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'''Vecchiaia''' è un termine che indica l'età dove compaiono i primi segni del decadimento fisico caratterizzato da una debilitazione progressiva delle funzioni vitali fisiche e, talora, intellettive. <ref>''Enciclopedia Italiana Treccani'' alla voce corrispondente.</ref> Questo periodo finale della vita dell'uomo, nella storia della filosofia è stato giudicato in modi diversi e contrastanti. L'idea di vecchiaia ha presentato nella storia non un'evoluzione lineare ma una concezione complessa che vede alternarsi rispetto e indifferenza, derisione e venerazione, abbandono e assistenza sociale a causa di una molteplicità di fattori come la struttura della famiglia, patriarcale o nucleare, l'importanza riconosciutale nella trasmissione orale o scritta della cultura, , i modelli di bellezza ecc. <ref>[http://www.accademia-lancisiana.it/conferenza_guarini.htm G.Guarini, ''La vecchiaia ieri, oggi, domani'', 2008, p. 1]</ref>
 
Gentili utenti,
==Età antica==
===Cultura greca===
[[File:Homeros MFA Munich 272.jpg|200px|left|thumb|Testa di Omero conservata a Monaco. Copia dell'età imperiale romana di un originale del 460 a.C.]]
Nella cultura greca più antica il primo modello mitico di vecchio riguarda Omero rappresentato come ''kalòs géron'' ("bel vecchio") <ref>Paul Zanker, ''The Mask of Socrates: The Image of the Intellectual in Antiquity'', University of California Press, 1995,p.52</ref> un uomo con una folta barba segnato dall'età, ma con un'espressione di saggezza e considerazione che la società greca arcaica riserva ai ''gerontes'' ma che esalta i giovani che incarnano l'ideale della [[kalokagathìa]]. <ref> Ubaldo Nicola, ''Atlante illustrato di filosofia'', Giunti Editore, 1999 p.27</ref> Nei poemi omerici vengono descritte figure contrastanti di vecchi: al saggio Nestore dell'Iliade è contrapposto il vecchio Laerte, sventurato personaggio dell'Odissea. Sono gli dei nell'Iliade a concedere una "buona vecchiaia" tale che alla degenerazione del corpo corrisponda esperienza, saggezza ed eloquenza doni riservati a chi è più vicino al mondo dell'al di là. La figura del vecchio saggio rappresenta comunque qualcosa di eccezionale riservata a quei pochi che andando oltre la breve durata media della vita eccezionalmente riuscivano a vivere fino a 70 anni.
[[File:Socrate silenico.jpg|200px|thumb|Busto di Socrate come Sileno]]
La rappresentazione dei filosofi presocratici avvenuta in età ellenistica, quando si volle dare dei filosofi una raffigurazione fisica, che per il tempo trascorso dalla loro morte più nessuno poteva testimoniare, è fatta secondo uno schema preciso tale che i loro aspetti si somiglino tra di loro poiché ciò che interessa non sono più tanto le fattezze fisiche quanto magnificare le qualità del cittadino-filosofo. I personaggi rappresentati allora sono vecchi, poiché la vecchiaia è saggezza, hanno una fronte ampia, occhi penetranti, barba, calvizie e occhi corrucciati per il travaglio del pensiero. Si vuole dare l'idea del vecchio che benché presenti caratteristiche fisiche che hanno oltraggiato il suo aspetto tuttavia rappresentano l'ideale di una vita saggia condotta nel rispetto delle leggi. In questo panorama culturale costituisce un'eccezione notevole il ritratto scultoreo di Socrate sileno. Socrate fu descritto dai suoi contemporanei, Platone, Senofonte e Aristofane, come fisicamente "brutto"<ref>Platone, ''Simposio'' 215 B-C; Senofonte ''Simposio'', IV,197; Aristofane, ''Le nuvole''.</ref>. In particolare, nel ''Simposio'' Platone lo accosta alla figura dei "[[Sileno|Sileni]]" quegli esseri propri della cultura religiosa greca, a metà tra un dèmone e un'animale, che formavano i cortei del dio dell'ebbrezza, [[Dioniso]]. Ma la "bruttezza" di Socrate cela, per mezzo di una maschera, qualcos'altro: {{quote|Alcibiade paragona Socrate a quei Sileni che nelle botteghe degli scultori servono da contenitori per le raffigurazioni degli dèi. Così, l'aspetto esteriore di Socrate, l'apparenza quasi mostruosa, brutta, buffonesca, imprudente, non è che una facciata, una maschera.<ref>Pierre Hadot, ''Elogio di Socrate'', Genova, Il Melangolo, 1999, p.13</ref>}}
All'etica arcaica del bello aristocratico si contrappone l'etica dello spirito che non si cura più della bellezza fisica.
 
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Nei poeti lirici la vecchiaia è considerata nel suo aspetto impietoso di decadimento <ref>Francesco Piazzi, ''HORTUS APERTUS - Autori, testi e percorsi'', Cappelli Editore 2010</ref>: Teognide (prima metà del VI secolo a.C.) rimpiange la giovinezza:
*Aggiunta del link all'archivio https://web.archive.org/web/20061103112604/http://www.thirdlight.com/downloads/Metadata_whitepaper.pdf per http://www.thirdlight.com/downloads/Metadata_whitepaper.pdf
{{Quote|Mi rammarico della leggiadra giovinezza che mi abbandona, piango la gravosa vecchiaia che si avvicina}}
Tirteo auspica che i più giovani si prendano cura dei vecchi, Mimnerno rifiuta la vecchiaia «sentita come un’ingiustizia estetica» (Raffaele Cantarella)e spera di morire prima che sopraggiunga:
{{Quote|A sessant’anni, lontano da morbi e penosi affanni, mi colga il destino di morte}}
Saffo sembra invece rassegnarsi ai danni del tempo:
{{Quote|Teme profondamente la mia pelle la vecchiaia / bianco divenne il capello, un tempo in trecce nere / le ginocchia non mi reggono più / e danzano così leggere come cerbiatto / ma cosa posso fare?}}
Per Anacreonte (570-485 a.C.) la senilità è un male naturale a cui non si può sfuggire. Solone (640-560 a.C.), autore dell<nowiki>'</nowiki> ''Elegia della vecchiaia'', come legislatore promulga una legge che obbliga i figli al mantenimento dei genitori anziani.
 
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Nella struttura sociale della polis Atene considera meno politicamente importante il ruolo degli anziani rispetto a Sparta che aveva una gerusia, un consiglio degli anziani che educavano i giovani offrendo loro esempi di vita e di saggezza e quando necessario, giuste punizioni. Anche ad Atene vigeva il rispetto per gli anziani ma, come afferma Lisandro:
{{Quote|Sparta è per gli uomini anziani la più autorevole delle dimore. Poiché in nessun altro luogo la vecchiaia è più considerata.}}
 
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Questo periodo cruciale della vita umana non poteva non essere direttamente considerato dalla riflessione filosofica <ref>Massimiliano Sardina, ''Una vecchia storia. Storia della vecchiaia dalla Grecia arcaica alla tarda antichità'' in ''Amedit-Amici del Mediterraneo'', trimestrale di Storia, Arte, Cultura, Costume, Società.</ref> a cominciare da Democrito (460-370 a.C.) che giudica la vecchiaia pregna di valori più dell'età giovanile. Rettamente Platone (427-347 a.C.) non crede che la senilità possa essere sempre garanzia di saggezza ed equilibrio anche se l'esperienza passata dà ai vecchi maggiore complessità intellettuale. La vecchia inoltre è un'occasione di rafforzare le virtù spirituali messe alla prova dalla decadenza fisica. Il senso naturistico di Aristotele (384-322 a.C.) lo porta a considerare che la phthìsis (la debolezza) stravolge le capacità intellettuali e altera i caratteri
 
== Collegamenti esterni modificati ==
===Cultura romana===
Diversamente dalla ''gerusia'' spartana in Roma il senato, nonostante il nome derivato da ''senex'' (vecchio), annoverava anche membri dall'età giovanile ma certo era la gerontocrazia,(''auctoritas seniorum''), come testimoniano le opere di Livio (59 a.C. – 17 d.C.) a dominare nella società romana dove prevaleva l'autorità del ''pater familias'' e dei capostipiti delle ''gentes'' ricordati e venerati nel culto degli antenati <ref>M,Sardina, ''op.cit''</ref>. Lo stesso Livio però testimonia un conflitto generazionale d'età e di opinioni che viene ricostruito nello scontro oratorio tra ''iuniores'' e ''seniores'' che rivela come nella Roma degli inizi del [[III secolo a.C.]] fosse in atto un processo di disgregamento della classe [[oligarchia|oligarchica]] dove i tradizionalisti, rappresentati dai più anziani, ormai ridotti di numero per la sostituzione dei più giovani alle cariche pubbliche durante le guerre annibaliche, dovevano sgomenti <ref>C. M. Bonnefond, ''Senato e conflitti di generazioni nella Roma repubblicana; l'angoscia dei "''patres conscripti''" in AA.VV. ''La paura dei padri nella società antica e medievale'', Roma-Bari, 1983 p.80</ref> <ref>Y. Thomas, ''Paura dei padri e violenza dei figli: immagini retoriche e norme di diritto'' in AA.VV., p.83 e pp.115-140</ref> cedere il campo al gruppo dei giovani seguaci della famiglia degli [[Gens Cornelia|Scipioni]] che addirittura avevano creato il culto di ''[[Iuventas]]'' che dava una coloritura religiosa all'ideologia giovanile <ref>J.P. Neraudau, ''La jeunesse dans la litterature et les istitutions de la Rome repubblicaine'', Paris 1979, pp.358-366</ref>
 
Gentili utenti,
Nel 44 a.C., il grande vecchio del senato repubblicano scrive a 62 anni <ref>Pone a 46 anni l’inizio della vecchiaia Cicerone, (Cato Maior), a 60 Gellio, (''Notti Attiche'', 10,28)</ref>, il ''[[Cato Maior de senectute]]'' dedicato all'amico sessantaseienne Tito Pomponio Attico, dove il protagonista Catone dialoga con il giovane Scipione l'Emiliano e l'ancor più giovane Lelio rivendicando la convinzione che i vecchi possono continuare ad avere una vita politica attiva. Un'opinione questa condivisa da Cicerone che tuttavia non manca di evidenziare i difetti dell'età avanzata, come la scontrosità, l'irascibilità, dovuti però più al carattere dei singoli che alla vecchiaia in sé. Viene quindi introdotta la riflessione sulla morte che non riguarda solo i più anziani come dimostra la fine prematura di tanti giovani. È proprio degli spiriti nobili e saggi attendere la morte con animo sereno, costituendo così un esempio per la maggioranza degli uomini, poiché essa o è il nulla (e in tal caso nulla vi è da temere, secondo la concezione epicurea), o significa una vita migliore per chi ha vissuto con rettitudine. Richiama per sommi capi le dottrine pitagoriche e platoniche sull'anima immortale e augura infine agli amici di poter raggiungere l'età avanzata e quindi di provare per esperienza ciò che hanno appena appreso dalle sue parole.
 
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Nei primi due secoli dell'età imperiale il senato perde autorità ma la gerontocrazia continua immutata ed anzi ora gli anziani possono godere di leggi a loro tutela come l'obbligo di mantenimento e gli appartenenti alla classe alta possono occupare cariche, senza limiti d'età e una volta ritiratisi a vita privata possono dedicarsi all'otium agreste o esercitare il lavoro di cosmedi anziani e saggi educatori dei giovani riproponendo così il modello passato dei greci accomunando il senex all'intellettuale filosofo.
*Aggiunta del link all'archivio https://web.archive.org/web/20110504080551/http://www.quebecpress.com/pmcodes/iptc_codes.pdf per http://www.quebecpress.com/pmcodes/iptc_codes.pdf
 
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==Note==
<references/>
 
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==Bibliografia==
*Umberto Mattioli (a cura di), ''Senectus. La vecchiaia nel mondo classico'', II, Bologna, Pàtron, 1995
 
== Collegamenti esterni modificati ==
{{Portale|Filosofia}}
 
Gentili utenti,
[[Categoria:Problemi filosofici]]
 
[[Categoria:Posizioni e teorie filosofiche]]
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*Aggiunta del link all'archivio https://web.archive.org/web/20120228182836/http://www.ap.org/apserver/userguide/codes.htm per https://www.ap.org/apserver/userguide/codes.htm
 
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