Bononia e Locomotive STB Ed 3/4 11-14: differenze tra le pagine

(Differenze fra le pagine)
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
 
Recupero di 1 fonte/i e segnalazione di 0 link interrotto/i. #IABot (v2.0beta15)
 
Riga 1:
{{Box treno/Vapore
{{nd}}'''''Bononia''''' è il [[Nomi latini delle città italiane|nome latino]] di [[Bologna]] (di probabile etimologia celtica<ref name="J. T. Kock, 226">[[Daniele Vitali (archeologo)|Daniele Vitali]], ''Bononia/Bologna'', in {{cita|Celtic Culture: A Historical Encyclopedia|p. 226}}.</ref>) che la città assunse dopo l'occupazione dei [[Civiltà romana|Romani]]<ref name="J. T. Kock, 226"/> nel [[189 a.C.]], quando il territorio fu strappato ai [[Galli Boi]] insediativisi nel [[IV secolo a.C.]] (ca. 358-54 a.C.).
|Nome = STB Ed 3/4 11 ÷ 14<br />HWB 17<br />SV gruppo 36 "Tipo S.T.B."<br />LFI/FT 360
 
|Immagine = 14Ed34STBi.jpg
==Toponimo==
|Didascalia = La Ed 3/4 14 alla stazione di [[Hochdorf (Svizzera)|Hochdorf]]
Alcuni ritengono che il termine latino sia una derivazione dal celtico ''bona'' ("luogo fortificato"), il quale trova riscontro in altri toponimi celtici<ref name="J. T. Kock, 226"/> (si vedano ad esempio ''Juliabona'', odierna [[Lillebonne]], [[Boulogne-sur-Mer]], [[Boulogne-sur-Seine]], [[Ratisbona]], ''Vindobona'', l'odierna [[Vienna]], [[Banoštor]] in [[Serbia]] e [[Vidin]] in [[Bulgaria]]).
 
{{Citazione|Dentro la colonia [c'è] Bologna, chiamata ''Felsina'' quando era la principale dell'Etruria...|[[Gaio Plinio Secondo|Plinio il Vecchio]], Nat. Hist., III, 15|Intus coloniae Bononia, Felsina vocitata tum cum princeps Etruriae esset...|lingua=la}}
 
===Leggenda===
Esiste anche una leggenda che narra di [[Felsino]], discendente dell'etrusco [[Ocno]] (detto anche [[Bianore]], lo stesso leggendario fondatore di [[Pianoro (Italia)|Pianoro]], [[Parma]] e [[Mantova]], di cui parla anche [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]]), che diede il nome alla città successivamente cambiato dal figlio Bono in ''Bononia''.
 
==Storia==
===Fase etrusca===
{{vedi anche|Felsina}}
Prima dell'[[Invasione celtica della penisola italiana]], era una fiorente [[città etrusca]], il cui nome era ''[[Felsina]]''. Il toponimo si conservò fino alla conquista romana, e quindi anche durante l'occupazione celtica<ref name="J. T. Kock, 226"/>.
 
===Fase dell'occupazione celtica===
Esistono pochissime testimonianze archeologiche, tutte funerarie, che testimoniano della fase di dominazione celtica nel [[IV secolo a.C.|IV]] e [[III secolo a.C.]]<ref name="J. T. Kock, 226"/>. Pertanto, l'importanza della città sotto la dominazione dei [[Boi]] può essere solo ipotizzata, sulla base del suo fiorente passato etrusco<ref name="J. T. Kock, 226"/>. Scavi volti a indagare la fase archeologica pre-romana del teatro romano di Bologna, testimoniano di contatti con la [[Repubblica romana]] intorno alla metà del III secolo a.C., una situazione simile a quella riscontrabile per [[Mutina]], altro insediamento etrusco, corrispondente all'attuale [[Modena]]<ref name="J. T. Kock, 227">[[Daniele Vitali (archeologo)|Daniele Vitali]], ''Bononia/Bologna'', in {{cita|Celtic Culture: A Historical Encyclopedia|p. 227}}.</ref>.
 
I ritrovamenti dalle necropoli, rivelano una duplice presenza etnica, in cui l'elemento celtico convive con quello etrusco, ciascuno conservando la tipicità dei propri rituali funerari:<ref name="J. T. Kock, 227"/> quello dei Boi prevedeva quasi sempre l'inumazione, con casi sporadici di [[incinerazione]] attestati solo dopo la fine del IV secolo a.C.<ref name="J. T. Kock, 227"/>. Sempre durante l'occupazione celtica, i corredi funerari rinvenuti permettono di delineare la presenza di un'élite militare il cui alto status è testimoniato dall'influenza di [[simposio|pratiche simposiache]] e di [[cura del corpo]] di derivazione [[ellenistica]]<ref name="J. T. Kock, 227"/>. L'incidenza di questa élite, pari a 1:7, è inferiore a quella riscontrabile nella necropoli di [[Monte Bibele]], dove la componente guerriera incideva per un terzo (1:2)<ref name="J. T. Kock, 227"/>.
 
Gli scavi compiuti non sembrano indicare un'alta intensità di insediamento urbano dei Boi<ref name="J. T. Kock, 227"/>: questo, se da un lato contrasta con le notizie storiche che parlano di numerose tribù celtiche (112, secondo [[Marco Porcio Catone|Catone]], ''[[Origines]]''), dall'altro è spiegabile con le specificità di insediamento dei Celti, con aggregazioni diffuse sul territorio (pianura e [[Appennino]], in questo caso) e non particolarmente legate agli insediamenti di tipo urbano delle società mediterranee dell'epoca<ref name="J. T. Kock, 227"/>.
 
===Fase della conquista romana===
{{citazione
|Quindi, riuniti gli eserciti, percorsero dapprima, saccheggiandolo, il territorio dei Boi, fino alla città di Felsina. Quella città con le altre fortezze circostanti e quasi tutti i Boi, ad eccezione dei giovani, che avevano preso le armi per fare bottino e si erano ritirati in foreste poco accessibili, fecero atto di sottomissione.
|[[Tito Livio]], ''[[Ab urbe condita]]'', XXXIII, 37, 4
|Inde iunctis exercitibus primum Boiorum agrum usque ad Felsinam oppidum populante peragraverunt. Ea urbs ceteraque circa castella et Boi fere omnes praeter iuventutem, quae praedandi causa in armis erat - tunc in devias silvas recesserat - in deditionem venerunt.
|lingua=LA
}}
{{Box treno/Dati costruzione
Dopo la definitiva vittoria di [[Publio Cornelio Scipione Nasica|P. Cornelio Scipione Nasica]] sui Galli Boi, il confine dell'Italia romana si spostò lungo la linea tracciata dalla via Emilia. Crebbe pertanto la necessità di istituire una colonia per difendere il nuovo confine. Con ''[[Senatoconsulto|Senatus Consultum]]'' del 30 dicembre [[189 a.C.]], il Senato di Roma deliberò la fondazione della [[colonia romana|colonia]] di Bononia,<ref>{{Cita web|url=http://pleiades.stoa.org/places/393421 |titolo=Places: 393421 (Felsina/Bononia) |autore=Pearce, M., R. Peretto, P. Tozzi, DARMC, R. Talbert, S. Gillies, J. Åhlfeldt, J. Becker, D. Mimno, T. Elliott |accesso=11 agosto 2014 5:14 pm |editore=Pleiades}}</ref> nello stesso luogo in cui sorgeva la città etrusca Felsina. In quanto [[Colonia_romana#Amministrazione|colonia di diritto latino]], ''Bononia'' era amministrata da [[Magistratura (storia romana)|magistrati]] locali e godeva di una certa autonomia amministrativa (fra cui l'esenzione dal pagamento di tributi a Roma), ma era comunque obbligata a fornire truppe a Roma in caso di guerra.<ref>Soprintendenza Archeologica dell'Emilia-Romagna, [http://www.archeobo.arti.beniculturali.it/bologna/sottopasso_rizzoli/decumano_romano.htm I resti del decumano romano nel centro di Bologna, via Rizzoli, Strada Maggiore]</ref>
|Anno_Progettazione =
{{citazione
|Anno_Costruzione = 1902-1903
|Nello stesso anno [189 a.C.] tre giorni prima delle calende di gennaio [30 dicembre] i triumviri L. Valerio Flacco, M. Attilio Serrano e L. Valerio Tappone fondarono per delibera del Senato la colonia latina di Bononia. Vi furono condotti tremila uomini; ai cavalieri furono dati settanta iugeri, cinquanta agli altri coloni. Il territorio occupato era stato dei Galli Boi; i Galli avevano cacciato gli Etruschi.
|Anni_di_Esercizio = 1902-1966
|[[Tito Livio]], ''[[Ab urbe condita]]'', XXXVII, 57, 7
|Quantità_Prodotta = 4
|Eodem anno ante tertium Kal. Ianuarias Bononiam Latinam coloniam ex senatus consulto L. Valerius Flaccus M. Atilius Seranus L. Valerius Tappo triumviri deduxerunt. Tria milia hominum sunt deducta; equitibus septuagena iugera, ceteris colonis quinquagena sunt data. Ager captus de Gallis Bois fuerat, Galli Tuscos expulerant.
|Costruttore = [[Schweizerische Lokomotiv- und Maschinenfabrik|SLM]]
|lingua=LA
}}
{{Box treno/Dati
|Tipo_elemento =
|Lunghezza= 8.380 mm
|Capacità =
|Scartamento = 1.435 mm
|Piano_del_Ferro =
|Passo_tra_carrelli = 3.600 mm
|Passo_dei_carrelli =
|Peso_In_Servizio = 40 t
|Peso_Aderente = 32 t
|Peso_Vuoto = 31,5 t
}}
{{Box treno/Motrice vapore
|Tipo_motore = a vapore
|Alimentazione = carbone
|Velocità_Massima = 45
|Rodiggio = 1-3-0
|Diametro_Ruota = 1.030
|Diametro_portanti-anteriori =
|Diametro_portanti-posteriori =
|Distribuzione = Walschaerts
|Tipo_trasmissione =
|Rapporto_di_trasmissione =
|Cilindri=
|Diametro_Cilindri =
|Corsa_Cilindri =
|Cilindrata=
|Superficie_griglia = 1,55
|Superficie_riscaldamento=
|Superficie_surriscaldamento=
|Pressione_in_caldaia=
|Potenza_Massima= 580 CV
|Potenza_Continuativa=
|Forza_di_trazione_massima=
|Forza_allo_spunto=
}}
{{Box treno/Chiusura
|Dati_tratti_da = Muscolino, ''op.cit.'', pp. 72, 77, 79, 135
}}
Alla fondazione di questa ed altre colonie nella zona emiliano-romagnola seguì la costruzione di una fitta rete stradale, tra cui la [[via Emilia]], nata nel [[187 a.C.]], voluta dal [[Console (storia romana)|console]] [[Marco Emilio Lepido (console 187 a.C.)|Marco Emilio Lepido]] e ''Bononia'' divenne uno dei fulcri della rete viaria romana.
 
Le '''locomotive Ed 3/4 11 ÷ 14''' erano un gruppo di [[locotender]] di [[rodiggio]] 1-3-0, costruite originariamente per l'esercizio della svizzera [[Seetalbahn]] (ferrovia Emmenbrücke-Lenzburg), in seguito cedute ad altre società.
Il centro fu notevolmente ampliato con diversi interventi monumentali quali la costruzione di un primo teatro, una basilica e un complesso templare. Nell'[[88 a.C.]], a conclusione delle [[guerre sociali]], ''Bononia'' cambiò il suo stato giuridico: da colonia divenne [[Municipio (storia romana)|municipio]] e i suoi cittadini acquisirono la [[cittadinanza romana]], ascritti alla [[Gens Lemonia|tribù Lemonia]], uno dei trentacinque collegi elettorali.
 
==Storia==
[[File:Torso Nerone Bologna.JPG|thumb|upright=0.8|Frammento di statua probabilmente raffigurante [[Nerone]], ritrovata presso il teatro romano (piazza de' Celestini), conservato al [[Museo civico archeologico (Bologna)|Museo Civico Archeologico]].]]
Le locomotive, costruite dalla [[Schweizerische Lokomotiv- und Maschinenfabrik|SLM di Winterthur]] nel biennio [[1902]]-[[1903]], si affiancarono alle altre già in servizio sulla linea dal [[1882]].
 
Le guerre civili e la crisi politica che smossero la metà del [[I secolo a.C.]] segnarono di fatto la fine della repubblica e diedero avvio, con la morte di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], ad una serie di fatti di guerra, alcuni dei quali si svolsero nella città di ''Bononia''. In un'isoletta del fiume [[Reno (Italia)|Reno]] nacque nel [[43 a.C.]] il [[secondo triumvirato]] formato da [[Marco Antonio|Antonio]], [[Marco Emilio Lepido|Lepido]] ed [[Augusto|Ottaviano]] che promise grosse ricompense ai veterani. ''Bononia'' ne dovette accogliere un buon numero ed a costoro vennero assegnati terreni abbandonati in seguito alle guerre sociali.
 
[[Svetonio]] racconta che nel [[32 a.C.]], dopo che [[Marco Antonio]] venne dichiarato da Ottaviano nemico pubblico in occasione della [[guerra civile romana (44-31 a.C.)|guerra civile]] degli anni [[44 a.C.|44]]-[[31 a.C.]]:
{{Citazione|[...] [Ottaviano] liberò gli abitanti di Bologna, che per secoli erano stati [[cliens|clienti]] degli ''[[Gens Antonia|Antonii]]'', dal riunirsi sotto le loro insegne personali, come pure tutto il resto d'[[Italia romana|Italia]].|{{cita|Svetonio|''Augustus'', 17}}.}}
 
In [[Augusto (imperatore romano)|età augustea]] ''Bononia'' arricchì l'arredo urbano con oltre 10 chilometri di pavimentazioni stradali stabili. In quel periodo si costruirono anche le fognature ma l'opera più eclatante fu l'[[acquedotto]] che convogliava le acque dal torrente [[Setta (fiume)|Setta]] nei pressi di [[Sasso Marconi]] e la portava, come avviene tuttora, alle porte della città passando per [[Casalecchio di Reno]] con una galleria di 18 chilometri.
{{Vedi anche|Acquedotto romano di Bologna}}
 
Sempre in quel periodo si rinnovarono gli edifici pubblici con largo uso di marmi e quelli privati in cui si diffuse l'uso del [[mosaico]]; entrarono in funzione le terme, l'arena e sorsero le prime fabbriche di tessuti. ''Bononia'' era costruita in mattoni, [[selenite (minerale)|selenite]] e soprattutto legno, e proprio a causa di ciò risultò gravemente danneggiata da un incendio nel [[53]] d.C. ma fu subito ricostruita grazie all'interessamento di [[Nerone]], il quale, fra l'altro, fece ampliare e abbellire il teatro.
 
==Struttura urbanistica==
La struttura urbanistica di Bononia è facilmente riscontrabile anche oggigiorno. Il [[cardine massimo]] (strada principale da nord a sud) era l'odierno tratto da via Galliera a via Val d'Aposa, che si incrociava con il [[decumano massimo]] (strada principale da est a ovest), l'odierno tratto da via Rizzoli a via Ugo Bassi. Il decumano massimo era il tratto della [[via Emilia]] che attraversava la città di Bononia. Parallelamente alle due strade principali furono tracciati sette cardini e nove decumani i quali, incrociandosi, formavano degli isolati rettangolari al cui interno si costruivano le abitazioni e gli edifici pubblici. A partire dall'età augustea si venne a sviluppare una periferia (suburbio) all'esterno del perimetro urbano, di natura sia residenziale che produttiva, sintomo di uno sviluppo economico e demografico.<ref>Centro "Gina Fasoli", ''Breve storia di Bologna'', [http://www.centrofasoli.unibo.it/cgi-bin/etruschi/carica_scheda.cgi?sezione=b&indice=02.00.01 Il suburbio]</ref> Qui si trovavano, secondo la tradizione romana, anche zone funerarie e vi venne successivamente costruito il tempio dedicato a [[Iside]] (nel luogo dove oggi si trova la [[Basilica di Santo Stefano (Bologna)|chiesa di Santo Stefano]]).
 
Con l'elettrificazione della linea, avvenuta nel [[1910]]<ref>Moser, ''op. cit.'', p. 5</ref>, la Seetalbahn (sigla STB) cedette le proprie locomotive ad altre società:
Il [[Foro (urbanistica)|foro]] cittadino si trovava nell'area di incrocio dei due principali assi viari, probabilmente nei pressi dell'attuale [[Palazzo d'Accursio|Palazzo Comunale]], dove vi era anche una [[Basilica civile|basilica]] (tuttora parzialmente visibile nei sotterranei della [[Biblioteca Sala Borsa]]). Il teatro si trovava in posizione leggermente periferica, nell'angolo sud-occidentale del perimetro cittadino, oggi fra via dei Carbonesi e via Val d'Aposa.
* l'unità 11 fu ceduta nel [[1914]] alla [[Huttwil-Wolhusen-Bahn]] (HWB) presso la quale assunse il numero 17<ref name=Moser>Moser, ''op. cit.'', p. 320</ref>, quindi nel [[1926]] fu venduta in [[Francia]];
* le unità 12 e 14 passarono nel febbraio [[1916]]<ref name=Moser/> alla [[Società Veneta]], che aveva acquisito locomotive da altre compagnie ferroviarie elvetiche ([[Ferrovie Federali Svizzere|FFS]] e [[BLS Lötschbergbahn|BLS]]). Furono immesse nel parco rotabili della "Veneta" componendo il gruppo 36 (l'unità 12 divenne la nº 361, l'unità 14 la nº 360), e furono inizialmente in servizio sulle linee friulane, passando nel [[1926]] alla [[ferrovia Arezzo-Stia]]<ref>Muscolino, ''op. cit.'', p. 77</ref>. Sulla linea toscana le due locomotive fornirono un buon servizio al traino di treni merci e passeggeri, permettendo un forte aumento della composizione dei treni<ref>Muscolino, ''op. cit.'', p. 78</ref>. Durante la [[Seconda guerra mondiale]] la locomotiva 361 fu minata e distrutta (sarà demolita nel [[1948]]), mentre la 360, utilizzata dalla [[Wehrmacht]], fu recuperata presso la [[stazione di Indicatore]] dove era stata abbandonata<ref>Muscolino, ''op. cit.'', p. 91</ref>. La locomotiva 360 fu quindi ceduta dalla "Veneta" alla [[La Ferroviaria Italiana|LFI]]<ref>Muscolino, ''op. cit.'', p. 128</ref>, prestando servizio fino all'elettrificazione della ferrovia Casentinese; accantonata, fu venduta nel [[1958]] alla [[Ferrotramviaria]] che la utilizzò per la costruzione della [[ferrovia Bari-Barletta]] e per i treni merci. Accantonata nel [[1966]], fu ceduta alle [[Acciaierie e Ferriere Pugliesi]] di [[Giovinazzo]] presso le quali fu demolita<ref>Muscolino, ''op. cit.'', p. 140</ref>.
* l'unità 13 fu ceduta nel settembre [[1915]] alla [[Schweizerische Sodafabrik]] di [[Basilea]]<ref name=Moser/>, successivamente assorbita dalla [[Solvay Group|Solvay]]<ref>{{cita web|url=http://www.solvay.ch/de/index.html|titolo=
Solvay in der Schweiz |accesso=19 aprile 2015}}</ref>; rimase in servizio sino al [[1965]].
 
==Caratteristiche==
La città fu dotata dai romani anche di un [[Acquedotto romano di Bologna|acquedotto]], proveniente dal fiume [[Setta (fiume)|Setta]] a 18 km di distanza, ripristinato nell'Ottocento e tuttora funzionante<ref>[http://www.comune.bologna.it/iperbole/llgalv/iperte/bologna/bologna/acquedotto_b.htm L'acquedotto di Bononia<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. L'acqua sgorgava in città attraverso fontane, alcune delle quali monumentali, come quella a forma di ninfa ritrovata fra via Orefici e via Rizzoli nel 1912 durante gli scavi per la costruzione di Palazzo Ronzani.<ref>Centro "Gina Fasoli", ''Breve storia di Bologna'', [http://www.centrofasoli.unibo.it/cgi-bin/etruschi/carica_scheda.cgi?sezione=b&indice=12.00.01 Fontana pubblica di Bononia]</ref>
Le Ed 3/4 11 ÷ 14 erano [[locotender]] a vapore saturo a semplice espansione, a 2 cilindri esterni con [[distribuzione Walschaerts]]. Avevano una potenza di 580&nbsp;CV e una velocità massima di 45&nbsp;km/h. Il [[rodiggio]] era 1-3-0<ref>Muscolino, ''op. cit.'', p. 135</ref>.
 
==Prospetto delle unità==
==I confini==
<ref name=Moser/>
I confini della città erano definiti da torrenti e canali.
{| class=wikitable style="font-size:85%"
A est, il confine era segnato dal torrente [[Aposa]]. Partiva dall'incrocio di via Righi e via Oberdan e scendeva lungo le vie Marsala, Valdonica, dell'Inferno, dè Giudei, attraversava via Rizzoli, poi ancora per via Caprarie, dè Toschi fino a Piazza Minghetti.
!style="background:lightsteelblue"|Numerazione STB
A sud c'era un canale artificiale che prendendo le acque dall'Aposa, partiva da piazza Minghetti e poi scorreva lungo le vie Farini, Carbonesi, Barberia fino all'incrocio con piazza Malpighi.
!style="background:lightsteelblue"|Anno di costruzione
A ovest, in piazza Minghetti il rio Vallescura si incrociava con il canale a sud e poi scorreva lungo via Marconi fino a Riva Reno.
!style="background:lightsteelblue"|N. costruzione
A nord segnava il confine un fossato artificiale che andava da via Riva Reno fino all'incrocio fra via Righi e via Oberdan.
!style="background:lightsteelblue"|Note
|-
|11
|1902
|1423
|Ceduta alla HWB
|-
|12
|1902
|1424
|Ceduta alla SV
|-
|13
|1902
|1425
|Ceduta ad un'azienda di Zurzach
|-
|14
|1903
|1510
|Ceduta alla SV
|}
 
==Note==
Riga 69 ⟶ 98:
 
==Bibliografia==
* Alfred Moser, ''Der Dampfbetrieb der schweizerischen Eisenbahnen: Eine geschichtlich-technische Darstellung der Entstehung und Entwicklung der Dampflokomotive in der Schweiz, 1847-1922'', Druck von Emil Birkhäuser & Cie., Basilea, 1923. Parzialmente consultabile su [https://books.google.it/books?ei=2sUwVeGlOoLOygPBjYGgBw&hl=it&id=dRoZAAAAIAAJ&dq=Der+Dampfbetrieb+der+schweizerischen+Eisenbahnen&focus=searchwithinvolume&q=Seetalbahn+1902 Google Books].
*[[Giovan Battista Pellegrini]], ''Toponomastica Italiana'' (Milano, [[Hoepli (casa editrice)|Hoepli]], 1990)
* [[Piero Muscolino]], ''Le ferrovie secondarie di Arezzo'', Modeltecnica Editrice, Rovigo, 1978.
*{{cita libro | cognome= Bergonzoni| nome= Franco| curatori= Antonio Ferri, Giancarlo Roversi|titolo= Storia di Bologna| editore= Bononia University press| città= Bologna| anno= 2005| pp= 67-98|capitolo= Bononia (189 a.C.- Secolo V)|ISBN = 88-7395-084-1}}
*{{cita libro|curatore =John T. Koch| titolo=Celtic Culture: A Historical Encyclopedia|anno= 2006|editore=ABC-Clio|città=Santa Barbara/Oxford|isbn= 1-85109-440-7|cid=Celtic Culture: A Historical Encyclopedia}}
*{{Cita libro|titolo = A passeggio per Bononia: alla ricerca della città romana|curatore =Marinella Marchesi|editore = Biblioteca Sala Borsa: Comune di Bologna|città = Bologna
|anno = 2003}}
*{{cita pubblicazione |autore = Jacopo Ortalli|titolo= Bologna città romana. Progetto e realtà urbana|rivista= Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le
Province di Romagna|numero= 47|anno= 1996|pp= 139-195}}
*{{Cita libro|titolo = Bologna nell'antichità|curatore = Giuseppe Sassatelli |curatore2 = Angela Donati|editore = Bononia University Press|città = Bologna |anno = 2005|volume = vol. I |collana= Storia di Bologna|ISBN = 88-7395-109-0}}
*{{cita pubblicazione |autore = Daniela Scagliarini Corlaita|autore2 =Antonella Coralini|titolo= Da Felsina a Bononia: dall’8. Sec. A.C. al 5. Sec. D.C.|rivista= [[L'architettura. Cronache e storia]]|volume= XLIX|numero= 576|anno= 2003|mese= settembre|pp= 712-715}}
 
== Voci correlate ==
* [[Veicoli ferroviari della Società Veneta]]
*[[Claterna]]
* [[Ferrovia Casentinese]]
*[[Bologna]]
* [[La Ferroviaria Italiana]]
*[[Felsina]]
* [[Storia di BolognaFerrotramviaria]]
* [[Locomotiva SV 35]]
* [[Locomotiva SV 37]]
* [[Locomotiva SV 38]]
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web | 1 = http://195.186.81.31/seeta4/30968/30995.html | 2 = Die Dampfloks Der STB | accesso = 8 marzo 2016 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20160309025108/http://195.186.81.31/seeta4/30968/30995.html | dataarchivio = 9 marzo 2016 | urlmorto = sì }}
* Centro "Gina Fasoli", [http://www.centrofasoli.unibo.it/cd_bo/romani/romani.html Breve Storia di Bologna, Parte I, Romani]
* {{cita web|http://www.pospichal.net/lokstatistik/30091-stb1.htm|Il parco rotabili della Seetalbahn su pospichal.net}}
 
{{Portale|Antica Roma|Bologna|Celtitrasporti}}
 
[[Categoria:BononiaSocietà Veneta|36]]
[[Categoria:Locomotive a vapore di rodiggio 1-3-0|STB Ed 3/4]]