di Douglas Costa|data=16 giugno 2017}}</ref> caratteristiche che gli sono valse il soprannome di ''Flash'' (in assonanza con l'[[Flash (DC Comics)|omonimo supereroe]]).<ref>{{cita web|url=http://www.goal.com/it/notizie/juventus-vicina-douglas-costa-si-fa-disegnare-il-logo-di/jmweu5yjypej1hgplx0ruq86f|titolo=Juventus vicina? Douglas Costa si fa disegnare il logo di Flash in testa|data=8 luglio 2017}}</ref><ref name="Pelosi">{{cita web|autore=Antonella Pelosi|url=http://www.sportmediaset.mediaset.it/speciale/juvescudetto2018/scudetto-juve-douglas-costa-un-fulmine-sullo-scudetto_1212028-201802a.shtml|titolo=Scudetto Juve: Douglas Costa, un fulmine sullo scudetto|data=13 maggio 2018}}</ref>
{{vedi anche|Alleati della seconda guerra mondiale}}
Regno Unito, Stati Uniti, Unione Sovietica e Cina erano i "[[Quatto poliziotti|grandi quattro]]" delle potenze degli Alleati,<ref>{{cite book|title=The Turning Point: Roosevelt, Stalin, Churchill, and Chiang Kai-Shek, 1943: The Moscow, Cairo, and Teheran Conferences|first=Keith|last=Sainsbury|___location=[[Oxford]]|publisher=[[Oxford University Press]]|year=1986}}</ref> che si autodefinirono "Le Nazioni Unite". Vennero raggiunti in seguito da numerosi altri paesi come ad esempio il [[Canada]],<ref>J. L. Granatstein, ''Canada's war: the politics of the Mackenzie King government, 1939–1945'' (1975); C. P. Stacey, ''Arms, Men and Governments: The War Policies of Canada, 1939–1945'' (1970)</ref> e altri stati del [[Commonwealth]], come pure da governo in esilio come la [[Francia libera]] ed i [[Paesi Bassi]].
 
La sua principale caratteristica è la duttilità: impiegabile sia sulla fascia destra che sinistra, sa destreggiarsi in qualunque modulo offensivo; predilige giocare sulla fascia destra per poter rientrare sul suo piede naturale, essendo mancino, ma tuttavia è efficace anche a sinistra, in quanto dotato di un ottimo [[Cross (calcio)|cross]] che lo ha reso negli anni uno dei migliori [[Assist (calcio)|rifinitori]] della Bundesliga. Mostra grandi doti sia con l'interno che con l'esterno del mancino, e soprattutto la capacità di andare facilmente al tiro con entrambi i piedi.<ref name="Demitri"/>
===La Conferenza del Cairo===
{{vedi anche|Conferenza del Cairo}}
[[File:Cairo conference.jpg|thumb|right|[[Chiang Kai-shek]] della Cina con Roosevelt e Churchill alla [[Conferenza del Cairo]] nel 1943.]]
La Conferenza del Cairo si tenne al Cairo, in Egitto, e delineò le posizioni alleate contro il Giappone nel corso della seconda guerra mondiale e prese delle decisioni sull'Asia postbellica. Il meeting venne presieduto dal presidente degli Stati Uniti [[Franklin Roosevelt]], dal primo ministro inglese [[Winston Churchill]], dal generalissimo [[Chiang Kai-shek]] della Cina. Il leader sovietico [[Joseph Stalin]] non prese parte alla conferenza in quanto un suo incontro con Chiang avrebbe potuto causare delel frizioni tra Unione Sovietica e Giappone.<ref>{{cite book|title=The Cairo Conference of 1943: Roosevelt, Churchill, Chiang Kai-shek and Madame Chiang|first=Ronald Ian|last=Heiferman|___location=[[Jefferson, NC]]|publisher=[[McFarland & Company]]|year=2011}}</ref>
 
Nel 2010 è stato inserito nella lista dei migliori calciatori nati dopo il 1989 stilata da ''[[Don Balón]]''.<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.thespoiler.co.uk/index.php/2010/11/02/don-balons-list-of-the-100-best-young-players-in-the-world|titolo=Don Balon's list of the 100 best young players in the world|data=2 novembre 2010|accesso=22 novembre 2011}}</ref>
===La Conferenza dei Tre Grandi===
{{vedi anche|Elenco delle conferenze della seconda guerra mondiale}}
[[File:Teheran conference-1943.jpg|thumb|250px|right|Stalin (a sinistra), Roosevelt e Churchill a Tehran, nel novembre del 1943]]
La Gran Bretagna, l'URSS e gli Stati Uniti erano in costante contatto tramite ambasciatori, alti generali, ministri degli esteri e speciali emissari come nel caso dell'americano [[Harry Hopkins]]. Vi furono numerose conferenze di alto livello in totale Churchill prese parte a 14 incontri, Roosevelt a 12 e Stalin a 5. Le più importanti e ricordate nella storia sono quelle che hanno portato tutti e tre i leaders insieme.<ref>Herbert Feis, ''Churchill Roosevelt Stalin: The War They Waged and the Peace They Sought: A Diplomatic History of World War II'' (1957)</ref><ref>William Hardy McNeill, ''America, Britain and Russia: their co-operation and conflict, 1941–1946'' (1953)</ref>
 
==Carriera==
====La conferenza di Tehran====
===Club===
{{vedi anche|Conferenza di Tehran}}
====Gli inizi in Brasile, gli anni allo Šachtar====
Il primo incontro dei Tre Grandi, Stalin, Roosevelt e Churchill, fu la conferenza di Teheran svoltasi in Iran dal 28 novembre al 1 dicembre 1943. Essa si accordò per l'invasione della Francia nel 1944 (il "secondo fronte").<ref>Vojtech Mastny, "Soviet War Aims at the Moscow and Tehran Conferences of 1943," ''Journal of Modern History'' (1975) 47#3 pp.&nbsp;481–504 [https://www.jstor.org/stable/1876003 in JSTOR]</ref>
Muove i primi passi nella sezione giovanile del {{Calcio Novo Hamburgo|N}}, prima di passare al {{Calcio Gremio|N}} nel 2002. Esordisce in prima squadra il 4 ottobre 2008 nel match contro il {{Calcio Botafogo|N}}, andando subito in gol.
[[File:Douglas Costa1.jpg|thumb|left|Douglas Costa allo Shakhtar Donetsk nel 2013]]
 
Nel gennaio 2010 approda in Europa accasandosi agli ucraini dello {{Calcio Shakhtar|N}}, a fronte di un esborso di 5 milioni di dollari.<ref>[http://www.tuttomercatoweb.com/?action=read&id=187010 UFFICIALE: il brasiliano Douglas allo Shakhtar] tuttomercatoweb.com, 7 gennaio 2010</ref> Con la squadra di Donetsk vince il [[Prem"jer-liha 2009-2010|campionato 2009-2010]] giocando 13 partite mettendo a segno 5 gol. Nella stagione successiva debutta anche in [[UEFA Champions League 2010-2011|Champions League]] nell'1-0 casalingo contro il {{Calcio Partizan|N}}; segna la sua prima rete nella competizione il 28 settembre 2010, nella vittoria esterna contro lo {{Calcio Braga|N}}, siglando su [[calcio di rigore]] il definitivo 3-0.
====La conferenza di Yalta====
{{vedi anche|Conferenza di Yalta}}
La Conferenza di Yalta si tenne in Crimea (Russia) dal 4 all'11 febbraio 1945. Essa si focalizzò sui confini europei dopo la guerra. I sovietici già controllavano la Polonia. I nuovi confini della Polonia in particolare risultavano significativi, con Stalin che cercava di ottenere il controllo anche della Bielorussia occidentale e dell'Ucraina orientale. La Polonia avrebbe ottenuto parte della Germania. Stalin promise elezioni libere in Polonia sotto gli auspici di un governo da lui controllato. Di fronte alle urgenze di Roosevelt, Stalin si accordò per entrare in guerra contro il Giappone tre mesi dopo la sconfitta della Germania. L'URSS sarebbe stata uno dei membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con diritto di veto, come pure l'Ucraina e la Bielorussia ne sarebbero stati membri, ma non le altre dodici repubbliche sovietiche. La Germania doveva essere divisa in zone di occupazione, e la Francia ottenne anch'essa un'area da amministrare. In una decisione che divenne altamente controversa, tutti i civili sarebbero stati rimpatriati.<ref>Fraser J. Harbutt, ''Yalta 1945: Europe and America at the Crossroads'' (2010).</ref>
 
Il 20 luglio 2014, dopo aver disputato ad [[Annecy]] una partita amichevole con l'{{Calcio Olympique Lione|N}}, assieme ai connazionali [[Fred (calciatore 1993)|Fred]], [[Dentinho]], [[Alex Teixeira]] e [[Facundo Ferreyra]] si rifiuta di tornare in Ucraina,<ref>{{cita web|url=http://www.repubblica.it/sport/calcio/esteri/2014/07/20/news/shakhtar_giocatori_paura-92001230/|titolo=Calcio, spariti sei giocatori dello Shakhtar: "In Ucraina non torniamo"|data=20 luglio 2014}}</ref> in seguito all'aggravarsi del conflitto bellico nell'Est del paese tra l'esercito ucraino e i separatisti filorussi, sfociato dopo [[Euromaidan]].<ref>{{cita web|url=http://www.ilpost.it/2014/07/17/live-aereo-malese-caduto-ucraina-russia/|titolo=Un aereo di linea abbattuto in Ucraina|data=17 luglio 2014|accesso=19 luglio 2014}}</ref>
[[File:Potsdam conference 1945-8.jpg|right|thumb|Clement Attlee, Harry Truman e Joseph Stalin alla conferenza di Potsdam (28 luglio - 1 agosto 1945)]]
 
====LaBayern ConferenzaMonaco die PotsdamJuventus====
Nell'estate 2015 viene acquistato dai tedeschi del {{Calcio Bayern Monaco|N}} per 30 milioni di euro.<ref>{{cita web|autore=Marco Conterio|url=https://www.tuttomercatoweb.com/europa/ufficiale-bayern-monaco-colpaccio-douglas-costa-per-30-milioni-698600|titolo=Bayern Monaco, colpaccio Douglas Costa per 30 milioni|data=1º luglio 2015}}</ref> Fa il suo esordio con la nuova squadra nella partita di Supercoppa persa ai rigori contro il {{Calcio Wolfsburg|N}}. Segna il suo primo gol con la maglia bavarese durante la partita d'esordio in Bundesliga, vinta 5-0 contro l'{{Calcio Amburgo|N}}. Il 29 settembre segna la sua prima rete in [[UEFA Champions League 2015-2016|Champions League]] con i ''Roten'', ai danni della {{Calcio Dinamo Zagabria|N}}, partita vinta 5-0. In due anni, ha contribuito alla vittoria per il club tedesco di 2 campionati, 1 Coppa e 1 Supercoppa tedesca.
{{vedi anche|Conferenza di Potsdam}}
[[File:Douglas Costa Training 2017-05 FC Bayern Muenchen-1.jpg|thumb|Douglas Costa in allenamento al Bayern Monaco nel 2017]]
La Conferenza di Potsdam si tenne dal 17 luglio al 2 agosto 1945, a Potsdam, in Germania, presso Berlino. Stalin incontrò il nuovo presidente americano [[Harry S. Truman]] e due primi ministri inglesi in successione, Winston Churchill e [[Clement Attlee]]. La conferenza richiese la "resa incondizionata" del Giappone, la finalizzazione delle condizioni della Germania controllata dagli italiani e la creazione di una commissione per il medesimo scopo. Lo status delle aree occupate venne discusso sulla base delle conclusioni tratte a Yalta.<ref>Herbert Feis, ''Between War and Peace: The Potsdam Conference'' (1960).</ref>
 
Dopo due stagioni a Monaco di Baviera, nell'estate 2017 passa in prestito per 6 milioni di euro alla {{Calcio Juventus|N}}.<ref>{{cita web|url=http://www.juventus.com/it/news/news/2017/douglas-costa-bianconero.php|titolo=Douglas Costa è bianconero!|data=12 luglio 2017}}</ref> Debutta in [[Serie A 2017-2018|Serie A]] alla prima giornata nella vittoria per 3-0 contro il {{Calcio Cagliari|N}}, subentrando al 74' a [[Juan Cuadrado|Cuadrado]]: va per la prima volta in rete con la maglia bianconera nella sconfitta interna per 1-2 contro la {{Calcio Lazio|N}}, segnando la rete del momentaneo vantaggio.<ref>{{cita web|autore=Filippo Conticello|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/Serie-A/Juventus/14-10-2017/juventus-lazio-1-2-doppietta-immobile-rimonta-douglas-costa-2201317402694.shtml|titolo=Juventus-Lazio 1-2, la doppietta di Immobile rimonta Douglas Costa|data=14 ottobre 2017|accesso=15 ottobre 2017}}</ref> Dopo un avvio in sordina, nel corso dell'annata il brasiliano emerge tra i maggiori punti di forza della squadra torinese,<ref name="Pelosi"/> e contestualmente tra i migliori calciatori del campionato.<ref>{{cita web|autore=Jacopo Azzolini|url=http://www.rivistaundici.com/2018/05/09/douglas-costa-inarrestabile/|titolo=Inarrestabile Douglas Costa|data=9 maggio 2018}}</ref> Il 9 maggio 2018 sigla il momentaneo raddoppio nella vittoriosa finale di [[Coppa Italia 2017-2018|Coppa Italia]] contro i [[Rivalità calcistica Juventus-Milan|rivali]] del {{Calcio Milan|N}} (4-0), vincendo il suo primo trofeo in bianconero.<ref>{{cita web|autore=Massimo Mazzitelli|url=http://www.repubblica.it/sport/calcio/serie-a/juventus/2018/05/09/news/coppa_italia_juventus_batte_milan-195968083/|titolo=Juventus-Milan 4-0, i bianconeri conquistano la quarta Coppa Italia consecutiva: notte da incubo per Donnarumma|data=9 maggio 2018}}</ref> Al termine della stagione, dopo la conquista del suo primo [[scudetto (sport)|scudetto]], viene riscattato dal club torinese per 40 milioni di euro.<ref>{{cita web|url=http://www.juventus.com/it/news/news/2018/riscattato-il-cartellino-di-douglas-costa.php|titolo=Riscattato il cartellino di Douglas Costa|data=7 giugno 2018}}</ref>
===La Conferenza di Dumbarton Oaks===
{{vedi anche|Conferenza di Dumbarton Oaks}}
La Conferenza di Dumbarton Oaks o, più formalmente, le Conversazioni di Washington sulla Pace Internazionale e l'Organizzazione della Sicurezza, fu una conferenza internazionale tenutasi negli Stati Uniti che formulò e negoziò coi capi internazionali. La conferenza si tenne a Dumbarton Oaks dal 21 agosto al 7 ottobre 1944. Alla conferenza, i delegati dell'Unione Sovietica, del Regno Unito, degli Stati Uniti e della Repubblica Cinese deliberarono sulla proposta di stabilire u'organizzazione per mantenere la pace e la sicurezza nel mondo.
 
Inizia la stagione [[Serie A 2018-2019|2018-2019]] quale pedina importante nello scacchiere di [[Massimiliano Allegri]], ma in occasione nella vittoriosa gara interna di campionato contro il {{Calcio Sassuolo|N}} (2-1) del 16 settembre, si distingue in negativo per uno sputo al neroverde [[Federico Di Francesco|Di Francesco]], al culmine di un prolungato screzio tra i due: l'episodio costa al brasiliano l'espulsione e 4 giornate di squalifica.<ref>{{cita web|url=https://sport.sky.it/calcio/serie-a/2018/09/18/douglas-costa-squalificato-4-giornate-sputo-di-francesco.html|titolo=4 turni a Douglas Costa, la Juve non farà ricorso|data=18 settembre 2018}}</ref> Anche dopo il rientro, il brasiliano non riesce a ripetere la stagione precedente, anche per via di numerosi guai fisici e comportamentali,<ref>{{Cita web|url=https://www.calciomercato.com/news/douglas-costa-quanto-mi-costi-la-juve-l-ha-messo-in-vendita-40732|titolo=Douglas Costa, quanto mi costi! La Juve l'ha messo in vendita|data=10 maggio 2019}}</ref> segnando un solo gol stagionale in un'annata in cui comunque mette in bacheca la [[Supercoppa italiana 2018|Supercoppa italiana]] e il secondo campionato consecutivo.
===La Conferenza di San Francisco===
{{vedi anche|Conferenza di San Francisco}}
La Conferenza di San Francisco fu una convenzione di delegati provenienti da 50 paesi alleati che ebbe luogo dal 25 aprile 1945 al 26 giugno 1945 a [[San Francisco]], negli [[Stati Uniti]]. A questa convenzione, i delegati rivisitarono e riscrissero gli accordi della [[Conferenza di Dumbarton Oaks]].<ref>[http://2001-2009.state.gov/r/pa/ho/pubs/fs/55407.htm The United States and the Founding of the United Nations, August 1941 – October 1945]</ref> La convenzione portò alla creazione della [[Carta delle Nazioni Unite]] che venne siglata il 26 giugno successivo. I capi delle delegazioni delle quattro principali nazioni sponsorizzanti (Cina, Gran Bretagna, Stati Uniti ed Unione Sovietica) ebbero a turno la presidenza della conferenza plenaria.<ref>{{cite web|url=https://www.un.org/en/sections/history-united-nations-charter/1945-san-francisco-conference/index.html|title=1945: The San Francisco Conference|publisher=United Nations|accessdate=24 April 2015}}</ref>
 
===Nazionale===
==Regno Unito – Stati Uniti==
Nel 2009 partecipa al [[Campionato mondiale di calcio Under-20 2009|Mondiale Under-20]] con il [[Nazionale Under-20 di calcio del Brasile|Brasile]],<ref>{{cita web|autore=Valerio Clari|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/Nazionale/12-10-2009/nemeth-kardec-douglas-costa-501590274288.shtml|titolo=Nemeth, Kardec, Douglas Costa Quanti gioielli al Mondiale U20|data=12 ottobre 2009}}</ref> raggiungendo il secondo posto.<ref>{{cita web|url=http://www.sportmediaset.mediaset.it/calcio/articoli/articolo27375.shtml|titolo=Al Ghana il mondiale del futuro|data=16 ottobre 2009}}</ref> Il 12 novembre 2014 fa il suo esordio con la [[Nazionale di calcio del Brasile|nazionale maggiore]], in occasione di un'amichevole contro la {{NazNB|CA|TUR}}.<ref>{{cita news|autore=Mauricio Cannone|url=http://archiviostorico.gazzetta.it//2014/novembre/13/Neymar_Dunga_show_Lampi_nuovo_ga_0_20141113_6416e95c-6b02-11e4-99cd-3b9f33d7ec29.shtml|titolo=Neymar e Dunga show Lampi di nuovo Brasile|pubblicazione=La Gazzetta dello Sport|data=13 novembre 2014}}</ref>
{{vedi anche|Relazioni tra il Regno Unito e gli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale}}
{{vedi anche|Lend-Lease|Progetto Manhattan}}
Anche se la maggior parte degli americani si dimostrò favorevole alla Gran Bretagna nel corso della guerra, vi furono delle opposizioni per l'intervento militare americano negli affari europei. La politica del presidente Roosvelt di [[Cash and carry (seconda guerra mondiale)|cash-and-carry]] consentiva ancora a Regno Unito e Francia di acquistare munizioni dagli Stati Uniti.
 
Convocato per la [[Copa América 2015]], realizza nella fase a gironi contro il {{NazNB|CA|PER}} il primo gol con i verdeoro.<ref>{{cita web|url=http://www.repubblica.it/sport/calcio/esteri/2015/06/15/news/coppa_america_douglas_costa_piega_il_peru_brasile-116886169/|titolo=Coppa America, Brasile-Perù 2-1: gol e assist per Neymar|data=15 giugno 2015}}</ref> Nel 2016 viene selezionato per partecipare alla [[Copa América Centenario]] e ai [[Calcio ai Giochi della XXXI Olimpiade - Torneo maschile|Giochi olimpici]], ma in entrambi i casi non può rispondere alla convocazione per infortunio, venendo sostituito rispettivamente da [[Kaká]]<ref>{{cita web|url=https://sport.sky.it/calcio-estero/2016/05/27/brasile-kaka-convocato-al-posto-di-douglas-costa-infortunato.html|titolo=Copa America, Douglas Costa out. Dunga chiama Kakà|data=27 maggio 2016}}</ref> e [[Renato Augusto]].<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.goal.com/en-gh/news/4349/main/2016/07/12/25576152/renato-augusto-favourite-to-replace-douglas-costa-in-brazils|titolo=Renato Augusto favourite to replace Douglas Costa in Brazil's olympic squad|data=12 luglio 2016}}</ref>
[[File:Prince of Wales-5.jpg|thumb|right|Roosevelt e Churchill sul Charter "Atlantic" nell'agosto del 1941]]
Churchill, che da lungo tempo aveva posto l'attenzione sulla Germania ed aveva chiesto di ripensare attentamente al suo ruolo in Europa, divenne primo ministro in Inghilterra dopo che la politica compiacente di Chamberlain aveva fatto totalmente collassare la Gran Bretagna che non fu in grado di rispondere adeguatamente all'[[invasione tedesca della Norvegia]] dell'aprile del 1940. Dopo la caduta della Francia, Roosvelt diede al Regno Unito ogni aiuto possibile. Il [[Destroyers for Bases Agreement]] del settembre del 1940, diede agli Stati Uniti il controllo del 99% delle basi strategiche collocate nell'Atlantico; in cambio la Royal Navy avrebbe ricevuto cinquanta distruttori da utilizzare nella guerra sottomarina. Roosevelt vendette inoltre munizioni agli inglesi, tra cui mezzo milione di fucili, 85.000 mitragliatrici, 25.000 fucili automatici, centinaia di cannoni da campo, tutti con le necessarie munizioni. Gli inglesi necessitavano di queste munizioni per ri-equipaggiare i soldati che avevano perso gran parte dei loro armamenti quando Dunkirk era stata evacuata nel giugno del 1940.<ref>W.K. Hancock and M. M. Gowing, ''British War Economy'' (1949) p. 227 [http://www.ibiblio.org/hyperwar/UN/UK/UK-Civil-WarEcon/UK-Civil-WarEcon-9.html online]</ref>
 
Viene incluso dal CT [[Adenor Leonardo Bacchi|Tite]] tra i convocati della ''Seleção'' per il {{WC|2018}}, manifestazione nella quale fa il suo esordio il 22 giugno in occasione della vittoriosa gara della fase a gironi contro la {{NazNB|CA|CRC}} (2-0); nonostante un infortunio incappato nella suddetta gara, che ne pregiudica l'impiego nel prosieguo del torneo, l'esterno emerge comunque tra gli elementi migliori<ref>{{cita web|autore=Enrico Turcato|url=https://it.eurosport.com/calcio/mondiali/2018/mondiali-2018-le-5-verita-del-22-giugno-douglas-costa-fondamentale-l-argentina-e-viva_sto6818582/story.shtml|titolo=Mondiali 2018, le 5 verità del 22 giugno: Douglas Costa fondamentale, l'Argentina è viva|data=23 giugno 2018}}</ref> di una deludente spedizione brasiliana che chiude la rassegna iridata ai quarti di finale, estromessa dal {{NazNB|CA|BEL}}.
All'inizio di marzo del 1941, gli Stati Uniti secondo il [[Lend-Lease]] inviarono carri armati, aerei da guerra, munizioni, cibo e rifornimenti medici. La Gran Bretagna ricevette 31.4 bilioni di dollari sul totale di 50.1 bilioni di dollari inviati agli Alleati. In netto contrasto con la prima guerra mondiale, queste concessioni non vennero fatte a prestito.<ref>Leo T. Crowley, "Lend Lease" in Walter Yust, ed. ''10 Eventful Years'' (1947)1:520, 2, pp. 858–60.</ref>
 
==Statistiche==
Milioni di americani vennero posti di base in servizio in Gran Bretagna durante la guerra, fatto che portò ad alcune frizioni con gli inglesi e matrimoni misti. Questa animosità venne esplorata nell'arte e nei film, in particolare in ''[[A Matter of Life and Death]]'' ed in ''[[A Canterbury Tale]]''.<ref>John Reynolds, ''Rich Relations: The American Occupation of Britain, 1942–45'' (Random House, 1995)</ref> Nel 1945 Churchill inviò una flotta inglese a sostegno dell'attacco degli Stati Uniti al Giappone.
===Presenze e reti nei club===
''Statistiche aggiornate al 2 febbraio 2019.''
 
{| class="wikitable" style="font-size:90%;width:99%;text-align:center;"
===La Conferenza di Casablanca===
|-
{{vedi anche|Conferenza di Casablanca}}
!rowspan="2"|Stagione
Dal 14 al 24 gennaio del 1943 Roosevelt, Churchill e altri si incontrarono a [[Casablanca]], in Marocco. Qui i capi decisero la principale strategia da adottare in Europa nel 1943, in particolare l'invasione dell'Italia e la pianificazione dell'invasione della Francia. Su suggerimento di Roosevelt per tutti venne proposta una politica di "resa incondizionata". Questa politica innalzò il morale degli alleati, ma rese anche i nazisti più determinati a combattere sino all'ultimo. Roosvelt tentò di stabilire una relazione di cooperazione tra i sue due principali alleati francesi, Henri Giraud, alto commissario francese per il Nord Africa, ed il generale Charles de Gaulle, leader della [[Francia libera]].<ref>Alan F. Wilt, "The Significance of the Casablanca Decisions, January 1943," ''Journal of Military History'' (1991) 55#4 pp 517–529 [https://www.jstor.org/pss/1985768 in JSTOR]
!rowspan="2"|Squadra
</ref>
!colspan="3"|Campionato
!colspan="3"|Coppe nazionali
!colspan="3"|Coppe continentali
!colspan="3"|Altre coppe
!colspan="2"|Totale
|-
!Comp
!Pres
!Reti
!Comp
!Pres
!Reti
!Comp
!Pres
!Reti
!Comp
!Pres
!Reti
!Pres
!Reti
 
|-
==Regno Unito==
| 2008 || rowspan=2|{{Bandiera|BRA}} {{Calcio Gremio|N}} || [[Campionato Gaúcho|PD/RS]]+[[Campeonato Brasileiro Série A 2008|A]] || 0+6 || 1 || [[Coppa del Brasile 2008|CB]] || 0 || 0 || - || - || - || - || - || - || 6 || 1
{{vedi anche|Storia militare del Regno Unito durante la seconda guerra mondiale}}
[[File:CommonwealthPrimeMinisters1944.jpg|thumb|right|250px|I capi di governo dei cinque stati del Commonwealth delle Nazioni alla Conferenza dei primi ministri del Commonwealth nel 1944.]]
La dichiarazione di guerra del Regno Unito alla Germania avvenne nel settembre del 1939 e coinvolse tutte le colonie della Corona e l'[[India]], direttamente controllate dagli inglesi. I ''dominions'' erano indipendenti nella politica ma ben presto tutti uno dopo l'altro dichiararono guerra alla Germania. I timori di Londra che il Sudafrica potesse seguire il consiglio del primo ministro locale [[J. B. M. Hertzog]] e rimanere neutrale, fece si che si fece intervenire in quello specifico caso il parlamento che votò con 80 voti favorevoli contro 67 contrari per la dichiarazione di guerra e per questo Hertzog in seguito si dimise.<ref>Andrew Stewart, "The British Government and the South African Neutrality Crisis, 1938–39," ''English Historical Review'' (2008) 23# 503, pp&nbsp;947–972</ref> Dopo la sconfitta francese nel giugno del 1940, il Regno Unito ed il suo impero rimasero soli a combattere contro la Germanai sino al giugno del 1941. Gli Stati Uniti diedero un notevole apporto diplomatico, finanziario e materiale a partire dal 1940, in particolare attraverso il [[Lend Lease]] che iniziò nel 1941. Nell'agosto del 1941, Churchill e Roosevelt si incontrarono e si accordarono sulla [[Carta Atlantica]] che proclamò "i diritti di tutte le persone a scegliere la forma di governo sotto la quale vivere" e che tale normativa dovesse essere rispettata.
 
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A partire dal dicembre del 1941, il Giappone condusse delle missioni contro i possedimenti britannici in Asia, tra cui Hong Kong, Malesia ed in particolare nella base di [[battaglia di Singapore|Singapore]], marciando poi verso [[Burma]] e verso l'[[India]]. La reazione di Churchill all'entrata degli Stati Uniti in guerra fu un sospiro di sollievo perché sapeva che ora la Gran Bretagna avrebbe vinto la guerra e che il suo impero sarebbe stato salvo, ma le rapide sconfitte compromisero il prestigio ed il potere imperiale inglese. Questa situazione ravvicinò di molto Australia e Nuova Zelanda agli Stati Uniti pur non facendole uscire dal Commonwealth.<ref>{{cite book|author=Alan Warren|title=Britain's Greatest Defeat: Singapore 1942|url=https://books.google.com/books?id=zosKzAoocu8C&pg=PA295|year=2006|publisher=Continuum|page=295}}</ref>
| 2009 || [[Campionato Gaúcho 2013|PD/RS]]+[[Campeonato Brasileiro Série A 2009|A]] || 7+22 || 0+1 || [[Coppa del Brasile 2009|CB]] || 0 || 0 || [[Coppa Libertadores 2009|CL]] || 2 || 0 || - || - || - || 31 || 1
 
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===India===
!colspan="3"|Totale Grêmio || 7+28 || 0+2 || || 0 || 0 || || 2 || 0 || || - || - || 37 || 2
Serie tensioni scoppiarono quando gli americani richiesero che l'[[India]] ottenesse l'indipendenza, proposta che Churchill rigettò veementemente. Per anni Roosevelt aveva incoraggiato l'Inghilterra in questo senso. La posizione americana era basata sui principi di opposizione al colonialismo e soprattutto sull'aspettativa del ruolo degli americani nell'epoca post-coloniale. Ad ogni modo, nel 1942 quando il Partito del Congresso indiano lanciò il movimento "[[Quit India]]", le autorità inglesi immediatamente fecero arrestare centinaia di attivisti, tra cui [[Jawaharlal Nehru]] e [[Mahatma Gandhi]], che rimasero imprigionati sino al 1945. Nel frattempo, l'India divenne la principale base strategica americana per assistenza in Cina. Churchill minacciò Roosevelt di dimettersi se il presidente avesse ancora insistito sulla questione dell'indipendenza indiana e pertanto Roosevelt trovò opportuno fermarsi.<ref>Eric S. Rubin, "America, Britain, and Swaraj: Anglo-American Relations and Indian Independence, 1939–1945," ''India Review" (2011) 10#1 pp 40–80</ref><ref>{{cite book|author=Arthur Herman|title=Gandhi & Churchill: The Epic Rivalry That Destroyed an Empire and Forged Our Age|url=https://books.google.com/books?id=hdPmzLtU5G4C|year=2008|publisher=Random House Digital, Inc.|pages=472–539}}</ref>
 
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===Regno Unito e Francia===
| gen.-giu. 2010 || rowspan=6|{{Bandiera|UKR}} {{Calcio Shakhtar|N}} || [[Prem"jer-liha 2009-2010|PL]] || 13 || 5 || [[Kubok Ukraïny|KU]] || 0 || 0 || [[UEFA Europa League 2009-2010|UEL]] || 2 || 0 || [[Supercoppa UEFA 2009|SU]] || - || - || 15 || 5
Nella primavera del 1939 inglesi e francesi formalmente annunciarono di voler difendere l'integrità della Polonia. Hitler non credeva che i due stati avrebbero ragionevolmente voluto combattere per una causa così senza speranza ed invase la Polonia il 1 settembre 1939. Inghilterra e Francia dichiararono guerra il 3 settembre 1939, ma ben poco poterono fare per assistere fisicamente la Polonia.
 
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====Piani d'intervento nella Guerra d'inverno contro l'URSS====
| [[Futbol'nyj Klub Šachtar 2010-2011|2010-2011]] || [[Prem"jer-liha 2010-2011|PL]] || 27 || 5 || [[Kubok Ukraïny|KU]] || 4 || 0 || [[UEFA Champions League 2010-2011|UCL]] || 10 || 2 || [[Supercoppa d'Ucraina 2010|SU]] || 1 || 0 || 42 || 7
L'URSS lanciò la [[Guerra d'inverno]] contro la Finlandia nel novembre del 1939. I finlandesi, prevedendo la reazione dei russi, ben più numerosi, avevano predisposto formidabili difese sul loro territorio. Tale guerra ad ogni modo appariva alle principali potenze come una guerra aggressiva senza motivo reale.<ref>Gordon F. Sander, ''The Hundred Day Winter War'' (2013) pp 4-5.</ref> La Lega delle Nazioni dichiarò l'URSS come aggressore e la espulse.<ref>{{cite book|author=Ralph B. Levering|title=American Opinion and the Russian Alliance, 1939-1945|url=https://books.google.com/books?id=1fs4DwAAQBAJ&pg=PT210|year=2017|page=210}}</ref> Regno Unito e Francia propesero per un intervento militare. [[Winston Churchill]], come capo della [[Royal Navy]], ed il primo ministro francese [[Paul Reynaud]], ne furono i principali sostenitori. Si insinuò così la cosiddetta "[[Strana guerra]]".<ref>Bernard Kelly, "Drifting Towards War: The British Chiefs of Staff, the USSR and the Winter War, November 1939–March 1940." ''Contemporary British History'' 23.3 (2009): 267-291.</ref> Alla fine inglesi e francesi decisero di invadere Norvegia, Svezia, Islanda e le Isole Faroe della Danimarca per danneggiare l'economia di guerra tedesca e per assistere la Finlandia nella sua guerra contro l'Unione Sovietica.<ref>J. R. M. Butler, ''History of Second World War: Grand strategy, volume 2: September 1939-June 1941'' (1957) pp 91-150. [https://archive.org/details/grandstrategy02butl online free]</ref>
 
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L'idea degli alleati era quindi ora quella non tanto di aiutare la Finlandia quanto di iniziare una guerra economica contro la Germania tagliandole i rifornimenti di ferro dalla Svezia che avrebbero seriamente indebolito l'industria tedesca. Il ministro per gli affari economici inglese disse che il progetto contro la Norvegia avrebbe avuto "serie ripercussioni sull'industria tedesca... ed in ogni caso avrebbe avuto un profondo effetto sulla durata della guerra."<ref>Butler, p 97</ref> L'idea era quella di dirottare delle forze dal fronte occidentale sul nuovo fronte. La leadership militare inglese dal dicembre di quell'anno divenne una sostenitrice entusiasta del piano ed iniziò ad attaccare i rifornimenti di petrolio tedeschi. Alla fine però, visti gli scarsi risultati dei russi in Finlandia, gli Alleati si risolsero a pensare che una guerra contro la Russia sarebbe stata controproducente in quel momento storico. Il governo di [[Neville Chamberlain]] a Londra decise di fermare tutto per il momento e i paesi neutrali coinvolti decisero di rifiutarsi di collaborare. Nel frattempo la Finlandia venne sopraffatta e si arrese a Mosca il 13 marzo 1940. Gli Alleati pensarono quindi di invadere la Norvegia così da poter fermare le esportazioni di ferro in Germania, ma era ormai troppo tardi: il 9 aprile di quell'anno la Germania aveva iniziato la [[Campagna di Norvegia]].<ref>Erin Redihan, "Neville Chamberlain and Norway: The Trouble with 'A Man of Peace' in a Time of War." ''New England Journal of History'' (2013) 69#1/2 pp 1-18.</ref>
| [[Futbol'nyj Klub Šachtar 2011-2012|2011-2012]] || [[Prem"jer-liha 2011-2012|PL]] || 27 || 6 || [[Kubok Ukraïny 2011-2012|KU]] || 4 || 1 || [[UEFA Champions League 2011-2012|UCL]] || 5 || 0 || [[Supercoppa d'Ucraina 2011|SU]] || 1 || 0 || 37 || 7
 
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====L'invasione tedesca del 1940====
| [[Futbol'nyj Klub Šachtar 2012-2013|2012-2013]] || [[Prem"jer-liha 2012-2013|PL]] || 27 || 5 || [[Kubok Ukraïny 2012-2013|KU]] || 3 || 0 || [[UEFA Champions League 2012-2013|UCL]] || 5 || 1 || [[Supercoppa d'Ucraina 2012|SU]] || 1 || 1 || 36 || 7
Quando la Germania iniziò il suo attacco alla Francia nell'aprile del 1940, le truppe inglesi e francesi combatterono fianco a fianco, ma vennero sconfitte in breve tempo. La Royal Navy evacuò 198.000 inglesi e 140.000 francesi durante l'[[evacuazione di Dunkirk]] a fine maggio/inizio giugno del 1940. Decine di migliaia di carri armati, tir di trasporto e cannoni d'artiglieria vennero abbandonati sul campo, oltre a tutte le radio, mitragliatori, fucili, tende, parti meccanice e altro. Il nuovo primo ministro [[Winston Churchill]] disse che gli inglesi avrebbero continuato a combattere per la libertà della Francia anche se avessero dovuto farlo da soli.<ref>Gerhard L. Weinberg, ''A World at Arms: A Global History of World War II'' (1994) pp&nbsp;130–31, 142–161</ref> Dopo [[Mers el Kebir]], la Gran Bretagna riconobbel a [[Francia Libera]] quale propria alleata e legittimo governo della Francia. [[File:Churchill De Gaulle HU 60057.jpg|thumb|250px|left|Il primo ministro Churchill ed il generale de Gaulle a [[Marrakesh]] nel gennaio del 1944]]
 
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Gli Stati Uniti mantennero relazioni diplomatiche con Vichy (sino alla fine del 1942) ma evitarono il riconoscimento alle pretese di de Gaulle ad essere l'unico governo della Francia. Churchill, schiacciato tra gli Stati Uniti e de Gaulle, tentò di trovare un compromesso.<ref name="Milton Viorst 1967">Milton Viorst, ''Hostile allies: FDR and Charles de Gaulle'' (1967)</ref><ref name="David G. Haglund 2007">David G. Haglund, "Roosevelt as 'Friend of France'—But Which One?." ''Diplomatic history'' (2007) 31#5 pp: 883-908.</ref>
|| [[Futbol'nyj Klub Šachtar 2013-2014|2013-2014]] || [[Prem"jer-liha 2013-2014|PL]] || 27 || 4 || [[Kubok Ukraïny 2013-2014|KU]] || 3 || 1 || [[UEFA Champions League 2013-2014|UCL]]+[[UEFA Europa League 2013-2014|UEL]] || 6+2 || 2+0 || [[Supercoppa d'Ucraina 2013|SU]] || 1 || 0 || 39 || 7
 
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===Regno Unito e Unione Sovietica===
| [[Futbol'nyj Klub Šachtar 2014-2015|2014-2015]] || [[Prem"jer-liha 2014-2015|PL]] || 20 || 4 || [[Kubok Ukraïny 2014-2015|KU]] || 5 || 0 || [[UEFA Champions League 2014-2015|UCL]] || 8 || 1 || [[Supercoppa d'Ucraina 2014|SU]] || 0 || 0 || 33 || 5
Nell'ottobre del 1944 Churchill ed il suo ministro degli esteri [[Anthony Eden]] si incontrarono a Mosca con Stalin ed il suo ministro degli esteri Molotov. L'incontro aveva lo scopo di gestire la situazione dell'Europa orientale dopo la guerra. Il 90% dell'influenza sulla Grecia sarebbe andata agli inglesi, mentre il 90% dell'influenza sulla Romania sarebbe andata ai russi. L'URSS ottenne anche una divisione 80%/20% su Bulgaria e Ungheria. La divisione fu 50/50 sulla Jugoslavia, mentre i russi non ebbero potere sull'Italia.<ref>Albert Resis, "The Churchill-Stalin Secret "Percentages" Agreement on the Balkans, Moscow, October 1944," ''American Historical Review'' (1978) 83#2 pp.&nbsp;368–387 [https://www.jstor.org/stable/1862322 in JSTOR]</ref><ref>Klaus Larres, ''A companion to Europe since 1945'' (2009) p. 9</ref>
 
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===Medioriente===
!colspan="3"|Totale Šachtar || 141 || 29 || || 19 || 2 || || 38 || 6 || || 4 || 1 || 202 || 38
====Iraq====
[[File:Legionnaires guards gladiators.jpg|thumb|left|Truppe della RAF britannica in Iraq, 1941]]
L'Iraq era uno stato indipendente nel 1939, con una forte presenza inglese, in particolare sui pozzi petroliferi. L'Iraq ruppe le proprie relazioni diplomatiche con la Germania allo scoppio della guerra ma al proprio interno manteneva ad ogni modo diversi politici favorevoli alla Germania. Il regime del reggente [['Abd al-Ilah]] venne [[Colpo di stato in Iraq del 1941|detronizzato nel 1941]] dagli ufficiali della [[Quadrato d'oro]], movimento pro-nazista capeggiato da [[Rashid Ali]]. Il governo pro-tedesco ebbe ad ogni modo breve vita e venne sopraffatto nel maggio del 1941 dalle forze militari tedesche a seguito della [[guerra anglo-irachena]] che ripose al potere il governo del reggente. L'Iraq venne quindi utilizzato come base per gli attacchi alleati al [[Mandato di Siria]], controllato dalla Francia del governo di Vichy, supportato dall'[[invasione anglo-sovietica dell'Iran]].<ref>{{cite book|author=Robert Lyman|title=Iraq 1941: The Battles For Basra, Habbaniya, Fallujah and Baghdad|url=https://books.google.com/books?id=3XFOu9NG9pwC&pg=PA12|year=2006|publisher=Osprey Publishing|pages=12–17}}</ref>
 
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====Iran (Persia)====
|| [[Fußball-Club Bayern München 2015-2016|2015-2016]] ||rowspan=2| {{Bandiera|DEU}} {{Calcio Bayern Monaco|N}} || [[Fußball-Bundesliga 2015-2016|BL]] || 27 || 4 || [[Coppa di Germania 2015-2016|CG]] || 4 || 1 || [[UEFA Champions League 2015-2016|UCL]] || 11 || 2 || [[Supercoppa di Germania 2015|SG]] || 1 || 0 || 43 || 7
Nel 1939 regnante dell'Iran era [[Reza Shah|Shah Reza Pahlevi]], un ufficiale d'esercito che aveva preso il controllo del paese con un colpo di stato nel 1925 e si era autoproclamato "scià." Egli fu un modernizzatore piuttosto scettico nei confronti della religione tradizionale, ma che si dimostrò disposto a collaborare coi tedeschi. L'Iran proclamò la propria neutralità all'inizio della guerra nel 1939. Le forze inglesi e sovietiche [[invasione anglo-sovietica dell'Iran|occuparono l'Iran nell'agosto del 1941]], deposero lo scià e vi installarono suo figlio [[Mohammad Reza Pahlavi|Mohammad Reza Shah Pahlavi]]. L'Iran, con una popolazione di 13.000.000 di persone in gran parte agricoltori, aveva però numerosi pozzi petroliferi e per questo divenne uno dei principali rifornitori di Stati Uniti e Unione Sovietica.
 
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Alla [[Conferenza di Tehran del 1943]], Stalin, Roosevelt e Churchill emisero la [[Dichiarazione di Tehran]] che avrebbe garantito l'indipendenza all'Iran dopo la guerra. Ad ogni modo, quando la guerra terminò, le truppe sovietiche nel nordovest dell'IRan non solo si rifiutarono di ritirarsi ma soppressero le rivolte locali, fomentando anche i separatisti pro-sovietici nelle regioni settentrionali dell'Azerbaijan e del [[Kurdistan iraniano]], sul finire del 1945. Le truppe sovietiche no si ritirarono dall'Iran sino al maggio del 1946 dopo aver ricevuto la promessa di concessioni petrolifere. Le repubbliche sovietiche a nord vennero [[Crisi iraniana del 1946|soppresse]] e le concessioni petrolifere vennero revocate.<ref>A. H. Hamzavi, "Iran and the Tehran Conference," ''International Affairs'' (1944) 20#2 pp.&nbsp;192–203 [https://www.jstor.org/stable/3018096 in JSTOR]</ref>
|| [[Fußball-Club Bayern München 2016-2017|2016-2017]] || [[Fußball-Bundesliga 2016-2017|BL]] || 23 || 4 || [[Coppa di Germania 2016-2017|CG]] || 2 || 1 || [[UEFA Champions League 2016-2017|UCL]] || 9 || 2 || [[Supercoppa di Germania 2016|SG]] || 0 || 0 || 34 || 7
|-
!colspan="3"|Totale Bayern Monaco || 50 || 8 || || 6 || 2 || || 20 || 4 || || 1 || 0 || 77 || 14
|-
|| [[Juventus Football Club 2017-2018|2017-2018]] || rowspan=2|{{Bandiera|ITA}} {{Calcio Juventus|N}} || [[Serie A 2017-2018|A]] || 31 || 4 || [[Coppa Italia 2017-2018|CI]] || 5 ||2|| [[UEFA Champions League 2017-2018|UCL]] || 10 || 0 || [[Supercoppa italiana 2017|SI]] || 1 || 0 || 47 ||6
|-
|| [[Juventus Football Club 2018-2019|2018-2019]] || [[Serie A 2018-2019|A]] || 17 || 1 ||[[Coppa Italia 2018-2019|CI]] || 2 || 0 || [[UEFA Champions League 2018-2019|UCL]] || 5 || 0 || [[Supercoppa italiana 2018|SI]] || 1 || 0 || 25 || 1
|-
!colspan="3"|Totale Juventus || 48 || 5 || || 7 || 2 || || 15 || 0 || || 2 || 0 || 72 || 7
|-
!colspan="3"|Totale carriera || 274 || 44 || || 32 || 6 || || 75 || 10 || || 7 || 1 || 388 || 61
|}
 
===Cronologia presenze e reti in nazionale===
===Commonwealth===
{{Cronoini|BRA}}
I domini britannici aderirono alla dichiarazione di guerra della madrepatria il 3 settembre ad eccezione del Canada. In un simbolico sentimento di autonomia politica, il primo ministro [[William Lyon Mackenzie King]] ritardò il voto del parlamento sulla dichiarazione di guerra sino al 10 settembre.<ref>{{cite book|author=Phillip Alfred Buckner|title=Canada and the British Empire|url=https://books.google.com/books?id=KmXnLGX7FvEC&pg=PA105|year=2008|publisher=Oxford U.P.|pages=105–6}}</ref>
{{Cronopar|12-11-2014|Istanbul|TUR|0|4|BRA|-|Amichevole|13={{sostin|77}}}}
{{Cronopar|18-11-2014|Vienna|AUT|1|2|BRA|-|Amichevole|13={{sostin|63}}}}
{{Cronopar|26-3-2015|Saint-Denis|FRA|1|3|BRA|-|Amichevole|13={{sostin|83}}|14=Saint-Denis (Senna-Saint-Denis)}}
{{Cronopar|29-3-2015|Londra|BRA|1|0|CHL|-|Amichevole|13={{sostout|62}}}}
{{Cronopar|7-6-2015|San Paolo|BRA|2|0|MEX|-|Amichevole|13={{sostin|74}}|14=San Paolo (Brasile)}}
{{Cronopar|10-6-2015|Porto Alegre|BRA|1|0|HND|-|Amichevole|13={{sostin|46}}}}
{{Cronopar|14-6-2015|Temuco|BRA|2|1|PER|1|Coppa America|2015|1º Turno|13={{sostin|66}}}}
{{Cronopar|17-6-2015|Santiago del Cile|BRA|0|1|COL|-|Coppa America|2015|1º Turno|13={{sostin|69}}}}
{{Cronopar|27-6-2015|Concepción|BRA|1|1|PRY|-|Coppa America|2015|Quarti di finale|dcr|3 - 4|13={{sostin|60}}|14=Concepción (Cile)}}
{{Cronopar|5-9-2015|Harrison|BRA|1|0|CRI|-|Amichevole|13={{sostout|82}}|14=Harrison (New Jersey)}}
{{Cronopar|9-9-2015|Foxborough|USA|1|4|BRA|-|Amichevole|13={{sostout|63}}}}
{{Cronopar|9-10-2015|Santiago del Cile|CHL|2|0|BRA|-|QMondiali|2018}}
{{Cronopar|13-10-2015|Fortaleza|BRA|3|1|VEN|-|QMondiali|2018|13={{cartellinogiallo|45}} {{sostout|75}}}}
{{Cronopar|13-11-2015|Buenos Aires|ARG|1|1|BRA|-|QMondiali|2018|13={{sostin|57}}}}
{{Cronopar|17-11-2015|Salvador|BRA|3|0|PER|1|QMondiali|2018|13={{sostout|89}}|14=Salvador (Brasile)}}
{{Cronopar|25-3-2016|Recife|BRA|2|2|URY|1|QMondiali|2018|13={{sostout|78}}}}
{{Cronopar|29-3-2016|Asunción|PRY|2|2|BRA|-|QMondiali|2018}}
{{Cronopar|11-11-2016|Belo Horizonte|BRA|3|0|ARG|-|QMondiali|2018|13={{Sostin|84}}}}
{{Cronopar|16-11-2016|Lima|PER|0|2|BRA|-|QMondiali|2018|13={{Sostin|86}}|14=Lima (Perù)}}
{{Cronopar|9-6-2017|Melbourne|BRA|0|1|ARG|-|Amichevole|13={{Sostin|65}}}}
{{Cronopar|13-6-2017|Melbourne|AUS|0|4|BRA|-|Amichevole|13={{Sostout|59}}}}
{{Cronopar|10-11-2017|Lilla|JPN|1|3|BRA|-|Amichevole|13={{Sostin|71}}|14=Lilla (Francia)}}
{{Cronopar|23-3-2018|Mosca|RUS|0|3|BRA|-|Amichevole|13={{Sostout|79}}|14=Mosca (Russia)}}
{{Cronopar|27-3-2018|Berlino|DEU|0|1|BRA|-|Amichevole|13={{Sostin|73}}}}
{{Cronopar|10-6-2018|Vienna|AUT|0|3|BRA|-|Amichevole|13={{sostin|84}}}}
{{Cronopar|22-6-2018|San Pietroburgo|BRA|2|0|CRI|-|Mondiali|2018|1º turno|13={{sostin|46}}}}
{{Cronopar|6-7-2018|Kazan'|BRA|1|2|BEL|-|Mondiali|2018|Quarti|13={{Sostin|46}}}}
{{Cronopar|8-9-2018|East Rutherford|USA|0|2|BRA|-|Amichevole|13={{Sostout|61}}}}
{{Cronopar|12-9-2018|Landover|BRA|5|0|SLV|-|Amichevole|13={{Sostout|54}}|14=Landover (Maryland)}}
{{Cronopar|16-11-2018|Londra|BRA|1|0|URY|-|Amichevole|13={{Cartellinogiallo|40}} {{Sostout|67}}}}
{{Cronopar|20-11-2018|Milton Keynes|BRA|1|0|CMR|-|Amichevole|13={{Sostin|68}}}}
{{Cronofin|31|3}}
 
==Palmarès==
L'Inghilterra generalmente era in grado di controllare perfettamente le relazioni diplomatiche delle nazioni appartenenti al Commonwealth. Il Canada ospitò delle conferenze d'alto livello tra Gran Bretagna e Stati Uniti ma non prese mai parte alle discussioni formali.
===Club===
====Competizioni nazionali====
* {{Calciopalm|Campionato ucraino|5}}
:Šachtar: [[Prem"jer-liha 2009-2010|2009-2010]], [[Prem"jer-liha 2010-2011|2010-2011]], [[Prem"jer-liha 2011-2012|2011-2012]], [[Prem"jer-liha 2012-2013|2012-2013]], [[Prem"jer-liha 2013-2014|2013-2014]]
 
* {{Calciopalm|Coppa d'Ucraina|3}}
L'Australia, ad ogni modo, si sentì abbandonata da Londra e si strinse a maggiori relazioni con gli Stati Uniti, giocando un ruolo fondamentale nel supportare gli americani nella guerra contro il Giappone. Il primo ministro australiano [[John Curtin]] disse, "Sia chiaro che l'Australia guarda all'America, libera da qualsiasi senso di colpa nei confronti dei suoi collegamenti tradizionali col Regno Unito."<ref>{{cite book|author=Kenneth Morgan|title=Australia: A Very Short Introduction|url=https://books.google.com/books?id=gz6BI-4jl_oC&pg=PA90|year=2012|publisher=Oxford U.P.|page=90}}</ref> Il presidente statunitense Roosevelt ordinò al generale [[Douglas MacArthur]], di spostare la base americana dalle Filippine a [[Brisbane]], in [[Australia]]. Dal settembre del 1943, più di 120.000 soldati americani si trovavano in Australia. Gli americani vennero accolti caldamente ma vi furono anche delle tensioni. MacArthur lavorò a stretto contatto col governo australiano. La lotta continuò nel [[Sudest asiatico]] per i successivi due anni. Quando la guerra in Europa venne dichiarata terminata, l'Australia e gli Stati Uniti stavano ancora combattendo contro il Giappone. MacArthur promosse una politica di "[[Leapfrogging strategy|leapfrogging]]" per le sue truppe americane come suggerito dagli australiani e circondarono i giapponesi dalla Nuova Guinea, dalla Nuova Britannia, dal Borneo e da Bougainville.<ref>{{cite book|author=Peter Dean|title=Australia 1943: The Liberation of New Guinea|url=https://books.google.com/books?id=_VUCAQAAQBAJ&pg=PA27|year=2013|publisher=Cambridge UP|pages=26–43}}</ref>
:Šachtar: [[Kubok Ukraïny 2010-2011|2010-2011]], [[Kubok Ukraïny 2011-2012|2011-2012]], [[Kubok Ukraïny 2012-2013|2012-2013]]
 
* {{Calciopalm|Supercoppa d'Ucraina|4}}
==Stati Uniti==
:Šachtar: [[Supercoppa d'Ucraina 2010|2010]], [[Supercoppa d'Ucraina 2012|2012]], [[Supercoppa d'Ucraina 2013|2013]], [[Supercoppa d'Ucraina 2014|2014]]
{{vedi anche|Franklin D. Roosevelt}}
Il presidente Roosevelt tentò di evitare il ripetersi dell'errore di Woodrow Wilson con la prima guerra mondiale.<ref>{{cite book|author=Robert A. Pastor|title=A Century's Journey: How the Great Powers Shape the World|url=https://books.google.com/books?id=nqGJvW-zqocC&pg=PA218|year=1999|publisher=Basic Books|page=218ff}}</ref> Propose sovente anzi delle decisioni diametralmente opposte. Wilson si professò a parole ed a fatti per la neutralità, mentre Roosevelt fece sapere chiaramente di essere con la sua amministrazione dalla parte del Regno Unito e della Cina. A differenza dei prestiti concessi durante la prima guerra mondiale, gli Stati Uniti fecero concessioni gratuite su vasta scala di beni militari ed economici agli Alleati. Wilson non aveva espanso particolarmente l'industria bellica sino alla dichiarazione di guerra, ma Roosevelt lo fece. Wilson attese la dichiarazione per iniziare una bozza di lavori, Roosvelti iniziò già nel 1940. Wilson non proclamò gli Stati Uniti un alleato ufficiale, Roosvelt lo fece. Wilson non si incontrò mai coi capi di governo alleati, Roosvelt lo fece più volte. Wilson proclamò l'indipendenza politica, ben esplicitata dai famosi [[quattordici punti]], mentre Roosevelt fece una politica collaborativa con gli Alleati. Nel 1917, gli Stati Uniti dichiararono guerra alla Germania; nel 1941, Roosvelt attese sino all'attacco nemico a Pearl Harbor. Wilson si rifiutò di collaborare coi Repubblicani; Roosvelt nominò esponenti Repubblicani a capo del Dipartimento di Guerra e del Dipartimento della Marina Militare. Wilson lasciò al generale John J. Pershing le principali decisioni militari; Roosevelt fece personalmente le principali scelte militari tra cui la strategia "[[Europe first]]". Rigettò l'idea di un armistizio e chiese sempre la resa incondizionata. Roosevelt spesso ebbe a ribadire il proprio ruolo nell'amministrazione Wilson, ma evidenziò spesso anche gli errori stessi di Wilson.<ref>{{cite book|author=William E. Leuchtenburg|title=In the Shadow of FDR: From Harry Truman to Barack Obama|url=https://books.google.com/books?id=k0Y9BwAAQBAJ&pg=PA314|year=2015|publisher=Cornell UP|page=314}}</ref><ref>Robert Dallek, ''Franklin D. Roosevelt and American foreign policy, 1932-1945'' (1995) pp 232, 319, 373</ref><ref>{{cite book|author=Torbjørn L. Knutsen|title=The Rise and Fall of World Orders|url=https://books.google.com/books?id=ZYn_f1jxNDoC&pg=PA184|year=1999|publisher=Manchester UP|page=184ff}}</ref>
 
*{{Calciopalm|Campionato tedesco|2}}
[[File:United Nations Building 3.jpg|thumb|upright|Il più grande obbiettivo a lungo termine della politica estera di Roosvelt durante la guerra fu la creazione delle [[Nazioni Unite]] per la risoluzione di tutti i problemi del mondo]]
:Bayern Monaco: [[Fußball-Bundesliga 2015-2016|2015-2016]], [[Fußball-Bundesliga 2016-2017|2016-2017]]
 
* {{Calciopalm|Coppa di Germania|1}}
===1941–42===
:Bayern Monaco: [[DFB-Pokal 2015-2016|2015-2016]]
Dopo Pearl Harbor, i sentimenti anti-bellici di alcuni statunitensi svanirono nel nulla; la nazione era ora unita sotto l'aspetto della politica estera. L'11 dicembre 1941, Germania e Italia dichiararono guerra agli Stati Uniti. Roosevelt ed i suoi consiglieri militari implementarono una strategia di guerra con obbiettivi per fermare l'avanzata della Germania nell'Unione Sovietica ed in Nord Africa; lanciando un'invasione da ovest dell'Europa con l'intento di impegnare i nazisti su due fronti; e salvare la Cina e sconfiggere il Giappone. L'opinione pubblica, ad ogni modo, diede priorità alla distruzione del Giappone e pertanto le forze americane vennero inviate prevalentemente nel Pacifico nel 1942.<ref>{{Citation | editor1-first = David B. | editor1-last = Woolner | editor2-first = Warren F. | editor2-last = Kimball | editor3-first = David | editor3-last = Reynolds | displayeditors=1 | title = FDR's world: war, peace, and legacies | year = 2008 | page = 77}}</ref>
 
* {{Calciopalm|Supercoppa di Germania|1}}
Nelle prime settimane di guerra, il Giappone aveva conquistato le Filippine e le colonie inglesi ed olandesi nel [[Sudest asiatico]], catturando [[Singapore]] nel febbraio del 1942. Successivamente, il Giappone tagliò i rifornimenti cinesi agli alleati. Gli Stati Uniti dovettero così provvedere ai propri rifornimenti attraversando la catena montuosa dell'Himalaya con costi enormi, sino all'apertura di una strada nel 1945.
:Bayern Monaco: [[Supercoppa di Germania 2016|2016]]
 
* {{Calciopalm|Coppa Italia|1}}
Roosevelt incontrò Churchill sul finire di dicembre e pianificò un'alleanza informale tra Stati Uniti, Regno Unito, Cina ed Unione Sovietica. Questa includeva il piano iniziale di Churchill di invadere il Nordafrica ([[Operazione Gymnast]]) e quello statunitense per l'invasione dell'Europa occidentale, focalizzato direttamente sulla Germania ([[Operazione Sledgehammer]]). Venne raggiunto un accordo sul comando centralizzato chiamato [[ABDA]] (American, British, Dutch, Australian) per salvare la Cina e sconfiggere il Giappone. Ad ogni modo, la prima strategia atlantica rimase intatta con grande soddisfazione di Churchill. Il capodanno del 1942, Churchill e Roosvelt proclamarono la "Dichiarazione delle Nazioni Unite", con le rappresentanze di 26 paesi in opposizione al [[Patto tripartito]] di Germania, Italia e Giappone.<ref>James MacGregor Burns, ''Roosevelt: The Soldier of Freedom'' (1970) pp 180-85</ref>
:Juventus: [[Coppa Italia 2017-2018|2017-2018]]
 
*{{Calciopalm|Campionato italiano|2}}
==Cina==
:Juventus: [[Serie A 2017-2018|2017-2018]], [[Serie A 2018-2019|2018-2019]]
{{vedi anche|Seconda guerra sino-giapponese|Chiang Kai-shek}}
Nel 1931 il Giappone aveva tratto vantaggio dal debole governo centrale cinese per fabbricare ''ad hoc'' l'[[incidente di Mukden]] e creare lo [[stato fantoccio]] del [[Manchukuo]] in Manciuria. [[Puyi]], l'ultimo imperatore della Cina, venne riportato formalmente ancora al suo posto come sottoposto ai giapponesi. Nel 1937 l'[[incidente del ponte Marco Polo]] diede il via alla [[seconda guerra sino-giapponese]]. L'invasione venne lanciata col bombardamento di molte città come [[Shanghai]], [[Pechino]] e [[Guangzhou]]. Quest'ultima operazione, iniziata il 22-23 settembre 1937, portò a non poche proteste che culminarono con una risoluzione da parte della commissione apposita per gli affari dell'estremo oriente della Lega delle Nazioni. L'esercito imperiale giapponese catturò la capitale cinese di Pechino e commise dei crimini di guerra massacrandone gli abitanti. La guerra sacrificò molti soldati cinesi e pertanto il Giappone si vide costretto a creare tre stati fantoccio in cina per ottenere un consenso allargato il più possibile.<ref>David M. Gordon, "The China–Japan War, 1931–1945" ''Journal of Military History'' (2006) v 70#1, pp 137–82. [http://muse.jhu.edu/journals/journal_of_military_history/v070/70.1gordon.html online]</ref>
 
* {{Calciopalm|Supercoppa italiana|1}}
Gli Stati Uniti emersero come strenui sostenitori della Cina dopo l'invasione da parte del Giappone nel 1937. Anche gli isolazionisti che si opponevano alla guerra in Europa supportarono a questo punto la linea dura contro il Giappone. Lo scoppio della [[seconda guerra sino-giapponese]] nel 1937 che beneficiò degli aiuti della repubblica cinese guidata da [[Chiang Kai-shek]].<ref>Michael Schaller, ''U.S. Crusade in China, 1938–1945'' (1979)</ref>
:Juventus: [[Supercoppa italiana 2018|2018]]
 
===Nazionale===
La simpatia del pubblico americano venne ad aumentare dai rapporti di missionari, scrittori come [[Pearl Buck]], oltre che dal ''[[Time Magazine]]'' che riportò le brutalità dei giapponesi in Cina, tra cui dettagliati rapporti sul [[massacro di Pechino]]. Le relazioni giapponesi-americane vennero inasprite anche dall'[[incidente della Panay]] nel corso del bombardamento di [[Pechino]]. Roosevelt chiese le scuse ufficiali del governo giapponese, che pervennero, ma le relazioni tra i due paesi continuarono irrimediabilmente a deteriorarsi. Dall'inizio del 1941 gli Stati Uniti si prepararono ad inviare degli aerei americani guidati da piloti americani sotto il comando americano, ma con uniformi cinesi, per combattere gli invasori giapponesi e bombardare poi le città giapponesi. Queste "[[Flying Tigers]]" sotto il comando di [[Claire Chennault]] giunsero sul posto poco dopo la dichiarazione di guerra.<ref>Martha Byrd, ''Chennault: Giving Wings to the Tiger'' (2003)</ref>
* {{calciopalm|Campionato sudamericano Under-20|1}}
:[[Campionato sudamericano di calcio Under-20 2009|Venezuela 2009]]
 
==Note==
Per aumentare i 100 P-40Bs di Chennault, nel maggio del 1941 Washington decise di inviare 144 Vultee P-48, 125 P-43 e 66 Lockheed e Douglas. L'obbiettivo era quello di dare alla Cina dall'inizio del 1942 una forza d'aria considerevole, sufficiente a "proteggere punti strategici, permettere all'esercito locale azioni difensive, permettere il bombardamento delle basi navali giapponese e fornire rifornimenti da Cina e Indocina, nonché pemettere il bombardamento delle coste e dei fiumi e permettere dei bombardamenti occasionali al Giappone."<ref>Romanus and Sunderland. ''Stilwell's Mission to China'' p. 20 [http://www.ibiblio.org/hyperwar/USA/USA-CBI-Mission/USA-CBI-Mission-1.html online]</ref>
<references/>
 
==Altri progetti==
Un anno prima dell'entrata ufficiale degli Stati Uniti in guerra (dopo il 7 dicembre 1941), Chennault sviluppò un piano ambizioso per un attacco a sorpresa alle basi giapponesi. Le sue Tigri Volanti avrebbero usato bombadieri americani e piloti americani con simboli cinesi. Lo staff militare statunitense si oppose a quest'idea, ma questo stesso piano venne adottato dopo che dal momento che personaggi di rilievo come [[Henry Morgenthau, Jr.]] (il segretario del tesoro che finanziava la Cina) ed in particolare il presidente Roosevelt in persona, diedero la priorità al mantenimento attivo della Cina. Dall'ottobre del 1941, bombardieri e uomini si stavano portando in Cina. Ad ogni modo l'attacco americano non ebbe luogo dal momento che i bombardieri giunsero dopo Pearl Harbor e vennero utilizzati per la guerra in Burma.<ref>Michael Schaller, "American Air Strategy in China, 1939–1941: The Origins of Clandestine Air Warfare," ''American Quarterly'' (1976) 28#1 pp.&nbsp;3–19 [https://www.jstor.org/stable/2712474 in JSTOR]</ref><ref>Alan Armstrong, ''Preemptive Strike: The Secret Plan That Would Have Prevented the Attack on Pearl Harbor'' (2006) is a popular version</ref><ref>Romanus and Sunderland. ''Stilwell's Mission to China'' (1953), chapter 1 [http://www.ibiblio.org/hyperwar/USA/USA-CBI-Mission/USA-CBI-Mission-1.html online edition]</ref>
{{interprogetto}}
 
==Collegamenti esterni==
===Durante la guerra===
* {{collegamenti esterni}}
Dopo la dichiarazione di guerra formale nel dicembre del 1941, gli Stati Uniti si trovarono coi rifornimenti bloccati dai giapponesi e dovettero provvedere attraverso l'India e l'Hymalaia. Il quartier generale di Chiang era stato spostato ora nella remota località di [[Chongqing]]. [[Soong Mei-ling]],<ref>See Laura Tyson Li, ''Madame Chiang Kai-Shek: China's Eternal First Lady'' (New York: Atlantic Monthly Press, 2006).</ref> era stata educata negli Stati Uniti ed inviò una lettera al Congresso statunitense, girando nel contempo la Cina alla ricerca di supporti. Il Congresso votò il cosiddetto [[Chinese Exclusion Act]] e Roosevelt portò alla fine i [[Trattati ineguali]]. Ad ogni modo, la percezione che il governo di Chiang fosse sull'orlo di una crisi, lo comunicavano anche le truppe poco equipaggiate e malate. I "[[China Hands]]" come [[Joseph Stilwell]] compromesso come fosse interesse degli americani entrare in comunicazione coi Comunisti cinesi per preparare una controffensiva al Giappone. La [[Missione Dixie]], che ebbe inizio nel 1943, fu il primo contatto ufficiale degli americani coi comunisti. Altri americani, come [[Claire Chennault]], puntarono invece sulla potenza aerea. Nel 1944, il generalissimo Chiang accolse la richiesta di Roosvelt che un generale americano prendesse incarico delle forze nell'area, ma richiese che Stilwell fosse richiamato. Il generale [[Albert Wedemeyer]] rimpiazzò dunque Stilwell, [[Patrick Hurley]] divenne ambasciatore e le relazioni Stati Uniti - Cina migliorarono.
 
Dopo la fine della seconda guerra mondiale nel 1945, scontri si sollevarono in Cina tra nazionalisti e comunisti con una [[guerra civile cinese|guerra civile]] su vasta scala. Il generale americano [[George C. Marshall]] tentò di imporre una tregua ma fallì. Le posizioni militari del Kuomintang (partito nazionalista) andarono peggiorando e nel 1949 i comunisti risultarono vittoriosi, confinando i primi verso il [[Taiwan]] e altre isole. [[Mao Zedong]] fondò quindi la [[Repuibblica Popolare Cinese]] che ancora oggi perdura.<ref>Odd Arne Westad, ''Decisive Encounters: The Chinese Civil War, 1946–1950'' (2003)</ref>
 
==Unione Sovietica==
[[File:Molotov with Ribbentrop.jpg|200px|right|thumb|Il ministro degli esteri russo [[Vyacheslav Molotov]] (a sinistra) incontra il suo omologo tedesco [[Joachim von Ribbentrop]] per la firma del [[patto Molotov-Ribbentrop|patto di non aggressione tedesco-sovietico]] il 23 agosto 1939]]
[[Joseph Stalin]] controllava la politica estera dell'Unione Sovietica, tramite [[Vyacheslav Molotov]] come ministro degli esteri.<ref>Robert Service, ''Stalin: A Biography'' (2004)</ref><ref>Geoffrey Roberts, ''Molotov: Stalin's Cold Warrior'' (2012)</ref> La loro politica di neutralità si impose sin dall'agosto del 1939. I sovietici ebbero delle conversazioni diplomatiche a Mosca con inglesi e francesi. I russi chiedevano un accordo con la Polonia la quale avrebbe dovuto consentire l'accesso ai propri confini da parte dei soldati russi perché questi ultimi potessero difenderla dalla Germania ma la Polonia rifiutò.<ref>{{cite book|author=John Erickson|title=The Soviet High Command: a Military-political History, 1918-1941: A Military Political History, 1918-1941|url=https://books.google.com/books?id=dvXdi7jZy5YC&pg=PA525|year=2013|publisher=Routledge|pages=525–30}}</ref> Il 21 agosto, Hitler fece una proposta amichevole a Stalin che portò al [[Patto Molotov–Ribbentrop|patto di non aggressione Molotov–Ribbentrop]] il 23 agosto. I sovietici conclusero il patto nella speranza di attirare elementi dell'Europa dell'est dalla loro parte, in particolare Polonia e paesi baltici. A seguito della firma del patto, quando ne ebbe la sicurezza, la Germania invase la Polonia e la sconfisse nel giro di breve tempo; fu a quel punto che i sovietici invasero e presero il controllo della parte orientale della Polonia, decimando comunque entrambe le fazioni la popolazione polacca. Nel 1940 col [[massacro di Katyn]], la [[NKVD]] (polizia segreta russa) condannò a morte 22.000 militari polacchi e ufficiali di polizia oltre a civili.<ref>Anna M. Cienciala et al. eds. ''Katyn: A Crime Without Punishment'' (Yale University Press, 2008).</ref>
 
Per i due anni successivi, l'URSS rifornì la Germania di petrolio e grano. Il Cremlino ordinò ai partiti comunisti del mondo di denunciare pubblicamente la guerra imperialistica che Regno Unito e Francia stavano conducendo contro la Germania. Ad esempio, B. Farnborough, ebbe a dire: "Durante l'intero periodo il partito comunista funzionò come un'agenzia di propaganda per Hitler."<ref>B. Farnborough, [https://www.marxists.org/archive/pearce/1959/04/ww2.htm "Marxists in the Second World War," ''Labour Review'', Vol. 4 No. 1, April–May 1959, pp. 25–28]</ref>
 
Dopo ripetuti avvertimenti a cui Stalin non diede ascolto, ad ogni modo, Hitler decise di liberarsi dello scomodo alleato e invase l'URSS nel giugno del 1941. Stalin si accordò a questo punto con Regno Unito e Stati Uniti, cementando tale alleanza con una serie di incontri. Gli Stati Uniti ed il Regno Unito rifornirono i russi di materiale bellico.<ref>Roger Munting, "Lend-Lease and the Soviet War Effort," ''Journal of Contemporary History'' (1984) 19#3 pp.&nbsp;495–510 [https://www.jstor.org/pss/260606 in JSTOR]</ref> I coordinamenti militari tra le potenze ebbero inizio nell'estate del 1944. Con la fine della guerra ad ogni modo gli Alleati iniziarono a dubitare del fatto che Stalin avrebbe consentito libere elezioni nell'Europa orientale, dando inizio ad un periodo di crisi che si delineò col nome di [[Guerra Fredda]].<ref>William Hardy McNeill, ''America, Britain, and Russia: their co-operation and conflict, 1941–1946'' (1953)</ref><ref>Richard J. Overy, ''The Dictators: Hitler's Germany and Stalin's Russia'' (2004)</ref>
 
==Francia==
{{vedi anche|Storia militare della Francia durante la seconda guerra mondiale}}
 
===Repubblica Francese===
Francia e Regno Unito collaborarono da vicino nel 1939, ed assieme dichiararono guerra alla Germania due giorni dopo l'invasione della Polonia. A parte i domini britannici (Canada, Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica), nessun'altra nazione indipendente aderì alla loro causa. Regno Unito e Francia presero una posizione difensiva, temendo attacchi aerei tedeschi sulle loro città. La Francia sperava che la [[Linea Maginot]] l'avrebbe protetta da una possibile invasione dal fronte tedesco. Ben pochi in effetti furono gli scontri dall'invasione della Polonia a metà settembre sino alla primavera successiva; fu il periodo della cosiddetta "[[strana guerra]]". La Gran Bretagna tentò diverse volte di fare da paciere ma Hitler nemmeno rispose.
 
Quando la Germania ebbe mano libera per attaccare ad ovest, lanciò una ''[[Blitzkrieg]]'' contro Danimarca e Norvegia, espellendone gli inglesi. Quindi invase i Paesi Bassi e minaccio Gran Bretagna e Francia i cui militari rimasero in trappola nella [[Battaglia di Francia]] del maggio del 1940. La Royal Navy recuperò più di 300.000 tra soldati inglesi e francesi a Dunkirk, lasciando sul campo tutto l'equipaggiamento superfluo.<ref>Joel Blatt (ed), The French Defeat of 1940 (Oxford, 1998)</ref>
 
===La Francia di Vichy===
{{vedi anche|Relazioni estere della Francia di Vichy}}
 
====Relazioni con la Germania====
Parigi cadde nelle mani dei tedeschi il 14 giugno 1940, ed il governo si arrese con l'[[armistizio del 22 giugno 1940]] con un nuovo capo di stato nella figura del maresciallo [[Philippe Pétain]] (1856-1961). Il regime di Vichy si dimostrò essere autoritario, cattolico, paternalista ed antisemita. Il carisma e popolarità del suo leader per il ruolo eroico avuto nella prima guerra mondiale, contribuì a fortificarne l'autorità, pur essendo troppo anziano fisicamente per poter prestare attenzione ad alcuni dettagli. Dopo che la Germania ebbe conquistata anche Vichy nell'ottobre del 1942, installò [[Pierre Laval]] quale suo governante fantoccio lasciando Pétain un capo senza territorio.<ref>Marc Olivier Baruch, "Charisma and Hybrid Legitimacy in Pétain’s État français (1940-44)." Totalitarian Movements and Political Religions 7.2 (2006): 215-224.</ref>
 
L'armistizio incluse diversi punti che indebolirono la Francia, tutti garantiti dal fatto che la Germania aveva 2.000.000 di prigionieri di guerra e lavoratori francesi come ostaggi. La Francia di Vichy fu solo nominalmente uno stato neutrale. Non dichiarò mai guerra a Unione Sovietica o Regno Unito e venne riconosciuto diplomaticamente dai Paesi Bassi almeno sino al 1942. Sebbene la Francia di Vichy fosse nominalmente il governo dell'intera Francia (ad eccezione dell'Alsazia e della Lorena) in pratica i tedeschi controllavano 3/5 del paese, incluse le coste nord e ovest, le industrie del nordest e la regione di Parigi. Il governo di Petain venne ricollocato nella città di Vichy e da qui rifornì i tedeschi di cibo, minerali e prodotti industriali, oltre a volontari da far lavorare nelle fabbriche tedesche. Vichy ottenne il permesso di controllare le sue colonie all'estero (difendendole così anche dal governo della Francia Libera in esilio e dagli inglesi). Nell'ottobre del 1942, la Germania prese il controllo di tutto il territorio francese.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 183-H25217, Henry Philippe Petain und Adolf Hitler.jpg|thumb|left|Il maresciallo Pétain, a sinistra, capo di stato di Vichy, mentre stringe la mano a Hitler il 24 ottobre 1940.]]
 
Il piccolo villaggio di [[Montoire-sur-le-Loir]] fu teatro di due incontri importanti. Il 22 ottobre 1940, [[Pierre Laval]] incontrò Hitler ed il 24 ottobre Hitler incontrò Pétain. L'incontro si concluse con una pubblicizzata stretta di mano tra i due, ma di fatti la loro discussione fu molto generale e nessuna decisione di peso venne presa. Hitler rimase impressionato dalla determinazione di Petain nel difendere l'impero coloniale francese. Iniziarono però a circolare delle false notizie secondo le quali la Francia aveva fatto delle concessioni coloniali ai tedeschi.<ref>William L. Langer, ''Our Vichy Gamble'' (1947) pp 89-98.</ref> La Germania già controllava l'intera economia francese e chiese ulteriori risorse in ambito di oro e cibo. Quasi due milioni di francesi erano prigionieri di guerra in Germania e pertanto i nazisti ebbero campo facile in queste pretese.<ref>Raffael Scheck, "The Prisoner of War Question and the Beginnings of Collaboration: The Franco-German Agreement of 16 November 1940." ''Journal of Contemporary History'' 45#2 (2010): 364-388. [https://www.jstor.org/stable/20753591 online]</ref> Vichy era uno stato conservatore ed anticomunista ma in pratica era senza speranze per il futuro. Vichy infine collassò nell'estate del 1944.<ref>Peter Jackson and Simon Kitson, "The paradoxes of foreign policy in Vichy France," in Jonathan Adelman, ed., ''Hitler and His Allies in World War Two.'' (Routledge, 2007) pp&nbsp;79–115 [https://www.amazon.com/Hitler-His-Allies-World-War/dp/0415321670/ excerpt and text search]</ref> Gli Stati Uniti garantirono a Vichy il pieno riconoscimento diplomatico, inviando l'ammiraglio [[William D. Leahy]] a Parigi come ambasciatore americano. Il presidente Roosevelt sperava di utilizzare l'influenza degli americani per incoraggiare gli elementi del governo di Vichy ad opporsi alla collaborazione militare con la Germania. Vichy continuava a controllare le proprie colonie oltremare e Washington la incoraggiò a resistere alle richieste tedesche di fare delle basi aeree in Siria o di dirottare risorse nel nord Africa francese. L'essenza della posizione americana era che la francia non dovesse prendere azioni esplicite in campo bellico. Quando la Germania prese il pieno controllo della Francia, Stati Uniti e Canada tagliarono ogni contatto con Vichy.<ref>William Langer, ''Our Vichy gamble'' (1947)</ref> Dal 1942 la Germania iniziò la richiesta a Vichy di deportare gli ebrei francesi nei campi di concentramento tedeschi. Riluttanti in un primo momento, i francesi si dimostrarono in seguito più accondiscendenti. 80.000 dei 330.000 ebrei francesi lasciarono Vichy ed i tedeschi ne uccisero 77.000. Quando la Germania tentò di prendere il controllo della flotta francese a Tolone nel novembre del 1942, i francesi preferirono affondare tutte le loro navi.
 
====La flotta francese====
Il Regno Unito temeva che la potente marina francese potesse finire nelle mani dei tedeschi e pertanto potesse essere utilizzata contro gli Alleati ed in particolare contro la Royal Navy, vitale per il mantenimento delle comunicazioni e dei trasporti con l'Atlantico settentrionale. Tra i termini dell'armistizio, la Francia aveva ottenuto il permesso di mantenere la marina francese, la ''Marine Nationale'', a precise condizioni. Vichy disse che la marina non sarebbe mai passata nelle mani dei tedeschi, ma si rifiutò nel contempo di spostarla altrove nell'impero francese come gli era stato chiesto da altre potenze. Poco dopo la conquista della Francia un grande contingente navale a [[Distruzione della flotta francese a Mers-el-Kebir|Mers-el-Kebir]], uccidendo 1297 militari francesi. Vichy non dichiarò guerra al Regno Unito comunque. Churchill ordinò inoltre che le navi francesi nei porti inglesi fossero catturate dalla Royal Navy. Lo squadrone francese ad [[Alessandria d'Egitto]], sotto il comando dell'ammiraglio [[René-Emile Godfroy]], venne bloccato sino al 1943.
 
La posizione americana verso la Francia di Vichy e verso la Francia Libera fu inconsistente. Il presidente Roosevelt era disgustato da de Gaulle, e concordava con la visione dell'ambasciatore Leahy che lo definì un "apprendista dittatore".<ref>{{cite book|author=David Mayers|title=FDR's Ambassadors and the Diplomacy of Crisis: From the Rise of Hitler to the End of World War II|url=https://books.google.com/books?id=wjLKYL3xbmAC&pg=PA160|year= 2012|publisher=Cambridge U.P.|page=160}}</ref>
 
====Nord Africa====
Preparandosi allo sbarco in Nord Africa alla fine del 1942, gli Stati Uniti cercarono nella Francia un possibile alleato. L'alleato principale sembrava [[Henri Giraud]], ma egli godeva di ben poco supporto locale. Il capo del governo di Vichy, l'ammiraglio [[François Darlan]], era stato catturato. Gli Alleati, col generale [[Dwight D. Eisenhower]] in testa, siglarono un accordo con l'ammiraglio Darlan il 22 novembre 1942 nel quale gli Alleati si impegnavano a riconoscere Darlan come alto commissario francese per il Nord Africa e l'Africa Occidentale.<ref>Arthur L. Funk, "Negotiating the 'Deal with Darlan,'" ''Journal of Contemporary History'' (1973) 8#1 pp&nbsp;81–117 [https://www.jstor.org/stable/259995 in JSTOR].</ref> Gli Alleati si dimostrarono increduli nella concessione di un tale ruolo ad un ex collaborazionista dei nazisti; Roosvelt e Churchill diedero il loro supporto ad Eisenhower in quanto egli seguiva pedissequamente un piano da loro elaborato. Darlan venne assassinato il 24 dicembre 1942 e pertanto Washington dovette nuovamente rivolgersi a Giraud, che venne a sua volta nominato alto commissario francese per le aree africane. Giraud non riuscì a costituire una base politica e venne rimpiazzato dall'ultimo uomo rimasto saldamente a capo di un certo consenso, de Gaulle.<ref>Martin Thomas, "The Discarded Leader: General Henri Giraud and the Foundation of the French Committee of National Liberation," ''French History'' (1996) 10#12 pp&nbsp;86–111</ref>
 
===La Francia Libera===
{{vedi anche|Francia Libera}}
[[File:De-gaulle-radio.jpg|thumb|right|Il generale de Gaulle parla alla [[BBC Radio]] negli anni della guerra]]
La Francia Libera insorse contro il governo di Vichy pur rimanendo di base a Londra ed in alcune colonie francesi d'oltremare, sotto la guida del carismatico generale [[Charles de Gaulle]]. Alto ufficiale, rigetto la resa del giugno del 1940 e si oppose al governo del maresciallo Pétain. Da Londra il 18 giugno 1940 iniziò a mandare dei messaggi radio [[Appello del 18 giugno|esortando i patrioti francesi a resistere]] alla [[Germania nazista]]<ref name="Berthon">{{Cite book|title=Allies at War: Allies at War: The Bitter Rivalry among Churchill, Roosevelt, and de Gaulle |last=Berthon|first=Simon|year=2001|publisher=Collins|place=London|isbn=0-00-711622-5|page=21}}</ref> Organizzò le [[Forze della Francia Libera]] con soldati fuggiti da Dunkirk coi soldati inglesi. Con il supporto dell'esercito inglese la Francia Libera ottenne gradualmente il controllo di tutte le colonie francesi ad eccezione dell'[[Indocina]] che era stata nel frattempo invasa e conquistata dal Giappone. Gli Stati Uniti, il Regno Unito ed il Canada volevano che fosse la Francia di Vichy a mantenere il controllo nominale sulle piccole isole di [[Saint Pierre and Miquelon|St. Pierre and Miquelon]] per ragioni di prestigio, ma de Gaulle ottenne anch'esse alla fine del 1941.<ref>Martin Thomas, "Deferring to Vichy in the Western Hemisphere: The St. Pierre and Miquelon Affair of 1941," ''International History Review'' (1997) 19#4 pp&nbsp;809–835.[http://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/07075332.1997.9640805#.UcdqXJyDnsg online]</ref>
 
Quando inglesi ed americani sbarcarono in Francia nel giugno del 1944 de Gaulle capeggiò il governo in esilio di base a Londra, ma continuò a creare problemi diplomatici agli Stati Uniti ed al Regno Unito. Si rifiutò di permettere ai soldati francesi di sbarcare nel D-Day ed insistette perché la Francia fosse trattata al rango di grande potenza dagli Alleati, oltre al fatto di ritenersi lui stesso capo di stato. Churchill, incastrato tra gli Stati Uniti e de Gaulle, tentò di trovare un compromesso.<ref name="Milton Viorst 1967"/><ref name="David G. Haglund 2007"/> Gli Stati Uniti ed il Regno Unito permisero a de Gaulle di marciare per primo nella Parigi liberata alla testa delle sue truppe dopo l'abbandono dei tedeschi.<ref>Jean Lacouture, ''DeGaulle: The Rebel, 1890–1944'' (1990) pp&nbsp;515–27</ref>
 
==Neutrali==
I principali paesi neutrali furono [[Neutralità irlandese nel corso della seconda guerra mondiale|Irlanda]], [[Portogallo]], [[Spagna]], [[Svezia durante la seconda guerra mondiale|Svezia]], [[Svizzera]] e [[Turchia]].<ref>Neville Wylie, ''European Neutrals and Non-Belligerents During the Second World War'' (2002).</ref>
 
L'Unione Sovietica fu ufficialmente neutrale sino al giugno del 1941 in Europa, e sino all'agosto del 1945 in Asia, quando attaccò il Giappone in collaborazione con gli Stati Uniti.
 
===America Latina===
Gli Stati Uniti, illudendosi, credevano che la Germania avesse un piano per sovvertire e prendere il controllo di gran parte dell'economia del Sud America. Washington fece dell'attività anti-nazista una sua priorità nella regione. Dal luglio del 1941, il presidente Franklin Delano Roosevelt autorizzò la creazione dell'[[Office of the Coordinator of Inter-American Affairs]] (OCIAA) in risposta alla propaganda nazista ed italiana nell'America Latina. Attraverso l'uso dei nuovi mezzi di comunicazione (film e trasmissioni radio) negli Stati Uniti, Roosvelt adottò una [[politica di buon vicinato]], promuovendo il [[pan-americanismo]] prevenendo un'ostilità militare in America Latina attraverso la [[diplomazia culturale]].<ref>Media Sound & Culture in Latin America. Editors: Bronfman, Alejanda & Wood, Andrew Grant. University of Pittsburgh Press, Pittsburg, PA, USA, 2012, Pgs. 41-54 {{ISBN|978-0-8229-6187-1}} [https://books.google.com/books?id=ehN4sM0Xy_UC&pg=PA49&lpg=PA49&dq=Alfredo+Antonini+Elsa+Miranda&source=bl&ots=0QO5CA2OqH&sig=hFsApCcT681beYgWl_JZnVvINZ4&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwi3nbSWnpTWAhVE34MKHReZCrsQ6AEIQzAK#v=onepage&q=Alfredo%20Antonini%20Elsa%20Miranda&f=false books.google.com See Pgs. 41-54]</ref><ref>Anthony, Edwin D. Records of the Office of Inter-American Affairs. National Archives and Record Services - General Services Administration, Washington D.C., 1973, P. 1-8 Library of Congress Catalog No. 73-600146 [https://www.archives.gov/files/research/foreign-policy/related-records/rg-229-inter-american-affairs.pdf Records of the Office of Inter-American Affairs at the U.S. National Archive at www.archives.gov]</ref> Tre paesi aderirono attivamente agli sforzi di guerra, mentre altri passivamente ruppero le relazioni o nominalmente dichiararono guerra.<ref>Errol D. Jones, ''World War II and Latin America,'' in Loyd Lee, ed. ''World War II in Europe, Africa, and the Americas, with General Sources: A Handbook of Literature and Research'' (1997) pp&nbsp;415–37</ref> Cuba dichiarò guerra nel dicembre del 1941 e venne attivamente utilizzata per difendere il Canale di Panama. Non inviò ad ogni modo delle forze in Europa. Il Messico dichiarò guerra alla Germania nel 1942 dopo che dei sottomarini affondarono un trasporto messicano che trasportava petrolio non lavorato diretto verso gli Stati Uniti. Inviò uno squadrone di 300 uomini contro il Giappone nel 1945.<ref>Thomas M. Leonard, and John F. Bratzel, eds. ''Latin America During World War II'' (2007)</ref> Il Brasile dichiarò guerra alla Germania ed all'Italia il 22 agosto 1942 ed inviò 25.700 fanti che combatterono principalmente sul fronte italiano, dal settembre del 1944 al maggio del 1945. La sua marina e la sua aviazione combatterono principalmente nell'Oceano Atlantico.<ref>[[Frank D. McCann]], "Brazil, the United States, and World War II," ''Diplomatic History'' (1979) 3#1 pp&nbsp;59–76.</ref>
 
====Argentina====
{{vedi anche|Argentina nella seconda guerra mondiale}}
L'Argentina ospitò una forte presenza ben organizzata di elementi favorevoli al nazismo già prima della guerra che era controllata dalla Germania tramite il locale ambasciatore tedesco. Brasile, Cile e Messico avevano movimenti di molto inferiori se comparati a quello argentino.<ref>Jürgen Müller, ''Nationalsozialismus in Lateinamerika: Die Auslandsorganisation der NSDAP in Argentinien, Brasilien, Chile und Mexiko, 1931–1945'' (1997) 567pp.</ref> La politica estera americana collaborava per unire tutta l'America Latina in una coalizione contro la Germania, ma l'Argentina si dimostrò riluttante e gli Stati Uniti dovettero agire pesantemente sul governo argentino. Gli americani infatti si opposero al [[Colpo di stato in Argentina del 1943|colpo di stato militare del 1943]]. Le relazioni tra i due paesi peggiorarono ulteriormente al punto che Washington considerò la possibilità di isolare diplomaticamente ed economicamente l'Argentina e tentò invano di tenerla fuori dalle Nazioni Unite nel 1945. Gli storici sono oggi concordi sul fatto che la supposta affinità tra Argentina e Germania sia stata troppo esagerata dalla storiografia.<ref>Randall B. Woods. Hull and Argentina: Wilsonian Diplomacy in the Age of Roosevelt, Journal of Interamerican Studies and World Affairs (1974) 16#3 pp.&nbsp;350–371 [https://www.jstor.org/stable/174890 in JSTOR]</ref>
 
Il governo argentino rimase neutrale sino agli ultimi giorni della guerra ma tollerò d'altro canto l'accoglienza di ex capi della Germania nazista provenienti anche dal Belgio e dalla Francia di Vichy dopo il 1945. D'altro canto iniziò a crescere una [[ODESSA|teoria di cospirazione]] secondo la quale i nazisti emigrati in Argentina sarebbero stati davvero moltissimi con un apporto notevole di oro nel paese ospitante. Gli storici hanno oggi dimostrato che sia l'oro che i nazisti presenti in Argentina furono probabilmente molto pochi, ma ancora oggi il mito sopravvive.<ref>Ronald C. Newton, ''The "Nazi Menace" in Argentina, 1931–1947'' (Stanford U.P., 1992)</ref><ref>Daniel Stahl, "Odessa und das 'Nazigold' in Südamerika: Mythen und ihre Bedeutungen' ["Odessa and "Nazi Gold" in South America: Myths and Their Meanings"] ''Jahrbuch fuer Geschichte Lateinamerikas'' (2011), Vol. 48, pp&nbsp;333–360.</ref>
 
===Stati baltici===
{{vedi anche|Occupazione degli stati baltici}}
Malgrado la dichiarazione di neutralità gli stati baltici vennero segretamente assegnati alla [[sfera d'influenza]] sovietica col [[patto Molotov–Ribbentrop]] e successivamente occupati dall'Unione Sovietica e dalla Germania nazista. Le [[Legazioni baltiche (1940–91)|legazioni diplomatiche]] continuarono a rappresentare gli stati baltici durante tutto il periodo della guerra. Gli Stati Uniti non riconobbero mai né il controllo dei tedeschi né quello dei russi sull'area.
 
===Irlanda===
{{vedi anche|Neutralità irlandese nella seconda guerra mondiale}}
L'Irlanda tentò di mantenersi strettamente neutrale nel corso della guerra e si rifiutò di permettere alla Gran Bretagna di utilizzare le sue basi militari. Ad ogni modo ebbe notevoli esportazioni a favore del Regno Unito e diversi furono pure i volontari che entrarono nelle forze armate britanniche.<ref>Robert Fisk, ''In Time of War: Ireland, Ulster and the Price of Neutrality 1939–1945'' (1996)</ref>
 
===Portogallo===
{{vedi anche|Portogallo nella seconda guerra mondiale}}
[[Image:LocationAzores.png|400px|thumb|Le Isole Azzorre]]
Il Portogallo controllava le strategiche e vitali isole Azzorre nell'Atlantico, e sia la Gran Bretagna che gli Stati Uniti avevano aderito alla cosiddetta [[Operazione Alacrity]], un piano per invaderle se necessario. Il Portogallo sebbene in alleanza con l'Inghilterra era ufficialmente neutrale; il suo maggior successo fu quello di evitare l'invasione tedesca. Il suo dittatore [[António de Oliveira Salazar|Salazar]] collaborò con gli inglesi e vendette loro gomma e [[tungsteno]].<ref>William Gervase Clarence-Smith, "The Portuguese Empire and the 'Battle for Rubber' in the Second World War," ''Portuguese Studies Review'' (2011), 19#1 pp&nbsp;177–196</ref> Alla fine del 1943 permise agli Alleati di porre nel territorio delle Azzorre delle basi aeree per contrastare i sottomarini tedeschi nell'Atlantico. Aiutò nel contempo la Spagna ad evitare che i tedeschi potessero prendere il controllo dello stato. Il tungsteno fu il principale prodotto di esportazione e venne venduto nel contempo anche alla Germania; tale commercio con la Germania nazista ad ogni modo si bloccò completamente nel giugno del 1944, temendo che la Germania volesse invadere il Portogallo.<ref>Douglas L. Wheeler, "The Price of Neutrality: Portugal, the Wolfram Question, and World War II," ''Luso-Brazilian Review'' (1986) 23#1 pp&nbsp;107–127 and 23#2 pp&nbsp;97–111</ref><ref>Donald G. Stevens, "World War II Economic Warfare: The United States, Britain, and Portuguese Wolfram." ''Historian ''61.3 (1999): 539-556.</ref> Salazar lavorò per riottenere il controllo di Timor Est dopo che i giapponesi l'avevano conquistata.<ref>Sonny B. Davis, "Salazar, Timor, and Portuguese Neutrality in World War II," ''Portuguese Studies Review'' (2005) 13#1 pp&nbsp;449–476.</ref> Accolse diverse migliaia di ebrei rifugiati. Lisbona mantenne connessioni aeree regolari con la Gran Bretagna e con gli Stati Uniti, fu base per diverse missioni di spionaggio e venne utilizzata come città-base per la Croce Rossa Internazionale. I [[quaccheri]] ed altri gruppi pacifisti la utilizzarono come base di accoglienza per i loro rifugiati.<ref>William Howard Wriggins, ''Picking up the Pieces from Portugal to Palestine: Quaker Refugee Relief in World War II'' (2004).</ref>
 
===Spagna===
{{vedi anche|Spagna nella seconda guerra mondiale}}
[[File:Bundesarchiv Bild 183-L15327, Spanien, Heinrich Himmler bei Franco.jpg|right|thumb|I leaders nazisti (da sinistra) [[Karl Wolff]] e [[Heinrich Himmler]] incontrano il dittatore spagnolo [[Francisco Franco]] ed il suo ministro degli esteri [[Ramón Serrano Súñer|Serrano Súñer]] a Madrid, ottobre 1940.]]
I capi nazisti cercarono per diverso tempo di persuadere il [[regime di Franco]] ad entrare in guerra ed a permettere così all'esercito tedesco di marciare su [[Gibilterra]]. Gli iniziali contatti risultarono futili. Franco aveva sicuramente delle simpatie per i nazisti, ma rimase empaticamente neutrale. Franco ad ogni modo si trovò a dover ripagare Germania e Italia per il supporto durante la [[guerra civile spagnola|guerra civile]] per l'aiuto militare ottenuto.<ref>Michael Mazower, ''Hitler's Empire, Nazi rule in Occupied Europe'' (2009) pp.&nbsp;114–5, 320</ref> Venne quindi costretto a vendere alla Germania dei rifornimenti, in particolare [[tungsteno]], difficile da trovare sul suolo spagnolo. Formò inoltre la [[Blue Division]] composta da 45.000 volontari che combatterono esclusivamente sul fronte orientale.
 
La Spagna si proclamò ad ogni modo sempre neutrale e commerciò anche con gli Alleati. La Germania aveva interesse nell'assediare liberamente la fortezza chiave di Gibilterra che controllava l'accesso al mediterraneo e che si trovava da secoli nelle mani degli inglesi, ma Franco pose il suo esercito al confine con la Francia per dissuadere la Germania dall'occupare la Penisola Iberica. Franco dispose tutto il suo pragmatismo e tutta la sua determinazione in favore del solo interesse della Spagna, sia davanti alle pressioni economiche degli Alleati sia davanti alle richieste militari dell'Asse, sfruttando l'isolamento geografico della Spagna. Col progredire della guerra la sua linea divenne ancora più dura nei confronti della Germania e più accomodante verso gli Alleati.<ref>Stanley G. Payne, ''Franco and Hitler: Spain, Germany, and World War II'' (2009) [https://www.amazon.com/Franco-Hitler-Spain-Germany-World/dp/0300151225/ excerpt and text search]</ref>
 
===Svezia===
{{vedi anche|Svezia nella seconda guerra mondiale}}
[[File:Tiger295.jpg|right|frame|'''[[En svensk tiger]]''', un famoso poster della seconda guerra mondiale che ricorda agli svedesi di prestare attenzione ad eventuali spie che si nascondano dietro chi fa troppe domande.]]
La Svezia rimase neutrale nel corso della guerra, evitando il fato dei suoi vicini, la Norvegia occupata e la Finlandia sconfitta. La storiografia dominante svedese per decenni dopo la guerra ignorò completamente anche la seconda guerra mondiale quasi nel tentativo di esorcizzarne gli effetti che pure aveva avuto sulla popolazione svedese. La Svezia fu neutrale ma collaborò con la Germania per la propria sopravvivenza, facendo ai nazisti vaste concessioni commerciali di fronte ad un'imminente minaccia. La Germania abbisognava del ferro svedese.<ref>John Gilmour, ''Sweden, the Swastika, and Stalin: The Swedish Experience in the Second World War'' (2011) pp&nbsp;270–71 [https://www.questia.com/library/120075612/sweden-the-swastika-and-stalin-the-swedish-experience online]</ref> La nazione era governata all'epoca da un governo di unità nazionale che includeva tutti i principali partiti del ''Riksdag''. I personaggi chiave di questo periodo furono il primo ministro [[Per Albin Hansson]] ed il ministro degli esteri [[Christian Günther]]. [[Gustavo V di Svezia|Re Gustavo V]] aveva delle tendenze pro-naziste che il governo però seppe mantenere entro i confini.
 
===Svizzera===
{{vedi anche|Svizzera nelle guerre mondiali}}
La Svizzera nel secondo conflitto mondiale fu neutrale ma commerciò con ambo le parti. Mobilitò il suo esercito per difendersi da qualsiasi invasione. I [[Operazione Tannenbaum|tedeschi effettivamente elaborarono un piano]] per invadere la Svizzera ma poi non lo misero mai fisicamente in pratica.<ref>Klaus Urner, ''Let's Swallow Switzerland: Hitler's Plans against the Swiss Confederation'' (2001)</ref> Tagliata fuori dagli Alleati, la Svizzera commerciò perlopiù con i tedeschi e le banche svizzere favorirono i nazisti consentendo loro di avere un luogo ove stoccare i risultati delle loro razzie. Gli svizzeri dipendevano del resto dalla Germania per l'importazione di cibo e carburante. Producendo strumenti ed armi di alta precisione (catene diamantate e cronografi tra le altre cose) la Gran Bretagna se ne servì su vasta scala.<ref>Neville Wylie, "British Smuggling Operations from Switzerland, 1940–1944," ''Historical Journal'' (2005) 48#5 pp. 1077–1102 [https://www.jstor.org/stable/4091649 in JSTOR]</ref> La Svizzera divenne un centro per spie e per lo spionaggio.<ref>Stephen Halbrook, ''Swiss and the Nazis: How the Alpine Republic Survived in the Shadow of the Third Reich'' (2010) ch 12</ref>
 
Le banche svizzere pagarono 1.3 bilioni di franchi svizzeri per ottenere dell'oro dalla Germania; la Germania utilizzò i franchi per comprare rifornimenti nel mercato globale. Ad ogni modo gran parte dell'oro venne poi razziato durante la guerra dagli Alleati in Svizzera. Nel 1947 la Svizzera pagò 250.000.000 di franchi in cambio dell'ottenimento di un ruolo primario nelle transazioni di oro in Europa.<ref>{{cite book|author=William Z. Slany|title=US and Allied Efforts to Recover and Restore Gold and Other Assets Stolen Or Hidden by Germany During World War II|url=https://books.google.com/books?id=1dRKMeIM6EcC&pg=PA100|year=1997|publisher=DIANE Publishing|page=100}}</ref>
 
La Svizzera accolse 48.000 rifugiati durante la guerra, di cui 20.000 erano ebrei. Riconobbe inoltre a 40.000 lo status di rifugiati.<ref>{{cite book|author=Georg Kreis|title=Switzerland and the Second World War|url=https://books.google.com/books?id=Qe92SCpUBM8C&pg=PT132|year=2013|publisher=Routledge|pages=132–33}}</ref><ref>Halbrook, ''Swiss and the Nazis'' ch 9</ref>
 
Il ruolo della Svizzera nei confronti della Germania nazista riemerse in maniera molto controversa negli anni '90 del Novecento.<ref>Angelo M. Codevilla, ''Between the Alps and a Hard Place: Switzerland in World War II and the Rewriting of History'', (2013) [https://www.amazon.com/Between-Alps-Hard-Place-ebook/dp/B00BY6TRB2/ estratto del testo]</ref> Lo storico Wylie disse a tal proposito che la "Svizzera era stata condannata alla sua parte di guerra. Venne accusata di aver sottaciuto il genocidio, rifiutandosi di concedere asilo politico alle vittime di Hitler, di aver favorito con le proprie banche l'economia di guerra nazista e di aver approfittato delle sporche azioni di Hitler appropriandosi dei beni preziosi di quanti morivano nei campi di concentramento."<ref>{{cite book|author=Neville Wylie|title=Britain, Switzerland, and the Second World War|url=https://books.google.com/books?id=XoZ75_E3fpMC&pg=PA2|year=2003|publisher=Oxford U.P.|page=2}}</ref><ref>Adam LeBor, ''Tower of Basel: The Shadowy History of the Secret Bank that Runs the World'' (2013)</ref> Sull'altro fronte, Churchill disse al suo ministro degli esteri alla fine del 1944:
:"Di tutti gli stati neutrali, la Svizzera è quella che più si è distinta. E' stata l'unica forza internazionale di collegamento tra noi e le forze nemiche. A chi importa se ha favorito più noi che i tedeschi a livello commerciale per mantenersi semplicemente in vita? E' rimasta uno stato democratico, difendendosi tra le montagne, indipendentemente dal pensiero, dalla razza."<ref>{{cite book|author=Christian Leitz|title=Nazi Germany and neutral Europe: during the Second World War|url=https://books.google.com/books?id=147g760AE9cC&pg=PA175|year=2000|publisher=Manchester U.P,|page=175}}</ref>
 
===Turchia===
{{vedi anche|Storia della Repubblica di Turchia}}
[[File:Roosevelt Inönü and Churchill in Cairo cph.3b15312.jpg|thumb|[[Franklin D. Roosevelt|Roosevelt]], [[Ismet Inönü|Inönü]] della Turkey e [[Winston Churchill|Churchill]] alla Seconda Conferenza del Cairo che ivi si tenne tra il 4 ed il 6 dicembre 1943.]]
La Turchia rimase neutrale nella guerra, ma siglò un trattato con Regno Unito e Francia nell'ottobre del 1939 secondo il quale gli Alleati avrebbero dovuto difendere la Turchia se la Germania l'avesse attaccata. L'accordo venne siglato dietro prestito della somma di 41.000.000 di dollari. La minaccia di una invasione vi fu nel 1941 ma alla fine non ebbe luogo ed Ankara si rifiutò di cedere alle richieste dei tedeschi di consentire l'attraversamento del proprio territorio per giungere in Siria o in Russia. La Germania era stata il principale partner commerciale della Turchia prima della guerra e pertanto anche la Turchia continuò a commerciare con ambo i fronti. Gli Alleati tentarono di fermare il commercio con la Germania (in particolare la vendita di [[cromo]]) senza riuscirvi. A partire dal 1942 gli Alleati diedero aiuto militare alla Turchia chiedendo se possibile la dichiarazione di guerra congiunta. Il presidente della Turchia conferì con Roosevelt e con Churchill alla [[Conferenza del Cairo]] nel novembre del 1943, e promise di entrare in guerra qualora fosse stato rifornito di armi appieno. Dall'agosto del 1944, con la Germania sull'orlo della sconfitta, la Turchia decise di interrompere le proprie relazioni. Nel febbraio del 1945, dichiarò guerra alla Germania ed al Giappone, mossa simbolica che consentì poi alla Turchia di entrare a far parte delle Nazioni Unite. Nel frattempo, peggiorarono anche le relazioni con Mosca, sulla base della [[Dottrina Truman]] del 1947 e per l'inizio della Guerra Fredda.<ref>Erik J. Zurcher, ''Turkey: A Modern History'' (3rd ed. 2004) pp&nbsp;203–5</ref><ref>A. C. Edwards, "The Impact of the War on Turkey," ''International Affairs'' (1946) 22#3 pp.&nbsp;389–400 [https://www.jstor.org/stable/3017044 in JSTOR]</ref>
 
==Asse==
{{vedi anche|Potenze dell'Asse}}
[[File:Second world war europe animation small.gif|thumb|300px|right|Animazione sul teatro di guerra europeo.]]
I dittatori di Germania ed Italia, rispettivamente Hitler e Mussolini, ebbero tra loro diverse conferenze. Nessuno dei due incontrò mai i leaders giapponesi. L'ambasciatore giapponese in Germania gestì gran parte dei negoziati tra Germania e Giappone, ma i suoi messaggi in codice vennero in gran parte intercettati e decriptati dagli Stati Uniti a partire dal 1941. Gli Stati Uniti li condivisero quindi con il Regno Unito, rivelando così importanti piani dei tedeschi.<ref>Carl Boyd, ''Hitler's Japanese Confidant: General Oshima Hiroshi and Magic Intelligence, 1941–1945'' (2002)</ref>
 
===Germania===
La politica estera della Germania durante la guerra prevedette la creazione di un governo alleato sotto il diretto o indiretto controllo di Berlino. L'obbiettivo principale era di ottenere dei soldati dai principali alleati (tra cui Italia ed Ungheria) e milioni di lavoratori per ampliare i propri rifornimenti di cibo come nel caso della [[Francia di Vichy]].<ref>Mark Mazower, ''Hitler's Empire: How the Nazis Ruled Europe'' (2009) ch 9</ref> Alla fine del 1942, vi erano 24 divisioni militari dalla Romania e dal fronte orientale, 10 dall'Italia e 10 dall'Ungheria al servizio della Germania nazista.<ref>Gerhard L. Weinberg, ''A World at Arms: A Global History of World War II'' (2005) p 414</ref> Quando un paese non era più utile, la Germania era solita assumerne il pieno controllo, come fece con la Francia nel 1942, con l'Italia nel 1943 e con l'Ungheria nel 1944. Il pieno controllo permetteva ai nazisti anche di portare avanti la decimazione della popolazione ebrea degli stati occupati. Anche se il Giappone era ufficialmente una potenza alleata dell'Asse, le relazioni con esso furono distanti sia geograficamente sia come mentalità, al punto che ad esempio la Germania si rifiutò di condividere la formula segreta per realizzare del petrolio sintetico dal carbone sino alla fine della guerra.<ref>{{cite book|author=Bernd Martin|title=Japan and Germany in the Modern World|url=https://books.google.com/books?id=7_jBOpYASMQC&pg=PA280|year=2005|publisher=Berghahn Books|pages=279–80}}</ref>
 
[[File:Bundesarchiv Bild 102-10460, Adolf Hitler, Rednerposen.jpg|left|thumb|<center>Hitler durante un discorso</center>]]
DiNardo suggerì che la politica estera della Germania in Europa non fu funzionale in quanto Hitler trattò ciascun alleato separatamente e si rifiutò ''de facto'' di creare una sorta di staff combinato per sincronizzare politiche, armamenti e strategie. Italia, Finlandia, Romania e Ungheria, ciascuno stato interagiva in maniera indipendente con Berlino e non coordinò mai le proprie attività con gli altri. La Germania era riluttante a condividere le proprie tecnologie e persino ad istruire ufficiali provenienti dall'estero. Vi furono ad ogni modo alcune eccezioni come ad esempio la stretta collaborazione tra forze tedesche e italiane in Nord Africa.<ref>Richard L. DiNardo, "The dysfunctional coalition: The axis powers and the eastern front in World War II," ''Journal of Military History'' (1996) 60#4 pp&nbsp;711–730</ref><ref>Richard L. DiNardo, ''Germany and the Axis Powers: From Coalition to Collapse'' (2005)</ref>
 
====Hitler====
[[Hitler]] dedicò gran parte della propria attenzione durante la guerra all'esercito ed alle questioni diplomatiche. Frequentemente incontrò capi di stato e di governo esteri, come il famoso incontro avvenuto il 10 gennaio 1943 col premier rumeno maresciallo [[Ion Antonescu]], coi principali generali di ambo le parti. Il 9 agosto 1943, Hitler convocò lo zar [[Boris III di Bulgaria]] ad un meeting nel quale gli chiese di dichiarare congiuntamente guerra alla Russia. Lo zar si rifiutò, ma fu d'accordo nel dichiarar guerra alla più distante Inghilterra. Lo zar morì tre settimane dopo a causa di un infarto, anche se qualcuno parlò di avvelenamento.<ref>''Facts on File World News Digest'' (August 31, 1943)</ref>
 
====Lavori forzati====
{{vedi anche|Lavori forzati sotto il governo tedesco nella seconda guerra mondiale}}
La politica tedesca era di non utilizzare o costruire fabbriche nella parte occupata dell'Europa orientale ma di spostare piuttosto milioni di lavoratori nelle fabbriche e nelle fattorie tedesche.<ref>Mark Mazower, ''Hitler's Empire: How the Nazis Ruled Europe'' (2008) ch 9</ref> Alcuni vennero costretti, altri partirono volontariamente, altri furono prigionieri di guerra. Guardati a vista, disponevano di poco cibo e di scarsi alloggi ed erano trattati con durezza. Il loro morale era molto basso.<ref>Ulrich Herbert, ''Hitler's Foreign Workers: Enforced Foreign Labour in Germany Under the Third Reich'' (1997)</ref> Al picco massimo le forze di lavoro forzato costituivano il 20% della forza lavoro totale della Germania. Contando i morti, circa 15.000.000 di individui vennero costretti a lavorare forzatamente per la Germania durante la guerra. In gran parte provenivano dalla Polonia, dalla Russia e dalle aree dell'est; tutti i sopravvissuti rimpatriarono alla fine della guerra.<ref>Panikos Panayi, "Exploitation, Criminality, Resistance. The Everyday Life of Foreign Workers and Prisoners of War in the German Town of Osnabrück, 1939–49," ''Journal of Contemporary History'' (2005) 40#3 pp.&nbsp;483–502 [https://www.jstor.org/stable/30036339 in JSTOR]</ref><ref>[[Adam Tooze]], ''The Wages of Destruction'' (2007) pp. 476–85, 538–49.</ref> La Francia di Vichy fu uno dei pochi paesi che fu in grado di influenzare la politica tedesca, tentando di proteggere seppur dall'esterno i diritti dei propri 2.000.000 di lavoratori impiegati in Germania come prigionieri di guerra.<ref>{{cite book|author=Michael Curtis|title=Verdict on Vichy: Power and Prejudice in the Vichy France Regime|url=https://books.google.com/books?id=a_1YIAcVKqkC&pg=PT141|year=2002|publisher=Skyhorse|page=141}}</ref>
 
====Le minacce alla Polonia====
Nel gennaio del 1934 la Germania siglò un patto di non aggressione con la Polonia seguito da un altro trattato alla fine dell'anno. In primavera Hitler ponderò a lungo la possibilità di costituire un'alleanza militare con la Polonia.<ref>T. Snyder, ''Bloodlands, Europe between Hitler and Stalin, Vintage'', (2011). p. 65</ref> Tra il 1919 ed il 1939 la Polonia perseguì una politica bilanciata tra l'Unione Sovietica e la Germania nazista ed ottenne dei trattati di non aggressione con ambo le parti.<ref>Anna M. Cienciala, "The Foreign Policy of Józef Pi£sudski and Józef Beck, 1926–1939: Misconceptions and Interpretations," ''The Polish Review'' (2011) 56#1 pp&nbsp;111–151 [https://www.jstor.org/stable/41549951 in JSTOR]</ref>
 
All'inizio del 1939 Hitler chiese alla Polonia di aderire al suo [[patto anti-comintern]] per assistere la Germania nel suo piano di invadere l'Unione Sovietica.<ref>John Lukacs, ''The Last European War: September 1939 - December 1941'' p. 31</ref> Steiner disse che Hitler "era intenzionato a creare l'accordo col colonnello Beck, il potente ministro degli esteri della Polonia, che avrebbe portato Danzica ed il "corridoio polacco" ancora nelle mani del ''Reich'' mantenendosi in termini amichevoli con la Polonia."<ref>{{cite book|author=Zara Steiner|title=The Triumph of the Dark:European International History 1933–1939|url=https://books.google.com/books?id=nKOhFJFPI54C&pg=PR6-IA26|year= 2011|publisher=Oxford University Press|pages=690–92}}</ref> Hitler offrì alla Polonia un nuovo patto di non aggressione ed il riconoscimento delle proprie frontiere se avesse permesso agli abitanti tedeschi di Danzica di fare ritorno in Germania e di concedere del territorio che permettesse alla Germania propriamente detta di collegarsi a Danzica ed alla Prussia orientale attraverso l territorio polacco. La Polonia rifiutò la proposta.<ref>Halik Kochanski, ''The Eagle Unbowed: Poland and the Poles in the Second World War'' (2012) pp.&nbsp;34–93</ref> Per la Polonia questo rifiuto significava la perdita dell'indipendenza; Danzica non era il primo obbiettivo dei tedeschi.<ref>{{cite book|author=Gerhard L. Weinberg|title=A World at Arms: A Global History of World War II|url=https://books.google.com/books?id=xlsrAxuWekQC&pg=PA32|year=2005|page=32}}</ref> Dal marzo di quello stesso anno Hitler rifiutò di fare altre proposte ai polacchi ed in aprile iniziò a pianificare un'invasione.<ref>{{cite book|author=Ian Kershaw|title=Hitler, 1936–1945: Nemesis|url=https://books.google.com/books?id=B5fJYMxufVcC&pg=PA190|year=2001|publisher=W W Norton |page=190}}</ref>
 
La Polonia aveva diversi stati amici sul piano internazionale.<ref>Zara Steiner, ''The Triumph of the Dark: European International History, 1933–1939'' (2011) pp&nbsp;690–92, 738-41</ref> Alla fine di marzo del 1939 Gran Bretagna e Francia annunciarono che se la Germania avessero invaso la Polonia essi stessi avrebbero dichiarato guerra ai tedeschi. Ad ogni modo, in termini di aiuti militare alla Polonia, ciascuna potenza realizzò di poter fare molto poco se la Germania avesse invaso la Polonia e la "resistenza polacca sarebbe collassata già dai primi stadi della guerra". Nel contempo "si pensava ad una maggiore offensiva da ovest."<ref>{{cite book|author=Donald Cameron Watt|title=How war came: the immediate origins of the Second World War, 1938–1939|url=https://books.google.com/books?id=o-tmAAAAMAAJ|year=1989}}</ref> La speranza dei polacchi e degli alleati era quella che una guerra in contemporanea su due fronti sarebbe stato un valido deterrente per la Germania. Hitler credeva che Regno Unito e Francia stessero bluffando, ma dall'agosto di quello stesso anno cercò segretamente di risolvere il problema sovietico con la conclusione di un accordo con Stalin, il quale prevedette tra le altre cose una spartizione della Polonia con la Russia.<ref>Richard Overy, ''The Road to War: the Origins of World War II'' (1989) pp&nbsp;1–20</ref> Inglesi e francesi diedero prova di non stare bluffando dichiarando guerra alla Germania quando decise infine di invadere la Polonia il 1 settembre, ma la loro posizione d'aiuto risultò comunque pressoché nulla.
 
La Polonia aveva un esercito di un milione di uomini, ma cadde poco dopo per la mancanza di adeguata leadership, di allenamento e di equipaggiamento. Il budget militare polacco era circa il 2% di quello della Germania; il comandante generale dell'esercito polacco, il maresciallo Smigly-Rydz, si dimostrò più volte impreparato.<ref>Kochanski, ''The Eagle Unbowed'' (2012) p 52</ref> L'[[Armata Rossa]] sovietica [[Invasione sovietica della Polonia|invase quindi la Polonia]] senza una formale dichiarazione di guerra il 17 settembre 1939, immediatamente dopo fine la guerra non dichiarata tra l'Unione Sovietica e l'[[Impero giapponese]] nelle [[battaglie di Khalkhin Gol]] (Nomonhan). La Polonia ne risultò divisa tra Germania e Unione Sovietica.
 
====Gruppi fascisti nel mondo====
Durante la guerra, la Germania nazista coltivò delle relazioni con fascisti e gruppi di estrema destra anche nei territori neutrali o controllati dagli Alleati come la ''[[Ossewabrandwag]]'', un'organizzazione paramilitare africana che si rifaceva come ideologia al partito nazista.
 
===Italia===
{{vedi anche|Storia dell'Italia|Repubblica Sociale Italiana}}
La politica di Hitler si dimostrò da subito molto vicina a [[Benito Mussolini]], dittatore fascista italiano, nella speranza che egli sarebbe rimasto almeno neutrale ed avrebbe permesso i piani d'espansione di Hitler.<ref>Philip Morgan, ''The Fall of Mussolini: Italy, the Italians, and the Second World War'' (2007)</ref> Ad ogni modo, nel maggio del 1939, Mussolini decise addirittura di aderire alle potenze dell'Asse a fianco della Germania, siglando il [[Patto d'Acciaio]]. Quando la Francia era sul punto di collassare, Mussolini entrò in guerra e ne ottenne qualche bottino di guerra. Il ruolo dell'Italia fu sicuramente quello della marina che era in grado di competere con quella inglese nel Mediterraneo. Roosevelt denunciò la mossa: "In questo decimo giorno di giugno del 1940, le mani che stringono il pugnale l'hanno affondato nella sciena del loro vicino." <ref>Langer and Gleason, ''Challenge to Isolation,'' 1:460-66, 502-8</ref>
[[File:Italian social republic map.png|Thumb|right|250px|La Repubblica Sociale Italiana (RSI) nel 1943 in giallo e verde. Le aree in verde furono le aree delle operazioni militari tedesche sotto la diretta amministrazione della Germania.]]
 
L'Italia era poco preparata alla guerra e cadde sempre più sotto l'influenza nazista.<ref>MacGregor Knox, ''Common Destiny: Dictatorship, Foreign Policy, and War in Fascist Italy and Nazi Germany'' (2000)</ref> Gli sforzi militari dell'Italia in Egitto, Grecia, Etiopia e Jugoslavia,<ref>H. James Burgwyn, ''Empire on the Adriatic: Mussolini's Conquest of Yugoslavia, 1941–1943'' (2005)</ref> spinsero spesso la Germania a intervenire per salvare il suo alleato. Dopo che gli Alleati ebbero invaso e preso la Sicilia ed il sud Italia nel 1943, il regime collassò. Mussolini venne arrestato ed il re nominò il generale [[Pietro Badoglio]] al ruolo di nuovo primo ministro. La nuova Italia [[armistizio di Cassibile|cambiò fronte]], aderendo agli Alleati e bandendo ufficialmente il Partito Fascista. Ad ogni modo la Germania decise di muoversi, occupando tutta l'Italia a nord di Napoli. I tedeschi riuscirono a recuperare Mussolini e Hitler lo instaurò in uno stato fantoccio noto col nome di [[Repubblica Sociale Italiana]], spesso chiamata Repubblica di Salò; ne risultò una [[guerra civile italiana|guerra civile]]. La Germania si fece strada a fatica attraverso le montagne Italiane che erano l'unica opportunità difensiva della penisola in quel contesto.<ref>D. Mack Smith, ''Modern Italy: A Political History'' (1997) [https://www.questia.com/read/7696309?title=Italy%3a%20A%20Modern%20History online]</ref>
 
Il Regno Unito nel 1944 temeva che l'Italia sarebbe divenuta uno stato comunista sotto l'influenza sovietica. Abbandonò il proprio concetto di egemonia inglese sull'Italia e lo sostituì con una politica di supporto ad un'Italia indipendente sotto un'alta influenza americana.<ref>Moshe Gat, "The Soviet Factor in British Policy towards Italy, 1943–1945," ''Historian'' (1988) 50#4 pp&nbsp;535–557</ref>
 
===Balcani===
{{vedi anche|Campagna dei Balcani|Jugoslavia|Ungheria}}
[[File:Balkan boundary changes 1938 to 1941.jpg|thumb|350px]]
Hitler, preparandosi ad invadere l'Unione Sovietica, variò i propri obiettivi per assicurarsi che il fianco sud e quello balcanico fossero sicuri. La Romania si trovava sotto pesanti pressioni e venne costretta a cedere più di 100 km quadrati di territorio con 4.000.000 di abitanti a URSS, Ungheria e Bulgaria; le truppe tedesche si portarono a proteggere i vitali pozzi petroliferi (unica importante fonte di petrolio per la Germania). La Romania siglò un patto con l'Asse e divenne un alleato della Germania (novembre 1940).<ref>Dennis Deletant, ''Hitler's Forgotten Ally: Ion Antonescu and his Regime, Romania, 1940–1944'' (2006)</ref> Allo stesso modo si comportarono Ungheria (novembre 1940) e Bulgaria (marzo 1941).<ref>Joseph Held, ed. ''The Columbia History of Eastern Europe in the Twentieth Century'' (1992)</ref><ref>Ernst L. Presseisen, "Prelude to 'Barbarossa': Germany and the Balkans, 1940–1941," ''Journal of Modern History'' (1960) 32#4 pp.&nbsp;359–370 [https://www.jstor.org/stable/1872611 in JSTOR]</ref>
 
====Grecia====
[[File:Contre-Offens Grèce Italie es.svg|thumb|Controffensiva greca contro l'Albania controllata dagli italiani, fine del 1940.]]
{{vedi anche|Storia della Grecia|Storia militare della Grecia nella seconda guerra mondiale|Resistenza greca|Battaglia di Grecia}}
Nella primavera del 1939, l'[[Invasione italiana dell'Albania|Italia occupò ed annetté l'Albania]]. Il Regno Unito tentò di porre dei deterrenti all'invasione garantendo la frontiera greca. La Grecia, sotto la dittatura di [[Ioannis Metaxas]], supportò gli interessi degli alleati [[Ohi Day|rigettando le richieste degli italiani]]. L'Italia invase la Grecia il 28 ottobre 1940, ma i greci riuscirono a respingere gli invasori dopo brevi scontri (vedi [[guerra greco-italiana]]). A metà di dicembre del 1940, i greci occuparono quasi un quarto dell'Albania, bloccando circa 530.000 militari italiani. Metaxas era favorevole alla Germania ma dopo la sua morte nel gennaio del 1941 la Grecia accettò i rifornimenti e la presenza di truppe inglesi sul proprio suolo. Nel marzo del 1941, un contrattacco italiano fallì, umiliando le pretese militari dell'Italia.<ref>James J. Sadkovich, "The Italo-Greek War in Context: Italian Priorities and Axis Diplomacy," ''Journal of Contemporary History'' (1993) 28#3 pp.&nbsp;439–464 [https://www.jstor.org/stable/260641 in JSTOR]</ref>
 
La Germania aveva bisogno di assicurarsi il fianco sud in preparazione all'invasione della Russia e pertanto Hitler, seppur riluttante, venne costretto a lanciare la [[battaglia di Grecia]] nell'aprile del 1941. Le truppe dell'Asse riuscirono ad invadere la Jugoslavia, raggiungendo in breve la Grecia ed i difensori inglesi. La Grecia venne divisa tra tedeschi, italiani e bulgari. Il governo greco in esilio venne costituito al Cairo (poi spostato a Londra) e la Germania piazzò uno stato fantoccio ad Atene.
 
Il periodo di guerra fu duro per i greci; la carestia continuava imperterrita dato che il grano veniva perlopiù dirottato ai tedeschi come rifornimento. La malaria divenne epidemica. I tedeschi si vendicarono brutalmente per i sabotaggi della [[resistenza greca]]. Vennero organizzati diversi gruppi di resistenza al nemico, ma spesso questi erano anche opposti tra loro. Tra questi citiamo la [[Lega Nazionale Repubblicana Greca]] (EDES), la [[Liberazione Nazionale e Sociale]] (EKKA). Il più forte di tutti era sicuramente il Fronte di Liberazione Nazionale comunista (EAM); il suo braccio armato, l'esercito del Fronte di Liberazione Nazionale (ELAS) vantava 50.000 uomini al proprio servizio. Le rivalità perdurarono anche dopo l'abbandono dei tedeschi del suolo greco nel settembre del 1944.<ref>Mark Mazower, ''Inside Hitler's Greece: The Experience of Occupation, 1941-44'' (2001).</ref>
 
====Jugoslavia e Croazia====
La Jugoslavia si era schierata come alleato della Germania dal marzo del 1941, ma nel giro di breve tempo un colpo di stato anti-nazista guidato dai serbi con l'aiuto degli inglesi, detronizzò il principe reggente, respinse i nazisti ed installò sul trono il diciassettenne [[Pietro II di Jugoslavia|re Pietro II]].<ref>John R. Lampe, ''Yugoslavia as History: Twice There Was a Country'' (2nd ed. 2000) pp 201-232.</ref>
[[File:Mussolini and Pavelic 1941.jpg|thumb|300px|left|Il dittatore di Croazia, [[Ante Pavelic]] (a sinistra) con Mussolini nel 1941; Lo Stato Indipendente di Croazia (da non confondere con l'attuale Repubblica di Croazia) era uno stato dell'Asse]]
La Germania bombardò immediatamente la capitale serba di Belgrado e la invase in forze il 6 aprile. Nel giro di pochi giorni i tedeschi ebbero il completo controllo dell'intero paese; il nuovo re si portò in esilio. Ad ogni modo alcuni politici di peso supportarono i tedeschi, mentre altri rimasero passivi. L'invasione tedesca fu estremamente sanguinosa, in particolare per l'uccisione di più di un milione di civili. I tedeschi smembrarono la Jugoslavia tra loro e l'Italia. Il Kosovo venne concesso all'Albania (all'epoca sotto il controllo degli italiani). La Macedonia andò alla Bulgaria mentre la Vojvodina venne concessa all'Ungheria. La Serbia divenne uno stato fantoccio della Germania e sede di notevoli attività di resistenza. In Slovenia, i tedeschi deportarono diversi sloveni in Serbia, arruolandoli nell'esercito tedesco o deportandoli nei campi di lavoro o nelle fabbriche tedesche. In Serbia i tedeschi nominarono il generale [[Milan Nedic]] quale incaricato di un "governo di salvezza nazionale" ma non gli permisero di mantenere un esercito regolare né un ministero degli esteri.<ref>Steven Pavlowitch, ''Hitler's New Disorder: The Second World War in Yugoslavia'' (2008) [https://www.amazon.com/Hitlers-New-Disorder-Yugoslavia-Columbia/dp/0231700504/ excerpt and text search]</ref>
 
Cioè che venne lasciato della Jugoslavia divenne il nuovo [[Stato Indipendente di Croazia]] (NDH) sotto il governo di [[Ante Pavelic]] e del partito fascista degli [[Ustasha]]. Egli divenne un alleato delle potenze dell'Asse e controllò la Croazia, la Bosnia e l'Erzegovina. Gli ustasha uccisero circa 90.000 persone (in gran parte serbi, tra cui 37.000 ebrei), ne espulsero 250.000 e costrinsero altri 200.000 a convertirsi forzosamente al cattolicesimo.<ref>Tomislav Dulic, "Mass killing in the Independent State of Croatia, 1941–1945: a case for comparative research." ''Journal of Genocide Research'' 8.3 (2006): 255-281.</ref><ref>{{cite web |url=http://www1.yadvashem.org/odot_pdf/Microsoft%20Word%20-%205930.pdf |title=Croatia |publisher=Shoah Resource Center – [[Yad Vashem]] |accessdate=23 June 2013}}</ref><ref>Paul Bookbinder, "A Bloody Tradition: Ethnic Cleansing in World War II Yugoslavia." ''New England Journal of Public Policy'' 19#2 (2005): 8+ [https://scholarworks.umb.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1141&context=nejpp online].</ref>
 
Si formarono qui due principali movimenti di guerriglia anti-fascista, guidati dal croato [[Josip Broz Tito]] che almeno inizialmente ebbe il supporto del Cremlino. I [[cetnici]] guidati dal colonnello serbo [[Draža Mihailovic]] erano invece reali al governo regio in esilio a Londra. Il movimento di Tito ad ogni modo ebbe la meglio nel 1945, riuscendo a cancellare i propri avversari ed a riunire la Jugoslavia.<ref>Walter R. Roberts, ''Tito, Mihailovic, and the allies, 1941-1945'' (1987).</ref>
 
===Giappone===
{{vedi anche|Storia delle relazioni estere del Giappone}}
Il Giappone aveva conquistato tutta la Manciuria e gran parte della Cina nel 1939 con la [[seconda guerra sino-giapponese]], ma gli Alleati si erano rifiutati di riconoscere tali conquiste.<ref>Herbert Feis, ''China Tangle: The American Effort in China from Pearl Harbor to the Marshall Mission'' (1953) [http://press.princeton.edu/TOCs/c517.html contents]</ref> Il Giappone entrò a far parte delle forze dell'Asse, ma esso dipendeva per il 90% dal commercio con le forze degli Alleati e quando appunto a metà del 1941 cessarono le importazioni di petrolio il Giappone si diede disperatamente ad attaccare i pozzi petroliferi nel pacifico di proprietà del Regno Unito e dei Paesi Bassi. Queste ultime azioni significavano scendere ufficialmente in guerra, ma gli stessi ufficiali dopo delle [[Battaglie di Khalkhin Gol|battaglie al confine]] erano riluttanti a entrare in lotta coi sovietici. Alcuni ammiragli e molti civili, incluso il primo ministro [[Konoe Fumimaro]], credevano che la guerra con gli Stati Uniti si sarebbe conclusa in una sonora sconfitta. L'alternativa era perdere onore e potere. I diplomatici proposero dei compromessi diplomatici nella forma della cosiddetta "Dottrina Amau". Queste proposte vennero rigettate dagli Stati Uniti e quindi si dovette ripiegare sulla soluzione militare con l'esercito giapponese in testa.<ref>Dorothy Borg, ''The United States and the Far Eastern crisis of 1933–1938'' (1964) ch 2</ref><ref>Haruo Tohmatsu and H. P. Willmott, ''A Gathering Darkness: The Coming of War to the Far East and the Pacific'' (2004)</ref>
 
====Conquiste imperiali====
[[File:Japanese Empire (orthographic projection).svg|thumb|right|300px|La sfera di prosperità della Grande Asia nel 1942.]]
Il Giappone lanciò la sua ''[[blitzkrieg]]'' in Asia orientale. Nel 1937, l'esercito giapponese aveva invaso e catturato gran parte delle città costiere della Cina tra cui [[Shanghai]]. Il Giappone aveva poi preso il controllo dell'[[Indocina francese]] (Vietnam, Laos, Cambogia), della [[Malaysia inglese]] (Brunei, Malaysia, Singapore) e delle [[Indie Orientali Olandesi]] (Indonesia). La [[Thailandia]] era riuscita a rimanere indipendente ma era divenuta uno stato satellite del Giappone. Nel dicembre del 1941 e sino al maggio del 1942, il Giappone catturò e mantenne il controllo su [[Hong Kong]],<ref>Oliver Lindsay, ''The Battle for Hong Kong, 1941–1945: Hostage to Fortune'' (2009)</ref> Singapore, le Filippine e le Indie Orientali Olandesi, e raggiunse i confini dell'India iniziando a bombardare l'Australia. Il Giappone raggiunse così l'obbiettivo di governare la [[sfera di prosperità della Grande Asia]].
 
====Il governo imperiale====
[[File:Manchukuo011.jpg|thumb|200px|Poster del 1935 che mostra lo stato fantoccio del [[Manchukuo]] che promuove l'armonia tra i popoli. Sotto si può leggere: "Con l'aiuto del Giappone, della Cina e del Manchukuo, il mondo potrà essere in pace."]]
L'ideologia alla base dell'impero coloniale giapponese e di come drammaticamente fu in grado di espandersi durante la guerra, conteneva al suo interno due impulsi contraddittori. Da un lato veniva infatti predicata l'unità per la [[sfera di prosperità della Grande Asia]], una coalizione di stati di razza asiatica diretta dal Giappone contro l'imperialismo di Gran Bretagna, Francia, Paesi Bassi, Stati Uniti ed Europa in generale. Questo celebrava i valori spirituali dell'est in opposizione al materialismo dell'occidente.<ref>Jon Davidann, "Citadels of Civilization: U.S. and Japanese Visions of World Order in the Interwar Period," in Richard Jensen, et al. eds., ''Trans-Pacific Relations: America, Europe, and Asia in the Twentieth Century'' (2003) pp&nbsp;21–43</ref> In pratica, era un modo eufemistico per guadagnare colonie e acquisire risorse naturali essenziali per la sopravvivenza dello stato.<ref>[[Ronald Spector]], ''Eagle Against the Sun: The American War With Japan'' (1985) pp 42, 62-64</ref> I giapponesi instaurarono una serie di burocrati ed ingegneri per gestire il nuovo impero, i quali credevano nell'ideale dell'efficienza, della modernizzazione e della soluzione pratica anche dei problemi sociali. Era un [[fascismo]] a base tecnologica che rigettava le norme della democrazia occidentale. Dopo il 1945 i tecnici vennero sostituiti da imprenditori dotati di capacità.<ref>Aaron Moore, ''Constructing East Asia: Technology, Ideology, and Empire in Japan's Wartime Era, 1931–1945'' (2013) pp&nbsp;226–27</ref>
 
Il Giappone piazzò dei regimi fantocci in Manciuria ("[[Manchukuo]]") ed in Cina, i quali si dissolsero alla fine della guerra. L'esercito giapponese operò indipendentemente dal governo nelle aree conquistate, ma in particolare fu più favorevole all'area delle Indie Orientali Olandesi. Il suo principale scopo era quello di ottenere del petrolio, ma il Giappone dal canto suo era favorevole al movimento nazionalista indonesiano guidato da [[Sukarno]].<ref>Laszlo Sluimers, "The Japanese military and Indonesian independence," ''Journal of Southeast Asian Studies'' (1996) 27#1 pp&nbsp;19–36</ref> Sukarno infine andò al potere alla fine degli anni '40 dopo diversi anni di lotta con gli olandesi.<ref>Bob Hering, ''Soekarno: Founding Father of Indonesia, 1901–1945'' (2003)</ref> Gli olandesi preferirono distruggere i pozzi petroliferi da loro creati per non farli cadere in mano al nemico, ma i giapponesi aiutarono gli indonesiani a ricostruirli. Malgrado questo appoggio e gli accordi economici, ad ogni modo, gran parte dei trasporti di petrolio verso il Giappone venivano sistematicamente affondati dai sottomarini americani e pertanto il Giappone ebbe sempre problemi di scarsità di petrolio per tutto il periodo bellico.
 
====Stati fantoccio in Cina====
{{vedi anche|Manciukuo|Governo Nazionale Riorganizzato della Cina}}
Il Giappone mise in atto dei regimi fantoccio in Manciuria ("[[Manciukuo]]") e Cina; questi cessarono al finire della guerra.<ref>Frederick W. Mote, ''Japanese-Sponsored Governments in China, 1937–1945'' (1954)</ref>
[[File:Showa Steel Works.JPG|thumb|La Showa Steel Works fu una delle aziende principali dell'[[economia del Manciuko]].]]
La Manciuria, storica sede della dinastia Manchu, aveva avuto un assetto ambiguo dal 1912 in quanto aveva continuato ad essere governata localmente da signori della guerra. L'esercito giapponese ne prese il controllo nel 1931 e vi insediò lo stato fantoccio del [[Manciuko]] nel 1932 che constava di 34.000.000 di abitanti. Vennero poi aggiunte altre aree e più di 800.000 giapponesi vi si trasferirono lavorando perlopiù nell'amministrazione. Il regnante nominale era [[Puyi]], che da bambino era stato l'ultimo imperatore della Cina. Venne deposto durante la rivoluzione del 1911, ed ora i giapponesi lo avevano riportato ad un trono senza poteri. Solo le potenze dell'Asse riconoscevano il Manciuko come stato. Gli Stati Uniti nel 1932 annunciarono la [[Dottrina Stimson]] secondo la quale non avrebbe mai riconosciuto la sovranità giapponese sull'area. Il Giappone modernizzò l'economia e sfruttò lo stato per l'economia giapponese. Fuori dal raggio dei bombardieri americani, le sue industrie continuarono a lavorare per il Giappone sino all'ultimo. Il Manchukuo tornò alla Cina nel 1945.<ref>Prasenjit Duara, ''Sovereignty and Authenticity: Manchukuo and the East Asian Modern'' (2004)</ref>
 
Quando il Giappone ottenne il controllo della Cina nel 1937–38, il governo giapponese decretò la fondazione del [[Governo Nazionale Riorganizzato della Cina]], uno stato fantoccio sotto la guida nominale di [[Wang Jingwei|Wang Ching-wei]] (1883–1944). La capitale venne posta a [[Pechino]]. I giapponesi avevano il pieno controllo del territorio; lo stato fantoccio dichiarò guerra agli Alleati nel 1943. L'esercito locale era composto da 900.000 soldati e venne posizionato contro l'esercito nazionalista comandato da [[Chiang Kai-shek]], ma combatté ben poco.<ref>Gerald E. Bunker, Peace Conspiracy: Wang Ching-wei and the China War, 1937–41'' (1972)</ref><ref>David P. Barrett and Larry N. Shyu, eds. ''Chinese Collaboration with Japan, 1932–1945: The Limits of Accommodation'' (2001)</ref>
 
====Sconfitte militari====
L'[[attacco di Pearl Harbor]] inizialmente apparve uno dei principali successi dei giapponesi a danno degli americani. A lungo termine però l'attacco diede prova di essere un disastro strategico ed inflisse pochi danni rispetto alla [[guerra totale]] ed alla [[resa incondizionata]] che operarono gli americani in Giappone in seguito.
 
[[File:Atomic cloud over Hiroshima - NARA 542192 - Edit.jpg|thumb|200px|[[Bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki|La nube atomica su Hiroshima]], 1945]]
Ad ogni modo, appena sei mesi dopo Pearl Harbor, i giapponesi vennero sconfitti nella [[battaglia di Midway]]. Gli Stati Uniti si erano dotato di una forte marina con molti aeroplani da guerra ed avevano migliori comunicazioni e sistemi logistici rispetto ai giapponesi. I giapponesi non potevano portarsi troppo oltre in quanto avevano grosse difficoltà sui rifornimenti a lungo raggio e molti furono i soldati che morirono di fame in missioni lontano dalla patria. Il Giappone costruì anch'esso molti aerei ma di pessima qualità, come pure i suoi piloti non erano adeguatamente formati per poter competere con quelli americani.<ref>Eric M Bergerud, ''Fire In The Sky: The Air War In The South Pacific'' (2001)</ref> La marina imperiale giapponese perse una serie di grandi battaglie, da Midway (1942) al Mar delle Filippine (1944) al Golfo di Leyte (1945). Una serie di raid americani inoltre colpirono [[Tokyo]] ed altre 64 città principali dall'inizio di marzo del 1945 mente l'[[Operation Starvation]] colpì duramente anche la popolazione nel tentativo di far desistere i governanti dal proseguire gli scontri. La guerra divenne sempre più disperata per i giapponesi, ma la cerchia attorno all'imperatore si rifiutava di aprire i negoziati con gli Alleati. Alla fine, in agosto, due bombe atomiche e l'invasione sovietica della Manciuria dimostrarono che la causa per cui i giapponesi stavano combattendo era ormai futile e [[Hirohito]] autorizzò la resa pur mantenendo comunque il suo trono.<ref>Herbert P. Bix, ''Hirohito and the making of modern Japan'' (2001) pp. 487–32</ref>
 
====Le morti====
Il totale delle perdite dei giapponesi tra il 1937 ed il 1945 fu di 2.100.000 morti, in gran parte nell'ultimo anno di guerra. Malnutrizione e carestia colpirono senza sosta la popolazione e circa l'80% dei morti l'esercito giapponese li ebbe nelle Filippine, mentre il 50% fu in Cina. I bombardamenti aerei sulle 65 città giapponesi fecero almeno 400-600.000 morti civili (solo più di 100.000 a Tokyo e più di 200.000 tra Hiroshima e Nagasaki insieme, con 80.000–150.000 morti civili nella battaglia di Okinawa). Morti vi furono anche tra quei civili che tentarono di fuggire in patria dalla Manciuria nell'inverno del 1945 che probabilmente furono circa 100.000.<ref>John Dower "Lessons from Iwo Jima". ''Perspectives'' (2007). 45 (6): 54–56. [http://www.historians.org/perspectives/issues/2007/0709/index.cfm online]</ref>
 
===Finlandia===
{{vedi anche|Guerra d'Inverno|Guerra di continuazione|}}
[[File:Hitler Mannerheim 2.jpg|upright|thumb|Hitler ed il comandante in capo finlandese feldmaresciallo [[Carl Gustaf Emil Mannerheim]] (a destra)]]
La Finlandia [[Storia militare della Finlandia nella seconda guerra mondiale|combatté due guerre principali]] contro l'URSS: la [[Guerra d'Inverno]] dopo l'invasione dell'URSS nel 1940–41 e la [[Guerra di continuazione]] del 1941–44 nella quale la Finlandia poté vendicarsi con l'appoggio della Germania. Perse in entrambe. Combatté anche una guerra minore, la [[Guerra di Lapponia]], che riuscì a respingere le forze tedesche dalla [[Lapponia]] nel 1944–45.<ref>{{cite book |last1=Vehviläinen |first1=Olli |title=Finland in the Second World War |year=2002 |publisher=Palgrave-Macmillan}}</ref><ref>Henrik O. Lunde, ''Finland's War of Choice: The Troubled German-Finnish Alliance in World War II'' (2011)</ref>
 
Nell'agosto del 1939 il patto Molotov–Ribbentrop tra Germania ed Unione Sovietica conteneva il protocollo segreto relativo alla divisione dell'Europa orientale e l'assegnazione della Finlandia alla sfera d'influenza sovietica. La Finlandia, prima del 1918, era stata una provincia della Russia, e molti finlandesi vivevano in Russia. Dopo un primo tentativo di fare concessioni ai finlandesi, i sovietici invasero la Finlandia nel novembre del 1939 dando inizio alla [[Guerra d'Inverno]]. La Finlandia ottenne in questo il supporto di Regno Unito e Stati Uniti.<ref>Kent Forster, "Finland's Foreign Policy 1940–1941: An Ongoing Historiographic Controversy," ''Scandinavian Studies'' (1979) 51#2 pp&nbsp;109–123</ref>
 
Il successo sovietico in Finlandia fece sentire subito minacciata la Germania ed in particolare i suoi rifornimenti di ferro, mentre offrì la prospettiva per gli Alleati di interferire nella regione. I sovietici batterono la resistenza finlandese nella [[Guerra d'Inverno]] e venne infine siglato un trattato di pace nel marzo del 1940. I finlandesi vennero costretti a cedere alcuni territori all'Unione Sovietica tra cui l'[[Istmo della Craelia]] con la seconda città più grande della Finlandia, [[Vyborg|Viipuri]], e le strutture difensive della [[Linea Mannerheim]].<ref>Max Jakobson, ''The Diplomacy of the Winter War: An Account of the Russo-Finnish War, 1939–1940'' (1961)</ref>
 
Dopo la Guerra d'Inverno, la Finlandia cercò protezione da Regno Unito e Svezia ma senza successo. La Finlandia quindi si riavvicinò alla Germania, dapprima con l'intento di difendersi e poi alla ricerca di vendetta per riottenere i territori perduti. La Finlandia dichiarò la guerra all'Unione Sovietica il 25 giugno 1941 in quella che venne chiamata [[Guerra di continuazione]].<ref>Mauno Jokipii. "Finland's Entrance into the Continuation War," ''Revue Internationale d'Histoire Militaire'' (1982), Issue 53, pp&nbsp;85–103.</ref> Per venire incontro alle richieste di Stalin, la Gran Bretagna seppur riluttante dichiarò guerra alla Finlandia il 6 dicembre 1941, anche se non fece altre operazioni militari nell'area. Gli Stati Uniti non dichiararono mai guerra alla Finlandia anche se le relazioni tra i due paesi peggiorarono dal 1944 a causa dell'[[accordo Ryti–Ribbentrop]]. La lunga collaborazione armata con la Germania sembrava un motivo valido per alcuni tra gli Alleati per dichiarare guerra alla Finlandia che in fin dei conti stava appoggiando i nazisti e li foraggiava economicamente col commercio, ma nessuno prese azioni concrete contro di essa. La Finlandia concluse un armistizio con l'URSS mentre la Germania faceva pressione per proseguire la guerra.<ref>Tuomo Polvinen, "The Great Powers and Finland 1941–1944," ''Revue Internationale d'Histoire Militaire'' (1985), Issue 62, pp&nbsp;133–152.</ref>
 
La Finlandia mantenne il comando delle proprie forze armate e continuò i propri obbiettivi sempre più indipendentemente dalla Germania. Tedeschi e finlandesi lavorarono ancora insieme nell'[[Operazione Silverfox]], un'offensiva congiunta contro Murmansk.<ref name="MannJörgensen2003">{{cite book|author=Chris Mann and Christer Jörgensen|title=Hitler's Arctic War: The German Campaigns in Norway, Finland, and the USSR 1940–1945|url=https://books.google.com/books?id=dhZoR0N6UgMC&pg=PA69|year=2003|publisher=St. Martin's Press|page=69}}</ref> La Finlandia rifiutò le richieste tedesche di partecipare attivamente all'[[assedio di Leningrado]], e garantì asilo a molti ebrei, mantenendo ebrei anche nel proprio esercito.
 
Dopo l'offensiva sovietica nel 1944 il successore di Ryti, il maresciallo Mannerheim, aprì i negoziati con l'Unione Sovietica che portarono poi all'[[Armistizio di Mosca]] del 19 settembre 1944. Sulla base dei termini di questo trattato la Finlandia sarebbe stata obbligata ad espellere tutti i soldati tedeschi dal territorio finlandese, fatto che portò alla [[Guerra di Lapponia]]. La Finlandia siglò infine il trattato di pace con le potenze alleate nel 1947.
 
==Governi in esilio==
Il Regno Unito accolse diversi governo in esilio che posero il loro quartier generale a Londra<ref>{{cite book|author=Martin Conway and José Gotovitch, eds.|title=Europe in Exile: European Exile Communities in Britain, 1940–1945|url=https://books.google.com/books?id=cxN5K9pAG1gC|year=2001|publisher=Berghahn Books}}</ref> mentre altri si trovarono in paesi neutrali o alleati. Il riconoscimento di questi governi fu vario e cambiò nel tempo.
 
===Polonia===
{{vedi anche|Governo polacco in esilio}}
[[File:The Mass Extermination of Jews in German Occupied.pdf|thumb|right|"Lo sterminio di massa degli ebrei nella Polonia occupata dai tedeschi", nota del [[Governo polacco in esilio]] inviata agli alleati in tempo di guerra e quindi alle [[Nazioni Unite]] nel 1942]]
[[File:Protest-inc-w-ghetcie-warszawskim-za-murem-odcinajacym-od-swiata-kilkaset-tysiecy-0.jpg|thumb|La protesta per l'uccisione degli ebrei in Polonia di [[Zofia Kossak-Szczucka|Kossak-Szczucka]] - 28 agosto 1942.]]
Quando le forze polacche vennero spazzate via dalla Germania nelle prime tre settimane nel settembre del 1939, il governo venne cancellato nella medesima maniera ed i capi del governo polacco [[Testa di ponte rumena|fuggirono in Romania]]. Altri fuggirono in Francia e poi a Londra, dove il [[governo polacco in esilio]] venne condotto dal [[Wladyslaw Sikorski|generale Sikorski]]. Venne riconosciuto dagli Alleati sino al 1944.<ref>Bernadeta Tendyra, ''The Polish Government in Exile, 1939–45'' (2013)</ref><ref>Halik Kochanski, ''The Eagle Unbowed: Poland and the Poles in the Second World War'' (2014) ch 11-14</ref>
 
Il [[Stato segreto polacco|movimento di resistenza segreto]] formatosi all'interno della Polonia stessa si preoccupò nominalmente di riportare notizie al governo in esilio. Durante la guerra circa 400.000 polacchi aderirono all'esercito di cui 20.000 combatterono sul fronte occidentale con unità leali al governo polacco in esilio e 300.000 combatterono sotto il comando sovietico nelle ultime fasi della guerra.<ref>Jerzy Lukowski and Hubert Zawadzki, ''A Concise History of Poland'' (2006) pp.&nbsp;264–265.</ref>
 
Sin dall'inizio della guerra il governo polacco protestò a livello internazionale per l'occupazione tedesca del loro territorio ed il trattamento della popolazione civile. Nel 1940 il ministro dell'informazione polacco produsse una lista di quanti erano stati uccisi per mano dei nazisti in Polonia. Il 10 dicembre 1942, il governo polacco in esilio pubblicò un rapporto di 16 pagine destinato ai governi degli Alleati dal titolo ''Lo sterminio di massa degli ebrei nella Polonia occupata dai tedeschi''. Il rapporto conteneva le otto pagine della [[nota Raczynski]] che venne inviata ai ministri degli esteri di 26 paesi che siglarono la [[dichiarazione delle Nazioni Unite]] il 1 gennaio 1942.<ref>Engel (2014)</ref>
 
===Norvegia===
Dopo che la Germania ebbe ottenuto il controllo totale della Norvegia nell'aprile del 1940, il governo in esilio, inclusa la famiglia reale, si spostarono a Londra. La politica venne sospesa e le azioni di governo vennero coordinate con gli Alleati, mantenendo il controllo sul servizio diplomatico col resto del mondo. Il governo organizzò e supervisionò la resistenza in Norvegia. Uno degli effetti più importanti di questo atto fu l'abbandono della tradizionale politica di neutralità dei paesi scandinavi e pertanto la Norvegia divenne uno dei paesi fondatori della NATO nel 1949.<ref>Erik J. Friis, "The Norwegian Government-In-Exile, 1940-45" in ''Scandinavian Studies. Essays Presented to Dr. Henry Goddard Leach on the Occasion of his Eighty-fifth Birthday'' (1965), p422-444.</ref> La Norvegia all'inizio della guerra aveva la quarta flotta mercantile al mondo per grandezza, con una capacità di carico di 4.800.000 tonnellate, inclusi diversi trasporti petroliferi. I tedeschi ne catturarono circa il 20% ma il restante, circa 1000 navi, vennero prese dal governo e portate in Inghilterra.<ref>Dear and Foot, ''Oxford Companion'' (1995) pp&nbsp;818–21</ref><ref>Johs Andenaes, ''Norway and the Second World War'' (1966)</ref>
 
===Paesi Bassi===
Il governo dei Paesi Bassi nel 1940 venne costretto ad emigrare a Londra da dove diresse il controllo delle colonie dello stato e la marina mercantile olandese.<ref>John H. Woodruff, ''Relations between the Netherlands Government-in-Exile and occupied Holland during World War II'' (1964)</ref> Quando il governo in esilio giunse a Londra si considerava ancora neutrale ma ben presto sentì inesorabile il desiderio di liberare i Paesi Bassi ed entrò quindi in guerra con la Germania a fianco degli Alleati.<ref>van Panhuys, HF (1978) International Law in the Netherlands, Volume 1, T.M.C. Asser Instituut P99</ref> Dopo la caduta della Francia il primo ministro olandese [[Dirk Jan de Geer]] chiese di negoziare una pace separata tra Paesi Bassi e Terzo Reich. [[Guglielmina dei Paesi Bassi|La regina Guglielmina]] temeva che la perdita delle [[Indie Orientali olandesi]] a favore del Giappone avrebbe portato a conseguenze peggiori. Il 3 settembre 1940 la regina licenziò il proprio primo ministro e lo rimpiazzò con [[Pieter Sjoerds Gerbrandy]], il quale preferì invece collaborare con Churchill e Roosevelt contro i tedeschi. [[Aruba]] assieme a [[Curaçao]] divennero i principali esportatori di prodotti petroliferi raffinati per gli Alleati. Aruba divenne un protettorato inglese dal 1940 al 1942 ed un protettorato statunitense dal 1942 al 1945. Il 23 novembre 1941, sulla base di un accordo col governo olandese in esilio, gli Stati Uniti occuparono la [[Suriname|Guiana olandese]] per proteggere le locali miniere di [[bauxite]].<ref>[http://faculty.virginia.edu/setear/students/fdrneutr/Home.html World War II Timeline]</ref>
 
===Cecoslovacchia===
Il [[governo cecoslovacco in esilio]] venne creato dal presidente cecoslovacco [[Edvard Beneš]] a Parigi nell'ottobre del 1939.<ref name=Crampton>Crampton, R. J. ''Eastern Europe in the Twentieth Century — and after''. Routledge. 1997.</ref> Dopo falliti negoziati con la [[Francia]] per ragioni diplomatiche, impediti dall'occupazione tedesca della Francia stessa, il governo venne costretto a ritirarsi a [[Londra]] nel 1940. Lo stato in esilio venne riconosciuto come continuazione legale della prima repubblica cecoslovacca.
 
===Belgio===
{{vedi anche|Belgio nella seconda guerra mondiale}}
L'invasione tedesca del Belgio perdurò solo 18 giorni nel 1939 prima che l'esercito belga si arrendesse. Il re rimase in patria, ma il governo fuggì in Francia e poi in Inghilterra nel 1940. Il Belgio venne liberato alla fine del 1944.<ref>Eliezer Yapou, ''Governments in Exile, 1939–1945: Leadership from London and Resistance at Home'' (1998) ch 4 [http://governmentsinexile.com/yapoubelgium.html online]</ref>
 
Il Belgio aveva in Africa anche due importanti colonie, il [[Congo belga]] ed il mandato del [[Ruanda-Burundi]]. Il Congo belga non venne occupato e rimase leale agli Alleati anche a livello economico. Il governo in esilio vendette oltre 1700 tonnellate di uranio agli Stati Uniti dal Congo per la bomba atomica.<ref>{{cite book|author=Jonathan E. Helmreich|title=United States Relations with Belgium and the Congo, 1940–1960|url=https://books.google.com/books?id=wvsynDQxpekC&pg=PA54|year=1998|publisher=U. of Delaware Press|pages=43–55}}</ref> Le truppe del Congo belga presero parte alla from the Belgian Congo participated in the [[Campagna dell'Africa Orientale Italiana]] contro gli italiani. La ''[[Force Publique]]'' coloniale servì anche in altri teatri di guerra al fianco degli inglesi.
 
===Jugoslavia===
{{vedi anche|Jugoslavia nella seconda guerra mondiale}}
La Jugoslavia aveva un governo debole anche in esilio ed era posto di base a Londra; esso includeva [[Pietro II di Jugoslavia|re Pietro]]. Ad ogni modo, il potere effettivo all'interno del paese era suddiviso tra i tedeschi ed i loro alleati in tre parti e vi si trovavano due gruppi di resistenza serbi. I realisti anticomunisti [[Chetnik]] erano guidati da [[Draža Mihailovic]], e nominalmente erano sotto il controllo del governo in esilio. I Chetnik erano serbi e si opposero ai nazisti, ma qualcuno di loro collaborò con i tedeschi e gli ustasha nella loro guerriglia contro l'Esercito di Liberazione Nazionale jugoslavo, un organo di resistenza comunista capeggiato da [[Josip Broz Tito]]. La forza di Tito crebbe sempre più nel 1943, e Mihailovic ed i monarchici dovettero retrocedere nelle operazioni. Churchill nel dicembre del 1943 ritirò il suo supporto alle forze di Mihailovic, rivolgendosi invece a Tito. Il governo in esilio supportò quindi anch'esso Tito.<ref>Winston Churchill, ''Closing the Ring'' (vol. 5 of ''The Second World War'') (1952) ch 26</ref> Tito riuscì a respingere i tedeschi nel 1945, ripudiando poi anche il governo in esilio e liquidando le forze di Mihailovic. Questo permise la formazione dello stato comunista della Jugoslavia che era indipendente da Mosca e che era sotto il completo controllo di Tito.<ref>Walter R. Roberts, ''Tito, Mihailovic, and the Allies, 1941-1945'' (1987).</ref>
 
===Corea===
Di base nella città cinese di [[Shanghai]] e poi a [[Chongqing]], il Governo Provvisorio della Repubblica di Corea fu ''de facto'' il governo coreano in esilio dal 13 aprile 1919 sino alla proclamazione della [[Repubblica di Corea]] nel 1948.
 
==Elenco di tutte le dichiarazioni di guerra ed inizi delle ostilità==
{{vedi anche|Dichiarazioni di guerra nella seconda guerra mondiale}}
Per la ''tipologia'' di guerra (quarta colonna):
'''A''' = Attacco senza dichiarazione di guerra, '''U''' = Stato di guerra con ultimatum, '''WD-DG''' = Stato di guerra con dichiarazione di guerra, '''D''' = Rottura diplomatica che ha portato allo stato di guerra.
{| class="wikitable"
!Data!!Nazione/i attaccante/i!!Nazione/i attaccata/e!!Tipologia!!Commenti
|-
|1939, 1 settembre ||Germania||Polonia|| A ||
|-
|1939, 3 settembre ||Regno Unito, Francia||Germania|| U ||
|-
|1939, 3 settembre ||Australia, Nuova Zelanda||Germania|| DG ||
|-
|1939, 6 settembre ||Sudafrica||Germania|| DG ||
|-
|1939, 10 settembre ||Canada||Germania|| DG ||
|-
|1939, 17 settembre ||Unione Sovietica||Polonia|| A ||
|-
|1939, 30 novembre ||Unione Sovietica||Finlandia|| A || Rottura diplomatica il giorno precedente
|-
|1940, 9 aprile ||Germania||Danimarca, Norvegia|| A ||
|-
|1940, 15 maggio ||Germania||Belgio, Paesi Bassi|| DG || Offensiva tedesca nell'Europa occidentale
|-
|1940, 10 giugno ||Italia||Francia, Regno Unito|| DG || In quel tempo la Francia era già sull'orlo di crollare nelle mani dei nazisti
|-
|1940, 10 giugno ||Canada||Italia|| DG ||
|-
|1940, 11 giugno ||Sudafrica, Australia, Nuova Zelanda||Italia|| DG ||
|-
|1940, 12 giugno ||Egitto||Italia|| D ||
|-
|1940, 4 luglio ||Regno Unito||Francia*|| A || Si intende qui la [[Francia di Vichy]] e le sue colonie che vennero attaccate dal Regno Unito, ma senza una formale dichiarazione di guerra
|-
|1940, 28 ottobre ||Italia||Grecia|| U ||
|-
|1941, 6 aprile ||Germania||Grecia|| DG ||
|-
|1941, 6 aprile ||Germania, Bulgaria||Jugoslavia|| A ||
|-
|1941, 6 aprile ||Italia||Jugoslavia|| DG ||
|-
|1941, 10 aprile ||Ungheria||Jugoslavia|| A ||
|-
|1941, 23 aprile ||Grecia||Bulgaria|| D ||
|-
|1941, 22 giugno ||Germania*, Italia, Romania||Unione Sovietica|| DG || *La dichiarazione di guerra tedesca venne emessa al tempo stesso dell'attacco<ref>Willian L Shirer, "Rise and Fall of the third Reich"</ref>
|-
|1941, 24 giugno ||Danimarca||Unione Sovietica|| D || La Danimarca era occupata dalla Germania
|-
|1941, 25 giugno ||Finlandia||Unione Sovietica|| A || Seconda guerra tra queste due nazioni.
|-
|1941, 27 giugno ||Ungheria||Unione Sovietica|| DG || Rottura diplomatica il 24 giugno
|-
|1941, 30 giugno ||Francia||Unione Sovietica|| D ||
|-
|1941, 7 dicembre ||Regno Unito||Romania, Ungheria, Finlandia|| U || Rotture diplomatiche rispettivamente l'11 febbraio 1941, il 7 aprile 1941 ed il 1 agosto 1941
|-
|1941, 7 dicembre ||Giappone||Stati Uniti|| A || DG il giorno dopo.
|-
|1941, 8 dicembre ||Giappone||Regno Unito|| DG ||
|-
|1941, 8 dicembre ||Canada, Sudafrica||Giappone|| DG ||
|-
|1941, 8 dicembre ||Cina||Germania*, Italia*, Giappone|| DG || *Rotture diplomatiche il 2 luglio
|-
|1941, 9 dicembre ||Australia, Nuova Zelanda||Giappone|| DG ||
|-
|1941, 11 dicembre ||Germania, Italia||Stati Uniti|| DG ||
|-
|1941, 12 dicembre ||Romania||Stati Uniti|| DG ||
|-
|1941, 13 dicembre ||Bulgaria||Regno Unito, Stati Uniti|| DG ||
|-
|1941, 13 dicembre ||Ungheria||Stati Uniti|| DG ||
|-
|1942, 24 gennaio ||Stati Uniti||Danimarca|| D ||
|-
|1942, 28 maggio ||Messico||Germania, Italia, Giappone|| DG || Rottura diplomatica nel 1941
|-
|1942, 22 agosto ||Brasile||Germania, Italia|| DG || Rotture diplomatiche rispettivamente il 20 gennaio 1942 ed il 28 gennaio 1942
|-
|1942, 9 novembre ||Francia||Stati Uniti|| D ||
|-
|1943, 20 gennaio ||Cile||Germania, Giappone, Italia|| D ||
|-
|1943, 9 settembre ||Iran||Germania|| DG || Rottura diplomatica nel 1941
|-
|1943, 13 ottobre ||Italia||Germania|| DG || Dopo la caduta di Mussolini, l'Italia cambiò fronte
|-
|1944, 10 gennaio ||Argentina||Germania, Giappone|| D ||
|-
|1944, 30 giugno ||Stati Uniti||Finlandia|| D ||
|-
|1944, 4 agosto ||Turchia||Germania|| D || La Turchia dichiarò ufficialmente guerra alla Germania il 23 febbraio 1945.
|-
|1944, 23 agosto ||Romania||Germania|| DG || Come l'Italia, anche la Romania cambiò fronte.
|-
|1944, 9 maggio ||Unione Sovietica||Bulgaria|| DG ||
|-
|1944, 7 settembre ||Bulgaria||Germania|| D ||
|-
|1945, 24 febbraio ||Egitto||Germania*, Giappone|| DG || *Rottura diplomatica già dal 1939
|-
|1945 ||Argentina, Paraguay, Perù, Venezuela, Uruguay, Siria ed Arabia Saudita||Germania|| DG ||Necessitavano di una dichiarazione di guerra per divenire eleggibili ad aderire alle Nazioni Unite
|-
|1945, 3 aprile ||Finlandia||Germania|| DG || Rottura diplomatica nel 1944, ultima dichiarazione di guerra in Europa.
|-
|1945, 6 luglio ||Brasile||Giappone|| DG ||
|-
|1945, 17 luglio ||Italia||Giappone|| DG ||
|-
|1945, 8 agosto ||Unione Sovietica||Giappone|| DG || Ultima dichiarazione di guerra della seconda guerra mondiale.
|-
|}
 
==Vedi anche==
* [[Cause della seconda guerra mondiale]]
* [[Guerra Fredda]]
* [[Storia diplomatica della seconda guerra mondiale]]
* [[Politica estera europea del governo di Neville Chamberlain]]
* [[Relazioni Germania-Unione Sovietica prima del 1941]]
* [[Relazioni internazionali (1919–1939)]]
* [[Produzione militare durante la seconda guerra mondiale]]
 
==Note==
{{reflist}}
 
{{Calcio Juventus rosa}}
==Bibliografia==
{{Nazionale brasiliana under-20 sudamericano 2009}}
* Dear, Ian C. B. and Michael Foot, eds. ''The Oxford Companion to World War II'' (2005), comprehensive encyclopedia for all countries
{{Nazionale brasiliana under-20 mondiali 2009}}
* Feis, Herbert. Churchill, Roosevelt, Stalin: the war they waged and the peace they sought (Princeton University Press, 1957), [https://archive.org/details/churchillrooseve00feis online free to borrow]; comprehensive coverage 1939 to May 1945
{{Nazionale brasiliana copa america 2015}}
* McNeill, William Hardy. ''America, Britain, & Russia: their co-operation and conflict, 1941-1946'' (1953). comprehensive coverage
{{Nazionale brasiliana mondiali 2018}}
* Overy, Richard J. ''The Origins of the Second World War'' (3rd ed. 2008)
{{Portale|biografie|calcio}}
* Polmar, Norman and Thomas B. Allen. ''World War II: The Encyclopedia of the War Years, 1941-1945'' (1996; reprints have slightly different titles.)
* Rothwell, Victor. ''War Aims in the Second World War: The War Aims of the Key Belligerents 1939–1945'' (2006)
* Steiner, Zara. ''The Triumph of the Dark: European International History 1933–1939'' (Oxford History of Modern Europe) (2011) 1248pp; comprehensive coverage of Europe heading to war [https://www.amazon.com/Triumph-Dark-European-International-1933-1939/dp/0199212007/ excerpt and text search]
* Watt, Donald Cameron. ''How War Came: The Immediate Origins of the Second World War 1938–1939'' (1990) highly detailed coverage
* Weinberg, Gerhard L. ''A World at Arms: A Global History of World War II'' (1994) comprehensive coverage of the war with emphasis on diplomacy [https://www.amazon.com/World-Arms-Global-History-War/dp/0521618266/ excerpt and text search] also [https://archive.org/details/worldatarmsgloba00wein complete text online free]
* Wheeler-Bennett, John. ''The Semblance Of Peace: The Political Settlement After The Second World War'' (1972) thorough diplomatic coverage 1939-1952
* Woodward, Llewelyn. "The Diplomatic History of the Second World War" in C. L. Mowat, ed. ''The New Cambridge Modern History: Vol. XII: The Shifting Balance of World Forces 1898-1945'' (2nd ed. 1968) [https://archive.org/stream/iB_CMH/12#page/n3/mode/1up online free] pp 798–818.
 
[[Categoria:Relazioni estereCalciatori della GermaniaNazionale nazistabrasiliana]]
[[Categoria:Relazioni estere della Francia|Seconda guerra mondiale]]
[[Categoria:Relazioni estere dell'Italia|Seconda guerra mondiale]]
[[Categoria:Relazioni estere del Giappone|Seconda guerra mondiale]]
[[Categoria:Relazioni estere dell'Unione Sovietica|Seconda guerra mondiale]]
[[Categoria:Relazioni estere del Regno Unito|Seconda guerra mondiale]]
[[Categoria:Relazioni estere degli Stati Uniti|Seconda guerra mondiale]]
[[Categoria:Relazioni bilaterali della Francia|Seconda guerra mondiale]]
[[Categoria:Relazioni bilaterali della Germania|Seconda guerra mondiale]]
[[Categoria:Relazioni bilaterali del Regno Unito|Seconda guerra mondiale]]
[[Categoria:Relazioni bilaterali degli Stati Unii|Seconda guerra mondiale]]
[[Categoria:Seconda guerra mondiale]]