Randolfo Pacciardi e Template:Basket Ilirija Lubiana: differenze tra le pagine

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{{Band sport
{{Carica pubblica
|sport = pallacanestro
|nome = Randolfo Pacciardi
|nome = Ilirija Lubiana
|immagine = Randolfo Pacciardi 1945.jpg
|voce = Košarkarsko društvo Ilirija
|carica = [[Vicepresidente del Consiglio dei ministri]]
|imm = 600px diagonal White Green HEX-07B493.svg
|mandatoinizio = 1º giugno [[1947]]
|nobordo = 1
|mandatofine = 12 maggio [[1948]]
|cat = del K.D. Ilirija Ljubljana
|cotitolare = [[Luigi Einaudi]] <br /> [[Giuseppe Saragat]]
|pos = {{{1|}}}
|presidente = [[Alcide De Gasperi]]
}}<noinclude>
|predecessore = [[Paolo Cappa (politico)|Paolo Cappa]]<br />[[Vincenzo Moscatelli]]
|successore = [[Attilio Piccioni]]<br />[[Giovanni Porzio]]<br />[[Giuseppe Saragat]]
|carica2 = [[Ministri della difesa della Repubblica Italiana|Ministro della difesa]]
|mandatoinizio2 = 23 maggio [[1948]]
|mandatofine2 = 7 luglio [[1953]]
|presidente2 = [[Alcide De Gasperi]]
|predecessore2 = [[Cipriano Facchinetti]]
|successore2 = [[Giuseppe Codacci Pisanelli]]
|carica3 = Segretario del [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]]
|mandatoinizio3 = aprile [[1933]]
|mandatofine3 = marzo [[1934]]
|predecessore3 = [[Raffaele Rossetti]]
|successore3 = [[Giuseppe Chiostergi]]
|mandatoinizio4 = luglio [[1938]]
|mandatofine4 = gennaio [[1942]]<br />(con [[Cipriano Facchinetti]])
|predecessore4 = [[Ottavio Abbati]]
|successore4 = [[Mario Carrara]]
|mandatoinizio5 = maggio [[1945]]
|mandatofine5 = settembre [[1946]]
|predecessore5 = [[Giovanni Conti (senatore)|Giovanni Conti]]
|successore5 = [[Giulio Andrea Belloni]]
|mandatoinizio6 = gennaio [[1947]]
|mandatofine6 = dicembre [[1947]]
|predecessore6 = [[Giulio Andrea Belloni]]
|successore6 =[[Giulio Andrea Belloni]]<br />(con [[Ugo La Malfa]] e [[Oronzo Reale]]
|carica7 = [[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Deputato dell'Assemblea Costituente]]
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|gruppo parlamentare7 = Repubblicano
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|carica8 = [[Camera dei deputati|Deputato della Repubblica Italiana]]
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|legislatura8= [[I legislatura della Repubblica Italiana|I]], [[II legislatura della Repubblica Italiana|II]], [[III legislatura della Repubblica Italiana|III]], [[IV legislatura della Repubblica Italiana|IV]]
|gruppo parlamentare8= Repubblicano (I legislatura), Misto (II, III e IV legislatura)
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|circoscrizione8= [[Circoscrizione di Pisa-Livorno-Lucca-Massa-Carrara|Pisa]] (I, III, IV); collegio unico nazionale (II)
|partito = [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]] <small>(1915-1964/1980-1991)</small><br />[[Unione Democratica per la Nuova Repubblica|UDNR]] <small>(1964-1980)</small><!-- [[Partito Repubblicano Italiano]] !-->
|titolo di studio = [[Laurea]] in [[giurisprudenza]]
|professione = [[Avvocato]]
|alma_mater =
||tipo nomina7 =
|incarichi7 = * Capogruppo del gruppo parlamentare Repubblicano
*Componente della Commissione per i Trattati internazionali
*Vicepresidente del Consiglio dei ministri ([[Governo De Gasperi IV|De Gasperi IV]])
|sito7 = http://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&position=Assemblea%20Costituente\I%20Costituenti&content=altre_sezioni/assemblea_costituente/composizione/costituenti/framedeputato.asp?Deputato=1d9650
|tipo nomina8=
|incarichi8= I Legislatura
*Componente della V Commissione (Difesa)
*Componente della VI Commissione (Istruzione e Belle arti)
*Componente della XI Commissione (Lavoro e Previdenza sociale)
*Vicepresidente del Consiglio dei ministri ([[Governo De Gasperi IV|De Gasperi IV]])
*Ministro della Difesa ([[Governo De Gasperi V|De Gasperi V]], [[Governo De Gasperi VI|VI]] e [[Governo De Gasperi VII|VII]])
 
[[Categoria:Template stemmini squadre di pallacanestro slovene|Lubiana ,Ilirija]]</noinclude>
II Legislatura
*Vicepresidente della II Commissione (Affari esteri)
*Ministro della Difesa ([[Governo De Gasperi VII|De Gasperi VII]])
 
III Legislatura
*Presidente della VII Commissione (Difesa)
*Componente della III Commissione (Esteri)
 
IV Legislatura
*Componente della III Commissione (Esteri)
*Componente della VII Commissione (Difesa)
*Componente della Commissione speciale per l'esame del disegno di legge n. 2017 "Disciplina degli interventi per lo sviluppo del Mezzogiorno"
|sito8= http://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&position=IV%20Legislatura%20/%20I%20Deputati&content=deputati/legislatureprecedenti/Leg04/framedeputato.asp?Deputato=d9650
}}
[[File:Randolfo_Pacciardi.jpg|thumb|right|Randolfo Pacciardi nel 1946]]
{{Bio
|Nome = Randolfo
|Cognome = Pacciardi
|Sesso = M
|LuogoNascita = Gavorrano
|GiornoMeseNascita = 1º gennaio
|AnnoNascita = 1899
|LuogoMorte = Roma
|GiornoMeseMorte = 14 aprile
|AnnoMorte = 1991
|Epoca = 1900
|Attività = politico
|Attività2 = antifascista
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , esponente del [[Partito Repubblicano Italiano]] e segretario per vari periodi
}}
 
== Biografia ==
=== Gli anni giovanili e la prima guerra mondiale ===
Nato il 1º gennaio [[1899]] a [[Giuncarico]], da Giovanni, ferroviere originario di [[Castagneto Carducci]] ed Elvira Guidoni, Pacciardi studiò prima a [[Grosseto]], poi prese la licenza tecnica a [[Montepulciano]]. Nel 1915 aderì al [[Partito Repubblicano Italiano]], schierandosi tra le file degli interventisti e, nel maggio 1915, pur non avendo l'età prescritta, andò ad arruolarsi come volontario a Roma sotto falso nome, utilizzando i documenti di un compagno di scuola più grande; il padre, però, andò da [[Giovanni Conti (senatore)|Giovanni Conti]], uno dei capi del [[Partito Repubblicano Italiano]], al quale raccontò che la madre del ragazzo stava molto male e riuscì a farlo tornare a casa.
 
Chiamato alle armi nel febbraio del 1917 frequentò il corso accelerato allievi ufficiali a Caserta e a Parma; in luglio venne inviato al fronte prima nell'[[11º Reggimento bersaglieri]], poi nell'[[8º Reggimento bersaglieri|8º Reggimento]]. Dopo [[Battaglia di Caporetto|Caporetto]] fu decorato con due medaglie d'argento, una medaglia di bronzo e con la [[Military Cross]] dell'esercito britannico; conseguì anche una proposta di medaglia d'oro.
 
=== L'antifascismo in Italia ===
Congedato nel 1919, Pacciardi si iscrisse all'Università e, in soli due anni, conseguì la laurea in giurisprudenza; successivamente collaborò con “L'Etruria nuova”, denunciando ripetutamente le violenze squadriste. Il 6 aprile [[1923]], alla Pescaia, affrontò, per motivi politici, un duello alla [[sciabola]] con il segretario del fascio di Grosseto, Umberto Pallini. A Roma, ove si era trasferito nel 1922, fondò, insieme a [[Giovanni Conti (senatore)|Giovanni Conti]], [[Raffaele Rossetti]], [[Fernando Schiavetti]] e [[Cino Macrelli]], il movimento antifascista “l'Italia libera”, rivestendone la carica di segretario fino alla sua soppressione (gennaio 1925).
 
Assegnato al confino per cinque anni, a dicembre del 1926,<ref>Commissione di Roma, ordinanza del 16.12.1926 contro Randolfo Pacciardi e altri (“Noti antifascisti, militanti del Partito repubblicano”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, ''L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943'', Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. IV, p. 1325-1326</ref> riuscì a sfuggire all'arresto scappando attraverso i tetti dalla sua casa romana di [[via Gregoriana]]. Ricevuta una lettera con una frase in codice ("qui l'aria è pura e le montagne salubri") dalla vedova di [[Cesare Battisti]], raggiunse Trento in treno, partendo da Orte, con l'amico repubblicano Egidio Reale. [[Ernesta Battisti]] affidò i due fuggiaschi ad alcuni contrabbandieri che li aiutarono a espatriare in Svizzera attraverso il valico austriaco di Buchs: il 1º gennaio 1927 festeggiarono il capodanno in un'osteria di Zurigo.<ref>Randolfo Pacciardi, ''Verso l'esilio'', in: AA.VV. ''Egidio Reale e il suo tempo'', Firenze, 1961.</ref>.
 
=== L'attività politica in esilio ===
Nel frattempo, il 1º gennaio [[1927]], il Partito repubblicano comunicò il suo avvenuto trasferimento all'estero, e precisamente a Parigi<ref>Santi Fedele, ''I Repubblicani in esilio nella lotta contro il fascismo (1926-1940)'', Firenze, Le Monnier, 1989, p. 9.</ref>. Nello stesso anno, Pacciardi stabilì la sua residenza a [[Lugano]], dando un contributo decisivo per fare della locale sezione del PRI il principale collegamento tra l'organizzazione estera del partito e i militanti ancora attivi in Patria.
 
Da Lugano, Pacciardi diede il suo appoggio all'adesione del PRI alla [[Concentrazione Antifascista|Concentrazione d'azione antifascista]], un organismo in esilio costituitosi in quegli anni, di cui facevano parte il [[Partito Socialista Italiano]] e il Movimento [[Giustizia e Libertà]] (movimento liberal-socialista fondato in Francia nel 1929, principalmente guidato da [[Carlo Rosselli]]). Tale adesione fu votata e approvata nel congresso del PRI di [[Lione]] del 29-30 giugno [[1929]]<ref>L'adesione del PRI fu temporaneamente revocata nel successivo congresso di [[Saint-Louis (Alto Reno)|Saint Louis]] del 19-20 marzo [[1932]]. In tale occasione, Pacciardi faceva parte della minoranza del partito, e uscì dalla Direzione Nazionale.</ref>. Fu inoltre uno degli organizzatori del volo di [[Giovanni Bassanesi]] e [[Gioacchino Dolci]] su Milano (11 luglio [[1930]]) per lanciare manifestini antifascisti e rimase in contatto con il gruppo milanese di [[Giustizia e Libertà]]<ref>Un'ampia documentazione sull'attività antifascista di Pacciardi a Lugano è consultabile in: Archivio Centrale dello Stato, ''Min. Interno, Dir. Gen. P.S., Casellario politico centrale, f. “Pacciardi Randolfo”''.</ref>.
 
Nel maggio del 1932, Pacciardi diede inizio, a Lugano, alle pubblicazioni del quindicinale “Italia Libera”. Nel [[1933]], accusato di aver investigato sulle spie fasciste infiltrate fra gli esuli, Pacciardi fu espulso dalla [[Svizzera]]. Nello stesso anno, accusato dalle spie dell'[[Ovra]] di preparare un attentato contro Mussolini, la prefettura di Grosseto lo incluse nella prima categoria dei nemici del fascismo, con la dicitura “attentatore”<ref>Archivio Centrale dello Stato, ''Min. Interno, Dir. Gen. P.S., Casellario politico centrale, f. “Pacciardi Randolfo”''; il suo nome, con fotografia, figura anche nella Rubrica di frontiera e sul Bollettino delle ricerche, Supplemento dei sovversivi.</ref>. Era Mussolini, infatti, il bersaglio di un complotto assai intricato ordito a Parigi, nel febbraio 1931, da quelli di Giustizia e Libertà. Pacciardi offre la collaborazione della «centrale» luganese formata da una coppia di attentatori, il repubblicano Luigi Delfini e l'anarchico Ersilio Belloni. I due partono per Roma portando con loro «una bomba per il duce» (confezionata dall'ingegnere [[Giobbe Giopp]], un repubblicano esperto di esplosivi). L'attentato però fallisce perché Belloni viene catturato e durante l'interrogatorio farà il nome di Delfini che verrà arrestato. Per entrambi la condanna è a trenta anni di carcere.<ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/12/03/dal-suo-esilio-svizzero-progetto-uccisione.html|titolo=Dal suo esilio svizzero progettò l'uccisione di Mussolini - la Repubblica.it|pubblicazione=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2016-10-06}}</ref>
 
Questo avvenimento merita un approfondimento vista l'importanza che riveste. Nel febbraio del 1931 due uomini che si conoscevano appena, l'anarchico Ersilio Belloni, milanese, ex meccanico, e il giovanissimo Luigi Delfini, di Velletri, repubblicano, giunsero clandestinamente in Italia dalla Svizzera, aiutati da una banda di contrabbandieri. Destinazione prevista: la Capitale. In una borsa, nascosto in un thermos, Delfini portava un micidiale ordigno: una bomba con la quale far fuori Benito Mussolini e liberare così l'Italia dal giogo della tirannide. Belloni era stato incaricato dell'attentato vero e proprio, Delfini - che conosceva bene la città - aveva il compito di fargli da guida. I due dovevano far base in un appartamento del centro di Roma, in via del Vantaggio, affittato da affiliati romani di «Giustizia e Libertà». Le cose però non andarono secondo i piani. Durante la rocambolesca traversata del confine, Delfini si smarrì e i due attentatori arrivarono a Roma in date diverse. L'appartamento di via del Vantaggio era sotto controllo: la polizia fascista era riuscita a intercettare una lettera in cui si parlava dell'intenzione di usare quella sede per impiantare una tipografia clandestina. Belloni fu subito individuato, arrestato, tradotto in carcere e brutalmente torturato. Dopo un'iniziale resistenza, crollò. E raccontò agli inquirenti tutto l'affare della bomba. Iniziò così una vera e propria caccia all'uomo.
 
Delfini, braccato dagli sbirri fascisti, si aggirò per qualche giorno a Roma in cerca del compagno. Fu riconosciuto, in tram, da un poliziotto in borghese a causa di un "segno particolare" (era privo della mano destra, persa nel tentativo di sfuggire alla polizia mentre trasportava, anni prima, volantini antifascisti); fu acciuffato e anche lui sottoposto a orribili sevizie. Sotto tortura ammise il complotto. Ma sulla bomba riuscì a tenere duro, sostenendo di averla gettata nel Lago di Como dopo le vicissitudini dell'ingresso clandestino in Italia. Il tribunale speciale per la difesa dello Stato condannò i due cospiratori a 30 anni di carcere. Le leggi eccezionali fatte approvare da Mussolini prevedevano la pena di morte per chi avesse anche solo progettato materialmente di attentare alla vita del Duce. Molto peggio era andata ad altri cospiratori dello stesso periodo: Michele Schirru, Angelo Sbardellotto, Domenico Bovone furono fucilati a Forte Bravetta tra il 1931 e il 1932. Delfini e Belloni scamparono al plotone di esecuzione solo perché la famosa bomba - il corpo del reato, necessario per la condanna a morte - non fu mai trovata.<ref>{{Cita web|url=https://forum.termometropolitico.it/274509-una-bomba-per-il-duce.html|titolo=Una bomba per il Duce}}</ref>
 
Pacciardi si rifugiò dunque in Francia, e risiedette Parigi insieme con la moglie Luigia Civinini. Al quinto Congresso in esilio (Parigi, 22-23 aprile [[1933]]), fu eletto segretario politico del [[Partito Repubblicano Italiano]]. In tale veste rinegoziò l'adesione del partito alla Concentrazione antifascista, riuscendo a ottenere la costituzione di un triumvirato (al quale prese parte, insieme al socialista [[Giuseppe Saragat]] e ad [[Alberto Cianca]] di [[Giustizia e Libertà]]) per la gestione collegiale dell'organizzazione. Nell'ambito del contrasto che successivamente si aprì, tra le componenti socialista e di Giustizia e Libertà, Pacciardi supportò le posizioni ''gielline''<ref>Santi Fedele, ''I Repubblicani in esilio nella lotta contro il fascismo (1926-1940)'', Firenze, Le Monnier, 1989, pag. 81.</ref>, ma il dissidio condusse allo scioglimento della "Concentrazione", ufficialmente sancito nel maggio 1934. Nel frattempo, al Congresso di Lione del 24-25 marzo [[1934]], Pacciardi lasciò la Segreteria del partito in favore di [[Giuseppe Chiostergi]].
 
=== La Guerra civile spagnola ===
{{vedi anche|Brigate internazionali}}
Nell'estate del 1936, Pacciardi ricevette una lettera di [[Carlo Rosselli]] per l'eventuale concorso alla formazione di una legione italiana nelle brigate repubblicane spagnole. Era stato l'esponente del Partito repubblicano ad aver avuto per primo l'idea di un corpo di volontari che accorresse in [[Spagna]] a dar man forte alla [[Seconda repubblica spagnola|repubblica democratica]] minacciata dalla rivolta dei militari ribelli. Egli pensava a una «legione italiana» assolutamente apartitica, organizzata secondo il modello dei garibaldini che nel 1897-1898 avevano combattuto in [[Grecia]] contro i Turchi o di quelli accorsi in [[Francia]] nel 1914 prima dell'entrata in guerra dell'Italia<ref>''Liberal. Fondazione di Alberto Indelicato'', Anno II n. 14 - ottobre-novembre 2002</ref>. Già noto come capo militare per la sua audacia e considerato ''super partes'' sia dai socialisti sia dai comunisti, il 26 ottobre [[1936]] firmò a Parigi l'accordo per la formazione di una Legione antifascista italiana sotto il patronato politico dei partiti socialista, comunista e repubblicano e con il concorso delle organizzazioni aderenti al comitato italiano pro Spagna<ref>Randolfo Pacciardi, ''Il Battaglione Garibaldi. Volontari italiani nella Spagna Repubblicana'', La Lanterna, Roma, 1945, pp. 41-42</ref>.
 
In Spagna, con il grado di maggiore, guidò il [[Battaglione Garibaldi|Battaglione italiano Garibaldi]] alla [[Battaglia di Madrid|difesa di Madrid]], prima al ''Cerro de los Angeles'', poi alla [[Puerta de Hierro (Madrid)|Puerta de Hierro]] e nella città universitaria. In seguito, a ''Pozuelo'', venne promosso tenente colonnello. Fu alla testa del Battaglione anche a ''Boadilla del Monte'', ''Mirabueno'' e ''Majadahonda''. Nella [[Battaglia del Jarama]] venne ferito a una guancia e a un orecchio. Trasferitosi a Parigi per sottoporsi alle necessarie medicazioni, Pacciardi partecipò solo alle ultime fasi della [[Battaglia di Guadalajara]] (il comando del battaglione era stato temporaneamente affidato al Vice Commissario [[Ilio Barontini]])<ref>{{cita web|url=http://www.geocities.com/soho/den/7257/numero3/antg3.html|titolo=da ''LA RISVEGLIA''|deadurl=yes|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090902115050/http://geocities.com/soho/den/7257/numero3/antg3.html|accesso=8 aprile 2012|dataarchivio=2 settembre 2009|urlmorto=sì}}</ref>; ripreso il comando, combatté anche sul fronte di ''Morata de Tajuna'' e [[Casa de Campo]], nell'aprile 1937. Restò alla guida dei volontari fino al giugno del 1937, dopo che il Battaglione Garibaldi si era trasformato nella [[Brigate internazionali|Brigata omonima]], e diresse i combattimenti a [[Huesca]] e [[Villanueva del Pardillo]]. In dissenso con i comunisti per la mancata realizzazione di una brigata completamente italiana e contrario all'uso della Brigata Garibaldi contro gli anarchici, lasciò la Spagna nell'estate del 1937 dopo aver assistito alla commemorazione di [[Carlo Rosselli]] a [[Barcellona]].
 
=== Gli anni a cavallo della seconda guerra mondiale e il soggiorno negli Stati Uniti d'America ===
Il 4 dicembre 1937, a Parigi, Pacciardi fondò il settimanale “La Giovine Italia”, al quale si affiancò nella conduzione politica e giornalistica l'ex dirigente di G.L. e giornalista [[Alberto Tarchiani]]; al settimanale collaborò con numerosi articoli anche l'ex Ministro degli Esteri [[Carlo Sforza]], parimenti esule in Francia. Il 19 dicembre successivo, Pacciardi, già iniziato alla [[massoneria]] nell'agosto [[1919]] presso la [[Loggia massonica|Loggia]] "Ombrone" di [[Grosseto]], e poi promosso compagno l'anno dopo<ref name="Aldo A. Mola 2001">Aldo A. Mola, ''Pacciardi massone: iniziazione all'antitotalitarismo'', in: ''Annali del Centro Pannunzio'', Torino, 2001, pagg. 139-150</ref>, fu affiliato alla loggia parigina Eugenio Chiesa, che lo elevò al grado di Maestro (3º grado del [[Rito scozzese|Rito scozzese antico ed accettato]]); nel giugno 1938 gli fu conferito il 30º grado<ref name="Santi Fedele 2005">Santi Fedele, ''La massoneria italiana nell'esilio e nella clandestinità. 1927-1939'', Franco Angeli, Milano, 2005, pagg. 162-63 e 183</ref>. Nei mesi di marzo-maggio 1938, invitato dalle organizzazioni antifasciste italo-statunitensi nella sua qualità di ex comandante del battaglione Garibaldi, Pacciardi compì una tournée propagandistica negli USA, tenendo decine di conferenze a [[New York]], [[Chicago]], [[Detroit]], [[Filadelfia]], [[Los Angeles]] e incontrando esponenti politici quali il Sindaco di New York [[Fiorello La Guardia]]. All'indomani dell'ottavo congresso del PRI in esilio (Parigi, 11-12 giugno 1938), Pacciardi fu rieletto segretario politico, sia pur affiancato collegialmente da [[Cipriano Facchinetti]].
 
L'invasione tedesca del 1940 e il contemporaneo ingresso dell'Italia nella seconda guerra mondiale colsero Pacciardi di sorpresa a Parigi. Con la moglie e l'amico Tarchiani, riuscì a raggiungere la cittadina di [[Vendôme]], e poi il [[porto di Marsiglia]]. Di lì, con due lasciapassare falsi, i coniugi Pacciardi raggiunsero [[Algeri]]; successivamente, nel 1941, da [[Casablanca]], si imbarcarono su una nave portoghese, grazie alla complicità di un colonnello del servizio segreto francese, e riuscirono a raggiungere gli [[Stati Uniti d'America]]<ref>Randolfo Pacciardi, '' Cuore da battaglia: Pacciardi racconta a Loteta '', Roma, 1990.</ref>. Negli USA, Pacciardi aderì alla [[Mazzini Society]], un'associazione di matrice democratico-repubblicana, che mirava a ottenere l'appoggio del governo statunitense per la creazione di un Comitato nazionale italiano, cioè una forma di governo in esilio con a capo [[Carlo Sforza]] (che aveva già raggiunto gli USA nell'estate del 1940). Con l'arrivo di Pacciardi, Sforza propose anche la costituzione di una “legione italiana” al comando del leader repubblicano<ref>Antonio Varsori, ''Gli alleati e l'emigrazione democratica antifascista (1940-1943)'', Sansoni, Firenze, 1982, pagg. 126-27.</ref>.
 
Su tali basi si pronunciò il Congresso italo-americano, che si tenne a [[Montevideo]], dal 14 al 17 agosto [[1942]], e al quale, tuttavia, Pacciardi non poté partecipare per mancanza di un passaporto valido<ref>Antonio Varsori, ''Gli alleati e l'emigrazione democratica antifascista (1940-1943)'', Sansoni, Firenze, 1982, pag. 172, n.</ref>. In precedenza, peraltro, Pacciardi aveva lasciato la “Mazzini”, essendo stata respinta la sua linea di unità di azione con i comunisti, propugnata in funzione antifascista<ref>Antonio Varsori, ''Gli alleati e l'emigrazione democratica antifascista (1940-1943)'', Sansoni, Firenze, 1982, pagg. 150 n.-151.</ref>. Poté rientrare in Italia solo dopo la liberazione di Roma, il 29 giugno [[1944]].
 
=== Il secondo dopoguerra ===
 
[[File:Ben-Gurion - Randolfo Pacciardi - Sde Boker 1958.jpg|thumb|Randolfo Pacciardi in visita [[David Ben-Gurion]] a [[Sde Boker]], 1958]]
 
Nel Convegno Nazionale del PRI, che si tenne il 26-27 maggio [[1945]], Pacciardi fu riconfermato Segretario politico del partito, per acclamazione. La linea politica che impresse al PRI (in contrasto con la corrente facente capo a [[Giovanni Conti (senatore)|Giovanni Conti]]), fu quella dell'unità d'azione con le altre forze politiche favorevoli alla Repubblica, in particolare il [[Partito d'Azione]], erede del movimento [[Giustizia e Libertà]]. Il 2 giugno [[1946]], Pacciardi fu eletto deputato all'[[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Assemblea Costituente]]. Nello stesso anno, la sua linea d'intesa con le altre forze di sinistra segnò un punto favorevole con l'ingresso nel PRI di [[Carlo Sforza]] e di altri uomini politici provenienti dal disciolto Partito d'Azione, quali l'ex Presidente del Consiglio [[Ferruccio Parri]], [[Ugo La Malfa]], [[Oronzo Reale]] e [[Alberto Tarchiani]]. Dopo un intervallo di alcuni mesi (ottobre 1946-gennaio 1947), pur prevalendo ancora la linea della corrente di Conti, Pacciardi fu eletto per la quarta volta Segretario politico del [[Partito Repubblicano Italiano]].
 
Nel maggio 1947, il PRI entrò nel [[Governo De Gasperi IV]] ma l'ex combattente della Guerra civile spagnola, avendo rifiutato l'[[anticomunismo]] di principio e non condividendo le contrapposizioni della [[guerra fredda]], inizialmente non vi prese parte. Nel dicembre del [[1947]], tuttavia, il radicalizzarsi della politica del [[Partito Comunista Italiano|PCI]] in ossequio alle nuove direttive del [[PCUS]], convertì anche Pacciardi all'anticomunismo e si convinse a entrare nel governo, come Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, dopo essersi dimesso dalla segreteria politica.
 
Dal [[1948]] al [[1953]] fu Ministro della Difesa nei successivi tre governi De Gasperi; in questa veste favorì l'ingresso dell'[[Italia]] nella [[NATO]], in coerenza con l'azione politico-diplomatica dei suoi vecchi amici dell'esilio francese, e cioè Carlo Sforza e [[Alberto Tarchiani]], nel frattempo divenuti, rispettivamente, Ministro degli Esteri e ambasciatore negli USA. Successivamente fu eletto deputato anche nella II, III e IV legislatura repubblicana.
 
Nel frattempo la componente degli ex-azionisti era divenuta maggioritaria e il partito si avviò sulla linea sostenuta da [[Ugo La Malfa]], favorevole all'intervento pubblico nell'economia<ref>Alessandro Spinelli,'' I repubblicani nel secondo dopoguerra (1943-1953), Longo, Ravenna, 1998, pagg. 236 e succ.ve.</ref>. La sconfitta elettorale alle politiche del 1953 favorì una pausa di riflessione all'interno del PRI (sceso all'1,6%) che si limitò ad appoggiare saltuariamente i governi centristi post-degasperiani (1953-62), senza parteciparvi. Tutto ciò relegò Pacciardi, assertore del liberismo economico, a un ruolo di secondo piano nel panorama politico nazionale. Il suo nome, inoltre, fu speso dal capo dei servizi segreti ([[Servizio informazioni forze armate|SIFAR]]), generale [[Giovanni De Lorenzo]], come organizzatore di un inesistente complotto per rapire il [[Presidente della repubblica]] [[Giovanni Gronchi]], dalla tenuta di [[San Rossore]] in [[Corsica]], con la collaborazione dell'[[Organisation armée secrète|OAS]]<ref name=dl62>De Lutiis, ''I servizi segreti in Italia. Dal fascismo all'intelligence del XXI secolo'', Sperling & Kupfer, 2010, p. 62</ref><ref>Renzo Trionfera, ''Sifar affair'', ed. Reporter, 1968, pp. 17-18</ref>.
 
All'inizio degli anni sessanta, la maggioranza del PRI, guidata da La Malfa stava progressivamente avviando il partito verso la formula del centrosinistra, per la quale Pacciardi aveva dichiarato apertamente la propria opposizione. Nel XXVII Congresso del marzo [[1960]], la sua corrente (40% dei voti) fu sconfitta da quella più aperta all'alleanza con il [[Partito Socialista Italiano|PSI]] (58%). A rendere più difficile la posizione dell'ex Ministro della Difesa fu il clamore derivante dal cosiddetto “scandalo di Fiumicino”, nel quale egli venne coinvolto nell'aprile 1961, in quanto la moglie aveva acquistato (con soldi propri) un appartamento da una delle imprese costruttrici dell'aeroporto. Pur essendo stato completamente scagionato da una vicenda che lo aveva investito solo indirettamente, la figura dell'uomo politico toscano ne uscì intaccata<ref>Giorgio Galli,'' Affari di Stato'', Kaos edizioni, Milano, 1991, pp. 82-85.</ref>.
 
Il 4 dicembre [[1963]] Pacciardi ruppe la disciplina di partito e votò contro il primo governo di centrosinistra ([[Governo Moro I]]), al quale il PRI partecipava con [[Oronzo Reale|Reale]] al Ministero della Giustizia. Fu immediatamente espulso dal partito e si iscrisse al [[Gruppo Misto]] della [[Camera dei deputati]].
 
=== Pacciardi e il presidenzialismo ===
Nel [[1964]] Pacciardi fondò un nuovo gruppo politico, l'[[Unione Democratica per la Nuova Repubblica]], e un quotidiano, ''Folla''. Entrambi si caratterizzavano per la propaganda di un'evoluzione dell'istituzione repubblicana dell'Italia in senso [[Repubblica presidenziale|presidenzialista]] (sul modello [[Charles de Gaulle|gollista]] della [[quinta Repubblica francese]]). Il partito aveva per simbolo una primula stilizzata con i petali tricolori.
 
Le linee fondamentali del nuovo soggetto politico furono esposte, da parte di Pacciardi, il 26 gennaio [[1964]] con il lancio di un "appello per la Nuova Repubblica", firmato, tra gli altri, dai generali [[Raffaele Cadorna (1889-1973)|Raffaele Cadorna]] e [[Giuseppe Mancinelli (militare)|Giuseppe Mancinelli]], [[Giuseppe Caronia]], i giornalisti [[Tomaso Smith]], [[Mario Vinciguerra]] e [[Giano Accame]], l'ambasciatore [[Alberto Rossi Longhi]], l'ex-socialista [[Ivan Matteo Lombardo]], [[Alfredo Morea]] e [[Salvatore Sanfilippo (politico 1907)|Salvatore Sanfilippo]]<ref name=archstor>[http://archivio.camera.it/resources/pu01/allegati/pacciardi.pdf Archivio storico della camera dei Deputati]</ref>.
 
La formazione si caratterizzava per una condotta che coniugava il [[laicismo]] tipico della [[Giuseppe Mazzini|tradizione mazziniana]] con una netta contrapposizione alle [[sinistra (politica)|sinistre]], privilegiando valori quali identità nazionale e legalità. Gli osservatori lo hanno sempre collocato nell'area culturale [[conservatorismo|conservatrice]], ovviamente alla [[destra (politica)|destra]] dello schieramento.
 
Le posizioni assunte erano imperniate sulla proposta di una [[repubblica presidenziale]] con una legge elettorale maggioritaria. "Nuova Repubblica" è stato il primo partito politico in Italia a introdurre il presidenzialismo nel proprio programma, solo trent'anni dopo imitato da [[Alleanza Nazionale]] di [[Gianfranco Fini]].
 
Il 1º marzo 1964, con la pubblicazione del primo numero del periodico ''Folla'', si considera la data di trasformazione del movimento in partito politico<ref name=trecc>[http://www.treccani.it/enciclopedia/randolfo-pacciardi_(Dizionario-Biografico)/ Randolfo Pacciardi in: ''Dizionario bibliografico Treccani'']</ref>. La testata fu diretta da Tomaso Smith, ex direttore del [[Il Messaggero|Messaggero]] di Roma, sino al 1966, quando, alla vigilia di un comizio che avrebbe dovuto tenere a Roma in Piazza Santi Apostoli, l'esponente pacciardiano fu colpito da un aneurisma fatale. Dopo di che il nuovo organo di partito fu a periodicità settimanale e diretto da Giano Accame.
 
Il 4 febbraio 1964, Pacciardi aveva già informato del suo programma politico l'ambasciata statunitense, la quale mandò un rapporto a [[Washington]], nel quale si riteneva Pacciardi "troppo ottimista sul richiamo che il suo movimento avrà nel paese. Il sostegno a Pacciardi deriva probabilmente dalle amicizie personali tra gli ufficiali di alto livello che egli si è fatto durante la sua permanenza al [[Ministero della difesa]]. Si ritiene tuttavia che tali connessioni non siano abbastanza numerose"<ref name=flamini1>Gianni Flamini, L'Italia dei colpi di Stato, Newton Compton Editori, Roma, 2007, p. 76-77</ref>.
 
Il 10 maggio 1964, "Nuova Repubblica" organizzò un affollato comizio al [[Teatro Adriano]] di [[Roma]] che sfociò in una manifestazione che giunse sino alle soglie del [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]]<ref name="critica">''Il "tintinnio di sciabole"'', in: ''Critica Sociale'', agosto 2013, p. 5</ref>. Il movimento fu anche vicino ai Centri di Azione Agraria del principe [[Sforza Ruspoli|Lilio Sforza Ruspoli]]. Il 5 luglio dello stesso anno i due tennero un comizio a [[Bari]]<ref name=critica/>, dove Pacciardi fu salutato come "un antifascista da sempre" che aveva abbracciato "i militi della [[Repubblica Sociale Italiana|Repubblica sociale]] in nome di un'Italia nuova"<ref name=flamini1/>. A Roma, un'assemblea di "nostalgici" lo invocò come il "capo tanto atteso"; altre simpatie le ottenne dal colonnello [[Renzo Rocca]], direttore dell'ufficio per la ricerca economica e industriale (Rei) del [[Sifar]]<ref name=flamini1/>.
 
Su questa linea, alla caduta del primo governo di centrosinistra, guidato da [[Aldo Moro]] (giugno 1964), Pacciardi scrisse al [[Presidente del Senato]], [[Cesare Merzagora]], incoraggiandolo a guidare una possibile svolta presidenzialista, restando "nell'ambito costituzionale ma non con le procedure normali". L'uomo politico grossetano auspicava un'iniziativa diretta del [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della Repubblica]] [[Antonio Segni]], dopo un messaggio alla [[Parlamento della Repubblica Italiana|Camere]], seguito dalla nomina di un Presidente del Consiglio di esclusiva fiducia del capo dello Stato e di un governo presidenziale, al quale il Parlamento non avrebbe negato la fiducia<ref name="critica"/>. Merzagora è comunemente indicato come il candidato del Presidente Segni da opporre ai partiti, nell'estate del 1964, in caso di proseguimento dell'esperienza di centro-sinistra, alla quale era contrario<ref>Sergio Romano, ''Cesare Merzagora: uno statista contro i partiti'', in: ''Corriere della Sera'', 14 marzo 2005</ref>. Non risulta, tuttavia, una convergenza tra Pacciardi e il [[Piano Solo]], predisposto dal generale [[Giovanni De Lorenzo]], d'intesa con il Presidente Segni, per favorire un'analoga svolta<ref name=critica/>.
 
A livello giovanile nacque il gruppo universitario [[Primula Goliardica]], facente capo al nuovo movimento, cui aderirono alcuni esponenti provenienti dal [[FUAN]], come [[Antonio Aliotti]] e [[Enzo Maria Dantini]]. Quest'ultimo, nel 1969, partecipò alla fondazione dell'organizzazione nazi-maoista [[Lotta di Popolo]].
 
Le elezioni politiche del [[1968]] si rivelarono, peraltro, un fallimento per il nuovo movimento, che riuscì a conseguire solo 63.402 voti alla [[Camera dei deputati]]<ref>[http://www.alterhistory.altervista.org/Italia/Italia/Politiche/1968.php Risultati delle elezioni politiche del 1968] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20141006112333/http://www.alterhistory.altervista.org/Italia/Italia/Politiche/1968.php |data=6 ottobre 2014 }}</ref>, e lo stesso Pacciardi non fu rieletto.
 
Dopo tale sconfitta elettorale, il movimento sparì progressivamente dalla scena politica, pur rimanendo politicamente attivo il suo fondatore. [[Giano Accame]] proseguì nella pubblicazione saltuaria del settimanale "Nuova Repubblica", sino al 1980.
 
=== Il presunto ''Golpe bianco'' ===
In seguito, Pacciardi fu accusato di simpatie neofasciste e golpiste. Lui stesso fu indagato e sospettato nel [[1974]] di aver appoggiato il cosiddetto [[Golpe bianco]] di [[Edgardo Sogno]] e [[Luigi Cavallo]]<ref>'' Panorama'', A. XII, n. 140, 26 settembre 1974, pagg. 44-46 e A. XIII, n. 461, 20 febbraio 1975, pag. 39.</ref><ref>
{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/03/15/italia-74-un-passo-dal-tintinnar-di.html|titolo=Italia '74, a un passo dal tintinnar di sciabole|sito=[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=15 marzo 1997|accesso=10 gennaio 2010}}</ref>. I due inizialmente smentirono che vi fosse un programma di un "Colpo di Stato"; nel prosieguo dell'inchiesta Pacciardi fu solo sfiorato dalle accuse e, infine, prosciolto. Tuttavia nel 2000, prima di morire, Edgardo Sogno consegnò al giornalista [[Aldo Cazzullo]] un memoriale nel quale ammise di aver organizzato, nel 1974, un "golpe liberale" contro la "coalizione moderata, gli intellettuali, le maggiori forze economiche-finanziarie e la Chiesa di Sinistra" che avrebbe previsto la formazione di un governo di emergenza con Pacciardi primo ministro e lui stesso Ministro della Difesa<ref>Edgardo Sogno, Aldo Cazzullo, ''Testamento di un anticomunista: dalla Resistenza al golpe bianco'', Mondadori, Milano, 1977</ref>.
 
=== La riammissione nel PRI e gli ultimi anni ===
Nel [[1979]] l'uomo politico grossetano chiese la riammissione al Partito Repubblicano, con l'appoggio dei repubblicani [[Forlì|forlivesi]] e [[Marche|marchigiani]]. La ottenne due anni dopo e, sempre nel [[1981]], fondò un nuovo periodico, ''[[L'Italia del popolo]]'', di cui fu direttore per dieci anni, fino alla morte.
 
Nel 1990 il Presidente della Repubblica, [[Francesco Cossiga]], si premurò di inviargli una lettera, comunicando la sua stima e nella quale lo si definiva "un valoroso interventista democratico" e un perseguitato "con indegne calunnie per miserabili motivi di parte e in un momento di rigurgito dello [[stalinismo]] e del neo-[[giacobinismo]]"<ref>Gianni Flamini, ''L'Italia dei colpi di Stato'', Newton Compton Editori, Roma, 2007, p. 219</ref>.
 
Pacciardi si spense a [[Roma]] il 14 aprile [[1991]].<ref>http://www.treccani.it/enciclopedia/randolfo-pacciardi_%28Dizionario-Biografico%29/</ref> {{sf|La sua orazione funebre fu tenuta da [[Gustavo Raffi]], poi divenuto [[Gran Maestro]] del [[Grande Oriente d'Italia]]. Venne tumulato nel [[cimitero]] comunale di [[Grosseto]] del quartiere [[Sterpeto]] sulla [[via Scansanese]], accanto alla moglie. La sua tomba è corredata da una fioriera donata dall'[[Associazione mazziniana italiana]].
[[File:Tomba_Randolfo_Pacciardi,_Cimitero_di_Grosseto.jpg|miniatura|Tomba Randolfo Pacciardi, Cimitero di Grosseto]]}}
 
== Curiosità ==
* In un libro autobiografico, Pacciardi ha narrato il suo incontro con lo scrittore statunitense [[Ernest Hemingway]], all'epoca corrispondente per la Guerra civile spagnola, e con la sua compagna [[Martha Gellhorn]]<ref>Randolfo Pacciardi, ''Protagonisti grandi e piccoli: studi, incontri, ricordi '', Barulli, Roma, 1972, p. 644.</ref>: ''"In una serata di riposo della brigata avevamo invitato i giornalisti e gli scrittori stranieri presenti a [[Madrid]]. Faceva gli onori di casa il poeta [[Rafael Alberti|Alberti]] che ci rallegrava con le sue improvvisazioni poetiche facilmente orecchiabili, come una parodia della ‘Cucaracha'; ed erano presenti molti scrittori spagnoli e stranieri. Hemingway si presentò con una giornalista di rara bellezza, [[Martha Gellhorn]], anch'essa corrispondente di altri giornali americani"''. In una lettera del suo epistolario, intestata "[[Cuernavaca]], [[1950]]", la Gellhorn così scrive: ''"La volta che amai Ernest - e lo amai davvero - fu a causa di Pacciardi: lo incontrammo a [[Valencia]] in abiti civili; il governo aveva sciolto le Brigate internazionali, lasciandolo senza soldi e documenti, senza un futuro. Pacciardi ritornava in Francia, apolide e spiantato; gli si spezzava il cuore ma non si lamentò, non pronunciò parola. All'improvviso sentii Ernest piangere, appoggiato al muro - prima non lo avevo mai visto piangere - piangeva per Pacciardi, pur avendolo odiato come rivale in amore"''. Successivamente, la Gellhorn si ispirò a Pacciardi per il protagonista del romanzo ''“The heart of another”'' e lo rivide spesso, anche nelle vesti di Ministro della Difesa a Roma, nel dopoguerra<ref>Ennio Caretto, ''Corriere della Sera'', 4 ottobre 2006.</ref>.
* Giunto da pochi mesi a New York (1942), Pacciardi ricevette una telefonata dal regista [[Michael Curtiz]], in procinto di girare il film [[Casablanca (film)|Casablanca]], con [[Humphrey Bogart]] e [[Ingrid Bergman]], con l'invito a vedere le scene e per una consulenza sulle atmosfere e i personaggi. Pacciardi accettò<ref>Randolfo Pacciardi, ''Cuore da battaglia: Pacciardi racconta a Loteta'', Roma, Nuova edizioni del Gallo, 1990.</ref>. La rassomiglianza della vicenda del personaggio di Victor Laszlo e di sua moglie (Ingrid Bergman nel film), con quella realmente vissuta da Pacciardi nel 1941<ref>Anche nel film i due riescono a partire per gli Stati Uniti grazie a documenti falsi e all'appoggio di un funzionario francese.</ref>, autorizzò&nbsp;– anni più tardi&nbsp;– il [[Secolo d'Italia]] a ipotizzare che il film fosse interamente ispirato alla figura dell'antifascista italiano. Tuttavia, Giuseppe Loteta, che aveva raccolto le memorie di Pacciardi, comprendenti anche la “consulenza” di quest'ultimo alle riprese hollywoodiane, smentì recisamente tale ipotesi<ref>''Il Messaggero'', 28 agosto 1995.</ref>.
* Nel 1962 Pacciardi fu scelto dal cantautore [[Fabrizio De André]] (appena agli inizi della sua carriera e non ancora celebre) come testimone al suo primo matrimonio con Enrichetta Rignon (madre di [[Cristiano De André]]). L'uomo politico repubblicano, infatti, era amico da lunga data di Giuseppe De André, padre dello sposo<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://ottopassi.splinder.com/post/22387141/Fabrizio+De+Andr%C3%A8+e+Randolfo+ fabrizio andré randolfo - Articoli e post su fabrizio andré randolfo trovati nei migliori blog<!-- Titolo generato automaticamente -->] |date=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>.
 
== Opere ==
* ''Mazzini. La vita e le opere'', Roma, Libreria Politica Moderna, 1922.
* ''Il battaglione Garibaldi. Volontari italiani nella Spagna repubblicana'', Lugano, Nuove edizioni di Capolago, 1938.
* ''Mario Angeloni'', Roma, Libreria Politica Moderna, 1944.
* ''Protagonisti grandi e piccoli. Studi, incontri, ricordi'', Roma, Barulli, 1972.
* ''Da Madrid a Madrid. Riflessioni, discorsi, scritti dal 1936 al 1974'', Roma, Barulli, 1975.
* ''Dall'antifascismo alla Repubblica'', Roma, Archivio Trimestrale, 1986; 1988.
* ''Cuore da battaglia. Pacciardi racconta a Loteta'', Roma, Nuova edizioni del Gallo, 1990.
* ''Mazzini. La vita e le opere. Lineamenti di una repubblica mazziniana'', Roma, Archivio Trimestrale, 1991.
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* Alessandra Baldini; [[Paolo Palma]], ''Gli antifascisti italiani in America, 1942-1944: la Legione nel carteggio di Pacciardi con Borgese, Salvemini, Sforza e Sturzo'', Le Monnier, Firenze, 1990.
* Alessandra Baldini; Paolo Palma, ''Nuovi documenti sulla “Mazzini Society” : i rapporti con i comunisti nell'antifascismo Usa'', in [[Nuova Antologia]], diretta da [[Giovanni Spadolini]], gennaio-marzo 1990
* {{cita libro | cognome= Fedele | nome= Santi | titolo= I repubblicani in esilio nella lotta contro il fascismo (1926-1940) | editore= Le Monnier | città=Firenze | anno= 1989}}
* {{cita libro | cognome= Spinelli | nome= Alessandro | titolo= I repubblicani nel secondo dopoguerra (1943-1953) | editore=Longo | città= Ravenna | anno=1998 }}
* {{cita libro | cognome=Varsori| nome=Antonio | titolo=Gli alleati e l'emigrazione democratica antifascista (1940-1943)| editore=Sansoni| città=Firenze | anno=1982 }}
* Paolo Palma, ''Una bomba per il duce: La centrale antifascista di Pacciardi a Lugano (1927-1933)'', Rubbettino, Soveria Mannelli, 2003
* Renato Traquandi, ''Randolfo Pacciardi'', Albatros, Roma, 2011.
* {{cita libro | cognome=Palma| nome=Paolo | titolo=Randolfo Pacciardi. Profilo politico dell'ultimo mazziniano| editore= Rubbettino| città= Soveria Mannelli | anno=2012 }}
* ''Randolfo Pacciardi: un protagonista del Novecento, ''interventi di G. Fini, O. L. Scalfaro, A. de Martini, F. Angioni, P. Palma. G. Rebuffa, al convegno tenutosi il 19 aprile 2011 nella Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio, Roma, Camera dei Deputati, 2012.
 
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine = Valor militare silver medal BAR.svg
|nome_onorificenza = Medaglia d'argento al valor militare
|collegamento_onorificenza =
|motivazione = Sotto violento fuoco di sbarramento avversario riuniva per ben due volte i soldati riportandoli al contrattacco ed ottenendo preziosi risultati. Bell'esempio di coraggio e di energia.
|luogo = Fagaré (Basso Piave), 16 giugno 1918
}}
{{Onorificenze
|immagine = Valor militare silver medal BAR.svg
|nome_onorificenza = Medaglia d'argento al valor militare
|collegamento_onorificenza =
|motivazione = Esempio mirabile e costante di entusiasmo e di indomito coraggio, volontario sempre nelle più indomite imprese, con la calma dei forti rischiava ripetutamente la vita, rendendo preziosi servigi al comando. In una nostra offensiva si spingeva oltre il Tagliamento, aventi alle linee, innanzi a tutti, con pochi bersaglieri, armato di bombe, per diffondere nelle file nemiche lo sgomento e il disordine, e per raccogliere utili notizie. Nel forzamento del Livenza, sotto un fuoco violento di artiglieria e di mitragliatrici, gettatosi a nuoto nel fiume, con pochi uomini, raggiungeva l'opposta sponda, attaccando poi risolutamente l'avversario e dando così tempo ad altre nostre truppe di avanzare.
|luogo = Piave-Livenza-Tagliamento, 27 ottobre-4 novembre 1918
}}
{{Onorificenze
|immagine = Valor militare bronze medal BAR.svg
|nome_onorificenza = Medaglia di bronzo al valor militare
|collegamento_onorificenza =
|motivazione =
}}
{{Onorificenze
|immagine = Military cross nastrino.png
|nome_onorificenza = Military Cross (Gran Bretagna)
|collegamento_onorificenza =
|motivazione =
}}
 
== Voci correlate ==
* [[Persone legate alla guerra civile spagnola]]
* [[Deputati Assemblea Costituente]]
* [[Deputati della II legislatura della Repubblica Italiana]]
* [[Deputati della III legislatura della Repubblica Italiana]]
* [[Deputati della IV legislatura della Repubblica Italiana]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q=Randolfo Pacciardi}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.partitorepubblicanoitaliano.it/new/html/storia/storia.asp#|Biografia su sito PRI}}
* {{DBI|randolfo-pacciardi|autore = Luca Polese Remaggi|data = 2014}}
* {{cita web|http://archivio.camera.it/resources/pu01/allegati/pacciardi.pdf|Archivio storico della camera dei Deputati}}
* {{Camera.it|9650|II|Randolfo Pacciardi}}
* {{Camera.it|9650|III|Randolfo Pacciardi}}
 
{{Box successione
|carica = [[Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana]]
|immagine = Italy-Emblem.svg
|periodo = 1º giugno [[1947]] - 12 maggio [[1948]]
|precedente = [[Paolo Cappa (politico)|Paolo Cappa]]<br />[[Vincenzo Moscatelli]]
|successivo = [[Attilio Piccioni]]<br />[[Giovanni Porzio]]<br />[[Giuseppe Saragat]]
}}
{{Box successione
|carica = [[Ministri della difesa della Repubblica Italiana|Ministro della difesa della Repubblica Italiana]]
|immagine = Italy-Emblem.svg
|periodo = 23 maggio [[1948]] - 16 luglio [[1953]]<br />[[Governo De Gasperi V]]<br />[[Governo De Gasperi VI]]<br />[[Governo De Gasperi VII]]
|precedente = [[Cipriano Facchinetti]]
|successivo = [[Giuseppe Codacci Pisanelli]]
}}
{{Box successione
|tipologia = incarico di partito
|carica = Segretario del [[Partito Repubblicano Italiano]]
|immagine = Partito Repubblicano Italiano.svg
|periodo = aprile [[1933]] - marzo [[1934]]
|precedente = [[Raffaele Rossetti]]
|successivo = [[Giuseppe Chiostergi]]
|periodo2 = luglio [[1938]] - gennaio [[1942]]<br />(con [[Cipriano Facchinetti]])
|precedente2 = [[Ottavio Abbati]]
|successivo2 = [[Mario Carrara]]
|periodo3 = maggio [[1945]] - settembre [[1946]]
|precedente3 = [[Giovanni Conti (senatore)|Giovanni Conti]]
|successivo3 = [[Giulio Andrea Belloni]]
|periodo4 = gennaio [[1947]] - dicembre [[1947]]
|precedente4 = [[Giulio Andrea Belloni]]
|successivo4 = [[Giulio Andrea Belloni]]<br />(con [[Ugo La Malfa]] e [[Oronzo Reale]] )
}}
{{Segretari del PRI}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|politica|storia}}
 
[[Categoria:Politici del Partito Repubblicano Italiano]]
[[Categoria:Repubblicanesimo]]
[[Categoria:Schedati al Casellario Politico Centrale]]
[[Categoria:Personalità della Guerra civile spagnola]]
[[Categoria:Ministri della Difesa della Repubblica Italiana]]
[[Categoria:Deputati dell'Assemblea Costituente della Repubblica Italiana]]
[[Categoria:Deputati della I legislatura della Repubblica Italiana]]
[[Categoria:Deputati della II legislatura della Repubblica Italiana]]
[[Categoria:Deputati della III legislatura della Repubblica Italiana]]
[[Categoria:Deputati della IV legislatura della Repubblica Italiana]]
[[Categoria:Massoni]]
[[Categoria:Nati a Gavorrano]]
[[Categoria:Militari italiani della prima guerra mondiale]]
[[Categoria:Persone legate ai bersaglieri]]
[[Categoria:Ufficiali del Regio Esercito]]
[[Categoria:Medaglie d'argento al valor militare]]
[[Categoria:Medaglie di bronzo al valor militare]]
[[Categoria:Governo De Gasperi IV]]
[[Categoria:Governo De Gasperi V]]
[[Categoria:Governo De Gasperi VI]]
[[Categoria:Governo De Gasperi VII]]
[[Categoria:Federalisti]]