Capocesto e L'affare Makropulos: differenze tra le pagine

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{{Opera
{{Divisione amministrativa
|titoloitaliano=L'affare Makropulos
|Nome = Capocesto
| immagine = Leos_Janacek_relief.jpg
|Nome ufficiale = {{hr}} Primošten
| didascalia = Leos Janacek
|Panorama = Primosten peninsula.jpg
|titolooriginale=Věc Makropulos
|Didascalia =
|linguaoriginale= [[lingua ceca|ceca]]
|Bandiera =
|genere=[[opera lirica]]
|Stemma =
|libretto=libretto proprio
|Stato = HRV
|soggetto=''Věc Makropulos'' di [[Karel Čapek]]
|Grado amministrativo = 2
|numeroatti=tre
|Divisione amm grado 1 = Sebenico e Tenin
|epocacomposizione=1923-1926
|Amministratore locale = Stipe Petrina
|primarappresentazione=18 dicembre [[1926]]
|Partito =
|teatro=[[Teatro Nazionale]], [[Brno]]
|Data elezione =
|personaggi=*''Emilia Marty'', alias ''Elina Makropulos'', famosa cantante lirica ([[soprano]])
|Data istituzione =
* ''Albert Gregor'' ([[tenore]])
|Data soppressione =
* ''Dr Kolenatý'', un avvocato ([[baritono]])
|Superficie = 57.18
* ''Vítek'', un archivista (tenore)
|Note superficie =
* ''Kristina'', sua figlia, una giovane cantante ([[mezzo soprano]])
|Abitanti = 2828
* il barone ''Jaroslav Prus'' (baritono)
|Note abitanti =
* ''Janek'', suo figlio (tenore)
|Aggiornamento abitanti = 2011
* il conte ''Hauk-Šendorf'' (tenore)
|Sottodivisioni =
* un ''macchinista'' (baritono)
|Divisioni confinanti =
* una ''donna delle pulizie'' ([[contralto]])
|Lingue =
* una ''cameriera'' ([[contralto]])
|Prefisso = (+385) 022
* [[Coro (musica)|coro]] maschile (invisibile)
|Fuso orario =
|Codice statistico =
|Codice catastale =
|Nome abitanti =
|Patrono =
|Festivo =
|Mappa =
|Didascalia mappa =
|Sito = http://www.primosten.hr/
}}
'''Capocesto'''<ref>Dario Alberi, ''Dalmazia. Storia, arte, cultura'', Lint Editoriale, Trebaseleghe (PD) 2008, pp. 689-695.</ref><ref name=Idrografico>Cfr. a p. 219 in [[Istituto Idrografico della Marina]] ''Portolano del Mediterraneo, volume 6, Adriatico Orientale (edizione 1994, nuova tiratura febbraio 2002)'', Genova. (Pubblicazione annessa alla cartografia ufficiale della Repubblica Italiana - legge 2 febbraio 1960, n. 68).</ref><ref>Cfr. a p. 201 in Istituto Idrografico della Marina ''Elenco dei fari e dei segnali da nebbia'', Genova, 1997. (Documento ufficiale della Repubblica Italiana - legge 2 febbraio 1960, n. 68).</ref><ref>{{collegamento interrotto|1=[http://www.edit.hr/lavoce/2007/070725/politica.htm ''"Furioso incendio tra Sebenico e Capocesto nella Dalmazia Centrale"''] |date=febbraio 2018 |bot=InternetArchiveBot }} ne "La voce del Popolo", anno 2007.</ref><ref>{{collegamento interrotto|1=[http://www.dalmatia.hr/42029/marina/ www.dalmatia.hr] |date=febbraio 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref><ref>[http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/eb/Spalato_-_34-44.jpg Blatt 34-44 der Generalkarte von Mitteleuropa 1:200.000 der Franzisco-Josephinischen Landesaufnahme, Österreich-Ungarn, ab 1887]</ref> (in [[lingua croata|croato]]: '''''Primošten''''', pron. {{IPA|ˈprimɔʃtɛn}}) è un [[Comuni della Croazia|comune]] della [[Croazia]] sul [[mare Adriatico]].
 
'''''L'affare Makropulos''''' ('''''Věc Makropulos''''', in [[lingua ceca]]) è la penultima [[opera lirica|opera]] di [[Leoš Janáček]]. Il [[libretto]], basato sull'omonima ''pièce'' di [[Karel Čapek]], ma ispirato anche alla relazione di Janáček con la giovane [[Kamila Stösslová]], fu scritto dal compositore stesso tra il 1923 e il 1925. L'opera debuttò con buon successo al [[Teatro Nazionale]] di [[Brno]] il 18 dicembre [[1926]], sotto la direzione di [[František Neumann]].
==Geografia ed economia==
Il paese sorge su una penisola tondeggiante nella [[Dalmazia]] centrale, circa 20&nbsp;km a sud di [[Sebenico]] e una sessantina di chilometri a nord di [[Spalato]]. Anticamente borgo di pescatori, dagli anni Sessanta è diventato una meta turistica grazie alle vicine spiagge (particolarmente apprezzata è quella di ''Mala Raduča'', tra le più belle della Croazia). L'economia di Capocesto rimane di natura tradizionale: oltre al turismo le principali attività sono la pesca e la coltivazione dell'[[olivo]] e della [[Vitis|vite]].<br>
Di fronte al porto di Capocesto (''Primoštenka luka'') si trovano alcuni isolotti e scogli, il maggiore dei quali è [[Maslignago]].
 
== Periodo di composizione ==
==Storia==
{{quote|A Praga stanno dando il ''Makropulos''. Una donna di trecentotrentasette anni, ma al tempo stesso ancor giovane e bella. Piacerebbe anche a te essere così? E sapessi quanto è infelice! Noi siamo felici perché sappiamo che la nostra vita è breve. È necessario approfittare di ogni momento, utilizzarlo nel modo giusto. Tutto va di fretta nella nostra vita - e poi la nostalgia. Quest'ultima è la mia sorte. Quella donna - una bellezza di trecentotrentasette anni - non ha avuto un cuore. Questo è triste.<ref>Lettera di Leoš Janáček a Kamila Stösslová del 28 dicembre 1922, in ''Intimate Letters. Leoš Janáček to Kamila Stösslová'', a cura di John Tyrrell, London-Boston-Princeton University Press, 1944; rist. London, Faber & Faber, 2005, pp. 40-41; traduzione italiana di Vincenzina Ottomano in ''Da Čapek a Janáček per un «desiderio di immortalità», saggio all'interno del ''Programma di sala'' per la rappresentazione al Teatro la Fenice, stagione 2012-13, p. 37.</ref>}}
Originariamente la penisola di Capocesto era una piccola isola rocciosa: questa fu dapprima unita alla terraferma con un ponte mobile ed infine tramite un terrapieno artificiale venne creato l'[[istmo]] ancor oggi visibile. Il nome croato del paese, risalente al [[1564]], riflette questa origine (''primostiti'', verbo che significa "gettare un ponte su qualcosa"), mentre il toponimo italiano deriva dal [[lingua latina|latino]] ''Caput Cistae''.
 
La versione operistica della storia di Janáček viene scritta dallo stesso tra il 1923 e il 1925. Già dal 10 dicembre 1922 a Praga Janáček intuisce il potenziale della sua storia, per questo entra in corrispondenza con Čapek, che si dimostra favorevole all'idea, nonostante i problemi legali nel garantire i diritti dell'opera. Quando questi problemi vengono risolti, il 10 settembre 1923, Janáček inizia subito a lavorare sulla lirica. Dopo aver scritto il libretto, nel dicembre 1924 completa la prima stesura del lavoro, impiega un altro anno per perfezionarla, e la completa definitivamente il 3 dicembre del 1925.
Capocesto appartenne per svariati secoli alla [[Repubblica di Venezia]] e a tale periodo deve la sua attuale fisionomia. Sul punto più alto della penisoletta sorge la chiesa parrocchiale di San Giorgio ([[1485]], rest. [[1760]]), che è la più antica testimonianza storica del paese. Altri luoghi di interesse sono la chiesa della Madonna delle Grazie ([[1553]]), quella di San Rocco ([[1680]]) e le mura veneziane del XVII secolo.
 
== Trama ==
Dopo la prima guerra mondiale Capocesto appartenne alla Jugoslavia; nel 1941 fu annessa all'Italia facendo parte del [[Governatorato della Dalmazia]] ([[provincia di Zara]], come frazione del comune di [[Sebenico]]). Nel 1943 fu occupata dai tedeschi, in seguito, nel 1945 entrò a far parte della Jugoslavia di Tito, fin quando, nel 1991, fu ricompresa nel neonato stato di [[Croazia]].
 
{{quote|È atroce sopravviversi. Se sapeste com'è leggera la vita per voi! Siete vicini a tutto. Per voi ha tutto un senso. Tutto ha valore per voi. Sciocchi, siete felici per la stupida ragione che presto morirete.| Elina Makropulos, atto III<ref name= "Sablich">Versione ritmica italiana di Sergio Sablich, ''Programma di sala'' per la rappresentazione al Teatro alla Scala, stagione 2008-09.</ref>}}
== Italiani ==
La minoranza italiana a Capocesto è quasi scomparsa dagli inizi del Novecento, quando - secondo lo storico Giotto Dainelli - ancora esistevano alcune famiglie italiane <ref>Giotto Dainelli, ''La regione balcanica - sguardo d'insieme al paese e alle genti'', ed, Soc. An. Editrice "La Voce", 1922; a pag. 102 vi è la cartina: "I nuclei italiani in Dalmazia" che riporta una presenza italiana a Capocesto</ref>. Intorno al [[1850]] si leggono dai registri parrocchiali della chiesa di San Giorgio - tra le altre - le seguenti famiglie: Scarin, Gracin, Parghin, Cobana, Sermuda, Savich, Milisca e Michelin.
 
==Curiosità= Atto I ===
''Lo studio dell'avvocato Kolenatý, [[Praga]], 1922''
La famiglia de' Vidovich<!-- di Renzo de' Vidovich? --> (da cui discende [[Ottavio Missoni]] per lato materno) porta il titolo di conti di Capocesto e [[Rogosnizza]].
 
Vitek, archivista dell'avvocato Kolenatý, nota, riordinando i fascicoli dello studio, che il caso Gregor ''contra'' Prus è pendente ormai da quasi un secolo.
==Località==
Entra nel frattanto proprio Albert Gregor, chiedendo notizie dell'avvocato, che però, come spiega Vitek, è ancora impegnato presso la Corte Suprema, della quale si attende la sentenza definitiva.
Il comune di Capocesto è suddiviso in sei frazioni (''naselja'')<ref>[http://narodne-novine.nn.hr/clanci/sluzbeni/dodatni/129136.htm Frazioni della Regione di Sebenico e Tenin]</ref>:
Appare dunque Kristina, figlia di Vitek, giovane cantante, lamentando la bravura di Emilia Marty, sua collega in teatro, e ammettendo che non riuscirà mai a raggiungere un simile livello di bravura.
* Capocesto (''Primošten'')
* Kruševo
* Primošten Burnji
* Široke
* Vadalj
* Vezac
 
Ritorna in quel momento Kolenatý, accompagnato (inaspettatamente) proprio da Emilia Marty.
==Galleria d'immagini==
L'artista chiede di conoscere i dettagli della « causa Gregor ''contra'' Prus », ed è subito accontentata: il caso si era aperto con la morte, nel [[1827]], del barone Joseph Ferdinand Prus, il quale non lasciò né discendenti legittimi né testamento.
<gallery>
L'eredità fu reclamata dal cugino, ma lo stesso fece anche un antenato di Albert, Ferdinand Gregor, sostenendo che il barone aveva verbalmente espresso tale volontà.
Immagine:Kroatien Primosten südlich Sibenik.jpg|Dettaglio delle spiagge
Emilia interrompe a questo punto l'uomo di legge chiarendo che Ferdinand Gregor era figlio illegittimo del barone e di una cantante d'opera, Ellian MacGregor.
Immagine:Primosten.jpg|Capocesto al tramonto
Stupito dall'esatta conoscenza di questi vecchi fatti, ancor più che dalla rivelazione, Kolenatý fa notare che in ogni caso senza prove la famiglia Prus avrà la meglio in tribunale.
Immagine:PrimostenChiesa.JPG|Chiesa della Madonna delle Grazie
Emilia rivela allora che in un vecchio armadio, nella residenza dei Prus, l'avvocato potrà trovare ciò di cui ha bisogno: un testamento autografo ancora sigillato.
</gallery>
Kolenatý dubita delle parole della cantante, ma Albert insiste affinché si tenti anche quest'ultima strada, arrivando perfino a minacciare di rivolgersi al rivale Abeles.
Partito Kolenatý, Albert confida a Emilia di essere oberato dai debiti e che se non otterrà l'eredità sarà pronto ad uccidersi (l'uomo, già infatuato dell'artista, cerca in questo modo di impressionarla).
Emilia, indifferente, quasi annoiata, rifiuta le ''avànces'' di Gregor (gli pone invece strane domande: il tuo vero nome è forse MacGregor? La « mammina » ti chiama Bertiček?).
Il suo unico interesse sembra essere un plico di fogli, scritti in greco, che ella crede in possesso dell'uomo.
 
Kolenatý rientra assieme a Jaroslav Prus: il testamento era proprio nel luogo indicato e Jaroslav si congratula perciò con Albert per la vittoria - subordinata, beninteso, alla prova che Ferdinand Gregor fosse realmente il figlio illegittimo del Barone.
== Note ==
Emilia annuncia di essere in possesso di tale prova.
<references/>
 
=== VociAtto correlateII ===
''Il palco di un teatro d'opera dopo lo spettacolo.''
* [[Dalmazia]]
 
* [[Regione di Sebenico e Tenin]]
Un macchinista e la donna delle pulizie stanno discutendo dello straordinario successo della Marty.
* [[Toponimi italiani della Dalmazia]]
Entrano il barone Prus, che cerca Emilia, suo figlio Janek e Kristina.
Fa il proprio ingresso anche la prima donna, la quale, dopo aver fatto innamorare di sé anche il giovane Janek, scaccia sia il padre che il figlio.
Anche Albert, che sopraggiunge con un costoso regalo, subisce un rifiuto.
Entra dunque il vecchio conte Hauk-Šendorf, il quale crede di aver riconosciuto in Emilia, Eugenia Montez, una zingara con la quale aveva avuto, mezzo secolo prima, un’''affaire'' in [[Andalusia]].
Emilia gli confida che Eugenia non è morta e gli intima, in spagnolo, di darle un bacio.
 
Partono tutti, eccetto Prus ed Emilia.
Il barone le chiede la ragione dell'interesse da lei dimostrato per il caso Gregor contro Prus e le rivela di essere in possesso di un documento comprovante l'identità dell'amante del barone Joseph Ferdinand (Elina Makropulos) e il nome del figlio (Ferdinand Makropoulos).
Le fa notare dunque come le iniziali E.M. ricorrano spesso nella vicenda: Elina Makropulos, Ellian MacGregor, Eugenia Montez, Emilia Marty...
Assieme a questo foglio ha trovato, inoltre, molte lettere inviate dalla cantante Ellian MacGregor ( « Non son più un bambino, però riconosco che nelle lettere si potrebbe trovar molto da scoprire... da quella grazia » ) e un fascicolo sigillato.
Emilia, dopo aver reagito con ira alle insinuazioni sulla MacGregor, cerca di convincerlo a consegnarle il fascicolo.
Il barone rifiuta e conclude, uscendo, che solo un discendente di Ferdinand Makropoulos potrà legittimamente reclamare l'eredità dell'antenato.
 
Ritorna Albert supplicando Emilia di ricambiare il proprio amore. La donna, in risposta, cade misteriosamente addormentata.
La risveglia l'arrivo di Janek, il quale, ammaliato da lei, si lascia convincere a rubare i documenti trovati dal padre.
Il dialogo tra i due è però interrotto dal ritorno del barone, il quale, scacciato il ragazzo, acconsente di consegnarle ciò che brama in cambio di una notte d'amore.
 
=== Atto III ===
''La camera d'albergo di Emlia, la mattina seguente.''
 
Emilia e Jaroslav hanno trascorso la notte assieme. Nonostante sia rimasto insoddisfatto (il barone ha trovato la cantante « gelida, di marmo. Fredda come lama... »<ref name="Sablich"/>), l'uomo le consegna il documento bramato.
Li raggiunge la notizia che Janek si è tolto la vita per amore di Emilia; mentre il padre è preso dal rimorso, Emilia rimane assolutamente impassibile, preoccupata solo dalla goffaggine con la quale la cameriera le sta pettinando i capelli.
L'interesse di Emilia si sposta dunque sul conte Hauk-Šendorf, giunto per informarla di aver lasciato la moglie e di aver organizzato, grazie al denaro che ricaverà dalla vendita dei gioielli di famiglia, una fuga d'amore in Spagna.
Irrompono quindi Albert, Kolenatý, Vítek e Kristina, accompagnati da un dottore che allontana il conte, ormai delirante.
Kolenatý ha notato che la calligrafia di Ellian MacGregor corrisponde a quella di Emilia e la accusa, perciò, di aver falsificato i documenti comprovanti la parentela di Ferdinand Gregor/Makropoulos con il defunto barone Prus.
La donna lascia la stanza dichiarando di volersi vestire, prima di chiarire ogni cosa.
 
Gregor, Kolenatý e Vítek, presi dalla smania di scoprire la verità, approfittano della sua assenza per esaminare il contenuto dei bagagli dell'artista. La ricerca frutta molti documenti e ricordi, tutti riportanti le iniziali E.M.
Prus nota, inoltre, che anche la calligrafia di Elina Makropulos assomiglia a quella di Emilia.
 
L'artista rientra, barcollante, con in mano una bottiglia di [[whisky]]. Ha deciso infine di rivelare la verità: il suo vero nome è Elina Makropulos, nata a [[Creta]] nel [[1585]]. Suo padre, l'[[alchimista]] Hieronymus Makropulos, chiamato a Praga dall'ormai assillato dalla prossima vecchiaia [[Rodolfo II]], aveva inventato un elisir capace di prolungare la vita di trecento anni.
L'imperatore, dubitando dell'alchimista, ordinò che il rimedio fosse provato prima sulla figlia sedicenne dell'uomo.
Elina, assunto l'elisir, cadde però in un sonno profondo.
Quando, dopo molti giorni, riprese conoscenza, il padre era ormai stato imprigionato e destinato al patibolo; non le rimase dunque che fuggire.
Durante i successivi tre secoli, la donna ha assunto molteplici identità, amato molti uomini e affinato la propria voce al punto da incarnare, nelle diverse generazioni, le migliori cantanti d'opera.
L'unica persona cui confidò il proprio segreto, l'amatissimo Pepi (il barone Joseph Ferdinand Prus), chiese ed ottenne dalla donna la formula Makropulos.
L'effetto dell'elisir è, nel 1922, ormai prossimo al termine. Elina è dunque tornata a Praga per recuperare la formula ed ottenere così altri trecento anni di vita.
Solo ora realizza però che l'eterna giovinezza l'ha condannata ad un'esausta apatia ( « è lo stesso, cantar o tacere. Sazia voler bene, sazia voler il male. Stanca la terra, stanca il cielo! E sappi, anche l'anima muore »<ref name="Sablich"/>), decide perciò di lasciarsi morire.
Invecchiata, tra lo stupore dei presenti, a vista d'occhio, la donna offre a Kristina la formula, prefigurandole una carriera ancor più folgorante di quella della Marty.
La giovane, afferrato il documento, lo incenerisce sulla fiamma di una candela.
Elina spira pronunciando in greco le prime parole del ''[[Padre Nostro]]''.
 
== Cast della prima rappresentazione assoluta ==
 
{| class="wikitable"
!Ruolo
!Interprete
|-
|Emilia Marty
|[[Alexandra Čvanová]]
|-
|Albert Gregor
|[[Emil Olšovský]]
|-
|Kolenatý
|[[Ferdinand Pour]]
|-
|Vítek
|[[Valentin Šindler]]
|-
|Kristina
|[[Jožka Mattesová]]
|-
|Jaroslav Prus
|[[Zdeněk Otava]]
|-
|Janek
|[[Antonín Pelc]]
|-
|Hauk-Šendorf
|[[Václav Šindler]]
|-
|macchinista
|[[Jaroslav Čihák]]
|-
|donna delle pulizie
|[[Jelena Ježičová]]
|-
|cameriera
|
|-
| colspan="2" |Direttore: [[František Neumann]]
|-
|}
 
== «Věc» Makropulos ==
Il titolo originale dell'opera, lo stesso utilizzato da Čapek per la propria commedia, è polisemantico: il lemma ceco ''věc'' significa, infatti, ''cosa'' e può essere diversamente interpretato e tradotto.
 
Nel terzo atto, quando si parla del «věc Makropulos» ci si riferisce ad un preciso oggetto: la busta gialla in cui è contenuta la formula dell'elisir di lunga vita (la traduzione corretta potrebbe dunque essere «documento» o «formula»<ref>Traduzione di Emanuele Bonomi, ''Programma di sala'' per la rappresentazione al Teatro la Fenice, stagione 2012-13, p. 106.</ref>).
Per traslato il termine può però essere riferito alla vicenda della commedia (e dell'opera) e, ancora più in generale, all'intero mistero originato dalla formula dell'alchimista cretese<ref name="Sablich"/>.
Per questo, il titolo ''Věc Makropulos'' è comunemente tradotto ''L'affare'' o ''Il caso Makropulos''<ref>Per la prima alternativa si è propeso, ad esempio, in occasione della messa in scena alla [[Teatro alla Scala|Scala]] del 2009, per la seconda in quella del 2013 al [[Teatro La Fenice]].</ref>.
 
==Note==
<references/>
 
==Collegamenti esterni==
== Altri progetti ==
* [https://web.archive.org/web/20150418193013/http://www.teatrolafenice.it/media/3usbj1362990961.pdf Programma di sala], con libretto (cecoslovacco e italiano) e note, per l'allestimento 2013 al [[Teatro La Fenice]] di Venezia
{{interprogetto|commons=Category:Primošten}}
* [http://www.rodoni.ch/FENICE-VENEZIA/makropulos_libretto.pdf Libretto] (traduzione italiana di Sergio Sablich), per l'allestimento della [[Stagioni liriche del Teatro alla Scala|stagione 2009]] del [[Teatro alla Scala]] di Milano
 
{{Comuni della regione di Sebenico e Tenin}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|musica classica}}
{{portale|Croazia|Venezia Giulia e Dalmazia}}
 
[[Categoria:ComuniOpere della regioneliriche di Sebenico eLeoš TeninJanáček]]
[[Categoria:Opere liriche in lingua ceca]]
[[Categoria:Opere liriche basate su opere teatrali]]