Guido Nolfi e Palazzo di Majo: differenze tra le pagine

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{{Edificio civile
[[File:Fano, Cattedrale (1).jpg|miniatura|La Cappella Nolfi all'interno del [[Cattedrale di Santa Maria Assunta (Fano)|Duomo di Fano]] fu voluta da Guido Nolfi e il fratello Cesare per onorare la loro famiglia.]]'''Guido Nolfi''' ([[Fano]], [[1587]]<ref>{{Cita libro|autore=Stefano Tomani Amiani|titolo=Della vita e delle benificenze di Guido Nolfi da Fano|anno=1857|città=Fano}}</ref> – [[Roma]],[[dicembre]] [[1627]]) é stato un [[giurista]] e [[Mecenatismo|mecenate]] [[Italia|italiano]].
|nome edificio = Palazzo di Majo
|immagine =Palazzo Di Majo portale.JPG
|didascalia = Il portale
|paese = ITA
|indirizzo =
|città = Napoli
|cittàlink = <!-- valorizzare tale campo se la città è disambigua -->
|stato =
|periodo costruzione = [[XVIII secolo]]
|inaugurazione =
|stato completamento =
|demolito =
|distrutto =
|uso = residenziale
|architetto =
|ingegnere =
|appaltatore =
|costruttore =
|proprietario =
}}
[[File:Palazzo di Majo (Napoli).JPG|alt=La facciata su Santa Teresa|miniatura|La facciata su Santa Teresa degli Scalzi[[File:Palazzo di Majo. 1026.jpg|alt=La scala di Sanfelice|miniatura|La scala di Sanfelice]]]]
'''Palazzo di Majo''' è un palazzo di [[Napoli]] situato all'inizio del [[rione Sanità]] nel quartiere [[Stella (Napoli)|Stella]]; l'ingresso è ubicato in discesa Sanità 68, mentre da [[via Santa Teresa degli Scalzi]] è visibile il cortile.
 
==Cenni storici e descrizione==
== Storia ==
L'edificio venne eretto nel [[XVIII secolo]] su volontà del nobile Bartolomeo di Majo. Da fonti cartografiche e documentali si è appurato che l'edificio esisteva già nel [[1718]]<ref name="Ferraro">Italo Ferraro, ''Napoli: atlante della città storica, Volume 5'', CLEAN, 2007</ref> e che nel [[1726]]<ref name="Ferraro"/> [[Ferdinando Sanfelice]] vi lavorasse per eseguirne una ristrutturazione, ricreando una suggestiva abitazione [[Barocco napoletano|barocca]] al di fuori delle mura urbane.
 
Il Sanfelice realizzò maestosamente il portale con arco mistilineo, su modello delle decorazioni [[Francesco Borromini|borrominiane]]. Al di sopra del portale, un cartiglio reca la volontà del di Majo di realizzare un palazzo al di fuori della città:
=== Origini e famiglia ===
{{quote|BARPTOLEMAEUS MAJUS<br>PATRICIUS NEAPOLITANUS<br>SUBURBANUM HOC<br>SUORUM GENTILIUM EXTERNORUM<br>CUI FORS OBTULERIT<br>USUI NO[N] VOLUPTATI PARAVIT}}
Ultimo di tre figli, Guido nacque dal padre Marcantonio, membro del collegio dei priori (che dominava su Fano), come i suoi fratelli Giulio e Bernardino, e dalla madre Violante Forestieri, proveniente da una delle famigle patrizie più illustri di Fano.
 
Il punto più pregevole è la scala tipicamente barocca: a pianta [[romboidale]], ha una struttura a sbalzo dove sui ballatoi di riposo sono posti gli ingressi ai locali interni (che ripetono lo stesso disegno del portale), su di esse sono posizionati dei busti. La scala è posta sulla sinistra del cortile.
Il nonno, padre di cinque figli (due dei quali influirono sulla formazione di Guido), aveva il suo stesso nome<ref>Guido Nolfi</ref>.
 
[[Bernardo De Dominici]], nelle sue ''Vite dei pittori, scultori ed architetti napoletani'', non destina la minima critica alle scelte adoperate dal Sanfelice nel rifacimento del palazzo, lodando anzi ogni minimo aspetto.
Stefano Tomani Amiani, storico fanese,descrive fisicamente Guido Nolfi, facendo riferimento a un dipinto che egli vide nella sala grande del Collegio di cui non è rimasta traccia<ref>Nella sala grande del collegio fino a metà del XIX secolo vi erano esposti i ritratti dei due fondatori: Vincenzo e Guido Nolfi.
 
Il palazzo fu coinvolto nella creazione del ''corso Napoleone'' nei primi del [[XIX secolo]]. Infatti gli sbancamenti che investirono il cortile poligonale durante il decennio francese resero possibile la creazione di questa nuova arteria cittadina. Per permettere che questa scorresse in maniera rettilinea, il cortile venne tagliato, perdendo l'aspetto chiuso e assumendo una forma emiciclica. Inoltre la nuova strada fu realizzata ad una quota superiore rispetto a quella di calpestio del palazzo.
Dell'ultimo, si è perduto ogni traccia </ref>
 
==Note==
{{Citazione|Ebbene il suo fisico era piacevole, alto, vigoroso, di liniamenti gradevoli e gentili, con occhi vivaci, naso affilato, fronte spaziosa, labbro leggermente sorridente. Una degna cornice dell'animo nobile e generoso di un uomo che seppe rimanere nella modestia, nonostante l'amorevolezza dei grandi, l'estimazione dei dotti, l'amicizia degli artisti a cui teneva sopra ogni cosa al mondo.|Stefano Tomani Amiani, Op. Cit, 1857, p. 57.}}
<references />
 
==Bibliografia==
I Nolfi giunsero nella città di Fano da [[Tavoleto]], dopo il trasferimento al castello di [[Saltara]]<ref>{{Cita libro|autore=CF Lunadoro|titolo=Relazione della corte di Roma|anno=1664|p=56}}</ref>.
*Aurelio De Rose, ''I palazzi di Napoli'', Newton Compton Editori, Napoli, 2001
 
==Voci correlate==
La sua casa nativa si affaciava in fondo all'attuale via [[Arco d'Augusto (Fano)|Arco d'Augusto]], all'epoca chiamata semplicemente "strada maestra", poco distante dalle mura.
*[[Palazzi di Napoli]]
 
Il fratello maggiore Cesare, collaboratore dello svolgimento della Cappella Gentilezza del [[Cattedrale di Santa Maria Assunta (Fano)|Duomo di Fano]], intraprese la strada del sacerdozio e fu chiamato tra i canonici della cattedrale, un posto a cui ogni famiglia patrizia ambiva ad avere un rappresentante; la sorella Giulia non seguì la strada del monastero, al contrario delle altre donne della famiglia Nolfi, sposando il nobile Girolamo Uffreducci.
 
L'unione famigliare tra Nolfi e Uffreducci determinò certe scelte future di Guido, per esempio quando fu avanti con l'età, decise di lasciare in eredità tutte le sue fortune e i suoi progetti a suo figlio adottivo (allora già poeta e letterato di fama) Vicenzo Galassi. Nell'atto adottivo gli diede in moglie una Uffreducci, Ippolita, nipote della sorella maggiore di Guido, Giulia.
 
Guido iniziò la carriera pubblica come uomo di legge, nei trubunali [[Stato Pontificio|pontifici]] di Fano.
 
=== Dalla casa paterna agli incarichi romani ===
Spinto dall'influenza del padre Marcantonio e degli zii (Giulio, Bernardino e Francesco, padre del cugino Nolfo) tutti uomini di legge, entrò nel consiglio dell città nel [[1551]] e nel collegio dei Priori nel [[1554]].[[File:581FanoSPaterniano.JPG|miniatura|[[Fano]], città natale di Guido Nolfi.]]Ebbe come istruttore di greco e latino Giambattista Cesario, un uomo molto colto, stipendiato dalla comunità fanese; è inoltre probabile che frequentasse anche i colti insegnanti del [[Chiesa di San Francesco (Fano)|convento di S.Francesco]]<ref>{{Cita libro|autore=M.Belogi|titolo=Nostra Signora del Ponte Metauro|anno=1998}}</ref>.
 
Per conseguire la laurea, fu ospitato presso il collegio Ancarano di [[Bologna]]<ref>{{Cita libro|autore=Stefano Tomani Amiami|titolo=Op.cit.|data=1857|città=Fano|p=66}}</ref>, il cui accesso era riservato a coloro che erano in possesso di raccomandazioni da parte di uomini della chiesa.
 
Guido, continuò a praticare lo studio di lettere e arte e fu in questo periodo che maturò l'idea di realizzare la sua città di origine, a partire dall'istruzione molto carente a Fano nella quale i giovani spesso vivevano nell'ozio considerato una "peste pericolosa" <ref>{{Cita libro|autore=Stefano Tomani Amiani|titolo=Della vita delle benificenze di Guido Nolfi da Fano|anno=1857|città=Fano|p=8}}</ref>.
 
Intorno ai venti anni, Guido fece ritono a casa dalla quale ripartì nel [[1582]], per svolgere incarichi di governo nello [[Stato Pontificio|Stato Della Chiesa]], infatti come recita l'epigrafe da lui stesso dettata sulla sua pietra tombale:
 
{{Citazione|a più governi presidette|pietra tombale nota 24 p. 27}}
 
Si stabilì defintivamente a [[Roma]] durate il pontificato di [[papa Sisto V]], per esercitare la sua professione di avvocato (lavoro che svolse fino agli ultimi giorni di vita)<ref>{{Cita libro|autore=Stefano Tomani Amiani|titolo=Op Cit|anno=1857|città=Fano|p=12}}</ref>.
 
Guido tra il [[1585]] e il [[1587]], quando il suo concittadino [[Papa Clemente VIII|Ippolito Aldobrandini]] perseguiva l'attività di datario e il cardinale [[Girolamo Rusticucci|Girolamo Rosticucci]] aveva il ruolo di vicario di Roma, entrò a far parte degli antichi e onorati ufficiali della [[Dataria apostolica|Dataria]]; Il suo ufficio era il "'''demissis o missarum'''" e aveva il compito di dividere le suppliche destinate al registro segreto dalle altre ordinarie.
 
Guido continuò il suo lavoro alla Dataria Apostolica come Magistre del Misarum per tutta la sua vita, rifiutando misteriosamente altri incarichi più prestigiosi.
 
Guido fù chiamato a lavorare presso un importante [[Ministero statale|dicastero]] della [[curia romana]], collaborando così con pontefici e potenti datari.
 
Nel [[1588]] il consiglio funzionale gli diede l'incarico di eseguire le pratiche piu importanti della capitale.
 
Guido inoltre desiderava togliere dai suoi concittadini ognI traccia di denigrazione e biasimo da parte della curia romana, che giudicava la popolazione difficile da governare, sia per le continue lamentele ed interferanze, che per i disordini pubblici dovuti spesso per il vistoso deficit pubblicco accumulato negli anni.
 
Quando Guido tentò di gestire tutto in maniera equlibrata, cercò il sostegno dei padroni in controversia con i magistrati fanesi, mentre ai cittadini chiese di comportarsi in maniera dignitosa.
 
I cittadini, scontenti del comportamento di Guido, dichiararono che Nolfi fosse responsabile di tutti i loro mali, concludendo la collaborazione con l'avvocato diventando freddi nei suoi confronti; nonostante ciò quando nel [[1600]] il cugino Nolfo entrò a far parte dei priori, Guido riuscì ad ottenere la carica di gonfaloniere della città, rimanendo con un atteggiamento distaccato pur mostrando amore per la sua terra <ref>{{Cita libro|autore=Marco Belogi|titolo=L'eredità di Guido Nolfi da Fano - Giurista e mecenate allacorte dei papi|anno=2002|editore=Banca di Credito Coperativo|pp=61-64|capitolo=Guido, negoziatore della cose fanesi presso la Santa Sende|edizone=Edizioni Grapho 5}}</ref>.
 
Guido espresse inoltre il desiderio di creare il collegio Nolfi (un università dedicata alla sua famiglia), nato dopo la sua morte nel [[1628]] in casa del figlio addottivo Vincenzo.
 
=== L'eremo di S.Onofrio e quello di Monte Giove ===
Per il giubileo del 1600, papa Clemente VIII fece lastricare la strada che portava dalla [[Porta Santo Spirito]] all' [[Chiesa di Sant'Onofrio al Gianicolo|eremo di S.Onofrio]] (dedicato all' [[Onofrio (anacoreta)|omonimo santo]]), con l'elemosina di alcuni fedeli tra cui Guido Nolfi.
 
Infatti il santo a cui era dedicato l'eremo, era particolarmete apprezzato da Nolfi, poichè come l[[Anacoreta|'anacoreta]], il mecenate era proiettato verso un esistenza ricca di interiorità disdegnando le attività mondane e i divertimenti; infatti la sua ricchezza fù adoperata costantemente per glorifcare la grandezza di [[Dio]].[[File:Trastevere - sant'Onofrio - chiostro esterno 3108-10.JPG|miniatura|297x297px|Chiesa di Sant'Onofrio al Gianicolo.]]
Nello stesso eremo, nel [[1595]] morì [[Torquato Tasso]], anche egli affascinato da quel luogo; è possibile se pur non ci sia documentazione che l'avvocato fanese abbia incontrato lo scrittore [[salernitano]].
[[File:Facciata della Chiesa- Eremo di Monte Giove, Fano.JPG|miniatura|295x295px|Eremo di Monte Giove.]]
In questo luogo, Guido conobbe molti letterati, artisti, eruditi delle cerchie degli [[Aldobrandini]], degli Agucchi e dei [[Confederazione dell'oratorio di San Filippo Neri|padri Filippini,]]<nowiki/>con i quali parlò dell'allora in costruzione [[Eremo di Monte Giove|Eremo dei Camaldolesi sul colle di Monte Giove a Fano]].
 
Grazie a Guido l'eremo di Monte Giove fu costruito su ispirazione di quello di Santo Onofrio di Roma.
 
Poco prima della sua morte fece costruire, nella primitiva chiesa sul monte Giove (abbatuta dopo nemmeno un secolo), una cappella deidicata a S.Onofrio, il suo santo preferito.
 
Per l'altare di questa cappella, commisionò una tela al fantino [[Ferraù Fenzoni]] dedicata al santo.
 
E' probabile che il cugino Nolfo, il quale aveva commissionato una tela rappresentante [[Antonio abate|Sant'Antonio Abate]] per la cappella, sia riuscito ad entrare in possesso di quella commissionata da Guido.
 
L'unica testimonianza del legame dell'avvocato fanese con l'eremo romano è una pietra collocata nella più vecchia cappella dedicata a Sant'Onofrio dove, in data [[1604]], sono scolpite queste parole:
 
{{Citazione|GUIDO NOLFIUS/ FANENSIS I.V.D./ UT SEMEL IN HEB/ DOMADA SACRUM IN/ HOC SACELLO AB/ HUIUS TEMPLI FRATRIBUS/ FIAT CENSUM TRIBUIT/ PERACTA AMADEI/ NOT.AUD.CAM./ANNO MDCIV|Stefano Tomani Amiani, op. cit,p.31}}
 
=== La cappella Nolfi ===
Verso la fine del [[XVI secolo|XVI]], il quarantenne Guido Nolfi aveva accomulato un ingente fortuna ed era entrato nelle grazie di vari pontefici, da [[Papa Sisto V|Sinsto V]] a [[Papa Urbano VIII|Urbano VIII]].
 
L'unico insuccesso dell'avvocato, fu l'incidente diplomatico con il consiglio fanese che portò alla rottura dei rapporti con la sua città natale.
[[File:Fano, Cattedrale.jpg|miniatura|Il [[Cattedrale di Santa Maria Assunta (Fano)|Duomo di Fano]], dove è posta la cappella Nolfi.]]
Guido commisionò una cappella privata dedicata alla famiglia Nolfi, nel duomo di Fano, lo stesso luogo in cui era stato battezzato il pontefice e concittadino [[Papa Clemente VIII|Clemente VIII]].
 
Il vescovo di Fano, Tommaso Lapi<ref>Tommaso Lapi, fiorentino, familiare di Clemente VIII, fin da quando questi era cardinale, fu uomo di lettere e rinnomato dottore in legge; prima nunzio, in spagna, nel 1603 fu nominato vescovo di Fano.
 
Curò particolarmente l'educazione dei giovani.
 
Diventato quasi cieco, per una grande malattia agli occhi, visse i suoi ultimi anni nella povertà piu completa per dare ai poveri.
 
Morì nel 1622 e trovò sepoltura nella cappella del sacramento in cattedrale.</ref>, famigliare di Clemente VIII, concesse una cappella del Duomo ai fratelli Guido e Cesare Nolfi , aiutati finanziariamente anche dal cugino Nolfo.
 
Guido si raccomandò affinche ai piedi dell' altare fosse posto lo stemma a colori della loro famiglia con il motto:
 
{{Citazione|substime et abstime}}
 
Lo stemma era molto importante per Nolfi, tant'è che lo pretese sulla divisa degli studenti del collegio da lui fondato.
 
=== La casa romana ===
La casa romana è descritta in alcuni documenti reperibili nel Archivio di Sato di Roma: si trattava di un abitazione molto raffinata, posto nel rione Ponte molto vicina a [[Castel Sant'Angelo|Castel S.Angelo]], composta di quattro stanze, due al piano terra e due al primo piano, con una scala al centro.
 
Dopo la morte di Guido furono ritrovati scudi romani, zecchini d'oro, dobloni, giuli e ungari in scatole, salviette e cassetti.
 
L' arredo era molto elegante, i tavoli erano quasi tutti in noce, seggiole di ogni tipo comprese quelle per carrozze con stoffe ricamate e dai colori vivaci; le pareti erano coperte in raso rosso, rigato in turchino e strisce di cuoio, le porte accuratamente rivestite di stoffa, gli armadi incastonati nei muri.
 
Nei dipinti raffiguravano per lo più soggetti religiosi; i ritratti erano solo tre erano raffigurati Guido, sua sorella Giulia e il figlio di lei.
 
I temi laici erano raffigurati in dei quadretti su cui erano dipinti paesaggi, uccelli e vasi di fiori.
 
=== Il figlio adottivo Vincenzo Nolfi ===
Vincenzo Galassi, nacque a Fano il [[2 novembre]] [[1594]]<ref>dal testamento di Guido Nolfi </ref> dal nobile padre Arnolfo Galassi, fratello di Lucrezia Galassi (moglie di Nolfi), e dalla madre Nicolosa Andreani di [[Cherso (isola)|Cherso]].<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/vincenzo-nolfi_(Dizionario-Biografico)|titolo=Nolfi, Vincezo - Enciclopedia Treccani}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Stefano Tomani Amiani|titolo=Cit. Op|anno=}}</ref>
 
Dopo i primi studi curati da Paolo Teofilo, si recò a Roma per completarli e dove prestò servizio presso la duchessa di [[Bracciano|Braccino]] di casa [[Orsini|Orsini.]]
 
Durante il suo soggiorno romano, ebbe un particolare rapporto di conoscenza e stima con lo zio Guido Nolfi, al punto che questi nel [[gennaio]] [[1624]] lo volle come figlio adottivo.<ref>Atto notoriale di adozine p. 145</ref>
 
Quando Vincenzo aveva ventinove anni, lo zio Guido gli diede in moglie la nipote della sorella maggiore (Giulia Nolfi) Ippolita Uffreducci che aveva diciannove anni.
 
Ippolita aveva interrotto poco prima la vocazione monastica, che a tredici anni l'aveva condotta nel nuovo monastero del [[Corpus Domini]], dal quale era poi uscita
 
{{Citazione|In quanto non ispirata a tale vita|Scheda su Ippolita Uffreducci}}Negli obblighi testamentari Guido, lasciò ai due coniugi duecento [[Scudo (moneta)|scudi]] annui e lasciò loro ordinato vivere nel Palazzo Nolfi senza potersi assentare da esso per oltre due mesi a qualunque costo; tra le altre incombenze, Vincenzo doveva custodire "le cose dei Nolfi", mantendendo intatto il prestigio della famiglia in tutte le manifestazioni della vita pubblica.
 
Vincenzo Nolfi fu una figura di spicco nel panorama della cultura fanese, divenendo membro del consiglio cittadino nel [[1642]], rappresentando successivamente Fano per la congregazione della guerra; nel [[1644]] ricoprì la carica da gonfaloniere e per due volte fu ambascitore della città presso i novelli pontefici: [[Papa Innocenzo X|Innocenzo X]] ([[1644]]) ed [[Papa Alessandro VII|Alessandro VII]] ([[1655]]).
 
Vincenzo fu anche autore di numerose opere, come: "''Breve Historia e Pianta della città di Fano",'' "''Ginipedia"'', "''Bellefronte"''.
 
L'ultimo fu stampato tre volte e un edizione fu dedicata al [[Granducato di Toscana|Gran Duca di Toscana]], [[Ferdinando II de' Medici|Ferdinando II]].
 
=== Le ultime volontà di Guido ===
Il [[26 novembre]] [[1627]], Guido avvertendo prossima la morte, decise di convocare nella sua abitazione di Ponte Vecchio (sede a Roma), il notaio e i suoi testimoni, a cui consegnò le sue volontà; infatti dopo una lunga riflessione su come disporre il suo patrimonio, decise di scrivere un nuovo testamento annullando il precedente.
 
A Vincenzo (figlio adottivo) affidò una serie di compiti nominandolo erede universale.
 
Nel suo testamento invocò [[Gesù]] e [[Maria (madre di Gesù)|Maria]] prima di trattare la parte spirituale del documento.
 
Raccomandò la sua anima alla [[Trinità (cristianesimo)|Santissima Trinità]], al mistero principale della fede, alla Madre della chiesa Maria santissima, a [[Pietro apostolo|San Pietro]], [[Paolo di Tarso|San Paolo]], l'[[Angelo custode|Angelo Custode]], [[Giovanni Battista]], [[San Giuseppe]], [[Antonio abate|Sant'Antonio]], [[Onofrio (anacoreta)|San Onofrio]], [[Anna (madre di Maria)|Sant'Anna]], [[Elisabetta (madre del Battista)|San Elisabetta]], [[Maria Maddalena|San Maria Maddalena]].
 
Terminate le invocazioni, specificò tutti i particolari della sua sepoltura: se fosse morto a Roma, sarebbe stato portato presso la chiesa di S. Celso a sera inoltrata, dove il cadavere, vestito con il sacco della compagnia della Buona Morte di Roma, doveva rimanere esposto sopra un catafalco circondato da otto torcie per poi essere trasportato a Fano per essere sepolto nella sua cappella.
 
Scrisse inoltre che si sarebbero dovute celebrare, in suo onore, cento messe negli altari privilegiati "oltre la settimana" in [[San Celso]] con una messa cantata e trenta basse .
 
In aggiunta scrisse :
 
{{Citazione|in spazio di due anni al giorno della mia morte far celbrare dal suo erede o dai suoi successori , due mila messe con proibizione di non potere domandare riduzione od induzione di dette messe sotto pena di caducità| dal testamento di Guido Nolfi,reperibile in l'eredità di Guido Nolfi da Fano (1554-1627)- Giurista mecenate ala corte dei papi ,di Marco Belogi,pp.147-154}}In conclusione, ordinò all'erede che per tutta la sua vita, ogni anno dell'anniversario della morte del mecenate, avrebbe dovuto far celebrare nella sua cappella trenta messe di due o tre gironi in suo onore.
 
Se fosse invece morto a Fano:
{{Citazione|si adempiscano detti obblighi negli altari privilegiati di detta città e la messa cantata si dica nella mia cappella |dal testamento di Guido Nolfi}}
Elencò le opere di carità che si sarebbero dovute compiere alla sua morte :
 
* venti scudi da distribuire ai più poveri della parrocchia, ai mendicanti e al curato di S. Pietro
* cinque scudi al [[Monte di Pietà]] di Roma o di Fano ( in base al luogo in cui l'avrebbe colpito la morte)
*cento scudi "ai putti del Letterato" <ref>Nel 1582 Leonardo Cerusi da Carisi detto il "Letterato", nell'Arco dei Banco poco distante dalla casa di Guido, iniziò l'apostolato verso i ragazzi abbandonati.</ref>
*cento scudi alle convertite
*cento scudi all' Ospedale Fateben Fratelli
*cinquanta scudi al collegio di Propaganda Fide
*il pane necessario per vivere al convento dei [[Ordine dei frati minori cappuccini|Cappuccini]] di Fano<ref>come aveva fatto Guido per anni in vita </ref>
*dodici scudi annuali alla cugina suor Maria Nolfi, vissuta nel convento di S. Daniele di Fano
*dodici scudi annuali a suo cugino Silvio Nolfi
*Il mensile completo ai domestici in servizio a casa Nolfi nel periodo della sua morte
 
Ribadì che tutto il suo vasto patrimonio mobile ed immobile sarebbe andato in eredità a Vincenzo Nolfi, e alla sua morte, se fosse avvenuta per cause naturali, serebbe stato sostituito dl cugino di Guido, Raniero Nolfi; Guido nolfi, infatti, da avvocato e conoscitore delle debolezze umane, pose una clausola:
 
{{Citazione|se poi il mio erede dovesse morire di morte violenta, non naturale, voglio che in tal caso non succeda a Raniero ma l' Ospedale S.Croce di Fano.}}
 
Vincenzo fu sommerso da ogni genere di vincoli: si sarebbe dovuto far chiamare Nolfi (non Galassi-Nolfi) ed usare sia in pubblico che in privato l'insegna della famiglia, in caso contrario avrebbe perduto il suo contributo annuo di duecento scudi devolvendolo alla Compagnia del Buon Gesù perdendo definitivamente il vitalizzio dopo tre trasgressioni.
 
All' erede furono imposti i nomi da dare in ordine cronologico ai figli: Guido, Marcantonio, Cesare, Francesco, Giuseppe e Onofrio se fossero stati maschi; Violante, Giulia, Ludovica, Maddalena e Anna se femmine; mentre sui suoi figli successivi lasciò libera scelta; in caso contrario avrebbe pagato una multa di cinquanta scudi al monte di pietà di Fano.
 
Se l'erede non evesse avuto figli maschi, le femmine in successione sarebbero entrate in possesso solo di un vitalizio istiuito da Guido il [[26 gennaio|26 Gennaio]] [[1624]], se tale scelta non fosse stata seguita, l'eredità serebbe passata direttamente a Raniero.
 
Istituì un bonifico alla cappella Nolfi e obbligò Vincenzo a controllarla costantemente, ordinò che l' erede e i suoi fiigli vivessero nella casa paterna di Guido senza vendere, impegnare, pignorare, costruire o demolire le strutture di questa, il suo podere nella corte di Saltara e le sue propietà in campagna (assicurandosi che non venisse abbattuto nemmeno un albero da frutto); se la casa non fosse stata abitata sarebbe passata di propietà all'Ospedale Santa Croce.<ref>{{Cita libro|autore=Marco Belogi|titolo=L'eredità di Guido Nolfi da Fano (1554-1627) - Giurista e mecenate la corte dei Papi.|ed=Edizioni Grapho 5|anno=2002|editore=Banca di Credito Cooperativo di Fano|pp=147-154|capitolo=Testamento di Guido Nolfi}}</ref>
 
 
 
== Note" ==
<references />
== Bibliografia ==
{{Cita libro|autore=Marco Belogi|titolo=L'Eredità di Guido Nolfi da Fano - Giurista e Mecenate alla CORTE DEI PAPI|ed=Edizioni Grapho 5|anno=2002|editore=Banca di Credito Coperativo}}
 
==Altri progetti==
== Voci correlate ==
{{interprogetto|commons=Category:Palazzo di Majo (Napoli)}}
{{Ferdinando Sanfelice}}
{{Palazzi di Napoli del XVIII secolo}}
{{Portale|architettura|Napoli}}
 
[[Categoria:Palazzi di Napoli|Majo, Palazzo di]]
* [[Fano]]
[[Categoria:Rione Sanità]]
* [[Cattedrale di Santa Maria Assunta (Fano)|Duomo di Fano]]
* [[Tavoleto]]
* [[Saltara]]
* [[Stato Pontificio]]
* [[Dataria apostolica|Dataria Apostolica]]
* [[Papa Clemente VIII]]
* [[Papa Sisto V]]
* [[Torquato Tasso|Tarquato Tasso]]
* [[Onofrio (anacoreta)|Sant'Onofrio]]
* [[Chiesa di Sant'Onofrio al Gianicolo|Eremo di Sant'Onofrio]]
* [[Eremo di Monte Giove]]
* [[Ferraù Fenzoni]]
* [[Papa Urbano VIII]]
* [[Ferdinando II de' Medici|Ferdinando II (Granduca di Toscana)]]
* [[Roma]]