Partito Socialista Italiano e Koželuh: differenze tra le pagine

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{{Disambigua}}
{{nota disambigua|descrizione=altri partiti con lo stesso nome|titolo=Partito Socialista Italiano (disambigua)}}
{{Partito politico
|colore = #FF2400
|nome = Partito Socialista Italiano
|nome2 = Partito dei Lavoratori Italiani<br>Partito Socialista dei Lavoratori Italiani<br>Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria<br>Partito Socialista Unificato
|logo = Partito Socialista Italiano (1978-1985).svg
|segretario = [[#Struttura del partito|Vedi sezione]]
|presidente =
|vicesegretario =
|vicepresidente =
|coordinatore =
|portavoce =
|stato = Italia
|fondazione = [[Genova]], 14 agosto 1892
|confluito in = [[#La diaspora socialista|Vedi sezione]]
|sede = [[Via del Corso (Roma)|Via del Corso]], 476, [[Roma]]
|abbreviazione = PSI
|partito =
|ideologia = {{tutto attaccato|[[Socialismo]]<ref>[http://www.domanisocialista.it/statutocostitutivopsi.htm ''Statuto Costituzione del Partito''].</ref><br>'''Dal 1892:''' <br> [[Socialismo rivoluzionario]]<ref>Sostenuto solo dai [[Massimalismo (politica)|massimalisti]], [[Giacinto Menotti Serrati]] e la sua area politica avevano come obiettivo immediato la creazione di una [[repubblica socialista]] su [[Soviet|modello sovietico]]: G. Sabbatucci e V. Vidotto, ''Storia contemporanea, il novecento'', Bari, Edizioni Laterza, 2008, p. 70: «I massimalisti [...] si ponevano come obiettivo immediato l'instaurazione della repubblica socialista fondata sulla dittatura del proletariato e si dichiaravano ammiratori entusiasti della rivoluzione bolscevica».</ref><ref>C'era tuttavia comunque una forte componente riformista e democratica guidata da [[Filippo Turati]]</ref><br>'''Dal 1948:''' <br> [[Socialismo democratico]]<ref>Soprattutto in seguito alla fine dell'unità d'azione con il [[Partito Comunista Italiano]].</ref><br>'''Dal 1978:'''<br>[[Socialdemocrazia]]<ref name="Filippo Il Magnifico">{{cita libro|autore1=Frederic Spotts|autore2=Theodor Wieser|titolo=Italy: A Difficult Democracy: A Survey of Italian Politics|url=http://books.google.com/books?id=b33LtunhiZ4C&pg=PA68|accesso=24 agosto 2012|data=30 aprile 1986|editore=Cambridge University Press|isbn=978-0-521-31511-1|pp=68, 80}}</ref><ref name="Cita|VangeloSocialista">{{cita|VangeloSocialista}}</ref><br>[[Socialismo liberale]]<ref>[http://www.criticasociale.net/index.php?&&function=editoriale_page&id=0000018 ''Il socialismo liberale di Craxi - Vent'anni di anticipo sul New Labour''].</ref><br>[[Liberalismo sociale]]<ref>{{cita web|url=http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Speciali/2005/Finanziaria2006/analisi_curzio_030905.shtml?uuid=01d8d388-340f-11da-84d8-00000e25108c&DocRulesView=Libero|titolo=Liberalismo sociale}}</ref><ref>In minoranza.</ref><br>[[Terza via]]<ref>[http://www.storiaxxisecolo.it/larepubblica/repubblicabiografie1.htm ''Storia d'Italia dal '45 ad oggi''].</ref><ref>[http://www.fondazionesocialismo.it/IL%20CROLLO/Craxi.Crollo.parte2.stampa.pdf ''Gli anni di Craxi''].</ref><br>'''[[Partito Socialista Italiano#Correnti|Correnti interne:]]'''<br>'''Dal 1904'''<br>[[Massimalismo (politica)|Massimalismo]]<ref>Ammiratori di [[Vladimir Lenin]] e della [[rivoluzione bolscevica]], i massimalisti sostenevano il [[marxismo ortodosso]] e la [[rivoluzione proletaria]], l'ala più estrema confluì poi nel [[Partito Comunista d'Italia]].</ref><br>[[Riformismo#Il riformismo socialista in Italia|Riformismo]]<ref>Oppositori dell'idea di [[rivoluzione]] e della sua messa in pratica da parte dei [[Bolscevismo|bolscevici]], nonché sostenitori del [[riformismo]] [[Parlamento|parlamentare]] in contrapposizione alla violenza rivoluzionaria, i riformisti vennero anche detti in quegli anni [[Filippo Turati#Il pensiero politico|turatiani]]. Espulsi dal partito nel 1922, fondarono il [[Partito Socialista Unitario]] con a capo [[Filippo Turati]] e [[Giacomo Matteotti]].</ref><br>'''Dal 1948'''<br>[[Socialisti autonomisti|Autonomismo]]<ref>Favorevoli all'autonomia del PSI dal PCI, a capo della corrente vi era [[Pietro Nenni]].</ref><ref>Fino alla [[Partito Socialista Democratico Italiano|scissione di palazzo Barberini]] fanno parte della corrente anche i cosiddetti saragatiani di idee [[Socialdemocrazia|socialdemocratiche]] e capitanati appunto da [[Giuseppe Saragat]].</ref><ref>Prevalentemente sostenitori del [[socialismo democratico]].</ref><br>[[Frontismo]]<ref>Chiamati dal 1956 anche [[Rivoluzione ungherese del 1956#Gli effetti sulla sinistra italiana|carristi]], favorevoli all'unità d'azione con il Partito Comunista Italiano e inizialmente anche a un'ipotetica fusione con esso (da qui l'altro nome di fusionisti).</ref><ref>Un buon numero di essi fu sostenitore del [[socialismo rivoluzionario]].</ref>}}
|internazionale = [[Internazionale Socialista]]
|collocazione = '''Dal 1892'''<br>[[Estrema sinistra]]<ref>Del partito facevano parte anche molti [[Anarchismo insurrezionale|insurrezionalisti]], molti dei quali futuri massimalisti e anche inizialmente gli [[anarchici]], tanto che il partito era considerabile e considerato a tutti gli effetti di [[sinistra estrema]].</ref><br>'''Dal 1904'''<br>[[Sinistra (politica)|Sinistra]]<ref>[http://www.storiain.net/arret/num182/artic7.asp ''La "rivoluzione" degli anni '60: l'Italia si sposta a sinistra'']. {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120224130054/http://www.storiain.net/arret/num182/artic7.asp|data=24 febbraio 2012}}</ref><br>'''Dal 1962'''<br>[[Centro-sinistra]]<ref>Con la scissione dei rivoluzionari nel [[Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria]].</ref>
|coalizione = [[Comitato di Liberazione Nazionale]] (1943–1947)<br>[[Fronte Democratico Popolare]] (1948)<br>Unità d'azione con il [[Partito Comunista Italiano]]<br>(1949–1956)<br>Autonomia socialista<br>(1957–1961)<br>[[Centro-sinistra]] (1962)<br>[[Centro-sinistra organico]] (1963–1976)<br>Solidarietà nazionale<br>(1976–1979)<br>[[Centro-sinistra organico]] (1980–1981)<br>[[Pentapartito]] (1981–1992)<br>Quadripartito (1992–1993)<br>Governo istituzionale<br>(1993–1994)<br>[[Alleanza dei Progressisti|Progressisti]] (1994)
|partito europeo = [[Partito del Socialismo Europeo]]
|gruppo parlamentare europeo = [[Gruppo del Partito del Socialismo Europeo]]
|seggi1 = Alla Camera dei Deputati {{seggi|156|508|#FF2400}} ([[Elezioni politiche italiane del 1919|1919]])
|seggi2 = Al Senato della Repubblica {{seggi|49|315|#FF2400}} ([[Elezioni politiche italiane del 1992|1992]])
|seggi3 = Al Parlamento Europeo {{seggi|12|81|#FF2400}} ([[Elezioni europee del 1989 (Italia)|1989]])
|testata = ''[[Avanti!]]'' (1896–1993)<br>''[[Mondoperaio]]'' (1948–1994)
|giovanile = [[Federazione Giovanile Socialista Italiana]] (FGSI)
|iscritti = 674 057<ref>Il massimo di iscritti fu di 860 300 nel 1948.</ref>
|anno iscritti = 1991
|colori = {{color box|#FF2400}} [[Rosso]]<ref>[http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/rubriche/analysis/2012/05/08/Elezioni-Rosso-socialista-crisi-torna-mappa-Europa_6833533.html ''Elezioni:Rosso socialista, con crisi torna su mappa d'Europa''].</ref>
|sito =
}}
[[File:Sede ARAN ex PSI.jpg|thumb|upright=1.3|Sede storica del PSI a Roma, via del Corso 476, divenuta sede dell'[[ARAN]] negli anni 1990]]
Il '''Partito Socialista Italiano''' ('''PSI''') è stato un [[partito politico]] [[italia]]no di [[Sinistra (politica)|sinistra]], il più antico partito politico in senso moderno e la prima formazione organizzata della sinistra in Italia, oltre ad aver rappresentato anche il prototipo del [[partito di massa]].<ref>[http://www.ulisselibri.com/product/c/1109/isbn/9788881258062/d/La-fine-di-un-partito-Il-Partito-Socialista-Italiano-dal-1992-al-1994 ''La fine di un partito. Il Partito Socialista Italiano dal 1992 al 1994''].</ref> Alla sua fondazione nel 1892 a [[Genova]] nella sala dell'associazione garibaldina [[Carabinieri genovesi]] adottò il nome di [[Partito dei Lavoratori Italiani]]. Successivamente a [[Reggio Emilia]] nel 1893 il nome venne cambiato in [[Partito Socialista dei Lavoratori Italiani]] mentre al congresso di [[Parma]] del 1895 assunse il nome definitivo di Partito Socialista Italiano.
 
* '''[[Alois Koželuh]]''' (1902–1967) – tennista cecoslovacco
Durante il [[regime fascista]] (in particolare dopo la messa al bando di tutti i partiti tranne il [[Partito Nazionale Fascista]]) continuò la sua attività nella clandestinità mentre la direzione del partito in [[esilio]] in [[Francia]] tentava di mantenere i contatti con i nuclei clandestini e d'influire sulla vita politica italiana, denunciando all'opinione pubblica europea e statunitense i crimini del regime. Partecipò alla [[guerra civile spagnola]] con propri esponenti nel [[Battaglione Garibaldi]] e durante la [[seconda guerra mondiale]] collaborò con il movimento partigiano nella Francia occupata dai [[nazisti]]. In Italia dopo la [[caduta del fascismo]] il 25 luglio 1943 partecipò al [[Resistenza italiana|movimento di Resistenza]], essendo presente nei [[Comitato di Liberazione Nazionale|Comitati di Liberazione Nazionale]] centrale e locali e organizzando proprie [[formazioni partigiane]] denominate [[Brigate Matteotti]]. Dopo la fusione con il [[Movimento di Unità Proletaria]] avvenuta nell'agosto 1943 assunse il nome di Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, per poi ritornare al nome precedente nel 1947 a seguito della [[Partito Socialista Democratico Italiano#La scissione di palazzo Barberini|scissione socialdemocratica]] di [[Palazzo Barberini]], dalla quale ebbe origine il [[Partito Socialista Democratico Italiano]]. Alle [[Elezioni politiche italiane del 1948|elezioni politiche del 1948]] il PSI decise di presentare una lista comune con il [[Partito Comunista Italiano]], costituendo il [[Fronte Democratico Popolare]], che fu però sconfitto. Nonostante ciò e la mancata elezione di molti parlamentari socialisti nelle liste frontiste, il partito mantenne l'alleanza con i comunisti ancora per tutti gli anni cinquanta del XX secolo.
* '''[[Antonín Koželuh]]''' (1898–1968) – calciatore ceco
 
* '''[[Jan Antonín Koželuh]]''' (1738–1814) – compositore, maestro di cappella e insegnante di musica ceco
All'inizio degli anni sessanta, anche a seguito delle aperture di capi politici [[Democrazia Cristiana|democristiani]] come [[Amintore Fanfani]] e [[Aldo Moro]], si aprì una stagione di confronto programmatico tra centristi e socialisti che portò alla nascita dei primi governi di [[Centro-sinistra in Italia|centro-sinistra]]. In polemica con questa decisione della maggioranza del PSI di collaborare con la Democrazia Cristiana nel 1964 la sinistra più radicale e ortodossa interna al partito se ne distaccò per formare una nuova formazione politica che rispolverò il nome di [[Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria]]. Nel 1966 il PSI e il PSDI decisero di riunificarsi nel [[PSI-PSDI Unificati]], noto anche con la denominazione di [[Partito Socialista Unificato]]. Tuttavia a causa del cattivo risultato elettorale conseguito alle [[Elezioni politiche italiane del 1968|elezioni politiche del 1968]] l'unità socialista durò meno di due anni e il 28 ottobre 1968 riprese la denominazione di Partito Socialista Italiano mentre la gran parte della componente socialdemocratica diede vita nel luglio 1969 al [[Partito Socialista Unitario]], che nel febbraio 1971 ridiventò [[Partito Socialista Democratico Italiano]].
* '''[[Jan Koželuh (tennista)]]''' (1904–1779) – tennista ceco
 
* '''[[Karel Koželuh]]''' (1895–1950) – tennista, calciatore e hockeista su ghiaccio cecoslovacco
L'azione politica del PSI fu basata al momento della sua fondazione su una concezione del [[socialismo]] di tipo [[marxismo|marxista]] classico in forte polemica con [[Partito Repubblicano Italiano|repubblicani]] e [[Anarchia|anarchici]]. Da una concezione dapprima più ortodossa e schematica si affermò poi un [[revisionismo marxista|revisionismo del marxismo]] con una forte componente [[Massimalismo (politica)|massimalista]] contrapposta a una importante componente [[Riformismo#Il riformismo socialista in Italia|riformista]] fortemente presente nel gruppo parlamentare, nel [[Confederazione Generale Italiana del Lavoro|sindacato CGdL]] e nel movimento delle [[cooperative]] e delle [[società di mutuo soccorso]]. Dopo la [[rivoluzione d'ottobre]] in [[Russia]] nel 1921 al [[XVII Congresso del Partito Socialista Italiano|XVII Congresso socialista]] a [[Livorno]] una parte della componente massimalista uscì dal partito e diede vita al [[Partito Comunista d'Italia]]. La questione del rapporto con i comunisti contraddistinse tutto il periodo dagli anni trenta al secondo dopoguerra fino agli anni sessanta, quando il partito si avvicinò sempre più alle posizioni della [[socialdemocrazia]] europea, soprattutto con le ridefinizioni ideologiche successive all'affermazione della linea [[socialismo autonomista|autonomista]] dopo la denuncia dei crimini di [[Iosif Stalin]] durante il [[XX Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica|XX congresso]] del [[Partito Comunista dell'Unione Sovietica|PCUS]] e i [[fatti d'Ungheria]] del 1956. Questa evoluzione ideologica contribuì in campo politico alla creazione di un'alleanza tra il [[Centro (politica)|centro]] egemonizzato dalla DC e la sinistra rappresentata dal PSI, detta [[centro-sinistra organico]], che fu alla base di molti governi della cosiddetta [[Prima Repubblica (Italia)|Prima Repubblica]]. Dopo il fallimento della [[Partito Socialista Unificato|riunificazione con i socialdemocratici]] nel 1968 e l'entrata in crisi della formula del centro-sinistra a seguito della nascita della [[Sessantotto#Il movimento in Italia|contestazione studentesca]] e del [[Sessantotto#Il movimento operaio|protagonismo operaio]] nelle lotte degli anni settanta il PSI con il segretario [[Francesco De Martino]] elaborò nel 1974 la strategia della alternativa di sinistra che avrebbe dovuto mandare all'opposizione la DC e portare al governo la sinistra unita. Tale strategia entrò in rotta di collisione con quella del [[compromesso storico]] lanciata dal segretario del [[Partito Comunista Italiano]] [[Enrico Berlinguer]] all'indomani del [[Golpe cileno del 1973|golpe fascista]] in [[Cile]] nel 1973. A partire dalla fine degli anni settanta a seguito della nomina di [[Bettino Craxi]] a segretario del PSI nel 1976 si affermò nel partito una nuova posizione ideologica volta a riscoprire la tradizione socialista non marxista e non comunista.<ref>[[Bettino Craxi]], ''Il vangelo socialista'', in ''[[L'Espresso]]'', 27 agosto [[1978]], poi ripubblicato in: Bettino Craxi, ''Pluralismo o leninismo'', Milano, Sugarco, 1978. Il testo del saggio è leggibile in [http://www.dorinopiras.it/2.0/2008/08/il-vangelo-socialista-craxi-e-berlinguer-30-anni-fa/ ''Il Vangelo socialista. Craxi e Berlinguer 30 anni fa''].</ref> A seguito questa svolta ideologica gradualmente venne modificato il simbolo del PSI, dal quale furono prima ridimensionati e poi rimossi i richiami alla tradizione post-bolscevica, sostituendo alla [[falce e martello]] l'immagine ottocentesca del [[garofano]] rosso socialista. Successivamente a seguito della [[caduta del comunismo]] nei Paesi dell'est europeo nel 1989 venne modificata la denominazione stessa del partito in Unità Socialista – PSI, con ciò auspicando una riunificazione tra i socialisti e la componente riformista dell'ex PCI. A seguito della crisi dei partiti tradizionali conseguente alla vicenda di [[Tangentopoli]] che colpì duramente il PSI sia dal punto di vista politico-elettorale sia finanziario il partito venne messo in liquidazione nel 1994, determinando la nascita di varie formazioni politiche, divise circa l'adesione alla coalizione di centro-destra o a quella di centro-sinistra, secondo il nuovo sistema bipolare della cosiddetta [[Seconda Repubblica (Italia)|Seconda Repubblica]], favorito dall'introduzione della nuova [[Sistema maggioritario|legge elettorale maggioritaria]] del [[Mattarellum]].
* '''[[Leopold Koželuh]]''' (1747–1818) – compositore, pianista ed editore musicale ceco
 
Dal 1994 al 2009 si sono succeduti nell'ambito del centro-sinistra i [[Socialisti Italiani]] e dal 1998 i [[Socialisti Democratici Italiani]], che nel 2005 diedero vita con i [[Radicali Italiani|radicali]] alla lista e ipotizzato futuro partito della [[Rosa nel Pugno]]. Nel 2007 l'SDI promosse insieme ad altre forze politiche a vario titolo collegate con la storia del socialismo italiano ed europeo la Costituente Socialista che diede vita al rinnovato [[Partito Socialista Italiano (2007)|Partito Socialista]], che nel 2009 ha ripreso l'originaria denominazione di Partito Socialista Italiano, accordatagli insieme alla proprietà dei vecchi simboli del partito dall'ultimo liquidatore del PSI.
 
== Storia ==
=== Le origini del movimento socialista in Italia ===
{{NN|politica|arg2=storia|agosto 2017}}
[[File:Bakunin Nadar.jpg|thumb|left|upright=0.7|Il [[filosofo]] e [[Anarchia|anarchico]] [[Michail Bakunin]]]]
In Italia la crescita del [[movimento operaio]] si delineò sulla fine del XIX secolo. Le prime organizzazioni di lavoratori furono le [[società di mutuo soccorso]] e le [[società cooperativa|cooperative]] a fine solidaristico di tradizione [[Giuseppe Mazzini|mazziniana]]. La presenza in Italia dell'esponente [[Anarchia|anarchico]] [[Michail Bakunin]] dal 1864 al 1867 diede impulso alla nascita delle prime organizzazioni socialiste-anarchiche, ma aperte anche a istanze più generalmente democratiche e anche autonomiste. Nel 1872 nella [[Conferenza di Rimini]] venne costituita la [[Federazione italiana dell'Associazione internazionale dei lavoratori]] di ispirazione bakuninista. L'episodio di iniziativa anarco-socialista più noto fu nel 1877 il fallito tentativo di un gruppo di anarchici capeggiati da [[Errico Malatesta]] di far sollevare i contadini del [[Banda del Matese|Matese]].
 
[[File:La Plebe cover 4 July 1868.jpg|thumb|upright=1.1|Il periodico socialista ''[[La Plebe]]'']]
L'anima più moderata, guidata dal romagnolo [[Andrea Costa]] (che da un'iniziale adesione all'anarchismo era progressivamente passato al socialismo evoluzionista), sosteneva invece la necessità di incanalare le energie rivoluzionarie in un'organizzazione partitica disposta a competere alle elezioni. Tra i più convinti sostenitori di questa linea vi erano [[Enrico Bignami]] e [[Osvaldo Gnocchi-Viani]], fondatori nel 1876 della Federazione Alta Italia dell'[[Associazione Internazionale dei Lavoratori]] e nel 1882 del [[Partito Operaio Italiano]] con la rivista ''[[La Plebe]]'' (di [[Lodi]]), alla quale poi si affiancarono altre pubblicazioni.
 
[[File:Andrea Costa.JPG|thumb|left|upright=0.8|[[Andrea Costa]] fu il primo deputato socialista d'Italia]]
Nel 1879 Costa, uscito dal carcere, si trasferì a [[Lugano]], in [[Svizzera]]. Qui scrisse la lettera intitolata «[[Andrea Costa#La "Lettera agli amici di Romagna"|Ai miei amici di Romagna]]» in cui indicava la necessità di una svolta tattica del socialismo, che doveva passare dalla «propaganda per mezzo dei fatti» a un lavoro di diffusione di principi che non avrebbe presentato risultati immediati, ma avrebbe ripagato sul medio periodo. La lettera fu pubblicata nel numero 30 del 3 agosto 1879 de ''La Plebe''.
 
La sua presa di posizione determinò nel movimento socialista italiano una prima separazione dei socialisti dagli anarchici. Nel 1881 Costa organizzò il [[Partito Socialista Rivoluzionario Italiano|Partito Socialista Rivoluzionario di Romagna]], che sosteneva, fra l'altro, le lotte dei lavoratori, l'agitazione per riforme economiche e politiche, la partecipazione alle elezioni amministrative e politiche.
 
Il partito di Costa incontrò grandi difficoltà, ma grazie anche all'allargamento degli aventi diritto al voto sancito dalla [[Legge elettorale italiana del 1882|nuova legge elettorale del 1882]]<ref>Legge n. 593 del 22 gennaio 1882; legge n. 725 del 7 maggio 1882; testo unico n. 999 del 24 settembre 1882.</ref> riuscì a essere eletto alla Camera nelle [[Elezioni politiche italiane del 1882|elezioni politiche del 1882]], diventando il primo deputato socialista della storia d'Italia. Anche il Partito Operaio Italiano di [[Costantino Lazzari]] e [[Giuseppe Croce]] si presentò alle elezioni del 1882, ma senza successo.
 
Frattanto il movimento operaio si organizzava in forme più complesse come Federazioni di mestiere, Camere di lavoro e così via. Le Camere di lavoro si trasformarono in organizzazioni autonome e divennero il punto di aggregazione a livello cittadino di tutti i lavoratori.
 
=== Dalla nascita all'avvento del fascismo ===
==== La fondazione del partito ====
[[File:Turati.jpg|thumb|left|upright=0.7|[[Filippo Turati]]]]
[[File:LazzariCostantino.png|thumb|upright=0.7|[[Costantino Lazzari]]]]
Su queste basi nel 1892 nacque a [[Genova]] il Partito dei Lavoratori Italiani, che fuse in sé l'esperienza del [[Partito Operaio Italiano]] (nato nel 1882 a [[Milano]]), della Lega Socialista Milanese<ref>[[Gaetano Salvemini]] notò che [[Milano]] tende ad anticipare i fenomeni politici italiani; cfr. Gaetano Salvemini, ''I partiti politici milanesi del XIX secolo'', Mursia, ISBN 978-88-425-4842-3.</ref> (d'ispirazione riformista, fondata nel 1889 per iniziativa di [[Filippo Turati]]) e di molte leghe e movimenti italiani che si rifacevano al [[socialismo]] di ispirazione [[marxista]].
 
La scelta di Genova come città in cui svolgere il congresso il 14 e 15 agosto del 1892 fu dovuta tra le altre cose alla contemporanea presenza delle manifestazioni [[Esposizione italo-americana (Genova 1892)|colombiane]] per il [[Colonizzazione europea delle Americhe|quattrocentenario della scoperta delle Americhe]]: infatti le [[Rete Mediterranea|ferrovie]] in tale occasione avevano concesso degli sconti sui biglietti per il capoluogo ligure, che vennero sfruttati dai convenuti al congresso (la maggior parte dei quali proveniva dalle regioni del nord)<ref name="colombo">Luca Borzani, ''Alla scoperta della nuova Italia'', in: Mario Bottaro (a cura di), ''Festa di fine secolo. 1892 Genova & Colombo'', Pirella editore Genova, ISBN 88-85514-15-4, Genova, 1989, pag. 54 e segg.</ref>. La decisione generò attriti con i rappresentanti della locale Confederazione operaia genovese, inizialmente tenuti fuori dall'organizzazione dell'evento e mediaticamente si rivelò controproducente, giacché in quei giorni l'interesse dei quotidiani e delle riviste era concentrato proprio sugli eventi (gare ginniche e regate) correlati alla grande esposizione colombiana, che finirono per mettere in ombra il congresso.<ref name=colombo/>
 
[[File:Anna Kuliscioff c 1907.jpg|thumb|left|upright=0.7|[[Anna Kuliscioff]]]]
[[File:Camillo Prampolini.gif|thumb|upright=0.7|[[Camillo Prampolini]]]]
Al congresso si presentarono circa 400 delegati, rappresentanti di interessi e posizioni non sempre allineate tra di loro<ref name="leoni">Francesco Leoni, ''Storia dei partiti politici italiani'', Guida Editori, 2001, ISBN 978-88-7188-495-0, [http://books.google.it/books?id=Im2XqQWy1QYC&lpg=PA226&ots=uMKoukIPlf&dq=partito%20socialista%20sala%20sivori&hl=it&pg=PA225#v=onepage&q&f=false pag. 225 e segg.]</ref>.
 
I fondatori ufficiali della nuova formazione politica furono Filippo Turati e [[Guido Albertelli]]. Altri promotori furono [[Claudio Treves]], [[Leonida Bissolati]], [[Arcangelo Ghisleri]] e [[Enrico Ferri (criminologo)|Enrico Ferri]], che provenivano dall'esperienza del [[positivismo]].
 
Turati e altri ([[Camillo Prampolini]], [[Anna Kuliscioff]], [[Rosario Garibaldi Bosco]] e altri ancora) furono a Genova fin dal 13 agosto e la sera di quel giorno si riunirono per discutere delle proposte da presentare al congresso nei giorni seguenti. Gli esponenti [[Anarchia|anarchici]], commentando all'epoca la natura di quest'incontro preparatorio, lo descrissero come una riunione che aveva a oggetto le decisioni da prendere contro la corrente anarchica. Gli attriti tra le due anime proseguirono il giorno successivo nella sala Sivori designata come sede del congresso, con la richiesta della parte anarchica (Pellaco, [[Luigi Galleani|Galleani]] e [[Pietro Gori|Gori]]) di sospendere i lavori e la posizione di Turati e Prampolini che invece chiesero ed auspicarono una netta separazione tra le due correnti del movimento.<ref name=colombo /> Turati decise quindi di riunire i congressisti che erano d'accordo con la sua linea non più alla sala Sivori, ma nella sede dell'associazione [[Garibaldino|garibaldina]] [[Carabinieri genovesi]].
 
Il 15 agosto si tennero quindi due incontri, quello degli aderenti alla linea di Turati (circa i due terzi dei rappresentanti convenuti a Genova),<ref name=leoni /> che dopo alcuni infruttuosi tentativi di mediazione tra le due correnti portati avanti da [[Andrea Costa]] fondarono il Partito dei Lavoratori Italiani; e quello nella sala Sivori, dove l'ala anarchica e operaista (circa 80 delegati) diede vita a un partito omonimo, la cui esistenza ebbe di fatto termine con la fine del congresso.<ref name=colombo /><ref name=leoni />
 
Venne eletto segretario del neocostituito partito [[Carlo Dell'Avalle]], fondatore nel 1882 della Società Genio e Lavoro, che riuniva le principali organizzazioni operaie [[Milano|milanesi]], tra cui quelle dei [[ferrovia|ferrovieri]] e dei lavoratori della [[Pirelli (azienda)|Pirelli]].
 
Nel II Congresso di [[Reggio Emilia]] nel 1893 il partito si diede un'autonomia e un nome ufficiale come Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, inglobando anche il [[Partito Socialista Rivoluzionario Italiano]] di Andrea Costa. Fu confermato segretario Carlo Dell'Avalle. Lo storico avvenimento fu documentato dal fotografo [[Gildaldo Bassi]], lui stesso militante e amico di Prampolini e Costa.
 
Nell'ottobre del 1894 il partito venne sciolto per decreto a causa della repressione [[Francesco Crispi|crispina]]. Il 13 gennaio 1895 si tenne in clandestinità il III Congresso a [[Parma]] che decise di assumere la denominazione definitiva di Partito Socialista Italiano. Fu eletto Segretario Filippo Turati.
 
Turati era erede del [[estrema sinistra storica|radicalismo democratico]] e nel 1885 si era unito con la rivoluzionaria russa [[Anna Kuliscioff]], in precedenza legata sentimentalmente ad Andrea Costa. Conosceva le opere di [[Karl Marx]] e [[Friedrich Engels]] ed era legato alla [[socialdemocrazia]] tedesca e alle associazioni operaie lombarde. Considerava il socialismo non dal punto di vista insurrezionale, ma come un ideale da calare nelle specifiche situazioni storiche. Alle [[Elezioni politiche italiane del 1895|elezioni politiche del 1895]] in contrapposizione alla repressione venne creata un'alleanza democratico-socialista. Vennero eletti in Parlamento 15 deputati socialisti, tra i quali Bissolati, Costa, Prampolini e Turati.
 
==== La nascita dell'''Avanti!'' e i moti popolari del 1898 ====
[[File:1896, 25 dicembre, primo numero Avanti!2.jpg|thumb|left|Primo numero dell<nowiki>'</nowiki>''[[Avanti!]]'' del 25 dicembre 1896]]
Il 25 dicembre 1896<ref>[http://www.avantionline.it/2016/12/120-anni-di-avanti-di-qui-si-passa/#.WGKN39Sfv62 La celebrazione del 120 anniversario dell<nowiki>'</nowiki>''[[Avanti!]]'' nel sito dell<nowiki>'</nowiki>''[[Avanti! (2012)|Avanti!online]]'']</ref> vede la luce il primo numero del quotidiano del partito, l<nowiki>'</nowiki>''[[Avanti!]]'', che svolge un'importante azione di unificazione e propaganda delle posizioni del PSI su tutto il territorio nazionale. Il giornale è diretto da [[Leonida Bissolati]].
 
Nel 1898 l'aumento del costo del grano e quindi del pane da 35 a 60 centesimi al chilo a causa degli scarsi raccolti agrari e in parte all'aumento del costo dei cereali d'importazione dovuto alla [[Guerra ispano-americana|guerra Iipano-americana]], provoca in quasi tutta Italia innumerevoli [[Moti popolari del 1898|manifestazioni popolari]] per il pane, il lavoro e contro le imposte, sempre represse dal [[Governo di Rudinì IV|governo]]. A gennaio nelle province di [[Provincia di Modena|Modena]] e [[Provincia di Bologna|Bologna]] intervengono interi reparti di [[fanteria]] e la polizia arresta decine di persone.
 
A [[Forlì]] i manifestanti subiscono le cariche della polizia e la manifestazione degenera in tumulto; mentread [[Ancona]] e a [[Senigallia]] interviene un battaglione di fanteria inviato da [[Pesaro]]. Ancona è affidata al generale [[Antonio Baldissera|Baldissera]], il quale assumendo i pieni poteri militari ordina arresti di massa. Il [[Governo di Rudinì IV|governo di Rudinì]] richiama alle armi 40 000 riservisti da impiegare nella repressione delle manifestazioni. Scioperi e tumulti si contano a decine in [[Sicilia]], in [[Campania]] e nelle [[Marche]].
 
[[File:L'Asino del 3 luglio 1898.jpg|thumb|Illustrazione di [[Gabriele Galantara]] intitolata «Bravo» da ''[[L'Asino]]'' del 3 luglio 1898 in cui [[Francesco Crispi]] (responsabile del [[Fasci siciliani#Il massacro di Caltavuturo|massacro di Caltavuturo]] e dell'intervento militare contro i [[Fasci siciliani]]) si congratula con il [[Antonio Starabba, marchese di Rudinì|marchese di Rudinì]] per la dura repressione dei [[moti popolari del 1898]] da parte dei governi da lui presieduti]]
Il 3 febbraio [[Perugia]] è posta in [[stato d'assedio]]. Il 16 febbraio l'esercito interviene contro una manifestazione a [[Palermo]] e la truppa spara su disoccupati, donne e ragazzi e con un bilancio di cinque morti e ventotto feriti la città, posta in stato d'assedio, è occupata da due compagnie di fanteria. Il 22 febbraio a [[Modica]] i carabinieri fanno altri cinque morti.
 
In marzo [[Bassano]] è messa sotto controllo dal regio esercito mentre nel bolognese sono sciolte le cooperative e arrestati vari sindacalisti e lavoratori.
 
Il popolo insorge nelle città di [[Ferrara]], [[Faenza]], [[Pesaro]] e [[Napoli]]. Il 25 aprile l'esercito e le forze dell'ordine occupano [[Bari]], messa in stato d'assedio, mentre dal mare l'[[incrociatore]] Etruria punta i cannoni sulla città. Fra il 28 e il 30 aprile sono represse con durezza le manifestazioni in [[Campania]] e in [[Puglia]]. I fermenti, non più contenuti dalle normali misure di pubblica sicurezza, si allargano a macchia d'olio coinvolgendo [[Rimini]], [[Ravenna]] e [[Benevento]], finendo con l'interessare in breve tempo gran parte della penisola.
 
Il 2 maggio a [[Firenze]] è dichiarato lo [[stato d'assedio]], così come a Napoli due giorni dopo.
 
Nei tumulti diversi rivoltosi vengono uccisi: il 1º maggio a [[Molfetta]] si contano cinque morti e il 5 maggio altri due. Da Bari accorre la fanteria mentre anche a [[Minervino]] e altrove nella Puglia si accendono qua e là focolai di protesta. La situazione è critica e il governo affida la regione al generale [[Pelloux]].
 
Ai primi di maggio l'esercito apre il fuoco a [[Bagnacavallo]] e si contano sei morti. Nello stesso periodo cadono due manifestanti a [[Piacenza]] e uno a [[Figline Valdarno]]. Il 5 maggio durante una pubblica assemblea davanti al municipio i carabinieri falciano quattro manifestanti a [[Sesto Fiorentino]].
 
Il 5 maggio a [[Pavia]] mentre si cominciano ad avere tafferugli tra manifestanti e agenti viene ucciso dalle forze dell'ordine Muzio Musso, figlio del sindaco di [[Milano]], che tentava un'opera di mediazione per evitare tragedie.
[[File:Moti 1898 Piazza Duomo.jpg|thumb|left|[[Piazza del Duomo (Milano)|Piazza Duomo]] a [[Milano]] presidiata dalle truppe nel 1898 in una foto di [[Luca Comerio]]]]
 
Il 6 maggio a Milano la polizia arresta sindacalisti e operai, che vengono rilasciati grazie all'intervento di [[Filippo Turati]]. Nel pomeriggio in risposta al lancio di sassi da parte di un gruppo di dimostranti una compagnia di soldati apre il fuoco il bilancio è di tre morti e numerosi feriti.
 
La popolazione milanese reagisce compatta e viene indetto uno sciopero generale di protesta per il giorno 8 maggio. Intanto la cittadinanza si riunisce in massa, riversandosi nelle strade principali della città. Entra in azione la cavalleria, le cui cariche vengono però vanificate dalle barricate erette per strada e dalle tegole lanciate dai tetti delle abitazioni. Nel pomeriggio del 7 maggio il governo, utilizzando come scusa un possibile intento rivoluzionario delle manifestazioni, decreta per Milano lo stato d'assedio, affidando i pieni poteri al generale [[Fiorenzo Bava Beccaris]].
 
L'8 maggio i cannoni aprono il fuoco contro la folla e l'esercito riceve l'ordine di sparare contro ogni assembramento di persone superiore alle tre unità. Restano uccise centinaia di persone e accanto ai morti si possono contare oltre un migliaio di feriti più o meno gravi. Il numero esatto delle vittime non è mai stato precisato in quanto secondo la polizia rimasero a terra uccisi 100 manifestanti e si contarono 500 feriti mentre per l'opposizione i morti furono invece 350 e i feriti più di mille.
 
Il 9 maggio quando ormai l'ordine era stato pienamente ristabilito a Milano e nel resto del Paese il generale Bava Beccaris, appoggiato dal governo, fa sciogliere associazioni e circoli ritenuti sovversivi e arrestare migliaia di persone appartenenti a organizzazioni socialiste, repubblicane e anarchiche, fra cui anche alcuni parlamentari come Filippo Turati (eletto deputato dal 1896), [[Anna Kuliscioff]], [[Andrea Costa]], [[Leonida Bissolati]], [[Carlo Romussi]] (deputato radicale) e [[Paolo Valera]].
 
Tutti i giornali antigovernativi vengono messi al bando e il 12 maggio a [[Roma]] è tratta in arresto l'intera redazione dell<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'' e sono fatte chiudere fino a nuovo ordine tutte le università.
 
In conseguenza di questi arresti verranno inflitte da tribunali militari oltre 800 condanne e lo stesso Turati subisce una condanna a dodici anni di reclusione.
 
La repressione dei [[Moti di Milano|moti popolari]] del 1898 rallenta la crescita del PSI, che decide di promuovere un'alleanza di tutti partiti dell'[[estrema sinistra]] (socialista, repubblicano e radicale).
 
==== Il PSI nell'età giolittiana ====
Nel 1901 [[Filippo Turati]] in sintonia con le sue istanze minimaliste (il cosiddetto [[Massimalismo (politica)#Il programma minimo|programma minimo]], che si poneva come obiettivi parziali riforme che i [[Riformismo socialista|socialisti riformisti]] intendevano concordare con le forze politiche moderate o realizzare direttamente se al governo) appoggiò prima il governo liberale moderato presieduto da [[Giuseppe Zanardelli]] e successivamente (1903) quello di [[Giovanni Giolitti]], che nel 1904 approvò importanti provvedimenti di legislazione sociale, come leggi sulla tutela del lavoro delle donne e dei bambini, infortuni, invalidità e vecchiaia; comitati consultivi per il lavoro; e apertura verso le cooperative.
 
A causa però della politica messa in atto da Giolitti che favoriva solo gli operai meglio organizzati, dal 1902 appare nel PSI una corrente rivoluzionaria guidata da [[Arturo Labriola]] e dall'intransigente [[Enrico Ferri (criminologo)|Enrico Ferri]], che nel congresso di Bologna del 1904 mette in minoranza la corrente di Turati, accusata di ministerialismo. Ferri è nominato segretario del partito dal 1904 al 1906.
 
La corrente riformista torna a prevalere nel congresso del 1908 in alleanza agli integralisti di [[Oddino Morgari]]. egli anni seguenti Turati rappresenta la personalità principale del gruppo parlamentare del PSI, generalmente più riformista del partito stesso. In questa veste è l'interlocutore privilegiato di Giolitti, che stava allora perseguendo una politica di attenzione alle emergenti forze di sinistra.
 
==== L'uscita dei sindacalisti rivoluzionari ====
Dopo lo sciopero generale del settembre 1904, il primo di questa ampiezza in Italia, la corrente di sinistra del PSI propugnava i metodi del [[sindacalismo rivoluzionario]] mentre i suoi rapporti con il resto del partito andarono peggiorando a tal punto che al congresso di [[Ferrara]] del 1907 fu decisa la sua uscita dal partito e l'incremento dell'azione autonoma sindacale.
 
Nel 1906 Ferri, a capo della corrente integralista e in accordo con i riformisti di Turati, riuscì a conservare la direzione del partito nonostante la rottura con Labriola, tenendo anche la direzione dell<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'' e concorrendo alla nomina a segretario del partito di [[Oddino Morgari]] che tenne la segreteria fino al 1908, quando dovette cederla al [[Filippo Turati|turatiano]] e [[Riformismo|riformista]] Pompeo Ciotti.
 
Dal 21 al 25 ottobre 1910 si tenne a [[Milano]] l'XI Congresso del PSI, che mise in luce crescenti insoddisfazioni e nuove divisioni. [[Leonida Bissolati]] e [[Ivanoe Bonomi]] criticarono Turati da destra mentre [[Giuseppe Emanuele Modigliani]] e [[Gaetano Salvemini]] lo criticarono da sinistra.
 
All'estrema sinistra si schierò invece un giovane rappresentante della federazione di [[Forlì]], [[Benito Mussolini]], che partecipava per la prima volta a un congresso nazionale del partito.
 
==== L'espulsione di Bissolati, Bonomi, Podrecca e Cabrini e la nascita del PSRI ====
{{vedi anche|Massimalismo (politica)|Partito Socialista Riformista Italiano}}
[[File:Leonida Bissolati.jpg|thumb|left|upright=0.7|[[Leonida Bissolati]]]]
[[File:Ivanoe Bonomi.jpg|thumb|upright=0.7|[[Ivanoe Bonomi]]]]
[[File:Guido Podrecca a Bologna nel 1891.jpg|thumb|left|upright=0.7|[[Guido Podrecca]]]]
Il XIII congresso, convocato in forma straordinaria dal 7 al 10 luglio 1912 a [[Reggio Emilia]], inasprì le divisioni che attraversano il partito riguardo alla [[Guerra italo-turca|guerra in Libia]].
 
Trionfò la corrente massimalista e si sancì l'espulsione degli esponenti di una delle aree riformiste, capeggiata da [[Ivanoe Bonomi]] e [[Leonida Bissolati]]<ref>Primo direttore dell<nowiki>'</nowiki>''[[Avanti!]]''</ref> e composta da [[Angiolo Cabrini]], [[Guido Podrecca]]<ref>fondatore, assieme a [[Gabriele Galantara]], della [[rivista]] di satira politica ''«[[L'Asino]]»''</ref> e altri nove deputati socialisti.
 
Bissolati nel 1911 si era recato al [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]] per le consultazioni susseguenti la crisi del [[Governo Luzzatti]], causando il malcontento del resto del partito, compreso quello di [[Filippo Turati]], esponente di spicco dell'altra corrente riformista.<ref>[http://www.cinquantamila.it/storyTellerThread.php?threadId=BISSOLATI+Leonida ''Leonida Bissolati''], cinquantamilagiorni.it</ref>
[[File:Mussolini direttore dell'Avanti!.jpg|thumb|upright|[[Benito Mussolini]] direttore dell<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'']]
L'esponente socialista che al congresso si scagliò ferocemente contro i riformisti, poi espulsi, aizzando la folla contro di loro, fu [[Benito Mussolini]] della corrente massimalista, che avanzò una mozione di espulsione (definita da lui anche lista di proscrizione). L'accusa era di «gravissima offesa allo spirito della dottrina e alla tradizione socialista».<ref>R. De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'', cit., pagg. 126-7.</ref> In virtù di quell'arringa si guadagnò una notevole fama all'interno del PSI che lo portò a entrare nella direzione nazionale del partito e da lì a poco nell'ottobre 1912 gli consentì di diventare direttore dell<nowiki>'</nowiki>''[[Avanti!]]''.
 
La corrente massimalista elesse il segretario [[Costantino Lazzari]] ed esautorò dalla direzione dell<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'' il riformista [[Claudio Treves]], sostituendolo con [[Giovanni Bacci]], che guidò il giornale per quattro mesi (dal luglio all'ottobre 1912), venendo poi sostituito a sua volta da Mussolini.
 
Bissolati e i suoi, cacciati dal partito, diedero vita al [[Partito Socialista Riformista Italiano]] (PSRI).
 
==== Il XIV Congresso del PSI ad Ancona ====
Il XIV Congresso del partito si tenne ad [[Ancona]] dal 26 al 28 aprile 1914. Esso sancì l'incontestabile vittoria dell'ala massimalista e la definitiva sconfitta dei riformisti, presenti soprattutto nel gruppo parlamentare e nella [[Confederazione Generale del Lavoro]] (CGdL), già messi in minoranza nel precedente Congresso di [[Reggio Emilia]] del 1912. Già la scelta della sede del Congresso era stata fatta per mettere i massimalisti in posizione di vantaggio: Ancona era considerata all'epoca la città più rivoluzionaria d'Italia, tanto che il Sindacato dei Ferrovieri d'ispirazione massimalista (contrapposto a quello aderente alla CGdL, considerato troppo riformista e contaminato dalla presenza di lavoratori non socialisti) vi aveva trasferito la propria sede nazionale. La presenza in città di figure importanti, come [[Errico Malatesta]] fra gli anarchici e [[Pietro Nenni]],<ref>Sulla presenza di Nenni [[Partito Repubblicano Italiano|repubblicano]] nelle [[Marche]] si veda: Marco Severini, ''Nenni il sovversivo. L'esperienza a Jesi e nelle Marche (1912-1915)'', Venezia, Marsilio, 2007.</ref> allora segretario della [[Partito Repubblicano Italiano|Consociazione repubblicana]] delle Marche e direttore del periodico repubblicano di Ancona, il ''Lucifero'',<ref>Periodico della Consociazione repubblicana delle Marche, fondato ad [[Ancona]] nel 1870, primo direttore fu [http://www.archiviobiograficomovimentooperaio.org/index.php?option=com_k2&view=item&id=25144:barilari-domenico-biagio&lang=it Domenico Barilari] (Venezia 1840 – Ancona 1904). Vedi ''Lucifero, un giornale della democrazia repubblicana'', a cura di Giancarlo Castagnari e Nora Lipparoni, prefazione di [[Giovanni Spadolini]], 1981, Ancona, Bagaloni Editore.</ref> dava vita a un dibattito politico molto duro e infuocato con forti tensioni sociali. Il Congresso socialista fu improntato all'esaltazione dell'intransigenza rivoluzionaria e al dileggio dei riformisti, considerati quasi dei traditori della classe operaia. Infatti si consideravano ormai maturi i tempi per l'abbattimento del potere borghese, per cui ci si richiamava continuamente alla purezza ideologica, rifiutando ogni compromesso e ogni gradualismo, nonostante che negli anni precedenti fossero stati conseguiti importanti miglioramenti della condizione di vita e di lavoro del popolo grazie all'azione riformista di [[Filippo Turati]] e degli altri parlamentari socialisti (tra cui l'anconetano [[Alessandro Bocconi]]) e alle aperture alle forze popolari del presidente del Consiglio [[Giovanni Giolitti]].
 
Invece di proseguire queste positive esperienze riformiste, il Congresso di Ancona del 1914 in nome dell'intransigenza bocciò l'ipotesi di alleanze con le altre forze popolari, come i repubblicani e i popolari, per le [[Elezioni amministrative italiane del 1914|elezioni amministrative del giugno 1914]] e sancì l'incompatibilità tra l'iscrizione al partito e l'appartenenza alla [[massoneria]], il che porta a un grave indebolimento del PSI, con l'espulsione di molti quadri e dirigenti storici del partito, appartenenti per lo più all'ala riformista.
 
Nella polemica per l'intransigenza ideologica e contro la massoneria si distinse il battagliero direttore dell<nowiki>'</nowiki>''[[Avanti!]]'' [[Benito Mussolini]], insediato l'anno prima alla direzione del quotidiano socialista dopo l'estromissione del riformista [[Claudio Treves]]. Gli tenne testa un giovane delegato del [[Polesine]], [[Giacomo Matteotti]], quasi anticipando quella contrapposizione che dieci anni dopo avrebbe condotto all'[[Assassinio di Giacomo Matteotti|assassinio di Matteotti]] con l'avallo del capo politico del [[fascismo]]. Il congresso approvò con quasi i tre quarti dei voti l'ordine del giorno Zibordi-Mussolini che sancì l'immediata incompatibilità tra socialismo e massoneria.<ref>Massimo Della Campa, ''Luce sul Grande Oriente. Due secoli di massoneria in Italia'', Milano, Sperling & Kupfer, 2005, p. 62-63.</ref>
 
Il Congresso avallò a grande maggioranza le scelte massimaliste, riconfermando segretario [[Costantino Lazzari]]. Mussolini colse un grande successo personale con una mozione di plauso per i ottimi risultati di diffusione e di vendite dell<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'', tributatagli personalmente dai congressisti.<ref>cfr. [http://www.avantionline.it/2014/04/ancona-1914-la-sconfitta-del-riformismo-italiano/#.V12VYtex16A Alfonso Maria Capriolo, ''Ancona 1914: la sconfitta del riformismo italiano'', in ''Avanti! online'', 25 aprile 2014]</ref> Infatti nel breve periodo di direzione Mussolini l<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'' era salito da 30 000–45 000 copie nel 1913 a 60 000–75 000 copie nei primi mesi del 1914.<ref>Cfr. [[Valerio Castronovo]] ''et alii'', ''La stampa italiana nell'età liberale'', Laterza, 1979, p. 212. Vd. anche [[Renzo De Felice]], ''Mussolini il rivoluzionario, 1883-1920'', Collana Biblioteca di cultura storica, Einaudi, Torino, 1965, pag. 188.</ref>
 
Fu probabilmente in quest'occasione che Mussolini cominciò a rendersi conto che la sua oratoria roboante, le sue uscite iperboliche e le sue argomentazioni populistiche potevano portarlo lontano e alla guida di masse che lo applaudivano freneticamente, ma che egli in realtà disprezzava.
 
==== La crisi del neutralismo, Mussolini e il socialismo nazionale ====
{{vedi anche|Prima guerra mondiale#L'Italia entra in guerra}}
Il 28 luglio 1914 scoppiò la [[Prima guerra mondiale]] con la dichiarazione di guerra dell'[[Impero austro-ungarico]] al [[Regno di Serbia]] in seguito all'[[Attentato di Sarajevo|assassinio dell'arciduca]] [[Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este]], avvenuto il 28 giugno 1914 a [[Sarajevo]]. Il PSI sviluppò un forte impegno per la neutralità dell'Italia, sposando la linea non interventista dell'[[Internazionale Socialista]]: il 26 luglio 1914 Mussolini pubblicò sull'''Avanti'' un editoriale intitolato ''Abbasso la guerra'', a favore della scelta antibellicista, dichiarando che il conflitto non potesse giovare agli interessi dei proletari italiani, bensì solo a quelli dei capitalisti; il 27 luglio propose uno sciopero generale insurrezionale nel caso dell'entrata italiana nel conflitto<ref>v. [[Leo Valiani]], ''Il partito socialista italiano nel periodo della neutralità 1914-1915'', Milano, 1963, pag. 8.</ref> Nello stesso periodo, all'insaputa dell'opinione pubblica, il [[Antonino Paternò Castello, marchese di San Giuliano|Ministero degli Esteri]] stava avviando un'operazione di persuasione negli ambienti socialisti e cattolici per ottenere un atteggiamento favorevole verso un possibile intervento dell'Italia in guerra<ref>Stando alle confessioni di [[Filippo Naldi]] del 1960, citate in Renzo De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'' cit., pagg. 274-75 e 286-87.</ref>.
 
Tra i primi esponenti di area socialista a porre dubbi sulla neutralità assoluta vi furono [[Leonida Bissolati]] e [[Gaetano Salvemini]], cui seguirono i socialisti riformisti e i sindacalisti rivoluzionari.<ref>R. De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'' cit., pagg. 229-236.</ref> Già nei primi mesi del conflitto appariva quindi tutta l'incertezza del Partito Socialista, che non sapeva risolversi tra la sua inclinazione antimilitarista e la propensione verso la guerra come mezzo per rinnovare la lotta politica e smuovere gli equilibri consolidati nel Paese.<ref>Valerio Castronovo ''et alii'', ''La stampa italiana nell'età liberale'', Laterza, 1979, p. 248.</ref>
 
Si pensi inoltre alla posizione accesamente interventista del dirigente socialista trentino - quindi cittadino austro-ungarico - [[Cesare Battisti]], poi arruolatosi volontario nell'[[Esercito Italiano]], catturato dagli austriaci, [[pena capitale|condannato a morte]] per [[alto tradimento]] e impiccato al [[Castello del Buonconsiglio]] di [[Trento]].
 
Mussolini cominciò a mostrare un atteggiamento più aperto verso la possibilità di un intervento italiano nella Grande Guerra, che gli valse un primo attacco il 28 agosto 1914 in un articolo de ''[[Il Giornale d'Italia (1901-1976)|Il Giornale d'Italia]]'', attacchi che continuarono in settembre e ottobre su altri quotidiani. Fu in questo contesto che [[Filippo Naldi]], "faccendiere" con numerosi agganci tra gli ambienti finanziari e il giornalismo, e direttore del quotidiano bolognese ''[[Il Resto del Carlino]]'' pubblicò sul suo giornale il 7 ottobre 1914 un polemico articolo (scritto da [[Libero Tancredi]]), in cui accusava Mussolini di doppiogiochismo, ottenendo l'irata reazione del direttore dell'''Avanti!''.<ref>Claudio Mussolini, ''Grande guerra, la verità su Mussolini interventista'', «Corriere della Sera», 2 luglio 2002, p. 35.</ref>
 
A seguito di questa polemica Naldi avviò contatti diretti con Mussolini per portarlo sul [[interventismo|fronte interventista]]. Così il 18 ottobre, mutando esplicitamente la propria originaria posizione, Mussolini pubblicò sulla [[Terza pagina]] dell<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'' un lungo articolo intitolato «Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva ed operante», in cui rivolse un appello ai socialisti sul pericolo che una neutralità avrebbe comportato per il partito, cioè la condanna all'isolamento politico. Secondo Mussolini, le organizzazioni socialiste avrebbero dovuto appoggiare la guerra fra le nazioni, con la conseguente distribuzione delle armi al popolo, per poi trasformarla in una [[rivoluzione]] armata contro il potere borghese.
 
La nuova linea proposta dal direttore dell'''Avanti!'' non venne accettata dal partito e nel giro di due giorni Mussolini rassegnò le dimissioni dalla direzione del giornale socialista (20 ottobre). Grazie all'aiuto finanziario di alcuni gruppi industriali (ancora con la mediazione di Filippo Naldi),<ref>Scrive Renzo De Felice: «Secondo Filippo Naldi, direttore del ''[[Il Resto del Carlino|Resto del Carlino]]'', alle prime spese per il giornale fecero fronte alcuni industriali di orientamento più o meno interventista o, almeno, interessati ad un incremento delle forniture militari: Esterle (Edison), Bruzzone (Unione zuccheri), Agnelli (Fiat), Perrone (Ansaldo), Parodi (armatori)». [[Renzo De Felice]], ''Mussolini il rivoluzionario'', Einaudi, p. 277.</ref> Mussolini riuscì rapidamente a fondare un suo giornale: ''[[Il Popolo d'Italia]]'', il cui primo numero uscì il 15 novembre 1914.<ref>Mussolini resterà alla direzione del ''Popolo d'Italia'' fino al novembre 1922, quando verrà nominato Presidente del Consiglio.</ref> Dalle colonne del suo nuovo giornale, Mussolini intraprese una veemente campagna [[interventismo|interventista]] nel corso della quale attaccò senza remore i suoi vecchi compagni.
 
I tempi dell'operazione e la provenienza dei finanziamenti per il nuovo quotidiano insospettirono i socialisti, che accusarono Mussolini di indegnità morale. Secondo il Partito Socialista, egli avrebbe ricevuto fondi occulti da agenti francesi in Italia, che lo avrebbero corrotto per farlo aderire alla causa dell'interventismo pro-Intesa<ref>La questione finì davanti alla commissione d'inchiesta del collegio dei probiviri dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti, che escludette ogni ipotesi di corruzione giungendo alla conclusione che la nascita del giornale era da collegarsi esclusivamente al rapporto di simpatia personale fra Mussolini e il direttore del ''Carlino'' Naldi (Vd. la relazione della Commissione d'inchiesta sul caso Mussolini in Renzo De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'' cit., pagg. 684-88). Solo negli ultimi anni stanno uscendo documenti che proverebbero invece il diretto intervento del governo francese a favore di Mussolini, che comunque aveva incontrato in Svizzera rappresentanti dell'Intesa, i quali gli assicurano il loro appoggio (cfr. Renzo De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'' cit., pagg. 276-77 e il "Rapporto Gasti" presentato alle pagg. 723-37, in particolare pagg. 732-33). In particolare, secondo una nota scritta nel novembre 1922 dai servizi segreti francesi a Roma, Mussolini (che venne dichiarato in un'altra nota degli stessi servizi «un agente del Ministero francese a Roma») avrebbe incassato nel 1914 dal deputato francese [[Charles Dumas]], capo di gabinetto del ministro francese [[Jules Guesde]], socialista, dieci milioni di franchi "per caldeggiare sul suo Popolo d'Italia l'entrata in guerra dell'Italia al fianco delle potenze alleate".(cfr. Massimo Novelli, ''Il giovane Mussolini al soldo della Francia'', La Domenica di Repubblica, ''La Repubblica'', 14 dicembre 2008, p. 31; http://download.repubblica.it/pdf/domenica/2008/14122008.pdf (consultato 15 agosto 2011).</ref>: il 29 novembre Mussolini venne espulso dal PSI.
 
Dopo l'entrata in guerra dell'Italia, i socialisti italiani trovarono un punto di mediazione al loro interno nella formula "''né aderire né sabotare''" elaborata dal segretario nazionale dell'epoca [[Costantino Lazzari]].
 
Nell'immediato dopoguerra, cavalcando lo scontento per la "[[vittoria mutilata]]", Mussolini fondò i [[Fasci italiani di combattimento]] (marzo 1919), movimento di dichiarata ispirazione almeno inizialmente socialrivoluzionaria e [[Nazionalismo|nazionalista]], che poi si trasformerà nel [[1921]] nel [[Partito Nazionale Fascista]].
 
==== La scissione comunista e l'espulsione dei riformisti ====
A partire dal primo dopoguerra, a seguito della [[Rivoluzione russa|Rivoluzione]] in [[Russia]] e della nascita dello [[Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa|Stato sovietico]], le diverse anime del movimento socialista si separarono, dando vita a tre differenti partiti.
 
[[File:21congresso.jpg|thumb|left|upright=0.7|Il XVII Congresso nazionale del PSI nel 1921 a [[Livorno]]]]
Nel 1921 si tenne a [[Livorno]] il [[XVII Congresso del Partito Socialista Italiano|XVII congresso del partito]]. Dopo giorni di dibattito serrato, i massimalisti unitari di [[Giacinto Menotti Serrati]] raccolsero 89.028 voti, i comunisti puri di [[Amedeo Bordiga|Bordiga]] e di [[Antonio Gramsci|Gramsci]] 58.783 ed i riformisti concentrazionisti di Turati 14.695<ref>[[Paolo Spriano]], ''Storia del Partito Comunista Italiano'', vol. I, Torino, Einaudi, 1967, p. 115</ref>.
 
I comunisti di [[Amadeo Bordiga]] uscirono dal congresso e fondarono il [[Partito Comunista d'Italia]], al fine di adeguarsi ai [[Comintern#I 21 punti|21 punti]] dell'[[Comintern|Internazionale Comunista]]: [[Lenin]], infatti, aveva invitato il PSI a conformarsi ai suoi dettami e ad espellere la corrente riformista di [[Filippo Turati|Turati]], [[Claudio Treves|Treves]] e [[Camillo Prampolini|Prampolini]], ricevendo tuttavia il diniego da parte di Menotti Serrati, che non intendeva rompere con alcune delle voci più autorevoli, seppur minoritarie, del partito.
 
[[File:Giacomo Matteotti 2.jpg|thumb|upright=0.7|[[Giacomo Matteotti]]. Insieme a Filippo Turati e a [[Claudio Treves]] diede vita al [[Partito Socialista Unitario]]]]
Nell'estate del 1922 Turati, in contrasto con la disciplina del partito, si recò dal re [[Vittorio Emanuele III]] per le rituali consultazioni in occasione della crisi di governo, nella quale non fu possibile raggiungere un accordo fra i socialisti e [[Giovanni Giolitti|Giolitti]], per cui il re diede l'incarico a [[Luigi Facta]]. Per aver violato il divieto di collaborazione con i partiti borghesi, nell'ottobre del 1922 la corrente riformista venne espulsa dalla maggioranza massimalista del PSI, pochi giorni prima della [[Marcia su Roma]] di [[Benito Mussolini|Mussolini]].
 
Turati e i suoi diedero quindi vita al [[Partito Socialista Unitario]], di cui fu nominato segretario il deputato del [[Polesine]] [[Giacomo Matteotti]].
 
==== L'assassinio di Matteotti, la trasformazione del fascismo in regime e il PSI in esilio a Parigi e in clandestinità in Italia ====
Il 10 giugno 1924 il deputato e segretario del PSU Giacomo Matteotti, dieci giorni dopo il suo discorso di denuncia delle violenze e dei brogli perpetrati dai fascisti nelle [[Elezioni politiche italiane del 1924|elezioni appena celebrate]] pronunciato il 30 maggio alla [[Camera dei deputati]]<ref>{{Cita web|url=https://it.wikisource.org/wiki/Italia_-_30_maggio_1924,_Discorso_alla_Camera_dei_Deputati_di_denuncia_di_brogli_elettorali|titolo=vedi il testo integrale del Discorso di denuncia di brogli elettorali pronunciato da Giacomo Matteotti il 30 maggio 1924 alla Camera dei Deputati su Wikisource|sito=it.wikisource.org|accesso=12 settembre 2016}}</ref><ref>Il discorso di [[Giacomo Matteotti]] alla Camera del 30 maggio 1924 è udibile quasi integralmente nell'interpretazione dell'attore [[Franco Nero]] nel [https://www.youtube.com/watch?v=SqvpcgYkQMY film "]''[[Il delitto Matteotti (film 1973)|Il delitto Matteotti]]''<span>"</span> di [[Florestano Vancini]] del [[1973]].</ref>, venne rapito e ucciso da una squadraccia fascista, la cosiddetta [[OVRA|CEKA]] di [[Amerigo Dumini]], che rispondeva agli ordini della direzione del [[Partito Nazionale Fascista|PNF]] ed era finanziata direttamente dall'ufficio stampa del presidente del Consiglio Benito Mussolini.
 
Tra il 1925 e il 1926 il [[fascismo]], con l'appoggio della [[Vittorio Emanuele III d'Italia|monarchia]], provvide alla soppressione in Italia di tutti i partiti di opposizione, compreso il Partito Socialista Italiano ([[leggi fascistissime|R.D. n. 1848/26]]), costringendo all'esilio i socialisti non rinchiusi in carcere o assegnati al [[confino]].
 
==== Militanza politica in esilio ====
{{vedi anche|Partito Socialista Italiano (1930-1940)}}
I membri della direzione del Partito Socialista Italiano, dopo la messa al bando del partito da parte del regime fascista nel 1926, furono costretti, per evitare il carcere o il confino, ad espatriare e come la gran parte degli [[Antifascismo|antifascisti]] italiani in esilio si rifugiarono in [[Francia]], a [[Parigi]].
 
In questo periodo, il PSI, guidato da [[Ugo Coccia]], si adoperò per la conclusione di alleanze tra i partiti italiani antifascisti in esilio. Già il 6 dicembre 1926 si costituì a Parigi un primo "Comitato d'attività antifascista", composto dai rappresentanti del [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]], del [[Partito Socialista Unitario|PSULI]] di [[Filippo Turati|Turati]] e [[Claudio Treves|Treves]] e del PSI, allo scopo di accertare se esistessero le condizioni per trasformare in alleanza stabile la collaborazione tra le forze antifasciste<ref name=SF1>Santi Fedele, "''I Repubblicani in esilio nella lotta contro il fascismo (1926-1940)''", Le Monnier, Firenze, 1989, pagg. 27-28</ref>. Il comitato approvò la proposta di costituire una "concentrazione d'azione", formata da un cartello di partiti autonomi e di diversa estrazione ideologica e politica, ma che condividevano un'identica base programmatica di opposizione al fascismo<ref name=SF1 />. Il 28 marzo successivo si costituì la [[Concentrazione antifascista|Concentrazione d'azione antifascista]], anche con la Lega italiana dei diritti dell'uomo e l'ufficio estero della [[Confederazione Generale Italiana del Lavoro|CGdL]] del socialista [[Bruno Buozzi]]. Nel maggio del 1928, il Comitato centrale della "concentrazione", indicò nell'instaurazione in [[Italia]] della repubblica democratica dei lavoratori, l'obiettivo finale della battaglia antifascista<ref>Il documento fu pubblicato in: "''La Libertà''", 20 maggio 1928. Cfr.: Santi Fedele, ''cit.'', pag. 40</ref>.
 
Sul finire degli anni 1920 si erano consolidate all'interno del PSI in esilio due posizioni politiche distinte: La prima, guidata da [[Pietro Nenni]] e considerata all'ala destra del partito, auspicava la riunificazione con i riformisti del PSULI e un ingresso congiunto nell'[[Internazionale operaia socialista|Internazionale operaia socialista - IOS]].
 
La seconda posizione di ultra-sinistra era propugnata dalla rivoluzionaria e [[Retorica|oratrice]] [[poliglotta]] [[Russi|russa]]<ref>{{cita libro|nome=Angelica|cognome=Balabanoff|curatore=Jörn Schütrumpf|titolo=Lenin oder: Der Zweck heiligt die Mittel (Lenin visto da vicino)|anno=2013|lingua=tedesco|editore=Karl Dietz Verlag Berlin GmbH|città=Berlino|capitolo=Angelica Balabanoff oder: Warum schreibt eine Neunzigjährige ein Buch?|p=7}}</ref> [[Angelica Balabanoff]], già segretaria politica del PSI dal 15 gennaio 1928 e direttrice dell'''Avanti!'', erede della componente massimalista un tempo maggioritaria nel partito dopo la scissione dei comunisti nel 1921 e l'espulsione dei riformisti nel 1922 e prima dello scioglimento ''ope legis'' del PSI nel 1926. Essa difendeva strenuamente la linea ed i metodi rivoluzionari, ma in autonomia e financo in polemica con Mosca e, al tempo stesso, rifiutava qualunque collaborazione con i riformisti (o "socialsciovinisti", nella terminologia d'allora), prospettando, a livello internazionale, l'affiliazione del PSI al [[Bureau di Londra]].
 
Nei preliminari del Convegno socialista di [[Grenoble]], tenutosi il 16 marzo 1930, Pietro Nenni e la sua ''frazione fusionista'' uscirono dal PSI ufficiale e successivamente, in occasione del XXI Congresso socialista, tenutosi in esilio a [[Parigi]] nella Casa dei Socialisti francesi dal 19 al 20 luglio 1930, passato alla storia come il ''Congresso dell’Unità'', si fusero con il [[Partito Socialista Unitario#Il partito in esilio|PSULI]] di Turati, Treves e [[Giuseppe Saragat|Saragat]] dando vita al "Partito Socialista Italiano - Sezione dell'[[Internazionale operaia socialista|IOS]]".
 
La frazione della Balabanoff, conosciuta oggi col nome di "[[Partito Socialista Italiano (1930-1940)|Partito Socialista Italiano (massimalista)]]", continuò l'attività politica pubblicando l<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'' (che restò ai massimalisti)<ref>Il PSI intentò addirittura una causa civile contro Nenni, che aveva trasferito a Parigi l<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'' in precedenza da lui edito a Zurigo, che costrinse il leader socialista a modificare la testata in "''Il Nuovo Avanti''" (senza punto esclamativo), cfr. {{cita web|url=https://fondazionenenni.blog/2016/07/17/ornella-buozzi-il-mio-racconto-di-guerra/|titolo=Ornella Buozzi: “Il mio racconto di guerra”|accesso=2 maggio 2018}}</ref> fin oltre il 1940<ref name=Leo25>{{cita|Leonzio|p. 25}}, Cfr. capitolo III: Il periodo dell’esilio (1926 – 1943); 3 – Il congresso di Grènoble.</ref>, sciogliendosi al finire della [[seconda guerra mondiale]] con l'adesione dei suoi esponenti al [[Partito Socialista Italiano#La nascita del Partito Socialista Italiano di Unit.C3.A0 Proletaria - PSIUP|Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria - PSIUP]] (tra cui la Balabanoff) o al [[Partito Comunista Italiano|PCI]].
 
Nel XXII Congresso del PSI-IOS, svoltosi in esilio a [[Marsiglia]] nell'aprile del 1933, Nenni fu eletto per la prima volta segretario politico del Partito socialista, sostituendo il suo predecessore [[Ugo Coccia]], morto il 23 dicembre 1932.
 
Nenni ricoprirà la carica di segretario per quattordici anni, sino all'aprile del 1945, oltre che l'incarico di direttore dell<nowiki>'</nowiki>''Avanti!''.
 
Inizialmente, il programma "concentrazionista" di Nenni dette vita anche a un accordo con il movimento "[[Giustizia e Libertà]]" di [[Carlo Rosselli]], che sancì l'ingresso dello stesso nella Concentrazione Antifascista (ottobre 1931); il successivo orientamento di Nenni in direzione di un patto d'unità d'azione con il [[Partito Comunista Italiano|Partito Comunista]], condusse, nel maggio del 1934, allo scioglimento definitivo della "Concentrazione"<ref>Santi Fedele, ''cit.'', pag. 83</ref>. Il documento del patto d'unità d'azione con il PCI, sottoscritto da Nenni nell'agosto del 1934, non ignorava le divergenze ideologiche e tattiche delle due formazioni politiche, ma ne ribadiva la piena autonomia.
 
Nell'ottobre 1935, Nenni promosse insieme al PCI la convocazione di un Congresso degli Italiani all'estero contro la [[guerra d'Abissinia]].
 
==== La partecipazione dei socialisti italiani alla guerra di Spagna ====
{{vedi anche|Guerra civile spagnola|Brigate internazionali}}
Il 27 ottobre 1936, durante la [[guerra civile spagnola]], repubblicani, socialisti e comunisti italiani firmarono a Parigi l'atto costitutivo del [[Battaglione Garibaldi]], del quale venne designato a comandante [[Randolfo Pacciardi]]. La formazione venne inquadrata nelle [[Brigate internazionali]].
 
Anche Nenni combatté al fianco di democratici provenienti da tutto il mondo e venne nominato [[commissario politico]] di divisione e delegato dell'[[Internazionale operaia socialista]]<ref>Per narrare al meglio questa esperienza [[Pietro Nenni]] scrisse dei diari privati e soprattutto un libro dal titolo ''Spagna'', che oltre a narrare le vicende storiche e politiche del massacro perpetrato dai [[Francisco Franco|franchisti]] costituisce una raccolta dei discorsi del capo politico socialista che danno bene il senso di quello che la vicenda spagnola rappresentò nella [[storia]] [[Europa|europea]] e nella vita degli [[Antifascismo|antifascisti]]. Nenni fu così radicatamente identificato con la parte perdente della guerra di Spagna, che ancora nel dicembre 1976 se ne ebbe la riprova quando il [[Partito Socialista Operaio Spagnolo]] (PSOE) tenne in semiclandestinità il suo primo congresso nella [[Spagna franchista|Spagna post-franchista]] a [[Madrid]] (v. "Godfathers all." Economist [London, England] 11 Dec. 1976: 62+). I suoi dirigenti [[Felipe González]] e [[Alfonso Guerra (politico)|Alfonso Guerra]] pregarono Nenni di non andare al banco della presidenza (dove sedevano tutti gli altri dirigenti dell'[[Internazionale Socialista]], da [[François Mitterrand]] a [[Olof Palme]] a [[Bruno Kreisky]]) per non indisporre le autorità e presumibilmente per non dare al ritorno della [[democrazia]] spagnola un senso di reducismo e di rivendicazionismo di parte, che invece veniva volutamente presentato dalle nuove generazioni dei partiti democratici come superamento delle divisioni del passato. [[Rino Formica]], presente ai fatti, ha descritto l'evento e la profonda delusione di Nenni per l'episodio, ancor più per il successivo rifiuto dei giovani dirigenti del PSOE di accompagnarlo in visita al [[cenotafio]] dell'[[Alcázar di Siviglia]], dove riposavano moltissimi dei suoi compagni di lotta di mezzo secolo prima, nell'allocuzione al convegno di presentazione del libro ''Caro compagno. Lettere di Nenni a Franco Iacono'', edito da [[Marsilio Editori|Marsilio]], tenutosi a [[Roma]], [[Palazzo Giustiniani (Roma)|palazzo Giustiniani]], sala degli Zuccari, il 12 marzo 2008.</ref>
 
Dopo la [[Battaglia di Catalogna#La caduta di Barcellona|caduta di Barcellona]], avvenuta il 26 gennaio del 1939, i sopravvissuti [[Antifascismo|antifascisti]] italiani rientrarono in [[Francia]].
 
Pochi mesi dopo scoppiò la [[seconda guerra mondiale]], con l'entrata in guerra dell'Italia e l'[[occupazione tedesca della Francia]] (giugno 1940).
 
Nell'ottobre del 1941, dopo l'aggressione nazista all'[[URSS]] e la conseguente rottura del [[Patto Molotov-Ribbentrop]], venne firmato a [[Tolosa]] un nuovo patto di unità d'azione tra socialisti e comunisti italiani, con l'adesione anche di [[Giustizia e Libertà]].
 
Nenni fu arrestato dalla [[Gestapo]] a [[Saint-Flour]] nel Sud della Francia, l'8 febbraio 1943, fu poi trasferito a Parigi nel carcere di [[Fresnes (Valle della Marna)|Fresnes]], dove rimase rinchiuso per circa un mese. Il 5 aprile venne consegnato alla polizia fascista italiana alla frontiera del [[Brennero]], probabilmente su richiesta di [[Benito Mussolini|Mussolini]], che così lo salvò dalla deportazione nei campi di concentramento nazisti.
 
=== La rinascita: tra la Resistenza e la Repubblica ===
==== La ricostituzione del PSI clandestino nel territorio dell'Italia centrale e meridionale ====
[[File:DocufalsoVernocchi.jpg|thumb|left|Il documento falso usato da [[Olindo Vernocchi]] durante la [[Resistenza italiana|Resistenza]]]]
Il 22 luglio 1942 nello studio di [[Olindo Vernocchi]] a [[Roma]] si tenne la riunione nella quale si decise la ricostituzione del Partito Socialista Italiano clandestino sul territorio dell'Italia centrale e meridionale; vi parteciparono [[Oreste Lizzadri]], [[Giuseppe Romita]], [[Nicola Perrotti]] ed [[Emilio Canevari]]<ref name=toscani>[[Italo Toscani]], su ''La Giustizia'' del 16 febbraio 1957, come riportato in Giuseppe Manfrin, ''Vernocchi Olindo: il romagnolo dalla voce di tuono'', su l<nowiki>'</nowiki>''Avanti della Domenica'' dell'8 dicembre 2002</ref>. Il partito cominciò a consolidarsi: il "gruppo dei cinque" riallacciò i contatti con i vecchi militanti, viaggiando per tutta l'Italia centrale e meridionale e promuovendo azioni antifasciste direttamente nella città di [[Roma]]: diffusione di volantini e stampa clandestina e sostegno agli scioperi (particolarmente importante quello del 1º maggio 1943 di cui furono protagonisti gli studenti universitari)<ref>Franco Andreucci e Tommaso Detti, ''Il movimento operaio italiano - dizionario biografico 1853-1943'', 5 voll., Editori Riuniti, [[Roma]], 1978, vol. III, pp. 125-126</ref><ref>Su questo argomento cfr. anche [[Oreste Lizzadri]], ''Quel dannato marzo 1943'', Edizioni ''Avanti!'', Milano, 1962, pp. 13-15 e 18-19</ref>.
 
Il 26 luglio 1943, il giorno seguente l'arresto di Mussolini sfiduciato dal [[Gran Consiglio del Fascismo]] con l'[[ordine del giorno Grandi]], Vernocchi e Romita andarono, in rappresentanza del PSI in seno al [[Comitato delle Opposizioni]], dal re [[Vittorio Emanuele III]] a chiedere lo scioglimento del [[Partito Nazionale Fascista]]<ref name=toscani />. Vernocchi si adoperò in particolar modo affinché nel detto Comitato fossero inclusi anche i comunisti, vincendo le resistenze di [[Alcide De Gasperi|De Gasperi]]<ref>Francesco Malgeri, a cura di ''Storia del movimento cattolico in Italia'', il Poligono editore, Roma, 1981, vol. VI, p. 234</ref>
 
L'11 settembre 1943 venne pubblicato il primo e unico numero del giornale il ''Lavoro d'Italia'', che sostituiva il precedente ''Lavoro Fascista'', nel quale si esortavano i lavoratori italiani alla resistenza contro i [[nazismo|nazisti]]. Diretto congiuntamente da Vernocchi, dal democristiano [[Alberto Canaletti Gaudenti]] e dal comunista [[Mario Alicata]], era espressione del comitato sindacale interconfederale, segno della volontà dei maggiori partiti antifascisti di concentrare le forze sindacali in un unico soggetto<ref>''Storia del movimento cattolico in Italia'', op. cit., vol. V, pp. 295-296</ref>.
 
==== La nascita del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria – PSIUP ====
[[File:P 043.gif|thumb|left|upright=0.7|Falso documento di identità intestato a Nicola Durano di Siracusa utilizzato da [[Sandro Pertini]] durante la clandestinità]]
Il 22–25 agosto 1943, nel corso dell'incontro tenutosi in casa di [[Oreste Lizzadri]], in Viale Parioli 44 a [[Roma]], i militanti del PSI clandestino dell'Alta Italia, il PSI clandestino del Centro-Sud Italia e gli esponenti del PSI rientrati dall'esilio in Francia si fusero con il [[Movimento di Unità Proletaria]] di [[Lelio Basso]]: nacque così il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP)<ref>Il dirigente socialista e futuro [[Ministero della giustizia|Ministro della Giustizia]] [[Giuliano Vassalli]] così descrisse l'evento: «Il 25 agosto del 1943 in clandestinità il Partito socialista [costituì] il Psiup, Partito Socialista di Unità Proletaria, che raggruppava personalità influenti della sinistra italiana antifascista come [[Ignazio Silone]], [[Lelio Basso]], [[Giuseppe Saragat]], [[Sandro Pertini]], [[Giuseppe Romita]], [[Carlo Andreoni]]. A diventare segretario del partito è il romagnolo [[Pietro Nenni]]. Anche i Monaco vi aderiscono» (Cfr. Giuliano Vassalli, ''24 gennaio 1944. Fuga da Regina Coeli'', in ''[[Mondoperaio]]'', n° 12, 2014, pp. 79-80).</ref><ref>Senza relazione con il successivo [[Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria]], che ne mutuò solo il nome.</ref>, che raggruppava una parte consistente di personalità influenti della sinistra italiana antifascista, come i futuri [[Presidenti della Repubblica Italiana|presidenti della Repubblica]] [[Giuseppe Saragat]] e [[Sandro Pertini]], il giurista [[Giuliano Vassalli]], lo scrittore [[Ignazio Silone]], l'avvocato [[Lelio Basso]] e il futuro [[Ministri dell'Interno del Regno d'Italia|Ministro dell'Interno]] [[Giuseppe Romita]]. A diventare segretario del partito fu il romagnolo [[Pietro Nenni]].
 
Il PSIUP durante la [[Resistenza Italiana|Resistenza]] partecipò attivamente al [[Comitato di Liberazione Nazionale]] e si avvicinò in particolare al [[Partito Comunista Italiano]], con una politica di unità d'azione volta a modificare le istituzioni in senso socialista.
 
Così, il 4 agosto 1944, dopo la liberazione della capitale, Romita e Vernocchi firmarono assieme ai comunisti [[Giorgio Amendola]] e [[Giovanni Roveda]] il patto d'azione tra PSI e [[Partito Comunista Italiano|PCI]]<ref name=dizbio>Franco Andreucci e Tommaso Detti, ''Il movimento operaio italiano - dizionario biografico 1853-1943'', 5 voll., Editori Riuniti, [[Roma]], 1978, voce ''Olindo Vernocchi''.</ref>.
 
Si arrivò persino a ipotizzare una possibile "fusione" tra i due partiti, che potesse ricomporre la storica frattura della [[scissione di Livorno]]. Questa politica, osteggiata dalla destra del partito guidata da [[Giuseppe Saragat]], era in buona parte legata alla preoccupazione che divisioni interne alla [[proletariato|classe operaia]] potessero favorire l'ascesa di movimenti di destra autoritaria, come era avvenuto nel primo dopoguerra con il [[fascismo]].
 
==== Il XXIV Congresso a Firenze del PSI, il primo del PSIUP ====
Al XXIV congresso, il primo nel dopoguerra, della famiglia socialista, che si svolse al teatro comunale di [[Firenze]], tra l’11 e il 17 aprile del 1946, il partito si trovò unito, sotto la guida di [[Pietro Nenni]], a rivendicare la paternità e l’attualità della [[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Costituente]], alla quale i socialisti, più dei comunisti, avevano lavorato con coerenza e senza ripiegamenti. Tuttavia sui caratteri fondamentali del partito, e in particolare sul rapporto col Pci, il Psiup si trovò diviso in tre. L'obiettivo della fusione con il PCI era stato ufficialmente abbandonato anche dalla maggioranza che faceva capo a [[Lelio Basso|Basso]] e [[Rodolfo Morandi|Morandi]] con la copertura di Nenni; a questa prospettiva restavano legati ormai solo [[Oreste Lizzadri|Lizzadri]] e [[Francesco Cacciatore|Cacciatore]] che poi furono indotti a ritirare il loro documento e a convergere sulla mozione Morandi-Basso.
 
[[Sandro Pertini]] si era spostato su posizioni mediane, difendendo l’autonomia e l’indipendenza del partito dai comunisti e firmando una mozione assieme a [[Ignazio Silone]]. Su questa mozione ripiegarono anche i giovani raccolti attorno alla rivista ''Iniziativa socialista'', che contestavano i governi ciellenisti e sognavano una rivoluzione libertaria e non leninista. Saranno il perno su cui [[Giuseppe Saragat|Saragat]] agirà poi nel 1947 per far scattare la molla della scissione.
 
Su posizioni ancora più intransigentemente autonomiste stavano i socialisti raccolti nella mozione di ''Critica sociale'', appunto Saragat, [[Giuseppe Faravelli|Faravelli]], [[Giuseppe Emanuele Modigliani|Modigliani]], [[Ludovico D'Aragona|D’Aragona]], [[Alberto Simonini|Simonini]].
 
Il congresso segnò una svolta. Il confronto, anzi lo scontro, non era più sul tema dell’attualità o meno della fusione, ma sul modello di socialismo. Saragat, nel suo intervento, richiamò il fatto che «lo sviluppo di un socialismo autocratico e autoritario (era) uno dei problemi attuali» e gli contrapponeva il suo socialismo democratico. Basso parlò di un profondo dissenso «tra lo spirito classista e lo spirito liberalsocialista»). Alla fine il congresso diede un esito clamoroso. Le mozioni di Pertini, Silone e di ''Critica sociale'' raggiunsero il 51 per cento, quella cosiddetta di Base, cioè di Basso e Morandi, solo il 49. La Direzione venne composta per metà da membri della mozione di Base e per metà da esponenti delle altre due. Nenni da segretario si trasferì alla presidenza e segretario del partito venne eletto [[Ivan Matteo Lombardo]], un esponente relativamente conosciuto, e non Sandro Pertini, come ci si attendeva.
 
==== La campagna elettorale per l'Assemblea Costituente e il referendum monarchia o repubblica ====
In occasione del [[Nascita della Repubblica Italiana#Convocazione e risultati del referendum istituzionale|referendum istituzionale del 2 giugno del 1946]], il PSIUP fu uno dei partiti più impegnati sul fronte repubblicano, al punto da venire identificato come ''il partito della Repubblica''. Famoso rimase lo slogan di Nenni: "''O la Repubblica, o il caos!''".
 
=== Dalla Costituente al centro-sinistra ===
==== La scissione socialdemocratica di palazzo Barberini ====
Il XXV congresso socialista, convocato in via straordinaria a [[Roma]] nella Città Universitaria dal 9 al 13 gennaio 1947, fu voluto fortemente da [[Pietro Nenni|Nenni]] per analizzare la situazione di attrito tra le componenti di maggioranza e minoranza con l'obiettivo di riunire le diverse posizioni, ma fallì questo scopo primario.
 
[[File:Giuseppe Saragat.jpg|thumb|upright=0.7|[[Giuseppe Saragat]]]]
La componente riformista del PSIUP guidata da [[Giuseppe Saragat]] rimproverava agli altri esponenti socialisti di essere pressoché schiacciati sulle posizioni del [[Partito Comunista Italiano]] e di mantenere dei forti legami con l'[[Unione Sovietica]], a differenza della collocazione assai più autonoma degli altri partiti socialisti europei. Saragat volle parlare alla Città universitaria e svolse una dura requisitoria contro Nenni e poi con un gruppo di delegati se n'andò raggiungendo gli altri delegati [[Riformismo|democratico-riformisti]] già riuniti a [[Palazzo Barberini]] dove propose ai presenti la costituzione di un nuovo partito socialista autonomo dai comunisti.
 
[[File:Sandro Pertini e Giuseppe Saragat.jpg|thumb|upright=1|Giuseppe Saragat con Sandro Pertini nel 1979]]
[[Sandro Pertini]] si sforzò di mediare fra i due gruppi, per tentare di mantenere unito il partito, anche in vista delle probabili decisive elezioni politiche dell'anno successivo. "Pertini non si rassegnò e decise di gettarsi a capofitto, com'era nella sua indole, nella baraonda congressuale recandosi personalmente a Palazzo Barberini per un disperato estremo tentativo. Quando arrivò venne accolto da un grido di vittoria, "Sandro, Sandro", coi delegati scissionisti tutti in piedi, convinti che anche Pertini si fosse unito a loro. Ma quando egli volle manifestare il suo proposito unitario, Saragat gli rispose ringraziandolo, ma dichiarando che ormai la scissione era stata consumata. [[Alberto Simonini|Simonini]], invece, aveva parlato alla Città universitaria invitando i seguaci di [[Nenni]] e [[Lelio Basso|Basso]] a non rompere i ponti, a "non spezzare le possibilità, se ve ne sono ancora, e lo dico io", proseguì, "che ho l'onestà di dirvi che spiritualmente sono alla sala Borromini anche se fisicamente sono qui".<ref>[http://www.avantionline.it/2017/01/la-scissione-di-palazzo-barberini-terza-e-ultima-parte/#.WIr-pbGh2DV ''La scissione di palazzo Barberini'', Avantionline, 23 gennaio 2017].</ref>
 
Tutti i tentativi di mediazione fallirono: come disse Nenni, in maniera rassegnata, la scissione fu causata dalla «''forza delle cose''».
 
Pertanto, l'11 gennaio 1947 l'ala guidata da [[Giuseppe Saragat]], uscì dal PSIUP e diede vita al [[Partito Socialista Democratico Italiano#La rifondazione del PSLI|Partito Socialista dei Lavoratori Italiani ''(PSLI)'']] (in seguito [[Partito Socialista Democratico Italiano]]), riprendendo il nome deciso dal 2º Congresso socialista di [[Reggio Emilia]] nel 1893 e poi adottato da [[Filippo Turati|Turati]], [[Claudio Treves|Treves]] e dallo stesso Saragat negli anni dell'esilio a [[Parigi]].
 
Intanto, 10 gennaio, su proposta di [[Olindo Vernocchi]], il PSIUP tornò a chiamarsi PSI nel timore che gli scissionisti potessero appropriarsi della denominazione storica del Partito.
 
La scissione costò al PSIUP la trasmigrazione nel nuovo partito di 50 parlamentari, quasi la metà dei rappresentanti socialisti alla [[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Costituente]], detti per questo ''autonomisti'', e di una folta schiera di dirigenti e intellettuali, fra cui [[Paolo Treves]], [[Ludovico D'Aragona]], [[Giuseppe Emanuele Modigliani]] e [[Angelica Balabanoff]]<ref>''Storia della Prima Repubblica'', parte II, di Paolo Mieli, 3D produzioni video.</ref>.
 
==== Il Fronte Democratico Popolare con il Partito Comunista Italiano ====
In ottobre la scissione socialdemocratica fu parzialmente compensata dall'ingresso nel PSI dell'ala socialista degli ex-[[Partito d'Azione|azionisti]] (tra cui [[Emilio Lussu]], [[Riccardo Lombardi (politico)|Riccardo Lombardi]], [[Norberto Bobbio]], [[Francesco De Martino]]), a seguito dello scioglimento di quel partito.
 
Al XXVI Congresso di Roma del 19–22 gennaio 1948 Nenni propose ai socialisti la presentazione di liste unitarie con il [[Partito Comunista Italiano]] per le [[Elezioni politiche italiane del 1948|elezioni politiche dell'aprile 1948]]. Tale proposta incontrò l'opposizione di Sandro Pertini che, pur essendo fautore dell'unità del movimento dei lavoratori e dell'"unità d'azione" con i comunisti, era anche un fervido sostenitore dell'autonomia socialista nei confronti del PCI. La sua mozione fu tuttavia minoritaria: al prevalere della linea di Nenni, si adeguò alla decisione della maggioranza.
 
La lista comune del PSI e del PCI, denominata [[Fronte Democratico Popolare]], contrassegnata dal simbolo dell'effigie di [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]], perse nettamente le [[Elezioni politiche del 1948|elezioni dell'aprile 1948]] e, per quanto riguarda i socialisti, essi elessero un numero molto ridotto di deputati e senatori rispetto alla rappresentanza del 1946, essendo i candidati socialisti penalizzati nelle preferenze rispetto agli esponenti del PCI, sorretti dalla capillare e strutturata macchina organizzativa del loro partito.
 
L'anno successivo parte della corrente autonomista del PSI, capeggiata da [[Giuseppe Romita]], uscì dal Partito per unirsi nel dicembre 1949 a una parte dei socialisti democratici a loro volta usciti dal PSLI, perché in polemica con il suo eccessivo "centrismo", dando vita a un nuovo partito che prenderà il nome di [[Partito Socialista Unitario#Partito Socialista Unitario (1949-1951)|Partito Socialista Unitario]].
 
Nel maggio 1951 il PSLI e il PSU si riunificheranno nel [[Partito Socialista - Sezione Italiana dell'Internazionale Socialista|Partito Socialista – Sezione Italiana dell'Internazionale Socialista]] (PS-SIIS), che nel gennaio 1952 assume la denominazione di [[Partito Socialista Democratico Italiano]] (PSDI).
 
Dopo la sconfitta elettorale del 1948, la lista del Fronte Democratico Popolare non venne più riproposta, ma il PSI rimase fedele alleato del PCI per ancora molti anni, accomunati dall'opposizione ai governi centristi egemonizzati dalla [[Democrazia Cristiana]].
 
Insieme condussero nel 1949 la battaglia contro l'ingresso dell'Italia nella [[Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord|NATO]]: l'allora presidente del gruppo parlamentare socialista al [[Senato della Repubblica|Senato]], il futuro [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della Repubblica]] [[Sandro Pertini]], dichiarò il voto contrario del PSI all'adesione al [[Patto Atlantico]], perché inteso come uno strumento di guerra e in funzione antisovietica nell'intento di dividere l'Europa e di scavare un solco sempre più profondo per separare il continente europeo, e sottolineò come il Patto Atlantico avrebbe influenzato la politica interna italiana, con conseguenze negative per la classe operaia. In quella seduta difese anche la pregiudiziale pacifista del gruppo socialista, esprimendo solidarietà nei confronti dei compagni comunisti&nbsp;– veri obiettivi, a suo dire, del Patto Atlantico –, concludendo con le seguenti parole: {{citazione|Oggi noi abbiamo sentito gridare "Viva l'Italia" quando voi avete posto il problema dell'indipendenza della Patria. Ma non so quanti di coloro che oggi hanno alzato questo grido, sarebbero pronti domani veramente ad impugnare le armi per difendere la Patria. Molti di costoro non le hanno sapute impugnare contro i nazisti. Le hanno impugnate invece contadini e operai, i quali si sono fatti ammazzare per l'indipendenza della Patria!<ref>Atti parlamentari. I Legislatura, Senato. Vol. V: Discussioni 1948-49.</ref>}}
 
PCI e PSI, seguendo le indicazioni che giungevano dal [[Cominform]], agirono costantemente per contrastare il ruolo egemonico degli [[Stati Uniti]] nel mondo occidentale, sostenendo la lotta dei paesi dell'[[Africa]] e dell'[[Asia]] contro le potenze coloniali.
Una grande battaglia parlamentare e di piazza venne ingaggiata dai due partiti contro la nuova legge elettorale maggioritaria del 1953, la cosiddetta [[legge truffa]]: Sandro Pertini pronunciò un duro intervento in Senato contro l'approvazione del provvedimento nella seduta del 10 marzo<ref>cfr. [http://www.pertini.it/cesp/p_10.htm ''Il secondo dopoguerra''] nel sito web del Centro Espositivo "Sandro Pertini".</ref>.
 
==== I primi governi di centro-sinistra: il centro-sinistra organico ====
{{vedi anche|Centro-sinistra in Italia|Centro-sinistra organico}}
Preannunciata da [[Pietro Nenni]] al XXXI congresso di [[Torino]] del 1955<ref>"'Operation Nenni'." Economist [London, England] 16 Apr. 1955: 210+.</ref>, la svolta nella storia del PSI si concretizza nel XXXII Congresso di [[Venezia]] del 1957, quando – anche a seguito della diversa valutazione dell'[[rivoluzione ungherese del 1956|invasione sovietica dell'Ungheria]] del [[1956]], che aveva portato ad una rottura col PCI&nbsp;– i socialisti cominciano a guardare favorevolmente a una collaborazione con la [[Democrazia Cristiana]]: si rafforza il nesso [[socialismo]] uquale [[democrazia]] e il PSI abbandona i legami con il [[blocco sovietico]].
 
Il PSI condurrà comunque una forte battaglia al fianco del PCI contro il [[Governo Tambroni]] appoggiato dai neo-fascisti del [[Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale|Movimento Sociale Italiano]].
 
Nel 1963 il PSI entra direttamente nel governo, con il [[Governo Moro I|primo esecutivo]] guidato da [[Aldo Moro]], dopo aver già iniziato l'avvicinamento all'area di governo con l'astensione nei confronti dei precedenti governi [[Governo Fanfani III|Fanfani III]], [[Governo Fanfani IV|Fanfani IV]] e [[Governo Leone I|Leone I]].
 
==== La scissione della sinistra socialista ====
L'entrata al governo, però, causò una nuova spaccatura: la corrente di sinistra capeggiata da [[Lelio Basso]], [[Dario Valori]] e [[Tullio Vecchietti]] nel gennaio del 1964 uscì dal partito e diede vita ad una nuova formazione politica, che riprese il nome del PSI nel periodo [[1943]]-[[1947]] di [[Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria]] (PSIUP).
 
==== La breve esperienza del PSI-PSDI Unificati ====
{{vedi anche|Partito Socialista Unificato}}
Il 30 ottobre 1966 il PSI ed il PSDI, dopo alcuni anni di comune presenza all'interno dei governi di ''centro-sinistra'', decisero di riunificarsi nel [[Partito Socialista Unificato|PSI-PSDI Unificati]], noto anche con la denominazione di [[Partito Socialista Unificato]]. Nelle successive [[Elezioni politiche italiane del 1968|elezioni politiche del 1968]] il Partito Socialista Unificato conseguì il 14,48% dei voti alla Camera ed il 15,22% al Senato: fu un pessimo risultato elettorale, in quanto il nuovo partito perse il 5,46% dei voti alla Camera ed il 5,14% al Senato rispetto alla somma dei voti ottenuti dai due partiti divisi nelle precedenti [[Elezioni politiche italiane del 1963|elezioni politiche del 1963]] (Camera 19,94 = 13,84% PSI + 6,10 PSDI; Senato 20,36 = 14,01% PSI + 6,35 PSDI) perdendo complessivamente 29 deputati e 12 senatori, a tutto vantaggio della [[Democrazia Cristiana|DC]] e del [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]] da un lato e del [[Partito Comunista Italiano|PCI]] dall'altro, i quali videro aumentare i propri consensi.
 
Di conseguenza l'unità socialista entrò in crisi: il 28 ottobre 1968 il PSU riprese la denominazione di ''Partito Socialista Italiano'', mentre la componente socialdemocratica nel luglio 1969 prese il nome di [[Partito Socialista Unitario]], che nel febbraio 1971 ridiventò [[Partito Socialista Democratico Italiano]]. I due partiti, pertanto, tornarono a concorrere con proprie liste autonome in occasione delle [[elezioni politiche italiane del 1972|elezioni politiche del 1972]], nelle quali il PSI conseguì il 9.61% dei voti alla Camera ed il 10,71% al Senato, ed il PSDI il 5.14% dei voti alla Camera ed il 5,36% al Senato.
 
==== La crisi definitiva del centro-sinistra ====
Le divergenze tra socialisti e democristiani, che avevano fatto concludere anticipatamente la legislatura precedente, si mantennero anche dopo il voto, tanto che [[Giulio Andreotti|Andreotti]] formò un governo composto da DC, PSDI e PLI (quest'ultimo per la prima volta al governo dal [[1957]]), con l'appoggio esterno del PRI e senza il sostegno del PSI<ref name="piombo">{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|autore2=Mario Cervi|titolo=L'Italia degli anni di piombo|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=1991}}</ref>. Il governo, che rappresentava un debole tentativo di ritorno al centrismo, cadde dopo un anno e Andreotti fu sostituito da [[Mariano Rumor]] che ripropose la formula del centrosinistra. Dopo solo un anno tornarono a presentarsi dissensi nella coalizione di governo che decretarono la caduta di Rumor e il ritorno di [[Aldo Moro|Moro]] a guida di un governo centrista, ma sostenuto anche da socialisti e socialdemocratici<ref name="piombo"/>.
 
=== Il referendum sul divorzio del 1974 ===
{{vedi anche|Referendum sul divorzio}}
La campagna referendaria sul divorzio contribuì a dividere ulteriormente il fronte dei partiti laici, capitanato da radicali e socialisti (ma in cui erano presenti anche socialdemocratici, repubblicani e liberali) dalla [[Democrazia Cristiana]], il cui segretario dell'epoca, [[Amintore Fanfani]], si era messo a capo dello schieramento antidivorzista, composto, oltre che dalla DC, da varie associazioni cattoliche e dal [[Movimento Sociale Italiano]] (nonostante che il suo segretario, [[Giorgio Almirante]], avesse divorziato dalla prima moglie in [[Brasile]]), con l'appoggio dichiarato delle gerarchie ecclesiastiche.
 
Fanfani aveva scelto di condurre sul referendum una battaglia campale, confortato in questo da tutto il suo partito, anche se la sinistra DC e il Governo (compreso il Presidente del Consiglio [[Mariano Rumor]]) rimasero in disparte durante la campagna referendaria. L'esito della consultazione fu perciò interpretato, al di là del merito della questione, come una dura sconfitta personale per Fanfani, visto come l'attore principale del fronte del «sì»<ref name="Pansa" >{{cita news|autore=Giampaolo Pansa|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/05/08/la-caduta-di-fanfani.html|titolo=La caduta di Fanfani|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=8 maggio 2004|accesso=9 dicembre 2015}}</ref>, che aveva cercato di sfruttare la campagna referendaria anche a fini prettamente politici<ref>{{Cita news|autore=Maurizio Crippa|url=http://www.ilfoglio.it/articoli/2014/05/13/fanfani-pasolini-e-storie-cattoliche___1-v-105540-rubriche_c562.htm|titolo=Fanfani, Pasolini e storie cattoliche|pubblicazione=[[Il Foglio (quotidiano)|Il Foglio]]|data=13 maggio 2014|accesso=9 dicembre 2015}}</ref>, convinto che un'eventuale vittoria abrogazionista avrebbe frenato l'allora ascesa del PCI di [[Enrico Berlinguer]], fra i maggiori esponenti del fronte del «no». La sconfitta antidivorzista rappresentò di fatto l'inizio della caduta politica di Fanfani, tra i più longevi protagonisti della [[Prima Repubblica (Italia)|Prima Repubblica]]: la successiva débâcle democristiana alle [[Elezioni regionali italiane del 1975|elezioni regionali del 1975]] lo costringerà a lasciare la carica di segretario a [[Benigno Zaccagnini]]<ref name="Pansa"/>.
 
La vittoria del «no» al referendum convinse la maggioranza del PSI che i tempi erano maturi per l'alternativa di sinistra, ovvero per l'ingresso al governo del PCI con i socialisti e i partiti laici minori.
 
=== Le differenze ideologiche e politiche all'interno del PSI ===
Nel luglio 1972 aderisce al PSI la gran parte degli esponenti del [[Movimento Politico dei Lavoratori]] (formazione politica di cattolici di sinistra candidatasi autonomamente alle [[Elezioni politiche italiane del 1972|elezioni politiche del 1972]] raggiungendo lo 0,36% di voti alla Camera, senza eleggere alcun deputato), tra cui [[Livio Labor]], [[Luigi Covatta]], [[Gennaro Acquaviva]] e [[Marco Biagi]] (la corrente di sinistra dell'MPL, invece, promuove la nascita di ''Alternativa Socialista'', poi confluita nel [[Partito di Unità Proletaria|PdUP]]).
 
Tutti questi passaggi e queste scissioni danno un'idea del travaglio politico del PSI di quegli anni, periodo nel quale convivono nel partito due anime: una tendente a una maggiore coesione con il PCI (con l'idea che il PSI non sarebbe mai più andato al governo senza il PCI) ed un'altra tendente a perseguire una politica di riforme progressive sulla scia dei partiti della [[socialdemocrazia]] europea.
 
All'epoca tra le file socialiste si fronteggiavano le posizioni di [[Francesco De Martino]], tendente ad intensificare i legami con i comunisti nella prospettiva dell'alternativa di sinistra, quelle di [[Giacomo Mancini]], incline a ritagliare un ruolo autonomo del PSI tra democristiani e comunisti, quelle di [[Riccardo Lombardi (politico)|Riccardo Lombardi]], che auspicava un governo con un PCI socialdemocratizzato e quelle degli ''autonomisti'', sostenitori delle riforme progressive e quindi più vicini ad un'idea di tipo socialdemocratico in senso [[Giuseppe Saragat|saragattiano]] (questi ultimi erano in minoranza quando [[Bettino Craxi]] venne eletto segretario)<ref>{{cita web|url=http://mariotirino.wordpress.com/tag/corrente-autonomista-del-psi/|titolo=Craxi dieci anni dopo}}</ref>.
 
=== Le elezioni amministrative del 1975 ===
Le elezioni amministrative e regionali del 15-16 giugno 1975 vedono per la prima volta al voto i diciottenni, a seguito dell'entrata in vigore della legge di abbassamento della maggiore età da 21 a 18 anni. L'affluenza alle urne è del 92,8% degli aventi diritto. Si registra un forte avanzamento del PCI, ora al 33% e a soli 3 punti dalla DC. Il PCI governa in cinque regioni ([[Emilia]], [[Toscana]], [[Umbria]], [[Piemonte]] e [[Liguria]]). Nascono le cosiddette "giunte rosse" nelle prime quattro città italiane:
* [[Milano]], con il sindaco [[Aldo Aniasi]] (PSI) fino al 12 maggio 1976, e con il sindaco [[Carlo Tognoli]] (PSI) fino al 1985;
* [[Napoli]], con il sindaco [[Maurizio Valenzi]] (PCI) fino al 1985;
* [[Torino]], con il sindaco [[Diego Novelli]] (PCI) fino al 1985;
* [[Genova]], con il sindaco [[Fulvio Cerofolini]] (PSI) fino al 1985;
 
a cui si aggiunge nel 1976
* [[Roma]], con il sindaco [[Giulio Carlo Argan]] ([[sinistra Indipendente]]) dal 9 agosto 1976 al 25 settembre 1979, e con il sindaco [[Luigi Petroselli]] (PCI) fino al 1981.
Il PSI ottiene modesti risultati, ma, grazie agli accordi con il PCI, riesce ad ottenere i sindaci di Milano e Genova e importanti incarichi assessorili nelle giunte rosse.
 
=== Il XL congresso del PSI a Roma ===
[[File:Craxi-neosegretarioPSI1976.jpg|thumb|upright=0.7|[[Bettino Craxi]] al XL Congresso del PSI a Roma]]
Nel marzo 1976 si tenne a Roma il XL congresso del PSI. Le correnti socialiste erano cinque:
 
* area [[Francesco De Martino]] (42,7%);
* area [[Giacomo Mancini]] (19,8%);
* area [[Riccardo Lombardi (politico)|Riccardo Lombardi]] (17,8%);
* area [[Pietro Nenni]] (14%);
* area [[Gino Bertoldi]] (5,7%).
 
La maggioranza venne costituita da un'alleanza fra De Martino e Mancini e prevedeva la nomina del primo alla carica di segretario.
 
=== L'alternativa di sinistra ===
Sotto la guida di De Martino, il PSI ritira l'appoggio ai governi a guida democristiana<ref>"Socialists at sea." Economist [London, England] 6 Sept. 1975: 52+.</ref>, con l'obiettivo di supportare la crescita elettorale del PCI al fine di arrivare ad un esecutivo guidato dalle sinistre. De Martino scrisse che il PSI aveva una funzione politica a termine: permettere la completa maturazione del PCI fino alla sua partecipazione diretta al governo. Una volta raggiunta tale maturazione, di fatto, il PSI avrebbe esaurito la propria funzione.
 
Alle [[Elezioni politiche italiane del 1976|elezioni politiche del 1976]] il partito socialista - dopo una campagna elettorale svolta all'insegna dell'"alternativa di sinistra" alla DC - ottenne gli stessi risultati elettorali del 1972, il punto più basso di sempre mai raggiunto dal PSI, con un'imprevista flessione negativa rispetto al precedente turno di elezioni amministrative: lo squilibrio elettorale col PCI sfiora il 25%. In ogni caso, dopo le elezioni politiche, ''proprio grazie al PSI la sopraddetta alternativa era stata resa possibile'': vi fu il ''non dissenso'' di [[Partito Socialista Democratico Italiano|PSDI]], [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]] e [[Democrazia Proletaria|DP]], ma non l'assenso del PCI, fisso nella sua politica del ''compromesso storico''.
 
=== Craxi e il craxismo ===
{{vedi anche|Bettino Craxi|Craxismo}}
 
==== L'elezione di Craxi a segretario del PSI ====
In questo contesto, il comitato centrale del PSI, tenutosi all'Hotel Midas di Roma nel luglio 1976, ritira la fiducia a De Martino, eleggendo segretario nazionale l'allora quarantenne [[Bettino Craxi|Benedetto Craxi]] detto Bettino, in quel momento vicesegretario e membro di punta della corrente autonomista di Pietro Nenni. Nuovo vicesegretario sarà il dirigente siciliano [[Salvatore Lauricella]], della corrente demartiniana.
 
La scelta di Craxi, considerato un segretario di transizione in quanto esponente della corrente minoritaria del PSI, è legata anche ad una rivolta generazionale dei cosiddetti "quarantenni", ovvero i luogotenenti dei vecchi leader del partito: [[Enrico Manca]] e il citato Lauricella della componente "demartiniana", [[Claudio Signorile]], [[Fabrizio Cicchitto]] e [[Gianni De Michelis]] della componente di sinistra "lombardiana", con il beneplacito dell'anziano leader calabrese [[Giacomo Mancini]].
 
Craxi, conscio della necessità di risvegliare l'orgoglio dei socialisti per garantire la permanenza in vita del Partito ("''primum vivere''"), inizia una politica di disturbo della strategia berlingueriana del compromesso storico, riproponendo con forza la proposta dell'alternativa di sinistra (il che gli garantisce il consenso della componente di sinistra del PSI), ma sulla base di una politica di autonomia dalla tradizione social-comunista, attaccando i legami ancora forti del PCI con l'[[Unione Sovietica]], e cercando un costante collegamento con i partiti socialisti e socialdemocratici europei.
 
==== Il XLI congresso del PSI a Torino ====
Dal 30 marzo al 2 aprile 1978 si tiene a [[Torino]] il XLI congresso del PSI, in cui Craxi riuscì a farsi rieleggere segretario col 65% di voti, percentuale mai raggiunta prima da un segretario socialista, grazie al consolidamento del pur innaturale "asse" tra la sua corrente "Autonomia Socialista" di ispirazione nenniana e la sinistra [[Riccardo Lombardi (politico)|lombardiana]] rappresentata da [[Claudio Signorile]] e [[Gianni De Michelis]], e con la ''benedizione'' dell'ex segretario Giacomo Mancini; l'opposizione era guidata dall'ex-demartiniano [[Enrico Manca]].
 
Il Congresso discute ''Il progetto socialista'', un documento in cui si prefigura un'Italia volta ad un socialismo liberale e libertario, basato sull'affermazione dei diritti civili ed il superamento della legislazione d'emergenza dovuta all'offensiva terroristica.
 
[[File:La repubblica, 16 marzo 1978 (edizione straordinaria).png|thumb|Il rapimento del presidente della DC [[Aldo Moro]] nell'edizione straordinaria del quotidiano ''[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]'' del 16 marzo 1978]]
Il Congresso infatti si svolge proprio durante i drammatici giorni del [[Cronaca del sequestro Moro|sequestro]] del leader democristiano [[Aldo Moro]] rapito il 16 marzo 1978 a [[Roma]] dalle [[Brigate Rosse]]. Craxi, nella sua replica al termine dei lavori congressuali, si distacca dai sostenitori più intransigenti della ragion di Stato, affermando che essendo in gioco una vita umana non dovrebbero essere lasciati cadere alcuni margini ragionevoli di trattativa. Craxi respinge anche polemicamente le richieste avanzate dal leder repubblicano [[Ugo La Malfa|La Malfa]] riguardo alle dimissioni del Presidente della Repubblica [[Giovanni Leone]] (la proposta di La Malfa era che il Parlamento eleggesse Moro prigioniero delle Brigate Rosse nuovo capo dello Stato) e ricorda al segretario repubblicano di essere stato uno dei grandi elettori di Leone.
 
==== I tentativi di salvare la vita di Aldo Moro ====
Nei giorni successivi Craxi intensifica gli sforzi per favorire una "soluzione umanitaria" che consentisse la liberazione dello statista democristiano, senza intavolare una vera e propria trattativa con il cosiddetto "partito armato", ma ipotizzando un atto autonomo di clemenza dello Stato nei confronti di un esponente brigatista non macchiatosi di omicidi. Tutto il PSI, con alcune eccezioni come quella dell'ex presidente della Camera [[Sandro Pertini]], appoggiò questa linea del segretario, che si rifaceva alla tradizione del cosiddetto "umanesimo socialista" (si pensi alla più importante istituzione sociale milanese, la "[[Società Umanitaria]]", risalente ai primi del XX secolo, alla quale collaborarono [[Filippo Turati|Turati]], [[Osvaldo Gnocchi Viani]] e [[Emilio Caldara]], primo sindaco socialista di Milano).
 
Craxi fu l'unico leader [[politica|politico]], insieme ad [[Amintore Fanfani]] e [[Marco Pannella]], a dichiararsi contrario all'intransigente "linea della fermezza" che arrivava a sostenere la non riferibilità a Moro delle lettere inviate dallo statista democristiano dalla "prigione del popolo" brigatista, perché plagiato dallo stato di soggezione fisica, morale e psicologica dovuto alla prigionia.
 
Il PSI si attirò addosso le pesanti critiche del cosiddetto "partito della fermezza", guidato innanzitutto dai comunisti e dal direttore del quotidiano ''[[la Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]'', [[Eugenio Scalfari]], peraltro ex-parlamentare socialista.<ref>Acquaviva, Gennaro, and Luigi Covatta. Moro-Craxi: fermezza e trattativa trent'anni dopo / a cura di Gennaro Acquaviva e Luigi Covatta ; prefazione di Piero Craveri. n.p.: Venezia : Marsilio, 2009.</ref>.
 
La politica si divise in due fazioni: da una parte il fronte della fermezza, composto dalla DC, dal PSDI, dal PLI, e con particolare insistenza dal [[Partito Repubblicano Italiano|Partito Repubblicano]] (il cui leader [[Ugo La Malfa]] proponeva il ripristino della pena di morte per i terroristi), che rifiutava qualsiasi ipotesi di trattativa; PCI e MSI, anche se con atteggiamenti diversi, erano gli estremi del «no» alla trattativa<ref name="repubblica" >{{cita libro|autore=Sergio Zavoli|titolo=La notte della Repubblica|città=Roma|editore=Nuova Eri|anno=1992}}</ref>. Nel fronte possibilista spiccavano [[Bettino Craxi]] e la gran parte dei socialisti, i radicali, la sinistra non comunista, i cattolici progressisti come [[Raniero La Valle]], uomini di cultura come [[Leonardo Sciascia]]<ref name="piombo"/>. Tuttavia all'interno di entrambi i due schieramenti vi erano delle posizioni in dissenso con la linea ufficiale: una parte della DC era per il dialogo, tra cui il Presidente della Repubblica [[Giovanni Leone]] (pronto a firmare eventuali richieste di [[Grazia (diritto)|grazia]]) e il Presidente del Senato [[Amintore Fanfani]], nel PCI [[Umberto Terracini]] era per un atteggiamento «elastico», tra i socialdemocratici [[Giuseppe Saragat]] era in dissenso dalla posizione ufficiale del segretario [[Pier Luigi Romita]], mentre tra i socialisti [[Sandro Pertini]] dichiarò di non voler assistere al funerale di Moro ma neppure a quello della Repubblica<ref name="piombo"/>.
 
Secondo il fronte della fermezza, la scarcerazione di alcuni brigatisti avrebbe costituito una resa da parte dello Stato, non solo per l'acquiescenza a condizioni imposte dall'esterno, ma per la rinuncia all'applicazione delle sue leggi e alla certezza della pena; una trattativa coi rapitori inoltre avrebbe potuto creare un precedente per nuovi sequestri, strumentali al rilascio di altri brigatisti, o all'ottenimento di concessioni politiche e, più in generale, una trattativa con i terroristi avrebbe rappresentato un riconoscimento politico delle Brigate Rosse, mentre i metodi intimidatori e violenti e la non accettazione delle regole basilari della politica ponevano il terrorismo al di fuori del dibattito istituzionale, indipendentemente dal merito delle loro richieste<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/settembre/16/Cari_lettori_sui_sequestri_siete_co_0_9809169631.shtml|titolo=Cari lettori, sui sequestri siete troppo confusi|pubblicazione=Corriere della Sera|data=16 settembre 1998|accesso=20 novembre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151121050123/http://archiviostorico.corriere.it/1998/settembre/16/Cari_lettori_sui_sequestri_siete_co_0_9809169631.shtml|dataarchivio=21 novembre 2015}}</ref>.
 
Prevalse il primo orientamento, anche in considerazione del gravissimo rischio di ordine pubblico e di coesione sociale che si sarebbe corso presso la popolazione, e in particolare, presso le forze dell'ordine, che in quegli anni avevano pagato un tributo di sangue altissimo a causa dei terroristi, anche perché durante i due mesi del sequestro Moro le BR continuarono a spargere sangue nel Paese, uccidendo gli agenti di custodia [[Lorenzo Cotugno]] (a Torino, l'11 aprile) e [[Francesco Di Cataldo]] (a Milano, il 20 aprile)<ref name="piombo"/>.
 
Tuttavia [[papa Paolo VI]] e il [[segretario generale delle Nazioni Unite]] [[Kurt Waldheim]] continuarono ad appellarsi alle BR per la liberazione del prigioniero, mentre Craxi – sulla scorta di una risoluzione della direzione del suo partito<ref>Pietro Nenni, ''Gli ultimi taccuini'' (23 aprile 1978), ''[[Mondoperaio]]'', n. 8-9/2016, p. 83. «Presupposto della solidarietà è la capacità dello Stato di garantire la legalità e di difendere la vita umana valore primo e incomparabile. Lo Stato secondo i suoi principi ha il dovere di tutelare la vita di tutti i suoi cittadini, di salvarli quando sono in pericolo. Lo Stato deve raggiungere i colpevoli. Lo Stato deve sapere far rispettare le sue leggi. L'azione dello Stato deve corrispondere a tutti i suoi doveri».</ref> – incaricò [[Giuliano Vassalli]] di trovare, nei fascicoli pendenti, il nome di qualche brigatista che non si fosse macchiato di atti di sangue e che potesse essere rilasciato per motivi umanitari<ref>Si pensò dapprima a [[Paola Besuschio]], ex studentessa di [[Trento]] arrestata nel 1975. Accusata di rapine «proletarie», sospettata d'aver ferito il consigliere democristiano [[Massimo De Carolis]], era stata condannata a 15 anni e in quel momento era malata. Più tardi si pensò ad [[Alberto Buonoconto]], un nappista anch'egli malato in carcere a [[Trani]], ma le [[Brigate Rosse]] volevano che fossero scarcerati i loro membri ritenuti tra i più pericolosi ([[Paolo Maurizio Ferrari]], [[Alberto Franceschini]], [[Roberto Ognibene]] e [[Renato Curcio]]) e anche delinquenti comuni come [[Sante Notarnicola]].{{Cita libro|autore=Gennaro Acquaviva|autore2=Luigi Covatta|titolo=Moro-Craxi. Fermezza e trattativa trent'anni dopo|anno=2009|editore=Marsilio|città=Venezia}}</ref>.
 
Il tragico epilogo con cui si concluse il sequestro Moro anticipò comunque una presa di posizione definitiva da parte del mondo politico<ref>[[Alfredo Carlo Moro]], ''Storia di un delitto annunciato'', Editori Riuniti, 1998, pag. 123 e seguenti.</ref>.
 
==== L'adozione del simbolo del garofano ====
Già a partire dal 41º congresso il PSI si rinnova nell'immagine e nell'ideologia: nuovo simbolo del partito diventa (accanto a [[falce e martello|falce, martello]], sole e libro del simbolo precedente) il [[dianthus caryophyllus|garofano]] rosso, in omaggio alla tradizione iconografica ottocentesca pre-comunista ed alla [[Rivoluzione dei garofani|Rivoluzione]] [[Portogallo|portoghese]] dei garofani del 1974.
 
{{Approfondimento
|allineamento = destra
|larghezza = 400px
|titolo = Il simbolo del garofano rosso
|contenuto = Sotto la segreteria Craxi avviene un mutamento anche esteriore dei simboli del partito.
 
[[File:Craxi-41congressopsi-palazzosporttorino-29marzo2aprile1978.jpg|thumb|left|upright=0.9|Il simbolo del [[garofano]] appare al XLI congresso del PSI del 1978]]
Inaspettatamente alle spalle della tribuna del XLI Congresso del PSI a Torino nel marzo 1978 comparve un enorme [[garofano]] rosso, simbolo che faceva parte della tradizione socialista italiana già prima del 1917, che relegava in basso in secondo piano la [[falce e martello]] (simboli di matrice sovietica) su libro e sole nascente.
 
[[File:PSI 1897.JPG|thumb|upright=0.7|I garofani rossi nel manifesto pro abbonamento all'''Avanti!'' del 1898]]
[[File:1905 - tessera del Partito Socialista Italiano.jpg|thumb|left|upright=0.7|[[Gabriele Galantara]], tessera del Partito Socialista Italiano del 1905 con i garofani rossi]]
Il logo del PSI ha subito molti mutamenti nel corso della sua storia. Un primo mutamento avvenne alla fine degli anni quaranta e uno successivo nel 1971, senza però intaccare il simbolo della [[falce e martello]].
 
In occasione del 1º maggio 1973 il grafico di fiducia del PSI [[Ettore Vitale]] realizzò per il manifesto del partito dedicato alla festa dei lavoratori l'immagine di un pugno chiuso che stringe un garofano rosso in orizzontale.
 
[[File:1976 - CARTOLINA DEL XL CONGRESSO DEL PSI.jpg|thumb|upright=0.7|Cartolina del Xl Congresso del PSI a Roma, 1976]]
Essa venne poi utilizzata come logo del XL Congresso socialista, tenutosi nel febbraio 1976 a [[Roma]]. L'immagine recuperava vari stereotipi: il garofano rosso o la rosa rossa del socialismo ottocentesco, il pugno chiuso della tradizione comunista e anarchica, il fiore rosso (garofano o rosa) nel pugno simbolo storico dei partiti socialdemocratici del Nord Europa.
 
[[File:25 de Abril sempre Henrique Matos.jpg|thumb|left|upright=0.7|Murale commemorativo della [[rivoluzione dei garofani]] in [[Portogallo]]]]
[[File:Logo parti socialiste france.png|thumb|upright=0.5|Simbolo del [[Partito Socialista (Francia)|Partito Socialista francese]]]]
Nel frattempo nel 1974 in [[Portogallo]] c'era stata la [[rivoluzione dei garofani]] mentre nel 1975 i [[Partito Socialista (Francia)|socialisti francesi]] avevano scelto un nuovo simbolo che vede un pugno stringere una rosa rossa, adottato all'epoca anche dai [[Partito Socialdemocratico di Germania|socialdemocratici tedeschi]], dai [[Partito Socialista Operaio Spagnolo|socialisti spagnoli]] e dall'[[Internazionale Socialista]]. In Italia il simbolo della rosa nel pugno era stato adottato dai [[Partito Radicale (Italia)|radicali]] e quindi non era disponibile per il rinnovato PSI a guida craxiana.
Fu così che nel 1978 al XLI Congresso socialista di Torino venne presentato un nuovo simbolo, ideato ed eseguito dall'artista siciliano [[Filippo Panseca]]<ref>{{cita web|url=http://www.pantelvoice.it/filippo-panseca-cosi-inventai-garofano-per-craxi/|titolo=Filippo Panseca: così inventai il garofano per Craxi|autore=Tano Gullo|data=5 giugno 2015|accesso=10 ottobre 2017}}</ref> dove campeggiava un garofano rosso enorme, a danno di sole, falce, martello e libro, rimpiccioliti in basso.
 
[[File:1978 Craxi mostra il nuovo simbolo del PSI.jpg|thumb|left|upright=0.7|Bettino Craxi mostra il nuovo simbolo del PSI, utilizzato tra il 1978 e il 1985]]
Successivamente venne approvato ufficialmente un nuovo simbolo, modificato rispetto a quello presentato a Torino, in cui convivevano in maniera abbastanza equilibrata il garofano rosso e sole, falce, martello e libro, con la scritta Partito Socialista – PSI.
 
[[File:Bettino Craxi Congresso.jpeg|thumb|upright=0.7|Bettino Craxi al Congresso di [[Verona]] del 1984]]
[[File:Partito Socialista Italiano (1985-1990).svg|thumb|upright=0.5|Il simbolo del PSI con il garofano nella forma utilizzata tra il 1985 e il 1993 con la scritta Partito Socialista – PSI sostituita da quella Unità Socialista – PSI nel 1990]]
Il simbolo mutò nuovamente nel 1985, quando il completamento del percorso di allontanamento dal [[marxismo]] fu sancito visivamente dal definitivo abbandono di sole, libro, falce e martello, che erano rimasti alla base dell'emblema del PSI. Nel 1990 la scritta Partito Socialista – PSI venne sostituita da quella Unità Socialista – PSI. Il garofano rosso sarebbe rimasto l'emblema del partito fino all'Assemblea Nazionale del 16 dicembre 1993, quando venne modificato il nome del PSI in Partito Socialista e il garofano venne sostituito da una [[Rosa (botanica)|rosa]] rossa. L'intenzione era quella di marcare la discontinuità del nuovo corso del PSI rispetto alla precedente gestione craxiana, collegandosi alla realtà del socialismo e della socialdemocrazia europea: da qui la decisione di eliminare la dizione Italiano dal nome e di inserire nel simbolo la rosa del [[Partito del Socialismo Europeo]]. Mantengono il simbolo della rosa nel pugno il partito socialista francese e quello [[Partito Socialista d'Albania|albanese]]. La rosa rossa in varie modalità grafiche è presente inoltre nei simboli del [[Partito del Lavoro (Paesi Bassi)|Partito del Lavoro olandese]], del [[Partito Socialista (Portogallo)|Partito Socialista portoghese]], del [[Partito Laburista (Regno Unito)|Partito Laburista inglese]], del [[Partito Social Democratico (Romania)|Partito Socialdemocratico romeno]] e del [[Partito Socialdemocratico dei Lavoratori di Svezia|Partito Socialdemocratico svedese]].
 
[[File:Simbolo partito socialista italiano 2007.svg|thumb|left|upright=0.6|Simbolo del [[Partito Socialista Italiano (2007)|Partito Socialista Italiano]] ricostituito nel 2007]]
Seguendo la nuova simbologia del Partito socialdemocratico tedesco, il Partito del Socialismo Europeo ha poi trasformato il suo simbolo in un quadrato rosso, adottato anche dal rinnovato [[Partito Socialista Italiano (2007)|PSI]], che attraverso molte variazioni grafiche ha comunque mantenuto la rosa stilizzata e ha aggiunto in basso una banda tricolore.}}
 
Il garofano sarebbe rimasto per quindici anni l'emblema del nuovo corso socialista in Italia.
 
[[File:Pertini al 41° congresso nazionale PSI a Torino il 29 marzo 1978.jpg|thumb|upright=0.8|Sandro Pertini al 41º congresso nazionale del PSI a [[Torino]] il 30 marzo 1978]]
 
==== L'elezione di Pertini a presidente della Repubblica ====
L'8 luglio 1978, in seguito alle dimissioni del [[Presidente della Repubblica italiana|Presidente della Repubblica]] [[Giovanni Leone]], dopo un'estenuante battaglia parlamentare, Craxi riuscì a far convergere un gran numero di voti sul nome di [[Sandro Pertini]], primo esponente del Partito socialista a salire al [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]], che ottenne l'appoggio determinante del PCI, che riteneva l'anziano partigiano socialista non favorevole al nuovo corso craxiano, in quanto legato ad una concezione "tradizionale" della sinistra.
 
==== Il revisionismo ideologico socialista: l'allontanamento dal marxismo e la dialettica col PCI ====
Nell'agosto 1978 appare sul settimanale ''[[L'Espresso]]'' un lungo articolo intitolato ''Il Vangelo Socialista'', in cui le idee del testo furono stese da [[Luciano Pellicani]], ex comunista e [[docente]] di [[sociologia politica]], in una raccolta di contributi in onore di [[Willy Brandt]].<ref name="Cita|VangeloSocialista"/><ref name=Int126>{{cita|Intini1996|p. 126}}.</ref> Il pezzo, cofirmato da Bettino Craxi, sancisce la svolta ideologica del PSI, con l'apertura di un percorso culturale, distinto da quello del PCI, che, prendendo le mosse da [[Pierre-Joseph Proudhon|Proudhon]], smarca il PSI dal [[marxismo]], rivalutando il [[socialismo liberale]] di [[Carlo Rosselli]]. L'abbandono della concezione dottrinale del [[marxismo]] era stato già effettuato dalla [[SPD]] durante il [[congresso di Bad Godesberg]] del [[1959]]. La stessa trasformazione avviene in seno agli altri partiti socialisti europei, e negli anni [[1980]] si svolge così anche nel PSI.
 
Per acquisire credibilità a livello internazionale e candidarsi alla guida della sinistra italiana, al pari con i grandi partiti socialisti e socialdemocratici europei, il gruppo dirigente di Craxi sostenne un ''nuovo corso'' che liberasse il partito dal [[marxismo]]<ref name=Int114>{{cita|Intini1996|p. 114}}.</ref>, secondo i craxiani ormai non più al passo di una realtà sociale ed economica del tutto diversa da quella ottocentesca e della prima metà del XX secolo. Il PSI avrebbe inoltre dovuto dimenticare il suo ruolo di ponte tra [[Democrazia Cristiana|DC]] e [[Partito Comunista Italiano|PCI]] e andare all'assalto per demolirlo del [[compromesso storico]].<ref name=Int124>{{cita|Intini1996|p. 124}}.</ref>
 
Il ''nuovo corso'' socialista avrebbe anche dovuto chiarire che il [[capitalismo]], sistema economico-politico che i [[socialisti autonomisti]] craxiani preferivano chiamare "di libero mercato", fosse perfettamente compatibile con i propri valori.<ref name=Int127>{{cita|Intini1996|p. 127}}.</ref> Sotto la sigla del "Lib/Lab" - nome del [[saggio]] redatto da [[Enzo Bettiza|Bettiza]] e [[Ugo Intini|Intini]] nel [[1979]], il PSI e ''L'[[Avanti!]]'' lanciarono un dibattito con personalità del mondo [[Liberalismo|liberale]], [[Repubblicanesimo|repubblicano]] e [[Laicità|laico]] come [[Enzo Bettiza]], [[Giovanni Spadolini]] e Massimo Pini, cercando di rendere popolare tra i militanti socialisti, attraverso la [[propaganda]] e la divulgazione, non più soltanto la [[socialdemocrazia]] ma, con un ulteriore passo avanti il [[liberalsocialismo]]<ref name="Int127"/>; dal momento che, ancora ai tempi del Midas, l'accusa di socialdemocrazia appariva infamante a molti dentro al PSI.<ref name=Int125>{{cita|Intini1996|p. 125}}.</ref> Da allora il termine ''liberalsocialismo'' entrò stabilmente nel linguaggio del PSI, significando che sempre secondo i craxiani tra il [[socialismo]] ed il [[libero mercato]] non esisteva nessuna contraddizione, e ponendo così la base per la collaborazione nei futuri governi di [[Quadripartito]] e di [[Pentapartito]].<ref name=Int128>{{cita|Intini1996|p. 128}}.</ref>
 
Pertanto, già nei primi mesi della segreteria Craxi ci fu l'iniziativa di un [[revisionismo]] e rinnovamento ideologico del partito, di cui Luciano Pellicani, che all'epoca era il direttore della [[rivista]] socialista [[Mondoperaio|Mondo Operaio]], ne fu l'anima.<ref name=Int143>{{cita|Intini1996|p. 143}}.</ref> Con la rivalutazione del pensiero [[socialismo libertario|socialista libertario]] rispetto al [[marxismo]], che culminò nel saggio di Craxi su ''[[L'Espresso]]'', nel quale si sottolineava tutte le ragioni che conducevano a una sostanziale differenza tra comunismo burocratico e totalitario e socialismo democratico e liberale, condannando senza appello il [[leninismo]]: «La profonda diversità dei «socialismi» apparve con maggiore chiarezza quando i bolscevichi si impossessarono del potere in Russia. Si contrapposero e si scontrarono due concezioni opposte. Infatti c'era chi aspirava a riunificare il corpo sociale attraverso l'azione dominante dello Stato e c'era chi auspicava il potenziamento e lo sviluppo del pluralismo sociale e delle libertà individuali [...] La meta finale è la società senza Stato, ma per giungervi occorre statizzare ogni cosa. Questo è, in sintesi, il grande paradosso del leninismo. Ma come è mai possibile estrarre la libertà totale dal potere totale? Invece [...] Si è reso onnipotente lo Stato [...] Il socialismo non coincide con lo stalinismo [...] è il superamento storico del pluralismo liberale, non già il suo annientamento».<ref>{{Cita libro|autore=[[Giorgio Galli]]|titolo=I partiti politici italiani (1943-2004)|editore=BUR|anno=2001}} (Nuova edizione aggiornata)</ref>
 
Ciò non fece che acuire i contrasti con il PCI, già manifestatisi aspramente sulla gestione del [[caso Moro|sequestro Moro]].
 
Craxi si presentò agli italiani in una maniera totalmente nuova: da un lato prese esplicitamente le distanze dal leninismo rifacendosi a forme di socialismo non autoritario<ref>{{cita news|autore=Bettino Craxi|titolo=Il vangelo socialista|pubblicazione="L'Espresso"|data=27 agosto 1978|accesso=10 febbraio 2016|urlarchivio=https://www.facebook.com/453801831366226/posts/552732131473195|dataarchivio=16 ottobre 2013}}</ref> e dall'altro si mostrò attento ai [[movimento (sociologia)|movimenti]] della [[società civile]] e alle battaglie per i [[diritti civili]], sostenute dai [[Partito Radicale (Italia)|radicali]], curò la propria [[immagine]] attraverso i [[mezzo di comunicazione di massa|mass media]] e mostrò di non disdegnare la [[politica]]-[[spettacolo]].
 
Nello stesso tempo la gestione del PSI cominciò ad essere accentrata nelle mani del leader - "il partito di Craxi", a cui tutti i notabili ormai si richiamavano. Questo provocò quella che fu detta una [[mutazione genetica]] nella base del Partito Socialista Italiano e nel suo elettorato, attratto più dalle capacità leaderistiche di Craxi che dal partito stesso. Con conseguenze che dopo le vicende di [[Tangentopoli]] saranno fatali per la [[Sinistra (politica)|sinistra]] italiana, che alle [[Elezioni politiche italiane del 1994|Elezioni politiche del 1994]] porteranno l’elettorato socialista “craxiano”, ma anche molti dirigenti socialisti tra i quali [[Gianni Baget Bozzo]], [[Margherita Boniver]], [[Renato Brunetta]], [[Fabrizio Cicchitto]], [[Franco Frattini]] e la stessa [[Stefania Craxi]], ormai imbevuti di [[anticomunismo]] ed antisinistrismo ad abbandonare rapidamente il PSI e a riversarsi nello schieramento di [[centro-destra]] guidato da [[Silvio Berlusconi]].<ref name=Leo66>{{cita|Leonzio|p. 66}}.</ref><ref name=Int296>{{cita|Intini1996|p. 296}}.</ref>
 
==== La scomparsa di Pietro Nenni ====
[[File:Craxi-funeralinenni1gennaio1980.jpg|thumb|Bettino Craxi interviene alla manifestazione funebre per [[Pietro Nenni]]]]
Il primo gennaio 1980 alle 3,20 del mattino muore il mentore e padre spirituale di Craxi, il leader del socialismo italiano [[Pietro Nenni]].
 
Gli subentra nella carica di presidente del partito [[Riccardo Lombardi (politico)|Riccardo Lombardi]], che la manterrà per due anni fino ad un contrasto con la segreteria Craxi che lo porterà alle dimissioni.
 
==== L'alleanza di Pentapartito e la presidenza del Consiglio a Craxi ====
Nel 1980, vista l'indisponibilità del PCI a perseguire l'alternativa di sinistra e la scelta della maggioranza della DC di non proseguire nei cosiddetti "governi di larghe intese", con la partecipazione dei comunisti alla maggioranza di governo (ma senza la presenza di loro rappresentanti nell'esecutivo), si inaugura la stagione dei governi di [[Pentapartito]], costituito dal PSI insieme a [[Democrazia Cristiana|DC]], [[Partito Socialista Democratico Italiano|PSDI]], [[Partito Liberale Italiano|PLI]] e [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]].
 
[[File:Giuramento del 1°governo Craxi il 4 agosto 1983.JPG|thumb|left|[[Governo Craxi I|Giuramento del 1° governo Craxi]] il 4 agosto 1983 davanti al [[Presidente della Repubblica Italiana|presidente della Repubblica]] Sandro Pertini]]
Dopo i primi due governi a [[Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana|Presidenza]] laica guidati dal [[Partito Repubblicano Italiano|repubblicano]] [[Giovanni Spadolini]] nel 1981 e nel 1982, nel 1983 nasce il primo [[Governo Craxi I|governo a guida socialista]]: Bettino Craxi è il primo [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|presidente del Consiglio]] socialista della storia d'Italia.
 
Avviò una campagna per la "governabilità" assumendo toni sempre più decisionisti, con quella che nei giornali sarà chiamata la "grinta" di Craxi; vi fu anche chi la presentò come l'unica forma di alternativa fino a quando vi fosse stata una "democrazia bloccata" dalla presenza del più grande partito comunista dell'Occidente<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Eugenio Parisi e Joseph Reggimenti|titolo=The socialist alternative in Italy|rivista=Potomac Review|anno=1983|numero=24/25|pp=20-47}} (00912573)</ref>.
 
Riferendosi alla prima elezione per acclamazione mai avvenuta per un segretario del PSI (congresso di Verona, 1984), lo storico [[Giuseppe Tamburrano]] così criticò, in seguito, i modi di gestione di Craxi del partito e delle relazioni con il gruppo dirigente: “Nel Psi vi fu il capo investito direttamente dal Congresso (con una riforma dello Statuto proposta e preparata da me, la quale però prevedeva anche la contestuale elezione congressuale della direzione per bilanciare il potere del leader che fu ovviamente rinviata). Bettino, che aveva oltre all'investitura congressuale un personale carisma, dispensava con un
sistema di tipo feudale benefici (cariche) in cambio di risorse e di voti, nel partito e soprattutto alle elezioni. Si crearono così dei veri e propri potentati con un potere relativamente autonomo (come i signori del sistema feudale)”<ref>S. ROLANDO, ''Una voce poco fa. Politica, comunicazione e media nella vicenda del Partito socialista italiano dal 1976 al 1994, Marsilio, 2009.</ref>.
 
==== Le elezioni amministrative del 1985 e le elezioni politiche del 1987 ====
Nel 1985 il PSI rimuove definitivamente la falce, il martello, il sole e il libro dal proprio simbolo per rimarcare la sua intenzione di costruire una sinistra alternativa e profondamente riformista guidata dal PSI e non più egemonizzata dal PCI.
 
L'elettorato premia questa scelta: la percentuale di consensi infatti sale dal 9,8% ottenuto nel [[elezioni politiche italiane del 1979|1979]] al 14,3% nel [[elezioni politiche italiane del 1987|1987]]. Il PSI però è ancora ben lontano dal rappresentare una guida della sinistra alternativa al PCI, il quale ottiene nel 1987 il 26,6% dei voti.
 
==== La fine del comunismo e il progetto di Unità Socialista ====
Con la [[muro di Berlino#La caduta del muro|caduta del muro di Berlino]] avvenuta nel 1989 e la fine del regime comunista in [[URSS]] e nei paesi dell'ex-blocco sovietico, reputando imminente una conseguente crisi del Partito Comunista in Italia, Craxi lancia l'idea dell'Unità Socialista allo scopo di superare la [[scissione di Livorno]] del 1921 determinata all'epoca proprio dai diktat sovietici, e di ricostituire l'unità della sinistra italiana, inserendola nella tradizione del socialismo democratico dell'Europa Occidentale.
 
La proposta è rivolta al PSDI, essendo ormai superate le motivazioni politiche della scissione di Palazzo Barberini del 1947, e alla componente migliorista del PCI, auspicando che quest'ultima riesca a convincere la maggioranza del partito ad aderire al progetto.
 
Craxi dimostrerà così una certa lungimiranza: come previsto, infatti, il PCI, perso il suo storico riferimento a livello internazionale, si divide tra coloro che daranno vita al più moderato e riformista [[Partito Democratico della Sinistra]] e i militanti che, non accettando di non definirsi più comunisti, confluiranno nel [[Partito della Rifondazione Comunista]].
 
Anche i primi riscontri elettorali da parte del PSI paiono incoraggianti, poiché alle [[elezioni regionali del 1990]] i socialisti si portano al 18% come media nazionale.
 
In questo periodo l'immagine del partito viene quasi a coincidere con quella del suo leader, tanto che molti politici, scrittori e giornalisti parleranno di "[[craxismo]]"<ref>[[Antonio Giolitti]], [http://www.circolorossellimilano.org/MaterialePDF/antonio_giolitti_vi_racconto_cosa_e_il_craxismo.pdf ''Vi racconto cos'è il craxismo''], ''[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]'', 20 dicembre 1992</ref><ref>[http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2013-09-25/quel-storia-dice-craxi-065242.shtml?uuid=AbWzPPbI ''Quel che la storia dice di Craxi''], ''[[Il Sole 24 Ore]]'', 25 settembre 2013</ref><ref>Mario Morcellini e Paolo De Nardis (a cura di), [http://books.google.it/books?id=IVQ7JGwGX54C&pg=PA134&lpg=PA134&dq=craxismo&source=bl&ots=UYigxZh2e1&sig=oeYgC3S6PzZskcNqJqB3Le3H1L8&hl=it&sa=X&ei=KZGbU5biNMPSPMrqgfAL&ved=0CB8Q6AEwADge#v=onepage&q=craxismo&f=false ''Società e industria culturale in Italia''], Meltemi, Roma, 1998</ref>.
 
La vita interna al partito registra una dialettica sempre più asfittica e la gestione amministrativa - nella quale [[Rino Formica]] aveva abbandonato il suo ruolo di tesoriere a favore di [[Vincenzo Balzamo]] - vede una preponderanza del segretario politico, riflesso della sua stragrande maggioranza all'interno del congresso: il ruolo di "garante" tra le correnti del segretario amministrativo<ref>Presente ad esempio all'interno della Democrazia cristiana, dove era svolto da [[Severino Citaristi]]: cfr. Goffredo Buccini, ''L'omino in grigio con 64 avvisi di garanzia'', ''[[Corriere della Sera]]'', 1º dicembre 1993, p. 3</ref> viene meno con la totalitarietà del consenso craxiano e il segretario amministrativo si riduce a mero esecutore delle direttive che sempre più puntualmente gli rivolge il segretario politico.
 
=== La crisi e la messa in liquidazione del partito ===
In seguito allo scandalo di [[Tangentopoli]] del 1992, sollevato dalla magistratura milanese con l'inchiesta denominata [[mani pulite]], che coinvolse pesantemente tutti i partiti della [[Prima Repubblica (Italia)|Prima Repubblica]], il partito entrò in crisi e, dopo le dimissioni di Craxi, cambiò rapidamente diversi segretari, fino al suo definitivo sfaldamento in vari partitini e movimenti.
 
==== Tangentopoli e il governo Amato ====
[[File:Amato2009.jpg|thumb|upright=0.7|[[Giuliano Amato]]]]
Alle [[Elezioni politiche italiane del 1992|elezioni politiche dell'aprile 1992]] il PSI raccolse il 13,5% dei consensi, perdendo l'1% rispetto alle elezioni precedenti, ma il 4,5% rispetto alle [[Elezioni regionali italiane del 1990|elezioni regionali del 1990]], ed elesse 92 deputati e 49 senatori.
 
Il [[Presidente della Repubblica Italiana|Capo dello Stato]] [[Oscar Luigi Scalfaro]] chiese a Craxi, come Segretario del PSI, una terna di candidati per l'incarico di [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Presidente del Consiglio]] e ne ricevette l'indicazione di Amato, De Michelis o Martelli, così proposti ''non solo per motivi di ordine alfabetico''<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1992/giugno/18/Bettino_pronto_confronto_nel_Garofano_co_0_92061817881.shtml Bettino pronto al confronto nel Garofano se la prende pure con Rutelli e Pannella - Corriere della Sera, Proietti Fernando Pagina 3 (18 giugno 1992)]. Sul fatto che [[Giuliano Amato]] non esprimesse una corrente radicata sul territorio, vedasi Rino Formica nell'intervista a Claudio Sabelli Fioretti per “La Stampa” del 10 dicembre 2008, secondo cui, nonostante la sua lunga esperienza ministeriale, Amato nella vita del partito «contava meno del due di briscola». Nella stessa intervista, alla domanda "Non sapeva del sistema delle tangenti…?" Formica rispose: «Come uno che fa parte di una famiglia dove entra uno stipendio di mille euro al mese, ma si vive al ritmo di 2 mila euro al giorno (...) Amato non era un intellettuale organico. Era ingaggiato. Un professionista. Praticamente un tassista». Uno degli ''atout'' di questo professionismo svincolato da un mandato politico era rappresentato dal vivo gradimento degli Stati Uniti d'America: ricordando che per la propria nomina a premier nella sede della [[CIA]] si brindò a spumante, Cossiga chiosò, in riferimento a quella di Amato: "Sono sicuro che a Langley, Virginia, avranno brindato a champagne per la sua nomina..."(«Caro Berlusconi, con Amato per te sarà dura», intervista a Cossiga di Ugo Magri, in ''La Stampa'', 30 aprile 2000).</ref>. La Presidenza del Consiglio venne così affidata a [[Giuliano Amato]], ma [[Governo Amato I|il suo governo]] durò meno di un anno, indebolito dalle critiche sul finanziamento pubblico dei partiti e soprattutto dalla sconfitta dei partiti di governo ai [[Referendum abrogativi del 1993 in Italia|referendum del 18 e 19 aprile 1993]] promossi dai [[Partito Radicale (Italia)|Radicali]]. In particolare, i cittadini si espressero a favore dell'abolizione del [[finanziamento pubblico ai partiti]] con una maggioranza del 90,30%.
 
Al logoramento seguì il crollo del sistema, puntellato fino alla [[Muro di Berlino#La caduta del muro|caduta del muro di Berlino]] dalla [[guerra fredda]], ma che tolto questo sostegno iniziò ad andare in pezzi<ref name=Int276>{{cita|Intini1996|p. 276}}.</ref>. Già durante tutto il decennio precedente alcuni dirigenti del PSI erano stati coinvolti, assieme ad esponenti di altri partiti, funzionari pubblici e imprenditori, in vicende legate a prassi gestionali imputate da anni alla generalità del sistema dei partiti: tra gli scandali che diedero luogo ad inchieste penali a carico di esponenti del partito vi furono quello di [[Torino]] (caso [[Adriano Zampini|Zampini]] del febbraio 1983, con un primo coinvolgimento dell'esponente nazionale [[Giusi La Ganga]]), quello di Savona (caso [[Alberto Teardo|Teardo]] del giugno 1983, con l'arresto dell'esponente socialista ligure per associazione a delinquere finalizzata ad intimidire gli imprenditori renitenti alla ''mazzetta''), quello di [[Brindisi]] (caso [[Rocco Trane|Trane]] del giugno 1987, con l'arresto del segretario del ministro dei Trasporti, [[Claudio Signorile]], per tangenti che riguardavano l'aeroporto di Venezia e alcuni scali ferroviari), quello di [[Viareggio]] (nell'estate del 1987, con l'arresto per tangenti di alcuni amministratori locali compreso [[Walter De Ninno]], funzionario della segreteria nazionale del PSI) e quello di [[Trento]] (il giudice [[Carlo Palermo]] nel giugno del 1983 iniziò con alcune perquisizioni ad indagare su forniture d'armi all'[[Argentina]] e a proposito della cooperazione in [[Somalia]] e [[Mozambico]], in cui sarebbero stati coinvolti [[Paolo Pillitteri]] e [[Ferdinando Mach di Palmstein]]).
 
Furono individuati dal vertice craxiano come i responsabili delle vicende di Tangentopoli il "partito dei giornali" con [[Gianni Agnelli|Agnelli]], [[Carlo De Benedetti|De Benedetti]] e [[Raul Gardini|Gardini]] che li controllavano quasi completamente, il "partito dei magistrati" con il [[Mani pulite|pool di mani pulite]] che si materializzò a [[Roma]] e a [[Milano]], coadiuvati dal [[Partito Democratico della Sinistra|PCI-PDS]], che avrebbe agito con l'intento di liquidare il PSI e soprattutto Craxi, per prenderne il posto in Italia e nell'[[Internazionale Socialista]]<ref name=Int277>{{cita|Intini1996|p. 277}}.</ref>. [[Massimo D'Alema]] avrebbe confermato questo disegno nel libro-intervista ''D'Alema: la prima biografia del segretario del PDS'', edito da [[Longanesi]] nel [[1995]]: {{citazione|Dovevamo cambiare nome. Non avevamo alternative. Eravamo come una grande nazione indiana chiusa tra le montagne, con una sola via d'uscita, e lì c'era Craxi con la sua proposta di unità socialista. Come uscire da quel canyon? Craxi aveva un indubbio vantaggio su di noi: era il capo dei socialisti in un Paese europeo occidentale. Quindi rappresentava lui la sinistra giusta per l'Italia, solo che poi aveva lo svantaggio di essere Craxi. I socialisti erano storicamente dalla parte giusta, ma si erano trasformati in un gruppo affaristico avvinghiato al potere democristiano. L'unità socialista era una grande idea, ma senza Craxi. Allora avevamo una sola scelta: diventare noi il partito socialista in Italia.<ref name=Int278>{{cita|Intini1996|p. 278}}.</ref>}}
 
Nel maggio 1992 arrivarono i primi avvisi di garanzia a molti parlamentari di vari partiti, tra cui spiccavano i nomi di due ex sindaci socialisti di [[Milano]]: [[Carlo Tognoli]] e [[Paolo Pillitteri]], cognato di Craxi.
 
Il 2 settembre 1992 il deputato socialista [[Sergio Moroni]], raggiunto da due avvisi di garanzia per [[ricettazione (diritto)|ricettazione]], [[corruzione]] e violazione della legge sui finanziamenti ai partiti, si suicidò, lasciando una lettera-testamento indirizzata all'allora Presidente della [[Camera dei deputati|Camera]] [[Giorgio Napolitano]], nella quale denunciava: {{citazione|[S]tiamo vivendo mesi che segneranno un cambiamento radicale sul modo di essere nel nostro paese, della sua democrazia, delle istituzioni che ne sono l’espressione. Al centro sta la crisi dei partiti (di tutti i partiti) che devono modificare sostanza e natura del loro ruolo. Eppure non è giusto che ciò avvenga attraverso un processo sommario e violento, per cui la ruota della fortuna assegna a singoli il compito delle "decimazioni" in uso presso alcuni eserciti, e per alcuni versi mi pare di ritrovarvi dei collegamenti. Né mi è estranea la convinzione che forze oscure coltivano disegni che nulla hanno a che fare con il rinnovamento e la "pulizia". Un grande velo di ipocrisia (condivisa da tutti) ha coperto per lunghi anni i modi di vita dei partiti e i loro sistemi di finanziamento. C’è una cultura tutta italiana nel definire regole e leggi che si sa non potranno essere rispettate, muovendo dalla tacita intesa che insieme si definiranno solidarietà nel costruire le procedure e i comportamenti che violano queste regole.}}
 
L'amministratore del partito [[Vincenzo Balzamo]] venne colpito da [[infarto miocardico]] esteso ed operato d'urgenza il 26 ottobre<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1992/ottobre/27/Vincenzo_Balzamo_ricoverato_urgenza_grave_co_0_9210278118.shtml|titolo=Vincenzo Balzamo ricoverato d'urgenza, è grave|editore=Corriere della Sera|data=27 ottobre 1992}}</ref> dopo aver ricevuto avvisi di garanzia per [[ricettazione (diritto)|ricettazione]], [[corruzione]] e violazione della legge sui finanziamenti ai partiti. Balzamo morì all'[[Ospedale San Raffaele]] di [[Milano]] la mattina del 2 novembre 1992 all'età di 63 anni<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1992/novembre/03/Balzamo_per_PSI_una_vittima_co_0_9211035660.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151117021540/http://archiviostorico.corriere.it/1992/novembre/03/Balzamo_per_PSI_una_vittima_co_0_9211035660.shtml|titolo=Vincenzo Balzamo ricoverato d'urgenza, è grave|editore=Corriere della Sera|data=27 ottobre 1992|urlmorto=sì|dataarchivio=17 novembre 2015}}</ref>.
 
Intanto, Claudio Martelli prese definitivamente le distanze da Craxi, fondando all'interno al PSI il gruppo di ''Rinnovamento Socialista''.
 
Il 26 novembre 1992 l'Assemblea Nazionale del PSI si divise per la prima volta dopo undici anni di sostanziale unanimismo craxiano. Vennero presentati tre documenti: da parte di [[Giuseppe La Ganga]] a sostegno della piena solidarietà a Craxi, da [[Mauro Del Bue]] a sostegno delle posizioni di Martelli, e da [[Valdo Spini]]. Al primo andarono 309 voti (63%), al secondo 160 (33%) e a Spini 20 (4%). Craxi restò ancora saldamente alla guida del partito, tuttavia, per la prima volta, con una maggioranza più ristretta, a causa della defezione del gruppo di Martelli.
 
Nel dicembre del 1992 il Segretario del PSI ricevette il suo primo avviso di garanzia.
 
==== Le segreterie Benvenuto e Del Turco ====
Il 26 gennaio 1993 i ''quarantenni'' del partito, organizzati da poco nella corrente ''Alleanza Riformista'', promossero la manifestazione nazionale ''Uscire dalla crisi. Costruire il futuro''. Ad aprire la manifestazione fu il Presidente della Regione [[Emilia-Romagna]] [[Enrico Boselli]].
 
Il 31 gennaio fu invece il gruppo di Valdo Spini a promuovere l'assemblea aperta ''Il rinnovamento del PSI''.
 
L'11 febbraio 1993 Craxi si dimise da segretario del PSI, dopo rivelazioni sul ''[[conto protezione]]'' che lo coinvolgevano, insieme al suo ex delfino [[Claudio Martelli]], nell'accusa di bancarotta fraudolenta.
 
Lo stesso Martelli in quel momento era in lizza per succedere a Craxi come segretario, ma la notizia dell'avviso di garanzia lo spinse a dimettersi dal governo e dal PSI.
 
All'Assemblea Nazionale del 12 febbraio venne quindi eletto segretario l'ex-segretario nazionale della [[Unione Italiana del Lavoro (1950)|UIL]] [[Giorgio Benvenuto]], battendo il candidato alternativo [[Valdo Spini]] che ricevette 223 voti (42%). Presidente del partito fu eletto [[Gino Giugni]].
 
Il 22 aprile 1993 il [[Governo Amato I|Governo Amato]], falcidiato dalle continue dimissioni di ministri e sottosegretari, man mano che questi venivano raggiunti da avvisi di garanzia, annunciò le dimissioni.
 
Gli successe il 28 aprile 1993 il [[Governo Ciampi]] che, inizialmente, vide anche la partecipazione di tre ministri post-comunisti del [[Partito Democratico della Sinistra]].
 
Il 29 aprile 1993, dopo una veemente autodifesa di Craxi che, tra l'altro, chiamò nuovamente in causa tutti i suoi colleghi parlamentari, la Camera dei Deputati negò l'[[autorizzazione a procedere]] contro il premier socialista. Il 30 aprile 1993, subito dopo una manifestazione a Roma in [[piazza Navona]] per contestare il voto parlamentare in favore di Craxi, nella quale intervennero il segretario del PDS [[Achille Occhetto]], [[Francesco Rutelli]] all'epoca capogruppo alla Camera della [[Federazione dei Verdi]] e l'ex-magistrato [[Giuseppe Ayala]], all'epoca deputato eletto nella lista del [[Partito Repubblicano Italiano]], che incitarono i presenti alla protesta, avvenne [[Bettino Craxi#La contestazione pubblica in largo Febo|la contestazione pubblica in largo Febo, davanti all'uscita dall'Hotel Raphael]] contro l'ex Presidente del Consiglio, con il famoso lancio di monetine ed i cori irridenti all'indirizzo di Craxi.
 
Dopo appena cento giorni dalla sua nomina a Segretario del PSI, durante i quali il 4 maggio aveva ottenuto dall'esecutivo del PSI che gli inquisiti fossero sospesi da ogni attività di partito, Benvenuto si dimise, anche a causa del continuo ostruzionismo degli ultimi craxiani al suo progetto di rinnovamento del PSI. Gli veniva rimproverato di voler abbandonare Craxi al suo destino, proprio nel momento di maggior attacco nei suoi confronti da parte del PDS, ovvero quel partito con cui egli avrebbe voluto che il PSI si alleasse.
 
Anche Giugni si dimise, ma venne riconfermato nel suo ruolo di Presidente del PSI.
 
Il 28 maggio l'Assemblea nazionale elesse l'ex-segretario nazionale aggiunto della [[CGIL]] [[Ottaviano Del Turco]] nuovo segretario nazionale del PSI. Il gruppo di Spini presentò un documento alternativo.
 
Il giorno dopo nacque il gruppo di [[Rinascita Socialista]] guidato da Benvenuto e [[Enzo Mattina]], che via via si defilarono dal PSI. Benvenuto poi lasciò il partito e fu uno dei fondatori del movimento politico di [[Alleanza Democratica (Italia)|Alleanza Democratica]].
 
Nelle [[Elezioni amministrative italiane del 1993|elezioni amministrative del 6 giugno 1993]] molti voti passarono dai partiti tradizionali alla [[Lega Nord]] e al [[Movimento Sociale Italiano|Movimento Sociale]], due partiti anti-sistema che si presentavano agli elettori come immuni dal finanziamento illecito e dalla corruzione.
 
Il PSI uscì decimato: a Milano, vecchia roccaforte del socialismo e poi del craxismo, il PSI candidò il sindaco uscente [[Giampiero Borghini]] che ricevette solo un catastrofico 2,2%. Nelle altre grandi città la situazione non fu migliore: a [[Torino]], dove il PSI era in alleanza coi socialdemocratici, raccolse l'1,8%; a Catania, dove la [[Democrazia Cristiana|DC]] faticosamente tenne, il PSI non si presentò nemmeno.
 
Queste elezioni, per quanto limitate a un campione non rappresentativo di tutto l'elettorato italiano, indicavano l'imminente collasso del Partito Socialista. Grazie al voto del sud, comunque, il PSI era al 5% su base nazionale. Ma al nord il PSI era svanito, schiacciato da una [[Lega Nord|Lega]] dirompente ed un [[Partito Democratico della Sinistra|PDS]] in crescita.
 
Ottaviano Del Turco sconfessò la posizione difensiva di Craxi e rifiutò di raccogliere la sua indicazione di alcuni conti bancari esteri<ref>Secondo il ''Corriere della Sera'', 14 luglio 2008, "si parlò di una busta con i conti esteri, consegnata al nuovo segretario e strappata. «A Del Turco — racconta Bobo Craxi — fu fatto sapere che, come tutti i partiti "leninisti", anche il nostro aveva munizioni nascoste in caso di guerra.
Insomma, risorse altrove da usare per le calamità; e la calamità era arrivata. Lui rispose che non voleva saperne»." L'episodio, secondo Marco Travaglio, non troverebbe conferma negli atti processuali: la sentenza "All Iberian", pronunciata in primo grado, ma conclusasi nei successivi gradi per prescrizione, affermava che "Craxi è incontrovertibilmente responsabile come ideatore e promotore dell'apertura dei conti destinati alla raccolta delle somme versategli a titolo di illecito finanziamento quale deputato e segretario esponente del Psi [...] Significativamente Craxi non mise a disposizione del partito questi conti". Nelle confessioni del coimputato Tradati si legge poi che "i soldi non finirono al partito, a parte 2 miliardi per pagare gli stipendi". Peraltro si dà conto anche del fatto che "Raggio ha manifestato stupore per il fatto che, dopo la sua cessazione dalla carica di segretario del Psi, Craxi si sia astenuto dal consegnare al suo successore i fondi contenuti nei conti esteri". Cfr.{{cita web|url=http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2409496&title=2409496|titolo=Copia archiviata|accesso=31 dicembre 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090930150019/http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578|dataarchivio=30 settembre 2009|urlmorto=sì}}</ref>; per salvare il partito decise di non candidare tutti gli esponenti accusati di corruzione.
 
Il 16 dicembre si tenne l'ultima Assemblea Nazionale del PSI nella quale Craxi prese la parola; i craxiani tentarono di riprendere il controllo del partito. All'ordine del giorno c'era la proposta di cambiamento del nome e del simbolo: da PSI a PS e dal garofano alla rosa, riferimento al simbolo del socialismo europeo. L'intervento di Craxi fu in difesa di tutti i socialisti nella sua stessa condizione di indagato o rinviato a giudizio e contro quella parte del gruppo dirigente che sosteneva di voler portare avanti una forma di rinnovamento attraverso l'emarginazione dei craxiani e l'ancoramento definitivo del partito al nascente polo progressista. La maggioranza del PSI si schierò con Del Turco con 156 voti contro i 116 pro Craxi.
 
Intanto, il partito del Garofano, già nel mirino delle inchieste giudiziarie, dovette anche affrontare una drammatica situazione finanziaria: il deficit era pari a 70 miliardi di lire ed era presente una galassia di debiti pari a circa 240 miliardi di lire. Nell'agosto 1993 il partito, per morosità, dovette lasciare la sede storica di Via del Corso, divenuta nell'ultimo periodo uno dei simboli del potere craxiano. La crisi finanziaria costrinse il PSI a chiudere le riviste storiche di ''[[Mondoperaio]]'' e ''[[Critica Sociale]]''. Anche il quotidiano ''[[Avanti!]]'' dovette chiudere i battenti e la direzione nazionale del partito a Roma si trasferì nei locali di Via Tomacelli, già sede dell<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'' e del centro MondOperaio.
 
Molti craxiani, come [[Ugo Intini]], [[Margherita Boniver]] e [[Franco Piro]], non condivisero le scelte di Del Turco: sostennero la nullità dell'assemblea nazionale del 16 dicembre 1993, a loro parere convocata senza il numero legale, e delle decisioni assunte in quella sede: la convocazione degli ''Stati Generali per la Costituente Socialista'', riunione non prevista dallo statuto; la sostituzione del garofano con la rosa e l'apertura al PDS.
 
Quindi questi esponenti lasciarono il partito ed il 28 gennaio 1994 diedero vita alla [[Partiti e movimenti politici italiani di ispirazione socialista|Federazione dei Socialisti]], che alle [[Elezioni politiche italiane del 1994|successive elezioni politiche]] si presentò congiuntamente con il PSDI dando luogo alla lista [[Socialdemocrazia per le Libertà]]<ref>{{cita news |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/02/24/del-turco-boniver-come-un-divorzio.html|titolo=DEL TURCO - BONIVER COME UN DIVORZIO|pubblicazione= la Repubblica|data= 24 febbraio 1994|accesso = 27 agosto 2013}}</ref>.
 
Il 29 gennaio 1994 Del Turco celebrò gli ''Stati Generali per la Costituente Socialista'', con ospite il presidente dell'[[Internazionale Socialista]], il francese [[Pierre Mauroy]], e affermò che il partito sarebbe rimasto a sinistra alleandosi con il [[Partito Democratico della Sinistra]] di [[Achille Occhetto]]<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1994/gennaio/30/Del_Turco_promosso_Achille_co_0_9401306785.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150603224834/http://archiviostorico.corriere.it/1994/gennaio/30/Del_Turco_promosso_Achille_co_0_9401306785.shtml|titolo=Del Turco promosso da Achille|pubblicazione=Corriere della sera|data=30 giugno 1994|accesso=27 agosto 2013|urlmorto=sì|dataarchivio=3 giugno 2015}}</ref>.
 
==== Le elezioni politiche del 1994 nell'alleanza di sinistra ====
In occasione delle [[Elezioni politiche italiane del 1994|elezioni politiche del 27 e 28 marzo 1994]], le prime con il sistema elettorale maggioritario del [[Legge Mattarella|Mattarellum]], il PSI partecipò alla coalizione di sinistra [[Alleanza dei Progressisti]] promossa in primo luogo dagli ex-comunisti del PDS, con l'indicazione come Presidente del Consiglio del suo segretario [[Achille Occhetto]], che però perse le elezioni, vinte dal nuovo partito [[Forza Italia (1994)|Forza Italia]] fondato poco prima delle elezioni da [[Silvio Berlusconi]], in coalizione con la [[Lega Nord]] nell'Italia settentrionale e con il [[Movimento Sociale Italiano]] nel Centro-sud dell'Italia.
 
Il PSI sperava di superare la soglia di sbarramento del 4% dei voti, il che gli avrebbe consentito di eleggere propri parlamentari anche nella quota proporzionale, ma raccolse solo il 2,5% dei consensi, pari a circa 800.000 voti. I socialisti riuscirono comunque a eleggere 14 deputati nei collegi uninominali per la Camera, contro i 92 eletti nella precedente legislatura del 1992 con il [[sistema elettorale proporzionale]], e 9 senatori.
 
I deputati del PSI, non avendo i numeri per costituire un gruppo parlamentare autonomo, entrarono a far parte del gruppo unitario di [[Sinistra (politica)|sinistra]] denominato "Progressisti - Federativo"; al Senato, invece, riuscirono a costituire un gruppo autonomo, grazie all'adesione del [[Senatore a vita (ordinamento italiano)|senatore a vita]] [[Francesco De Martino]], ex-segretario nazionale del PSI.
 
La partecipazione dei socialisti nella coalizione di Occhetto non è stata comunque scontata. Durante gli anni del crollo, meravigliò un'improvvisa sortita di Craxi ancora segretario, ma investito dallo sgretolamento del sistema quando disse: «Se proprio i comunisti non potranno essere fermati, abbiamo una carta di riserva. Bisogna che Berlusconi entri in politica personalmente».<ref name=Int297>{{cita|Intini|p. 297}}.</ref> La discesa in campo, come auspicato da Craxi, del futuro fondatore di [[Forza Italia (1994)|Forza Italia]] e [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|presidente del Consiglio]] venne confermata più tardi nel 1994 e nella imminenza delle elezioni politiche durante una telefonata a [[Ugo Intini]] di [[Silvio Berlusconi]], dove questo disse: «Speriamo che si riesca a far ragionare [[Mario Segni|Segni]] e che si decida a guidare uno schieramento per battere Occhetto. Se no, tenterò io direttamente».<ref name=Int297/>
 
==== Le elezioni europee del 1994 con Alleanza Democratica ====
[[File:Partito socialista italiano - Alleanza democratica.jpg|thumb|Simbolo del Partito Socialista Italiano – [[Alleanza Democratica (Italia)|Alleanza Democratica]] per le [[Elezioni europee del 1994 (Italia)|elezioni europee del 1994]]]]
Alle successive [[Elezioni europee del 1994 (Italia)|elezioni europee del 1994]], tenutesi con il sistema proporzionale senza soglie di sbarramento, il partito creò la lista Democratici per l'Europa assieme ad [[Alleanza Democratica (Italia)|Alleanza Democratica]], che raccolse l'1,8% ed elesse al Parlamento europeo gli esponenti socialisti [[Riccardo Nencini]] e [[Elena Marinucci]].
 
==== L'uscita dal partito della componente laburista ====
A seguito del deludente esito delle elezioni, Del Turco rassegnò le dimissioni da segretario. Il 21 giugno 1994 il Comitato direttivo del PSI prese atto delle sue dimissioni e col voto di tutti i presenti, tranne quelli di [[Enrico Manca|Manca]] e [[Fabrizio Cicchitto|Cicchitto]], nominò [[Valdo Spini]] coordinatore nazionale, affidandogli il compito di organizzare entro il successivo mese di settembre il Congresso straordinario del partito.<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1994/giugno/22/Spini_nominato_coordinatore_co_8_940622561.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140426233944/http://archiviostorico.corriere.it/1994/giugno/22/Spini_nominato_coordinatore_co_8_940622561.shtml|titolo=Spini nominato coordinatore|pubblicazione=Corriere della sera|data=22 giugno 1992|accesso=25 agosto 2013|urlmorto=sì|dataarchivio=26 aprile 2014}}</ref>
 
Tuttavia Spini, ormai convinto della necessità che il PSI dovesse cambiare completamente la propria identità, eliminando anche il nome di "socialisti", che nell'immaginario collettivo, a causa anche del continuo insistere dei media e della satira politica sul ruolo del PSI nelle vicende di [[Tangentopoli]], era ormai diventato sinonimo di corruzione<ref>[http://semicroniste.files.wordpress.com/2010/10/ora-legale-socialisti.jpg Un esempio tra tutti: la copertina del periodico satirico ''[[Cuore (periodico)|Cuore]]'' titola "Scatta l'ora legale, panico tra i socialisti".]</ref>, convocò il 26 luglio 1994 una riunione per promuovere la "Costituente laburista". Il 5 novembre 1994 a Firenze venne quindi costituita la [[Federazione Laburista]], alla quale aderì la grande maggioranza dei parlamentari eletti nelle liste socialiste, che uscirono quindi dal PSI, determinando così il definitivo tracollo finanziario del Partito, privato anche del contributo mensile dei deputati e senatori socialisti.
 
==== Il XLVII Congresso e la messa in liquidazione del PSI ====
Appena una settimana dopo, il 13 novembre 1994, si tenne presso la Fiera di Roma, in un clima di forte tensione, ma anche di quasi rassegnazione, il XLVII Congresso dello storico partito del socialismo italiano, composto dai delegati socialisti che avevano deciso di non seguire Spini nel nuovo partito laburista.
 
Si confrontarono due posizioni: quella maggioritaria, sostenuta dall'ex-Segretario del PSI [[Ottaviano Del Turco]] e da [[Enrico Boselli]], che, a causa della disastrosa situazione finanziaria del partito, proponeva la sua messa in liquidazione, con la nomina di un commissario liquidatore, nella persona di Michele Zoppo, già liquidatore dell<nowiki>'</nowiki>''[[Avanti!]]'' e immediatamente dopo la costituzione di una nuova formazione politica denominata [[Socialisti Italiani|SI - Socialisti Italiani]]. La mozione minoritaria era contraria allo scioglimento del PSI ed era sostenuta da [[Fabrizio Cicchitto]] e da [[Enrico Manca]], che poi diedero vita al [[Partito Socialista Riformista]].
 
La maggioranza dell'Assemblea, preso atto della gravissima crisi politica e dell'insostenibile situazione finanziaria in cui versava il partito, decise la messa in liquidazione del PSI e, di fatto, il suo scioglimento.
 
Fu una scelta dolorosa, dovuta principalmente a motivi economici. L'enorme situazione debitoria del Partito e lo sfaldamento del gruppo dirigente dell'epoca craxiana, il venir meno del finanziamento interno dal tesseramento e dalle contribuzioni di parlamentari e amministratori locali, fece sì che le sezioni e le sedi del PSI venissero pignorate da banche e creditori.
 
Lo stesso ex-Segretario Del Turco subì il pignoramento di alcune sue proprietà immobiliari ereditate dai genitori in [[Abruzzo]].
 
=== La diaspora socialista ===
{{vedi anche|Partiti e movimenti politici italiani di ispirazione socialista}}
Il giorno dello scioglimento del partito ebbe inizio ufficialmente la diaspora socialista in Italia.
 
Il 13 novembre 1994 nacquero due diverse formazioni socialiste:
 
* i [[Socialisti Italiani]], con segretario [[Enrico Boselli]] e presidente [[Gino Giugni]], che auspicavano di creare una coalizione democratica di sinistra;
* il [[Partito Socialista Riformista]], con segretario [[Fabrizio Cicchitto]] e presidente [[Enrico Manca]], che decise di rimanere a sinistra, ma in una posizione autonoma.
 
Altre formazioni attorno alle quali si coagularono le istanze socialiste furono inoltre:
* la [[Federazione Laburista]] guidata da [[Valdo Spini]];
* [[Alleanza Democratica (Italia)|Alleanza Democratica]] nella quale era confluito il gruppo di [[Rinascita Socialista]] guidato da [[Giorgio Benvenuto]] ed [[Enzo Mattina]].
 
Oltre che nelle formazioni politiche sopra elencate, importanti esponenti del disciolto Partito Socialista Italiano confluirono, attraverso varie esperienze, in:
* [[Forza Italia (1994)|Forza Italia]]/[[Il Popolo della Libertà]]
* [[Nuovo Centrodestra]]/[[Alternativa Popolare]]
* [[Democratici di Sinistra]]-[[La Margherita]]/[[Partito Democratico (Italia)|Partito Democratico]]
 
Infatti collaterali a questi partiti vi sono spesso vere e proprie associazioni politico-culturali d'ispirazione socialista: con Forza Italia [[Noi Riformatori Azzurri]], [[Fondazione Free]] e [[Giovane Italia (2004)|Giovane Italia]], con il Partito Democratico l'associazione politico-culturale [[Socialisti Democratici per il Partito Democratico]] e l'ex corrente diessina dei ''Socialisti Liberali''.
 
Nella [[XV legislatura della Repubblica Italiana|XV legislatura]] (28 aprile 2006 - 28 aprile 2008) la pattuglia di ex-socialisti del PSI eletti nei due rami del [[Parlamento della Repubblica Italiana|Parlamento]] e al [[Parlamento europeo]] fu molto ridotta, solo 63 su 1030 provenivano dal PSI: 33 in [[Forza Italia (1994)|Forza Italia]], 13 nel [[Socialisti Democratici Italiani|Socialisti Democratici Italiani - SDI]], 12 nei [[Democratici di Sinistra|Democratici di Sinistra - DS]], 2 del [[Movimento per le Autonomie|MpA]], 1 nel [[Nuovo PSI]], 1 nell'[[Unione dei Democratici Cristiani e di Centro|UDC]] e 1 non aderente ad alcun partito ([[Giovanni Ricevuto]])<ref>[[Forza Italia (1994)|Forza Italia]] ([[Simone Baldelli]], [[Massimo Baldini (avvocato)|Massimo Baldini]], [[Paolo Bonaiuti]], [[Margherita Boniver]], [[Anna Cinzia Bonfrisco]], [[Renato Brunetta]], [[Francesco Brusco]], [[Giulio Camber]], [[Giampiero Cantoni]], [[Fabrizio Cicchitto]], [[Francesco Colucci]], [[Stefania Craxi]], [[Luigi Cesaro]], [[Gaetano Fasolino]], [[Antonio Gentile]], [[Paolo Guzzanti]], [[Raffaele Iannuzzi]], [[Vanni Lenna]], [[Chiara Moroni]], [[Francesco Musotto]], [[Emiddio Novi]], [[Gaetano Pecorella]], [[Marcello Pera]], [[Mauro Pili]], [[Sergio Pizzolante]], [[Gaetano Quagliariello]], [[Maurizio Sacconi]], [[Jole Santelli]], [[Amalia Sartori]], [[Aldo Scarabosio]], [[Giorgio Stracquadanio]], [[Renzo Tondo]] e [[Giulio Tremonti]]), [[Socialisti Democratici Italiani|SDI]] ([[Rapisardo Antinucci]], [[Alessandro Battilocchio]], [[Enrico Boselli]], [[Enrico Buemi]], [[Giovanni Crema]], [[Mauro Del Bue]], [[Gianni De Michelis]], [[Lello Di Gioia]], [[Pia Elda Locatelli]], [[Giacomo Mancini (1972)|Giacomo Mancini Jr.]], [[Angelo Piazza]], [[Valdo Spini]] e [[Roberto Villetti (politico)|Roberto Villetti]]), [[Democratici di Sinistra|Democratici di Sinistra - DS]] ([[Giuliano Amato]], [[Giorgio Benvenuto]], [[Antonello Cabras]], [[Laura Fincato]], [[Carlo Fontana (politico)|Carlo Fontana]], [[Linda Lanzillotta]], [[Maria Leddi]], [[Beatrice Magnolfi]], [[Pierluigi Mantini]], [[Gianni Pittella]], [[Tiziano Treu]] e [[Sergio Zavoli]]), [[Movimento per le Autonomie|MpA]] ([[Pietro Reina]] e [[Giuseppe Saro]]), [[Nuovo PSI]] ([[Lucio Barani]]), [[Unione dei Democratici Cristiani e di Centro|UDC]] ([[Giuseppe Drago]]) e indipendenti ([[Giovanni Ricevuto]]).</ref>.
 
Nel panorama politico vi sono diversi [[partiti e movimenti politici italiani di ispirazione socialista|gruppi d'ispirazione socialista]], a differenza di quanto si riscontra generalmente in altri Paesi, dove esiste di norma un unico partito di ispirazione socialista e/o socialdemocratica. I due gruppi autonomi principali sono il [[Nuovo PSI]] e il [[Partito Socialista Italiano (2007)|Partito Socialista Italiano]] guidato da [[Riccardo Nencini]].
 
=== La rinascita del PSI ===
{{vedi anche|Partito Socialista Italiano (2007)}}
[[File:Simbolo partito socialista italiano 2007.svg|thumb|upright=0.8|Il simbolo del rifondato Partito Socialista Italiano]]
Nel 2007 si è assistito alla rinascita del PSI, sia pure fortemente ridimensionato, ad opera di esponenti politici di varia provenienza, la maggioranza dei quali provenienti dai [[Socialisti Democratici Italiani]] e dal [[Nuovo PSI]].
 
Nel luglio 2007 infatti [[Enrico Boselli]], allora segretario dello [[Socialisti Democratici Italiani|SDI]] e membro della [[Rosa nel Pugno]] insieme ai [[Radicali Italiani]], annunciò di voler ricostituire l'originale PSI, dando vita ad una ''costituente'' aperta alle forze laiche di sinistra moderata e democratica che non si riconoscevano nel [[Partito Democratico (Italia)|Partito Democratico]].
 
Si è così costituito un nuovo soggetto politico che ha preso il nome di [[Partito Socialista Italiano (2007)|Partito Socialista]]. Alle elezioni politiche dell'aprile 2008 il PS ha ottenuto lo 0,9% dei consensi. Il risultato elettorale, insufficiente per eleggere rappresentanti socialisti in parlamento, ha portato alle dimissioni di Enrico Boselli in forte polemica con l'allora segretario del [[Partito Democratico (Italia)|PD]] [[Walter Veltroni]]<ref>[http://www.partitosocialista.it/site/artId__500/307/281-Veltroni_consegna_l_Italia_a_Berlusconi_br_Boselli_-_il_Congresso_scegliera_il_nuovo_leader.aspx Veltroni consegna l'Italia a Berlusconi. Boselli: il Congresso sceglierà il nuovo leader del Partito Socialista] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090114115429/http://www.partitosocialista.it/site/artId__500/307/281-Veltroni_consegna_l_Italia_a_Berlusconi_br_Boselli_-_il_Congresso_scegliera_il_nuovo_leader.aspx|data=14 gennaio 2009}}</ref>, che aveva rifiutato l'apparentamento del suo partito con il Partito Socialista, preferendogli l'[[Italia dei Valori]] di [[Antonio Di Pietro]], che si era impegnato a costituire un gruppo unico con il PD in [[Parlamento]]<ref>{{cita news|url=http://www.corriere.it/politica/08_febbraio_13/pd_radicali_idv_7c66e1ca-da17-11dc-be67-0003ba99c667.shtml|titolo=Di Pietro: «Fatto l'accordo con il Pd»|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=13 febbraio 2008|accesso=13 novembre 2008}}</ref>, impegno che dopo il voto venne però ritrattato<ref>{{cita news|url=http://www.corriere.it/politica/08_aprile_17/dipietro_santoro_64fae6e8-0c90-11dd-aecb-00144f486ba6.shtml|titolo=Gruppo unico col Pd, Di Pietro frena|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=18 aprile 2008|accesso=13 novembre 2008}}</ref>.
 
Il congresso del PS di fine giugno 2008 vede affrontarsi tre candidati per la carica di segretario: [[Riccardo Nencini]], all'epoca presidente del [[Consiglio regionale della Toscana]] e forte esponente della linea continuatrice della visione di [[Enrico Boselli]] che punta all'alleanza con il [[Partito Democratico (Italia)|Partito Democratico]]; [[Pia Locatelli]], eurodeputata e sostenitrice della tesi lanciata all'assemblea di [[Chianciano Terme]] per un soggetto politico liberale, radicale, socialista e laico autonomo; [[Angelino Sollazzo|Angelo Sollazzo]] che auspicava un'apertura con i partiti della sinistra radicale. La vittoria va a Riccardo Nencini, che viene eletto Segretario nazionale.
 
Il 7 ottobre 2009 il PS ha ripreso lo storico nome di [[Partito Socialista Italiano (2007)|Partito Socialista Italiano]].
 
== Correnti ==
[[File:Craxi-nenni1979.jpg|thumb|upright=0.7|Pietro Nenni e Bettino Craxi nel 1979]]
Dagli anni sessanta il PSI era diviso in quattro correnti, ognuna ispirata da principi diversi. Prima di allora le divisioni erano state tra [[riformismo|riformisti]] e [[massimalismo|massimalisti]] prima dell'avvento del [[fascismo]] e un contrasto tra [[frontismo|frontisti]] e [[socialisti autonomisti|autonomisti]] nel secondo dopoguerra. Le correnti dagli anni dettanta divennero più precise e organizzate:
* [[Socialisti autonomisti|Autonomisti]]/[[Craxismo|craxiani]] – con a capo lo storico capo politico socialista [[Pietro Nenni]], succeduto dal suo delfino [[Bettino Craxi]], in diversi periodi fu la corrente predominante.<ref>[http://www.criticasociale.net/index.php?&function=editoriale_page&id=0000285 Il dovere di riscoprire la verità], da "Critica sociale"</ref> Composta inizialmente da [[socialisti autonomisti]] avversi al [[comunismo]], essa costituiva la destra interna, legata ai valori del [[socialismo liberale]]. Le sue posizioni sui temi etico/sociali erano severe (si ricordi la ferma opposizione alla droga e alla criminalità organizzata).<ref>[http://www.liberalfondazione.it/archivio/tutti-i-numeri-di-liberal/814-craxi-e-il-riformismo Craxi e il riformistmo] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140203122221/http://www.liberalfondazione.it/archivio/tutti-i-numeri-di-liberal/814-craxi-e-il-riformismo |data=3 febbraio 2014 }}, da "Liberal</ref> Attenta ai temi legati all'[[nazionalismo italiano|identità nazionale]], era favorevole all'alleanza con la [[Democrazia Cristiana|DC]]. Espresse anche interesse per una maggiore sinergia con il [[Partito Socialista Democratico Italiano|PSDI]], il [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]] ed esponenti del [[cristianesimo sociale]].
* [[Socialdemocrazia|Riscossa socialista]] – nata dalla [[diarchia]] tra [[Giacomo Mancini]] e [[Francesco De Martino]], alleata affidabile agli occhi di Nenni, si distinse talvolta per le critiche rivolte a Craxi. I suoi esponenti avevano un punto di riferimento a livello di teorie macroeconomiche nelle posizioni di [[Federico Caffè]].
* [[Socialismo democratico|Giolittiani]] – guidata da [[Antonio Giolitti]] e dopo il suo addio al PSI per rientrare nel [[Partito Comunista Italiano|PCI]] da [[Giuliano Amato]], fu l'[[sinistra (politica)|area moderata]] del partito. Se da un lato si opponeva ai comunisti (in particolare in seguito [[Rivoluzione ungherese del 1956|alle vicende ungheresi del 1956)]], avversò anche la DC, di cui criticava l'opportunismo e la corruzione di alcuni suoi membri. Distante dal [[marxismo]], in economia guardava con attenzione al [[economia keynesiana|keynesismo]].
[[File:Riccardo Lombardi 1966b.jpg|thumb|upright=0.7|[[Riccardo Lombardi (politico)|Riccardo Lombardi]]]]
* [[Socialismo|Sinistra lombardiana]] – corrente marcatamente di [[sinistra (politica)|sinistra]], fu in minoranza sia rispetto a Nenni (nonostante un iniziale appoggio) che a Craxi (anch'egli inizialmente sostenuto dai lombardiani, che furono determinanti per la sua elezione a segretario). Prendendo il nome dello storico capo politico [[Riccardo Lombardi (politico)|Riccardo Lombardi]], essa si ispirava al [[socialismo|socialismo classico]] e al [[sindacalismo]].<ref>[http://www.ircocervo.it/immagini/riviste/2009_dicembre/19_cicchitto.pdf Riccardo Lombardi politico dell'alternativa e delle riforme] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140201155818/http://www.ircocervo.it/immagini/riviste/2009_dicembre/19_cicchitto.pdf |data=1º febbraio 2014 }}, da "L'ircocervo"</ref> Non mancò mai di auspicare un'evoluzione in senso socialdemocratico del PCI, a cui proponeva la prospettiva dell'alternativa di sinistra,<ref>[http://www.circolorossellimilano.org/MaterialePDF/tesi_coerenza_e_attualita__di_riccardo_lombardi.pdf Coerenza e attualità della vita e del pensiero di Riccardo Lombardi], tesi di laurea</ref> rispetto alla quale i comunisti si espressero sfavorevolmente. La corrente teorizzava una linea di acomunismo (Lombardi, proveniente dal [[Partito d'Azione]], nel 1947 si era opposto alla partecipazione dei socialisti al [[Fronte Democratico Popolare]]), che rese spesso altalenanti i rapporti con il PCI.<ref>{{cita web|url=http://unacitta.it/newsite/intervista_stampa.asp?rifpag=homealtratradizione&id=1532&anno=2007|titolo=Riformismo rivoluzionario}}</ref><br />
 
Prima del 1964 la [[Socialismo rivoluzionario|sinistra socialista]] era stata invece rappresentata dal gruppo guidato da [[Lelio Basso]], [[Vittorio Foa]], [[Francesco Cacciatore]] e [[Lucio Libertini]], contrari all'alleanza del PSI con la DC volta alla costituzione del governo di [[Centro-sinistra "organico"|centro-sinistra organico]], ma favorevoli a una politica di «unità di classe» col PCI. L'area che poi sarebbe diventata il PSIUP era divisa al suo interno tra un’ala legata alla tradizione del [[socialismo libertario]] di ascendenza [[Marxismo|marxista]]-[[Rosa Luxemburg|luxemburghista]] (Basso), settori di [[estrema sinistra]] molto critici rispetto al moderatismo del PCI (Libertini) e un’ala fortemente unitaria coi comunisti ([[Tullio Vecchietti]] e [[Dario Valori]]).<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/partito-socialista-italiano-di-unita-proletaria_%28Dizionario-di-Storia%29/|titolo=Partito socialista italiano di unita proletaria|accesso=7 settembre 2017}}</ref> Fu proprio l'uscita di parte di questo gruppo, che formò il [[Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria]] in dissenso al [[centro-sinistra]], a consentire alla sinistra lombardiana di occupare lo spazio della sinistra socialista dentro il PSI.
 
=== Correnti ai congressi ===
* 1959
** Mozione Nenni – 273 271 voti – 47 seggi
** Mozione Basso – 40 933 voti – 7 seggi
** Mozione Vecchietti – 153 060 – 27 seggi
* 1965
** Mozione Nenni-De Martino – 345 907 voti – 80 seggi
** Mozione Giolitti-Lombardi – 80 923 voti – 19 seggi
** Mozioni locali – 6 660 voti – 2 seggi
* 1968 (Partito Socialista Unificato)
** Mozione [[Mauro Ferri|Ferri]] (''Autonomia Socialista'') – 35,54%
** Mozione [[Francesco De Martino|De Martino]] (''Riscossa e Unità Socialista'') – 32,23%
** Mozione [[Mario Tanassi|Tanassi]] (''Rinnovamento Socialista'') – 17,35%
** Mozione [[Riccardo Lombardi (politico)|Lombardi]] (''Sinistra Socialista'') – 9,09%
** Mozione [[Antonio Giolitti|Giolitti]] (''Impegno Socialista'') – 5,78%
* 1976
** Mozione De Martino 42,7%
** Mozione Mancini 19,8%
** Mozione Lombardi 17,8%
** Mozione Nenni 14%
** Mozione Bertoldi 5,7%
* 1994
** Mozione Del Turco – 63,26%
** Mozione Manca-Cicchitto – 11,81%
** Mozioni locali (Biscardini e Nencini) – 24,93%
 
=== Scissioni ===
* 1912 – [[Partito Socialista Riformista Italiano]]
* 1921 – [[Partito Comunista d'Italia]]
* 1922 – [[Partito Socialista Unitario]]
* 1947 – [[Partito Socialista Democratico Italiano|Partito Socialista dei Lavoratori Italiani]]
* 1948 – [[Unione dei Socialisti]]
* 1949 – [[Giuseppe Romita|Movimento Socialista Autonomista]]
* 1964 – [[Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria]]
* 1969 – [[Partito Socialista Democratico Italiano]]
* 1981 – [[Franco Bassanini|Lega dei Socialisti]]
* 1993 – [[Rinascita Socialista]]
* 1994 – [[Partiti e movimenti politici italiani di ispirazione socialista|Federazione dei Socialisti]]
* 1994 – [[Federazione Laburista]]
 
=== Acquisizioni o unificazioni ===
* 1893 – [[Partito Socialista Rivoluzionario Italiano]]
* 1930 – [[Partito Socialista Unitario]]
* 1943 – [[Movimento di Unità Proletaria]]
* 1947 – [[Partito d'Azione|componente socialista del Partito d'Azione]]
* 1949 – [[Partito Sardo d'Azione Socialista]]
* 1957 – [[Unità Popolare (Italia)|Unità Popolare]]
* 1966 – [[Partito Socialista Democratico Italiano]]
* 1972 – [[Movimento Politico dei Lavoratori]]
 
== Ideologia ==
Nel corso degli anni l'ideologia alla base del PSI cambiò molto, adeguandosi al periodo. Inizialmente con la fondazione nel 1892 il PSI era un aggregato di forza spesso rivoluzionarie di varie matrici ideologiche, da socialisti, a marxisti, ad anarchici e a repubblicani rivoluzionari. Il primo deputato socialista Andrea Costa stesso aveva anche idee [[anarchismo|anarchiche]] oltre che [[socialismo rivoluzionario|socialiste rivoluzionarie]]. Vi era inoltre una forte componente [[femminismo|femminista]] ''ante-litteram'', che chiedeva maggiori diritti per le donne italiane, promossa soprattutto dalla rivoluzionaria russa [[Anna Kuliscioff]], moglie di Costa.
 
Con il 1904 le correnti ideologiche interne del PSI iniziarono a delinearsi verso un partito maggiormente organico e di ispirazione più coerentemente socialista. Vi fu infatti una divisione tra [[massimalismo (politica)| socialisti massimalisti]] e [[riformismo|socialisti riformisti]] o turatiani, poiché guidati da [[Filippo Turati]]. Entrambe le correnti facevano riferimento al marxismo (la prima in modo [[marxismo ortodosso|ortodosso]] e rivoluzionario, la seconda in modo eterodosso) come base del pensiero, ma da raggiungere tramite le riforme e il [[parlamentarismo]]. Nel 1912 con l'Italia giolittiana che entrava in guerra per occupare la [[Libia]], fu chiara da parte di entrambe le fazioni una connotazione fortemente [[pacifista]] e [[antimilitarista]] (anche se i massimalisti avrebbero giustificato la violenza e la lotta armata se si fosse trattato di [[lotta di classe]]), pacifismo che tornò nel 1915 con l'Italia indecisa se entrare o meno nella prima guerra mondiale. In questo periodo il massimalista [[Benito Mussolini]] passò dalle posizioni neutraliste a una visione molto personale di socialismo basata sul [[nazionalismo]], sullo [[sciovinismo]] e su un forte [[interventismo]]. Ciò spinse la direzione del PSI a espellerlo dal partito.
 
Dopo la guerra e la [[rivoluzione d'ottobre]] in Russia la corrente massimalista prevaleva decisamente su quella riformista e auspicava una rivoluzione proletaria anche in [[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] su modello di quella russa. In questo periodo i massimalisti si avvicinarono molto a posizioni [[leninismo|leniniste]] e [[comunismo|comuniste]]. [[Lenin|Vladimit Lenin]] pressava che il PSI divenisse un partito satellite del [[Partito Comunista dell'Unione Sovietica]], entrasse nell'[[Internazionale Comunista]] ed espellesse i riformisti verso una strada decisamente comunista, cosa che avvenne nel 1919, quando la corrente di Turati venne espulsa, dando vita al [[Partito Socialista Unitario]] e lasciando il PSI a essere un partito soprattutto massimalista.
 
Dopo che il partito viene ricostituito dopo la guerra come [[Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria]], la linea è soprattutto erede del vecchio riformismo turatiano poiché gli ex massimalisti erano quasi tutti confluiti nel PCI. In vista delle [[Elezioni politiche italiane del 1948|elezioni politiche del 1948]] nel PSI si delinearono due correnti: i [[frontismo|frontisti]], favorevoli a coalizioni con i comunisti e con la sinistra più rivoluzionaria; e gli [[socialisti autonomisti|autonomisti]], che chiedevano autonomia socialista rispetto alla politica dei comunisti ed erano molto critici nei confronti dell'[[Unione Sovietica]] e anche del marxismo. Prevalse comunque la corrente frontista e venne creato il [[Fronte Democratico Popolare]]. In seguito [[Pietro Nenni]], che era stato uno dei promotori del FDP, diventa capo lui stesso della corrente autonomista visto anche il mancato successo delle elezioni del 1948. La linea del PSI si sposta quindi verso una coalizione con la [[Democrazia Cristiana]] di [[Aldo Moro]].
 
Dopo il 1962 con l'espulsione dell'area ancora massimalista, che diede vita al PSIUP, la linea ideologica del PSI si sposta verso una visione decisamente di centro-sinistra abbandonando completamente l'idea di rivoluzione verso la [[socialdemocrazia]]. Nel 1976 con l'inizio della segreteria Craxi il nuovo capo politico autonomista e riformista marca ancora di più, anche graficamente, la nuova direzione del PSI verso il [[socialismo liberale]], il [[liberalismo sociale]] e la socialdemocrazia, rendendo il partito completamente autonomo dal PCI e più marcatamente verso il centro-sinistra.
 
== Struttura del partito ==
=== Direzioni collettive===
* Comitato Centrale Provvisorio nominato dal Congresso Operaio Italiano (Milano, 2 e 3 agosto 1891): Enrico Bertini, Silvio Cattaneo, Carlo Cremonesi, Giuseppe Croce, [[Costantino Lazzari]], [[Antonio Maffi]] e [[Anna Maria Mozzoni]]<ref name=Leo107>{{cita|Leonzio|p. 107}}.</ref>
* Comitato Centrale eletto al congresso costitutivo del Partito dei Lavoratori Italiani (Genova, 14 e 15 agosto 1892): Enrico Bertini, Giuseppe Croce, [[Carlo Dell'Avalle]], Annetta Ferla, Giuseppe Fossati, Costantino Lazzari e Antonio Maffi<ref name=Leo107/>
* Commissione Esecutiva del Comitato Centrale eletta al congresso (Reggio Emilia, 1893) del Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (nuova denominazione assunta dal PLI): Enrico Bertini, Carlo Dell'Avalle, Giuseppe Croce, Costantino Lazzari e Leopardi<ref name=Leo107/>
* Ufficio Esecutivo Centrale eletto al congresso clandestino di Parma (13 gennaio 1895) del Partito Socialista Italiano (nuova denominazione assunta dal PSLI): Carlo Dell’Avalle (segretario), Enrico Bertini (cassiere), Costantino Lazzari e Dino Rondani<ref name=Leo107/>
* Comitato Esecutivo Centrale eletto al IV congresso del PSI (Firenze, luglio 1896): Carlo Dell’Avalle (segretario), Enrico Bertini, Garzia Cassola, Costantino Lazzari e Dino Rondani.<ref name=Leo108>{{cita|Leonzio|p. 108}}.</ref>
* Ufficio Esecutivo Centrale eletto al congresso di Bologna (settembre 1897): Enrico Bertini, Carlo Dell’Avalle e Dino Rondani<ref name=Leo108/>
* Direzione eletta al congresso di Roma (settembre 1900): Cesare Alessandrini, [[Nicola Barbato]], Giovanni Lerda, Arnaldo Lucci, Romeo Soldi, [[Alfredo Bertesi]], [[Andrea Costa]], [[Enrico Ferri (politico)|Enrico Ferri]], [[Rinaldo Rigola]], [[Filippo Turati]] e [[Leonida Bissolati]]<ref name=Leo108/>
* Direzione eletta al congresso di Imola (1902): Alfredo Bertesi, [[Alessandro Bocconi]], [[Pietro Chiesa]], Andrea Costa, Enrico Ferri, Ernesto Cesare Longobardi, Romeo Soldi, Filippo Turati, [[Giuseppe Parpagnoli]], Pozzani e Leonida Bissolati<ref name=Leo108/>
* Direzione eletta al congresso di Bologna (aprile 1904): Giuseppe Croce, Paride Fabi, Eugenio Guarino, Giovanni Lerda, Ernesto Cesare Longobardi, Romeo Soldi, più Enrico Ferri (nuovo direttore dell’''Avanti!'' dall’11 maggio 1903) e [[Oddino Morgari]] in rappresentanza del gruppo parlamentare<ref name=Leo108/>
* Comitato Esecutivo della Direzione, composto dai membri della Direzione residenti a Roma, eletto dal congresso del 1906: Adolfo Zerbini, Camillo Camerini, Luigi Colli, Alberto Paglierini, Billinovich, Francesco Paolini, [[Luigi Salvatori]], Enrico Ferri e dal 22 febbraio 1908 al 30 settembre 1908 anche Oddino Morgari<ref name=Leo108/>
 
=== Segretari politici ===
Il X congresso del PSI (Firenze, 1908) istituì la figura del segretario politico (eletto dalla Direzione), dirigente e rappresentante del partito.
 
* Pompeo Ciotti (13 febbraio 1909 – 10 luglio 1912)<ref name=Leo108/>
* [[Costantino Lazzari]] (10 luglio 1912 – 11 ottobre 1919), sostituito dal 24 gennaio 1918 al 16 giugno 1918 da Oddino Morgari e poi da [[Egidio Gennari]]<ref name=Leo108/> e dal 22 marzo all'11 ottobre 1919 da [[Arturo Vella]]
* [[Nicola Bombacci]] (11 ottobre 1919 – 25 febbraio 1920)<ref name=Leo108/>
* [[Egidio Gennari]] (febbraio 1920 – 21 gennaio 1921)<ref name=Leo108/>
* [[Giovanni Bacci]] (21 gennaio – ottobre 1921)<ref name=Leo109>{{cita|Leonzio|p. 109}}.</ref>
* [[Domenico Fioritto]] (ottobre 1921 – aprile 1923)<ref name=Leo109/>
* [[Tito Oro Nobili]] (aprile 1923 – aprile 1925)<ref name=Leo109/>
* [[Olindo Vernocchi]] (25 aprile 1925 – 5 novembre 1926)<ref name=Leo109/>
* [[Ugo Coccia]] (dicembre 1926 – 15 gennaio 1928)<ref name=Leo109/>
* [[Angelica Balabanoff]] (15 gennaio 1928 – 6 marzo 1930), dal 17 marzo 1930 segretaria del [[Partito Socialista Italiano (1930-1940)|PSIm]]<ref name=Leo109/>
* [[Pietro Nenni]] (17 marzo 1930 – 20 luglio 1930), segretario della frazione fusionista<ref name=Leo109/>
* [[Ugo Coccia]] (20 luglio 1930 – 23 dicembre 1932), segretario del PSI-[[Internazionale operaia socialista|IOS]]<ref name=Leo109/><ref name=Leo26>{{cita|Leonzio|p. 26}}.</ref><ref>Contraddizione nel documento fonte tra pag. 26 e pag. 109 riguardo alla fine della segreteria Coccia: Questa avvenne con la sua morte nel 1932, cfr. {{cita web|url=http://www.sissco.it/recensione-annale/aa-vv-ugo-coccia-e-la-generazione-degli-esuli-2001/|titolo=Ugo Coccia e la generazione degli esuli|autore =Piero S. Graglia|cid =Graglia|accesso=8 ottobre 2017}}.</ref>
* [[Pietro Nenni]] (18 aprile 1933 – 28 agosto 1939)<ref name=Leo109/><ref name=Leo174>{{cita|Leonzio|p. 174}}.</ref><ref>Contraddizione nella fonte tra le pag. 109 e 174. Nenni fu eletto segretario nel XXII congresso del PSI (17-18 aprile 1933), confronta il capoverso "1930-1933" sulla pagina web {{cita web|url=https://www.fondazionenenni.it/chi-siamo/pietro-nenni|titolo=Pietro Nenni, 1891-1980|accesso=1º ottobre 2017}}</ref>
* Comitato di segreteria (2 settembre 1939 – 1941; occupazione della Francia) composto da [[Oddino Morgari]], [[Giuseppe Saragat]] e [[Angelo Tasca]]<ref name=Leo109/>
* Federazione del Sud-Ovest con segretario [[Giovanni Faraboli]] (giugno 1940 – 23 dicembre 1941), rappresentante del PSI<ref name=Leo109/>
* Centro Estero del PSI-IOS con segretario [[Ignazio Silone]] (23 dicembre 1941 – 16 aprile 1944 ), rappresentante del PSI<ref name=Leo109/>
* [[Giuseppe Romita]] (20 settembre 1942 – 22 agosto 1943)<ref name=Leo109/>
* [[Pietro Nenni]] (22 agosto 1943 – 1º agosto 1945), segretario politico del [[Partito Socialista Italiano#La nascita del Partito Socialista Italiano di Unit.C3.A0 Proletaria - PSIUP|PSIUP]]<ref name=Leo109/>
* [[Sandro Pertini]] (1º agosto – 22 dicembre 1945)<ref name=Leo110>{{cita|Leonzio|p. 110}}.</ref>
* [[Rodolfo Morandi]] (22 dicembre 1945 – 16 aprile 1946)<ref name=Leo110/>
* [[Ivan Matteo Lombardo]] (16 aprile 1946 – 14 gennaio 1947)<ref name=Leo110/>
* [[Lelio Basso]] (14 gennaio 1947 – 5 luglio 1948)<ref name=Leo110/>
* [[Alberto Jacometti]] (5 luglio 1948 – 18 maggio 1949)<ref name=Leo110/>
* [[Pietro Nenni]] (18 maggio 1949 – 10 dicembre 1963)<ref name=Leo110/>
* [[Francesco De Martino]] (10 dicembre 1963 – 30 ottobre 1966)<ref name=Leo110/>
* [[Francesco De Martino]] e [[Mario Tanassi]], co-segretari (30 ottobre 1966 – 9 novembre 1968)<ref name=Leo110/>
* [[Mauro Ferri]] (9 novembre 1968 – 20 maggio 1969)<ref name=Leo110/>
* [[Francesco De Martino]] (5 luglio 1969 – 23 aprile 1970)<ref name=Leo110/>
* [[Giacomo Mancini]] (23 aprile 1970 – 13 marzo 1971)<ref name=Leo111>{{cita|Leonzio|p. 111}}.</ref>
* [[Francesco De Martino]] (13 marzo 1971 – 15 luglio 1976)<ref name=Leo111/>
* [[Bettino Craxi]] (15 luglio 1976 – 12 febbraio 1993)<ref name=Leo111/>
* [[Giorgio Benvenuto]] (13 febbraio – 22 maggio 1993)<ref name=Leo111/>
* [[Ottaviano Del Turco]] (28 maggio 1993 – 16 giugno 1994)<ref name=Leo111/>
* [[Valdo Spini]] (Coordinatore Nazionale) (21 giugno – 20 settembre 1994)<ref name=Leo111/>
* [[Ottaviano Del Turco]] (21 settembre 1994 – 12 novembre 1994)<ref name=Leo111/>
 
== Simbologia ==
=== Storia dei simboli ===
La storia del PSI si lega a filo doppio e non può prescindere dalle icone socialiste e dal loro valore [[Simbolo|simbolico]] ed evolve con esse.
 
Il sole nascente, simboleggiante il sol dell'avvenire e quindi il progetto ideale e il futuro radioso, è presente fino dai primordi nella propaganda e negli scritti socialisti, così come il [[Dianthus caryophyllus|garofano]] rosso, fieramente esibito all'occhiello da molti socialisti in occasione di scioperi e manifestazioni.
 
In occasione delle [[Elezioni politiche italiane del 1919|elezioni politiche del 16 novembre 1919]] nel simbolo del partito compaiono [[falce e martello]], mutuati dal simbolo della repubblica dei soviet russi,<ref name="Simboli"/> posti davanti al sol dell'avvenire e inseriti all'interno di una corona di spighe.
 
La [[XVII Congresso del Partito Socialista Italiano|scissione di Livorno]] del 1921 che aveva gemmato il [[Partito Comunista d'Italia]] implicò una diversificazione delle simbologie. I comunisti adottarono il simbolo che dal 1919 era stato del PSI e che tuttora appartiene al [[Partito Comunista Internazionalista]], l'erede politico della [[sinistra comunista]] di [[Amadeo Bordiga]] che costituiva la componente maggioritaria nel PCd'I dopo la scissione dal PSI. Nel simbolo del socialisti invece a partire dal 1921 comparve dietro alla falce e al martello un libro aperto a rappresentare la cultura laica e razionale.
 
Scissioni e ricomposizioni successive portarono spesso le componenti di ispirazione riformista e socialdemocratica a utilizzare nei loro loghi il sole nascente da solo.
 
Dopo gli anni del [[fascismo]] durante le [[Elezioni politiche italiane del 1946|elezioni per la costituente del 1946]] gli elementi presenti nel simbolo erano la falce e martello sul libro aperto, completati dal sol dell'avvenire.
 
Nel 1971 il simbolo che compare sulla tessera socialista è disegnato da [[Sergio Ruffolo]]. Libro, falce e martello sono chiusi nella semisfera del sole che sorge, i cui raggi occupano la parte centrale del cerchio.<ref name="Simboli">{{cita news |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/10/05/craxi-in-un-ora-cambia-nome.html|titolo= E CRAXI IN UN' ORA CAMBIA NOME AL PSI|pubblicazione= la Repubblica|data=5 ottobre 1990|accesso= 26 agosto 2013}}</ref> Esso viene utilizzato per oltre sette anni.
 
Nel 1978 al congresso di [[Torino]] viene approvata la proposta del segretario [[Bettino Craxi]] di aggiungere un [[Dianthus caryophyllus|garofano]] rosso a libro, falce e martello e sole,<ref name="Simboli"/> che vengoo rimpiccioliti. Il garofano rosso era uno storico simbolo socialista e inoltre omaggiava la [[Rivoluzione dei garofani|rivoluzione dei garofani in Portogallo]] del 25 aprile 1974.
 
Nel 1985 il garofano rosso soppianta tutti gli altri elementi. Nel nuovo simbolo disegnato da [[Filippo Panseca]] libro, sole, falce e martello scompaiono e rimane solo il garofano.<ref name="Simboli"/>
 
Dopo la caduta del muro di Berlino e del comunismo sovietico nel 1990 l'esecutivo del PSI decide di cambiare il nome all'interno del simbolo. Il grafico Ettore Vitale sostituisce la scritta Partito Socialista con Unità Socialista, come auspicio per la ricomposizione della [[XVII Congresso del Partito Socialista Italiano|scissione di Livorno]],<ref name="Simboli"/> con sotto la sigla PSI. Con questo simbolo il partito si presenta alle [[Elezioni politiche italiane del 1992|elezioni politiche del 1992]].
 
Nel 1993 all'Assemblea nazionale del PSI del 16 dicembre viene approvata la proposta del segretario [[Ottaviano Del Turco]] di sostituire nel simbolo il garofano rosso con una [[Rosa (botanica)|rosa]] rossa, simbolo del [[Partito Socialista (Francia)|Partito Socialista francese]] e dell'[[Internazionale Socialista]].<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1994/gennaio/17/Craxi_che_sgorbio_rosa_del_co_0_940117865.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140919044340/http://archiviostorico.corriere.it/1994/gennaio/17/Craxi_che_sgorbio_rosa_del_co_0_940117865.shtml|titolo= Craxi: che sgorbio la rosa del PSI|pubblicazione= Corriere della sera|data=17 gennaio 1994|accesso= 26 agosto 2013|urlmorto=sì|dataarchivio=19 settembre 2014}}</ref> Con questo simbolo in cui il PSI ha perso la dizione Italiano, anche in questo caso a voler marcare il richiamo al [[Partito Socialista Europeo]] e all'Internazionale Socialista, il partito si presenta alle [[Elezioni politiche italiane del 1994|elezioni politiche del 1994]] e in abbinata con [[Alleanza Democratica (Italia)|Alleanza democratica]] alle [[Elezioni europee del 1994 (Italia)|elezioni europee del 1994]].
 
=== Simboli storici ===
<gallery>
File:Liste 1924 - 19.svg|Partito Socialista Italiano<br>dal 1919 al 1921<ref>{{cita web|url=http://www.scalarini.it/it/opera-artistica/disegni/pubblicazioni/manifesti|titolo=Elezioni politiche 1919 - PARTITO SOCIALISTA ITALIANO|accesso=10 agosto 2017}}</ref>
File:Partito socialista italiano alle elezioni del 1922.jpg|Partito Socialista Italiano<br>dal 1921 al 1946
File:Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria.svg|Partito Socialista Italiano<br>(di Unità Proletaria) alle elezioni dell'Assemblea Costituente nel 1946
File:FDP1948.jpg|PSI e PCI uniti nel<br>Fronte Democratico Popolare per la libertà, la pace, il lavoro alle elezioni politiche del 1948
File:Partito Socialista Italiano (1947-1966;1969-1971).svg|Partito Socialista Italiano<br>dal 1947 al 1966 e dal 1969 al 1971
File:PSI-PSDI unificati 1968.jpg|Partito Socialista Italiano<br>e Partito Socialista Democratico Italiano unificati dal 1966 al 1968
File:Partito Socialista Unificato 1969.jpg|Partito Socialista Unificato<br>(PSI + PSDI) nel 1969
File:Partito Socialista Italiano (1971-1978).svg|Partito Socialista Italiano<br>dal 1971 al 1978
File:Partito Socialista Italiano (1978).svg|Partito Socialista Italiano<br>da aprile a ottobre 1978
File:Partito Socialista Italiano (1978-1985).svg|Partito Socialista Italiano<br>dal 1978 al 1985
File:Partito Socialista Italiano (1985-1990).svg|Partito Socialista Italiano<br>dal 1985 al 1990
File:Partito Socialista Italiano (1990-1993).svg|Partito Socialista Italiano<br>dal 1990 al 1993
File:Partito Socialista Italiano (1993-1994).svg|Partito Socialista<br>dal 16 dicembre 1993 alla messa in liquidazione del partito il 13 novembre 1994
File:Partito socialista italiano - Alleanza democratica.jpg|Abbinata del Partito Socialista e di Alleanza Democratica per le elezioni europee del 1994
</gallery>
 
== Risultati elettorali ==
{|class="wikitable"
|-style="background:#efefef"
|width="40%" align="center" colspan="2"|'''Elezioni'''
!width=30%|Lista
!width=20%|Voti
!width=20%|%
!width=20%|Seggi
|-
!align="left" colspan="1"|[[Elezioni politiche italiane del 1895|Politiche 1895]]
!align=left|Camera
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|82 523
|align=center|6,76
|align=center|{{seggi|15|508|#FF2400}}
|-
!align="left" colspan="1"|[[Elezioni politiche italiane del 1897|Politiche 1897]]
!align=left|Camera
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|37 245
|align=center|2,95
|align=center|{{seggi|15|508|#FF2400}}
|-
!align="left" colspan="1"|[[Elezioni politiche italiane del 1900|Politiche 1900]]
!align=left|Camera
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|97 368
|align=center|12,97
|align=center|{{seggi|33|508|#FF2400}}
|-
!align="left" colspan="1"|[[Elezioni politiche italiane del 1904|Politiche 1904]]
!align=left|Camera
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|108 510
|align=center|21,35
|align=center|{{seggi|29|508|#FF2400}}
|-
!align="left" colspan="1"|[[Elezioni politiche italiane del 1909|Politiche 1909]]
!align=left|Camera
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|170 000
|align=center|18,87
|align=center|{{seggi|41|508|#FF2400}}
|-
!align="left" colspan="1"|[[Elezioni politiche italiane del 1913|Politiche 1913]]
!align=left|Camera
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|902 809
|align=center|17,62
|align=center|{{seggi|52|508|#FF2400}}
|-
!align="left" colspan="1"|[[Elezioni politiche italiane del 1919|Politiche 1919]]
!align=left|Camera
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|1 834 792
|align=center|32,28
|align=center|{{seggi|156|508|#FF2400}}
|-
!align="left" colspan="1"|[[Elezioni politiche italiane del 1921|Politiche 1921]]
!align=left|Camera
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|1 569 559
|align=center|24,69
|align=center|{{seggi|123|535|#FF2400}}
|-
!align="left" colspan="1"|[[Elezioni politiche italiane del 1924|Politiche 1924]]
!align=left|Camera
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|341 528
|align=center|5,03
|align=center|{{seggi|22|535|#FF2400}}
|-
!align="left" colspan="1"|[[Elezioni politiche italiane del 1946|Politiche 1946]]
!align=left|Assemblea Costituente
|align=center|Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria
|align=center|4 758 129
|align=center|20,68
|align=center|{{seggi|115|556|#FF2400}}
|-
!align="left" rowspan="2"|[[Elezioni politiche italiane del 1948|Politiche 1948]]
!align=left|Camera
|align=center|[[Fronte Democratico Popolare]] (PSI-PCI)
|align=center|8 136 637
|align=center|30,98
|align=center|{{seggi|57|574|#FF2400}}
|-
!align=left|Senato
|align=center|[[Fronte Democratico Popolare]] (PSI-PCI)
|align=center|7 015 092
|align=center|30,76
|align=center|{{seggi|41|237|#FF2400}}
|-
!align="left" rowspan="2"|[[Elezioni politiche italiane del 1953|Politiche 1953]]
!align=left|Camera
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|3 441 305
|align=center|12,70
|align=center|{{seggi|75|590|#FF2400}}
|-
!align=left|Senato
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|2 893 148
|align=center|11,90
|align=center|{{seggi|26|237|#FF2400}}
|-
!align="left" rowspan="2"|[[Elezioni politiche italiane del 1958|Politiche 1958]]
!align=left|Camera
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|4 208 111
|align=center|14,23
|align=center|{{seggi|84|596|#FF2400}}
|-
!align=left|Senato
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|3 682 806
|align=center|14,08
|align=center|{{seggi|36|246|#FF2400}}
|-
!align="left" rowspan="2"|[[Elezioni politiche italiane del 1963|Politiche 1963]]
!align=left|Camera
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|4 257 300
|align=center|13,84
|align=center|{{seggi|87|630|#FF2400}}
|-
!align=left|Senato
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|3 849 878
|align=center|14,01
|align=center|{{seggi|44|315|#FF2400}}
|-
!align="left" rowspan="2"|[[Elezioni politiche italiane del 1968|Politiche 1968]]
!align=left|Camera
|align=center|[[PSI-PSDI Unificati]]
|align=center|4 605 832
|align=center|14,48
|align=center|{{seggi|91|630|#FF2400}}
|-
!align=left|Senato
|align=center|[[PSI-PSDI Unificati]]
|align=center|4 355 506
|align=center|15,22
|align=center|{{seggi|46|315|#FF2400}}
|-
!align="left" rowspan="2"|[[Elezioni politiche italiane del 1972|Politiche 1972]]
!align=left|Camera
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|3 210 427
|align=center|9,61
|align=center|{{seggi|61|630|#FF2400}}
|-
!align=left|Senato
|align=center| Partito Socialista Italiano
|align=center|3 225 804
|align=center|10,71
|align=center|{{seggi|33|315|#FF2400}}
|-
!align="left" rowspan="2"|[[Elezioni politiche italiane del 1976|Politiche 1976]]
!align=left|Camera
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|3 542 998
|align=center|9,64
|align=center|{{seggi|57|630|#FF2400}}
|-
!align=left|Senato
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|3 209 987
|align=center|10,20
|align=center|{{seggi|29|315|#FF2400}}
|-
!align="left" rowspan="2"|[[Elezioni politiche italiane del 1979|Politiche 1979]]
!align=left|Camera
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|3 596 802
|align=center|9,81
|align=center|{{seggi|62|630|#FF2400}}
|-
!align=left|Senato
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|3 255 104
|align=center|10,38
|align=center|{{seggi|32|315|#FF2400}}
|-
!align="left" colspan="2"|[[Elezioni europee del 1979 (Italia)|Europee 1979]]
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|3 858 295
|align=center|11,03
|align=center|{{seggi|9|81|#FF2400}}
|-
!align="left" rowspan="2"|[[Elezioni politiche italiane del 1983|Politiche 1983]]
!align=left|Camera
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|4 223 362
|align=center|11,44
|align=center|{{seggi|73|630|#FF2400}}
|-
!align=left|Senato
|align=center| Partito Socialista Italiano
|align=center|3 541 101
|align=center|11,39
|align=center|{{seggi|38|315|#FF2400}}
|-
!align="left" colspan="2"|[[Elezioni europee del 1984 (Italia)|Europee 1984]]
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|3 932 812
|align=center|11,20
|align=center|{{seggi|9|81|#FF2400}}
|-
!align="left" rowspan="2"|[[Elezioni politiche italiane del 1987|Politiche 1987]]
!align=left|Camera
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|5 505 690
|align=center|14,27
|align=center|{{seggi|94|630|#FF2400}}
|-
!align=left|Senato
|align=center|Partito Socialista Italiano<ref>Con alcune candidature congiunte con PSDI e Partito Radicale.</ref>
|align=center|4 497 672
|align=center|10,91
|align=center|{{seggi|45|315|#FF2400}}
|-
!align="left" colspan="2"|[[Elezioni europee del 1989 (Italia)|Europee 1989]]
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|5 154 515
|align=center|14,80
|align=center|{{seggi|12|81|#FF2400}}
|-
!align="left" rowspan="2"|[[Elezioni politiche italiane del 1992|Politiche 1992]]
!align=left|Camera
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|5 343 930
|align=center|13,62
|align=center|{{seggi|92|630|#FF2400}}
|-
!align=left|Senato
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|4 513 354
|align=center|13,57
|align=center|{{seggi|49|315|#FF2400}}
|-
!align="left" rowspan="2"|[[Elezioni politiche italiane del 1994|Politiche 1994]]
!align=left|Camera
|align=center|Partito Socialista Italiano
|align=center|849 429
|align=center|2,19
|align=center|{{seggi|14|630|#FF2400}}
|-
!align=left|Senato
|align=center|Nell'[[Alleanza dei Progressisti]]<ref>In [[Sicilia]] il PSI presentò proprie liste, distinte da quelle dell'Alleanza dei Progressisti, che raccolsero 103.490 voti (il 4,37% su base regionale) e nessun seggio.</ref>
|align=center|–
|align=center|–
|align=center|{{seggi|6|315|#FF2400}}
|-
!align="left" colspan="2"|[[Elezioni europee del 1994 (Italia)|Europee 1994]]
|align=center|Democratici per l'Europa (PSI-[[Alleanza Democratica (Italia)|AD]])
|align=center|600 106
|align=center|1,84
|align=center|{{seggi|2|87|#FF2400}}
|-
|}
 
== Congressi ==
* I Congresso – [[Genova]], 14–15 agosto 1892
** È fondato un nuovo partito denominato Partito dei Lavoratori Italiani, che unisce diverse associazioni a due partiti nati pochi anni prima ([[Partito Operaio Italiano]] e Lega Socialista Milanese), che assume le idee socialiste come base.
* II Congresso – [[Reggio Emilia]], 8–10 settembre 1893
** Il partito muta il suo nome in Partito Socialista dei Lavoratori Italiani.
* III Congresso – [[Parma]], 13 gennaio 1895
** Tenuto in clandestinità a causa dello scioglimento per decreto voluto da [[Francesco Crispi|Francesci Crispi]], il partito assume la denominazione di Partito Socialista Italiano.
* IV Congresso – [[Firenze]], 11–13 luglio 1896
** Il 25 dicembre 1896 nasce il quotidiano socialista ''[[Avanti!]]''.
* V Congresso – [[Bologna]], 18–20 settembre 1897
* VI Congresso – [[Roma]], 8–11 settembre 1900
** Formazione di una corrente del socialismo riformista all'interno del partito.
* VII Congresso – [[Imola]], 6–9 settembre 1902
**''Il Tempo'' di Milano diventa quotidiano della corrente socialista riformista.
* VIII Congresso – Bologna, 8–11 aprile 1904
** Prevalgono le istanze intransigenti e rivoluzionarie del partito.
* IX Congresso – Roma, 7–10 ottobre 1906
** Prevalgono le istanze integraliste del partito.
* X Congresso – Firenze, 19–22 settembre 1908
** Prevalgono le istanze integraliste e riformiste del partito. È proclamata l'incompatibilità dei [[sindacalismo rivoluzionario|sindacalisti rivoluzionari]] con il partito. Viene istituita la figura del segretario politico del partito. Il 13 febbraio 1909 viene nominato segretario Pompeo Ciotti.
* XI Congresso – [[Milano]], 21–25 ottobre 1910
** Prevalgono le istanze riformiste del partito. È confermato segretario Pompeo Ciotti.
* XII Congresso (straordinario) – [[Modena]], 15–18 ottobre 1911
** Prevalgono le istanze riformiste del partito. È confermato segretario Pompeo Ciotti.
* XIII Congresso – Reggio Emilia, 7–10 luglio 1912
** Prevalgono le istanze rivoluzionarie del partito. Sono espulsi alcuni esponenti della componente riformista ([[Ivanoe Bonomi]], [[Leonida Bissolati]], [[Angiolo Cabrini]] e [[Guido Podrecca]]) che vanno a fondare il [[Partito Socialista Riformista Italiano]]. È nominato segretario [[Costantino Lazzari]].
* XIV Congresso – [[Ancona]], 26–29 aprile 1914
** Prevalgono le istanze rivoluzionarie del partito. È sancita l'incompatibilità tra adesione alla massoneria e al PSI. [[Costantino Lazzari]] è confermato segretario. [[Benito Mussolini]] è confermato direttore dell<nowiki>'</nowiki>''Avanti!''.
** Nel 1914 dichiarazione di opposizione alla prima guerra mondiale. Mussolini è espulso dal partito per la sua posizione interventista.
** Il 24 gennaio 1918 è nominato segretario [[Egidio Gennari]].
* XV Congresso – Roma, 1–5 settembre 1918
** Prevalgono le istanze massimaliste del partito legate al marxismo.
** Il 20 novembre 1918 è nominato segretario [[Costantino Lazzari]].
** Il 22 marzo 1919 viene sostituito da [[Arturo Vella]].
* [[XVI Congresso del Partito Socialista Italiano|XVI Congresso]] – Bologna, 5–8 ottobre 1919
** Prevalgono le istanze massimaliste del partito. Formazione di un nuovo programma politico sull'onda della [[rivoluzione d'ottobre]] in Russia e del successo elettorale in Italia.
** Lotta e conquista delle otto ore lavorative.
** L'11 ottobre 1919 è nominato segretario [[Nicola Bombacci]].
** Il 25 febbraio 1920 è nominato segretario [[Egidio Gennari]].
* [[XVII Congresso del Partito Socialista Italiano|XVII Congresso]] – [[Livorno]], 15–21 gennaio 1921
** Il congresso si apre con forti discussioni sulla linea strategica e programmatica.
** La corrente rivoluzionaria si scinde e una parte di essa esce dal partito per formare il [[Partito Comunista d'Italia]].
** È nominato Segretario [[Giovanni Bacci]].
* [[XVIII Congresso del Partito Socialista Italiano|XVIII Congresso]] – Milano, 10–15 ottobre 1921.
** È nominato Segretario [[Domenico Fioritto]].
* [[XIX Congresso del Partito Socialista Italiano|XIX Congresso]] – Roma, 1–4 ottobre 1922
** Il congresso si apre con forti discussioni sulla linea strategica e programmatica.
** Vi è l'espulsione dell'ala riformista del movimento ([[Filippo Turati]], [[Claudio Treves]] e [[Camillo Prampolini]]) che fonda il [[Partito Socialista Unitario]].
** È confermato segretario [[Domenico Fioritto]].
* XX Congresso – Milano, 15–17 aprile 1923
** È nominato Segretario [[Tito Oro Nobili]].
** Nel marzo 1925 è nominato segretario [[Olindo Vernocchi]].
* XXI Congresso – [[Parigi]], 19–20 luglio 1930
** In esilio [[Ugo Coccia]] è nominato segretario.
* XXII Congresso – [[Marsiglia]], 17–18 aprile 1933
** In esilio. [[Pietro Nenni]] è nominato segretario.
* XXIII Congresso – Parigi, 26–28 giugno 1937
** In esilio. Pietro Nenni è confermato segretario.
** Il 28 agosto 1939 Nenni è sostituito da una segreteria collegiale composta da [[Giuseppe Saragat]], [[Oddino Morgari]] e [[Angelo Tasca]].
** Il 22 luglio 1942 è nominato segretario [[Giuseppe Romita]].
** Il 22 agosto 1943, a Roma, Pietro Nenni è nominato segretario del PSIUP.
** Il 1º agosto 1945 è nominato segretario [[Sandro Pertini]], che il 4 dicembre 1945 è sostituito da [[Rodolfo Morandi]].
* XXIV Congresso – Firenze, 11–17 aprile 1946
** È nominato segretario [[Ivan Matteo Lombardo]].
* XXV Congresso – Roma, 9–13 gennaio 1947
** Il congresso si conclude con la scissione della componente riformista di [[Giuseppe Saragat]] che fonda il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, che avrebbe assunto poi il nome di [[Partito Socialista Democratico Italiano]].
** [[Lelio Basso]] è eletto segretario.
* XXVI Congresso – Roma, 19–22 gennaio 1948.
** Il Congresso si esprime su proposta di Nenni in maniera favorevole alle [[Fronte Democratico Popolare|liste unitarie con PCI]] per le [[elezioni politiche del 1948]], nonostante il voto contrario della mozione sostenuta da Pertini. Lelio Basso è confermato segretario.
* XXVII Congresso – Genova, 27 giugno–1º luglio 1948.
** La sconfitta del Fronte Popolare porta all'affermazione al congresso della corrente [[Socialisti autonomisti|autonomista]] di [[Alberto Jacometti]], [[Riccardo Lombardi (politico)|Riccardo Lombardi]], [[Vittorio Foa]] e [[Fernando Santi]]. [[Alberto Jacometti]] è eletto segretario mentre Lombardi è nominato direttore dell<nowiki>'</nowiki>''Avanti!''.
* XXVIII Congresso – Firenze, 11–16 maggio 1949.
** Il congresso si conclude con una sconfitta della uscente Direzione autonomista e con la vittoria della sinistra di Nenni e [[Rodolfo Morandi]] con il 51% dei voti. La destra di [[Giuseppe Romita]] esce dal partito. Nenni è eletto segretario, Morandi vicesegretario e Pertini direttore dell'''Avanti!''.
* XXIX Congresso – Bologna, 17–20 gennaio 1951
**
* XXX Congresso – Milano, 8–11 gennaio 1953
**
* XXXI Congresso – [[Torino]], 31 marzo–3 aprile 1955
**
* XXXII Congresso – [[Venezia]], 6–10 febbraio 1957
**
* XXXIII Congresso – [[Napoli]], 15–18 gennaio 1959
**
* XXXIV Congresso – Milano, 16–18 marzo 1961
**
* XXXV Congresso – Roma, 25–29 ottobre 1963
**
* XXXVI Congresso – Roma, 10–14 novembre 1965
**
* XXXVII Congresso – Roma, 27–29 ottobre 1966
**
* XXXVIII Congresso – Roma, 23–28 ottobre 1968
**
* XXXIX Congresso – Genova, 9–14 novembre 1972
**
* XL Congresso – Roma, 3–7 marzo 1976
**
* XLI Congresso – Torino, 30 marzo–2 aprile 1978
** Il congresso dibatte il ''Progetto socialista''. Craxi è confermato segretario con il 65% dei voti dei delegati.
** Il partito si distingue dal cosiddetto fronte della fermezza per la ricerca di una soluzione umanitaria che possa salvare la vita dello statista democristiano [[Aldo Moro]] rapito dalle [[Brigate Rosse]].
** Sandro Pertini viene eletto [[Presidente della Repubblica Italiana|presidente della Repubblica]], il primo socialista al Quirinale.
* XLII Congresso – [[Palermo]], 22–26 aprile 1981
** Il congresso si apre nel nome di Pietro Nenni, scomparso l'anno precedente. Craxi è confermato segretario.
* XLIII Congresso – [[Verona]], 11–15 maggio 1984
** Il congresso dibatte le prime realizzazioni del primo governo a guida socialista. Craxi è confermato segretario per acclamazione.
* XLIV Congresso – [[Rimini]], 31 marzo–5 aprile 1987
** Craxi è confermato segretario.
* XLV Congresso – Milano, 13–16 maggio 1989
** Craxi è confermato segretario.
* XLVI Congresso – [[Bari]], 27–30 giugno 1991
** Congresso straordinario. Craxi è confermato segretario.
* XLVII Congresso – Roma, 11–12 novembre 1994.
** Il partito viene messo in liquidazione e [[Michele Zoppo]] viene nominato commissario liquidatore.
** Dalle sue ceneri nascono il [[Socialisti Italiani|SI – Socialisti Italiani]] di [[Enrico Boselli]] e il [[Partito Socialista Riformista]] di [[Enrico Manca]] e [[Fabrizio Cicchitto]].
 
== Iscritti ==
[[File:GraficoIscritti DC PCI PSI.png|thumb|upright=1.6|Andamento storico degli iscritti a [[Democrazia Cristiana|DC]], [[Partito Comunista Italiano|PCI]] e PSI]]
<div style="font-size:100%; border:0px; padding:0px; margin-left:1em; margin-right:0px;margin-bottom:0px; text-align:left">
{|cellpadding=3
|width=1% text-align=left valign=top|
* 1919 – oltre 200 000
* 1945 – 700 000
* 1946 – 860 300
* 1947 – 822 000
* 1948 – 531 031
* 1949 – 430 258
* 1950 – 700 000
* 1951 – 720 000
* 1952 – 750 000
* 1953 – 780 000
* 1954 – 754 000
* 1955 – 770 000
* 1956 – 710 000
* 1957 – 477 000
* 1958 – 486 652
* 1959 – 484 652
* 1960 – 489 837
* 1961 – 465 259
|width=1% text-align=left valign=top|
* 1962 – 491 216
* 1963 – 491 676
* 1964 – 446 250
* 1965 – 437 458
* 1966 – 700 964<ref name="Iscritti">Come [[Partito Socialista Unificato]].</ref>
* 1967 ÷¢- 633 573<ref name="Iscritti"/>
* 1968 – —
* 1969 – —
* 1970 – 506 533
* 1971 – 592 586
* 1972 – 560 187
* 1973 – 465 183
* 1974 – 511 741
* 1975 – 539 339
* 1976 – 509 388
* 1977 – 482 916
* 1978 – 479 769
|width=1% text-align=left valign=top|
* 1979 – 472 544
* 1980 – 514 918
* 1981 – 527 460
* 1982 – 555 956
* 1983 – 566 612
* 1984 – 571 821
* 1985 – 583 282
* 1986 – 593 231
* 1987 – 620 557
* 1988 – 630 692
* 1989 – 635 504
* 1990 – 660 195
* 1991 – 674 057
* 1992 – 51 224
* 1993 – —
* 1994 – 43 052
|}
</div>
 
== Nelle istituzioni ==
=== Governi ===
==== Regno d'Italia ====
* [[Governo Badoglio II]]
* [[Governo Bonomi II]]
* [[Governo Bonomi III]]
* [[Governo Parri]]
* [[Governo De Gasperi I]]
 
==== Repubblica Italiana ====
* [[Governo De Gasperi II]]
* [[Governo De Gasperi III]]
* [[Governo Moro I]]
* [[Governo Moro II]]
* [[Governo Moro III]]
* [[Governo Rumor I]]
* [[Governo Rumor III]]
* [[Governo Colombo]]
* [[Governo Rumor IV]]
* [[Governo Rumor V]]
* [[Governo Cossiga II]]
* [[Governo Forlani]]
* [[Governo Spadolini I]]
* [[Governo Spadolini II]]
* [[Governo Fanfani V]]
* [[Governo Craxi I]]
* [[Governo Craxi II]]
* [[Governo Goria]]
* [[Governo De Mita]]
* [[Governo Andreotti VI]]
* [[Governo Andreotti VII]]
* [[Governo Amato I]]
* [[Governo Ciampi]]
 
=== Presidenti della Repubblica ===
* [[Sandro Pertini]]
 
=== Presidenti della Camera dei Deputati ===
* [[Sandro Pertini]]
 
=== Presidenti del Consiglio dei Ministri ===
* [[Bettino Craxi]]
* [[Giuliano Amato]]
 
== Giornali e riviste ==
* ''[[Avanti!]]''
* ''[[Avanti! della domenica]]''
* ''[[Avanti Europa]]''
* ''[[Azione Socialista]]''
* ''[[Critica Sociale]]''
* ''[[Mondoperaio]]''
* ''[[Il compagno (periodico)|Il compagno]]''
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* [[Gaetano Arfé]], ''Storia del socialismo italiano 1892-1926'', [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], Torino, 1965.
* [[Giuseppe Tamburrano]], ''Storia e cronaca del centro-sinistra'', [[Feltrinelli]], 1971.
* [[Giuseppe Tamburrano]], ''Dal centro-sinistra al neo-centrismo'', Bulgarini, 1973.
* [[Simona Colarizi]], ''Classe operaia e ceti medi. La strategia delle alleanze nel dibattito socialista degli anni Trenta'', Venezia, [[Marsilio Editori|Marsilio]], 1976.
* [[Giuseppe Tamburrano]], ''Intervista sul socialismo italiano'' con [[Pietro Nenni]], [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], 1977.
* [[Giuseppe Tamburrano]], ''PCI e PSI nel sistema democristiano'', [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], 1978.
* [[Valdo Spini]], ''I Socialisti e la politica di Piano 1945-1964'', 1982.
* [[Ugo Intini]], ''Tutti gli angoli di Craxi'', Milano, Rusconi, 1984.
* [[Guido Gerosa]], ''Craxi. Il potere e la stampa'', Milano, Sperling & Kupfer, 1984.
* [[Giuseppe Montalbano]], ''Craxi. Democrazia e riformismo'', Palermo, s.n., 1984.
* [[Eugenio Scalfari]], ''L'anno di Craxi. O di Berlinguer?'', Milano, A. Mondadori, 1984.
* [[Gaetano Arfé]], ''La questione socialista: per una possibile reinvenzione della sinistra'', Torino, [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], 1986.
* [[Zeffiro Ciuffoletti]], ''Storia del PSI. Le origini e l'età giolittiana'', Roma-Bari, [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], 1982.
* [[Giorgio Spini]], ''Le origini del socialismo'', Torino, [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], 1982.
* [[Valdo Spini]], ''Il Socialismo delle libertà'', 1990.
* {{cita libro|nome=Ugo|cognome=Intini|wkautore=Ugo Intini|titolo=I SOCIALISTI; Dal 1960 alla tragedia: gli uomini, i fatti, la verità|anno=1996|editore=Editoriale Gea|città=Milano|cid=Intini1996}}
* [[Gaetano Arfé]], ''I socialisti del mio secolo'', a cura di Donatella Cherubini, Lacaita, Manduria, Bari, Roma, 2002.
* [[Ugo Finetti]], ''Il socialismo di Craxi'', Milano, M&B Publishing, 2003.
* Andrea Spiri, ''Socialismo italiano. Cento anni di storia. Il PSI 1892 1992'', Milano, M&B Publishing, 2003.
* [[Simona Colarizi]], ''La cruna dell'ago. Craxi, il partito socialista e la crisi della Repubblica'', con Marco Gervasoni, Roma-Bari, [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], 2005. ISBN 88-420-7790-9.
* Andrea Spiri (a cura di) ''[[Bettino Craxi]], il socialismo europeo e il sistema internazionale'', Venezia, [[Marsilio Editori|Marsilio]], 2006.
* [[Simona Colarizi]], ''Storia politica della Repubblica. Partiti, movimenti e istituzioni, 1943-2006'', Roma-Bari, [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], 2007. ISBN 978-88-420-8259-0.
* [[Giorgio Galli]], ''Storia del socialismo italiano: da Turati al dopo Craxi'', Milano, [[Baldini&Castoldi|Baldini Castoldi Dalai]], 2007.
* Andrea Spiri, ''Bettino Craxi, il riformismo e la sinistra italiana'', Venezia, [[Marsilio Editori|Marsilio]], 2011.
* Maurizio Punzo, ''L'esercizio e le riforme'', Milano, L'ornitorinco, 2012.
* Andrea Spiri, ''La svolta socialista. Il PSI e la leadership di Craxi dal Midas a Palermo (1976-1981)'', Soveria Mannelli: Rubbettino, 2012.
* [[Ugo Intini]], ''Avanti! Un giornale, un'epoca'', Ponte Sisto, Roma, 2012.
 
=== Articoli ===
* Oreste Massari, ''Le trasformazioni nella leadership del PSI: la Direzione e i suoi membri 1976-1986'', ''Rivista Italiana di Scienza Politica'', 3, 1987, pp. 399–432, ripubblicazione in ''Changes in the PSI’s leadership: The National Executive Committee and its Membership 1976-1987'', European Journal of Political Research, 3, 1989, pp. 563–582.
* {{cita pubblicazione|url=http://www.dorinopiras.it/2.0/2008/08/il-vangelo-socialista-craxi-e-berlinguer-30-anni-fa/|titolo = Il Vangelo socialista. Craxi e Berlinguer 30 anni fa|autore=[[Luciano Pellicani]] e [[Bettino Craxi]]|cid=VangeloSocialista|rivista=DorinoPiras.it|data=26 agosto 2008}}
* {{cita pubblicazione|url=http://www.domanisocialista.it/25102016%20F.Leonzio.pdf|titolo = Segretari e leader del socialismo italiano|autore=[[Ferdinando Leonzio]]|cid=Leonzio|rivista=Domani Socialista; La piattaforma del Socialismo Italiano|data=25 ottobre 2016}}
* Raphael Zariski, ''The Italian Socialist Party: A Case Study in Factional Conflict'', The American Political Science Review, vol. 56, n. 2 (giugno 1962), pp. 372–390.
 
== Voci correlate ==
* [[Comitato di Liberazione Nazionale]]
* [[Federazione italiana dell'Associazione internazionale dei lavoratori]]
* [[Partiti e movimenti politici italiani di ispirazione socialista]]
* [[Sistema politico della Repubblica Italiana]]
* [[Socialismo]]
* [[Storia del sistema politico italiano]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.domanisocialista.it/tesseresocialiste.htm|Tutte le tessere del Partito Socialista Italiano 1905-1992}}
* {{cita web|url=http://www.socialismoitaliano1892.it/|titolo=SocialismoItaliano1892|accesso=2 ottobre 2017}}
* Raccolta digitalizzata dell'''[[Avanti!]]'' presso la [http://avanti.senato.it/avanti/controller.php?page=archivio-pubblicazione Biblioteca del Senato] (dal 1896 al 1935 e dal 1945 al 1993).
 
{{Box successione
|carica=Partito alla Presidenza del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana
|periodo=1983–1987
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|successivo=[[Democrazia Cristiana]]
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|precedente2=[[Democrazia Cristiana]]
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{{Box successione
|carica=Partito alla Presidenza della Repubblica Italiana
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{{Box successione
|carica=Partito alla Presidenza della Camera dei deputati della Repubblica Italiana
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{{Box successione
|carica=Partiti alla Presidenza del Senato della Repubblica Italiana
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{{Partiti politici italiani del passato}}
{{Antifascismo}}
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{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Italia|socialismo}}
[[Categoria:Partito Socialista Italiano| ]]