Esodo palestinese del 1948 e Virgilio Malvezzi: differenze tra le pagine

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{{Infobox militare
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|Nome = Virgilio Malvezzi
[[File:Palestinian refugees.jpg|thumb|upright=1.4|[[Rifugiati palestinesi]] durante l'esodo del 1948.]]
|Immagine = Virgilio_Malvezzi.jpg
|Didascalia =
|Soprannome =
|Data_di_nascita = 8 settembre 1595
|Nato_a = [[Bologna]]
|Data_di_morte = 11 agosto 1654
|Morto_a = [[Castel Guelfo di Bologna]]
|Cause_della_morte =
|Luogo_di_sepoltura = [[Basilica di San Giacomo Maggiore]], [[Bologna]]
|Religione = [[Cattolicesimo]]
|Nazione_servita = [[Spagna]]
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|Comandanti = [[Gómez Suárez de Figueroa y Córdoba]]
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|Battaglie = Presa di Acqui, Assedio di Verrua
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|Altro_lavoro = [[Storico]], [[scrittore]]
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|Altro =
|Note =
|Ref =
}}
{{Bio
|Nome = Virgilio
|Cognome = Malvezzi
|Sesso = M
|LuogoNascita = Bologna
|GiornoMeseNascita = 8 settembre
|AnnoNascita = 1595
|LuogoMorte = Castel Guelfo di Bologna
|GiornoMeseMorte = 11 agosto
|AnnoMorte = 1654
|Epoca = 1600
|Attività = scrittore
|Attività2 = militare
|Attività3 = politico
|Nazionalità = italiano
}}
 
==Biografia==
L''''esodo palestinese del 1948''' ({{Arabo|الهجرة الفلسطينية|al-Hijra al-Filasṭīniyya}}),<ref>All'epoca gli abitanti della Palestina erano chiamati già Palestinesi. Il nome "Palestina" e il relativo [[etnonimo]] cominciarono a essere usati quando l'area "[[Grande Siria|siriana]]", non più [[Impero ottomano|ottomana]] - comprendente gli attuali Stati di [[Siria]], [[Libano]], [[Giordania]] (allora [[Transgiordania]]) e [[Israele]] (inclusi i territori sotto amministrazione parziale dell'[[Autorità Nazionale Palestinese|ANP]]) - non fu indicata più globalmente come ''Shām''. A dimostrazione di ciò stanno le denominazioni attribuite ai [[Mandato|Mandati]], rispettivamente affidati dalla [[Società delle Nazioni]] alla [[Francia]] e al [[Regno Unito]], relativi alla [[Mandato francese della Siria|Siria]] e alla [[Mandato britannico della Palestina|Palestina]], appunto.</ref> conosciuto soprattutto nel [[mondo arabo]], e fra i palestinesi in particolare, come '''nakba''' ({{arabo|النكبة|al-Nakba}}, letteralmente "disastro", "catastrofe", o "cataclisma"), è l'esodo della popolazione [[palestinesi|araba palestinese]] durante la guerra civile del 1947-48, al termine del [[Mandato britannico della Palestina|Mandato Britannico]], e durante la [[guerra arabo-israeliana del 1948]], dopo la fondazione dello [[Stato di Israele]]. ''Nakba'' è il nome assegnato a questo evento dalla storiografia, non solo araba.
[[File:Coa fam ITA malvezzi2.jpg|thumb|upright=0.5|Stemma della [[Malvezzi (famiglia)|famiglia Malvezzi]]]]
Figlio di Piriteo, barone di Taranta, e della sua seconda moglie, Beatrice Orsini, nel 1613 ottenne il dottorato ''[[in utroque iure]]'' all'[[Università di Bologna]] e poi si recò a Siena, dove il padre prestava servizio come governatore al servizio di [[Cosimo II de' Medici]]. A Siena divenne amico intimo dell'umanista [[Papa Alessandro VII|Fabio Chigi]], il futuro papa Alessandro VII. A contatto con gli ambienti culturali senesi<ref>A Siena Malvezzi si dedicò allo studio dei classici: « oltre a Tacito, soprattutto Seneca, il cui studio il M. approfondì grazie a un'altra conoscenza senese, Ettore Nini, e Plutarco » (Clizia Carminati, voce su Virgilio Malvezzi nel {{Cita|DBI}})</ref>, nel 1622 pubblicò la sua prima opera, i ''Discorsi sopra Cornelio Tacito'' dedicati al [[Sovrani di Toscana|Granduca di Toscana]]. Nel 1625 partì per militare sotto il comando del [[Gómez Suárez de Figueroa y Córdoba|duca di Feria]], [[governatore di Milano]], ma a causa di problemi di salute - era debole, mangiava poco e soffriva di frequenti capogiri<ref>{{Cita|Elliott (1990)|p. 559}}</ref> - dopo un solo anno abbandonò la carriera militare per fare ritorno a Bologna.
 
Alla morte del padre, nell'ottobre del 1627, ereditò insieme al fratello Marco Antonio i suoi titoli e il feudo di Castel Guelfo, dove si dedicò allo studio delle opere di [[Tito Livio]] senza perdere il contatto con i circoli intellettuali bolognesi. Strinse amicizia con importanti [[Pittore|pittori]] bolognesi, come [[Alessandro Tiarini]] e [[Guido Reni]], che fu poi autore dei [[Frontespizio|frontespizi]] delle sue opere maggiori e di un suo ritratto.<ref>{{Cita libro|autore= Silvia Bulletta|titolo= Virgilio Malvezzi e la storiografia classica|anno=1995|editore= Istituto di propaganda libraria|p= 22|citazione= L'amore per la pittura spinse il Malvezzi a stringere amicizia con i più illustri pittori bolognesi del tempo, in particolare con Guido Reni, il quale disegnò «tutti li frontespizi per le opre sue famose», affidandone l'esecuzione alla bottega dei [[Bartolomeo Coriolano|Coriolani]]. Dall'epistolario dello scrittore si evince che il Reni dovette ritrarre il Malvezzi stesso.|ISBN= 978-88-7836-410-3}}</ref><ref>{{Cita web|url= http://www.italianisti.it/upload/userfiles/files/2_Ripari%20%28Giunta_Campana%29.pdf|titolo= Virgilio Malvezzi (1595-1653) tra letteratura, politica e pittura|accesso=10 marzo 2019|data=|autore=Edoardo Ripari}}</ref> Iniziò anche un rapporto epistolare con Juan Antonio de Vera y Figueroa, ambasciatore di Spagna a Venezia, che gli fornì l'aiuto necessario per la stesura del ''Ritratto del privato politico christiano''.
Durante tale conflitto, più di 700.000<ref>Tra 700.000 e 720.000 secondo la maggioranza degli storici, 711.000 secondo l'[[Nazioni Unite|ONU]], 511.000 secondo il governo [[Israele|israeliano]], 900.000 secondo i palestinesi.<br />
Dato dell'ONU: {{Cita web|autore=United Nations General Assembly|url=http://domino.un.org/unispal.nsf/9a798adbf322aff38525617b006d88d7/93037e3b939746de8525610200567883?OpenDocument|titolo=General Progress Report and Supplementary Report of the United Nations Conciliation Commission for Palestine|data=23 ottobre 1950|lingua=en|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141028123125/http://domino.un.org/unispal.nsf/9a798adbf322aff38525617b006d88d7/93037e3b939746de8525610200567883?OpenDocument|dataarchivio=28 ottobre 2014}}</ref> arabi palestinesi abbandonarono città e villaggi, o ne furono espulsi, e, successivamente, si videro rifiutare ogni loro diritto al ritorno nelle proprie terre, sia durante sia al termine del conflitto.
 
Il successo editoriale del ''Ritratto'', immediatamente tradotto in spagnolo da Francisco de Balboa y Paz con il titolo ''Retrato del privado Christiano Político deducido de las acciones del Conde Duque'' (Napoli, 1635), garantì al Malvezzi la protezione del [[Gaspar de Guzmán y Pimentel|Conte di Olivares]], e gli aprì le porte della Corte di Madrid, dove si recò nel luglio 1636. A Madrid Olivares gli commissionò una storia della Spagna dal Regno di [[Filippo III di Spagna|Filippo III]], che Malvezzi iniziò a scrivere in [[Lingua spagnola|castigliano]], lasciandola tuttavia incompiuta per far fronte ai nuovi incarichi che gli furono affidati.
La proporzione fra i palestinesi che erano fuggiti o che furono cacciati, le cause e le responsabilità dell'esodo, il suo carattere accidentale o intenzionale, come pure il diniego, dopo la cessazione dei combattimenti, del diritto al ritorno degli abitanti arabo-palestinesi (musulmani e cristiani), sono un soggetto fortemente dibattuto sia da parte degli studiosi del conflitto israelo-palestinese, sia da parte degli storici specialisti degli eventi di tale periodo.
 
[[File:Arolsen Klebeband 01 055.jpg|thumb|left|Filippo IV di Spagna]]
Questo esodo è anche all'origine della successiva problematica dei [[rifugiati palestinesi]], che costituisce uno dei contenziosi più difficili da risolvere del più ampio [[conflitto arabo-israeliano]] e del conflitto israelo-palestinese. I rifugiati palestinesi e i loro discendenti registrati dall'[[UNRWA]] erano 5.149.742 nel 2015, distribuiti in [[Giordania]], [[Striscia di Gaza]], [[Cisgiordania]], [[Siria]] e [[Libano]]; di questi molti risiedevano nei [[campi-profughi palestinesi]].<ref name="UNRWA2015">{{cita web|titolo=UNRWA in figures|url=http://www.unrwa.org/sites/default/files/unrwa_in_figures_2015.pdf|pubblicazione=UNRWA}}</ref>
Nel 1639 diede alle stampe ''La libra'', analisi delle vittorie e delle sconfitte della Spagna durante il «felice regno di Filippo IV il Grande», con un bilancio decisamente favorevole alle armi spagnole nel confronto con la Francia e ad Olivares come grande architetto dei suoi successi militari, primo fra tutti la vittoriosa difesa di [[Hondarribia|Fuenterrabìa]] assediata dall'esercito francese.<ref>{{Cita|Elliott (1990)|p. 528}}</ref> La stessa intenzione propagandistica e polemica hanno i ''Sucesos principales de la monarquia de España en el año 1639'', pubblicati in spagnolo a Madrid, nel 1640, e in italiano un anno dopo, ad [[Anversa]].<ref>{{Cita|Elliott (1990)|p. 537}}</ref>
 
I suoi servizi alla monarchia spagnola vennero ricompensati nel 1640 con un seggio nel Consiglio di Stato e Guerra di Filippo IV e la nomina ad ambasciatore straordinario a [[Londra]]<ref>{{Cita libro|autore=[[Benedetto Croce]]|titolo=Nuovi saggi sulla letteratura italiana del Seicento|anno=1931|editore=[[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli]]|p=98}}</ref>, affiancato dall'ambasciatore ordinario, Alonso Cárdenas, con l'incarico di concludere un'alleanza con [[Carlo I d'Inghilterra]] contro le [[Repubblica delle Sette Province Unite|Province Unite]] dopo la sconfitta inflitta inflitta dalla [[Koninklijke Marine|Marina Olandese]] all'[[Armada Española]] nella [[Battaglia delle Dune (1639)|battaglia delle Dune]], avvenuta in acque territoriali inglesi, violando la neutralità dell'Inghilterra. Malvezzi doveva anche entrare in contatto con gli esuli francesi, che la Spagna si offriva di sostenere. La missione si concluse con un fallimento, a causa delle eccessive richieste inglesi e delle difficoltà economiche che la Spagna stava attraversando, e Malvezzi fu inviato nelle [[Fiandre]] come consigliere di [[Ferdinando d'Asburgo (1609-1641)|Ferdinando d'Asburgo]].<ref>{{Cita|Elliott (1990)|pp. 558-561}}</ref>
L'espressione ''Yawm al-Nakba'' ({{Arabo|يوم النكبة}}, "Giorno della Nakba"), identifica la ricorrenza, commemorata ogni anno il [[15 maggio]], con la quale le genti palestinesi e lo [[Stato di Palestina]], con altri paesi arabi, rievocano l'estromissione nel 1948 di buona parte degli abitanti arabi della Palestina dai confini dello [[Israele|Stato d'Israele]]. Nel febbraio [[2010]] la [[Knesset]] ha varato una legge che proibisce di manifestare pubblicamente in Israele lutto e dolore il 15 maggio.<ref>{{cita web|url=http://www.middleeastmonitor.org.uk/news/middle-east/716-knesset-criminalises-the-commemoration-of-the-qnakbaq|titolo=Knesset criminalises the commemoration of the "Nakba"|sito=Middle East Monitor|lingua=en|data=1951|accesso=21 settembre 2014}}</ref>
 
Dopo la morte di Ferdinando nel novembre del 1641 Malvezzi rimase in carica sotto il nuovo governatore [[Francisco del Melo]], ma dopo la caduta in disgrazia di Olivares gli fu ordinato di tornare in Spagna e nel 1645, dopo aver rinunciato per motivi di salute a una nuova missione diplomatica presso il [[duca di Baviera]], fu autorizzato a tornare a Bologna, dove fu nominato Senatore e Gonfaloniere di Giustizia. Fu eletto principe dell'Accademia dei Gelati, con il nome di ''Esposto''.
La [[nuova storiografia israeliana]] ha riesaminato l'esodo palestinese, ridefinendolo come un atto di [[pulizia etnica]]: questa [[revisionismo storiografico|rivisitazione]] si è compiuta soprattutto con l'opera dello studioso israeliano dissidente [[Ilan Pappé]].
 
A Bologna non perse i contatti con la Spagna, come dimostrano, tra le altre cose, le lettere che Malvezzi ricevette da [[Diego Velázquez|Velázquez]], che aveva avuto occasione di incontrare a Madrid, nelle quali il pittore sivigliano gli parlava di [[Pietro da Cortona]] e della possibilità, suggerita da Malvezzi e infine scartata, di chiamarlo in Spagna per lavorare agli affreschi del [[Real Alcázar di Madrid]], che furono infine realizzati dai bolognesi [[Angelo Michele Colonna]] e [[Agostino Mitelli]].
== Contesto ==
=== Sionismo, pan-arabismo e nazionalismi ===
Storicamente, il conflitto s'inserisce nel quadro d'un antagonismo crescente fra l'[[Yishuv]] e la comunità araba di [[Palestina]].
 
Malvezzi morì a Castel Guelfo l'11 agosto 1654.
A partire dal [[1920]] e dall'assunzione del [[Mandato britannico della Palestina|controllo della Palestina]] da parte dei [[Regno Unito|britannici]], la regione conobbe una crescente immigrazione di ebrei che ambivano fondare uno Stato ebraico in Palestina. Come risposta, i dirigenti arabi si riconobbero negli ideali del [[nazionalismo arabo|nazionalismo]] o del [[panarabismo]] e condussero un'opposizione sempre più decisa, marcata dai [[Moti del 1920|moti]] nel [[1920]] e nel [[Moti del 1929|1929]] che attaccarono diverse comunità di immigrati sionisti in risposta a sanguinosi atti di terrorismo ebraico e di massacri contro la popolazione indigena.
 
==Opere==
Furono due tipi di società (una principalmente industriale e l'altra principalmente agricola e pastorale), due culture (l'una immersa da secoli nella storia dell'Occidente europeo<ref>L'immigrazione ebraica fu maggioritariamente composta da ebrei [[ashkenaziti]].</ref> e l'altra informata alla cultura dell'[[Islam]] turco-arabo) e due nazionalismi inconciliabili che si confrontarono e che si confrontano parimenti con l'"occupante" [[Regno Unito|britannico]].
{{quote|Il gusto poi che si riceve dal modo di Tacito consiste prima nello stile laconico, il quale tanto più piace dello [[Asianesimo|asiatico]] quanto il vino puro dell'inacquato. Secondo, è di gran sodisfazione il non perder tempo a legger molte righe nelle quali non sia qualche insegnamento. Terzo, l'oscurità sua dà grandissimo gusto a chiunque, affaticandosi, ne trova il vero senso, giudicandolo parto del proprio intelletto; il quale, ricevendo occasione da quelle sentenze d'uscir fuori della cosa che legge ed uscendo senza ingannarsi, riceve quel godimento che trar sogliono gli uditori delle metafore per consentimento di chi ne ha scritto.|Virgilio Malvezzi, Venezia, ''Discorsi sopra Cornelio Tacito'', Presso Marco Ginammi, 1635, introduzione.}}
[[File:UNGA 181 Map.png|upright=1.4|thumb|In rosso bordeaux, i Paesi che hanno votato contro il [[Piano di partizione della Palestina]], in verde, quelli che hanno votato a favore e, in giallo, i Paesi che non hanno preso parte alla votazione. Si noterà come il mondo [[islam]]ico abbia votato compattamente contro il Piano.]]
L'opposizione araba culmina nella [[Grande Rivolta Araba|Grande Rivolta del 1936-1939]]. Condotta dai nazionalisti palestinesi, essa si opponeva sia al [[Sionismo]], sia alla [[Mandato britannico della Palestina|presenza britannica in Palestina]] e ai politici che si richiamavano a un nazionalismo pan-arabo.<ref>Gli ideali del panarabismo, pur presenti sommariamente nel dibattito puramente intellettuale fin dai primi anni del [[XX secolo]], grazie agli scritti del funzionario [[Ottomani|ottomano]] (ma di cultura cristiana) [[Negib Azoury]], erano assai poco penetrate nella cultura araba che, d'altronde, non aveva mai concepito un'unità del mondo arabo che non fosse quella, pura e semplice, di un'unità linguistica. Gli ideali che avevano sempre svolto una funzione attrattiva erano stati sempre, semmai, quelli del [[Panislamismo]].</ref><br />
La repressione britannica era stata sanguinosa e la reazione delle organizzazioni sioniste non meno violenta. Alla fine della Grande Rivolta Araba, i [[Nazionalismo arabo|nazionalisti arabi]] palestinesi avevano tuttavia ottenuto dai britannici un drastico contenimento dell'immigrazione ebraica, tradotta nel [[Libro Bianco (Palestina)|Libro Bianco del 1939]]. Ma le conseguenze furono pesanti. La Rivolta aveva fatto quasi 5.000 morti da parte araba e 500 da parte ebraica. Le differenti organizzazioni paramilitari sioniste si rafforzarono e la maggior parte dei componenti dell'élite politica araba palestinese fu arrestata e costretta all'esilio. Fra essi, il capo del [[Supremo Comitato Arabo]], [[Hajj|Hājjī]] [[Amin al-Husseini|Amīn al-Ḥusaynī]] si rifugiò nella [[Germania nazista]] dove cercherà appoggi per la sua causa.
 
Notevole storico e [[moralista]], dallo stile preciso e profondo nella sua concisione, Malvezzi è da considerare uno dei maggiori "[[Lucio Anneo Seneca|senechisti]]" del Seicento.<ref>{{Treccani}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=[[Natalino Sapegno]]|titolo=Compendio di storia della letteratura italiana|volume= 2|anno=1974|editore=[[La Nuova Italia]]|p=74|citazione=Assai più sostanziosa e ricca d'anima, pur nella sua preziosità formale, è la prosa del primo e maggiore fra i nostri « senechisti », il bolognese Virgilio Malvezzi (1595-1654), che piacque al Graciàn, e influì per i modi stilistici su di lui e sul Quevedo e in genere sullo svolgersi in Ispagna del «cultismo» e del «concettismo».|ISBN=88-221-0500-1}}</ref> Scrisse in italiano e spagnolo, e fu presto tradotto in latino, spagnolo, tedesco, olandese e inglese.<ref>{{Cita libro|autore=Howard D. Weinbrot|titolo=Augustus Caesar in Augustan England: The Decline of a Classical Norm|anno=2015|editore=[[Princeton University Press]]|lingua=en|pp=42 e sgg.|url=https://books.google.it/books?id=u6F9BgAAQBAJ&pg=PA42&dq=virgilio+malvezzi&f=false#v=onepage&q=virgilio%20malvezzi&f=false|ISBN=978-0-691-06344-7}}</ref><ref name="y"/>
Dopo la [[seconda guerra mondiale]], in seguito alla [[Shoah]] e al problema dei profughi in [[Europa]], il movimento sionista attirò le simpatie dell'Occidente. In Palestina, i gruppi paramilitari della destra sionista, l'[[Irgun]] e il [[Lohamei Herut Israel|Lehi]], condussero per parte loro una campagna di violenze contro l'"occupazione" [[Regno Unito|britannica]]. I [[Nazionalismo arabo|nazionalisti arabi]] palestinesi si organizzarono ma rimasero molto in ritardo rispetto all'elemento ebraico. Tuttavia, l'indebolimento delle potenze [[colonialismo|coloniali]] rinforzò le potenze arabe e la [[Lega Araba]], recentemente creata, riprese le rivendicazioni nazionalistiche palestinesi e fece loro da portavoce.
 
Con i ''Discorsi sopra Cornelio Tacito '' (1622), opera "dall'elegante laconismo"<ref>George Alexander Kennedy, ''The Cambridge History of Literary Criticism'', vol. III, 1989, p. 357.</ref><ref>Jon R. Snyder, ''Mare Magnum: the arts in the early modern age'', p. 162, in John A. Marino, editor, Early modern Italy, 2002.</ref> inaugurò quello stile spezzato e aforistico che avrebbe caratterizzato tutta la sua produzione successiva.<ref>{{cita pubblicazione|autore=Silvia Bulletta|titolo= Etica, retorica e 'dramma' politico nelle storie romane di Virgilio Malvezzi |pubblicazione=Studi Secenteschi|città=[[Firenze]]|editore=[[Leo S. Olschki]]|numero=36|anno=1995|p=5|citazione=Senechismo, tacitismo, magistero aristotelico e pensiero moderno sono i grandi poli fra i quali si muove la prosa del Malvezzi, che, a partire dal ''Romulo'', diviene modello di stile laconico, ossia di quella maniera spezzata che si era imposta in alternativa all'ortodossia ciceroniana.}}</ref> [[John Milton]], che corredò di ampie postille la sua copia dei ''Discorsi'' nella traduzione inglese di sir [[Richard Baker]], si riferì a Malvezzi come a "colui che è capace di ridurre [[Tacito]] in mille pezzi" (''Malvezzi that can cut Tacitus into slivers and steaks'').<ref>John Milton, ''Of Reformation in England'', Book II. Cfr. J. Milton, ''Marginalia on Virgilio Malvezzi'', in ''The Works of John Milton'', edited by Th. O Mabbot and J. Milton French, New York, Columbia University Press, 1938, vol. XVIII, pp. 346, 493-500, 574, 640. Si veda altresì J. Milton French, ''The life records of John Milton'', Gordian Press, 1966, vol. II, p. 52.</ref>
La diplomazia non riuscì a conciliare i due opposti punti di vista. Nel febbraio [[1947]], i britannici annunciarono che avrebbero rinunciato al loro [[Mandato]] sulla Palestina. Il 29 novembre [[1947]], l'Assemblea generale delle nazioni Unite votò un [[Piano di partizione della Palestina]], con l'appoggio delle grandi potenze ma senza il sostegno del Regno Unito e contro l'insieme dei paesi arabi e musulmani.
 
Notevoli ''Il ritratto del privato politico christiano'' (1635), biografia del [[Gaspar de Guzmán y Pimentel|conte-duca di Olivares]], e soprattutto le biografie moralizzate di personaggi della storia antica: il ''Romulo'' (1629), il ''David perseguitato'' (1634), il ''Tarquinio il Superbo'' (1634) e le ''Considerationi con occasione d'alcuni luoghi delle vite d'Alcibiade, e di Coriolano'' (1648), parte del progetto mai realizzato di discutere le ''[[Vite parallele|Vite]]'' di [[Plutarco]].<ref>Nel Preambolo «Al Lettore» alle ''Considerationi con occasione d'alcuni luoghi delle vite d'Alcibiade, e di Coriolano'' Malvezzi riferisce di avere "discorso sopra otto di quelle ''Vite'' che ha scritto Plutarco d'huomini segnalati.", ma le altre vite risultano oggi perdute.</ref> « La riflessione etico-politica che correda le vite malvezziane è un interessante tentativo di coniugare l'eredità classica con le acquisizioni del pensiero del [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]] e del [[Francesco Guicciardini|Guicciardini]], sotto l'influsso della rinascita stoica cristiana promossa a livello europeo da [[Giusto Lipsio]], il grande studioso di Seneca e Tacito. »<ref>{{cita pubblicazione|autore=Silvia Bulletta|titolo= Etica, retorica e 'dramma' politico nelle storie romane di Virgilio Malvezzi|pubblicazione=Studi Secenteschi|città=[[Firenze]]|editore=[[Leo S. Olschki]]|numero=36|anno=1995|pp=4-5}}</ref>
=== La guerra di Palestina del 1948 ===
{{Vedi anche|Guerra arabo-israeliana del 1948}}
 
Malvezzi scrisse anche opere di storia contemporanea, come i ''Successi principali della monarchia di Spagna nell'anno 1639'' (1641), già pubblicato nel 1640 in lingua spagnola, e ''Introduttione al racconto de' principali successi accaduti sotto il comando del potentissimo re Filippo IV'' (1651).
L'indomani del voto, la guerra civile del 1947-1948 nella Palestina mandataria scoppiò fra la [[Yishuv|comunità ebraica]] e la comunità araba di Palestina. Il 15 maggio, dopo il ritiro britannico, la guerra civile si trasformò in una guerra fra [[Israele]] e gli [[Lega Araba|Stati arabi vicini]].
 
Malvezzi «godette non poca reputazione, che non fu già quella vana e fittizia degli elogi iperbolici allora assai comuni, ma la reputazione presso gl'intendenti, i quali in lui salutarono un moralista e stilista che rinnovava ed emulava Seneca, e il maggiore, se non il primo per tempo, dei «senechisti» italiani.»<ref>{{cita|B. Croce, S. Caramella (1930)|p. 310}}</ref> Le sue opere furono lette e ammirate da scrittori come [[Baltasar Gracián]]<ref>{{Cita libro|autore= Baltasar Gracián y Morales|titolo= Agudeza y arte de ingenio|anno=1947|editore= Espasa Calpe Austral|lingua=es|p=331|citazione= En otro género, el Rómulo y Tarquino, del marqués Virgilio Malvezzi, en la profundidad, en la concisión, en la sentencia, deja otros muchos poemas, y de quien se puede decir con verdad, que nihil molitur inepte, pues no tiene palabra que no encierre un alma; todo es viveza y espíritu.}} Cfr. anche B. Gracián, ''L'acutezza e l'arte dell'ingegno'', trad. it. G. Poggi, Palermo, Aesthetica, 1986, pp. 365-366.</ref><ref>{{Cita libro|autore=[[Andrea Battistini]]|titolo=Vico tra antichi e moderni|anno=2004|editore=[[Il Mulino]]|p=109|citazione=Nelle sue ''Considerazioni d'alcuni luoghi delle vite d'Alcibiade e Coriolano'' edite nel 1648 Malvezzi mette a frutto le sue ardite competenze letterarie che ne fanno il capofila dello stile laconico, e al tempo stesso la sua esperienza politica svolta ai massimi livelli europei, da cui trae materia per i suoi densi aforismi ispirati alla prudenza della ragion di stato, meritandosi tutto l'apprezzamento di Graciàn, entusiasta per il «mixto admirado» che scaturisce dalla congiunzione del «estilo sentencioso de los filósofos con el critico de los historiadores»|isbn=978-8815101969}}</ref>, [[Francisco de Quevedo]] (che nel 1632 tradusse in spagnolo il ''Romulo'')<ref>{{Cita web|url= http://www.biblioteca.org.ar/libros/140895.pdf|titolo= Quevedo lector de Malvezzi|accesso=6 marzo 2019|data=2008|pubblicazione=Alicante : Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes|autore= Mercedes Blanco}} Carmen Isasi ha recentemente curato un'edizione critica della traduzione Quevediana del ''Romulo'' (Francisco de Quevedo, ''El Rómulo de Virgilio Malvezzi'', a cura di C. Isasi Martínez, Bilbao: Universidad de Deusto, 1993), e uno studio linguistico-stilistico molto rigoroso de "Il Romulo" di Malvezzi nella traduzione di Quevedo.</ref>, Charles de Vion d'Alibray (che tradusse in francese il ''Romulo'' e il ''Tarquinio'')<ref name="y">{{Cita web|url=http://www.bibliomanie.it/virgilio_malvezzi_bologna_europa_edoardo_ripari.htm|titolo=Virgilio Malvezzi da Bologna all'Europa|autore=Edoardo Ripari|data=|accesso=6 marzo 2019}}</ref>, [[Nicolas Caussin]]<ref name="y"/> e [[Diego de Saavedra Fajardo]].<ref>{{Cita|Maravall (1986)|pp. 424-425}}.</ref> [[Benedetto Croce]] inserisce Malvezzi tra i grandi [[Moralista|moralisti]] del seicento (cfr. B. Croce e [[Santino Caramella|S. Caramella]] (a cura di), ''Politici e moralisti del Seicento. Strada-Zuccolo-Settala-Accetto-Brignole Sale-Malvezzi'', Bari 1930, pp. 255 sgg.).»<ref>{{Cita libro|autore=AA. VV.|titolo=Letteratura italiana: Le questioni|anno=2015|editore=[[Giulio Einaudi Editore]]|curatore=[[Alberto Asor Rosa]]|p=861|ISBN=9788806551865|anno=1986}}</ref>
Fu durante questo conflitto che si produsse l'esodo palestinese. Gli avvenimenti relativi alla guerre, importanti per la comprensione sono presentati nel loro sviluppo cronologico e in parallelo con le differenti tappe dell'esodo.
 
== Note ==
=== Le controversie sul contesto ===
<references />
Fare una sintesi dei principali elementi del contesto che permetta una lettura chiara e obiettiva degli avvenimenti legati all'esodo non è semplice, dal momento che la polemica fra [[storico|storici]] è tuttora assai intensa, fra chi privilegia le ragioni palestinesi e chi privilegia invece le ragioni ebraiche, senza che la maggioranza degli storici sia spesso disposta a dare una lettura equanime delle spinte morali e sociali che portarono le due parti a confliggere il cazzo degli ebrei
 
==Opere principali==
 
* {{Cita libro|editore= Marco Ginami
Lo storico [[Israele|israeliano]] [[Benny Morris]] - che appartiene per molti versi alla corrente che viene definita [[Nuova storiografia israeliana]] o [[Post-Sionismo|post-sionista]], e che da essa ha però successivamente preso di fatto le distanze, operando una certa revisione di quanto inizialmente da lui stesso scritto e dato alle stampe - considera che l'esodo palestinese sia stato pressoché «inevitabile». Egli ricorda le cause contestuali seguenti: l'intrico geografico delle popolazioni ebraica e araba palestinese; la storia del loro antagonismo dal 1917; la ripulsa delle due parti di qualsiasi [[soluzione binazionale]]; la profondità dell'animosità degli arabi palestinesi verso gli ebrei e la loro paura di essere sottomessi all'autorità [[Sionismo|sionista]]; le debolezze strutturali della società araba palestinese (disorganizzata, senza coesione sociale, senza leader, senza struttura nazionale, senza aspirazioni nazionalistiche condivise, ...) al contrario dell'[[Yishuv]].<ref>Benny Morris, minchia si zio
|cognome= Malvezzi
|nome= Virgilio
|titolo= Discorsi sopra Cornelio Tacito del conte Virgilio Maluezzi. Al serenissimo Ferdinando II. Gran duca di Toscana
|città= Venezia
|accesso= 2 marzo 2019
|data= 1622
|url= https://books.google.it/books?id=Q19Birc4wwQC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false
}}
* {{Cita libro|editore=
|cognome= Malvezzi
|nome= Virgilio
|titolo= Il Romulo del marchese Virgilio Maluezzi
|città= Bologna
|accesso= 2 marzo 2019
|data= 1629
|url= https://books.google.it/books?id=Z2RrTK_zC_AC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false
}}
* {{Cita libro|editore= Giacomo Monti
|cognome= Malvezzi
|nome= Virgilio
|titolo= Dauide perseguitato del marchese Virgilio Maluezzi dedicato alla cattolica maesta' di Filippo IIII. il grande
|città= Bologna
|accesso= 2 marzo 2019
|data= 1634
|url= https://books.google.it/books?id=8IKZ_tUELuIC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false
}}
* {{Cita libro|editore=
|cognome= Malvezzi
|nome= Virgilio
|titolo= Il Ritratto del Privato politico christiano
|città= Bologna
|accesso= 2 marzo 2019
|data= 1635
|url= https://books.google.it/books?id=OdrYK-EaDmEC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false
}}
* {{Cita libro|editore= Imprenta Real
|lingua= es
|cognome= Malvezzi
|nome= Virgilio
|titolo= Sucesos principales de la monarquia de España en el año 1639
|città= Madrid
|accesso= 14 marzo 2019
|data= 1640
|url= https://books.google.it/books?id=aQtYAAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false
}}
* {{Cita libro|editore= Giacomo Monti
|cognome= Malvezzi
|nome= Virgilio
|titolo= Successi principali della Monarchia di Spagna nell'anno 1639
|città= Bologna
|accesso= 2 marzo 2019
|data= 1651
|url= https://books.google.it/books?id=jFtBAAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false
}}
* {{Cita libro|editore=
|cognome= Malvezzi
|nome= Virgilio
|titolo= Considerationi con occasione d'alc.i luoghi delle vite d'Alcibiade, e di Coriolano le fece il marchese Virgilio Maluezzi
|città= Bologna
|accesso= 2 marzo 2019
|data= 1648
|url= https://books.google.it/books?id=CFad24hwkT8C&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false
}}
* {{Cita libro|editore= per gl'heredi del Corbelletti
|cognome= Malvezzi
|nome= Virgilio
|titolo= Introduttione al racconto de' principali successi accaduti sotto il comando del potentissimo re Filippo quarto
|città= Roma
|accesso= 2 marzo 2019
|data= 1651
|url= https://books.google.it/books?id=ZWhnAAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false
}}
 
== Edizioni moderne ==
* {{cita libro|cognome=Malvezzi|nome=Virgilio|titolo=Historia de los primeros años del reinado de Felipe IV|curatore=D. L. Shaw|città=London|editore=[[Boydell & Brewer]]|anno=1968|url=https://books.google.it/books?id=bYrNcgJ1NbYC&printsec=frontcover&hl|isbn=9780900411014|lingua=es}}
* {{cita libro|cognome=Malvezzi|nome=Virgilio|titolo=Il ritratto del privato politico cristiano|città=Palermo|editore=[[Sellerio]]|curatore=[[Maria Luisa Doglio]]|anno=1993|isbn=978-8838909351}}
* {{cita libro|cognome=Malvezzi|nome=Virgilio|titolo=L'Alcibiade e altre prose politiche|città=Lavis-Trento|editore=[[La Finestra editrice]]|curatore=Diego Varini|anno=2010|isbn=9788895925196}}
* {{cita libro|cognome=Malvezzi|nome=Virgilio|titolo=Opere|volume=1|città=Bologna|editore=Persiani editore|curatore=Edoardo Ripari|altri=presentazione di [[Andrea Battistini]]. Con uno scritto di Riccardo Castagnetti|anno=2013|isbn=978-8896013687}}
* {{cita libro|cognome=Malvezzi|nome=Virgilio|titolo=Opere|volume=2|città=Bologna|editore=Persiani editore|curatore=Edoardo Ripari|altri=presentazione di Francesco Sberlati|anno=2015|isbn=978-8898874118}}
 
==Bibliografia==
Morris ha ugualmente sviluppato una tesi secondo cui un aspetto fondamentale del contesto dell'esodo palestinese è ''l'idea del "trasferimento" nel pensiero sionista''<ref>Benny Morris ''The Birth Of The Palestinian Refugee Problem Revisited'' (2003), pp. 39-63</ref>. Egli considera che gli eventi dell'epoca devono essere letti guardando allo spirito che uno Stato ebraico vitale non potesse veder la luce e sopravvivere con una minoranza araba troppo consistente e che dunque il suo "trasferimento" fuori dallo Stato fosse indispensabile. Tuttavia Morris insiste che, secondo i suoi lavori, se il sostegno delle autorità sioniste all'idea del trasferimento è «incontestabile», le connessioni fra tale sostegno e ciò che si è realmente prodotto durante la guerra sono assai più tenui di quanto i propagandisti arabi non lascino credere».<ref>Benny Morris ''The Birth Of The Palestinian Refugee Problem Revisited'' (2003), p. 6</ref>
* {{cita libro|curatore1=[[Benedetto Croce]]|curatore2=[[Santino Caramella]]|titolo=Politici e moralisti del Seicento. Strada-Zuccolo-Settala-Accetto-Brignole Sale-Malvezzi|città=Bari|editore=[[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli]]|anno=1930|oclc=971190518|cid=B. Croce, S. Caramella (1930)}}
 
* {{cita libro|cognome=Brändli|nome=Rodolfo|titolo=Virgilio Malvezzi, politico e moralista|città=Basilea|editore=Tipografia del'USC|anno=1964|isbn=}}
Negli elementi essenziali per capire il contesto, egli aggiunge «che non si può sottolineare troppo che gli eventi (...) [legati] all'esodo arabo palestinese si produssero in periodo di guerra (...) ».<ref name="Benny Morris 2003 p. 7">Benny Morris ''The Birth Of The Palestinian Refugee Problem Revisited'' (2003), p. 7</ref> Egli si spinge oltre e insiste sia nell'introduzione del suo lavoro, sia nella sua conclusione, su un aspetto contestuale controverso: «la paura dell'[[Yishuv]] che i palestinesi e gli Stati arabi, se gliene fosse stata data l'occasione, avessero l'intenzione di riprodurre una versione dell'[[Shoah|Olocausto]] a dimensione [[Vicino Oriente|vicino-orientale]]<ref name="Benny Morris 2003 p. 7"/> e che «l'invasione di metà maggio 1948 minacciava l'[[Yishuv]] di estinzione»,<ref>Benny Morris ''The Birth Of The Palestinian Refugee Problem Revisited'' (2003), p. 589</ref>, cosa che avrebbe influenzato certe decisioni delle autorità ebraiche.
* {{cita libro|cognome=Elliott|nome=John Huxtable|linkautore=John Elliott|titolo=El Conde-Duque de Olivares. El político en una época de decadencia|città=Barcelona|editore=Editorial Crítica|anno=1990|isbn=84-7423-439-5|lingua=es|cid=Elliott (1990)}}
 
* {{cita libro|cognome=Antón Martínez|nome=Beatriz|titolo=El tacitismo en el siglo XVII en España. El proceso de receptio|città=Valladolid|editore=Secretariado de Publicaciones de la Universidad|anno=1991|isbn=84-7762-226-4|lingua=es}}
Tale contesto è contestato da altri storici [[Post-Sionismo|post-sionisti]] quali [[Ilan Pappé]] e [[Avi Shlaim]], così come dagli storici palestinesi, fra cui ad esempio [[Walid Khalidi]] e [[Nur Masalha]]. Essi considerano che il secondo punto è inesatto e che la comunità ebraica non ha mai dovuto confrontarsi con un concreto rischio di sterminio, poiché le forze paramilitari ebraiche, vale a dire l'[[Haganah]], disponevano di un'incontestabile superiorità militare. Secondo loro, del pari, Morris non si spinge molto lontano nello sviluppo della sua tesi concernente il ''trasferimento''. Ben oltre un semplice abbozzo d'idea, essi credono invece che ''l'idea del trasferimento'' sia stata in realtà un ''pilastro'' nell'ideologia sionista.<ref>Benny Morris ''The Birth Of The Palestinian Refugee Problem Revisited'' (2003), p. 5</ref>
* {{cita libro|cognome=Maravall|nome=José Antonio|titolo=La cultura del Barroco. Análisis de una estructura histórica|città=Barcelona|editore=Editorial Ariel|edizione=4|anno=1986|isbn=84-344-8339-4|cid=Maravall (1986)|lingua=es}}
 
* {{cita libro|cognome=Belligni|nome=Eleonora|titolo=Lo scacco della prudenza: precettistica politica ed esperienza storica in Virgilio Malvezzi|città=Firenze|editore=Olschki|anno=1999|isbn=978-8822247797}}
Altre critiche vanno in direzione diametralmente opposta. Secondo [[Shabtai Teveth]], un biografo di [[David Ben Gurion]], come anche la storica israeliana [[Anita Shapira]], Ben Gurion non ha mai appoggiato ''l'idea del trasferimento''. [[Efraim Karsh]] condivide questo punto di vista e considera che il lavoro di Morris non sia stato onesto su tale soggetto. A livello di contesto, egli insiste piuttosto sulla ''realtà'' del pericolo di sterminio col quale si sarebbe dovuto confrontare l'Yishuv e sul fatto che si trattava innanzi tutto di una guerra e che gli esodi sono tipici di ogni guerra.<ref>Le autorità israeliane all'epoca e certi storici attualmente paragonano l'esodo palestinese al trasferimento di 1.500.000 greci e di 500.000 turchi in seguito al [[Trattato di Losanna (1923)|Trattato di Losanna]] che mise fine alla [[Guerra greco-turca (1919-1922)|guerra greco-turca del 1919-1922]]. Il problema dei profughi provocati dalla [[seconda guerra mondiale]] è ugualmente preso ad esempio, come il trasferimento di persone fra l'[[India]] e il [[Pakistan]] a seguito della loro indipendenza nel [[1948]].</ref>
* {{cita libro|cognome=Cid Vázquez|nome=María Teresa|titolo=Tacitismo y razón de Estado en los comentarios políticos de Juan Alfonso de Lancina|città=Madrid|editore=Fundación Universitaria Española|anno=2002|isbn=84-7392-494-0|lingua=es}}
Lo storico israeliano [[Yoav Gelber]] considera che sia anche importante tener conto che si trattava di una guerra e sottolinea la fragilità della società palestinese, incapace di fronteggiarla. Tuttavia egli non fa alcun riferimento ''pro'' o ''contro'' l'''idea di trasferimento''. Egli critica ugualmente i [[Nuova storiografia israeliana|Nuovi Storici]] che, secondo lui, nelle loro tesi argomentano astrattamente le relazioni conflittuali che hanno caratterizzato i rapporti fra sionisti e arabi prima del [[1948]].<ref>Yoav Gelber ''Palestine 1948'' (2006)</ref>
 
== Cronologia degli avvenimenti ==
 
La struttura con la quale i fatti si sono presentati varia del pari a seconda dei punti di vista degli storici.
 
[[Benny Morris]] distingue quattro ''ondate di [[Rifugiati palestinesi|rifugiati]]'' alle quali egli attribuisce differenti cause. [[Ilan Pappé]] analizza i fatti in due ''fasi'' : la prima coincide con quella di Morris ed egli ingloba le altre tre in una sola e unica fase. Anche Yoav Gelber utilizza solo riferirsi a due ''fasi'' ma differenti da quelle di Pappé: la prima coincide globalmente con le due prime fasi di Morris e la seconda con le due ultime. La maggior parte dei commentatori parla di [[rifugiati palestinesi]] e inglobano il tutto in ''una sola problematica''.
 
Non v'è comunque alcuna differenza di opinioni circa il contenuto vero e proprio di queste fasi.
 
=== Prima ondata (dicembre 1947 - marzo 1948) ===
==== Crescita della violenza ====
{{Vedi anche|Eventi nei centri urbani della Palestina mandataria nel 1947-1948}}
 
Dall'indomani del voto del [[Piano di partizione della Palestina|Piano di partizione]] all'[[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]], le esplosioni di gioia nella comunità ebraica sono controbilanciate dall'espressione di malcontento in seno alla comunità araba palestinese. Rapidamente la violenza monta e si allarga: attentati, rappresaglie fanno decine di morti senza che qualcuno riesca a controllare e a metter fine a tutto ciò.
 
Per il periodo di dicembre 1947 e gennaio 1948, si contano circa 1000 morti e 2000 feriti.<ref>United Nations Special Commission, First special Report to the Security Council : The Problem of Security in Palestine, 16 aprile 1948, § II.5</ref> A fine marzo 1948, un rapporto parla di più di 2000 morti e 4000 feriti.<ref>Yoav Gelber ''Palestine 1948'' (2006), p. 85</ref>
 
Da gennaio, sotto l'occhio indifferente delle autorità [[Regno Unito|britanniche]], le operazioni assumono un andamento più militare con l'ingresso nella [[Mandato britannico della Palestina|Palestina mandataria]] di numerosi reggimenti dell'[[Esercito Arabo di Liberazione]] che si dislocano nelle differenti città costiere e rinforzano la [[Galilea]] e la [[Samaria]].<ref>Yoav Gelber ''Palestine 1948'' (2006), pp. 51-56</ref> [[Abd al-Qadir al-Husayni|ʿAbd al-Qādir al-Ḥusaynī]] giunge anch'egli, alla testa di diverse centinaia di uomini dell'[[Esercito del Sacro Jihad]] e, dopo aver reclutato varie migliaia di altri volontari, organizza il blocco di [[Gerusalemme]], dove scoppiano violenti combattimenti.<ref>Dominique Lapierre et Larry Collins, ''O Jérusalem'' (1971), cap. 7, pp. 131-153</ref>
 
Mentre la popolazione ebraica ha ricevuto rigide disposizioni che le impongono di rimanere a tutti i costi sul territorio che occupano,<ref>Dominique Lapierre et Larry Collins, ''O Jérusalem'' (1971), p. 163</ref> la popolazione araba è maggiormente sottomessa alla situazione d'insicurezza che conosce il Paese.
 
==== L'esodo delle classi superiori ====
{{Vedi anche|Eventi nei centri urbani della Palestina mandataria nel 1947-1948}}
 
«Il panico s'allarga nelle classi agiate arabe e si assiste a un esodo regolare da parti di quanti possono permettersi di abbandonare il Paese»<ref>United Nations Special Commission, First special Report to the Security Council : The Problem of Security in Palestine, 16 aprile 1948, § II.7.3</ref>.
 
Da dicembre 1947 a gennaio 1948, sono 70.000 arabi all'incirca che fuggono l'insicurezza crescente e gli agglomerati urbani.<ref>Ilan Pappé, ''La guerre de 1948 en Palestine'' (2000), p. 125</ref> A fine marzo 1948, il totale dei rifugiati salirà a 100.000 persone circa.<ref>Benny Morris, ''The Birth Of The Palestinian Refugee Problem Revisited'', (2003), p. 67</ref>
 
Costoro costituiscono la prima ondata, quella principalmente mossasi volontariamente, di rifugiati palestinesi del conflitto. I combattimenti fra ebrei e arabi sono solo un aspetto della questione. Il caos che si genera a seguito dell'abbandono graduale dei pubblici servizi, dell'insicurezza e della scomparsa dello Stato di diritto, come conseguenza dell'abbandono britannico della Palestina, non fanno che peggiorare le cose. La fuga delle classi medie e superiori comporta la chiusura delle scuole, degli ospedali, delle cliniche, dei commerci… e genera disoccupazione e impoverimento.<ref>Benny Morris, ''Righteous Victims, A History of the Zionist-Arab Conflict, 1881, 2001'' (2001), pp. 252-258</ref> Secondo [[Yoav Gelber|Gelber]], questa ondata è alla base, insieme alla partenza dei britannici, dello sgretolamento della struttura sociale palestinese, che preannuncia la seconda ondata di rifugiati.<ref>Yoav Gelber ''Palestine 1948'' (2006), p. 98</ref>
 
Fra costoro si trovano principalmente i componenti delle classi medie e superiori, fra cui la maggior parte delle famiglie dei rappresentanti del [[Supremo Comitato Arabo]] o dei dirigenti locali.<ref>Benny Morris, ''The Birth Of The Palestinian Refugee Problem Revisited'' (2003), p. 67</ref> Partono ugualmente gli arabi stranieri insediati in Palestina. Tramite i porti di [[Haifa]] e di [[Giaffa]], o l'aeroporto di [[Lidda]],<ref name="Yoav Gelber 2006 p. 77">Yoav Gelber ''Palestine 1948'' (2006), p. 77</ref> tutte queste famiglie vanno a insediarsi nelle capitali arabe vicine.<ref>Yoav Gelber ''Palestine 1948'' (2006), chap. 5</ref> Esse sperano del pari di tornare, una volta terminate le ostilità, com'era già stato il caso della [[Grande Rivolta Araba|Grande Rivolta Araba in Palestina degli anni 1936-1939]].<ref>È il caso della famiglia del noto studioso [[Edward Said]] (Singh, Amritjit (2004). Intervista con Edward W. Said, (p. 19 e 219), University Press of Mississippi)</ref><sup>, </sup><ref name="Yoav Gelber 2006 p. 77"/>
 
Tali cifre sono troppo imponenti per riguardare unicamente gli arabi stranieri e i ricchi palestinesi. Occorre aggiungervi i ''[[fallah]]in'' che erano emigrati dai loro villaggi vicini e che non s'erano ancora insediati stabilmente,<ref>Yoav Gelber ''Palestine 1948'' (2006), p. 76</ref> come pure gli abitanti di certi villaggi situati nella zona attribuita alla comunità ebraica dal [[Piano di partizione della Palestina]].<ref>Vedere i paragrafi seguenti</ref>
 
==== Esodo rurale ====
 
La partenza comincia a dicembre in qualche villaggio, per diventare costante a gennaio e febbraio, benché essa sia caratterizzata da deboli aliquote di partenti. In marzo, in certe località come a nord di [[Tel-Aviv]], essa si trasforma in un vero esodo. La maggior parte del tempo, l'emigrazione è confinata alle zone adiacenti ai principali centri ebraici di concentrazione.
 
Le cause sono gli attacchi di rappresaglia dell'[[Haganah]] (e in minor misura dell'[[Irgun]] e del [[Lohamei Herut Israel|Lehi]]) o la paura di tali attacchi. Gli ordini delle autorità (l'Esercito Arabo di Liberazione) d'evacuare alcuni villaggi contribuiscono ugualmente alle partenze. Numerose comunità sono anche circondate ed espulse dalle unità dell'Haganah, benché la politica dell'Haganah sia - secondo Morris<ref>Benny Morris, ''The Birth Of The Palestinian Refugee Problem Revisited'' (2003), p. 129</ref> - di non dar corso a espulsioni. Intimidazioni provenienti dalle truppe dell'Irgun, come da irregolari arabi, affrettano varie partenze.<ref>Benny Morris, ''The Birth Of The Palestinian Refugee Problem Revisited'' (2003), p. 125</ref>
 
Durante questo periodo, l'esodo rurale si produce principalmente lungo la pianura costiera. Concerne particolarmente i [[beduini]], di cui numerose decine di accampamenti sono evacuati,<ref>ʿArab al-Balāwina, ʿArab al-Sawālima...</ref>, al pari di numerosi villaggi.<ref>Summeil, Abū Kishk, Sheikh Muwannis, Jalīl al-Qibliyya, Jalīl al-Shamāliyya… (vedere Benny Morris, ''The Birth Of The Palestinian Refugee Problem Revisited'' (2003), pp. 125-133, per una lista esaustiva)</ref>
 
In febbraio, [[Yossef Weiz]], una personalità controversa, prende iniziative con i poteri locali militari e civili nella valle di Beissan per favorire l'espulsione di beduini che occupano terre di proprietà ebraica. A fine marzo, fa pressione su [[Israel Galili]] e [[David Ben Gurion]] per implementare una politica nazionale d'espulsione sul territorio attribuito agli ebrei dal Piano di partizione, ma le sue proposte sono respinte.<ref>Benny Morris, ''The Birth Of The Palestinian Refugee Problem Revisited'' (2003), pp. 130-132</ref>
 
==== Espulsioni ====
[[File:SubaRuins.jpg|thumb|upright=1.4|Rovine del villaggio palestinese di Suba, presso Gerusalemme, visto dal [[kibbutz]] Zova.]]
Durante questo periodo, secondo Morris, una sola espulsione fu autorizzata. Il 31 dicembre, a seguito di un attacco del [[Lohamei Herut Israel|Lehi]] che aveva causato 2 morti e 8 feriti, gli abitanti di Qisarya (Cesarea) a sud di [[Haifa]] abbandonano il villaggio. L'[[Haganah]] decide allora di occupare il sito (le cui terre sono di proprietà ebraica e della Chiesa ortodossa). Nondimeno, i comandanti temono di essere cacciati dai britannici e chiedono l'autorizzazione di radere al suolo il villaggio. [[Yitzhak Rabin]], capo locale delle Operazioni del [[Palmach]], si oppone ma il suo parere non è seguito dal Comando. Il 20 febbraio, il 4º Battaglione del Palmach demolisce le case dopo che i 20 ultimi abitanti del villaggio sono stati evacuati.<ref>Benny Morris, ''The Birth Of The Palestinian Refugee Problem Revisited'' (2003), p. 130</ref> Nel [[1947]], il villaggio contava più d'un migliaio di abitanti<ref>Cfr. il sito palestinese palestineremembered che fornisce una visione palestinese dei fatti del 1948 e, in particolare, dell'esodo [http://www.palestineremembered.com/Haifa/Qisarya/].</ref>.
 
==== Sintesi ====
 
Vi sono controversie sull'analisi degli avvenimenti che spinsero i palestinesi alla prima ondata di esodo. Gli storici descrivono tutti un esodo principalmente non "volontario" degli arabi palestinesi.
 
Sono dunque circa 100.000 arabi palestinesi, principalmente membri delle classi agiate degli agglomerati urbani e un piccolo numero di ''[[fallah|fellahin]]'' a fuggire di loro iniziativa fra il dicembre [[1947]] e il marzo [[1948]].
 
Gelber fornisce le cause seguenti per spiegare tale esodo "volontario": deterioramento delle condizioni generali di vita (p.&nbsp;76), terrore provocato dagli attacchi dell'[[Haganah]], dell'[[Irgun]] e del [[Lohamei Herut Israel|Lehi]] (p.&nbsp;77), presenza di bande arabe non controllate che genera un'atmosfera di non-diritto (p.&nbsp;77), cattivo esempio fornito dai dirigenti arabi (p.&nbsp;77), paura di rappresaglie dell'[[Haganah]] come conseguenza di tali attacchi di organizzazioni paramilitari arabe (p.&nbsp;78), fuga di fronte ai combattimenti (p.&nbsp;78), fatto che i civili sono presi a bersaglio dai belligeranti (p.&nbsp;79), situazione economica difficile (p.&nbsp;79), effetto della propaganda dell'[[Haganah]] (p.&nbsp;80), evacuazione di certi villaggi per opera dell'[[Esercito Arabo di Liberazione]] (p.&nbsp;80) ed espulsione degli abitanti da [[Cesarea marittima|Cesarea]] (p.&nbsp;80).
 
=== Seconda ondata (aprile - giugno 1948) ===
==== Offensiva dell'Haganah ====
{{vedi anche|Eventi nei centri urbani della Palestina mandataria nel 1947-1948|Massacro di Deir Yassin}}
All'inizio di aprile, l'[[Haganah]] che era fino ad allora rimasta in secondo piano, passa all'offensiva e gli eserciti arabi dei Paesi confinanti entrano in guerra il 15 maggio. Questi eventi sono accompagnati da un esodo massiccio di 250.000-300.000 palestinesi, ossia tra il 35% e il 45% del totale della guerra.
 
È generalmente a questa ondata che si fa riferimento quando si parla di esodo palestinese del 1948. Essa fu anche la più descritta dai ''media'' e largamente trasmessa dalla stampa scritta e parlata dell'epoca.<ref>Cfr. ad esempio gli archivi del [[The New York Times]]: [http://pqasb.pqarchiver.com/nytimes/96593062.html?did=96593062&FMT=ABS&FMTS=AI&date=May+3%2C+1948&author=&pub=New+York+Times++(1857-Current+file)&desc=DESPAIR+IS+VOICED+BY+ARAB+REFUGEES: Despair is voiced by arab refugees]</ref>
 
=== Terza ondata (luglio - ottobre 1948) ===
{{...}}
 
=== Quarta ondata (ottobre - novembre 1948) ===
{{...}}
 
=== La "pulizia" delle frontiere (novembre 1948 - 1950) ===
Dopo la guerra e fino al 1950, l'esercito israeliano «pulisce» le sue frontiere operando ai danni di diversi villaggi arabi, con la conseguenza dell'espulsione di un numero oscillante fra i 30 e i 40.000 civili palestinesi.<ref>Benny Morris, ''The Birth Of The Palestinian Refugee Problem Revisited'', 2003, p. 538.</ref>.
 
=== Soluzioni al problema dei rifugiati ===
{{...}}
 
== Cause dell'esodo ==
Lo studio delle cause della seconda ondata è fonte del maggior numero di controversie e polemiche riguardanti l'intera guerra del 1948. Non v'è ancora alcun consenso fra gli storici e ancor meno fra i commentatori pro-palestinesi o pro-israeliani. La polemica è tornata di forte attualità negli [[Anni 1980|anni ottanta]] a seguito degli innovativi e coraggiosi lavori dei ''[[Nuova storiografia israeliana|Nuovi Storici]]'' israeliani, talvolta chiamati [[Post-Sionismo|post-sionisti]], malgrado questa etichetta non piaccia affatto ad alcuni di loro che non intendono esprimersi contro gli ideali del Sionismo, cui ancora intendono riferirsi.
 
Nel [[1988]], a seguito dell'apertura degli archivi militari israeliani riguardanti gli [[Anni 1940|anni quaranta]], lo storico israeliano [[Benny Morris]] ha pubblicato uno studio sul soggetto che egli completerà in seguito: ''The Birth of the Palestinian Refugee Problem Revisited''<ref>Trad. italiana ''Esodo'', Milano, Rizzoli, 2002.</ref> Morris esamina in particolare i fatti legati all'esodo palestinese, del cui materiale ufficiale ha potuto prendere diretta conoscenza ed elenca l'insieme delle cause che hanno provocato l'esodo, secondo le sue ricerche d'archivio. Se le conclusioni e certe sue analisi sono argomento di confronto storiografico, i fatti non sono però ovviamente soggetti a critica, fondati come sono su documenti ufficiali israeliani dell'epoca.
 
Fra le cause e gli elementi scatenanti ed acceleranti della ''seconda ondata di rifugiati'', Morris riporta nelle sue conclusioni:<ref>Benny Morris, ''The Birth Of The Palestinian Refugee Problem Revisited'' (2003), pp. 262-265</ref>
:* ''L'offensiva ebraica''. Secondo lui questa è il fattore principale, come dimostrato dal fatto che ogni esodo si produce nei momenti immediatamente successivi a un attacco militare, sia per quanto riguarda le città, nessuna delle quali fu evacuata prima dell'attacco principale dell'[[Haganah]] o dell'[[Irgun]], sia per quanto riguarda i villaggi.
:* ''Lo sbriciolamento della società palestinese''. In particolare nelle città, il crollo dell'amministrazione, dell'ordine e della legge, i problemi dei rifornimenti, l'isolamento e il logoramento causato dall'azione delle forze ebraiche, contribuiscono a demoralizzare gli abitanti, spingendoli alla partenza.
:* ''La dimissione dei capi''. La partenza, all'arrivo dei combattimenti, dei leader politici e militari danno un pessimo esempio alle popolazioni che quindi li imiterà. Questo fenomeno ebbe luogo principalmente nelle città e non nei villaggi.
:* ''Un effetto valanga''. Varie città erano in precedenza cadute e più ancora ne cadranno facilmente in una fase successiva. L'effetto era tanto più notevole quanto più i villaggi dei dintorni erano già caduti, dal momento che l'isolamento generato minava il morale degli abitanti.
:* ''Il fattore atrocità''. L'impatto del [[massacro di Deir Yassin]] e la descrizione esagerata che ne fu fatta dalle stazioni radio arabe durante l'arco di varie settimane minò il morale degli arabi, in particolare nelle campagne.
:* ''Le espulsioni''. Secondo Morris, nessun ordine operativo d'espulsione fu impartito dall'[[Haganah]] o dai suoi dirigenti durante questo periodo, ma le operazioni miravano alla distruzione dei villaggi o di gruppi interi di villaggi. Nelle campagne militari ebraiche, fu data la più grande libertà d'azione ai capi militari operanti sul territorio. Le direttive impartite del [[Piano Dalet]] dettero loro la possibilità di procedere a espulsioni e ala totale distruzione dei villaggi arabi.
:* ''Gli ordini d'evacuazione''. Il [[Supremo Comitato Arabo]] e gli Stati arabi intervenuti in Palestina incoraggiarono all'epoca le donne, i bambini e gli anziani a mettersi al riparo dai combattimenti in un luogo sicuro e i comandanti locali ordinarono in numerose occasioni l'evacuazione di villaggi (come quelli intorno a [[Gerusalemme]] o lungo la frontiera [[siria]]na) ma secondo Morris, nessuna prova esisterebbe degli appelli israeliani alla fuga o alla volontà ebraica di provocare un esodo di massa.
 
==== Analisi e controversie ====
 
:''Vedere anche: [[Piano Dalet]]''
 
[[Benny Morris]] non propone alcuna causa preliminare per spiegare la ''seconda ondata'' dell'esodo palestinese. La considera infatti come dovuta alla contemporanea congiunzione di tutte le cause suddette. Inoltre, egli esclude categoricamente una causa possibile. Secondo il suo modo di vedere, questa seconda ondata "non fu il risultato d'una politica generale, predeterminata, dell'[[Yishuv]]"<ref>Benny Morris, ''The Birth Of The Palestinian Refugee Problem Revisited'' (2003), p. 262</ref> sebbene Morris sottolinei che "essa fu immediatamente vista come un fenomeno da sfruttare"<ref>Benny Morris, ''The Birth Of The Palestinian Refugee Problem Revisited'' (2003), p. 263</ref> nel contesto dell'"idea del trasferimento [della popolazione palestinese] implicita nel pensiero sionista"<ref>Benny Morris, ''The Birth Of The Palestinian Refugee Problem Revisited'' (2003), pp. 39-61</ref>.
 
Tali analisi non sono condivise da tutti gli storici o commentatori. Questi ultimi credono generalmente che vi sia una causa preponderante fra quelle citate per spiegare il massiccio esodo di popolazioni palestinesi. Inoltre la visione che Morris ha del [[Piano Dalet]] e della ''tesi del trasferimento'' è fortemente messa in dubbio.
 
Nella sua opera ''La guerre de 1948 en Palestine''<ref>Ilan Pappé, ''La guerre de 1948 en Palestine'' (2000), pp. 124-140</ref>, [[Ilan Pappé]] presenta la controversia e i punti di disaccordo con Morris, quello della storiografia tradizionale e quella degli storici arabi. Come Morris, anch'egli si oppone alla versione degli storici israeliani tradizionali che vedono come causa principale e preponderante dell'[[Rifugiati palestinesi|esodo palestinese]] gli ordini di fuga impartiti dal [[Supremo Comitato Arabo]] o dai dirigenti dei Paesi arabi. Condivide anche l'opinione di Morris per quanto concerne l'opportunismo di cui dettero prova le autorità ebraiche davanti all'inizio dell'esodo ma solamente per quanto riguarda la prima ondata di rifugiati. In effetti, secondo Pappé, "l'esodo dei Palestinesi, [dalla seconda ondata], è il risultato d'una deliberata azione dei dirigenti sionisti di Palestina".<ref>Ilan Pappé, ''La guerre de 1948 en Palestine'' (2000), pp. 124-127</ref> Al di là di quanto detto, condivide l'opinione degli storici palestinesi e, in particolare, quella di [[Walid Khalidi]], secondo cui il [[Piano Dalet]] sarebbe stato "un progetto di distruzione della società palestinese"<ref>Ilan Pappé, ''La guerre de 1948 en Palestine'' (2000), p. 128</ref>.
 
Nella sua opera ''Palestine 1948: war, espace and the emergence of the Palestinian refugee problem''<ref>Yoav Gelber, ''Palestine 1948'' (2006), pp. 98-116</ref> [[Yoav Gelber]] considera per conto suo che la causa principale della seconda ondata di rifugiati fu lo sgretolamento della società araba palestinese che, senza il sostegno amministrativo britannico, era troppo fragile per resistere alle condizioni imposte da una feroce guerra civile. Anche lui contesta la visione degli storici israeliani tradizionali ma respinge la visione degli storici arabi sul [[Piano Dalet]].
 
Queste analisi, che in buona parte riflettono il dibattito in seno alla scuola dei [[Post-Sionismo|Nuovi Storici]], sono contestate da altri storici ancora, come [[Efraim Karsh]]. Secondo quest'ultimo in particolare, "Morris dà una cattiva rappresentazione dei documenti, dà solo citazioni parziali, produce allegati erronei e riscrive documenti originali".<ref>[[Efraim Karsh]], "Benny Morris and the Reign of Error", in: ''The Middle East Quarterly'', Vol. 4 No. 2, 1999, secondo la versione in lingua inglese di Wikipedia</ref>
 
La posizione degli storici che sostengono la tesi d'una volontà determinata dell'Yishuv di espellere i palestinesi è diventata sempre più dura negli ultimi anni. [[Ilan Pappé]] parla ormai di ''[[pulizia etnica]]'',<ref>Si veda anche di Pappé ''Storia della Palestina moderna. Una terra, due popoli'', Torino, Einaudi, 2005, p. 166 (trad. ital. dell'originale ''A History of Modern Palestine. One land, two peoples'', New York, Cambridge, Cambridge University Press, 2004).</ref> un termine che, egli stesso sottolinea, ha una definizione giuridica e precisa e che egli associa all'insieme del fenomeno riguardante l'esodo palestinese. Secondo [[Benny Morris]], questa radicalizzazione anche terminologica delle opinioni degli storici ha come principale referente Pappé e non si basa su alcun materiale storico; argomento che Pappé rinvia al mittente, dichiarando che le sue analisi sono motivate dalle "sue [di Morris] abominevoli considerazioni razziste per quanto riguarda gli arabi in generale e i palestinesi in particolare".
 
==Galleria d'immagini==
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== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* <span id="gelber">[[Yoav Gelber]], ''Palestine 1948'', Sussex Academic Press, Brighton, 2006, ISBN 1845190750</span>
* <span id="pappé">[[Ilan Pappé]], ''La guerre de 1948 en Palestine'', La fabrique éditions, 2000, ISBN 226404036X</span>
* <span id="karsh">[[Efraim Karsh]], ''The Arab-Israeli Conflit - The Palestine War 1948'', Osprey Publishing, 2002, ISBN 1841763721</span>
* <span id="gresh_vidal">[[Alain Gresh]] et Dominique Vidal, {{collegamento interrotto|1=[http://www.editionscomplexe.com/pages/catalog_detail.php?categoryid=9&bookid=157 ''Palestine 47, un partage avorté''] |date=novembre 2017 |bot=InternetArchiveBot }}, Editions Complexe, 1994.</span>
* <span id="lapierre_collins">[[Dominique Lapierre]] et [[Larry Collins]], ''O Jérusalem'', Robert Laffont, 1971, ISBN 2266106988</span>
* <span id="morris_birth">[[Benny Morris]], ''The Birth Of The Palestinian Refugee Problem Revisited'', Cambridge University Press, 2003, ISBN 0521009677</span>
* <span id="morris_victims">[[Benny Morris]], ''Righteous Victims, A History of the Zionist-Arab Conflict, 1881, 2001'', Vintage, 2001, ISBN 0679744754</span>
* <span id="morris_victimse">[[Benny Morris]], ''Victimes. Histoire revisitée du conflit arabo-sioniste'', Editions Complexes, 2003, ISBN 2870279388</span>
* <span id="laurens">[[Henry Laurens (storico)|Henry Laurens]], ''Paix et guerre au Moyen-Orient'', Armand Colin, Paris, 2005, ISBN 2200269773</span>
* <span id="slutsky">L'introduzione generale del Piano Dalet, tradotta da [[Walid Khalidi]] e pubblicata da Yehuda Slutsky, Sefer Toldot Hahaganah (Storia dell'Haganah), Volume 3, Appendice 48, Tel Aviv, Zionist Library, 1972, pp.&nbsp;1956–1960, è ripresa su [http://www.mideastweb.org/pland.htm mideastweb.org]</span>
* <span id="rapport_special">United Nations Special Commission, First special Report to the Security Council: The Problem of Security in Palestine, 16 avril 1948, [https://web.archive.org/web/20081202130535/http://domino.un.org/UNISPAL.NSF/181c4bf00c44e5fd85256cef0073c426/fdf734eb76c39d6385256c4c004cdba7!OpenDocument disponibile sul sito delle Nazioni Unite].</span>
* Michael Palumbo, ''The Palestinian Catastrophe : The 1948 Expulsion of a People from their Homeland'', London, Faber and Faber, 1987, ISBN 0571148646.
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
== CollegamentiVoci esternicorrelate ==
* [[Letteratura barocca]]
* [[Tacitismo]]
* [[Baltasar Gracián]]
* [[Francisco de Quevedo]]
*[[Concettismo]]
 
==Collegamenti esterni==
* Traduzione di Philippe Bourmaud de [http://www.revuelabyrinthe.org/document1509.html "Il dibattito sul 1948" di Avi Shlaim] (su: ''International Journal of Middle East Studies'', vol. 27, n° 3, agosto 1995, pp.&nbsp;287–304), su [http://www.revuelabyrinthe.org revue ''Labyrinthe. Atelier interdisciplinaire''].
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://www.labyrinth.net.au/~ajds/mendes.htm|Presentazione della controversia fra storici}}
* {{cite encyclopedia|author=Louis-Gabriel Michaud, [[Joseph-François Michaud]]|editor-last= |editor-first= |editor-link= |encyclopedia=Biographie universelle ancienne et moderne|title=Malvezzi (Virgilio)|trans-title= |url=https://books.google.it/books?id=hBRUAAAAYAAJ&pg=PA420&dq=VikgilIo#v=onepage&q&f=false|access-date= |language=fr|edition= |date= |year=1820|publisher=Chez L. G. Michaud Libraire éditeur|series= |volume=26|___location=Paris|id= |isbn= |oclc= |doi= |pages=420-421|archive-url= |archive-date= |dead-url= |quote= |ref=}}
* {{cita web|http://www.users.cloud9.net/~recross/israel-watch/ErskinChilders.html|Articolo di Erskine Childers}}
* {{cita web|http://ab.absurdo.free.fr/images/conference_16_nov.pdf|Discussione sull'esodo presentata da Mathieu Bouchard, autore de "L'exode palestinien: Construction d'une représentation occidentale du conflit israélo-arabe" da parte delle éditions L'Harmattah}}
* {{cita web|http://vho.org/aaargh/fran/livres3/kapel.pdf|Articolo di Amnon Kapeliuk del dicembre 1986 che presentava le prime rivelazioni dei Nuovi Storici israeliani sull'esodo}}
* {{cita web|http://www.monde-diplomatique.fr/1997/12/VIDAL/9613.html#nh6|Presentazione di Dominique Vidal dei lavori dei Nuovi Storici israeliani}}
* {{cita web|http://www.is-pal.net/1948.htm|Link a 5 articoli di storici sull'argomento}}
* {{cita web|url=http://www.pij.org/details.php?id=597|titolo=intervista di Benny Morris condotta da Danny Rubinstein}}
* {{cita web|http://www.meforum.org/article/302|Karsh, 1996}}
* {{cita web|http://www.meforum.org/article/92|Shlaim, 1996}}
* {{cita web|http://www.meforum.org/article/93|Karsh, 1996}}
* {{cita web|http://www.meforum.org/article/90|Morris, 1996}}
* {{cita web|http://www.meforum.org/article/466|Karsh, 1999}}
* {{cita web|http://www.meforum.org/article/897|recensione di Pappé da parte di Karsh}}
* {{cita web|http://hnn.us/roundup/entries/5061.html|Opinioni reciproche di Morris e Pappé}}
* {{cita web|url=http://www.tnr.com/doc.mhtml?i=20040322&s=morris032204|titolo=Analisi di Morris su Pappé|urlmorto=sì}}
* {{cita web|http://electronicintifada.net/v2/article2555.shtml|Risposta di Pappé a Morris}}
* {{cita web|http://www.merip.org/mer/mer230/230_beinin.html#_ednref28|Analisi di Morris sulla sopravvivenza dei più adatti}}
* {{cita web|http://www.doublestandards.org/palumbo1.html|Analisi degli "storici revisionisti" e dell'esodo da parte di Michael Palumbo}}
* {{cita web|http://jeffweintraub.blogspot.com/2008/02/benny-morris-on-fact-fiction-propaganda.html|Benny Morris - sull'interpretazione che si dà delle sue ricerche}}
* {{en}} David K. Shipler, {{collegamento interrotto|1=[http://www.expressed-opinion.com/foreign/NYTimes_article_rabin2.pdf Israel bars Rabin from relating '48 eviction of Arabs] |date=novembre 2017 |bot=InternetArchiveBot }}'', [[New York Times]], 23 ottobre 1979.
* {{cita web|url=http://www.swissinfo.ch/ita/prima_pagina/Al_Nabka_la_catastrofe_60_anni_dopo.html?siteSect=106&sid=9094293&cKey=1211013653000&ty=st|titolo=Testimonianza di una famiglia vittima della Nakba}}
 
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