San Costanzo e Dolce Valentina: differenze tra le pagine

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{{F|fiction televisive|aprile 2010}}{{FictionTV
{{nota disambigua}}
|titolo italiano=Dolce Valentina
{{NN|Marche|aprile 2019|Pur esistendo una esaustiva bibliografia sarebbe opportuno avere più riferimenti agevolmente verificabili, stante la corposità della voce}}
|immagine=
{{Divisione amministrativa
|didascalia=
|Nome=San Costanzo
|titolo originale= Mi gorda bella
|Panorama=
|paese= Venezuela
|Didascalia=
|anno prima visione= [[2002]]
|Bandiera=San Costanzo-Gonfalone.png
|tipo fiction= serial TV
|Voce bandiera=
|genere= telenovela
|Stemma=San Costanzo-Stemma.png
|Stagioni= 3
|Voce stemma=
|durata = 42-46 min
|Stato=ITA
|lingua originale= [[lingua spagnola|spagnolo]]
|Grado amministrativo=3
|aspect ratio= 4:3
|Divisione amm grado 1=Marche
|ideatore=
|Divisione amm grado 2=Pesaro e Urbino
|attori=
|Amministratore locale=Margherita Pedinelli
* [[Natalia Streignard]]: Valentina Villanueva Lanz/Bella De la Rosa Montiel
|Partito=[[lista civica]]
* [[Juan Pablo Raba]]: Roberto Villanueva Mercuri/Il Lirio De Plata
|Data elezione=8-6-2009
* [[Hilda Abrahamz]]: Olimpia Mercuri/Maria Hadelaide Crespo
|Data istituzione=
* [[Flavio Caballero]]: Giancarlo Villanueva
|Abitanti=4696
* [[Emma Rabbe]]: Sasà Lanz
|Note abitanti=[http://demo.istat.it/bilmens2018gen/index.html Dato Istat] - Popolazione residente al 31 luglio 2018.
* [[Norkys Batista]]: Chiquinquirá "Chiqui" Lorenz
|Aggiornamento abitanti=31-7-2018
* [[Jerónimo Gil]]: Franklin Carreño
|Sottodivisioni=[[Cerasa (San Costanzo)|Cerasa]], [[Marotta]], Stacciola
* [[Marianela González]]: Pandora Villanueva/Hugo
|Divisioni confinanti=[[Fano]], [[Mondolfo]], [[Monte Porzio]], [[Terre Roveresche]], [[Trecastelli]] ([[Provincia di Ancona|AN]])
* [[Luciano D'Alessandro]]: Romano Fonseca
|Zona sismica=2
* [[Belén Marreno]]: Monica Rivero
|Gradi giorno=2193
* [[Felix Loreto]]: Lorenzo "Lolo" Lorenz
|Diffusività=
* [[Marcos Moreno]]: Rocco Giulia
|Nome abitanti=sancostanzesi
* [[Amalia Perez Diaz]]: Celeste Villanueva
|Patrono=san Costanzo
* [[Carlos Marquez]]: Don Secondo Villanueva
|Festivo=15 gennaio
* [[Aileen Celeste]]: Arianna Villanueva
|PIL=
* [[Carlos Alvarez (attore)|Carlos Alvarez]]: Achille Villanueva
|PIL procapite=
* [[Prakriti Maduro]]: Ninfa
|Mappa=Map of comune of San Costanzo (province of Pesaro and Urbino, region Marche, Italy).svg
* [[Ana Beatriz Osorio]]: Beatrice Carreño
|Didascalia mappa=Posizione del comune di San Costanzo nella provincia di Pesaro e Urbino
* [[Hugo Vásquez]]: Giorgio Rosalez/Nella
* [[Sandra Martínez]]: Fabiola Fonseca
* [[Daniel Aníbal Blasco]]: Samuele Robinson
* [[Mayra Africano]]: Nereide Lopez
* [[Nathalie Cortez]]: Jessica "J.Lo" Lopez/La Pomposa
* [[Mimi Lazo]]: Eva Lanz
* [[Kareliz Ollarves]]: Deborah Pereira
* [[Laureano Olivares]]: Careperro
* [[Rodolfo Renwick]]: Giulio Campos
* [[Sonia Villamizar]]: Natalia
* [[Aleska Díaz Granados]]: Vivian Duran
* [[Daniel Alvarado]]: Carlo Emanuele Sevilla
* [[José Manuel Ascensao]]: Ezquinaci
* [[Ileana Aloma]]:Rita Lopez Castro "Pepita"
* [[Jose Ángel Ávila]]: José Ignacio Pacheco
* [[Abelardo Behna]]: Alessandro Silva
* [[Kelvin Elizonde]]: Juan Carlos
* [[Jeanette Flores]]: Consuelo
* [[Edgar Gomez (attore)|Edgar Gomez]]: Commissario Pantoja
* [[Jose Carlos Grillet]]: Daniele Edoardo
* [[Enrique Izquierdo]]: Macedonio Ortega
* [[Dora Mazzone]]: Angelica
* [[Eric Noriega]]: Benigno Matiz
* [[Sandy Olivares]]: Javier
* [[Martha Pabón]]: Gladiola
* [[Miguel Ángel Pérez]]: Boligoma
* [[Manuel Salazar (attore)|Manuel Salazar]]: Luigi Filippo Villanueva
* [[Israel Báez]]: Guillermo Andres
* [[Soraya Sanz]]: Mamma Dolores
* [[Jesús Seijas]]: Matteo
|doppiatori originali=
|doppiatori italiani=
* [[Angela Brusa]]: Valentina Villanueva / Bella De la Rosa
* Oliviero Cappellini: Roberto Villanueva Mercuri
* [[Lucia Valenti]]: Olimpia Villanueva Mercuri
* Raffaele Iaccarino: Giancarlo Villanueva
* Roberta Maraini: "Chiqui" Chiquinquira Lorenz Rivero
* [[Roberto Accornero]]: Franklin Carreno
* [[Stefano Brusa]]: Giorgio Rosalez
* Manuela Tamietti: Sasà Lanz
* Alice Bertocchi: Pandora Villanueva
* [[Alberto Olivero]]: Giancarlo Villanueva
* [[Tony Fuochi]]: Rocco Giulia
* Alessandro Germano: Achille Villanueva Mercuri
* Arianna Orlando: Nereide Lopez
* Annalisa Usai: Ninfa
* Patrizia Giangrand: "J.Lo" Jessica Lopez
* [[Vanessa Giuliani]]: Beatrice Carreño
|casa produzione=
|inizio prima visione = 20 novembre 2002
|fine prima visione = 26 settembre 2003
|rete TV = Radio Caracas Televisión
|inizio prima visione in italiano = 25 agosto 2010
|fine prima visione in italiano = 27 novembre 2011
|rete TV italiana = [[Lady Channel]]
}}
 
'''''Dolce Valentina''''' (titolo originale: ''Mi gorda bella'') è una [[telenovela]] [[venezuela]]na prodotta dalla Coral e trasmessa da [[RCTV]] nel 2002. Ha la durata di 178 puntate ed è stato un successo in tutto il [[Sud America]]. I protagonisti sono Natalia Streignard e Juan Pablo Raba, altri interpreti sono Norkys Batista e Jeronimo Gil. Il ruolo di antagonista è stato ricoperto da Hilda Abrahamz, che aveva già vestito i panni della perfida Maria Paola nella telenovela ''[[Marilena]]''. In Italia è stata trasmessa in prima visione su [[Lady Channel]], che ha curato anche il doppiaggio italiano, ed è stata trasmessa successivamente anche da [[Telenorba 7]], [[Telenorba 8]], [[Antenna Sicilia]], [[Video Calabria]], [[T9 (rete televisiva)|T9]], [[Teletna]] e [[Canale 77 in Rosa]]. Nel 2015 è stata trasmessa su [[Mediaset Extra]] nel contenitore mattutino Novela. {{chiarire|Dal 1 ottobre 2018 viene ritrasmessa su [[donna TV]]. Dal 15 luglio 2019 verrà trasmessa ancora una volta su [[donna TV]].
'''San Costanzo''' (''San Costànz'' in [[dialetto gallo-piceno]]<ref>{{cita libro| AA. | VV. | Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani | 1996 | GARZANTI | Milano|p= 572}}</ref>) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{formatnum:4696}} abitanti<ref name="template divisione amministrativa-abitanti"/> della [[provincia di Pesaro e Urbino]] nelle [[Marche]].
 
== Geografia fisicaTrama ==
Valentina Villanueva Lanz è una ragazza un po' sovrappeso che ha trascorso tutta l'adolescenza in un collegio: il giorno del diploma, la madre decide di riportarla con sé nella casa dei Villanueva, ma Olimpia Mercuri, perfida moglie di Giancarlo Villanueva nonché l'eterna rivale della madre di Valentina, temendo che quest'ultima l'avrebbe cacciata di casa, incarica il suo braccio destro di far esplodere l'aereo con il quale avrebbe fatto ritorno. Così Valentina va a vivere da sola a casa dello zio Giancarlo, dove verrà malamente accolta da Olimpia e dalla figlia Arianna, che non perderanno mai occasione di tormentarla.
{{...|centri abitati|arg2=geografia}}
Ma a darle conforto c'è il cugino Roberto, di cui lei è innamorata sin da bambina: Valentina sa che il suo è un sogno impossibile, non solo essendo suo cugino, ma poiché Roberto è fidanzato con Chiquinquirà "Chiqui" Lorenz, una famosa modella che incarna il prototipo della ragazza ricca, frivola, e viziata.
Sarà l'amore per Roberto a dare a Valentina la forza di affrontare le avversità che le si presentano davanti e di tenere testa a Olimpia, che vuole a tutti i costi impossessarsi dell'eredità che le avevano lasciato i suoi genitori e che in tutti i modi, a sua insaputa, cerca di farla fuori.
Intanto la ragazza, nonostante il suo aspetto, riesce a conquistare Roberto, che si innamora perdutamente di lei e lascia la sua fidanzata.
Tuttavia il loro amore si ritroverà presto minacciato: un giorno, infatti, Valentina ha un malore e scopre che i cioccolatini che gli regalava sempre Roberto erano avvelenati.
A quel punto Valentina fugge da casa Villanueva per rifugiarsi in Spagna dove vive la sua prozia Celeste, sottoponendosi ad una rigida dieta che la farà tornare in piena forma e progettando di vendicarsi contro tutti i Villanueva, convinta che anche Roberto fosse stato coinvolto nel complotto della madre.
Dopo un anno, essendo ritornata magra, approfitta del suo nuovo aspetto per tornare in Venezuela e acquistare una nuova identità, presentandosi a tutti il giorno del matrimonio di Roberto con Chiqui come Bella de la Rosa Montiel.
Valentina, sotto mentite spoglie, va a vivere nella pensione di sua zia Sasà e a lavorare presso l'agenzia dello zio, ma nonostante i suoi propositi vendicativi si rende conto di essere ancora innamorata di Roberto, che si trova in crisi con la moglie e disconoscendo la sua vera identità si innamora di nuovo di lei.
Cercherà ad ogni modo di smascherare Olimpia, che è riuscita abilmente ad ingannare tutti e a condurre una doppia vita (in realtà è una spogliarellista che balla in un locale frequentato da persone losche e intrattiene una relazione segreta con Lorenzo, il padre di Chiqui), ma soprattutto di far venire a galla tutti i suoi crimini.
Nel frattempo anche Roberto agisce in incognito, facendosi passare come “Il lirio de plata”, usando il suo travestimento per rubare ai ricchi e dare ai poveri, e scopre di non essere figlio di Giancarlo, bensì di Carlo Emanuele Sevilla, un uomo con il quale la madre aveva avuto una relazione prima di conoscere il marito.
Verso la fine della storia, “Bella de La Rosa Montiel” viene accusata di aver ucciso il giudice Gomez, ossia un magistrato che Olimpia aveva corrotto per ottenere l'eredità di Valentina, e così si procurerà un costume da grassa per assumere di nuovo la sua vera identità.
Alla fine Olimpia verrà smascherata e finirà in galera a causa di tutti i delitti commessi: in carcere non avrà vita facile, ma si mette d'accordo con Rocco, che l'accoltella di proposito per fare in modo di facilitare il suo piano di fuga.
Ma Olimpia riesce a resistere e grazie all'aiuto del suo assistente Rocco riesce a scappare dall'ospedale in cui era ricoverata: i due si recano su uno yacht ma a causa di un suo errore lo fa esplodere provocando la morte di entrambi.
Superati tutti gli ostacoli, Valentina e Roberto possono finalmente vivere in pace felici e contenti con la loro famiglia, ritrovando la pace e l'unità che era sempre mancata.
 
== StoriaPersonaggi principali ==
* Valentina Villanueva Lanz de Sevilla alias Bella de la Rosa Montiel, interpretata da Natalia Streignard.
=== Le origini autentiche del nome e la reliquia del Santo ===
* Roberto Villanueva Mercouri nato Sevilla Crespo alias Lirio de Plata, interpretato da Juan Pablo Raba.
Un'antichissima e consolidata tradizione vuole che ''San Costanzo'' si chiamasse originariamente ''Monte Campanaro'' che, in seguito al dono di una preziosa reliquia del braccio di [[San Costanzo martire]] (140 - 175 d.C.) da parte di una nobildonna di [[Perugia]], avrebbe cambiato nome.
* Olimpia Mercouri de Villanueva nata María Adelaide Crespo †, interpretata da Hilda Abrahamz.
Nella realtà, dall'esame di numerosi ed autorevoli documenti contenuti nel volume di Paolo Vitali ''"Storia di San Costanzo dalle Origini al XIX'' ''Secolo",'' quali il ''"Codex'' ''Diplomaticus Dominii Temporalis S. Sedis"'' e le ''" Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV - Marchia",'' si può con assoluta certezza affermare, che il castello di San Costanzo e quello di Monte Campanaro si trovavano territorialmente vicini ma tra loro ben distinti.
* Chiquinquira "Chiqui" Lorenz Rivero nata Lorenz Lòpez de Carreño, interpretata da Norkys Batista.
* Franklin Carreño, interpretato da Jeronimo Gil.
* Josefina "Sasá" Lanz Alvarado vedova de Sevilla, interpretata da Emma Rabbe.
* Giancarlo Villanueva, interpretato da Flavio Caballero.
* Tommaso Villianueva Mercouri nato Villanueva Crespo, interpretato da Raffaele Iaccarino.
 
== Personaggi secondari ==
Il nome ''San Costanzo'' sarebbe in realtà un [[agiotoponimo]] (nome di luogo che si identifica con quello di un santo) e risalirebbe al [[periodo altomedievale]] della [[Impero bizantino|dominazione bizantina]] (VI secolo d.C.).
* Arianna Margherita Villanueva Mercouri nata Villanueva Crespo, interpretata da Aileen Celeste.
Nel territorio esisteva certamente una piccola cappella o altare campestre intitolato al [[Costanzo di Perugia|vescovo Costanzo]] martirizzato il 29 gennaio 175 d.C. e, da questo [[culto]], originò il nome della località ''San Costanzo'' seguendo una consuetudine a quel tempo diffusissima.
* Achille Villanueva Mercouri nato Villanueva Crespo, interpretato da Carlos Alvarez.
La reliquia del Santo protettore è effettivamente conservata negli archivi della chiesa collegiata. La sua presenza è attestata da un documento dell'archivio vescovile di Fano già nel 1734. Nel corso dei secoli i vari vescovi hanno rilasciato lettere di autenticità; l'ultima è di Sua Eccellenza [[Vincenzo Franceschini]] in data 26 maggio 1906: ''"Vincentius Franceschini Dei et Apostolicae Sedis Gratia Episcopus Fanensis ac eidem Sanctae Sedi immediate subiectus Universis, et singulis praesentes literas inspecturis fidem facimus, et attestamur, Nos ad majorem Omnipotentis Dei gloriam, suorumque Sanctorum venerationem recognivisse sacras particulas de Brachii S. Constantii Martiris quas ex authenticis locis extracta reverenter collocavimus in Urna lignea inaurata rettangularis figurae, crystallis munita bene clausa, et funicolo serico coloris rubri colligata, ac sigillo nostro signata, easque consignavimus cum facultate apud se retinendi, aliis donandi, et in quacumque Ecclesia, Oratorio, aut Cappella publicae Fidelium venerationis exponendi. In quorum fidem has literas testimoniales manu nostra subscriptas, nostroque sigillo firmatas per infrascriptum Sacrarum Reliquiarum Custodem expediri mandavimus. Fani ex Aedibus nostris Episcop. Die 26 Mensis Maii Anni 1906".''<ref>Inedito, dall'archivio parrocchiale di San Costanzo, in Paolo Vitali ''Storia di San Costanzo dalle origini al XIX secolo'', pagg. 21 e 22</ref>
* Pandora Emilia Villanueva Mercouri de Rosales nata Villanueva Crespo, interpretata da Marianela González.
* Romano Fonseca, interpretato da Luciano D'Alessandro.
* Monica Rivero de Lorenz, interpretata da Belen Marrero.
* Lorenzo "Lolo" Lorenz, interpretato da Felix Loreto.
* Ninfa del Valle de Villanueva, interpretata da Prakriti Maduro.
* Giorgio Rosales, interpretato da Hugo Vásquez.
* Rocco Giulia †, interpretato da Marcos Moreno.
* Doña Celeste Villanueva de Dupont †, interpretata da Amalia Perez Diaz.
* Don Segundo Villanueva, interpretato da Carlos Marquez.
* Eva Lanz Alvarado de Villanueva †, interpretata da Mimi Lazo.
* Luigi Filippo Villanueva †, interpretato da Manuel Salazar.
* Beatrice Teresa Carreño Páez, interpretata da Ana Beatriz Osorio.
* Capitano Carlo Emanuele Sevilla †, interpretato da Daniel Alvarado.
* Fabiola Fonseca, interpretata da Sandra Martinez.
* Samuel Robinson, interpretato da Daniel Anibal Blasco.
* Nereide, interpretata da Mayra Africano.
* Jessica López "J.Lo o la Pomposa", interpretata da Nathalie Cortez
* Debora Pereira, interpretata da Kareliz Ollarves
* Natalia, interpretata da Sonia Villamizar
* Viviana Duran, interpretatata da Aleska Diaz Granados
* Ezquinaci, interpretato da Jose Manuel Ascensao
* Pepa López Castro "Pepita", interpretato da Ileana Aloma
* Avv. Jose Ignacio Pacheco, interpretato da Jose Angel Avila
* Alejandro Silva, interpretato da Abelardo Behna
* Gladiola Páez vedova de Carreño, interpretata da Martha Pabon
* Juan Carlos, interpretato da Kelvin Elizonde
* Consuelito, interpretata da Jeanette Flores
* Comissario Pantoja, interpretato da Edgar Gomez
* Daniel Eduardo, interpretato da Jose Carlos Grillet
* Macedonio Ortega, interpretato da Enrique Izquierdo
* Angelica, interpretata da Dora Mazzone
* Benigno Matiz, interpretato da Eric Noriega
* Javier, interpretato da Sandy Olivares
* Carmen, interpretata da Kristin Pardo
* Boligoma, interpretato da Miguel Angel Perez
* Guillermo, Andres interpretato da Israel Baez
* Rita López, interpretata da Gabriela Santeliz
* Mamma Dolores, interpretata da Soraya Sanz
* Mateo, interpretato da Jesus Seijas
* Joel, interpretato da Manuel Sosa
* Donna Elena, interpretata da Elisa Stella
 
== Puntate ==
=== I primi insediamenti ===
{|class="wikitable" style="text-align:center"
I numerosi reperti archeologici datano all'[[VIII secolo a.C.]] la presenza dei primi villaggi nel territorio di San Costanzo: siamo agli inizi dell'[[età del ferro]] che si identifica, nel centro collinare, con la civiltà dei [[Piceni]]. A San Costanzo è stata rinvenuta una delle più antiche ed importanti [[necropoli]] picene. L'insediamento dei Piceni avrebbe avuto inizio nell'VIII secolo a.C. ed un suo consolidamento nei secoli VII e VI a.C.
! Stagione
È inoltre ipotizzabile la presenza di un insediamento di [[Etruschi]] intorno al VI - V secolo a.C.
! Episodi
Più avanti negli anni nel territorio dove oggi si trova San Costanzo venne a formarsi un ''[[pagus]]'' o ''[[vicus]]'' romano, un villaggio di campagna dove [[agricoltura]] e [[pastorizia]] formavano la maggiore occupazione; vista però la posizione strategica ai confini della [[Gallia cisalpina]] è assai probabile che vi fossero stanziate guarnigioni romane, incaricate del controllo di questa "zona cuscinetto".
! Prima TV originale
San Costanzo, con altri centri limitrofi, si trovava sulla direttrice della [[via Gallica]], che permetteva di scendere agilmente dalle colline verso il mare e viceversa.
! Prima TV Italia
In virtù della particolarissima geografia fu di primo piano il coinvolgimento di San Costanzo in una delle più importanti battaglie della storia, quella conosciuta come [[battaglia del Metauro]] (207 a.C.).
|-
|[[Episodi di Dolce Valentina (Prima Stagione)|Prima Stagione]]
| 63
| 2002
| 2002
|-
|[[Episodi di Dolce Valentina (seconda stagione)|Seconda Stagione]]
|58
| 2002
| 2003
|-
|[[Episodi di Dolce Valentina (Terza Stagione stagione)|Terza Stagione]]
| 57
|2003
|2003
|}
 
== Collegamenti esterni ==
=== Il periodo altomedievale ===
* {{Collegamenti esterni}}
A questo periodo risalgono le prime fortificazioni difensive sulle alture di San Costanzo.
Molti abitanti delle zone costiere andavano ad accrescere i numerosi insediamenti collinari, che offrivano maggiore possibilità di difesa dalle continue invasioni barbariche e dalla sanguinosa guerra gotico - bizantina che ebbe inizio nel 535 e trovò il suo epilogo solo nel 553.
Al termine del conflitto gotico - bizantino e con la comparsa delle prime fortificazioni, San Costanzo viene ad assumere una più decisa rilevanza strategica pronto ad opporsi ad una nuova e temibile invasione che non si farà attendere, quella da parte dei [[Longobardi]].
Nel territorio di San Costanzo esistono svariati riscontri topografici segni certi della presenza dei Longobardi e dei popoli giunti al loro seguito: esempi fra i tanti [[Valdeprati]] che deriverebbe da ''Waldipert'' (toponimo longobardo da nome personale) e [[Montelibino]] (Monte di Libino) tipico toponimo longobardo di tipo [[settimànico]] (nome di persona preceduto da un appellativo).
Altro toponimo settimànico è [[Fontanamaggio]] (Fontana di Magio o Maio).
Con i Longobardi giunsero in Italia, a più riprese, altri popoli: i [[Sarmati]], i [[Pannoni]], i [[Gepidi]], i [[Suavi]], i [[Norci]] ed i [[Bulgari]].
L'antica presenza di questi ultimi, nel territorio di San Costanzo, è testimoniata da alcuni significativi toponimi quali Monte Bugaro, Rio Bugaro e Monte Bugra.
 
{{portale|televisione}}
=== Il basso Medioevo ===
Dopo l'appartenenza nel [[VI secolo]] alla [[Pentapoli marittima]] controllata dall'[[Esarca di Ravenna]], San Costanzo, in virtù delle numerose concessioni imperiali, passa sotto il dominio dei Romani Pontefici.
Nel 1283, come si evince dal ''Codex Diplomaticus Dominii Temporalis S. Sedis'', è parte del contado di [[Fano]].
Dagli inizi del Trecento sarà la famiglia guelfa dei [[Malatesta]] ad esercitarne il diretto controllo. Nel 1434 il castello di San Costanzo risulta annesso al vicariato di [[Mondavio]].
Tre anni più tardi [[Sigismondo Malatesta]] cede a [[Bartolomeo del Palazzo]] la terra di San Costanzo ormai smembrata dal resto del vicariato; nel 1440 lo stesso Malatesta la riunirà ai suoi stati permutandola con [[Barchi]] e la Villa di San Sebastiano.
Sei anni dopo San Costanzo, parte del vicariato, è ceduto a Fano da [[papa Eugenio IV]] con la [[Bolla pontificia|bolla]] ''Licet Summorum Predecessorum Nostrorum'' del 13 aprile 1446.
Venuta meno la fortuna dei Malatesta, con le capitolazioni del 25 settembre 1463 Fano ed i suoi territori tornano ad essere soggetti alla [[Sede Apostolica]].
[[Papa Pio II]], il 28 novembre 1463, con la bolla ''Inter Multiplices Curas'' investe del vicariato suo nipote [[Antonio Piccolomini]].
Terminata la breve [[signoria cittadina|signoria]] dei [[Piccolomini]] con la morte di Pio II, San Costanzo torna sotto il controllo di Fano.
Eletto quindi [[papa Sisto IV]], il vicariato viene ceduto a [[Giovanni Della Rovere]] con la bolla ''Universalis Ecclesie Regimini'' del 12 ottobre 1474.
Il duca Francesco Maria, nel 1512, concede in [[feudo]] il castello di San Costanzo all'antica e nobile famiglia milanese dei [[Landriani]], nella persona del capitano Ambrogio.
Con l'elezione al pontificato di [[papa Leone X]], il Della Rovere vede vacillare la stabilità del proprio potere: nel 1517 è [[Lorenzo de' Medici]] ad occupare la terra di San Costanzo.
Più avanti negli anni persistendo papa Leone X nel disegno di smembrare il ducato, cede nuovamente a Fano il vicariato di Mondavio e con esso San Costanzo (bolla ''Ad Apostolicae Dignitatis Apicem'' del 26 maggio 1520).
Più tardi i Della Rovere, vedendosi nuovamente arridere la fortuna, recupereranno senza colpo ferire i territori loro appartenuti.
Nel 1631, con la morte dell'ultimo duca [[Francesco Maria II]], il [[Ducato di Urbino]] e con esso San Costanzo passa alla [[Santa Sede]].
 
=== San Costanzo nello Stato Pontificio ===
Venuta meno la successione dei Della Rovere, lo Stato di Urbino passa alla Santa Sede assumendo il titolo di [[Suddivisioni amministrative dello Stato Pontificio in età contemporanea|legazione]].
Della [[Delegazione apostolica di Urbino e Pesaro|Legazione di Urbino]] faceva parte anche San Costanzo.
In questo periodo la terra, delimitata dalle mura castellane, al cui interno si trovava la piazza Grande ed il corso, andava perdendo la propria centralità a favore del borgo: qui si andavano sviluppando le botteghe di artigiani, il barbiere, il fabbro, il fornaio, il calzolaio, lo speziale anche se l'agricoltura, con una buona produzione di grano, olio e vino era la fonte di maggiori entrate per l'economia del tempo.
Il territorio di San Costanzo era diviso in contrade, fra queste le più importanti erano contrada del Castello, la contrada San Silvestro (dal nome della chiesa omonima) e la contrada Sant'Agostino (dal nome del convento degli [[Agostiniani]]).
Come in altri piccoli centri a San Costanzo risiede il [[Podestà (medioevo)|Podestà]], ospitato nel palazzo Magistrale, in diretti e frequenti contatti con il [[Cardinale Legato]] e l'[[Arciprete]] del luogo.
Si ha notizia di una grave emergenza per la presenza di [[pirati]] (anno 1672): si trattava di bande di [[Turchi]] più o meno organizzate che, provenienti dal mare, interessarono per alcuni anni il litorale e le zone adiacenti con le loro incursioni.
Si ha notizia di un ''mal contagioso'', probabile pestilenza che interessò San Costanzo dal 1731 al 1737.
Negli anni 1738 e 1739 si ebbe il ''male epidemico'', violenta e grave epidemia fra gli animali bovini.
Dal 1742 al 1746 si segnala il passaggio a San Costanzo di truppe [[alemanne]]: in questo periodo l'Europa e la penisola erano coinvolte in un'aspra lotta di successione, iniziata con la morte dell'imperatore [[Carlo VI d'Asburgo|Carlo VI]] il 20 ottobre 1740.
Altro fatto saliente che ha interessato San Costanzo nella seconda metà del Settecento è stata la riforma del locale catasto.
 
=== L'Ottocento ===
Dal 1797 al 1814 San Costanzo visse i fatti d'arme, che si susseguirono ad un ritmo incalzante ed inusitato, in seguito all'arrivo in Italia del giovane generale [[Napoleone Bonaparte]].
Il 19 marzo 1801 si fermarono a San Costanzo tre [[dragoni francesi]] di [[cavalleria]] e la piccola comunità dovette provvedere a tutte le necessità della guarnigione.
Le Marche, sottratte al controllo del Pontefice, vennero suddivise in Dipartimenti: il comune di San Costanzo faceva parte del [[Dipartimento del Metauro]] - Distretto di Senigallia.
Dopo la sconfitta subita da Napoleone a [[Lipsia]] (ottobre 1813) e la firma dell'armistizio con gli austriaci (16 aprile 1814), San Costanzo tornava nuovamente sotto il controllo della Santa Sede.
Rimaneva comunque il comune principale ed aveva come [[appodiati]] [[Cerasa (San Costanzo)|Cerasa]] e [[Stacciola]].
Tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo San Costanzo ebbe fama di dotta ed ospitale cittadina.
Da [[Fano]] e [[Pesaro]] si saliva volentieri su in collina, che alla felicissima posizione geografica univa un clima salubre ed un vivere tranquillo.
Era in uso trascorrervi la primavera e l'estate, periodi che offrivano ai forestieri emozioni particolari.
Anche l'inverno, abbondante di neve, aveva un suo fascino nelle case del Borgo e nei palazzi aristocratici del centro.
Il conte [[Francesco Cassi]] amava spesso soggiornare a San Costanzo dove possedeva una residenza.
Gli inviti in casa Cassi erano frequenti, con le più importanti personalità del momento che passavano qui, ben volentieri, un po' del loro tempo. Si andavano formando cenacoli di artisti e letterati, si leggevano i classici, ci si misurava in recitazione nelle residenze gentilizie o nel Teatro Della Concordia (1721). Questo periodo di locale [[Rinascimento]] sarà interrotto dai luttuosi eventi del 1822, che porteranno il piccolo centro alla ribalta delle cronache nazionali.
Il 26 giugno 1822 moriva a San Costanzo, in casa del cugino conte Cassi, il letterato [[Giulio Perticari]]. Della morte fu ingiustamente accusata la bellissima moglie del Perticari, Costanza, figlia di [[Vincenzo Monti]] e [[Teresa Pikler]]. In realtà il conte Giulio Perticari morì per una grave malattia al [[fegato]], che aveva manifestato i suoi primi sintomi fin dai primi anni di matrimonio. L'atto di morte del conte Perticari si conserva negli archivi della [[Collegiata]].<ref>Archivio Parrocchiale di San Costanzo, Registro dei morti, volume F, anni 1822/1862, pag.2, foglio 4 - documento inedito pubblicato in Paolo Vitali, op. citata, alla pagina 153</ref>
 
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
=== Le mura castellane ===
Nel V-IV secolo a.C. San Costanzo era un [[pagus]] o [[vicus]], un villaggio di campagna dove agricoltura e pastorizia formavano la maggiore occupazione; vista però la posizione strategica ai confini della [[Gallia cisalpina]] è assai probabile che vi fossero stanziate guarnigioni romane, incaricate del controllo di questa zona cuscinetto.
 
Le prime fortificazioni furono erette intorno al [[VI secolo d.C.]], a completamento di una posizione geografica militarmente favorevole, in un periodo che potremmo collocare dopo la devastante guerra gotico-bizantina e prima della venuta in Italia dei [[Longobardi]]. Molte genti delle zone costiere andavano ad accrescere i primi insediamenti collinari, che offrivano una maggiore possibilità di difesa dalle continue invasioni barbariche.
 
Nel 1283 (''Codex Diplomaticus Dominii Temporalis S. Sedis'') San Costanzo era uno dei castelli che formavano il Comitato di Fano, le fonti del periodo sono tuttavia mute quanto ad informazioni sulla costruzione e conformazione della cinta muraria.
 
Con i [[Malatesta]] gli interventi a favore delle mura si fecero frequenti e finalmente suffragati da riscontri di archivio.
 
Nel 1349 il castello venne riparato sotto la supervisione del capitano Cello di Chompangniuccio per i danni subiti durante un incendio {{sic|''demmo e paghammo a Cello di Chompangniuccio di XXII d'aghosto perché fue mandato a Sanghostanzo per chapitano quando il chastello arse per fallo chonciare...''}} ''libre XV'' (SASFa, ASC, Depositaria, reg.6, c.87r), circostanza da ricondursi comunque ad eventi non bellici visto che San Costanzo, in quell'anno, non fu coinvolto in alcuna azione militare.
 
Nel 1429 Galeotto Roberto Malatesta, responsabile amministrativo per conto dei più giovani fratelli, in linea con una deliberazione del Consiglio generale di Fano del 17 dicembre, accondiscende alla ristrutturazione delle mura diroccate del nostro castello, che avevano risentito delle frequenti ribellioni e conseguenti riconquiste dal 1410 al 1416.
 
I lavori del 1429 furono certamente fra i più importanti e, molto probabilmente, delinearono l'assetto definitivo con struttura scarpata del perimetro che, pur con innumerevoli rimaneggiamenti, è giunto fino a noi. Si è ipotizzato un intervento, nella fortificazione delle mura di San Costanzo, da parte dell'architetto [[Francesco di Giorgio Martini]]. L'intervento del famoso architetto militare, al servizio della corte feltresca, verrebbe a collocarsi durante la signoria di [[Giovanni Della Rovere]] che, nel 1474, fu infeudato dallo zio [[Sisto IV]] della Città di Senigallia con relativo contado e del vicariato di [[Mondavio]] che includeva anche il castello di San Costanzo. Tuttavia l'ipotesi di un diretto coinvolgimento di Francesco di Giorgio Martini relativamente alle mura di San Costanzo, peraltro non confortata da nessuna fonte storica, deve essere criticamente rivista. Alcuni preziosi documenti, rinvenuti nell'archivio vescovile di Fano<ref>Armadio XIII -Parrocchie: San Costanzo, vol. 1607-1889 e vol. 1706-1799</ref> hanno permesso di stabilire con certezza che il complesso torre-chiesa venne edificato solo a partire dal 1570, circa settanta anni dopo la morte dell'architetto senese. ''Nella concezione antropomorfa martiniana verrebbe quindi a mancare un elemento fondamentale che, al tempo dell'ipotizzato intervento, non era ancora in essere.''
 
Tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo, nel settore meridionale della cinta muraria, quello prospiciente l'attuale piazza Perticari, venne costruito il palazzo del Pubblico o palazzo della Comunità dove prese stabile residenza il Podestà. Da alcune missive, conservate nell'archivio parrocchiale di San Costanzo, sappiamo che nell'anno 1899 i torrioni e gran parte delle mura conservavano intatta la loro forma primitiva.
 
Nella prima metà del ventesimo secolo, la quasi totalità della cinta muraria compreso il torrione nord-orientale, quello sud-occidentale (''Torrione Tomani'') e la porta settentrionale del castello, hanno subito dei radicali e sconsiderati interventi che hanno completamente alterato l'architettura e la funzione originaria della struttura. È stato invece risparmiato il torrione nord-occidentale ed un piccolo tratto di mura adiacenti.
 
=== La Chiesa Parrocchiale Collegiata (secolo XVI) ===
La ''Chiesa Parrocchiale'', intitolata ai Santi [[Santi Cristoforo, Girolamo e Ludovico di Tolosa|Cristoforo]] e [[San Costanzo di Perugia|Costanzo]], iniziò ad essere costruita nell'anno 1570, nella parte meridionale del castello, recuperando la struttura di un antico e capiente salone<ref name=":0">{{Cita libro|autore=Paolo Vitali|titolo=Storia di San Costanzo dalle Origini al XIX Secolo}}</ref>.
 
Insieme alla chiesa si dette inizio anche alla costruzione dell'annessa ''Torre'' (1570). Le spese vennero equamente suddivise fra il Rettore ed i Pubblici Rappresentanti del tempo con la sottoscrizione, il 27 marzo 1569, di un'apposita convenzione ''"quando fu fabbricata questa Chiesa Collegiata, dico meglio, quando fu fabbricata insieme col Campanile, fusse fatta a spese, tanto del Rettore della Chiesa di quel tempo, tanto della Comunità: e che ciò consta dai pubblici Capitoli di Convenzione fatti di quel tempo tra la Comunità, e Rettore, e che anco consta dalla Bolla di Paolo Quinto, quando eresse questa Chiesa, che prima era plebania, in Collegiata"''<ref name=":0" />. Nel 1573 i lavori erano già terminati, rettore della Chiesa era il nobile fanese Don Francesco Maria Rusticucci [[Protonotario apostolico|Protonotario Apostolico]].
 
Il modesto ''status'' di Pieve non si addiceva tuttavia a questo tempio così importante oltreché elegante nella struttura, né soddisfaceva gli abitanti di San Costanzo, terra notevolissima e ricca di tradizioni religiose. Già nel 1585, in seno al Consiglio Comunale, si iniziò a discutere sulla possibilità di implorare al [[Papa|Santo Padre]] l'elevazione al rango di [[Collegiata]]. Il 6 ottobre 1607, nella generale esultanza, Papa Paolo V concedeva benignamente l'ambito privilegio con la Bolla ''In supernae apostolicae dignitatis specula''<ref name=":0" />. La Bolla era ''nunc pro tunc'', ora per allora, in pratica la Collegiata avrebbe iniziato a funzionare come tale solo alla morte dell'ultimo Pievano don Giulio Cesare Bambini, avvenuta nel 1619.
 
Il 19 giugno 1619 si insediava solennemente il primo Reverendissimo Capitolo della Collegiata formato da un [[Arciprete]], sei [[Canonico|Canonici]] e due Mansionari Beneficiati. Al momento dell'erezione vennero assegnati alla Collegiata i beni della soppressa Pievania, alcuni fondi furono donati dai fedeli ed altri acquistati nel corso degli anni. Nella Chiesa venne eretta anche la [[Cappella musicale pontificia sistina|Cappella Musicale]], con atto notarile del 5 ottobre 1700, grazie ad una disposizione testamentaria del Canonico di San Costanzo Gregorio Balducci. Nel 1784 si iniziò a costruire, accanto alla Chiesa, la nuova Casa Collegiale, destinata ad abitazione degli Arcipreti Parroci ''pro tempore'' ed in parte ad uso del Capitolo. Sua Santità Papa Pio VI, con [[Lettere apostoliche|Lettere Apostoliche]] del 21 maggio 1792, concedeva al Capitolo della Collegiata la facoltà di sostituire l'antica [[Almuzia]] (mantello di pelliccia con cappuccio) con Rocchetto e Mozzetta, abito distintivo segno di maggiore dignità. Nel 1810, il governo di napoleonica memoria, tentò di sopprimere la Collegiata destinando i relativi beni al viceré d'Italia Eugenio Beauharnais.
 
L'atto di soppressione non trovò conferma da parte di alcuna Autorità Ecclesiastica e non ebbe mai efficacia. I Parroci della Chiesa dei Santi Cristoforo e Costanzo conservano tuttora l'Arcipretura ''in titulo'' con facoltà di vestire rocchetto e mozzetta, in forza delle sovrane pontificie disposizioni ancora oggi nel loro pieno vigore. L'Ordinario diocesano potrebbe inoltre legittimamente conferire il titolo onorifico di canonico della Collegiata. Nella Chiesa, come era consuetudine, furono costruiti venti [[Sepolcri]] dei quali due di pertinenza della Venerabile Confraternita del Santissimo Rosario, uno destinato alle sepolture comuni, uno per gli Angioli, quello in mezzo alla navata per i sacerdoti ed i rimanenti per le numerose famiglie gentilizie che abitavano San Costanzo.
 
La sepoltura centrale, aperta con speciale permesso, dopo la rimozione di una lapide in marmo (visibile al centro della navata) ed una sottostante in legno, ha dato modo di vedere alcuni scheletri deposti in una piccola stanza, alla quale si accede per una scala in pietra di tre gradini. Il piccolo ambiente è poi diviso da due pareti laterali, di recente costruzione, da altri spazi che contengono una certa quantità di ossa. Il 23 settembre 1831 la Congregazione Sanitaria di San Costanzo vieta la tumulazione dei cadaveri nella Chiesa, in osservanza all'articolo 9 del Regolamento Sanitario della Sacra Consulta. La stessa Commissione Sanitaria ritenne pure necessario un urgente spurgo delle tombe per ''estirpare le putride esalazioni tramandate dall'infetto terreno''. La Chiesa Parrocchiale conta al suo interno sette Altari la cura dei quali era un tempo affidata al Capitolo, a facoltose famiglie del luogo oppure alle numerose antiche [[Confraternita (Chiesa cattolica)|Confraternite]]. Ogni altare aveva un suo corredo con preziose suppellettili e propria titolatura.
 
Chi ne aveva la competenza, o ''ius patronatus'', era vincolato dall'obbligo di farvi celebrare la [[Messa|Santa Messa]] in stabiliti periodi dell'anno. Nell'altare maggiore si trova un Coro in noce con dodici posti canonicali, lo stesso altare è ornato da una tela raffigurante ''La Madonna con i Santi Cristoforo e Costanzo'' (sec. XVIII) attribuita a Gaetano Lapis di Cagli. Al di sopra, nella cimasa, è posta una piccola tela raffigurante ''l'Eterno Padre''. Nel primo altare di destra, entrando in chiesa, si conserva un ''Presepe'' del 1580 dell'arceviese Ercole Ramazzani.
 
Il secondo altare di destra è collocato all'interno della [[Cappella]] dedicata al Santissimo [[Sacramento]], abbellita da quattro medaglioni con gli ''Evangelisti'' e due tele raffiguranti una ''Lavanda dei piedi'' e ''l'Ultima Cena''. In due nicchie laterali allo stesso altare, si conserva una statua lignea raffigurante ''San Costanzo Vescovo'' del 1729 ed un'urna dorata contenente la Reliquia del braccio del Santo Protettore ed altri reliquiari di Santi. Il terzo altare di destra è contornato da quindici formelle con i ''Misteri del Rosari''o (sec. XVII). Nel primo altare di sinistra, entrando in chiesa, si venera un antichissimo e miracoloso
''Crocifisso'' ligneo (sec. XV). Questa sacra immagine venne rinvenuta insieme ad una Madonna su tavola nella ''[[Grotta di San Paterniano]]'', in località Caminate.
 
Un importante documento d'archivio, ''Breve raguallio del Miracoloso Crocifisso che si venera nella Terra di San Costanzo'', parla dello straordinario rinvenimento da parte di alcuni cacciatori. Nel secondo altare di sinistra è collocata una ''[[Madonna della Misericordia]]'' del 1757, opera di Matteo Zuccaroli, esposta per la prima volta alla venerazione dei fedeli il 10 maggio 1794, in occasione di un evento tellurico. L'intaglio e la doratura della cornice, del 1863, si deve al fanese Gaetano Ponzetti. Nel terzo altare di sinistra si può ammirare una ''Vergine con Bambino e Santi'' del 1558 attribuita a Domenicus Fanensis (Persuti). Alle pareti del tempio si trovano quattordici tele raffiguranti la ''Via Crucis'' (sec. XVIII). La porta principale d'ingresso alla Collegiata è sovrastata da una cantoria in legno dove è collocato un antico [[Organo a canne|organo]] con venticinque canne di facciata, lo strumento venne costruito nel 1803 dal maestro Sebastiano Vici di Montecarotto. Nella Chiesa, dal giugno 1822 all'agosto 1854, furono conservate le spoglie del conte Giulio Perticari, genero di Vincenzo Monti avendone sposata la figlia Costanza. L'atto di morte del conte Perticari, fine ed insigne letterato, deceduto a San Costanzo, ''a Palazzo Cassi'', alle ore quattro pomeridiane del 26 giugno 1822, è conservato negli archivi parrocchiali.
 
=== La Chiesa di San Pietro detta di Sant'Agostino (secolo XVII) ===
 
La  chiesa di San Pietro detta di Sant'Agostino è la più antica testimonianza della presenza degli agostiniani nella terra di San Costanzo. La chiesa risale all'anno 1445, quando il [[convento]] si trovava in località ''Monte Campanaro'', piccolo castello poco distante da quello di ''Querciafissa'' (attuale Cerasa).
 
Facendosi sentire l'esigenza di vivere a più stretto contatto della popolazione, il vecchio convento venne demolito e, grazie alla generosità del conte Pietro Barbetta e della popolazione di San Costanzo, si dette inizio alla costruzione di un nuovo convento e dell'attigua Chiesa dedicata a Maria Santissima Regina del Cielo ed a San Pietro Principe degli Apostoli, ma sempre indicata come Chiesa di Sant'Agostino.
 
La prima pietra fu posta il 27 settembre del 1610, in ''vocabolo Sant'Agostino'' o ''Porta Marina'', alla presenza di tutto il [[clero]] con il pievano Don Giulio Cesare Bambini in paramenti episcopali. Nella zona detta ''Borgo di sotto'', verso il mare per la strada pubblica dalla parte del ponente "''si gettò la prima pietra sulli fondamenti nel cantone verso casa degli eredi di Costanzo Salucci sotto la quale furono posti alcune medaglie et monete di oro et argento in memoria di detta fabrica et compita tale cerimonia furono dal medesimo benedetti tutti li fondamenti di detta Chiesa dandosi per tutti i luochi l'acquasanta et ciò compito si cantò dal medesmo messa solenne in detto luoco sotto una tenda che ivi era apparecchiata et dopoi compita detta messa se ne ritornò detto clero accompagnato dal populo alla Chiesa Maggiore cantando il Tedeum Laudatis et questo sia stato et sempre sia laude del nome di Gesù et di Maria et del Santo Beato Pietro Amen''”<ref>{{Cita libro|autore=Paolo Vitali|titolo=inedito}}</ref>.
 
Nel 1617, a costruzione da tempo ultimata, venne collocata una lapide in arenaria sulla facciata, a ricordo dei benefattori: "''templum hoc coelor reginae, jet apostolor principi dicatum, petrus barbera vir summa pietate praeditus, atq paeclara s.constantii universitas, ut religiosam observantiam in amplissiman divi augustini familiam testatam facerent . Comunni arere a fundamentis erigi mandatum. Qua re beneficiarii benefactor memores ad aeternitatis memoriah hoc eis posuere monimentum anno reparatae salutis MDCXVII''".
 
Il convento passò indenne attraverso la ''Soppressione'' dei piccoli conventi decretata da [[Papa Innocenzo X]] nel 1652. Fu definitivamente chiuso nel 1811, durante il [[Regno napoleonico d'Italia|Regno Italico napoleonico]]. I locali dell'ex Convento furono acquistati da Andrea Lazzarini e dal conte Francesco Cassi. La Chiesa venne invece dichiarata succursale della parrocchia ed aperta al pubblico il 27 gennaio 1811. Al suo interno si contavano sei [[sepolcri]]: uno nel coro dietro l'altare maggiore, dove venivano sepolti i religiosi, uno nel presbiterio appartenente alla famiglia Balducci, altri di proprietà rispettivamente della famiglia Diotallevi ed Angelini, le ultime due sepolture erano riservate a li fratelli e sorelle ascritti alla Società di Divozione sotto il titolo della Madonna della Cintura.
 
Nella Chiesa si trovano cinque Altari adorni di stucchi di buona fattura. Di particolare interesse anche le tele, tutte ispirate dalle devozioni care agli Agostiniani: il Crocifisso, la Madonna, Sant'Agostino e San Nicola.
 
[[Altare|L'altare]] maggiore, in marmo, è sovrastato da un grande quadro ovale con cornice dorata raffigurante la ''Consegna delle chiavi a San Pietro Apostolo'' (è questa una copia, non perfetta, del famoso dipinto di ''Guido Reni'' originariamente conservato nella Chiesa di San Pietro in Valle a Fano, prelevato dalla stessa dai commissari napoleonici il 21 febbraio 1797 ed oggi conservato al Museo del Louvre). Posteriormente c'è un Coro in abete ''“vernigiato di color di noce quasi negro con suo legivo di noce”.''
 
Alle pareti laterali del presbiterio si possono ammirare due grandi tele realizzate nel 1787 dal pittore [[Giuseppe Ceccarini]] ed un tempo proprietà della nobile famiglia Balducci il cui stemma gentilizio figura nel sepolcro posto davanti all'altare maggiore: un ''Miracolo di San Nicola da Tolentino'' quella di destra, la ''Tomba di Sant'Agostino'' quella di sinistra.
 
Il dipinto raffigurante il miracolo fa riferimento a due distinte processioni, con il Crocifisso e la statua di [[San Nicola di Bari|San Nicola]], svoltesi nella città di [[Cordova]], per intercedere il termine di una terribile pestilenza.
 
Al momento dell'incrocio, le due statue prendono vita e si abbracciano. Entrando in chiesa, nel primo altare di destra si conserva una ''Madonna del Carmine''.
 
Nel secondo altare di destra una tela di uguali dimensioni (restaurata da [[Giuseppe Ceccarini]]) rappresenta ''San Nicola da Tolentino''.
 
Nel primo altare di sinistra è collocata una ''Crocifissione'', realizzata da Giuseppe Ceccarini nel 1785 ed appartenuta alla famiglia Foselli. Sotto lo stesso altare, all'interno di un'urna, è posto un simulacro in legno del ''Cristo Morto'' realizzato nel 1826, in Ancona, da Filippo Reali allievo del Canova.
 
Nel secondo altare di sinistra è incorniciata da gradevoli stucchi la ''Madonna della Cintura'', commissionata molto probabilmente dall'omonima Confraternita, particolarmente operante in questa Chiesa insieme a quella della Buona Morte.
 
Alle pareti sono poi appesi quattordici piccoli quadri di carta, con cornice in legno, a ricordo della ''Via Crucis''.
 
Nella chiesa si può ammirare anche un ''Cristo Risorto'' del 1871, opera di Gaetano Vitene di Faenza. Questa statua venne fatta “''mercé l'obolo dei devoti, ove concorse a questo il Municipio con la somma di lire cento''”.
 
Nella cantoria fa mostra un pregevole [[Organo a canne|organo]] di ''Gaetano Callido'' (1785) con suo cassone di legno dipinto in bianco.
 
In questa chiesa, nel corso della Settimana Santa, viene allestita ''La Machina di legno del Monte Calvario'', con rievocazione della passione e morte di Nostro Signore. Tutto il materiale occorrente alla rappresentazione era di proprietà della Confraternita della Buona Morte. Sul Monte Calvario si possono ancor oggi ammirare le statue in carta pesta, dipinte ad olio, rappresentanti la [[Madonna]], [[San Giovanni Evangelista]], la Maddalena, il Gran Sacerdote, i soldati di guardia e gli altri personaggi testimoni della passione di Nostro Signore.
 
Dalla stessa Chiesa, la sera del [[venerdì santo]], si snoda una suggestiva processione, retaggio di un'antichissima tradizione, con il simulacro del Cristo Morto deposto su un [[Cataletto]] con quattro lumiere seguito dalla statua della Madonna Addolorata. Anticamente, durante la processione, diciotto bambini venivano vestiti da angeli e portavano gli strumenti della Passione. Il Cataletto era invece preceduto da tre Ufficiali della Compagnia della Buona Morte che portavano le mazze e da due Mazzieri preposti a dirigere il mesto corteo.
 
Il Convento, un tempo abitato dagli agostiniani, interessava parte delle costruzioni, a destra dell'osservatore, a ridosso della chiesa. L'attuale corridoio (''sala Don Geri'') che dalla pubblica via conduce alla sagrestia era utilizzato come magazzino, nella parete destra alcune porte immettevano nel [[chiostro]]. Attraverso una piccola scaletta si saliva al piano superiore adibito a dormitorio dei frati. Le stanze dei religiosi si aprivano in un corridoio posto al di sopra di quello a piano terra, illuminato da quattro finestre che si affacciavano nel cortile interno.
 
== Società ==
=== Evoluzione demografica ===
{{Demografia/San Costanzo}}
 
=== Tradizioni e folclore ===
A San Costanzo si svolge la centenaria Sagra Polentara, nella sua doppia veste invernale (marzo) ed estiva (luglio). Nel marzo 2013 è giunta alla sua 197ª edizione.<ref>[http://www.prolocosancostanzo.it/ ProLoco San Costanzo - Home<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> Durante questa manifestazione, organizzata dall'associazione<ref>[http://www.prolocosancostanzo.it PRO-LOCO di San Costanzo]</ref>, si può degustare polenta con sugo di carne, secondo un'antica ricetta tradizionale tramandata negli anni.
 
== Geografia antropica ==
=== Frazioni ===
Il comune di San Costanzo consta di 6 agglomerati urbani principali. Il centro e le frazioni di [[Cerasa (San Costanzo)|Cerasa]], Solfanuccio, Stacciola e le località di Le Grazie e Santa Croce, in più il comune ha compreso nel suo territorio anche una parte della frazione di [[Marotta]].
 
== Amministrazione ==
{{ComuniAmminPrecTitolo}}
{{ComuniAmminPrec
| 21 giugno [[1985]]
| 24 maggio [[1990]]
| Luciana Nataloni
| [[Partito Comunista Italiano]]
|
|<ref name=interno>http://amministratori.interno.it/</ref>
}}
{{ComuniAmminPrec
| 25 maggio [[1990]]
| 23 aprile [[1995]]
| Massimo Ferretti
| [[Partito Comunista Italiano]]<br />[[Partito Democratico della Sinistra]]
|
|<ref name=interno />
}}
{{ComuniAmminPrec
| 24 aprile [[1995]]
| 13 giugno [[1999]]
| Fausto Baldarelli
| [[Partito Democratico della Sinistra]]
|
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}}
{{ComuniAmminPrec
| 14 giugno [[1999]]
| 12 giugno [[2004]]
| Giuliano Lucarini
| [[Centro-sinistra]]
|
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}}
{{ComuniAmminPrec
| 13 giugno [[2004]]
| 7 giugno [[2009]]
| Giuliano Lucarini
| [[Lista civica]]
|
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}}
{{ComuniAmminPrec
| 8 giugno [[2009]]
| 25 maggio [[2014]]
| Margherita Pedinelli
| [[Lista civica|Uniti per San Costanzo]] ([[Centro-sinistra]])
|
|<ref name=interno />
}}
{{ComuniAmminPrec
| 26 maggio [[2014]]
| ''in carica''
| Margherita Pedinelli
| [[Lista civica|Uniti per San Costanzo]] ([[Centro-sinistra]])
|
|<ref name=interno />
}}
{{ComuniAmminPrecFine}}
 
=== Gemellaggi ===
*{{Gemellaggio|Germania|Weisenbach}}
 
== Sport ==
L'unica società [[Calcio (sport)|calcistica]] locale è l''''Unione Sportiva San Costanzo''', fondata nel 1966.<ref name=scheda>{{cita web|url=https://www.romagnasport.com/tuttocalcio/squadra.php?id_squadra=2359|titolo=U.S. San Costanzo|accesso=2 marzo 2019}}</ref> Il miglior risultato sportivo è stato il raggiungimento della [[Prima Categoria]], divisione cui la [[Squadra di calcio|squadra]] prenderà parte nel 2019-20 dopo aver conquistato la promozione con largo anticipo.<ref name=scheda/><ref>{{cita web|url=http://www.marcheingol.it/2019/03/15/cristiano-pucci-san-costanzo-promosso-meglio-delle-previsioni-023062/|titolo=Cristiano Pucci: "San Costanzo promosso, meglio delle previsioni..."|data=15 marzo 2019}}</ref> I colori sociali sono il bianco e l'azzurro, mentre l'impianto di gioco è lo stadio comunale.<ref>{{cita web|url=https://www.tuttocampo.it/Marche/SecondaCategoria/GironeC/Squadra/SCostanzo/46180/Scheda#.XKkI75gzbIU|titolo=S.Costanzo|accesso=23 marzo 2019}}</ref>
 
Sono inoltre presenti due formazioni di [[calcio a 5]], le cui partite vengono disputate in palestra.<ref>{{cita web|url=https://www.tuttocampo.it/2017-18/Marche/CalcioA5/GironeASerieC2/Squadra/RealSanCostanzoCalcio5/1016407/Scheda#.XKkJNpgzbIU|titolo=Real San Costanzo|accesso=30 giugno 2018}}</ref>
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
*{{Cita libro|nome=Paolo|cognome=Vitali|titolo=Storia di San Costanzo dalle origini al XIX secolo.|url=http://www.lavoroeditoriale.com/libreria/ebook/storie-dei-comuni-marche/storia-di-san-costanzo|editore=Il lavoro editoriale|città=Fano|anno=2004|annooriginale=1995|ISBN=978-88-7663-564-9}}
 
==Altri progetti==
{{Interprogetto|commons=Category:San Costanzo (comune, Italy)}}
 
{{Comuni della provincia di Pesaro e Urbino}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Italia|Marche|Stato Pontificio}}
 
[[Categoria:San Costanzo| ]]