Genocidio del Ruanda e Peppino Impastato: differenze tra le pagine

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L'attività del Centro Impastato, le accuse e le scoperte: Aggiunto link esterno (con Archive.org
 
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{{citazione|Passeggio per i campi con il cuore sospeso nel sole.|Peppino Impastato, ''Amore non ne avremo''}}
{{Disclaimer|contenuti}}{{p|la voce in più punti è apertamente schierata e presenta opinioni non referenziate e "ricerche originali", da rivedere.|storia|aprile 2011}}
{{Bio
|Nome = Giuseppe
|Cognome = Impastato
|PostCognomeVirgola = meglio noto come '''Peppino'''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Cinisi
|GiornoMeseNascita = 5 gennaio
|AnnoNascita = 1948
|LuogoMorte = Cinisi
|GiornoMeseMorte = 9 maggio
|AnnoMorte = 1978
|Attività = giornalista
|Attività2 = attivista
|Epoca = 1900
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , membro di [[Democrazia Proletaria]] e noto per le sue denunce contro le attività di [[Cosa Nostra]], a seguito delle quali fu assassinato il 9 maggio 1978<ref>{{Cita web |url =https://www.panorama.it/news/cronaca/cinisi-40-anni-fa-la-morte-di-peppino-impastato-storia-e-foto/ |titolo = Cinisi: 40 anni fa la morte di Peppino Impastato - storia e foto |autore = Edoardo Frittoli |editore = [[Panorama (rivista)|Panorama]] |data = 8 maggio 2018 |accesso = 9 maggio 2018 |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20180508193334/https://www.panorama.it/news/cronaca/cinisi-40-anni-fa-la-morte-di-peppino-impastato-storia-e-foto/
|dataarchivio = 8 maggio 2018 |urlmorto = no }}</ref>
|Immagine = Peppino Impastato 1977.jpg
|Didascalia = Peppino Impastato
}}
 
== Biografia ==
Il '''genocidio del [[Ruanda]]''' fu uno dei più sanguinosi episodi della storia dell'Africa del [[XX secolo]]. Secondo le stime di [[Human Rights Watch]], dal 6 aprile alla metà di luglio del [[1994]], per circa 100 giorni, vennero massacrate sistematicamente (a colpi di [[Arma da fuoco|armi da fuoco]], [[Machete|machete pangas]] e bastoni chiodati) almeno 500.000 persone<ref name="hrw.org">[http://www.hrw.org/legacy/reports/1999/rwanda/rwanda0399.htm Des Forges, Alison (1999). ''Leave None to Tell the Story: Genocide in Rwanda''], New York, NY: ''Human Rights Watch''.</ref>; il numero delle vittime tuttavia è salito fino a raggiungere una cifra pari a circa 800.000 o 1.000.000 di persone<ref>{{cita web|url= www.bbc.co.uk/news/world-africa-13431486|titolo= Rwanda: How the genocide happened|sito= [[BBC]]}}</ref>. Il genocidio, ufficialmente, viene considerato concluso alla fine dell'[[Opération Turquoise]], una missione umanitaria voluta e intrapresa dai francesi, sotto egida dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]].
[[File:Impastato-Dolci.jpg|miniatura|sinistra|''Marcia della protesta e della pace'' organizzata da [[Danilo Dolci]] (posizionato a sinistra) nel marzo del [[1967]]. Accanto a lui c'è Peppino Impastato.]]
 
Peppino Impastato nacque a [[Cinisi]], nella [[provincia di Palermo]], il 5 gennaio [[1948]], da una famiglia [[Cosa nostra|mafiosa]]: il padre [[Luigi Impastato|Luigi]] era stato inviato al [[confino]] durante il periodo [[Fascismo|fascista]], lo zio e altri parenti erano mafiosi e il cognato del padre era il ''capomafia'' del paese [[Cesare Manzella]], ucciso nel [[1963]] in un agguato nella sua [[Alfa Romeo Giulietta (1955)|Alfa Romeo Giulietta]] imbottita di [[tritolo]].
Le vittime furono prevalentemente di etnia [[Tutsi]], corrispondenti a circa il 20% della popolazione, ma le violenze finirono per coinvolgere anche [[Hutu]] moderati appartenenti alla maggioranza del paese. L'odio interetnico fra Hutu e Tutsi, molto diffuso nonostante la comune fede cristiana, costituì la radice scatenante del conflitto, pur se l'idea di una differenza di carattere razziale fra queste due etnie è estranea alla storia ruandese e rappresenta semmai uno dei lasciti più controversi del retaggio coloniale belga. Fu infatti l'amministrazione coloniale del Belgio che, a partire dal 1926, trasformò quella che infatti era una semplice differenziazione socio-economica (gli Hutu erano agricoltori, i Tutsi allevatori; e gli scambi e i matrimoni misti fra i due gruppi erano comuni) in una differenza razziale basata sull'osservazione dell'aspetto fisico degli individui<ref>{{Cita libro|autore = Mahmood Mamdani|titolo = When Victism Become Killers. Colonialism, Nativism, and the Genocide in Rwanda|anno = 2001|editore = Princeton University Press|città= New York and fuckin bastard90|ISBN = 0-691-05821-0}}</ref>. Essi osservarono che i [[Twa]], un terzo gruppo etnico dell'area, corrispondente ad appena l'1 % della popolazione, erano di bassa statura (come i [[pigmei]]), gli Hutu di media altezza, mentre i Tutsi erano di altezza maggiore, con lineamenti del volto e del naso più sottili<ref>{{Cita libro|autore = Gérard Prunier|titolo = The Rwanda Crisis. History of a Genocide|anno = 1995|editore = Columbia University Press|città = New York|pp = 5-6|ISBN = 0-231-10408-1}}</ref>.
 
Il ragazzo rompe presto i rapporti con il padre, che lo caccia di casa, e avvia un'attività politico-culturale di sinistra ed antimafia. Nel [[1965]] fonda il giornalino ''[[L'idea Socialista]]'' e aderisce al [[Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria|PSIUP]]<ref>{{Cita web
{{citazione necessaria|Con l'introduzione della differenziazione tra i gruppi, essi si irrigidirono e non fu più possibile cambiare gruppo. Nel periodo di colonizzazione belga i Tutsi divennero i ricchi al potere, mentre agli Hutu erano riservate mansioni più umili e meno retribuite. Dopo sanguinose rivolte e massacri, gli Hutu, con l'accordo dei belgi, presero il potere nel [[1959]]–[[1962]],<ref>[http://www.ideajournal.com/articles.php?sup=11 Lemarchand, René (2002). ''Disconnecting the Threads: Rwanda and the Holocaust Reconsidered'']. ''Idea Journal'' 7 (1).</ref> momento che coincise con l'inizio della lunga persecuzione dei Tutsi.}} Molti di loro fuggirono nei Paesi limitrofi, soprattutto in Uganda. Nel periodo del genocidio, avvenuto nel 1994, gli Hutu erano il gruppo di popolazione maggiore, ed erano Hutu anche i due gruppi [[Milizia|paramilitari]] principalmente responsabili dell'eccidio: gli [[Interahamwe]] e gli [[Impuzamugambi]].
|url = http://www.centroimpastato.it/conoscere/peppino.php3
{{GenocidioRuanda}}
|titolo = Giuseppe Impastato: l'attività, il delitto, l'inchiesta e il depistaggio, le condanne dei mandanti
|editore = Centro Siciliano di Documentazione "Giuseppe Impastato" - Onlus.
|data = 5 maggio 2012
|accesso = 25 aprile 2014
|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20130724095854/http://www.centroimpastato.it/conoscere/peppino.php3
|dataarchivio = 24 luglio 2013
|urlmorto = sì
}}</ref>. Dal [[1968]] in poi partecipa col ruolo di dirigente alle attività dei gruppi comunisti. Conduce le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell'aeroporto di [[Palermo]] in territorio di [[Cinisi]], degli edili e dei disoccupati.
 
Nel [[1976]] costituisce il gruppo ''Musica e cultura'', che svolge attività culturali ([[cineforum]], musica, teatro, dibattiti, ecc.); nel 1977 fonda ''[[Radio Aut]]'', [[radio libera]] autofinanziata,<ref>{{Cita web |url = http://www.teatro.it/notizie/teatro/radio-aut-la-lotta-di-peppino-impastato-allarma-teatro |titolo = Radio Aut: la lotta di Peppino Impastato all'Ar.ma Teatro |autore = Lavinia Coniglio |editore = TEATRO.IT |data = 18 settembre 2017 |accesso = 11 aprile 2018 |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20170927123628/http://www.teatro.it/notizie/teatro/radio-aut-la-lotta-di-peppino-impastato-allarma-teatro |dataarchivio = 27 settembre 2017 |urlmorto = no }}</ref> con cui denuncia i crimini e gli affari dei mafiosi di Cinisi e [[Terrasini]], in primo luogo del capomafia [[Gaetano Badalamenti]] (definito sarcasticamente «Tano Seduto» da Peppino<ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/04/12/chiamava-il-boss-tano-seduto-salto-in.html|titolo=Chiamava il boss Tano seduto saltò in aria e passò per suicida|autore=Attilio Bolzoni|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]|data=12 aprile 2002|accesso=12 maggio 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180405025434/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/04/12/chiamava-il-boss-tano-seduto-salto-in.html|dataarchivio=5 aprile 2018|urlmorto=no}}</ref>), che aveva un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di [[droga]], attraverso il controllo dell'[[Aeroporto di Palermo-Punta Raisi|aeroporto di Punta Raisi]]. Il programma più seguito era ''Onda pazza a Mafiopoli'', trasmissione satirica in cui Peppino sbeffeggiava mafiosi e politici.
== Premesse ==
{{Vedi anche|Origini di Hutu e Tutsi|Guerra civile in Ruanda}}
 
Nel [[1978]] si candida nella lista di ''[[Democrazia Proletaria]]'' alle elezioni provinciali, ma non fa in tempo a sapere l'esito delle votazioni perché, dopo vari avvertimenti che aveva ignorato, nel corso della [[campagna elettorale]] viene assassinato nella notte tra l'8 e il 9 maggio. Col suo cadavere venne inscenato un attentato, per distruggerne anche l'immagine, in cui la stessa vittima apparisse come suicida, ponendo una carica di tritolo sotto il suo corpo adagiato sui binari della ferrovia. Pochi giorni dopo gli elettori di Cinisi votano comunque il suo nome, riuscendo ad eleggerlo simbolicamente al Consiglio comunale.<ref>Nelle elezioni comunali del 14 maggio del 1978 "Peppino fu eletto consigliere comunale con 260 voti e la lista Democrazia Proletaria conseguì il 6%: fu la prima volta che gli elettori votarono un morto" [http://www.comunicalo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=432&Itemid=1 (fonte])</ref><ref>{{Cita web|url=http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:SnhLEZUgXz0J:www.comune.pomezia.rm.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/a%25252F5%25252F5%25252FD.ce4738b4dd44f2cc5167/P/BLOB%253AID%253D3438/E/pdf+&cd=15&hl=it&ct=clnk&gl=it|titolo=Peppino Impastato|autore=|editore=|data=|accesso=27 luglio 2019
La percezione di una divisione etnica da parte della popolazione del Ruanda è in gran parte un effetto del [[Storia del colonialismo in Africa|dominio coloniale europeo]], prima [[Germania|tedesco]] e poi [[Belgio|belga]]. In Ruanda come in [[Burundi]], i Tutsi rappresentavano l'[[aristocrazia]] della società, possedevano la terra e il bestiame e gestivano il potere politico; mentre gli Hutu svolgevano il lavoro agricolo e sovrintendevano al culto religioso. I belgi hanno ulteriormente allargato e alimentato la differenza tra questi due gruppi:giunti nel territorio alla fine del XIX secolo, presero a dialogare con la parte di popolazione detentrice del potere politico, i Tutsi, e privarono gli Hutu della loro autorità religiosa. Facendo perno, in seguito, sulla falsificazione dei dati storici e su un' interpretazione capziosa dei testi sacri, i Belgi inculcarono nei Tutsi l'idea di presunti legami parentali tra gli europei e le popolazioni dell'Africa settentrionale, da dove i Tutsi originariamente provenivano. Con l'introduzione delle [[Carta d'identità|carte di identità]] negli anni 30 del '900 e la conseguente classificazione rigida dei ruandesi in base al loro status sociale e alle loro [[Fisiognomica|caratteristiche somatiche]], che in particolare distinsero chiaramente fra Hutu e Tutsi, questi ultimi, in genere più ricchi e compiacenti, furono favoriti rispetto agli Hutu. <ref> U. Fabietti, "Elementi di antropologia culturale" </ref> L'[[antropologia]] [[razzismo|razzista]] teorizzò che i Tutsi fossero una [[razza]] diversa dagli Hutu, intrinsecamente superiore in quanto più vicina a quella [[Europoide|caucasica]]. Il fatto che Tutsi e Hutu siano due [[Etnia|gruppi etnici]] distinti è stato oggetto di un notevole dibattito, e oggi l'ipotesi di un'importante differenza di origine etnica viene raramente presa in considerazione.
|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190727184601/http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:SnhLEZUgXz0J:www.comune.pomezia.rm.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/a%25252F5%25252F5%25252FD.ce4738b4dd44f2cc5167/P/BLOB%253AID%253D3438/E/pdf+&cd=15&hl=it&ct=clnk&gl=it |dataarchivio=27 luglio 2019|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://comunicalo.it/2017/05/09/mafia-39-anni-ucciso-peppino-impastato-mattarella-ricordare-dovere-morale/ |titolo=Mafia, 39 anni fa ucciso Peppino Impastato, Mattarella: “Ricordare è dovere morale”|editore=comunicalo.it|data=9 maggio 2017|accesso=27 luglio 2019
|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190727125554/http://comunicalo.it/2017/05/09/mafia-39-anni-ucciso-peppino-impastato-mattarella-ricordare-dovere-morale/|dataarchivio=27 luglio 2019|urlmorto=no}}</ref>
 
[[File:Peppino Impastato, ultimo comizio.jpg|miniatura|L'ultimo comizio di Impastato, il 7 maggio 1978]]
Nel [[1959]] la rivolta degli Hutu contro la [[monarchia]] Tutsi condusse al [[referendum]] del [[1961]] e all'indipendenza del [[1962]], accompagnata dallo sterminio di oltre 100.000 Tutsi ed alla loro emigrazione in [[Uganda]] e Burundi. Nel [[1966]], in Burundi, una serie di [[Colpo di Stato|colpi di stato]] alimentata dalle due etnie si concluse con la presa del potere da parte dell'[[aristocrazia]] Tutsi; nel [[1972]], un tentativo di colpo di stato Hutu portò alla reazione violenta del governo, con lo sterminio di 200.000 Hutu. Nel [[1973]], in Ruanda, il [[generale]] Hutu [[Juvénal Habyarimana]] procedette al colpo di stato e nel [[1975]] instaurò un [[Stato autoritario|regime autoritario]]. In Burundi i sanguinosi scontri del [[1988]] provocarono decine di migliaia di vittime e furono seguiti da un [[governo]] parlamentare a maggioranza Hutu; ma l'esercito controllato dai Tutsi scatenò la [[guerra civile ruandese]] e portò un milione di [[Immigrazione|profughi]] nei paesi vicini.
[[Stampa]], [[forze dell'ordine]] e [[magistratura italiana|magistratura]] parlarono di un atto terroristico in cui l'attentatore sarebbe rimasto ucciso, e di suicidio dopo la scoperta di una lettera, che in realtà non rivelava propositi suicidi.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/12/08/carabinieri-inventarono-il-suicidio.html|titolo=E i carabinieri inventarono il suicidio|autore=Enrico Bellavia|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=8 dicembre 2000|accesso=27 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170924185006/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/12/08/carabinieri-inventarono-il-suicidio.html|dataarchivio=24 settembre 2017|urlmorto=no}}</ref> Il delitto, avvenuto in piena notte, passò quasi inosservato poiché proprio in quelle stesse ore venne ritrovato il corpo senza vita del presidente della [[Democrazia Cristiana]] [[Aldo Moro]] in via Caetani a Roma.
 
== L'attività del Centro Impastato, le accuse e le scoperte ==
Nel [[1990]] il [[Fronte Patriottico Ruandese]] (RPF), gruppo politico-militare nato nella comunità Tutsi rifugiatasi in Uganda, tentò il colpo di stato in Ruanda ed alimentò una guerra civile, cui seguì il genocidio del 1994 e la presa del potere da parte dell'RPF. Profughi Hutu si rifugiarono in [[Repubblica Democratica del Congo|Zaire]], dove furono massacrati a migliaia dai Tutsi nel [[1996]]; inoltre la [[Tanzania]] venne accusata di ospitare ribelli Hutu. Il [[genocidio]] del [[1994]] si inserisce quindi in un contesto di rivalità etniche bilaterali e stermini di massa che coinvolsero l'intera regione fin dal [[1962]], per continuare anche dopo il 1994. Teatro degli eccidi, oltre al Ruanda, sono stati tutti i paesi confinanti: l'[[Uganda]] a nord, il [[Burundi]] a sud (che costituiva, insieme al Ruanda, la [[Colonia (territorio)|colonia]] belga [[Ruanda-Urundi]]), il [[Repubblica Democratica del Congo|Congo]] ad ovest e la [[Tanzania]] ad est.
La matrice mafiosa del delitto viene individuata grazie all'attività del fratello Giovanni e della madre [[Felicia Impastato|Felicia Bartolotta]] (1916 - 2004), che rompono pubblicamente con la parentela mafiosa, da [[Umberto Santino]] e dalla moglie [[Anna Puglisi]], grazie anche ai compagni di militanza e del ''[[Centro siciliano di documentazione]]''<ref>[http://www.centroimpastato.it/ CSD - HomePage<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> di Palermo che viene fondato a Palermo nel [[1977]], è intitolato proprio a Giuseppe Impastato dal [[1980]]. Sulla base della documentazione raccolta e delle denunce presentate viene riaperta l'inchiesta giudiziaria.
 
Il 9 maggio del [[1979]] il ''[[Centro siciliano di documentazione]] ''organizza, con ''[[Democrazia Proletaria]]'', la prima manifestazione nazionale contro la mafia della [[storia d'Italia]], a cui parteciparono 2000 persone provenienti da tutto il Paese.
== Cronistoria ==
[[File:Rwandan Genocide Murambi skulls.jpg|thumb|upright=1.4|I teschi delle vittime mostrano sfregi e segni di violenze]]
[[File:Genocide Victims Rwanda Photo by Sascha Grabow.jpg|thumb|upright=1.4|Vittime di Genocidio del Ruanda]]
I Tutsi erano stati estromessi dal potere dagli Hutu che costituivano l'80% della popolazione e che, dalla rivoluzione del [[1959]], detenevano completamente il potere. Il 6 aprile [[1994]] l'aereo presidenziale dell'allora presidente [[Juvénal Habyarimana]], al potere con un governo dittatoriale dal [[1973]], fu abbattuto da un missile terra-aria, mentre il presidente era di ritorno insieme al collega del Burundi [[Cyprien Ntaryamira]] da un colloquio di pace.
 
Nel maggio del [[1984]] l'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, sulla base delle indicazioni del giudice Consigliere istruttore [[Rocco Chinnici]], che aveva concepito e avviato il lavoro del primo [[pool antimafia]] ed era stato assassinato nel luglio del [[1983]], emette una sentenza, firmata dal Consigliere Istruttore [[Antonino Caponnetto]], sostituto di Chinnici dopo la sua morte, in cui si riconosce la matrice mafiosa del delitto, attribuito però ad ignoti.
Subito dopo lo schianto dell'aereo, ma anche nella stessa mattinata del 6 aprile<ref>Cfr. Codeluppi, Valentina, ''Le cicatrici del Ruanda'', EMI, Bologna 2012, p. 42.</ref>, con il pretesto di una vendetta trasversale, cominciarono i massacri, che si intensificarono dal 7 aprile a [[Kigali]] e nelle zone controllate dalle forze governative (FAR, [[Forze Armate Ruandesi]]), della popolazione Tutsi e di quella parte Hutu imparentata con questi o schierata su posizioni più moderate, ad opera della Guardia Presidenziale e dei gruppi paramilitari [[Interahamwe]] e [[Impuzamugambi]], con il supporto dell'esercito governativo. Il segnale dell'inizio delle ostilità fu dato dall'unica radio non sabotata, l'estremista "RTLM" che invitava, per mezzo dello speaker Kantano, a ''seviziare e ad uccidere gli "scarafaggi" tutsi''.
 
Il [[Centro Impastato]] pubblica nel [[1986]] la storia della vita della madre di Giuseppe Impastato, nel volume ''La mafia in casa mia'' e il dossier ''Notissimi ignoti'', indicando come mandante del delitto il boss [[Gaetano Badalamenti]], nel frattempo condannato a 45 anni di reclusione per traffico di droga dalla Corte di [[New York]], nel processo alla ''[[Pizza connection]]''.
Per 100 giorni si susseguirono massacri e barbarie di ogni tipo; vennero massacrate più di un milione di persone in maniera pianificata e capillare. Uno dei massacri più efferati fu compiuto a [[Gikongoro]], l'allora sede dell'istituto tecnico di Murambi: oltre 27.000 persone vennero massacrate senza pietà e la notte dalle fosse comuni il sangue uscì andando ad inumidire il terreno. Per dare un'idea sommaria di quello che avvenne, basti pensare che in un giorno vennero uccise circa ottomila persone, circa 333 all'ora, ovvero 5 vite al minuto.
 
Nel gennaio [[1988]] il Tribunale di Palermo invia una comunicazione giudiziaria a Badalamenti. Nel maggio del 1992 lo stesso tribunale decide l'archiviazione del ''caso Impastato'', ribadendo la matrice mafiosa del delitto, ma escludendo la possibilità di individuare i colpevoli e ipotizzando la possibile responsabilità dei mafiosi di Cinisi alleati dei ''[[corleonesi]]''.
Il massacro non avvenne per mezzo di bombe o mitragliatrici, ma principalmente con il più rudimentale ma altrettanto efficace [[machete]]. Il genocidio ruandese ebbe termine nel luglio 1994 con la vittoria dell'RPF nel suo scontro con le forze governative. Giunto a controllare l'intero paese l'RPF attuò una risposta al genocidio che aggravò ulteriormente la situazione umanitaria in quanto comportò la fuga di circa un milione di profughi Hutu verso i paesi confinanti Burundi, Zaire, Tanzania e Uganda.
 
Nel maggio del [[1994]] il Centro Impastato presenta un'istanza per la riapertura dell'inchiesta, accompagnata da una petizione popolare, chiedendo che venisse interrogato sul delitto Impastato il nuovo [[collaboratore di giustizia]] Salvatore Palazzolo, in precedenza affiliato alla mafia di Cinisi. Nel marzo del [[1996]] la madre, il fratello e il Centro Impastato presentano un [[esposto]] in cui chiedono di indagare su episodi non chiariti, riguardanti in particolare il comportamento dei carabinieri subito dopo il delitto.
{{P|considerazioni non supportate da fonti|storia|luglio 2009}}
 
Nel giugno del [[1996]], in seguito alle dichiarazioni di Palazzolo, che indica in [[Gaetano Badalamenti]] il mandante dell'omicidio assieme al suo vice [[Vito Roberto Palazzolo|Vito Palazzolo]], l'[[inchiesta]] viene formalmente riaperta. Nel novembre del [[1997]] viene emesso un ordine di cattura per Gaetano Badalamenti, incriminato come mandante del delitto. Il 10 marzo [[1999]] si svolge l'udienza preliminare del processo contro [[Vito Roberto Palazzolo|Vito Palazzolo]], mentre la posizione di Badalamenti viene stralciata.
== Un genocidio preparato ==
 
I familiari, il Centro Impastato, [[Rifondazione comunista|Rifondazione Comunista]], il Comune di Cinisi e l'[[Ordine dei giornalisti]] chiedono di costituirsi parte civile e la loro richiesta viene accolta. Il 23 novembre [[1999]] Gaetano Badalamenti rinuncia all'udienza preliminare e chiede il giudizio immediato.
L'uccisione era stata ben organizzata dal governo ruandese<ref name="hrw.org"/>. Quando il massacro è iniziato, i miliziani ruandesi erano circa 30.000, o un membro della milizia per ogni dieci famiglie. Venne organizzato a livello nazionale, con rappresentanti in ogni quartiere. Alcuni membri della milizia erano in grado di acquisire i fucili d'assalto [[AK-47]] compilando il modulo di richiesta. Altre armi, come le [[Bomba a mano|granate]], non venivano richieste tramite alcun lavoro d'ufficio e sono state quindi ampiamente distribuite dal governo. Molti membri dell'Interahamwe e Impuzamugambi erano muniti solo di machete.
 
Nell'udienza del 26 gennaio [[2000]] la difesa di [[Vito Roberto Palazzolo|Vito Palazzolo]] chiede che si proceda con il [[Giudizio abbreviato|rito abbreviato]], mentre il processo contro Gaetano Badalamenti si svolgerà con il rito normale e in videoconferenza. Il 4 maggio, nel procedimento contro Palazzolo, e il 21 settembre, nel processo contro Badalamenti, vengono respinte le richieste di costituzione di parte civile del Centro Impastato, di Rifondazione comunista e dell'Ordine dei giornalisti.
Anche dopo l'accordo di pace firmato ad Arusha nel 1993, alcuni uomini d'affari vicini al generale Habyarimana fecero importare 581.000 machete dalla [[Cina]]<ref name="news.bbc.co.uk">''[http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/3572887.stm Ex-Rwandan PM reveals genocide planning]'', ''BBC''.</ref> per aiutare gli Hutu nell'uccidere i Tutsi, perché erano più economici delle pistole<ref>Diamond, Jared. ''Collapse'', Penguin Books, New York, NY, 2005, pp. 316</ref>. Durante un notiziario del [[2000]] il ''The Guardian'' rivelò che "l'allora [[Segretario generale delle Nazioni Unite|Segretario generale dell'ONU]], [[Boutros Boutros-Ghali]], giocò un ruolo importante nella fornitura di armi al regime Hutu, il quale ha realizzato una campagna di genocidio contro i Tutsi in Ruanda nel 1994. Come ministro degli esteri in [[Egitto]], Boutros-Ghali ha facilitato un affare di armi nel 1990, che era di $26 milioni (18 milioni di sterline) di bombe di mortaio, lanciarazzi, granate e munizioni, trasferite da [[Il Cairo]] al Ruanda. Le armi furono utilizzate dagli Hutu in attacchi che hanno portato fino a 1.000.000 di morti"<ref>''[http://www.theguardian.com/world/2000/sep/03/unitednations1 UN chief helped Rwanda killers arm themselves]'', ''The Guardian'', 3 settembre 2000</ref>.
 
Nel [[1998]] presso la [[Commissione parlamentare antimafia]] si è costituito un Comitato sul caso Impastato e il 6 dicembre 2000 è stata approvata una relazione sulle responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio delle indagini. Nella commissione si rendono note le posizioni favorevoli all'ipotesi dell'attentato terroristico dei seguenti militari dell'[[Arma dei Carabinieri]]: il maggiore [[Antonio Subranni]] e il maresciallo [[Alfonso Travali]].<ref>Fonte: Relazione Parlamentare sul caso Impastato</ref><ref>{{Cita web|url=http://espresso.repubblica.it/attualita/2018/05/02/news/peppino-impastato-ha-vinto-1.321214|titolo=Peppino Impastato ha vinto|autore=[[Lirio Abbate]]|editore=[[L'Espresso]]|data=8 maggio 2018|accesso=27 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180508131910/http://espresso.repubblica.it/attualita/2018/05/02/news/peppino-impastato-ha-vinto-1.321214|dataarchivio=8 maggio 2018|urlmorto=no}}</ref>
Il Primo Ministro del Ruanda, [[Jean Kambanda]], rivelò durante la sua testimonianza davanti al [[Tribunale penale internazionale per il Ruanda]] che all'interno del governo ci furono apertamente delle discussioni riguardanti il genocidio e che "...uno dei ministri del governo disse che era personalmente in favore di sbarazzarsi di tutti i Tutsi; senza i Tutsi, disse il ministro, tutti i problemi del Ruanda sarebbero risolti"<ref name="news.bbc.co.uk"/>. Oltre a Kambanda, gli organizzatori del genocidio includono il colonnello [[Théoneste Bagosora]], un ufficiale dell'esercito in pensione e molti funzionari governativi di alto livello e membri dell'esercito, come il generale [[Augustin Bizimungu]].
 
Il 5 marzo [[2001]] la [[Corte d'assise]] ha riconosciuto [[Vito Roberto Palazzolo|Vito Palazzolo]] colpevole e lo ha condannato a trent'anni di reclusione. L'11 aprile [[2002]] anche Gaetano Badalamenti è stato riconosciuto colpevole e condannato all'[[ergastolo]].
A livello locale, i pianificatori del genocidio includono [[Sindaco|sindaci]] e [[Polizia|poliziotti]]. Gli Hutu e i Tutsi furono costretti a utilizzare carte d'identità che specificassero la loro etnia d'appartenenza. Queste carte venivano utilizzate come simboli che l'Interahamwe poteva controllare tramite la minaccia della forza<ref>[http://www.preventgenocide.org/edu/pastgenocides/rwanda/indangamuntu.htm Jim Fussel, ''Indangamuntu 1994: Ten years ago in Rwanda this Identity Card cost a woman her life''], Prevent Genocide International.</ref>. Il colore della pelle era un tratto fisico generale che veniva in genere utilizzato nella identificazione "etnica". I ruandesi dal colore più chiaro erano tipicamente Tutsi, il gruppo di minoranza, mentre i ruandesi dalla pelle più scura in genere erano Hutu, il gruppo di maggioranza in Ruanda. In molti casi, gli individui Tutsi erano separati dalla popolazione generale e talvolta [[Schiavismo|costretti ad essere schiavi]] degli Hutu. Le donne Tutsi sono state spesso indicate come "zingare" e sono state frequentemente vittime di [[violenza sessuale]].
 
Un aspetto poco noto dell'attività giornalistica di Impastato fu la sua inchiesta sulla [[strage di Alcamo Marina]], in cui vennero uccisi due Carabinieri e della quale furono accusati, dai militari comandati da [[Giuseppe Russo (carabiniere)|Giuseppe Russo]], cinque giovani del posto e in seguito si scoprirà che furono torturati (e uno di loro forse ucciso in cella) per estorcere false confessioni. La strage era probabilmente legata alla mafia e a elementi dell'[[Organizzazione Gladio]] collusi con gli stessi carabinieri.<ref>[http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-palermo/2012/02/14/news/peppino_impastato_e_la_strage_di_alcamo_riaperte_le_inchieste_su_due_misteri_siciliani-29887337/ ''Peppino Impastato e la strage di Alcamo riaperte le inchieste su due misteri siciliani'']</ref> Non si sa cosa l'attivista di Democrazia Proletaria avesse scoperto sulla strage, poiché la cartella con i documenti su Alcamo Marina fu sequestrata dai Carabinieri nella casa della madre Felicia, poco dopo la morte di Peppino, e non fu più restituita a differenza degli altri documenti (come riferito dal fratello Giovanni).<ref name=ferrantelli>{{Cita web |url=http://www.lettera43.it/cronaca/strage-alcamo-assolti-ferrantelli-e-santangelo_4367558611.htm |titolo=''Strage Alcamo, assolti Ferrantelli e Santangelo'' |accesso=13 ottobre 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304201318/http://www.lettera43.it/cronaca/strage-alcamo-assolti-ferrantelli-e-santangelo_4367558611.htm |dataarchivio=4 marzo 2016 |urlmorto=sì }}</ref>
== L'atteggiamento del mondo ==
La storia del genocidio ruandese è anche la storia dell'indifferenza dell'Occidente di fronte ad eventi percepiti come distanti dai propri interessi. Emblematico fu l'atteggiamento dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]] che si disinteressò del tutto delle tempestive richieste di intervento inviategli dal maggiore generale canadese [[Roméo Dallaire]]<ref name=rdal>Dallaire, R. Power, S.; ''Shake Hands with the Devil: The Failure of Humanity in Rwanda'', ed. Carroll & Graf, 2004</ref>, comandante delle forze armate (2.500 uomini, ridotti a 500 un mese dopo l'inizio del genocidio) dell'ONU. Un passo tratto dal fax inviato all'ONU da Dallaire denuncia il rischio dell'imminente genocidio: ''Dal momento dell'arrivo dell'UNAMIR, (l'informatore) ha ricevuto l'ordine di compilare l'elenco di tutti i tutsi di Kigali. Egli sospetta che sia in vista della loro eliminazione. Dice che, per fare un esempio, le sue truppe in venti minuti potrebbero ammazzare fino a mille tutsi. (...) l'informatore è disposto a fornire l'indicazione di un grande deposito che ospita almeno centotrentacinque armi... Era pronto a condurci sul posto questa notte - se gli avessimo dato le seguenti garanzie: chiede che lui e la sua famiglia siano posti sotto la nostra protezione.''<ref name=rdal />
 
Le indagini hanno successivamente riguardato anche il depistaggio iniziale sulla reale matrice dell'omicidio e sono state svolte dalla Procura di Palermo, nelle persone dei magistrati [[Nino Di Matteo|Antonino Di Matteo]], [[Roberto Tartaglia]] e Francesco Del Bene.
Il Dipartimento per le Missioni di Pace con sede a [[New York]] non inviò la richiesta d'intervento alla [[Segretariato delle Nazioni Unite|Segreteria Generale]] né al [[Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite|Consiglio di sicurezza]]. Il 20 aprile 1994 il Segretario Generale delle Nazioni Unite presentò al Consiglio di Sicurezza il rapporto speciale S/1994/470 nel quale, descrivendo la situazione degli scontri etnici sottolineava l'impossibilità per la forza dell'[[UNAMIR]], composta da 1705 uomini dopo il ritiro del contingente belga e del personale non essenziale, di perseguire gli obiettivi del suo mandato (di pace). Il rapporto conteneva quindi tre alternative di intervento:
 
== Cinema, musica e teatro ==
# Rinforzo immediato e consistente delle forze dell'UNAMIR e modifica del mandato in modo da ''imporre'' alle forze combattenti un cessate il fuoco, ristabilire l'ordine, fermare i massacri e permettere l'assistenza umanitaria in tutto il paese;
[[File:Radio Aut.png|miniatura|Riproduzione del cartellone di ''Radio Aut'' presente nella sede di [[Terrasini]] (PA).]]
# Riduzione del contingente UNAMIR ad un piccolo gruppo guidato dal comandante militare e dal suo staff, con il compito di intermediazione tra le forze combattenti per raggiungere il cessate il fuoco. Per garantire la sicurezza del team era prevista la presenza di circa 270 uomini;
# Ritiro completo delle forze UNAMIR.
 
{{Citazione|Nato nella terra dei vespri e degli aranci, tra Cinisi e Palermo parlava alla sua radio,<br />negli occhi si leggeva la voglia di cambiare, la voglia di giustizia che lo portò a lottare,<br />aveva un cognome ingombrante e rispettato, di certo in quell'ambiente da lui poco onorato,<br />si sa dove si nasce ma non come si muore e non se un ideale ti porterà dolore.|Dalla canzone ''I cento passi'' dei [[Modena City Ramblers]]}}
Il 21 aprile 1994 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite votò all'unanimità la risoluzione 912 (1994) che adotta tra le tre alternative presentate dal Segretario Generale, la seconda. Nonostante i diversi rapporti presentati alla Commissione per i Diritti Umani dell'ONU, il Consiglio di Sicurezza, a causa del veto degli [[Stati Uniti d'America]], non riconosce il genocidio in Ruanda. Inoltre, diversi paesi occidentali mandarono dei contingenti con l'unico scopo di salvare i propri cittadini. Fra questi spiccano il [[Belgio]] e la [[Francia]]; quest'ultima non solo non volle fermare i massacri (negli anni precedenti aveva armato e addestrato le FAR), ma anzi fiancheggiò le milizie Hutu in ritirata dopo l'arrivo del RPF (tutsi).
A Peppino Impastato sono state dedicate diverse iniziative, tra queste:
* Alla vita di Peppino è dedicato il [[film]] ''[[I cento passi]]'' di [[Marco Tullio Giordana]], con [[Luigi Lo Cascio]] nel ruolo di Impastato. Il film è una ricostruzione della vita ed attività di Peppino, e i "cento passi" che separavano casa sua da quella del boss Tano Badalamenti non sono solo una metafora usata dal regista, ma è effettivamente la distanza presente tra quella che era la casa di Peppino e la casa del boss (il bene è stato confiscato alla mafia e affidato a Giovanni Impastato).
* I [[Modena City Ramblers]] hanno inciso una canzone, omonima al film di Giordana, dedicata anch'essa a Peppino, presente nell'[[Album discografico|album]] ''[[¡Viva la vida, muera la muerte!]]''.
* [[Kalamu]], Insieme ce la faremo, canzone contro la mafia dove viene citato anche Peppino Impastato (dall'album ''[[Cultura popolare]] '')
* Il cantautore siciliano [[Pippo Pollina]] ha inciso la canzone ''[[Centopassi]]'', ispirandosi alla vita di Peppino Impastato e inserendola nel suo album ''[[Racconti Brevi]]''.
* Nel 2006, il gruppo folk dei [[Lautari]] ha musicato una poesia di Peppino, ''[[Ciuri di campo]]''. La canzone viene eseguita da [[Carmen Consoli]] durante i suoi concerti.
* ''Vorrei'' è una canzone del gruppo dei [[Luf]] dedicato a Peppino Impastato.
* Nel 2008 i [[Marta sui tubi]] includono all'interno del loro [[DVD]] ''Nudi e Crudi'' il brano ''Negghia'' (Nebbia), ricavato da una poesia di Peppino Impastato. Il brano è disponibile come [[download]] gratuito sul sito ufficiale del gruppo<ref>[http://www.martasuitubi.it Marta sui tubi] - sito ufficiale</ref>.
* Il gruppo [[ska punk]] Talco dedica la canzone ''[[Radio Aut]]'', contenuta nell'album ''[[Mazel Tov (album)|Mazel Tov]]'', a Peppino Impastato. L'album successivo della band, ''[[La Cretina Commedia]],'' è un ''[[concept album]]'' sulla vita di Peppino.
* Nel 2008 esce in allegato con il quotidiano ''[[il manifesto]]'' il doppio cd ''[[Amore non ne avremo: 26 canzoni per Peppino Impastato]]'', con la partecipazione dei seguenti artisti: [[Collettivo musicale Peppino Impastato]], [[Resina (gruppo musicale)|Resina]], [[Riccardo Sinigallia]], [[Le Loup Garou]], [[Marta sui tubi]], [[Lautari]] e [[Carmen Consoli]], [[24 Grana]], [[Taberna Milensis]], [[Modena City Ramblers]], [[Zu (gruppo musicale)|Zu]], [[Affinità di quarta]], [[Low Fi]], [[One Dimensional Man]], [[Uzeda (gruppo musicale)|Uzeda]], [[CPF (gruppo musicale)|CPF]], [[Gang (gruppo musicale)|Gang]] (con la canzone ''Ricordo d'autunno''), [[Bisca (gruppo musicale)|Bisca]], [[Marlene Kuntz]], [[Radio Zapata]], [[Amaury Cambuzat]] con gli [[Ulan Bator]], [[Lalli (cantautrice)|Lalli]], [[Stefano Giaccone]], [[Libera Velo]], [[Marina Rei]], [[Perturbazione (gruppo musicale)|Perturbazione]], [[Yo Yo Mundi]]<ref>[http://www.octopusrecords.net/minisito/index.html# octopusrecords] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090708060928/http://www.octopusrecords.net/minisito/index.html |data=8 luglio 2009 }}</ref>.
* Nel 2013 esce il documentario "La Voce di Impastato" del regista friulano Ivan Vadori<ref>{{Cita news|url=http://www.palermotoday.it/eventi/documentario-la-voce-di-impastato-anteprima-cinisi.html|titolo=A Cinisi la prima nazionale del documentario "La voce di Impastato"|pubblicazione=PalermoToday|accesso=6 novembre 2017}}</ref> che nel maggio 2018 diventa un libro-inchiesta corredato dalle immagini del fotografo Elia Falaschi<ref>{{Cita libro|nome=Vadori, Ivan,|cognome=1981-|titolo=La voce di Impastato : da Peppino Impastato a Mafia Capitale, l'Italia sotto inchiesta|url=https://www.worldcat.org/oclc/1039011076|accesso=2018-12-01|edizione=Prima edizione|OCLC=1039011076|ISBN=9788869580192}}</ref>.
 
== Principali iniziative legate al ricordo di Peppino Impastato ==
Gli USA parlarono di "atti di genocidio" il 10 giugno 1994, dopo 2 mesi: tale atteggiamento attendista è da mettere in relazione con la memoria ancora viva dei soldati americani massacrati nella [[Battaglia di Mogadiscio]] appena cinque mesi prima (3 ottobre 1993). Fatto da non trascurare, e che spesso viene tralasciato, è la posizione di [[François Mitterrand|Mitterrand]] e della Francia, che prima appoggiò i Tutsi per poi spingere gli Hutu alla rivolta (il comando più violento del genocidio ruandese, gli Interahamwe, voluto dal clan Habyarimana, era addestrato dall'esercito ruandese e anche da soldati francesi). Nel [[Regina Coeli]] del 15 maggio 1994, [[Papa Giovanni Paolo II]] chiese ai ruandesi la fine del massacro, affermando che ''essi stanno portando il paese verso l'abisso. Tutti dovranno rispondere dei loro crimini davanti alla storia e, anzitutto, davanti a Dio. Basta col sangue!''<ref>[http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/angelus/1994/documents/hf_jp-ii_reg_19940515_it.html Regina Coeli, 15 maggio 1994]</ref>.
* Nella città di [[Torino]] un giardino pubblico è stato dedicato a Peppino.<ref>{{Cita web
|url = http://www.comune.torino.it/circ6/fotografie/impastato/impastato.htm
|titolo = Un giardino per Peppino Impastato
|editore = Comune di Torino
|accesso = 25 aprile 2014
|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20080514151448/http://www.comune.torino.it/circ6/fotografie/impastato/impastato.htm
|dataarchivio = 14 maggio 2008
|urlmorto = no
}}</ref><ref>{{Cita web
|url = http://www.comune.torino.it/circ6/fotografie/impastato/impastato01.htm
|titolo = Manifesto dell'intitolazione dei giardini di Largo Sempione a Peppino Impastato
|editore = Comune di Torino
|accesso = 25 aprile 2014
|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20140425144729/http://www.comune.torino.it/circ6/fotografie/impastato/impastato01.htm
|dataarchivio = 25 aprile 2014
|urlmorto = no
}}</ref><ref>Coordinate geografiche del Giardino Peppino Impastato: {{coord|45.095854|7.700391}}.</ref>
* L'8 maggio [[1998]], nel ventennale della sua scomparsa, l'[[Università degli Studi di Palermo]] gli ha conferito la laurea ''honoris causa'' in [[Filosofia]] alla memoria.
* Nella città di Quartu Sant'Elena (CA) è stata intitolata una via a Giuseppe Impastato.
* Dal maggio [[2002]] si svolge a Cinisi il ''Forum Sociale Antimafia Felicia e Peppino Impastato''; il forum è diventato negli anni un luogo di incontro e di confronto legato alle tematiche dell'antimafia sociale, dell'antifascismo, dei movimenti di lotta territoriali e internazionali. Il forum del 2002 ha visto l'incontro storico tra la mamma di Carlo Giuliani (Heidi) e Felicia Impastato (madre di Peppino), definita dall'A.N.P.I. ''partigiana antimafia''.<ref>{{Cita web |url = https://centopassisalesiani.wordpress.com/principali-iniziative-legate-al-ricordo-di-peppino-impastato/ |titolo =Cento passi |editore = centopassisalesiani |citazione = Felicia Impastato madre di Peppino, definita dall'A.N.P.I. ([[Associazione Nazionale Partigiani d'Italia]]), partigiana antimafia. |accesso = 8 aprile 2018 |urlarchivio =https://web.archive.org/web/20180407225226/https://centopassisalesiani.wordpress.com/principali-iniziative-legate-al-ricordo-di-peppino-impastato/ |dataarchivio = 7 aprile 2018 |urlmorto = no }}</ref> A dare vita al Forum Sociale furono la famiglia Impastato, l'Associazione Peppino Impastato, il Centro di Documentazione Antimafia Giuseppe Impastato e l'Associazione [[Radio Aut]].
* Nel settembre del 2009 l'aula consiliare del Comune di [[Quarto (Italia)|Quarto]], in provincia di Napoli, viene dedicata a Peppino Impastato.
* Il 9 settembre [[2009]] il nuovo sindaco [[Lega Nord|leghista]] di [[Ponteranica]] ([[Provincia di Bergamo|BG]]), Cristiano Simone Aldegani fece rimuovere la targa commemorativa dalla biblioteca comunale, dedicata un anno e mezzo prima a Peppino Impastato, scatenando molte polemiche.<ref>{{Cita news|autore=|url=http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/politica/lega-impastato/lega-impastato/lega-impastato.html|titolo="Via la targa per Peppino Impastato" Decisione shock del sindaco leghista| pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]] |giorno=10|mese=9|anno=2009|accesso=31 ottobre 2009}}</ref> A seguito di questa decisione un gruppo di ragazze e ragazzi hanno inaugurato a [[Bergamo]] la [[Biblioteca Popolare "Peppino Impastato"|''Biblioteca Popolare Peppino Impastato'']].<ref>[http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/27/peppino-impastato-ha-una-nuova-biblioteca/394777/ La notizia su "Il fatto quotidiano"]</ref> Tuttavia, a meno di due mesi dall'accaduto, la decisione del sindaco bergamasco aveva già indotto il Sindaco e la Giunta di [[Spilamberto]] (MO) a decidere di intitolare alla memoria di Peppino Impastato la Biblioteca Comunale, con inaugurazione avvenuta il 31 ottobre [[2009]].
* Il 31 gennaio [[2010]] a [[Manfredonia]] alla presenza delle autorità civili locali, del presidente della Regione Puglia [[Nichi Vendola]] e del cantautore [[Roberto Vecchioni]] è stato inaugurato il ''Laboratorio Urbano Culturale'' (LUC), centro di aggregazione giovanile, intitolato a Peppino Impastato grazie ad una petizione nata su Facebook.
* Il 10 marzo 2010, il ''[[Partito della Rifondazione Comunista]]'' di [[Taranto]] ha inaugurato un circolo intitolato a Peppino Impastato, alla presenza di [[Giovanni Impastato]]. In seguito, poi, ad un'iniziativa dello stesso circolo, il Comune di Taranto ha intitolato una via a Peppino Impastato, ubicata al quartiere "[[Paolo VI]]" dinanzi all'ingresso degli uffici della [[Corte di Appello]], proprio a voler ricordare il sacrificio di Peppino in nome della giustizia.
* Il 20 aprile 2010 a [[Perugia]], in occasione del [[Festival Internazionale del Giornalismo]], presso i [[giardini del Pincetto]], è stato piantato un ulivo e posta una targa in memoria di Peppino Impastato e dei giornalisti uccisi per mano della [[mafia]].<ref>[http://www.unita.it/italia/perugia-festival-internazionale-di-giornalismo-1.36596 La notizia su "L'Unità", articolo di Maria Zegarelli in data 20 aprile 2010] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20141217135030/http://www.unita.it/italia/perugia-festival-internazionale-di-giornalismo-1.36596 |data=17 dicembre 2014 }}</ref><ref>[http://www.affaritaliani.it/sociale/beni_confiscati_mafia200410.html?refresh_ce Mafia, buone pratiche nella gestione dei beni confiscati presentate a Perugia, in ''Affaritaliani.it'', martedì 20 aprile 2010]</ref>
* Il 15 maggio 2010 la chiave della casa di [[Gaetano Badalamenti]], sita in corso Umberto, è stata consegnata al sindaco di [[Cinisi]]. Al termine del corteo per ricordare il 32º anniversario della morte di Peppino Impastato, il sindaco ha consegnato ufficialmente la chiave dell'immobile all'Associazione Culturale Peppino Impastato di Cinisi.<ref>[http://palermo.repubblica.it/cronaca/2010/05/09/news/la_casa_di_don_tano_badalamenti_assegnata_al_centro_impastato-3926349/ La notizia su Repubblica.it]</ref>
* Il 19 marzo 2011, il comune di [[Velletri]], in [[provincia di Roma]], ha intitolato a Peppino Impastato un grande largo cittadino alla presenza del fratello Giovanni.<ref>{{cita web|url=http://www.castellinews.it/?act=v&id=6650&tc= | titolo= Velletri: Taddei, "un largo a Peppino Impastato"}}</ref>
* Il 5 luglio 2011 il comune di [[Verbicaro]], in [[provincia di Cosenza]], ha intitolato il Centro di Educazione Ambientale a Peppino Impastato, alla presenza di Giovanni Impastato.
* Il 21 marzo 2011, a seguito di una petizione popolare partita da diversi giovani del paese, ad [[Agira]], in [[provincia di Enna]], l'aula consiliare viene intitolata a Peppino Impastato.
* Nel settembre del 2011 il Comune di [[Collegno]] (Torino) ha dedicato i giardini di Via De Amicis a Peppino Impastato, inaugurando un nuovo monumento a lui dedicato realizzato dalla scultrice Luciana Penna. Nel 2016 la scuola primaria [http://www.scuoleparadiso.it/index.php/it/ Matteotti di Collegno] ha adottato il monumento nell'ambito del progetto nazionale [http://www.comune.torino.it/iter/iniziative/la_scuola_adotta_un_monumento/progetto.shtml Adotta un monumento], sezione del Comune di [[Torino]].
* il 12 marzo 2012 viene intitolata a Peppino Impastato la sede sindacale delle CGIL di Cagnano Varano (Fg) denominata Camera del Lavoro-Casa del Popolo "Peppino Impastato".
*Il 7 dicembre [[2012]] la casa di Peppino Impastato è stata riconosciuta bene culturale come "testimonianza della storia collettiva e per la sua valenza simbolica di esempio di civiltà e di lotta alla mafia".<ref>[http://www.agi.it/palermo/notizie/201212071934-cro-rt10301-mafia_casa_impastato_dichiarata_bene_culturale_esempio_civilta MAFIA: CASA IMPASTATO DICHIARATA BENE CULTURALE, ESEMPIO CIVILTÀ] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20121209190338/http://www.agi.it/palermo/notizie/201212071934-cro-rt10301-mafia_casa_impastato_dichiarata_bene_culturale_esempio_civilta |data=9 dicembre 2012 }} AGI.it, 7 dicembre 2012</ref>
* Ad aprile [[2012]] il circolo [[Sinistra Ecologia Libertà|SEL]] di [[Ceglie Messapica]] ha intitolato la propria sede a Peppino Impastato.
* Il 1º marzo [[2017]] ad [[Acireale]] viene dedicata "Piazza Cappuccini" a Peppino Impastato.
* L'8 aprile 2017, a Roma, l'I.C. Nuova Ponte di Nona viene intitolato a "Peppino Impastato".
* Il 6 maggio 2017, a seguito di una raccolta firme partita da Rosario Miccichè e che ha visto il seguito di molti concittadini<ref>{{Cita news|lingua=it-IT|cognome=Redazione|url=https://www.settenews.it/legnano-scoperta-la-targa-ricordo-peppino-impastato/|titolo=Legnano&nbsp; – Scoperta la targa in ricordo di Peppino Impastato|pubblicazione=Settenews|data=2017-05-06|accesso=2018-05-08}}</ref>, a [[Legnano]], in [[provincia di Milano]], il parco pubblico compreso fra via [[Risorgimento]] e via [[Pasteur]] viene intitolato a Peppino Impastato. La notte prima dell'inaugurazione la targa ha subito un grave atto vandalico che è stato prontamente pulito e sistemato dall'ideatore dell'intitolazione per permettere la buona riuscita della cerimonia la mattina seguente.<ref>{{Cita news|lingua=it-IT|nome=PAOLO|cognome=GIROTTI|url=https://www.ilgiorno.it/legnano/cronaca/peppino-impastato-targa-1.3092664|titolo=Legnano, a fuoco la targa di Peppino Impastato: "Speriamo sia solo gesto di un idiota" - Il Giorno|pubblicazione=Il Giorno|data=2017-05-07|accesso=2018-05-08}}</ref>
* L'11 novembre 2017 viene intitolata a Impastato la biblioteca comunale di [[Monte San Pietro]]<ref>[http://blog.comprensivomontesanpietro.gov.it/2017/11/biblioteca-comunale-peppino-impastato-monte-san-pietro/ Biblioteca comunale Peppino Impastato di Monte San Pietro - Il resto del Calderino]</ref>
* Il 17 giugno 2017 a [[Cinisi]], si tiene la cerimonia di premiazione del "Concorso Nazionale Letterario 'Artisti' per Peppino Impastato", indetto dall'associazione [[ONLUS]] "La Piccola Orchestra" di Rosate ([[Milano]]).<ref>{{Cita web |url = https://www.concorsiletterari.it/loghi/6571/CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE ARTISTI PER PEPPINO IMPASTATO.pdf |titolo =CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE "ARTISTI" PER PEPPINO IMPASTATO |editore = Associazione culturale musicale di volontariato "La piccola orchestra" ONLUS |accesso = 8 aprile 2018 |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20180407232610/https://www.concorsiletterari.it/loghi/6571/CONCORSO%20LETTERARIO%20NAZIONALE%20ARTISTI%20PER%20PEPPINO%20IMPASTATO.pdf |dataarchivio = 7 aprile 2018 |urlmorto = no }}</ref>
 
*A Palermo,presso il Liceo Classico Vittorio Emanuele II è stato istituito il collettivo “Peppino Impastato”
== Conseguenze ==
*L'11 maggio 2019 a Milano, si svolge la cerimonia di premiazione della 2ª edizione del "Concorso Nazionale Letterario 'Artisti' per Peppino impastato", con il presidente di giuria il giornalista Michele Cucuzza e il presidente del concorso Salvatore Lanno. Evento organizzato dall'associazione ONLUS "La Piccola Orchestra" di Rosate (Milano) con il patrocinio della Regione Lombardia, Città Metropolitana e Comune di Milano.
Numerosi autori delle stragi rimasero impuniti o indirettamente protetti da paesi occidentali, come la [[Gran Bretagna]], a causa dell'assenza di trattati di estradizione con il Ruanda. L'UNAMIR restò in Ruanda fino all'8 marzo [[1996]], con l'incarico di assistere e proteggere le popolazioni oggetto del massacro. L'ufficio dell'ONU fu capace di lavorare a pieni ranghi solo dopo il termine del genocidio, e questo ritardo costò alle Nazioni Unite una quantità di accuse che le portarono, nel marzo 1996 appunto, a ritirare i propri contingenti.
 
Nel corso del mandato, avevano perso la vita 27 membri dell'UNAMIR, 22 caschi blu, 3 osservatori militari, un membro civile della polizia in collaborazione con l'ONU e un interprete. Gran parte dei responsabili trovarono rifugio nel confinante [[Zaire]] (poi [[Repubblica Democratica del Congo]]). Gli odi razziali passarono così alle nazioni vicine: si suppone infatti che essi abbiano alimentato la [[Prima guerra del Congo|Prima]] e la [[Seconda guerra del Congo]] (rispettivamente, [[1996]]-[[1997]] e [[1998]]-[[2003]]), e che siano stati uno dei principali fattori della [[Guerra civile in Burundi]] ([[1993]]-[[2005]]).
 
Nel marzo [[2008]], un processo di appello ha condannato il sacerdote cattolico [[Athanase Seromba]] all'[[ergastolo]], accusandolo di aver partecipato attivamente ai massacri senza mostrare segni di pentimento.<ref>{{cita web|url=http://www.corriere.it/esteri/08_marzo_12/condannato_padre_seromba_6f3e64f0-f060-11dc-a686-0003ba99c667.shtml|titolo=Fu genocidio, ergastolo a padre Seromba|editore=[[Il Corriere della Sera]]|autore=[[Massimo Alberizzi]]|accesso=13 marzo 2008}}</ref> Il 18 dicembre [[2008]], il tribunale internazionale speciale istituito ad [[Arusha]], in [[Tanzania]], ha condannato all'ergastolo per genocidio il colonnello Théoneste Bagosora, nel 1994 a capo del Ministero della Difesa ruandese e ritenuto l'ideatore del massacro, il maggiore Aloys Ntabakuze e il colonnello Anatole Nsengiyumva. La vicenda è stata ricostruita in [[film]] come ''[[Hotel Rwanda]]'' (2004), ''[[Accadde in aprile]]'' (2005), ''[[Shooting Dogs]]'' (2005) e ''[[Shake Hands with the Devil (film 2007)|Shake Hands with the Devil]]'' (2007).
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* [[Felicia Impastato]], ''La mafia in casa mia'', intervista a cura di [[Anna Puglisi]] e [[Umberto Santino]], La Luna, [[Palermo]] [[1986]], rist. [[2000]]
==== Saggi ====
* Peppino Impastato, ''Amore non ne avremo. Poesie e immagini'', a cura della Cooperativa Asadin, ILA Palma, [[Palermo]] [[1990]]
* Fonju Ndemesah Fausta, ''La radio e il machete. Il ruolo dei media nel genocidio in Rwanda'', Infinito, 2009, ISBN 978-88-89602-52-2
* Salvo Vitale, ''Nel cuore dei coralli. Peppino Impastato, una vita contro la mafia'', Rubbettino, Soveria Mannelli 1995
* Daniele Scaglione, ''Istruzioni per un genocidio. Rwanda: cronache di un massacro evitabile'', EGA, 2003, ISBN 88-7670-447-7
* Umberto Santino (a cura di), ''L'assassinio e il depistaggio. Atti relativi all'omicidio di Giuseppe Impastato'', ''[[Centro Impastato]]'', [[Palermo]] [[1998]]
* Michela Fusaschi (a cura di), ''Rwanda: etnografie del post-genocidio'', Meltemi, Milano, 2009, ISBN 88-8353-692-4
* {{cita libro|Claudio|Fava| I cento passi| 2001| [[Giangiacomo Feltrinelli Editore|Feltrinelli]]|coautori=[[Marco Tullio Giordana]]; Monica Zapelli| wkautore=Giovanni Claudio Fava|cid=Fava,Giordana, Zapelli 2001|isbn=88-07-81650-4}}
* Michela Fusaschi, ''Hutu-Tutsi. Alle radici del genocidio rwandese'', Bollati Boringhieri, 2000, ISBN 88-339-1286-8
* ''Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio'', Relazione della ''[[Commissione parlamentare antimafia]]'' presentata da [[Giovanni Russo Spena]], Editori Riuniti, [[Roma]] [[2001]]
* Ugo Fabietti, "Elementi di antropologia culturale"
* Giuseppe Impastato, ''Lunga è la notte. Poesie, scritti, documenti'', a cura di [[Umberto Santino]], ''[[Centro Impastato]]'', [[Palermo]] [[2002]] (''CSD quaderni'', 8); 3.a ed. riveduta e integrata [[2006]], rist. [[2008]]
 
* [[Augusto Cavadi]], ''Gente bella. Volti e storie da non dimenticare'' ([[Candida Di Vita]], [[Don Pino Puglisi]], [[Francesco Lo Sardo]], [[Lucio Schirò D'Agati]], [[Giorgio La Pira]], Peppino Impastato), ''Il Pozzo di Giacobbe'', [[Trapani]] [[2004]], pp.&nbsp;179–191 ([http://books.google.it/books?id=g-xylo0hTbwC&pg=PA196&lpg=PA196&dq=Gente+bella.+Volti+e+storie+da+non+dimenticare+indice&source=bl&ots=sbAlOf1-2C&sig=XwaHYE0Qp9b_q645brlW2P-8mjQ&hl=it&sa=X&ei=985wUtalGITm4wTVsIGQDw&ved=0CDAQ6AEwAA#v=onepage&q=Gente%20bella.%20Volti%20e%20storie%20da%20non%20dimenticare%20indice&f=false anteprima ''online''])
==== Inchieste ====
* [[Anna Puglisi|Anna Puglisi&nbsp;]]– [[Umberto Santino]] (a cura di), ''Cara Felicia. A [[Felicia Bartolotta Impastato]]'', ''[[Centro Impastato]]'', [[Palermo]] [[2005]]
* [[Philip Gourevitch]], ''Desideriamo informarla che domani verremo uccisi con le nostre famiglie'', ed. Einaudi, 2000, ISBN 88-06-15616-0
* [[Giorgio Di Vita]], ''Non con un lamento'', ''Navarra Editore'', [[Palermo]] [[2010]] ISBN 978-88-95756-32-5
* Jean Hatzfeld, ''A colpi di machete. La parola agli esecutori del genocidio in Ruanda'', ed. Bompiani, 2004, ISBN 88-452-3250-6
* Peppino Impastato, ''Amore non ne avremo. Poesie e immagini'', a cura di [[Guido Orlando]] e [[Salvo Vitale]], ''Navarra Editore'', [[Palermo]] [[2008]] («Fiori di Campo»), ISBN 978-88-95756-09-7
 
* [[Rizzo Marco]] e [[Bonaccorso Lelio]]. ''Peppino Impastato, un giullare contro la mafia'', [[Edizioni BeccoGiallo|Edizioni ''BeccoGiallo'']], [[2009]]
==== Testimonianze ====
*Ivan Vadori, ''La Voce di Impastato. Da Peppino Impastato a Mafia Capitale, l'Italia sotto inchiesta,'' Nuovadimensione, 2018. ISBN 978-88-69580-19-2
* [[André Sibomana]], ''J'accuse per il Rwanda. Ultima intervista a un testimone scomodo'', ed. EGA, 2004, ISBN 88-7670-526-0
* Salvo Vitale, ''Cento passi ancora. Peppino Impastato, i compagni, Felicia, l'inchiesta'', Soveria Mannelli, Rubbettino, 2014. ISBN 978-88-498-4186-2
* Yolande Mukagasana, ''La morte non mi ha voluta'', ed. la Meridiana, 1998, ISBN 88-85221-97-1
* Hanna Jansen, ''Ti seguirò oltre mille colline. Un'infanzia africana'', ed. TEA, 2005, ISBN 88-502-0729-8
* Pierantonio Costa e Luciano Scalettari, ''La lista del console: cento giorni un milione di morti'', ed. Paoline, 2004, ISBN 88-315-2641-3
* Augusto D'Angelo, ''Il sangue del Ruanda. Processo per genocidio al vescovo [[Misago]]'', ed. EMI, 2001, ISBN 88-307-1084-9
* Ivana Trevisani, ''Lo sguardo oltre le mille colline'', ed. Baldini Castoldi Dalai, 2004, ISBN 88-8490-495-1
 
==== Narrazioni ====
* Paolo Sormani, ''Non si sa mai perché si torna'', Colibrì, 2001, ISBN 88-86345-33-X
* Véronique Tadjo, ''L'ombra di Imana'', Ilisso, 2005, ISBN 88-89188-42-1
* Immaculée Hilibagiza, ''Viva per raccontare'', Corbaccio, ottobre 2007
* China Keitetsi, ''Una bambina soldato'', Marsilio, Venezia 2008, ISBN 978-88-317-9458-9
* Roberto Mauri, ''Rwanda - La notte delle stelle cadute'', Dell'Arco, 2005, ISBN 88-7876-017-X
* Gil Courtemanche, ''Una domenica in piscina a Kigal'', Feltrinelli, Milano 2005, ISBN 88-07-01672-9
* [[Gilbert Gatore]], ''Il passato davanti a sé'', traduzione di Sonia Gentili, prefazione di Erri De Luca, Fazi, Roma 2009, ISBN 978-88-6411-026-4
* Ryszard Kapuściński, capitolo ''Lezione sul Ruanda'' in ''Ebano'', Feltrinelli, Milano 2000, ISBN 978-88-07-81706-9
* Mario Cavatore, ''L'africano'', Einaudi, Torino 2007, ISBN 978-88-06-18889-4
* Paul Rusesabagina, ''Hotel Rwanda, la vera storia'', Il Canneto Editore, Genova 2013, ISBN 978-88-96430-52-1
* Tina Mansueto, ''Uomini-eroi, Filottete e Kitirami,'' Iniziative editoriali, Napoli, 2017, ISBN 9788899306540
 
==== In francese ====
* [[Mehdi Ba]], ''Rwanda, 1994 : un génocide français'', L'Esprit frappeur, Paris, 1997 {{ISSN|1283-2103}}
* [[Jean-Pierre Chrétien]], ''l'Afrique des Grands Lacs'', Aubier (2000), ISBN 2-7007-2294-9
* [[Roméo Dallaire]], ''[[J'ai serré la main du diable (livre)|J'ai serré la main du diable, la faillite de l'humanité au Rwanda]]'', Libre Expression (2003) ISBN 2-7648-0072-X
* [[Benjamin Sehene]], ''[[Le Piège ethnique]]'', Éditions Dagorno, Paris, 1999 ISBN 2-910019-54-3
* Human Rights Watch, Fédération Internationale des Ligues des Droits de l'Homme, ''Aucun témoin ne doit survivre, le génocide au Rwanda'', Karthala (1999), ISBN 2-86537-937-X
* [[Gérard Prunier]], ''Rwanda : le génocide'', Dagorno, Paris, 1999 ISBN 2-910019-50-0
* [[Patrick de Saint-Exupéry]], ''L'inavouable, la France au Rwanda'', Les Arènes (2004), ISBN 2-912485-70-3
* Esther Mujawayo, Souâd Belhaddad, ''SURVIVANTES Rwanda - Histoire d'un génocide'', l'aube poche essai (2005)
* [[Jean Hatzfeld]], ''Une saison de Machettes'', Point, 2003; ''Dans le nu de la vie''.
* [[Jean-Paul Gouteux]], [http://tahin-party.org/gouteux.html ''Un génocide sans importance''], tahin party, 2007.
* [[Boubacar Boris Diop]], ''Murambi, le livre des ossements'', Parigi, Stock, 2000
 
==== In inglese ====
* Carol Rittner, John K. Roth, Wendy Whitworth, ''Genocide in Rwanda: Complicity of the Churches?'', ed. Paragon House, 2004, ISBN 1-55778-837-5
* Alan J. Kuperman, ''The Limits of Humanitarian Intervention: Genocide in Rwanda'', ed. Brookings Institution Press, 2001, ISBN 0-8157-0085-7
* Alison Liebhafsky Des Forges, Alison Des Forges, ''Leave None to Tell the Story: Genocide in Rwanda'', ed. Human Rights Watch, 1999, ISBN 1-56432-171-1
* Linda Melvern, ''Conspiracy to Murder: The Rwanda Genocide and the International Community'', ed. Verso, 2004, ISBN 1-85984-588-6
* Gérard Prunier, ''The Rwanda Crisis. History of a genocide'', ed. Columbia University Press, 1997, ISBN 0-231-10409-X
* Shaharyan M. Khan, Mary Robinson, ''The Shallow Graves of Rwanda'', ed. I. B. Tauris, 2001, ISBN 1-86064-616-6
* Linda Melvern, ''A People Betrayed: The Role of the West in Rwanda's Genocide '', ed. Zed Books, 2000, ISBN 1-85649-831-X
* Andrew Wallis, ''Silent Accomplice: The Untold Story of France's Role in the Rwandan Genocide'', ed. I. B. Tauris, 2007, ISBN 1-84511-247-4
* Roméo Dallaire, Samantha Power, ''Shake Hands with the Devil: The Failure of Humanity in Rwanda'', ed. Carroll & Graf, 2004, ISBN 0-7867-1510-3
* Michael Barnett, ''Eyewitness to a Genocide: The United Nations and Rwanda'', ed. Cornell University Press, 2002, ISBN 0-8014-3883-7
* Immaculee Ilibagiza, ''Left to Tell: Discovering God Amidst the Rwandan Holocaust'', ed. Hay House, 2007, ISBN 1-4019-0897-7
* Mahmood Mamdani, When Victims Become Killers: Colonialism, nativism and the Genocide in Rwanda, Princeton University Press, 2001 ISBN 0-691-10280-5
 
==== Film ====
{{vedi anche|Filmografia sul genocidio ruandese}}
* ''[[100 Days]]'', film di Nick Hughes. Produzione Regno Unito / Ruanda 2001
* ''[[Accadde in aprile]]'', film di Raoul Peck con Idris Elba e Debra Winger. Produzione USA / FRANCIA / RUANDA 2005
* ''[[Frontline: Ghosts of Rwanda]]'', documentario. Produzione 2004
* ''[[Hotel Rwanda]]'', film di Terry George, Con Don Cheadle. Produzione Canada, Gran Bretagna, Italia, Sudafrica 2004
* ''[[Rwanda: Living Forgiveness]]'', cortometraggio. Produzione 2005
* ''[[Shooting Dogs]]'', film di Michael Caton-Jones. Produzione Regno Unito, Germania 2005
* ''[[The Diary of Immaculee]]'', cortometraggio documentario di Peter LeDonne. Produzione USA 2006
* ''[[La lista del console]]'', documentario di Alessandro Rocca - Produzione Italia 2010 - Rai Cinema - Media UE - Doc Film Fund Piemonte - Sgi
 
==== Teatro ====
* [https://web.archive.org/web/20140808210612/http://www.marco-cortesi.com/rwanda-dio-e-qui-spettacolo/ ''Rwanda - Dio è qui''], spettacolo inchiesta di [[Marco Cortesi]] e [[Mara Moschini]].
 
== Voci correlate ==
* [[AntoniaRadio LocatelliAut]]
* ''[[AthanaseI Serombacento passi]]''
* [[GenocidioCosimo Cristina]]
* [[RuandaFelicia Impastato]]
* [[Luigi Impastato]]
* [[Tribunale penale internazionale per il Ruanda]]
* [[Nostra Signora di Kibeho]]
* [[Paul Rusesabagina]]
* [[Pierantonio Costa]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Rwandan Genocideq}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|url=http://www.youtubecentroimpastato.comit/watch?v=wSfNjnn_kqs|titolo=TestimonianzaCentro Siciliano di YolandeDocumentazione "Giuseppe MukagasanaImpastato"}}
* {{cita web|url=http://www.youtubecasamemoria.comit/watch?v=jR6TaR-kTrI|titolo=TestimonianzaSito ufficiale della ''Casa Memoria di VedasteFelicia e Peppino Impastato di KaisabeCinisi''}}
* {{cita web|http://www.peppinoimpastato.com/|Sito ''peppinoimpastato.com'', «Produzione de ''I Compagni di Peppino Impastato''}}
* {{cita web|url=http://www.youtube.com/watch?v=0WGgmWQ3rTg&feature=channel|titolo=Testimonianza dell'unico inviato italiano in Ruanda, Federico Marchini}}
* [http://www.reti-invisibili.net/giuseppeimpastato/articles/art_3897.html Francesco Barilli, ''Ricordiamo Peppino Impastato a 25 anni dalla sua scomparsa. Intervista con Giovanni Impastato'' del 17 aprile 2003], dal sito ''Reti invisibili'', network di associazioni italiane per la memoria storica, la verità e la giustizia su fatti di sangue dal dopoguerra ad oggi
* {{cita web|url=http://www.youtube.com/watch?v=hQhSVHpgLsc|titolo=Testimonianza di Niccolò Rinaldi, membro del Parlamento Europeo che si occupa di Africa}}
* [http://www.reti-invisibili.net/giuseppeimpastato/articles/art_2631.html ''Condanna all'ergastolo per Gaetano Badalamenti''], testo integrale delle motivazioni della sentenza dal sito Reti invisibili
* {{cita web|http://www.assisiofm.it/nostalgia-del-cielo-3884-1.html|Testimonianze di solidarietà}}
* ''[http://www.storia.rai.it/articoli/cosa-nostra-uccide-peppino-impastato/12967/default.aspx Cosa Nostra uccide Peppino Impastato]'', sul portale ''RAI Storia''
* [https://web.archive.org/web/20131103052939/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/peppino-impastato/787/default.aspx ''Peppino Impastato - Omicidio di mafia''], puntata di ''[[La storia siamo noi]]'' (min. 59:31), dal sito ufficiale della [[RAI]]
* {{cita web|http://www.radioaut.org/|Sito ufficiale dell'associazione di promozione sociale ''Radio Aut per l'antimafia sociale''}}
 
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{{Genocidio}}
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