Bambini dell'Olocausto e Discussione:Gabino Olaso Zabala: differenze tra le pagine

(Differenze fra le pagine)
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
 
+tradotto da
 
Riga 1:
{{tradotto da|es|Gabino Olaso Zabala|14 ottobre 2018|111275593}}
[[File:Arthur Szyk (1894-1951). To Be Shot as Dangerous Enemies of the Third Reich (1943), New York.jpg|thumb|upright=1.6|''Pericolosi nemici del Terzo Reich'' (1943) di [[Arthur Szyk]]]]
[[File:Stroop Report - Warsaw Ghetto Uprising 06b.jpg|thumb|upright=1.6|Rastrellamento di donne e bambini dal [[ghetto di Varsavia]]]]
[[File:Lodz Ghetto children deportation to Chelmno.jpg|thumb|upright=1.6|Bambini del [[ghetto di Łódź]] avviati al [[campo di sterminio di Chełmno]]]]
I '''bambini dell'Olocausto''' hanno rappresentato il segmento più vulnerabile tra i gruppi che furono colpiti dalle politiche naziste di discriminazione, persecuzione razziale e genocidio, con un altissimo numero di [[vittime dell'Olocausto|vittime]]. La stragrande maggioranza di loro (tra un milione e un milione e mezzo) furono ebrei e a loro ci si riferisce specificamente e più propriamente come '''bambini della Shoah'''. Tra le [[vittime dell'Olocausto]] si annoverano anche numerosissimi bambini non ebrei (tra il 40% e il 50% dei 200.-250.000 "zingari" uccisi nell'Olocausto, oltre a svariate migliaia di polacchi, russi, serbi, disabili, figli di oppositori politici, vittime di rappresaglie, ecc.).
 
== Collegamenti esterni modificati ==
I bambini che furono oggetto di persecuzione e [[superstiti dell'Olocausto|sopravvissero all'Olocausto]], nei ghetti e nei campi di concentramento o nella clandestinità o attraverso la fuga e l'emigrazione forzata, passarono tutti attraverso esperienze molto dure di privazioni personali e di separazione o perdita delle loro famiglie. Nel dopoguerra molti di essi hanno svolto un ruolo importante di testimoni nei processi e di fronte all'opinione pubblica.
 
Gentili utenti,
==Le leggi razziali==
 
ho appena modificato 1 collegamento/i esterno/i sulla pagina [[Gabino Olaso Zabala]]. Per cortesia controllate la [https://it.wikipedia.org/w/index.php?diff=prev&oldid=92959983 mia modifica]. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a [[:m:InternetArchiveBot/FAQ|queste FAQ]]. Ho effettuato le seguenti modifiche:
{{Vedi anche|Leggi razziali naziste|Leggi razziali fasciste}}
*Aggiunta del link all'archivio https://web.archive.org/web/20071215074449/http://ncrcafe.org/node/1373 per http://ncrcafe.org/node/1373
I bambini pagarono subito un duro prezzo per le [[leggi razziali naziste|politiche discriminatorie]] messe in atto già a partire dal 1933 nella Germania nazista e quindi dal 1938 in Italia con la promulgazione delle [[leggi razziali fasciste]].<ref> Bruno Maida (a cura di). ''1938. I bambini e le leggi razziali in Italia''. Firenze: Giuntina, 1999.</ref> Con la [[seconda guerra mondiale]] tali misure furono estese a buona parte dell'Europa continentale.
 
Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot
I bambini "non-ariani" (ebrei, ma anche rom, africani, cinesi, ecc.) furono espulsi dalle scuole che frequentavano, dalle attività sportive e ricreative per la gioventù, impediti ad avere una vita sociale "normale", privati del futuro per le restrizioni imposte sull'istruzione e sull'accesso alle professioni.
 
Saluti.—[[:en:User:InternetArchiveBot|'''<span style="color:darkgrey;font-family:monospace">InternetArchiveBot</span>''']] <span style="color:green;font-family:Rockwell">([[:en:User talk:InternetArchiveBot|Segnala un errore]])</span> 00:38, 3 dic 2017 (CET)
Nel momento cruciale della crescita e della costruzione della propria identità, con le leggi razziali venne improvvisamente la consapevolezza di essere "diversi", soggetti a pregiudizi ed ostilità che fino ad allora essi non avevano conosciuto in modo così diretto. Sul piano personale, più ancora delle difficoltà economiche, pesarono le limitazioni imposte ai rapporti sociali e l'esperienza dell'esclusione, assieme all'indifferenza e alla mancanza di solidarietà da parte di insegnanti e amici.<ref>[http://www.fondazionecdf.it/index.php?module=site&method=article&id=2795&id_dossier=70 1938: i bambini e le leggi razziali in Italia. Alcune testimonianze].</ref>
 
== Collegamenti esterni modificati ==
Molti si trovarono a dover lasciare le loro case e i loro affetti ed emigrare in altri paesi, attraverso modalità che spesso comportarono la separazione (temporanea o permanente) dai propri genitori e traumatiche esperienze di viaggio.
 
Gentili utenti,
==Lo sterminio==
 
ho appena modificato 1 collegamento/i esterno/i sulla pagina [[Gabino Olaso Zabala]]. Per cortesia controllate la [https://it.wikipedia.org/w/index.php?diff=prev&oldid=95204546 mia modifica]. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a [[:m:InternetArchiveBot/FAQ|queste FAQ]]. Ho effettuato le seguenti modifiche:
{{Vedi anche|Olocausto|Vittime dell'Olocausto}}
*Aggiunta del link all'archivio https://web.archive.org/web/20071103130256/http://www.protestantedigital.com/new/nowleernoticia.php?n=7370 per http://www.protestantedigital.com/new/nowleernoticia.php?n=7370
[[File:AnneFrankSchoolPhoto.jpg|thumb|upright=0.7|[[Anne Frank]], morta nei campi di concentramento, è uno dei simboli più noti dell'Olocausto a livello internazionale]]
Circa un milione e mezzo di bambini e adolescenti perirono nell'Olocausto.<ref>Patricia Heberer, Children during the Holocaust. AltaMira Press, 2011.</ref> Se nei territori occupati dai nazisti trovarono la morte i due terzi degli ebrei residenti, questa percentuale fu di gran lunga superiore tra i bambini (raggiungendo il 90%). Lievemente maggiori furono le possibilità di sopravvivenza tra gli adolescenti, utilizzati come forza lavoro.<ref name="enciclopedia">[https://www.ushmm.org/wlc/it/article.php?ModuleId=10005142 I bambini durante l'Olocausto], ''Enciclopedia dell'Olocausto''.</ref> Agli occhi dei nazisti i bambini rappresentavano solo delle bocche inutili da sfamare, al contrario degli adulti il cui lavoro coatto poteva essere sfruttato almeno per un certo periodo per le esigenze belliche della Germania.
 
Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot
L'uccisione dei bambini fu coscientemente perseguita come la migliore garanzia che le "razze" considerate "inferiori" non avessero un futuro.<ref name="enciclopedia" /> L'unicità dell'Olocausto veniva rilevata già nel 1942 dallo storico [[Emanuel Ringelblum]], dall'interno del [[ghetto di Varsavia]]:
:"Anche nei tempi più barbari, una scintilla umana brillava anche nel cuore più crudele e i bambini furono risparmiati. Ma la bestia hitleriana è molto diversa. Essa divora i più cari a noi, quelli che suscitano la massima compassione, i nostri figli innocenti."<ref>Citato in Peter Fritzsche, ''An Iron Wind: Europe Under Hitler''. Basic Books, 2016, p.219.</ref>
Lo sterminio fu così sistematicamente condotto, che del milione di bambini ebrei che vivevano in Polonia, alla fine della guerra ne rimarranno solo 5.000.<ref>"[https://www.ushmm.org/wlc/en/article.php?ModuleId=10006124 Plight of Jewish Children]", ''Holocaust Encyclopedia''.</ref> Dei 776 bambini ebrei italiani deportati ad Auschwitz ne sono sopravvissuti 25.<ref>Bruno Maida, ''La Shoah dei bambini'', Torino: Einaudi, 2013, p.25.</ref> Degli oltre 200 di età inferiore ai 14 anni, che furono deportati dal [[rastrellamento del ghetto di Roma|ghetto di Roma il 16 ottobre 1943]] non ne è tornato nessuno.<ref>Il più giovane tra i soli 16 sopravvissuti degli oltre 1000 deportati fu un adolescente, [[Enzo Camerino]], che al momento della deportazione aveva 14 anni ma che dimostrando più della sua età riuscì a superare la selezione. Per i più piccoli non vi fu scampo. Umberto Gentiloni e Stefano Palermo (a cura di), ''16.10.1943 Li hanno portati via'', Roma: Fandango Libri, 2012.</ref>
 
Saluti.—[[:en:User:InternetArchiveBot|'''<span style="color:darkgrey;font-family:monospace">InternetArchiveBot</span>''']] <span style="color:green;font-family:Rockwell">([[:en:User talk:InternetArchiveBot|Segnala un errore]])</span> 05:01, 7 mar 2018 (CET)
===Programmi di eutanasia===
 
== Frase ambigua ==
{{Vedi anche|Aktion T4|Eutanasia su minori nella Germania nazista}}
[[File:Ernst Lossa, Foto aus der Krankenakte.jpg|thumb|left|upright=0.7|[[Ernst Lossa]], un ragazzo [[Jenisch]] di 14 anni, ucciso in quanto "disadattato" nel 1942.]]
I primi bambini ad essere vittime dell'Olocausto furono i minori disabili (senza alcuna distinzione tra "ariani e "non-ariani"), i quali furono eliminati in [[Aktion T4]], il programma di eutanasia del [[Terzo Reich]] volto a forgiare la "razza ariana", purificandola da ogni debolezza genetica. Tutti coloro che avevano un qualche malattia ereditaria (in seguito conosciuta come [[malattia genetica]]) o che erano gravemente malati fisici o mentali (vedi [[disabilità]]) furono classificati come esempi di "[[vita indegna di essere vissuta]]" (lebensunwertes Leben). Già nel 1929 [[Adolf Hitler]] aveva affermato di fronte al congresso del [[Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori]] svoltosi a [[Norimberga]] che "la rimozione dei bambini più deboli significava un aumento del potere della nazione e non un suo indebolimento".<ref>''[[Völkischer Beobachter]]'', Bavarian edition dated 7 August 1929. In: ''Enzyklopädie des Nationalsozialismus'', edited by [[Wolfgang Benz]], Hermann Graml and Hermann Weiß, Digitale Bibliothek, Vol. 25, p. 578, Directmedia, Berlin 1999</ref>.
 
"Protagonista della tortura": sembra che il torturatore sia stato lui! Già c'è poco in voce, ma pure quel poco...--[[Utente:Avemundi|A<small>VE</small>M<small>VNDI</small>]] [[discussioni utente:Avemundi|✉]] 15:05, 18 lug 2019 (CEST)
Fu nei programmi di eutanasia che si sperimentarono per la prima volta quei metodi di sterminio di massa (come la gassazione) che furono poi applicati su larga scala nei confronti degli ebrei e altri gruppi ritenuti razzialmente inferiori o socialmente indesiderabili. L'ambiguo confine tra malattia mentale e "disattamento" sociale portava ad allargare il numero di quanti potessero essere considerati suscettibili di "rimozione". Tra il 1939 e il 1945, furono 5000-7000 i bambini soppressi nelle cliniche e nei riformatori tedeschi perché affetti da malattie genetiche o mentali o, come nel caso di [[Ernst Lossa]], semplicemente perché ritenuti socialmente e "razzialmente" "disadattati" e irriformabili.<ref>Michael Burleigh, ''Death and Deliverance: Euthanasia in Germany, 1900-1945'', Cambridge: Cambridge University Press, 1994.</ref>
:No, effettivamente era proprio così, ma non si capiva assolutamente che l'episodio fosse avvenuto quarant'anni prima nelle Filippine.--[[Utente:Avemundi|A<small>VE</small>M<small>VNDI</small>]] [[discussioni utente:Avemundi|✉]] 15:20, 18 lug 2019 (CEST)
 
===Vita e morte nei ghetti===
 
{{Vedi anche|Ghetti nazisti|Bambini di Terezín}}
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-134-0778-38, Polen, Ghetto Warschau, Kinder.jpg|thumb|upright=0.8|Bambini nel [[ghetto di Varsavia]] nel 1941]]
Nei ghetti in cui la popolazione ebraica fu progressivamente confinata dai nazisti dopo l'inizio della [[seconda guerra mondiale]], i bambini (unitamente agli anziani) furono i primi a soccombere, a causa della fame, delle malattie e delle durissime condizioni di vita.<ref>"[https://www.ushmm.org/wlc/en/article.php?ModuleId=10005059 Ghettos]", ''Holocaust Encyclopedia''.</ref> Le immagini giunteci dai ghetti della Polonia ci mostrano le strade piene di bambini denutriti, malati o morenti, una realtà che i [[Diari dell'Olocausto]] scritti da bambini nei ghetti esprimono in maniera drammatica. Ogni tentativo da parte delle autorità ebraiche di autogoverno, di organizzazioni politiche e filantropiche e di singoli individui fu presto sopraffatto di fronte alle tragiche dimensioni dei problemi e alla mancanza di cibo e di risorse. E quando cominciarono le deportazioni i bambini furono i primi a partire per i campi di sterminio. Emblematico è il caso del [[ghetto di Łódź]] dove nel settembre 1942 la (temporanea) sopravvivenza degli adulti fu garantita a condizione del sacrificio dei bambini e degli anziani.<ref> Institute of Tolerance / State Archived in Lodz. The Children of the Lodz Ghetto. Lodz: Bilbo, 2004.</ref> Anche i bambini dell'orfanotrofio di Varsavia furono nell'agosto 1942 tra le prime vittime della liquidazione del [[ghetto di Varsavia|ghetto]] con uno speciale trasporto al [[campo di sterminio di Treblinka|Treblinka]]; il direttore, il famoso pedagogo [[Janusz Korczak]] non volle abbandonarli e condivise con loro lo stesso destino di morte.<ref>Dario Arkel, ''Ascoltare la luce, vita e pedagogia di Janusz Korczak'', Segrate, Atì editore, 2009.</ref>
 
[[File:Brundibar poster Theresienstadt.jpg|thumb|left|upright=0.7|Poster per la rappresentazione di ''[[Brundibar]]'' a [[Campo di concentramento di Theresienstadt|Terezín]]]]
L'accanimento dei nazisti contro i bambini non si allentò neppure quando fu chiaro che la guerra era perduta. A [[Campo di concentramento di Theresienstadt|Theresienstadt (Terezín)]], il "ghetto modello" a lungo usato dai nazisti a scopo propagandistico, per qualche tempo i bambini poterono godere di condizioni di vita migliori.<ref name="Murmelstein">[[Benjamin Murmelstein]], ''Terezin, il ghetto-modello di Eichmann'', [[Cappelli (editore)|Cappelli]] (oggi [[Editrice La Scuola]] di Brescia), Bologna 1961; riedizione Editrice La Scuola 2013, ISBN 978-88-350-3367-7.</ref> Fu tollerato che essi frequentassero programmi scolastici, dove i loro insegnanti (tra cui alcuni dei più celebri intellettuali, musicisti e artisti ebrei dell'epoca) li incoraggiarono a praticare le arti e la musica.<ref>"[https://www.ushmm.org/wlc/en/article.php?ModuleId=10007461 Theresienstadt: Cultural Life]", ''Holocaust Encyclopedia''.</ref> Nel 1943-44 [[Friedl Dicker-Brandeis]] diresse un programma d'arte per bambini, i cui oltre 4000 disegni sono oggi esposti all'ammirazione dei visitatori alla Sinagoga Pinkas nel [[Josefov|Quartiere-Museo ebraico di Praga]].<ref>[http://www.greencrossitalia.org/disarmo/news/832-larte-di-terezin-per-la-memoria-della-shoah L’arte di Terezín per la memoria della Shoah].</ref> Il 23 settembre 1943 i [[bambini di Terezín]] misero in scena l'opera [[Brundibar]] di [[Hans Krása]], di cui fu protagonista il tredicenne [[Honza Treichlinger]]; nei mesi successivi l'opera conobbe un totale di ben 55 repliche.<ref>Joza Karas, ''Musica a Terezín, 1941-1945''. Genova: Il nuovo Melangolo, 2011.</ref> A 14 anni [[Petr Ginz]] fondò e diresse dal 1942 al 1944 una rivista autogestita per bambini, ''[[Vadem]]'', che è una delle più straordinarie produzioni letterarie di Terezín.<ref name="Murmelstein" /> Con tutto questo Terezín era e rimase sempre agli occhi dei nazisti solo un luogo di soggiorno temporaneo e di transito verso i campi di sterminio.<ref>"[https://www.ushmm.org/wlc/en/article.php?ModuleId=10005424 Theresienstadt]", ''Holocaust Encyclopedia''.</ref> La percentuale di mortalità tra i 15.000 bambini di Terezín non fu inferiore che altrove: ben oltre il 90% di essi sotto i 16 anni perì nell'Olocausto, inclusi la maggior parte degli autori dei disegni, degli interpreti dell'opera [[Brundibar]] e dei lettori e collaboratori di ''Vadem''. Essi continuarono ad affollare gli ultimi treni della morte in partenza per [[Auschwitz]] nel settembre-ottobre 1944.<ref>Matteo Corradini, ''La repubblica delle farfalle - Il romanzo dei ragazzi di Terezin'', Rizzoli, Milano 2013, ISBN 978-88-17-06385-2</ref>
 
===Le fucilazioni di massa===
 
[[File:Einsatzgruppe shooting.jpg|thumb|Uccisione di donne e bambini a [[Mizoch]] in Ucraina]]
[[File:Bundesarchiv Bild 183-A0706-0018-030, Ukraine, ermordete Familie.jpg|thumb|A [[Zboriv]] in [[Ucraina]], un ragazzino viene fatto sostare e fotografato davanti ai corpi dei propri familiari prima di essere egli stesso ucciso]]
{{Vedi anche|Einsatzgruppen}}
A partire dal giugno 1941 con l'invasione tedesca dell'URSS ([[Operazione Barbarossa]]) cominciò nei territori occupati lo sterminio sistematico della popolazione ebraica, inclusi donne e bambini, attraverso pogroms e fucilazioni di massa ad opera di reparti speciali delle SS ([[Einsatzgruppen]]).<ref>[[Il'ja Ehrenburg]] e [[Vasilij Grossman]], ''[[Il libro nero - Il genocidio nazista nei territori sovietici 1941-1945]]''. Mondadori Oscar Storia, 2001. ISBN 8804486562</ref> Talora intere famiglie erano uccise sul posto all'arrivo delle truppe SS. In altri casi gli abitanti di un villaggio era rinchiusi in sinagoghe o edifici poi dati alle fiamme o fatti saltare in aria con tutti i loro occupanti. Più frequentemente le vittime, provenienti dai tanti [[ghetti nazisti|ghetti]] creati per concentrare la popolazione ebraica, erano trasportate a gruppi in luoghi isolati, spogliate di ogni bene, denudate, condotte in una fossa comune e lì uccise a mitragliate o con un colpo di pistola alla nuca.
 
Decine e decine di migliaia di bambini dovettero subire questa sorte, da soli o in compagnia delle loro madri, nonni, fratelli e sorelle. In numerosi casi le vittime erano obbligate a sdraiarsi sullo strato di cadaveri di coloro che erano già stati uccisi prima di essere a loro volta colpiti. I neonati venivano spesso lanciati in aria e usati come bersaglio per i colpi dei carnefici con la giustificazione che le tenere carni degli infanti non erano in grado di fermare una pallottola che avrebbe potuto causare pericolosi rimbalzi sul terreno, o semplicemente sepolti vivi per risparmiare munizioni.
 
Così accadde in centinaia di siti in tutta l'Europa dell'Est nei territori occupati dell'Unione Sovietica. Alcuni luoghi in particolare videro lo sterminio sistematico e la sepoltura in fosse comuni di decine e decine di migliaia di persone, come [[Massacro di Babij Jar|Babij Jar]] e [[massacro di Gurka Połonka|Gurka Połonka]] in Ucraina, [[massacro di Ponary|Ponary]] in Lituania, [[massacro di Bronna Góra|Bronna Góra]] in Bielorussa, [[massacro di Liepāja|Liepāja]] e [[massacro di Rumbula|Rumbula]] in [[Lettonia]]. Essendo gli eccidi riservati in primo luogo agli inabili al lavoro coatto, i bambini, assieme agli anziani e alle madri, ne furono le vittime principali.
 
Alla fine le autorità naziste giunsero alla conclusione che tali metodi di sterminio producessero troppo stress sul personale SS e si risolsero a cercare altre vie, più rapide ed impersonali, che non imponessero ai carnefici di guardare negli occhi delle loro vittime, specie dei più piccoli e inermi.<ref>[http://phdn.org/archives/holocaust-history.org/intro-einsatz/ An Introduction to the Einsatzgruppen].</ref> Anche quando si mise in moto la macchina dei campi di sterminio, gruppi di bambini, soprattutto orfani, continuarono comunque ad essere uccisi in fucilazioni sommarie, assieme ai malati e agli anziani non autosufficienti, per risparmiare sulle spese di trasporto.
 
===Nei campi di sterminio===
 
{{Vedi anche|Campo di sterminio|Bambini di Auschwitz}}
Dal dicembre 1941 lo sterminio procedette in appositi campi apertisi allo scopo ([[Campo di sterminio di Chełmno|Chełmno]], [[Campo di sterminio di Bełżec|Bełżec]], [[Campo di sterminio di Sobibór|Sobibór]], [[Campo di sterminio di Treblinka|Treblinka]], [[Campo di concentramento di Birkenau|Auschwitz-Birkenau]], cui occasionalmente si affiancò anche [[Campo di sterminio di Majdanek|Majdanek]]), dove ad essere usato fu principalmente lo strumento della gassazione.<ref>Saul Friedländer, ''La Germania nazista e gli ebrei, vol. 2. Gli anni dello sterminio, 1939-1945'', Milano: Garzanti, 2009, ISBN 978-88-11-68054-3.</ref>
 
[[File:Bundesarchiv Bild 183-N0827-318, KZ Auschwitz, Ankunft ungarischer Juden.jpg|thumb|Bambini ebrei ungheresi con le loro madri appena giunti a Birkenau prima di essere avviati alle camere a gas]]
[[File:Bundesarchiv Bild 183-74237-004, KZ Auschwitz-Birkenau, alte Frau und Kinder.jpg|thumb|In cammino verso le camere a gas]]
I bambini ebrei (e rom) furono condotti nei campi per non altra ragione se non per morire. Troppo piccoli per lavorare, non erano di alcuna utilità per la macchina bellica nazista, anche laddove (come a [[Campo di sterminio di Majdanek|Majdanek]] o [[Campo di concentramento di Birkenau|Auschwitz-Birkenau]]) si operava di regola all'arrivo una selezione per il lavoro coatto. Come confermato da [[Rudolf Höß]], comandante di [[Auschwitz]], nella sua deposizione di fronte al [[Tribunale di Norimberga]] nel 1946, le modalità della selezione era tali da non lasciare alcun scampo ai più piccoli:
 
:«Il modo in cui avveniva la selezione era la seguente: i 2 dottori che avevamo ad Auschwitz esaminavano i prigionieri che arrivavano con il treno, li facevano camminare di fronte a loro e prendevano subito una decisione sul loro destino. Chi veniva ritenuto abile al lavoro veniva inviato al campo, gli altri direttamente alle camere a gas. I bambini più piccoli venivano sterminati perché non potevano essere adibiti ad alcun lavoro».<ref>Rudolf Franz Ferdinand Hoess, "Affidavit, 5 April 1946," in ''Trial of the Major War Criminals Before the International Tribunal, Nuremberg, 14 November 19451 October 1946'' (Nuremberg: Secretariat of the International Military Tribunal, 1949), Doc. 3868PS, vol. 33, 27579. [https://sourcebooks.fordham.edu/halsall/mod/1946Hoess.html Modern History Sourcebook (testo online).]</ref>
 
Il processo di selezione è documentato in una serie di fotografie scattate ad Auschwitz-Birkenau da un militare SS nel maggio-giugno 1944 all'arrivo di un trasporto di ebrei ungheresi. Le foto (conservate nel cosiddetto ''[[Auschwitz Album]]'') mostrano numerosi bambini che con le loro madri sono separati dalla persone abili al lavoro e quindi vengono fatti incamminare verso le camere a gas.<ref>[http://www.isurvived.org/Survivors_Folder/Lustig_Oliver/2translations/italianTR_Auschwitz.html#Up Auschwitz Album].</ref> Stessa sorte fu riservata ai bambini rom; ne morirono nei campi o in esecuzioni sommarie tra il 40% e il 50% del totale delle 200.-250.000, vittime del "[[Porajmos]]" (l'"Olocausto degli zingari").<ref>[http://www.deapress.com/articoli-mainmenu-29/inchieste-mainmenu-30/4538-lolocausto-degli-zingari.html Mirella Karpati, ''L'Olocausto degli zingari''].</ref>
Anche tra le poche migliaia di adolescenti che per il loro precoce sviluppo poterono mentire sulla loro età e superare le selezioni (ad Auschwitz furono 6.700 sui 216.000 che vi arrivarono) e tra i pochissimi bambini occasionalmente scelti con mansioni di tuttofare, le percentuali di sopravvivenza furono bassissime. Nei campi bambini ed adulti erano soggetti alle stesse regole e allo stesso trattamento. In una famosa pagina de ''La notte'' [[Elie Wiesel]] ricorda di un altro bambino, ancora più piccolo di lui, torturato e impiccato pubblicamente con due adulti con l'accusa di sabotaggio.<ref>Elie Wiesel, ''La notte'' (trad. di Daniel Vogelmann), Firenze: Giuntina, 1980.</ref> A 14 anni [[Franco Cetrelli]] viene fucilato dalle SS assieme ad altri compagni al [[campo di concentramento di Mauthausen]] per rappresaglia ad un tentativo di rivolta.<ref>{{cita web|http://www.anpi.it/donne-e-uomini/2929/franco-cetrelli|Biografia di Franco Cetrelli dell'Ass. Naz. Partigiani d'Italia}}.</ref>
Numerosi furono i bambini (ebrei, rom, e polacchi) che come il piccolo [[Sergio De Simone]] perirono dopo essere stati usati come cavie viventi per esperimenti medici, ad Auschwitz-Birkenau ed in altri laboratori medici della Germania.<ref name="Bernicchia">Maria Pia Bernicchia, ''Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti'', Proedi Editore, 2005.</ref> Ricorda [[Primo Levi]]:
 
:"I bambini erano a Birkenau come uccelli di passo: dopo pochi giorni, erano trasferiti al Block delle esperienze, o direttamente alle camere a gas".<ref>[[Primo Levi]], ''La tregua'', Torino: Einaudi, 2000 (prima ed. 1958), p. 168.</ref>
 
===Pulizia etnica, rappresaglie===
 
[[File:Children in Stara Gradiska.jpg|thumb|left|Bambini serbi rinchiusi con le loro madri nel [[Campo di concentramento di Stara Gradiška]] (Jasenovac V)]]
La mortalità fu elevatissima anche tra le migliaia e migliaia di bambini soggetti alle politiche di pulizia etnica: bambini polacchi nei territori della Polonia annessi alla Germania ed inviati ad [[Auschwitz]]; bambini serbi nel [[campo di concentramento di Jasenovac]] in Croazia; bambini slavi nei campi di concentramento italiani di [[Campo di concentramento di Arbe|Arbe]] e [[Campo di concentramento di Gonars|Gonars]].
 
Molte le vittime anche tra i bambini slavi e polacchi, che, orfani o sottratti alle loro famiglie, furono rinchiusi nel [[campo di concentramento di Potulice]] o nel [[campo di concentramento per bambini polacchi di Łódź]] (''Kinder-KZ Litzmannstadt'') e sottoposti a lavoro coatto o a programmi di germanizzazione.<ref>[http://www.holocaust-trc.org/poles/ Holocaust Teacher Resource Center].</ref>
Bambini di varia nazionalità morirono nei campi di concentramento dopo esservi stati deportati con le loro famiglie come "politici" o furono oggetto privilegiato di rappresaglie e stragi. Il caso più famoso è quello dei bambini del villaggio di [[Lidice]] in Cecoslovacchia, raso al suolo nel giugno 1942 come rappresaglia per l'uccisione del governatore nazista [[Reinhard Heydrich]] ad opera della resistenza. I 105 bambini del villaggio furono deportati nel [[ghetto di Łódź]]. 23 di loro furono selezionati per essere dati in adozione a famiglie "ariane" tedesche nell'ambito del [[Progetto Lebensborn]]. I rimanenti 82 furono assassinati nel [[campo di sterminio di Chełmno]].<ref>''Modern Genocide: The Definitive Resource and Document Collection''. Ed. Paul R. Bartrop and Steven Leonard Jacobs. Santa Barbara, CA: ABC-CLIO, 2015. p1956-1957.</ref> Anche in Italia numerosi bambini furono uccisi in stragi e rappresaglie, da [[Strage di Marzabotto|Marzabotto]] a [[Eccidio di Sant'Anna di Stazzema|Stazzema]]. Tra le vittime dell'[[Eccidio delle Fosse Ardeatine]] vi furono anche due quindicenni: Duilio Cibei (aderente al Partito d'Azione) e Michele Di Veroli (ebreo romano).<ref>[http://www.andreagaddini.it/fosse%20ardeatine%20elenco.pdf Elenco delle vittime della strage delle Fosse Ardeatine]; [http://www.romaebraica.it/come-un-soffio-di-primavera/ In ricordo delle giovani vittime delle Fosse Ardeatine].</ref>
 
==I sopravvissuti==
 
===Rifugiati===
 
{{Vedi anche|Kindertransport|Bambini di Teheran}}
[[File:Bundesarchiv Bild 183-1987-0928-501, England, Jüdische Flüchtlingskinder.jpg|thumb|left|Gruppo di bambini ebrei tedeschi al loro arrivo in Inghilterra nel dicembre 1938]]
Fin dal 1933 l'organizzazione sionistica ''[[Youth Aliya]]'', fondata e diretta da [[Recha Freier]],<ref>[http://www.haaretz.com/jewish/features/this-day-in-jewish-history-recha-freier-founds-youth-aliya.premium-1.500239 Youth Aliya].</ref> si prodigò per far emigrare bambini ebrei dalla Germania. Furono 5.012 i bambini (soprattutto adolescenti) che giunsero in Palestina prima della guerra.<ref>[http://www.haaretz.com/jewish/features/this-day-in-jewish-history-recha-freier-founds-youth-aliya.premium-1.500239 Youth Aliya].</ref>
 
Nel 1938-39, circa 10.000 bambini ebrei (anche molti piccoli d'eta') sopravvissero all'Olocausto perché giunsero in Inghilterra da soli come rifugiati, prima dello scoppio della guerra, in un viaggio che nella maggior parte dei casi segno' la separazione definitiva dalle loro famiglie e dal loro paese natale. Tra coloro che da bambini fecero esperienza del [[Kindertransport]] ci sono personaggi famosi come il regista [[Karel Reisz]], gli artisti [[Eva Hesse]] e [[Gustav Metzger]], i fisici e premi Nobel [[Arno Penzias]] e [[Walter Kohn]]. Pochi di loro ritroveranno i loro genitori e familiari al termine della guerra.<ref>Mark Jonathan Harris and Deborah Oppenheimer, ''Into the Arms of Strangers: Stories of the Kindertransport''. London: Bloomsbury, 2000.</ref>
 
Il flusso dei rifugiati non si interruppe del tutto neppure durante la guerra. 9.342 bambini ebrei giunsero in Palestina tra il 1939 e il 1945.<ref>"[https://www.yadvashem.org/odot_pdf/Microsoft%20Word%20-%206377.pdf Youth Aliyah]", [[Yad Vashem]].</ref> Tra di essi vi furono anche i cosiddetti [[bambini di Teheran]], un gruppo di 861 bambini ebrei polacchi rimasti orfani, i quali rifugiatisi in Unione Sovietica furono radunati ne 1942 in un orfanotrofio a [[Teheran]] in Iran per giungere quindi l'anno successivo in Palestina.<ref>"[https://www.ushmm.org/wlc/en/article.php?ModuleId=10007498 Tehran Children]", ''Holocaust Encyclopedia''.</ref> Oltre che in Unione Sovietica, molti rifugiati ebrei si diressero verso i paesi neutrali: [[Svezia]], [[Svizzera]] e [[Spagna]].
 
In [[Svezia]] giunsero migliaia di bambini ebrei provenienti dalla Norvegia ma soprattutto dalla Danimarca, quando nell'ottobre 1943 la quasi totalità degli 8000 ebrei danesi vi furono segretamente trasferiti per sfuggire alle deportazioni.<ref>[http://www.bbc.com/news/magazine-24427637 The mass escape of Jews from Nazi-occupied Denmark]", [[BBC]].</ref> In Svezia essi poterono vivere con i loro familiari e con loro tornare in patria alla fine del conflitto.
 
Anche la [[Svizzera]] fu luogo di rifugio per migliaia di bambini ebrei che vi giunsero legalmente o clandestinamente con le loro famiglie dai paesi confinanti. Nonostante le molte restrizioni (e i numerosi respingimenti e controlli alle frontiere) furono 21.000 gli ebrei accolti nel territorio elvetico durante la guerra.<ref>"[http://web.liceomendrisio.ch/storia/cap6/6_6_profughi.html La Svizzera e i profughi].</ref> In Svizzera giunsero anche tre trasporti di ebrei, sottratti ai [[campi di concentramento]] per speciali accordi con le autorità naziste, sostanzialmente in cambio di denaro. I circa 1.670 ebrei ungheresi del [[treno di Kastner]] arrivarono in Svizzera dal [[campo di concentramento di Bergen-Belsen]] in due gruppi, uno nell'agosto e uno nel dicembre 1944 (tra loro c'erano almeno 270 bambini, incluso [[Ladislaus Löb]]). Un terzo treno portò in Svizzera il 5 febbraio 1945 un gruppo di 1.210 ebrei proveniente dal [[campo di concentramento di Theresienstadt]] (anche tra di loro vi erano alcuni bambini).
 
Nonostante le moltissime restrizioni, migliaia di ebrei attraversarono il confine francese con la Spagna e vi trovarono rifugio o temporanea accoglienza verso altri paesi. I rifugiati ebrei (tra cui moltissime famiglie con bambini) furono 20/30.000 nei primi anni di guerra, quando la Francia fu occupata dai nazisti, cui ne seguirono altri 7.500 tra l'estate del 1942 e l'autunno del 1944.<ref>"[http://www.yadvashem.org/odot_pdf/Microsoft%20Word%20-%206034.pdf Spain]", [[Yad Vashem]].</ref>
 
===Bambini nascosti in clandestinità===
 
[[File:Francois Englert.jpg|thumb|upright=0.7|[[François Englert]], premio Nobel per la Fisica 2013, trascorse la sua infanzia nascosto, sotto falsa identità, presso famiglie o orfanotrofi in Belgio]]
Nelle zone di occupazione tedesca, migliaia di bambini sopravvissero vivendo in clandestinità, con falsa identità, o nascosti in luoghi di rifugio, talora con i propri genitori, spesso separati dalle loro famiglie.<ref>Howard Greenfeld. ''The Hidden Children''. New York: Ticknor & Fields, 1993; Maxine B. Rosenberg, ''Hiding to Survive: Stories of Jewish Children Rescued From the Holocaust''. New York: Houghton Mifflin Harcourt Publishing Company, 1993; Andre Stein. ''Hidden Children: Forgotten Survivors of the Holocaust''. Toronto: Penguin Books, 1994.</ref>
 
Coscienti del fatto che i bambini rappresentavano il futuro ed erano per questo oggetto di particolare accanimento da parte nazista, le forze di resistenza (ebraica e non) dedicarono speciale attenzione al loro salvataggio, riuscendo in taluni casi anche a conseguire alcuni successi importanti come nel caso dei ragazzi di [[Villa Emma (Nonantola)]] in Italia,<ref>Maria Laura Marescalchi, Anna Maria Ori, ''Nonantola e i salvati di Villa Emma. Luglio 1942 - Ottobre 1943. Una guida per la scuola e per i visitatori'', Fondazione Villa Emma, Nonantola 2007.</ref> o di quelli ospitati a [[Le Chambon-sur-Lignon]] in Francia.<ref>"[https://www.ushmm.org/wlc/en/article.php?ModuleId=10007518 Le Chambon-sur-Lignon]", ''Holocaust Encyclopedia''].</ref> Moltissimi furono i bambini (anche in Italia) accolti singolarmente in istituti religiosi cristiani o da famiglie di amici o anche di estranei che generosamente, rischiando la loro stessa vita, li protessero fino alla fine della guerra.<ref>Mordecai Paldiel, ''The Path of the Righteous: Gentile Rescuers of Jews During the Holocaust'', KTAV Publishing House, Inc., ISBN 0-88125-376-6; Israel Gutman, [[Liliana Picciotto]], Bracha Rivlin, ''I Giusti d'Italia. I non ebrei che salvarono gli ebrei. 1943-1945'', Mondadori, ISBN 88-04-55127-5.</ref>
 
Non per tutti i bambini fu una storia a lieto fine. Molti, come [[Anna Frank]] furono scoperti e avviati ai campi di sterminio, altri furono uccisi sul posto o si suicidarono per evitare la cattura (come [[Jerzy Feliks Urman]]). Per altri ancora, il prezzo pagato per la sopravvivenza fu molto alto. Benché i casi di abuso siano stati rari, le condizioni di rifugio furono spesso molto dure dal punto di vista fisico e psicologico per la paura continua di essere scoperti e la continua necessità di reprimere la propria identità e lo sforzo continuo di apparire e di comportarsi diversamente da come si era stati educati.<ref>"[https://www.ushmm.org/wlc/en/article.php?ModuleId=10006125 Hidden Children: Hardships]", ''Holocaust Encyclopedia''.</ref> Per vincere la solitudine e l'assenza di una vita sociale normale alcuni bambini affidarono ai diari le loro emozioni. I [[Diari dell'Olocausto]] scritti da bambini sono tra le testimonianze più toccanti del periodo.<ref>''[https://secure.ushmm.org/wlc/es/article.php?ModuleId=10007952 Children's Diaries during the Holocaust]'', in ''United States Holocaust Memorial Museum''</ref>
Per coloro che sopravvissero, il ritorno alla normalità non fu semplice. La maggior parte di essi si ritrovarono orfani, spesso completamente soli. Per altri l'abbandono dei genitori adottivi e il reinserimento nella famiglia d'origine fu un passo altrettanto traumatico. Per alcuni bambini ebrei affidati a istituti religiosi cattolici e battezzati si aprì anche una battaglia legale per la loro identificazione e "restituzione", battaglia che divise i vertici stessi della gerarchia cattolica.<ref>"[http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2004/12_Dicembre/28/papa-roncalli.shtml Pio XII a Roncalli: non restituite i bimbi ebrei]", ''Corriere della Sera'' (28 dicembre 2004).</ref>
 
===Tra i partigiani===
 
[[File:Franco Cesana.jpg|thumb|[[Franco Cesana]]]]
{{Vedi anche|Resistenza ebraica}}
Molti bambini sopravvissero, in varie parti dell'Europa, protetti dai partigiani, in zone da essi controllate. Due unità partigiane in Bielorussia, quelle guidate rispettivamente dai [[Fratelli Bielski]] e da [[Shalom Zorin]], si distinsero in particolare per aver stabilito nella foresta dei campi dove erano accolte anche famiglie ebree con donne, anziani e bambini.<ref>[https://www.ushmm.org/m/pdfs/20000831-resistance-bklt.pdf Resistance during the Hoocaust], [[United States Holocaust Memorial Museum]].</ref>
 
Per un bambino, specie se ebreo, non era semplice unirsi alle unità partigiane combattenti. La maggior parte delle unità partigiane non accettava bambini o civili inermi, ed episodi di antisemitismo non furono infrequenti anche in alcune formazioni partigiane dell'Est europeo. Tra i 20/30.000 ebrei che combatterono come partigiani in tutta Europa vi furono tuttavia molti adolescenti (ed anche un numero significativo di bambini più piccoli, soprattutto orfani). Diventare partigiani significava prendere parte direttamente alle azioni di guerriglia, spionaggio e sabotaggio condotte dal proprio gruppo ed essere sottoposti senza alcuno sconto alla brutalità della lotta.<ref>David M. Rosen, ''Armies of the Young: Child Soldiers in War and Terrorism'', New Brunswick: Rutgers University Press, 2005.</ref> È il caso di [[Nathan Schacht]], sopravvissuto per 18 mesi (a 12-13 anni d'età) con i partigiani nella foresta in Ucraina, o del dodicenne [[Franco Cesana]], il più giovane partigiano caduto in un'azione di combattimento nella Resistenza italiana.
 
===Sopravvissuti nei ghetti e nei campi di concentramento===
 
{{Vedi anche|Bambini di Buchenwald|Bambini di Terezín|Bambini di Mengele}}
[[File:Child survivors of Auschwitz.jpeg|thumb|left|Bambini liberati ad Auschwitz]]
La sopravvivenza dei bambini nei ghetti o nei campi fu sempre legata a circostante eccezionali, che, ritardandone l'uccisione o la morte per stenti, in casi limitati permisero loro di rimanere in vita fino alla liberazione.
 
Nei ghetti, la loro sopravvivenza fu almeno in parte conseguenza della loro voglia di vivere e della loro adattabilità al contrabbando del cibo, al nascondimento e alla fuga. Con la liquidazione dei grandi ghetti (con la parziale eccezione di Terezin), i bambini ne furono comunque le prime vittime se non coloro che riuscirono a nascondersi e fuggire, cosa ovviamente impossibile ai più piccoli.<ref> Lidia Beccaria Rolfi e Bruno Maida. ''Il futuro spezzato: i nazisti contro i bambini''. Firenze: Giuntina, 1997, pp. 47-78.</ref>
 
Nei campi di concentramento e di sterminio, i più robusti si fecero passare per adulti per sfuggire alle selezioni, quando esse venivano compiute. Altri, ufficialmente troppo piccoli per essere considerati abili al lavoro, furono comunque impiegati da ufficiali SS o Kapò come attendenti personali con mansioni di tuttofare, soggetti a umiliazioni e abusi di ogni tipo.<ref> Lidia Beccaria Rolfi e Bruno Maida. ''Il futuro spezzato: i nazisti contro i bambini'', pp. 79-124.</ref> Spesso la loro sopravvivenza fu legata all'aiuto e alla protezione personale offerta da altri prigionieri o compagni più grandi. A Auschwitz [[Luigi Ferri (deportato)|Luigi Ferri]] fu salvato per l'intervento dal medico ebreo [[Otto Wolken]] che lo "adottò" come figlio per tutta la sua permanenza al campo, mentre [[Piero Terracina]] e [[Sami Modiano]] trovarono forza e sostegno reciproco in un'amicizia fraterna.<ref>Bruno Maida, ''La Shoah dei bambini'', Torino: Einaudi, 2013.</ref> La solidarietà del campo protesse i 904 [[bambini di Buchenwald]] tra cui erano gli ebrei [[Elie Wiesel]] e [[Yisrael Meir Lau]],<ref>Judith Hemmendinger and Robert Krell. ''The Children of Buchenwald: Child Survivors of the Holocaust and Their Post-War Lives''. Jerusalem: Gefen, 2000.</ref> e l'afro-tedesco [[Gert Schramm]].<ref>John Kantara, "[http://www.kantara.de/2009/06/04/a-black-german-survivor-of-the-holocaust-barack-obama/ A Black German Survivor of the Holocaust]", ''Die Zeit'' (4 giugno 2009).</ref> [[Marcello Martini (deportato)|Marcello Martini]], a 14 anni, il più giovane tra i [[deportati politici italiani]], sopravvisse al lavoro coatto a [[campo di concentramento di Mauthausen|Mauthausen]] e in altri campi e a una [[marcia della morte]] di 230 km.<ref>"[http://www.anpi.it/donne-e-uomini/3086/marcello-martini Marcello Martini]", [[ANPI]].</ref> Per tutti la liberazione venne dopo durissime esperienze e indicibile sofferenze.
 
Taluni sopravvissero perché tenuti in vita (temporaneamente) come cavie in programmi di sperimentazione medica (come nella famosa "[[Bambini di Mengele|baracca dei gemelli]]" del dott. [[Joseph Mengele]] ad Auschwitz dove furono rinchiuse anche le piccole [[Andra e Tatiana Bucci]]). In altri casi di bambini specie polacchi o russi (classificati come aventi caratteristiche predominanti "ariane"), essi furono risparmiati per essere adottati da genitori tedeschi nell'ambito del [[Progetto Lebensborn]].<ref> Lidia Beccaria Rolfi e Bruno Maida. ''Il futuro spezzato: i nazisti contro i bambini'', pp. 125-54.</ref>
 
I nuclei più consistenti di bambini in vita nei campi di concentramento nazisti furono ritrovati al momento della liberazione a [[Campo di concentramento di Theresienstadt|Terezín]] (circa 1.600 [[Bambini di Terezín]]), [[Campo di concentramento di Buchenwald|Buchenwald]] (circa 1000 [[Bambini di Buchenwald]]), [[Campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz-Birkenau]] (circa 700 [[Bambini di Auschwitz]]) e [[Campo di concentramento di Bergen-Belsen|Bergen-Belsen]] (circa 500 [[Bambini di Bergen-Belsen]]). Negli ultimi mesi di guerra [[Campo di concentramento di Theresienstadt|Terezín]], [[Campo di concentramento di Buchenwald|Buchenwald]] e [[Campo di concentramento di Bergen-Belsen|Bergen-Belsen]] erano diventati anche terminali e campi di raccolta dei numerosi bambini trasferiti in Germania dai campi di concentramento della Polonia con le [[marce della morte]].
 
==I testimoni==
 
{{Vedi anche|Libri di memorie sull'Olocausto|Superstiti dell'Olocausto}}
[[File:Szymon Srebrnik.jpg|thumb|upright=0.7|[[Szymon Srebrnik]], uno dei primi bambini dell'Olocausto a testimoniare nei processi del dopoguerra]]
[[File:Elie Wiesel 2012 Shankbone.JPG|thumb|upright=0.7|[[Elie Wiesel]], premio Nobel per la pace, uno dei più famosi "bambini dell'Olocausto" ad essere divenuti scrittori e testimoni]]
Alcuni bambini e adolescenti si trovarono subito proiettati nel ruolo pubblico di testimoni già nel corso della [[seconda guerra mondiale]], come i 73 [[bambini di Teheran]] provenienti dalla Polonia, la cui testimonianza fu raccolta in Israele nel 1943,<ref>Henryk Grynberg, ''Children of Zion: The Path of Agony of the Tehran Children'', Evanston: Northwestern University Press, 1998 (originariamente pubblicato in polacco nel 1994).</ref> o [[Mary Berg]] giunta negli Stati Uniti dal [[ghetto di Varsavia]] per uno scambio di prigionieri nel marzo 1944. Anche in Polonia, nei mesi successivi alla liberazione dei campi, bambini come [[Szymon Srebrnik]] o [[Luigi Ferri (deportato)|Luigi Ferri]] furono chiamati formalmente nel 1945 a testimoniare di fronte alla prime commissioni di inchiesta sui crimini nazisti. Altri, come [[Thomas Geve]] e [[Michal Kraus]], fissarono i loro ricordi in disegni e illustrazioni annotate. Una ventina sono i racconti di bambini e adolescenti tra i 10 e i 19 anni che si possono ascoltare in registrazione tra le 130 interviste di sopravvissuti effettuate dallo psicologo [[David P. Boder]] nel 1946.<ref>[http://voices.iit.edu/ Voices of the Holocaust]. Questo è l'elenco completo dei 20 bambini e adolescenti intervistati da Boder nel 1946: [[János Deutsch]], [[Kalman Eisenberg]], [[Esther Freilich]], [[Alexander Gertner]], [[Ludwig Hamburger]], [[Adolph Heisler]], [[Mendel Herskovitz]], [[David Hirsch]], [[Samuel Isakovitch]], [[Jean Kahn]], [[Jurek Kestenberg]], [[Abraham Kimmelmann]], [[Dina Linik]], [[Raisel Meltzak]], [[Marko Moskovitz]], [[Wolf Nehrich]], [[Nathan Schacht]], [[Gert Silberbart]], [[Israel Unikowski]], e [[Edith Zierer]].</ref> Sono queste le uniche voci di bambini che si siano conservate dai tempi dell'Olocausto.
 
Per i bambini sopravvissuti cominciò la faticosa e lunga ricerca dei familiari o venne la realizzazione di essere rimasti soli. Per molti ci vollero mesi di ospedale e di cure per riprendere le forze. Il riadattamento fu in ogni caso complesso. Se per gli adulti significava il ritorno ad una vita "normale", di essa la maggior parte dei bambini cresciuti nei ghetti o nei campi non aveva alcuna esperienza.<ref>Judith S. Kestenberg, and Ira Brenner. ''The Last Witness: The Child Survivor of the Holocaust''. Washington, DC: American Psychiatric Press, 1996.</ref>
 
Nell'immediato dopoguerra l'opinione pubblica mondiale guardò con sgomento e compassione ai bambini dell'Olocausto. Vi si dedicarono film di successo come [[Odissea tragica|''Odissea tragica'']]. Le organizzazione umanitarie si mobilitarono per soddisfare i loro bisogni immediati, offrire loro un alloggio e un'educazione, ricongiungerli se possible ai loro genitori o parenti. Per i numerosi orfani le organizzazioni sioniste organizzarono centri di accoglienza per prepararli all'emigrazione in Israele, come la colonia di [[Sciesopoli]] in Italia per i circa 800 [[bambini di Selvino]].<ref>[[Aharon Megged]], "''Il viaggio verso la terra promessa. La storia dei bambini di Selvino''", Milano, Mazzotta, 1997</ref> L'idea era che si dovesse creare per loro un ambiente tale da far loro dimenticare il prima possibile le traumatiche esperienze vissute. Il [[Diario di Anna Frank|''Diario di Anna Frank'']] commosse il mondo e la bambina di Amsterdam divenne il simbolo dell'Olocausto, ma la specificità dell'esperienza dei bambini sopravvissuti venne scarsamente riconosciuta e approfondita.<ref>Aaron Hass. ''The Aftermath: Living with the Holocaust''. New York: Cambridge University Press, 1995.</ref> Molti di loro ricorderanno di non aver trovato in quegli anni orecchie disposte ad ascoltarli. Così fu per [[Liliana Segre]] di ritorno da [[Auschwitz]]:
 
:"Era molto difficile per i miei parenti convivere con un animale ferito come ero io: una ragazzina reduce dall'inferno, dalla quale si pretendeva docilità e rassegnazione. Imparai ben presto a tenere per me i miei ricordi tragici e la mia profonda tristezza. Nessuno mi capiva, ero io che dovevo adeguarmi ad un mondo che voleva dimenticare gli eventi dolorosi appena passati, che voleva ricominciare, avido di divertimenti e spensieratezza."<ref>Liliana Segre, "Un’infanzia perduta", in ''Voci dalla Shoah testimonianze per non dimenticare'', Firenze: La Nuova Italia Editrice, 1996, p. 63.</ref>
 
L'interesse per l'esperienza dei bambini si riaccese a partire dagli anni ottanta. Fu una corsa contro il tempo per raccogliere quante più testimonianze possibili e (anche solo per ragioni anagrafiche) la maggioranza dei testimoni ancora in vita erano bambini o adolescenti al tempo dell'Olocausto. Si cominciò anche a studiare la specificità dell'esperienza dei bambini nell'Olocausto che si sviluppa come un campo autonomo di studio.
 
A questa crescita di interesse i bambini dell'Olocausto reagirono in modo diverso. Molti trovano nel ruolo pubblico di testimoni una ragione di vita e di riscatto e una liberazione dai propri traumi, tenuti lungamente repressi. Si moltiplicarono i [[Libri di memorie sull'Olocausto]] scritti da persone che al tempo erano bambini. Altri mantennero un profilo più sfumato, lontano dai riflettori, consegnando la loro testimonianza a studiosi e istituti di ricerca specializzati. Altri ancora come [[Mary Berg]] o [[Luigi Ferri (deportato)|Luigi Ferri]] (che pure avevano avuto un ruolo pubblico importante nell'immediato dopoguerra) si resero irreperibili ad ogni ulteriore coinvolgimento, ritenendo di aver ormai chiuso completamente i conti con il proprio passato.
 
==I bambini dell'Olocausto in Italia==
 
{{Vedi anche|Olocausto in Italia|Leggi razziali fasciste|Bambini di Selvino}}
[[File:SorelleBucci e cugino.jpg|thumb|Le sorelle [[Andra e Tatiana Bucci]] assieme al cugino [[Sergio De Simone]]]]
L'interesse sui bambini italiani dell'Olocausto all'inizio si concentrò quasi esclusivamente sui deportati ad Auschwitz e sui pochi sopravvissuti. Già nell'aprile 1945 [[Luigi Ferri (deportato)|Luigi Ferri]] testimoniò (in tedesco) davanti ad una Commissione d'inchiesta sui crimini nazisti a [[Cracovia]]. In Italia la prima a far sentire la sua voce fu [[Arianna Szörényi]] con un articolo comparso sull'''Unità'' dell'11 marzo 1976, in occasione del processo per i crimini alla [[Risiera di San Sabba]]. Numerosi furono poi coloro che da anziani fecero da testimoni nelle scuole e nei mezzi di informazione (da [[Piero Terracina]] a [[Sami Modiano]], [[Liliana Segre]], [[Hanna Kugler Weiss]], [[Alberto Sed]], e altri). Tra le vittime il caso che ha ricevuto maggior attenzione è quello di [[Sergio De Simone]], morto ad Amburgo dopo essere stato usato con altri 19 bambini di varia nazionalità come cavia per esperimenti sulla tubercolosi.<ref name="Bernicchia" />
 
Gradualmente l'interesse si estese anche alle migliaia di bambini ebrei che in Italia furono colpiti dalle [[leggi razziali fasciste]], venendo traumaticamente esclusi dalla scuola, a quelli che dal 1940 furono rinchiusi in campi di internamento o vissero al confino, e infine a tutti coloro che dopo l'8 settembre 1943 per evitare le deportazioni dovettero vivere in clandestinità o affrontare la fuga in Svizzera, spesso separati dalle loro famiglie, o come
[[Becky Behar]], dopo aver scampato fortunosamente la morte nell'[[Olocausto del Lago Maggiore]]. Tra le prime persone che nelle loro [[Libri di memorie sull'Olocausto|memorie]] attirarono l'attenzione sulla loro esperienza di bambini sopravvissuti alla [[Shoah italiana]] ci sono [[Emanuele Pacifici]], [[Lia Levi]], [[Aldo Zargani]], e altri. Nel 2013 lo storico Bruno Maida pubblicò uno studio generale sulla Shoah dei bambini in Italia, che per la prima volta analizzò il fenomeno nella sua globalità.<ref>Bruno Maida, ''La Shoah dei bambini: la persecuzione dell'infanzia ebraica in Italia, 1938-1945''. Torino: Einaudi, 2013.</ref>
 
[[File:Franco Centro.jpg|thumb|left|[[Franco Centro]]]]
Dopo l'8 settembre 1943, l'Olocausto in Italia non interessò soltanto i bambini ebrei ma anche un largo numero di bambini non ebrei perseguitati per motivi politici in quanto direttamente o indirettamente coinvolti nella lotta di liberazione. Molti bambini e adolescenti - tra cui anche ebrei - si unirono giovanissimi alle formazioni partigiane o ai movimenti clandestini di resistenza.<ref>"[http://www.anpi.it/donne-e-uomini/ Donne e uomini della Resistenza]", [[ANPI]].</ref> Alcuni di loro caddero in azioni di combattimento: [[Gennaro Capuozzo]] e [[Filippo Illuminato]] durante le [[Quattro giornate di Napoli]]; [[Ugo Forno]] a Roma; [[Franco Cesana]] e [[Luciano Domenico]] nel Nord-Italia.<ref>[http://www.storiaememoriadibologna.it/certosa/cesana-franco-478124-persona Cesana Franco detto Balilla].</ref> Altri pagarono il loro impegno con la vita o la deportazione: [[Duilio Cibei]], vittima a 15 anni dell'[[Eccidio delle Fosse Ardeatine]] a Roma; [[Franco Centro]], [[Beniamino Cobianchi]], e [[Roberto Di Ferro]], fucilati; [[Marcello Martini (deportato)|Marcello Martini]] e [[Franco Cetrelli]], [[deportati politici italiani|deportati]] al [[campo di concentramento di Mauthausen]]. Oltre 1.500 bambini furono vittime di stragi e rappresaglie: 130 nell'[[eccidio di Sant'Anna di Stazzema]], più di 200 nella [[strage di Marzabotto]], gli altri nei numerosi eccidi cosiddetti "minori".<ref>[http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/2015/10/Dati-nazionali-al-30-09-2016.pdf Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia].</ref> Bambini furono anche molti dei pochi testimoni diretti di quelle stragi, come [[Leopolda Bartolucci]] a Sant'Anna di Stazzema.
 
Se i bambini italiani [[superstiti dell'Olocausto]] poterono generalmente trovare una famiglia, parenti o amici che li accogliessero, nell'immediato dopoguerra l'Italia divenne un importante luogo di transito per centinaia di bambini ebrei rimasti orfani e completamente soli, che dai paesi dell'Est europeo cercavano di raggiungere la Palestina. Le organizzazioni ebraiche istituirono delle colonie, dove essi potessero essere raccolti e preparati per l'emigrazione. Il nucleo più importante fu quello degli 800 [[bambini di Selvino]] radunati dalla [[Brigata ebraica]] nell'ex-colonia di [[Sciesopoli]] nel bergamasco.<ref>Aharon Megged, "Il viaggio verso la terra promessa. La storia dei bambini di Selvino", Milano, Mazzotta, 1997.</ref>
 
==Vittime e superstiti==
{{Vedi anche|Vittime dell'Olocausto|Superstiti dell'Olocausto}}
[[File:Meir lau 1945.jpeg|thumb|upright=0.7|[[Israel Meir Lau]] (8 anni), sopravvissuto al [[campo di concentramento di Buchenwald]]]]
Associazioni ebraiche e istituti di ricerca (come [[Yad Vashem]] a Gerusalemme o lo [[United States Holocaust Memorial Museum]] a Washington, e in Italia il [[Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea]]) hanno fatto enormi sforzi per dare un nome e un volto a tutti i bambini dell'Olocausto e preservarne la memoria individuale, oltre che la storia collettiva. I loro nomi (anche di quelli italiani) sono oggi reperibili in numerose pubblicazioni.<ref>Liliana Picciotto Fargion, ''Il libro della memoria: gli ebrei deportati dall'Italia, 1943-1945''. Milano: Mursia, 2011; Umberto Gentiloni e Stefano Palermo (a cura di). ''16.10.1943 Li hanno portati via''. Roma: Fandango Libri, 2012.</ref>
 
I casi di alcuni bambini e adolescenti sono diventati familiari all'opinione pubblica o sono ritenuti di particolare interesse per la ricerca scientifica a causa dell'eccezionalità di alcune vicende individuali all'epoca dell'Olocausto (ad esempio, in quanto autori di [[diari dell'Olocausto|diari]] o perché soggetti a particolari esperienze) o per quello che essi sono diventati da adulti (nella loro carriera professionale o come autori di importanti [[libri di memorie sull'Olocausto|libri di memorie]] o per il loro impegno pubblico come testimoni). Tra i più famosi bambini dell'Olocausto ci sono vittime come [[Anna Frank]] e [[Petr Ginz]], e sopravvissuti come il regista [[Roman Polański]], scrittori, artisti, scienziati e 5 premi Nobel ([[François Englert]], [[Roald Hoffmann]], [[Daniel Kahneman]], [[Imre Kertész]], e [[Elie Wiesel]]).
 
===Vittime===
 
* [[František Bass]] (1930-1944), [[Petr Ginz]] (1928-1944), [[Hanuš Hachenburg]] (1929-1944), [[Honza Treichlinger]] (1930-1944) sono i più famosi tra i [[bambini di Terezín|piccoli artisti, scrittori e poeti di Terezín]]. Muoiono tutti nelle camere a gas di [[Auschwitz]].
* [[Gennaro Capuozzo]] (1932-1943), [[Franco Cesana]] (1931-1944), [[Luciano Domenico]] (1933-1945), [[Ugo Forno]] (1932-1944) e [[Filippo Illuminato]] (1930-1943) sono i più giovani partigiani italiani ad essere caduti in combattimento. Ad essi si aggiungono: [[Duilio Cibei]] (1929-1944) e [[Michele Di Veroli]] (1929-1944), vittime dell'[[Eccidio delle Fosse Ardeatine]]; [[Franco Centro]] (1930-1945), [[Beniamino Cobianchi]] (1931-1945) e [[Roberto Di Ferro]] (1930-1945), fucilati; e [[Franco Cetrelli]] (1930-1945), morto a [[campo di concentramento di Mauthausen|Mauthausen]].
* [[Sergio De Simone]] (1937-1945). Deportato a Auschwitz fu selezionato insieme ad altri 19 bambini di varia nazionalità per esperimenti medici sulla tubercolosi e quindi ucciso nei sotterranei della scuola amburghese di Bullenhuser Damm.
* [[Lea Deutsch]] (1927-1943). Attrice bambina ebrea croata. Muore durante il trasporto a [[Auschwitz]].
* [[Anne Frank]] (1929-1945). Uno dei nomi e dei volti più noti dell'Olocausto. Autrice di un celeberrimo diario pubblicato nell'immediato dopoguerra e tradotto in numerose lingue. Deportata a Auschwitz. Morta nel [[campo di concentramento di Bergen-Belsen]].
* [[Czesława Kwoka]] (1928-1943). Ragazzina polacca deportata ad Auschwitz in conseguenza dei programmi di pulizia etnica della regione di Zamosc. Tre celebri foto di [[Wilhelm Brasse]] (oggi permanentemente esposte al museo di Auschwitz) la ritraggono al suo arrivo al campo il 13 dicembre 1942. Muore di stenti ad Auschwitz il 12 marzo 1943.
* [[Ernst Lossa]] (1929-1944). Ragazzo [[Jenish]], vittima dei programma dei programma di [[Aktion T4|eutanasia nazista]].
* [[Dawid Rubinowicz]] (1927-1942). Autore di un celebre diario. Morto nel [[campo di sterminio di Treblinka]].
* [[Settela Steinbach]] (1934-1944). Ragazzina olandese di etnia sinti, divenuta simbolo del genocidio dei gitani. Morta ad [[Auschwitz]].
* [[Jerzy Feliks Urman]] (1932-1943). Autore di un diario dal [[ghetto di Stanislawow]]. Morto suicida per sfuggire alla cattura.
* [[Henio Zytomirski]] (1933-1942). Bambino ebreo polacco morto a [[Majdanek]] e divenuto simbolo dello sterminio dei bambini in Polonia.
 
===Sopravvissuti===
 
* [[Austria]] -- [[Greta Hofmeister Klingsberg|Greta Klingsberg]] (n.1929) / [[Ruth Klüger]] (n.1931).
* [[Belgio]] -- [[François Englert]] (n.1932) / [[Bettina Le Beau]] (1932-2015).
* [[Cecoslovacchia]] -- [[George Brady]] (n.1928) / [[Thomas Buergenthal]] (n.1934) / [[David Weiss Halivni]] (n.1927) / [[Ivan Klíma]] (n.1931) [[Michal Kraus]] (n.1930) / [[Arnošt Lustig]] (1926-2011) / [[Zdeněk Ornest]] (1929-1990) / [[Tomi Reichental]] (n. 1935) / [[Zuzana Růžičková]] (1927-2017) / [[Jan Saudek]] (n.1935) / [[Felix Weinberg]] (1928-2012) / [[Ela Stein Weissberger|Ela Weissberger]] (n.1930) / [[Zoltan Zinn-Collis]] (1940-2012).
* [[Francia]] -- [[Fanny Ben-Ami]] (n.1931) / [[Robert Clary]] (n.1926) / [[Saul Friedländer]] (n.1932) / [[Alexander Grothendieck]] (1928-2014) / [[Simon Jeruchim]] (n.1929) / [[Joseph Joffo]] (n.1931) / [[Jean Kahn]] (1929-2013) / [[Daniel Kahneman]] (n.1934) / [[Serge Klarsfeld]] (n.1935) / [[Jean-Marie Lustiger]] (1926-2007) / [[Annette Muller]] (n.1933).
* [[Germania]] -- [[Inge Auerbacher]] (n.1934) / [[Walter Zwi Bacharach]] (1928-2014) / [[Hans Frankenthal]] (1926-1999) / [[Thomas Geve]] (n.1929) / [[Bill Graham]] (1931-1991) / [[Sonia Levitin]] (n.1934) / [[Helga Newmark]] (1932-2012) / [[Paul Spiegel]] (1937-2006) / [[Beni Virtzberg]] (n.1928) / [[Ruth Westheimer]] (n.1928) / [[Eddie Willner]] (1926-2008).
* [[Italia]] (e [[Rodi]]) -- [[Andra e Tatiana Bucci|Andra Bucci]] (n.1939) / [[Andra e Tatiana Bucci|Tatiana Bucci]] (n.1937) / [[Enzo Camerino]] (1928-2014) / [[Luigi Ferri (deportato)|Luigi Ferri]] (1932-...) / [[Hanna Kugler Weiss]] (n.1928) / [[Lia Levi]] (n.1931) / [[Ida Marcheria]] (1929-2011) / [[Marcello Martini (deportato)|Marcello Martini]] (n.1930) / [[Sami Modiano]] (n.1930) / [[Emanuele Pacifici]] (1931-2014) / [[Alberto Sed]] (n.1928) / [[Liliana Segre]] (n.1930) / [[Arianna Szörényi]] (n.1933) / [[Piero Terracina]] (n.1928) / [[Aldo Zargani]] (n.1933).
* [[Jugoslavia]] -- [[Lustig Branko]] (n.1932) / [[Yehuda Elkana]] (1934-2012) / [[Shaul Ladany]] (n.1936) / [[Itzchak Tarkay]] (1935-2012).
* [[Paesi Bassi]] -- [[Gerhard Durlacher]] (1928-1996) / [[Bloeme Evers-Emden]] (1926-2016) / [[Jona Oberski]] (n.1938) / [[Eva Schloss]] (n.1929).
* [[Polonia]] -- [[Alicia Appleman-Jurman]] (1930-2017) / [[Louis Begley]] (n.1933) / [[Nelly Ben-Or]] (n.1933) / [[Zahava Burack]] (1932-2001) / [[David Faber]] (1928-2015) / [[Abraham Foxman]] (n.1940) / [[Roman Frister]] (1928-2015) / [[Halina Birenbaum]] (n.1929) / [[Bronisław Geremek]] (1932-2008) / [[Marek Halter]] (n.1936) / [[Kitty Hart-Moxon]] (n.1926) / [[Anna Heilman]] (1928-2011) / [[Ben Helfgott]] (1929) / [[Aleksander Henryk Laks]] (1926-2002) / [[Arek Hersh]] (n.1929) / [[Roald Hoffmann]] (n.1937) / [[Jerzy Kosinski]] (1933-1991) / [[Yisrael Meir Lau]] (n.1937) / [[Anita Lobel]] (n.1934) / [[Jack Mandelbaum]] (n.1927) / [[Uri Orlev]] (n.1931) / [[Sam Pivnik]] (1926-2017) / [[Roman Polański]] (n.1933) / [[Ruth Posner]] (n.1933) / [[Israel Shahak]] (1933-2001) / [[Szymon Srebrnik]] (1930-2006) / [[Alina Szapocznikow]] (1926-1973) / [[Emanuel Tanay]] (1928-2014) / [[Jack Tramiel]] (1928-2012) / [[Meir Wilchek]] (n.1935) / [[Miriam Winter]] (1933-2014) / [[Sabina Wolanski]] (1927-2011).
* [[Romania]] -- [[Aharon Appelfeld]] (n.1932) / [[Edith Balas]] (n.1929) / [[Magda Herzberger]] (n.1926) / [[Liviu Librescu]] (1930-2007) / [[Dan Pagis]] (1930-1986) / [[Kati Preston]] (n.1939) / [[Elie Wiesel]] (1928-2016).
* [[Ucraina]] -- [[Martin Greenfield]] (b1928).
* [[Ungheria]] -- [[Edith Bruck]] (n.1932) / [[John Chillag]] (1927-2009) / [[Peter Fischl]] (n.1930) / [[Yosef Goldman]] (1942-2015) / [[Miklos Kanitz]] (1939-2006) / [[Imre Kertész]] (1929-2016) / [[Tom Lantos]] (1928-2008) / [[Ladislaus Löb]] (n.1933) / [[Nicholas Nagy-Talavera]] (1929-2000) / [[Tibor Rubin]] (1929-2015) / [[Péter Szondi]] (1929-1971) / [[Irene Zisblatt]] (n.1929).
 
==La memoria==
 
[[File:251012 Children - Victims of Holocaust - Monument at Jewish Cemetery in Warsaw - 03.jpg|thumb|''Children's Holocaust Memorial'' al cimitero ebraico di Varsavia]]
[[File:PL GD railway station children monument.jpg|thumb|Monumento ai bambini dei [[Kindertransport]]]]
[[File:PikiWiki Israel 11682 children of the holocaust memorial in ramat hashar.jpg|thumb|Monumento ai bambini dell'Olocausto a [[Ramat HaSharon]]]]
 
Esistono diversi monumenti costruiti specificatamente in memoria dei bambini vittime dell'Olocausto. I più noti sono quelli a [[Yad Vashem]] a Gerusalemme e al cimitero ebraico di Varsavia. Il memoriale a Yad Vashen, su progetto di [[Moshe Safdie]], è una stanza sotterranea dove nel buio completo la luce di una candela brilla riflessa all'infinito da molteplici specchi; è stato donato da Abe e Edita Spiegel, che ad Auschwitz persero il figlio Uziel, di due anni.<ref>[https://www.awesomestories.com/asset/view/Yad-Vashem-Remember-the-Children Yad Vashem: Remember the Children].</ref> Nel cimitero di Varsavia il monumento è addossato ad una parete di mattoni sormontata da filo spinato che riproduce il muro del [[ghetto di Varsavia]].
 
Una mostra permanente è allestita nella baracca 53 dell'ex-[[campo di concentramento di Majdanek]]. Ideata nel 2003 da [[Tomasz Pietrasiewicz]], la mostra illustra la vita e la morte dei ''Bambini dell'Olocausto'' attraverso l'esperienza di quattro bambini che furono presenti al campo: due bambini ebrei, [[Halina Birenbaum]] e [[Henio Zytomirski]]; un bambino bielorusso, [[Piotr Kiryszczenko]]; e una bambina polacca, [[Janina Buczek]].<ref>[http://teatrnn.pl/kalendarium/node/1774/%E2%80%9Ethe_primer%E2%80%9D_exhibition_children_in_majdanek_camp "The Primer" Exhibition: Children in Majdanek, CampTeatrNN.pl].</ref>
 
Memoriali ai bambini dell'Olocausto si trovano anche a [[Ramat HaSharon]] (Israele), a [[Whitwell (Tennessee)]], a [[Charlotte (North Carolina)]], [[Great Neck|Great Neck (New York)]], e in altre localita' degli Stati Uniti.
 
Alcuni monumenti sono dedicati a gruppi particolari di bambini.
 
Una serie di sculture in bronzo a grandezza naturale rappresentanti i bambini del [[Kindertransport]] sono stati collocati lungo la rotta dei treni presso le stazioni ferroviarie di [[Stazione di London Liverpool Street|Londra Liverpool Street]] (2006), [[Stazione di Berlin-Friedrichstraße|Berlino Friedrichstraße]] (2008), [[Stazione di Wien Westbahnhof|Vienna Ovest]] (2008), [[Stazione di Gdańsk Główny|Danzica Centrale]] (2009), [[Hoek van Holland|Hoek van Holland-Rotterdam]] (2011) e di [[Stazione di Amburgo Dammtor|Amburgo Dammtor]] (2015). Le sculture sono opera dell'artista israeliano [[Frank Meisler]], originario di Danzica e cresciuto in Inghilterra, egli stesso salvatosi grazie al [[Kindertransport]].
 
Monumenti dedicati a [[Janusz Korczak]] e ai bambini dell'orfanotrofio del [[ghetto di Varsavia]] si trovano a [[Yad Vashem]] e al Cimitero ebraico di Varsavia. Monumenti ricordano a [[Łódź]] in Polonia i bambini del ghetto, a Idice in Cecoslovacchia i bambini vittime della rappresaglia nazista, ed ad Amburgo in Germania i 20 bambini uccisi alla scuola di Bullenhuser Damm, tra cui [[Sergio De Simone]].
 
==Ricerca storica==
 
A partire dagli anni ottanta la ricerca sui bambini dell'Olocausto è diventata un importante campo si specializzazione negli studi sull'Olocausto. Il tema è trattato in numerose pubblicazioni e documentari. Molti musei dell'Olocausto vi dedicano una sezione speciale.
 
===Bibliografia===
 
* 1982 - Azriel Eisenberg (ed.). ''The Lost Generation: Children in the Holocaust''. New York: Pilgrim Press.
* 1985 - Werner Angress. ''Between Fear and Hope: Jewish Youth in the Third Reich'' (tr. Wernes Angress and Christine Granger). New York: Columbia University.
* 1988 - George Eisen. ''Children Play in the Holocaust: Games among the Shadows''. Alherst: University of Massachusetts Press.
* 1991 - Debórah Dwork. ''Children With A Star: Jewish Youth in Nazi Europe''. New Haven: Yale University Press. ISBN 0-300-05054-2. Ed. it. ''Nascere con la stella: i bambini ebrei nell'Europa nazista'' (trad. di Giovanna Antongini). Venezia: Marsilio, 1994.
* 1993 - Howard Greenfeld. ''The Hidden Children''. New York: Ticj=knor & Fields.
* 1994 - Maxine B. Rosenberg, ''Hiding to Survive: Stories of Jewish Children Rescued From the Holocaust''. New York: Houghton Mifflin Harcourt Publishing Company.
* 1994 - Andre Stein. ''Hidden Children: Forgotten Survivors of the Holocaust''. Toronto: Penguin Books.
* 1995 - Sebastiana Papa (a cura di). ''I bambini della Shoah'', Napoli: Edizioni scientifiche, 1995.
* 1996 - Martin Gilbert. ''The Boys: Triumph over Adversity''. London: Weidenfeld & Nicolson.
* 1997 - Lidia Beccaria Rolfi e Bruno Maida. ''Il futuro spezzato: i nazisti contro i bambini''. Firenze: Giuntina.
* 1997 - Eva Kurek. ''Your Life Is Worth Mine: How Polish Nuns Saved Hundreds of Jewish Children in German-Occupaied Poland, 1939-1945''. New York Hippocrene Books.
* 1998 - Viktoria Hertling (ed.). ''Mit den Augen eines Kindes: Children in the Holocaust, children in exile, children under fascism''. Amsterdam; Atlanta, GA: Rodopi.
* 1999 - Barbara Bauer, Waltraud Strickhausen (Hrsg.). ''"Für ein Kind war das anders": traumatische Erfahrungen jüdischer Kinder und Jugendlicher im nationalsozialistischen Deutschland''. Berlin: Metropol.
* 2000 - Judith Hemmendinger and Robert Krell. ''The Children of Buchenwald: Child Survivors of the Holocaust and Their Post-War Lives''. Jerusalem: Gefen.
* 2000 - Mark Jonathan Harris and Deborah Oppenheimer, ''Into the Arms of Strangers: Stories of the Kindertransport''. London: Bloomsbury.
* 2000 - Helena Kubica. "Children and Adolescents in Auschwitz." In ''Auschwitz, 1940-1945'', vol.2, ed. Tadeusz Iwasko. Oswiecim: Auschwitz-Birkenau State Museum, pp. 201-290.
* 2000 - Emmy Werner. ''Through the Eyes of Innocents: Children Witnesses of World War II''. Boulder, CO: Westview Press.
* 2002 - Paul Valent. ''child Survivors of the Holocaust''. London: Routledge.
* 2003 - Kerry Bluglass. ''Hidden from the Holocaust: Stories of Resilient Children Who Survived and Thrived''. Westport, CT: Praeger.
* 2004 - Center for Advanced Holocaust Studies. ''Children and the Holocaust: Symposium''. Washington: U.S. Holocaust Memorial Museum.
* 2004 - Institute of Tolerance / State Archived in Lodz. ''The Children of the Lodz Ghetto''. Lodz: Bilbo.
* 2004 - Sara Valentina Di Palma. ''Bambini e adolescenti nella Shoah: storia e memoria della persecuzione in Italia''. Milano: Unicopli.
* 2005 - Lynn Nicholas. ''Cruel World: The Children of Europe in the Nazi Web''. New York: Knopf.
* 2006 - Martin Ira Glassner and Rober Krell. ''And Life Is Changed Forever: Holocaust Childhoods Remembered''. Detroit: Wayne State University.
* 2006 - Nicholas Stargardt. ''Witnesses of War: Children's Lives under the Nazis''. New York: Knopf.
* 2007 - Robert Krell. ''Child Holocaust Survivors: Memories and Reflections''. Victoria: Trafford.
* 2007 - Lynn H. Nicholas, ''Bambini in guerra: i bambini europei nella rete nazista'', Milano: Garzanti, 2007.
* 2011 - Patricia Heberer, ''Children during the Holocaust''. AltaMira Press.
* 2011 - Stephanie Fitzgerald, ''Children of the Holocaust''.
* 2012 - Umberto Gentiloni e Stefano Palermo (a cura di). ''16.10.1943 Li hanno portati via''. Roma: Fandango Libri.
* 2013 - Bruno Maida, ''La Shoah dei bambini: la persecuzione dell'infanzia ebraica in Italia, 1938-1945''. Torino: Einaudi.
 
===Documentari===
 
* 1946 - ''[[Nous continuons!..]]'', regia di [[M. Bahelfer]] (France 1946)
* 1995 - ''[[Anna Frank Remembered]]'', regia di [[Jon Blair]] (UK 1995)
* 1995 - ''[[Children Remember the Holocaust]]'', regia di [[Mark Gordon]] (USA 1995)
* 1995 - ''[[Lost Childhood: The Story of the Birkenau Boys]]'' (1995)
* 1996 - ''[[My Knees Were Jumping: Remembering the Kindertransports]]'' (USA 1996)
* 1997 - ''[[The Lost Children of Berlin]]'', regia di [[Elizabeth McIntyre]] (USA 1997)
* 1998 - ''[[Voices of the Children]]'', regia di [[Zuzana Justman]] (1998)
* 1999 - ''[[The Children of Chabannes]]'', regia di [[Lisa Gossels]] e [[Dean Wetherell]] (Francia 1999)
* 1999 - ''[[Children of the Night]]'', cortometraggio, regia di [[Jolanta Dylewska]] (Svizzera 1999)
* 2000 - ''[[La fuga degli angeli - Storie del Kindertransport]]'' (''Into the Arms of Strangers: Stories of the Kindertransport''), documentario, regia di [[Mark Jonathan Harris]] (2000)
* 2000 - ''[[The Children Who Cheated the Nazis]]'', regia di [[Sue Read]] (UK 2000)
* 2002 - ''[[The Boys of Buchenwald]]'', regia di [[Audrey Mehler]] (Canada 2002)
* 2002 - ''[[The Power of Good: Nicholas Winton]]'', regia di [[Matej Mináč]] (2002)
* 2002 - ''[[Secret Lives: Hidden Children and Their Rescuers During WWII]]'', regia di [[Aviva Slesin]] (USA 2002)
* 2009 - ''[[The Kindertransport Story]]'', regia di [[Lindsay Hill]] (2009)
* 2011 - ''[[Children of Terezin]]'', regia di [[Gabriel Bologna]] (2011) <documentario>
* 2011 - ''[[The Boys of Terezin]]'', regia di [[Shahab John Sharify]] (USA 2011)
* 2013 - ''[[50 Children: The Rescue Mission of Mr. And Mrs. Kraus]]'', regia di [[Steven Pressman]] (2013)
* 2014 - ''[[The Children of the Holocaust]]'' (UK 2014) - Documentario prodotto dalla BBC
* 2015 - ''[[Innocence Lost: Stories from Children of the Holocaust]]'', regia di [[Alex Roberts e Andrew Sherwood]] (USA 2015)
 
===Museografia===
 
* Yad Vashem
* United States Holocaust Memorial Museum
* Museum of Tolerance, LA
 
==Filmografia==
 
{{Vedi anche|Film sull'Olocausto}}
* ''[[Unzere Kinder]]'', regia di [[Nathan Gross]] (Polonia 1948)
* ''[[Border Street]]'' (''Ulica Graniczna''), regia di [[Aleksander Ford]] (Polonia 1948)
* ''[[Odissea tragica]]'' (''The Search''), regia di [[Fred Zinnemann]] (USA 1948)
* ''[[Il diario di Anna Frank (film 1959)|Il diario di Anna Frank]]'', regia di [[George Stevens]] (USA 1959)
* ''[[Nackt unter Wölfen]]'', regia di [[Georg Leopold]] (Germania Est 1960)
* ''[[Il diario di Anna Frank (film 1967)|Il diario di Anna Frank]]'', regia di [[Alex Segal]] (1967)
* ''[[Il vecchio e il bambino]]'' (''Le vieil homme et l'enfant''), regia di [[Claude Berri]] (1967)
* ''[[Sie sind frei, Doktor Korczak]]'', regia di [[Aleksander Ford]] (1974)
* ''[[Un sacchetto di biglie (film 1975)|Un sacchetto di biglie]]'' (''Un sac de billes''), regia di [[Jacques Doillon]] (1975)
* ''[[David (film 1979)|David]]'', regia di [[Peter Lilienthal]] (Germania 1979)
* ''[[Il diario di Anna Frank (film 1980)|Il diario di Anna Frank]]'', regia di [[Boris Sagal]] (USA 1980)
* ''[[Va' e vedi]]'' (''Иди и смотри''), regia di [[Elem Klimov]] (URSS 1985)
* ''[[Arrivederci ragazzi (film)|Arrivederci ragazzi]]'' (''Au revoir les enfants''), regia di [[Louis Malle]] (Francia 1987)
* ''[[Il diario di Anna Frank (film 1987)|Il diario di Anna Frank]]'', regia di [[Gareth Davies (regista)|Gareth Davies]] (UK 1987)
* ''[[Lena: My 100 Children]]'', regia di [[Edwin Sherin]] (USA 1987)
* ''[[The Attic: The Hiding of Anne Frank]]'', regia di [[Joh Erman]] (USA 1988)
* ''[[A Friendship in Vienna]]'', regia di [[Arthur Allan Seidelman]] (USA 1988)
* ''[[Europa Europa (film)|Europa Europa]]'', regia di [[Agnieszka Holland]] (Germania 1990)
* ''[[Alan & Naomi]]'', regia di [[Sterling Van Wagenen]] (USA 1992)
* ''[[Jona che visse nella balena]]'', regia di [[Roberto Faenza]] (Italia 1993)
* ''[[La vita è bella (film 1997)|La vita è bella]]'', regia di [[Roberto Benigni]] (Italia 1997)
* ''[[L'isola in Via degli Uccelli]]'', regia di [[Søren Kragh-Jacobsen]] (Danimarca 1997)
* ''[[A Call to Remember]]'', regia di [[Jack Bender]] (USA 1997)
* ''[[All My Loved Ones]]'' (''Vsichni moji blízcí''), regia di [[Matej Minac]] (Rep. ceca 1997)
* ''[[La storia di Anna Frank]]'', regia di [[Robert Dornhelm]] (UK 2001)
* ''[[Monsieur Batignole]]'', regia di [[Gérard Jugnot]] (Francia 2002)
* ''[[Senza destino]]'', regia di [[Lajos Koltai]] (Ungheria 2005)
* ''[[Fugitive Pieces]]'', regia di [[Jeremy Podeswa]] (Canada 2007)
* ''[[Il bambino con il pigiama a righe (film)|Il bambino con il pigiama a righe]]'' (''The Boy in the Striped Pajamas''), regia di [[Mark Herman]] (UK-USA 2008)
* ''[[Nicky's Family]]'' (''Nickyho rodina''), film, regia di [[Matej Mináč]] (Rep.ceca 2011)
* ''[[Wunderkinder]]'', regia di [[Markus Rosenmüller]] (Germania 2011)
* ''[[La fuga degli innocenti]]'', regia di [[Leone Pompucci]] (Italia 2012)
* ''[[Nackt unter Wölfen]]'', regia di [[Philipp Kadelbach]] (Germania 2015)
* ''[[Le voyage de Fanny]]'', regia di [[Lola Doillon]] (Francia 2016)
* ''[[Un sacchetto di biglie (film 2017)|Un sacchetto di biglie]]'' (''Un sac de billes''), regia di [[Christian Duguay]] (Francia 2017)
 
==I figli dei superstiti dell'Olocausto==
 
Un particolare sottocampo, che si è recentemente sviluppato, riguarda l'esperienza dei bambini figli di sopravvissuti (o anche di carnefici) dell'Olocausto, l'impatto traumatico che tali eventi hanno avuto sulla loro crescita e formazione.<ref>"[https://www.ushmm.org/collections/bibliography/psychological-trauma-and-the-holocaust Psychological Trauma and the Holocaust]", ''Holocaust Encyclopedia''.</ref>
 
===Bibliografia===
 
*Epstein, Helen. ''Children of the Holocaust: Conversations with Sons and Daughters of the Survivors''. New York: G.P. Putnam, 1979.
 
*''Living After the Holocaust: Reflections by Children of Survivors in America''. New York: Bloch Publishing, 1979.
 
*Bergmann, Martin S., and Milton E. Jucovy, editors. ''Generations of the Holocaust''. New York: Columbia University Press, 1990.
 
*Wardi, Dina. ''Nośʾe ha-ḥotam''. Jerusalem: Keter, 1990 (ed. it. ''Le candele della memoria. I figli dei sopravvissuti dell'Olocausto: traumi, angosce, terapia'', trad. di Emanuele Beeri e Tania Gargiulo, Firenze: Sansoni, 1993; rist. Milano: Pgreco, 2013).
 
*Wiseman, Hadas, and Jacques P. Barber. ''Echoes of the Trauma: Relational Themes and Emotions in Children of Holocaust Survivors''. Cambridge: Cambridge University Press, 2008.
 
===Documentari===
 
* ''[[Breaking the Silence: The Generation After the Holocaust]]'', regia di [[Edward A. Mason]] (1984) <doc>
* ''[[I Was a Child of Holocaust Survivors]]'', regia di [[Ann Marie Fleming]] (2010) <doc>
* ''[[Hitler's Children (documentario)|Hitler's Children]]'', regia di [[Chanoch Ze'evi]] (2011) <doc>
* ''[[What Our Fathers Did: A Nazi Legacy]]'', regia di [[David Evans (regista)|David Evans]] (2015) <doc>
 
==Note==
 
<references/>
 
==Voci correlate==
{{Div col|cols=2|small=no}}
* [[Olocausto]]
* [[Vittime dell'Olocausto]]
* [[Superstiti dell'Olocausto]]
* [[Porajmos]] ("Olocausto degli zingari")
* [[Diari dell'Olocausto]]
* [[Libri di memorie sull'Olocausto]]
* [[Bambini di Buchenwald]]
* [[Bambini di Terezín]]
* [[Bambini di Auschwitz]]
* [[Bambini di Mengele]]
* [[Bambini di Teheran]]
* [[Bambini di Selvino]]
{{Div col end}}
 
==Collegamenti esterni==
 
* [https://www.ushmm.org/wlc/it/article.php?ModuleId=10005142 I bambini durante l'Olocausto], ''Enciclopedia dell'Olocausto''
* [https://www.ushmm.org/exhibition/hidden-children/insideX/ Life in the Shadow: Hidden Children and the Holocaust], [[United States Holocaust Memorial Museum]]
* [http://www.unive.it/media/allegato/dep/Ricerche/3-I_bambini_italiani_nella_Shoah.pdf Sara Valentina Di Palma, "I bambini italiani nella Shoah", DEP 3 (2005) 33-47].
*[https://www.scrapbookpages.com/Buchenwald/Liberation1.html Child Survivors of Buchenwald]
*[http://www.jewishvirtuallibrary.org/block-66-at-buchenwald Block 66 at Buchenwald: The Clandestine Barracks to Save Children], ''Jewish Virtual Library''.
 
{{Olocausto}}
{{Portale|ebraismo|Seconda guerra mondiale}}
 
[[Categoria:Bambini della Shoah| ]]