Povertà e Dragon Gate: differenze tra le pagine

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{{Azienda
{{nota disambigua}}
|nome = Dragon Gate<br/><small>(ドラゴンゲート)</small>
[[File:Thomas kennington orphans 1885.jpg|thumb|Ritratto sulla povertà di [[Thomas Benjamin Kennington]] ([[1885]]).]]
|nazione = Giappone
|logo =
|tipo =
|borse =
|data_fondazione = 5 luglio [[2004]]
|forza cat anno = 2004
|luogo_fondazione = [[Kōbe]], [[Giappone]]<ref name="cagematch"/>
|fondatori = *Takashi Okamura<ref name="cagematch"/>
*[[Último Dragón]]
|data_chiusura =
|sede = [[Kōbe]]<ref name="cagematch"/>
|gruppo = GAORA<ref name="puroresusystem"/>
|controllate =
|persone_chiave = Takashi Okamura<ref name="cagematch"/>
|industria = Spettacolo
|prodotti = [[Puroresu]]
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|sito = http://www.gaora.co.jp/dragongate
|note =
}}
La {{nihongo|'''Dragon Gate'''|ドラゴンゲート|Doragon Gēto}}, inizialmente conosciuta con il nome di '''Toryumon Japan''', è una [[Glossario del wrestling#Federazione|federazione]] di [[puroresu]] [[Giappone|giapponese]] fondata il 5 luglio [[2004]] da [[Ultimo Dragon|Último Dragón]] a [[Kōbe]].<ref name="cagematch">{{cita web|url=https://www.cagematch.net/?id=8&nr=96|titolo=Dragon Gate|editore=cagematch.net|lingua=en|accesso=13 agosto 2017}}</ref>
 
Lo stile promosso dalla federazione si basa su acrobazie e spettacolarità.<ref name="puroresusystem">{{cita web|url=http://puroresusystem.wikia.com/wiki/Dragon_Gate|titolo=Dragon Gate|editore=puroresusystem|lingua=en|accesso=13 agosto 2017}}</ref>
La '''povertà''' è la condizione di [[Homo sapiens sapiens|singole persone]] o [[Società (sociologia)|collettività umane]] nel loro complesso, che si trovano ad avere, per ragioni di ordine [[Economia|economico]], un limitato (o del tutto mancante nel caso della condizione di [[miseria]]) accesso a [[Bene (economia)|beni]] essenziali e primari, ovvero a beni e [[Servizio|servizi]] sociali d'importanza vitale.
 
== Terminologia Storia==
Il 4 luglio [[2004]] il lottatore giapponese [[Ultimo Dragon|Último Dragón]] lasciò la palestra della [[Toryumon]] ed il giorno dopo fondò la Dragon Gate.<ref name="puroresusystem"/>
La povertà diventa [[pauperismo]] quando riguarda [[massa (filosofia)|masse]] che non riescono più ad assicurarsi i minimi mezzi di sussistenza: è questo un fenomeno collegato a una particolare congiuntura economica che porta al di sotto del minimo di sussistenza una gran parte della [[popolazione]].<ref>Nella stessa [[etimologia]] della parola sembra avanzarsi un giudizio sulla condizione di povertà. Infatti secondo alcuni etimologisti il termine nascerebbe dal latino ''pauper'' come la contrazione di ''pauca'' (poco), e ''pariens'' (che produce). Il povero dunque è colui che produce poco e quindi inevitabilmente tale.</ref>
 
Sulla scia del successo della [[Toryumon]], la nuova federazione divenne in breve tempo una delle più importanti nel panorama giapponese. Nell'aprile del [[2009]] aprì una filiale negli [[Stati Uniti]] (Dragon Gate USA) ed una nel [[Regno Unito]] (Dragon Gate UK), entrambe chiuse nel luglio del [[2015]].
La povertà in linea generale tende a essere di grado più elevato nelle aree [[campagna|rurali]] che in quelle [[città|urbane]] dove si trovano maggiori opportunità e fonti di [[reddito]]: inoltre nelle zone rurali, la povertà si accompagna a un isolamento sociale maggiore di quello che la povertà di per sé determina. In genere però la povertà urbana può causare maggiori problemi rispetto a quella rurale: si vedano ad esempio i problemi [[salute|sanitari]] che caratterizzano le [[baraccopoli]] o gli ''slums'' nei [[Sud del mondo|paesi in via di sviluppo]].
 
Tra i wrestler più significativi ad aver lottato nella Dragon Gate si ricordano Cima, Dragon Kid, [[Naruki Doi]], [[Neville (wrestler)|PAC]] e [[Ricochet (wrestler)|Ricochet]].
La durata della povertà è un elemento molto importante per quanto riguarda la posizione sociale delle persone, che non viene intaccata in casi di durata breve della situazione d'[[indigenza]].
 
== Titoli ==
Le [[famiglia|famiglie]] povere sono di norma quelle più numerose, con un numero elevato di figli e di persone conviventi. La numerosità della famiglia assolve a un compito di assistenza per la [[Senilità|vecchiaia]] dei genitori. Una funzione analoga di assistenza e di mutuo soccorso viene svolta dalla cosiddetta [[famiglia allargata]].
 
=== Attuali ===
Il [[lavoro minorile]] è una fonte di [[reddito]] spesso essenziale per le famiglie povere, ma frequentemente causa un difetto dell'[[istruzione]], determinando una sorta di circolo vizioso della povertà.
{| class="wikitable" style="text-align: center"
{{Vedi anche|Progetto:WikiDonne/Condizione economica femminile}}
! rowspan="2" |Titolo
La posizione della donna riguardo alla situazione di povertà è spesso svantaggiata rispetto a quella dell'uomo, in termini sia di [[cultura]] e partecipazione alla vita sociale sia di carichi di lavoro e, talvolta, di disponibilità di cibo e altri beni essenziali.<ref>''Rapporto sulla povertà e le disuguaglianze nel mondo globale'' a cura di Nicola Acocella, Giuseppe Ciccarone, Maurizio Franzini,Luciano Marcello Milone, Felice Roberto Pizzuti e Mario Tiberi. Edito a cura della ''Fondazione Premio Napoli'' (2004) p. 219</ref>
! colspan="2" |Campione
[[File:Povertà.jpg|thumb|Nomade mendicante in una via di Roma]]
! colspan="2" |Vittoria
[[File:Particolare povertà.jpg|thumb|Nel cartello esibito sono indicate le situazioni interconnesse alla condizione di povertà: malattia, abbandono, mancanza di cibo, di lavoro, della casa]]
|-
!Wrestler
!Regno
!Data
!Luogo
|-
| align="left" |Open the Dream Gate Championship
| align="left" |{{Bandiera|JPN}} Ben-K
|1°
|align="left" |21 luglio 2019
|align="left" |{{Bandiera|Giappone}} [[Kōbe]]
|-
|align="left" |Open the Brave Gate Championship
|align="left" |{{Bandiera|Giappone}} Susumu Yokosuka
|1°
|align="left" |21 marzo 2019
|align="left" |{{Bandiera|Giappone}} [[Wakayama]]
|-
| align="left" |Open the Triangle Gate Championship
|align="left" |{{Bandiera|Giappone}} Super Strong Machine J</br>{{Bandiera|Giappone}} Super Strong Machine G</br>{{Bandiera|Giappone}} Super Strong Machine F
|1°</br>1°</br>1°
|align="left" |21 luglio 2019
|align="left" |{{Bandiera|Giappone}} Kōbe
|-
| align="left" |Open the Twin Gate Championship
|align="left" |{{Bandiera|Giappone}} Big R Shimizu</br>{{Bandiera|Giappone}} Eita
|4°</br>5°
|align="left" |21 luglio 2019
|align="left" |{{Bandiera|Giappone}} Kōbe
|-
|}
 
=== Povertà e miseriaPassati ===
{| class="wikitable"
[[File:1973 Delhi Slum.jpg|left|thumb|upright=1.6|Slum (Delhi, 1973)]]
|+
{{citazione|Noi non ci occupiamo dei poverissimi. Questi sono inimmaginabili e li possono avvicinare solo gli esperti di [[statistica]] o i [[poesia|poeti]]. La nostra [[storia]] tratta della gente di buona [[famiglia]], o di coloro che sono obbligati a far finta di esserlo.<ref>[[Edward Morgan Forster]], ''Casa Howard'', traduzione di Enrico La Stella, G.T.E. Newton Compton editori, 1993, p.67</ref>}}
!Titolo
Il termine "povertà" può assumere molteplici significati ed essere impiegato con diverse accezioni.<br />
!Ultimo campione
Quando la povertà assume connotazioni estreme di assenza di beni materiali primari si parla di '''miseria''', termine che assume oltre a quello economico e sociale, come quello di povertà, anche un valore immateriale indicante sia un'estrema infelicità sia una condizione spirituale di grettezza e meschinità morale.
!Data ritiro
|-
|Open The Freedom Gate Championship
|{{Bandiera|USA}} Timothy Thatcher
|15 agosto 2015
|-
|I-J Heavyweight Championship
|{{Bandiera|Giappone}} Masaaki Motchizuki
|1º ottobre 2013
|-
|Open The United Gate Championship
|{{Bandiera|USA}} [[Johnny Gargano]]</br>{{Bandiera|USA}} [[Rich Swann]]
|30 maggio 2015
|-
|Open the Owarai Gate Championship
|{{Bandiera|Giappone}} Shingo Takagi
|align="left" |7 marzo 2018
|-
|Open The Owarai Twin Gate Championship
|{{Bandiera|Giappone}} Don Fuji</br>{{Bandiera|Giappone}} [[Mitsunobu Kikuzawa|Kikutaro]]
|
|-
|I-J Heavyweight Tag Team Championship
|{{Bandiera|Giappone}} [[Masato Yoshino]]</br>{{Bandiera|Giappone}} [[Naruki Doi]]
|15 novembre 2015
|}
 
== Personale ==
Il più delle volte nei vari significati i due termini vengono comunemente indicati come equivalenti, essendo la differenza genericamente indicata in un'accentuazione delle caratteristiche negative della miseria rispetto a quelle della povertà.<ref>Per questo motivo in questa voce, che mira a delineare soprattutto l'aspetto [[storia|storico]] e [[società (sociologia)|sociale]] del tema in oggetto, più che quello specificatamente [[economia|economico]], non si farà una distinzione tra povertà e miseria trattandoli ambedue, sia pure arbitrariamente, ma per semplicità di esposizione, come termini equivalenti.</ref>
{| class="wikitable"
 
|+
La [[soglia di povertà]] è un termine di riferimento oggettivo (che ha la valenza di criterio [[norma (diritto)|normativo]]) che caratterizza quantitativamente una determinata situazione di povertà, per cui chi vive in condizioni tali da non raggiungere il minimo per la sopravvivenza (che secondo la [[Banca Mondiale]] viene indicato nell'avere due [[dollaro|dollari]] per persona al giorno) può essere indicato in condizioni di povertà.<ref>Quasi mezzo miliardo di persone sono uscite dalla povertà tra il 2005 e il 2010, una cifra storicamente mai raggiunta prima in un lasso di tempo così breve. Questo fenomeno si è verificato per «la forte crescita nei paesi in via di sviluppo dall'inizio del nuovo Millennio». Lo afferma un rapporto pubblicato da {{collegamento interrotto|1=[http://www.medeu.it/notizia.php?tid=1823 Laurence Chandy e Geoffrey Getz del Brookings Institute] |date=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}, istituto indipendente di ricerca con base a Washington D.C. I due ricercatori giungono a questa conclusione grazie a un aggiornamento delle stime sulla povertà globale. La loro ricerca li porta anche a concludere che l'obbiettivo del Millennio definito dall'Onu di dimezzare il numero di poveri entro il 2015 è stato raggiunto nel 2007. Di conseguenza, affermano i due, entro il 2015 il numero dei poveri sarà stato dimezzato ancora una volta, per raggiungere il 10% della popolazione mondiale, ovvero 600 milioni di persone che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno.</ref> Non esistono invece indicatori certi dello stato di miseria, che del resto ha un aspetto molto più evidente dello stato di povertà, che può (entro certi limiti) essere mascherato<ref>Significativa l'espressione usata per indicare nel [[Medioevo]] quei benestanti che a causa di specifici problemi decadevano dal loro status sociale divenendo "''pauper verecundus''" (povero vergognoso).</ref> come quando si parla ad esempio di "una dignitosa povertà" mentre una "dignitosa miseria" è un'espressione improponibile.
!Nome
 
!Nome Reale
== Povertà ed emarginazione ==
!Note
{{citazione|La vita è una cella un po' fuori dell'ordinario, più uno è povero più si restringono i metri quadrati a sua disposizione.<ref>[[Vasco Pratolini]], ''Cronache di poveri amanti'', Vallecchi editore</ref>}}
|-
La povertà costituisce la principale causa, ma non l'unica, di [[esclusione sociale]] o [[emarginazione]]: la peculiarità è che l'estromissione dall'accesso a beni e servizi essenziali deriva (quasi sempre "de facto", in rari casi anche "de iure") dalla scarsità di mezzi economici.
|Ben-K
 
|Futa Nakamura
Ciò vale a distinguerla da altre situazioni in cui la privazione ha origini diverse, come ad esempio i casi di [[discriminazione]] su base [[etnia|etnica]], [[religione|religiosa]], [[sesso (biologia)|sessuale]] (pur esistendo situazioni in cui tali condizioni si sovrappongono e aggravano fra loro). Si parla di povertà anche in termini "relativi", cioè in riferimento a situazioni di rilevante disparità di [[reddito]] e [[potere d'acquisto]] fra singoli e gruppi sociali nella stessa comunità [[nazione|nazionale]] o locale.
|Open The Dream Gate Champion
 
|-
== Storia sintetica della povertà nel mondo occidentale ==
|Big-R Shimizu
La storia della povertà coincide evidentemente con quella dell'umanità. Uomini dalle condizioni disagiate rispetto ad altri in una situazione sociale per vari motivi più favorevole, sono stati presenti in tutte le società organizzate. È evidente che il concetto di povertà è un concetto relativo nel senso che in una ipotetica società di poveri il meno povero assume la dignità di ricco. La povertà quindi come tale è in connessione con il concetto di [[ricchezza]] per cui ad esempio [[sociologia|sociologi]] [[secolo XIX|ottocenteschi]] hanno sostenuto la tesi che è la stessa ricchezza nell'ambito dell'[[economia industriale]] a produrre la povertà.
|Yuki Shimizu
 
|
=== La povertà nel mondo antico romano ===
|-
[[File:Belisarius by Francois-Andre Vincent.jpg|thumb|[[Belisario (generale bizantino)|Belisario]], cieco e mendicante, riceve l'elemosina da uno dei suoi soldati.<ref>Secondo una leggenda sviluppatasi nel Medioevo, [[Giustiniano]] avrebbe ordinato di accecare Belisario riducendolo a un mendicante, condannato a chiedere l'[[elemosina]] ai viandanti presso [[Porta Pinciana]] a [[Roma]]. A testimoniarlo sarebbe esistita una pietra graffita sulla quale era inciso :«''Date obolum Belisario''».</ref>]]
|brother YASSHI
 
|Yasushi Tsujimoto
La situazione dei poveri nel mondo antico [[roma]]no divenne particolarmente grave in coincidenza con la crisi dell'[[Impero romano|Impero]]. Fino ad allora le stesse [[Classe (sociale)|classi sociali]] più ricche avevano provveduto ad attenuare le condizioni dei poveri allo scopo di evitare sommovimenti sociali: periodiche elargizioni di beni, soprattutto alimentari, riuscivano così a conservare l'ordine sociale.
|
 
|-
Già in epoca [[Repubblica Romana|repubblicana]] la [[plebe]] era riuscita a ottenere la difesa dei loro diritti mediante la creazione di un'apposita [[magistratura (storia romana)|magistratura]] a loro riservata, quella dei [[tribuno della plebe|tribuni della plebe]] che avrebbe dovuto proteggere coloro che come unica fonte di [[reddito]] avevano la loro prole, i [[proletario|proletari]].<br />
|BxB Hulk
Nell'età imperiale gli elementi più disagiati della popolazione, assumendo il ruolo di ''clientes'', sostenitori di una casata [[aristocrazia|gentilizia]], riuscivano ad avere i beni essenziali per la sopravvivenza in cambio del loro appoggio politico.
|Terumasa Ishihara
 
|
Le classi elevate consideravano con un certo disprezzo queste torme di poveri che con le loro ''sportulae'' (ceste) si presentavano periodicamente a ricevere quanto pretendevano. Si trattava di un ceto cittadino [[parassita]]rio che il sistema economico romano basato sulla produzione [[schiavi]]stica permetteva di sostenere. Quando però Roma, per la stessa estensione dei confini imperiali, sarà costretta a rinunciare alle guerre di conquista ed espansione e quindi ad acquisire nuovi schiavi, allora comincerà a emergere il problema della povertà e dei rimedi da mettere in atto per la sua soluzione.
|-
 
|Daga
Nell'età di [[Diocleziano]] il regime [[fisco|fiscale]] colpì pesantemente le campagne in modo particolare i coloni che cominciarono ad abbandonarle per fuggire dall'oppressione delle tasse. Il mondo contadino comincia a essere afflitto pesantemente da miseria e malattie. "Il lamento inusitato " ([[Gregorio di Nissa]], ''Sermo de pauperibus amandis'', II) di bande di poveri si ode nelle campagne abbandonate, negli ''agri deserti''. La miseria coesiste spesso con le [[malattia|malattie]], in particolare la [[lebbra]] considerata una conseguenza di colpe morali. La guarigione comporterà quindi l'intervento del ''santo'' che liberi dai demoni della malattia l'ammalato e li ricacci nei loro ''covi''.<ref>in A.H.M.Jones, ''Il Tardo Impero Romano'', trad.it. Il Saggiatore, Milano,1974, vol.III, "Agri deserti", pp.&nbsp;1256–58.</ref>
|Miguel Olivo
 
|
L'oppressione fiscale fu la causa del [[brigantaggio]] di contadini poveri e di rivolte, come quelle delle ''Bagaudae'' in [[Gallia]] e [[Spagna]], per ribellarsi allo [[Stato]] e alla [[Chiesa cattolica]] che li perseguitava per la loro adesione all'[[donatismo|eresia donatista]].
|-
 
|Don Fuji
In questo periodo nasce la figura del ''patronus'' , un capo militare che in cambio del sostentamento dato ai soldati protegge i villaggi contadini dall'esattore delle tasse.
|Tatsuki Fuji
 
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==== Il vescovo, buon patronus ====
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|Dragon Kid
[[File:AmbroseOfMilan.jpg|thumb|left|Sant'Ambrogio, mosaico nella [[Basilica di Sant'Ambrogio|chiesa di Sant'Ambrogio]], Milano]]
|Nobuyoshi Nakamura
La figura del ''patronus'' si estende dalla campagna alle città dove viene impersonata dal [[vescovo]] che proteggeva i contadini poveri che in occasione di carestie affluivano nelle città a mendicare il pane.
|
A [[Milano]], ad esempio, è [[Sant'Ambrogio|Ambrogio]] che difende i poveri della città che gli aristocratici vorrebbero espellere: «'' ...se tanti coltivatori sono ridotti alla fame e tanti coloni muoiono, il nostro approvvigionamento di grano sarà gravemente rovinato: noi vogliamo escludere proprio coloro che normalmente ci forniscono il nostro pane quotidiano''» (''De Officiis Ministrorum'', III)
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|Eita
Ambrogio rappresenta il buon patronus difensore dei ''pauperes Christi'' ai quali egli stesso devolse gran parte del proprio patrimonio imitato da molti nobili di famiglia senatoria, convertitisi al [[Cristianesimo]].
|Eita Kobayashi
 
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Questa [[carità]] degli uomini di Chiesa, come ha osservato A.Giardina, indeboliva il potere delle classi dominanti che riempivano le sportulae dei clientes: «''Il dono pagano era destinato alla città, al popolo inteso come insieme dei cittadini, i donatori cristiani indirizzavano invece la loro carità ai poveri, intesi come categoria sociale e morale, non civica''» (A.Giardina, ''Melania la santa, in Roma al femminile'', a cura di A.Fraschetti, Laterza,1994, p.&nbsp;249.)
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|Flamita
Nel ''[[De Nabuthae historia]]'', Ambrogio sostiene che è vero che la ricchezza in sé può essere causa di perdizione, ma il ricco può guadagnarsi la pietà di Dio: «''tu dici: demolirò i miei granai; il Signore ti risponde: cerca piuttosto che quanto è contenuto nel granaio è destinato ai poveri, fa in modo che codesti tuoi magazzini riescano utili agli indigenti. Ma tu insisti: ne farò di più grandi e lì raccoglierò tutto quello che i campi hanno prodotto per me. E il Signore risponde: spezza il pane che è tuo all'affamato. Tu dici: porterò via ai poveri la loro casa. Il Signore invece ti chiede: conduci a casa tua i poveri che non hanno un tetto"(X,44).''»
|
 
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Ambrogio rifiuta la convinzione generalizzata del suo tempo che vedeva nel povero un maledetto dalla divinità. I poveri vanno distinti in meritevoli e non meritevoli: «ma forse dirai anche tu quello che avete l'abitudine di dire in queste occasioni: ''non abbiamo diritto di fare regali a colui che Dio ha tanto maledetto da volere che vivesse in miseria'' invece, non è vero che i poveri sono maledetti; al contrario è detto beati i poveri perché‚ di essi è il regno dei cieli. Non a proposito del povero ma a proposito del ricco la Scrittura dice che 'Chi accaparra il grano per alzarne il prezzo verrà maledetto'. E poi non stare a indagare i meriti delle singole persone. La misericordia è abituata a non giudicare il merito della gente, ma a venire incontro alle necessità altrui; ad aiutare il povero, non a soppesare la pura giustizia. Sta scritto 'Felice colui che pensa al bisognoso e al povero'; chi ne ha compassione, chi si sente partecipe della medesima natura con lui, chi comprende che il ricco e il povero sono ugualmente creature del Signore, chi sa di santificare i propri raccolti, se ne riserva una porzione per i poveri. Insomma dato che hai per fare del bene, non rimandare dicendo: 'darò domani': potresti anche perdere la possibilità di donare. È pericolosa qualsiasi dilazione nel salvare gli altri; può accadere che, mentre tu continui a rinviare, quello muoia. Preoccupati piuttosto di arrivare prima che muoia; può accadere infatti che quando arriva il domani, l'avarizia ti trattenga e le promesse siano annullate''». (De Nab., VIII,40)
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|Gamma
=== La povertà nel Medioevo ===
|Yoshito Sugamoto
Nel [[Medioevo]] il [[patrimonio]] della [[Chiesa cattolica|Chiesa]], enormemente accresciuto per le donazioni dei re [[franchi]], era espressamente definito come proprietà dei poveri che si doveva amministrare con la cura del ''pater familias'', imponendo a tutti di non pesare su di esso qualora non ci fossero stati i requisiti della povertà, e difendendolo anche con minacce di sanzioni come la [[scomunica]]. Solo chi non poteva sostenersi con il proprio lavoro aveva il diritto di ricorrere alle proprietà ecclesiastiche. Anche il [[clero]] si doveva sostenere con il proprio lavoro: «Il chierico provveda al vitto e al vestito con un lavoro artigianale o contadino...anche il chierico erudito nella Parola di Dio» (IV [[concilio]] di [[Cartagine]] del [[398]]). Chi attenta al patrimonio dei poveri è da considerarsi ''necator pauperum'', assassino dei poveri come affermano molti concili della [[Gallia]] nei [[secolo VI|secoli VI]]-[[secolo XI|XI]] che stabiliscono anche che nessuno, neppure i [[vescovo|vescovi]] possono alienare né vendere nessun bene che sia stato dato alla Chiesa perché con questi beni vivono i poveri (canone IV del concilio di Adge dell'anno [[506]]), altrimenti saranno considerati anch'essi ''necatores pauperum'' e subiranno la [[scomunica]].
|
 
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==== Povertà e malattia ====
|Genki Horiguchi
[[File:Leper-bell.gif|thumb|Lebbroso, ''pauper cum Lazaro'', che suona la campana per avvertire della sua presenza (pagina di un manoscritto del XIV secolo)]]
|Hiromasa Horiguchi
Nel [[XII secolo]] la condizione di povero incomincia a essere distinta tra coloro che avessero scelto la povertà come un mezzo per arrivare a Dio, i ''pauperes cum Petro'', com'erano i [[frate|frati]] mendicanti di [[San Francesco]], e quelli che erano poveri per necessità: i ''pauperes cum Lazaro'', dei quali si dovevano occupare la Chiesa e i buoni cristiani. I [[teologia|teologi]] discutono inoltre se si dovessero beneficiare solo i veri poveri escludendo i falsi poveri o tutti indistintamente. Sostenevano gli studiosi di teologia che se il povero riceveva l'''hospitalitas'', in questo caso non si facevano distinzioni, poiché questa era una sorta di assistenza sociale per tutti i bisognosi, se invece il povero era oggetto della ''liberalitas'', quindi della beneficenza, in questo caso bisognava operare una distinzione tra i veri e i falsi poveri.
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Un segno per identificare il vero povero dal falso è la [[malattia]]: al concetto di ''pauper'' si associa quello di ''infirmus'' e il termine di ''pauper infirmus'' indica il povero che a causa delle gravi carenze alimentari è affetto da malattie come la [[peste]], il [[vaiolo]] e la [[lebbra]]. (V. Paglia, op. cit., pp.&nbsp;191–192). Il povero quindi coincide con il malato che deve essere accolto e aiutato.
|Hollywood Stalker Ichikawa
[[File:Spanzotti SanDomenico TO.jpg|left|thumb|[[San Domenico di Guzman]] fa la carità ai "buoni poveri" ([[Torino]], [[Chiesa di san Domenico (Torino)|Chiesa di San Domenico]])]]
|Kanji Ichikawa
La distinzione tra la condizione di povero e malato incomincia a definirsi nel periodo che va dal [[XIII secolo|XIII]] al [[XIV secolo]] quando la diffusione della lebbra divenne endemica in coincidenza con l'aumento della popolazione e degli scambi [[commercio|commerciali]] e con il fenomeno delle [[crociata|crociate]] che avevano messo l'occidente in stretto contatto con il vicino Oriente, la terra del ''morbus phoenicius'' (malattia fenicia), la [[lebbra]] <ref>''Ospedali e città. L'Italia del centro Nord, XII-XVI secolo'', a cura di J. Allen Grieco, L. Sandri, Firenze 1997.</ref>
|
 
|-
Incominciano a diffondersi i lebbrosari che raccolgono coloro destinati alla morte fisica e a quella civile. Ubicati nei sobborghi o fuori dalle città i lebbrosari incominciano a diventare luoghi di separazione tra i sani e i malati: che la Chiesa considerava nel duplice aspetto della conseguenza del [[peccato originale]]: il peccatore che soffre nella carne e la figura del Cristo che con la sofferenza redime. Il lebbroso era quindi il maledetto ma anche l'amato da Dio (in J.C.Schmitt, ''La storia dei marginali'', in La nuova storia, a cura di J. Le Goff, Milano 2002, p.&nbsp;271).
|Hyou Watanabe
Il lebbrosario viene organizzato quindi come un [[monastero]] (hospitale purgatorii) spesso intitolato a San Lazzaro: [[Lazzaro di Betania|quello]] che Gesù aveva resuscitato, come raccontava l'[[Giovanni evangelista|evangelista Giovanni]], o [[Lazzaro mendicante|il Lazzaro]] di cui i cani leccano le piaghe, com'è detto nel [[Luca evangelista|vangelo di San Luca]] (in F. Bèriac, ''La paura della lebbra, in Per una storia delle malattie'', op. cit., Bari 1986, p.&nbsp;173)
|Hyou Watanabe
 
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==== Povertà e ribellione ====
|-
[[File:Joachim of Flora.jpg|upright=0.7|thumb|Gioacchino da Fiore]]
|Jason Lee
Nel [[Medioevo]] quindi i poveri sono riconosciuti come tali e sono integrati nella società medioevale che dibatte sull'elemosina e sull'assistenza dei poveri, sul valore morale e religioso della povertà che troverà il suo massimo rappresentante in [[San Francesco d'Assisi]], ([[1181]]/[[1182]] - 3 ottobre [[1226]]), ''pauper cum Petro'', ''il poverello'' di Dio, fondatore dell'[[Ordini mendicanti|Ordine mendicante]]. La concezione della povertà diventa con lui non solo imitazione della vita di Cristo ma viene interpretata, specialmente dopo la sua morte, anche come denuncia della condotta morale della Chiesa e del suo potere temporale. Solo quattro anni dopo la sua morte infatti il [[papa Gregorio IX]], con la [[Bolla pontificia|bolla]] ''Quo elongati'', si preoccupava di rendere noto che il ''Testamento'' del santo d'[[Assisi]] non avesse un valore vincolante per i suoi successori. La divisione in Spirituali, che seguono il precetto dell'assoluta povertà, e dei Conventuali più vicini al carattere temporale della Chiesa, è un segno di una crisi sociale dove le differenze tra ricchi e poveri si sono accentuate e ormai la ricchezza ha perso quasi del tutto il carattere [[provvidenza|provvidenziale]] di aiuto e sostegno della povertà com'era al tempo di Sant'Ambrogio.
|
 
|
L'unica via per la perfezione morale ora è diventata quella indicata dal [[Gioacchino da Fiore|gioachimismo]] contro la ''ecclesia carnalis'' ''meretrix magna'' (chiesa carnale, grande prostituta). La disputa teologica sulla povertà diviene motivo di scontro politico tra le pretese [[teocrazia|teocratiche]] dei papi, sostenuti dalle nuove aspirazioni all'autonomia dei nascenti [[stato assoluto|stati nazionali]] e l'aspirazione all'impero universale, alla ''res publica cristiana'' (stato cristiano) degli imperatori medievali miranti a un potere unificato temporale e spirituale. Per i [[Gioacchino da Fiore|gioachimiti]] e i [[Fra' Dolcino|dolciniani]] l'ideale della perfetta povertà diventa invece messaggio di ribellione [[anarchia|anarchica]] contro ogni forma di potere dei ricchi, siano essi nella Chiesa o presso l'imperatore, in nome di una trasformazione radicale di una società afflitta dalla miseria materiale e spirituale. Come ribelli essi saranno duramente colpiti sia dal potere spirituale sia da quello temporale che divengono alleati quando si sentono minacciati.
|-
La crisi interna della Chiesa sfocerà nel Grande [[Scisma]] al cui termine la nuova società degli [[Umanesimo|umanisti]] e degli uomini del [[Rinascimento]] dichiarerà il suo disgusto per la gerarchia romana preferendo rivolgersi a una religione tutta [[natura]]le e [[immanenza|immanente]].
|Johnson Florida
 
|Takayuki Yagi
=== La povertà nell'età moderna ===
|
[[File:Poor Della Robbia Louvre ML26.jpg|thumb|left|Cristo soccorre il povero ([[Luca della Robbia]], [[Louvre]])]]
|-
Dopo la definitiva separazione tra la Chiesa cattolica e quella Protestante entrambe le Chiese sono coinvolte nello stesso atteggiamento d'intolleranza dimostrando di essere due diversi aspetti di uno stesso clima [[cultura]]le di apprensione e sospetto determinato dalle guerre di [[religione]], dall'insicurezza sociale prodotta dall'[[inflazione]] aggravata dall'aumento della popolazione.
|Kagetora
 
|Fumiyuki Hashimoto
Nel [[secolo XVI|Cinquecento]] si è calcolato che nell'[[Europa occidentale]] circa un quinto della popolazione fosse costituito da poveri: l'incremento [[demografia|demografico]], lo sviluppo delle manifatture, in specie quelle tessili, la rivoluzione dei prezzi aveva determinato l'avvento di una moltitudine di poveri e sbandati in modo particolare nelle campagne. Ad aggravare le condizioni di vita subentravano poi i tre flagelli della [[peste]], della [[guerra]] e della [[carestia]] che spingevano queste [[massa (filosofia)|masse]] di disperati a trovare soccorso nelle città.
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Ad aumentare le ansie dei cittadini si aggiungeva poi lo sbandamento dei soldati [[mercenario|mercenari]] che ora, con la creazione dell'esercito permanente negli [[stato assoluto|stati assoluti]], non trovano più chi li assoldasse generando, in misura prima sconosciuta, masse disperse di poveri e vagabondi, banditi e rivoltosi.
|Kai
 
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Le [[istituzione|istituzioni]] cittadine cominciano allora a distinguere tra la povertà "vera" da quella "falsa" comprendendo nella prima i malati, coloro che non potevano più mantenersi per motivi fisici, i ragazzi e i bambini abbandonati dalle famiglie, i vecchi che non potevano più lavorare ma che avevano lavorato in passato. Vi erano poi i poveri organizzati in "compagnie" come quelle dei ciechi e degli storpi riconosciute dall'assistenza pubblica. A questi si aggiungeva la moltitudine dei poveri occasionali che ricevevano l'[[elemosina]] saltuariamente, costituita da lavoratori che attraversavano periodi di povertà dovute soprattutto ai debiti che non riuscivano a saldare.
|Open The Twin Gate Champion
[[File:Elemosiniera.jpg|thumb|Elemosiniera in [[Roma]]]]
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Tra questa massa di marginali una figura che emerge è quella del mendicante. Le città cominciano a riempirsi di schiere di assillanti cenciosi che ispirano paura e ripugnanza. I mendicanti non avevano nessun tipo di potere, non pagavano le [[fisco|tasse]], erano esclusi dalle [[corporazione|corporazioni]] e dalle [[confraternita (Chiesa cattolica)|confraternite]]. Le istituzioni nel XVI secolo cominciarono a emanare leggi che colpivano i falsi mendicanti includendo in questa categoria i [[vagabondo|vagabondi]].
|Kaito Ishida
[[File:Hieronymus Bosch 097.jpg|upright=0.6|left|thumb|Pellegrino di S.Giacomo]]
|Kaito Ishida
{{Vedi anche|Povertà nella Roma del XVI secolo}}
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Il povero era stato per tutto il [[Medioevo]] un simbolo di valori cristiani: in ogni povero c'era la sofferenza di [[Cristo]] e la stessa elemosina più che un carattere di solidarietà sociale assumeva un valore religioso. La figura del povero prima assimilata a quella dell'[[eremita]], del viandante [[pellegrinaggio|pellegrino]] ora si confondeva con quella di un esercito minaccioso di miserabili.
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|Katsumi Takashima
Nel XVI secolo si va infatti affermando l'identificazione del mendicante con la ''familia diaboli'' in contrapposizione con i poveri di Dio. Si diffondono libri che trattano di una mendicità organizzata in corporazioni illegali più o meno segrete e delle loro tecniche di accattonaggio che venivano usate per ingannare il prossimo. «''Nel [[1528]], nella prefazione del ''Liber vagatorum'', manoscritto circolante già alla fine del [[XV secolo]] ma stampato agli inizi del [[secolo XVI|XVI]], [[Martin Lutero]] rappresentava i [[vagabondo|vagabondi]] come coloro che agivano in combutta con il [[diavolo]], anzi era lo stesso diavolo che si serviva di loro per impedire che le [[elemosina|elemosine]] finissero nelle mani dei veri mendicanti. Ma è nell'opera di Teseo Pini, lo "Speculum cerretanorum" scritto tra il [[1484]] e il [[1486]] e rielaborato successivamente da Giacinto Nobili sotto lo pseudonimo di "Rafaele Frianoro" con il titolo "I vagabondi", che viene analizzata la mendicità assieme ai complicati metodi di fraudolenza: accanto alla rappresentazione dei diversi mascheramenti viene riprodotto il [[linguaggio]] segreto usato dai vagabondi e mendicanti per comunicare tra di loro''» (''Il libro dei vagabondi'', a cura di P. Camporesi, Torino 1973)
|Katsumi Takashima
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A questo malessere sociale la Chiesa cattolica cerca di rispondere con la creazione di numerose organizzazioni caritative e assistenziali schierando in prima fila la generosità altruistica dei grandi santi del Cinquecento.
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[[File:800px-Pellegrinaio Santa Maria della Scala bis.jpg|thumb|upright=1.4|''Distribuzione delle elemosine'', [[Sala del Pellegrinaio]] all'[[Ospedale di Santa Maria della Scala]] in [[Siena]]]]
|Kazma Sakamoto
 
|Kazma Sakamoto
Diversamente reagirono le autorità cittadine e statali che con metodi repressivi cercano di eliminare la presenza dei poveri nelle [[città]], eliminando la possibilità del loro continuo vagabondare e incanalando in forme controllabili quelle [[massa (filosofia)|masse]] di accattoni che potevano divenire un serio pericolo di rivolte ogniqualvolta vi fosse una [[carestia]] o un aumento dei prezzi dei beni alimentari. Dalla [[carità]] medioevale ormai nel Cinquecento si è persa ogni traccia: gli [[ospedale|ospedali]] aperti senza troppe distinzioni ai malati e ai miserabili diventano istituti d'internamento coattivo e, quando questo non basta, i poveri vengono a forza arruolati negli eserciti o divengono rematori nelle [[galea|galere]].
|Open The Triangle Gate Champion
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La repressione è ancora più evidente nelle zone [[calvinismo|calviniste]] e [[luteranesimo|luterane]] dell'Europa settentrionale dove l'etica del lavoro rendeva difficile la tolleranza e la giustificazione della povertà considerata una colpa morale: i poveri vengono giudicati severamente come esseri antisociali e parassiti, sebbene [[Giovanni Calvino|Calvino]] avesse stabilito a [[Ginevra]] come fosse compito precipuo assegnato ai [[diacono|diaconi]] l'assistenza dei poveri e dei malati.
|Kenichiro Arai
 
|Kenichiro Arai
=== La povertà nel XVII secolo ===
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[[File:Physician in hospital sickroom printed 1682.jpg|left|thumb|Un ospedale del Seicento]]
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|K-ness
Continua nel [[secolo XVII|Seicento]] la configurazione dell'ospedale non come istituzione di cura per i malati ma struttura per l'isolamento e l'internamento. Già in [[Inghilterra]] nel [[1576]] una legge di [[Elisabetta I d'Inghilterra|Elisabetta I]] istituiva degli stabilimenti, le "Houses of correction", che miravano alla ''"punizione dei vagabondi e al sollievo dei poveri"'' istituite come case di lavoro (workhouse) come mezzo per la repressione della mendicità. Sull'esempio inglese fece altrettanto la [[Svizzera]] che nel [[1631]] a [[Berna]] (nel [[1637]] a [[Zurigo]]) aprì come nuovo reparto dell'ospedale generale una casa di correzione e per il lavoro forzato. Così anche in [[Francia]] tipico è il caso dell'"Hospital General" di [[Parigi]] fondato nel [[1656]] che [[Michel Foucault]] definisce ''il terzo stato della repressione'' (cfr. M. Foucault, ''Sorvegliare e punire'', 1976).<ref>''... malgrado ogni sorta di resistenze, in nessuna delle case dell'Ospedale ci sono dei poveri che non siano occupati, ad eccezione dei malati gravi o di quelli completamente invalidi. Vengono costretti a lavorare persino vecchi, storpi o paralitici, e da quando è stato introdotto questo lavoro diffuso, c'è più disciplina, più ordine e più devozione fra i poveri.'' (in Ch. Paultre, ''De la répression de la mendicité et du vagabondage en France sous l'Ancien régime'', Paris 1906, p. 138.)</ref>
|Makoto Saito
 
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Questi istituti diffusi in Europa tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento volevano associare l'assistenza ai poveri e insieme la funzione di rieducazione al lavoro per conseguire un rinnovamento morale e una redditività economica, considerata base di una ipotetica integrazione sociale dei mendicanti, da raggiungere con la privazione della libertà e una rigida disciplina che prevedeva sanzioni e punizioni corporali per i trasgressori. L'importanza attribuita all'osservanza delle regole, diligenza, produttività lavorativa, rispetto degli orari, pulizia ecc. era vista come uno strumento di disciplinamento sociale valido anche per la società al di fuori degli istituti.
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L'ospedale è divenuto luogo di repressione per il povero "cattivo", il ribelle alle regoli sociali, ma anche di beneficenza per il povero "buono" sottomesso all'ordine sociale. La classe dirigente, di fronte all'aggravarsi del fenomeno del [[pauperismo]], tende a porre in atto una politica assistenziale "di contenimento della povertà", che pone sempre più l'accento sulla classificazione dei poveri in "meritevoli" (e tra questi i poveri "vergognosi" sono considerati una categoria privilegiata) e "non meritevoli" (in primo luogo mendicanti e vagabondi).
|Kzy
 
|Kazuki Sawada
Una politica di vera e propria segregazione dei poveri, avviata già alla fine del [[XVI secolo]], si affermerà quindi soprattutto nel [[XVII secolo]], e a un punto tale che il Seicento sarà appunto definito il secolo della "grande reclusione". Il povero "cattivo" <ref>''Molti poveri si affezionarono al lavoro e si può dire che tutti ne fossero capaci, ma le loro abitudini all'ozio e alla malvagità spesso prendevano il sopravvento sulle loro promesse e assicurazioni, come anche sugli sforzi dei direttori e del personale dell'ospedale'' (in Ch. Paultre, op.cit. pag.189)</ref> è colui che rifiuta il lavoro come mezzo di espiazione, per guadagnarsi la [[Grazia (teologia)|grazia]] divina, e strumento dato da Dio per riscattarsi dal [[peccato originale]]: chi non lavora quindi è colui che si ribella e rifiuta Dio.<br />
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L'inutilità sociale del povero determina la sua condanna ed esclusione dalla società dei buoni. Al di fuori di ogni controllo della [[legge]] comune l'ospedale diviene una casa di correzione, molto simile a un [[Prigione|carcere]], dove relegare i marginali. La carità si è laicizzata come dovere di stato sanzionato da leggi e la povertà è considerata una colpa contro l'ordine pubblico.
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|Masaaki Mochizuki
=== La povertà nel XVIII secolo ===
|Masaaki Mochizuki
Questa [[politica]] d'internamento [[sistema]]tico diffusa tra gli stati europei appare nel Settecento inumana e dannosa sul piano sanitario. Viene finalmente contestata dai filosofi [[Illuminismo|illuministi]] e abbandonata. Ci si avvicina alla concezione attuale della povertà considerata come una disfunzione della [[società (sociologia)|società]]. Il fattore [[economia|economico]] viene identificato come causa principale della povertà anche se quello morale non è del tutto messo da parte.
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Si propone come soluzione dell'indigenza l'applicazione del principio della ''ridistribuzione della [[ricchezza]]'': siamo però ancora lontani da una concezione dello [[Welfare state|stato assistenziale]] poiché l'intervento [[laicità|laico]] delle strutture [[stato|statali]] è indirizzato non a tutta la popolazione ma solo a certe categorie come le vedove, gli orfani...i poveri "buoni" e "meritevoli".
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|Masato Yoshino
Ancora nei giorni della [[Rivoluzione francese|Rivoluzione dell'89]] la condizione della povertà non era del tutto mutata dal secolo precedente: quando il popolo [[parigi]]no diede l'assalto al famigerato ''Hospital general'' e, dopo aver trucidato il personale ospedaliero, liberò circa 8000 ricoverati, in maggioranza donne, le condizioni di queste infelici, descritte da Restif de la Bretonne, un testimone del tempo,<ref>«''Quegli esseri infelici conducono qui una triste vita. Sempre a [[scuola]], sempre alla portata della frusta della vigilante, condannate all'eterno [[celibato]], a un cibo cattivo e repellente, possono solo sperare in un caso fortunato: che qualcuno le prenda a servizio o a imparare qualche mestiere faticoso. Ma anche allora, che razza di vita! Basta una piccola lamentela di un datore di lavoro ingiusto e vengono riportate all'ospedale per essere punite... [ecco] degli esseri offesi che, se anche il caso li gettasse nella vita sociale, occuperebbero la più infima delle posizioni.''» ( Restif de la Bretonne, Les nuits de Paris, scelta a cura di P. Boussel, Paris, 1963, p. 287.)</ref> non erano diverse da quelle dei tempi passati.
|Masato Yoshino
 
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[[File:Pfeilhammer.JPG|upright=1.6|thumb|Il nuovo paesaggio industriale]]
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Ma già qualcosa era cambiata nella politica sociale: repressione e carità cominciarono a essere distinte: fu abolito il lavoro forzato nelle manifatture ospedaliere e furono istituiti i ''depots de mendicité'' (depositi di mendicità) dove erano internati i vagabondi e i mendicanti mentre negli ospedali generali venivano ricoverati i poveri di ogni genere. Nei dépôts ai mendicanti era offerto un ricovero provvisorio in attesa che li reclamasse la [[famiglia]] o un qualche datore di lavoro. Più a lungo erano trattenuti solo i vagabondi e i mendicanti di professione il cui accattonaggio era considerato un reato.<ref>Chi veniva colto a mendicare per la prima volta veniva condannato alla reclusione nell'ospedale generale per almeno due mesi; la seconda volta , si veniva condannati all'internamento per almeno tre mesi e alla marchiatura con la lettera M (da mendiant, mendicante); per la terza volta agli uomini toccavano cinque anni sulle [[galea|galere]], alle donne cinque anni di reclusione nell'ospedale generale (i [[tribunale|tribunali]] potevano aumentare la pena fino all'ergastolo)</ref> Tutti i detenuti erano obbligati a lavorare dall'alba al tramonto e ogni dépôts era attrezzato a tale scopo di botteghe artigiane. Sommosse agitazioni periodicamente nascevano in quegli agglomerati di mendicanti e assumevano spesso il carattere di aperte e sanguinose rivolte come quella di [[Rennes]], nel [[1782]].
|Mondai Ryu
 
|Daisuke Kimata
La rivoluzione del [[1789]] mise fine anche ai depositi di mendicità segnando la conclusione dell'epoca della "grande reclusione".
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L'originale esperienza sociale che aveva messo assieme lo spirito di carità e la crudele repressione, aveva nello stesso tempo esaltato la funzione del [[lavoro]] come una forma di educazione e socializzazione sia nelle società cattoliche sia in quelle protestanti. Ora il lavoro viene esaltato nel sistema industriale come sinonimo di riscatto e elevazione sociale ma nella realtà il lavoro [[operaio]] diviene una forma di mantenimento e talora di aggravamento della povertà.
|Naruki Doi
 
|Naruki Doi
L'Europa, che si stava avviando verso lo sviluppo industriale, sembrava voler conservare nella moderna fabbrica, con il rigido regolamento interno, le norme di [[disciplina (diritto)|disciplina]] del lavoro e, con la stessa struttura [[architettura|architettonica]], quella passata commistione di [[Prigione|carcere]] e manifattura degli ospedali generali.
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=== La povertà nel XIX secolo ===
|[[Neville (wrestler)|PAC]]
{{Citazione|La [[storia]] di ogni [[società (sociologia)|società]] esistita fino a questo momento, è storia di lotte di classi.<br />
|Ben Satterley
Liberi e [[schiavitù|schiavi]], [[patrizio (titolo)|patrizi]] e [[plebe]]i, [[barone|baroni]] e [[servo della gleba|servi della gleba]], membri delle [[corporazione|corporazioni]] e [[apprendistato|garzoni]], in breve, oppressori e oppressi, furono continuamente in reciproco contrasto, e condussero una lotta ininterrotta, ora latente ora aperta; lotta che ogni volta è finita o con una trasformazione [[rivoluzione (politica)|rivoluzionaria]] di tutta la società o con la comune rovina delle classi in lotta. Nelle epoche passate della storia troviamo quasi dappertutto una completa articolazione della società in differenti ordini, una molteplice graduazione delle posizioni sociali. In [[Roma]] antica abbiamo patrizi, [[Ordine equestre|cavalieri]], plebei, schiavi; nel [[Medioevo]] [[feudalesimo|signori feudali]], [[vassallo|vassalli]], membri delle corporazioni, garzoni, servi della gleba, e, per di più, anche particolari graduazioni in quasi ognuna di queste classi. La società civile moderna, sorta dal tramonto della società feudale, non ha eliminato gli antagonismi fra le classi. Essa ha soltanto sostituito alle antiche, nuove classi, nuove condizioni di oppressione, nuove forme di lotta.La nostra epoca, l'epoca della [[borghesia]], si distingue però dalle altre per aver semplificato gli antagonismi di classe. L'intera società si va scindendo sempre più in due grandi campi nemici, in due grandi classi direttamente contrapposte l'una all'altra: borghesia e proletariato.|[[Karl Marx]], '''[[Manifesto del partito comunista]]''' [[1848]]}}
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[[File:The Snapshot of poor law of 1834.gif|left|thumb|La realtà della nuova legge dei poveri del [[1834]]]]
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Nell'Inghilterra dell'ormai avviata [[rivoluzione industriale]] era giunto il tempo di una nuova legge per la povertà che, emanata nel [[1834]], aboliva la “carità legale”, proibiva l'aiuto a domicilio e costringeva i poveri nelle nuove ''workhouse'' (case di lavoro), nuove versioni degli ospedali generali con il medesimo rigido regime del passato di costrizioni e di privazioni, nonché di separazione secondo il sesso e l'età.
|Punch Tominaga
 
|Chichiro Tominaga
Autore di questa politica fu Sir [[Edwin Chadwick]] ([[1800]]-[[1890]]), discepolo di [[Jeremy Bentham]], personaggio molto odiato, un amministratore dispotico e discusso la cui figura è ricordata soprattutto per il suo impegno nella riforma della [[salute|sanità]] pubblica, convinto com'era che le condizioni insalubri delle città provocassero malattie [[biologia|biologiche]] e sociali, causa di un degrado [[psicologia|psicologico]] che può trascinare le persone verso i vizi, come l'[[alcolismo]], o peggio, verso la rivoluzione. Rendere le città più salubri poteva essere lo strumento per rendere il [[proletariato]] più felice, più sano, più produttivo, e più docile.<ref>Sulla presunta "felicità del proletariato inglese" scriveva qualche anno dopo nel [[1844]] [[Karl Marx]] in un articolo pubblicato a firma : "Un prussiano" intitolato "''Il re di Prussia e la riforma sociale''":«''Si concederà inoltre che l'Inghilterra è il paese del [[pauperismo]]; perfino questa parola è di origine inglese. L'esame dell'Inghilterra è dunque l'esperimento più sicuro per conoscere il rapporto di un paese politico col pauperismo. In Inghilterra la miseria degli operai non è parziale, ma universale; non limitata ai distretti [[industria]]li, ma estesa a quelli [[agricoltura|agricoli]]. I movimenti qui non sono in sul nascere, bensì da quasi un secolo si ripresentano periodicamente. Come intendono il pauperismo la [[borghesia]] inglese e il [[governo]] e la [[stampa]] a essa legati? Nella misura in cui la borghesia inglese ammette che il pauperismo è una colpa della [[politica]], il [[whig (Regno Unito)|whig]] considera il [[Partito Tory|tory]], e il tory il whig, come la causa del pauperismo. Secondo il whig, il [[monopolio]] della grande proprietà terriera e la legislazione [[protezionismo|protezionista]] contro l'[[importazione]] dei [[cereale|cereali]] è la fonte principale del pauperismo. Secondo il tory, tutto il male risiede nel [[liberalismo]], nella [[concorrenza (diritto commerciale)|concorrenza]], nel sistema [[industria]]le spinto troppo avanti. Nessuno dei [[partito|partiti]] trova il motivo nella [[politica]] in generale, bensì ciascuno di essi lo trova nella politica del proprio partito; ma ambedue i partiti non si sognano neppure una riforma della società.''»</ref>
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Il tema della povertà comincia in questi anni a essere associato a quello dell'[[industria]]lismo. L'''Accademia delle scienze morali e politiche'' francese promosse delle inchieste sulle condizioni degli operai in Francia volendo stabilire in che cosa consistesse la loro povertà, come si manifestasse e quali fossero le cause che la determinavano. Una prima risposta era stata data da [[Louis Renè Villermé]], un medico fautore degli aspetti positivi del sistema della fabbrica e convinto che tutto ciò che lo contrastasse fosse un'offesa della pubblica morale: la promiscuità dei sessi all'interno delle fabbriche, l'eccessiva durata dell'orario di lavoro minorile, i prestiti concessi agli operai come anticipo dei loro salari erano le uniche cause del degrado morale e fisico degli operai.[[File:MandK Industrial Revolution 1900.jpg|upright=1.6|thumb|Operai]]
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|Ryo Saito
Questa tesi moralistica venne contestata da Antoine-Eugène Buret nella sua opera ''"De la misère des classes laborieuses en Angleterre et en France... "''; egli vuole eliminare dall'analisi [[sociologia|sociologica]] della cause della povertà ogni riferimento astratto e non verificabile: comincia quindi a stabilire una stretta connessione tra le condizioni di indigenza degli operai e la ricchezza considerati entrambi come fenomeni strettamente economici e controllabili oggettivamente. Le sue conclusioni lo portano a sostenere che esiste un rapporto di «''coesistenza''» o «''simultaneità''» tra la povertà e la «''ricchezza della nazione''» e che le cause di questa concomitanza sono da riportare «''ai processi industriali, alle circostanze in cui si trovano posti, gli uni in relazione con gli altri, gli agenti della [[produzione]]''» così che «''la condizione fisica e morale dei lavoratori si misura esattamente sulla posizione in cui essi si trovano di fronte agli strumenti o ai [[Capitale (economia)|capitali]]''» nel senso che «''più ne sono vicini e più la loro vita è assicurata; ed essa si eleverà e migliorerà secondo la misura e l'estensione di questi rapporti.''» (in op. cit. tomo II libro III cap.V pag.86)
|Ryo Saito
 
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==== Il pensiero sociale della Chiesa ====
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{{Citazione|Il denaro non è 'disonesto' in se stesso, ma più di ogni altra cosa può chiudere l'uomo in un cieco egoismo. Si tratta dunque di operare una sorta di 'conversione' dei beni economici: invece di usarli solo per interesse proprio, occorre pensare anche alle necessità dei poveri, imitando Cristo stesso|[[Benedetto XVI]] 23 settembre [[2007]]}}
|Shachioko Boy
{{Citazione|La dottrina sociale cattolica ha sempre sostenuto che l'equa distribuzione dei beni è prioritaria. Il profitto è naturalmente legittimo e, nella giusta misura, necessario allo sviluppo economico.... L'emergenza della fame e quella ecologica stanno a denunciare, con crescente evidenza, che la logica del profitto, se prevalente, incrementa la sproporzione tra ricchi e poveri e un rovinoso sfruttamento del pianeta|[[Benedetto XVI]] 23 settembre [[2007]]}}
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Di fronte all'ascesa del movimento [[socialismo|socialista]] le Chiese cristiane, sia quelle protestanti sia quelle cattoliche, sentirono la necessità di chiarire esplicitamente le proprie concezioni sul problema sociale della povertà dei lavoratori. Nel [[1871]] il [[vescovo]] cattolico di [[Magonza]], [[Wilhelm Emmanuel von Ketteler]] nel suo libro "''[[Liberalismo]], socialismo, cristianesimo''" denunciava gli abusi del [[capitalismo]] e sosteneva che lo Stato, contro le teorie liberiste, dovesse intervenire con una legislazione sociale a regolare i fatti economici. Da lui nacque un movimento cristiano-sociale che si diffuse in [[Austria]], Francia e [[Belgio]].
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Nel [[1891]] prese ufficialmente posizione lo stesso pontefice [[Leone XIII]] con l'[[enciclica]] ''[[Rerum novarum]]'' sulla questione sociale, cui era particolarmente sensibile per aver direttamente visto esplodere le rivolte operaie in Belgio al tempo della sua [[nunzio apostolico|nunziatura apostolica]].<br />
|Shun Skywalker
L'enciclica afferma che voler trasformare la [[proprietà (diritto)|proprietà]] da personale a collettiva offende i diritti [[natura]]li («''diritto di natura è la proprietà privata''» ) ed è impossibile togliere dal mondo le disparità sociali così come non si può eliminare il dolore («''levar via le sofferenze del mondo non v'è forza o arte che possa''») anzi le differenze tra ricchi e poveri sono necessarie per mettere in atto le virtù cristiane della carità e della pazienza. L'enciclica inoltre muove un preciso atto d'accusa al capitalismo e ai ricchi, indifferenti alla dignità umana e cristiana dei poveri: «''Si ricordino i capitalisti e i padroni che né le divine né le umane leggi permettono di opprimere per utile proprio i bisognosi e gli infelici, e trafficare sulla miseria del prossimo. Defraudare la giusta mercede è colpa sì enorme che grida vendetta al cospetto di Dio''» (da Gaeta, Villani, "Le encicliche sociali dei Papi da Pio IX a Pio XII, 1846-1946", Milano 1971). La soluzione della questione sociale, secondo l'enciclica, sarà nella [[cooperazione]] tra capitale e lavoro e nell'intervento dello Stato che dovrà da un lato tutelare il lavoro e assicurare il giusto [[salario]] e dall'altro frenare le cupidigie delle plebi malconsigliate prevenendo a tempo le cause dei tumulti e delle violenze.
|Shun Watanabe
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|Super Shisa
|Yoshiyuki Saito
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|Susumu Yokosuka
|Susumu Mochizuki
|Open The Brave Gate Champion
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|Takashi Yoshida
|Takashi Yoshida
|Open The Triangle Gate Champion
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|U-T
|Yuta Tanaka
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|Yamato
|Masato Onodera
|Open The Twin Gate Champion
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|Yasushi Kanda
|Yasushi Kanda
|Open The Triangle Gate Champion
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|Yosuke Santa Maria
|Yosuke Watanabe
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|Yuki Yoshioka
|Yuki Yoshioka
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|}
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
=== Bibliografia sulla povertà ===
* A. Brandolini, C. Saraceno, A. Schizzerotto (a cura di), 2009, Dimensioni della disuguaglianza in Italia: povertà, salute, abitazione, Il Mulino, Bologna.
* Baldini, Massimo e Toso, Stefano, 2009, Diseguaglianza, povertà e politiche pubbliche in Collana "Itinerari", Il Mulino, Bologna (Edizione 2009)
* ''"Famiglie in salita" Rapporto 2009 su povertà ed esclusione sociale'', Caritas Italiana - Fondazione «E. Zancan», Il Mulino, Bologna.
* F. Corbisiero, 2005, Le trame della povertà, Franco Angeli, Milano
* ''Rapporto sulla povertà e le disuguaglianze nel mondo globale'' a cura di Nicola Acocella, Giuseppe Ciccarone, Maurizio Franzini, Luciano Marcello Milone, Felice Roberto Pizzuti e Mario Tiberi. Edito a cura della ''Fondazione Premio Napoli''. 2004
* Einaudi L. (1964), Lezioni di politica sociale, con una nota introduttiva di F. Caffè, Einaudi, Torino.
* Istituto Nazionale di Statistica (2002), La povertà in Italia nel 2001, Roma.
* Pete Alcock, Remo Siza "La povertà oscillante" Franco Angeli 2003
 
=== Bibliografia sulla storia della povertà ===
* G.Iorio, ''La povertà – Analisi storico-sociologica dei processi di deprivazione'', Armando Editore, Roma, 2001
* Sant'Ambrogio, ''De Nabuthae Historia'' (sulla proprietà, i ricchi e i poveri)
* Sant'Ambrogio, ''De Officiis Ministrorum'' (sui doveri dei sacerdoti e sul vivere cristianamente)
* A.Giardina, ''Melania la santa, in Roma al femminile'', a cura di A.Fraschetti, Laterza,1994
* A.H.M.Jones, ''Il Tardo Impero Romano'', trad.it. Il Saggiatore, Milano,1974, vol.III, "Agri deserti",
* V. Paglia, ''Storia dei poveri in Occidente'', Milano, 1994
* G. Ricci, ''Povertà, vergogna, superbia. I declassati fra medioevo e età moderna'', Bologna 1996
* ''Ospedali e città. L'Italia del centro Nord, XII-XVI secolo'', a cura di J. Allen Grieco, L. Sandri, Firenze 1997
* J.C.Schmitt, ''La storia dei marginali'', in ''La nuova storia'', a cura di J. Le Goff, Milano 2002,
* F. Bèriac, ''La paura della lebbra'', in ''Per una storia delle malattie'', Bari 1986
* B. Geremek, ''Il pauperismo nell'età preindustriale (secoli XIV-XVIII)'', in ''Storia d'Italia, V, I documenti, I'', a cura di C. Vivanti, Torino 1973
* L. Fiorani, ''Religione e povertà. Il dibattito sul pauperismo a Roma tra Cinque e Seicento'',
* Gutton, ''La Società e i poveri'', Milano 1977;
* [[Michel Mollat du Jourdin|M. Mollat]], ''I poveri nel Medioevo'', Bari 1982;
* B. Geremek, ''La pietà e la forca. Storia della miseria e della carità in Europa'', Bari 1986
* B.Geremek, ''Mendicanti e miserabili nell'Europa moderna, Bari 1989;
* B.Geremek, ''La storia dei poveri. Pauperismo ed assistenza nell'età moderna'', a cura di A. Monticone, Roma 1985.
* Camporesi Piero (a cura di), ''Il libro dei vagabondi'', Saggi, Prefazione di Franco Cardini. ISBN 88-11-59719-6
* M. Foucault, Sorvegliare e punire, 1976 (franc. 1975)
* Ch. Paultre, ''De la répression de la mendicité et du vagabondage en France sous l'Ancien régime'', Paris 1906.
* Restif de la Bretonne, ''Les nuits de Paris'', scelta a cura di P. Boussel, Paris, 1963
* E.Buret, ''De la misère des classes laborieuses en Angleterre et en France; de la nature de la misère, de son existence, de ses effets, de ses causes, et de l'insuffisance des rèmedes qu'on lui opposés jusqu'ici; avec l'indication des moyens propres a en affranchir les sociètes'', Bruxelles, 1842
* Gaeta, Villani, ''Le encicliche sociali dei Papi da Pio IX a Pio XII, 1846-1946'', Milano 1971
 
== Voci correlate ==
{{div col}}
* [[Aporofobia]]
* [[Assistenza sanitaria]]
* [[Carestia]]
* [[Diritto all'acqua]]
* [[Diseguaglianza sociale]]
* [[Disuguaglianza economica]]
* [[Economia dello sviluppo]]
* [[Elemosina]]
* [[Accattonaggio]]
* [[Beneficenza]]
* [[Zedaqah]]
* [[Zakat]]
* [[Emarginazione]]
* [[Fame]]
* [[Inedia]]
* [[Malattia]]
* [[Malnutrizione]]
* [[Popoli nomadi]]
* [[Quarta pauperum]]
* [[Guerra]]
* [[Ricchezza]]
* [[Riduzione della povertà]]
* [[Stato sociale]]
* [[Terzo mondo]]
* [[Voto di povertà]]
* [[Senzatetto]]
* [[Altruismo]]
* [[Egoismo]]
* [[Etica]]
* [[Povertà nella Roma del XVI secolo]]
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://www.italia.attac.org/spip/spip.php?article2559|''Crisi dei ricchi, via crucis dei poveri''}}
* [http://www.istat.it/societa/consumi/ Pagina sul sito [[Istat]] contenente dati su povertà e consumi in Italia]
* [http://s2ew.caritasitaliana.it/pls/caritasitaliana/V3_S2EW_consultazione.mostra_pagina?id_pagina=395 Sezione del sito di Caritas Italiana] con presentazioni e schede di sintesi di tutti i Rapporti Caritas-Zancan su povertà ed esclusione sociale in Italia
 
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