Michelangelo Buonarroti e Campionati canadesi di sci alpino 2016: differenze tra le pagine

(Differenze fra le pagine)
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Etichette: Inserimento di parole incomprensibili Modifica visuale
 
completo
 
Riga 1:
{{Edizione di competizione sportiva
{{nota disambigua2|"Michelangelo" e "Buonarroti" rimandano qui. Se stai cercando altri significati, vedi [[Michelangelo (disambigua)]] e [[Buonarroti (disambigua)]]}}
|nome = Campionati canadesi di sci alpino 2016
[[File:Miguel Ángel, por Daniele da Volterra (detalle).jpg|thumb|[[Daniele da Volterra]], ''Ritratto di Michelangelo'']]
|nome ufficiale = {{en}} 2016 National Alpine Championships<br />{{fr}}2016 Championnats Nationaux de Ski Alpin
[[File:Pietà bandini 09.JPG|thumb|Autoritratto (?) come Nicodemo, ''[[Pietà Bandini]]'']][[File:Michelango Portrait by Volterra.jpg|thumb|Michelangelo, disegno di [[Daniele da Volterra]]]]
|competizione = Campionati canadesi di sci alpino
[[File:Michelangelo Buonarroti statua.jpg|thumb|[[Pietro Freccia]]<ref>Presso la Bottega di [[Emilio Santarelli]], cfr. {{Treccani|pietro-freccia_(Dizionario-Biografico)|Pietro Freccia|accesso=19 marzo 2017}}</ref>, statua di Michelangelo, piazzale degli Uffizi a [[Firenze]]]]
|sport = Sci alpino
{{Bio
|organizzatore = [[Federazione sciistica del Canada]]
|Nome = Michelangelo
|data inizio = 22 marzo 2016
|Cognome = Buonarroti
|data fine = 29 marzo 2016
|Sesso = M
|luogo bandiera = CAN
|LuogoNascita = Caprese
|luogo = [[Whistler (Canada)|Whistler]]
|LuogoNascitaLink = Caprese Michelangelo
|partecipanti =
|GiornoMeseNascita = 6 marzo
|AnnoNascitanazioni = 1475
|discipline = [[Discesa libera]], [[supergigante]], [[slalom gigante]], [[slalom speciale]], [[Combinata alpina|combinata]]
|LuogoMorte = Roma
|impianto =
|GiornoMeseMorte = 18 febbraio
|edizione precedente = [[Campionati canadesi di sci alpino 2015|2015]]
|AnnoMorte = 1564
|edizione successiva = [[Campionati canadesi di sci alpino 2017|2017]]
|Epoca = 1400
|Epoca2 = 1500
|Attività = scultore
|Attività2 = pittore
|Attività3 = architetto
|AttivitàAltre = e [[poeta]]
|Nazionalità = italiano
}}
Protagonista del [[Rinascimento italiano]], già in vita fu riconosciuto come uno dei maggiori artisti di tutti i tempi<ref>A partire da [[Giorgio Vasari]] che nelle ''[[Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori|Vite]]'' tracciò un arco di rinnovamento delle arti che andava da [[Cimabue]] e arrivava a Michelangelo stesso.</ref>.
 
I '''[[Campionati canadesi di sci alpino]] [[2016]]''' si sono svolti a [[Whistler (Canada)|Whistler]] dal 22 al 29 marzo 2016. Il programma ha incluso gare di [[discesa libera]], [[supergigante]], [[slalom gigante]], [[slalom speciale]] e [[Combinata alpina|combinata]], tutte sia maschili sia femminili.
Fu nell'insieme un artista tanto geniale quanto irrequieto. Il suo nome è collegato a una fbdjbfbbhfjvserie di opere che lo hanno consegnato alla storia dell'arte, alcune delle quali sono conosciute in tutto il mondo e considerate tra i più importanti lavori dell'arte occidentale: il ''[[David (Michelangelo)|David]]'', la [[Pietà vaticana|''Pietà del Vaticano'']], la ''[[Cupola di San Pietro]]'' o il ciclo di [[affresco|affreschi]] nella ''[[Cappella Sistina]]'' sono considerati traguardi insuperabili dell'ingegno creativo.
 
Trattandosi di competizioni valide anche ai fini del [[punteggio FIS]], vi hanno partecipato anche sciatori di altre federazioni, senza che questo consentisse loro di concorrere al titolo nazionale canadese.
Lo studio delle sue opere segnò le generazioni successive, dando vita, con altri modelli, a una scuola che fece arte "alla maniera" sua e che va sotto il nome di [[manierismo]].
 
== BiografiaRisultati ==
=== GioventùUomini ===
==== OriginiDiscesa libera ====
{{colonne|auto}}
[[File:Atto di nascita Michelangelo.jpg|thumb|Il ricordo del padre sulla nascita di Michelangelo]]
{| class="wikitable"
Michelangelo nacque il 6 marzo 1475<ref>La notizia è ricordata in una nota del padre. Nella nota è riportata la data 6 marzo 1474, la mattina "inanzi di 4 o 5 ore". Secondo il [[calendario fiorentino]] era l'anno 1474, mentre nella notazione comune è il [[1475]].</ref> a [[Caprese Michelangelo|Caprese]], in [[Valtiberina]], vicino ad [[Arezzo]], da Ludovico di Leonardo Buonarroti Simoni, podestà al Castello di [[Chiusi della Verna|Chiusi]] e di [[Caprese Michelangelo|Caprese]], e Francesca di Neri del Miniato del Sera<ref name=C83>{{cita|Camesasca|p. 83|EC}}.</ref>. La famiglia era fiorentina, ma il padre si trovava nella cittadina per ricoprire la carica politica di podestà<ref name=G10>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 10|MAG}}.</ref>. Michelangelo era il secondogenito, su un totale di cinque figli della coppia<ref name=C83/>.
|-
! Pos.
! Atleta
! Nazione
! Tempo
|- bgcolor="#F7F6A8"
| 1
|| [[Morgan Pridy]]
|| {{CAN}}
|| 1:07,22
|- bgcolor="#DCE5E5"
| 2
|| [[Broderick Thompson]]
|| {{CAN}}
|| 1:07,87
|- bgcolor="#FFDAB9"
| 3
|| [[Riley Seger]]
|| {{CAN}}
|| 1:08,27
|-
| 4
|| [[Brodie Seger]]
|| {{CAN}}
|| 1:08,34
|-
| 5
|| [[Max Peiffer]]
|| {{CAN}}
|| 1:08,64
|-
| 6
|| [[Jeffrey Read]]
|| {{CAN}}
|| 1:08,67
|-
| 7
|| [[Simon Fournier]]
|| {{CAN}}
|| 1:09,17
|-
| 8
|| [[Raphaël Quenneville]]
|| {{CAN}}
|| 1:09,40
|-
| 9
|| [[Keegan Sharp]]
|| {{CAN}}
|| 1:09,44
|-
| 10
|| [[Max Kirshenblat]]
|| {{CAN}}
|| 1:09,53
|}
{{colonne spezza}}
Data: 23 marzo 2016<br />
Località: [[Whistler (Canada)|Whistler]]<br />
Ore: <br />
Pista: <br />
Partenza: 1&nbsp;672&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Arrivo: 1&nbsp;162&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Dislivello: 510&nbsp;m<br />
Tracciatore: [[Rob Boyd]]
{{colonne fine}}
 
==== Supergigante ====
I Buonarroti di Firenze facevano parte del patriziato fiorentino. Nessuno in famiglia aveva fino ad allora intrapreso la carriera artistica, nell'[[Arti liberali|arte "meccanica"]] (cioè un mestiere che richiedeva sforzo fisico) poco consona al loro status, ricoprendo piuttosto incarichi nei pubblici uffici: due secoli prima un antenato, Simone di Buonarrota, era nel Consiglio dei Cento Savi, e aveva ricoperto le maggiori cariche pubbliche. Possedevano uno scudo d'arme e patronavano una cappella nella [[basilica di Santa Croce]]<ref name=G10/>.
{{colonne|auto}}
{| class="wikitable"
|-
! Pos.
! Atleta
! Nazione
! Tempo
|- bgcolor="#F7F6A8"
| 1
|| [[Manuel Osborne-Paradis]]
|| {{CAN}}
|| 1:12,15
|- bgcolor="#DCE5E5"
| 2
|| [[Phil Brown (sciatore)|Phil Brown]]
|| {{CAN}}
|| 1:12,22
|- bgcolor="#FFDAB9"
| 3
|| [[Tyler Werry]]
|| {{CAN}}
|| 1:12,26
|-
| 4
|| [[James Crawford (sciatore)|James Crawford]]
|| {{CAN}}
|| 1:12,37
|-
| 5
|| [[Morgan Pridy]]
|| {{CAN}}
|| 1:12,39
|-
| 6
|| [[Brodie Seger]]
|| {{CAN}}
|| 1:12,69
|-
| 7
|| [[Riley Seger]]
|| {{CAN}}
|| 1:12,71
|-
| 8
|| [[Broderick Thompson]]
|| {{CAN}}
|| 1:12,95
|-
| 9
|| [[Cameron Alexander]]
|| {{CAN}}
|| 1:13,29
|-
| 10
|| [[Trevor Philp]]
|| {{CAN}}
|| 1:13,35
|}
{{colonne spezza}}
Data: 26 marzo 2016<br />
Località: [[Whistler (Canada)|Whistler]]<br />
Ore: <br />
Pista: <br />
Partenza: 1&nbsp;672&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Arrivo: 1&nbsp;162&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Dislivello: 510&nbsp;m<br />
Tracciatore: [[John Kucera]]
{{colonne fine}}
 
==== Slalom gigante ====
All'epoca della nascita di Michelangelo la famiglia attraversava però un momento di penuria economica<ref name=G10/>: il padre era talmente impoverito che stava addirittura per perdere i suoi privilegi di cittadino fiorentino. La podesteria di Caprese, uno dei meno significativi possedimenti fiorentini, era un incarico politico di scarsa importanza, da lui accettato per cercare di assicurare una sopravvivenza decorosa alla propria famiglia<ref>{{cita|Forcellino|p. 6|AF}}.</ref>, arrotondando le magre rendite di alcuni poderi nei dintorni di Firenze<ref name=G10/>. Il declino influenzò pesantemente le scelte familiari, nonché il destino del giovane Michelangelo e la sua personalità: la preoccupazione per il benessere economico, suo e dei suoi familiari, fu una costante in tutta la sua vita<ref name=G10/>.
{{colonne|auto}}
{| class="wikitable"
|-
! Pos.
! Atleta
! Nazione
! Tempo
|- bgcolor="#F7F6A8"
| 1
|| [[Trevor Philp]]
|| {{CAN}}
|| 2:29,75
|- bgcolor="#DCE5E5"
| 2
|| [[Tyler Werry]]
|| {{CAN}}
|| 2:29,88
|- bgcolor="#FFDAB9"
| 3
|| [[James Crawford (sciatore)|James Crawford]]
|| {{CAN}}
|| 2:30,14
|-
| 4
|| [[Erik Read]]
|| {{CAN}}
|| 2:30,57
|-
| 5
|| [[Hig Roberts]]
|| {{USA}}
|| 2:30,77
|-
| 6
|| [[Phil Brown (sciatore)|Phil Brown]]
|| {{CAN}}
|| 2:31,14
|-
| 7
|| [[Brodie Seger]]
|| {{CAN}}
|| 2:32,19
|-
| 8
|| [[Ford Swette]]
|| {{CAN}}
|| 2:32,48
|-
| 9
|| [[Jeffrey Read]]
|| {{CAN}}
|| 2:33,36
|-
| 10
|| [[Patrick McConville]]
|| {{CAN}}
|| 2:33,97
|}
{{colonne spezza}}
Data: 28 marzo 2016<br />
Località: [[Whistler (Canada)|Whistler]]<br />
1ª manche:<br />
Ore: <br />
Pista: <br />
Partenza: 1&nbsp;562&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Arrivo: 1&nbsp;162&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Dislivello: 400&nbsp;m<br />
Tracciatore: [[Thomas Penney]]
{{colonne spezza}}
<br />
<br />
2ª manche:<br />
Ore: <br />
Pista: <br />
Partenza: 1&nbsp;562&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Arrivo: 1&nbsp;162&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Dislivello: 400&nbsp;m<br />
Tracciatore: [[Pierre-Luc Dumoulin]]
{{colonne fine}}
 
==== InfanziaSlalom (1475-1487)speciale ====
{{colonne|auto}}
Già alla fine di marzo, terminata la carica semestrale di Ludovico Buonarroti, tornò presso Firenze, a [[Settignano]], probabilmente alla poi detta [[Villa Michelangelo]], dove il neonato venne affidato a una balia locale<ref name=C83/>. Settignano era un paese di scalpellini poiché vi si estraeva la [[pietra serena]] da secoli utilizzata a Firenze nell'edilizia di pregio. Anche la balia di Michelangelo era figlia e moglie di scalpellini. Diventato un artista famoso, Michelangelo, spiegando perché preferiva la scultura alle altre arti, ricordava proprio questo affidamento, sostenendo di provenire da un paese di “scultori e scalpellini”, dove dalla balia aveva bevuto «latte impastato con la polvere di marmo»<ref>{{cita|Forcellino|p. 9-10|AF}}.</ref>.
{| class="wikitable"
|-
! Pos.
! Atleta
! Nazione
! Tempo
|- bgcolor="#F7F6A8"
| 1
|| [[Phil Brown (sciatore)|Phil Brown]]
|| {{CAN}}
|| 1:51,19
|- bgcolor="#DCE5E5"
| 2
|| [[Trevor Philp]]
|| {{CAN}}
|| 1:51,57
|- bgcolor="#FFDAB9"
| 3
|| [[Erik Read]]
|| {{CAN}}
|| 1:51,98
|-
| 4
|| [[William St-Germain]]
|| {{CAN}}
|| 1:53,55
|-
| 5
|| [[William Bruneau-Bouchard]]
|| {{CAN}}
|| 1:54,98
|-
| 6
|| [[Brodie Seger]]
|| {{CAN}}
|| 1:55,29
|-
| 7
|| [[Alexandre Fortin]]
|| {{CAN}}
|| 1:55,79
|-
| 8
|| [[Karl Kuus]]
|| {{CAN}}
|| 1:56,71
|-
| 9
|| [[Ford Swette]]
|| {{CAN}}
|| 1:56,72
|-
| 10
|| [[Raphaël Quenneville]]
|| {{CAN}}
|| 1:56,96
|}
{{colonne spezza}}
Data: 29 marzo 2016<br />
Località: [[Whistler (Canada)|Whistler]]<br />
1ª manche:<br />
Ore: <br />
Pista: <br />
Partenza: 1&nbsp;362&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Arrivo: 1&nbsp;162&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Dislivello: 200&nbsp;m<br />
Tracciatore: [[Chris Powers]]
{{colonne spezza}}
<br />
<br />
2ª manche:<br />
Ore: <br />
Pista: <br />
Partenza: 1&nbsp;362&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Arrivo: 1&nbsp;162&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Dislivello: 200&nbsp;m<br />
Tracciatore: [[Cam McKenzie]]
{{colonne fine}}
 
==== Combinata ====
Nel [[1481]] la madre di Michelangelo morì quando egli aveva soltanto sei anni. L'educazione scolastica del fanciullo venne affidata all'umanista [[Francesco Galatea]] da [[Urbino]], che gli impartì lezioni di grammatica. In quegli anni conobbe l'amico [[Francesco Granacci]], che lo incoraggiò nel disegno<ref name=C83/>. Ai figli cadetti di famiglie patrizie era di solito riservata la carriera ecclesiastica o militare, ma Michelangelo, secondo la tradizione, aveva manifestato fin da giovanissimo una forte inclinazione artistica, che nella biografia di [[Ascanio Condivi]], redatta con la collaborazione dell'artista stesso, viene ricordata come ostacolata a tutti i costi dal padre, che non la spuntò però sull'eroica resistenza del figlio<ref name=G12>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 12|MAG}}.</ref>.
{{colonne|auto}}
{| class="wikitable"
|-
! Pos.
! Atleta
! Nazione
! Tempo
|- bgcolor="#F7F6A8"
| 1
|| [[Trevor Philp]]
|| {{CAN}}
|| 2:10,67
|- bgcolor="#DCE5E5"
| 2
|| [[Brodie Seger]]
|| {{CAN}}
|| 2:11,12
|- bgcolor="#FFDAB9"
| 3
|| [[Phil Brown (sciatore)|Phil Brown]]
|| {{CAN}}
|| 2:11,26
|-
| 4
|| [[Broderick Thompson]]
|| {{CAN}}
|| 2:11,50
|-
| 5
|| [[Tyler Werry]]
|| {{CAN}}
|| 2:12,11
|-
| 6
|| [[William St-Germain]]
|| {{CAN}}
|| 2:12,14
|-
| 7
|| [[Dominic Unterberger]]
|| {{CAN}}
|| 2:12,62
|-
| 8
|| [[Jeffrey Read]]
|| {{CAN}}
|| 2:12,87
|-
| 9
|| [[Karl Kuus]]
|| {{CAN}}
|| 2:12,99
|-
| 10
|| [[Huston Philp]]
|| {{CAN}}
|| 2:13,27
|}
{{colonne spezza}}
Data: 27 marzo 2016<br />
Località: [[Whistler (Canada)|Whistler]]<br />
1ª manche:<br />
Ore: <br />
Pista: <br />
Partenza: 1&nbsp;672&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Arrivo: 1&nbsp;162&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Dislivello: 510&nbsp;m<br />
Tracciatore: [[Peter Rybárik]]
{{colonne spezza}}
<br />
<br />
2ª manche:<br />
Ore: <br />
Pista: <br />
Partenza: <br />
Arrivo: <br />
Dislivello: <br />
Tracciatore: [[Jean-Marc Martel]]
{{colonne fine}}
 
=== Donne ===
==== Formazione presso il Ghirlandaio (1487-1488) ====
==== Discesa libera ====
[[File:Michelangelo, drawing from the tribute money by masaccio (munich Kupferstichkabinett).jpg|thumb|Michelangelo, ''[[San Pietro da Masaccio]]'', 1488-1490 circa. Penna e sanguigna su carta. Staatliche Graphische Sammlung, Monaco.]]
{{colonne|auto}}
Nel [[1487]] Michelangelo finalmente approdò alla [[bottega]] di [[Domenico Ghirlandaio]], artista fiorentino tra i più quotati dell'epoca<ref name=G12/>.
{| class="wikitable"
|-
! Pos.
! Atleta
! Nazione
! Tempo
|- bgcolor="#F7F6A8"
| 1
|| [[Valérie Grenier]]
|| {{CAN}}
|| 1:11,40
|- bgcolor="#DCE5E5"
| 2
|| [[Stefanie Fleckenstein]]
|| {{CAN}}
|| 1:12,37
|- bgcolor="#FFDAB9"
| 3
|| [[Katie Fleckenstein]]
|| {{CAN}}
|| 1:14,60
|-
| rowspan=2 |4
|| [[Zoe Belczyk]]
|| {{CAN}}
|| 1:14,91
|-
|| [[Georgia Burgess]]
|| {{CAN}}
|| 1:14,91
|-
| 6
|| [[Candace Crawford]]
|| {{CAN}}
|| 1:15,10
|-
| 7
|| [[Stephanie Currie]]
|| {{CAN}}
|| 1:15,27
|-
| 8
|| [[Gabrielle Smith]]
|| {{CAN}}
|| 1:15,91
|-
| 9
|| [[Emma Woodhouse]]
|| {{CAN}}
|| 1:16,40
|-
| 10
|| [[Michelle Rufener]]
|| {{CHE}}
|| 1:17,45
|}
{{colonne spezza}}
Data: 23 marzo 2016<br />
Località: [[Whistler (Canada)|Whistler]]<br />
Ore: <br />
Pista: <br />
Partenza: 1&nbsp;672&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Arrivo: 1&nbsp;162&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Dislivello: 510&nbsp;m<br />
Tracciatore: [[Rob Boyd]]
{{colonne fine}}
 
==== Supergigante ====
Condivi, omettendo la notizia e sottolineando la resistenza paterna, sembra voler enfatizzare un motivo più che altro letterario e celebrativo, cioè il carattere innato e autodidatta dell'artista: dopotutto, l'avvio consenziente di Michelangelo a una carriera considerata "artigianale", era per il costume dell'epoca una ratifica di una retrocessione sociale della famiglia. Ecco perché, una volta divenuto famoso, egli cercò di nascondere gli inizi della sua attività in bottega parlandone non come di un normale apprendistato professionale, ma come se si fosse trattato di una chiamata inarrestabile dello spirito, contro la quale il padre avrebbe inutilmente tentato di resistere<ref>{{cita|Forcellino|p. 18-19|AF}}.</ref>.
{{colonne|auto}}
{| class="wikitable"
|-
! Pos.
! Atleta
! Nazione
! Tempo
|- bgcolor="#F7F6A8"
| 1
|| [[Marie-Michèle Gagnon]]
|| {{CAN}}
|| 1:13,89
|- bgcolor="#DCE5E5"
| 2
|| [[Candace Crawford]]
|| {{CAN}}
|| 1:14,87
|- bgcolor="#FFDAB9"
| 3
|| [[Valérie Grenier]]
|| {{CAN}}
|| 1:14,95
|-
| 4
|| [[Marie-Pier Préfontaine]]
|| {{CAN}}
|| 1:15,23
|-
| 5
|| [[Stefanie Fleckenstein]]
|| {{CAN}}
|| 1:16,54
|-
| 6
|| [[Victoria Stevens]]
|| {{CAN}}
|| 1:16,88
|-
| 7
|| [[Adrienne Poitras]]
|| {{CAN}}
|| 1:17,68
|-
| 8
|| [[Stephanie Currie]]
|| {{CAN}}
|| 1:17,69
|-
| 9
|| [[Emma Woodhouse]]
|| {{CAN}}
|| 1:17,93
|-
| 10
|| [[Georgia Burgess]]
|| {{CAN}}
|| 1:18,68
|}
{{colonne spezza}}
Data: 26 marzo 2016<br />
Località: [[Whistler (Canada)|Whistler]]<br />
Ore: <br />
Pista: <br />
Partenza: 1&nbsp;672&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Arrivo: 1&nbsp;162&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Dislivello: 510&nbsp;m<br />
Tracciatore: [[John Kucera]]
{{colonne fine}}
 
==== Slalom gigante ====
In realtà sembra ormai quasi certo che Michelangelo fu mandato a bottega proprio dal padre a causa dell'indigenza familiare<ref>{{cita|Forcellino|p. 17|AF}}.</ref>: la famiglia aveva bisogno dei soldi dell'apprendistato del ragazzo, al quale così non poté essere data un'istruzione classica. La notizia è data da [[Vasari]], che già nella prima edizione delle ''[[Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori|Vite]]'' (1550), descrisse, appunto, come fu Ludovico stesso a condurre il figlio dodicenne nella bottega del [[Domenico Ghirlandaio|Ghirlandaio]], suo conoscente, mostrandogli alcuni fogli disegnati dal fanciullo, affinché lo tenesse con sé alleviando le spese per i numerosi figli, e convenendo assieme al maestro un "giusto et onesto salario, che in quel tempo così si costumava". Lo stesso storico aretino ricorda le sue basi documentarie, nei ricordi di Ludovico e nelle ricevute di bottega conservate all'epoca da [[Ridolfo del Ghirlandaio]], figlio del celebre pittore<ref name=G12/>. In particolare in un "ricordo" del padre, datato 1º aprile [[1488]], Vasari lesse i termini dell'accordo con i fratelli Ghirlandaio, prevedendo una permanenza del figlio a bottega per tre anni, per un compenso di venticinque fiorini d'oro<ref name=G12/>. Inoltre in elenco di creditori della bottega artistica, al giugno [[1487]], è registrato anche Michelangelo dodicenne<ref name=G12/>.
{{colonne|auto}}
{| class="wikitable"
|-
! Pos.
! Atleta
! Nazione
! Tempo
|- bgcolor="#F7F6A8"
| 1
|| [[Marie-Michèle Gagnon]]
|| {{CAN}}
|| 2:34,50
|- bgcolor="#DCE5E5"
| 2
|| [[Candace Crawford]]
|| {{CAN}}
|| 2:34,56
|- bgcolor="#FFDAB9"
| 3
|| [[Valérie Grenier]]
|| {{CAN}}
|| 2:35,11
|-
| 4
|| [[Marie-Pier Préfontaine]]
|| {{CAN}}
|| 2:36,08
|-
| 5
|| [[Ali Nullmeyer]]
|| {{CAN}}
|| 2:37,30
|-
| 6
|| [[Victoria Stevens]]
|| {{CAN}}
|| 2:37,39
|-
| 7
|| [[Laurence St-Germain]]
|| {{CAN}}
|| 2:38,90
|-
| 8
|| [[Stephanie Currie]]
|| {{CAN}}
|| 2:40,11
|-
| 9
|| [[Stefanie Fleckenstein]]
|| {{CAN}}
|| 2:40,51
|-
| 10
|| [[Soleil Patterson]]
|| {{CAN}}
|| 2:41,26
|}
{{colonne spezza}}
Data: 29 marzo 2016<br />
Località: [[Whistler (Canada)|Whistler]]<br />
1ª manche:<br />
Ore: <br />
Pista: <br />
Partenza: 1&nbsp;562&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Arrivo: 1&nbsp;162&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Dislivello: 400&nbsp;m<br />
Tracciatore: [[Nick Cooper]]
{{colonne spezza}}
<br />
<br />
2ª manche:<br />
Ore: <br />
Pista: <br />
Partenza: 1&nbsp;562&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Arrivo: 1&nbsp;162&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Dislivello: 400&nbsp;m<br />
Tracciatore: [[Mike Necesanek]]
{{colonne fine}}
 
==== Slalom speciale ====
In quel periodo la bottega del Ghirlandaio era attiva al ciclo affrescato della [[Cappella Tornabuoni]] in [[Santa Maria Novella]], dove Michelangelo poté certamente apprendere una tecnica pittorica avanzata<ref name=G13>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 13|MAG}}.</ref>. La giovane età del fanciullo (che al termine degli affreschi aveva quindici anni) lo relegherebbe a mestieri da garzone (preparazione dei colori, riempimento di partiture semplici e decorative), ma è altresì noto che egli era il migliore tra gli allievi e non è da escludere che gli fossero affidati alcuni compiti di maggior rilievo: Vasari riportò come Domenico avesse sorpreso il fanciullo a "ritrarre di naturale il ponte con alcuni deschi, con tutte le masserizie dell'arte, et alcuni di que' giovani che lavoravano", tanto che fece esclamare al maestro "Costui ne sa più di me". Alcuni storici hanno ipotizzato un suo [[Cappella Tornabuoni#La presenza di Michelangelo|intervento diretto]] in alcuni ignudi del ''Battesimo di Cristo'' e della ''Presentazione al Tempio'' oppure nello scultoreo ''San Giovannino nel deserto'', ma in realtà la mancanza di termini di paragone e riscontri oggettivi ha sempre impossibilitato una definitiva conferma<ref>Francesco Razeto, ''La Cappella Tornabuoni a Santa Maria Novella'', in AA.VV., ''Cappelle del Rinascimento a Firenze'', Editrice Giusti, Firenze 1998, pp. 99-100. ISBN 88-8200-017-6</ref>.
{{colonne|auto}}
{| class="wikitable"
|-
! Pos.
! Atleta
! Nazione
! Tempo
|- bgcolor="#F7F6A8"
| 1
|| [[Marie-Michèle Gagnon]]
|| {{CAN}}
|| 1:44,57
|- bgcolor="#DCE5E5"
| 2
|| [[Candace Crawford]]
|| {{CAN}}
|| 1:46,71
|- bgcolor="#FFDAB9"
| 3
|| [[Laurence St-Germain]]
|| {{CAN}}
|| 1:47,83
|-
| 4
|| [[Amelia Smart]]
|| {{CAN}}
|| 1:48,58
|-
| 5
|| [[Alexa Dlouhy]]
|| {{CAN}}
|| 1:49,73
|-
| 6
|| [[Marie-Pier Préfontaine]]
|| {{CAN}}
|| 1:51,70
|-
| 7
|| [[Laurence Huot]]
|| {{CAN}}
|| 1:51,98
|-
| 8
|| [[Stefanie Fleckenstein]]
|| {{CAN}}
|| 1:52,73
|-
| 9
|| [[Adrienne Poitras]]
|| {{CAN}}
|| 1:53,23
|-
| 10
|| [[Tyra Collombin]]
|| {{CAN}}
|| 1:53,38
|}
{{colonne spezza}}
Data: 28 marzo 2016<br />
Località: [[Whistler (Canada)|Whistler]]<br />
1ª manche:<br />
Ore: <br />
Pista: <br />
Partenza: 1&nbsp;362&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Arrivo: 1&nbsp;162&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Dislivello: 200&nbsp;m<br />
Tracciatore: [[Cam McKenzie]]
{{colonne spezza}}
<br />
<br />
2ª manche:<br />
Ore: <br />
Pista: <br />
Partenza: 1&nbsp;362&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Arrivo: 1&nbsp;162&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Dislivello: 200&nbsp;m<br />
Tracciatore: [[Francis Royal]]
{{colonne fine}}
 
==== Combinata ====
Sicuro è invece che il giovane manifestò un forte interesse per i maestri alla base della scuola fiorentina, soprattutto [[Giotto]] e [[Masaccio]], copiando direttamente i loro affreschi nelle cappelle di [[Basilica di Santa Croce|Santa Croce]] e nella [[Cappella Brancacci|Brancacci]] in [[Basilica di Santa Maria del Carmine (Firenze)|Santa Maria del Carmine]]<ref name=G13/>. Un esempio è il massiccio ''[[San Pietro da Masaccio]]'', copia dal ''[[Pagamento del tributo]]''. Condivi scrisse anche di una copia da una stampa tedesca di un ''Sant'Antonio tormentato da diavoli'': l'opera è stata recentemente riconosciuta nel ''[[Tormento di sant'Antonio]]'', copia da [[Martin Schongauer]]<ref name=C83/>, acquistato dal [[Kimbell Art Museum]] di [[Fort Worth]], in [[Texas]]<ref>{{Cita news|url=http://www.corriere.it/cronache/09_maggio_13/museo_michelangelo_usa_02fc3e72-3fcc-11de-bc3f-00144f02aabc.shtml|titolo=La prima opera di Michelangelo finisce a un museo del Texas|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|autore=Alessandra Farkas|giorno=13|mese=05|anno=2009|accesso=19 maggio 2009}}</ref>.
{{colonne|auto}}
 
{| class="wikitable"
==== Al giardino neoplatonico (1488-1490) ====
|-
[[File:Ex-Monastero dell'Arcangelo Raffaello, oggi studio romanelli 09.JPG|thumb|left|Copia da [[Cesare Zocchi]], ''Michelangelo giovane scolpisce la testa di fauno'', [[Studio Romanelli]], Firenze]]
! Pos.
Molto probabilmente Michelangelo non terminò il triennio formativo in bottega, a giudicare dalle vaghe indicazioni della biografia del Condivi. Forse si burlò del proprio maestro, sostituendo un ritratto della mano di Domenico, che doveva rifare per esercizio, con la sua copia, senza che il Ghirlandaio si accorgesse della differenza, "con un suo compagno […] ridendosene"<ref>Condivi, cit., p. 10.</ref>.
! Atleta
 
! Nazione
In ogni caso pare che su suggerimento di un altro apprendista, [[Francesco Granacci]], Michelangelo cominciò a frequentare il [[giardino di San Marco]], una sorta di accademia artistica sostenuta economicamente da [[Lorenzo il Magnifico]] in una sua proprietà nel quartiere mediceo di Firenze. Qui si trovava una parte delle vaste collezioni di sculture antiche dei [[Medici]], che i giovani talenti, ansiosi di migliorare nell'arte dello scolpire, potevano copiare, sorvegliati e aiutati dal vecchio scultore [[Bertoldo di Giovanni]], allievo diretto di [[Donatello]]. I biografi dell'epoca descrivono il giardino come un vero e proprio centro di alta formazione, forse enfatizzando un po' la quotidiana realtà, ma è senza dubbio che l'esperienza ebbe un impatto fondamentale sul giovane Michelangelo<ref name=G13/>.
! Tempo
 
|- bgcolor="#F7F6A8"
Tra i vari aneddoti legati all'attività del giardino è celebre nella letteratura michelangiolesca quello della ''[[Testa di fauno]]'', una perduta copia in marmo di un'opera antica. Veduta dal Magnifico in visita al giardino, venne criticata bonariamente per la perfezione della dentatura che si intravedeva dalla bocca dischiusa, inverosimile in una figura anziana. Ma prima che il signore finisse il giro del giardino, il Buonarroti si armò di trapano e martello per scalfire un dente e bucarne un altro, suscitando la sorpresa ammirazione di Lorenzo. Pare che in seguito all'episodio Lorenzo in persona chiese il permesso a Ludovico Buonarroti di ospitare il ragazzo nel [[palazzo Medici Riccardi|palazzo di via Larga]], residenza della sua famiglia<ref name=G14>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 14|MAG}}.</ref>. Ancora le fonti parlano di una resistenza paterna, ma le gravose necessità economiche della famiglia dovettero giocare un ruolo determinante, infatti alla fine Ludovico cedette in cambio di un posto di lavoro alla dogana, retribuito otto [[scudo (moneta)|scudi]] al mese<ref name=G14/>.
| 1
 
|| [[Candace Crawford]]
Verso il [[1490]] quindi il giovane artista venne accolto come figlio adottivo nella più importante famiglia in città. Ebbe così modo di conoscere direttamente le personalità del suo tempo, come [[Agnolo Poliziano|Poliziano]], [[Marsilio Ficino]] e [[Giovanni Pico della Mirandola|Pico della Mirandola]], che lo resero partecipe, in qualche misura, della dottrina [[accademia neoplatonica|neoplatonica]] e dell'amore per la rievocazione dell'antico. Conobbe inoltre i giovani rampolli di casa Medici, più o meno a lui coetanei, che diventarono negli anni successivi alcuni dei suoi principali committenti: [[Piero il Fatuo|Piero]], Giovanni, poi [[papa Leone X]], e Giulio, futuro [[Clemente VII]]<ref name=G14/>.
|| {{CAN}}
 
|| 2:15,03
Un altro fatto legato a quegli anni è la lite con [[Pietro Torrigiano]], futuro scultore di buon livello, noto soprattutto per il suo viaggio in [[Spagna]] dove esportò modi rinascimentali. Pietro era noto per la sua avvenenza e per un'ambizione pari almeno a quella di Michelangelo. Tra i due non correva buon sangue e una volta entrati in contrasto, durante un sopralluogo alla [[cappella Brancacci]], finirono per azzuffarsi; ebbe la peggio Michelangelo, che incassò un pugno del rivale in pieno volto, rompendosi il naso e avendo deturpato per sempre il profilo<ref>{{cita|Forcellino|p. 32-33|AF}}.</ref>.
|- bgcolor="#DCE5E5"
 
| 2
==== Prime opere (1490-1492) ====
|| [[Ali Nullmeyer]]
[[File:Buonarotti-scala.jpg|thumb|Michelangelo, ''[[Madonna della Scala (Michelangelo)|Madonna della Scala]]'', marmo, [[1491]] circa. [[Casa Buonarroti]], Firenze.]]
|| {{CAN}}
 
|| 2:15,96
Al periodo del giardino e del soggiorno in casa Medici risalgono essenzialmente due opere, la ''[[Madonna della Scala (Michelangelo)|Madonna della Scala]]'' ([[1491]] circa) e la ''[[Battaglia dei centauri]]'', entrambe conservate nel museo di [[Casa Buonarroti]] a Firenze. Si tratta di due opere molto diverse per tema (uno sacro e uno profano) e per tecnica (una in un sottile bassorilievo, l'altro in un prorompente altorilievo), che testimoniano alcune influenze fondamentali nel giovane scultore, rispettivamente [[Donatello]] e la statuaria classica<ref name=G14/>.
|- bgcolor="#FFDAB9"
 
| 3
Nella ''[[Madonna della Scala (Michelangelo)|Madonna della Scala]]'' l'artista riprese la tecnica dello [[stiacciato]], creando un'immagine di tale monumentalità da far pensare alle steli classiche; la figura della [[Maria (madre di Gesù)|Madonna]], che occupa tutta l'altezza del rilievo, si staglia vigorosa, tra notazioni di vivace naturalezza, come il Bambino è assopito di spalle e i putti, sulla scala da cui prende il nome il rilievo, occupati nell'insolita attività di tendere un drappo<ref name=G32>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 32|MAG}}.</ref>.
|| [[Stephanie Currie]]
 
|| {{CAN}}
[[File:Michelangelo, battaglia dei centauri, casa buonarroti.jpg|thumb|left|Michelangelo, ''[[Battaglia dei centauri]]'', marmo, 1492 circa. [[Casa Buonarroti]], Firenze]]
|| 2:18,92
 
|-
 
| 4
Di poco posteriore è la ''[[Battaglia dei centauri]]'', databile tra il [[1491]] e il [[1492]]: secondo [[Ascanio Condivi|Condivi]] e Vasari fu eseguita per [[Lorenzo de' Medici|Lorenzo il Magnifico]], su un soggetto proposto da [[Agnolo Poliziano]], anche se i due biografi non concordano sull'esatta titolazione<ref name=G34>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 34|MAG}}.</ref>.
|| [[Amelia Smart]]
 
|| {{CAN}}
Per questo rilievo Michelangelo si rifece sia ai [[sarcofago romano|sarcofagi romani]], sia alle formelle dei [[pulpito|pulpiti]] di [[Giovanni Pisano]], e guardò anche al contemporaneo rilievo bronzeo di [[Bertoldo di Giovanni]] con una battaglia di cavalieri, a sua volta ripreso da un sarcofago del [[Camposanto monumentale|Camposanto di Pisa]]. Nel rilievo michelangiolesco però viene esaltato soprattutto il dinamico groviglio dei corpi nudi in lotta e annullato ogni riferimento spaziale<ref name=G34/>.
|| 2:19,78
 
|-
==== Michelangelo e Piero de' Medici (1492-1494) ====
| 5
[[File:Santo Spirito, sagrestia, crocifisso di michelangelo 04.JPG|thumb|Il ''[[Crocifisso di Santo Spirito]]'' (1493 circa)]]
|| [[Adrienne Poitras]]
Nel [[1492]] morì [[Lorenzo de' Medici|Lorenzo il Magnifico]]. Non è chiaro se i suoi eredi, in particolare il primogenito [[Piero il Fatuo|Piero]], mantennero l'ospitalità al giovane Buonarroti: indizi sembrano indicare che Michelangelo si ritrovò improvvisamente senza dimora, con un difficile ritorno alla casa paterna<ref name=G14/>. Piero di Lorenzo de' Medici, succeduto al padre anche nel governo della città, è ritratto dai biografi michelangioleschi come un tiranno "insolente e soperchievole", con un difficile rapporto con l'artista, che era di appena tre anni più giovane di lui. Nonostante ciò, i fatti documentati non lasciano alcun indizio di una rottura plateale tra i due, almeno fino alla crisi dell'autunno del [[1494]]<ref name=G15>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 15|MAG}}.</ref>.
|| {{CAN}}
 
|| 2:20,45
Nel [[1493]] infatti Piero, dopo essere stato nominato Operaio in [[Basilica di Santo Spirito|Santo Spirito]], dovette intercedere coi frati [[agostiniani]] in favore del giovane artista, affinché lo ospitassero e gli consentissero di studiare l'[[anatomia]] negli ambienti del convento, sezionando i cadaveri provenienti dall'ospedale del complesso, attività che giovò enormemente alla sua arte<ref name=G14/>.
|-
 
| 6
In questi anni Michelangelo scolpì il ''[[Crocifisso di Santo Spirito|Crocifisso ligneo]]'', realizzato come ringraziamento per il priore. Attribuito a questo periodo è anche il piccolo ''[[Crocifisso di legno di tiglio]]'' recentemente acquistato dallo Stato italiano. Inoltre, probabilmente per ringraziare o per accattivarsi Piero, dovette scolpire, subito dopo la morte di Lorenzo, un perduto ''[[Ercole (Michelangelo)|Ercole]]''<ref name=G14/>.
|| [[Soleil Patterson]]
 
|| {{CAN}}
Il 20 gennaio [[1494]] su Firenze si abbatté una violenta nevicata e Piero fece chiamare Michelangelo per fare una statua di neve nel cortile di [[palazzo Medici]]. L'artista fece di nuovo un ''Ercole'', che durò almeno otto giorni, sufficienti per fare apprezzare l'opera a tutta la città<ref>{{cita|Forcellino|p. 43|AF}}.</ref>. All'opera si ispirò forse [[Antonio del Pollaiolo]] per [[Ercole (Antonio del Pollaiolo)|un bronzetto]] oggi alla [[Frick Collection]] di [[New York]].
|| 2:22,89
 
|-
Mentre cresceva lo scontento per il progressivo declino politico ed economico della città, in mano a un ragazzo poco più che ventenne, la situazione esplose in occasione della calata in Italia dell'esercito francese ([[1494]]) capeggiato da [[Carlo VIII di Francia|Carlo VIII]], nei confronti del quale Piero adottò un'impudente politica di assecondamento, giudicato eccessivo. Appena partito il monarca la situazione precipitò rapidamente, aizzata dal predicatore ferrarese [[Girolamo Savonarola]], con la cacciata dei Medici e il saccheggio del [[palazzo Medici|palazzo]] e del [[giardino di San Marco]]<ref name=C83/>.
| 7
 
|| [[Sarah Taylor (sciatrice)|Sarah Taylor]]
Resosi conto dell'imminente crollo politico del suo mecenate, Michelangelo, al pari di molti artisti dell'epoca, abbracciò i nuovi valori spirituali e sociali di Savonarola<ref>{{cita|Forcellino|p. 44|AF}}.</ref>. Il frate, con le sue accalorate prediche e il suo rigorismo formale, accese in lui sia la convinzione che la Chiesa dovesse essere riformata, sia i primi dubbi sul valore etico da dare all'arte, orientandola su soggetti sacri<ref name=G14/>.
|| {{CAN}}
 
|| 2:23,68
Poco prima del precipitare della situazione, nell'ottobre 1494, Michelangelo, nella paura di rimanere coinvolto nei disordini, quale possibile bersaglio poiché protetto dai Medici, fuggì dalla città di nascosto, abbandonando Piero al suo destino: il 9 novembre venne infatti scacciato da Firenze, dove si instaurò un governo popolare<ref name=G14/>.
|-
 
| 8
==== Il primo viaggio a Bologna (1494-1495) ====
|| [[Hannah Schmidt]]
[[File:Michelangelo, arca di san domenico, san procolo.jpg|thumb|upright=0.6|left|''[[San Procolo (Michelangelo)|San Procolo]]'' (1494-1495)]]
|| {{CAN}}
Per Michelangelo si trattava del primo viaggio fuori Firenze, con una prima tappa a [[Venezia]], dove rimase poco, ma abbastanza per vedere probabilmente il [[monumento equestre a Bartolomeo Colleoni]] del [[Verrocchio]], dal quale trasse forse ispirazione per i volti eroici e "terribili"<ref>{{cita|Baldini|p. 89|UB}}.</ref>.
|| 2:23,77
 
|-
Si diresse poi a [[Bologna]], in cui venne accolto, trovando ospitalità e protezione, dal nobile [[Giovan Francesco Aldovrandi|Giovan Francesco Aldrovandi]], molto vicino ai [[Bentivoglio (famiglia)|Bentivoglio]] che allora dominavano la città. Durante il soggiorno bolognese, durato circa un anno, l'artista si occupò, grazie all'intercessione del suo protettore, del completamento della prestigiosa [[Arca di san Domenico]], a cui avevano già lavorato [[Nicola Pisano]] e [[Niccolò dell'Arca]], che era morto da pochi mesi, in quel 1494. Scolpì così un ''[[San Procolo (Michelangelo)|San Procolo]]'', un ''[[Angelo reggicandelabro]]'' e terminò il ''[[San Petronio (Michelangelo)|San Petronio]]'' iniziato da Niccolò<ref name=G16>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 16|MAG}}.</ref>. Si tratta di figure che si allontanano dalla tradizione di primo Quattrocento delle altre statue di Niccolò dell'Arca, con una solidità e una compattezza innovative, nonché primo esempio di quella "terribilità" michelangiolesca nell'espressione fiera e eroica del ''[[San Procolo (Michelangelo)|San Procolo]]''<ref name=G38>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 38|MAG}}.</ref>, nel quale pare abbozzata un'intuizione embrionale che si svilupperà nel famoso David.
| 9
 
|| [[Katie Fleckenstein]]
A Bologna lo stile dell'artista era infatti velocemente maturato grazie alla scoperta di nuovi esempi, diversi dalla tradizione fiorentina, che lo influenzarono profondamente. Ammirò i rilievi della [[Porta Magna]] di [[basilica di San Petronio|San Petronio]] di [[Jacopo della Quercia]]. Da essi attinse gli effetti di "forza trattenuta", data dai contrasti tra parti lisce e stondate e parti dai contorni rigidi e fratturati, nonché la scelta di soggetti umani rustici e massicci, che esaltano le scene con gesti ampi, pose eloquenti e composizioni dinamiche<ref name=JA>{{cita|De Vecchi-Cerchiari|p. 48-49|DVC}}.</ref>. Anche le stesse composizioni di figure che tendono a non rispettare i bordi quadrati dei riquadri e a debordare con le loro masse compatte e la loro energia interna furono motivo di suggestione per le future opere del fiorentino, che nelle scene della Volta Sistina citerà diverse volte queste scene vedute in gioventù, sia negli insiemi, che nei particolari.
|| {{CAN}}
Anche le sculture di [[Niccolò dell'Arca]] devono essere state sottoposte ad analisi da parte del fiorentino, come il gruppo in cotto del [[Compianto sul Cristo morto (Niccolò dell'Arca)|Compianto sul Cristo morto]], dove il volto e il braccio di Gesù saranno richiamati di lì a breve nella Pietà vaticana.
|| 2:23,80
 
|-
Inoltre Michelangelo rimase colpito dall'incontro con la [[rinascimento ferrarese|pittura ferrarese]], in particolare con le opere di [[Francesco del Cossa]] ed [[Ercole de' Roberti]], come il monumentale ''[[Polittico Griffoni]]'', gli espressivi affreschi della [[cappella Garganelli]] o la ''Pietà'' del de' Roberti<ref name=G16/>.
| 10
 
|| [[Michelle Rufener]]
==== L'imbroglio del Cupido (1495-1496) ====
|| {{CHE}}
Rientrato a Firenze nel dicembre [[1495]], quando la situazione appariva ormai calmata, Michelangelo trovò un clima molto diverso. Nella città dominata dal governo repubblicano di ispirazione savonaroliana erano nel frattempo rientrati alcuni [[Medici]]. Si trattava di alcuni esponenti del ramo cadetto che, per l'occasione, presero il nome di "Popolani" per accattivarsi le simpatie del popolo presentandosi come protettori e garanti delle libertà comunali. Tra questi spiccava [[Lorenzo il Popolano|Lorenzo di Pierfrancesco]], bis-cugino del Magnifico, che era da tempo una figura chiave della cultura cittadina, committente di [[Botticelli]] e di altri artisti. Fu lui a prendere sotto protezione Michelangelo, commissionandogli due sculture entrambe perdute, un ''[[San Giovannino (Michelangelo)|San Giovannino]]'' e un ''[[Cupido dormiente]]''<ref name=G16/>.
|| 2:24,08
 
|}
Il ''Cupido'' in particolare fu al centro di una vicenda che portò di lì a poco Michelangelo a Roma, in quello che può dirsi l'ultimo dei suoi fondamentali viaggi formativi. Su suggerimento forse dello stesso Lorenzo e probabilmente all'insaputa di Michelangelo, si decise di sotterrare il ''Cupido'', per patinarlo come un reperto archeologico e rivenderlo sul fiorente mercato delle opere d'arte antiche a Roma. L'inganno riuscì, infatti di lì a poco, con l'intermediazione del mercante Baldassarre Del Milanese, il cardinale di San Giorgio [[Raffaele Riario]], nipote di [[Sisto IV]] e uno dei più ricchi collezionisti del tempo, lo acquistò per la cospicua somma di duecento [[ducato (moneta)|ducati]]: Michelangelo ne aveva incassati per la stessa opera appena trenta<ref name=G16/>.
{{colonne spezza}}
 
Data: 27 marzo 2016<br />
Poco dopo tuttavia le voci del fruttuoso inganno si sparsero fino ad arrivare alle orecchie del cardinale, che per avere conferma e richiedere indietro i soldi, spedì a Firenze un suo intermediario, [[Jacopo Galli]], che risalì a Michelangelo e riuscì ad avere conferma della truffa. Il cardinale andò su tutte le furie, ma volle anche conoscere l'artefice capace di emulare gli antichi facendoselo spedire a Roma, nel luglio di quell'anno, dal Galli. Con quest'ultimo in seguito Michelangelo strinse un solido e proficuo rapporto<ref name=G16/>.
Località: [[Whistler (Canada)|Whistler]]<br />
 
1ª manche:<br />
=== Primo soggiorno romano (1496-1501) ===
Ore: <br />
==== Arrivo a Roma e il Bacco (1496-1497) ====
Pista: <br />
Michelangelo accettò senza indugio l'invito a Roma del cardinale, nonostante questi fosse nemico giurato dei Medici: di nuovo per convenienza voltava le spalle ai suoi protettori<ref>{{cita|Forcellino|p. 55|AF}}.</ref>.
Partenza: 1&nbsp;672&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
 
Arrivo: 1&nbsp;162&nbsp;m&nbsp;s.l.m.<br />
Arrivò a Roma il 25 giugno [[1496]]. Il giorno stesso il cardinale mostrò a Michelangelo la sua collezione di sculture antiche, chiedendogli se se la sentiva di fare qualcosa di simile. Neppure dieci giorni dopo, l'artista iniziò a scolpire una statua a tutto tondo di un ''[[Bacco (Michelangelo)|Bacco]]'' (oggi al [[Museo del Bargello]]), raffigurato come un adolescente in preda all'ebbrezza, in cui è già leggibile l'impatto con la statuaria classica: l'opera infatti presenta una resa naturalistica del corpo, con effetti illusivi e tattili simili a quelli della [[scultura ellenistica]]; inedita per l'epoca è l'espressività e l'elasticità delle forme, unite al tempo stesso con un'essenziale semplicità dei particolari. Ai piedi di Bacco scolpì un giovinetto che sta rubando qualche acino d'uva dalla mano del dio: questo gesto destò molta ammirazione in tutti gli scultori del tempo poiché il giovane sembra davvero mangiare dell'[[uva]] con grande realismo. Il Bacco è una delle poche opere perfettamente finite di Michelangelo e dal punto di vista tecnico segna il suo ingresso nella maturità artistica<ref name=G40>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 40|MAG}}.</ref>.
Dislivello: 510&nbsp;m<br />
 
Tracciatore: [[Peter Rybárik]]
L'opera, forse rifiutata dal cardinale Riario, rimase in casa di Jacopo Galli, dove Michelangelo viveva. Il cardinale Riario mise a disposizione di Michelangelo la sua cultura e la sua collezione, contribuendo con ciò in maniera determinante al miglioramento del suo stile, ma soprattutto lo introdusse nell'ambiente cardinalizio dal quale sarebbero arrivate presto importantissime commissioni. Eppure, ancora una volta Michelangelo mostrò ingratitudine verso il mecenate di turno: a proposito del Riario fece scrivere dal suo biografo Condivi che era un ignorante e non gli aveva commissionato nulla<ref>{{cita|Forcellino|p. 60|AF}}.</ref>.
{{colonne spezza}}
 
<br />
==== Pietà (1497-1499) ====
<br />
[[File:Michelangelo's Pieta 5450 cropncleaned edit.jpg|thumb|upright=1.4|Michelangelo, ''[[Pietà vaticana|Pietà]]'', 1497-1499, marmo. [[Basilica di San Pietro]], [[città del Vaticano]].]]
2ª manche:<br />
Grazie sempre all'intermediazione di Jacopo Galli, Michelangelo ricevette altre importanti commissioni in ambito ecclesiastico, tra cui forse la ''[[Madonna di Manchester]]'', la tavola dipinta della ''[[Deposizione di Cristo nel sepolcro|Deposizione]]'' per [[Basilica di Sant'Agostino in Campo Marzio|Sant'Agostino]], forse il perduto dipinto con le ''[[Stigmate di san Francesco (Michelangelo)|Stigmate di san Francesco]]'' per [[San Pietro in Montorio]], e, soprattutto, una ''[[Pietà vaticana|Pietà]]'' in marmo per la chiesa di Santa Petronilla, oggi in [[basilica di San Pietro in Vaticano|San Pietro]]<ref name=C86>{{cita|Camesasca|p. 86|EC}}.</ref>.
Ore: <br />
 
Pista: <br />
Quest'ultima opera, che suggellò la definitiva consacrazione di Michelangelo nell'arte scultorea - ad appena ventidue anni - era stata commissionata dal cardinale francese [[Jean de Bilhères de La Groslaye]], [[ambasciatore]] di [[Carlo VIII di Francia|Carlo VIII]] presso [[papa Alessandro VI]], che desiderava forse adoperarla per la propria sepoltura. Il contatto tra i due dovette avvenire nel novembre [[1497]], in seguito al quale l'artista partì alla volta di [[Carrara]] per scegliere un blocco di marmo adeguato; la firma del contratto vero e proprio si ebbe poi solo nell'agosto del [[1498]]. Il gruppo, fortemente innovativo rispetto alla tradizione scultorea delle ''Pietà'' tipicamente nordica, venne sviluppato con una composizione piramidale, con la Vergine come asse verticale e il corpo morto del Cristo come asse orizzontale, mediate dal massiccio panneggio. La finitura dei particolari venne condotta alle estreme conseguenze, tanto da dare al marmo effetti di traslucido e di cerea morbidezza. Entrambi i protagonisti mostrano un'età giovane, tanto che sembra che lo scultore si sia ispirato al passo dantesco "Vergine Madre, Figlia di tuo Figlio"<ref>{{cita|Baldini|p. 92|UB}}.</ref>.
Partenza: <br />
 
Arrivo: <br />
La ''Pietà'' fu importante nell'esperienza artistica di Michelangelo non solo perché fu il suo primo capolavoro ma anche perché fu la prima opera da lui fatta in [[marmo di Carrara]], che da questo momento divenne la materia primaria per la sua creatività. A Carrara l'artista manifestò un altro aspetto della personalità: la consapevolezza del proprio talento. Lì infatti acquistò non solo il blocco di marmo per la ''Pietà'', ma anche diversi altri blocchi, nella convinzione che - considerato il suo talento - le occasioni per utilizzarli non sarebbero mancate<ref name=F63>{{cita|Forcellino|p. 63|AF}}.</ref>. Cosa ancora più insolita per un artista di quei tempi, Michelangelo si convinse che per scolpire le proprie statue non aveva bisogno di committenti: avrebbe potuto scolpire di propria iniziativa opere da vendere una volta terminate. In pratica Michelangelo diventava un imprenditore di se stesso e investiva sul proprio talento senza aspettare che altri lo facessero per lui<ref name=F63/>.
Dislivello: <br />
 
Tracciatore: [[Ryan Jazyk]]
=== Rientro a Firenze (1501-1504) ===
{{colonne fine}}
==== Passaggio per Siena (1501) ====
Nel [[1501]] Michelangelo decise di tornare a Firenze. Prima di partire [[Jacopo Galli]] gli ottenne una nuova commissione, questa volta per il cardinale [[Francesco Todeschini Piccolomini]], futuro [[papa Pio III]]. Si trattava di realizzare quindici statue di ''Santi'' di grandezza leggermente inferiore al naturale, per l'[[altare Piccolomini]] nel [[Duomo di Siena]], composto architettonicamente una ventina di anni prima da [[Andrea Bregno]]. Alla fine l'artista ne realizzò solo quattro (''[[San Paolo (Michelangelo)|San Paolo]]'', ''[[San Pietro (Michelangelo)|San Pietro]]'', un ''[[San Pio (Michelangelo)|San Pio]]'' e ''[[San Gregorio (Michelangelo)|San Gregorio]]''), spedendole da Firenze fino al [[1504]], per di più con un uso massiccio di aiuti. La commissione delle statue senesi, destinate a nicchie anguste, iniziava infatti a essere ormai troppo stretta per la sua fama, in luce soprattutto delle prestigiose opportunità che si stavano profilando a Firenze<ref name=G19>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 19|MAG}}.</ref>.
 
==== Rientro a Firenze: il ''David'' (1501) ====
[[File:'David' by Michelangelo JBU0001.JPG|thumb|left|Michelangelo, ''[[David (Michelangelo)|David]]'', 1501-1504, marmo. [[Galleria dell'Accademia]], Firenze.]]
Nel [[1501]] Michelangelo era già rientrato a Firenze, spinto da necessità legate a "domestici negozi"<ref>Condivi</ref>. Il suo ritorno coincise con l'avvio di una stagione di commissioni di grande prestigio, che testimoniano la grande reputazione che l'artista si era conquistato durante gli anni passati a Roma.
 
Il 16 agosto del [[1501]] l'[[Museo dell'Opera del Duomo (Firenze)|Opera del Duomo di Firenze]] gli affidò ad esempio una colossale statua del ''[[David (Michelangelo)|David]]'' da collocare in uno dei contrafforti esterni posti nella zona absidale della [[cattedrale di Santa Maria del Fiore|cattedrale]]. Si trattava di un'impresa resa complicata dal fatto che il blocco di marmo assegnato era stato precedentemente sbozzato da [[Agostino di Duccio]] nel [[1464]] e da [[Antonio Rossellino]] nel [[1476]], col rischio che fossero stati ormai asportati porzioni di marmo indispensabili alla buona conclusione del lavoro<ref>{{cita|Forcellino|p. 77|AF}}.</ref>.
 
Nonostante la difficoltà, Michelangelo iniziò a lavorare su quello che veniva chiamato "il Gigante" nel settembre del [[1501]] e completò l'opera in tre anni. L'artista affrontò il tema dell'eroe in maniera insolita rispetto all'iconografia data dalla tradizione, rappresentandolo come un uomo giovane e nudo, dall'atteggiamento pacato ma pronto a una reazione, quasi a simboleggiare, secondo molti, il nascente ideale politico repubblicano, che vedeva nel cittadino-soldato - e non nel [[mercenario]] - l'unico in grado di poter difendere le libertà repubblicane. I fiorentini riconobbero immediatamente la statua come un capolavoro. Così, anche se il David era nato per l'Opera del Duomo e quindi per essere osservato da un punto di vista ribassato e non certo frontale, la Signoria decise di farne il simbolo della città e come tale venne collocata nel luogo col maggior valore simbolico: [[piazza della Signoria]]. A decidere di questa collocazione della statua fu una commissione appositamente nominata e composta dai migliori artisti della città, tra i quali [[David Ghirlandaio|Davide Ghirlandaio]], [[Simone del Pollaiolo]], [[Filippino Lippi]], [[Sandro Botticelli]], [[Antonio da Sangallo il Vecchio|Antonio]] e [[Giuliano da Sangallo]], [[Andrea Sansovino]], [[Leonardo da Vinci]], [[Perugino|Pietro Perugino]]<ref>{{cita|Forcellino|p. 83|AF}}.</ref>.
 
Leonardo da Vinci, in particolare, votò per una posizione defilata del ''David'', sotto una nicchia nella [[Loggia della Signoria]], confermando le voci di rivalità e cattivi rapporti tra i due geni<ref>Milena Magnano, Leonardo, collana I Geni dell'arte, Mondadori Arte, Milano 2007, pag. 141. ISBN 978-88-370-6432-7</ref>.
 
==== Leonardo e Michelangelo ====
Leonardo dimostrò interesse per il ''David'', copiandolo in un suo disegno (sebbene non potesse condividere la spiccata muscolarità dell'opera), ma anche Michelangelo fu influenzato dall'arte di Leonardo. Nel [[1501]] il maestro da Vinci espose nella [[Basilica della Santissima Annunziata|Santissima Annunziata]] un cartone con la ''Sant'Anna con la Vergine, il Bambino e l'agnellino'' (perduto), che "fece maravigliare tutti gl'artefici, ma finita ch'ella fu, nella stanza durarono due giorni d'andare a vederla gl'uomini e le donne, i giovani et i vecchi"<ref>Vasari, 1558.</ref>. Lo stesso Michelangelo vide il cartone, restando forse impressionato dalle nuove idee pittoriche di avvolgimento atmosferico e di indeterminatezza spaziale e psicologica, ed è quasi certo che l'abbia studiato, come dimostrano i disegni di quegli anni, dai tratti più dinamici, con una maggiore animazione dei contorni e con una maggiore attenzione al problema del legame tra le figure, risolto spesso in gruppi articolati in maniera dinamica. La questione dell'influenza leonardesca è un argomento controverso tra gli studiosi, ma una parte di essi ne legge le tracce nei due tondi scultorei da lui eseguiti negli anni immediatamente successivi<ref name="G20">{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 20|MAG}}.</ref>. Ampiamente riconosciute sono indubbiamente due delle innovazioni stilistiche di Leonardo assunte e fatte proprie nello stile di Michelangelo: la costruzione piramidale delle figure umane, ampie rispetto agli sfondi naturali, e il "contrapposto", portato al massimo grado dal Buonarroti, che rende dinamiche le persone i cui arti vediamo spingersi in opposte direzioni spaziali.
 
==== Nuove commissioni (1502-1504) ====
[[File:Taddei Tondo.JPG|thumb|''[[Tondo Taddei]]'']]
[[File:Michelangelo Buonarroti 046.jpg|thumb|''[[Tondo Doni]]'']]
Il ''David'' tenne occupato Michelangelo fino al [[1504]], senza impedire però che si imbarcasse in altri progetti, spesso a carattere pubblico, come il perduto [[David De Rohan|David bronzeo]] per un maresciallo del Re di Francia ([[1502]]), una ''[[Madonna di Bruges|Madonna col Bambino]]'' per il mercante di panni fiammingo Alexandre Mouscron per la sua cappella familiare a [[Bruges]] ([[1503]]) e una serie di tondi.
 
Nel [[1503]]-[[1505]] circa scolpì il ''[[Tondo Pitti]]'', realizzato in marmo su commissione di Bartolomeo Pitti e oggi al [[Museo del Bargello]]. In questa scultura spicca il diverso rilievo dato ai soggetti, dalla figura appena accennata di Giovanni Battista (precoce esempio di "non-finito"), alla finitezza della Vergine, la cui testa ad altorilievo arriva ad uscire dal confine della cornice.
 
Tra il [[1503]] e il [[1504]] realizzò un [[tondo Doni|tondo]] dipinto per [[Agnolo Doni]], rappresentante la ''Sacra Famiglia'' con altre figure. In essa, i protagonisti sono grandiose proporzioni e dinamicamente articolati, sullo sfondo di un gruppo di ignudi. I colori sono audacemente vivaci, squillanti, e i corpi trattati in maniera scultorea ebbero un effetto folgorante sugli artisti contemporanei. Evidente è qui il distacco netto e totale dalla pittura leonardesca: per Michelangelo la migliore pittura è quella che maggiormente si avvicina alla scultura, cioè quella che possedeva il più elevato grado di plasticità possibile<ref>Gloria Fossi, Uffizi, Giunti, Firenze 2004, pag. 408. ISBN 88-09-03675-1</ref> e, dopo le prove ad olio non terminate che possiamo vedere a Londra, realizzerà qui un esempio di pittura innovativa, pur con la tradizionale tecnica della tempera stesa con fitti tratteggi incrociati. Curiosa è la vicenda legata al pagamento dell'opera: dopo la consegna il Doni, mercante molto attento alle economie, stimò l'opera una cifra "scontata" rispetto al pattuito, facendo infuriare l'artista che si riprese la tavola, esigendo semmai il doppio del prezzo convenuto. Al mercante non restò che pagare senza esitazione pur di ottenere il dipinto. Al di là del valore aneddotico dell'episodio, lo si può annoverare fra i primissimi esempi (se non il primo in assoluto) di ribellione dell'artista nei confronti del committente, secondo il concetto allora assolutamente nuovo della superiorità dell'artista-creatore rispetto al pubblico (e quindi alla committenza)<ref>AA.VV., Galleria degli Uffizi, collana I Grandi Musei del Mondo, Roma 2003, pagg. 157-159.</ref>.
 
Del [[1504]]-[[1506]] circa è infine il marmoreo ''[[Tondo Taddei]]'', commissionato da [[Taddeo Taddei]] e ora alla [[Royal Academy of Arts]] di [[Londra]]: si tratta di un'opera dall'attribuzione più incerta, dove comunque spicca l'effetto non-finito, presente nel trattamento irregolare del fondo dal quale le figure sembrano emergere, forse un omaggio all'indefinito spaziale e all'avvolgimento atmosferico di Leonardo<ref name=G56>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 56|MAG}}.</ref>.
 
==== Gli Apostoli per il Duomo (1503) ====
Il 24 aprile [[1503]], Michelangelo ricevette anche un'impegnativa con i consoli dell'[[Arte della Lana]] fiorentina per la realizzazione di dodici statue marmoree a grandezza naturale degli Apostoli, destinate a decorare le nicchie nei pilastri che reggono la [[cupola del Brunelleschi|cupola]] della [[Cattedrale di Santa Maria del Fiore|cattedrale fiorentina]], da completarsi al ritmo di una all'anno<ref name=G20/>.
 
Il contratto non poté essere onorato per varie vicissitudini e l'artista fece in tempo a sbozzare solo un ''[[San Matteo (Michelangelo)|San Matteo]]'', uno dei primi, vistosi esempi di non-finito<ref name=G20/>.
 
==== La Battaglia di Cascina (1504) ====
[[File:battagliadicascina.jpg|left|thumb|Copia del cartone della ''[[Battaglia di Cascina (Michelangelo)|Battaglia di Cascina]]'' di Michelangelo, eseguita da [[Bastiano da Sangallo|Aristotele da Sangallo]] nel [[1542]] e conservata presso la [[Holkham Hall]] di [[Norfolk]]]]
Tra l'agosto e il settembre [[1504]], gli venne commissionato un monumentale affresco per la [[Salone dei Cinquecento|Sala Grande del Consiglio]] in [[Palazzo Vecchio]] che doveva decorare una delle pareti, alta più di sette metri. L'opera doveva celebrare le vittorie fiorentine, in particolare l'episodio della ''[[Battaglia di Cascina (Michelangelo)|Battaglia di Cascina]]'', vinta contro i pisani nel [[1364]], che doveva andare a fare ''pendant'' con la ''[[Battaglia di Anghiari (Leonardo)|Battaglia di Anghiari]]'' dipinta da [[Leonardo]] sulla parete vicina<ref name=G20/>.
 
Michelangelo fece in tempo a realizzare il solo cartone, sospeso nel [[1505]], quando partì per Roma, e ripreso l'anno dopo, nel [[1506]], prima di andare perduto; divenuto subito uno strumento di studio obbligatorio per i contemporanei, e la sua memoria è tramandata sia da studi autografi che da copie di altri artisti. Più che sulla battaglia in sé, il dipinto si focalizzava sullo studio anatomico delle numerose figure di "ignudi", colte in pose di notevole sforzo fisico<ref name=G20/>.
 
==== Il ponte sul Corno d'Oro (1504 circa) ====
Come riporta [[Ascanio Condivi]], tra il 1504 e il 1506 il sultano di Costantinopoli avrebbe proposto all'artista, la cui fama iniziava già a travalicare i confini nazionali, di occuparsi della progettazione di un ponte sul [[Corno d'Oro]], tra [[Istanbul]] e [[Beyoğlu|Pera]]. Pare che l'artista avesse addirittura preparato un modello per la colossale impresa e alcune lettere confermano l'ipotesi di un viaggio nella capitale ottomana<ref name=G143/>.
 
Si tratterebbe del primo cenno alla volontà di imbarcarsi in un grande progetto di architettura, molti anni prima dell'esordio ufficiale in quest'arte con la facciata per [[Basilica di San Lorenzo (Firenze)|San Lorenzo]] a Firenze<ref name="G144">{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 144|MAG}}.</ref>.
 
==== Il progetto per il tamburo di Santa Maria del Fiore (1507) ====
Nell'estate [[1507]] Michelangelo fu incaricato dagli Operai di [[Cattedrale di Santa Maria del Fiore|Santa Maria del Fiore]] di presentare, entro la fine del mese di agosto, un disegno o un modello per il concorso relativo al completamento del [[tamburo (architettura)|tamburo]] della [[cupola del Brunelleschi]]<ref>''Il progetto di completamento del tamburo della cupola di Santa Maria del Fiore'', in P. Ruschi, ''Michelangelo architetto'', Cinisello Balsamo 2011, p. 27.</ref>.
Secondo Giuseppe Marchini, Michelangelo avrebbe inviato alcuni disegni ad un legnaiolo per la costruzione del modello, che lo stesso studioso ha riconosciuto in quello identificato con il numero 143 nella serie conservata presso il [[Museo dell'Opera del Duomo (Firenze)|Museo dell'Opera del Duomo]]<ref>G. Marchini, ''Il ballatoio della Cupola di Santa Maria del Fiore'', in "Antichità viva", XVI, 1977, 6, pp. 36-48.</ref>. Questo presenta un'impostazione sostanzialmente filologica, tesa a mantenere una certa continuità con la preesistenza, mediante l'inserimento di una serie di specchiature rettangolari in marmo verde di Prato allineate ai capitelli delle paraste angolari; era prevista un'alta trabeazione, chiusa da un cornicione dalle forme analoghe a quello di [[Palazzo Strozzi]].
Tuttavia questo modello non fu accolto dalla commissione giudicatrice, che successivamente approvò il disegno di [[Baccio d'Agnolo]]; il progetto prevedeva l'inserimento di un massiccio ballatoio alla sommità, ma i lavori furono interrotti nel [[1515]], sia per lo scarso favore ottenuto, sia a causa dell'opposizione di Michelangelo, che, secondo il Vasari, definì l'opera di Baccio d'Agnolo una ''gabbia per grilli''<ref>''Il progetto di completamento del tamburo della cupola di Santa Maria del Fiore'', cit., pp. 28-29.</ref>.
 
Intorno al [[1516]] Michelangelo eseguì alcuni disegni (conservati presso [[Casa Buonarroti]]) e fece costruire, probabilmente, un nuovo modello ligneo, identificato, seppur con ampie riserve, col numero 144 nell'inventario del Museo dell'Opera di Santa Maria del Fiore<ref>''Il progetto di completamento del tamburo della cupola di Santa Maria del Fiore'', cit., p. 28.</ref>. Ancora una volta si registra l'abolizione del ballatoio, a favore di un maggiore risalto degli elementi portanti; in particolare un disegno mostra l'inserimento di alte colonne binate libere in corrispondenza degli angoli dell'ottagono, sormontate da una serie di cornici fortemente aggettanti (un'idea che sarà successivamente elaborata anche per la [[cupola di San Pietro|cupola]] della [[basilica di San Pietro in Vaticano]]). Le idee di Michelangelo non furono comunque concretizzate.
 
=== A Roma sotto Giulio II (1505-1513) ===
[[File:Tomba di giulio II, progetto del 1505.png|thumb|Ricostruzione ipotetica del primo progetto per la [[tomba di Giulio II]] (1505)]]
==== La tomba di Giulio II, primo progetto (1505) ====
Fu probabilmente [[Giuliano da Sangallo]] a raccontare a [[papa Giulio II]] [[Della Rovere]], eletto nel [[1503]], gli strabilianti successi fiorentini di Michelangelo. Papa Giulio infatti si era dedicato a un ambizioso programma di governo che intrecciava saldamente politica e arte, circondandosi dei più grandi artisti viventi (tra cui [[Bramante]] e, in seguito, [[Raffaello]]) nell'obiettivo di restituire a Roma e alla sua autorità la grandezza del passato imperiale<ref name="G20"/>.
 
Chiamato a Roma nel marzo [[1505]], Michelangelo ottenne il compito di realizzare una [[tomba di Giulio II|sepoltura monumentale]] per il papa, da collocarsi nella tribuna (in via di completamento) della [[basilica di San Pietro]]. Artista e committente si accordarono in tempi relativamente brevi (appena due mesi) sul progetto e sul compenso, permettendo a Michelangelo, riscosso un consistente acconto, di dirigersi subito a [[Carrara]] per scegliere personalmente i blocchi di marmo da scolpire<ref name=G22>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 22|MAG}}.</ref>.
 
Il primo progetto, noto tramite le fonti, prevedeva una colossale struttura architettonica isolata nello spazio, con una quarantina di statue, dimensionate in scala superiore al naturale, su tutte e quattro le facciate dell'architettura<ref name=G22/>.
 
Il lavoro di scelta e estrazione dei blocchi richiese otto mesi, dal maggio al dicembre del [[1505]]<ref name=G22/>.
 
Secondo il fedele biografo [[Ascanio Condivi]], in quel periodo Michelangelo pensò a un grandioso progetto, di scolpire un colosso nella montagna stessa, che potesse guidare i naviganti: i sogni di tale irraggiungibile grandezza facevano parte dopotutto della personalità dell'artista e non sono ritenuti frutto della fantasia del biografo, anche per l'esistenza di un'edizione del manoscritto con note appuntate su dettature di Michelangelo stesso (in cui l'opera è definita "una pazzia", ma che l'artista avrebbe realizzato se avesse potuto vivere di più). Nella sua fantasia Michelangelo sognava di emulare gli antichi con progetti che avrebbero richiamato meraviglie come il [[colosso di Rodi]] o la statua gigantesca di [[Alessandro Magno]] che [[Dinocrates]], citato in [[Vitruvio]], avrebbe voluto modellare nel [[Monte Athos]]<ref name=G143>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 143|MAG}}.</ref>.
 
==== Rottura e riconciliazione col papa (1505-1508) ====
Durante la sua assenza si mise in moto a Roma una sorta di complotto ai danni di Michelangelo, mosso dalle invidie tra gli artisti della cerchia papale. La scia di popolarità che aveva anticipato l'arrivo a Roma dello scultore fiorentino doveva infatti averlo reso subito impopolare tra gli artisti al servizio di Giulio II, minacciando il favore del pontefice e la relativa disposizione dei fondi che, per quanto immensi, non erano infiniti. Pare che fu in particolare il [[Bramante]], architetto di corte incaricato di avviare - pochi mesi dopo la stipula del contratto della tomba - il grandioso progetto di rinnovo della [[antica basilica di San Pietro in Vaticano|basilica costantiniana]], a distogliere l'attenzione del papa dal progetto della sepoltura, giudicata di cattivo auspicio per una persona ancora in vita e nel pieno di ambiziosi progetti<ref name=G128>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 128|MAG}}.</ref>.
 
[[File:Bologna, targa piazza galvani.JPG|thumb|La targa che a Bologna ricorda il soggiorno di Michelangelo del 1506 e la fusione della perduta statua di ''[[Giulio II benedicente]]'' (1506-1508)]]
Fu così che nella primavera del [[1506]] Michelangelo, mentre tornava a Roma carico di marmi e di aspettative dopo gli estenuanti mesi di lavoro nelle cave, fece l'amara scoperta che il suo progetto mastodontico non era più al centro degli interessi del papa, accantonato in favore dell'impresa della basilica e di nuovi piani bellici contro [[Perugia]] e [[Bologna]]<ref name=B95>{{cita|Baldini|p. 95|UB}}.</ref>.
 
Il Buonarroti chiese invano un'udienza chiarificatrice per avere la conferma della commissione ma, non riuscendo a farsi ricevere nonché sentendosi minacciato (scrisse «s'i' stava a Roma penso che fussi fatta prima la sepoltura mia, che quella del papa»<ref name=B95/>), fuggì da Roma sdegnato e in tutta fretta, il 18 aprile [[1506]]. A niente servirono i cinque corrieri papali mandati per dissuaderlo e tornare indietro, che lo inseguirono raggiungendolo a [[Poggibonsi]]. Rintanato nell'amata e protettiva Firenze, riprese alcuni lavori interrotti, come il ''[[San Matteo (Michelangelo)|San Matteo]]'' e la ''[[Battaglia di Cascina (Michelangelo)|Battaglia di Cascina]]''. Ci vollero ben tre [[breve apostolico|brevi]] del papa inviate alla Signoria di Firenze e le continue insistenze del gonfaloniere [[Pier Soderini]] («Noi non vogliamo per te far guerra col papa e metter lo Stato nostro a risico»), perché Michelangelo prendesse infine in considerazione l'ipotesi della riconciliazione<ref name=B95/>. L'occasione venne data dalla presenza del papa a [[Bologna]], dove aveva sconfitto i [[Bentivoglio (famiglia)|Bentivoglio]]: qui l'artista raggiunse il pontefice il 21 novembre [[1506]] e, in un incontro all'interno del Palazzo D'Accursio, narrato con toni coloriti dal Condivi, ottenne l'incarico di fondere una scultura [[Giulio II benedicente|in bronzo]] che rappresentasse lo stesso pontefice a figura intera, seduto e in grande dimensione, da collocare al di sopra della Porta Magna di Jacopo della Quercia, nella facciata della basilica civica di [[Basilica di San Petronio|San Petronio.]]<ref name=B95/>
 
L'artista si fermò quindi a Bologna per il tempo necessario all'impresa, circa due anni. A luglio [[1507]] avvenne la fusione e il 21 febbraio [[1508]] l'opera venne scoperta e installata, ma non ebbe vita lunga. Poco amata per l'espressione del papa-conquistatore, più minacciosa che benevolente, fu abbattuta in una notte del [[1511]], durante il rovesciamento dalla città e il rientro temporaneo dei Bentivoglio<ref name=B95/>. I rottami, quasi cinque tonnellate di metallo, vennero inviati al duca di Ferrara [[Alfonso d'Este]], rivale del papa, che li fuse in una bombarda, battezzata per dileggio ''la Giulia'', mentre la testa bronzea era conservata in un armadio<ref>{{cita|Baldini|p. 94-95|UB}}.</ref>. Una parvenza di come doveva apparire questo bronzo michelangiolesco possiamo averla osservando la scultura di [[Papa Gregorio XIII|Gregorio XIII]], ancora oggi conservata sul portale del vicino [[Palazzo d'Accursio|Palazzo Comunale]], forgiata da [[Alessandro Menganti]] nel 1580.
 
==== La volta della Cappella Sistina (1508-1512) ====
[[File:Michelangelo Buonarroti 014.jpg|thumb|La [[volta della Cappella Sistina]] (1508-1512)]]
{{vedi anche|Volta della Cappella Sistina}}
{{citazione|senza aver visto la Cappella Sistina non è possibile formare un'idea completa di ciò che un uomo è capace di raggiungere.|[[Johann Wolfgang von Goethe]]}}
I rapporti con Giulio II rimasero comunque sempre tempestosi, per il forte temperamento che li accomunava, irascibile e orgoglioso, ma anche estremamente ambizioso. A marzo del [[1508]] l'artista si sentiva sciolto dagli obblighi col pontefice, prendendo in affitto una casa a Firenze e dedicandosi ai progetti sospesi, in particolare quello degli ''Apostoli'' per la cattedrale. Nell'aprile [[Pier Soderini]] gli manifestò la volontà di affidargli una scultura di ''[[Ercole e Caco]]''. Il 10 maggio però una breve papale lo raggiunge ingiungendogli di presentarsi alla corte papale<ref>{{cita|De Vecchi-Cerchiari|p. 198|DVC}}.</ref>.
 
Subito Giulio II decise di occupare l'artista con una nuova, prestigiosa impresa, la ridecorazione della [[volta della Cappella Sistina]]<ref name="G24">{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 24|MAG}}.</ref>. A causa del processo di assestamento dei muri, si era infatti aperta, nel maggio del [[1504]], una crepa nel soffitto della cappella rendendola inutilizzabile per molti mesi; rinforzata con catene poste nel locale sovrastante da [[Bramante]], la volta aveva bisogno però di essere ridipinta. L'impresa si dimostrava di proporzioni colossali ed estremamente complessa, ma avrebbe dato a Michelangelo l'occasione di dimostrare la sua capacità di superare i limiti in un'arte quale la [[pittura]], che tutto sommato non sentiva come sua e non gli era congeniale. L'8 maggio di quell'anno l'incarico venne dunque accettato e formalizzato<ref name="G24"/>.
 
Come nel progetto della tomba, anche l'impresa della Sistina fu caratterizzata da intrighi e invidie ai danni di Michelangelo, che sono documentati da una lettera del carpentiere e capomastro fiorentino Piero Rosselli spedita a Michelangelo il 10 maggio [[1506]]. In essa il Rosselli racconta di una cena servita nelle stanze vaticane qualche giorno prima, a cui aveva assistito. Il papa in quell'occasione aveva confidato a [[Bramante]] l'intenzione di affidare a Michelangelo la ridipintura della volta, ma l'architetto urbinate aveva risposto sollevando dubbi sulle reali capacità del fiorentino, scarsamente esperto nell'affresco.
 
Nel contratto del primo progetto erano previsti dodici apostoli nei [[peduccio|peducci]], mentre nel campo centrale partimenti con decorazioni geometriche. Di questo progetto rimangono due disegni di Michelangelo, uno al [[British Museum]] e uno a [[Detroit]].
 
[[File:Michelangelo, ignudo 02.jpg|thumb|''[[Ignudo]]'']]
Insoddisfatto, l'artista ottenne di poter ampliare il programma iconografico, raccontando la storia dell'umanità "ante legem", cioè prima che Dio inviasse le [[Tavole della Legge]]: al posto degli Apostoli mise sette ''[[Veggenti|Profeti]]'' e cinque ''[[Veggenti|Sibille]]'', assisi su troni fiancheggiati da pilastrini che sorreggono la cornice; quest'ultima delimita lo spazio centrale, diviso in nove scompartimenti attraverso la continuazione delle membrature architettoniche ai lati di troni; in questi scomparti sono raffigurati [[Storie della Genesi|episodi tratti della ''Genesi'']], disposti in ordine cronologico partendo dalla parete dell'altare: ''[[Separazione della luce dalle tenebre]]'', ''[[Creazione degli astri e delle piante]]'', ''[[Separazione della terra dalle acque]]'', ''[[Creazione di Adamo (Michelangelo)|Creazione di Adamo]]'', ''[[Creazione di Eva (Michelangelo)|Creazione di Eva]]'', ''[[Peccato originale e cacciata dal Paradiso terrestre]]'', ''[[Sacrificio di Noè]]'', ''[[Diluvio universale (Michelangelo)|Diluvio universale]]'', ''[[Ebbrezza di Noè]]''; nei cinque scomparti che sormontano i troni lo spazio si restringe lasciando posto a ''[[Ignudi]]'' che reggono ghirlande con foglie di [[quercus|quercia]], allusione al casato del papa cioè [[Della Rovere]], e [[medaglioni della Cappella Sistina|medaglioni bronzei]] con scene tratte dall'Antico Testamento; nelle [[Lunette della Cappella Sistina|lunette]] e nelle [[Vela (architettura)|vele]] vi sono le quaranta generazioni degli ''Antenati di Cristo'', riprese dal [[Vangelo secondo Matteo|Vangelo di Matteo]]; infine nei [[pennacchio (architettura)|pennacchi]] angolari si trovano quattro scene [[Bibbia|bibliche]], che si riferiscono ad altrettanti eventi miracolosi a favore del [[popolo eletto]]: ''[[Giuditta e Oloferne (Michelangelo)|Giuditta e Oloferne]]'', ''[[Davide e Golia (Michelangelo)|Davide e Golia]]'', ''[[Punizione di Aman]]'' e il ''[[Serpente di bronzo (Michelangelo)|Serpente di bronzo]]''. L'insieme è organizzato in un partito decorativo complesso, che rivela le sue indubbie capacità anche in campo architettonico, destinate a rivelarsi pienamente negli ultimi decenni della sua attività<ref name=G25>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 25|MAG}}.</ref>.
 
Il tema generale degli affreschi della volta è il mistero della Creazione di Dio, che raggiunge il culmine nella realizzazione dell'uomo a sua immagine e somiglianza. Con l'incarnazione di [[Cristo]], oltre a riscattare l'umanità dal [[peccato originale]], si raggiunge il perfetto e ultimo compimento della creazione divina, innalzando l'uomo ancora di più verso Dio. In questo senso appare più chiara la celebrazione che fa Michelangelo della bellezza del corpo umano nudo. Inoltre la volta celebra la concordanza fra [[Antico Testamento|Antico]] e [[Nuovo Testamento]], dove il primo prefigura il secondo, e la previsione della venuta di Cristo in ambito ebraico (con i [[profeta|profeti]]) e pagano (con le [[sibilla|sibille]]).
 
[[File:Michelangelo, Creation of Adam 02.jpg|thumb|left|upright=1.5|''[[Creazione di Adamo (Michelangelo)|Creazione di Adamo]]'']]
Montato il ponteggio Michelangelo iniziò a dipingere le tre storie di [[Noè]] gremite di personaggi. Il lavoro, di per sé massacrante, era aggravato dall'insoddisfazione di sé tipica dell'artista, dai ritardi nel pagamento dei compensi e dalle continue richieste di aiuto da parte dei familiari<ref name=C83/>. Nelle scene successive la rappresentazione divenne via via più essenziale e monumentale: il ''[[Peccato originale e cacciata dal Paradiso terrestre]]'' e la ''[[Creazione di Eva (Michelangelo)|Creazione di Eva]]'' mostrano corpi più massicci e gesti semplici ma retorici; dopo un'interruzione dei lavori, e vista la volta dal basso nel suo complesso e senza i ponteggi, lo stile di Michelangelo cambiò, accentuando maggiormente la grandiosità e l'essenzialità delle immagini, fino a rendere la scena occupata da un'unica grandiosa figura annullando ogni riferimento al paesaggio circostante, come nella ''[[Separazione della luce dalle tenebre]]''. Nel complesso della volta queste variazioni stilistiche non si notano, anzi vista dal basso gli affreschi hanno un aspetto perfettamente unitario, dato anche dall'uso di un'unica, violenta cromia, recentemente riportata alla luce dal restauro concluso nel [[1994]].
 
In definitiva, la difficile sfida su un'impresa di dimensioni colossali e con una tecnica a lui non congeniale, con il diretto confronto coi grandi maestri fiorentini presso i quali si era formato (a partire da [[Ghirlandaio]]), poté dirsi pienamente riuscita oltre ogni aspettativa<ref name=G24/>. Lo straordinario affresco venne inaugurato la vigilia di [[Ognissanti]] del [[1512]]<ref name=G25/>. Qualche mese dopo [[Papa Giulio II|Giulio II]] moriva.
 
==== Il secondo e terzo progetto per la tomba di Giulio II (1513-1516) ====
[[File:Michelangelo Moses.jpg|thumb|''[[Mosè (Michelangelo)|Mosè]]'' (1513-1515 circa)]]
Nel febbraio [[1513]], con la morte del papa, gli eredi decisero di riprendere il progetto della tomba monumentale, con un nuovo disegno e un nuovo contratto nel maggio di quell'anno. Si può immaginare Michelangelo desideroso di riprendere lo scalpello, dopo quattro anni di estenuante lavoro in un'arte che non era la sua prediletta. La modifica più sostanziale del nuovo monumento era l'addossamento a una parete e l'eliminazione della camera mortuaria, caratteristiche che vennero mantenute fino al progetto finale. L'abbandono del monumento isolato, troppo grandioso e dispendioso per gli eredi, comportò un maggiore affollamento di statue sulle facce visibili. Ad esempio le quattro figure sedute, invece che disporsi sulle due facciate, erano adesso previste in prossimità dei due angoli sporgenti sulla fronte. La zona inferiore aveva una partitura analoga, ma senza il portale centrale, sostituito da una fascia liscia che evidenziava l'andamento ascensionale. Lo sviluppo laterale era ancora consistente, poiché era ancora previsto il catafalco in posizione perpendicolare alla parete, sul quale la statua del papa giacente era retta, da due figure alate. Nel registro inferiore invece, su ciascun lato, restava ancora spazio per due nicchie che riprendevano lo schema del prospetto anteriore. Più in alto, sotto una corta volta a tutto sesto retta da pilastri, si trovava una ''Madonna col Bambino'' entro una [[Vesica piscis|mandorla]] e altre cinque figure<ref name=B95/>.
 
Tra le clausole contrattuali c'era anche quella che legava l'artista, almeno sulla carta, a lavorare esclusivamente alla sepoltura papale, con un termine massimo di sette anni per il completamento<ref name=G23>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 23|MAG}}.</ref>.
 
Lo scultore si mise al lavoro di buona lena e sebbene non rispettò la clausola esclusiva per non precludesi ulteriori guadagni extra (come scolpendo il ''[[primo Cristo della Minerva]]'', nel 1514), realizzò i due ''[[Prigioni]]'' oggi al [[Louvre]] (''[[Schiavo morente]]'' e ''[[Schiavo ribelle]]'') e il ''[[Mosè (Michelangelo)|Mosè]]'', che poi venne riutilizzato nella versione definitiva della tomba<ref name=G23/>. I lavori vennero spesso interrotti per viaggi alle [[cave di Carrara]].
 
Nel luglio [[1516]] si giunse a un nuovo contratto per un terzo progetto, che riduceva il numero delle statue. I lati vennero accorciati e il monumento andava assumendo così l'aspetto di una monumentale facciata, mossa da decorazioni scultoree. Al posto della partitura liscia al centro della facciata (dove si trovava la porta) viene forse previsto un rilievo bronzeo e, nel registro superiore, il catafalco viene sostituito da una figura del papa sorretto come in una ''[[Pietà (arte)|Pietà]]'' da due figure sedute, coronate da una ''Madonna col Bambino'' sotto una nicchia<ref name=B95/>. I lavori alla sepoltura vengono bruscamente interrotti dalla commissione da parte di [[Leone X]] dei lavori alla [[basilica di San Lorenzo (Firenze)|basilica di San Lorenzo]]<ref name="G144"/>.
 
==== Michelangelo e Sebastiano del Piombo ====
In quegli stessi anni, una competizione sempre più accesa con l'artista dominante della corte papale, [[Raffaello]], lo portò a stringere un sodalizio con un altro talentuoso pittore, il veneziano [[Sebastiano del Piombo]]. Occupato da altri incarichi, Michelangelo spesso forniva disegni e cartoni al collega, che li trasformava in pittura. Tra questi ci fu ad esempio la ''[[Pietà (Sebastiano del Piombo)|Pietà]]'' di [[Viterbo]]<ref>{{cita|De Vecchi-Cerchiari|p. 216|DVC}}.</ref>.
 
Nel [[1516]] nacque una competizione tra Sebastiano e Raffaello, scatenata da una doppia commissione del cardinale [[Giulio de' Medici]] per due pale destinata alla sua sede di [[diocesi di Carcassonne e Narbona|Narbona]], in Francia. Michelangelo offrì un cospicuo aiuto a Sebastiano, disegnando la figura del Salvatore e del miracolato nella tela della ''[[Resurrezione di Lazzaro (Sebastiano del Piombo)|Resurrezione di Lazzaro]]'' (oggi alla [[National Gallery di Londra]]). L'opera di Raffaello invece, la ''[[Trasfigurazione (Raffaello)|Trasfigurazione]]'' venne completata solo dopo la scomparsa dell'artista nel [[1520]]<ref>{{cita|De Vecchi-Cerchiari|p. 217|DVC}}.</ref>.
 
=== A Firenze per i papi medicei (1516-1534) ===
==== La facciata di San Lorenzo (1516-1519) ====
[[File:Michelangelo, modello per la facciata di san lorenzo, 1518 ca. 01.JPG|thumb|Il modello ligneo del progetto di Michelangelo per San Lorenzo]]
 
Nel frattempo il figlio di Lorenzo il Magnifico, Giovanni, era salito al soglio pontificio col nome di [[Leone X]] e la città di Firenze era tornata ai Medici nel [[1511]], comportando la fine del governo repubblicano con alcune apprensioni in particolare per i parenti di Michelangelo, che avevano perso incarichi d'ordine politico e i relativi compensi<ref name=C84>{{cita|Camesasca|p. 84|EC}}.</ref>. Michelangelo lavorò per il nuovo papa fin dal [[1514]], quando rifece la facciata della sua cappella a [[Castel Sant'Angelo]] (dal novembre, opera perduta); nel [[1515]] la famiglia Buonarroti ottenne dal papa il titolo di conti palatini<ref name=B83>{{cita|Baldini|p. 83|UB}}.</ref>.
 
In occasione di un viaggio del papa a Firenze nel [[1516]], la facciata della chiesa "di famiglia" dei [[Medici]], [[Basilica di San Lorenzo (Firenze)|San Lorenzo]], era stata ricoperta di apparati effimeri realizzati da [[Jacopo Sansovino]] e [[Andrea del Sarto]]. Il pontefice decise allora di indire un concorso per realizzare una vera facciata, a cui parteciparono [[Giuliano da Sangallo]], [[Raffaello Sanzio|Raffaello]], [[Andrea Sansovino|Andrea]] e [[Jacopo Sansovino]], nonché Michelangelo stesso, su invito del papa. La vittoria andò a quest'ultimo, all'epoca impegnato a [[Carrara]] e [[Pietrasanta]] per scegliere i marmi per il sepolcro di Giulio II<ref name=C84/>. Il contratto è datato 19 gennaio [[1518]]<ref name=B83/>.
 
Il progetto di Michelangelo, per il quale vennero eseguiti numerosi disegni e ben due modelli lignei (uno è a oggi a [[Casa Buonarroti]]) prevedeva una struttura a [[nartece]] con un prospetto [[rettangolo|rettangolare]], forse ispirato a modelli di architettura classica, scandito da potenti membrature animate da statue in marmo, bronzo e da rilievi. Si sarebbe trattato di un passo fondamentale in architettura verso una concezione nuova di facciata, non più basata sulla mera aggregazione di elementi singoli, ma articolata in modo unitario, dinamico e fortemente plastico<ref name=G26>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 26|MAG}}.</ref>.
 
Il lavoro procedette però a rilento, a causa della scelta del papa di servirsi dei più economici marmi di [[Seravezza]], la cui cava era mal collegata col mare, rendendo difficile il loro trasporto per via fluviale fino a Firenze. Nel settembre [[1518]] Michelangelo sfiorò anche la morte per una colonna di marmo che, durante il trasporto su un carro, si staccò colpendo micidialmente un operaio accanto a lui, un evento che lo sconvolse profondamente, come raccontò in una lettera a Berto [[da Filicaja|da Filicaia]] datata 14 settembre [[1518]]<ref>''La colonna infame di Michelangelo'', articolo sul Corriere Fiorentino ([[Corriere della Sera]]) del 6 aprile 2008. La colonna spezzata sarebbe ancora oggi conservata nel parco del convento nella [[villa Hainaux]] nel borgo di Ripa presso [[Seravezza]]. Nella [[pieve della Cappella]] ad [[Azzano (Seravezza)|Azzano]] Michelangelo scolpì il rosone e forse anche un colonnato, opere perdute durante i bombardamenti del 1944.</ref>. In [[Versilia]] Michelangelo creò la strada per il trasporto dei marmi, ancora oggi esistente (anche se ampliata nel [[1567]] da [[Cosimo I de' Medici|Cosimo I]]). I blocchi venivano calati dalla cava di Trambiserra ad [[Azzano (Seravezza)|Azzano]], davanti al [[Monte Altissimo (Toscana)|Monte Altissimo]], fino al [[Forte dei Marmi]] (insediamento sorto proprio in quell'occasione) e da lì imbarcate in mare e spedite a Firenze tramite l'[[Arno]].
 
Nel marzo [[1520]] il contratto fu rescisso, per la difficoltà dell'impresa e i costi elevati. In quel periodo Michelangelo lavorò ai ''[[Prigioni]]'' per la [[tomba di Giulio II]], in particolare ai quattro incompiuti oggi alla [[Galleria dell'Accademia]]. Scolpì probabilmente anche la statua del ''[[Genio della Vittoria]]'' di [[Palazzo Vecchio]] e alla nuova versione del ''[[Cristo della Minerva|Cristo risorto]]'' per Metello Vari (opera portata a [[Roma]] nel [[1521]]), rifinita da suoi assistenti e posta nella [[basilica di Santa Maria sopra Minerva]]<ref name=C84/>. Tra le commissioni ricevute e non portate a termine c'è una consulenza per [[Pier Soderini]], per una cappella nella chiesa romana di [[San Silvestro in Capite]] (1518)<ref name="B85">{{cita|Baldini|p. cit|UB}}.</ref>.
 
==== La Sagrestia Nuova (1520-1534) ====
[[File:Michelangelo, tomba di lorenzo, duca d'urbino.jpg|thumb|[[Sagrestia Nuova]]]]
Il mutamento dei desideri papali venne causato dai tragici eventi familiari legati alla morte degli ultimi eredi diretti della dinastia medicea: [[Giuliano Duca di Nemours]] nel [[1516]] e, soprattutto, [[Lorenzo Duca d'Urbino]] nel [[1519]]. Per ospitare degnamente i resti dei due cugini, nonché quelli dei fratelli ''Magnifici'' [[Lorenzo de' Medici|Lorenzo]] e [[Giuliano de' Medici|Giuliano]], rispettivamente padre e zio di Leone X, il papa maturò l'idea di creare una monumentale cappella funebre, la [[Sagrestia Nuova]], da ospitare nel complesso di San Lorenzo. L'opera venne affidata a Michelangelo prima ancora del definitivo annullamento della commissione della facciata; dopotutto l'artista poco tempo prima, il 20 ottobre [[1519]], si era offerto al pontefice per realizzare una sepoltura monumentale per [[Dante]] in [[Basilica di Santa Croce|Santa Croce]], manifestando quindi la sua disponibilità a nuovi incarichi<ref name=C84/>. La morte di Leone sospese il progetto solo per breve tempo, poiché già nel [[1523]] venne eletto suo cugino Giulio, che prese il nome di [[Clemente VII]] e confermò a Michelangelo tutti gli incarichi<ref name=C84/>.
 
Il primo progetto michelangiolesco era quello di un monumento isolato al centro della sala ma, in seguito a discussioni con i committenti, lo cambiò prevedendo di collocare le tombe dei Capitani addossate al centro delle pareti laterali, mentre quelle dei Magnifici, addossate entrambe alla parete di fondo davanti all'altare.
 
L'opera venne iniziata nel [[1525]] circa: la struttura in pianta si rifaceva alla ''[[Sagrestia Vecchia]]'', sempre nella [[Basilica di San Lorenzo (Firenze)|chiesa di San Lorenzo]], del [[Filippo Brunelleschi|Brunelleschi]]: a pianta quadrata e con piccolo sacello anch'esso quadrato. Grazie alle membrature, in [[pietra serena]] e a [[ordine gigante]], l'ambiente acquista un ritmo più serrato e unitario; inserendo tra le pareti e le lunette un mezzanino e aprendo tra queste ultime delle finestre architravate, dà alla sala un potente senso ascensionale concluso nella volta a cassettoni di ispirazione antica.
 
Le tombe che sembrano far parte della parete, riprendono nella parte alta le edicole, che sono inserite sopra le otto porte dell'ambiente, quattro vere e quattro finte. Le tombe dei due capitani si compongono di un [[sarcofago]] curvilineo sormontato da due statue distese con le ''Allegorie del Tempo'': in [[Tomba di Lorenzo de' Medici duca di Urbino|quella di Lorenzo]] il ''[[Crepuscolo (Michelangelo)|Crepuscolo]]'' e l<nowiki>'</nowiki>''[[Aurora (Michelangelo)|Aurora]]'', mentre in [[tomba di Giuliano de' Medici duca di Nemours|quella di Giuliano]] la ''[[Notte (Michelangelo)|Notte]]'' e il ''[[Giorno (Michelangelo)|Giorno]]''. Si tratta di figure massicce e dalle membra poderose che sembrano gravare sui sarcofagi quasi a spezzarli e a liberare le anime dei defunti, ritratti nelle statue inserite sopra di essi. Inserite in una nicchia della parete, le statue non sono riprese dal vero ma idealizzate mentre contemplano: Lorenzo in una posa pensierosa e Giuliano con uno scatto repentino della testa. La statua posta sull'altare con la ''[[Madonna Medici (Michelangelo)|Madonna Medici]]'' è simbolo di vita eterna ed è fiancheggiata dalle statue dei ''Santi Cosma e Damiano'' (protettori dei [[Medici]]) eseguite su disegno del Buonarroti, rispettivamente da [[Giovanni Angelo Montorsoli]] e [[Raffaello da Montelupo]].
 
All'opera, anche se non continuativamente, Michelangelo lavorò fino al [[1534]], lasciandola incompiuta: senza i monumenti funebri dei Magnifici, le sculture dei ''Fiumi'' alla base delle tombe dei Capitani e, forse, di affreschi nelle lunette. Si tratta comunque di uno straordinario esempio di simbiosi perfetta tra scultura e architettura<ref name=G27>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 27|MAG}}.</ref>.
 
Nel frattempo Michelangelo continuava a ricevere altre commissioni che solo in piccola parte eseguiva: nell'agosto [[1521]] inviò a Roma il ''[[Cristo della Minerva]]'', nel [[1522]] un certo Frizzi gli commissionò una tomba a Bologna e il [[Niccolò Fieschi|cardinale Fieschi]] gli chiese una ''Madonna'' scolpita, entrambi progetti mai eseguiti<ref name="B85"/>; nel [[1523]] ricevette nuove sollecitazioni da parte degli eredi di Giulio II, in particolare [[Francesco Maria I Della Rovere|Francesco Maria Della Rovere]], e lo stesso anno gli venne commissionata, senza successo, una statua di [[Andrea Doria]] da parte del [[Senato genovese]], mentre il [[Marino Grimani (patriarca)|cardinal Grimani]], [[patriarca di Aquileia]], gli chiese un dipinto o una scultura mai eseguiti<ref name="B85"/>. Nel [[1524]] papa Clemente gli commissionò la [[biblioteca Medicea Laurenziana]], i cui lavori avviarono a rilento, e un [[ciborio]] (1525) per l'altare maggiore di [[Basilica di San Lorenzo (Firenze)|San Lorenzo]], sostituito poi dalla [[Tribuna delle reliquie]]; nel [[1526]] si arrivò a una drammatica rottura coi Della Rovere per un nuovo progetto, più semplice, per la [[tomba di Giulio II]], che venne rifiutato<ref name=C84/>. Altre richieste inevase di progetti di tombe gli pervengono dal duca di [[Suessa]] e da Barbazzi canonico di [[Basilica di San Petronio|San Petronio]] a [[Bologna]]<ref name=C84/>.
 
==== L'insurrezione e l'assedio (1527-1530) ====
[[File:Leda and the Swan, After Michelangelo.jpg|thumb|Copia dalla ''[[Leda e il cigno (Michelangelo)|Leda e il cigno]]'' di Michelangelo, alla [[National Gallery di Londra]]]]
Un motivo comune nella vicenda biografica di Michelangelo è l'ambiguo rapporto con i propri committenti, che più volte ha fatto parlare di ingratitudine dell'artista verso i suoi patrocinatori. Anche con i Medici il suo rapporto fu estremamente ambiguo: nonostante siano stati loro a spingerlo verso la carriera artistica e a procurargli commissioni di altissimo rilievo, la sua convinta fede repubblicana lo portò a covare sentimenti di odio contro di essi, vedendoli come la principale minaccia contro la ''libertas'' fiorentina<ref name=G27/>.
 
Fu così che nel [[1527]], arrivata in città la notizia del [[Sacco di Roma (1527)|Sacco di Roma]] e del durissimo smacco inferto a papa Clemente, la città di Firenze insorse contro il suo delegato, l'odiato [[Alessandro de' Medici (duca di Firenze)|Alessandro de' Medici]], cacciandolo e instaurando un nuovo governo repubblicano. Michelangelo aderì pienamente al nuovo regime, con un appoggio ben oltre il piano simbolico. Il 22 agosto [[1528]] si mise al servizio del governo repubblicano, riprendendo la vecchia commissione dell<nowiki>'</nowiki>''[[Ercole e Caco]]'' (ferma dal [[1508]]), che propose di mutare in un ''Sansone con due filistei''<ref name=C84/>. Il 10 gennaio [[1529]] venne nominato membro dei "Nove di milizia", occupandosi di nuovi piani difensivi, specie per il colle di [[San Miniato al Monte]]<ref name=C84/>. Il 6 aprile di quell'anno riceve l'incarico di "Governatore generale sopra le fortificazioni", in previsione dell'[[assedio di Firenze|assedio]] che le forze imperiali si apprestavano a cingere<ref name=G27/>. Visitò appositamente [[Pisa]] e [[Livorno]] nell'esercizio del proprio ufficio, e si recò anche a [[Ferrara]] per studiarne le fortificazioni (qui [[Alfonso I d'Este]] gli commissionò una ''[[Leda e il cigno (Michelangelo)|Leda e il cigno]]'', poi andata perduta<ref name="B85"/>), rientrando a Firenze il 9 settembre<ref name=C84/>. Preoccupato per l'aggravarsi della situazione, il 21 settembre fuggì a Venezia, in previsione di trasferirsi in Francia alla corte di [[Francesco I di Francia|Francesco I]], che però non gli aveva ancora fatto offerte concrete. Qui venne però raggiunto prima dal bando del governo fiorentino che lo dichiarò ribelle, il 30 settembre. Tornò allora nella sua città il 15 novembre, riprendendo la direzione delle fortezze<ref name=C84/>.
 
Di questo periodo rimangono disegni di fortificazione, realizzate attraverso una complicata dialettica di forme concave e convesse che sembrano macchine dinamiche atte all'offesa e alla difesa. Con l'arrivo degli Imperiali a minacciare la città, a lui è attribuita l'idea di usare la platea di [[San Miniato al Monte]] come avamposto con cui cannoneggiare sul nemico, proteggendo il campanile dai pallettoni nemici con un'armatura fatta di materassi imbottiti.
 
Le forze in campo per gli assedianti erano però soverchianti e con la sua disperata difesa la città non poté altro che negoziare un trattato, in parte poi disatteso, che evitasse la distruzione e il saccheggio che pochi anni prima avevano colpito Roma. All'indomani del ritorno dei Medici in città (12 agosto [[1530]]) Michelangelo, che sapeva di essersi fortemente compromesso e temendo quindi una vendetta, si nasconde rocambolescamente e riuscì a fuggire dalla città (settembre 1530), riparando a [[Venezia]]<ref name=G27/>. Qui restò brevemente, assalito da dubbi sul da farsi. In questo breve periodo soggiornò all'isola della [[Giudecca]] per mantenersi lontano dalla vita sfarzosa dell'ambiente cittadino e leggenda vuole che avesse presentato un modello per il [[ponte di Rialto]] al [[Doge (Venezia)|doge]] [[Andrea Gritti]].
 
[[File:Biblioteca medicea laurenziana interno 01.JPG|thumb|La sala di lettura della Biblioteca Medicea Laurenziana]]
[[File:Biblioteca medicea laurenziana scalone di michelangelo 02.JPG|thumb|Lo scalone nel vestibolo della Biblioteca Medicea Laurenziana]]
 
==== La Biblioteca Medicea Laurenziana (1530-1534) ====
Il perdono di Clemente VII non si fece però attendere, a patto che l'artista riprendesse immediatamente i lavori a San Lorenzo dove, oltre alla Sagrestia, si era aggiunto cinque anni prima il progetto di una monumentale [[biblioteca Medicea Laurenziana|libreria]]. È chiaro come il papa fosse mosso, più che dalla pietà verso l'uomo, dalla consapevolezza di non poter rinunciare all'unico artista capace di dare forma ai sogni di gloria della sua dinastia, nonostante la sua indole contrastata<ref name=G27/>. All'inizio degli anni trenta scolpì anche un ''[[Apollino]]'' per [[Baccio Valori]], il feroce governatore di Firenze imposto dal papa<ref name=C84/>.
 
La biblioteca pubblica, annessa alla [[Basilica di San Lorenzo (Firenze)|chiesa di San Lorenzo]], venne interamente progettata dal Buonarroti: nella sala di lettura si rifece al modello della [[biblioteca di Michelozzo]] in [[Museo di San Marco|San Marco]], eliminando la divisione in navate e realizzando un ambiente con le mura scandite da finestre sormontate da mezzanini tra pilastrini, tutti con [[Modanatura|modanature]] in [[pietra serena]]. Disegnò anche i banchi in legno e forse lo schema di soffitto intagliato e pavimento con decorazioni in cotto, organizzati in medesime partiture. Il capolavoro del progetto è il vestibolo, con un forte slancio verticale dato dalle colonne binate che cingono il portale [[timpano (architettura)|timpanato]] e dalle edicole sulle pareti.
 
Solo nel [[1558]] Michelangelo fornì il modello in argilla per lo scalone, da lui progettato in legno, ma realizzato per volere di [[Cosimo I de' Medici]], in [[pietra serena]]: le ardite forme rettilinee e ellittiche, concave e convesse, vengono indicate come una precoce anticipazione dello stile [[barocco]].
 
Il [[1531]] fu un anno intenso: eseguì il cartone del ''[[Noli me tangere (Michelangelo)|Noli me tangere]]'', proseguì i lavori alla Sagrestia e alla Liberia di San Lorenzo e per la stessa chiesa progettò la [[Tribuna delle reliquie]]; Inoltre gli vennero chiesti, senza esito, un progetto dal duca di [[Mantova]], il disegno di una casa da [[Baccio Valori]], e un tomba per il [[Innocenzo Cybo|cardinale Cybo]]; le fatiche lo condussero anche a una grave malattia<ref name=C84/>.
 
Nell'aprile [[1532]] si ebbe il quarto contratto per la [[tomba di Giulio II]], con solo sei statue. In quello stesso anno Michelangelo conobbe a Roma l'intelligente e bellissimo [[Tommaso de' Cavalieri]], con il quale si legò appassionatamente, dedicandogli disegni e composizioni poetiche<ref name=C84/>. Per lui approntò, tra l'altro, i disegni col ''Ratto di Ganimede'' e la ''Caduta di Fetonte'', che sembrano precorrere, nella potente composizione e nel tema del compiersi fatale del destino, il ''[[Giudizio universale (Michelangelo)|Giudizio universale]]''<ref>Heusinger, cit., pag. 305</ref>. Rapporti molto tesi ebbe, invece, con il guardarobiere pontificio e Maestro di Camera [[Pietro Giovanni Aliotti]], futuro vescovo di [[Forlì]], che Michelangelo, considerandolo troppo impiccione, chiamava il [[Tantecose]].
 
Il 22 settembre [[1533]] incontrò a [[San Miniato al Tedesco]] Clemente VII e, secondo la tradizione, in quell'occasione si parlò per la prima volta della pittura di un ''[[Giudizio universale (Michelangelo)|Giudizio universale]]'' nella Sistina<ref name=C84/>. Lo stesso anno morì il padre Ludovico<ref name=C84/>.
 
Nel [[1534]] gli incarichi fiorentini procedevano ormai sempre più stancamente, con un ricorso sempre maggiore di aiuti<ref name=G29>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 29|MAG}}.</ref>.
 
=== L'epoca di Paolo III (1534-1545) ===
==== Il Giudizio universale (1534-1541) ====
[[File:Michelangelo Buonarroti - Jugement dernier.jpg|thumb|''[[Giudizio universale (Michelangelo)|Giudizio universale]]''|237986x237986px]]
[[File:Michelangelo - Cristo Juiz2.jpg|miniatura|297.986x297.986px|[[Gesù|Cristo]], dettaglio de [[Giudizio universale (Michelangelo)|Giudizio universale]]]]
L'artista non approvava il regime politico tiranneggiante del [[Alessandro de' Medici (duca di Firenze)|Duca Alessandro]], per cui con l'occasione di nuovi incarichi a Roma, tra cui il lavoro per gli eredi di Giulio II, lasciò Firenze dove non mise mai più piede, nonostante gli accattivanti inviti di [[Cosimo I]] negli anni della vecchiaia<ref name=G29/>.
 
Clemente VII gli aveva commissionato la decorazione della parete di fondo della [[Cappella Sistina]] con il ''[[Giudizio universale (Michelangelo)|Giudizio universale]]'', ma non fece in tempo a vedere nemmeno l'inizio dei lavori, perché morì pochi giorni dopo l'arrivo dell'artista a Roma. Mentre l'artista riprendeva la Sepoltura di papa Giulio, venne eletto al soglio pontificio [[Papa Paolo III|Paolo III]], che non solo confermò l'incarico del ''Giudizio'', ma nominò anche Michelangelo pittore, scultore e architetto del Palazzo Vaticano<ref name=C84/>.
 
I lavori alla Sistina poterono essere avviati alla fine del [[1536]], per proseguire fino all'autunno del [[1541]]. Per liberare l'artista dagli incarichi verso gli eredi Della Rovere Paolo III arrivò ad emettere un [[motu proprio]] il 17 novembre [[1536]]<ref name=C84/>. Se fino ad allora i vari interventi alla cappella papale erano stati coordinati e complementari, con il ''Giudizio'' si assistette al primo intervento distruttivo, che sacrificò la pala dell'''Assunta'' di [[Perugino]], le prime due storie quattrocentesche di Gesù e di Mosè e due [[lunette della Cappella Sistina|lunette]] dipinte dallo stesso Michelangelo più di vent'anni prima<ref name=G29/>.
 
Al centro dell'affresco vi è il Cristo giudice con vicino la Madonna che rivolge lo sguardo verso gli eletti; questi ultimi formano un'ellissi che segue i movimenti del Cristo in un turbine di santi, patriarchi e profeti. A differenza delle rappresentazioni tradizionale, tutto è caos e movimento, e nemmeno i santi sono esentati dal clima di inquietudine, attesa, se non paura e sgomento che coinvolge espressivamente i partecipanti.
 
Le licenze iconografiche, come i santi senza aureola, gli angeli apteri e il Cristo giovane e senza barba, possono essere allusioni al fatto che davanti al giudizio ogni singolo uomo è uguale. Questo fatto, che poteva essere letto come un generico richiamo ai circoli della Riforma Cattolica, unitamente alla nudità e alla posa sconveniente di alcune figure ([[santa Caterina d'Alessandria]] prona con alle spalle [[Biagio di Sebaste|san Biagio]]), scatenarono contro l'affresco i severi giudizi di buona parte della curia. Dopo la morte dell'artista, e col mutato clima culturale dovuto anche al [[Concilio di Trento]], si arrivò al punto di provvedere al rivestimento dei nudi e alla modifica delle parti più sconvenienti.
 
==== Una statua equestre ====
Nel [[1537]], verso febbraio, il duca d'Urbino [[Francesco Maria I Della Rovere]] gli chiese un abbozzo per un cavallo destinato forse a un monumento equestre, che risulta completato il 12 ottobre. L'artista però si rifiutò di inviare il progetto al duca, poiché insoddisfatto. Dalla corrispondenza si apprende anche che entro i primi di luglio Michelangelo gli aveva progettato anche una saliera: la precedenza del duca rispetto a tante commissioni inevase di Michelangelo è sicuramente legata alla pendenza dei lavori alla tomba di Giulio II, di cui Francesco Maria era erede<ref name="B85"/>.
 
Quello stesso anno a Roma riceve la cittadinanza onoraria in Campidoglio<ref name=B85/>.
 
==== Piazza del Campidoglio ====
[[File:CampidoglioEng.jpg|thumb|upright=1.4|Piazza del Campidoglio in una stampa di [[Étienne Dupérac]] (1568)]]
Paolo III, al pari dei suoi predecessori, fu un entusiasta committente di Michelangelo<ref name=G29/>.
 
Con il trasferimento sul [[Campidoglio]] della [[statua equestre di Marco Aurelio]], simbolo dell'autorità imperiale e per estensione della continuità tra la [[Impero romano|Roma imperiale]] e quella papale, il papa incaricò Michelangelo, nel [[1538]], di studiare la ristrutturazione della [[piazza del Campidoglio|piazza]], centro dell'amministrazione civile romana fin dal Medioevo e in stato di degrado<ref name=B85/>.
 
Tenendo conto delle preesistenze vennero mantenuti e trasformati i due edifici esistenti, già ristrutturati nel XV secolo da Rossellino, realizzando di conseguenza la piazza a pianta [[trapezio|trapezoidale]] con sullo sfondo il [[Palazzo Senatorio|palazzo dei Senatori]], dotato di scala a doppia rampa, e delimitata ai lati da due palazzi: il [[Palazzo dei Conservatori]] e il cosiddetto [[Palazzo Nuovo (Roma)|Palazzo Nuovo]] costruito ex novo, entrambi convergenti verso la [[Cordonata (Roma)|scalinata di accesso]] al Campidoglio. Gli edifici vennero caratterizzati da un [[ordine gigante]] a [[pilastro|pilastri]] corinzi in facciata, con massicce [[Cornice (architettura)|cornici]] e [[architrave|architravi]]. Al piano terra degli edifici laterali i pilastri dell'ordine gigante sono affiancati da colonne che formano un insolito portico architravato, in un disegno complessivo molto innovativo che rifugge programmaticamente dall'uso dell'arco. Il lato interno del portico presenta invece colonne alveolate che in seguito ebbero una gran diffusione<ref>Francesco Benelli, ''“Variò tanto della comune usanza degli altri”: the function of the encased column and what Michelangelo made of it in the Palazzo dei Conservatori at the Campidoglio in Rome'', in ''Annali di architettura'', 21 (2009)</ref>, I lavori furono compiuti molto dopo la morte del maestro, mentre la pavimentazione della piazza fu realizzata solo ai primi del Novecento, utilizzando una stampa di [[Étienne Dupérac]] che riporta quello che doveva essere il progetto complessivo previsto da Michelangelo, secondo un reticolo curvilineo inscritto in un'[[ellisse]] con al centro il basamento ad angoli smussati per la statua del Marc'Aurelio, anch'esso disegnato da Michelangelo.
 
Verso il [[1539]] iniziò forse il ''[[Bruto (Michelangelo)|Bruto]]'' per il cardinale [[Niccolò Ridolfi]], opera dai significati politici legata ai fuorusciti fiorentini<ref name=C84/>.
 
==== La Crocifissione per Vittoria Colonna (1541) ====
[[File:Marcello venusti, crocifissione da michelangeloù.jpg|thumb|upright=0.7|left|La copia della Crocifissione per Vittoria Colonna di [[Marcello Venusti]]]]
Dal [[1537]] circa Michelangelo aveva iniziato la vivida amicizia con la marchesa di [[Pescara]] [[Vittoria Colonna]]: essa lo introdusse al circolo viterbese del cardinale [[Reginald Pole]], frequentato, tra gli altri, da [[Vittore Soranzo]], [[Apollonio Merenda]], [[Pietro Carnesecchi]], [[Pietro Antonio Di Capua]], [[Alvise Priuli]] e la contessa [[Giulia Gonzaga]].
 
In quel circolo culturale si aspirava a una riforma della Chiesa Cattolica, sia interna sia nei confronti del resto della Cristianità, alla quale avrebbe dovuto riconciliarsi. Queste teorie influenzarono Michelangelo e altri artisti. Risale a quel periodo la ''[[Crocifissione per Vittoria Colonna|Crocifissione]]'' realizzata per Vittoria, databile al [[1541]] e forse dispersa, oppure mai dipinta. Di quest'opera ci restano solamente alcuni disegni preparatori di incerta attribuzione, il più famoso è senz'altro quello conservato al [[British Museum]], mentre buone copie si trovano nella [[concattedrale di Santa Maria de La Redonda]] e alla [[Casa Buonarroti]]. Inoltre esiste una tavola dipinta, la Crocefissione di Viterbo, tradizionalmente attribuita a Michelangelo, sulla base di un testamento di un conte viterbese datato al 1725, esposta nel [[Museo del Colle del Duomo|Museo del Colle del Duomo di Viterbo]], più ragionevolmente attribuibile ad ambiente michelangiolesco<ref>[http://www.archeoares.it/sezione-storico-artistica/crocifissione-di-michelangelo-2/ Crocifissione di Viterbo]</ref>.
 
Secondo i progetti raffigurava un giovane e sensuale Cristo, simboleggiante un'allusione alle teorie riformiste cattoliche che vedevano nel sacrificio del sangue di Cristo l'unica via di salvezza individuale, senza intermediazioni della Chiesa e dei suoi rappresentanti.
 
Uno schema analogo presentava anche la cosiddetta ''[[Pietà per Vittoria Colonna]]'', dello stesso periodo, nota da un disegno a [[Boston]] e da alcune copie di allievi.
 
In quegli anni a Roma Michelangelo poteva quindi contare su una sua cerchia di amici ed estimatori, tra cui oltre alla Colonna, [[Tommaso de' Cavalieri]] e artisti quali [[Tiberio Calcagni]] e [[Daniele da Volterra]]<ref name=G29/>.
 
==== Cappella Paolina (1542-1550) ====
[[File:Michelangelo, paolina, conversione di saulo 05.jpg|thumb|La ''[[Conversione di Saulo (Michelangelo)|Conversione di Saulo]]'', dettaglio]]
Dal [[1542]] il papa gli commissionò quella che rappresenta la sua ultima opera pittorica, dove ormai anziano lavorò per quasi dieci anni, in contemporanea ad altri impegni<ref name=G29/>. Il papa [[Farnese]], geloso e seccato del fatto che il luogo ove la celebrazione di Michelangelo pittore raggiungesse i suoi massimi livelli fosse dedicato ai papi [[Della Rovere]], gli affidò la decorazione della sua cappella privata in Vaticano che prese il suo nome ([[Cappella Paolina]]). Michelangelo realizzò due affreschi, lavorando da solo con faticosa pazienza, procedendo con piccole "giornate", fitte di interruzioni e [[Pentimento (arte)|pentimenti]].
 
Il primo a essere realizzato, la ''[[Conversione di Saulo (Michelangelo)|Conversione di Saulo]]'' (1542-1545), presenta una scena inserita in un paesaggio spoglio e irreale, con compatti grovigli di figure alternati a spazi vuoti e, al centro, la luce accecante che da Dio scende su Saulo a terra; il secondo, il ''[[Crocifissione di san Pietro (Michelangelo)|Martirio di san Pietro]]'' (1545-1550), ha una croce disposta in diagonale in modo da costituire l'asse di un ipotetico spazio circolare con al centro il volto del martire.
 
L'opera nel suo complesso è caratterizzata da una drammatica tensione e improntata a un sentimento di mestizia, generalmente interpretata come espressione della religiosità tormentata di Michelangelo e del sentimento di profondo pessimismo che caratterizza l'ultimo periodo della sua vita.
 
==== La conclusione dei lavori alla tomba di Giulio II (1544-1545) ====
[[File:The tomb of Julius II, Rome.jpg|thumb|La [[Tomba di Giulio II]]]]
Dopo gli ultimi accordi del [[1542]], la [[tomba di Giulio II]] venne posta in essere nella [[Basilica di San Pietro in Vincoli|chiesa di San Pietro in Vincoli]] tra il [[1544]] e il [[1545]] con le statue del ''[[Mosè (Michelangelo)|Mosè]], di ''[[Lia (Michelangelo)|Lia]]'' (''Vita attiva'') e di ''[[Rachele (Michelangelo)|Rachele]]'' (''Vita contemplativa'') nel primo ordine.
 
Nel secondo ordine, al fianco del pontefice disteso con sopra la ''Vergine col Bambino'' si trovano una ''Sibilla'' e un ''Profeta''. Anche questo progetto risente dell'influsso del circolo di [[Viterbo]]; [[Mosè]] uomo illuminato e sconvolto dalla visione di Dio è affiancato da due modi di essere, ma anche da due modi di salvezza non necessariamente in conflitto tra di loro: la [[vita contemplativa]] viene rappresentata da ''[[Rachele (Michelangelo)|Rachele]]'' che prega come se per salvarsi usasse unicamente la Fede, mentre la vita attiva, rappresentata da ''[[Lia (Michelangelo)|Lia]]'', trova la sua salvezza nell'operare. L'interpretazione comune dell'opera d'arte è che si tratti di una specie di posizione di mediazione tra Riforma e Cattolicesimo dovuta sostanzialmente alla sua intensa frequentazione con [[Vittoria Colonna]] e il suo ''entourage''.
 
Nel [[1544]] disegnò anche la tomba di [[Francesco Bracci]], nipote di [[Luigi del Riccio]] nella cui casa aveva ricevuto assistenza durante una grave malattia che l'aveva colpito in giugno<ref name=C84/>. Per tale indisposizione, nel marzo aveva rifiutato a [[Cosimo I de' Medici]] l'esecuzione di un busto<ref name=B85/>. Lo stesso anno avviarono i lavori al Campidoglio, progettati nel [[1538]]<ref name=B85/>.
 
=== Vecchiaia (1546-1564) ===
Gli ultimi decenni di vita di Michelangelo sono caratterizzati da un progressivo abbandono della pittura e anche della scultura, esercitata ormai solo in occasione di opere di carattere privato. Prendono consistenza invece numerosi progetti architettonici e urbanistici, che proseguono sulla strada della rottura del canone classico, anche se molti di essi vennero portati a termine in periodi seguenti da altri architetti, che non sempre rispettarono il suo disegno originale<ref name=G29/>.
 
==== Palazzo Farnese (1546-1550) ====
[[File:Palais Farnese.jpg|thumb|left|La facciata di [[Palazzo Farnese (Roma)|Palazzo Farnese]]]]
A gennaio [[1546]] Michelangelo si ammalò, venendo curato in casa di [[Luigi del Riccio]]. Il 29 aprile, ripresosi, promise una statua in bronzo, una in marmo e un dipinto a [[Francesco I di Francia]], che però non riuscì a fare<ref name=B85/>.
 
Con la morte di [[Antonio da Sangallo il Giovane]] nell'ottobre [[1546]], a Michelangelo vennero affidate le fabbriche di [[Palazzo Farnese (Roma)|Palazzo Farnese]] e della [[Basilica di San Pietro in Vaticano|basilica di San Pietro]], entrambe lasciate incompiute dal primo<ref name=C84/>.
 
Tra il [[1547]] e il [[1550]] l'artista progettò dunque il completamento della [[facciata]] e del [[cortile]] di Palazzo Farnese: nella facciata variò, rispetto al progetto del Sangallo, alcuni elementi che danno all'insieme una forte connotazione plastica e monumentale ma al tempo stesso dinamica ed espressiva. Per ottenere questo risultato accrebbe in altezza il secondo piano, inserì un massiccio [[cornicione]] e sormontò il finestrone centrale con uno stemma colossale (i due ai lati sono successivi).
 
==== Basilica di San Pietro in Vaticano (1546-1564) ====
[[File:Progetto Michelangelo.jpg|thumb|Progetto per la basilica vaticana nell'incisione di [[Étienne Dupérac]]]]
Per quanto riguarda la [[basilica vaticana]], la storia del progetto michelangiolesco è ricostruibile da una serie di documenti di cantiere, lettere, disegni, affreschi e testimonianze dei contemporanei, ma diverse informazioni sono in contrasto tra loro. Infatti, Michelangelo non redasse mai un progetto definitivo per la basilica, preferendo procedere per parti<ref>A. Brodini, ''San Pietro in Vaticano'', in ''Michelangelo architetto a Roma'', Cinisello Balsamo, 2009, p. 170.</ref>. In ogni caso, subito dopo la morte dell'artista toscano furono pubblicate diverse stampe nel tentativo di restituire una visione complessiva del disegno originario; le incisioni di [[Étienne Dupérac]] si imposero subito come le più diffuse e accettate<ref>V. Zanchettin, ''Il tamburo della cupola di San Pietro'', in ''Michelangelo architetto a Roma'', Cinisello Balsamo, 2009, p. 180.</ref>.
 
Michelangelo pare che aspirasse al ritorno alla [[pianta centrale]] del Bramante, con un [[quadrato]] inscritto nella [[croce greca]], rifiutando sia la pianta a [[croce latina]] introdotta da [[Raffaello Sanzio]], sia i disegni del Sangallo, che prevedevano la costruzione di un edificio a pianta centrale preceduto da un imponente avancorpo.
 
Demolì parti realizzate dai suoi predecessori e, rispetto alla perfetta simmetria del progetto bramantesco, introdusse un asse preferenziale nella costruzione, ipotizzando una facciata principale schermata da un portico composto da colonne d'[[ordine gigante]] (non realizzato). Per la massiccia struttura muraria, che doveva correre lungo tutto il perimetro della fabbrica, ideò un unico ordine gigante a [[paraste]] corinzie con [[attico (architettura)|attico]], mentre al centro della costruzione costruì un [[Tamburo (architettura)|tamburo]], con colonne binate (sicuramente realizzato dall'artista), sul quale fu innalzata la [[cupola di San Pietro|cupola]] emisferica a costoloni conclusa da [[lanterna (architettura)|lanterna]] (la cupola fu completata, con alcune differenze rispetto al presunto modello originario, da [[Giacomo Della Porta]]).
 
Tuttavia, la concezione michelangiolesca fu in gran parte stravolta da [[Carlo Maderno]], che all'inizio del [[XVII secolo]] completò la basilica con l'aggiunta di una navata longitudinale e di un'imponente facciata sulla base delle spinte della [[Controriforma]].
 
Nel [[1547]] morì [[Vittoria Colonna]], poco dopo la scomparsa dell'altro amico [[Luigi del Riccio]]: si tratta di perdite molto amare per l'artista<ref name=C84/>. L'anno successivo, il 9 gennaio [[1548]] muore suo fratello Giovansimone Buonarroti. Il 27 agosto il Consiglio municipale di Roma propose di affidare all'artista il restauro del [[ponte di Santa Maria]]. Nel [[1549]] [[Benedetto Varchi]] pubblicò a Firenze "''Due lezzioni''", tenute su un sonetto di Michelangelo<ref name=C84/>. Nel gennaio del [[1551]] alcuni documenti della [[cattedrale di Padova]] accennano a un modello di Michelangelo per il coro<ref name=B85/>.
 
==== La serie delle ''Pietà'' (1550-1555 circa) ====
[[File:Michelangelo Pieta Firenze.jpg|thumb|La ''[[Pietà Bandini]]'']]
[[File:Michelangelo pietà rondanini.jpg|thumb|La ''[[Pietà Rondanini]]'']]
Dal [[1550]] circa iniziò a realizzare la cosiddetta ''[[Pietà dell'Opera del Duomo]]'' (dalla collocazione attuale nel [[Museo dell'Opera del Duomo (Firenze)|Museo dell'Opera del Duomo]] di Firenze), opera destinata alla sua tomba e abbandonata dopo che l'artista frantumò, in un accesso d'ira due o tre anni più tardi, il braccio e la gamba sinistra del Cristo, spezzando anche la mano della Vergine. Fu in seguito [[Tiberio Calcagni]] a ricostruire il braccio e rifinire la [[Maria Maddalena|Maddalena]] lasciata dal Buonarroti allo stato di non-finito: il gruppo costituito dal Cristo sorretto dalla Vergine, dalla Maddalena e da [[Nicodemo]] è disposto in modo [[piramide|piramidale]] con al vertice quest'ultimo; la scultura viene lasciata a diversi gradi di finitura con la figura del Cristo allo stadio più avanzato. [[Nicodemo]] sarebbe un autoritratto del Buonarroti, dal cui corpo sembra uscire la figura del Cristo: forse un riferimento alla sofferenza psicologica che lui, profondamente religioso, portava dentro di sé in quegli anni.
 
La ''[[Pietà Rondanini]]'' venne definita, nell'inventario di tutte le opere rinvenute nel suo studio dopo la morte, come: "Un'altra statua principiata per un Cristo et un'altra figura di sopra, attaccate insieme, sbozzate e non finite".
 
Michelangelo nel [[1561]] donò la scultura al suo servitore [[Antonio del Francese]] continuando però ad apportarvi modifiche sino alla morte; il gruppo è costituito da parti condotte a termine, come il braccio destro di Cristo, e da parti non finite, come il torso del Salvatore schiacciato contro il corpo della Vergine quasi a formare un tutt'uno. Successivamente alla scomparsa di Michelangelo, in un periodo imprecisato, questa scultura fu trasferita nel [[Palazzo Rondinini|palazzo Rondanini]] di Roma e da questi ha mutuato il nome. Attualmente si trova nel [[Castello Sforzesco]], acquistata nel [[1952]] dalla città di [[Milano]] da una proprietà privata<ref>[[Angelo Tartuferi]] e Fabrizio Mancinelli, ''Michelangelo. Pittore, scultore, architetto'' ATS Italia, 2001, p. 75</ref>.
 
==== Le biografie ====
Nel [[1550]] uscì la prima edizione delle ''[[Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori]]'' di [[Giorgio Vasari]] che conteneva una biografia di Michelangelo, la prima scritta di un artista vivente, in posizione conclusiva dell'opera che celebrava l'artista come vertice di quella catena di grandi artefici che partiva da [[Cimabue]] e [[Giotto]], raggiungendo nella sua persona la sintesi di perfetta padronanza delle arti (pittura, scultura e architettura) in grado non solo di rivaleggiare ma anche di superare i mitici maestri dell'antichità<ref name=G138/>.
 
Nonostante le premesse celebrative ed encomiastiche, Michelangelo non gradì l'operazione, per le numerose scorrettezze e soprattutto per una versione a lui non congeniale della tormentata vicenda della [[tomba di Giulio II]]. L'artista allora in quegli anni lavorò con un suo fedele collaboratore, [[Ascanio Condivi]], facendo pubblicare una nuova biografia che riportava la sua versione dei fatti ([[1553]]). A questa attinse Vasari, oltre che in seguito a una sua diretta frequentazione dell'artista negli ultimi anni di vita, per la seconda edizione delle ''Vite'', pubblicata nel [[1568]]<ref name=G138/>.
 
Queste opere alimentarono la leggenda dell'artista, quale genio tormentato e incompreso, spinto oltre i propri limiti dalle condizioni avverse e dalle mutevoli richieste dei committenti, ma capace di creare opere titaniche e insuperabili<ref name=G29/>. Mai avvenuto fino ad allora era poi che questa leggenda si formasse quando ancora l'interessato era in vita<ref name=G29/>. Nonostante questa invidiabile posizione raggiunta dal Buonarroti in vecchiaia, gli ultimi anni della sua esistenza sono tutt'altro che tranquilli, animati da una grande tribolazione interiore e da riflessioni tormentate sulla fede, la morte e la salvezza, che si trovano anche nelle sue opere (come le ''Pietà'') e nei suoi scritti<ref name=G29/>.
 
==== Altri avvenimenti degli anni cinquanta ====
Nel [[1550]] Michelangelo aveva terminato gli affreschi alla Cappella Paolina e nel [[1552]] era stato completato il Campidoglio. In quell'anno l'artista fornì anche il disegno per la scala nel [[cortile del Belvedere]] in Vaticano. In scultura lavorò alla ''[[Pietà Bandini|Pietà]]'' e in letteratura si occupa delle proprie biografie<ref name=C84/>.
 
Nel [[1554]] [[Ignazio di Loyola]] dichiarò che Michelangelo aveva accettato di progettare la nuova [[chiesa del Gesù]] a Roma, ma il proposito non ebbe seguito<ref name=B85/>. Nel [[1555]] l'elezione al soglio pontificio di [[Marcello II]] compromise la presenza dell'artista a capo del cantiere di San Pietro, ma subito dopo venne eletto [[Paolo IV]], che lo confermò nell'incarico, indirizzandolo soprattutto ai lavori alla cupola. Sempre nel '55 morirono suo fratello Gismondo e Francesco Amadori detto l'Urbino che lo aveva servito per ventisei anni<ref name=C84/>; una lettera a Vasari di quell'anno gli dà istruzioni per il compimento del ricetto della [[Libreria Laurenziana]]<ref name=B85/>.
 
Nel settembre [[1556]] l'avvicinarsi dell'esercito spagnolo indusse l'artista ad abbandonare Roma per riparare a [[Loreto]]. Mentre faceva sosta a [[Spoleto]] venne raggiunto da un appello pontificio che lo obbligò a tornare indietro<ref name=C84/>. Al [[1557]] risale il modello ligneo per la [[cupola di San Pietro]] e nel [[1559]] fece disegni per la [[basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini]], nonché per la cappella Sforza in [[Basilica di Santa Maria Maggiore|Santa Maria Maggiore]] e per la scalinata della [[Biblioteca Medicea Laurenziana]]. Forse quell'anno avviò anche la ''[[Pietà Rondanini]]''<ref name=C84/>.
 
==== Porta Pia a Roma (1560) ====
[[File:Порта Пиа.jpg|thumb|left|Porta Pia]]
Nel [[1560]] fece un disegno per [[Caterina de' Medici]] con un disegno per la tomba di [[Enrico II di Francia|Enrico II]]. Inoltre lo stesso anno progetto la tomba di [[Giangiacomo de' Medici]] per il [[Duomo di Milano]], eseguita poi da [[Leone Leoni]]<ref name=C84/>.
 
Verso il [[1560]] progettò anche la monumentale [[Porta Pia]], vera e propria scenografia urbana con la fronte principale verso l'interno della città. Il portale con [[frontone]] curvilineo interrotto e inserito in un altro triangolare è fiancheggiata da [[paraste]] scanalate, mentre sul setto murario ai lati si aprono due finestre timpanate, con al di sopra altrettanti mezzanini ciechi. Dal punto di vista del linguaggio architettonico, Michelangelo manifestò uno spirito sperimentale e anticonvenzionale tanto che si è parlato di "anticlassicismo"<ref>{{cita|Argan-Contardi||GCA}}.</ref>.
 
==== Santa Maria degli Angeli (1561) ====
[[File:3222 - Roma - Santa Maria degli Angeli - Interno - Foto Giovanni Dall'Orto 17-June-2007.jpg|thumb|Santa Maria degli Angeli; praticamente del progetto di Michelangelo sono visibili solo le volte]]
Ormai vecchio, Michelangelo progettò nel 1561 una ristrutturazione della [[Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri|chiesa di Santa Maria degli Angeli]] all'interno delle [[Terme di Diocleziano]] e dell'adiacente convento dei padri [[certosini]], avviati a partire dal [[1562]]. Lo spazio della chiesa fu ottenuto con un intervento che, dal punto di vista murario, oggi si potrebbe definire minimale<ref>David Karmon, "Michelangelo's "Minimalism" in the Design of Santa Maria degli Angeli" in ''Annali di architettura'', 19 (2008)</ref>, con pochi setti di muro nuovi entro il grande spazio voltato del ''[[tepidarium]]'' delle terme, aggiungendo solo un profondo presbiterio e dimostrando un atteggiamento moderno e non distruttivo nei confronti dei resti archeologici.
 
La chiesa ha un insolito sviluppo trasversale, sfruttando tre campate contigue coperte a crociera, a cui sono aggiunte due cappelle laterali quadrate.
 
==== Console dell'Accademia delle Arti del Disegno ====
Il 31 gennaio [[1563]] [[Cosimo I de' Medici]] fondò, su consiglio dell'architetto aretino [[Giorgio Vasari]], l'[[Accademia delle arti del disegno|Accademia e Compagnia dell'Arte del Disegno]] di cui viene subito eletto console proprio il Buonarroti. Mentre la Compagnia era una sorta di [[corporazione]] cui dovevano aderire tutti gli artisti operanti in [[Toscana]], l'Accademia, costituita solo dalle più eminenti personalità culturali della corte di Cosimo, aveva finalità di tutela e supervisione sull'intera produzione artistica del principato mediceo. Si trattava dell'ultimo, accattivante invito rivolto a Michelangelo da parte di Cosimo per farlo tornare a Firenze, ma ancora una volta l'artista declinò: la sua radicata fede repubblicana doveva probabilmente renderlo incompatibile col servizio al nuovo duca fiorentino<ref name=G29/>.
 
==== La morte ====
[[File:9904 - Firenze - Santa Croce - Tomba di Michelangelo - Foto Giovanni Dall'Orto, 28-Oct-2007.jpg|thumb|La tomba di Michelangelo in Santa Croce]]
A un solo anno dalla nomina, il 18 febbraio [[1564]], quasi ottantanovenne, Michelangelo morì a Roma, nella sua residenza di [[piazza Macel de' Corvi]] (distrutta quando venne creato il [[Vittoriano|monumento a Vittorio Emanuele II]]), assistito da [[Tommaso de' Cavalieri]]. Si dice che fino a tre giorni prima avesse lavorato alla ''[[Pietà Rondanini]]''<ref name=G29/>. Pochi giorni prima, il 21 gennaio, la Congregazione del [[Concilio di Trento]] aveva deciso di far coprire le parti "oscene" del ''[[Giudizio universale (Michelangelo)|Giudizio universale]]''.
 
Nell'inventario redatto qualche giorno dopo il decesso (19 febbraio) sono registrati pochi beni, tra cui la ''Pietà'', due piccole sculture di cui si ignorano le sorti (un ''San Pietro'' e un piccolo ''Cristo portacroce''), dieci cartoni, mentre i disegni e gli schizzi pare che fossero stati bruciati poco prima di morire dal maestro stesso. In una cassa viene poi ritrovato un cospicuo "tesoretto", degno di un principe, che nessuno si sarebbe immaginato in un'abitazione tanto povera<ref name=B85/>.
 
==== Le solenni esequie a Firenze ====
La morte del maestro venne particolarmente sentita a Firenze, poiché la città non era riuscita a onorare il suo più grande artista prima della morte, nonostante i tentativi di Cosimo. Il recupero dei suoi resti mortali e la celebrazione di esequie solenni divenne quindi un'assoluta priorità cittadina<ref name=G147>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 147|MAG}}.</ref>. A pochi giorni dalla morte, suo nipote Lionardo Buonarroti, arrivò a Roma col preciso compito di recuperare la salma e organizzarne il trasporto, un'impresa forse ingigantita dal resoconto del Vasari nella seconda edizione delle ''Vite'': secondo lo storico aretino i romani si sarebbero opposti alle sue richieste, desiderando inumare l'artista nella [[basilica di San Pietro]], al che Lionardo avrebbe trafugato il corpo di notte e in gran segreto prima di riprendere la strada per Firenze<ref name=G148>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 148|MAG}}.</ref>.
 
Appena arrivata nella città toscana (11 marzo 1564), la bara venne portata in [[Basilica di Santa Croce|Santa Croce]] e ispezionata secondo un complesso cerimoniale, stabilito dal luogotenente dell'Accademia delle Arti del Disegno, [[Vincenzo Borghini]]. Si trattò del primo atto funebre (12 marzo) che, per quanto solenne, venne presto superato da quello del 14 luglio [[1564]] in [[Basilica di San Lorenzo (Firenze)|San Lorenzo]], patrocinato dalla casata ducale e degno più di un principe che di un artista. L'intera basilica venne addobbata riccamente con drappi neri e di tavole dipinte con episodi della sua vita; al centro venne predisposto un catafalco monumentale, ornato di pitture e sculture effimere, dalla complessa iconografia. L'orazione funebre venne scritta e letta da [[Benedetto Varchi]], che esaltò "le lodi, i meriti, la vita e l'opere del divino Michelangelo Buonarroti"<ref name=G148/>.
 
L'inumazione avvenne infine in Santa Croce, in un sepolcro monumentale disegnato da [[Giorgio Vasari]], composto da tre figure piangenti che rappresentano la [[pittura]], la [[scultura]] e l'[[architettura]]<ref name=G148/>.
 
I funerali di Stato suggellarono lo ''status'' raggiunto dall'artista e furono la consacrazione definitiva del suo mito, come artefice insuperabile, capace di raggiungere vertici creativi in qualunque campo artistico e, più di quelli di qualunque altro, capaci di emulare l'atto della creazione divina.
[[File:Coa fam ITA buonarroti.jpg|miniatura|destra|Stemma dei Buonarroti.]]
 
== Arma ==
L'arma dei Buonarroti così si blasonava: ''d'azzurro a due cotisse d'oro, e il capo d'Angiò cucito, abbassato sotto un altro capo d'oro, caricato di una palla d'azzurro marcata di un giglio d'oro in mezzo alle lettere L. X. per concessione di [[Leone X]]''. Cimiero: un cane uscente con un osso in bocca.
 
== Rime ==
[[File:Michelangelo, Sonnet with a caricature.jpg|thumb|left|Un sonetto sulle fatiche alla volta della Sistina, copiato in bella e con uno schizzo autografo]]
[[File:Buonarroti - Rime, 1960 - 1775670 F.jpg|thumb|Frontespizio delle ''Rime'', edizione 1960]]
Da lui considerata come una "cosa sciocca", la sua attività [[poesia|poetica]] si viene caratterizzando, a differenza di quella usuale nel [[XVI secolo|Cinquecento]] influenzata dal [[Francesco Petrarca|Petrarca]], da toni energici, austeri e intensamente espressivi, ripresi dalle poesie di [[Dante Alighieri|Dante]].
 
I più antichi componimenti poetici datano agli anni [[1504]]-[[1505]], ma è probabile che ne abbia realizzati anche in precedenza, dato che sappiamo che molti suoi manoscritti giovanili andarono perduti.
 
La sua formazione poetica avvenne probabilmente sui testi di Petrarca e Dante, conosciuti nella cerchia [[umanesimo|umanistica]] della corte di Lorenzo de' Medici. I primi [[sonetto|sonetti]] sono legati a vari temi collegati al suo lavoro artistico, a volte raggiungono il grottesco con immagini e metafore bizzarre. Successivi sono i sonetti realizzati per [[Vittoria Colonna]] e per l'amato [[Tommaso de' Cavalieri]]; in essi Michelangelo si concentra maggiormente sul tema neoplatonico dell'amore, sia divino che umano, che viene tutto giocato intorno al contrasto tra amore e morte, risolvendolo con soluzioni ora drammatiche, ora ironicamente distaccate.
 
Negli ultimi anni le sue [[rima|rime]] si focalizzano maggiormente sul tema del peccato e della salvezza individuale; qui il tono diventa amaro e a volte angoscioso, tanto da realizzare vere e proprie visioni mistiche del divino.
{{citazione|Di giorno in giorno insin da' mie prim'anni,<br />Signor, soccorso tu mi fusti e guida,<br />onde l'anima mia ancor si fida<br />di doppia aita ne' mie doppi affanni<ref>{{Cita libro|autore=Michelangelo|titolo=Rime|editore=Arnoldo Mondadori Editore|p=443}}</ref>.}}
Le rime di Michelangelo incontrarono una certa fortuna negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], nell'Ottocento, dopo la loro traduzione da parte del grande filosofo [[Ralph Waldo Emerson]].
 
== La tecnica scultorea di Michelangelo ==
[[File:Michelangelo, schizzo esplicativo per cavatori con blocchi e misure, casa buonarroti.jpg|thumb|Schizzo esplicativo per cavatori con blocchi e misure, Casa Buonarroti]]
Da un punto di vista tecnico, Michelangelo scultore, come d'altronde spesso accade negli artisti geniali, non seguiva un processo creativo legato a regole fisse; ma in linea di massima sono comunque tracciabili dei principi consueti o più frequenti<ref name="B86">{{cita|Baldini|p. 86|UB}}.</ref>.
 
Innanzitutto Michelangelo fu il primo scultore che, nella pietra, non tentò mai di colorire né di dorare alcune parti delle statue; al colore preferiva infatti l'esaltazione del "morbido fulgore"<ref>Hartt.</ref> della pietra, spesso con effetti di chiaroscuro evidenti nelle statue rimaste prive dell'ultima finitura, con i colpi di scalpello che esaltano la peculiarità della materia marmorea<ref name=B86/>.
 
Gli unici bronzi da lui eseguiti sono distrutti o perduti (il ''[[David De Rohan]]'' e il ''[[Giulio II benedicente]]''); l'esiguità del ricorso a tale materiale mostra con evidenza come egli non amasse gli effetti "atmosferici" derivati dal modellare l'argilla. Egli dopotutto si dichiarava artista "del levare", piuttosto che "del mettere", cioè per lui la figura finale nasceva da un processo di sottrazione della materia fino al nucleo del soggetto scultoreo, che era come già "imprigionato" nel blocco di marmo. In tale materiale finito egli trovava il brillio pacato delle superfici lisce e limpide, che erano le più idonee per valorizzare l'epidermide delle solide muscolature dei suoi personaggi<ref name=B86/>.
 
=== Studi preparatori ===
[[File:Michelangelo, studio per un dio fluviale nel blocco di amrmo, 1520-1525, british museum.jpg|thumb|left|Studio per un dio fluviale nel blocco di marmo, 1520-1525, British Museum]]
Il procedimento tecnico con cui Michelangelo scolpiva ci è noto da alcune tracce in studi e disegni e da qualche testimonianza. Pare che inizialmente, secondo l'uso degli scultori cinquecenteschi, predisponesse studi generali e particolari in forma di schizzo e studio. Istruiva poi personalmente i cavatori con disegni (in parte ancora esistenti) che fornissero un'idea precisa del blocco da tagliare, con misure in cubiti fiorentini, talora arrivando a delineare la posizione della statua entro il blocco stesso. A volte oltre ai disegni preparatori eseguiva dei modellini in cera o argilla, cotti o no, oggetto di alcune testimonianze, seppure indirette, e alcuni dei quali si conservano ancora oggi, sebbene nessuno sia sicuramente documentato. Più raro è invece, pare, il ricorso a un modello nelle dimensioni definitive, di cui resta però l'isolata testimonianza del ''[[Dio fluviale]]''<ref name=B86/>.
 
Col passare degli anni però dovette assottigliare gli studi preparatori in favore di un attacco immediato alla pietra mosso da idee urgenti, suscettibili tuttavia di essere profondamente mutate nel corso del lavoro (come nella ''[[Pietà Rondanini]]'')<ref name=B86/>.
 
=== Preparazione del blocco ===
[[File:Michelangelo, il giorno, dettaglio.jpg|thumb|upright=0.8|Il ''[[Giorno (Michelangelo)|Giorno]]'', dettaglio]]
[[File:Michelangelo, il crepuscolo, dettaglio.jpg|thumb|upright=0.8|Il ''[[Crepuscolo (Michelangelo)|Crepuscolo]]'', dettaglio]]
[[File:Tondo pitti, dettaglio.jpg|thumb|upright=0.8|''[[Tondo Pitti]]'', dettaglio]]
Il primo intervento sul blocco uscito dalla cava avveniva con la "cagnaccia", che smussava le superfici lisce e geometriche a seconda dell'idea da realizzare. Pare che solo dopo questo primo appropriarsi del marmo Michelangelo tracciasse sulla superficie resa irregolare un rudimentale segno col [[carboncino]] che evidenziava la veduta principale (cioè frontale) dell'opera. La tecnica tradizionale prevedeva l'uso di quadrati o rettangoli proporzionali per riportare le misure dei modellini a quelle definitive, ma non è detto che Michelangelo facesse tale operazione a occhio. Un altro procedimento delle fasi iniziali dello scolpire era quello di trasformare la traccia a carboncino in una serie di forellini che guidassero l'affondo via via che il segno a matita scompariva<ref name=B86/>.
 
=== Sbozzatura ===
A questo punto aveva inizio la vera e propria scolpitura, che intaccava il marmo a partire dalla veduta principale, lasciando intatte le parti più sporgenti e addentrandosi man mano negli strati più profondi. Questa operazione avveniva con un mazzuolo e con un grosso scalpello a punta, la subbia. Esiste una preziosa testimonianza di B. de Vigenère<ref>note alle ''Immagini dei due filostrati'', 1579.</ref>, che vide il maestro, ormai ultrasessantenne, accostarsi a un blocco in tale fase: nonostante l'aspetto "non dei più robusti" di Michelangelo, egli è ricordato mentre butta giù «scaglie di un durissimo marmo in un quarto d'ora», meglio di quanto avrebbero potuto fare tre giovani scalpellini in un tempo tre o quattro volte maggiore, e si avventa «al marmo con tale impeto e furia, da farmi credere che tutta l'opera dovesse andare in pezzi. Con un solo colpo spiccava scaglie grosse tre o quattro dita, e con tanta esattezza al segno tracciato, che se avesse fatto saltar via un tantin più di marmo correva il rischio di rovinar tutto»<ref name="B86"/>.
 
Sul fatto che il marmo dovesse essere "attaccato" dalla veduta principale restano le testimonianze di [[Vasari]] e [[Benvenuto Cellini|Cellini]], due devoti a Michelangelo, che insistono con convinzione sul fatto che l'opera dovesse essere lavorata inizialmente come se fosse un rilievo, ironizzando sul procedimento di avviare tutti i lati del blocco, trovandosi poi a constatare come le vedute laterali e tergale non coincidano con quella frontale, richiedendo quindi "rattoppi" con pezzi di marmo, secondo un procedimento che «è arte da certi ciabattini, i quali la fanno assai malamente»<ref>Cellini, ''[[Vita (Benvenuto Cellini)|Vita]]'', Libro II, LXIX.</ref>. Sicuramente Michelangelo non usò "rattoppamenti", ma non è da escludere che durante lo sviluppo della veduta frontale egli non trascurasse le vedute secondarie, che ne erano diretta conseguenza. Tale procedimento è evidente in alcune opere non finite, come i celebri ''[[Prigioni]]'' che sembrano liberarsi dalla pietra<ref name=B86/>.
 
=== Scolpitura e livellatura ===
Dopo che la subbia aveva eliminato molto materiale, si passava alla ricerca in profondità, che avveniva tramite scalpelli dentati: Vasari ne descrisse di due tipi, il calcagnuolo, tozzo e dotato di una tacca e due denti, e la gradina, più fine e dotata di due tacche e tre o più denti. A giudicare dalle tracce superstiti, Michelangelo doveva preferire la seconda, con la quale lo scolpire procede «per tutto con gentilezza, gradinando la figura con la proporzione de' muscoli e delle pieghe»<ref>Vasari, ''[[Le Vite]]'', 1550, capitolo IX.</ref>. Si tratta di quei tratteggi ben visibili in varie opere michelangiolesche (si pensi al viso del Bambino nel ''[[Tondo Pitti]]''), che spesso convivono accanto a zone appena sbozzate con la subbia o alle più semplici personalizzazioni iniziali del blocco (come nel ''[[San Matteo (Michelangelo)|San Matteo]]'')<ref name=B86/>.
 
La fase successiva consisteva nella livellatura con uno scalpello piano, che eliminava le tracce della gradina (una fase a metà dell'opera si vede nel ''[[Giorno (Michelangelo)|Giorno]]''), a meno che tale operazione non venisse fatta con la gradina stessa<ref name=B86/>.
 
=== Rifinitura ===
Appare evidente che il maestro, nell'impazienza di vedere palpitare le forme ideate, passasse da un'operazione all'altra, attuando contemporaneamente le diverse fasi operative. Restando sempre evidente la logica superiore che coordinava le diverse parti, la qualità dell'opera appariva sempre altissima, pur nei diversi livelli di finitezza, spiegando così come il maestro potesse interrompere il lavoro quando l'opera era ancora "non-finita", prima ancora dell'ultima fase, spesso approntata dagli aiuti, in cui si levigava la statua con raschietti, lime, pietra pomice e, in ultimo, batuffoli di paglia. Questa levigatura finale, presente ad esempio nella ''[[Pietà vaticana]]'' garantiva comunque quella straordinaria lucentezza, che si distaccava dalla granulosità delle opere dei maestri toscani del Quattrocento<ref name=B86/>.
 
== Il non finito di Michelangelo ==
[[File:Pietà bandini 10.JPG|thumb|left|Non-finito nella ''[[Pietà Bandini]]'']]
Una delle questioni più difficili per la critica, nella pur complessa opera michelangiolesca, è il nodo del "non-finito". Il numero di statue lasciate incompiute dall'artista è infatti così elevato da rendere improbabile che le uniche cause siano fattori contingenti estranei al controllo dello scultore, rendendo alquanto probabile una sua volontà diretta e una certa compiacenza per l'incompletezza<ref name=G149/>.
 
Le spiegazioni proposte dagli studiosi spaziano da fattori caratteriali (la continua perdita di interesse dell'artista per le commissioni avviate) a fattori artistici (l'incompiuto come ulteriore fattore espressivo): ecco che le opere incompiute paiono lottare contro il materiale inerte per venire alla luce, come nel celebre caso dei ''[[Prigioni]]'', oppure hanno i contorni sfocati che differenziano i piani spaziali (come nel ''[[Tondo Pitti]]'') o ancora diventano tipi universali, senza caratteristiche somatiche ben definite, come nel caso delle allegorie nelle [[Sagrestia Nuova|tombe medicee]]<ref name=G149/>.
 
Alcuni hanno collegato la maggior parte degli incompiuti a periodi di forte tormento interiore dell'artista, unito a una costante insoddisfazione, che avrebbe potuto causare l'interruzione prematura dei lavori. Altri si sono soffermati su motivi tecnici, legati alla particolare tecnica scultorea dell'artista basata sul "levare" e quasi sempre affidata all'ispirazione del momento, sempre soggetta a variazioni. Così una volta arrivati all'interno del blocco, a una forma ottenuta cancellando via la pietra di troppo, poteva capitare che un mutamento d'idea non fosse più possibile allo stadio raggiunto, facendo mancare i presupposti per poter portare avanti il lavoro (come nella ''[[Pietà Rondanini]]'')<ref name=G149/>.
 
== La personalità ==
[[File:Volterra - Portrait of Michelangelo.jpg|thumb|Una delle versioni del ritratto di Michelangelo di [[Daniele da Volterra]]]]
{{vedi anche|Aspetti psichici nell'opera di Michelangelo}}
La leggenda dell'artista geniale ha spesso messo in seconda luce l'uomo nella sua interezza, dotato anche di debolezze e lati oscuri. Queste caratteristiche sono state oggetto di studi in anni recenti, che, sfrondando l'aura divina della sua figura, hanno messo a nudo un ritratto più veritiero e accurato di quello che emerge dalle fonti antiche, meno accondiscendente ma sicuramente più umano<ref name=G148/>.
 
Tra i difetti più evidenti della sua personalità c'erano l'irascibilità (alcuni sono arrivati a ipotizzare che avesse la [[sindrome di Asperger]]<ref>{{cita web|url=http://www.abc.net.au/science/articles/2004/06/01/1120348.htm|titolo=Michelangelo may have been autistic|lingua=en|accesso=7 maggio 2010}}</ref>), la permalosità, l'insoddisfazione continua. Numerose contraddizioni animano il suo comportamento, tra cui spiccano, per particolare forza, l'atteggiamento verso i soldi e i rapporti con la famiglia, che sono due aspetti comunque intimamente correlati<ref name=G148/>.
 
[[File:Michelangelo, Giudizio Universale 31.jpg|thumb|left|Michelangelo si autoritrasse forse come pelle senza corpo nel ''[[Giudizio universale (Michelangelo)|Giudizio universale]]'']]
Sia il carteggio, sia i libri di ''Ricordi'' di Michelangelo fanno continue allusioni ai soldi e alla loro scarsità, tanto che sembrerebbe che l'artista vivesse e fosse morto in assoluta povertà. Gli studi di Rab Hatfield sui suoi depositi bancari e i suoi possedimenti hanno tuttavia delineato una situazione ben diversa, dimostrando come durante la sua esistenza egli riuscì ad accumulare una ricchezza immensa. Basta come esempio l'inventario redatto nella dimora di Macel de' Corvi all'indomani della sua morte: la parte iniziale del documento sembra confermare la sua povertà, registrando due letti, qualche capo di vestiario, alcuni oggetti di uso quotidiano, un cavallo; ma nella sua camera da letto viene poi rinvenuto un cofanetto chiuso a chiave che, una volta aperto, dimostra un tesoro in contanti degno di un principe. A titolo di esempio con quel contante l'artista avrebbe potuto benissimo comprarsi un palazzo, essendo una cifra superiore a quella sborsata in quegli anni (nel [[1549]]) da [[Eleonora di Toledo]] per l'acquisto di [[Palazzo Pitti]]<ref name=G148/>.
 
Ne emerge quindi una figura che, benché ricca, viveva nell'austerità spendendo con grande parsimonia e trascurandosi fino a limiti impensabili: Condivi ricorda ad esempio come fosse solito non togliersi gli stivali prima di andare a letto, come facevano gli indigenti<ref name=G148/>.
 
Questa marcata avarizia e l'avidità, che continuamente gli fanno percepire in maniera distorta il proprio patrimonio, sono sicuramente dovute a ragioni caratteriali, ma anche a motivazioni più complesse, legate al difficile rapporto con la famiglia<ref name=G149>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 149|MAG}}.</ref>. La penosa situazione economica dei Buonarroti doveva averlo intimamente segnato e forse aveva come desiderio quello di lasciar loro una cospicua eredità per risollevarne le sorti. Ma ciò è contraddetto apparentemente dai suoi rifiuti di aiutare il padre e i fratelli, giustificandosi con un'immaginaria mancanza di liquidi, e in altre occasioni arrivava a chiedere la restituzione di somme prestate in passato, accusandoli di vivere delle sue fatiche, se non di approfittarsi spudoratamente della sua generosità<ref name=G149/>.
 
=== La presunta omosessualità ===
[[File:Cecchino de' Bracci, tomba nella chiesa dell'Aracoeli, Roma - Foto di Giovanni Dall'Orto.jpg|thumb|La tomba di [[Cecchino Bracci]] nella [[basilica di Santa Maria in Aracoeli]] a [[Roma]], realizzata su disegno di Michelangelo]]
Diversi storici<ref>Vedi Giorgio Lise, ''L'altro Michelangelo'', Cordani, Milano 1981. James Saslow, ''Ganymede in the Renaissance'', Yale university press, 1986. H. Pfeiffer, La Sistina svelata, Jaca Book, Milano 2007. Romain Rolland, ''Vie di Michel Ange'', Paris, 1908. Giovanni Dall'Orto, "La fenice di Sodoma", in ''Sodoma'', 4 (1988), p.31-53.</ref> hanno affrontato il tema della presunta [[omosessualità]] di Michelangelo esaminando i versi dedicati ad alcuni uomini (Febo Dal Poggio, Gherardo Perini, [[Cecchino Bracci]], Tommaso de' Cavalieri). Si veda, ad esempio, il sonetto dedicato a Tommaso de' Cavalieri - scritto nel [[1534]] - in cui Michelangelo denunciava l'abitudine del popolo di vociare sui suoi rapporti amorosi:
{{citazione|E se 'l vulgo malvagio, isciocco e rio,<br />di quel che sente, altrui segna e addita,<br />non è l'intensa voglia men gradita,<br />l'amor, la fede e l'onesto desìo<ref>Michelangelo Buonarroti, ''Le rime di Michelangelo Buonarroti, pittore, scultore e architetto'', a cura di Cesare Guasti, Firenze: Felice Le Monnier, 1863, p.216. Vedi anche https://it.wikisource.org/wiki/Rime_(Michelangelo)/83._Veggio_nel_tuo_bel_viso,_signor_mio.</ref>}}
 
Sul disegno della ''[[Caduta di Fetonte]]'', al [[British Museum]], Michelangelo scrisse una dedica a Tommaso de' Cavalieri<ref name="Lutz">Lutz Heusinger, Michelangelo, in I protagonisti dell'arte italiana, Scala Group, Firenze 2001. ISBN 88-8117-091-4</ref>.
 
Molti sonetti furono dedicati a [[Cecchino Bracci]], di cui Michelangelo disegnò il sepolcro nella [[Basilica di Santa Maria in Aracoeli]]. In occasione della morte prematura di Cecchino, Buonarroti scrisse un epitaffio (pubblicato la prima volta solo nel 1960) dalla forte ambiguità carnale<ref>{{cita web|url=https://italique.revues.org/185#bodyftn12|titolo=I cinquanta componimenti funebri di Michelangelo per Luigi del Riccio|pp=23-44|autore=Franz Voelker}}</ref>: {{citazione|La carne terra, e qui l'ossa mie, prive<br />de' lor begli occhi, e del leggiadro aspetto<br />fan fede a quel ch'i' fu' grazia nel lecto,<br />che abbracciava e 'n che l'anima vive<ref>Buonarroti Michelangelo, ''Rime'', a cura di Paolo Zaja, Milano, BUR, 2010, p.197.</ref>}}
 
In realtà, l'epitaffio non dice nulla su tale presunta relazione tra i due. Del resto, gli epitaffi di Michelangelo furono commissionati da Luigi Riccio e da questi retribuiti mediante doni di natura gastronomica, mentre la conoscenza tra il Buonarroti e il Bracci fu solo marginale<ref>[https://dialnet.unirioja.es/servlet/articulo?codigo=100661 Flavia Cartoni, ''Un aspetto degli scritti letterari di Michelangelo Buonarroti. La notte, il giorno, la vita e la morte como legame tematico di continuità'', in ''Revista de filologia romanica'', ISSN 0212-999X, n°1, 1983, pagg. 263-270]</ref>.
 
I numerosi epitaffi scritti da Michelangelo per Cecchino furono pubblicati postumi dal nipote, che però, spaventato dalle implicazioni omoerotiche del testo, avrebbe modificato in più punti il sesso del destinatario, facendone una donna<ref>{{cita web|url=http://www.culturagay.it/biografia/469|titolo=Cecchino Bracci, il ragazzo "che fu grazia nel letto" per Michelangelo|data=19 settembre 2012|autore=Giovanni Dall'Orto|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170321201726/http://www.culturagay.it/biografia/469|dataarchivio=21 marzo 2017}}</ref>. Le edizioni successive avrebbero ripreso il testo censurato, e solo l'edizione [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]] delle ''Rime'', nel [[1960]], avrebbe ristabilito la dizione originaria.
 
Il tema del nudo maschile in movimento è comunque centrale in tutta l'opera michelangiolesca, tanto che è celebre la sua attitudine a rappresentare anche le donne coi tratti spiccatamente mascolini (un esempio su tutti, le ''[[Veggenti|Sibille]]'' della [[volta della Cappella Sistina]])<ref name=Lutz/>. Non è una prova inconfutabile di attitudini omosessuali, ma è innegabile che Michelangelo non ritrasse mai una sua "[[La Fornarina|Fornarina]]" o una "[[Violante (Tiziano)|Violante]]", non ebbe mai una musa ispiratrice, e anzi i protagonisti della sua arte sono sempre vigorosi individui maschili.
 
L'artista non prese mai moglie e non sono documentate sue relazioni amorose né con uomini, né con donne. In tarda età si dedicò a un'intensa e austera religiosità<ref name=Lutz/>.
 
== Le fonti su Michelangelo ==
[[File:153 le vite, michelangelo buonarroti.jpg|thumb|Ritratto di Michelangelo nella seconda edizione delle ''Vite'' di Vasari]]
Michelangelo è l'artista che, forse più di qualunque altro, incarna il mito di personalità geniale e versatile, capace di portare a termine imprese titaniche, nonostante le complesse vicende personali, le sofferenze e il tormento dovuto al difficile momento storico, fatto di sconvolgimenti politici, religiosi e culturali. Una fama che non si è affievolita coi secoli, restando più che mai viva anche ai giorni nostri<ref name=G138>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 138|MAG}}.</ref>.
 
Se il suo ingegno e il suo talento non sono mai stati messi in discussione, nemmeno dai più agguerriti detrattori, ciò da solo non basta a spiegarne l'aura leggendaria, né sono sufficienti la sua irrequietezza, o la sofferenza e la passione con cui partecipò alle vicende della sua epoca: sono tratti che, almeno in parte, sono riscontrabili anche in altri artisti vissuti più o meno nella sua epoca<ref name=G138/>. Sicuramente il suo mito si alimentò anche di sé stesso, nel senso che Michelangelo fu il primo e più efficace dei suoi promotori, come emerge dalle fonti fondamentali per ricostruire la sua biografia e la sua vicenda artistica e personale: il carteggio e le tre biografie che lo riguardarono al suo tempo<ref name=G138/>.
 
=== Il carteggio ===
Nella sua vita Michelangelo scrisse numerose lettere che in larga parte sono state conservate in archivi e raccolte private, tra cui spicca il nucleo collezionato dai suoi discendenti a [[casa Buonarroti]]. Il carteggio integrale di Michelangelo è stato pubblicato nel [[1965]]<ref name=G138/> e dal 2014 è interamente consultabile online<ref>[http://www.memofonte.it/autori/michelangelo-buonarroti-1475-1564.html Carteggio di Michelangelo]</ref>.
 
Nei suoi scritti l'artista descrive spesso i propri stati d'animo e si sfoga delle preoccupazioni e i tormenti che lo affliggono; inoltre nello scambio epistolare approfitta spesso per riportare la propria versione dei fatti, soprattutto quando si trova accusato o messo in cattiva luce, come nel caso dei numerosi progetti avviati e poi abbandonati prima del completamento. Spesso si lamenta dei committenti che gli volgono le spalle e lancia pesanti accuse contro chi lo ostacola o lo contraddice<ref name=G138/>. Quando si trova in difficoltà, come nei momenti più oscuri della lotta con gli eredi [[della Rovere]] per il [[tomba di Giulio II|monumento sepolcrale a Giulio II]], il tono delle lettere si fa più acceso, trovando sempre una giustificazione della propria condotta, ritagliandosi la parte di vittima innocente e incompresa. Si può arrivare a parlare di un disegno ben preciso, attraverso le numerose lettere, teso a scagionarlo da tutte le colpe e a procurarsi un'aurea eroica e di grande resistenza ai travagli della vita<ref name=G139>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 139|MAG}}.</ref>.
 
=== La prima edizione delle ''Vite'' di Vasari (1550) ===
Nel marzo del [[1550]], Michelangelo, quasi settantacinquenne, si vide pubblicata una sua biografia nel volume delle ''[[Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori]]'' scritto dall'artista e storico aretino [[Giorgio Vasari]] e pubblicato dall'editore fiorentino [[Luigi Torrentino]]. I due si erano conosciuti brevemente a Roma nel [[1543]], ma non si era instaurato un rapporto sufficientemente consolidato da permettere all'aretino di interrogare Michelangelo. Si trattava della prima biografia di un artista composta quando era ancora in vita, che lo indicava come il punto di arrivo di una progressione dell'arte italiana che va da [[Cimabue]], primo in grado di rompere con la tradizione "greca", fino a lui, insuperabile artefice in grado di rivaleggiare con i maestri antichi<ref name=G138/>.
 
Nonostante le lodi l'artista non approvò alcuni errori, dovuti alla mancata conoscenza diretta tra i due, e soprattutto ad alcune ricostruzioni che, su temi caldi come quello della sepoltura del papa, contraddicevano la sua versione costruita nei carteggi<ref name=G139/>. Vasari dopotutto pare che non avesse cercato documenti scritti, affidandosi quasi esclusivamente ad amicizie più o meno vicine al Buonarroti, tra cui [[Francesco Granacci]] e [[Giuliano Bugiardini]], già suoi collaboratori, che però esaurivano i loro contatti diretti con l'artista poco dopo dell'avvio dei lavori alla [[Cappella Sistina]], fino quindi al [[1508]] circa<ref name=G140/>. Se la parte sulla giovinezza e sugli anni venti a Firenze appare quindi ben documentata, più vaghi sono gli anni romani, fermandosi comunque al [[1547]], anno in cui dovette essere completata la stesura<ref name=G140/>.
 
Tra gli errori che più ferirono Michelangelo c'erano le disinformazioni sul soggiorno presso Giulio II, con la fuga da Roma che era stata attribuita all'epoca della [[volta della Cappella Sistina]], dovuta ad un litigio col papa per il rifiuto a svelargli in anticipo gli affreschi: Vasari conosceva i forti disappunti tra i due ma all'epoca ne ignorava completamente le cause, cioè la disputa sulla penosa vicenda della tomba<ref name=G141>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 141|MAG}}.</ref>.
 
=== La biografia di Ascanio Condivi (1553) ===
Non è un caso che appena tre anni dopo, nel 1553, venne data alle stampe una nuova biografia di Michelangelo, opera del pittore marchigiano [[Ascanio Condivi]], suo discepolo e collaboratore. Il Condivi è una figura di modesto rilievo nel panorama artistico e anche in campo letterario, a giudicare da scritti certamente autografi come le sue lettere, doveva essere poco portato. L'elegante prosa della ''Vita di Michelagnolo Buonarroti'' è infatti assegnata dalla critica ad [[Annibale Caro]], intellettuale di spicco molto vicino ai [[Farnese]], che ebbe almeno un ruolo di guida e revisore<ref name=G139/>.
 
Per quanto riguarda i contenuti, il diretto responsabile dovette essere quasi certamente Michelangelo stesso, con un disegno di autodifesa e celebrazione personale pressoché identico a quello del carteggio. Lo scopo dell'impresa letteraria era quello espresso nella prefazione: oltre a fare d'esempio ai giovani artisti, doveva "sopplire al difetto di quelli, et prevenire l'ingiuria di questi altri", un chiaro riferimento agli errori di Vasari<ref name=G139/>.
 
La biografia del Condivi non è quindi scevra da interventi selettivi e ricostruzioni di parte. Se si dilunga molto sugli anni giovanili, essa tace ad esempio sull'apprendistato alla bottega del [[Ghirlandaio]], per sottolineare il carattere impellente e autodidatta del genio, avversato dal padre e dalle circostanze. Più rapida è la rassegna degli anni della vecchiaia, mentre il cardine del racconto riguarda la "tragedia della sepoltura", ricostruita molto dettagliatamente e con una vivacità che ne fa uno dei passi più interessanti del volume. Gli anni immediatamente precedenti all'uscita della biografia furono infatti quelli dei rapporti più difficili con gli eredi Della Rovere, minati da duri scontri e minacce di denuncia alle pubbliche autorità e di richiesta degli anticipi versati, per cui è facile immaginare quanto premesse all'artista fornire una sua versione della vicenda<ref name=G139/>.
 
Altra pecca della biografia del Condivi è che, a parte rare eccezioni come il ''[[San Matteo (Michelangelo)|San Matteo]]'' e le sculture per la [[Sagrestia Nuova]], essa tace sui numerosi progetti non-finiti, come se con il passare degli anni il Buonarroti fosse ormai turbato dal ricordo delle opere lasciate incompiute<ref name=G140>{{cita|Alvarez Gonzáles|p. 140|MAG}}.</ref>.
 
=== La seconda edizione delle ''Vite'' di Vasari (1568) ===
A quattro anni dopo la scomparsa dell'artista e a diciotto dal primo lavoro, [[Giorgio Vasari]] pubblicò una nuova edizione delle ''Vite'' per l'editore [[Giunti]], riveduta, ampliata e aggiornata. Quella di Michelangelo in particolare era la biografia più rivisitata e al più attesa dal pubblico, tanto da venire pubblicata anche in un libretto a parte dallo stesso editore. Con la morte la leggenda dell'artista si era infatti ulteriormente accresciuta e Vasari, protagonista delle esequie a Michelangelo svoltesi solennemente a Firenze, non esita a riferirsi a lui come al "divino" artista. Rispetto all'edizione precedente appare chiaro come in quegli anni Vasari si sia maggiormente documentato e come abbia avuto modo di accedere ad informazioni di prima mano, grazie a un forte legame diretto che si era stabilito tra i due<ref name=G140/>.
 
Il nuovo racconto è quindi molto più completo e verificato anche da numerosi documenti scritti. Le lacune vennero colmate con la sua frequentazione dell'artista negli anni del lavoro presso [[Giulio III]] ([[1550]]-[[1554]]) e con l'appropriazione di interi brani della biografia del Condivi, un vero e proprio "saccheggio" letterario: identici sono alcuni paragrafi e la conclusione, senza alcune menzione della fonte, anzi l'unica citazione del marchigiano si ha per rinfacciargli l'omissione dell'apprendistato presso la bottega del [[Ghirlandaio]], fatto invece noto da documenti riportati dallo stesso Vasari<ref name=G141/>.
 
La completezza della seconda edizione è motivo di vanto per l'aretino: "tutto quel [...] che si scriverrà al presente è la verità, né so che nessuno l'abbi più praticato di me e che gli sia stato più amico e servitore fedele, come n'è testimonio fino chi nol sa; né credo che ci sia nessuno che possa mostrare maggior numero di lettere scritte da lui proprio, né con più affetto che egli ha fatto a me".
 
=== I ''Dialoghi romani'' di Francisco de Hollanda ===
 
L'opera che da alcuni storici è stata considerata testimonianza delle idee artistiche di Michelangelo sono i ''Dialoghi romani'' scritti da [[Francisco de Hollanda]] come completamento del suo trattato sulla natura dell'arte ''De Pintura Antiga'', scritto verso il 1548<ref>I Dialoghi romani, essendo stati scritti prima delle opere di Doni, Vasari, Dolce e Condivi, risultano un fonte primaria per quel che riguarda la conoscenza di Michelangelo. vd. Elisabetta Di Stefano, ''Arte e Idea. Francisco de Hollanda e l'estetica del Cinquecento'', 2004, pag. 29</ref> e rimasto inedito fino al XIX secolo.
 
Durante il suo lungo soggiorno italiano, prima di tornare in Portogallo, l'autore, allora giovanissimo, aveva frequentato, intorno al 1538, Michelangelo allora impegnato nell'esecuzione del [[Giudizio universale (Michelangelo)|Giudizio universale]], all'interno del circolo di [[Vittoria Colonna]]. Nei ''Dialoghi'' fa intervenire Michelangelo come personaggio ad esprimere le proprie idee estetiche confrontandosi con lo stesso de Hollanda<ref>Il valore documentario dei documentari ''Dialogos em Roma'' è piuttosto dibattuto: Elisabetta Di Stefano, ''op. cit''., 2004, pag. 17-18.</ref>.
 
Tutto il trattato, espressione dell'estetica neoplatonica, è comunque dominato dalla gigantesca figura Michelangelo, come figura esemplare dell'artista genio, solitario e malinconico, investito di un dono "divino", che "crea"<ref>Si tratta della prima occorrenza del termine "creare" in rapporto all'attività di un artista: Elisabetta Di Stefano, ''La libertà del Genio, Francisco de Hollanda e la teoria della creazione artistica'', in "Il concetto di libertà nel Rinascimento" atti del convegno, pag. 507-513, 2008, ISBN 978-88-7667-351-1</ref> secondo modelli metafisici, quasi ad imitazione di Dio. Michelangelo diventò così, nell'opera di De Hollanda e in genere nella cultura occidentale, il primo degli artisti moderni.
 
== Scoperte ==
[[File:Self-portrait of Michelangelo.jpg|thumb|Michelangelo]]
Un tondo in marmo di 36&nbsp;cm rappresentante il ritratto del artista è stato presentato per la prima volta nel [[2005]] al [[Museo ideale di Vinci]] dallo storico e critico del arte [[Alessandro Vezzosi]].
 
L'opera è stata di nuovo presentata nel [[2010]] nel salone del Gonfalone del [[Palazzo Panciatichi (Firenze)|Palazzo Panciatichi]] sede del [[Consiglio regionale della Toscana]] durante l'incontro letterario “Da Firenze alle Stelle” a cura di [[Pasquale De Luca]].
 
L'opera è stata esposta nel [[2011]] per lungo periodo al Museo [[Caprese Michelangelo]] di [[Arezzo]].
 
L'opera è stata citata da [[James Beck (storico dell'arte)|James Beck]] professore della [[Columbia University]] ed è riportata nel “Michelangelo Assoluto” [[Scripta Maneant]] Edizioni del [[2012]] a cura di [[Alessandro Vezzosi]] e presentazioni di [[Claudio Strinati]]
 
== Opere ==
{{vedi anche|Opere di Michelangelo}}
 
== Omaggi ==
* Dal 1962 al 1977, Michelangelo è stato raffigurato sulla banconota da 10.000 lire italiane.
 
== Film e documentari ==
* cortometraggio - ''[[Rolla e Michelangelo]]'' di [[Romolo Bacchini]] (1909)
* documentario - ''[[Michelangelo (film 1938)|Michelangelo]]'' di [[Kurt Oertel]] (1938)
* documentario - ''[[Il titano, storia di Michelangelo]]'' di [[Kurt Oertel]] (1950)
* film tv - ''[[Vita di Michelangelo]]'' di [[Silverio Blasi]] (1964)
* lungometraggio - ''[[Il tormento e l'estasi (film)|Il tormento e l'estasi]]'' di [[Carol Reed]] (1965)
* documentario - ''[[Michelangelo: The Last Giant]]'' di [[Tom Priestley]] (1966)
* documentario - ''[[The Secret of Michelangelo]]'' di [[Milton Fruchtman]] (1968)
* lungometraggio - ''[[I, Michelangelo]]'' con [[Corey Mystyshyn]] (1986)
* documentario - ''[[Michelangelo: A Self Portrait]]'' di [[Robert Snyder]] (1989)
* film tv - ''[[La primavera di Michelangelo]]'' di [[Jerry London]] (1990)
* cortometraggio - ''[[Lo sguardo di Michelangelo]]'' di [[Michelangelo Antonioni]] (2004)
* documentario - ''[[The Divine Michelangelo]]'' di [[Tim Dunn]] e [[Stuart Elliott]] (2004)
* film tv - ''[[Michelangelo Superstar]]'' di [[Wolfgang Ebert]] e [[Martin Papirowski]] (2005)
* lungometraggio - ''[[Michelangelo - Infinito]]'' con [[Enrico Lo Verso]] (2018)
 
== Note ==
<references/>
 
== Opere letterarie ==
* ''[https://archive.org/details/bub_gb_-Ex3yhDSSTcC Rime di Michelagnolo Buonarroti raccolte da Michelagnolo suo Nipote]'', in Firenze, appresso i Giunti, 1623.
* ''[https://books.google.it/books?id=-ppWAAAAcAAJ Rime di Michelagnolo Buonarroti il Vecchio]'', con il commento di G. Biagioli, Parigi, presso l'editore in via Rameau nº 8, 1821.
* ''[https://archive.org/details/lerimedimichela01buongoog Le rime di Michelangelo Buonarroti]'', a cura di [[Cesare Guasti]], Le Monnier, Firenze, 1863.
* ''Die Dichtungen des Michelagniolo Buonarroti'', a cura di C. Frey, Berlino, 1897
Edizioni moderne:
* ''Rime'', a cura di Gustavo Rodolfo Ceriello, Rizzoli, Milano, 1954
* ''Rime'', a cura di Enzo Noe Girardi, Laterza, Bari, 1960
* ''Il carteggio di Michelangelo'', edizione postuma di [[Giovanni Poggi (storico)|Giovanni Poggi]], a cura di Paola Barocchi e Renzo Ristori, 5 voll., Firenze, S.P.E.S., 1965-83.
* ''Rime'', a cura di Ettore Barelli, introduzione di Giovanni Testori, Rizzoli, 1975
* ''Rime e lettere'', a cura di Paola Mastrocola, UTET, Torino, 1992
* ''Rime'', a cura di Matteo Residori, introduzione di Mario Baratto, Mondadori, Milano, 2004
* ''Rime'', a cura di Stella Fanelli, prefazione di Cristina Montagnani, Garzanti, Milano, 2006
* ''Le rime di Michelangelo'', a cura di Marzio Pieri e Luana Salvarani, La Finestra, Trento, 2006 (riproduce l'edizione delle ''Rime'' stampate a Firenze nel 1623)
* ''Rime'', a cura di Paolo Zaja, Rizzoli, Milano, 2010
* ''Canzoniere'', a cura di Maria Chiara Tarsi, Fondazione Pietro Bembo-Guanda, Milano, 2015
 
== Bibliografia ==
[[File:Michelangelo, apollino 02.jpg|thumb|upright=0.7|''[[Apollino]]'' del Bargello]]
* {{cita libro|autore=Giorgio Vasari|wkautore=Giorgio Vasari|titolo=[[Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori]]|editore=Torrentini|città=Firenze|anno=1550}}
* {{cita libro|autore=Ascanio Condivi|wkautore=Ascanio Condivi|titolo=Vita di Michelangelo Buonarroti raccolta per Ascanio Condivi da La Ripa Transone|città=Roma|anno=1553}}
* {{cita libro|autore=Giorgio Vasari<!--|editore=Giorgio Vasari-->|titolo=[[Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori]]<!--|editore=Giunti-->|città=Firenze<!--|anno=1568-->|editore= Grandi Tascabili Economici Newton Roma|anno=2003}}
* {{cita libro|autore=Francesco Milizia|wkautore=Francesco Milizia (scrittore d'arte)|titolo=Le vite de' più celebri architetti d'ogni nazione e d'ogni tempo precedute da un saggio sopra l'architettura|città= Roma|anno=1768}}
* [[Aurelio Gotti]], ''Vita di Michelangelo Buonarroti narrata con l'aiuto di nuovi documenti'', 2 voll., Firenze, tipografia della Gazzetta d'Italia, 1876: [https://archive.org/details/vitadimichelange01gott vol. 1], [https://archive.org/details/vitadimichelangel02gott vol. 2].
* {{cita libro|autore=Charles de Tolnay|wkautore=Charles de Tolnay|titolo=Michelangelo|editore=Princeton|anno=1943-1960}}
* {{cita libro|autore=Charles de Tolnay|titolo=Michelangelo Buonarroti|città=Firenze|anno=1951}}
* {{cita libro|autore=James S. Ackerman|titolo=The Architecture of Michelangelo|città=Londra|anno=1961}}
* {{cita libro|autore=Ettore Camesasca|titolo=Michelangelo pittore|editore=Rizzoli|città=Milano|anno=1966|cid=EC}} {{NoISBN}}
* {{cita libro|autore=Umberto Baldini|titolo=Michelangelo scultore|editore=Rizzoli|città=Milano|anno=1973|cid=UB}} {{NoISBN}}
* {{cita libro|autore=Charles de Tolnay|titolo=Corpus dei disegni di Michelangelo|città=Firenze-Novara|anno=1975-1980}}
* {{cita libro|autore=Flavia Cartoni|titolo=Un aspetto degli scritti letterari di Michelangelo Buonarotti. La notte, il giorno, la vita e la morte como legame tematico di continuità|editore=Revista de filologia romanica, N°1 |città=Madrid|anno=1983}} ISSN 0212-999X
* {{cita libro|autore=Giuseppe Caronia|titolo=Ritratto di Michelangelo architetto|editore=Laterza|città=Roma-Bari|anno=1985|isbn=978-88-420-2533-7}}
* {{cita libro|autore=Giulio Carlo Argan|wkautore=Giulio Carlo Argan|coautori=Bruno Contardi|titolo=Michelangelo Architetto|editore=Mondadori Electa|città=Milano|anno=1990|cid=GCA|isbn=88-435-3363-0}}
* {{cita libro|autore=Michael Hirst|titolo=Michelangelo, i disegni|editore=Einaudi|città=Torino|anno=1993|isbn=978-88-06-12285-0}}
* {{cita libro|autore=Pierluigi De Vecchi|coautori=Elda Cerchiari|titolo=I tempi dell'arte|volume= 2|editore=Bompiani|città=Milano|anno=1999|cid=DVC|isbn=88-451-7212-0}}
* {{cita libro|autore=Peter Barenboim|titolo=Michelangelo Drawings - Key to the Medici Chapel Interpretation|editore=Letny Sad|città=Mosca|anno=2006|lingua=inglese|isbn=5-98856-016-4}}
* {{cita libro|autore=Angelo Tartuferi|coautori=Fabrizio Mancinelli|titolo=Michelangelo. Pittore, scultore, architetto. Con gli affreschi restaurati della Cappella Sistina e del Giudizio universale|editore=ATS|città=Roma|anno=2001|isbn=88-87654-41-7}}
* {{cita libro|autore=Lutz Heusinger|titolo=Michelangelo|edizione=I protagonisti dell'arte italiana|editore=Scala Group|città=Firenze|anno=2001|isbn=88-8117-091-4}}
* {{cita libro|autore=Irving Stone|wkautore=Irving Stone|titolo=Il Tormento e l'Estasi|editore=Corbaccio|anno=2003|isbn=978-88-7972-199-8}}
* {{cita libro|autore=Antonio Forcellino|wkautore=Antonio Forcellino|titolo=Michelangelo. Una vita inquieta|editore=Laterza|città=Roma-Bari|anno=2005|cid=AF|isbn=978-88-420-7581-3}}
* {{cita libro|autore=Pfeiffer Heinrich W.|titolo=La Sistina svelata. Iconografia di un capolavoro|editore=Jaca Book-LEV-Musei Vaticani|città=Milano|anno=2007|isbn=978-88-16-60368-4}}
* {{cita libro|autore=Marta Alvarez Gonzáles|titolo=Michelangelo|editore=Mondadori Arte|città=Milano|anno=2007|cid=MAG|isbn=978-88-370-6434-1}}
* {{cita libro|autore=Cristina Acidini Luchinat|titolo=Michelangelo scultore|editore=24 Ore Cultura|città=Milano|anno=2010|isbn=978-88-7179-599-7}}
* {{cita libro|autore=Cristina Acidini Luchinat|titolo=Michelangelo pittore|editore=24 Ore Cultura|città=Milano|anno=2011|isbn=978-88-7179-664-2}}
* {{cita libro|autore=Jack Lang, Colin Lemoine|titolo=Michel-Ange|editore=Fayard|città=Parigi|anno=2012|isbn=978-2-213-67075-1}}
* {{cita libro|autore=Alessandro Vezzosi|titolo=Michelangelo Assoluto|editore=Scripta Maneant|città=Reggio Emilia|anno=2012|isbn=88-95847-16-4}}
* Antonio Natali, ''Michelangelo agli Uffizi'', Firenze, Maschietto Editore, 2014, ISBN 978-88-6394-084-8.
*{{DBI
|nome = BUONARROTI, Michelangelo
|nomeurl =
|autore = Luitpold Dussler, Enzo Noè Girardi
|anno = 1972
|pagine =
|volume = 15
|accesso = 13 agosto 2017
}}
* [[Opere di Michelangelo]]
* [[Aspetti psichici nell'opera di Michelangelo]]
* [[Arte del Rinascimento]]
* [[Architettura rinascimentale]]
* [[Manierismo]]
* [[Architettura manierista]]
* [[Maniera moderna]]
 
==Voci correlate==
*[[Lista della spesa di Michelangelo]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Michelangelo Buonarroti|q|s=Autore:Michelangelo Buonarroti}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|lingua=en|url=https://www.fis-ski.com/DB/general/event-details.html?sectorcode=AL&eventid=37951&seasoncode=2016|titolo=Calendario e risultati sul sito della FIS|accesso=25 luglio 2019}}
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://www.casabuonarroti.it/it/|Casabuonarroti.it}}
* [www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_4/t83.pdf ''Rime - 1960''], testo integrale dalla collana digitalizzata "Scrittori d'Italia" [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]]
* {{cita web|http://www.memofonte.it/autori/michelangelo-buonarroti-1475-1564.html|Trascrizione del carteggio di Michelangelo}}
 
{{Campionati canadesi sci alpino}}
{{Michelangelo Buonarroti}}
{{Campionati nazionali di sci alpino 2016}}
{{Controllo di autorità}}
{{portale|Canada|sci alpino}}
{{Portale|architettura|biografie|letteratura|pittura|scultura}}
{{Voce di qualità|valutazione=Wikipedia:Voci di qualità/Segnalazioni/Michelangelo Buonarroti|arg=artisti|arg2=|giorno=5|mese=7|anno=2011}}
 
[[Categoria:Buonarroti|MSci nel 2016]]
[[Categoria:PoetiCampionati italianicanadesi deldi XVIsci secoloalpino|2016]]
[[Categoria:MichelangeloCompetizioni Buonarroti|sportive a Whistler]]
[[Categoria:Sepolti nella basilica di Santa Croce]]
[[Categoria:Poeti italiani del XV secolo]]
[[Categoria:Architetti rinascimentali]]
[[Categoria:Artisti di scuola fiorentina]]
[[Categoria:Pittori italiani del Rinascimento]]
[[Categoria:Uomini universali]]
[[Categoria:Poeti italiani trattanti tematiche LGBT]]