Chiesa di Santa Maria la Nova (Napoli) e Geosciurus inauris: differenze tra le pagine

(Differenze fra le pagine)
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Deca16894 (discussione | contributi)
 
Nessun oggetto della modifica
Etichetta: Possibile vandalismo su parametri dei sinottici
 
Riga 1:
{{Tassobox
{{Edificio religioso
| nome = ''Xero del Capo''
|Nome = Chiesa di Santa Maria la Nova
|immagine=Xerus inauris.jpg
|Immagine = Chiesa di Santa Maria la Nova (Napoli) - Facciata 004.JPG
|Larghezza stato = LC
| dominio = [[Eukaryota]]
|Didascalia = Facciata
| regno = [[Animalia]]
|SiglaStato = ITA
| phylum = [[Chordata]]
|Regione = {{IT-CAM}}
|Città classe = [[NapoliMammalia]]
| ordine = [[Rodentia]]
|Latitudine = 40.84378
| famiglia = [[Sciuridae]]
|Longitudine = 14.25317
| sottofamiglia=[[Xerinae]]
|Religione = [[Chiesa cattolica|Cristiana cattolica]] di [[rito romano]]
| tribù=[[Xerini]]
|DedicatoA = [[Maria (madre di Gesù)|Maria]]
| genere = '''[[Xerus]]'''
|Ordine = [[Ordine dei Frati Minori|Frati Minori]] <small>(fino al 1811)</small>
| specie = '''X. inauris'''
|AnnoConsacr =
| binome = Xerus inauris
|AnnoSconsacr =
| biautore= Zimmerman
|Fondatore =
| bidata= 1780
|Architetto = [[Giovanni Cola di Franco]]
}}
|StileArchitett = [[Architettura barocca|Barocco]], [[Rinascimento|rinascimentale]]
|InizioCostr = [[1279]]
|FineCostr = [[1599]]
|Demolizione =
|Sito = [http://www.santamarialanova.info/ www.santamarialanova.info]
}}
La '''chiesa di Santa Maria la Nova''' è una [[Chiese di Napoli|chiesa]] monumentale di [[Napoli]], situata nel [[Centro storico di Napoli|centro storico]], nelle vicinanze di [[Piazza Giovanni Bovio (Napoli)|piazza Giovanni Bovio]] e facente parte dell'[[Complesso monumentale di Santa Maria la Nova|omonimo complesso monumentale]].
 
Lo '''Xero del Capo''' ('''''Xerus inauris''''') è un roditore della famiglia degli [[Sciuridae]] che vive nella maggior parte delle zone secche dell'[[Africa meridionale]], dal [[Sudafrica]] attraverso il [[Botswana]] fino alla [[Namibia]]
== Storia ==
A seguito della decisione di [[Carlo I d'Angiò|Carlo d'Angiò]] di costruire il [[Maschio Angioino]], durante la metà del [[XII secolo]], si rende necessario l'abbattimento della chiesa di Santa Maria ad Palatium, risalente al [[1216]], per avere spazio a sufficienza per il nuovo castello: il sovrano tuttavia, vicino alle esigenze dei [[Ordine dei Frati Minori|frati Minori]] che gestivano il tempio, dona loro, il 10 maggio 1279<ref name="inaples">{{cita web|url=http://www.inaples.it/ita/dettaglio.asp?idp=196&cod=2|titolo=La chiesa di Santa Maria la Nova|sito=Inaples.it|accesso=11 febbraio 2015}}</ref>, un terreno nei pressi di una torre a guardia del porto, per l'edificazione di una nuova chiesa con annesso l'[[Convento di Santa Maria la Nova|omonimo convento]]. I lavori iniziano nel [[1279]]<ref name="Guida260">{{Cita|Touring Club Italiano|p. 260}}.</ref>, storicamente sotto la direzione di [[Giovanni Pisano]], anche se diversi studi negano tale ipotesi, mettendo in dubbio anche il fatto che lo stesso architetto [[Toscana|toscano]] sia mai stato a Napoli: probabilmente questi sono seguiti da qualche architetto [[Francia|francese]] venuto al seguito di Carlo d'Angiò<ref name="tesi">{{cita web|url=http://www.fedoa.unina.it/2561/1/Di_Sena_Storia_dell_Architettura_e_della_Citta.pdf|titolo=Santa Maria la Nova - Fondazione e trasformazioni del complesso conventuale|sito=Fedoa.unina.it|editore=Andrea Di Siena|accesso=11 febbraio 2015}}</ref>; in alcuni documenti del [[1280]] risulta che la fabbrica è già in fase avanzata di realizzazione: la nuova chiesa, che per distinguerla dalla precedente viene chiamata con l'appellativo "la Nova", è in stile [[gotico]] e suddivisa in tre navate, anche se altri storici ritengono che abbia una forma simile a quella che verrà costruita successivamente<ref name="Guida260"/>.
[[File:Chiesa di Santa Maria la Nova (Napoli) - Facciata 003.JPG|thumb|left|upright=1.2|Il bassorilievo sulla facciata]]
A seguito dei danni provocati dai [[Terremoto dell'Italia centro-meridionale del 1456|terremoti del 1456]], [[1538]] e [[1569]] e soprattutto dallo scoppio di una polveriera, avvenuto il 13 dicembre [[1587]], nonostante all'inizio del [[XVI secolo]] fosse stata interessata dall'edificazione del [[cappellone di San Giacomo della Marca]] che portano all'abbattimento e alla modifiche di diverse cappelle, si decide la totale ricostruzione della chiesa, la quale versa già in precarie condizioni di conservazione: questa deve rispecchiare il gusto del periodo, ossia il nascente [[barocco]] e seguire i canoni dettati dalla [[controriforma]]; i lavori vengono affidati a [[Giovanni Cola di Franco]] ed iniziati nel [[1596]] per terminare tre anni più tardi nel [[1599]], come riportato sul fregio delle facciata<ref name="tesi"/>. In realtà, data la brevità del protrarsi dei lavori, l'edificio non può essere stato costruito ''ex novo'', ma sicuramente sono stati riutilizzati strutture e materiali delle vecchia costruzione: a vantaggio di questa tesi anche la costante insufficienza di fondi economici, tant'è che i frati devono ricorrere alle elemosine cittadine, influenzate anche dalla guarigione miracolosa di uno storpio il 17 agosto [[1596]], attribuita al quadro della ''Madonna delle Grazie'' custodita nella chiesa<ref>{{cita web|url=http://www.santamarialanova.info/#Storia|titolo=Cenni della chiesa|sito=Santamarialanova.info|accesso=11 febbraio 2015}}</ref>. Le rifiniture interne continuano negli anni successivi: nel [[1603]] è completato il soffitto ligneo, nel [[1620]] il coro, nel [[1633]] inizia l'abbellimento degli interni in stile barocco con l'uso di stucchi e dorature, mentre nel corso del [[XVII secolo]] viene rifatta la facciata<ref name="tesi"/>.
 
==Descrizione==
Nuovi lavori di restauro si rendono necessari durante la metà del [[XIX secolo]], in particolare dal [[1859]] dopo che i frati hanno trovati i fondi sempre tramite le elemosine; l'opera è affidata all'architetto [[Federico Travaglini]], che ha avuto la meglio su [[Francesco Saponieri]] e [[Errico Alvino]]: questo in un primo momento vuole riportare la chiesa al suo aspetto originario, cioè prima dell'aggiunta delle decorazioni barocche del [[1633]], poi, visti gli alti costi, è costretto a rivedere il progetto e a ridecorare tutte le parti danneggiate e consolidare maggiormente le vecchie decorazioni, anche in quei punti della chiesa dove la pietra è ancora a vista<ref name="tesi"/>. Restauri al soffitto e alle opere d'arte sono nuovamente effettuati tra il [[1922]] ed il [[1926]]<ref name="tesi"/>.
[[File:Cape Ground Squirrel Etosha National Park.jpg|thumb|left|Uno Xerus Inauris in posizione eretta]]
Lo Xerus Inauris presenta una pelliccia ispida che copre tutto il corpo, e sotto di essa, a differenza di altri mammiferi, è privo di peluria morbida. La parte dorsale della pelliccia è color cannella, e nei diversi individui presenta varianti più scure o più chiare<ref name=Skurski2005>Skurski, D., J. Waterman. 2005. "Xerus inauris", ''Mammalian Species'' 781:1-4.</ref>; il muso, la zona del ventre, i lati del collo e la parte interna degli arti sono invece bianchi, mentre la pelle è scura. I padiglioni auricolari sono piccoli. Su entrambi i lati del corpo l'animale ha una striscia bianca che va dalla spalla alla coscia. Attorno agli occhi presenta delle fini linee bianche. La coda è appiattita a continuazione di dorso e ventre, coperta da pelo bianco con due bande nere alla base<ref name=Skinner1990>Skinner J. D., R. H. N. Smithers. 1990. ''The mammals of southern African subregion'', University of Pretoria.</ref>.
Nello Xero del Capo assistiamo un non pronunciato [[dimorfismo sessuale]]: i maschi pesano di solito fra i 423 e i 649 g, l'8/12% più delle femmine, che invece pesano fra i 444 e i 600 g<ref>Lynch C. D. 1983. "The mammals of the Orange Free State", ''Memoirs van die Nasionale Museum'' 18:58-60.</ref>. La lunghezza totale è di 424-476 mm per i maschi e 435-446 mm<ref name=Skurski2005/>.
 
La [[formula dentaria]] dello Xerus Inauris è <math>\begin{smallmatrix}\frac{1.1.0.0}{1.1.3.3}\end{smallmatrix}</math><ref name=Zumpt1970/>.
== Descrizione ==
Sul palato, presenta nove increspature trasversali fra i molari che si interrompono al centro a formare un solco, con altre due increspature continue poste anteriormente ai molari<ref name=Skurski2005/>.
=== Pianta ===
{| align="left"
|
{| style="white-space:nowrap"
|-
|style="font-size: 90%;" align=left width="75%"|
#Ingresso
#Cappella di Sant'Anna (dei Calzetti)
#[[Cappellone di San Giacomo della Marca]]
#III cappella di sinistra
#Cappella Venata d'Aquino
#Cappella Gruther
#Cappella di Sant'Erasmo (degli Spiriti)
#Cappella di Sant'Onofrio
#[[Chiostri di Santa Maria la Nova|Chiostro piccolo]]
#Transetto sinistro
#Sacrestia
#Cappella lungo il presbiterio sinistro
#Presbiterio
#Abside
#Cappella del Crocifisso
#Transetto destro
#Cupola
#Cappella di San Pietro d'Alcántara
#Cappella di San Francesco d'Assisi (dei Pironte)
#Cappella di San Bonaventura (dei De Sanctis-Benincasa)
#Cappella di Sant'Eustachio (dei D'Afflitto)
#Cappella Scozia
#Cappella del Beato Salvatore d'Orta (dei Mascaro)
#Cappella di San Michele Arcangelo (dei Sanseverino)
| [[File:Santa Maria la Nova - interior.svg|right|400x400px|Pianta]]
|}
|}
{{clear}}
 
Le femmine hanno due coppie di mammelle, la prima all'altezza dell'inguine e la seconda all'altezza degli addominali<ref name=Zumpt1970>Zumpt I. F. 1970. "The ground squirrel", ''African Wild Life'' 24:115-121.</ref>.
=== Esterno e facciata ===
[[File:Chiesa di Santa Maria la Nova (Napoli) - Interno 003.JPG|thumb|upright=1.2|L'interno]]
L'accesso alla chiesa è dato da una scalinata in piperno, protetta da una balaustra in marmo, realizzata nel [[1606]]; la facciata, di stampo [[Rinascimento|rinascimentale]]<ref>{{cita web|url=http://www.incampania.com/beniculturali.cfm?s=5&Menu_ID=205&Sub_ID=210&Info_ID=4429|titolo=Brevi cenni sulla chiesa di Santa Maria la Nova|sito=Incampania.com|accesso=11 febbraio 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150211172948/http://www.incampania.com/beniculturali.cfm?s=5&Menu_ID=205&Sub_ID=210&Info_ID=4429|dataarchivio=11 febbraio 2015}}</ref>, è austera, a ricordare quello stile utilizzato all'inizio del [[XVII secolo]] per le costruzioni civili, divisa verticalmente da due ordini di paraste e orizzontalmente da una trabeazione, dove è riportata la scritta:
 
Nei maschi il [[glande]] è relativamente grosso, con uno sviluppato [[osso penico]] sulla terminazione e curvato verso il basso<ref name=Skurski2005/>. Questa specie è in particolare notevole per i suoi testicoli grandi, che corrispondono a circa il 20% della lunghezza del corpo e della testa<ref name=Zumpt1970/>.
{{Citazione|Templum hoc a Carolo I Andegauensi in arce veteri costructum illustriori forma piorum oblationibus restitufum Divaeque Mariae Assumptae dicatum. Phlilippo II et III Regibus invictissimis MDXCIX<ref name="tesi"/>.}}
 
La muta del pelo avviene ogni anno fra agosto e settembre e fra marzo e aprile<ref name=Herzig1978/>.
Nella parte inferiore, al centro, è posto il portale d'ingresso, tra due colonne in granito con capitelli in [[ordine corinzio]], e sormontato da un'edicola con un bassorilievo raffigurante la ''Vergine'', opere di un ignoto del [[XVII secolo]], mentre la parte superiore reca al centro un ampio finestrone: la facciata termina a timpano, con una piccola finestra rotonda. Sempre esternamente, nell'angolo sinistro, si trova una piccola cappella: secondo alcuni storici questa potrebbe essere stata utilizzata come luogo di deposizione dei neonati morti prima del [[battesimo]], mentre secondo altri, ipotesi più accreditata, essere stata la cappella gentilizia della famiglia Fusano<ref name="tesi"/>. La facciata non è ortogonale all'asse interno della navata della chiesa, ma ruotata di circa dieci gradi, tant'è che il muro sul lato destro presenta uno spessore maggiore tale da contenere al suo interno una scala a chiocciola che conduce al sottotetto: l'angolazione è dovuta alla necessità di allineare il nuovo prospetto della facciata con la muratura laterale del [[cappellone di San Giacomo della Marca]] ed il resto della piazza<ref name="tesi"/>.
 
==Distribuzione sul territorio==
Esternamente, inglobato tra la chiesa e il convento, si trova il campanile: questo è stato costruito sull'antica torre Maestra a guardia del [[porto di Napoli]]<ref name="Guida260"/> e doveva presentarsi percorso da un fregio a toro, con poche finestre e decorato da una statua di ''Sant'Antonio''; successivamente invece è stato modificato: da tre livelli a forma quadrata, percorsi da monofore e cella campanaria ottagonale, ad ancora con monofore ma su quattro lati, che riprende la stessa forma della cupola<ref name="inaples"/>.
Lo Xero del Capo vive nei territori aridi dell'Africa meridionale<ref name=Herzig1979>Herzig-Straschil B. 1979. "''Xerus inauris'' (Rodentia, sciuridae)-an inhabitant of arid regions of southern Africa", ''Folia Zoologica'' 28:119-124.</ref>: è largamente presente in Namibia (ma risulta assente nelle regioni costiere e nel nordest<ref name=Skinner1990/>), abita le zone centrali e sud-occidentali del [[Kalahari]], in Botswana<ref name=Smithers1971>Smithers R. H. N. 1971. ''The mammals of Botswana'', Salisbury, Rhodesia, Museum Memoirs No. 4.</ref>, e si può trovare anche nella regione sud-occidentale della [[Provincia del Nordovest (Sudafrica)]] fino a quelle di [[Free State]] e [[Lesotho]]. È diffuso anche nei territori della [[Provincia del Capo Settentrionale]], ma solo nella zona nord-orientale<ref name=Skinner1990/>. A sud il limite estremo della distribuzione è la zona di [[Graaff Reinet]]<ref name=Skinner1990/>, città nella [[Provincia del Capo Orientale]].
 
Come si vede, la denominazione '' del Capo'' è in qualche modo fuorviante, dal momento che l'animale ha un'area di insediamento assai più vasta. Questo nome può essergli stato attribuito per distinguerlo da un'altra specie di scoiattolo, questa arboricola: lo [[Sciurus carolinensis|scoiattolo grigio orientale]], anch'esso stanziato attorno a [[Città del Capo]], che fu introdotto dall'[[Europa]] da [[Cecil John Rhodes]]
=== Navata e cappelle laterali ===
[[File:Chiesa di Santa Maria la Nova (Napoli) - Soffitto 002.JPG|thumb|left|upright=1.2|Il soffitto]]
La chiesa di Santa Maria la Nova si presenta internamente a [[croce latina]] e a navata unica, pavimentata in [[riggiola|riggiole]] con numerose lapidi tombali: questa è caratterizzata da un soffitto in legno dorato, realizzato tra il [[1598]] ed il [[1603]], abbellito con quarantasei tavole di vari artisti, ispirati all'ultimo [[manierismo]] napoletano, prima dell'influsso dato dalla pittura di [[Michelangelo Merisi da Caravaggio]]<ref name="Guida260"/>; le tre tavole più grandi ritraggono la ''Gloria del nome di Maria'' di [[Francesco Curia]], l<nowiki>'</nowiki>''Assunzione della Vergine'' di [[Girolamo Imparato]] e l'''Incoronazione della Vergine'' di [[Fabrizio Santafede]]<ref name="Guida260"/>: le altre tavole, più piccole, hanno diversi temi come scene della vita di [[Maria (madre di Gesù)|Maria]] e [[Gesù]], simboli mariani, [[Regno di Giuda|re di Giudea]] e santi, tra cui [[Francesco d'Assisi|san Francesco d'Assisi]], [[Bonaventura da Bagnoregio|san Bonaventura]], [[Giacomo della Marca|san Giacomo della Marca]] e [[Antonio di Padova|sant'Antonio di Padova]], opere di autori come [[Luigi Rodriguez]], [[Giovanni Bernardino Azzolino]], [[Cesare Smet]], [[Tommaso Maurizio]] e [[Belisario Corenzio]]<ref name="Guida260"/>. Al di sotto del soffitto, nella zona del cleristorio, tra un finestrone e l'altro, sono degli affreschi, sempre del Corenzio, eseguiti tra il [[1603]] ed il [[1605]], con tema ''Articoli del Credo''. La controfacciata, in parte occupata dalla cantoria, che è sostenuta da due colonne e poggia anche sulle pareti laterali della chiesa, è arricchita con due tele di Belisario Corenzio, ossia ''Madonna delle Grazie'' e ''Punizione dei dannati''<ref name="tesi"/>.
 
==Comportamento==
Su ogni lato della navata si aprono sette cappelle: la parte superiore degli archi di ogni cappella è affrescata con ''Virtù'' di [[Nicola Malinconico]], mentre tra una cappella e l'altra, ad ogni pilastro divisorio, sono posti degli altarini in marmo, alcuni di patronato di diverse famiglie, arricchiti con pitture di manieristi napoletani o altri generi di opere d'arte, come statue e bassorilievi<ref name="Guida260"/>.
[[File:Erdhörnchen 011.jpg|thumb|left|Xeri del Capo all'ingresso della tana]]
Lo Xerus inauris ha il suo habitat nelle zone aride o semiaride<ref name=Herzig1978/>: vive di preferenza nelle piane sabbiose (''velds'') e nelle praterie con terreno duro, ma lo si può trovare anche in piccoli gruppi nelle zone limitrofe ai laghi di origine alluvionale (''pans''), nelle stesse pianure alluvionali e nei campi coltivati<ref name=Smithers1971/>. Lo Xero è animale generalmente diurno, e non va in letargo. Le tane consistono in gruppi di tunnel scavati nel terreno per un'estensione di circa 700 m<sup>2</sup><ref name=Waterman1995>Waterman, J. M. 1995. "The social organization of the Cape ground squirrel (''Xerus inauris''; Rodentia: Sciuridae)". ''Ethology'' 101:130–147.</ref>, con un numero di ingressi che va da 2 a 100<ref name=Herzig1978>Herzig-Straschil, B. 1978. "On the biology of ''Xerus inauris'' (Zimmermann, 1780) (Rodentia, Sciuridae)", ''Zeitschrift für Säugetierkunde'' 43:262–278.</ref>. I tunnel proteggono l'animale dalle temperature estreme in superficie e dai predatori, ma nonostante questo lo Xero passa la maggior parte del giorno alla ricerca di cibo in superficie<ref name=Herzig1979/>, dove, per esigenze di termoregolazione, posiziona la folta coda contro il sole per coprirsi il capo e il dorso<ref>Bennett, A. F., R. B. Huey, H. John-Alder, and K. E. Nagy. 1984. "The parasol tail and thermoregulatory behavior of the Cape ground squirrel (''Xerus inauris'')", ''Physiological Zoology'' 57:57–62.</ref> e si rotola nella polvere.
Lo Xerus inauris si nutre di bulbi, frutti, erbe, piante, insetti e arbusti<ref name=Skurski2005/>. Non accumula cibo nelle tane, quindi la nutrizione costituisce un'attività giornaliera<ref name=Herzig1978/> che occupa il 70% delle attività dell'animale (un restante 15-20% del tempo è impiegato nella sorveglianza del territorio, il resto nelle interazioni sociali<ref name=Herzig1978/><ref name=Waterman1995/>). Il fabbisogno d'acqua, minimo, è soddisfatto dalla percentuale d'acqua contenuta nella vegetazione erbacea, e l'animale beve raramente<ref name=Skurski2005/>.
 
Per le medesime esigenze di difesa da temperatura e predatori, le tane dello Xero sono usate anche da [[Suricata suricatta|suricati]] e [[Herpestidae|manguste]]<ref name=Waterman2007>Waterman, J., J. Roth. 2007. "Interspecific associations of Cape ground squirrels with two mongoose species: benefit or cost?". ''Behavioral Ecology and Sociobiology'', 61(11):1675-1683.</ref>. Tale "convivenza" appare, nel caso delle suricate, come [[Mutualismo|mutualmente]] vantaggiosa, a differenza delle manguste che costituiscono semplicemente [[Commensalismo|commensali]] dello scoiattolo<ref name=Waterman2007/>.
La prima cappella sul lato sinistro, detta dei Calzetti e dedicata a [[Anna (madre di Maria)|sant'Anna]], presenta sull'altare una ''Sacra Famiglia'' di [[Vincenzo Scibelli]]; tra la prima e la seconda cappella, nell'altarino, ''Madonna con Bambino e san Michele'' di [[Aert Mytens]]<ref name="tesi"/>.
[[File:Chiesa di Santa Maria la Nova (Napoli) - Cappella Veneta d'Aquino 001.JPG|thumb|upright=1.2|La cappella Venata D'Aquino]]
La seconda cappella è il [[cappellone di San Giacomo della Marca]]; è stato costruito agli inizi del [[XVI secolo]] ed all'interno è diviso a sua volta in tre cappelle su ogni lato: oltre ad ospitare i resti mortali di san Giacomo della Marca, è impreziosito da opere di artisti come [[Ercole Ferrata]], [[Pietro Bernini]], [[Luca Giordano]], [[Jusepe de Ribera]], [[Massimo Stanzione]] e [[Giovanni Balducci]]<ref>{{Cita|Touring Club Italiano|p. 261-262}}.</ref>; tra seconda e terza cappella ''Salvator Mundi'' di Girolamo Imparato.
 
Fra i predatori dello Xero troviamo [[Sciacallo|sciacalli]], serpenti e [[Varanus|varani]]. Lo Xero del Capo è in grado di distinguere, dall'odore delle feci, se esse appartengano o meno ad un predatore<ref>Belton, L., N. Ball, J. Waterman, P. Bateman. 2007. "Do Cape ground squirrels (''Xerus inauris'') discriminate between olfactory cues in the faeces of predators versus non-predators?", ''African Zoology'', 42(1): 135-138.</ref>. Quando vengono minacciati, gli Xeri attuano contro i predatori (ad esempio serpenti) dei comportamenti intimidatori<ref name=Waterman2007/><ref name=Waterman1997>Waterman, J. M. 1997. "Why do male Cape ground squirrels live in groups?" ''Animal Behaviour'' 53:809–817.</ref>: più scoiattoli avanzano di colpo verso il predatore frapponendo fra loro ed esso le code a cespuglio, poi, quando il predatore stesso scatta all'indietro gli scoiattoli si ritirano. Di solito, i comportamenti intimidatori di gruppo si dimostrano efficaci nell'allontanare le minacce<ref name=Waterman1997/>.
Nella terza cappella è conservata la tela di ''San Francesco Solano e i martiri francescani'' di ignoto della seconda metà del [[XVIII secolo]], oltre ad affreschi di [[Giovanni Battista Benaschi]]; tra terza e quarta cappella ''Madonna con Bambino e santi Filippo e Giacomo'', del [[1607]], sempre di Imparato<ref name="tesi"/>.
 
===Comportamento sociale===
La quarta cappella è di patronato della famiglia [[D'Aquino (famiglia)|Venata d'Aquino]]: sull'altare statua dell'''Immacolata'', attribuita o ad un ignoto napoletano della seconda metà del [[XVIII secolo]] o a [[Michele Perrone]], mentre alle pareti ''Nascita della Vergine'' e ''Morte di sant'Anna'' del Benaschi, in aggiunta, sul lato destro, il monumento funebre realizzato da [[Domenico Morante]] nel [[1853]] del duca Alfonso Caracciolo di San Teodoro<ref name="Guida261">{{Cita|Touring Club Italiano|p. 261}}.</ref>; nell'altarino tra quarta e quinta cappella, di proprietà della famiglia Vicedomini, ''Sacra Famiglia'' di Imparato.
[[File:Xerus inauris anagoria.JPG|thumb|Due Xeri del Capo]]
I gruppi di Xeri contano di solito due o tre esemplari adulti di sesso femminile e fino a nove esemplari giovani di entrambi i sessi che costituiscono la prole dipendente dalle femmine stesse<ref name=Herzig1978/>, mentre un gruppo con più di tre femmine si divide in entità più piccole<ref>Waterman, J. M. 2002. "Delayed maturity, group fission and the limits of group size in female Cape ground squirrels (Sciuridae: ''Xerus inauris'')", ''Journal of Zoology'' 256:113–120.</ref>. I maschi invece vivono separatamente in gruppi pacifici che contano fino a 19 individui non legati da parentela, e si uniscono alle femmine soltanto nel periodo dell'[[Ciclo estrale|estro]] di una di esse<ref name=Waterman1995/>; all'interno di un gruppo maschile possono formarsi dei sottogruppi di quattro o cinque esemplari che cambiano anche giornalmente numero e composizione<ref name=Skurski2005/>.
 
I gruppi di femmine vivono, come detto sopra, in gruppi di tunnel che hanno uscita distribuite su una superficie di circa 4 ha, con un nucleo centrale di circa 0,25 ha<ref name=Waterman1995/>. I territori di diversi gruppi possono sovrapporsi, ma il nucleo verrà difeso da ciascuno di essi con comportamenti aggressivi<ref name=Herzig1979/><ref name=Waterman1995/>. Il territorio di un gruppo di maschi, con i suoi 12,1 ha di ampiezza<ref name=Waterman1995/>, va a includere quelli di numerosi gruppi di femmine.
La quinta cappella, di patronato della famiglia Gruther, in origine dedicata a santa Severina e poi a sant'Antonio, ha sull'altare una tavola di [[Giuseppe Castellano (pittore)|Giuseppe Castellano]] del [[1719]], ritraente ''Sant'Antonio da Padova tra san Giovanni da Capestrano e san Pasquale Baylon'': gli affreschi che si ritrovano nella volta, ''Gloria di sant'Antonio'', sono di Giovanni Battista Benaschi e alle pareti, ''Storie delle vita di sant'Antonio'', di [[Andrea De Lione|Andrea]] e [[Onofrio De Lione]]; tra la quinta e la sesta cappella un pulpito commissionato da Camillo de Tomase a [[Francesco Balsimelli]], eseguito tra il [[1617]] ed il [[1620]]<ref name="Guida261"/>.
[[File:Chiesa di Santa Maria la Nova (Napoli) - Cappella Gruther 003.JPG|thumb|left|upright=1.2|Gli affreschi della volta della cappella Gruther di Giovanni Battista Benaschi]]
La sesta cappella, della famiglia Spiriti e dedicata a [[Erasmo di Formia|sant'Erasmo]], ha sull'altare maggiore ''Martirio di sant'Erasmo'', opera di [[Giuseppe Mastroleo]] del [[1749]], mentre gli affreschi che rappresentano ''Gloria di sant'Erasmo'' e ''Storie della vita di sant'Erasmo'', sono attribuiti ad Andrea De Lione: l'altare in marmo è stato lavorato da [[Pietro Nicolini]] tra il [[1734]] ed il [[1735]]; tra la sesta e la settima cappella, altarino della famiglia Acon, con statua della ''Madonna dell'Arco'' di [[Lazzaro Marasi]], realizzata tra il [[1610]] ed il [[1611]]<ref name="Guida261"/>.
 
All'interno di un gruppo femminile, i membri condividono le zone del pasto e del sonno, senza che fra loro esista una gerarchia. Nei gruppi maschili, invece, abbiamo delle nette gerarchie di dominanza basate sull'età dei membri e mantenute poi per sostituzione dei membri stessi. Le competizioni fra i maschi consistono in dimostrazioni di salto senza manifestazioni di violenza o ferite<ref name=Waterman1998>Waterman, J. M. 1998. "Mating tactics of male Cape ground squirrels, ''Xerus inauris'': consequences of year-round breeding", ''Animal Behaviour'' 56:459–466.</ref>. Inoltre i maschi non sono territoriali come le femmine, ed è frequente l'immigrazione e l'emigrazione di un membro fra un gruppo e l'altro<ref name=Skurski2005/>.
La settima cappella, in origine dedicata a [[Onofrio (anacoreta)|sant'Onofrio]], è in parte occupata, nella zona superiore, dall'organo; al suo interno l'affresco di due ''Putti'' che la tradizione attribuisce ad un giovane Luca Giordano<ref name="Guida261"/>: si racconta che il pittore di appena di otto anni, avrebbe compiuto l'affresco al posto del padre, Antonio, il quale aveva avuto il compito di decorare la cappella; dalla parete di fondo è l'accesso al chiostro minore e quindi al convento<ref name="tesi"/>.
 
===Forme di comunicazione===
La prima cappella del lato destro, di patronato della [[Sanseverino (famiglia)|famiglia Sanseverino]] e dedicata a [[Arcangelo Michele|san Michele Arcangelo]], presenta lavori in marmo di [[Nicola Carletti]], realizzati tra il [[1621]] ed il [[1625]]; sull'altare tavola di [[Dirk Hendricksz]], ampliato nella parte inferiore da [[Battistello Caracciolo]], raffigurante ''San Michele'', mentre alle pareti e nella cupoletta ''Storie del Vecchio Testamento'' sempre del Caracciolo: sulla parete di destra è presente il sepolcro di Aloisio Severino, realizzato da [[Nicola Cartelli]], mentre le statue che lo adornano sono di [[Giovanni Domenico Monterossi]], sulla parete sinistra invece il sepolcro di Girolamo Severino, della bottega di [[Girolamo D'Auria]]; tra la prima e la seconda cappella, alterino della famiglia Amodeo, con ''Immacolata'' di [[Ippolito Borghese]] realizzata nel [[1609]]<ref>{{Cita|Touring Club Italiano|p. 260-261}}.</ref>.
Quando percepisce una minaccia, lo Xero emette un richiamo di allarme simile a un fischio<ref name=Zumpt1970/><ref name=Herzig1979/>. Tale richiamo può avere due forme: un verso breve e acuto che mette in forte allarme gli altri membri del gruppo, e un suono meno acuto usato per pericoli non imminenti<ref name=Zumpt1970/>. Durante gli scontri per la predominanza, gli individui emettono grugniti profondi e aggressivi<ref name=Herzig1979/>. Gli esemplari giovani si allenano nei richiami con fischi e squittii<ref name=Skurski2005/>.
[[File:Chiesa di Santa Maria la Nova (Napoli) - Cappella Sanseverino 001.JPG|thumb|upright=1.2|Il sepolcro di Aloisio Severino nella cappella Sanseverino]]
[[File:Xerus inauris.JPG|thumb|Esemplari giovani di Xero del Capo]]
La seconda cappella è di patronato della famiglia Mascaro ed originariamente dedicata al [[Salvatore da Horta|beato Salvatore d'Orta]] poi consacrata alla [[Nascita di Gesù|Natività]]: sull'altare bassorilievo di Girolamo Santacroce raffigurante la ''Natività''<ref name="Guida261"/>, nella volta affresco di [[Agostino Beltrano]] dell<nowiki>'</nowiki>''Incoronazione della Vergine'' ed alle pareti ''Sogno di Giuseppe'' e ''Sacra Famiglia con i santi Giovanni, Elisabetta e Zeccaria'' di [[Benedetto Torre]] del [[1755]], opere che sono andate a sostituire i ''Miracoli del beato Salvatore'' di [[Giuseppe Beltramo]]; l'altarino tra la seconda e la terza cappella, di patronato della famiglia Salvo e Vuoli, ''Cristo, la Vergine e san Francesco'' di [[Marco Mele]] del [[1601]]<ref name="tesi"/>.
 
===Riproduzione===
La terza cappella, appartenuta alla famiglia Scozia e dedicata al [[Calvario]], ha sull'altare, opera di Girolamo D'Auria, ''Crocifissione'' di [[Marco dal Pino]] e alle pareti ''Storie della Passione'' e alla volta ''Ascensione'', affreschi di Belisario Corenzio e aiuti, realizzati nel [[1619]]; tra la terza e la quarta cappella è l'altarino di patronato della famiglia Bianco e Pino con ''Madonna delle Grazie'' di Teodoro e [[Giovan Luca d'Errico]]<ref name="Guida261"/>.
Lo Xero del Capo si accoppia nel corso di tutto l'anno<ref name=Herzig1978/><ref name=Smithers1971/><ref name=Waterman1996>Waterman, J. M. 1996. "Reproductive biology of a tropical, non-hibernating ground squirrel". ''Journal of Mammology'' 77:134–146.</ref>, e in particolare nei mesi secchi invernali<ref name=Skurski2005/>. Poiché le femmine hanno accoppiamenti multipli, i grandi testicoli dei maschi li aiutano a sostenere la [[competizione spermatica]]. Dopo l'accoppiamento, i maschi si masturbano, sia allo scopo di pulirsi i genitali, sia per ridurre la possibilità di infezioni trasmissibili sessualmente<ref>Waterman JM, 2010. "The Adaptive Function of Masturbation in a Promiscuous African Ground Squirrel". ''PLoS ONE'' 5(9): e13060. doi:10.1371/journal.pone.0013060</ref>.
 
L'estro dura tre ore, e si verifica in una femmina del gruppo alla volta. Durante l'estro, la femmina in calore viene avvicinata, sollecitata con insistenza e inseguita dai maschi che vogliono accoppiarsi con lei, e il maschio dominante si accoppia con lei per primo<ref name=Waterman1998/>: una femmina consente numerosi accoppiamenti, sia col primo maschio che con quelli successivi nella scala gerarchica. Quando un maschio non si è ancora accoppiato con una femmina, disturberà gli accoppiamenti che essa effettua con altri maschi<ref name=Waterman1998/>. Tuttavia è raro che l'accoppiamento venga difeso.
La quarta cappella è di patronato della famiglia [[D'Afflitto]] e consacrata a [[Eustachio (martire)|sant'Eustachio]]: sull'altare, oltre ad un paliotto in marmo della prima metà del [[XVII secolo]], è il ''Polittico di sant'Eustachio'', composto dalle sequenze dell'''Annunciazione'', ''Natività'', ''Visione di sant'Esustachio'', ''Miracolo del santo'' e ''Santi Francesco e Sebastiano'', opera giovanile in legno di [[Giovanni da Nola]], inoltre le pareti sono affrescate con dipinti di Giovanni Battista Benaschi dal tema ''Storie dei santi Paolo e Ludovico''<ref name="Guida261"/>; tra la quarta e la quinta cappella, altarino della famiglia Fontana, ''San Francesco di Paola'' di [[Pietro Negroni]].
[[File:Chiesa di Santa Maria la Nova (Napoli) - Cappella De Sanctis-Benincasa 001.JPG|thumb|left|upright=1.2|La cappella De Sanctis-Benincasa]]
Sull'altare della quinta cappella, di patronato della famiglia De Sanctis e Benincasa, la tela di [[Giuseppe Marullo]], ''Gloria di san Bonaventura'', a cui la cappella è dedicata, e alle pareti laterali ''Miracolo di San Bonaventura'' e ''San Bonaventura riceve l'Eucaristia'' di [[Santillo Sannino]] artefice anche dell'affresco della volta, ''Eterno Padre, cherubini e putti''<ref name="Guida261"/>: la zona si completa con un paliotto del [[1620]] di Francesco Balsimelli, in tarsia di marmi policromi e pietre dure; sull'altarino tra quinta e sesta cappella dipinto di ''Sant'Elisabetta d'Ungheria'' di Luigi Rodriguez.
 
La gestazione dura fra i 42 e i 49 giorni<ref name=Zumpt1970/><ref name=Waterman1996/>, e termina con la nascita di una cucciolata che conta da uno a tre piccoli<ref name=Herzig1978/><ref name=Waterman1996/>: essi sono ciechi e senza pelo<ref name=Herzig1978/>; gli occhi si aprono dopo il trentacinquesimo giorno<ref name=Herzig1978/>. Dopo la nascita ha inizio l'allattamento: una femmina che allatta si sposta in un tunnel separato per prendersi cura dei piccoli, e torna nel gruppo dopo lo svezzamento o nel caso di perdita della cucciolata<ref name=Skurski2005/>. I cuccioli rimangono nel tunnel per i primi 45 giorni; sette giorni dopo essere usciti, iniziano a nutrirsi di cibi solidi, e l'allattamento termina intorno al cinquantaduesimo giorno<ref name=Waterman1996/>.
La sesta cappella, chiamata anche cappella Pironte, dalla famiglia di patronato, è dedicata a san Francesco d'Assisi: ha decorazioni in marmo di [[Giuseppe Gallo (scultore)|Giuseppe Gallo]] del [[1680]] e sull'altare il ''Trittico di san Francesco tra santa Lucia e santa Caterina'', attribuito al [[Maestro di Pere Roig de Corella]], mentre alle pareti ''San Francesco in estasi'' e ''Visitazione di Francesco'' di [[Antonio Altobello]] e nella volta ''Storie della vita di san Francesco'' di Onofrio De Lione; sull'altarino tra la sesta e la settima cappella, di patronato dei Romeo, bassorilievo dell'''Annunciazione'' di un ignoto napoletano del [[XVI secolo]]<ref name="Guida261"/> o di [[Giovan Antonio Tenerello]].
 
I maschi raggiungono la maturità sessuale ad otto mesi, e lasciano il loro gruppo di nascita; le femmine invece raggiungono la maturità a dieci mesi e restano nel gruppo<ref name=Waterman1995/>.
La settima cappella, appartenuta alla famiglia Macedio, è dedicata a [[Pietro d'Alcántara|san Pietro d'Alcántara]]: è divenuta vano di passaggio per l'organo e custodisce tre tele di [[Santillo Sandini]], ossia ''San Pietro d'Alcántara'' del [[1669]], ''San Pietro d'Alcántara comunica santa Teresa'' e ''San Pietro d'Alcántara servito da Gesù''<ref name="tesi"/>.
 
==Stato di conservazione==
Tra la navata ed il transetto è posto l'arco trionfale: alla sua base, nel lato sinistro è posta una statua in legno attribuita a [[Giacomo Colombo (scultore)|Giacomo Colombo]], ''Addolorata'', ed ai suoi piedi la sepoltura di Francesco Galeo, mentre al lato destro si trova l'altarino con statua lignea dell'''Hecce Homo'', di Giovanni da Nola e sotto una tela malandata, ''Sogno di san Giuseppe'', di ignoto<ref name="Guida261"/>.
Sembrano non esistere nel complesso gravi minacce per lo Xero del Capo. In alcune regioni esso viene considerato un animale infestante per l'agricoltura, e per evitare il danneggiamento delle colture e il rischio legato alla diffusione della [[rabbia]] l'uomo ha usato erba avvelenata per controllarne la diffusione<ref name=Zumpt1970/>. Tuttavia la specie resta comune in molte aree protette, tra cui il ''Kgalagadi Transfrontier Park'' in Botswana e Sudafrica, e l<nowiki>'</nowiki>''Etosha National Park'' in Namibia.
 
==Note==
=== Transetto, presbiterio e abside ===
<references />
[[File:Chiesa di Santa Maria la Nova (Napoli) - Interno 018.JPG|thumb|upright=1.2|La cupola]]
La zona del transetto presenta al centro la cupola, affrescata con ''Storie della Vergine e profeti'' da Belisario Corenzio, e, sugli archi che dividono la parte centrale da due bracci laterali, due tele del [[1703]] di Nicola Malinconico, ossia ''Adorazione dei Magi'' e ''Adorazione dei pastori''<ref name="Guida261"/>.
 
Nell'ala sinistra del transetto è posto un paliotto raffigurante ''Storie della Vergine'' di [[Domenico Marinelli]] e [[Matteo Tregio]], realizzato su modello di [[Lorenzo Vaccaro]], che ha sostituito uno precedente di [[Gennaro Monte]]: nella stessa zona è posto l'ingresso alla sagrestia e nelle sue vicinanze il sepolcro di Luca Citarella e della moglie Giuditta Rocca, del [[1588]]. La cappella dell'ala sinistra del transetto è dedicata alla [[Madonna delle Grazie]]: sull'altare è posizionato un trittico di [[Angiolillo Arcuccio]], ''Madonna delle Grazie e santi'', mentre ai lati due tele di [[Fedele Fischetti]], ossia ''Sposalizio della Vergine'' e ''Presentazione della Vergine''<ref name="Guida261"/>; la cupola e le lunette sono affrescate con ''Angeli'', ''Putti con simboli della Vergine'' e ''Storie di vita della Vergine'' del Benaschi<ref name="tesi"/>. Sul lato destro del transetto, nella parete di destra è il sepolcro del cardinale Galeazzo Sanseverino, attribuito alla bottega di Pietro da Milano e datato [[1477]]; la cappella sul lato sinistro è dedicata al [[Crocifisso]] e presentava sull'altare un crocifisso ligneo di Giovanni da Nola, risalente agli [[Anni 1530|anni '30]] del [[XVI secolo]] e distruttosi a seguito di una caduta, mentre i dipinti laterali sono ''Gesù che cade sotto la croce'' e la ''Veronica'', di autore ignoto, oltre all'affresco della volta, ''Cena eucaristica'', di [[Simone Papa]] ma rivisto nel [[XIX secolo]] da [[Luigi Pastore (pittore)|Luigi Pastore]]<ref name="tesi"/>.
[[File:Chiesa di Santa Maria la Nova (Napoli) - Interno 013.JPG|thumb|left|upright=1.2|L'altare maggiore]]
La zona del presbiterio contiene, per tutta la sua larghezza, l'altare maggiore; l'altare è stato disegnato tra il [[1632]] ed il [[1633]] e realizzato da [[Cosimo Fanzago]]<ref name="Guida261"/>, con gli aiuti di Mario Cotti, uno scalpellino di [[Carrara]], [[Giuseppe Pellizza (scultore)|Giuseppe Pellizza]] e [[Andrea Lazzaro]], ed è caratterizzato da due colonne chiuse da un arco, mentre ai lati due ingressi che permettono l'accesso al coro: nell'arco è posta la tavola della ''Madonna con Bambino'', del [[XIII secolo]], dipinta su rame e proveniente dalla vecchia chiesa di Santa Maria ad Palatium, mentre sui due ingressi laterali si trovano le due statue in legno, in origine probabilmente nella cappella del Crocifisso, una raffigurante ''Sant'Antonio'', l'altra ''San Francesco'', di [[Agostino Borghetti]]<ref name="Guida261"/>; completano la zona due ''Putti'' in bronzo disegnati dal Fanzago e realizzati da Aert Mytens, una lapide sepolcrale, posta ai piedi della mensa, dove riposa [[Giovanna di Trastámara (1455-1517)|Giovanna di Trastámara]], moglie di [[Ferdinando I di Napoli]], sulla parete destra il sepolcro dei D'Afflitto di Trivento, del [[XVI secolo]]<ref name="Guida261"/>, e sulla parte sinistra dipinto dell'''Immacolata Concezione con Alessandro VII e Filippo V'', attribuito a Giuseppe Beltrano, del [[1603]]<ref name="tesi"/>.
 
Alle spalle del presbiterio la chiesa si conclude con un'abside rettangolare: questa è stata affrescata in circa un ventennio, precisamente dal [[1603]] al [[1621]], da Belisario Corenzio<ref name="Guida261"/> con gli aiuti di Simone Papa e Onofrio De Lione con ''Storia di sant'Anna e san Gioacchino'' nella volta, ''Storie mariane alle pareti'' e ''Virtù'', incorniciate in stucchi di [[Francesco Napolella]]; nell'abside è inoltre un coro ligneo del [[1603]]<ref name="tesi"/>.
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{Bibliografia|Touring Club Italiano|Touring Club Italiano, ''Guida d'Italia - Napoli e dintorni'', Milano, [[Touring Club Italiano|Touring Club Editore]], 2008. ISBN 978-88-365-3893-5}}
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
{{interprogetto|commons=Category:Santa Maria la Nova (Naples)|etichetta=chiesa di Santa Maria la Nova|preposizione=sulla}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://www.santamarialanova.info/|Complesso monumentale di Santa Maria la Nova - Sito ufficiale}}
 
{{Portale|architettura|arte|cattolicesimo|Napolimammiferi}}
 
[[Categoria:Complesso monumentale di Santa Maria la NovaSciuromorfi]]