__NOTOC__
[[File:Scodella - ingobbiata e graffita a fondo ribassato, fine XVI - inizi XVII secolo (collezione Tongiorgi, Pisa) - Museo nazionale di San Matteo.jpg|thumb|Scodella - ingobbiata e graffita a fondo ribassato, fine XVI - inizi XVII secolo (collezione Tongiorgi, Pisa) - Museo nazionale di San Matteo]]
{{torna a|The Haunting (serie televisiva)}}
La '''prima stagione''' della serie televisiva '''''The Haunting''''', intitolata '''''Hill House''''' e composta da 10 episodi'','' è stata pubblicata a livello internazionale su [[Netflix]] il 12 ottobre [[2018]].
{| class="wikitable"
Le '''ceramiche ingobbiate e graffite di Pisa''' vennero prodotte tra la metà del XV fino al XIX secolo.
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!Titolo originale
!Titolo italiano
!Prima TV USA
!Prima TV Italia
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| 1 ||''Steven Sees a Ghost'' || ''[[#Steven vede un fantasma|Steven vede un fantasma]]'' || rowspan="10"| 12 ottobre 2018 || rowspan="10"| 12 ottobre 2018
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| 2 ||''Open Casket'' || ''[[#La bara aperta|La bara aperta]]''
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| 3 ||''Touch'' || ''[[#Tatto|Tatto]]''
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| 4 ||''The Twin Thing'' || ''[[#Una cosa da gemelli|Una cosa da gemelli]]''
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| 5 ||''The Bent-Neck Lady'' || ''[[#La donna dal collo storto|La donna dal collo storto]]''
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| 6 ||''Two Storms'' || ''[[#Due temporali|Due temporali]]''
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| 7 ||''Eulogy'' || ''[[#Elogio funebre|Elogio funebre]]''
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| 8 ||''Witness Marks'' || ''[[#I segni testimoni|I segni testimoni]]''
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| 9 ||''Screaming Meemies'' || ''[[#Brutti sogni|Brutti sogni]]''
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| 10 || ''Silence Lay Steadily'' || ''[[#Il silenzio si espande|Il silenzio si espande]]''
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== Steven vede un fantasma ==
Quest’arco temporale costituisce un momento di svolta per la produzione del vasellame prodotto in città, in quanto si assiste all’introduzione di una nuova tecnica nelle officine ceramiche che già producevano a partire dai primi decenni del [[Duecento]] [[Maiolica arcaica di Pisa|maioliche arcaiche]].
* Titolo originale: ''Steven Sees a Ghost''
* Diretta da: [[Mike Flanagan]]
* Scritta da: [[Mike Flanagan]]
=== Trama ===
La nuova tecnica veniva comunemente chiamata ingobbiatura e prevedeva il rivestimento del corpo ceramico essiccato con una miscela liquida a base di [[Caolino|argille caoliniche bianche]] che, una volta raggiunto il giusto grado di asciugatura, poteva essere arricchita da decorazioni.
== La bara aperta ==
Le decorazioni potevano essere graffite “a punta”, “a fondo ribassato” e “a stecca” e/o anche dipinte.
* Titolo originale: ''Open Casket''
* Diretta da: [[Mike Flanagan]]
* Scritta da: [[Mike Flanagan]]
=== Trama ===
Le testimonianze relative alla graffitura pervenute mostrano una tendenza produttiva che spesso privilegia gli esemplari monocromi ma non mancano esempi di arricchimento cromatico volti a far risaltare le incisioni con pennellate in verde e/o giallo (sporadicamente in bruno/violaceo). Le ceramiche ingobbiate e graffite venivano poi rivestite con una [[Vetrina (ceramica)|vetrina]] piombifera prima della seconda cottura, in modo che la superficie dei manufatti acquistasse impermeabilità e che i decori fossero protetti<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013}}; {{cita|Berti 2005}}</ref>.
== Tatto ==
== Ipotesi sull'origine delle ingobbiate e graffite a Pisa ==
* Titolo originale: ''Touch''
La tecnica dell’ingobbiatura, come quella della [[Smalto|smaltatura stannifera]] della maiolica arcaica, non venne appresa dai ceramisti locali per esperienza maturata con il tempo, ma è più probabile che fosse stata trasmessa da maestranze [[Alloctono|alloctone]].
* Diretta da: [[Mike Flanagan]]
* Scritta da: [[Liz Phang]]
=== Trama ===
I più{{#tag:ref|(Vedi {{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 14}}) Questa ipotesi è stata suggerita da [[Graziella Berti]] già nel 1994 ({{cita|Berti 1994}}) e poi portata avanti da Trombetta nel 2009 ({{cita|Trombetta 2009|p. 7}}).|group=N}} concordano con la tesi secondo la quale tale tecnica potrebbe essere arrivata a [[Pisa]] tramite la conoscenza portata da ceramisti originari della [[Pianura Padana]] che, nel XV secolo, attraverso i territori della [[Este|Casa d’Este]] e più precisamente dalla [[Garfagnana]], raggiunsero il nord della [[Toscana]].
== Una cosa da gemelli ==
A tal proposito alcuni documenti attestano l’arrivo a Pisa, e in zone limitrofe, di ceramisti provenienti da [[Milano]] e [[Lucca]]. Soprattutto in quest’ultima realtà si registrano numerose attestazioni di ceramiche ingobbiate e graffite provenienti da aree modenesi, reggiane e ferraresi oltre che la presenza di ceramisti padani presenti nella cittadina tra il [[Quattrocento]] e il [[Cinquecento]]. Appare dunque probabile che Lucca possa aver ricoperto il ruolo di “scalo” intermedio per questi ceramisti che con il tempo poterono spostarsi anche a Pisa<ref name=AG_14>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 14}}</ref><ref>{{cita|Tongiorgi 1979|p. 19}}; {{cita|Berti 1997|p. 266}}.</ref>{{#tag:ref|Per le ceramiche ingobbiate e graffite rinvenute a Lucca e per la presenza di ceramisti padani in città tra il Quattrocento e il Cinquecento vedi {{cita|Ciampoltrini 2013}}. Documenti d’archivio attestano l’avvio di alcune società tra stovigliai delle due città agli inizi del ‘400, si rimanda a {{cita|Moore Valeri 2004|p. 96}}; {{cita|Tongiorgi 1979|pp. 27, 29, 60, 98, 132}}.|group=N}}.
* Titolo originale: ''The Twin Thing''
* Diretta da: [[Mike Flanagan]]
* Scritta da: [[Scott Kosar]]
=== Trama ===
Per stabilire meglio il momento in cui arrivò in città il sapere per la produzione delle ingobbiate, appaiono molto interessanti due fonti scritte.
Il piccolo Luke è frustrato perché la sua famiglia non crede mai a ciò che dice di vedere. Dice, infatti, di incontrare nei pressi di Hill House una bambina di nome Abigail, ma tutti insistono che è solo un'amica immaginaria frutto della fantasia di Luke. Si fa dare dalla madre una bombetta trovata nella casa e la indossa frequentemente; tuttavia nel cuore di una notte si sveglia e vede in camera sua lo spirito di un uomo alto che viene a riprendersi il cappello. Si scopre, inoltre, che lui e Nell condividono una "cosa da gemelli" sin da piccoli, dal momento che ciascuno è in grado di sentire le sofferenze dell'altro.
Entrambe riguardano un maestro vasaio pisano, tale Sano di Gherardo Borghesi, che operò a cavallo della prima e seconda metà del Quattrocento.
Il primo documento, datato al 1441, concerne il pagamento da parte del ceramista di alcuni ''sacchi di bianco'' presso la [[Porta a Mare|Dogana della Degazia]]<ref name=AG_14/><ref>{{cita|Berti 2005|p. 124}}</ref>{{#tag:ref|Come dimostra la Dottoressa Daniela Stiaffini, i termini “bianco” e “terre bianche” venivano usati proprio per indicare l’ingobbio, vedi {{cita|Stiaffini 2002}}).|group=N}}. Il secondo è più tardo (1485) e riguarda la spartizione dei beni di Sano di Gherardo tra i figli dopo la sua morte (avvenuta tra il 1472 e il 1478). Nel testamento viene esplicitamente indicata la presenza di ''terre bianche'' tra le numerose materie prime lasciate in eredità, necessarie alla creazione delle ceramiche<ref>{{cita|Berti 2005|pp. 124 - 125}}; {{cita|Tongiorgi 1979|pp. 134-135}}; {{cita|Berti - Tongiorgi 1977a|p. 151}}.</ref>.
Nel presente, Luke è determinato a continuare il programma di disintossicazione ed è ormai pulito da 90 giorni. Al centro di recupero, Luke incontra Joey e i due si aiutano a vicenda: tuttavia, dopo una lunga astinenza, Joey scappa dal centro; Luke abbandona la struttura per andare a cercarla e la trova in strada che acquista una dose di eroina.
A queste fonti archivistiche è possibile collegare il ritrovamento dei primi oggetti da mensa ingobbiati e graffiti “a punta” nel sottosuolo pisano a partire dalla metà-fine del XV secolo{{#tag:ref|Ad esempio nello scavo di Villa Quercioli, condotto tra febbraio e marzo 2011, il recupero della stratigrafia che comprende il 1470 e il 1590 circa, ha restituito maioliche arcaiche tarde (soprattutto monocrome bianche) e prime ingobbiate e graffite “a punta”. Non sono stati trovati frammenti di ingobbiate e graffite “a stecca” nei depositi anteriori al 1500.|group=N}}.
Senza soldi e rimasto ormai senza un posto per passare la notte, Luke si precipita a casa di Steve per rubargli una macchina fotografica e altri oggetti da rivendere: sulle scale, però, incontra Steve che gli dà dei soldi, convinto che il fratello abbia bisogno di denaro per comprare delle dosi. Joey inganna Luke e presi i soldi, scappa; Luke viene aggredito per strada, rimane senza scarpe e continua a vedere lo spettro dell'uomo con la bombetta dietro di lui. In preda alla disperazione Luke telefona al centro di recupero, implorando la responsabile di riprenderlo e assicurando di essere rimasto pulito per tutto il tempo. Mentre è in strada e continua ad avere forti brividi per il freddo, Luke viene raggiunto da Steve che gli rivela che Nell è morta. Luke, scosso per la notizia e reggendosi a fatica in piedi, gli risponde che non può essere stato un suicidio.
[[File:Montelupo, piatto con l'arme minerbetti, 1485-1495 ca.JPG|thumb|Maiolica di Montelupo fiorentino, piatto con l'arme minerbetti, 1485-1495 ca]]
[[File:Ciotola - maiolica arcaica di Pisa, XV secolo (Piazza Duomo, Pisa) - Museo nazionale di San Matteo.jpg|thumb|Maiolica arcaica di Pisa, XV secolo.]]
== La donna dal collo storto ==
Per capire i motivi che hanno spinto i ceramisti pisani alla produzione delle ceramiche ingobbiate e graffite, in contemporanea con l’ultima maiolica arcaica, bisogna tener conto delle condizioni politiche ed economiche nelle quali la città versava in quel periodo.
* Titolo originale: ''The Bent-Neck Lady''
Dagli inizi del XV secolo (1406) la [[Repubblica di Pisa|Repubblica pisana]] non esisteva più; questa infatti era caduta sotto il controllo di [[Firenze]] che, tra assedi, conquiste e rivolte, mise in ginocchio la città per tutto il secolo costringendola alla definitiva resa agli inizi del successivo (1509), dopo la ribellione di fine Quattrocento.
* Diretta da: [[Mike Flanagan]]
Negli anni di dominio l’occupante controllava il mercato imponendo pesanti dazi alle attività artigianali e commerciali pisane. Una conseguenza fu, oltre allo spopolamento della città, un importante calo di botteghe ceramiche. In questi anni si registrava inoltre l’entrata nei commerci di un nuovo tipo di ceramica, la [[Maiolica di Montelupo|maiolica policroma di Montelupo Fiorentino]], che relegò a ruolo marginale l'ultima [[Maiolica arcaica di Pisa|maiolica arcaica pisana]].
* Scritta da: [[Meredith Averill]]
Di contro, nei primi decenni del Quattrocento, i pochi artigiani pisani rimasti reagirono formando delle corporazioni per tentare di far fronte alla nuova concorrenza montelupina, le cui produzioni godevano di ben altro pregio{{#tag:ref|Si conoscono nella prima metà del XV secolo delle corporazioni create tra maestri vasai pisani. Un primo tentativo di organizzazione venne fatto nel 1419, con la stesura di un contratto tra gli affiliati che però non andò in porto. Pochi anni più tardi, nel 1421, venne invece firmato un accordo da nove vasai, nel quale si fissarono alcune clausole che interessavano vari aspetti della produzione e del commercio di vasellame. Si sa che più tardi, nel 1427-28, si formò un’altra importante compagnia di tre vasai di cui uno era già firmatario del contratto del 1421 (vedi {{cita|Berti 2005|pp. 110-115}}).|group=N}}.
Ai fiorentini dunque si deve, se non lo stimolo per l’introduzione della nuova tecnica dell’ingobbio graffito, almeno una forte reazione organizzativa da parte degli artigiani pisani, tale da rinnovare la produzione con l’abbandono graduale della maiolica arcaica che non soddisfaceva più il gusto del tempo<ref>{{cita|Berti 2005|pp. 121 - 122}}; {{cita|Berti - Tongiorgi 1977a|p. 150-151}}.</ref>.
=== Trama ===
I documenti che riguardano Sano di Gherardo Borghesi e il ritrovamento nel sottosuolo dell'ex convento delle Benedettine (presso la [[chiesa di San Paolo a Ripa d'Arno]]) di maioliche arcaiche, ingobbiate e graffite "a punta" e "a stecca", avevano portato la studiosa [[Graziella Berti]] ad ipotizzare che la tecnica dell'ingobbio in tutte le sue varianti tecnologico-decorative fosse stata adottata a Pisa intorno alla metà del XV secolo (anni '30-'40), in concomitanza con il declino della maiolica arcaica e la sua ultima produzione<ref name=AB_15>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 15}}</ref><ref>{{cita|Berti 2005}}.</ref>.
La piccola Nell è tormentata dalla visione di uno spettro con il collo rotto, che inizia a chiamare ''la donna dal collo storto'', mentre lei si ritrova paralizzata al letto. Ormai adulta, incontra un tecnologo del sonno di nome Arthur per curare le sue paralisi nel sonno: i due si innamorano e iniziano subito a frequentarsi. La terapia sembra funzionare tanto che gli attacchi di Nell si fanno sempre più rari e anche le visioni della donna dal collo storto si sono interrotte. A una festa di Capodanno Arthur chiede a Nell di sposarlo e lei accetta: i due si sposano poco dopo. Una notte Nell ha un episodio di paralisi nel sonno e Arthur, svegliatosi per aiutarla, si accascia a terra e muore per un aneurisma cerebrale: Nell, ancora a letto paralizzata, si trascina a fatica sul corpo del marito e vede di fronte a se lo spettro della donna dal collo storto. Nell non sembra accettare la morte di Arthur e inizia ad avere contrasti con i fratelli Steven e Theo; pur seguita da un terapista, non prende le medicine che costui le prescrive e dopo una seduta decide di tornare a Hill House, dove tutto è iniziato, per affrontare il proprio passato che continua a tormentarla. Prende un aereo per Boston e di notte entra a Hill House: si trova al centro di un vero e proprio idillio familiare, dal momento che rivede i genitori e i fratelli salutarla e accoglierla calorosamente perché è tornata a casa; vede anche Arthur, vestito come il giorno del loro matrimonio, e inizia a ballare con lui per la casa. Invitata dalla madre a seguirla al piano di sopra per prendere un tè, si mette un cappio al collo immaginando che in realtà sia la madre a metterle un ciondolo e d'improvviso viene spinta giù dalla madre, il che le causa la rottura del collo. Nel morire, vede se stessa cadere e viaggiare nel passato: si scopre così che è lei lo spettro della donna dal collo storto che la tormentava da bambina, e quindi uno dei fantasmi della casa.
Tale ipotesi ha incontrato pareri contrastanti nel corso del tempo, soprattutto per quanto riguarda il vasellame graffito “a stecca” più di frequente attestato in contesti del pieno XVI secolo. Negli ultimi anni infatti, nella stratigrafia di più punti del sottosuolo urbano, si sono trovati molti più indizi in grado di dare delle risposte esaustive a questo problema<ref name=AB_15/><ref>{{cita|Giorgio - Trombetta 2011}}.</ref>.
Le evidenze provenienti dagli scavi di Piazza Consoli del Mare, di via Facchini, di via Toselli, di [[Piazza delle Vettovaglie]], di Palazzo Scotto, della [[chiesa di San Michele in Borgo]], di Villa Quercioli e di via Sant’Apollonia<ref>Vedi in dettaglio {{cita|Alberti - Giorgio 2013|pp. 47-143}}.</ref>, hanno mostrato che le ingobbiate e graffita "a stecca" sono assenti nel corso di tutto il Quattrocento, con primissime rare attestazioni solo agli inizi del Cinquecento<ref name=AB_15/><ref>{{cita|Giorgio - Tombetta 2011|pp. 231 - 235}}.</ref>.
L’unica ingobbiata e graffita che viene prodotta contemporaneamente alla maiolica arcaica tarda è perciò quella “a punta”{{#tag:ref|Infatti, nella stratigrafia precedente al 1500 di Villa Quercioli e di altri siti di scavo, sono state trovate solo maioliche arcaiche tarde (monocrome), e ingobbiate e graffite “a punta”.
Tra il 1500 e il 1530 circa, appare per la prima volta la classe delle ingobbiate e graffite “a stecca”. L’ultimo periodo che va dal 1560 a 1590 circa, vede protagonista la graffita “a stecca”, subito seguita dalla tipologia “a punta”. Sono presenti ancora maioliche arcaiche monocrome bianche (pochissimi esemplari) che probabilmente smetteranno di essere prodotte in questi anni.|group=N}}. Se la graffita “a stecca” non è presente nei contesti pisani del XV secolo probabilmente non veniva ancora prodotta; se è presente, seppur in rarissimi casi, agli inizi del XVI secolo è perché forse trattasi delle prime sperimentazioni<ref name=AB_15/>.
Nel Quattrocento, quindi, le classi fabbricate dalle botteghe pisane sono la maiolica arcaica{{#tag:ref|La produzione di maiolica arcaica dopo aver tentato di dare nuova linfa ai repertori decorativi con la policromia in giallo e arancione, tende a perdere la decorazione (voltando verso la monocromia) e a limitare il panorama morfologico precedente (vedi {{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 16}}).|group=N}} e a partire dalla metà circa del secolo, la prima ingobbiata e graffita “a punta”.
== Due temporali ==
== Caratteristiche e tecnologia delle ingobbiate e graffite pisane ==
* Titolo originale: ''Two Storms''
Come per le maioliche arcaiche anche le ingobbiate e graffite pisane vengono prodotte con [[argilla]] cavata da depositi alluvionali del fiume [[Arno]]. Questa conferisce al corpo dei manufatti ceramici il peculiare colore rosso mattone vivo che può tendere all’arancione.
* Diretta da: [[Mike Flanagan]]
Lo strumento usato prevalentemente dagli artigiani pisani per tracciare i decori graffiti varia a seconda del tipo di decoro da ottenere: uno strumento a punta sottile nel caso della tipologia “a punta” e uno strumento con estremità più ampia per il decoro “stecca”.
* Scritta da: [[Mike Flanagan]], [[Jeff Howard]]
I recipienti ingobbiati e graffiti sono quasi esclusivamente forme aperte che presentano decorazioni solo sulla superficie interna e, meno frequentemente, sono attestati recipienti chiusi decorati con graffiture tracciate con la punta.
I motivi principali e secondari privilegiati avevano carattere geometrico e astratto, con richiami al mondo vegetale.
[[File:Scodella - ingobbiata e graffita a punta, fine XVI - inizi XVII secolo (collezione Tongiorgi, Pisa) - Museo nazionale di San Matteo.jpg|thumb|Scodella ingobbiata e graffita a punta aricchita da pennellate di colore (fine XVI - inizi XVII secolo).]]
=== Trama ===
Tra le ingobbiate e graffite “a punta”, tuttavia, sono state trovate ceramiche ornate con motivi figurati: rappresentazioni di quadrupedi e di pennuti, pesci, frutti e figure principalmente femminili mostrate di profilo<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 96, Tav. 8}}. I reperti sono stati ritrovati durante lo scavo di Villa Quercioli, databili tra il 1500 - 1530 e 1530 - 1560 circa. Per altri scavi vedi {{cita|Berti 1994}}.</ref>.
L'intero episodio ruota attorno a due temporali: il primo, avvenuto nel passato, quando la famiglia Crain stava ad Hill House, e il secondo nel presente, la notte prima del funerale di Nell, con il padre e tutti i fratelli che si riuniscono nel salone della casa d Shirley per vedere la salma della ragazza morta; per la prima volta da quando hanno lasciato la casa dopo la morte di Olivia, Hugh e i figli Steve, Theo, Shirley e Luke si trovano insieme nella stessa stanza.
Durante il temporale del passato, la piccola Nell scompare. Tutti iniziano a cercarla, ma Olivia inizia a vedere degli spiriti aggirarsi per i corridoi della casa; i bambini, invece, rimasti al piano di sotto, vedono una strana creatura, simile a un cane. D'improvviso Nell viene ritrovata, ma con grande meraviglia di tutti dice di essere rimasta lì ferma per tutto il tempo, gridando, ma nessuno sembrava riuscire a vederla o sentirla.
La tavolozza delle ingobbiate e graffite è molto povera in quanto nella maggior parte dei casi si tratta di ceramiche monocrome, che sfruttano il contrasto cromatico tra il bianco dell’[[ingobbio]] e il rosso del corpo ceramico come decorazione stessa.
In pochi casi, soprattutto tra le graffite “a punta” e più raramente a “fondo ribassato”, le decorazioni sono arricchite con pennellate in verde e/o giallo (in rari casi è usato il bruno che può tendere al viola).
La superficie, dopo essere stata ingobbiata e decorata veniva coperta con vetrina piombifera. Questa è soprattutto incolore ma non mancano i casi in cui si presentano vetrine gialle o verdi, mentre l’uso di vetrine di colore bruno-violaceo è molto raro. Il colore della copertura vetrosa dipendeva dall’aggiunta o meno di [[ossidi di ferro]] o di [[rame]]. Anche l’atmosfera presente nella [[fornace]] (ossidante o riducente) contribuiva a modificare il risultato finale<ref>{{cita|Berti 2005|pp. 9, 11}}.</ref>.
A casa di Shirley, ciascuno inizia a raccontare un episodio o un aneddoto riguardante Nell; però, i ricordi vengono interrotti da strani accadimenti: Steve vede il fantasma di sua sorella, va via la corrente, nonostante in tutte le case vicine ci sia, e il generatore di riserva non sembra funzionare; qualcosa, inoltre, sembra interferire con la salma, tanto che vengono ritrovati dei bottoni sugli occhi di Nell. Steve, convinto che Nell fosse fosse malata di mente come sua madre, chiede spiegazioni al padre su quanto accaduto a Hill House e si arriva a un duro confronto tra i due. Shirley scopre che suo marito ha per anni accettato, a sua insaputa, i soldi ricavati dalle vendite del libro di Steve, soldi che lei aveva rifiutato perché considerati sporchi del sangue della morte della madre. La discussione tra i fratelli e il padre si fa sempre più accesa, i toni si accendono, finché la bara di Nell cade al suolo: lo spirito di Nell era rimasto nella stanza per tutto il tempo, senza che nessuno potesse vederlo.
=== Il rivestimento ad “ingobbio” e la graffitura ===
I manufatti ceramici, dopo essere stati modellati sul [[tornio]] e fatti parzialmente essiccare una prima volta, venivano ricoperti con una patina di “ingobbio”, una miscela che si ottiene tramite l’uso di fini [[Caolino|argille caoliniche]], setacciate e disciolte in acqua<ref>{{cita|Berti 2005|p. 9}}; {{cita|Cuomo Di Caprio 2007|p. 287}}</ref>{{#tag:ref|Il Piccolpasso, chiama questo tipo di argilla “terra bianca” o “ver terra visentina” in quanto a Vicenza in passato veniva cavata argilla di questo tipo. Per quanto riguarda l’argilla usata a Pisa per “ingobbiare” i manufatti, gli studiosi hanno riscontrato l’uso di diverse terre; per considerazioni al riguardo si rimanda a {{cita|Berti - Capelli - Mannoni 2001a|pp. 12-13}}; {{cita|Capelli et al. 2001}}.|group=N}}.
Dopo l’applicazione dell’ingobbio per immersione e un’opportuna parziale essiccazione dello stesso i recipienti potevano essere decorati{{#tag:ref|L’applicazione dell’ingobbio poteva avvenire anche per aspersione o per pennellatura, vedi {{cita|Cuomo Di Caprio 2007|pp. 289-293}}.|group=N}}, ma si sono riscontrati anche casi in cui l’ingobbio non veniva graffito<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 188-190, Figg. 2, 3.a-b, 4-7, 9}}; {{cita|Alberti - Tozzi 1993|pp. 613, 628-632}}; {{cita|Moore Valeri 2005|Fig. 13, p. 195}}; {{cita|Moore Valeri 2004|Fig. 23, 6, p. 21}}.</ref>.
Le decorazioni venivano realizzate asportando opportune porzioni della patina di ingobbio (allo stato ancora crudo) e la superficie del corpo argilloso sottostante con una “punta” o con una “stecca”.
Gli elementi ornamentali, dunque, una volta completata la cottura del pezzo, apparivano di colore rosso mattone in quanto con la graffitura veniva scoperto il corpo ceramico. Le principali produzioni “graffite” pisane si dividono in tre categorie:
* Graffite “a punta”,
* Graffite “a stecca”,
* Graffite “a fondo ribassato”.
== Elogio funebre ==
Purtroppo, non sono state trovate testimonianze materiali degli strumenti usati per asportare lo strato di ingobbio. Potendo formulare solo ipotesi, gli studiosi pensano che questi potevano essere fatti di diversi materiali, soprattutto in legno o in metallo, ma anche ricavati da ossa animali<ref>{{cita|Berti 2005|p. 10}}; {{cita|Berti 1993|pp. 197-198}}; per esempi di strumenti usati per la graffitura vedi {{cita|Berti - Migliori - Daini|p. 39}}; {{cita|Cuomo Di Caprio 2007|pp. 444-446}}.</ref>.
* Titolo originale: ''Eulogy''
* Diretta da: [[Mike Flanagan]]
* Scritta da: [[Charise Castro Smith]]
=== La prima cotturaTrama ===
I recipienti dopo essere stati ingobbiati e, in caso, graffiti venivano infornati per la prima cottura dove si veniva a creare il contrasto cromatico tra il peculiare rosso mattone del corpo ceramico sottostante e il bianco dell’ingobbio<ref>{{cita|Berti 2005|p. 10}}.</ref>.
== I segni testimoni ==
=== Il rivestimento vetroso e la seconda cottura ===
* Titolo originale: ''Witness Marks''
Dopo la prima cottura i “biscotti” venivano rivestiti da una vetrina piombifera e sottoposti ad una seconda cottura affinché la superficie del manufatto acquisisse impermeabilità.
* Diretta da: [[Mike Flanagan]]
Durante la cottura nella fornace i recipienti aperti, che erano stati impilati per ottimizzare lo spazio, venivano separati tra di loro tramite le cosiddette “zampe di gallo”<ref>{{cita|Berti 2005|pp. 10-11}}. Sono state condotte analisi in Fluorescenza a Raggi X per determinare la composizione delle coperture vetrose, vedi {{cita|Arias - Berti 1973|pp. 130-132}}.</ref>.
* Scritta da: [[Jeff Howard]], [[Rebecca Klingel]]
=== Trama ===
== La produzione di ceramica ingobbiata e i vasai nel XVI secolo ==
[[File:Ciotola - maiolica arcaica di Pisa, scarto di seconda cottura, 1530 - 1560 (villa Quercioli, Pisa) Museo nazionale di San Matteo.jpg|thumb|Ciotola, maiolica arcaica monocroma tarda (scarto di seconda cottura), 1530 - 1560.]]
[[File:Grafico a barre sui ceramisti pisani attivi tra XIII e XVI secolo.jpg|thumb|Andamento del numero dei ceramisti pisani attivi tra XIII e XVI secolo.]]
== Brutti sogni ==
Fino all’ultimo quarto del XVI secolo le fabbriche pisane hanno continuato a produrre la maiolica arcaica. In un primo momento (prima metà XV secolo) fu sperimentata la maiolica policroma che venne presto abbandonata in favore di una produzione più semplice (monocroma bianca), dove il repertorio delle forme vira sulla ciotola emisferica<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 16}}. I contesti di scavo interessano vaste zone del centro storico pisano e sono stati editi da M. Giorgio e I. Trombetta ({{cita|Giorgio 2011a}} e {{cita|Giorgio - Trombetta 2011}}); si riferiscono a quelli di via Toselli ({{cita|Ducci - Baldassarri - Gattiglia 2009}}), Piazza Consoli del Mare ({{cita|Anichini - Gattiglia 2009}}; {{cita|Gattiglia - Giorgio 2007}}), Museo Nazionale di San Matteo ({{cita|Baldassarri 2007}}; {{cita|Baldassarri et al. 2005}}), Piazza delle Vettovaglie ({{cita|Alberti - Baldassarri 2004}}), Palazzo Scotto ({{cita|Gattiglia - Milanese 2006}}) e Villa Quercioli ({{cita|Aalberti - Giorgio 2013|pp. 47-153}}). Contesti di scavo condotti tra gli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso, quali quelli di Palazzo Vitelli ({{cita|Garzella - Redi 1980}}; {{cita|Redi 1982}}), Lungarno Simonelli ({{cita|Berti - Tongiorgi 1982}}; {{cita|Berti 2005}}) e quello dell’ex convento delle Benedettine ({{cita|Berti - Tongiorgi 1982}}), dove sono state trovate graffite “a punta” accanto a quelle “a fondo ribassato”, ingobbiate monocrome e marmorizzate, possono oggi essere collocati in un tempo meglio definito.</ref>.
* Titolo originale: ''Screaming Meemies''
Contemporaneamente all’ultima maiolica arcaica cominciano ad essere prodotte le prime ceramiche ingobbiate e graffite “a punta”. Solo in un secondo momento, dopo gli inizi del Cinquecento cominciano ad essere prodotte le graffite “a stecca”<ref>{{cita|Giorgio - Trombetta 2011|p. 237}}.</ref>. L’altra tipologia di graffite, quella “a fondo ribassato”, comincia ad essere presente a partire dalla metà circa dello stesso secolo<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|pp. 79-81}}.</ref>.
* Diretta da: [[Mike Flanagan]]
* Scritta da: [[Meredith Averill]]
=== Trama ===
Tra il Cinquecento e il [[Seicento]] le vecchie forme che hanno accompagnato la produzione delle maioliche arcaiche e delle prime ingobbiate cominciano a cambiare e in particolare muta completamente la parte bassa dei recipienti. In questo periodo infatti il piede “ad anello” viene gradualmente abbandonato in favore di quello “a disco”, o “a ventosa”.
Anche nei decori si assiste ad un cambiamento in questo secolo. Ad esempio, quelli tracciati con la stecca diventano statici e meno corsivi, tra i decori graffiti “a punta” e “a fondo ribassato” cominciano ad essere usati motivi araldici, soprattutto raffiguranti lo stemma della famiglia dei [[Medici]]. Gli araldi vengono spesso associati ad elementi di ispirazione vegetale<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|pp. 16-17}}. Vedi anche pp. 198-200 per avere maggiori informazioni sulle marmorizzate prodotte nella fornace di via della Sapienza.</ref>.
=== IIl ceramistisilenzio attivisi in cittàespande ===
* Titolo originale: ''Silence Lay Steadily''
Quando venne immessa nel mercato cittadino un'ingente quantità di ceramica montelupina i maestri vasai pisani tentarono di fronteggiare la nuova concorrenza con la produzione delle maioliche arcaiche policrome prima, e con le ingobbiate e graffite dopo.
* Diretta da: [[Mike Flanagan]]
* Scritta da: [[Mike Flanagan]]
=== Trama ===
Inizialmente questo tentativo dovette risultare vano in quanto si assiste, grazie alle testimonianze scritte, ad una forte decrescita degli artigiani presenti in città. Infatti, fino al secondo quarto del Quattrocento la città ospitava numerosi ceramisti mentre nella seconda metà dello stesso secolo il numero di questi cala drasticamente.
Molti artigiani arrivarono dal contado e da altri centri ma questa piccola migrazione si interruppe e, anzi, si invertì. Infatti, circa una decina di vasai che prima operavano a Pisa si spostarono verso Lucca, [[Savona]] e [[Faenza]]. Dei 66 artigiani presenti in città nel primo quarto del XV secolo, ne rimasero soltanto 18 nell'ultimo quarto<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 19}}; {{cita|Tongiorgi 1979|p. 19}}; {{cita|Berti 1997|p. 266}}.</ref>.
{{Portale|Televisione}}
Causa principe di questo decremento è sicuramente stata l’annessione di Pisa allo stato fiorentino. Oltre che alla migrazione di questi artigiani si assistette alla dipartita dei ceti dirigenti. Inoltre, venne vietato agli abitanti del contado di entrare in città in quanto Firenze aveva timore di possibili insurrezioni<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 19}}; {{cita|Petralia 1991|p. 180}}.</ref>. Gli occupanti imposero pesanti imposte che minarono una fiorente attività come quella della ceramica. Molte delle fornaci presenti in città vennero distrutte nei primi anni di dominazione e non appare improbabile che questi immobili furono distrutti dagli stessi proprietari per sfuggire alle gravose tasse<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 19}}; {{cita|Tongiorgi 1964}}; {{cita|Casini 1965|p. 79}}.</ref>.
[[Categoria:Liste di episodi di serie televisive|Hill House]]
Durante la [[Storia di Pisa|Seconda Repubblica pisana]] (1494-1509) la situazione non cambiò in meglio dato che il numero di artigiani passò da 18 a 13.
Nei primi trent’anni del XVI secolo quattro nuovi artigiani arrivano in città{{#tag:ref|(Vedi {{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 19}})Dopo la riconquista fiorentina Pisa è in ginocchio. L’economia e il numero della popolazione accusa i lunghi anni di assedio e scontri ({{cita|Mazzei 1991|p. 10}}). Solo dopo la caduta della Seconda Repubblica si può scorgere un nuovo incremento demografico. La crescita della popolazione consentì una ripresa economica che favorì il mercato cittadino. Pisa tornò tra i maggiori porti della Toscana, tappa obbligata per l’entrata e l’uscita della mercanzia ({{cita|Fasano - Guarini 1991|p. 17}}).|group=N}}. Proprio in questo periodo, come confermano i dati archeologici, cominciano ad essere prodotte le prime graffite “a stecca” e, grazie a questa nuova produzione, si assiste per tutto il Cinquecento all’aumento del numero dei vasai.
== Ceramiche ingobbiate e graffite "a punta" ==
Accanto alla produzione dell’ultima maiolica arcaica, specialmente monocroma bianca, sono state prodotte le ingobbiate e graffite '''a punta''' che costituiscono il primo vero tentativo di rinnovamento della produzione ceramica pisana dopo le maioliche arcaiche policrome. In base alle stratigrafie di più scavi nel sottosuolo cittadino, è possibile ritenere che la graffita “a punta” sia comparsa nella scena produttiva pisana attorno alla metà del XV secolo circa<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 91}}. Vedi approfondimenti sugli scavi di Villa Quercioli a pp. 91-102 e di via della Sapienza a pp. 191-194</ref>.
=== Gli aspetti morfologici tipici delle ingobbiate e graffite "a punta" di XV-XVI secolo ===
==== Le forme aperte ====
[[File:Scodella - ingobbiata e graffita a punta (scarto di pirma cottura), 1500 - 1530 (villa Quercioli, Pisa).jpg|thumb|Scodella ingobbiata e graffita a punta (scarto di pirma cottura), 1500 - 1530.]]
[[File:Boccale - ingobbiata e graffita a punta (scarto di prima cottura), 1500 - 1530 (villa Quercioli, Pisa) - Museo nazionale di San Matteo.jpg|thumb|Boccale ingobbiato e graffito a punta (scarto di prima cottura), 1500 - 1530.]]
Le forme aperte del primo periodo di produzione<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|pp. 91 - 94, Tav. 4a}}.</ref> (metà XV secolo-1500 circa), sono soprattutto ciotole, piatti, catini e scodelle che possono essere provvisti di tesa.
Le forme nel secondo periodo<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|pp. 94-98, Tavv. 4b-8}}.</ref> (1500-1530 circa) cominciano a cambiare specie nella parte bassa. Il piede ad anello si stringe e si abbassa, mentre il piede a disco a ventosa o convesso è ancora raro.
Per quanto riguarda il terzo periodo<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|pp. 98-101, Tavv. 9-13}}.</ref> (1530-1560) sono stati ritrovati catini e scodelle mentre sono più rari, rispetto alle fasi precedenti, le ciotole e i piatti. Il piede ad anello nelle scodelle comincia a non essere più usato in favore di quello a disco, mentre le forme più piccole sono apode.
Il quarto periodo<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|pp. 101-102, Tav. 14}}.</ref> (1560-1590 circa) è caratterizzato da una minore produzione della tipologia “a punta”, in favore di una maggiore produzione di graffite “a stecca”. Le forme maggiormente attestate sono i catini, poi ciotole, scodelle e piatti<ref>Per uno studio più aggiornato si rimanda alla tesi di dottorato {{cita|Giorgio 2016}}.</ref>.
==== Le forme chiuse ====
Sono attestate forme chiuse ingobbiate e graffite “a punta” almeno a partire dal 1500 (secondo periodo), fino ad arrivare all’ultimo trentennio del XVI secolo<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|pp. 96, 101, Tavv. 8, 13}}.</ref> (quarto periodo).
Le forme chiuse del secondo periodo<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 96, Tav. 8}}.</ref> sono boccali che hanno l’orlo trilobato, il collo lungo che si apre verso l’alto, il corpo ovaliforme e il piede è a disco. L’ansa è a nastro poco spesso.
La morfologia delle forme sembra non mutare nei boccali del terzo e quarto periodo<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 100, Tav. 13 (terzo periodo), p. 101 (quarto periodo)}}.</ref>.
[[File:Catino - ingobbiato e graffito a punta, fine XVI secolo - inizi XVII secolo (lungarno Simonelli, Pisa).jpg|thumb|Catino ingobbiato e graffito a punta (fine XVI secolo - inizi XVII secolo).]]
[[File:Scodella - ingobbiata e graffita a punto, prima metà XVI secolo (collezione Tongiorgi, Pisa) - Museo nazionale di San Matteo.jpg|thumb|Scodella ingobbiata e graffita a punta (prima metà XVI secolo).]]
=== Le decorazioni tipiche delle ingobbiate e graffite "a punta" ===
==== Motivi principali delle forme aperte ====
I motivi principali sono i decori che si trovano sul fondo del cavetto delle forme aperte o sulla pancia delle forme chiuse.
Durante il primo periodo si incontrano maggiormente motivi di ispirazione geometrica e solo a partire dalla fine XVI-inizi XVII secolo vengono preferiti motivi vegetali costituiti da uno o più fiori oppure da frutti, come la pera, sorretti da rametti ornati o meno da foglie.
Il campo centrale dei recipienti può essere diviso in settori da elementi che ricordano tralicci.
Non mancano motivi che raffigurano quadrupedi, pesci e figure umane di profilo<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|pp. 92, 94, Tavv. I (VI.a) - II (IX.b, X.a, XI)}}; {{cita|Berti 1994|pp. 361-362, Fig. 8/1-6 Motivi I. (p. 380), decorazione graffita su reperti da via Nicolo Pisano}}; {{cita|Alberti - Giorgio 2013|pp. 193-194}}; {{cita|Berti 1994|p. 362, Fig. 9/1-3 Motivi III (p. 381)}}.</ref>.
I motivi principali del secondo periodo tendono a schematizzarsi con divisioni del campo centrale in settori tramite croci, stelle o elementi vegetali. Sono presenti anche fiori lobati e girandole.
Risultano piuttosto frequenti le rappresentazioni di figure umane e motivi raffiguranti pesci<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 96, Tavv. I (I, III.b, IV.a-b, V, VII.a-b), II (IX.a-b, X.b-c)}}.</ref>.
Quelli del terzo periodo non si discostano dai motivi principali degli anni precedenti. Solo in rari casi si notano decori differenti quali croci riempite da decori di diversa natura.
I disegni graffiti “a punta” di fiori stilizzati che riempiono l’intera superficie sono ancora frequenti.
Non mancano figure umane e zoomorfe come ad esempio pesci o uccelli<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|pp. 100, Tavv. I (III.a, VI, VIIa-b, VIII), II (IX.b, X.a)}}; {{cita|Berti 1994|p. 369 (motivi zoomorfi - uccelli), Fig. 20, p. 386}}.</ref>.
I decori principali del quarto periodo si riducono a motivi costituiti da girandole e fiori lobati. Sono state rinvenute diverse tipologie di decori con pesci ed appare per la prima volta il viso umano con capelli ricci<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|pp. 101-102, Tavv. I (VII.a.1, II), II (IX.c, X.a-b)}}.</ref>.
Tra le ingobbiate e graffite “a punta” un motivo principale assai usato è quello araldico che in qualche caso rimanda alla famiglia dei Medici e ai Rosselmini. Questo tipo di decorazione venne usato in fase tarda di produzione (XVII secolo)<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 194, Fig. 16 (A4)-18}}; {{cita|Berti 1994|p. 385, Fig. 19}}; {{cita|Berti 1994|p. 362, Fig. 19 Motivi II (p. 385)}}.</ref>.
Altri motivi sono impostati su schemi geometrici, che hanno andamento rotatorio e possono essere delle raggiere o elementi allungati. In un caso è stato ritrovato un recipiente con graffito un motivo che presenta una faccia rotonda da cui si dipartono dei raggi<ref>{{cita|Berti 1994|p. 362, Figg. 9/1-2 (Motivi IV) p.381 e 10/1 p. 381}}.</ref>.
In molti casi i disegni graffiti sono impreziositi da pennellate in verde e giallo sotto vetrina.
[[File:Boccale - ingobbiato monocromo (scarto di prima cottura), XVII secolo (manifattura Bitozzi, via Sapienza, Pisa) - Museo nazionale di San Matteo.jpg|thumb|Boccale ingobbiato monocromo graffito a punta - scarto di prima cottura (XVII secolo).]]
[[File:Boccale - ingobbiato e graffito a punta, inizi XVI secolo (ex monastero delle Benedettine, Pisa) - Museo nazionale di San Matteo.jpg|thumb|Boccale ingobbiato e graffito a punta (inizi XVI secolo).]]
==== Motivi secondari o sequenze delle forme aperte====
I motivi secondari del primo periodo sono caratterizzati da graticci, decori vegetali e archetti<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 94, Tav. IV (4.a.1-2)}}.</ref>.
Nel secondo periodo i motivi secondari sono dati da fasce riempite con linee solcate oblique che possono essere intervallate da spirali o elementi vegetali<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 96, Tavv. III (1, 3.a.1, 3.c.1, 3.c.2), IV (4.b.1, 6.a.1), V (9.b.3, 9.c)}}.</ref>.
Nel terzo periodo troviamo nuovi elementi e variazioni dei motivi già conosciuti<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|pp. 100-101, Tavv. III, (1, 2.a-e, 3.a.2, 3.b, 3.c.1), IV (4.a.1-2, 4.b.2, 6.a.1-2), V (4, 9.a, 9.b.1-2)}}.</ref>.
Il quarto periodo è caratterizzato dall’introduzione di una nuova sequenza denominata “a penna di pavone”<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 102, Tavv. III (1), IV (5.a-b, 8.a)}}.</ref>.
I decori graffiti sono arricchiti in tutti i casi con pennellate in verde e giallo ocra<ref>Per altri esempi di motivi periferici o sequenze vedi {{cita|Alberti - Giorgio|p. 194, Fig. 19}}.</ref>.
==== Motivi principali delle forme chiuse ====
I motivi principali sono i decori che si trovano sul ventre delle forme chiuse.
Nel secondo periodo è stato trovato un boccale che presenta un decoro a croce con elementi vegetali graffiti all’interno dei quartieri<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 96, Tav. VI (I)}}.</ref>.
Del terzo periodo è superstite un solo boccale che ha come decoro principale un elemento vegetale<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 101, Tav. VI (II)}}.</ref>.
Per la quarta fase non si sono riscontrate novità<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 102}}.</ref>.
==== Motivi secondari o sequenze laterali delle forme chiuse ====
Una caratteristica comune ai recipienti chiusi del secondo, del terzo e del quarto periodo è che i motivi secondari possono costituire la sola decorazione del recipiente.
Essi sono formati da graticci, spirali e linee ondulate verticali.
Sotto la bocca si può trovare una fascia riempita con linee verticali o oblique con orientamento verso destra o sinistra.
Sul manico possono trovarsi motivi lineari di diverso tipo<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|pp. 96-97 Tavv. VI (S.l.1-3, S.o.2, S.a.2)}}; {{cita|Alberti - Giorgio 2013|pp. 101-102 Tav. VI (S.l.1-3, S.o.1.a, So.o.1.b, S.a.1-2)}}.</ref>.
== Ceramiche ingobbiate e graffite "a stecca" ==
=== Gli aspetti morfologici tipici delle ingobbiate e graffite "a stecca" ===
I recipienti appartenenti alla classe delle graffite '''a stecca''' sono tutti rappresentati da forme aperte. Gli studiosi li hanno suddivisi in base alla presenza o meno della tesa.
[[File:Scodella - ingobbiata e graffita a stecca, 1560 - 1590 (via Sant'Apollonia, Pisa).jpg|thumb|Scodella ingobbiata e graffita a stecca, (1560 - 1590).]]
==== Recipienti aperti privi di tesa (ciotole, catini, piatti) ====
*A questo gruppo appartengono recipienti molto bassi, quasi piani, che poggiano su un piede a disco<ref>{{cita|Berti 2005|p. 12, Tavv. 1-4}}.</ref>.
*I recipienti di questo gruppo hanno una calotta quasi emisferica come caratteristica fondamentale<ref>{{cita|Berti 2005|pp. 12-17, Tavv. 5-19, Grafico 2. Si distinguono poi diversi tipi in base alle misure inerenti il diametro e la profondità del recipiente}}.</ref>.
*I recipienti più arcaici di questo gruppo hanno ancora il piede ad anello, mentre quelli più tardi hanno il piede a disco<ref>{{cita|Berti 2005|pp. 23-27, Tavv. 20-25, Grafico 3}}.</ref>.
==== Recipienti aperti con tesa (scodelle) ====
*I recipienti appartenenti a questo gruppo sono tutti provvisti di piede. La tesa può essere molto breve e la cavità poco profonda. Alcuni recipienti hanno invece la cavità più profonda e piede ad anello basso<ref>{{cita|Berti 2005|pp. 27-28. Tavv.26-39, Grafici 5-6}}.</ref>.
*Questi recipienti si differenziano da quelli sopra descritti per avere il piede a disco e le pareti della cavità più curvate soprattutto all’esterno<ref>{{cita|Berti 2005|pp. 34-35, Tavv. 40-41. In base a rapporti diversi tra le dimensioni dei recipienti si identificano altre tre varianti, Tavv. 42-44}}.</ref>.
*Recipienti con varie caratteristiche morfologiche caratterizzati dall'assenza del piede d'appoggio<ref>{{cita|Berti 2005|pp. 37-41, Tavv. 45-54}}.</ref>.
[[File:Ciotola - Ingobbiata e graffita a stecca con graffiture a punta - Scarto di fornace ( 1500 - 1530), Villa Quercioli (Pisa) - Museo Nazionale di San Matteo.jpg|thumb|Ciotola ingobbiata e graffita a stecca con graffiture a punta - scarto di fornace (1500 - 1530).]]
=== Le decorazioni tipiche delle ingobbiate e graffite "a stecca" ===
I decori delle ingobbiate e graffite “a stecca” dipendono anche dalla morfologia del recipiente. In base al tipo di recipiente le decorazioni si possono presentare secondo diversi schemi distributivi<ref>{{cita|Berti 2005|pp. 41, 52, Tav. 66}}.</ref>:
# Il motivo principale è arricchito tramite filettature o fasce secondarie.
# Il motivo principale viene arricchito da linee solcate che danno origine a filettature.
# Il motivo principale viene concluso sull’orlo o sulla tesa con una fascia secondaria delimitata da filettature.
# Il motivo posto al centro del recipiente viene separato dalla fascia secondaria tramite un’area priva di ornamenti.
# La decorazione principale viene arricchita da due fasce secondarie.
# La decorazione principale non è accompagnata da altre decorazioni e interessa solo il centro del cavetto.
[[File:Catino - ingobbiato e graffito a stecca, XVI secolo (piazza Dante, Pisa) - Museo nazionale di San Matteo.jpg|thumb|Catino ingobbiato e graffito a stecca, XVI secolo.]]
[[File:Ciotola - ingobbia e graffita a stecca, fine XVI - inizi XVII secolo (lungarno Simonelli, Pisa) - Museo nazionale di San Matteo.jpg|thumb|Ciotola ingobbia e graffita a stecca decorata con girandola ed elementi scalari posti al centro del manufatto (fine XVI - inizi XVII secolo).]]
==== Motivi principali ====
Il motivo che caratterizza nel corso del tempo la produzione di graffite "a stecca" è la girandola. Questa può presentarsi secondo diverse varianti:
*Da un piccolo elemento centrale posto al centro del recipiente si dipartono linee allungate<ref>{{cita|Berti 2005|p. 52, Tavv. 67-69. Queste decorazioni sono state riscontrate su recipienti che hanno distribuzione 1 e 3}}.</ref>.
*Decorazioni dette “a raggiera” nelle quali dei raggi convergono in un punto centrale del recipiente<ref>{{cita|Berti 2005|pp. 53, 64, Tavv. 70-79. Questo gruppo di motivi si incontra in recipienti con distribuzione prevalentemente di tipo 3}}.</ref>.
*Decorazione simile alla precedente dove una raggiera viene inscritta entro una stella formata intersecando quadrati, pentagoni o esagoni<ref>{{cita|Berti 2005|pp. 65-66, Tavv. 80-81. I recipienti che si sono conservati meglio mostrano che tale decorazione ha distribuzione di tipo 2 e 3}}.</ref>.
*Tra i raggi della girandola si possono trovare dei piccoli elementi decorativi<ref>{{cita|Berti 2005|pp. 66, 68 , Tavv. 82, 84/1-3. I motivi di questo gruppo si incontrano con distribuzione prevalentemente di tipo 2 ma anche 3}}.</ref>.
Raramente è possibile incontrare nelle graffite "a stecca" motivi che richiamano la natura:
*Decorazione caratterizzata da motivi floreali originati dalla giustapposizione di '''elementi scalari'''. I gambi dei fiori sono graffiti “a punta”<ref>{{cita|Berti 2005|p. 69, Tav. 87. I motivi hanno distribuzione 4 e 3}}.</ref>.
*Decorazione con motivi di ispirazione vegetale. Delle figure ovali intersecandosi danno origine ad una sorta di fiore<ref>{{cita|Berti 2005|p. 69, Tavv 88-89. I motivi hanno prevalentemente distribuzione di tipo 2 e poi 3}}.</ref>.
[[File:Esemplare ingobbiato ancora impilato con un manufatto invetriato.jpg|thumb|Esemplare ingobbiato (motivo secondario) ancora impilato con un manufatto invetriato.]]
==== Motivi periferici o sequenze ====
*Sequenza formata da tratti paralleli organizzati in fasce delimitate da uno o più filetti<ref>{{cita|Berti 2005|pp. 41, 45, Tavv. 55-56}}.</ref>.
*Tratti arcuati tracciati ad angolo che nel modo in cui si dispongono nella fascia possono dare origine ad una sorta di ramo con foglie<ref>{{cita|Berti 2005|p. 45, Tav. 57}}.</ref>.
*Gli elementi caratteristici di queste sequenze vengono chiamati '''scalari'''. Questi sono originati disponendo l’uno all’interno dell’altro, dal più grande al più piccolo, dei semicerchi tracciati con la stecca. Possono essere presenti nei motivi principali come ulteriore ornamentazione. Tra gli elementi scalari possono trovarsi degli '''elementi alfa'''<ref>{{cita|Berti 2005|pp. 45-52, Tavv. 58-65}}. Gli elementi “alfa” sono schematizzati nella Tav. 59.</ref>. Questi sono tracciati a stecca o a punta e possono essere principalmente costituiti da:
#Tratti circolari.
#Una o più linee rette tracciate in orizzontale e arricchite da tratti circolari che possono prendere posizione o ai due lati della linea/linee, oppure sui lati superiore e inferiore.
#Linea retta obliqua orientata verso destra o sinistra o in verticale.
#Croce semplice oppure arricchita da elementi circolari posti negli spazi creati dai bracci della croce oppure posti in tutti i settori.
#Forme a “x” con bracci retti oppure arcuati o raddoppiati.
#Angoli orientati in varie maniere e possibilmente arricchiti con tratti circolari o tratti retti incuneate nell’angolo. Possono essere abbelliti anche da elementi circolari anch’essi incuneati nell’angolo.
#Forme di vario genere: “M” rovesciata; serie scalare di barrette oblique tracciate specularmente; tratti sottili a formare una sorta di motivo floreale, tratti a semicerchio disposti in varie maniere oppure forme ad “S”.
== Ceramiche ingobbiate e graffite "a fondo ribassato" ==
[[File:Piatto - Ingobbiato e graffito a fondo ribassato (scarto di cottura), Pisa, seconda metà XVI secolo (collezione Tongiorgi, Pisa) - Museo nazionale di San Matteo.jpg|thumb|Piatto ingobbiato e graffito a fondo ribassato (scarto di cottura, seconda metà XVI secolo).]]
Le ingobbiate e graffite '''a fondo ribassato''', sono state probabilmente prodotte a Pisa a partire dal primo trentennio del XVI secolo{{#tag:ref|Ad esempio, nello scavo di Villa Quercioli, nella stratigrafia che concerne il trentennio 1470 - 1500 (Prima fase) non sono state ritrovate ingobbiate e graffite appartenenti a questa categoria, vedi {{cita|Alberti - Giorgio 2013|pp. 110-112}}.|group=N}}.
Sembrerebbe che i vasai pisani nelle prime produzioni di questa categoria usarono motivi ripresi dalle ceramiche graffite “a punta” e “a stecca” unendoli a decori imitati dalle maioliche del secolo precedente. Nel Cinquecento tale classe assunse forme e decorazioni proprie e venne ancora fabbricata nelle fasi successive fino a tutto il XVII secolo.
In alcuni casi coesistono sullo stesso recipiente sia decorazioni “a fondo ribassato” che “a punta”<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 110}}; {{cita|Moore Valeri 2004}}.</ref>.
=== Gli aspetti morfologici delle ingobbiate e graffite "a fondo ribassato" del XVI secolo ===
==== Le forme aperte ====
Del primo trentennio del 1500, sono state ritrovate scodelle prive di piede provviste di tesa di varia fattura<ref>{{cita|Alberti - Ggiorgio 2013|p. 112, Tav. 21, GR.R.5-6}}.</ref>.
Alla terza fase (1530 - 1560 circa) appartengono scodelle della stessa tipologia del primo trentennio fabbricate in diverse dimensioni. Sono stati ritrovati inoltre dei piatti che hanno l’orlo arrotondato e orizzontale con probabile piede a disco<ref>{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 113, Tav. 21, GR. R.1 e 3, GR.R.2 e 4}}.</ref>.
Nella quarta fase (1560 - 1590 circa) sono state ritrovate poche ceramiche appartenenti a questa categoria. Si tratta di piatti morfologicamente simili a quelli delle fasi precedenti, con differenze nella cavità che tende ad allargarsi e ad essere più profonda. Il fondo dei recipienti si ipotizza essere stato a disco<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p.113, Tav. 21, GR.R.7-8}}; {{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 196, Figg. 25-27}}. Questi ritrovamenti sono dello scavo di via della Sapienza.</ref>.
=== Le decorazioni tipiche delle ingobbiate e graffite "a fondo ribassato" del XVI secolo ===
[[File:Fondo di un recipiente ingobbiato e graffito a stecca - motivo araldico - Museo Nazionale di San Matteo.jpg|thumb|Fondo di un recipiente ingobbiato e decorato a fondo ribassato con motivo araldico.]]
[[File:Scodella - ingobbiata e graffita a fondo ribassato, 1560 - 1590 (via Sant'Apollonia, Pisa) - Museo Nazionale di San Matteo.jpg|thumb|Scodella ingobbiata e graffita a fondo ribassato, 1560 - 1590.]]
[[File:Catino - Ingobbiato e graffito a fondo ribassato sulla fascia e a punta nel cavetto - via Sapienza (Pisa) - Museo Nazionale di San Matteo.jpg|thumb|Catino ingobbiato e graffito a fondo ribassato sulla fascia e a punta nel cavetto.]]
==== Motivi principali delle forme aperte ====
Nel primo trentennio del 1500 i motivi sembrano in fase di sperimentazione. Purtroppo, a causa del cattivo stato di conservazione i repertori decorativi di questo periodo non sono identificabili<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 112, Tav. 21}}.</ref>.
Del secondo periodo (1530 - 1560 circa) sono state trovate ceramiche decorate con delle girandole<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 113, Tav. X, I; Fig. 17, GR.R.1}}.</ref> prodotte in diverse versioni. Ad esempio, le braccia ricurve si incontrano al centro del recipiente in un cerchio, in un fiore o in una circonferenza campita con un graticcio. Le braccia inoltre possono essere singole, doppie con l’estremità ricurve oppure perpendicolari, semplici o con l’aggiunta di apici. Esistono casi di decorazione con motivi araldici<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 198, Fig. 28}}. Queste decorazioni sono state riscontrate su recipienti portati alla luce dello scavo di via della Sapienza.</ref>.
==== Motivi periferici o sequenze ====
I motivi secondari delle graffite a fondo ribassato ricordano negli archi a fiori a tre petali le decorazioni delle coeve maioliche policrome montelupine con decoro a foglia di prezzemolo. Un altro esempio di sequenza laterale è quella cosiddetta “a perla infilzata”<ref>{{cita|Alberti - Giorgio|p. 112, Tav. XI, 5.a, 6.a; fig. 17}}. Un esempio di “imitazione” di decori montelupini è costituito dai motivi periferici “a foglia di prezzemolo”. Il decoro “a perla infilzata” (p. 112, Tav. XI, 4.a) è caratteristico di altri centri toscani e si diffonde dalla seconda metà del XVI secolo.</ref>.
Tra i motivi secondari del secondo periodo troviamo delle sequenze poste sotto l’orlo di piatti che sono racchiuse in alto e in basso in fasce con tratti obliqui posti verso destra o sinistra e realizzati “a punta”. Altri motivi secondari sono: il nastro spezzato, i festoni, il tralcio frondoso e i tralci vegetali a foglia allungata o a pinza di gambero<ref>{{cita|Alberti - Giorgio|p. 113, Tavv. XI (1.a-b, 3, 4.b, 5.b, 6.b, 6.c.2); Fig. 17, GR.R.2-3; Tab.6}}; per il “tralcio frondoso” vedi {{cita|Moore Valeri 2004|p. 53}}.</ref>.
In altre sequenze troviamo motivi già presenti nelle coeve ceramiche ingobbiate e graffite “a punta”. Si tratta nella maggior parte dei casi di barrette oblique entro due o più linee parallele; trecce o corde che possono avere lunghezza variabile; quadrifogli e sequenza di onde con apici<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 198, Fig. 29}}. Queste sequenze sono state riscontrate su recipienti aperti dello scavo di via della Sapienza.</ref>.
== Principali contesti di ritrovamento delle ceramiche ingobbiate e graffite di produzione pisana ==
=== A Pisa ===
*Ex convento delle Benedettine: a sud dell’[[Arno]] sorge, presso il Lungarno Sidney Sonnino, quello che un tempo era il convento delle monache Benedettine. La storia di tale complesso appare oggi abbastanza travagliata. Le prime notizie sull’ordine monastico risalgono al 1282. Al 1393 risale la costruzione della [[Chiesa di San Benedetto (Pisa)|chiesa di San Benedetto]]. Nel XV secolo le Benedettine vivevano una situazione economica molto agiata in quanto le doti delle novizie e i lasciti testamentari portavano alle casse del convento ingenti somme di denaro. Nel 1643 si ha notizia di un importante restauro della chiesa. Nel XIX secolo, a causa della legge napoleonica che sopprimeva le istituzioni religiose, le monache dovettero abbandonare il loro monastero rifugiandosi in quello di San Silvestro dove alloggiarono fino al 1814. Le monache, tornate nel loro convento dovettero nuovamente lasciarlo nel 1866 quando, dopo l’annessione della Toscana al [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d’Italia]], gli Ordini Monastici subirono pesanti confische e soppressioni. Dal 1912 l’ex convento fu adibito prima a dormitorio pubblico, poi fu sede di vari uffici, ad esempio fu usato come caserma dell’[[Arma dei Carabinieri]]. In seguito fu destinato ad ospitare varie botteghe e magazzini. Solo nel 1940 il complesso di edifici tornò tra le proprietà delle monache ma queste nel 1956 decisero di mettere in vendita l’intero stabile. Nel 1973 fu venduto alla [[Cassa di risparmio|Cassa di Risparmio di Pisa]] che dopo la sua acquisizione, nel 1975, fece partire una campagna di recupero e di restauro. Durante i lavori, fu effettuato un importante scasso nel loggiato che restituì la discarica di una fornace. Questa risaliva sicuramente ad un’unica fabbrica, e si formò probabilmente nella prima metà del XVI secolo<ref name=G_16>Vedi {{cita|Giorgio 2016}} per uno studio più aggiornato.</ref>. Tra i frammenti di ceramiche rinvenuti in questo scavo, si poterono identificare molti pezzi di maiolica arcaica, di ingobbiate e graffite (“a stecca” e “a punta”) e numerosi pezzi di distanziatori (“zampe di gallo”) usati per seprarare i manufatti durante la cottura<ref>{{cita|Berti - Renzi Rizzo 1997|pp. 51-54, Figg. 18-21}}; in {{cita|AA. VV. 1979}} sono esposti i dati relativi al restauro e alla storia del convento. Alcuni dati sono ripresi dall’opera di Antonio Mannosi, “Un monastero una storia”, pp. 9-29.</ref>.
*Lungarno Simonelli: sotto la pavimentazione di un edificio in Lungarno Simonelli, situato a sud del fiume Arno, vennero ritrovati numerosi scarti di fornace. La notizia venne pubblicata nel 1982 in un articolo redatto da Ezio Tongiorgi. Inizialmente lo studioso avanzò l’ipotesi secondo la quale il fabbricato venne costruito sopra uno scarico di una vecchia fornace. In questa zona che è prossima al quartiere di [[Chiesa di San Paolo a Ripa d'Arno|San Paolo a Ripa d’Arno]] e a quello di San Giovanni al Gatano, stando a quanto emerso dal ritrovamento di diverse fonti scritte, sorgevano numerose botteghe ceramiche già a partire dal XIV secolo fino al XVI<ref>({{cita|Berti 2005|pp. 5-6}}). Ezio Tongiorgi nel 1982 pubblica un articolo dove informava gli studiosi e appassionati riguardo il ritrovamento di reperti in Lungarno Simonelli ({{cita|Berti - Tongiorgi 1982|p. 142}}).</ref>. Più tardi si pensò invece che gli scarti qui ritrovati furono trasportati da altri siti di scarico e usati in epoca post medievale per isolare il piano terra del fabbricato dall’umidità<ref>{{cita|Berti 2005|p. 7}}</ref><ref name=G_16/>{{#tag:ref|Graziella Berti avanza l’ipotesi che i “piani fortemente inclinati” di cui parlava Ezio Tongiorgi, fossero dovuti alla caduta degli sterri da «carichi di carri (“barocci”), scaricati nel sito in momenti successivi». Da tempo è assodato che nella sponda sud del fiume Arno sorgevano numerose botteghe che scaricavano in zone limitrofe gli scarti di produzione.|group=N}}.
*Piazza Solferino: tra la Piazza Solferino e il Lungarno Pacinotti, dove ora sorge un palazzo moderno, furono rinvenuti scarti di fornace che comprendevano ceramiche ingobbiate e graffite “a punta” policrome e “a stecca”<ref>{{cita|Berti 2005|pp.7-8}}.</ref><ref name=G_16/>{{#tag:ref|Ezio Tongiorgi da indicazioni riguardo al ritrovamento di una discarica «di grandi dimensioni» con «accumuli di scarti di fornace» in Piazza Solferino. Graziella Berti propone ancora una volta l’ipotesi secondo la quale i cumuli di scarti di fornace ivi ritrovati, furono prelevati da qualche altra discarica e posizionati in quel punto affinché isolasse dall’umidità il pianterreno di un vecchio fabbricato. L’argomento è anche trattato in {{cita|Berti 1994|pp. 356, 363-372}}.|group=N}}.
*Palazzo Vitelli: tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso furono eseguiti dei lavori presso il cortile interno del [[Museo nazionale di palazzo Reale|Palazzo Vitelli]], situato in Lungarno Pacinotti, sulla sponda nord del fiume Arno, oggi locali amministrativi dell’[[Università di Pisa]]<ref>I lavori furono supervisionati da Letizia Pani Ermini. Per gli articoli riguardanti i lavori e il materiale portato in luce: {{cita|Garzella - Redi 1980}}; {{cita|Redi 1982}}; {{cita|Del Chiaro 1984-85}} (Tesi di Laurea discussa presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Pisa nel 1985).</ref>. Anche in questo caso secondo Graziella Berti gli scarti di ceramica, prelevati da altri scarichi, furono usati per isolare i locali dall’umidità. Le ingobbiate e graffite sono riferibili a fine XVI-primo quarto XVII secolo<ref>{{Cita|Berti 2005|p. 88}}; {{cita|Del Chiaro 1984-85}}. Questa datazione è suggerita dalla mancanza delle forme più arcaiche e dalle decorazioni.</ref><ref name=G_16/>.
*Via Nicola Pisano: tra il 1960 e il 1965 sono stati trovati materiali di una discarica di [[fornace]] in via Nicola Pisano, nella zona antistante l’ingresso degli ex-Macelli, nella sponda nord del fiume Arno. La fabbrica in questione produsse sicuramente ceramiche “graffite policrome”<ref>{{cita|Berti 1994|pp. 356, 357-363}}.</ref><ref name=G_16/>.
*Villa Quercioli: tra il 28 febbraio e il 18 marzo del 2011 è stato eseguito uno scavo nel cantiere di villa Quercioli che ha portato alla luce diversi tipi di ceramiche di produzione pisana e non solo{{#tag:ref|Infatti tra i frammenti rinvenuti figurano parecchie ceramiche di produzione montelupina, si veda lo studio di {{cita|Alberti e Giorgio 2013}}, paragrafo dedicato allo scavo in questione).|group=N}}. Villa Quercioli sorge nell’area di Largo del Parlascio, già nel tessuto urbano dell’antica città romana. Basti pensare ai resti delle terme romane ancora visibili, conosciute come [[Bagni di Nerone]]{{#tag:ref|La denominazione “Bagni di Nerone” risale almeno al XIII secolo e nasce da una tradizione legata al martire pisano [[Torpete|San Torpè]], ex cortigiano di [[Nerone]] poi convertitosi al cristianesimo e decapitato in città ({{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 47/nota 5}}; {{cita|Pasquinucci - Menchelli 1989|p. 31}}).|group=N}}. La villa è chiusa sul lato nord dall’antica [[Mura di Pisa|cinta muraria]] che fu edificata tra il 1154 e il 1161<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 48}}; {{cita|Garzella 1990}}; {{cita|Redi 1991}}; {{cita|Gattiglia 2013|pp. 106-116}}.</ref>. Altri lavori urbani interessarono l’area quando fu aperta la [[Porta del Parlascio]] nelle mura cittadine. Questa venne ampliata e fortificata nel XIV secolo e XV secolo, e rimase in uso fino a tutto il XVI secolo, quando venne sostituita dalla adiacente [[Porta a Lucca]]<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 49}}; {{cita|Baldassarri - Raffaelli 1975|p. 16}}</ref>{{#tag:ref|Nel 1435 fu costruita una torre davanti alla Porta del Parlascio con ponte levatoio. Questa fortificazione è attribuita al [[Brunelleschi]] che dopo la conquista fiorentina, avrebbe demolito la vecchia torre trecentesca per costruirne una nuova con i finanziamenti sottratti ai ribelli pisani ({{cita|Severini 1999|p. 63}}; {{cita|Tolaini 2005|p. 112}}; {{cita|Tolaini 2007|p. 98}}).|group=N}}. In quel periodo l’area dove sorge Villa Quercioli era aperta e priva di costruzioni almeno fino a tutto il Cinquecento, adibita a scarico di macerie e materiali di scarto<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 49}}; {{cita|Giorgio 2011b}}; {{cita|Ducci - Giorgio - Clemente 2012}}; {{cita|Giorgio 2012c}}.</ref>. Tra il 1542 e il 1544 l’area di Villa Quercioli venne ancora interessata da lavori quando<ref>{{cita|Tolaini 1979|pp. 48-49}}; {{cita|Severini 1999|p. 82}}.</ref> la Porta del Parlascio venne chiusa e sostituita dall’omonimo bastione<ref>Per una descrizione più dettagliata del bastione si veda {{cita|Baldassarri - Raffaelli 1975|pp. 21-23}}.</ref> e l’apertura della nuova Porta a Lucca<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|p. 51}}; {{cita|Nuti 2011|pp. 35-36}} e Figg. a p. 80 in {{cita|Nuti 1986}}.</ref>. Gli interventi produssero sicuramente molti scarti di lavorazioni che, scaricati nelle immediate vicinanze, alzarono di molto il terreno. La zona non ha subito grossi cambiamenti per tutto il Seicento e [[Settecento]]. Solo verso la metà circa dell’[[Ottocento]], nel clima di ammodernamento post Unità venne riorganizzato lo spazio che va dalla [[Piazza dei Miracoli]] a Largo del Parlascio, di cui la testimonianza più evidente è la costruzione di via Torelli, oggi via Cardinale Maffi. L’ampia strada fu ricavata nel 1864 sfruttando la superficie occupata dagli orti che crescevano dalla Piazza a Porta a Lucca. Con l’apertura della nuova viabilità, nell’area adiacente alle mura medievali cominciarono ad essere alzati nuovi fabbricati abitativi. L’area dove sorge oggi la villa era occupata da un orto{{#tag:ref|La particella catastale n. 329 parla di un “Orto di 18.042 braccia quadrate di proprietà di Piazzi, avvocato, Tommaso e Gaspare di Giovanni Marco”. ASP, Catasto Storico, Pisa, sezione C, 1872, f. 122. Nel [[1872]] venne costruita la palazzina con il giardino. Nel [[1912]] la proprietà viene ceduta ad Enrico Quercioli che poi la lascia in eredità alla figlia Lina nel [[1936]].|group=N}}.
*Via Sant’Apollonia: nel 2002 è stato eseguito uno scavo in via Sant'Apollonia, situata nel centro cittadino in prossimità di [[Piazza dei Cavalieri]]<ref>Lo scavo è stato edito da Marcella Giorgio (https://www.academia.edu/13408119/Un_occasione_per_recuperare_il_passato_lo_scavo_di_Sant_Apollonia_a_Pisa). I lavori sono stati supervisionati dall'archeologa Roberta Mirandola e dall'architetto Chiara Prosperini</ref>. In esso sono state rinvenute diverse tipologie di ceramiche di produzione pisana, che vanno dalla maiolica arcaica monocroma tarda, a tutte e tre le tipologie di ingobbiate e graffite (a stecca, a punta, a fondo ribassato). Non mancano comunque attestazioni riguardo scarti di ingobbiate monocrome e marmorizzate (risalenti agli anni finali del XVI secolo). Sull'area di scavo sorge una chiesa che in età medievale era conosciuta come San Pietro a Ischia ma successivamente, nel XVII secolo, in seguito al ritrovamento sotto l'altare maggiore di una reliquia di Sant'Apollonia cambiò il nome nell'odierno<ref>In {{cita|Cavazza – Marchetti 2000|pp. 36-37}}, e in {{cita|Paliaga – Renzoni 2005|pp. 85-86}} sono riportate informazioni riguardanti la chiesa.</ref>. Gli scarti di fornace qui rinvenuti hanno portato gli studiosi ad ipotizzare che in quest'area lavorava un'antica officina ceramica. A confermare questa supposizione ci sono alcune fonti scritte che attestano vasai appartenenti alla cappella di San Pietro a Ischia dalla seconda metà del XV fino a tutto il XVI secolo<ref>vedi lo studio di G. Clemente “Vasai e produzione ceramica a Pisa nel XVI secolo attraverso le fonti documentarie” in {{cita|Alberti – Giorgio 2013|pp. 35-36}}</ref>.
*Via della Sapienza: sulla sponda nord del fiume Arno, all’interno di una casa torre in via della Sapienza, sita in un’area tra le più densamente popolate nel XVI secolo, è stata ritrovata in occasione di due campagne di scavo un’antica fornace appartenuta per diverse generazioni, stando a quanto suggerisce la documentazione archivistica, alla famiglia Bitozzi. La tipologia di ceramica più attestata è quella ingobbiata e graffita “a punta”, vengono poi la graffita “a stecca” e “a fondo ribassato”. Tra le ceramiche portate alla luce sono presenti anche le marmorizzate e scarti di prima e seconda cottura di ingobbiate monocrome e invetriate “slip ware” per cucinare<ref>{{cita|Alberti - Giorgio 2013|pp. 157-227}}.</ref>.
*Piazza Dante: in [[Piazza Dante]] sono state rinvenute diverse ingobbiate e graffite appartenenti a tutte e tre le classi, la cui produzione si colloca tra la metà del XV secolo e la metà del XVII secolo<ref>{{cita|Berti 2005|p. 169}}; vedi anche {{cita|Alberti - Tozzi 1993|pp. 606, 614-619, 625-626}}. Le ceramiche qui ritrovate sono conservate presso la Soprintendenza Archeologica della Toscana. {{cita|Berti 2005|p. 169}}; {{cita|Abela 1994|pp. 34-38/Tav. VII, 34-35}}; {{cita|Berti - Stiaffini 2001|pp. 88-93}}.</ref>.
*Convento di Sant'Anna: presso il [[Chiesa e convento di Sant'Anna (Pisa)|convento di S. Anna]], intorno al 1669, sono state rinvenuti numerosi manufatti ceramici, dei quali quasi metà sono ceramiche da mensa ingobbiate<ref>{{cita|Berti 2005|p. 169}}; {{cita|Abela 1994|pp. 34-38/Tav. VII, 34-35}}; {{cita|Berti - Stiaffini 2001|pp. 88-93}}.</ref>.
=== In Toscana ===
*Nel contado Pisano
**Calci: presso la [[Certosa di Pisa|Certosa di Calci]] sono stati conservati alcuni esemplari di ceramiche ingobbiate{{#tag:ref|Il materiale è proveniente da un recupero in ambito urbano, poi trasferito al Museo negli anni Settanta del XX secolo.|group=N}}. Si tratta di un insieme di recipienti in uso probabilmente presso una comunità religiosa. A suggerire questa ipotesi è la presenza di segni di proprietà, incisi sotto alcuni pezzi che riportano le lettere maiuscole S. P.. Probabilmente questo servizio da mensa è stato realizzato su commissione. Il corredo ceramico è riferibile agli ultimi decenni del XVI - inizio del XVII secolo<ref>{{cita|Berti 2005|pp. 8, 91-97}}. Per altri dettagli vedi anche {{cita|Berti 1994|pp. 376-377}}; {{cita|Berti - Stiaffini 2001|p. 99}}.</ref>.
**[[Ripafratta]].
**[[Vecchiano]].
**[[Castelfranco di Sotto]].
**[[Volterra]]<ref>{{cita|Berti 2005|pp. 169-170}}. Per i ritrovamenti di Ripafratta vedi {{cita|Redi 1987|p. 311}}; {{cita|AA. VV. 1989, pp. 425, 445-447}}; {{cita|Banti 1988|pp. 204, 213 (Vecchiano)}}; {{cita|Ciampoltrini - Abela 1998|pp. 137-140}}; {{cita|Pasquinelli 1987|pp. 72-73, Tav. XXII/1-5}}; {{cita|Cascarella et al. 1987|Tav. II/ 1-3}}.</ref>.
*Lucca: nella città sono state rinvenute ingobbiate pisane nella chiesa rinascimentale di S. Giustina, nel Palazzo Arnolfini, a Palazzo Lippi, al Palazzo Gigli - Piazza San Giusto e in via del Crocifisso. Non mancano ritrovamenti nel contado lucchese, come in [[Garfagnana]], nel castello di Gorfigliano ([[Minucciano]])<ref>Per la Chiesa di Santa Giustina vedi: {{cita|Berti 2005|pp. 170-171}}; {{cita|Abela 1997}}; {{cita|Berti - Stiaffini 2001|pp. 82-88}}; {{cita|Citriniti 2003/2004|pp. 55-67}}. Per Palazzo Adinolfi: {{cita|Ciampoltrini - Zecchini 2002|pp. 169-170, Tavv. 55-56/1-3}}. Per Palazzo Lippi: {{cita|Ciampoltrini - Notini 1990|p. 571}}; {{cita|Ciampoltrini 1992|pp. 707-710}}; {{cita|Berti - Cappelli 1994|pp. 97-98}}. Per Palazzo Gigli e Piazza S. Giusto vedi {{cita|Berti - Cappelli 1994|p. 94}}. Per via del Crocifisso si veda {{cita|Berti - Cappelli 1994|pp. 94-95}}. Per il Castello di Gorfigliano: {{cita|Quiros Castillo et al. 2000|pp. 163, 166, fig 16/41,43}}.</ref>.
*Pietrasanta: nell’[[Chiesa di Sant'Agostino (Pietrasanta)|ex Convento di Sant’Agostino]] di [[Pietrasanta]] che sorge ai piedi dell’antica [[Rocca di Sala]], intorno al 1970, sono state rinvenuti scarti d’uso di varie classi e provenienza usate in passato come accorgimenti architettonici. Furono posti entro le volte per alleggerirne il peso e sotto i pavimenti del pianterreno e del primo piano per isolarli dall’umidità<ref>{{cita|Berti 2005, p. 145}}. L’uso di scarti di fornace per alleggerire le volte è stato riscontrato anche in un recupero a [[Siena]], nel [[Chiesa e convento di San Niccolò del Carmine|Convento del Carmine]] ({{cita|Francovich - Valenti 2002|pp. 28-35}}). Per maggiori dettagli sui ritrovamenti dell’ex Convento di Sant’Agostino a Pietrasanta vedi {{cita|Berti 2005|pp. 145-168}}.</ref>.
*Provincia di Massa - Carrara: sono stati trovati esemplari di produzione pisana al [[Castello Aghinolfi]] ([[Montignoso]]) e a [[Filattiera]], località della [[Lunigiana]]<ref>{{cita|Berti 2005|p. 171}} e {{cita|Gallo 2001|p. 35}} (Castello Aghinolfi); {{cita|Biagini 1994|pp. 190 - Fig. 2b - Fig. 3/8-10}}.</ref>.
=== In altre regioni d’Italia ===
*Lazio: a [[Roma]], nel giardino del conservatorio di Santa Caterina della Rosa sono stati recuperate ceramiche graffite pisane, “a fondo ribassato” ma anche “a stecca”<ref>{{cita|Berti 2005|p. 173}}; {{cita|Manacorda 1985|pp. 294-302 - (testo Paola Palazzo), Fig. 91}}.</ref>.
*Liguria: a [[Genova]], in via San Vincenzo, sono state trovate un buon numero di graffite “a stecca” e la presenza di queste ceramiche è pressoché costante in tutti gli scavi del tessuto urbano. Ancora, importazioni da Pisa sono documentate nei registri della “Gabella dei Carati” dell’[[Archivio di Stato di Genova]], soprattutto negli anni finali del XVI secolo ma anche agli inizi del XVII secolo. La presenza di ceramiche ingobbiate e graffite di produzione pisana è documentata anche nella parte centro - orientale della Liguria, ad esempio a [[Sarzana]]. Sulla zona costiera sono state recuperate a S. Fruttuoso di Camogli, a [[Rapallo]], a [[Chiavari]], a [[Lavagna (Italia)|Lavagna]], a [[Levanto]]. Si segnalano i rinvenimenti in [[Valle Stura]] e nella Liguria occidentale le ceramiche pisane sono state importate ad [[Albisola]] e [[Savona]]<ref>{{cita|Berti 2005|p. 173}}. Per i ritrovamenti a Genova in via San Vincenzo vedi {{cita|Mannoni 1975a|pp. 95-97; Fig. 82 / 1-3, 7}} e {{cita|Mannoni 1969|pp. 86-87 - nn. 18-22}}; {{cita|Milanese 1976|p. 272}}; {{cita|Milanese 1977|pp. 243, 261/Tav. II/13-17}}; {{cita|Gardini - Milanese 1978|p. 100/Tav. IX-X}}; {{cita|Gardini 1982}}; {{cita|Milanese 1985|pp. 29/Fig.9, 102-103/Fig. 117}}; {{cita|Bellatalla et al. 1989|p. 387/Tabella 1}}; {{cita|Presotto 1971|p. 39}}. Per i ritrovamenti a Sarzana si rimanda a {{cita|Berti 2005|p. 173}}; {{cita|Bonora 1975}}; {{cita|Frondoni - Geltrudini 2000}}. Per la zona costiera si veda {{cita|Berti 2005|p. 173}}; {{cita|Benente 1992|p. 208}}; {{cita|Gardini - Benente 1994b|pp. 49-51, 60-61/Fig. 2}}. Si veda anche {{cita|Berti 2005|p. 174}} e {{cita|De Ferrari et al. 1992|pp. 637, 640-641, 648, 649/Fig. 11, nn. 50-51}} (Valle Stura); {{cita|Milanese 1982|pp. 123-125, 128-129, 141 /Tav. I, 144/Tav. V}} (per la produzione albisolese con affinità alle ultime graffite “a stecca” pisane); {{cita|Bernat et al. 1992|pp. 119-120, 130/Fig. 22/4-9}} (Albisola); {{cita|Varaldo 2001|pp. 265-269, in particolare pp. 266-268/Fig. 117}} (Savona).</ref>.
*Sardegna: sono state trovate ingobbiate e graffite a stecca di produzione pisana a [[Sassari]], [[Nuoro]] e [[Posada]]<ref>{{cita|Berti 2005|p. 174}}; {{cita|Porcella - Ferru 1991|pp. 176, 183/Fig. 31}}; {{cita|Rovina 1986|pp. 204, 207/Tav. II.3}}.</ref>.
=== In altre regioni del Mediterraneo ===
*Corsica: a [[Bonifacio (Francia)|Bonifacio]] furono importate ceramiche graffite “a stecca” di produzione pisana intorno alla metà del XV secolo<ref>{{cita|Berti 2005|p. 175}}; {{cita|Gayraud 1978}}; {{cita|Moracchini Mazel 1973|p. 15/Fig. 20; 1976, p .24/Fig.31}}</ref>. Testimonianze di importazioni pisane nell’isola provengono da alcuni relitti. Uno è quello della Rondinara<ref>{{cita|Berti 2005|p. 175}}; {{cita|Amouric - Richez - Vallauri 1999|pp. 81-83, Figg. 172-180}}</ref>, che prende il nome dalla località di ritrovamento. Si tratta di una nave commerciale affondata che trasportava nella parte centrale della stiva numerosi recipienti aperti da mensa, tra i quali sono stati riconosciuti un piccolo insieme di marmorizzate, graffite policrome e monocrome tarde di produzione pisana decorate “a stecca”. Un altro è il relitto di Revellata<ref>{{cita|Berti 2005|p. 175}}; {{cita|Amouric - Richez - Vallauri 1999|pp. 84-85, Figg. 181-183}} (Il vasellame superstite è conservato in vari Musei pubblici e in collezioni private)</ref> del quale non sono stati trovati i resti dell’imbarcazione ma è stato rinvenuto il carico sul fondale che comprendeva molto vasellame. Nell’insieme compaiono anche prodotti della fine del XVI o dei primi decenni del XVII secolo graffiti “a stecca” di produzione pisana. Un terzo insieme di recipienti ingobbiati e graffiti è stato trovato nel porto turistico di [[Calvi (Francia)|Calvi]]<ref>{{cita|Berti 2005|p. 176}}; {{cita|Amouric - Richez - Vallauri 1999|p. 85, Fig. 184}}.</ref>.
*Francia Meridionale: a [[Marsiglia]] sono state rinvenute ceramiche pisane graffite a stecca riferibili all’inizio del XVI secolo<ref>{{cita|Berti 2005|p. 176}}; {{cita|AA. VV. 1993|pp. 40-41, Fig. 29, pp. 45, 78}}</ref>. Inoltre, in prossimità della costa sono stati trovati dei carichi di una decina di imbarcazioni naufragate, questi comprendevano pochi casi di recipienti decorati “a stecca” di produzione pisana<ref>{{cita|Berti 2005|p. 176}}; {{cita|Amouric - Richez - Vallauri 1999|pp. 186-187}}.
</ref>. A [[Narbona|Narbonne]] nei secoli XV - XVII sono state importate numerose ceramiche italiane, tra le quali compaiono ingobbiate di produzione pisana<ref>{{cita|Berti 2005|p. 176}}; {{cita|Amigues 1998|Grafici 1 e 2, pp. 210, 216/Fig. 1a-b}}.</ref>. Anche la ricerca archivistica ha portato alla luce testimonianze di ingenti importazioni di ceramica pisana. Ad esempio in documenti risalenti alla fine del XV, del XVI e del XVII secolo sono menzionate importazioni di ceramiche savonesi, genovesi e pisane<ref>{{cita|Berti 2005|p. 176}}; {{cita|AA. VV. 1993|pp. 32, 71-73}}; {{cita|Amouric - Richez - Vallauri 1999|p. 90}}.</ref>.
== Galleria immagini ==
<gallery mode="packed-overlay" caption="Ceramiche ingobbiate e graffite">
File:Scodella - Ingobbiata e graffita a fondo ribassato (scarto di seconda cottura) - 1530, 1560 - Villa Quercioli, Pisa - Museo nazionale di San Matteo.jpg|thumb|Scodella ingobbiata e graffita a fondo ribassato e tesa decorata con la perla infilzata(scarto di seconda cottura - 1530, 1560)
File:Mattonelle - ingobbiate e invetriaste monocrome (scarti di prima e seconda cottura). XVII secolo (manifattura Bitozzi, via Sapienza, Pisa) - Museo nazionale di San Matteo.jpg|thumb|Mattonelle ingobbiate e invetriaste monocrome (scarti di prima e seconda cottura - XVII secolo).
File:Piatti - ingobbiati monocromi (scarti di prima cottura), XVII secolo (manifattura Bitozzi, via Sapienza, Pisa) - Museo nazionale di San Matteo.jpg|thumb|Piatti ingobbiati monocromi (scarti di prima cottura - XVII secolo).
File:Catino - ingobbiato e graffito a punta (scarto di prima cottura), 1500-1530 (villa Quercioli, Pisa) - Museo Naizonale di San Matteo.jpg|thumb|Catino ingobbiato e graffito a punta (scarto di prima cottura, 1500 - 1530).
File:Catino - ingobbiato e graffito a punto , XVI secolo (collezione Tongiorgi, Pisa) - Museo nazionale di San Matteo.jpg|thumb|Catino ingobbiato e graffito a punta, XVI secolo.
File:Catino - Ingobbiato e graffito a punta (scarto di prima cottura), XVII secolo (manifattura Bitozzi, via Sapienza, Pisa) - Museo nazionale di San Matteo.jpg|thumb|Catino ingobbiato e graffito a punta (scarto di prima cottura - XVII secolo).
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== Note ==
=== Esplicative ===
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=== Bibliografiche ===
{{Note_strette}}
== Bibliografia ==
* {{cita libro|titolo=Il restauro dell’ex monastero delle Benedettine (autori vari), Pisa (Cassa di Risparmio di Pisa)|anno=1979|cid=AA. VV. 1979}}
* {{cita pubblicazione|titolo=L’area di S. Michele in Borgo a Pisa. Notizie preliminari sull’intervento archeologico 1986 (autori vari)|rivista=Archeologia Medievale|numero=XIV|anno=1987|pp=339-368|cid=AA. VV. 1987}}
* {{cita pubblicazione|titolo=Ripafratta (Pisa). 3 (autori vari)|rivista=Archeologia Medievale|numero=XVI|anno=1989|pp=425-498|cid=AA. VV. 1989}}
* {{cita libro|titolo=Un goût d’Italie. Céramiques et céramistes italiens en Provence du Moyen Age au XXème siècle (autori vari)|città=Aubagne|anno=1993|cid=AA. VV. 1993}}
* {{cita pubblicazione|autore=E. Abela|titolo=Ceramiche rinascimentali provenienti dal Convento di S. Anna a Pisa|rivista=Momus|numero=I|anno=1994|pp=26-39|cid=Abela 1994}}
* {{cita pubblicazione|autore=E. Abela|titolo=La chiesa rinascimentale di S. Giustina a Lucca. La ricostruzione di un monumento scomparso attraverso il confronto tra i risultati delle indagini archeologiche e le fonti documentarie|rivista=Momus|numero=VII - VIII|pp=26-39|cid=Abela 1997}}
* {{cita pubblicazione|autore1=A. Alberti|autore2=M. Baldassarri|titolo=Prima delle Vettovaglie: gli scavi archeologici nella piazza|rivista=Architetture pisane|numero=3|pp=42-49|cid=Alberti - Baldassarri 2004}}
* {{cita libro|autore1=A. Alberti|autore2=M. Giorgio|titolo=Vasai e vasellame a Pisa tra Cinque e Seicento. La produzione di ceramica attraverso fonti scritte e archeologiche. Con testi di C. Capelli, G. Clemente, M. Febbraro, A. Fornaciari, D. Stiaffini. I edizione|anno=2013|editore=Società Storica Pisana|città=Pisa|cid=Alberti - Giorgio 2013|isbn=978-88-6019-718-4}}
* {{cita libro|autore1=A. Alberti|autore2=C. Tozzi|capitolo=Ceramiche ingobbiate di produzione pisana m. XV - m. XVII|curatore=S. Bruni|titolo=Pisa. Piazza Dante: uno spaccato della storia pisana. La campagna di scavo 1991|città=Pontedera|anno=1993|pp=605-632|cid=Alberti - Tozzi 1993}}
* {{cita pubblicazione|autore=F. Amigues|titolo=Les importations de céramiques espagnoles et italiennes en languedoc-Roussillon (XVeme - XVIIeme siècles): l’exemple de Narbonne|conferenza=Atti Convegni Internazionali della Ceramica, Albisola - Savona|numero=XXXI|anno=1998|pp=207-221|cid=Amigues 1998}}
* {{cita libro|autore1=H. Amouric|autore2=F. Richez|autore3=L. Vallauri|titolo=Vingt mille pots sous les mers|città=Aix-en-provence|anno=1999|cid=Amouric - Richez - Vallauri 1999}}
* {{cita pubblicazione|autore1=F. Andreazzoli|autore2=M. Baldassarri|autore3=R. Mirandola|titolo=Pisa, canonica di Sant’Apollonia|rivista=Archeologia Medievale|numero=XXIX|anno=2002|pp=389 - 390|cid=Andreazzoli - Baldassarri - Mirandola 2002}}
* {{cita pubblicazione|autore1=F. Anichini|autore2=G. Gattiglia|titolo=Nuovi dati sulla topografia di Pisa medievale tra X e XVI secolo. Le indagini archeologiche di Piazza S. Omobono, via Uffizi, via Consoli del Mare e via Gereschi|rivista=Archeologia Medievale|numero=XXXV|pp=121-150|cid=Anichini - Gattiglia 2009}}
* {{cita pubblicazione|autore1=C. Arias|autore2=G. Berti|titolo=L’analisi con fluorescenza a raggi X nello studio dei rivestimenti vetrosi di gruppi di ceramiche|conferenza=Atti Convegni Internazionali della Ceramica, Albisola - Savona|numero=VI|anno=1973|pp=127-134|cid=Arias - Berti 1973}}
* {{cita pubblicazione|autore1=C. Arias|autore2=G. Berti|autore3=L. Tongiorgi|titolo=Caratteristiche tecniche di alcuni tipi di ceramica (XI - XVI secolo). Ingobbiatura e fenomeni di schiarimento degli impasti|conferenza=Atti Convegni Internazionali della Ceramica, Albisola - Savona|numero=VIII|anno=1975|pp=137-149|cid=Arias - Berti - Tongiorgi 1975}}
* {{cita pubblicazione|autore=M. Baldassarri|titolo=Pisa. Le indagini archeologiche nel cortile settentrionale del Museo di San Matteo|rivista=Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana|numero=2|pp=199-203|cid=Baldassarri 2007}}
* {{cita libro|autore1=S. Baldassarri|autore2=C. Raffaelli|titolo=Porta al Parlascio, “Antichità pisane”, 3|pp=16-23|città=Pisa|anno=1975|cid=Baldassarri - Raffaelli 1975}}
* {{cita pubblicazione|autore=M . Baldassarri|etal=si|titolo=L’intervento archeologico nel cortile settentrionale del monastero di San Matteo in Pisa (campagna 2003)|rivista=Archeologia Postmedievale|numero=8|pp=163-198|cid=Baldassarri et al. 2005}}
* {{cita libro|curatore=O. Banti|titolo=Il fiume, la campagna, il mare. Reperti Documenti Immagini per la storia di Vecchiano|città=Pontedera|anno=1988|cid=Banti 1988}}
* {{cita pubblicazione|autore1=E. Bellatalla|autore2=A. Bertino|autore3=A. Gardini|titolo=Lo scavo dell’area suburbana di via S. Vincenzo a Genova|rivista=Archeologia Medievale|numero=XVI|anno=1989|pp=357-410|cid=Bellatalla et al. 1989}}
* {{cita pubblicazione|autore=F. Benente|titolo=La maiolica ligure del XVI secolo in alcuni contesti della Liguria di Levante|conferenza=Atti Convegni Internazionali della Ceramica, Albisola - Savona|numero=XXV|anno=1992|pp=95-210|cid=Benente 1992}}
* {{cita pubblicazione|autore1=C. Bernat|autore2=M. Cicconi|autore3=D. Restagno|titolo=Una discarica di ceramica cinquecentesca sotto la vecchia ferrovia di Albisola Marina|conferenza=Atti Convegni Internazionali della Ceramica, Albisola - Savona|numero=XXV|anno=1992|pp=117-134|cid=Bernat et al. 1992}}
* {{cita libro|autore=G. Berti|capitolo=Le produzioni graffite in Toscana fra XV e XVII secolo|curatore=S. Gelichi|titolo=Alla fine della graffita. Ceramiche e centri di produzione nell’Italia settentrionale tra XVI e XVII secolo (Atti del Convegno degli Studi - Argenta, 1992)|città=Firenze|anno=1993|pp=187-205|cid=Berti 1993}}
* {{cita pubblicazione|autore=G. Berti|titolo=Ingobbiate e graffite di area pisana. Fine XVI - XVII secolo|conferenza=Atti Convegno Internazionale della Ceramica|numero=XXVII|anno=1994|pp=355-392|cid=Berti 1994}}
* {{cita libro|autore=F. Berti|titolo=Storia della ceramica di Montelupo. Uomini e fornaci in un centro di produzione dal XVI al XVIII secolo. I. La ceramica da mensa dalle origini alla fine del V secolo|città=Montelupo Fiorentino|anno=1997|cid=Berti 1997}}
* {{cita libro|autore=G. Berti|titolo=Pisa. Le ceramiche ingobbiate “Graffite a Stecca”. Secc. XV - XVII (Museo Nazionale di San Matteo)|città=Borgo San Lorenzo (FI)|editore=All'insegna del Giglio|anno=2005|cid=Berti 2005|isbn=88-7814-487-8}}
* {{cita libro|autore1=G. Berti|autore2=L. Cappelli|titolo=Lucca - Ceramiche medievali e postmedievali (Museo Nazionale di Villa Guinigi). I. Dalle ceramiche islamiche alle “maioliche arcaiche”. Sec. XI-XV, Ricerche di Archeologia Altomedievale e Medievale, 19-20|città=Firenze|anno=1994|cid=Berti - Cappelli 1994}}
* {{cita libro|autore1=G. Berti|autore2=C. Renzi Rizzo (Appendice: “Nomina Vasorum”)|titolo=Pisa. Le “maioliche arcaiche”. Secc. XIII - XV. (Museo Nazionale di San Matteo)|città=Firenze|anno=1997|editore=All’Insegna del Giglio|isbn=88-7814-120-8|cid=Berti - Renzi Rizzo 1997}}
* {{cita libro|autore1=G. Berti|autore2=L. Tongiorgi|titolo=Ceramica Pisana. Secoli XIII - XV|editore=Pacini Editore|città=Pisa|anno=1977|cid=Berti - Tongiorgi 1977a}}
* {{cita pubblicazione|autore1=G. Berti|autore2=E. Tongiorgi|titolo=Aspetti della produzione pisana di
ceramica ingobbiata|rivista=Archeologia Medievale|numero=IX|anno=1982|pp=141- 174|cid=Berti - Tongiorgi 1982}}
* {{cita pubblicazione|autore1=G. Berti|autore2=D. Stiaffini|titolo=Ceramiche e corredi comunità monastiche tra ‘500 e ‘700: alcuni casi toscani|rivista=Archeologia Postmedievale|numero=5|anno=2001|pp=69-103|cid=Berti - Stiaffini 2001}}
* {{Cita pubblicazione||autore1=G. Berti|autore2=C. Capelli|autore3=T. Mannoni|titolo=Ingobbio/ingobbi e gli altri rivestimenti nei percorsi delle conoscenze tecniche medievali|conferenza=Atti Convegni Internazionali della Ceramica, Albisola - Savona|numero=XXXIV|anno=2001|pp=9-15|cid=Berti - Capelli - Mannoni 2001a}}
* {{cita libro|autore1=F. Berti|autore2=G. Migliori|autore3=E. Daini|titol=Tecnologia della Ceramica Antica. Museo Archeologico e della Ceramica di Montelupo. Sezione didattica “Ezio Tongiorgi”|città=Montelupo Fiorentino|editore=centro Stampa Museo Montelupo|anno=1989|cid=Berti - Migliori - Daini 1989}}
* {{cita pubblicazione|autore=F. Bonora|titolo=Scavo di una fornace da campana in S. Andrea di Sarzana|rivista=Archeologia Medievale|numero=II|anno=1975|pp=123-148|cid=Bonora 1975}}
* {{cita pubblicazione|autore1=C. Capelli|autore2=S. Gavagnin|autore3=A. Gardini|T. Mannoni|titolo=Ingobbiate monocrome di produzione locale e di importazione a Genova (Palazzo Ducale) tra XI e XII secolo. Problemi tipologici e archeometrici|conferenza=Atti Convegni Internazionali della Ceramica, Albisola - Savona|numero=XXXIV|anno=2001|pp=25-35|cid=Capelli et al. 2001}}
* {{cita pubblicazione|autore1=A. Cascarella|autore2=M. De Marco|autore3=G. Pasquinelli|titolo=Testimonianze archeologiche della produzione ceramica a Pomarance|rivista=Archeologia Medievale|numero=XIV|anno=1987|pp=277-288|cid=Cascarella et al. 1987}}
* {{cita libro|autore=B. Casini|titolo=Aspetti della vita economica e sociale di Pisa dal Catasto del 1428-1429|città=Livorno|anno=1965|cid=Casini 1965}}
* {{cita libro|autore1=E. Cavazza|autore2=E. Marchetti|titolo=Pisa fuori Piazza|città=Pisa|anno=2000|cid=Cavazza – Marchetti 2000}}
* {{cita pubblicazione|autore=G. Ciampoltrini|titolo=La trasformazione di Lucca tra XI e XIII secolo. Contributi archeologici|rivista=Archeologia Medievale|numero=XIX|anno=1992|pp=701-728|cid=Ciampoltrini 1992}}
* {{cita libro|curatore=G. Ciampoltrini|titolo=Bianco conventuale. I servizi da mensa del San Francesco di Lucca fra XV e XVI secolo|città=Lucca|anno=2013|cid=Ciampoltrini 2013}}
* {{cita libro|autore=G. Ciampoltrini|curatore=E. Abela|titolo=La piazza del Comune di Castelfranco di Sotto|città=Poggibonsi (Siena)|anno=1998|cid=Ciampoltrini - Abela 1998}}
* {{cita pubblicazione|autore1=G. Ciampoltrini|autore2=P. Notini|titolo=Lucca tardoantica e altomedievale: nuovi contributi archeologici|rivista=Archeologia Medievale|numero=XVII|anno=1990|pp=561-592|cid=Ciampoltrini - Notini 1990}}
* {{cita libro|autore1=G. Ciampoltrini|autore2=M. Zecchini|titolo=Palazzo Arnolfini in Lucca|città=Lucca|anno=2002|cid=Ciampoltrini - Zecchini 2002}}
* {{cita libro|autore=G. Citriniti, Il consumo di ceramica “graffita” nel monastero di Santa Giustina a Lucca, tra la fine del XV e lo scorcio finale del del XVI secolo, Tesi di Specializzazione, Università degli Studi di Firenze - Scuola di Specializzazione in archeologia (Rel. G. Vannini)|anno=a.a. 2003/2004|cid=Citriniti 2003/2004}}
* {{cita libro|autore1=A. Corretti|autore2=M. A. Vaggioli|capitolo=Pisa, via Sant’Apollonia: secoli di contatti mediterranei|curatore=M. Tangheroni|titolo=Pisa e il Mediterraneo: uomini, merci, idee dagli Etruschi ai Medici|pp=57-63|cid=Corretti - Vaggioli 2003}}
* {{cita libro|autore=N. Cuomo di Caprio|titolo=Ceramica in Archeologia 2: antiche tecniche di lavorazione e moderni metodi di indagine|editore=L’Erma” di Bretschneider|città=Roma|anno=2007|isbn=88-8265-397-8|cid=Cuomo Di Caprio 2007}}
* {{cita pubblicazione|autore1=G. De Ferrari|autore2=P. Fiore|autore3=E. Giannichedda|autore4=T. Mannoni|titolo=Per un’archeologia dei villaggi e delle attività vetrarie in Valle Stura (Genova)|rivista=Archeologia Medievale|numero=XIX|anno=1992|pp=629-667|cid=De Ferrari et al. 1992}}
* {{cita libro|autore=A. Del Chiaro, Contributo alla conoscenza della produzione di ceramica “graffita a stecca” pisana sei secoli XV e XVI, Tesi di Laurea, Università di Pisa (Relatore L. Pani Ermini)|anno=a.a 1984-85|cid=Del Chiaro 1984-85}}
* {{cita pubblicazione|autore1=S. Ducci|autore2=M. Baldassarri|autore3=G. Gattiglia|titolo=Pisa. Via Toselli: indagini preventive al progetto di riedificazione (I campagna, luglio-agosto 2008)|rivista=Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana|nuemro=4|anno=2009|pp=220-228|cid=Ducci - Baldassarri - Gattiglia 2009}}
* {{cita pubblicazione|autore=E. Fasano Guarini|titolo=Pisa nel Cinquecento, in Pisa: iconografia a stampa dal XV al XVIII secolo|città=Pisa|pp=17 - 25|anno=1991|cid=Fasano Guarini 1991}}
* {{cita libro|autore=R. Francovich|curatore=M. Valenti|titolo=C’era una Volta. La ceramica medievale del Convento del Carmine|città=Firenze|anno=2002|cid=Francovich - Valenti 2002}}
* {{cita pubblicazione|autore1=A. Frondoni|autore2=F. Geltrudini|titolo=Archeologia urbana a Sarzana: indagini preventive d’emergenza|conferenza=II Congresso di Archeologia Medievale|città=Brescia|anno=2000|pp=107-113|cid=Frondoni - Geltrudini 2000}}
* {{cita pubblicazione|autore=N. Gallo|titolo=14C e archeologia del costruito: il caso del Castello Aghinolfi (MS)|rivista=Archeologia dell’Architettura|numero=VI|anno=2001|pp=31-35|cid=Gallo 2001}}
* {{cita libro|autore=A. Gardini|capitolo=Graffito a stecca, bacino (Fig. 60)|curatore=P. Melli|titolo=Galleria Nazionale di Palazzo Spinola. S. Maria della Passione. Per una storia di un edificio dimenticato, “Quaderno Soprintendenza Archeologica della Liguria - Soprintendenza ai Beni A.S. della Liguria”, N°5|anno=1982|p=77|cid=Gardini 1982}}
* {{cita pubblicazione|autore1=A. Gardini|autore2=F. Benente|titolo=Ceramica post-medievale in Liguria: dati archeologici|conferenza=Atti Convegni Internazionali della Ceramica, Albisola - Savona|numero=XXVII|anno=1994|pp=47-65|cid=Gardini - Benente 1994b}}
* {{cita pubblicazione|autore1=A. Gardini|autore2=M. Milanese|titolo=Un’associazione di ceramica del XVI secolo dalla Commenda di Prè a Genova|conferenza=Atti Convegni Internazionali della Ceramica, Albisola - Savona|numero=XI|anno=1978|pp=95-108|cid=Gardini - Milanese 1978}}
* {{cita libro|autore=G. Garzella|titolo=Pisa com'era: topografia e insediamente dall'impianto tardoantico alla città murata del secolo XII|città=Napoli|anno=1990|cid=Garzella 1990}}
* {{cita pubblicazione|autore1=G. Garzella|autore2=F. Redi|titolo=Pisa. Scavo nel cortile di Palazzo Vitelli|rivista=Archeologia medievale|numero=VII|pp=457-460|cid=Garzella - Redi 1980}}
* {{cita libro|autore=G. Gattiglia|titolo=Mappa. Pisa medievale: archeologia, analisi spaziali e modelli predittivi|città=Roma|anno=2013|cid=Gattiglia 2013}}
* {{cita pubblicazione|autore1=G. Gattiglia|autore2=M. Giorgio|titolo=Un’area produttiva metallurgica nel cuore di Pisa. Via Consoli del Mare|rivista=Notiziario della Soprintendenza Archeologica per la Toscana|numero=3|pp=281-290|cid=Gattiglia - Giorgio 2007}}
* {{cita libro|autore1=G. Gattiglia|autore2=M. Milanese|titolo=Palazzo Scotto Corsini. Archeologia e storia delle trasformazioni di un’area urbana a Pisa tra XI e XX secolo|città=Pisa|anno=2016|cid=Gattiglia - Milanese 2006}}
* {{cita libro|autore=R. P. Gauraud|titolo=Un type d’importation pisane en Corse et son contexte archéologique: La céramique “a stecca” à Bonifacio, in Colloque AIECM2, I, Valbonne, 1978|città=Paris|anno=1980|pp=187 - 195|cid=Gayraud 1978}}
* {{cita libro|autore=F. Ghizzani Marcìa|curatore=M. C. Mileti|titolo=Sotto la superficie. Archeologia urbana a Pisa|città=Pisa|anno=2011|cid=Ghizzani Marcia - Mileti 2011}}
* {{cita pubblicazione|autore=M. Giorgio|titolo=L’ultima maiolica pisana: novità e aggiornamenti sulla produzione di maiolica arcaica a Pisa nel XV secolo|conferenza=Atti Convegno Internazionale della Ceramica|numero=XLIII|anno=2011|pp=215-227|cid=Giorgio 2011a}}
* {{cita pubblicazione|autore=M. Giorgio|titolo=PI VQ 2011 - L'intervento archeologico a Villa Quercioli, Via Cardinale Maffi n.2, Pisa. Relazione assistenza archeologica (Relazione), Pisa: MOD (MappaOpenData) http://www.mappaproject.org/mod/files/relazioni/id00014_relazione.pdf|cid=Giorgio 2011b}}
* {{cita libro|autore=M. Giorgio|capitolo=Ceramiche medievali dagli scavi del centro storico|curatore1=F. Ghizzani Marcìa|curatore2=M. C. Mileti|titolo=Sotto la superficie. Archeologia urbana a Pisa|città=Pisa|anno=2011|pp=58-59|cid=Giorgio 2011c}}
* {{cita libro|autore=M. Giorgio|titolo=La ceramica nei secoli di transizione: produzione e circolazione di vasellame a Pisa e nel contado tra Quattrocento e Seicento|anno=2016|città=Pisa|cid=Giorgio 2016|url=https://etd.adm.unipi.it/t/etd-01132016-194735/}}
* {{cita pubblicazione|autore1=M. Giorgio|autore2=I. Trombetta|titolo=Dall’ultima maiolica arcaica alle prime ingobbiate graffite: persistenze e trasformazioni nella produzione ceramica a Pisa e nel Valdarno Inferiore tra la fine del XV e gli inizi XVI secolo|conferenza=Atti Convegno Internazionale della Ceramica|numero=XLIII|anno=2011|pp=229-239|cid=Giorgio - Trombetta 2011}}
* {{cita libro|curatore=D. Manacorda|titolo=Archeologia urbana a Roma: il progetto della Crypta Balbi, 3, Il giardino del conservatorio di S. Caterina della Rosa|città=Firenze|anno=1985|cid=Manacorda 1985}}
* {{cita pubblicazione|autore=T. Mannoni|titolo=Gli scarti di fornace e la cava del XVI secolo in via S. Vincenzo a Genova. Dati geologici ed archeologici. Analisi del materiali|conferenza=Atti Convegni Internazionali della Ceramica, Albisola - Savona|numero=II|anno=1969|pp=73-95|cid=Mannoni 1969}}
* {{cita libro|autore=T. Mannoni|titolo=La ceramica medievale a Genova e nella Liguria, “Studi Genuensi”, VII, 1968/69|città=Bordighera - Genova|anno=1975|cid=Mannoni 1975a}}
* {{cita libro|autore=R. Mazzei|titolo=Pisa medicea. L’economia cittadina da Ferdinando a Cosimo III|città=Firenze|anno=1991|cid=Mazzei 1991}}
* {{cita pubblicazione|autore=M. Milanese|titolo=La ceramica postmedievale di S. Maria di Castello in Genova: contributo alla conoscenza della maiolica ligure dei secoli XVI e XVII|conferenza=Atti Convegni Internazionali della Ceramica, Albisola - Savona|numero=IX|anno=1976|pp=269-308|cid=Milanese 1976}}
* {{cita pubblicazione|autore=M. Milanese|titolo=Graffita a girandola, graffita tarda ed altri tipi ceramici post-medievali da uno scarico di fornace in Albisola Superiore|conferenza=Atti Convegni Internazionali della Ceramica, Albisola - Savona|nuemro=XV|anno=1982|pp=123-144|cid=Milanese 1982}}
* {{cita pubblicazione|autore=M. Milanese|titolo=L’area dell’ex monastero di S. Margherita ed il versante occidentale del colle di Carignano in Genova|rivista=Archeologia Medievale|numero=XII|anno=1985|pp=17-128|cid=Milanese 1985}}
* {{cita pubblicazione|autore=G. Moracchini Mazel|titolo=Abbayes primitives et monuments du haut Moyen Age en Corse. II. La chapelle Santa Maria di Lavezzi a Bonifacio, “Cahier Corsica”|numero=59|anno=1976|cid=Moracchini Mazel 1976}}
* {{cita libro|autore=A. Moore Valeri|titolo=Ceramiche rinascimentali di Castelfiorentino. L’ingobbiatura e graffita in Toscana|città=Firenze|anno=2004|cid=Moore Valeri 2004}}
* {{cita pubblicazione|autore=A. Moore Valeri|titolo=La ceramica marmorizzata in Toscana (1550 - 1650)|rivista=Azulejos|numero=2|pp=187 -196|cid=Moore Valeri 2005}}
* {{cita libro|autore=L. Nuti|titolo=Pisa: progetto e città, 1814-1865|città=Pisa|anno=1986|cid=Nuti 1986}}
* {{cita libro|autore=L. Nuti|capitolo=L’urbanistica|curatore1=R. Campani|curatore2=L. Nuti|curatore3=G. Tanti|titolo=Il prefetto del tricolore. Luigi Torelli a Pisa, 1982-1864|città=Pisa|anno=2011|pp=35-51|cid=Nuti 2011}}
* {{cita libro|autore1=F. Paliaga|autore2=S. Renzoni|titolo=Chiese di Pisa. Guida alla conoscenza del patrimonio artistico|città=Pisa|anno=2005|cid=Paliaga – Renzoni 2005|isbn=88-7741-604-1}}
* {{cita pubblicazione|autore=G. Pasquinelli|titolo=La ceramica di Volterra nel Medioevo (secc. XIII - XV)|rivista=Quaderni Siena|numero=9|anno=1987|pp=33-50|cid=Pasquinelli 1987}}
* {{cita libro|autore=M. Pasquinucci|titolo=S. Menichelli, Pisa: le terme “di Nerone”|città=Pisa|anno=1989|cid=Pasquinucci - Menichelli 1989}}
* {{cita libro|autore=G. Petralia|capitolo=Pisa nel Quattrocento: il destino dell’aristocrazia cittadina|curatore1=O. Banti|curatore2=C. Violante|titolo=Momenti di Storia Medievale pisana. Discorsi per il giorno di San Sisto|città=Ospedaletto (Pisa)|pp=157-187|anno=1991|cid=Petralia 1991}}
* {{cita pubblicazione|autore1=F. Porcella|autore2=M. L. Ferru|titolo=La produzione graffita e a slip ware in Sardegna nel XVI - XVII secolo da testimonianze materiali|conferenza=Atti Convegni Internazionali della Ceramica, Albisola - Savona|numero=XXIV|anno=1991|pp=171-184|cid=Porcella - Ferru 1991}}
* {{cita pubblicazione|autore=D. Presotto|titolo=Notizie sul traffico della ceramica attraverso i registri della Gabella dei carati (1586-1636)|conferenza=Atti Convegni Internazionali della Ceramica, Albisola - Savona|numero=IV|anno=1971|pp=33-46|cid=Presotto 1971}}
* {{cita pubblicazione|autore1=J.A. Quiros Castillo|autore2=S. Gobbato|autore3=L. Giovannetti|autore4=C. Sorrentino|titolo=Storia e archeologia del castello di Gorfigliano (Minucciano, Lucca): campagna 1999|rivista=Archeologia Medievale|numeroXXVII|anno=2000|pp=147, 175|cid=Quiros Castillo et al. 2000}}
* {{cita pubblicazione|autore=F. Redi|titolo=Nuovi ritrovamenti archeologici a Palazzo Vitelli in Pisa|rivista=Archeologia Medievale|numero=IX|anno=1982|p=416|cid=Redi 1982}}
* {{cita pubblicazione|autore=F. Redi|titolo=Ripafratta (Pisa). Rapporto preliminare, 1983-1986|rivista=Archeologia Medievale|numero=XIV|anno=1987|pp=289-312|cid=Redi 1987}}
* {{cita libro|autore=F. Redi|titolo=Pisa com’era: archeologia, urbanistica e strutture materiali (secoli V.XIV)|città=Pisa|anno=1991|cid=Redi 1991}}
* {{cita pubblicazione|autore=C. Renzi Rizzo|titolo=PISA: dalle carte delle romite di S. Benedetto un contributo alla definizione cronologica delle produzioni ceramiche ingobbiate|conferenza=Atti Convegni Internazionali della Ceramica, Albisola - Savona|numero=XXXIV|pp=75-80|cid=Renzi Rizzo 2001}}
* {{cita pubblicazione|autore=D. Rovina|titolo=Ceramiche graffite medievali e postmedievali dal S. Nicola di Sassari e altri siti della Sardegna Centro Settentrionale|conferenza=Atti Convegni Internazionali della Ceramica, Albisola - Savona|numero=XIX|anno=1986|pp=201-209|cid=Rovina 1986}}
* {{cita libro|autore=G. Severini|titolo=Fortificazioni e controllo delle acque in Toscana fra ‘500 e ‘600. Il caso di Pisa|città=Pisa|anno=1999|cid=Severini 1999}}
* {{cita pubblicazione|autore=D. Stiaffini|titolo=“Terra bianca di Siena” da documenti dell’inizio del XVIII secolo|conferenza=Atti Convegno Internazionale della Ceramica|numero=XXXIV|anno=2002|pp=59-67|cid=Stiaffini 2002}}
* {{cita libro|autore=E. Tolaini|titolo=Forma Pisarum : storia urbanistica della città di Pisa: problemi e ricerche|città=Pisa|anno=1979|cid=Tolaini 1979}}
* {{cita libro|autore=E. Tolaini|titolo=Le mura del XII secolo e altre fortificazioni nella storia urbana di Pisa|città=Pontedera|anno=2005|cid=Tolaini 2005}}
* {{cita libro|autore=E. Tolaini|titolo=Pisa: la città e la storia|città=Pisa|anno=2007|cid=Tolaini 2007}}
* {{cita pubblicazione|autore=L. Tongiorgi|titolo=Pisa nella storia della ceramica|rivista=Faenza|volume=L|anno=1964|pp=3-24|cid=Tongiorgi 1964}}
* {{cita pubblicazione|autore=L. Tongiorgi|titolo=Pisa nella storia della ceramica, II|rivista=Faenza|numero=LVII|anno=1979|pp=125-139|cid=Tongiorgi 1979}}
* {{cita libro|autore=I. Trombetta|titolo=La produzione di ceramica ingobbiata in Toscana. Per una caratterizzazione dei centri produttivi attivi tra XVI e XIX secolo nel Valdarno Inferiore (tesi di dottorato - Tutor Prof. F. Redi), Università de L’Aquila|anno=a.a 2008/09|cid=Trombetta 2009}}
* {{cita libro|curatore=C. Varaldo|titolo=Archeologia urbana a Savona: scavi e ricerche nel complesso monumentale del Priamar. II. 2. Palazzo della Loggia (scavi 1969-1989). I materiali|città=Bordighera - Savona|anno=2001|cid=Varaldo 2001}}
== Voci correlate ==
*[[Pisa]]
*[[Repubblica di Pisa]]
*[[Storia di Pisa]]
*[[Vasai pisani dal XIII al XVI secolo]]
*[[Maiolica arcaica di Pisa]]
*[[Bacini ceramici delle chiese pisane]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Ingobbiate e graffite|b=Ceramica a Pisa}}
{{Portale|archeologia|arte|pittura}}
__FORCETOC__
[[Categoria:Pittura]]
[[Categoria:Tecnica ceramica]]
[[Categoria:Pisa]]
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