Annibale e Torri Petronas: differenze tra le pagine

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{{F|grattacieli|maggio 2013}}
{{Nota disambigua}}
{{Edificio civile
{{Infobox militare
|nome edificio = Petronas Twin Towers
|Nome = Annibale Barca
|Immagineimmagine = Mommsen p265Petronas_Panorama_II.jpg
|didascalia =
|Didascalia = Un [[busto (scultura)|busto]] di marmo, ritenuto di Annibale, ritrovato a [[Capua (città antica)|Capua]]; alcuni storici hanno messo in dubbio la sua autenticità<ref>{{cita|Mommsen 1932|p. 265 (Hannibal, Neapel, [[Museo archeologico nazionale di Napoli|National-Museum]])}}; {{Cita|Lancel 1995|in copertina "Roman bust of Hannibal. Museo Archeologico Nazionale. Naples"}}; {{Cita|Goldsworthy 2000|copertina "Hannibal in later life"}}; {{Cita|Goldsworthy 2001|p. 24 dove scrive "a bust, which may be a representation of Hannibal in later life, although there are no definite images of him"}}; {{Cita|Goldsworthy 2003|p. 41 dove scrive "a bust that purports to show Hannibal in later life"}}; {{Cita|Matyszak 2003|p. 95 dove scrive "bust, thought to be of Hannibal, found in Capua"}}.</ref>.
|Soprannomepaese = MYS
|divamm1 =
|Data_di_nascita = [[247 a.C.]]
|città = Kuala Lumpur
|Nato_a = [[Cartagine]]
|cittàlink =
|Data_di_morte = [[183 a.C.]]
|indirizzo =
|Morto_a = [[Gebze|Lybissa]]
|latitudine = 3.15785
|Cause_della_morte = suicidio con veleno
|longitudine = 101.71165
|Luogo_di_sepoltura =
|Etniastato =
|periodo costruzione = [[1992]]-[[1996]]
|Religione =
|inaugurazione = 1996
|Nazione_servita = [[Cartagine]] (221 - 202 a.C.)<br /> [[Dinastia seleucide|Impero seleucide]] (198 - 188 a.C.)<br /> [[Regno di Bitinia]] (188 - 181 a.C.)
|demolito =
|Forza_armata = [[Esercito cartaginese]]
|Armadistrutto =
|Corporicostruito =
|uso = uffici [[Petronas (azienda)|Petronas]] e altre compagnie, teatro, centro commerciale
|Specialità = manovre di avvolgimento
|Unitàaltezza =
|altezza antenna/guglia = 451,9
|Reparto =
|altezza tetto = 378,6
|Anni_di_servizio = 226-190 a.C.
|altezza ultimo piano = 375
|Grado = [[Condottiero|generale comandante in capo]]
|Feritepiani = 88
|area calpestabile =
|Comandanti = [[Amilcare Barca]]
|ascensori = 80
|Guerre = [[Spagna cartaginese|Conquista cartaginese della Spagna]]<br />[[Seconda guerra punica]]<br />[[Guerra romano-siriaca|Guerra contro Antioco III]]
|costo = [[€]] 1,4 [[Miliardo|miliardi]]
|Battaglie = [[Assedio di Alithia]]<br /> [[Assedio di Helmantice]]<br /> [[Assedio di Arbucala]]<br /> [[Battaglia del Tago]]<br /> [[Assedio di Sagunto]]<ref name="LivioPeriochae21.2">{{cita|Periochae|21.2}}.</ref><br />[[Battaglia della traversata del Rodano]]<br />[[Battaglia del Ticino]]<ref name="LivioPeriochae21.5">{{cita|Periochae|21.5}}.</ref><br />[[Battaglia della Trebbia]]<ref name="LivioPeriochae21.7">{{cita|Periochae|21.7}}.</ref><br />[[Battaglia del lago Trasimeno]]<br />[[Battaglia di Canne]]<br />[[Prima battaglia di Nola]]<br />
|ingegnere =
[[Seconda battaglia di Nola]]<br /> [[Terza battaglia di Nola]]<br /> [[assedio di Capua (211 a.C.)|Assedio di Capua]]<br />[[Battaglia del Silaro]]<br />[[Prima battaglia di Herdonia]]<br />[[Seconda battaglia di Herdonia]]<br />[[Battaglia di Numistro]]<br />[[Battaglia di Ascoli (209 a.C.)|Battaglia di Ascoli]]<br /> [[Prima battaglia di Locri]]<br /> [[Seconda battaglia di Locri]]<br />[[Battaglia di Grumento]]<br />[[Terza battaglia di Locri]]<br />[[Battaglia di Crotone]]<br />[[Battaglia di Zama]]<br /> [[Battaglia dell'Eurimedonte]]
|appaltatore =
|Comandante_di = Corpo di spedizione in Spagna (221-219 a.C.)<br />Corpo di spedizione in Italia (219-202 a.C.)
|Decorazionicostruttore =
|Studi_militariproprietario =
|Pubblicazionicommittente =
|Frase_celebre =
|Altro_lavoro = [[suffeta]]
|Altro_campo =
|Altro =
|Note =
|Ref =
}}
{{Bio
|Nome = Annibbale
|Cognome = Barca
|ForzaOrdinamento = Annibale
|Sesso = M
|PreData = {{latino|Hannibal}}; {{lang-grc|Ἁννίβας|Hanníbas}}
|LuogoNascita = Cartagine
|AnnoNascita = 247 a.C.
|LuogoMorte = Lybissa
|LuogoMorteLink = Gebze
|AnnoMorte = 183 a.C.
|Epoca = -200
|Epoca2 = -100
|Attività = condottiero
|Attività2 = politico
|Nazionalità = cartaginese
|PostNazionalità = , famoso per le sue vittorie durante la [[seconda guerra punica]] e definito da [[Theodor Mommsen]] "il più grande generale dell'antichità"<ref>T. Mommsen, ''Storia di Roma antica'', vol. II, tomo 2, p. 661.</ref>
}}
[[File:SkyBridge.JPG|thumb|Il ponte sospeso che collega le due torri]]
Le '''Torri Petronas''' (in [[Lingua malese|malese]]: ''Menara Petronas''; in [[Lingua inglese|inglese]]: ''Petronas Twin Towers''), sono due torri gemelle alte 452 metri, e costituiscono una delle più imponenti opere dell'ingegneria umana. Prendono il nome dalla [[compagnia petrolifera]] statale malaysiana, la [[Petronas (azienda)|Petronas]].
 
Costruite a [[Kuala Lumpur]] tra il [[1995]] e il [[1998]] su progetto dell'[[architetto]] [[argentina|argentino]] [[César Pelli]], sono diventate il simbolo del progresso economico della [[Malaysia]]. Possiedono 32.000 finestre. Gli edifici sono stati concepiti utilizzando la più avanzata tecnologia che ha permesso, fra l'altro, la realizzazione dello ''Skybridge'', ovvero un passaggio coperto posto a 171 metri di altezza dal suolo che unisce i due edifici consentendo agli utenti del complesso di passare indifferentemente da una torre all'altra senza dover scendere al piano terra dell'edificio.
Figlio del comandante [[Amilcare Barca]] e fratello maggiore di [[Asdrubale Barca|Asdrubale]], Annibale, sin da piccolo profondamente nemico di [[Repubblica romana|Roma]] e deciso a combatterla, concepì ed eseguì un audace piano di guerra per invadere l'[[Italia (epoca romana)|Italia]]. Marciando dalla [[Spagna preromana|Spagna]], attraverso i [[Pirenei]] e le [[Alpi]], scese nella penisola, dove sconfisse le [[Legione romana|legioni romane]] in quattro battaglie principali: [[battaglia del Ticino]] ([[218 a.C.]])<ref name="LivioPeriochae21.5"/>, [[battaglia della Trebbia]] ([[218 a.C.]]),<ref>{{cita|Livio|XXI, 54-56}}; {{cita|Polibio|III, 71-74}}; {{cita|Mommsen 2001|vol. I, tomo 2, p. 732}}</ref> [[battaglia del lago Trasimeno]] ([[217 a.C.]]), [[battaglia di Canne]] ([[216 a.C.]]) – e in altri scontri minori.
 
La [[Pianta (architettura)|pianta]] di ogni torre è disegnata secondo uno schema geometrico comune nell'[[architettura islamica|architettura di tradizione islamica]]. È composta di due quadrati, simbolo del mondo materiale, ruotati e sovrapposti a formare una stella inscritta in un cerchio che evoca il simbolo della diffusione della [[islam|religione islamica]]. Questo particolare simbolo geometrico, molto usato nell'iconografia islamica, racchiude insieme anche i significati di unità, armonia, stabilità e [[razionalità]]. Il nome di tale simbolo è [[Rub' al-Hizb]] o anche croce a otto punte.
Dopo la battaglia di Canne i Romani evitarono altri scontri diretti e gradualmente riconquistarono i territori del sud Italia di cui avevano perso il controllo. La seconda guerra punica terminò con l'attacco romano a Cartagine, che costrinse Annibale al ritorno in Africa nel [[203 a.C.]], dove fu definitivamente sconfitto nella [[battaglia di Zama]], nel [[202 a.C.]]
 
Il design esterno richiama la cultura propria del Paese, incorporando motivi malesi tratti dall'artigianato tradizionale, adattati al carattere [[tecnologia|iper-tecnologico]] dell'edificio.
Dopo la fine della guerra Annibale guidò Cartagine per alcuni anni, ma fu costretto all'esilio dai Romani e nel [[195 a.C.]] si rifugiò dal re [[Seleucidi|seleucide]] [[Antioco III]] in [[Siria]], dove continuò a propugnare la guerra contro Roma. Dopo la sconfitta di Antioco III si trasferì presso il re [[Prusia I]], in [[Bitinia]]. Quando i Romani chiesero a Prusia la sua consegna, Annibale preferì suicidarsi; era il [[183 a.C.]]
 
Le torri furono inaugurate nel marzo [[1996]]. La Torre Uno è occupata dalla compagnia petrolifera statale [[Petronas (azienda)|Petronas]], la Torre Due dalle compagnie associate, mentre lo spazio restante è stato affittato a varie multinazionali.
Dotato di grandi capacità tattiche e strategiche, avveduto e sagace, Annibale, dopo le impressionanti vittorie iniziali, continuò a battersi tenacemente in Italia per oltre 15 anni con il suo piccolo esercito di veterani isolato in territorio nemico, cercando fino all'ultimo di contrastare il predominio di Roma<ref>G. Granzotto, ''Annibale'', pp. 265-266.</ref>. Per le straordinarie qualità dimostrate durante la sua carriera militare, Annibale è considerato uno dei più grandi generali e strateghi della storia<ref>M.Bocchiola/M.Sartori, ''Canne. Descrizione di una battaglia'', p. 58.</ref>. [[Polibio]], suo contemporaneo, lo paragonava al suo grande rivale [[Publio Cornelio Scipione Africano]]<ref>Polibio, ''Storie'', pp. 650 e 655.</ref>; altri lo hanno accostato ad [[Alessandro Magno]], [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]] e [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]].<ref>B.H. Liddell Hart, ''Scipione Africano'', pp. 217-240. Lo storico militare britannico analizza in dettaglio le qualità di questi quattro condottieri e definisce Annibale "il massimo tattico della storia", mentre considera Napoleone il più grande "stratega logistico" di tutti i tempi. Nel complesso però afferma che Scipione Africano era fornito di qualità pari, se non superiori, agli altri massimi condottieri.</ref><ref>I. Montanelli, ''Storia di Roma'', p. 121. L'autore definisce Annibale "il più brillante condottiero dell'antichità" e afferma che "molti lo pongono sullo stesso piano di Napoleone".</ref>
 
Al livello inferiore, si trova il teatro da 864 posti ''Dewan Filharmonik PETRONAS'', sede dell'[[Orchestra Filarmonica della Malaysia]], e un'ampia biblioteca sull'energia, sul petrolio e le industrie collegate.
== Fonti e storiografia ==
{{Vedi anche|Fonti e storiografia su Annibale}}
Le Torri Petronas hanno detenuto il primato di edifici più alti del mondo dal [[1996]] al [[2004]]. Tuttavia questo primato è stato caratterizzato da polemiche e proteste per via della decisione da parte degli istituti internazionali di [[architettura]] di misurare l'altezza degli edifici comprendendo (nella misurazione) anche gli alti pinnacoli delle guglie, che fanno così lievitare artificiosamente l'altezza delle torri permettendo a questi edifici di "appena" 88 piani di superare colossi ben più grandiosi come la [[Sears Tower]] e le [[World Trade Center|Torri Gemelle]] di [[New York]].
Le principali fonti per la vita e il ruolo di Annibale sono rappresentate dalla biografia di [[Cornelio Nepote]] (''[[De viris illustribus (Nepote)|De viris illustribus]]''), oltre a [[Polibio]] (''[[Storie (Polibio)|Storie]]''), [[Tito Livio]] (''[[Ab Urbe condita libri]]''), [[Appiano di Alessandria]] (''[[Storia romana (Appiano)|Historia romana]]''), [[Cassio Dione Cocceiano]] (''[[Storia romana (Cassio Dione)|Historia romana]]''), [[Velleio Patercolo]] (''[[Historiae romanae ad M. Vinicium libri duo]]''), e le biografie di [[Plutarco]] su ''Fabio Massimo'' e ''Claudio Marcello''.
 
dentro si trovano Petronas sala orcestra sinfonica e Suria centro città Kuala Lumpur
== Biografia ==
{{Citazione|Se è cosa certa, e nessuno la mette in dubbio, che il popolo romano ha superato tutti gli altri popoli in valore, non si può tuttavia negare che Annibale superò tutti gli altri comandanti in abilità, quanto il popolo romano sta al di sopra di tutte le genti in forza|Cornelio Nepote, ''Liber de excellentibus ducibus exterarum gentium'', XXIII. Hannibal. 1-2|Si verum est, quod nemo dubitat, ut populus Romanus omnes gentes virtute superarit, non est infitiandum Hannibalem tanto praestitisse ceteros imperatores prudentia, quanto populus Romanus antecedat fortitudine cunctas nationes|lingua=la}}
=== Origini familiari e gioventù ===
Annibale Barca (dal [[Lingua fenicia|fenicio]] ''Hanniba'al'' חניבעל, ''Dono'' [o ''Grazia''] ''di [[Baal]]'' e ''Barak'': fulmine) era il figlio maggiore del condottiero cartaginese protagonista della [[Prima guerra punica]] [[Amilcare Barca|Amilcare]] che era stato soprannominato "Barca", nacque nel 247 a.C. e i suoi fratelli minori erano [[Asdrubale Barca]] e [[Magone Barca]]. Barca non è un nome di famiglia, ma il soprannome dato ad Amilcare e trasmesso ai figli. Invece il termine [[Barcidi]] è stato introdotto dagli storici ''a posteriori'' per evitare confusione di nomi. L'educazione di Annibale fu di stampo ellenistico, e fu seguita da pedagoghi greci, tra i quali Sosilo, che avrebbe narrato le imprese annibaliche in libri andati perduti. Modelli di Annibale, sin dai primi anni, furono Alessandro Magno, Lisandro (per l'arte militare) ed Ercole.<ref>{{cita|Brizzi 2016|pp. 31-43}}.</ref>
Passò i primi anni a Cartagine, dove, oltre ai valori greci, fu forse istruito in materia di [[economia]] e di [[agronomia]] (presumibilmente tale competenza derivò dalla lettura dell'opera di [[Magone il Cartaginese|Magone]]).<ref>{{cita|Brizzi, "Canne"|p. 15}}.</ref>
 
[[File:Beaumont-Hannibal-Chambéry.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.6|[[Claudio Francesco Beaumont]], ''Annibale giura odio ai Romani'' (olio su tela, 330 × 630 cm del XVIII secolo)]]
 
== sedi ==
Il padre Amilcare, dopo la sconfitta di [[Cartagine]] nella Prima guerra punica e dopo aver domato la [[rivolta dei mercenari]] e dei sudditi libici,<ref name="Livio21,2,1">{{cita|Livio|XXI, 2.1}}.</ref> era determinato, in contrasto con i propositi conservatori del partito aristocratico di Cartagine, a sviluppare un importante programma di espansione e rafforzamento della città in funzione anti-romana. Secondo la tradizione storiografica antica egli avrebbe contato in prospettiva per la lotta contro Roma, sul supporto dei suoi tre figli maschi, "i tre leoncini" allevati "per la rovina di Roma"<ref>{{cita|Lancel 2002|p. 22}}.</ref>.
molte società anno sede
Amilcare riuscì a convincere il "Senato" cartaginese a dargli un esercito per conquistare l'[[Spagna|Iberia]] che alcune fonti indicano come un dominio cartaginese perduto.<ref name="Livio21,2,1"/>
 
Al Jazeera
Cartagine fornì solo una forza relativamente ristretta e Amilcare accompagnato dal figlio Annibale, che allora aveva nove anni, intraprese nel 237 la marcia lungo le costa del Nord Africa fino alle Colonne d'[[Ercole]]. Gli altri due figli, Asdrubale e Magone, restarono a Cartagine. Negli anni della sua permanenza in Spagna, Annibale, pur essendo giovanissimo, si trasformò in un soldato. Acquisì quella straordinaria tempra fisica che avrebbe conservato fino a oltre cinquant'anni: a cinquantadue fu infatti in grado di percorrere a cavallo, in sole quattordici ore, i duecento chilometri che separavano Cartagine dal punto di imbarco da cui sarebbe partito, esule, per l'Oriente.<ref>{{cita|Brizzi 2000|p. 30}}.</ref> In questo momento si colloca il celebre episodio del giuramento di Annibale bambino. Secondo la tradizione storiografica iniziata da [[Polibio]] e perpetuata da altri storici antichi, prima della partenza per la Spagna, Amilcare avrebbe fatto giurare solennemente al figlio che egli non sarebbe mai stato amico di Roma; l'evento, messo in dubbio dagli storici moderni, è divenuto esemplare per rappresentare simbolicamente il sentimento di odio eterno di Annibale verso Roma che rimase effettivamente l'elemento dominante della vita del condottiero cartaginese<ref>{{cita|Lancel 2002|pp. 51-52}}.</ref>.
 
suria '''K'''uala Lumpur City Centre centro città
La campagna di Amilcare in Spagna ebbe successo: pur con poche truppe e pochi finanziamenti, egli sottomise le città iberiche scegliendo come base operativa la vecchia colonia punica di Gades, l'odierna [[Cadice]]. Egli riaprì le miniere per autofinanziarsi, riorganizzò l'esercito e iniziò la conquista. Fornendo alla madrepatria convogli di navi cariche di metalli preziosi che aiutarono Cartagine nel pagamento dell'ingente debito di guerra con [[Roma]], Amilcare ottenne grande popolarità in patria. Sfortunatamente rimase ucciso durante l'attraversamento di un fiume. Annibale, giovinetto, assistette inerme al tragico evento. Venne scelto come suo successore il marito di sua figlia, [[Asdrubale Maior|Asdrubale]].<ref name="Livio21,2,3">{{cita|Livio|XXI, 2.3}}.</ref> Per otto anni Asdrubale comandò le forze cartaginesi consolidando la presenza punica, edificando una nuova città ([[Carthago Nova]] – oggi Cartagena). Asdrubale, impegnato nel [[Spagna cartaginese|consolidamento delle conquiste cartaginesi in Iberia]], approfittò delle relativa debolezza di Roma che doveva fronteggiare i Galli in Italia e in Provenza per strappare il riconoscimento della sovranità cartaginese a sud del fiume Ebro.<ref>{{cita|Livio|XXI, 2.3-5 e 7}}.</ref>
In quegli anni, seguendo la tradizione ellenistica che incoraggiava matrimoni misti tra dominatori e vinti, Annibale sposò [[Imilce]], una nobile di Castulo, probabilmente punicizzata. Pare che ella gli abbia dato un figlio, il cui nome ci è ignoto, anche se è possibile che si chiamasse come il nonno, cioè Amilcare.<ref>{{cita|Brizzi 2000|p. 50}}.</ref>
 
[[Isetan-----------|isetan]]
=== Ascesa militare (221 - 219 a.C.) ===
{{Vedi anche|Spagna cartaginese}}
[[File:Iberia 237-218BC-it.png|upright=1.4|thumb|La Spagna cartaginese prima della [[seconda guerra punica]] (237 - 218 a.C.).]]
 
[[huawei]]
Asdrubale morì nel [[221 a.C.]] pugnalato in circostanze mai veramente chiarite.<ref>{{cita|Livio|XXI, 2.6}}.</ref> I soldati, a questo punto, acclamarono loro comandante all'unanimità, il giovane Annibale.<ref>{{cita|Livio|XXI, 3.1}}.</ref> Aveva ventisei anni e ne aveva passati diciassette lontano da Cartagine. Il governo cartaginese confermò questa scelta.<ref>{{cita|Livio|XXI, 4.1}}.</ref>
{{Citazione|''I veterani credevano'' (nel vedere Annibale) ''che fosse stato loro restituito [[Amilcare Barca|Amilcare]] giovane'' (il padre), ''notando nello stesso identica energia nel volto e identica fierezza negli occhi, nella fisionomia del suo viso''.|{{cita|Livio|XXI, 4.2}}.}}
 
[[HCL Technologies]]<br />
Annibale cominciò ad attaccare la popolazione degli [[Olcadi]], che si trovavano a sud dell'Ebro, sottomettendo poco dopo la loro capitale [[Cartala]] (l'odierna [[Orgaz]]) e costringendoli a pagare un tributo ([[221 a.C.]]).<ref>{{cita|Livio|XXI, 5.3-4}}.</ref> L'anno successivo ([[220 a.C.]]), dopo aver trascorso l'inverno a [[Nova Carthago]] carico di bottino, fu la volta dei [[Vaccei]], che sottomise anch'essi riuscendo ad occupare le loro città di [[Hermantica]] e poi [[Arbocala]] (identificabile forse con la moderna [[Zamora (Spagna)|Zamora]]), dopo un lungo assedio.<ref>{{cita|Livio|XXI, 5.5-6}}.</ref> Gli abitanti di ''Hermantica'', in seguito, dopo essersi ricongiunti con il popolo degli [[Olcadi]], riuscirono a convincere i [[Carpetani]] a tendere al generale [[Cartaginesi|cartaginese]] una trappola sulla via del ritorno, nei pressi del fiume [[Tago]].<ref>{{cita|Livio|XXI, 5.7-8}}.</ref> Annibale riuscì però a battere i loro eserciti congiunti, composti da ben 100.000 armati (principalmente Carpetani). Egli infatti riuscì in un primo momento a evitare l'imboscata che gli avevano teso presso il fiume Tago, e quando le forze nemiche, a loro volta, cercarono di attraversarlo cariche di armi e bagagli per disporsi a muovere battaglia contro i cartaginesi, furono irrimediabilmente sconfitte e sottomesse.<ref>{{cita|Livio|XXI, 5.9-17}}.</ref> Annibale, dopo due anni trascorsi a completare la conquista dell'Iberia a sud dell'[[Ebro]], si sentì pronto alla guerra contro Roma.
 
== eventi ==
=== Assedio di Sagunto (219 a.C.) ===
Il 15 aprile 1999, Felix Baumgartner ha stabilito il record mondiale per il BASE jumping (da quando è stato rotto) saltando da una gru per la pulizia dei vetri sulle Petronas Towers.
{{Vedi anche|Assedio di Sagunto}}
[[File:Francisco Domingo Marques The Final Day of Sagunto in 219 BC.jpg|left|thumb|upright=1.4|''Gli ultimi giorni di Sagunto'' ([[Francisco Domingo Marqués]], 1869)]]
 
Decise così di muovere guerra a [[Sagunto]]<ref name="Livio21,5,2">{{cita|Livio|XXI, 5.2}}.</ref> – città alleata a Roma – con la motivazione che si trovava a sud dell'Ebro e quindi rientrava nei territori di competenza dei [[Cartaginesi]] e non dei Romani, anche se le era stato imposto dai Romani, con la violenza e l'inganno, un governo fantoccio filo-romano che ora attaccava gli alleati dei Cartaginesi (vedi Polibio e lo storico [[Massimo Bontempelli (storico)|Massimo Bontempelli]]). L'assedio durò otto mesi e terminò nel [[219 a.C.]] con la conquista della città.<ref name="LivioPeriochae21.2"/> Conquista agevolata da Roma che, impegnata su altri fronti, credeva di avere tempo a disposizione: "Ma, facendo ciò, i Romani sbagliarono. Li prevenne Annibale, occupando Sagunto." (Polibio). Per questo la guerra non si svolse in Spagna, nonostante i Romani avessero come base Sagunto, ma in Italia. "I Romani, avendo notizia della disgrazia occorsa a Sagunto, non stettero affatto a discutere se fare o non fare guerra, come assurdamente riferiscono alcuni scrittori" (Polibio). Invece, appena saputo dell'attacco a Sagunto, essi inviarono un'ambasceria a Cartagine per lamentare queste violazioni<ref name="cita|Periochae|21.4">{{cita|Periochae|21.4}}.</ref> e in cui comandavano di consegnare Annibale e tutti i suoi generali o di aspettarsi un tremendo attacco.
 
Migliaia di persone sono state evacuate il 12 settembre 2001 dopo una bomba il giorno dopo gli attacchi dell'11 settembre hanno distrutto le torri del World Trade Center a New York City. Le squadre di smaltimento delle bombe non hanno trovato alcuna bomba nelle torri Petronas ma hanno evacuato tutti. I lavoratori e gli acquirenti potevano rientrare tre ore dopo, verso mezzogiorno. Nessuno è rimasto ferito durante l'evacuazione
Il senato cartaginese, ricevuta alla fine di marzo [[218 a.C.]] un'ambasceria romana, capeggiata dal ''[[princeps senatus]]'' [[Marco Fabio Buteone]] e tra i quali vi era anche [[Quinto Fabio Massimo Verrucoso|Quinto Fabio Massimo]], non accettò le condizioni dei romani (restituzione di Sagunto e consegna di Annibale).<ref>{{cita|Livio|XXI, 18-19}}.</ref> La guerra divenne inevitabile.<ref>{{cita|Livio|XXI, 20}}.</ref>
 
== cultura massa ==
=== Seconda guerra punica (218-201 a.C.) ===
<br />Le torri fecero la loro comparsa, nell'episodio della serie animata Totally Spies intitolato "Man or Machine
{{Vedi anche|Seconda guerra punica}}
 
Eidos Interactive ha usato due volte le torri come fonte di ispirazione nei loro videogiochi. Nel 2002 Hitman 2: Silent Assassin, i livelli base in Malesia avvengono tutti nelle Petronas Towers Nel 2010 Just Cause 2, il finto casinò Panau Falls si basa sulle Torri Petro
==== Preparativi per la guerra (inverno 219-218 a.C.) ====
[[File:Nova Carthago - Qart Hadasht.png|La città punica di Qart Hadasht, poi ''[[Nova Carthago]]''|thumb|upright=1.0]]
Annibale, dopo la presa di Sagunto, si era recato a ''[[Nova Carthago]]'' per trascorrervi l'inverno (fine del 219 a.C.). Qui apprese quanto era stato deliberato a Roma e a Cartagine.<ref>{{cita|Livio|XXI, 21.1}}.</ref>
{{Citazione|[…] egli seppe che non solo era il comandante supremo di questa guerra, ma ne era anche la causa.|{{cita|Livio|XXI, 21.1}}}}
 
== Voci correlate ==
Prima di partire per l'Italia, congedò gli [[esercito cartaginese|eserciti]], ben sapendo che la guerra non sarebbe stata breve e che i suoi soldati avrebbero avuto piacere di rivedere le proprie famiglie prima di iniziare la lunga campagna militare. Comandò poi a tutti loro di presentarsi all'inizio della primavera pronti alla grande impresa.<ref>{{cita|Livio|XXI, 21.2-8}}.</ref>
 
* [[Grattacielo]]
All'inizio della primavera del 218 a.C. i soldati si radunarono e le truppe di ciascuna popolazione furono passate in rassegna da Annibale. Poi quest'ultimo partì per ''[[Cadice|Gades]]'', dove sciolse i voti fatti ad [[Eracle]] (''Hercules Gaditanus'') e si impegnò a farne di nuovi nel caso le imprese fossero state a lui favorevoli. Poi si apprestò ad organizzare non solo l'armata che doveva compiere l'invasione dell'Italia, ma anche quelle che dovevano rimanere in Spagna e Africa a difendere i territori cartaginesi. Fu così che stabilì di inviare soldati ispani in Africa e africani in Spagna.<ref>{{cita|Livio|XXI, 21.9-11}}.</ref>
* [[Grattacieli più alti della Malesia]]
{{citazione|Egli pensava infatti che i soldati dell'una e dell'altra parte fossero migliori a combattere lontano dalla patria, credendo di essere impegnati in una forma di garanzia reciproca|{{cita|Livio|XXI, 21.11}}.}}
* [[Petronas (azienda)]]
Fu così che ottenne dall'Africa contingenti di arcieri armati alla leggera per la Spagna. Fortificò quindi l'Africa, esposta com'era agli attacchi romani da parte della [[Sicilia (provincia romana)|Sicilia]],<ref>{{cita|Livio|XXI, 21.10}}.</ref> e vi inviò 13.850 fanti armati di un piccolo scudo rotondo chiamato ''[[caetra]]'', 860 [[fromboliere|frombolieri]] delle [[Baleari]], 1.200 cavalieri giunti da molte genti, da distribuire tra [[Cartagine]] e l'Africa punica.<ref>{{cita|Livio|XXI, 21.12}}.</ref> Inviò poi ad arruolare 4.000 giovani scelti che potessero servire sia come difensori in Africa, sia come ostaggi.<ref>{{cita|Livio|XXI, 21.13}}.</ref>
 
Assegnò quindi il comando dell'armata spagnola al fratello [[Asdrubale Barca|Asdrubale]], e ne rafforzò il suo contingente militare con reparti africani costituiti da 11.850 fanti, 300 [[Liguri]], 500 soldati delle Baleari, cavalieri [[Libu|libi]][[fenici]] (stirpe mista di Cartaginesi e Africani), 450 [[Numidi]], 800 [[Mauri (Mauritania)|Mauri]], una piccola schiera di [[Ilergeti]] e 300 cavalieri spagnoli, oltre a 21 [[elefanti da guerra|elefanti]].<ref>{{cita|Livio|XXI, 22.1-3}}.</ref> Gli diede anche una flotta composta da 50 [[quinqueremi]], 5 [[triremi]] e 2 [[quadriremi]], anche se quelle in pieno assetto da guerra, complete quindi di rematori, erano solo 32 quinqueremi e le 5 triremi.<ref>{{cita|Livio|XXI, 22.4}}.</ref>
 
==== La lunga marcia: da ''Nova Carthago'' alle Alpi (218 a.C.) ====
Da [[Calicece|''Gades'']] tornò a ''[[Nova Carthago]]'' ai quartieri d'inverno e da qui partì seguendo il litorale fino al fiume [[Ebro]], oltre la città di ''Onussa''.<ref>{{cita|Livio|XXI, 22.5}}.</ref> Egli iniziò così la grande marcia che lo avrebbe portato in [[Italia romana|Italia]]. Si trattava di un'armata composta da 80.000<ref name="Eutropio3.8">[[Eutropio]], ''[[Breviarium ab Urbe condita]]'', III, 8.</ref>-90.000 fanti<ref name="LivioXXI23,1"/><ref name="AppianoVII,1,4"/><ref name="PolibioIII35.1"/> e 10.000<ref name="Eutropio3.8"/>-12.000 cavalieri,<ref name="LivioXXI23,1"/><ref name="AppianoVII,1,4">{{cita|Appiano|''Guerra annibalica'', VII, 1, 4}}.</ref><ref name="PolibioIII35.1">{{cita|Polibio|III, 35, 1}}.</ref> oltre a 37 elefanti.<ref name="Eutropio3.8"/><ref name="AppianoVII,1,4"/>
 
Si racconta che nei pressi dell'Ebro, egli abbia visto in sogno un giovane dio che diceva di essere stato inviato da Giove per guidarlo fino in Italia. Inizialmente Annibale lo seguì senza guardarsi intorno. Quando decise di voltarsi indietro vide un enorme serpente, seguito da un temporale con grande fragore in cielo. Avendo chiesto al giovane dio cosa fosse quella mostruosa creatura, gli fu risposto che si trattava della devastazione dell'Italia e che non chiedesse oltre, lasciando che il destino non gli fosse svelato.<ref>{{cita|Livio|XXI, 22.6-9}}.</ref>
 
[[File:Six thousand years of history (1900) (14782335524).jpg|left|thumb|upright=1.4|L'esercito di Annibale in marcia verso l'Italia si scontrò lungo il tortuoso cammino contro le popolazioni iberiche e celtiche]]
Dopo aver valicato il fiume Ebro, disponendo l'esercito su tre colonne,<ref name="LivioXXI23,1">{{cita|Livio|XXI, 23.1}}.</ref> iniziarono i primi problemi. [[Polibio]] e [[Tito Livio]] scrivono che Annibale "''dovette combattere contro almeno quattro tribù''": gli [[Ilergeti]], i [[Bargusi]], gli [[Ausetani]] e i [[Lacetani]] (che si trovano ai piedi dei [[Pirenei]]). Essi raggiunsero quindi la colonia greca di [[Empúries|''Emporion'']] (attuale [[Ampurias]]).<ref name="PolibioIII,35,7"/> A difendere le nuove conquiste, come ''[[Tarragona|Tarraco]]'', ''[[Barcino]]'' (l'odierna [[Barcellona]]), ''[[Gerona]]'', i valichi dei [[Pirenei]] e tutta quella che oggi è nota come [[Costa Brava]], Annibale lasciò [[Annone (figlio di Bomilcare)|Annone]] con 11&nbsp;000 uomini (10.000 fanti e 1.000 cavalieri). Intanto 7.000 uomini furono congedati (tra cui 3.000 [[Carpetani]]) e tornarono in Spagna, poiché Annibale giudicò pericoloso il trattenerli con la forza.<ref>{{cita|Polibio|III, 35, 5}}; {{cita|Livio|XXI, 23.2-6}}.</ref>
 
E così oltrepassarono i [[Pirenei]] valicando il [[Colle del Perthus]] durante il mese di agosto, esclusi dal numero i congedati, i morti in battaglia, i dispersi e i disertori, poco più della metà dell'armata iniziale, vale a dire 50&nbsp;000 fanti, 9&nbsp;000 cavalieri e i 37 elefanti.<ref name="PolibioIII,35,7">{{cita|Polibio|III, 35, 7}}.</ref> Giunto in [[Gallia]], Annibale si accampò presso ''Illiberri'' ([[Elne]]),<ref>{{cita|Livio|XXI, 24.1}}.</ref> da dove poté dialogare con le vicine tribù, ottenendone il libero passaggio fino ad oltre la città di ''[[Ruscino]]'', in cambio di splendidi doni.<ref>{{cita|Livio|XXI, 24.2-5}}.</ref>
 
Nel frattempo il console [[Publio Cornelio Scipione (console 218 a.C.)|Publio Cornelio Scipione]] (padre del futuro [[Publio Cornelio Scipione|Scipione l'Africano]]), che aveva radunato in agosto il suo esercito a [[Pisa]] per imbarcarlo alla volta della Spagna, venne raggiunto dalla notizia che Annibale aveva varcato i Pirenei e decise di bloccarlo sul Rodano poiché, non essendo il fiume guadabile, Annibale avrebbe dovuto costruire un ponte di barche per attraversarlo col suo imponente esercito, con conseguente rallentamento nella marcia. Così il console veleggiò verso la città alleata di Massilia, l'odierna Marsiglia, alle foci del fiume.<ref>{{cita|Polibio|III, 41}}.</ref>
 
In seguito dovette scontrarsi con le tribù galliche alleate alla colonia greca di [[Marsiglia]] e – contrariamente alle aspettative del generale cartaginese&nbsp;– del tutto indifferenti alla situazione delle consorelle che occupavano la [[Pianura Padana]] e sentivano la pressione delle armi romane.<ref name="PolibioIII,44"/> Annibale, durante la marcia, riuscì ad addomesticare le genti che incontrava con doni o con la minaccia di portare loro devastazioni, fino a quando giunse nel territorio dei [[Volci Tectosagi]]. Questi, quando seppero dell'arrivo dell'[[esercito cartaginese]], si trasferirono in massa ad est del Rodano, utilizzando il fiume come baluardo ed occupandone la sponda sinistra in armi.<ref>{{cita|Livio|XXI, 26.6}}.</ref> Allora il condottiero cartaginese riuscì a convincere le popolazioni ad ovest del fiume a raccogliere e produrre una grande quantità di navi e di piccole imbarcazioni, cosa alquanto gradita a queste stesse genti che desideravano che l'armata cartaginese attraversasse il Rodano e si allontanasse dai loro territori.<ref>{{cita|Livio|XXI, 26.7-9}}.</ref>
 
E quando sembrava tutto pronto per traghettare l'esercito cartaginese oltre il grande fiume, l'[[Organizzazione militare dei Galli|esercito gallico]] dei Volsci scatenò la propria offensiva. Annibale allora ordinò ad [[Annone (figlio di Bomilcare)|Annone]], di risalire di notte per almeno un giorno di marcia il fiume controcorrente soprattutto con reparti di Iberi, attraversare quindi il fiume a monte e compiere una manovra di aggiramento, assalendo il nemico alle spalle. Guide galliche informarono che ad una distanza di 25 miglia si trovava un'isola, dove il passaggio sembrava più agevolato da una profondità inferiore.<ref>{{cita|Livio|XXI, 27.1-4}}.</ref> Giunto al guado, in gran fretta venne tagliato il legname col quale furono costruite imbarcazioni, sulle quali potevano essere trasportati cavalli, soldati e bagagli. Gli ''Hispani'', una volta spogliatisi degli abiti, passarono il fiume su degli otri, appoggiandosi a piccoli scudi sovrapposti.<ref>{{cita|Livio|XXI, 27.5}}.</ref> Passato il fiume, Annone fece avvertire Annibale con segnali di fumo da un'altura lì vicina. Il condottiero cartaginese, venuto a conoscenza di ciò, dispose alla propria armata di attraversare il Rodano, per non perdere l'occasione. La maggior parte dei cavalli venne trascinata a nuoto per le briglie, agganciate alle poppe delle imbarcazioni. Quei pochi che invece erano stati imbarcati, erano già sellati, in modo che i cavalieri potessero servirsene subito appena sbarcati.<ref>{{cita|Livio|XXI, 27.6-9}}.</ref>
 
[[File:Hannibal traverse le Rhône Henri Motte 1878.jpg|upright=1.4|thumb|La traversata del [[Rodano]] da parte dell'armata di Annibale (disegno di [[Henri Motte]] del 1878)]]
 
Non appena i Galli videro muoversi l'esercito cartaginese gli andarono incontro con una varietà di urla, canti, percuotendo gli scudi sopra il capo e tenendo le armi con le destre, sebbene fossero spaventati dalla moltitudine di imbarcazioni che si stavano avvicinando alla riva. All'improvviso poi giunsero alle loro spalle le truppe comandate da Annone, che poco prima aveva occupato i loro accampamenti. Assaltati com'erano da due fronti, riuscirono ad aprirsi il passo tra la massa di Cartaginesi e, terrorizzati, fuggirono verso i loro villaggi. Così Annibale, fatte passare tranquillamente le rimanenti truppe, pose i propri accampamenti, non curandosi più della minaccia gallica.<ref>{{cita|Livio|XXI, 28.1-4}}.</ref>
 
[[Tito Livio]] racconta di come furono trasportati gli elefanti. Secondo la ricostruzione più verosimile dell'epoca, i pachidermi furono trasportati sopra delle zattere. Inizialmente fu costruita una zattera lunga [[piede romano|200 piedi]] (quasi 60 metri) e larga 50 (quasi 15 metri), che fu ancorata con grosse funi alla riva per non essere trascinata via. Fu quindi ricoperta di uno strato di terra, come se fosse un ponte, in modo che gli elefanti vi entrassero con fiducia. A questa prima zattera era quindi collegata una seconda, lunga 100 piedi e larga sempre 50. Sulla prima zattera erano condotti sei pachidermi, con dietro le femmine. Dalla prima zattera erano poi sospinti sulla seconda zattera di dimensioni più piccole, che era ancorata alla prima con legami non fissi. A questo punto venivano sciolti i legami tra le due zattere e la più piccola con i sei elefanti era condotta all'altra riva del fiume, accompagnata da alcune imbarcazioni che la trascinavano. Deposti i primi pachidermi, si tornava a prenderne altri sei per volta. Caddero nel fiume solo pochi elefanti che si dimostrarono particolarmente irrequieti, ma grazie al loro galleggiamento riuscirono tutti a raggiungere la riva opposta.<ref>{{cita|Livio|XXI, 28.6-12}}.</ref>
 
E mentre si provvedeva a traghettare gli elefanti, Annibale inviò 500 cavalieri numidi ad esplorare gli accampamenti romani per conoscere le dimensioni dell'esercito nemico e che cosa stesse preparando. A questo squadrone di cavalleria si fecero incontro 300 [[cavalleria (storia romana)|cavalieri romani]], che erano stati inviati dal console Scipione dalla foce del Rodano, dove l'[[Esercito romano della media repubblica|esercito romano]] era sbarcato. Lo scontro tra i due reparti di cavalieri fu inevitabile, e sebbene la vittoria arrise ai Romani, poiché i Numidi si diedero alla fuga, i morti e feriti furono in egual numero da entrambe le parti.<ref>{{cita|Livio|XXI, 29.1-3}}.</ref>
 
Rientrata la cavalleria numida, Annibale era incerto sul da farsi, se proseguire attraversando le Alpi oppure se andare incontro al console romano ed affrontarlo in battaglia. Lo dissuase da tale dubbio l'arrivo degli ambasciatori dei [[Galli Boi]] (popolazione della [[Gallia Cisalpina]]), a capo dei quali vi era un certo ''[[Magilo]]'' (o ''Magalo''), principe dei [[Boii]], venuto a fargli da guida, aiutando il generale cartaginese ad attraversare le Alpi al fine di combattere il comune nemico: Roma.<ref name="PolibioIII,44">{{cita|Polibio|III, 44}}; {{cita|Livio|XXI, 29.6}}.</ref>
{{citazione|[Magalo] consigliò [Annibale] di assalire l'Italia senza scontrarsi in battaglia [con Scipione], con le forze non ancora logorate da altre imprese. Il soldati [cartaginesi] erano spaventati dal nemico [romano], non essendo ancor cancellata la memoria della [[prima guerra punica|precedente guerra]], ma lo era ancor di più della traversata delle Alpi, impresa spaventosa per fama, sprattutto per chi non l'aveva mai sperimentata.|{{cita|Livio|XXI, 29.6}}.}}
 
Il generale cartaginese volle evitare, quindi, lo scontro immediato con Scipione, poiché il suo scopo era di arrivare in Italia con il massimo di forze e poi infliggere una serie di sconfitte umilianti ai romani favorendo in questo modo la defezione delle popolazioni italiche assoggettate; così dopo aver fatto passare il fiume all'esercito, elefanti compresi, puntò verso nord risalendo il corso del Rodano. Polibio e Livio hanno descritto con molti dettagli la tecnica impiegata da Annibale per far attraversare gli elefanti che erroneamente gli antichi ritenevano incapaci di nuotare. Nei racconti dei due storici il condottiero cartaginese avrebbe fatto costruire grandi zattere coperte da uno strato di terreno per ingannare gli animali che docilmente salirono sulle imbarcazioni; alcuni avrebbero attraversato camminando sul fondale e usando le proboscidi mantenute fuori dall'acqua per respirare.<ref>{{cita|Lancel 2002|p. 111}}.</ref>
 
==== Passaggio delle Alpi (218 a.C.) ====
{{Vedi anche|Passaggio delle Alpi di Annibale}}
 
Annibale, dopo aver preso la decisione di attraversare le Alpi, radunò l'assemblea e cercò di scuotere l'animo dei soldati, sia esortandoli sia rimproverandoli.<ref>{{cita|Livio|XXI, 30}}.</ref> Comandò quindi di ristorarsi e prepararsi per il viaggio.<ref>{{cita|Livio|XXI, 31.1}}.</ref> Il giorno seguente l'esercito si mise in marcia risalendo il corso del Rodano, non perché questa fosse la via più breve, ma perché più si fosse allontanato dal mare e meno probabilità vi sarebbero state di scontrarsi con i Romani prima di giungere in Italia.<ref>{{cita|Livio|XXI, 31.2-3}}.</ref>
 
[[File:Hannibal's ways thru south Alps.jpg|thumb|upright=1.4|left|Le possibili vie seguite da Annibale per raggiungere l'[[Italia romana]].]]
 
Livio sostiene che Annibale dopo quattro giorni di marcia sia giunto in una località chiamata Isola. Qui i fiumi Rodano e [[Isère]] si incontrano, scendendo entrambi dalle Alpi.<ref>{{cita|Livio|XXI, 31.4}}.</ref> Anche lo storico greco Polibio scrive che Annibale arrivò col suo esercito all'altezza del fiume Isère, affluente di sinistra del Rodano, ma non aggiunge nessuna informazione circa il valico delle Alpi: probabilmente se ne era già persa la memoria o la cosa era ritenuta superflua.<ref>{{cita|Polibio|III, 45-55}}.</ref> Questo territorio compreso tra i due fiumi era abitato dagli [[Allobrogi]], gente assai potente e ricca nella [[Gallia]] di quel periodo.<ref>{{cita|Livio|XXI, 31.5}}.</ref>
 
Si racconta che il popolo degli Allobrogi fosse in preda a discordie interne. Due fratelli erano infatti in lotta per il possesso del regno e Annibale venne chiamato a dirimere la disputa. Egli, divenuto arbitro del regno, restituì il potere al fratello maggiore, ottenendone in cambio aiuti di vettovaglie e di abiti per meglio superare il gelo presente sulle Alpi. Una volta placate le discordie tra gli Allobrogi, l'armata cartaginese non prese il cammino per la strada più breve, ma ripiegò sulla sinistra verso il paese dei [[Tricastini]], poi passando nella parte estrema del territorio dei [[Voconzi]], giungendo quindi al paese dei [[Tricori]] e raggiungere il fiume ''[[Druenza]]'' ([[Durance (fiume)|Durance]]).<ref>{{cita|Livio|XXI, 31.6-9}}; il percorso fu in seguito criticato aspramente da {{cita|De Sanctis 1917|vol. III/2, p.72}}.</ref> Questo fiume era «particolarmente difficile da attraversare, più di ogni altro della Gallia», tanto da generare panico e confusione nelle truppe durante la sua traversata.<ref>{{cita|Livio|XXI, 31.10-12}}.</ref>
 
Sempre secondo il racconto di Livio, Annibale dal fiume ''Druenza'' per strade relativamente piane giunse alle Alpi senza subire ulteriori attacchi da parte delle popolazioni celtiche del posto. Purtroppo l'imponenza delle montagne, gli uomini di aspetto selvaggio con barbe e capelli lunghi, l'immagine squallida di ogni cosa, rinnovarono nei soldati il terrore.<ref>{{cita|Livio|XXI, 32.6-7}}.</ref> I montanari del luogo cercarono, inoltre, di opporre resistenza al passaggio dell'esercito cartaginese, senza però riuscirvi, grazie ad una serie di stratagemmi che Annibale escogitò durante la lunga marcia, occupando alture, passi, borghi e villaggi nemici di volta in volta.<ref>{{cita|Livio|XXI, 32.8-35.3}}.</ref> Dopo nove giorni di marcia, Annibale giunse al valico per passare le Alpi. L'esercito si fermò nei suoi pressi per due giorni, sorpreso anche da una nevicata, caduta mentre la [[Pleiadi (astronomia)|costellazione delle Pleiadi]] tramontava.<ref>{{cita|Livio|XXI, 35.4-6}}.</ref>
{{Citazione|Levato l'accampamento all'alba, mentre l'armata procedeva lentamente attraverso i luoghi ricoperti di neve e sul volto degli uomini si leggeva l'indolenza e la disperazione, Annibale che si trovava in testa alla colonna in marcia, una volta raggiunta un'altura da dove si poteva vedere da ogni parte, ordinò ai soldati di fermarsi e mostrò loro l'Italia e la pianura intorno al fiume Po, ai piedi delle Alpi [...].|{{cita|Livio|XXI, 35.7-8}}.}}
Una più recente ricostruzione, che è compatibile con la risalita per la valle della Durance, colloca il passaggio per il [[Colle dell'Autaret]] ed il Colle Arnas nelle [[Valli di Lanzo]] e la discesa verso quello che è l'attuale comune di [[Usseglio]]. L'Autaret è un passo a 3.077&nbsp;m. Era la fine di ottobre e Annibale riuscì a raggiungere la [[Pianura Padana]] poco prima dell'inverno, mantenendo quell'effetto sorpresa che voleva ottenere. Appena sopra al passo, dalla [[Punta Costan]] è possibile vedere la Pianura Padana verso Orbassano, nella discesa si incontra parte della montagna scavata nella roccia per il passaggio di carri o grandi animali, la piana di Usseglio ben si presta alla ricompattazione dell'esercito ai piedi del passo. La popolazione dei celti Graioceli (Alpi Graie) da sempre nemici dei romani, potevano essere valide guide per il generale cartaginese.<ref>{{Cita libro|autore=Merlino Sisto|titolo=La Druida di Margun|anno=2015|editore=All Graphic Work|città=Villanova Canavese|ISBN=978-88-905018-4-5}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.druida.info|titolo=La Druida di Margun|autore=|data=|accesso=}}. Una curiosità, dal settembre 2016 viene corsa la "[http://www.laviadiannibale.it/ Via di Annibale Sky Marathon"] una corsa di alta montagna per rivivere le gesta dell'esercito che passò per il Colle dell'Autaret.</ref>
 
I soldati, presi da grande appagamento, ripresero la marcia, sebbene la discesa fu più aspra e difficile rispetto alla salita, in quanto la strada sul versante italico era più scoscesa rispetto a quella del versante gallico, con grande rischio di cadere e precipitare nei dirupi sottostanti.<ref>{{cita|Livio|XXI, 35.10-37.6}}.</ref>
 
[[File:MARCIA DI ANNIBALE DA NOVA CARTHAGO A ITALIA 218 aC.png|thumb|upright=3.6|center|218 a.C.: marcia di Annibale da ''[[Nova Carthago]]'' all'Italia settentrionale, fino allo scontro con l'esercito romano di Scipione (padre dell'Africano) al [[battaglia del Ticino|Ticino]].]]
 
==== Le grandi vittorie in Italia: dal Ticino a Canne (218-216 a.C.) ====
Fu così che Annibale giunse in [[Italia romana|Italia]] cinque mesi dopo la partenza da ''[[Nova Carthago]]'' e quindici giorni dopo aver valicato le [[Alpi]].<ref>{{cita|Livio|XXI, 38.1}}.</ref> Sul problema di quante truppe rimasero dopo la traversata non vi era accordo fin dall'antichità. Alcuni parlano addirittura di 100.000 fanti e 20.000 cavalieri; altri invece di un contingente piuttosto modesto, formato da 20.000 fanti, 6.000 cavalieri.<ref>{{cita|Polibio|III, 56, 4}}; {{cita|Livio|XXI, 38.2-5}}.</ref> Livio sostiene che [[Lucio Cincio Alimento]], che aveva scritto dopo essere stato fatto prigioniero da Annibale, avrebbe potuto offrire la miglior testimonianza storica. E invece sembra abbia fatto confusione riguardo al numero complessivo, comprendendo oltre all'armata iniziale anche quella che si unì al condottiero cartaginese tra Liguri e Galli, e contandone perciò 80.000 fanti e 10.000 cavalieri. Sempre Cincio Alimento aveva sentito dire da Annibale di aver perduto dopo il passaggio del Rodano, 36.000 uomini ed un grandissimo numero di cavalli e altri animali.<ref>{{cita|Livio|XXI, 38.3-5}}.</ref>
 
In Gallia Cisalpina Annibale dovette passare inizialmente, prima di raggiungere le tribù alleate degli [[Insubri]] e dei [[Boi]], attraverso il territorio dei [[Taurini]]<ref>{{cita|Livio|XXI, 38.5}}.</ref> che opposero resistenza, ma furono facilmente sconfitti (dopo la presa della loro capitale, nei dintorni dell'odierna [[Torino]]), anche perché erano in lotta proprio con gli Insubri.<ref>{{cita|Livio|XXI, 39.1}}.</ref> Nel frattempo Publio Scipione, inviato il fratello Gneo in [[Spagna romana|Spagna]] con la flotta e parte delle truppe, era ritornato in Italia attestandosi a Piacenza.<ref>{{cita|Polibio|III, 49, 1-4}}; {{cita|Livio|XXI, 32-39}}.</ref> Tiberio Sempronio Longo, richiamato dal Senato romano, dovette rinunciare al progetto di sbarco in Africa.<ref>{{cita|Polibio|III, 61.7-12}}.</ref> Il piano di Annibale era riuscito; la sua audace e inattesa offensiva terrestre costrinse Roma ad abbandonare precipitosamente i suoi piani di attacco diretti a Cartagine che quindi per il momento non dovette temere minacce da parte del nemico.
 
[[File:Aníbal vencedor contempla por primera vez Italia desde los Alpes.jpg|thumb|upright=1.4|''Annibale vincitore contempla per la prima volta l'Italia, dalle Alpi'', (dipinto di [[Francisco Goya]]).]]
 
La sua improvvisa apparizione nella [[Gallia cisalpina]] fece ribellare molte tribù galliche che da poco avevano stipulato un'alleanza con Roma. Dopo una breve sosta per lasciare riposare i soldati, Annibale mosse lungo la valle del Po [[battaglia del Ticino|sconfiggendo i Romani]], guidati dal console [[Publio Cornelio Scipione (console 218 a.C.)|Publio Cornelio Scipione]], in un combattimento lungo il [[Ticino (fiume)|Ticino]]; il console rischiò di essere ucciso e la cavalleria numidica si dimostrò molto pericolosa; le legioni si ritirarono e furono costrette ad evacuare buona parte dell'attuale Lombardia.<ref>[[Eutropio]], ''[[Breviarium ab Urbe condita]]'', III, 9. {{cita|Polibio|III, 65}}. {{cita|Periochae|21.5-6}}.</ref> Nel dicembre dello stesso anno ebbe l'opportunità di mostrare la sua capacità strategica quando [[Battaglia della Trebbia|attaccò al fiume Trebbia]], vicino a [[Piacenza]], le forze di [[Publio Cornelio Scipione (console 218 a.C.)|Publio Cornelio Scipione]] (padre dell'[[Scipione Africano|Africano]]), cui si erano aggiunte le legioni di [[Tiberio Sempronio Longo (console 218 a.C.)|Tiberio Sempronio Longo]].<ref>{{cita|Polibio|III, 68, 13-15}}.</ref> Tatticamente la battaglia anticipò quella di Canne. L'eccellente fanteria pesante romana si incuneò nel fronte dell'esercito cartaginese, ma i Romani furono accerchiati ai fianchi dalle ali della cavalleria numidica e respinti verso il fiume, dove furono sorpresi da un contingente di truppe opportunamente nascosto da Annibale lungo la riva. Dei 16.000 legionari e 20.000 alleati, si salvarono circa 10.000 uomini che ripiegarono nella colonia romana di [[Piacenza]] fondata da poco ([[218 a.C.]]).<ref>{{cita|Polibio|III, 71-74}}; {{cita|Livio|XXI, 54-56}}.</ref>
 
Dopo aver resa sicura la sua posizione nel nord Italia con questa battaglia, Annibale acquartierò le sue truppe per l'inverno fra i Galli, il cui zelo per la sua causa cominciò a scemare a causa dei costi del mantenimento dell'esercito punico. Nella primavera del [[217 a.C.]] Annibale decise di trovare a sud una base di operazioni più sicura.<ref>{{cita|Polibio|III, 78}}.</ref> Con le sue truppe e l'unico elefante sopravvissuto all'inverno, [[Surus]], attraversò quindi l'Appennino senza incontrare opposizione. Lo attendevano grosse difficoltà nelle paludi dell'Arno, dove perse molte delle sue truppe per i disagi e le malattie e dove egli stesso perse un occhio.<ref>{{cita|Polibio|III, 79}}; {{cita|Periochae|22.1}}.</ref>
{{Citazione|Annibale scampò a stento, con grande pena, sull'unico elefante sopravvissuto, molto sofferente per una grave forma di oftalmia che lo aveva colpito, a causa della quale gli fu infine anche tolto un occhio...|{{cita|Polibio|III, 74, 11 e 79, 12}}.}}
Nepote invece afferma che non poté più utilizzare l'occhio destro bene come prima.<ref>{{cita|Cornelio Nepote|''Annibale'', IV}}.</ref>
[[File:Diretto in Apulia Annibale sfugge al Temporeggiatore applicando torce sulle corna dei buoi.jpg|left|upright=1.6|thumb|Annibale sfugge al Temporeggiatore, ingannandolo sulla reale entità delle proprie forze, applicando nella notte delle torce accese sulle corna dei buoi.<ref>{{cita|Polibio|III, 93 - 94}}.</ref>]]
Avanzò quindi in Etruria su terre più elevate, seguito dalle nuove legioni romane.<ref>{{cita|Polibio|III, 80-82}}.</ref> Dopo aver devastato e saccheggiato il territorio, organizzò un abile imboscata contro le truppe del console [[Gaio Flaminio]]. Con l'aiuto della nebbia riuscì a sorprendere i romani nella [[battaglia del lago Trasimeno]]; Annibale posizionò le sue truppe sulle colline che sovrastavano la via lungo il lago che le legioni, ignare del pericolo, stavano percorrendo; al momento convenuto i soldati del condottiero cartaginese calarono all'improvviso dalle colline sulle truppe romane in marcia che furono intrappolate sulle spiagge e nelle acque del lago. La battaglia si concluse con la completa disfatta dei romani; morì anche il console Flaminio, ucciso da un cavaliere celtico.<ref>{{cita|Polibio|III, 83-85}}.</ref><ref>{{cita|Lancel 2002|pp. 145-147}}.</ref><ref>G. Charles-Picard, ''Annibale'', pp. 219-220.</ref>
 
Annibale credette forse di avere la strada per Roma aperta. Ma se da un lato era vero che nessun esercito si frapponeva più fra lui e Roma, man mano che si addentrava in [[Umbria]], dovette constatare che le popolazioni continuavano a rimanere fedeli a Roma e a lui ostili,<ref>A [[Spoleto]], l'ingresso dal lato nord della antica cinta muraria romana reca ancora il nome di Porta Fuga, in ricordo dell'episodio che vide gli spoletini respingere i soldati di Annibale. Scrive [[Tito Livio]]: "Attraversa l'Umbria e arriva a [[Spoleto]]. Dopo aver devastato il suo territorio, cerca di occupare la città; respinto dopo una carneficina dei suoi soldati, e ritenendo dal poco successo del tentativo contro una piccola colonia, che una città come Roma gli avrebbe opposto ingenti forze, dovette desistere dirigendosi verso il [[Regio V Picenum|Piceno]]".</ref> pertanto preferì sfruttare la sua vittoria per spostarsi dal Centro al Sud Italia tentando di suscitare una rivolta generale contro il dominio di Roma. Suo malgrado, questa strategia a lungo andare fallì, nonostante un iniziale successo. Infatti la maggior parte delle città sottomesse a Roma non si ribellarono come lui aveva sperato.
 
Controllato e infastidito da vicino dalle truppe del dittatore [[Quinto Fabio Massimo Verrucoso|Quinto Fabio Massimo]] che sarà detto "il Temporeggiatore"<ref>{{cita|Periochae|22.6}}; {{cita|Polibio|III, 87, 6}}.</ref>, in questa fase Annibale riuscì solo parzialmente nel suo intento di minare la solidità dello stato romano. Dal punto di vista militare invece egli continuò a mostrare una grande abilità tattica: in un'occasione, anche se apparentemente in difficile posizione nella pianura campana, riuscì a sfuggire con uno stratagemma e a raggiungere le ricche pianure dell'[[Apulia]], dove i Romani non osarono affrontarlo per timore della superiore cavalleria cartaginese.<ref>{{cita|Periochae|22.8}}; {{cita|Polibio|III, 90 - 94}}.</ref> Annibale inoltre non mancò di seminare confusione e sospetto nel campo nemico incendiando e devastando i terreni attraversati dal suo esercito ma risparmiando i possedimenti di Fabio Massimo, insinuando in questo modo il dubbio su possibili accordi segreti con il dittatore romano.<ref>{{cita|Periochae|22.9}}.</ref>
[[File:Annibale a Canne.jpg|thumb|upright=1.6|Annibale percorre trionfalmente il campo di [[battaglia di Canne]] dopo la vittoria (stampa ottocentesca).]]
Nel complesso durante la campagna del [[217 a.C.]] Annibale non riuscì a ottenere la collaborazione delle principali popolazioni italiche, ma l'anno seguente, grazie a nuove, impressionanti vittorie, ebbe l'opportunità di mettere in grave difficoltà il sistema di alleanze di Roma con i popoli alleati dell'Italia meridionale. Un grande esercito romano costituito da otto legioni e comandato dai consoli [[Lucio Emilio Paolo (console 219 a.C.)|Lucio Emilio Paolo]] e [[Gaio Terenzio Varrone]], avanzò verso di lui in Apulia e accettò [[battaglia di Canne|battaglia nei pressi di Canne]].<ref>{{cita|Polibio|III, 107}}.</ref> Ponendo al centro dello schieramento la fanteria ibero-gallica (che come previsto cedette rapidamente sotto l'urto dell'attacco frontale dei legionari) e sui due lati la fanteria pesante africana, armata in parte con armi romane catturate nelle precedenti battaglie, Annibale attirò la massa delle legioni romane in una trappola.<ref>{{cita|Polibio|III, 113.6-9}}.</ref> Nel tentativo di sfondare le linee dei Galli, i Romani furono attaccati sui fianchi dalla fanteria pesante africana e presto, compressi in uno spazio ristretto, non poterono far valere la loro superiorità numerica e furono messi in difficoltà. Inoltre la cavalleria pesante numidica sbaragliò subito la cavalleria romano-italica, e, mentre la cavalleria leggera numidica, inseguiva i resti della cavalleria nemica, rientrò in campo alle spalle delle legioni romane già in grave difficoltà, completando l'accerchiamento.<ref>T. Mommsen, ''Storia di Roma antica'', Volume I, tomo 2, pp. 747-749.</ref> Annibale riuscì quindi a circondare le legioni e a distruggerle quasi completamente.<ref>{{cita|Polibio|III, 114-116}}.</ref> Le legioni romane, attaccate da tutte le direzioni e senza spazio di manovra, furono progressivamente distrutte; quasi 45.000 legionari, novanta senatori, trenta tra ex-consoli, pretori ed edili, [[battaglia di Canne|caddero sul campo di battaglia]], venne ucciso anche il console Emilio Paolo; 10.000 furono i prigionieri e solo 3.000 circa riuscirono a rifugiarsi a [[Venosa|Venusia]] con l'altro console Varrone<ref>{{cita|Periochae|22.10}}; {{cita|Polibio|III, 117}}.</ref>. Diversa l'analisi della battaglia ad opera del prof. [[Alessandro Barbero]] il quale esclude che Annibale possa aver circondato un esercito come quello romano che contava il doppio dei soldati cartaginesi. Servendosi anche di un'applicazione multimediale, il prof. Barbero ha dimostrato che l'accerchiamento avvenne perché la cavalleria cartaginese, dopo aver sfondato la linea dei Romani, non si sparpagliò ma rimase compatta e, tornando indietro verso il centro dello scontro, colse alle spalle i Romani<ref>[http://www.encyclomedia.it/alessandro-barbero-la-battaglia-di-canne A.Barbero, ''La battaglia di Canne'']</ref>.
 
Le perdite di Annibale furono circa 6.000 uomini. Questa vittoria favorì finalmente importanti defezioni e portò al suo fianco gran parte delle popolazioni meridionali, tra cui la [[Daunia]], parte del [[Sannio]], la [[Lucania]] e il [[Bruzio]], mentre l'Etruria e i Latini restarono fedeli all'Urbe. Il condottiero sperò forse in un primo tempo di aver raggiunto la vittoria finale; alcuni prigionieri furono inviati a Roma per trattare il riscatto ma il senato romano rifiutò ogni discussione e si dimostrò deciso a continuare la guerra.
 
Polibio immagina il condottiero cartaginese a colloquio con i suoi comandanti la sera della battaglia di Canne ormai conclusa per sottolineare l'errore di strategia commesso dal vincitore:
{{citazione|Mentre tutti, strettisi attorno al vincitore, si congratulavano con lui e lo consigliavano, poiché aveva ormai concluso la guerra, di spendere il resto del giorno e la notte seguente per dare riposo a sé e ai soldati affranti, Maarbale, comandante della cavalleria, pensando che invece non bisognava darsi tregua, proruppe: "No, devi sapere quali risultati hai ottenuto con questa battaglia: entro cinque giorni banchetterai da vincitore nel Campidoglio! Seguimi: io ti precederò con la cavalleria, in modo che arrivino prima a Roma i Cartaginesi che la notizia del loro arrivo". Ad Annibale la proposta sembrò troppo bella, troppo audace per poter essere realizzata subito. Perciò dice a Maarbale che ammira la sua baldanza ma che occorre tempo per studiare il piano. E Maarbale: "È ben vero che gli dei non concedono tutte le doti ad una medesima persona. Tu, Annibale, sai vincere, ma non sai usare della vittoria". Si ritiene che l’indugio di quel giorno abbia significato la salvezza di Roma e del suo impero.<ref>Tito Livio, ''Ab urbe condita'', XXI, 32 e 35</ref>}}
 
Annibale dunque non ritenne possibile portare un attacco diretto a Roma nonostante questa apparisse indebolita dopo le gravi perdite subite e preferì dispiegare le truppe sul territorio occupato nel meridione per consolidare le sue posizioni e favorire ulteriori defezioni<ref>A. Bernardi, ''Storia d'Italia'', vol. I, p. 109.</ref>. Dopo la battaglia di Canne l'evento più importante della guerra in Italia fu l'alleanza di Annibale con [[Capua (antica)|Capua]], allora la seconda maggior città d'Italia dopo Roma e prima per ricchezza.<ref>{{cita|Polibio|VII, 1, 1-2}}.</ref>, dove l'esercito cartaginese trascorse l'inverno del 216-215 a.C., avendo finalmente la possibilità dopo tre anni di continui combattimenti, di riposare<ref name="SL178">{{cita|Lancel 2002|p. 178}}.</ref>. La tradizione storiografica romana ha dato grande importanza a questi cosiddetti "[[ozi di Capua]]" che avrebbero compromesso la solidità e la combattività di Annibale e del suo esercito, fiaccati dai piaceri del soggiorno nella città campana<ref name="SL178"/>. Questa interpretazione tradizionale peraltro non trova alcun riscontro in Polibio ed è stata fortemente svalutata dalla storiografia moderna che la ritiene tendenziosa ed errata; in realtà Annibale e il suo esercito avrebbero continuato a dimostrare la loro superiorità per altri undici anni in Italia senza subire reali sconfitte<ref name="SL178"/>.
 
==== Gli anni trascorsi nell'Italia meridionale (215-203 a.C.) ====
{{Vedi anche|Trattato tra Annibale e Filippo V di Macedonia}}
 
Negli anni successivi Annibale dovette rinunciare a grande manovre offensive e limitarsi a controllare le principali città dell'Italia meridionale. Non riuscì più a costringere i suoi nemici ad una nuova grande battaglia campale; i romani ritornarono alle tattiche di logoramento di Quinto Fabio Massimo e dispiegarono sul campo un numero sempre più elevato di legioni per controllare il territorio e recuperare lentamente le posizioni perdute<ref>H. H. Scullard, ''Storia del mondo romano'', vol. I, p. 267.</ref>.
 
Annibale cercò inizialmente di sfruttare la grande vittoria di Canne; inviò a Cartagine il fratello Magone per illustrare i brillanti successi raggiunti e richiedere rinforzi, ma i dirigenti della città, preoccupati per la situazione in Spagna, si limitarono ad inviare un piccolo contingente di cavalleria<ref>{{cita|Lancel 2002|pp. 173-174}}.</ref>. Il condottiero cartaginese nel 215 a.C. tentò di estendere il suo dominio in Italia meridionale ma subì alcuni insuccessi nel tentativo fallito di [[battaglie di Nola|occupare Nola]] difesa dal tenace [[Marco Claudio Marcello]].<ref>{{cita|Livio|XXIII, 44-46}}.</ref> Egli cercò anche di organizzare una grande coalizione internazionale contro Roma e concluse un importante trattato di alleanza con [[Filippo V di Macedonia]]<ref>{{cita|Polibio|VII, 9}}; {{cita|Livio|XXIII, 33-34}}.</ref>, Annibale inoltre entrò in contatto anche con gli inviati del giovane re di [[Siracusa]], [[Geronimo di Siracusa|Geronimo]], che sembrava disposto a cooperare nella lotta contro Roma.<ref>{{cita|Lancel 2002|pp. 181-182}}.</ref>
 
[[File:Campania bellum Hannibalicum 214 aC.png|left|thumb|upright=1.8|Campagna di Annibale in Campania nel 214 a.C.]]
 
Nel 214 a.C. Annibale occupò il [[Bruzio]] e conquistò gli importanti porti di [[Locri Epizefiri|Locri]] e [[Crotone]] da dove sperava di poter entrare in contatto con la madrepatria<ref>T. Mommsen, ''Storia di Roma antica'', vol. I, tomo 2, pp. 790-792.</ref>, ma un [[battaglia di Nola (214 a.C.)|nuovo attacco a Nola]] venne respinto da Claudio Marcello; nel 213 a.C. la situazione sembrò volgere nuovamente a favore di Cartagine: Siracusa ruppe l'alleanza con Roma e l'intera Sicilia si ribellò; Annibale [[assedio di Taranto (212 a.C.)|riuscì a conquistare]], grazie alla collaborazione di una fazione della città, la colonia greca di [[Taras (Taranto)|Taranto]], anche se la rocca che controllava l'importante porto, rimase in mano ai Romani.<ref>{{cita|Livio|XXV, 7-11}}; {{cita|Polibio|VIII, 24-34}}.</ref>. Nel 212 a.C. il centro delle operazioni divenne Capua dove i Romani concentrarono sei legioni per assediare e riconquistare la città: la situazione del cartaginese divenne più difficile. Annibale continuò tuttavia a battersi coraggiosamente e raggiunse altre vittorie locali<ref>G. Granzotto, ''Annibale'', pp. 22-223.</ref>; dall'Apulia ritornò in Campania in soccorso di Capua;<ref>{{cita|Livio|XXIV, 12}}.</ref> il pretore [[Tiberio Sempronio Gracco (console 215 a.C.)|Tiberio Sempronio Gracco]] venne ucciso in un agguato, due formazioni legionarie romane furono distrutti nella [[battaglia del Silaro]] e nella [[Battaglia di Herdonia (212 a.C.)|prima battaglia di Erdonia]]<ref>{{cita|Lancel 2002|p. 196}}.</ref>; i romani sospesero temporaneamente l'assedio di Capua.
 
Nel 211 a.C. tuttavia le legioni romane, in assenza di Annibale, ritornarono ad [[assedio di Capua (211 a.C.)|assediare Capua]] la cui situazione divenne drammatica. Annibale rientrò ancora in Campania, ma dopo soli cinque giorni, temendo che a Capua potesse trovarsi intrappolato dall'arrivo dei nuovi consoli, che lo avrebbero così tagliato fuori dai necessari rifornimenti, giunse alla conclusione che era impossibile sbloccare un simile assedio con un attacco di forza.<ref>{{cita|Polibio|IX, 4.5-6}}.</ref> La soluzione che egli escogitò fu quella di [[incursione di Annibale verso Roma|marciare in modo rapido e inaspettato]] contro [[Roma (città antica)|Roma]] stessa, «''che era il centro della guerra''», provocando negli abitanti un tale spavento, da indurre Appio Claudio a sbloccare l'assedio e correre in aiuto della patria, oppure dividere il proprio esercito, nel qual caso sia le forze inviate a Roma in aiuto, sia quelle lasciate a Capua sarebbero state facilmente battibili.<ref>{{cita|Polibio|IX, 4.7-8}}; {{cita|Livio|XXVI, 7.3-5}}.</ref>
{{citazione|[...] il desiderio di una tale impresa non lo aveva mai abbandonato. [...] Annibale non si nascondeva dall'essersi lasciato sfuggire l'occasione dopo la [[battaglia di Canne]]|{{cita|Livio|XXVI, 7.3}}.}}
 
La marcia proseguì attraverso il [[Sannio]] ed arrivò a tre chilometri dalla città sperando in questo modo di alleggerire la situazione di Capua.<ref>{{cita|Periochae|25.7}}.</ref> L'improvvisa avanzata del cartaginese provocò il panico nella popolazione, ma, non disponendo delle forze e dell'equipaggiamento per un lungo assedio, egli ben presto dovette ritirarsi nuovamente<ref>T. Mommsen, ''Storia di Roma antica'', vol. I, tomo 2, pp. 792-794.</ref>. Tito Livio nel suo resoconto di questa famosa incursione di Annibale fino alle porte di Roma (''Hannibal ad portas'') inserisce elementi scarsamente attendibili su eventi climatici soprannaturali che avrebbero scosso la risolutezza del condottiero e riferisce del comportamento impavido del Senato di Roma<ref>{{cita|Lancel 2002|pp. 198-199}}.</ref>. In realtà Annibale, avendo raccolto un notevole bottino dopo il saccheggio del territorio intorno a Roma e ritenendo che il suo piano per distrarre le legioni romane dall'assedio di Capua fosse sostanzialmente fallito, decise autonomamente di ritornare in Campania.<ref>{{cita|Polibio|IX, 4-7}}.</ref> Il condottiero cartaginese inflisse una sconfitta alle truppe romane che, al comando del console [[Publio Sulpicio Galba Massimo]], lo avevano seguito,<ref>{{cita|Polibio|IX, 7.7-9}}.</ref> ma non poté più impedire la [[assedio di Capua (211 a.C.)|caduta di Capua]].<ref>{{cita|Mommsen 2001|vol. I, tomo 2, p. 794}}.</ref> Nella città campana, le autorità locali ritennero impossibile prolungare la resistenza; ritenendo che Annibale non potesse più portare aiuto e sperando nella clemenza di Roma, decisero di arrendersi. La repressione di Roma fu spietata: i nobili campani vennero in buona parte giustiziati e tutti gli abitanti vennero venduti come schiavi; Capua, ridotta in rovina, venne trasformata in borgo agricolo sotto il controllo di un prefetto romano. La brutale vendetta di Roma fece vacillare la decisione delle altre popolazioni vicine.
 
Nel [[210 a.C.]], Annibale non riuscì più a sferrare grandi offensive, e Roma, attenendosi ai principi tattici di Fabio Massimo, continuò a contendere territorio e risorse al cartaginese senza farsi coinvolgere in grandi battaglie campali. Così [[Tito Livio]] descrive il particolare momento della guerra in corso ormai da otto lunghi anni:
{{Citazione|Non vi fu un altro momento della guerra nel quale Cartaginesi e Romani [...] si trovarono maggiormente in dubbio tra speranza e timore.<br />Infatti, da parte dei Romani, nelle province, da un lato in seguito alle [[Conquista romana della Spagna durante la seconda guerra punica|sconfitte in Spagna]], dall'altro per l'esito delle [[assedio di Siracusa (212 a.C.)|operazioni in Sicilia]] (212-211 a.C.), vi fu un alternarsi di gioie e dolori. In Italia, la [[assedio di Taranto (212 a.C.)|perdita di Taranto]] generò danno e paura, ma l'aver conservato il presidio nella fortezza contro ogni speranza, generò grande soddisfazione (212 a.C.). L'improvviso sgomento ed il terrore che [[Incursione di Annibale verso Roma|Roma fosse assediata ed assalita]], dopo pochi giorni svanì per far posto alla gioia per la [[assedio di Capua (211 a.C.)|resa di Capua]] (211 a.C.). Anche la [[prima guerra macedonica|guerra d'oltre mare]] era come in pari tra le parti [...]: [se da una parte] [[Filippo V di Macedonia|Filippo]] divenne nemico di Roma in un momento tutt'altro che favorevole (215 a.C.), nuovi alleati erano accolti, come gli [[Lega etolica|Etoli]] ed [[Attalo I|Attalo]], re dell'Asia, quasi che la [[Fortuna (divinità)|fortuna]] già promettesse ai Romani l'impero d'oriente.<br />Anche da parte dei Cartaginesi si contrapponeva alla perdita di Capua, la presa di Taranto e, se era motivo per loro di gloria l'essere giunti fin sotto le mura di Roma senza che nessuno li fermasse, sentivano d'altro canto il rammarico dell'impresa vana e la vergogna che, mentre si trovavano sotto le mura di Roma, da un'altra porta un esercito romano si incamminava per la Spagna. La stessa Spagna, quando i Cartaginesi avevano sperato di portarvi a termine la guerra e cacciare i Romani dopo aver distrutto due grandi generali ([[Publio Cornelio Scipione (console 218 a.C.)|Publio]] e [[Gneo Cornelio Scipione Calvo|Gneo Scipione]]) e i loro eserciti, [...] la loro vittoria era stata resa inutile da un generale improvvisato, [[Lucio Marcio Settimo|Lucio Marcio]].<br />E così, grazie all'azione equilibratrice della fortuna, da entrambe le parti restavano intatte le speranze ed il timore, come se da quel preciso momento dovesse incominciare per la prima volta l'intera guerra.|{{cita|Livio|XXVI, 37}}.}}
 
Annibale era particolarmente angosciato dal fatto che Capua, assalita dai Romani con maggior decisione di quanto non fosse stata difesa, aveva allontanato dai Cartaginesi molte popolazioni dell'Italia meridionale. Del resto egli non avrebbe potuto mantenerle in suo potere distribuendo tra loro le dovute guarnigioni, poiché questo avrebbe frantumato l'esercito in numerose e piccole parti, esponendolo ad un attacco congiunto delle forze romane. D'altro canto, ritirando i presidi, avrebbe perduto la fedeltà degli alleati. Fu così che preferì saccheggiare quelle città che non poteva difendere per abbandonare ai nemici solo luoghi devastati.<ref>{{cita|Livio|XXVI, 38.1-4}}.</ref> Egli infatti, quello stesso anno, ottenne ancora una vittoria, ad [[Battaglia di Herdonia (210 a.C.)|Herdonia]] (oggi Ordona, in Apulia), dove sconfisse un altro esercito proconsolare, ma che non influì sul corso della guerra in corso. Quinto Fabio Massimo, nonostante i suoi quasi settant'anni, assalì [[assedio di Taranto (209 a.C.)|Taranto che espugnò l'anno successivo]]. Qui 30.000 dei suoi abitanti furono venduti come schiavi. Era il [[209 a.C.]] e Roma, con 10 delle sue 21 legioni attive (parie 100.000 cittadini circa ed altrettanti alleati), continuava la graduale riconquista del Sannio e della Lucania.
 
Nel [[208 a.C.]] i nuovi consoli, l'esperto Marco Claudio Marcello, la "spada di Roma" e conquistatore di Siracusa,<ref>{{cita|Polibio|VIII, 37}}.</ref> e [[Tito Quinzio Crispino]], sembrarono decisi finalmente ad attaccare in campo aperto Annibale in quel momento accampato con il suo esercito a [[Venosa]]; ma il cartaginese si dimostrò ancora una volta superiore: i due consoli furono attirati in un'imboscata, Marcello venne ucciso sul posto e Crispino mortalmente ferito. L'esercito romano, rimasto senza capi, batté in ritirata. Annibale subito accorse a Locri nel Bruzio dove disperse le forze romane che l'assediavano; cadde prigioniero anche il comandante romano, il futuro storico [[Lucio Cincio Alimento]]; la campagna del 208 a.C. si chiuse favorevolmente per il condottiero cartaginese<ref>H. H. Scullard, ''Storia del mondo romano'', vol. I, p. 282.</ref>.
 
[[File:Giovanni Battista Tiepolo 069.jpg|thumb|upright=0.8|''Annibale ritrova il capo mozzato del fratello Asdrubale, ucciso dai Romani'', affresco di [[Giovambattista Tiepolo]] (1725-1730 ca., [[Vienna]], [[Kunsthistorisches Museum]]).]]
 
Nel [[207 a.C.]] sembrò che finalmente la madre patria avesse deciso di fornire importanti aiuti ad Annibale; il fratello Asdrubale riuscì a superare l'opposizione del giovane [[Publio Cornelio Scipione Africano|Publio Cornelio Scipione]] e marciò dalla Spagna fino in Italia dopo aver attraversato le Alpi. Annibale, informato dell'arrivo del fratello, dal Bruzio mosse verso nord; il console [[Gaio Claudio Nerone]] non riuscì a bloccarlo e il condottiero raggiunse con il suo esercito l'Apulia, dove sperava di riuscire a concertare un ricongiungimento con un esercito cartaginese che stava discendendo l'Italia agli ordini del fratello<ref>T. Mommsen, ''Storia di Roma antica'', vol. I, tomo 2, pp. 800-801.</ref>. In realtà i romani intercettarono i messaggeri inviati da Asdrubale e quindi Annibale rimase all'oscuro delle sue intenzioni e rimase fermo in Apulia; il console Nerone con abile manovra tenne impegnato Annibale mentre con una parte delle sue forze marciò a nord dove insieme all'altro console [[Marco Livio Salinatore|Livio Salinatore]] sconfisse Asdrubale nella [[battaglia del Metauro]]<ref>H. H. Scullard, ''Storia del mondo romano'', vol. I, pp. 283-284.</ref>. Il fratello di Annibale venne ucciso e la sua testa venne gettata nell'accampamento cartaginese<ref>H. H. Scullard, ''Storia del mondo romano'', vol. I, p. 284.</ref>.
 
Annibale decise quindi di ritornare nelle montagne del ''[[Bruzi|Brutium]]'' dove era intenzionato a perseverare ancora e resistere. Il fratello superstite [[Magone Barca|Magone]] venne fermato in [[Liguria]] [[205 a.C.]] – [[203 a.C.]] e l'[[Trattato tra Annibale e Filippo V di Macedonia|alleanza con Filippo V di Macedonia]] non gli portò alcun vantaggio a causa del tempestivo intervento della flotta e dell'esercito romano in Grecia.
 
Dal 205 al 203 a.C. Annibale rimase praticamente bloccato nel Bruzio; egli difese tenacemente le sue ultime posizioni; non poté impedire la caduta di Locri ma i comandanti romani, ancora intimoriti dalla sua impressionante reputazione, rinunciarono ad attaccarlo<ref>T. Mommsen, ''Storia di Roma antica'', vol. I, tomo 2, pp. 803-804.</ref>. Dopo il fallimento di Magone in Liguria nel 203 a.C. e le vittorie di Cornelio Scipione in Africa, giunse l'ordine da Cartagine di ritornare in patria e infine nell'autunno 203 a.C. Annibale dovette abbandonare l'Italia portando con sé i suoi veterani e i volontari italici disposti a seguirlo<ref>H. H. Scullard, ''Storia del mondo romano'', vol. I, p. 285.</ref>. Egli in realtà era consapevole da tempo che la sua lunga campagna nella penisola era fallita; fin dal 205 a.C. aveva fatto incidere, secondo la tradizione dei condottieri ellenistici, un'iscrizione in bronzo al Tempio di [[Era (mitologia)|Hera]] a [[Area archeologica di Capo Colonna|Capo Lacinio]] dove venivano descritte le sue imprese in Italia<ref>{{cita|Bernardi 1979|vol.I, p. 114}}.</ref>.
 
La capacità di Annibale di rimanere in campo per quindici anni senza soste in Italia in mezzo agli eserciti nemici, nell'ostilità della popolazione, senza mezzi e aiuti adeguati; le sue quasi continue vittorie in grandi battaglie campali e in numerosi scontri minori e soprattutto la capacità del condottiero cartaginese di mantenere sempre la coesione e la fedeltà delle sue truppe nel corso dell'interminabile ed estenuante campagna, sono state considerate da Polibio i maggiori successi della sua carriera militare<ref>G. Daly, ''La battaglia di Canne'', pp. 185-186.</ref>. Anche [[Theodor Mommsen]] ha espresso grande ammirazione per la capacità di Annibale per oltre dieci anni di combattere una guerra difensiva di logoramento contro un gran numero di eserciti nemici; lo storico tedesco ritiene "meraviglioso" che il condottiero cartaginese sia riuscito a combattere con "eguale perfezione" due tipi di guerra completamente diversi: l'audace campagna offensiva dei primi anni in Italia e le lunghe operazioni difensive dal 215 al 203 a.C.<ref>T. Mommsen, ''Storia di Roma antica'', vol. I, tomo 2, p. 790.</ref>.
 
==== Ritorno in Africa (203-202 a.C.) ====
{{Vedi anche|Battaglia di Zama}}
[[File:Campagna africana di Scipione 202 aC.png|thumb|left|upright=2.0|Atto finale della [[seconda guerra punica]], culminata nella [[Battaglia di Zama]] (202 a.C.).]]
 
Nel [[204 a.C.]] [[Publio Cornelio Scipione]] Africano, che l'anno prima era stato eletto console, portò la guerra in Africa con 25.000 uomini. Scipione si alleò con [[Massinissa]], re numida avversario dell'altro re numida, [[Siface]], che lo aveva cacciato dal regno con l'aiuto dei cartaginesi, e ne poté usare la cavalleria, molto più adatta alle nuove tattiche belliche di quella romana. Cartagine cercò di intavolare trattative di pace ma Scipione sconfisse le forze di Asdrubale e Siface in due consecutive battaglie.
 
Annibale sbarcò coi veterani ad Adrumeto, dove erano i possedimenti della sua famiglia.<ref>{{cita|Brizzi 2016|p. 144}}.</ref>
Il ritorno di Annibale in Africa tuttavia rinforzò la resistenza cartaginese e rinsaldò il morale della popolazione, ridando il vantaggio al partito della guerra; il condottiero ricevette il comando delle truppe disponibili, un misto di milizie cittadine e dei suoi veterani e mercenari trasferiti dall'Italia. Raccolse, in tutto, 36.000 fanti, 4.000 cavalieri e 80 elefanti.<ref>{{cita|Brizzi 2016|p. 144-145}}.</ref>
 
Nel [[202 a.C.]], dopo un'inutile conferenza di pace con Scipione, si scontrò con lui nella [[battaglia di Zama]]. Scipione disponeva di un esercito efficiente e addestrato e poteva impiegare l'ottima cavalleria numidica di Massinissa, ma Annibale ideò un nuovo piano di battaglia che mise in difficoltà le legioni romane. La battaglia fu aspra e combattuta, l'intervento delle riserve di veterani di Annibale sembrò dare ancora una possibilità di vittoria al cartaginese ma alla fine l'arrivo della cavalleria di Massinissa fu decisivo; la vittoria di Scipione fu completa e Annibale dovette fuggire ad Adrumento con pochi superstiti<ref>{{cita|Lancel 2002|pp. 263-265}}.</ref>. Secondo [[Cornelio Nepote]], nella fuga subì un tradimento ed agguato (poi rivelatosi inutile) da parte dei [[Numidi]], che erano fuggiti dallo scontro assieme al Comandante. La sconfitta a Zama pose fine alla residua resistenza di Cartagine e alla Seconda guerra punica, ma Annibale dette un'ultima prova delle sue grandi qualità di condottiero, dimostrandosi in grado, anche nelle circostanze sfavorevoli del momento, di concepire e controllare l'andamento tattico della battaglia meglio del suo brillante avversario<ref>G. Brizzi, ''Scipione e Annibale, la guerra per salvare Roma'', p. 384.</ref>.
 
=== Annibale a Cartagine (201-195 a.C.) ===
Annibale aveva appena 46 anni e dimostrò di saper essere non solo un condottiero, ma anche un uomo di stato. Dopo un periodo di oscuramento politico, nel [[195 a.C.]] tornò al potere come [[suffeta]] (capo del governo). Il titolo era diventato abbastanza insignificante, ma Annibale gli ridiede potere e prestigio.
Attaccò, in particolare, il temuto [[Consiglio dei Cento (Cartagine)|Consiglio dei Cento]], garante del potere oligarchico: restituì, da vitalizia che era, una durata annuale alla carica di membro del Consiglio.<ref>{{cita|Brizzi 2016}}.</ref>
In questi anni, si dedicò anche all'agricoltura: impiegò infatti i suoi reduci nella gestione dei suoi possedimenti terrieri in Byzacena, antica regione della Tunisia.<ref>{{cita|Brizzi 2000|p. 152}}.</ref>
 
L'economia cartaginese, pur se deprivata degli introiti del commercio, stava riprendendo vigore con un'agricoltura specializzata. Annibale tentò una riforma dello Stato per incrementare le entrate fiscali, ma l'oligarchia, sempre gelosa di lui, tanto da accusarlo di aver tradito gli interessi di Cartagine quando era in Italia, evitando di conquistare Roma quando ne aveva avuto la possibilità, lo denunciò ai sempre sospettosi Romani.
 
=== L'esilio e la morte ===
{{Vedi anche|Guerra romano-siriaca}}
 
Annibale preferì scegliere un volontario esilio. Prima tappa fu [[Tiro (città)|Tiro]], la città-madre di Cartagine. Dopo fu a [[Efeso]] alla corte di Antioco III, re dei [[Seleucidi]]. Questo re stava preparando una guerra a Roma. Annibale si rese subito conto che l'esercito siriaco non avrebbe potuto competere con quello romano. Consigliò quindi di equipaggiare una flotta e portare un esercito nel sud Italia aggiungendo che ne avrebbe preso lui stesso il comando. Antioco III, però, ascoltò piuttosto cortigiani ed adulatori e non affidò ad Annibale nessun incarico importante. Nel [[190 a.C.]] Annibale fu posto al comando della flotta fenicia, ma fu sconfitto in una battaglia alle foci dell'Eurimedonte.
 
Dalla corte di Antioco che sembrava pronto a consegnarlo ai Romani, Annibale fuggì per nave fino a Creta. È celebre l'aneddoto del suo inganno; i Cretesi non volevano lasciarlo più partire a meno che non lasciasse nel loro tempio principale l'oro che aveva con sé come offerta votiva. Egli allora finse di acconsentire. Consegnò un grosso quantitativo di ferro appena ricoperto da un sottile strato d'oro e trafugò invece le sue barre fondendole e nascondendole all'interno di statue di magnifica fattura che egli portava sempre con sé e che i Cretesi gli permisero di portar via. Da Creta quasi subito ritornò in Asia.
 
Racconta Plutarco che Annibale si spinse a cercare rifugio nel lontano regno del re Artassa, nell'attuale Armenia, dando molti consigli al proprio ospite, tra l'altro sulla costruzione di una nuova città in una zona del territorio di natura eccellente e assai amena, ma incolta e trascurata. Artassa fu ben felice di conferire l'incarico di dirigere i lavori al condottiero cartaginese, che diede prova di ottimo urbanista, contribuendo all'edificazione della nuova capitale degli Armeni, nei pressi del fiume Mezamòr, a nord del monte Ararat, che prese il nome (in onore del sovrano) di Artaxana; conosciuta per tutta l'antichità e presente a lungo nelle carte geografiche, è oggi quasi del tutto scomparsa.
 
In seguito Annibale tornò a volgersi ad Occidente, chiedendo rifugio a Prusia, il re di Bitinia, nell'attuale Anatolia. Qui fece costruire la seconda città dopo Artaxana, che chiamò, ancora una volta in onore del proprio ospite, Prusia – di cui ancora rimangono le vestigia dell'Acropoli – che in seguito diventerà Bursa, futura prima capitale dell'Impero Ottomano.
 
La parabola del condottiero cartaginese si concluse proprio in Bitinia, nei pressi di Lybissa, l'attuale [[Gebze]], 40&nbsp;km a est di Bisanzio. Secondo Nepote, un legato bitinico informò per errore l'inviato romano [[Tito Quinzio Flaminino]], vincitore nel 197 a.C. della [[seconda guerra macedonica]], della presenza di Annibale in Bitinia (Nep., Hannibal, XII). Ancora una volta i Romani sembrarono determinati nella sua caccia e inviarono Flaminino per chiedere la sua consegna. Prusia accettò di consegnarlo, ma Annibale scelse di non cadere vivo nelle mani del nemico. A Libyssa sulle spiagge orientali del [[Mar di Marmara]] prese quel veleno che, come diceva, aveva a lungo conservato nel castone di un suo anello: sangue di bue.
 
Curioso (ma non si sa quanto veritiero) a questo punto l'oracolo che, in giovane età, lo aveva sempre convinto che sarebbe morto in Libia, a Cartagine e che citava testualmente: "Una zolla libyssa (libica) ricoprirà le tue ossa". Immaginiamo quale fosse il suo stupore quando apprese il nome di quella lontana località in cui si era rifugiato. Le sue ultime parole si dice fossero secondo [[Tito Livio]]: "Quanto sono cambiati i Romani, soprattutto nei costumi, non hanno più neanche la pazienza di aspettare la morte di un vecchio, su allora, liberiamoli da questo lungo affanno". E così prese il veleno. L'esatta data della sua morte è fonte di controversie. Generalmente viene indicato il [[182 a.C.]] ma, come sembra potersi dedurre da Tito Livio, potrebbe essere stato il [[183 a.C.]], lo stesso anno della morte del suo vincitore: Scipione l'Africano.
 
A [[Gebze]] si trova un monumento che ricorda il grande Annibale. Tale monumento fu voluto nel 1934 da [[Mustafa Kemal Atatürk]] (creatore della Turchia repubblicana), e realizzato dopo la sua morte. Tale monumento porta incisa tale epigrafe:
 
{{Citazione|Annibale 247 a.C. – 183 a.C.<br />
Questo monumento è stato costruito come espressione di apprezzamento per il grande generale nel centesimo anniversario della nascita di Atatürk. Annibale sconfisse i Romani dopo aver ricevuto come rinforzi degli elefanti a Barletta. Quando seppe che Prusia re di Bitina stava per consegnarlo al nemico, si suicidò a Libyssa (Gebze) nel 183 a.C.}}
 
== Annibale nell'eredità storica culturale ==
{{Vedi anche|Annibale nell'eredità storica culturale|Fonti e storiografia su Annibale}}
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
{{div col}}
;Fonti antiche
* {{cita libro |autore=[[Appiano di Alessandria]]|titolo=[[Storia romana (Appiano)|Historia Romana (Ῥωμαϊκά)]]|volume=VII e VIII|cid=Appiano|lingua=grc}} ([http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_0.html traduzione inglese]).
* {{Cita libro|autore=[[Cornelio Nepote]]|titolo=[[De viris illustribus (Nepote)|De viris illustribus]]|cid=Cornelio Nepote|lingua=latino}} ([[Wikisource:la:De viris illustribus (Cornelius Nepos)|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}).
* {{Cita libro|autore=[[Eutropio]]|titolo=Breviarium ab Urbe condita|url=https://la.wikisource.org/wiki/Breviarium_historiae_romanae|volume=III|cid=Eutropio|lingua=latino}} {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}
*{{Cita libro|autore=[[Tito Livio|Livio]]|titolo=[[Ab Urbe condita libri]]|cid=Livio|lingua=latino}} ([[Wikisource:la:Ab Urbe Condita|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} e [https://en.wikisource.org/wiki/From_the_Founding_of_the_City versione inglese] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}).
* {{Cita libro|autore=[[Plutarco]]|titolo=[[Vite parallele]]|volume=Epaminonda e Scipione l'Africano; Pericle e Fabio Massimo; Pelopida e Marcello|cid=Plutarco|lingua=grc}} ([[Wikisource:el:Βίοι Παράλληλοι|testo greco]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} e [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Plutarch/Lives/home.html traduzione inglese]).
*{{Cita libro|autore=[[Polibio]]|titolo=[[Storie (Polibio)|Storie (Ἰστορίαι)]]|volume=III-XV|cid=Polibio|lingua=grc}} ([http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Polybius/home.html traduzione inglese qui] e [http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.01.0234%3Abook%3D1%3Achapter%3D1 qui]).
* {{cita libro|autore=Strabone|wkautore=Strabone|titolo=Geografia|volume=V|cid=Strabone|lingua=grc}} Versione in inglese disponibile [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Strabo/home.html qui].
 
;Fonti storiografiche moderne
* {{Cita libro|autore=[[Giovanni Brizzi]]|titolo=Annibale, strategia e immagine|anno=1984|editore=Provincia di Perugia|città=Città di Castello|cid=Brizzi 1984}}
* {{Cita libro|autore=Giovanni Brizzi|titolo=Storia di Roma. 1. Dalle origini ad Azio|anno=1997|editore=Patron|città=Bologna|ISBN=978-88-555-2419-3|cid=Brizzi 1997}}
* {{Cita libro|autore=[[Giovanni Brizzi]]|titolo=Annibale|anno=2000|editore=RAI-ERI|città=Roma|ISBN=978-88-397-1113-7|cid=Brizzi 2000}}
* {{Cita libro|autore=Giovanni Brizzi|titolo=Annibale. Come un'autobiografia|anno=2003|editore=Bompiani|città=Milano|ISBN=88-452-9253-3|cid=Brizzi 2003}}
* {{Cita libro|autore=Giovanni Brizzi|titolo=Scipione e Annibale, la guerra per salvare Roma|anno=2007|editore=Laterza|città=Bari-Roma|ISBN=978-88-420-8332-0|cid=Brizzi 2007}}
* {{Cita libro|autore=Giovanni Brizzi|titolo=Metus Punicus. Studi e ricerche su Annibale e Roma|anno=2011|editore=Angelini Editore|città=Imola|ISBN=978-88-87930-67-2|cid=Brizzi 2011}}
* {{Cita libro|autore=Giovanni Brizzi|titolo=Canne. La sconfitta che fece vincere Roma|anno=2016|editore=Il Mulino|città=Bologna|ISBN=978-88-15-26416-9|cid=Brizzi 2016}}
* {{Cita libro|autore=Gilbert Charles-Picard|titolo=Annibale il sogno di un impero|anno=1990|editore=Orsa Maggiore editrice|città=Torriana (FO)|ISBN=88-239-0173-1|cid=Charles-Picard}}
* {{cita libro|autore=Massimo Centini|titolo=Sulle orme di Annibale|editore=Il Punto|città=Torino|anno=1997|ISBN=978-88-86425-35-3|cid=Centini 1997}}
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* {{cita libro|autore=V. Costanzi|titolo=voce «Annibale»|collana=Enciclopedia Biografica Universale|città=Roma|editore=Ist. Enc. Ital.|anno=2006|pp=544–551}}
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* {{Cita libro |autore = Adrian K. Goldsworthy|anno = 2000|titolo = The Fall of Carthage |città = |editore = |isbn = 1-78022-306-4|cid=Goldsworthy 2000}}
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* {{Cita libro |cognome = Goldsworthy |nome = Adrian K. |anno = 2003 |titolo = The Complete Roman Army |isbn = 0-500-28899-2|cid=Goldsworthy 2003}}
* {{cita libro|autore=Gianni Granzotto|wkautore=Gianni Granzotto|titolo=Annibale|editore=Oscar Mondadori|anno=1998|città=Milano|ISBN=978-88-04-45177-8}}
* {{cita libro|autore=Gisbert Haefs|titolo=Annibale. Il romanzo di Cartagine|editore=Marco Tropea Editore|anno=1999|città=Tropea|ISBN=978-88-438-0194-7}}
* {{cita libro|autore=Serge Lancel|titolo=Annibale|editore=Jouvence|città=Roma|anno=2002|ISBN=978-88-7801-280-6|cid=Lancel 2002}}
* {{Cita libro |autore = Philip Matyszak |anno = 2003 |titolo = Chronicle of the Roman Republic |città = Londra |editore = Thames & Hudson|isbn = 0-500-28763-5|cid=Matyszak 2003}}
* {{Cita libro |autore=Theodor Mommsen |voce = Hannibal. (Napoli, [[Museo archeologico nazionale di Napoli|National-Museum]]) |titolo = Römische Geschichte |città = Lipsia-Vienna |editore = Phaidon Verlag |anno = 1932|cid=Mommsen 1932}}
* {{cita libro|autore=Riccardo Petitti|titolo=Annibale sulle orme di Ercole|editore=Cossavella Editore|città=Ivrea|anno=2000|ISBN=978-88-88105-09-3|cid=Petitti 2000}}
* {{cita libro|Barbara L. Picard|titolo=Annibale|editore=Orsa Maggiore Editrice|anno=1990|ISBN=978-88-239-0173-5}}
* {{cita libro|autore=André Piganiol|wkautore=André Piganiol|titolo=Le conquiste dei romani|editore=Il Saggiatore|città=Milano|anno=1989|cid=Piganiol 1989}}
* {{cita libro|autore=Paolo Proserpio|titolo=Le battaglie di Annibale. Da Sagunto a Zama|editore=Varesina Grafica Editrice|anno=1971|città=Varese}}
* {{cita libro|autore=Howard H.Scullard|titolo=Storia del mondo romano. Dalla fondazione di Roma alla distruzione di Cartagine|editore=BUR|volume=vol.I|città=Milano|anno=1992|ISBN=88-17-11574-6|cid=Schullard 1992}}
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== Altri progetti ==
{{interprogetto|q}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* [http://www.scribd.com/doc/244225312/Articoli-da-InStoria#page=24” Le guerre puniche] su una rivista di storia.
* {{cita web|http://www.warfare.it/tattiche/tattica_annibalica.html|La tattica annibalica su Warfare – arte militare, storia e cultura strategica}}
* {{cita web|http://www.fordham.edu/halsall/ancient/polybius-hannibal.html|Ancient History Sourcebook: Polibio (ca. 200 a.C.-118 a.C.): Il carattere di Annibale}}
* [http://www.repubblica.it/indici/speciale/altri/2007annibale/index.htm "''Il ritorno di Annibale''"] di [[Paolo Rumiz]], inviato del quotidiano [[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]] – un reportage sulle orme di Annibale.
 
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