Heinrich Bellegarde e Discussione:Premi Emmy 1955: differenze tra le pagine

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== Collegamenti esterni modificati ==
{{Infobox militare
|Nome = Heinrich Johann Bellegarde
|Immagine = Heinrich Graf Bellegarde.jpg
|Didascalia = Heinrich Johann Bellegarde in una stampa d'epoca incisa da [[Benedetto Bordiga]]
|Soprannome =
|Data_di_nascita = 29 agosto [[1756]]
|Nato_a = [[Dresda]]
|Data_di_morte = 22 luglio [[1845]]
|Morto_a = [[Vienna]]
|Cause_della_morte =
|Luogo_di_sepoltura =
|Etnia =
|Religione =
|Nazione_servita = [[File:Banner of the Holy Roman Emperor (after 1400).svg|20px|border]] [[Sacro Romano Impero]]<br />[[File:Flag of the Habsburg Monarchy.svg|20px|border]] [[Impero austriaco]]
|Forza_armata = [[File:Banner of the Holy Roman Emperor (after 1400).svg|20px|border]] [[Esercito del Sacro Romano Impero]]<br />[[File:Wappen Kaisertum Österreich 1815 (Klein).jpg|20px|border]] [[Esercito imperiale austriaco (1806-1867)|Esercito imperiale austriaco]]
|Arma = Esercito
|Corpo =
|Specialità =
|Unità =
|Reparto=
|Anni_di_servizio =
|Grado =[[Feldmaresciallo]]
|Ferite =
|Comandanti =
|Guerre = [[Guerra austro-turca (1787-1791)]]<br />[[Guerre napoleoniche]]<br />[[Guerra austro-napoletana]]
|Campagne =
|Battaglie = [[Battaglia di Finstermünz]]<br />[[Battaglia di Marengo]]<br />[[Battaglia di Pozzolo]]<br />[[Battaglia di Caldiero (1805)|Battaglia di Calmiero]]<br />[[Battaglia di Austerlitz]]<br />[[Battaglia di Eckmühl]]<br />[[Battaglia di Aspern-Essling]]<br />[[Battaglia di Lipsia]]<br />[[Battaglia del Mincio (1814)|Battaglia del Mincio]]<br />[[Battaglia di Tolentino]]
|Comandante_di =
|Decorazioni =
|Studi_militari =
|Pubblicazioni =
|Frase_celebre =
|Altro_lavoro =
|Altro_campo =
|Altro =
|Note =
|Ref =
}}
{{Citazione|Omne malum a septentrione.|[[Carlo Cattaneo]], ''Dell’insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra. Memorie'', [[Lugano]], febbraio [[1849]]}}
{{Bio
|Nome = Heinrich Joseph Johannes
|Cognome = Bellegarde
|Sesso = M
|LuogoNascita = Dresda
|GiornoMeseNascita = 29 agosto
|AnnoNascita = 1756
|LuogoMorte = Vienna
|GiornoMeseMorte = 22 luglio
|AnnoMorte = 1845
|Epoca = 1800
|Attività = generale
|Nazionalità = austriaco
}}
Nato a [[Dresda]], in [[Sassonia]], in seno ad una famiglia di origine savoiarda, feldmaresciallo di [[Francesco II d'Asburgo-Lorena|Francesco II]], combatté l'intero ciclo delle guerre contro la [[Rivoluzione Francese|Francia Rivoluzionaria]] e [[Napoleone I|Napoleone]], riportando alcune vittorie ed assistendo a molte decisive sconfitte, ma aumentando sempre il proprio credito verso la [[Asburgo|Casa d’Austria]]. Governatore di [[Milano]] e delle Venezie, fu il vero creatore del [[Regno Lombardo-Veneto]] e della egemonia austriaca in Italia.
 
Gentili utenti,
== Biografia ==
=== Gli esordi ===
Discendente di una delle più antiche famiglie della nobiltà [[savoia (regione storica)|savoiarda]], nacque nel [[1755]] a [[Dresda]], capitale del [[Regno di Sassonia]] e, per qualche tempo, fece parte dell'esercito di quel regno.
 
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Entrato nel [[1771]] al servizio degli [[Asburgo]] d'[[Austria]], si distinse come colonnello dei [[dragone|dragoni]] nella [[Guerra austro-turca (1787-1791)]].
*Aggiunta del link all'archivio https://www.webcitation.org/5wWgU0Yh9?url=http://www.emmys.org/awards/awardsearch.php per http://www.emmys.org/awards/awardsearch.php
 
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=== La 1ª coalizione ===
[[File:Ludwig Elsholtz Napoleon I. mit seinen Generalen.jpg|thumb|left|upright=1.4|Napoleone e i suoi generali]]
Partecipò, come maggiore-generale, alla infelice campagna d'Olanda (1793-1794 che portò alla proclamazione della filo-francese [[Repubblica Batava]]), con tali meriti da essere promosso, già nel [[1796]], quarantunenne, luogotenente-feldmaresciallo.
Nel [[1796]], quando l'[[Carlo d'Austria-Teschen|arciduca Carlo]] assunse il comando in [[Germania]] gli fu accanto nello Stato maggiore. Gli Austriaci respinsero l'avanzata di [[Jean Victor Marie Moreau|Moreau]] e di [[Barthélemy Catherine Joubert|Joubert]] ad [[battaglia di Amberg|Amberg]] ed a [[battaglia di Würzburg|Würzburg]].
 
Saluti.—[[:en:User:InternetArchiveBot|'''<span style="color:darkgrey;font-family:monospace">InternetArchiveBot</span>''']] <span style="color:green;font-family:Rockwell">([[:en:User talk:InternetArchiveBot|Segnala un errore]])</span> 01:35, 28 lug 2019 (CEST)
Nel 1797 accompagnò l'[[Carlo d'Austria-Teschen|arciduca]] nella sfortunatissima [[Napoleone Bonaparte#La campagna d.27Italia|campagna d'Italia]] contro un nuovo e giovanissimo generale francese, tal [[Napoleone I|Napoleone]]. Nell'aprile [[1797]], con [[Maximilian Friedrich von Merveldt|Merveldt]], siglò l'[[Trattato di Leoben|armistizio di Judenburg]] e poi il 17 ottobre [[1797]] firmò con [[Napoleone I di Francia|Napoleone]] i preliminari di pace di [[Trattato di Campoformio|Campoformio]] (o [[Trattato di Leoben|armistizio di Leoben]]), conclusi nel [[Congresso di Rastatt]]: l'[[Impero Austriaco|Austria]] rinunciava a tutta Italia ma acquisiva [[Venezia]].
 
=== La 2ª coalizione ===
Nel [[1799]], gli fu affidato il comando del corpo di armata in [[Svizzera]] orientale, circa 25&#160;000 uomini, incaricato di mantenere le comunicazioni fra l'[[esercito imperiale russo|esercito russo]] di [[Aleksandr Vasil'evič Suvorov|Suvorov]] e quello austriaco dell'[[Carlo d'Austria-Teschen|arciduca Carlo]]. Il 20 marzo [[1799]] combatté la [[battaglia di Finstermünz]] contro i francesi di [[Claude Lecourbe|Lecourbe]].
 
Raggiunse, quindi, il russo in [[Italia]]. Condusse l'assedio della cittadella di [[Alessandria]]. Incaricato del blocco di [[Tortona]], il 20 giugno [[1799]] presso [[battaglia di Giuliano|Giuliano]] venne battuto dal francese [[Jean Victor Marie Moreau|Moreau]] e costretto a ritirarsi oltre la [[Bormida]].
Prese parte alla decisiva vittoria di [[battaglia di Novi|Novi]] contro i francesi di [[Barthélemy Catherine Joubert|Joubert]], che si videro costretti ad abbandonare le [[repubbliche giacobine]] italiane.
 
[[File:Lejeune - Bataille de Marengo.jpg|thumb|upright=1.4|La battaglia di Marengo]]
Nel [[1800]] fu secondo del Comandante in Capo austriaco generale [[Michael von Melas|Melas]]. Incaricato dell'ala sinistra austriaca, combatté a [[battaglia di Santa Giustina|Santa Giustina]] contro [[André Masséna|Masséna]]. Sul [[Varo (fiume)|Var]] venne respinto da [[Louis Gabriel Suchet|Suchet]]. [[Napoleone I|Napoleone]] tornato dall'[[campagna d'Egitto|Egitto]] e divenuto [[primo console]] passò quindi le [[Alpi]] ed inflisse agli austriaci ed a Bellegarde la famosa sconfitta di [[battaglia di Marengo|Marengo]].
 
Dopo Marengo e la [[tregua di Alessandria]], a Bellegarde venne affidato il comando supremo in Italia, al posto di [[Michael von Melas|Melas]]. Non seppe ottenere risultati migliori del suo predecessore: si vide conquistare [[Mantova]], [[Ferrara]], ed altre città. Da comandante in capo debuttò il 25 dicembre con una sconfitta a [[battaglia di Pozzolo|Pozzolo]], inflittagli da [[Pierre Dupont de l'Étang|Dupont]] e dovette ripiegare dietro l'[[Adige]]. Il 16 gennaio [[1801]] fu costretto a concludere l'[[armistizio di Treviso]], presto seguito dalla [[Trattato di Lunéville|pace di Lunéville]] (che confermava le condizioni del [[trattato di Campoformio|Campoformio]]).
 
=== Quattro anni di pace ===
Nell'opinione della corte, comunque, non dovette risentire della sfortunata campagna, che lo considerava ''non un dei più fortunati, ma dei più abili generali d'Austria''<ref>Heinrich von Zeißberg, ''Thugut, Johann Amadeus Franz de Paula'', in ''Allgemeine Deutsche Biographie (ADB)'', Tomo 38, p. 138-158, Lipsia, 1894.</ref>. Al termine della guerra, Bellegarde fu chiamato a far parte del [[Consiglio di guerra di Corte|Consiglio Aulico]] di guerra, che presiedette ''ad interim'' nel [[1805]] quando l'[[Carlo d'Austria-Teschen|arciduca Carlo]] lasciò per assumere il comando in [[Italia]].
 
=== La 3ª coalizione ===
Presto, tuttavia, anche a Bellegarde venne assegnato un comando operativo e comandò la destra austriaca alla sanguinosa vittoria di [[Battaglia di Caldiero (1805)|Caldiero]]. Le cose andavano assai peggio sul fronte di Germania, con l'esercito austriaco accerchiato e costretto alla resa ad [[Ulma]]. L'[[Carlo d'Austria-Teschen|arciduca Carlo]] prese, quindi, a ritirarsi verso l'[[Ungheria]], per ricongiungersi con i Russi. Ma [[Napoleone I|Napoleone]] si mosse con grande rapidità, il 2 dicembre [[1805]] diede battaglia ad [[battaglia di Austerlitz|Austerlitz]] e ridusse austriaci e russi in polvere.
 
Bellegarde non vi prese parte in quanto, dal luglio [[1805]], era stato nominato comandante generale del [[Veneto]] austriaco, carica che dovette lasciare presto in quanto, con la [[Pace di Presburgo]] del 26 dicembre [[1806]], l'Austria cedeva al [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]] il Veneto (mentre [[Tirolo]] e [[Vorarlberg]] passavano alla [[Baviera]]).
 
=== Altri tre anni di pace ===
Bellegarde, rientrato a Vienna, nel [[1806]] venne promosso [[feldmaresciallo]] e governatore civile e militare della [[Galizia (Europa centrale)|Galizia]]. Poi “governatore” dell'erede al trono.
 
Dopo [[Pace di Presburgo|Presburgo]] l'[[Impero austriaco]] venne retto da un nuovo governo, ove spiccava il Ministro degli Esteri [[Johann Philipp Karl Joseph von Stadion|Stadion]], che si impegnò alla ripresa della guerra contro Napoleone. In parallelo, l'[[Carlo d'Austria-Teschen|arciduca Carlo]] e l'[[Giovanni d'Asburgo-Lorena|arciduca Giovanni]] riformavano l'esercito, fra l'altro introducendo, nel [[1808]], il servizio di leva obbligatorio.
 
=== La 5ª coalizione ===
[[File:Gros - Napoleon on the Battlefield of Eylau.png|thumb|left|upright=1.4|Napoleone ad Eylau]]
Nel [[1809]] [[Napoleone I|Napoleone]] era impegnato, per il secondo anno di fila, nella repressione della [[Guerra d'indipendenza spagnola|Sollevazione Spagnola]]: [[Johann Philipp Karl Joseph von Stadion|Stadion]] ritenne maturi i tempi per la riscossa e convinse l'[[Imperatore]] alla ripresa dei combattimenti: venne battezzata [[Sollevazione Austriaca]], in chiaro riferimento alla [[Spagna]]. L'Austria era però sola, in quanto la [[Regno di Prussia|Prussia]] era sotto occupazione francese, la [[Impero russo|Russia]] alleata della [[Francia]], l'[[Regno Unito|Inghilterra]] impegnata in Spagna e, comunque, lontana.
 
A Bellegarde venne affidata la estrema destra dell'esercito austriaco, con il 1º ed il 2º corpo, schierato sulla riva sinistra del [[Danubio]]. Quando Napoleone entrò dalla [[Baviera]], diretto verso [[Vienna]], Bellegarde si scontrò con il [[Maresciallo di Francia|maresciallo]] [[Louis Nicolas Davout|Davout]] alla [[battaglia di Eckmühl]], presso [[Ratisbona]].
Tagliato fuori dal grosso dell'esercito con l'[[Carlo d'Austria-Teschen|arciduca Carlo]], Bellegarde si ritirò in [[Boemia]], ma fu in grado di ricongiungersi all'armata prima degli scontri decisivi.
 
Nel maggio [[1809]], infatti, l'[[Carlo d'Austria-Teschen|arciduca Carlo]] aveva portato l'intero esercito sulla riva sinistra del [[Danubio]], lasciando che Napoleone occupasse [[Vienna]], indifesa. Dopodiché, lì nei pressi, i Francesi passarono in forze il Danubio, ma vennero respinti alla grande [[battaglia di Aspern-Essling]]. Un secondo tentativo, nel luglio 1809, fu assai più fortunato e permise a Napoleone di conseguire una brillante vittoria a [[battaglia di Wagram|Wagram]]. Ad entrambi gli scontri Bellegarde partecipò alla guida del 1º corpo e seppe segnalarsi per il proprio valore.
 
La sconfitta costrinse l'[[Imperatore]] a dimissionare [[Johann Philipp Karl Joseph von Stadion|Stadion]] (sostituito con [[Klemens von Metternich|Metternich]], un suo stretto collaboratore) e l'[[Carlo d'Austria-Teschen|arciduca Carlo]] ed a concludere, nell'ottobre [[1809]], la [[Pace di Schönbrunn]]. L'[[Impero Austriaco|Austria]] cedeva l'[[Provincia autonoma di Bolzano|Alto Adige]], [[Salisburgo]], la Galizia occidentale con [[Cracovia]], [[Tarnopol]] e le [[Province Illiriche]] ma, soprattutto, riduceva l'esercito alla miseria di 150&#160;000 uomini e diveniva, sostanzialmente, vassallo della [[Francia]].
 
=== Gli ultimi quattro anni di pace e riorganizzazione ===
Dopo la [[Pace di Schönbrunn]] e sino al [[1813]], Bellegarde, con il grado di [[feldmaresciallo|feldmaresciallo da campo]], fu di nuovo nominato governatore di quel che rimaneva della Galizia. Ma era spesso richiamato a presiedere le riunioni del [[Consiglio di guerra di Corte|Consiglio Aulico]] di guerra, specie nel [[1810]] in relazione alla riorganizzazione dell'esercito austriaco.
 
=== La 6ª coalizione ===
[[File:Montfort - Adieux de Napoleon a la Garde imperiale.jpg|thumb|left|upright=1.4|Napoleone si congeda dalla [[Guardia imperiale (Primo Impero)|Guardia imperiale]]]]
{{vedi anche|Caduta del Regno d'Italia}}
Nel giugno [[1812]] [[Napoleone I di Francia|Napoleone]] entrò in [[Impero Russo|Russia]] varcando il [[Nemunas|Njemen]] con 500&#160;000 uomini, per rientrare il 10 dicembre con poco più di 37&#160;000 uomini. Non tutti erano morti: ad esempio, nel dicembre [[1812]] la [[Regno di Prussia|Prussia]] dichiarò la neutralità del proprio contingente, per poi passare, il 28 febbraio [[1813]] all'alleanza aperta con la [[Impero Russo|Russia]] e l'[[Gran Bretagna|Inghilterra]]. L'[[Impero Austriaco|Austria]] si univa solo il 20 agosto [[1813]] e partecipava alla vittoriosa [[battaglia di Lipsia]] il 16-19 ottobre, dopodiché Napoleone si ritirò ordinatamente oltre il [[Reno]]. Nel 1814 il prussiano [[Blücher]] e l'austriaco [[Karl Philipp Fürst zu Schwarzenberg|Schwarzenberg]] passavano il [[Reno]] e, dopo una serie di nuove battaglie, il 31 marzo [[1814]] occupavano [[Parigi]]. Il 6 aprile [[1814]] Napoleone abdicava a [[Fontainebleau]] e, nel maggio [[1814]], veniva firmata la [[Primo Trattato di Parigi|Pace di Parigi]].
 
Nel frattempo, ad agosto dopo l'entrata in guerra dell'[[Impero Austriaco|Austria]], Bellegarde era divenuto di nuovo presidente del [[Consiglio di guerra di Corte|Consiglio Aulico]].
In dicembre gli venne conferito il comando dell'armata d'Italia: aveva di fronte l'esercito del [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]], guidato dal Viceré [[Eugenio di Beauharnais]].
 
Quest'ultimo era rientrato a [[Milano]] il 18 maggio [[1813]] e s'era subito impegnato a ricostituire l'esercito in previsione della probabile adesione dell'[[Impero Austriaco|Austria]] alla coalizione antifrancese. L'8 agosto era partito per l'Isonzo. In novembre, dopo [[battaglia di Lipsia|Lipsia]], si era portato sulla linea dell'[[Adige]] e poi sul vicino [[Mincio]]. Giova ricordare che, a quel punto, solo [[Italia]] e [[Francia]] erano rimaste fedeli a Napoleone.
 
L'esercito italiano di [[Eugenio di Beauharnais|Beauharnais]] era piuttosto forte, gli Austriaci di Bellegarde non soverchianti e, oltretutto, il massimo sforzo strategico degli alleati della [[sesta coalizione]] era concentrato su Napoleone e la [[Francia]].
Gli alleati, quindi, cercarono di ottenere la neutralità dei vassalli di Napoleone in [[Italia]]: [[Gioacchino Murat|Murat]] col suo [[Regno di Napoli]] e, appunto, [[Eugenio di Beauharnais|Eugenio]] con il [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]], di cui era Viceré. Rispettivamente cognato e figlio adottivo dell'[[Napoleone I|Imperatore dei Francesi]].
 
[[File:Andrea Appiani 003.jpg|thumb|Eugenio di Beauharnais]]
La proposta era tutt'altro che scandalosa e il primo, in effetti, acconsentì. [[Eugenio di Beauharnais|Eugenio]], invece, pur genero del [[Re di Baviera]], decise di rimanere fedele fino all'ultimo. Il 22 novembre [[1813]] rifiutò, quindi, la profferta austriaca, che gli avrebbe consentito di conservare il trono e l'indipendenza della [[Lombardia]] e del [[Veneto]], unite all'[[Emilia-Romagna]] ed alle [[Marche]].
 
L'11 gennaio [[1814]] [[Gioacchino Murat|Murat]] si alleò con l'Austria e, già il 31 gennaio, prese possesso della [[Toscana]]. Il 2 febbraio vennero rotte le relazioni fra [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]] e [[Regno di Napoli]].
[[Eugenio di Beauharnais|Eugenio]] si trovava, adesso, minacciato di aggiramento da sud e Bellegarde ne profittò per riprendere l'iniziativa, ma gli andò male: l'8 febbraio attaccò Eugenio sul [[Battaglia del Mincio (1814)|Mincio]] e ne fu respinto.
Eugenio, tuttavia, non poté sfruttare la vittoria, giacché temeva l'aggiramento da parte dell'esercito napoletano da sud.
 
=== La fine del [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]] ===
L'esercito del [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]], tuttavia, era al completo ed invitto. Mentre gli eventi in Francia precipitavano, Eugenio resistette ben al di là dell'abdicazione di [[Napoleone I|Napoleone]] (6 marzo), e persino oltre la stipula del [[Trattato di Fontainebleau (1814)|Trattato di Fontainebleau]] (11 aprile).
 
Il 15 aprile, anzi, Eugenio convocò per il successivo 17 a [[Milano]] il Senato del [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]] per ottenere la nomina a Re. A tal fine, il 16 aprile guadagnò tempo stipulando la [[Convenzione di Schiarino-Rizzino]], presso [[Mantova]], che stabiliva lo sgombero delle truppe straniere da tutte le parti d'Italia non ancora invase dagli Austriaci.
Al Senato, tuttavia, il tentativo venne tradito dalla migliore nobiltà milanese ([[Carlo Verri]], [[Federico Confalonieri|Confalonieri]], il generale [[Domenico Pino|Pino]], [[Alessandro Manzoni]], [[Luigi Porro Lambertenghi|Porro Lambertenghi]], fra gli altri). Il 20 aprile la folla aizzata dai traditori invadeva il Senato. Poi passava a [[Chiesa di San Fedele (Milano)|San Fedele]] e massacrava il ministro [[Giuseppe Prina|Prina]], che si era opposto alla congiura insieme a [[Francesco Melzi d'Eril|Melzi d'Eril]]. Il 21 aprile, addirittura, il Consiglio Comunale di [[Milano]], riunitosi d'urgenza, nominò un Comitato di Reggenza Provvisoria, composta da sette membri: il fior fiore dei cospiratori. Come primo atto, il Comitato inviò delegati a Bellegarde perché mandasse truppe ad occupare la città. Il 22 aprile i Collegi elettorali, convocati dal podestà [[Antonio Durini|Durini]], abolirono il Senato.
 
Il progetto di [[Eugenio di Beauharnais|Eugenio]] era compromesso. L'indipendenza del [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]] finita: il 23 aprile il [[Eugenio di Beauharnais|viceré]] firmò a [[Mantova]] la capitolazione, con un esercito al completo e senza essere stato sconfitto dagli [[Impero Austriaco|Austriaci]]. Bellegarde riferì che, partendo, Eugenio gli disse che “l'Italia è vile. Un solo ideale han le sue folle: non pagar tasse e starsene in panciolle”.
[[Eugenio di Beauharnais|Eugenio]] avrebbe lasciato [[Mantova]] il 27 aprile per [[Monaco di Baviera]], dove, dopo una esistenza agiata a corte, si sarebbe spento il 21 febbraio [[1821]]. Pochi giorni prima [[Federico Confalonieri]], insieme al suo protetto [[Silvio Pellico]] erano stati incarcerati allo [[Fortezza dello Spielberg|Spielberg]].
 
Il 26 aprile [[1814]] il commissario austriaco [[Annibale Sommariva|Sommariva]] prese possesso della [[Lombardia]] a nome di Bellegarde. Il 28 aprile 17&#160;000 austriaci entrarono in [[Milano]] da [[Porta Romana (Milano)|Porta Romana]], al comando del generale [[Adam Albert von Neipperg|Neipperg]]. L'8 maggio, infine, giunse Bellegarde, sconfitto in guerra ma trionfatore nella politica.
 
=== La soppressione dell'autonomia lombarda ===
 
[[File:Axmann-Kupferstich.jpg|thumb|left|l'imperatore d'Austria Francesco I]]
 
Il 14 maggio Bellegarde assunse i pieni poteri nelle province lombarde del cessante [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]] come Commissario plenipotenziario dell'[[Francesco II d'Asburgo-Lorena|Imperatore d'Austria]]. Il 25 maggio confermò l'operato della Reggenza Provvisoria di Governo fino a quel punto svolto, ma ne annichilì l'esistenza come istituto autonomo nominando sé stesso come presidente al posto di [[Carlo Verri]], mentre contemporaneamente scioglieva il Senato del Regno e il Consiglio di Stato. Il 12 giugno Bellegarde passò da Commissario plenipotenziario a Governatore generale.
 
Suoi primi atti furono adibire a carcere parte del convento di Sant'Antonio, spostare il patibolo da [[Piazza Vetra]] al "prato della morte" fuori dai Bastioni tra [[Porta Ludovica]] e [[Porta Vigentina]]. Adibire il [[Palazzo del Senato (Milano)|palazzo]] del defunto Senato ad ospitare uffici dell'amministrazione imperiale, fra cui della Contabilità di Stato (lo ribattezzò, infatti, “Palazzo della Contabilità”).
 
Subito Bellegarde iniziò la resa dei conti con la nobiltà lombarda, che pure lo aveva tanto favorito tradendo [[Eugenio di Beauharnais|Eugenio]].
In primo luogo, nel luglio [[1814]], istituì una “Commissione aulica di Organizzazione Centrale” che si occupasse della riorganizzazione dello Stato: si trattava, per il feldmaresciallo, di smantellare i ministeri centrali del cessato [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]] e di impedire il ritorno (tanto desiderato dalla nobiltà milanese) all'epoca di [[Maria Teresa d'Asburgo|Maria Teresa]], quando la [[Lombardia]] aveva goduto una marcata autonomia dall'Austria ed il patriziato di ampi poteri amministrativi.
 
Bellegarde impose alla Commissione una linea “più moderna”, con un'amministrazione fortemente centralizzata così come era nel decaduto [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]]. Solo che, questa volta, l'accentramento non è nelle mani di un governo a Milano (ancorché sotto protettorato francese) bensì della amministrazione centrale [[Vienna|viennese]].
Il [[Regno Lombardo-Veneto]] (annunciato con proclama il 7 aprile [[1815]]), infatti, si rivelò, fin dall'inizio, poco più che una finzione: le competenze del viceré (il primo sarà l'[[Ranieri Giuseppe d'Asburgo-Lorena|Arciduca Ranieri]] che era tedesco e fratello dell'[[Imperatore]]) furono meramente simboliche.
 
In secondo luogo, per perfezionare l'opera, la Reggenza del Bellegarde inviò al [[Congresso di Vienna]] (aperto il 1º novembre [[1814]]) due suoi rappresentanti italiani: [[Giacomo Mellerio]] e [[Alfonso Castiglioni]]. Essi si fecero portavoce della linea “autonomista” della nobiltà lombarda, ma non ebbero alcuno spazio (avendo tradito [[Eugenio di Beauharnais|Eugenio]] e consegnato [[Milano]] senza pattuire nulla in cambio). In cambio Mellerio si segnalò in tutta [[Vienna]] per aver “speso una fortuna” donando stecche di cioccolata a tutte le persone influenti della capitale austriaca.
 
Il 7 aprile [[1815]] veniva annunciata la costituzione degli “stati austriaci in Italia” in un nuovo [[Regno Lombardo-Veneto]], di cui Bellegarde venne nominato luogotenente del Viceré (ancora da nominare). Unica soddisfazione per i Lombardi: la definitiva riannessione della [[Valtellina]], ma a fronte della perdita, definitiva, del [[Canton Ticino]].
 
=== La soppressione dell'esercito del [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]] ===
Nel frattempo Bellegarde si occupava delle cose serie: alla capitolazione di [[Eugenio di Beauharnais|Eugenio]] il [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]] disponeva ancora di un esercito con 45&#160;000 uomini, addestrato, disciplinato e, soprattutto, invitto.
Il 13 giugno [[1814]] dava un segnale, impartendo all'esercito il divieto di indossare coccarde tricolori. Gli ufficiali francesi venivano licenziati in massa e sostituiti da Austriaci.
La repressione (nell'ottobre [[1814]]) di un possibile pronunciamento militare, abbozzato dal generale [[Teodoro Lechi|Lechi]] e dall'avvocato Lattuada, fornì a Bellegarde l'occasione per liberarsi degli ufficiali italiani più anti-austriaci (curioso notare che, sino a pochi mesi prima, si fossero distinti come anti-francesi).
A dicembre i reparti cominciarono ad essere trasferiti verso nuove guarnigioni al di là delle [[Alpi]], sparse per lo sterminato [[Impero Austriaco|Impero]].
L'opera venne compiuta il 30 marzo [[1815]] quando Bellegarde impose agli ufficiali dell'esercito del [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]] di giurare fedeltà all'[[Impero Austriaco|Austria]]; ciò che spinse, la notte del 31 marzo [[Ugo Foscolo]] a fuggire in [[Svizzera]] e, di lì, a [[Londra]].
 
=== La fine di [[Gioacchino Murat]] ===
[[File:Murat2.jpg|thumb|Gioacchino Murat]]
 
L'opera di Bellegarde, tuttavia, sarebbe stata imperfetta se egli avesse permesso la sopravvivenza dell'ultimo regno indipendente italiano non vassallo dell'[[Impero Austriaco|Austria]]: il [[Regno di Napoli]] di [[Gioacchino Murat]].
L'occasione gli venne offerta il 15 marzo [[1815]], quando Murat dichiarò guerra all'Austria, iniziando così la [[guerra austro-napoletana]]. Il 30 marzo Murat, con circa 27&#160;000 uomini, si portò a [[Rimini]] e vi diffuse il famoso [[Proclama di Rimini|Proclama]], nel quale si dichiarava promotore e difensore dell'unità e della libertà italiane. Esso seguiva di poco più di un mese la fuga di [[Napoleone I|Napoleone]] dall'[[Isola d'Elba|Elba]].
 
Il 5 aprile Bellegarde rispose con un “contro-proclama di Milano” ove affermava che “la Germania era scesa con numerose truppe a sola difesa d'Italia” e dispose lesto dell'armata austriaca in Italia (circa 50&#160;000 uomini), costituendone una parte (circa 25&#160;000 uomini) in corpo di spedizione (affidato al generale viennese di padre comasco [[Federico Bianchi]], sotto l'alto comando di [[Johann Maria Philipp Frimont]]). Il 2 maggio [[Gioacchino Murat]] fu sconfitto nella [[battaglia di Tolentino]] e il 19 maggio si imbarcò per la [[Francia]].
Il 2 giugno rientrò a [[Napoli]] il legittimo re [[Ferdinando IV di Borbone]], accolto in trionfo dal popolo.
Di lì a pochi giorni, il 9 giugno si concluse il [[Congresso di Vienna]]: Napoleone venne sconfitto a [[battaglia di Waterloo|Waterloo]] (18 giugno), abdicò e partì per l'esilio a [[Sant'Elena (isola)|Sant’Elena]] (22 giugno).
Il successivo 13 ottobre la partita con [[Gioacchino Murat|Murat]], si concluse mestamente con la sua fucilazione a [[Pizzo Calabro]], dove era sbarcato il 5 ottobre precedente.
 
=== Il perfezionamento della [[Restaurazione]] ===
[[File:Italia 1815.png|thumb|left|upright=1.3|L'Italia come disegnata dal Congresso di Vienna]]
Il compito di Bellegarde poteva dirsi assolto e, per sancirlo, si provvide ad organizzare una visita del nuovo Imperatore tedesco, [[Francesco II d'Asburgo-Lorena|Francesco I]] con moglie al seguito. Entrarono in Milano il 31 dicembre 1815, da Porta Orientale: [[Carlo Porta]] e [[Vincenzo Monti]] composero saluti benaugurati.
Il 2 gennaio [[1816]] si provvide, quindi, a sopprimere la Reggenza Provvisoria di Governo, sostituita da un “imperiale regio governo” presieduto dal governatore, feldmaresciallo Bellegarde, secondo gli ordinamenti del [[Regno Lombardo-Veneto]], che entravano da quel giorno in vigore.
Il giorno prima entravano in vigore i codici civile (peraltro molto migliore di quello napoleonico, soprattutto per quanto riguarda il diritto di famiglia) e penale austriaci.
 
Alla nobiltà milanese venne lasciato il governo della “Imperial Regia Congregazione Municipale”, ridotta dei comuni circostanti che vennero resi di nuovo autonomi. Attraverso di essa al patriziato milanese venivano lasciate le seguenti competenze: manutenzione di edifici comunali, chiese parrocchiali e strade interne, stipendi dei propri dipendenti e polizia locale. Dell'ordine pubblico, infatti, negli anni successivi si sarebbe occupato soprattutto l'esercito imperiale.
Tutto il resto (censura, amministrazione generale del censo e delle imposizioni dirette, direzione delle scuole, lavori pubblici, nomine e controllo delle amministrazioni provinciali) era nelle mani del governatore, austro-tedesco e del suo governo.
[[Vienna]] agiva poi direttamente attraverso un “Magistrato camerale” (monte di Lombardia, zecca, lotto, intendenza di finanza, cassa centrale, fabbricazione di tabacchi ed esplosivi, uffici delle tasse e dei bolli, stamperia reale, ispettorato dei boschi e agenzia dei sali), l'Ufficio della Contabilità, la Direzione generale della Polizia.
 
Bellegarde venne quindi congedato e sostituito (il 21 aprile [[1816]]) come governatore della [[Lombardia]] dal conte [[Francesco Saurau|Saurau]], già governatore di Milano dal 21 aprile [[1815]] al seguito del feldmaresciallo.
Per non lasciare spazio ad equivoci, quest'ultimo, non appena arrivato, provvide ad arricchire il portale del palazzo del governo, a rifare la facciata del Palazzo di Giustizia e ad ampliare il recinto delle carceri.
 
Egli venne raggiunto, il 24 febbraio [[1819]], dal conte [[Giulio Strassoldo di Sotto|Giulio Strassoldo]], in coppia con il nuovo Viceré, il gentile ma superfluo [[Ranieri Giuseppe d'Asburgo-Lorena|arciduca Ranieri]] entrato in [[Milano]] il 24 maggio successivo.
 
=== I rapporti con la popolazione ===
Il governo di Bellegarde si contraddistinse per la mitezza del controllo poliziesco. È significativo che le cronache richiamino pochi episodi: ad esempio alcuni giorni dopo la fuga di [[Napoleone I|Napoleone]] dall'[[Isola d'Elba|Elba]], il 7 e 8 marzo [[1815]] Bellegarde fece arrestare alcuni milanesi che si erano permessi di brindare all'[[Napoleone I|Imperatore dei Francesi]].
Anche gli artefici del progettato pronunciamento militare italiano del [[1814]], vennero condannati al massimo a due anni di fortezza.
 
Tale comportamento appare in stridente contrasto con la dura (comunque non più di quella che aveva caratterizzato il regime dittatoriale napoleonico) repressione poliziesca che avrebbe contraddistinto l'intera esistenza del [[Regno Lombardo-Veneto|Regno]] (a [[Milano]] dal [[1820]] circa, sino al [[1859]]).
Ed è a tale contrasto che si riferiscono le fonti [[austria]]che quando affermano che il governatore “guadagnò la stima delle popolazioni per la dolcezza della sua amministrazione” e che “amministrò la [[Lombardia]] con immutata saggezza”.
 
Probabilmente Bellegarde dovette essere più prudente dei suoi successori (ad esempio [[Giulio Strassoldo di Sotto|Strassoldo]]) in quanto la situazione era potenzialmente instabile: la burocrazia (completamente rinnovata dai Francesi) diffidente se non ostile, la centralizzazione privava la nobiltà dell'accesso a prestigiose cariche di governo, i liberali vedevano cadere ogni prospettiva di rinnovamento politico, il debito pubblico era enorme, i disoccupati e gli sbandati numerosi, la carestia incombente (il 1º-2 luglio [[1815]] erano stati saccheggiati a [[Milano]] alcuni forni).
 
Ma Bellegarde ebbe anche il vantaggio di apparire colui che portava la pace dopo decenni di guerre: nel [[1815]] veniva inaugurato l'arco di [[Porta Ticinese]] di [[Luigi Cagnola|Cagnola]] con un'iscrizione dedicata alla pace (mentre [[Eugenio di Beauharnais|Eugenio]] l'avrebbe dedicata a [[Napoleone I di Francia|Napoleone]]). Lo stesso avvenne con l'[[Arco della Pace]] (che i francesi avrebbero battezzato “Arco della Vittoria”). Nel “contro-proclama del 5 aprile [[1815]] uno egli argomenti forti del Bellegarde era stato che [[Gioacchino Murat|Murat]] voleva “riaccender per tutto il fuoco devastatore della rivoluzione ... col simulacro della indipendenza italiana”.
 
Nel primo quinquennio della restaurazione molti italiani concessero al [[Impero Austriaco|governo imperiale]] perlomeno il beneficio del dubbio. I successori di Bellegarde, al contrario, dovettero affrontare l'opposizione molto più motivata della [[Carboneria]] eppoi quella, ideologizzata e spesso pronta al martirio, di [[Giuseppe Mazzini|Mazzini]].
 
Come vicino di casa, infine, Bellegarde, lui stesso di origine [[Ducato di Savoia|savoiarda]], ebbe a che fare con il [[Regno di Sardegna]] di [[Vittorio Emanuele I di Savoia|Vittorio Emanulele I]]: i suoi successori, al contrario, si trovarono di fronte [[Carlo Alberto di Savoia|Carlo Alberto]] e [[Camillo Benso conte di Cavour|Cavour]].
 
=== La politica culturale nel [[Regno Lombardo-Veneto|Lombardo-Veneto]] ===
[[File:Stendhal.jpg|thumb|Stendhal]]
La Milano degli anni di Bellegarde era una città importante e vitale. Proprio a [[Milano]] sono attivi praticamente tutti i letterati del [[canone (arte)|canone]] italiano di quegli anni: tale monopolio meneghino di tutti i talenti nazionali era stato permesso dall'elezione della città a capitale del [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]]. E, infatti, non si ripeté mai più.<br />
Ovvio che gli Austriaci ne fossero informati: Bellegarde non poteva esimersi dal tentare una qualche politica culturale. Cominciò tradizionalmente, ripristinando, il 1º agosto [[1814]] la [[Compagnia di Gesù]]. Più tardi (1º marzo [[1816]]) impose l'austriaco conte di [[Karl Kajetan Graf von Gaisruck|Gaisruck]] ad [[diocesi di Milano|arcivescovo di Milano]]. Nacque poi il mensile [[Biblioteca Italiana]], affidato a [[Giuseppe Acerbi]], dalla cui crisi sarebbe sorto [[Il Conciliatore]], costretto a chiudere di lì pochi mesi. La redazione e i suoi finanziatori (il meglio della nobiltà lombarda, da [[Federico Confalonieri|Confalonieri]] a [[Luigi Porro Lambertenghi|Lambertenghi]]) si sarebbe presto ritrovata nella [[Carboneria]] e, di lì, in esilio o allo Spielberg.
 
In effetti (come ricorderà più tardi il [[Ugo Foscolo|Foscolo]]) sin da prima del tramonto di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]], l'[[Impero Austriaco|Austria]] aveva preso a largheggiare nella promessa di “liberi istituti”, cercando di “attrarre a sé l'opinione pubblica italiana col miraggio di quella stessa libertà che [[Napoleone I|Napoleone]] aveva finito col soffocare in Italia”. Ma né Bellegarde né il [[Francesco Saurau|Saurau]] né l'[[Francesco II d'Asburgo-Lorena|imperatore]] avevano alcuna intenzione di mantenerle.
Finché gli riuscì, il feldmaresciallo Bellegarde giocò sull'equivoco. Come fu dimostrato dalla pubblicazione, in quei primi tempi, di una raccolta (anonima ma dedicata al Bellegarde) intitolata ''Serie di Vite e Ritratti de' famosi personaggi degli ultimi tempi'', di tono piuttosto liberale (ad esempio si parla molto di [[Simón Bolívar]]).
 
L'evidente fallimento della politica culturale di Bellegarde è tanto più evidente se si considera che, proprio sotto il suo governatorato, [[Alessandro Manzoni|Manzoni]] componeva la poesia “Il proclama di Rimini” (che sarà poi diffusa solo nell'aprile [[1848]], assieme a “Marzo 1821”), dedicandola all'alter-ego di [[Eugenio di Beauharnais|Eugenio]], [[Gioacchino Murat]].
Il ripensamento del partito degli “Italici” che si era opposto al tentativo di [[Eugenio di Beauharnais|Beauharnais]] dovette essere, poi, generale, se è vero che il 20 aprile [[1816]] veniva diffusa manoscritta la “[[Prineide]]”, operetta “politica” in cui compariva il fantasma del povero ministro [[Giuseppe Prina|Prina]]: l'autore, [[Tommaso Grossi]], espiò con due giorni di prigione (24-26 gennaio [[1817]]).
 
Per Bellegarde poco valeva, quindi, che si spegnessero tutti i sostenitori di [[Eugenio di Beauharnais|Beauharnais]], come [[Francesco Melzi d'Eril]], morto il 16 gennaio [[1816]] e sepolto nella sua [[Villa Melzi d'Eril|villa]] di [[Bellagio]]. L'ostilità del ceto dirigente lombardo non era matura, ma già appariva spessa, diffusa, e avrebbe impedito il coagularsi di un vero consenso politico attorno agli [[Asburgo]].<br />
In definitiva, il fallimento della politica culturale austriaca lasciava il [[Impero Austriaco|governo imperiale]] a reggersi unicamente sulla propria forza militare e sulla remissività della popolazione.
 
=== Conclusioni ===
[[File:Heinrich von Bellegarde.jpg|thumb|Il Feldmaresciallo Bellegarde in una litografia di [[Josef Kriehuber]] del [[1844]], un anno prima della sua morte]]
Bellegarde, partito da [[Milano]], si recò a [[Parigi]], senza missioni o cariche ufficiali.
Dopo qualche tempo venne richiamato al [[consiglio aulico]] di guerra a [[Vienna]], che presiedette, per la terza volta, dal 1820 (in sostituzione di [[Karl Philipp Fürst zu Schwarzenberg|Schwarzenberg]]). Alla fine del 1817 lo raggiunse il suo sodale [[Francesco Saurau|Saurau]] (chiamato anche alla Cancelleria imperiale): evidentemente, i loro servigi in [[Italia]] erano stati apprezzati.
 
Il feldmaresciallo, rimase presidente del consiglio aulico sino al [[1825]], quando la crescente debolezza alla vista l'obbligò a ritirarsi.
Morì molto più tardi, il 22 luglio [[1845]], a [[Vienna]].
 
== Onorificenze ==
=== Onorificenze austriache ===
{{Onorificenze
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|nome_onorificenza=Cavaliere dell'Ordine del Toson d'Oro (austriaco)
|collegamento_onorificenza=Toson d'Oro
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{{Onorificenze
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|nome_onorificenza=Commendatore dell'Ordine Militare di Maria Teresa
|collegamento_onorificenza=Ordine Militare di Maria Teresa
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|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Reale di Santo Stefano d'Ungheria
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{{Onorificenze
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{{Onorificenze
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|nome_onorificenza=Cancelliere e Cavaliere di I Classe dell'Ordine della Corona Ferrea
|collegamento_onorificenza=Ordine della Corona Ferrea
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{{Onorificenze
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|collegamento_onorificenza=Croce d'armata del 1813/1814
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}}
 
=== Onorificenze straniere ===
{{Onorificenze
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|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce del Reale ordine di San Ferdinando e del merito
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{{Onorificenze
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|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Costantiniano di San Giorgio (Parma)
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{{Onorificenze
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{{Onorificenze
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|collegamento_onorificenza=Ordine Supremo della Santissima Annunziata
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}}
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{en}} Digby Smith, ''The Napoleonic Wars Data Book.'' London: Greenhill, 1998. ISBN 1-85367-276-9
* {{de}} Karl von Smola, ''Das Leben des Feldmarschalls Heinrich Graf von Bellegarde'' (Vienna, 1847).
* {{de}} ''Bellegarde Heinrich Graf'' in: ''[[Österreichisches Biographisches Lexikon 1815-1950]]'' (ÖBL). Band 1, Verlag der Österreichischen Akademie der Wissenschaften, Wien 1957, S. 66 f. (Direktlinks auf S. 66, S. 67).
* {{de}} Oskar Regele, ''Bellegarde, Heinrich Graf von''. In: ''Neue Deutsche Biographie'' (NDB). Band 2, Duncker & Humblot, Berlin 1955, S. 29 f.
* {{ADB|2|305|305|Bellegarde, Heinrich Graf von|von L.|ADB:Bellegarde, Heinrich Graf von}}
* {{de}} Constantin von Wurzbach, ''Bellegarde, Friedrich Heinrich Graf von'' in: ''Biographisches Lexikon des Kaiserthums Oesterreich''. Band 1. Verlag L. C. Zamarski, Wien 1856-1891, S. 243 (auf Wikisource).
* {{de}} Jaromir Hirtenfeld, ''Der Militär-Maria-Theresien-Orden und seine Mitglieder'', Wien 1857, S.756-761
 
== Voci correlate ==
* [[Risorgimento]]
* [[Benedetto Bordiga]]
* [[Guerra austro-napoletana]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Heinrich Bellegarde}}
 
{{Box successione
|immagine = Flag of Galicia-Lodomeria 1890-1918.svg
|tipologia = incarico governativo
|carica = [[Regno di Galizia e Lodomiria|Governatore militare di Galizia e Lodomiria]]
|periodo = [[1806]] – [[1808]]
|precedente = [[Christian Wurmser]]<br />Governatore
|successivo = ?
|periodo2 = [[1809]] – [[1813]]
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|successivo2 = [[Michael von Klienmayr]]
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{{Box successione
|tipologia = incarico governativo
|immagine = Flag of the Habsburg Monarchy.svg
|carica = [[Hofkriegsrat|Presidente del Consiglio di Guerra dell'<br />Impero Austriaco]]
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{{Box successione
|immagine = Flag of Austria.svg
|tipologia = incarico governativo
|carica = [[Regno Lombardo-Veneto#Governanti del Regno: Re, Viceré e Governatori|Governatore militare della Lombardia]]
|periodo = [[1814]] – [[1816]]
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|successivo = [[Francesco Saurau]]
}}
{{Box successione
|immagine = Flag of Austria.svg
|tipologia = incarico governativo
|carica = [[Elenco dei governanti di Milano|Luogotenente del Lombardo-Veneto]]
|periodo = [[1815]] – [[1816]]
|precedente = [[Enrico XV di Reuss zu Plauen|Heinrich von Reuss zu Plauen]]
|successivo = [[Antonio Vittorio d'Asburgo-Lorena]]
}}
{{Box successione
|immagine = Flag of the Habsburg Monarchy.svg
|tipologia = incarico governativo
|carica = [[Hofkriegsrat|Presidente del Consiglio di Guerra dell'<br />Impero Austriaco]]
|periodo = [[1820]] – [[1825]]
|precedente = [[Karl Philipp Schwarzenberg|Carlo Filippo di Schwarzenberg]]
|successivo = [[Federico Francesco Saverio di Hohenzollern-Hechingen]]
}}
 
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|guerre napoleoniche|Risorgimento}}
 
[[Categoria:Cavalieri del Toson d'oro|Heinrich Johann Bellegarde]]
[[Categoria:Generali austriaci delle guerre napoleoniche|Heinrich Johann Bellegarde]]
[[Categoria:Guerra austro-napoletana|Heinrich Johann Bellegarde]]
[[Categoria:Personalità del Risorgimento|Heinrich Johann Bellegarde]]
[[Categoria:Commendatori dell'Ordine militare di Maria Teresa|Heinrich Johann Bellegarde]]
[[Categoria:Cavalieri di Gran Croce dell'Ordine di Santo Stefano d'Ungheria|Heinrich Johann Bellegarde]]