Il '''Consiglio della Lituania''' (in [[lingua lituana|lituano]] ''Lietuvos Taryba'', in [[lingua tedesca|tedesco]] ''Litauischer Staatsrat'', in [[lingua polacca|polacco]] ''Rada Litewska''), dopo l’11 luglio 1918, '''Consiglio di Stato della Lituania''' (in lituano ''Lietuvos Valstybės Taryba'') fu convocato per la prima volta nella Conferenza di Vilnius che durò in essere dal 18 al 23 settembre 1917. I 20 membri del consiglio, all’inizio erano di diversa età, estrazione sociale, professione e orientamento politico. Il consiglio fu riconosciuto come l’[[governo|organo esecutivo]] del [[lituani|popolo lituano]] e a lui fu affidato il compito di stabilire l’indipendenza della Lituania.<ref name=eidintas>{{Cita libro|cognome=Eidintas |nome=Alfonsas |autore2=Vytautas Žalys |autore3=Alfred Erich Senn |curatore=Ed. Edvardas Tuskenis |titolo=Lithuania in European Politics: The Years of the First Republic, 1918-1940 |edizione=Paperback |data=settembre 1999 |editore=St. Martin's Press |città=New York |isbn=0-312-22458-3 |pp=24–31 |capitolo=Chapter 1: Restoration of the State }}</ref> Il 16 febbraio 1918, i membri del consiglio sottoscrissero l’[[Atto d'indipendenza della Lituania]] dichiarò il [[Stati baltici|Paese baltico]] [[Stato sovrano]] basato su [[democrazia|principi democratici]]. Il 16 febbraio si celebra la Giornata della Restaurazione dello Stato Lituano (festeggiamenti particolari hanno avuto luogo in occasione del centenario nel 2018)<ref>https://www.repubblica.it/viaggi/2018/02/07/news/lituania_calendario_celebrazioni_centenario_indipendenza-188267993/amp/</ref>. Il consiglio gestì la proclamazione dell’indipendenza nonostante la presenza di [[Wehrmacht|truppe tedesche]] presenti sul territorio fino all’autunno del 1918 (tanto influenti da spingere porre in essere [[Regno di Lituania (1918)|una monarchia]]). Dalla primavera del 1919, il consiglio raddoppiò numericamente. Quest’organo proseguì i propri sforzi di creare un’Assemblea Costituente (in lituano ''Steigiamasis Seimas'') radunatasi per la prima volta il 15 maggio 1920.
{{tmp|Sito archeologico}}
{{F|siti archeologici del Guatemala|gennaio 2012}}
[[File:Utatlan1.jpg|thumb|Le rovine di Q'umarkaj. A sinistra il campo da gioco, e a destra il tempio di Tohil.]]
[[File:Postclassicguatemalahighlands.png|thumb|I siti principali nel sud-ovest del Guatemala.]]
'''Q'umarkaj''' (scritto anche '''Gumarkaaj''', '''Gumarcaj''', '''Cumarcaj''' o '''Kumarcaaj''') è un sito archeologico nel [[dipartimento di Quiché]] in [[Guatemala]].<ref name="Kelly 1996, p.200">Kelly 1996, p.200.</ref> Q'umarkaj è anche conosciuto con il nome '''Utatlán''', la traduzione in [[Nahuatl]] del nome originale della città. Il nome significa "luogo delle canne antiche" in lingua Quiché.<ref name="Kelly 1996, p.200"/>
==Contesto storico e Conferenza di Vilnius==
Q'umarkaj fu una delle città più potenti dei [[Maya]] quando gli spagnoli giunsero nella regione all'inizio del [[XVI secolo]].<ref>Sharer & Traxler 2006, p.4.</ref> Fu la capitale del regno Maya [[K'iche']] nel periodo Tardo Postclassico.<ref>Sharer & Traxler 2006, pp.621-622.</ref> Quando gli spagnoli arrivarono, Q'umarkaj era stata dichiarata come capitale del regno da poco tempo, con la precedente posta a Jakawitz (identificata con il sito archeologico di [[Chitinamit]]) e poi a Pismachi'.<ref>Sharer & Traxler 2006, pp.622-623. Carmack 2001a, p.155.</ref> Q'umarkaj venne fondata durante il regno di Q'uq'umatz ("Serpente Piumato" in K'iche') all'inizio del [[XV secolo]], poco più a nord di Ismachi.<ref name="Sharer & Traxler 2006, p.623">Sharer & Traxler 2006, p.623.</ref> Q'umarkaj è una delle capitali Maya maggiormente conosciute dal punto di vista storico e archeologico.<ref name="Coe 1999, p.189" />
Dopo l'ultima [[spartizioni della Polonia|spartizione della Confederazione polacco-lituana]] nel 1795, la Lituania divenne parte dell'[[Impero russo]]. Durante il 19° secolo, i [[polacchi]] e i [[lituani]] tentarono di raggiungere l'indipendenza. I tentativi più significativi si ebbero con la [[rivolta di Novembre]] nel 1830 e la [[rivolta di Gennaio]] nel 1863, ma le opportunità più concrete si profilarono durante la [[prima guerra mondiale]]. Nel 1915, l'[[Impero tedesco]] occupò la Lituania nel raggiungere la Russia. A seguito della [[Rivoluzione di Ottobre]] del 1917, sussistevano tutte le condizioni affinché polacchi e lituani potesse rivendicare l'indipendenza. La Germania, evitando di annettere i due Stati direttamente, cercò di stringere alleanze al fine di costituire unioni commerciali e politiche con i tedeschi<ref name=ger>{{Cita libro|cognome=|nome=Albertas |curatore= A.G.|translator= Algirdas Budreckis|titolo= Lithuania: 700 Years |anno=1984 |edizione=6th |editore= Manyland Books|città= New York| {{ISBN|0-87141-028-1}} |pp=151–162 |capitolo=Independent Lithuania}}</ref> Alla luce dei negoziati che si stavano per avviare con i russi, i tedeschi permisero la Conferenza di [[Vilnius]], sperando che quest'azione avrebbe portato ad un'indipendenza dei lituani da qualsiasi influenza sovietica in favore dei teutonici.<ref name=el>{{cite encyclopedia | editor = Simas Sužiedėlis | encyclopedia = [[Enciclopedie lituane|Encyclopedia Lituanica]] | title = Council of Lithuania | year = 1970–1978 | publisher = Juozas Kapočius | volume = I | ___location = Boston, Massachusetts | id = {{LCC|74-114275}} | pages = 581–585}}</ref> La conferenza, così, fu tenuta tra il 18 e il 23 settembre 1917: il risultato portò a stilare un programma attraverso cui la Lituania avrebbe potuto liberarsi da domini stranieri e le relazioni più o meno strette.<ref name=el/> Il 21 settembre, i partecipanti alla conferenza elessero i 20 membri del Consiglio della Lituania che avrebbero dovuto guidare in prima persona una dichiarazione d'indipendenza. Le autorità tedesche non permisero di rendere pubblica la risoluzione, ma consentirono al consiglio di andare avanti.<ref name=el/> Le autorità censurarono i giornali filo-governativi, ''[[Lietuvos aidas]]'' (''Voce della Lituania''), evitando così che il consiglio avrebbe potuto godere del sostegno popolare e nutrire meno simpatie per l'Impero tedesco.<ref name=eidintas/> La conferenza si risolse anche il dubbio sulla creazione di un'Assemblea costituente, la quale avrebbe dovuto essere eletta per agire "in conformità con i principi democratici comuni a tutti i cittadini lituani".<ref name="Ashbourne1999">{{Cita libro|autore=Alexandra Ashbourne|titolo=Lithuania: The Rebirth of a Nation, 1991-1994|url=https://books.google.com/books?id=yFoDJUq4qjQC&pg=PA11|data=1º gennaio 1999|editore=Lexington Books|isbn=978-0-7391-0027-1|p=11}}</ref>
[[Hernán Cortés]] descrisse la città nelle lettere che egli inviò in [[Spagna]].
== Etimologia Rappresentanti==
[[Image:Signatarai.Signatories of Lithuania.jpg|thumb|300px|I 20 membri del consiglio del 1918. [[Jonas Basanavičius]], rappresentante di [[Risveglio Nazionale Lituano|spicco per il suo passato]], siede al centro in primo piano ed è quello più anziano con la barba. [[Antanas Smetona]] è quello immediatamente alla sua destra]]
Il nome Q'umarkaj deriva dal the K'iche' ''Q'umqaraq'aj'',<ref>venne tradotto come ''Tecpan Utatlan'' dai [[Tlaxcala (stato Nahua)|Tlaxcala]], alleati degli spagnoli, che parlavano [[Nahuatl]], con ''Tecpan'' aggiunto per distinguere la città come luogo dove veniva esercitato il potere di un Re.</ref> Il nome viene tradotto spesso come "luogo delle canne",<ref name="Sharer 2000, p.490">Sharer 2000, p.490.</ref> anche se il nome significa più precisamente "case costruite con canne".
I 20 membri che fecero parte del primo consiglio erano, come detto, di diversa formazione culturale, diversa età (il più giovane aveva 25 anni e il più anziano 66) e differente orientamento politico. Erano, in particolare, otto [[giurista|giuristi]], quattro [[sacerdote|sacerdoti]], tre [[agronomia|agronomi]], due [[finanza|finanzieri]], un [[medico]], un [[editoria|editore]] e un [[ingegneria|ingegnere]].<ref>{{Cita web|url=http://www.lnm.lt/index.php?option=com_content&task=view&id=172&Itemid=231 |titolo=Lietuvos taryba |editore=Museo Nazionale della Lituania|accesso=2 settembre 2006|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20070514092128/http://www.lnm.lt/index.php?option=com_content&task=view&id=172&Itemid=231 |dataarchivio= 17 luglio 2019|urlmorto=yes|lingua=lt}}</ref> Otto membri erano [[Cristianesimo democratico|cristiani democratici]] e sette non allineati. Solamente un membro aveva conseguito una [[università|formazione universitaria]].<ref>{{Cita web|nome=Sigitas |cognome= Jegelevičius |url= http://www.lrt.lt/sites/static.php?strid=215331& |titolo= Vasario 16-osios Akto signatarai |editore= [[Lietuvos Nacionalinis Radijas ir Televizija|LRT]] |accesso=2 settembre 2006|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071013155201/http://lrt.lt/sites/static.php?strid=215331&|dataarchivio=13 ottobre 2007|lingua=lt}}</ref> Il rappresentante che è morto più di recente è [[Aleksandras Stulginskis]], spentosi nel settembre del 1969.<ref>{{Cita web|url=http://www.lnm.lt/en/exposition-locations/house-of-signatories/signatories-of-act-of-independence/24-ekspoziciniai-padaliniai/signatar-namai/136-aleksandras-stulginskis-18851969|titolo=Aleksandras Stulginskis (1885–1969)|editore=Museo Nazionale Lituano|accesso=17 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141031040616/http://www.lnm.lt/en/exposition-locations/house-of-signatories/signatories-of-act-of-independence/24-ekspoziciniai-padaliniai/signatar-namai/136-aleksandras-stulginskis-18851969|dataarchivio=31 ottobre 2014|dead-url=yes}}</ref>
Durante il primo incontro del 24 settembre, [[Antanas Smetona]] fu eletto come presidente del consiglio. Ad egli si affiancavano due vice-presidenti e due segretari. Questi ultimi cambiarono assai frequentemente, a differenza di Smetona che rimase presidente fino al 1919, anno in cui fu eletto come primo [[Presidente della Lituania]].<ref name=el/> A Smetona seguì [[Stasys Šilingas]] come presidente del consiglio, non più formato da venti membri. La prima modificazione si ebbe il 13 luglio 1918, quando sei nuovi membri ([[Martynas Yčas]], [[Augustinas Voldemaras]], [[Juozas Purickis]], [[Eliziejus Draugelis]], [[Jurgis Alekna]] e [[Stasys Šilingas]]) furono ammessi e quattro si dimisero (Kairys, Vileišis, Biržiška, Narutavičius).<ref name=cd-1015>{{Cita libro|cognome=Skirius |nome=Juozas |titolo=Gimtoji istorija. Nuo 7 iki 12 klasės |url=http://mkp.emokykla.lt/gimtoji/ |accesso=17 luglio 2019 |anno=2002 |editore=Elektroninės leidybos namai |città=Vilnius |isbn=9986-9216-9-4 |capitolo=Vokietija ir Lietuvos nepriklausomybė |urlcapitolo=http://mkp.emokykla.lt/gimtoji/?id=1015 |lingua=lt |urlmorto=yes |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070717110757/http://mkp.emokykla.lt/gimtoji/ |dataarchivio=17 luglio 2017 }}</ref> Dalla primavera del 1919, il consiglio era costituito dal doppio dei rappresentanti rispetto a quello iniziale.<ref name=el/>
== Luogo ==
Le rovine della città si trovano a 2,5 km a ovest della città di [[Santa Cruz del Quiché]].<ref>Carmack 2001a, p.218.</ref> Q'umarkaj occupa 120.000 m² su un altopiano circondato da roccia scavata da cause naturali, profonda oltre 100 metri.<ref name="Sharer & Traxler 2006, p.623"/> Queste specie di scavi naturali sono parte di un sistema di drenaggio connessi al fiume Negro, che giunge al fiume [[Chixoy]] e all'[[Usumacinta]].
== Dichiarazione d'Indipendenza ==
== Regnanti ==
{{vedi anche|Atto d'indipendenza della Lituania}}
''Le date sono approssimative.''
[[File:Original Act of Independence of Lithuania hand-written in Lithuanian language.jpg|thumb|right|L'Atto d'indipendenza originale scritto a mano dai venti membri e poi firmatari del consiglio]]
{|class="wikitable"
Poco dopo l'elezione dei rappresentanti, si verificarono importanti sviluppi in [[Impero russo|Russia]]. La [[Rivoluzione d'Ottobre]] portò i [[bolscevichi]] al potere. Questi firmarono una tregua con l'[[Impero tedesco]] il 2 dicembre 1917 e iniziarono ad avviare negoziati di pace. La Germania chiedeva frattanto rapporto sulle intenzioni dei lituani (e soprattutto sui rapporti che intendeva stringere con essa). Nel cosiddetto Protocollo di Berlino, si redasse un atto col quale i teutonici si impegnavano a riconoscere l'indipendenza della Lituania se i baltici avessero stipulato una "alleanza certa e permamente della Lituania", oltre a prevedere convenzioni che concernevano affari militari, trasporti, confini doganali e valuta da adottare.<ref name=el/> Il consiglio fu d'accordo, sostenendo però come condizione che quest'ultimo avrebbe dovuto occuparsi delle politiche interne e degli affari esteri. I tedeschi rigettarono la proposta. L'11 dicembre, il consiglio adottò la risoluzione con cui si stipulava l'"alleanza certa e permanente" con i tedeschi sulla base delle precedenti convenzioni. Quindici membri votarono a favore, nonostante questa fosse stata poi sottoscritta da tutti e venti.<ref name=el/>
! Nome !! Ruled
|-
|Q'uq'umatz<ref name="Sharer & Traxler 2006, p.626">Sharer & Traxler 2006, p.626.</ref> (Gukumatz)
|1400–1425
|-
|K'iq'ab'<ref name="Sharer & Traxler 2006, p.626"/> (Quicab)
|1425–1475
|-
|Vahxak' i-Kaam<ref name="Sharer & Traxler 2006, p.626"/> (Uahxac Icaam)
|1475–1500
|-
|Oxib-Keh<ref name="Sharer & Traxler 2006, p.626"/> (Oxib Quéh)
|1500–1524
|}
La Germania venne meno alle sue promesse e non riconobbe lo Stato lituano: di conseguenza, quest'ultimo non fu invitato alle negoziazioni del [[trattato di Brest-Litovsk]]. I lituani, inclusi quelli all'estero, disconobbero la dichiarazione dell'11 dicembre.<ref name=eidintas/> La dichiarazione, vista come troppo filo-tedesca, era un ostacolo alla costituzione di [[diplomazia|relazioni diplomatiche]] con [[Regno Unito]], [[Francia]] e [[Stati Uniti]], al tempo nemici dei teutonici.<ref>{{Cita libro|cognome=Skirius |nome=Juozas |titolo=Gimtoji istorija. Nuo 7 iki 12 klasės |url=http://mkp.emokykla.lt/gimtoji/ |accesso=17 luglio 2019 |anno=2002 |editore=Elektroninės leidybos namai |città=Vilnius |isbn=9986-9216-9-4 |capitolo=Nuo autonomijos prie nepriklausomybės |urlcapitolo=http://mkp.emokykla.lt/gimtoji/?id=1011 |lingua=lt |urlmorto=yes |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070717110757/http://mkp.emokykla.lt/gimtoji/ |dataarchivio=17 luglio 2019 }}</ref> L'8 gennaio 1918, lo stesso giorno in cui [[Woodrow Wilson]] annunciava i [[quattordici punti]], il consiglio propose degli emendamenti alla dichiarazione dell'11 dicembre per le facoltà di cui disponeva l'Assemblea costituente. Le modifiche furono rigettate dai tedeschi e ciò rese comprensibile come questi ultimi volessero sì l'esistenza del consiglio, ma con funzioni puramente consultive.<ref name=eidintas/> A questo punto, cinque rappresentanti lituani si dimisero per protesta e svariati altri minacciarono di prendere la stessa decisione. Il 16 febbraio, il consiglio temporaneamente presieduto da [[Jonas Basanavičius]], decise di ri-dichiarare la propria sovranità, stavolta senza menzionare nulla sulle relazioni con i teutonici.<ref>Giovanna Motta, ''Il Baltico: Un mare interno nella storia di lungo periodo'', Edizioni Nuova Cultura, 2013, ISBN 978-88-68-12158-7, p.82.</ref> Queste scelte di politica estera venivano demandate alla costituente. Il 16 febbraio in [[Lituania]] si celebra il giorno della Restaurazione Nazionale.<ref>{{lt icon}} [http://www3.lrs.lt/pls/inter3/dokpaieska.showdoc_l?p_id=134377 Lietuvos Respublikos švenčių dienų įstatymas], Žin., 1990, Nr. 31-757, [[Seimas]]. Revisionato il 2019-07-17.</ref>
Il regno K'iche' era capitanato da un Re, un Re-eletto e due capitani,<ref name="Coe 1999, p.190">Coe 1999, p.190.</ref> un governo con quattro comandanti, ognuno dei quali era un importante membro di una dinastia nella città.<ref name="Coe 1999, p.190"/> Questo metodo di governo era comune anche tra i [[Maya]] dello [[Yucatán]].<ref name="Coe 1999, p.190"/> La dinastia al potere fu quella Kaweq ("Pioggia"), che sceglieva sia il re che il re-eletto.<ref>Coe 1999, p.190. Sharer & Traxler 2006, p.717.</ref>
==Conseguenze==
Il re era conosciuto come ''ajpop''.<ref name="Sharer & Traxler 2006, p.623"/> Il re-eletto portava il titolo di ''ajpop k'amha'' e aiutava il re fino a quando non diventata egli stesso il re.<ref name="Sharer & Traxler 2006, p.717">Sharer & Traxler 2006, p.717.</ref> LE case nobili di Nijaib e Saqik sceglievano il ''q'alel'' (giudice supremo) e lo ''Ajaw K<nowiki>'</nowiki>iche'' sceglieva il ''atzij winaq'' (parlatore).<ref name="Sharer & Traxler 2006, p.717"/>
I tedeschi non furono soddisfatti della nuova dichiarazione e chiesero al consiglio di riconsiderare la bozza dell'11 dicembre.<ref name=cd-1015/> Il 3 marzo 1918, fu sottoscritto il [[trattato di Brest-Litovsk]]. In esso si dichiarò che i [[Paesi baltici]] rientravano nella [[sfera di influenza]] tedesca e i russi rinunciavano a qualsiasi rivendicazione territoriale su queste. Il 23 marzo, la Germania riconobbe l'indipendenza della Lituania sulla base della dichiarazione dell'11 dicembre.<ref name=el/> Nonostante ciò, nulla cambiò nella sostanza sul ruolo del consiglio: ogni sforzo volto a ristabilire un'amministrazione gestita dalla Wehrmacht fu ostacolato.<ref name=gerutis>{{Cita libro|cognome=Gerutis |nome=Albertas |curatore= Albertas Gerutis |translator= Algirdas Budreckis|titolo= Lithuania: 700 Years |anno=1984 |edizione=sesta edizione |editore= Manyland Books|città= New York|cid={{LCC|75-80057}}. {{ISBN|0-87141-028-1}} |pp=151–162 |capitolo=Independent Lithuania}}</ref> Restava ancora da sciogliere il nodo sulla [[forma di governo]]. La Germania, guidata da un [[kaiser]], suggeriva la [[monarchia]]. Per questo fu proposta un'unione con la [[Casato di Hohenzollern|casata prussiana Hohenzollern]].<ref name=el/> Come alternativa, il 4 giugno 1918, il consiglio votò per invitare il Duca Guglielmo di Urach e conte di [[Württemberg]], a divenire re della Lituania. Quest'ultimo accettò e fu eletto [[Regno di Lituania (1251-1263)#Tentativi di ripristinare la monarchia|re di Lituania]] come [[Mindaugas II]] il 13 luglio 1918. Non mancarono critiche, le quali causarono la dimissione di quattro membri del consiglio in protesta.<ref name=TB>{{Cita web|url=http://www.bernardinai.lt/index.php?url=articles/54471 |titolo=Karališkojo kraujo paieškos: Lietuva ir šimto dienų karalius|editore=Bernardinai.lt|accesso=17 luglio 2019|lingua=lt}}</ref>
La Germania non riconobbe il nuovo sovrano e le relazioni con il consiglio continuarono a rimanere tese.<ref name=TB/> All'organo governativo non fu permesso determinare i [[confine|confini territoriali]] del Paese, stabilire un'[[ambasciata]] a [[Berlino]] o formare una [[pubblica amministrazione]]: ricevette qualche piccolo fondo monetario per coprire le spese nel settembre 1918.<ref name=gerutis/> La situazione cambiò con la [[Rivoluzione di novembre]] del 1918 poco prima della fine [[Grande Guerra]]: questa instabilità politica di certo non metteva i tedeschi in una posizione di vantaggio. Pertanto, il 2 novembre il consiglio adottò la prima costituzione provvisoria. La decisione di invitare Mindaugas II fu congelata e poi poco dopo annullata; tale azione ricucì gli strappi politici nati mesi prima.<ref name=gerutis/> Le funzioni del governo furono presiedute da tre membri, con Augustinas Voldemaras invitato a formare il primo [[gabinetto di governo]].<ref name=eidintas/> La costituzione di esso arrivò l'11 novembre 1918, data in cui l'Impero tedesco firmò l’[[armistizio di Compiègne]]. Il consiglio iniziò ad allestire un [[Lietuvos kariuomenės Sausumos pajėgos|esercito]], forze di polizia, amministrazioni locali e altre istituzioni. Si tentò di coinvolgere in questo processo anche minoranze [[ebrei lituani|ebraiche]] e [[bielorussi|bielorusse]].<ref name=cd-1015/> Non figuravano donne nel consiglio, sebbene fosse stata presentata una [[petizione]] perché fossero presenti (20.000 firme totali).<ref name="SharpStibbe2011">{{Cita libro|autore1=Ingrid Sharp|autore2=Matthew Stibbe|titolo=Aftermaths of War: Women's Movements and Female Activists, 1918-1923|url=https://books.google.com/books?id=_ElYvzVbxCsC&pg=PA292|data=14 febbraio 2011|editore=BRILL|isbn=90-04-19172-0|p=292}}</ref>
== Abitanti ==
Nel tardo Postclassico, la zona di Q'umarkaj contava una popolazione di circa 15.000 abitanti.<ref>Fox 1989, p.673.n2.</ref> Gli abitanti di Q'umarkaj erano divisi socialmente tra la nobiltà e i loro vassalli.<ref name="Coe 1999, p.189" /> I nobili erano conosciuti come ''ajaw'', mentre i vassalli erano conosciuti come ''al k'ajol''.<ref name="Sharer & Traxler 2006, p.717"/> La nobiltà era costituita da discendenti patrilineari dei guerrieri fondatori che giunsero in queste terre intorno al [[1200]] partendo dalla costa del [[golfo del Messico]], e che smisero di parlare la propria lingua originaria adottando quella locale.<ref name="Coe 1999, p.189" /><ref name="Sharer 2000, p.490"/> I nobili erano considerati sacri e portavano simboli regali.<ref name="Coe 1999, p.189">Coe 1999, p.189.</ref> I loro vassalli svolgevano il compito di fanti e osservavano le leggi dettate dalla nobiltà, anche se potevano ricevere titoli militare a seguito di grandi imprese in battaglia.<ref name="Coe 1999, p.189" /> Le divisioni sociali erano ben demarcate e divise in caste.<ref name="Coe 1999, p.189" /> I mercanti erano una classe privilegiata, anche se dovevano comunque pagare tributi alla nobiltà.<ref name="Coe 1999, p.189" /> Oltre a queste classi, la popolazione contava anche lavoratori della terra e artigiani.<ref name="Coe 1999, p.189" /> Vi erano anche schiavi, principalmente criminali e prigionieri di guerra.<ref name="Coe 1999, p.189" />
A causa di diversi conflitti, il processo di formazione politica fu estremamente rallentato (si pensi alla [[Repubblica Socialista Sovietica Lituana (1918-1919)]], la [[RSS Lituano-Bielorussa]], la [[guerra sovietico-polacca]] e la [[guerra polacco-lituana]]).<ref name="Crampton2002">{{Cita libro|autore=R. J. Crampton|titolo=Eastern Europe in the Twentieth Century - And After|url=https://books.google.com/books?id=CjCEAgAAQBAJ&pg=PA97|data=12 aprile 2002|editore=Routledge|isbn=978-1-134-71222-9|p=97}}</ref> Le prime elezioni libere per eleggere l’Assemblea Costituente Nazionale si tennero nell’aprile del 1920.<ref name="Suziedelis2011">{{Cita libro|autore=Saulius A. Suziedelis|titolo=Historical Dictionary of Lithuania|url=https://books.google.com/books?id=VkGB1CSfIlEC&pg=PA85|data=7 febbraio 2011|editore=Scarecrow Press|isbn=978-0-8108-7536-4|p=85}}</ref> Il consiglio sarà poi rimpiazzato dal parlamento, [[Seimas]] un paio di anni dopo (2 agosto 1922), quando fu adottata la Costituzione della Lituania.<ref name="Rauch1974">{{Cita libro|autore=Georg von Rauch|titolo=Die Geschichte der baltischen Staaten|url=https://books.google.com/books?id=DwLVOSCXhXcC&pg=PA79|data=1º gennaio 1974|editore=University of California Press|isbn=978-0-520-02600-1|p=79}}</ref>
== Storia ==
Tra i resti in ceramica del sito vi sono pezzi che risalgono al periodo Preclassico, ma la maggior parte risale al tardo Postclassico, durante lo splendore del regno.<ref name="Kelly 1996, p.201">Kelly 1996, p.201.</ref>
==Altri progetti==
=== Fondazione ed espansione ===
{{interprogetto|commons=Category:Consiglio della Lituania}}
Il sito venne fondato dal re Q'uq'umatz attorno al [[1400]] scegliendo la zona per la sua posizione difensiva,<ref name="Kelly 1996, p.201"/> in seguito espandendo molto il regno K'iche', partendo da Pismachi' e poi da Q'umarkaj.<ref>Carmack 2001a, p.158.</ref> In questo periodo i K'iche's erano alleati con i [[Kaqchikel]].<ref>Carmack 2001a, pp.158-159.</ref> Q'uq'umatz mandò sua figlia in sposa al signore dei K'oja, gente Maya stanziata presso le montagne Cuchumatan, tra [[Sacapulas]] e [[Huehuetenango]].<ref>Carmack 2001a, pp.160-161.</ref> Invece di sposarla e quindi sottomettersi all'alleanza K'iche'-Kaqchikel alliance, Tekum Sik'om, il re K'oja, uccise la sposa.<ref name="Carmack 2001a, p.161">Carmack 2001a, p.161.</ref> Questo atto fece iniziare una guerra tra i K'iche'-Kaqchikel di Q'umarkaj e i K'oja.<ref name="Carmack 2001a, p.161"/> Q'uq'umatz morì in battaglia.<ref name="Carmack 2001a, p.161"/>
{{Portale|Lituania|Storia}}
Con la morte del padre, il figlio ed erede K'iq'ab giurò di vendicarlo e due anni dopo condusse i K'iche'-Kaqchikel contro i nemici, assieme al ''Ajpop K'amha'', l'eletto del re.<ref name="Carmack 2001a, p.162">Carmack 2001a, p.162.</ref> L'esercito penetrò nelle terre dei K'oja al primo albeggiare, Tekum Sik'om venne ucciso e suo figlio catturato.<ref name="Carmack 2001a, p.162"/> K'iq'ab recuperò le ossa di suo padre e tornò a Q'umarkaj con molti prigionieri, e tutta la [[giada]] e il metallo che i K'oja possedevano; inoltre i K'iche' conquistarono diversi insediamenti presso la zona di Sacapulas e la gente [[Mam (tribù)|Mam]] vicino a [[Zaculeu]].<ref name="Carmack 2001a, p.162"/> Durante il regno di K'iq'ab, il quale era di spirito guerriero, i K'iche' si espansero fino alle zone di [[Rabinal]], [[Cobán]] e [[Quetzaltenango]], raggiungendo anche il fiume Okos.<ref name="Carmack 2001a, p.162"/> Con l'aiuto dei Kaqchikel, la frontiera orientale del regno venne espansa fino al fiume [[Motagua]] e fino a [[Escuintla (Guatemala)|Escuintla]].<ref name="Carmack 2001a, p.163">Carmack 2001a, p.163.</ref>
==Note==
=== Conflitti interni ===
Nel [[1470]] una ribellione scosse Q'umarkaj durante una grande celebrazione che vide un raduno di rappresentanti dei popoli che vivevano sugli altopiani.<ref name="Carmack 2001a, p.163"/> Due figli di K'iq'ab, assieme ad alcuni dei suoi vassalli, si ribellarono contro il re, uccidendo molti signori nobili, guerrieri Kaqchikel e membri della dinastia Kaweq.<ref name="Carmack 2001a, p.164">Carmack 2001a, p.164.</ref> I ribelli tentarono di uccidere il re ma egli venne protetto dai figli che ancora gli erano fedeli, a Pakaman, nella zona appena fuori dalla città.<ref name="Carmack 2001a, p.164"/> A causa della ribellione, K'iq'ab dovette fare delle concessioni ai signori K'iche' ribeklli.<ref name="Carmack 2001a, p.165">Carmack 2001a, p.165.</ref> I ribelli si rivoltarono contro gli alleati Kaqchikel, che dovettero fuggire da Q'umarkaj, e fondarono una città a [[Iximche]].<ref name="Carmack 2001a, p.165"/>
[[Categoria:Storia della Lituania]]
Dopo la morte del re K'iq'ab, avvenuta nel [[1475]], i K'iche' si trovavano in lotta con i Tz'utujil e i Kaqchikel, forse nel tentativo di riportare il potere centrale a Q'umarkaj.<ref name="Carmack 2001a, p.166">Carmack 2001a, p.166.</ref> Poco tempo dopo la morte del re, sostituito da Tepepul, Q'umarkaj attaccò Iximche e venne sconfitta pesantemente.<ref name="Carmack 2001a, p.166"/> Dopo questo evento Q'umarkaj non riuscì più a impensierire i Kaqchikel di Iximche.<ref name="Carmack 2001a, p.166"/> Dopo Tepepul, Tekum portò i K'iche' contro i Tz'utujil e venne ucciso in battaglia a sud del lago Atitlan.<ref>Carmack 2001a, p.167.</ref>
In seguito, la casata Nijaib cercò di spodestare la casata Kaweq dal potere.<ref name="Carmack & Weeks 1981, p.331">Carmack & Weeks 1981, p.331.</ref>
=== La caduta di Q'umarkaj ===
Nel marzo [[1524]], il [[conquistador]] spagnolo [[Pedro de Alvarado]] entrò a Q'umarkaj, invitato dai signori dei K'iche' rimasti dopo la sconfitta nella valle di [[Quetzaltenango]], dove [[Tecun Uman]], uno dei quattro signori della città, perse la vita.<ref>Sharer & Traxler 2006, pp.764-765. Recinos 1952, 1986, pp.68, 74.</ref> Alvarado temeva che vi fosse una trappola nella città pur entrando ugualmente.<ref>Sharer & Traxler 2006, pp.764-765.</ref> Si accampò sulla pianura al di fuori della città piuttosto che accettare alloggio.<ref>Recinos 1952, 1986, p.74.</ref> Temendo che vi fosse un gran numero di guerrieri K'iche' al di fuori della città e che la cavalleria non potesse muoversi per le vie strette di Q'umarkaj, invitò i signori più importanti della città, Oxib-Keh (il re, ''ajpop'') e Beleheb-Tzy (il prescelto del re, ''ajpop k'amha'') a visitare l'accampamento.<ref>Recinos 1952, 1986, p.75. Sharer & Traxler 2006, pp.764-765.</ref> Alvarado catturò i due signori e li tenne come prigionieri.<ref name="Recinos 1952, 1986, p.75">Recinos 1952, 1986, p.75.</ref> I guerrieri K'iche', vedendo i loro capi prigionieri, attaccarono gli alleati indigeni degli spagnoli e riuscirono a uccidere un soldato.<ref name="Recinos 1952, 1986, p.75"/> Alvarado decise di uccidere i due signori K'iche' facendoli bruciare vivi, e fece bruciare l'intera città.<ref>Recinos 1952, 1986, pp.74-5. Sharer & Traxler 2006, pp.764-765.</ref>
=== Storia moderna ===
Il sito venne esaminato accuratamente durante l'era coloniale. [[Francisco Ximénez]], che fece conoscere il [[Popol Vuh]] al mondo, visitò Q'umarkaj durante gli ultimi anni del [[XVII secolo]].<ref>Carmack 2001a, pp.356-357.</ref> Miguel Rivera y Maestre scrisse un rapporto sul sito per il governo del [[Guatemala]] nel [[1834]].<ref name="Kelly 1996, p.201"/> Nel [[1840]] [[John Lloyd Stephens]] e [[Frederick Catherwood]] visitarono il sito dopo aver letto il rapporto di Rivera, e Catherwood fece una mappa del sito disegnando anche il Tempio di Tohil.<ref name="Kelly 1996, p.201"/> Nel [[1865]], l'architetto francese Cesar Daly produsse una mappa con i cinque siti raggruppati con Q'umarkaj; queste mappe sono andate perdute. Un'altra esplorazione venne fatta da [[Alfred P. Maudslay]] nel [[1887]], con pubblicazioni tra il 1889 e il 1902.<ref name="Kelly 1996, p.201"/> I primi scavi archeologici vennero effettuati negli [[anni 1950|anni cinquanta]] e negli [[anni 1970|anni settanta]].
Jorge F. Guillemín ripulì le rovine nel [[1956]], disegnando su mappa le costruzioni rimanenti, la zona centrale e le città satellite attorno al sito principale.<ref name="Kelly 1996, p.202">Kelly 1996, p.202.</ref> L'università di New York di Albany effettuò degli scavi negli anni 70.<ref name="Kelly 1996, p.202"/> Kenneth Brown dell'università di Houston effettuò diversi scavi nel 1977.<ref>Carmack & Weeks 1981, p.324.</ref>
== Il sito ==
Nel nucleo del sito vi sono piramidi, rimanenze di palazzi (ridotti a monticelli di macerie) e un campo per il gioco della palla. Nella zona più estesa del sito vi erano quattro campi da gioco, uno in ogni divisione politica della città.<ref>Fox 1991, p.213.</ref>
La pietra intagliata che si affacciava alle costruzioni venne presa per costruire altre case a Santa Cruz del Quiché;<ref name="Kelly 1996, p.200"/> le rovine vennero ancora minate nel [[XIV secolo]], causando altri danni.
Le strutture più importanti a Q'umarkaj vennero messe in piedi intorno a una piazza, che aveva un pavimento di intonaco.<ref name="ReferenceA">Coe 1999, p.190. Kelly 1996, p.200.</ref> Le costruzioni munite di colonne a Q'umarkaj sembrano indicare un legame con lo stile di [[Mayapan]].<ref>Sharer & Traxler 2006, p.625.</ref> Vi sono anche altre similarità come immagini di teschi, figure ed effigi, e una forte applicazione di stucco.<ref>Milbrath & Peraza Lope 2003, p.24.</ref> Una analisi aeriale e di superficie delle rovine ha rivelato una disposizione secondo un certo schema, con combinazioni ripetute di piramidi, strutture lunghe e complessi multipatio.<ref name="Carmack & Weeks 1981, p.330">Carmack & Weeks 1981, p.330.</ref> Queste combinazioni ripetute potrebbero essere collegate alle varie dinastie presenti nella città.<ref name="Carmack & Weeks 1981, p.330"/> Inoltre sembra che ci sia una divisione del sito, che viene separato in una parte nordoccidentale e sudorientale.<ref>Carmack & Weeks 1981, p.329.</ref> La famiglia Kaweq e i loro alleati dominavano la maggior parte del sito, mentre i Nijaib occupavano la porzione est fino al sito satellite di Atalaya.<ref name="Carmack & Weeks 1981, p.331"/>
=== Tempio di Tohil ===
[[File:Utatlan3.jpg|left|thumb|I resti del tempio di Tohil a Q'umarkaj.]]
La piazza era dominata dal tempio di [[Tohil]], che era una divinità [[giaguaro]] associata al sole e alla pioggia, ed era la divinità principale di Q'umarkaj.<ref>Coe 1999, p.190. Carmack 2001a, p.358.</ref> Questo tempio si trova sul lato ovest della piazza principale.<ref name="Kelly 1996, p.200"/> Ciò che rimane sono macerie del tempio, con un'apertura dove la gente pone ancora offerte.<ref name="Kelly 1996, p.200"/> Fino alla metà del [[XIV secolo]] il tempio era ancora ben preservato e venne descritto da John Lloyd Stephens.<ref>Carmack 2001a, p.355.</ref> Il tempio originale era formato da una piramide ripida con scalinate su tre lati, con il lato ovest senza, e sulla sommità vi era un tempio.<ref name="Kelly 1996, p.200"/> La base era lunga 33 per ogni lato e le pareti erano coperte di stucco dipinto.<ref>Carmack 2001a, pp.355, 358.</ref> La copia di Catherwood del disegno di Rivera y Maestre mostrava il corpo della piramide diviso il 4 gradonate [[talud-tablero]] e 19 gradini in ognuna delle scalinate, mentre il disegno di Rivera y Maestra mostra 24 scalinate e 6 gradonate.<ref name="Carmack 2001a, p.356">Carmack 2001a, p.356.</ref> [[Francisco Ximénez]], verso la fine del [[XVII secolo]], descrisse che il tempio era la costruzione più alta a Q'umarkaj.<ref name="Carmack 2001a, p.356"/> Lo stile in cui è costruito il tempio di Tohil è simile a quello dei templi più importanti di Mayapan e [[Chichén Itzá]], a nord della penisola dello [[Yucatán]].<ref>Carmack 2001a, p.358.</ref> Le colonne sostenevano un tempo un soffitto di muratura.<ref>Carmack 2001a, p.361.</ref>
Il tempio di Tohil venne usato per sacrifici umani, e i corpi delle vittime venivano gettati di fronte alla scalinata principale prima di venire decapitati. Le teste venivano piazzate su un [[Tzompantli]].<ref name="Carmack 2001a, p.360">Carmack 2001a, p.360.</ref> Questo ''tzumpan'' si trovava poco distante dal tempio, in una zona seppellita da macerie.<ref name="Carmack 2001a, p.374">Carmack 2001a, p.374.</ref>
Sullo stucco del tempio un tempo vi era rappresentato un [[giaguaro]].<ref name="Carmack 2001a, p.360"/>
=== Tempio di Awilix ===
Il tempio di Awilix si trova sul lato est della piazza.<ref name="Kelly 1996, p.200"/> Awilix era una delle divinità della famiglia Nijaib lineage e viene identificata con Ixbalanque, uno dei [[gemelli Maya]] del [[Popol Vuh]].<ref>Carmack 2001a, p.362. Fox & Cook 1996, p.813.</ref> Secondo un disegno fatto da Rivera y Maeste, il tempio di Awilix non era alto quanto quello di Tohil.<ref name="Carmack 2001a, p.362">Carmack 2001a, p.362.</ref> Questa struttura era la seconda più importante a Q'umarkaj.<ref name="Carmack 2001a, p.362"/> Questo tempio era originariamente formato da una piattaforma rettangolare con sopra una piattaforma più piccola e una struttura a forma di tempio sul lato est.<ref name="ReferenceB">Kelly 1996, p.200. Carmack 2001a, p.361.</ref> Una larga scalinata si trovava sul lato ovest del tempio, ed era affiancata sul livello più basso da due pannelli talud-tablero.<ref name="ReferenceB"/> Ci furono quattro fasi principali di costruzione e vi sono prove che mostrano come il tempio venne riparato molte volte prima della conquista.<ref>Carmack 2001a, pp.361-362.</ref> Il pavimento sotto la terza fase di costruzione era stato dipinto di verde scuro.<ref name="Carmack 2001a, p.362"/> Sono stati trovati dei frammenti di bruciatori di incenso sotto lo strato della prima fase di costruzione.<ref name="Carmack 2001a, p.362"/>
=== Tempio di Jakawitz ===
Un monticello sul lato sud della plaza era un tempo il tempio di Jakawitz, una divinità delle montagne e patrono della famiglia Ajaw.<ref>Kelly 1996, p.200. Carmack 2001a, pp.367, 369.</ref> Come nelle altre strutture a Q'umarkaj, tutte le pietre posizionate davanti a esso sono state rubate, lasciando così solo le macerie del tempio.<ref name="Carmack 2001a, p.367">Carmack 2001a, p.367.</ref> Questa struttura faceva parte di un complesso formato da un patio incluso dal tempio nel lato nord, un palazzo sul lato sud e una struttura lunga a est.<ref name="Carmack 2001a, p.367"/> Il complesso di Jakawitz non è stato esaminato dal punto di vista archeologico.<ref name="Carmack 2001a, p.367"/> I disegni di Rivera y Maestre suggeriscono che il tempio era una struttura stretta con quattro o cinque gradonate.<ref>Carmack 2001a, p.368.</ref>
=== Tempio di Q'uq'umatz ===
Il tempio di [[Q'uq'umatz]] era un tempio a forma circolare dedicato al [[serpente piumato]], e in onore alla famiglia Kawek, la dinastia che comandava la città.<ref name="ReferenceA"/> Il tempio è ora solo una forma circolare sulla superficie della piazza principale.<ref name="Carmack 2001a, p.364">Carmack 2001a, p.364.</ref> Si trova tra i templi di Tohil e Awilix, a nord dell'asse centrale del tempio di Tojil e a sud dell'asse del tempio di Awilix.<ref name="Carmack 2001a, p.364"/> Dalle tracce lasciate sulla plaza si capisce che il tempio era formato da un muro circolare di 6 metri di diametro.<ref name="Carmack 2001a, p.364"/> L'intera struttura era coperta da un tetto e vi erano diverse piccole piattaforme di pietra sui lati est e ovest del tempio, ognuna larga 1 metro.<ref name="Carmack 2001a, p.364"/>
I sacerdoti di Q'uq'umatz provenivano da un'importante dinastia della famiglia Kaweq.<ref>Carmack 2001a, p.366.</ref> Il tempio di Q'uq'umatz venne smantellato dopo la conquista spagnola, in quanto non è menzionato in alcun documento e nei disegni si trovano solo vegetazione nel posto in cui la struttura si trovava.<ref name="Carmack 2001a, p.364"/> La tradizione dei templi circolari dedicati al serpente piumato era anticamente presente nella zona culturale mesoamericana.<ref>Carmack 2001a, p.365.</ref>
=== Campo da gioco ===
[[File:Utatlan2.jpg|thumb|upright=1.6|Il campo centrale di Q'umarkaj.]]
Il campo si trova vicino al tempio di Tohil, sul lato sud ovest della plaza.<ref>Kelly 1996, p.200. Fox 1991, p.217.</ref> Il campo mantiene ancora la sua forma distintiva.<ref>Carmack 2001a, p.370.</ref> Il campo era amministrato dal gruppo Popol Winaq della dinastia governante, Kaweq.<ref>Fox 1991, p.213. Carmack 2001a, p.371.</ref> Il campo è allineato ovest-est con una lunghezza di 40 metri.<ref>Fox 1991, p.216.</ref> Il campo si trovava esattamente a metà tra i palazzi dei Kaweq e degli Ajaw K'iche', che si trovavano a 15 a nord e a sud del campo rispettivamente.<ref name="Fox 1991, p.217">Fox 1991, p.217.</ref>
=== Palazzi ===
Un piccolo palazzo appartenente alla dinastia dei Nijaib si trovava dietro al tempio di Awilix.<ref>Carmack 2001a, p.363.</ref> Queste case delle famiglie, chiamate ''nimja'', si trovano in tutta la città di Q'umarkaj.<ref name="Fox 1991, p.217"/> Come con altre costruzioni nel sito, la pietra lavorata e lo stucco è andato perduto.<ref name="Carmack 2001a, p.375">Carmack 2001a, p.375.</ref> I ''nimja'' sono strutture rettangolari lunghe situate su alte piattaforme.<ref name="Carmack 2001a, p.375"/> Su queste piattaforme, i palazzi erano formati da due livelli, un livello basso con soffitto e anticamera, con un livello più alto che sosteneva le stanze centrali della struttura.<ref name="Carmack 2001a, p.375"/> Alcuni dei palazzi più grandi avevano diverse scalinate con le quali si accedeva alla anticamera, e diverse porte e pilastri che davano alle stanze della costruzione principale.<ref name="Carmack 2001a, p.375"/>
Un'altra struttura ''nimja'' si trova a sudest della plaza principale.<ref name="Carmack 2001a, p.375"/> Gli scavi effettuati nel [[1972]] hanno rivelato una semplice superstruttura che forma una camera con una panca, nella zona posteriore, e un altare in mezzo.<ref name="Carmack 2001a, p.375"/> Sei urne funerarie all'interno del palazzo, una delle quali era vicina all'altare e conteneva offerte, tra cui una collana d'oro.<ref>Carmack 2001a, pp.375-376.</ref> Vi erano tracce di cuori ad ogni estremo della stanza principale.<ref>Carmack 2001a, p.376.</ref>
=== Altre strutture ===
Nella piazza centrale ci sono tracce di tredici piccole piattaforme che un tempo erano situate qui.<ref>Carmack 2001a, p.372.</ref> Tre di queste, ognuna che misurava 2,5 metri in larghezza, si trovavano a nord del tempio di Q'uq'umatz.<ref name="Carmack 2001a, p.373">Carmack 2001a, p.373.</ref> Una linea di cinque strutture simili si trovava a sud dello stesso tempio, con un alternarsi di piattaforma circolare, poi quadrata, poi circolare, poi quadrata e così via.<ref name="Carmack 2001a, p.373"/> Queste piattaforme funzionavano come altari.<ref name="Carmack 2001a, p.373"/>
A sud della linea delle piattaforme vi sono tracce di due piattaforme più grandi. Una di queste misurava 10 metri di lunghezza per ogni lato, l'altra ne misurava 8.<ref name="Carmack 2001a, p.373"/> Rimane un segno circolare tra le due piattaforme, che segna la presenza di una piattaforma di tipo diverso.<ref name="Carmack 2001a, p.373"/>
Una grande piattaforma squadrata nella sezione nord-ovest della piazza centrale, lunga 18 metri per lato, si trova giusto dietro il tempio di Tohil e misura 2 metri in altezza.<ref name="Carmack 2001a, p.373"/> Questa piattaforma è stata identificata con il nome ''sokib'al'', la piattaforma dei gladiatori descritta in documenti antichi.<ref name="Carmack 2001a, p.374"/> La piattaforma era legata alla famiglia militare dei Kaweq.<ref name="Carmack 2001a, p.375"/>
Due piattaforme si trovano nella sezione sud-est della piazza principale, e il loro uso rimane sconosciuto.<ref name="Carmack 2001a, p.375"/>
== Siti satellite ==
Nella zona della Q'umarkaj estesa (chiamata anche Utatlan estesa) vi sono alcuni siti minori, alleati della città principale.
=== Chisalin ===
Chisalin (altri nomi: Pilokab' e Muqwitz Pilokab')<ref name="Carmack 2001a, p.221">Carmack 2001a, p.221.</ref> si trova a qualche centinaio di metri a nord di Q'umarkaj.<ref name="Carmack 2001a, p.221"/> Le rovine si trovano su una striscia di terra stretta, circondata da fossati.<ref>Carmack 2001a, pp.221-222.</ref> Chisalin ha una piccola piazza, che è stata erosa.<ref name="Carmack 2001a, p.222">Carmack 2001a, p.222.</ref>
=== Pismachi' ===
Pismachi' (anche conosciuta come Ismachi') occupa una piccola zona piana a 600 metri a sud del nucleo del sito principale, ed è circondata da dei fossati.<ref name="Carmack 2001a, p.219">Carmack 2001a, p.219.</ref> La zona piana è separata da Q'umarkaj dal fossato dove scorre il fiume Ismachi'.<ref>Carmack 2001a, pp.219-220.</ref> Pismachi' era la capitale dei K'iche', prima che venisse spostata alla vicina Q'umarkaj, e venne fondata nel [[XIV secolo]].<ref>Carmack 2001a, p.155.</ref> Il luogo in cui si trovava non venne mai scordato dalla popolazione locale.<ref name="Carmack 2001a, p.219"/> Il missionario francese [[Charles Étienne Brasseur de Bourbourg]] localizzò Pismachi' verso la metà del [[XIV secolo]], e in seguito venne dimenticata fino al [[1956]], quando Jorge Guillemín la ritrovò in cooperazione con il governo del [[Guatemala]]. Il luogo esatto in cui si trovava venne attestato e certificato da Robert Carmack nel [[1969]].<ref name="Carmack 2001a, p.219"/> Anche se l'altopiano di Pismachi' è largo il doppio di quello di Q'umarkaj, le rovine occupano una piccola parte della porzione sud-est della cima.<ref name="Carmack 2001a, p.219"/> Le rovine sono ancora in uso, da sciamani K'iche' che svolgono dei rituali.<ref name="Carmack 2001a, p.219"/>
=== Atalaya ===
Atalaya ([[lingua spagnola|spagnolo]] per "torre di osservazione") si trova a 600 metri a est del nucleo del sito principale.<ref name="Carmack 2001a, p.222"/> Il sito venne costruito su quattro gradonate, all'inizio della piana occupata dalla città Santa Cruz del Quiché.<ref name="Carmack 2001a, pp.222-223">Carmack 2001a, pp.222-223.</ref> Il sito era piccolo, coprendo un'area di 3250 metri quadrati.<ref name="Carmack 2001a, p.223">Carmack 2001a, p.223.</ref> Atalaya viene usato ai giorni nostri come luogo per rituali K'iche' ed è un punto di cultura e folklore, in quanto Tecún Umán, uno dei re di Q'umarkaj, venne seppellito qui, e la gente del luogo dice che sia infestato da spiriti [[Tzitzimitl|tzitzimit]].<ref name="Carmack 2001a, p.223"/> Verso la fine del [[XX secolo]] la terra su cui si trova il sito apparteneva ancora alla famiglia Rojas, formata da discendenti dei re di Q'umarkaj.<ref name="Carmack 2001a, p.223"/>
=== Pakaman ===
Pakaman si trova a 1000 metri a est di Atalaya e 1,6 km a est di Q'umarkaj.<ref name="Carmack 2001a, pp.222-223"/> Il nome originale di Pakaman era ''Panpetaq'' ("luogo di arrivo") e fu il primo avamposto presso la strada che conduceva a Q'umarkaj.<ref name="Carmack 2001a, p.223"/>
== Note ==
<references/>
== Fonti ==
* Carmack, Robert M., e John M. Weeks, Aprile 1981, ''The Archaeology and Ethnohistory of Utatlan: A Conjunctive Approach'', pag. 323-341, volume 46, rivista 2, pubblicato da ''Society for American Archaeology''
* {{es}} Carmack, Robert M., 2001, ''Kik'ulmatajem le K'iche'aab': Evolución del Reino K'iche'', pubblicato da ''Iximulew'', ISBN 99922-56-22-2
* Christenson, Allen J, ''K'iche' - English Dictionary and Guide to Pronunciation of the K'iche'-Maya Alphabet'', [http://www.famsi.org/mayawriting/dictionary/christenson/quidic_complete.pdf file PDF], pubblicato da ''Foundation for the Advancement of Mesoamerican Studies, Inc.'', data di accesso 4 febbraio 2009
* Coe, Michael D., 1999, ''The Maya'', sesta edizione, interamente rivista ed espansa, serie ''Ancient peoples and places'', pubblicato da ''[[Thames & Hudson]]'', ISBN 0-500-28066-5
* Fox, John W., Settembre 1989, ''On the Rise and Fall of Tuláns and Maya Segmentary States'', parte di ''American Anthropologist, New Series'', volume 91 rivista 3, pagine 656-681, pubblicato da ''[[Blackwell Publishing]]'' per conto di ''[[American Anthropological Association]]'' a Oxford/Arlington, VA, data di accesso 1º febbraio 2009
* Fox, John W., 1991, capitolo ''The Lords of Light Versus the Lords of Dark: The Postclassic Highland Maya Ballgame'', editore Vernon Scarborough e David R. Wilcox, titolo ''The Mesoamerican Ballgame'', pubblicato da [[University of Arizona Press]], pagine 213-238, ISBN 0-8165-1360-0
* Fox, John W. e Garrett W. Cook, 1996, ''Constructing Maya Communities: Ethnography for Archaeology'', [http://www.latinamericanstudies.org/maya/maya-communities.pdf file PDF]
* Kelly, Joyce, 1996, ''An Archaeological Guide to Northern Central America: Belize, Guatemala, Honduras, and El Salvador'', ISBN 0-8061-2858-5
* Milbrath, Susan e Carlos Peraza Lope, 2003, ''Revisiting Mayapan: Mexico's last Maya capital'', pagine 1-46, pubblicato da [[Cambridge University Press]]
* {{es}} Recinos, Adrian, 1952, 1986, ''Pedro de Alvarado: Conquistador de México y Guatemala'', seconda edizione, pubblicato da ''CENALTEX Centro Nacional de Libros de Texto y Material Didáctico "José de Pineda Ibarra"'', oclc 243309954
* Sharer, Robert J., 2000, capitolo ''The Maya Highlands and the Adjacent Pacific Coast'', editore Richard E.W. Adams e Murdo J. Macleod, titolo ''The Cambridge History of the Native Peoples of the Americas, volume 2: Mesoamerica, parte 1'', pubblicato da ''[[Cambridge University Press]]'', pagine 449-499, ISBN 0-521-35165-0
* Sharer, Robert J. con Loa P. Traxler, 2006, titolo ''The Ancient Maya'' edizione 6, pubblicato da [[Stanford University Press]], ISBN 0-8047-4817-9
* Stephens, John L., 1969, titolo ''Incidents of Travel in Central America, Chiapas, and Yucatan, Volume 2'' [http://books.google.nl/books?id=_TcFJH4ddfgC&printsec=frontcover&dq=stephens+utatlan&hl=en&source=gbs_summary_s&cad=0 google books], pubblicato da ''Dover Publications'', pagine 169-180
* {{es}} Weeks, John M., 1997, ''Las ruinas de Utatlán: 150 años después de la publicación de Incidents of Travel in Central America, Chiapas, and Yucatan, de John L. Stephens'', giornale [[Apuntes arqueologicos]], volume 5, pagine 7-26
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
{{coord|15|1|24.7|N|91|10|19.16|W|region:GT_type:landmark|display=title}}
{{Portale|conquista spagnola delle Americhe|Guatemala}}
{{Siti archeologici maya}}
[[Categoria:Siti archeologici del dipartimento di Quiché]]
[[Categoria:Siti archeologici maya]]
|