Storia d'Italia e Pudukkottai (stato): differenze tra le pagine

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{{Stato storico
{{Nota disambigua|il testo di [[Francesco Guicciardini]]|[[Storia d'Italia (Guicciardini)]]}}
|nomeCorrente = Stato di Pudukkottai
{{vaglio}}
|nomeCompleto = புதுக்கோட்டை சமஸ்தானம்
{{storiaitalia}}
|nomeUfficiale = State of Pudukkottai
Per '''storia d'Italia''' si intende per convenzione la [[storia]] della [[regione geografica italiana]] e dei popoli che l'hanno abitata, dotata - al di là delle molteplici differenze culturali e delle successive trasformazioni politiche - di una specifica identità che l'ha condotta nei secoli a essere riconosciuta come un unico soggetto storico. In un'accezione più ristretta, per storia d'Italia si intende unicamente la storia dello stato unitario, ossia la storia del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] e della [[Repubblica Italiana]], nonché degli eventi che condussero alla sua formazione, ossia la storia dell'espansione del [[Regno di Sardegna]], tradizionalmente conosciuta come [[Risorgimento]].
|portale =
|linkStemma =
|linkBandiera = Pudukkottai flag.svg
|linkLocalizzazione =
|linkMappa =
|paginaStemma =
|paginaBandiera =
|inno =
|motto =
|lingua = [[lingua tamil|tamil]], inglese
|capitale principale = [[Pudukkottai]]
|altre capitali =
|dipendente da = [[Regno Unito]] dal 1800 al 1948
|dipendenze =
|governo = regno
|titolo capi di stato = raja
|elenco capi di stato =
|organi deliberativi =
|inizio = [[1680]]
|primo capo di stato = [[Raghunatha Raya Tondaiman]]
|stato precedente = Domini della dinastia [[Madurai Nayak]]<br />Domini della dinastia [[Ramnad]]
|evento iniziale =
|fine = [[1948]]
|ultimo capo di stato = [[Rajagopala Tondaiman]]
|stato successivo = [[India]]
|evento finale =
|area geografica =
|territorio originale =
|superficie massima = 3.050 km2
|periodo massima espansione = 1941
|popolazione = 438.648
|periodo popolazione = 1941
|moneta = [[rupia|rupia di Pudukkottai]]
|risorse =
|produzioni =
|commerci con = [[India britannica]]
|esportazioni =
|importazioni =
|religioni preminenti = [[induismo]]
|religione di stato = [[induismo]]
|altre religioni = [[anglicanesimo]], [[cattolicesimo]]
|classi sociali = [[patrizio (titolo)|patrizi]], [[clero]], [[popolo]]
}}
Lo '''Stato di Pudukkottai''' fu uno [[stato]] principesco del [[subcontinente indiano]], avente per capitale la città di [[Pudukkottai]].
 
== Storia ==
==Preistoria e protostoria==
[[File:Raja Ravi Varma, Puddukotta Durbar.jpg|thumb|left|Il durbar di Puddukotai (fine Ottocento) dipinto da Raja Ravi Varma]]
{{vedi anche|Italia preistorica e protostorica}}
Pudukottai significa letteralmente ''Nuovo Forte'' ed il nome sembra proprio riferirsi al forte costruito all'inizio del [[XVIII secolo]] nel quale poi sorse la capitale del regno. In precedenza il territorio era stato retto dai re Chola e poi occupato da un popolo oscuro chiamato [[Kalabhras]]. Dal [[VI secolo|VI]] al [[XIV secolo]], Pudukkottai fu governata dai [[Mutharaiyars]], dai Cholas e dai [[Pandyas]]. Quando il regno dei Pandya venne conquistato da [[Malik Kafur]], Pudukkottai passò sotto il governo dei sultani musulmani che mantennero il potere per circa 50 anni prima di essere spazzati via dai re [[Vijayanagar]]. Quando il regno Vijayanagar si disintegrò, Pudukkottai passò sotto il controllo dei [[Madurai Nayaks|Nayaks di Madurai]], nel [[1680]] venne nominato Raghunatha Tondaiman come viceré.
===Preistoria===
Il popolamento del territorio italiano risale alla [[preistoria]], epoca di cui sono state ritrovate importanti testimonianze [[archeologia|archeologiche]]. L'Italia è stata abitata durante il periodo [[Paleolitico]], quando ancora non si conoscevano i metalli e non si sapeva levigare la pietra. Tra i più interessanti siti archeologici italiani risalenti al paleolitico, si ricorda quello di [[Monte Poggiolo]], presso [[Forlì]] e la [[Grotta dell'Addaura]], presso [[Palermo]], nella quale si trova un vasto e ricco complesso d’incisioni, databili fra l'Epigravettiano finale e il Mesolitico, raffiguranti uomini ed animali.
 
Raghunatha Raya Tondaiman fu il primo governante di [[Pudukottai]]. La terra circondante Pudukottai venne assegnata a lui in onore al suo servizio presso [[Sri Ranga Raya]], re di [[Impero Vijayanagara|Vijaynagar]] durante il suo viaggio a [[Rameswaram]].<ref>{{Cita web |url=http://www.hinduonnet.com/2000/04/09/stories/1309078a.htm |titolo=The architect of Pudukottai |accesso=11 gennaio 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20101007212621/http://www.hinduonnet.com/2000/04/09/stories/1309078a.htm |dataarchivio=7 ottobre 2010 |urlmorto=sì }}</ref>
Tra i popoli insediatisi nel [[Neolitico]], quando l'uomo non è più solo cacciatore ma anche pastore e allevatore, ricordiamo gli [[antichi Camuni]] (in [[Val Camonica]]).
 
I re Pudukkottai furono strenui alleati della [[Compagnia inglese delle Indie Orientali]] e diede prova di cruciale supporto militare e logistico durante le [[Guerre carnatiche]], le [[Prima guerra anglo-mysore|guerre anglo-mysore]] e le guerre Polygars. Come risultato, mentre i regni Ramnad e Sivaganga vennero annessi all'India britannica, a Pudukkottai venne permesso di rimanere indipendente. Nel [[1800]], Pudukkottai divenne ufficialmente uno Stato del [[British Raj]] e venne nominato un residente a rappresentare il governo di Madras.
===Etruschi e Genti Italiche===
[[Immagine:Etruscan_civilization_italian_map.png|thumb|left|300px|Cartina con i maggiori centri [[Etruschi]], ed "espansione" della civiltà etrusca nel corso dei secoli]]
 
Pudukkottai conobbe una rapida crescita sotto i governi dei primi ministri [[A. Seshayya Sastri]] e [[Alexander Tottenham]]. Il lago Pudukulam venne creato artificialmente e la capitale, Pudukkottai, venne completamente ricostruita. Il palazzo Pudukkottai venne costruito negli anni venti dell'Ottocento e nel [[1902]] si dotò di un'assemblea rappresentativa. Nel [[1948]] lo Stato di Pudukkottai venne annesso all'India e divenne parte dello Stato di [[Madras]] dal [[1950]].
Le informazioni sulle genti abitanti la penisola in epoca preromana sono, in taluni casi, incomplete e soggette a revisione continua. Popolazioni di ceppo indoeuropeo, trasferitesi in [[Italia]] dall'Europa Orientale e Centrale in varie ondate migratorie ([[veneti]], umbro-sabelli, [[latini]], ecc.), si sovrapposero ad etnie pre-indoeuropee già presenti nell'attuale territorio italiano, o assorbendole, oppure stabilendo una forma di convivenza pacifica con esse.
 
== Governanti ==
Secondo alcune fonti, la loro provenienza andrebbe ricercata in [[Asia Minore]], secondo altre, avrebbero costituito una etnia autoctona. Certo è che, già attorno alla metà del VI secolo, riuscirono a creare una forte ed evoluta federazione di città-stato che andava dalla [[Pianura Padana]] alla Campania e che comprendeva anche [[Roma]] ed il suo territorio. In Italia settentrionale, accanto ai [[Celti]] (comunemente chiamati [[Galli]]), troviamo i [[Liguri]] (originariamente non indoeuropei poi fusisi con i Celti) stanziati in [[Liguria]] e parte del [[Piemonte]] mentre nell'Italia nord-orientale vivevano i [[Paleoveneti|Veneti]] (paleoveneti) di probabile origine [[Illiri|illirica]] o, secondo alcune fonti, provenienti dall'[[Asia Minore]].
[[File:Todiman Raja in his Durbar, Pudukkottai, 1858.jpg|thumb|Ramachandra Tondaiman, raja di Pudukkottai, al suo durbar, c. 1858]]
I governanti di Pudukkottai avevano il titolo di raja:
 
* [[Raghunatha Tondaiman I]] ''(1686–1730)''
Nell'Italia più propriamente peninsulare accanto agli [[Etruschi]], cui abbiamo già accennato, convivevano tutta una serie di popoli, in massima parte di origine indoeuropea, fra cui: [[Umbri]] in [[Umbria]]; [[Latini]], [[Sabini]], [[Falisci]], [[Volsci]] ed [[Equi]] nel [[Lazio]]; [[Piceni]] nelle [[Marche]] ed in [[Abruzzo]] Settentrionale; [[Sanniti]] nell'[[Abruzzo]] Meridionale, [[Molise]] e [[Campania]]; [[Apuli]], [[Messapi]] e [[Iapigi]] in [[Puglia]]; [[Lucani]] e [[Bruttii]] nell'estremo Sud; [[Siculi]], [[Elimi]] e [[Sicani]] in [[Sicilia]]. La [[Sardegna]] era abitata, fin dal II millennio a.C., dai [[Sardi]], risultato, forse, di un connubio tra le preesistenti popolazioni megalitiche presenti nell'Isola ed il misterioso popolo dei [[Shardana]].
* [[Vijaya Raghunatha Raya Tondaiman I]] ''(1730–1769)''
* [[Raya Raghunatha Tondaiman]] ''(1769– dicembre 1789)''
* [[Vijaya Raghunatha Tondaiman]] ''(dicembre 1789 – 1 febbraio 1807)''
* [[Vijaya Raghunatha Raya Tondaiman II]] ''(1 febbraio 1807 – giugno 1825)''
* [[Raghunatha Tondaiman II]] ''(giugno 1825 – 13 luglio 1839)''
* [[Ramachandra Tondaiman]] ''(13 luglio 1839 – 15 aprile 1886)''
* [[Martanda Bhairava Tondaiman]] ''(15 aprile 1886 – 28 maggio 1928)''
* [[Rajagopala Tondaiman]] ''(28 ottobre 1928&nbsp;– 15 agosto 1947)''
 
== Note ==
Nell'area laziale, invece, un posto a se stante meritano i [[Latini]] protagonisti, assieme ai [[Sabini]], della primitiva espansione dell'Urbe e forgiatori, insieme agli [[Etruschi]] ed ai popoli italici più progrediti ([[Umbri]], [[Falisci]], ecc.), della futura civiltà romana.
<references />
 
==Storia anticaBibliografia ==
* Hunter, William Wilson, Sir, et al. (1908). ''Imperial Gazetteer of India'', 1908-1931; Clarendon Press, Oxford.
===Magna Grecia===
* Markovits, Claude (ed.) (2004). ''A History of Modern India: 1480-1950''. Anthem Press, London.
{{vedi anche|Magna Grecia}}
 
[[Immagine:DrammaBronzoAtena.jpg|thumb|270px|<center>Dracma di [[Siracusa]], 4° secolo a.C.-</center>]]
 
Tra l'[[VIII secolo a.C.|VIII]] ed il [[VII secolo a.C.]], coloni provenienti dalla [[Grecia]] cominciarono a stabilirsi sulle coste del sud Italia e della Sicilia. Le prime componenti stabilitesi in Italia furono quella ioniche e quelle peloponnesiache: gli [[Eubea|Eubei]] e i [[Rodi|Rodii]] fondarono [[Kymai]], [[Rhegion]], [[Napoli|Parthenope]], [[Giardini-Naxos|Naxos]] e [[Zankle]], i Corinzi [[Syraka]], i Megaresi [[Leontinoi]], gli Spartani [[Taras (città)|Taras]], mentre i coloni provenienti dall'[[Acaia]] fondarono [[Sybaris]] e [[Kroton]]. Oltre a quelle sopra menzionate, altre importanti furono [[Metapontion]], fondata anch'essa da coloni Achei, [[Heraclea]] e [[Locri Epizephiri]].
 
L'importanza della colonizzazione greca per i popoli italici è dovuta al fatto che essi vennero così a contatto con forme di governo [[democrazia|democratiche]] caratterizzate da forti responsabilizzazioni del cittadino, e con espressioni artistiche e culturali elevate; in questo senso basti pensare ai grandi [[filosofia|filosofi]] e uomini di scienza dell'epoca, fra cui [[Pitagora]] ed [[Archimede]], nati in Italia dalla cultura greca.
 
I contrasti fra le colonie greche e gli indigeni furono frequenti, ma i Greci cercarono di instaurare rapporti pacifici con le popolazioni locali, favorendo, in molti casi, un lento assorbimento delle stesse. La ricchezza e lo splendore delle colonie furono tali da far identificare l'Italia meridionale dagli storici romani con l'appellativo di [[Magna Grecia]]. Nel [[III secolo a.C.]] tutte le colonie [[Italioti|italiote]] e siciliane furono assorbite nello Stato romano. Per molte di esse iniziò un fatale declino.
 
===Roma (753 a.C. - 476 d.C.)===
{{vedi anche|Storia romana}}
[[Immagine:She-wolf_suckles_Romulus_and_Remus.jpg|thumb|right|250px|La scultura rappresenta la ''Lupa capitolina'' che allatta i gemelli [[Romolo e Remo]], che furono aggiunti, probabilmente da [[Antonio del Pollaiolo]], nel tardo [[XV secolo]].]]
 
Secondo la tradizione, la città di Roma fu fondata il [[21 aprile]] del [[753 a.C.]] da [[Romolo]] sul [[colle palatino]]. In realtà, già in precedenza erano sorti villaggi in quella posizione, fondamentale per la via di commercio del sale, ma solo alla metà dell'[[VIII secolo a.C.|VIII secolo]] questi si unirono in una sola città. La zona era dotata, inoltre, di un buon potenziale agricolo, e la presenza dell'[[isola Tiberina]] rendeva facile l'attraversamento del vicino fiume [[Tevere]].
 
====Età regia (753 - 509 a.C.)====
{{vedi anche|Età regia di Roma}}
Romolo instaurò nella città il [[monarchia|regime monarchico]]: fino al [[509 a.C.|509 a.C.]], Roma fu retta, secondo la tradizione, da [[età regia di Roma|sette re]],<ref>È il numero tramandato dai racconti degli storici antichi, tra cui [[Tito Livio]], nel libro I della sua opera ''[[Ab Urbe condita libri|Ab Urbe condita]]''.</ref> che apportarono notevoli contributi allo sviluppo della società. Ognuno dei primi quattro, infatti, operò in un diverso ambito dell'"amministrazione statale": il fondatore [[eponimo]] Romolo diede il via alla prima guerra di espansione contro i [[Sabini]], originatasi dall'episodio del [[ratto delle Sabine]], e associò al trono il re nemico [[Tito Tazio]], allargando per primo le basi del neonato stato romano. Stabilì poi la suddivisione della popolazione in tre [[tribù]] e pose le basi per la ripartizione tra [[patrizio (storia romana)|patrizi]] e [[plebei]].
Il suo successore [[Numa Pompilio]] istituì i primi collegi sacerdotali, come quello delle [[Vestali]], e riformò il calendario. In seguito, [[Tullo Ostilio]] riprese le ostilità contro i popoli vicini e sconfisse la città di [[Alba Longa]], mentre il successore [[Anco Marzio]] operò nel campo dell'urbanistica: costruì il primo ponte di legno sul Tevere, fortificò il [[Gianicolo]] e fondò il porto di [[Ostia]].
 
Ai primi quattro re, di origine latina, fecero seguito altri tre di origine etrusca: verso la fine del [[VII secolo]], infatti, gli [[Etruschi]], all'apogeo della loro potenza, decisero di estendere la loro influenza anche su [[Roma]], poiché la città stava divenendo sempre più grande e la sua importanza a livello economico iniziava a farsi considerevole. Era dunque fondamentale per loro assicurarsi il controllo su una zona che assicurava il passaggio delle rotte commerciali; non si ebbe mai, comunque, un reale controllo militare etrusco su Roma. Il primo re etrusco, [[Tarquinio Prisco]], combatté contro i popoli confinanti, ordinò la realizzazione di numerose opere pubbliche, tra cui il [[Circo Massimo]], la [[Cloaca Massima]] e il tempio di [[Giove Capitolino]] sul [[Campidoglio]] e apportò, infine, anche alcuni cambiamenti in campo culturale. Il suo successore, [[Servio Tullio]], fu, secondo la leggenda, colui che ideò l'[[Comizi centuriati|ordinamento centuriato]], sostituendolo alla precedente ripartizione della popolazione; combatté anch'egli contro alcune delle principali città etrusche e latine limitrofe a Roma. Ultimo monarca a governare Roma fu [[Tarquinio il Superbo]]: egli fu allontanato dall'Urbe nel [[510 a.C.]], secondo la leggenda con l'accusa di aver commesso violenze nei confronti della giovane [[Lucrezia (Roma)|Lucrezia]]; il patriziato, comunque, non era più disposto a sottostare al potere centralizzato del re, ma desiderava acquisire un'influenza, in campo politico, pari a quella che già rivestiva negli altri ambiti della vita civile.
 
====Età repubblicana (509-49 a.C.)====
{{vedi anche|Repubblica Romana}}
 
=====Dalla cacciata di Tarquinio il Superbo alla conquista dell'Italia=====
Dopo la cacciata di [[Tarquinio il Superbo]] ed il fallimento (determinato, secondo la leggenda, dalle eroiche azioni di [[Muzio Scevola]], [[Orazio Coclite]] e [[Clelia]]) del suo tentativo di riprendere il potere con l'aiuto degli [[Etruschi]] condotti dal [[lucumone]] di [[Chiusi]], [[Porsenna]], fu instaurata, ad opera di [[Lucio Giunio Bruto]], organizzatore della rivolta antimonarchica, la forma di governo della [[Repubblica Romana|Repubblica]]. Essa prevedeva la spartizione tra più cariche dei poteri che prima erano appartenuti ad un uomo solo, il re: il potere legislativo fu assegnato alle assemblee dei [[comizi centuriati]] e del [[senato romano|senato]], e furono create numerose magistrature, [[console (storia romana)|consolato]], [[censore|censura]], [[pretore (storia romana)|pretura]], [[questore (storia romana)|questura]], [[edile (storia romana)|edilità]], che gestissero i vari ambiti dell'amministrazione. Tutte le cariche, alcune delle quali erano ''[[imperium|cum imperio]]'', erano [[collegialità|collegiali]], in modo tale che si evitasse l'affermazione di singoli uomini che potessero accentrare il potere nelle loro mani.
 
Roma si trovò subito a lottare contro le popolazioni [[latini|latine]] delle zone limitrofe, sconfiggendole nel [[499 a.C.]]<ref>Secondo altre fonti la battaglia fu combattuta nel [[496 a.C.]]</ref> nella [[Battaglia del Lago Regillo|battaglia del lago Regillo]], e federandole a sé nella [[Lega Latina]] mediante la firma del [[foedus Cassianum]], nel [[493 a.C.]]<ref>Secondo altre fonti, la firma del trattato fu istantaneamente successiva alla battaglia del Regillo.</ref> Combatté poi contro gli [[Equi]] e i [[Volsci]], e, una volta sconfitti, [[Roma e le guerre con Veio|si scontrò]] con la città etrusca di [[Veio]], che fu espugnata da [[Marco Furio Camillo]] nel [[396 a.C.]]
 
I primi anni di vita della [[Repubblica Romana]] furono notevolmente travagliati anche nell'ambito della politica interna, in quanto le gravi disuguaglianze sociali che avevano portato alla caduta del regno non erano state cancellate. I [[plebe]]i iniziarono così una serie di proteste contro la classe dominante dei patrizi: nel [[494 a.C.]], infine, si ritirarono in secessione sul colle [[Aventino]]. La situazione si risolse con l'istituzione della magistratura del [[Tribuno della plebe|tribunato della plebe]] e con il riconoscimento del valore legale delle assemblee popolari. Importanti acquisizioni furono anche la redazione, nel [[450 a.C.]] da parte dei [[Decemviri#Decemviri Legibus Scribundis Consulari Imperio |decemviri]], delle [[leggi delle Dodici Tavole]], che garantivano una maggiore equità in ambito giudiziario, l'approvazione della ''[[lex Canuleia]]'', nel [[445 a.C.]]
 
Nel [[386 a.C.]], l'esercito romano fu sconfitto dai [[Galli]] guidati da [[Brenno]], che penetrarono nell'Urbe e la sottoposero ad un rovinoso saccheggio.<ref>La tradizione storiografica romana racconta della frase ''[[Vae victis]]'' pronunciata da Brenno in quell'occasione, e del retto comportamento di Furio Camillo, che impedì che Roma fosse riscattata mediante il pagamento di un oneroso tributo.</ref><ref>La memoria di quest'evento rimase sempre particolarmente viva, e, in occasione del [[grande incendio di Roma]] nel [[64|64 d.C.]], furono in molti a ricordare quello dei Galli di Brenno (Tacito, Annali, XV, 41, 2).</ref> Vent'anni dopo, nel [[367 a.C.]], furono promulgate le ''[[leges Liciniae Sextiae]]'', che costituivano un'ulteriore acquisizione di diritti da parte della plebe.
 
Ormai potenza egemone nell'Italia centrale, Roma cominciò a meditare un'espansione verso Sud; per premunirsi, inoltre, da eventuali defezioni degli alleati latini, stipulò nel [[354 a.C.]] un'alleanza con i [[Sanniti]], contro i quali, tuttavia, combatté pochi anni più tardi, in difesa della città di [[Capua]]. Il conflitto, apertosi nel [[343 a.C.]], terminò nel [[341 a.C.]] senza alcun sostanziale mutamento dello ''[[status quo]]''. Tra il [[340 a.C.|340]] e il [[338 a.C.]], inoltre, Roma fu costretta a combattere una nuova e sanguinosa [[guerra latina|guerra contro i Latini]], e ottenne la vittoria solo con grandissimi sforzi. Nel [[327 a.C.]], poi, si riaprì il conflitto con i Sanniti: i Romani, dopo le sconfitte delle [[Battaglia delle Forche Caudine|Forche Caudine]] e di [[Battaglia di Lautulae|Lautulae]], riuscirono a volgere la situazione in loro favore, riportando una complessiva vittoria nel [[304 a.C.]] Contro i Sanniti Roma combatté, infine, una terza guerra tra il [[298 a.C.|298]] e il [[290 a.C.]], al termine della quale ogni resistenza poteva dirsi annientata.
 
<!-- L'Italia continentale, così, era per la prima volta quasi interamente unificata.<br/>
[[Immagine:LocationRomanRepublic.png|thumb|200px|right|L'estensione della [[Repubblica Romana]] nel [[49 a.C.]].]] -->
 
=====Dalle guerre puniche all'età di Cesare=====
Ma la conquista dell'Italia portò, inevitabilmente, allo scontro con l'altra grande potenza mondiale: [[Cartagine]]. Le [[guerre puniche]] che si scatenarono furono di inaudita ferocia, e videro il trionfo definitivo di [[Roma]] come massima potenza mondiale, seppur dopo diverse batoste: [[Annibale]] sbaragliò le legione romane in più occasioni, aggirandole da nord e scendendo poi dalle [[Alpi]] verso il cuore della penisola italiana. L'ultima grande disfatta romana avvenne nella [[Battaglia di Canne]], dove perse la vita il fiore dell'esercito e tutto lo "stato maggiore" romano. Roma, ancora una volta, incassò lo schiaffo ma non chiese pace. Ed alla fine, grazie al console [[Quinto Fabio Massimo Verrucoso|Quinto Fabio Massimo detto "il Temporeggiatore"]] (figlio del conquistatore di [[Taranto]]), fautore di una guerra basata su piccole scaramucce volte al logoramento dell'esercito cartaginese, riuscì a scacciare [[Annibale]] dall'[[Italia]] ed ad invadere addirittura il territorio africano della città punica.
Le annessioni romane della [[Sicilia]], della [[Sardegna]] e della [[Corsica]] prima, e della [[penisola iberica]] dopo, fecero sì che [[Cartagine]] si ritrovasse, alla vigilia della [[terza guerra punica]] con le spalle al muro: una nuova sconfitta ne avrebbe decretato la fine, che puntualmente avvenne.<br/>
I Romani, sapendola in quello stato, iniziarono a provocare ripetutamente Cartagine:
{{quote|...il Senato chiese trecento bambini di famiglia nobile per tenerli in ostaggio [...] Subito dopo, visto che la provocazione non era bastata, i romani chiesero la consegna di tutte le armi, di tutta la flotta e di gran parte del grano. Quando anche queste richieste furono accolte, il Senato chiese che tutta la popolazione di Cartagine si ritirasse a dieci miglia dalla città, che doveva essere rasa al suolo. Gli ambasciatori cartaginesi obbiettarono invano che la storia non aveva mai visto una simile atrocità [...] Niente da fare. Roma voleva la guerra, e guerra doveva essere ad ogni costo.|[[Indro Montanelli]] in "Storia di Roma"}}
E guerra fu. Alla fine della quale, Roma riservò un trattamento particolarmente feroce al vinto:
{{quote|L'assedio, per terra e per mare, durò tre anni. Scipione Emiliano [...] espugnò la città, dove per sei giorni ancora, strada per strada, casa per casa, si continuò a combattere. Insidiato dai franchi tiratori che combattevano da tetti e finestre, fece radere al suolo ogni edificio. Quelli che alla fine si arresero furono solo 55.000 dei 500.000 abitanti di Cartagine [...] Scipione chiese al Senato il permesso di desistere da quel macello. Gli fu risposto che non solo Cartagine ma tutte le dipendenze dovevano essere distrutte. La città continuò a bruciare per 17 giorni. I pochi sopravvissuti furono venduti come schiavi. Ed il suo territorio fu d'allora in poi una provincia designata col nome generico di ''Africa''. Non ci fu trattato di pace perché non si sarebbe saputo con chi stipularlo. Gli ambasciatori cartaginesi avevano avuto ragione: mai si era vista una nella storia una simile atrocità.|[[Indro Montanelli]] in "Storia di Roma"}}
La vittoria di Roma, che de facto la resero l'unica grande potenza mondiale, già mostrava però i primi segni delle future disgrazie: intanto, il territorio italiano usciva da questi oltre cent'anni anni di guerra (nel [[264 a.C.]] era iniziata la [[prima guerra punica]], la distruzione di [[Cartagine]] avvenne nel [[146 a.C.]]) semi-distrutto dalle scorrerie di [[Annibale]]; Roma stessa volgeva lo sguardo ad Oriente, verso la Grecia, che già [[Marco Porcio Catone]] vide come un pericolo per le idee e le teorie che vi circolavano liberamente e minacciavano di distruggere la gerarchia romana.
 
====I Cesari (49 a.C.-14 d.C.)====
 
====Principi della Famiglia Claudia (14-69 d.C.)====
 
====Principi della Famiglia Flavia (69-193 d.C.)====
 
====I Severi (193-235 d.C.)====
 
====La grande anarchia (235-312 d.C.)====
 
==== Da Costantino ad Odoacre (312-476 d.C.)====
 
== L'Alto Medioevo ==
{{vedi anche|Italia medievale}}
Nel [[476]] il re degli [[Eruli]] [[Odoacre]], ultimo di una lunga schiera di condottieri [[germani]]ci che nel periodo di decadenza dell'[[Impero romano d'Occidente]] avevano condotto le proprie orde in territorio italico, depose l'ultimo imperatore d'occidente, [[Romolo Augusto]]. Convenzionalmente, la data del 476 segna il passaggio dall'[[Antichità]] al [[Medioevo]].
 
Inizialmente appoggiato dall'[[Impero Romano d'Oriente|imperatore d'Oriente]] [[Zenone]], che lo aveva insignito del titolo di ''dux Italiae'' ("duca d'Italia") per indicarlo - almeno formalmente - come suo rappresentante, Odoacre presto si proclamò, per la prima volta nella storia, ''[[Re d'Italia|rex Italiae]]'' ("re d'Italia"). Nel [[489]] Zenone invitò gli [[Ostrogoti]], altro popolo germanico allora stanziato nel bacino del basso [[Danubio]], a intervenire in Italia per scacciarne Odoacre, allentando in questo modo la pressione che esercitavano sulla sua stessa capitale, [[Costantinopoli]]. Gli Ostrogoti, guidati da [[Teodorico]], sconfissero definitivamente Odoacre nel [[493]].
 
===Il Regno ostrogoto (494-535)===
[[Immagine:RavennaMausoleum.jpg|thumb|right|250px|Il ''[[Mausoleo di Teodorico]]'' a [[Ravenna]]]]
{{vedi anche|Regno ostrogoto}}
Teodorico proseguì in gran parte la politica del suo predecessore e avversario, assegnando ai suoi Ostrogoti i compiti di sicurezza e di difesa e delegando ai Latini (o [[Romanici]]) le funzioni amministrative. Tra i collaboratori latini del sovrano si contarono anche i grandi intellettuali [[Cassiodoro]] e [[Boezio]], anche se quest'ultimo cadde in seguito in disgrazia, venne imprigionato e fu infine ucciso.
 
La struttura [[latifondo|latifondista]] della società e dell'economia italiana fu sostanzialmente preservata; la nuova ripartizione delle terre introdotta da Teodorico assegnò un terzo dei fondi ai conquistatori e i due terzi agli antichi abitanti. Durante il regno del sovrano germanico furono costruite nuove opere pubbliche, come il ''[[Mausoleo di Teodorico]]'' a [[Ravenna]], e cercò, almeno nei primi anni, di mantenere pacifici i rapporti tra la maggioritaria [[Chiesa cattolica]] e gli aderenti al [[cristianesimo]] [[arianesimo|ariano]], tra i quali si contava la maggior parte degli Ostrogoti e lo stesso re.
 
Alla morte di [[Teodorico]] ([[526]]) il trono passò al giovane nipote [[Atalarico]], sotto la reggenza della madre [[Amalasunta]], e in seguito al secondo marito della regina madre, [[Teodato]] (a sua volta nipote di Teodorico). Amalasunta perseguì una politica apertamente favorevole al cattolicesimo, che determinò una frattura tra il potere regio e la nobiltà gotica; la divisione favorì i progetti di riconquista dell'Italia del nuovo imperatore d'Oriente (ormai "[[imperatore bizantino]]"), [[Giustiniano]], che nel [[535]] lanciò l'armata del generale [[Belisario]] contro gli Ostrogoti.
 
===Dalla Guerra gotica all'invasione longobarda (535-568)===
{{vedi anche|Guerra gotica (535-553)|Esarcato d'Italia|Longobardi}}
[[Immagine:Justinien 527-565.svg|thumb|left|250px|L'impero bizantino durante il regno di [[Giustiniano]]. La penisola italiana venne inglobata totalmente nel [[553]]]]
La riconquista giustinianea della penisola fu completata solo nel [[553]]. Il conflitto si protrasse quindi per quasi un ventennio, devastando l'intera Italia tanto da portarla a una grave crisi demografica, economica, politica e sociale. I sovrani ostrogoti che si succedettero al comando (Teodato, [[Vitige]], [[Totila]], [[Teia]]), forti anche del sostegno fornito dai vicini [[Franchi]] e [[Burgundi]], altri [[Germani]] stanziati in [[Gallia]] (l'odierna [[Francia]]), riuscirono a resistere a lungo agli attacchi dei Bizantini, a lro volta indeboliti da una rivalità tra i due comandanti, Belisario e [[Narsete]]. La definitiva sconfitta degli Ostrogoti nella [[Battaglia dei Monti Lattari]], dove Narsete piegò Teia, portò l'intera Italia sotto la sovranità bizantina, ma gli anni seguenti furono funestati, oltre che da un aggravamento delle condizioni di vita dei contadini a causa della forte pressione fiscale, anche da una terribile [[pestilenza]] che spopolò ulteriormente la penisola ([[559]]-[[562]]).
 
L'Italia bizantina, indebolita e impoverita, non ebbe la forza di opporsi a una nuova [[invasioni barbariche|invasione germanica]], quella dei [[Longobardi]] capeggiati da [[Alboino]]. Tra il [[568]] e il [[569]] i Longobardi, che trovarono spesso appoggio tra la popolazione esasperata dalla fiscalità bizantina, occuparono gran parte dell'Italia centro-settentrionale. Questa regione, che da allora sarebbe stata detta ''[[Langobardia Major]]'' ("[[Langobardia]] Maggiore"), costituì il nucleo del [[Regno longobardo]], con capitale [[Pavia]], ma contingenti germanici si spinsero anche nell'Italia meridionale, dove costituirono i [[ducati longobardi|ducati]] della ''[[Langobardia Minor]]'' ("Langobardia Minore"): [[Ducato di Spoleto|Spoleto]] e [[Ducato di Benevento|Benevento]]. L'intero Regno longobardo fu infatti ripartito in numerosi ducati, ampiamente autonomi rispetto al potere centrale.
 
Con la invasione longobarda l'Italia rimase quindi suddivisa in due grandi zone d'influenza. I Longobardi occuparono le aree continentali della penisola, mentre i [[Bizantini]] conservarono il controllo di gran parte delle zone costiere, incluse le isole. Fulcro delle province bizantine in Italia furono l'[[Esarcato d'Italia]], corrispondente grosso modo all'odierna [[Romagna]] (detta ''Romania'' nel [[latino]] dell'epoca, proprio per sottolineare la sua appartenenza all'[[Impero Romano d'Oriente]]) con [[Ravenna]] capitale, e la limitrofa [[Pentapoli bizantina]], serie di città fortificate lungo la costa [[Adriatico|adriatica]]. Il potere supremo era esercitato dal luogotenente generale dell'imperatore bizantino, l'[[esarca]], che aveva poteri quasi assoluti - sia vicili, sia militari - e doveva rispondere del suo operato soltanto all'imperatore. Formalmente bizantina era anche di [[Roma]] con il suo contado (il [[Ducato romano]]), ma in realtà la città era governata in modo quasi del tutto autonomo dal [[papa]], in un primo embrione del futuro [[Stato della Chiesa]].
 
===Il Regno longobardo (568-774)===
[[Immagine:Corona ferrea, monza.jpg|thumb|right|250px|left|La ''[[Corona Ferrea]]'' che cingeva il capo dei [[re d'Italia]] longobardi, oggi conservata nel [[duomo di Monza]]]]
{{vedi anche|Regno longobardo}}
====Il VI secolo====
Dopo la morte di [[Alboino]], vittima nel [[572]] di una congiura ordita dalla moglie [[Rosmunda (regina)|Rosmunda]], la corona fu affidata a [[Clefi]]. Tra i Longobardi il re era infatti generalmente eletto dall'assemblea del popolo in armi (''[[Gairethinx]]''), anche se non sarebbero mancati tentativi di rendere ereditaria la trasmissione del potere. A essere eletti re, comunque, erano in genere gli esponenti di alcuni gruppi famigliari, tanto che nel corso della storia longobarda figurano diverse dinastie.
 
Clefi estese ulteriormente i confini del regno e tentò di continuare la politica del suo predecessore, volta a spezzare gli istituti giuridico-amministrativi consolidatisi durante il dominio ostrogoto e bizantino attraverso l'eliminazione dell’aristocrazia latina, l'occupanzione delle sue terre e l'acquisizione dei suoi patrimoni. A differenza degli Ostrogoti, quindi, i Longobardi esautorarono del tutto l'elemento [[Romanici|romanico]], accentrando nelle mani dei [[duca|duchi]] ogni potere. Nel [[574]] anche Clefi venne assassinato e per un decennio, detto [[Periodo dei Duchi]], non fu nominato alcun successore e i duchi regnarono autonomamente sui loro possedimenti (574-[[584]]).
 
L'interregno ebbe termine quando i duchi si resero conto che, separati, non avrebbero saputo reggere alla pressione militare dei Bizantini e dei [[Franchi]]; la corona venne quindi assegnata ad [[Autari]], figlio di Clefi. Il nuovo re respinse entrambe le minacce e rafforzò la stabilità del regno alleandosi con i [[Bavari]]. L'accordo fu siglato con le nozze del re con la principessa bavara [[Teodolinda]]; rimasta presto vedova ([[590]]), la regina si risposò con il [[duca di Torino]] [[Agilulfo]], che subito dopo ([[591]]) fu proclamato [[re dei Longobardi]]. La coppia, fondatrice della [[dinastia Bavarese]], regnò congiuntamente e rafforzò ulteriormente il regno, garantendone i confini esterni e ampliandone l'area a danno die Bizantini. Il potere centrale venne rafforzato a danno di quello dei duchi, che furono affiancata da funzionari di nomina regia (gli [[sculdascio|sculdasci]]), fu avviata una maggior integrazione con i Romanici, anche attraveso l'avvio della conversione dei Longobardi dall'[[arianesimo]] al [[cattolicesimo]], e stimolata la produzione artistica.
 
====Il VII secolo====
La debole reggenza assunta alla morte di Agilulfo ([[616]]) da Teodolinda in nome del figlio [[Adaloaldo]] favorì l'opposizione della fazione più aggressiva dei duchi, ancora ariani e contrari alla poitica di pacificazione con i Bizantini e di integrazione con i Romanici. Nel [[626]] un [[colpo di Stato]] esautorò Adalaoaldo e portò sul trono l'ariano [[Arioaldo]], che tuttavia dovette concetrare il suo impegno bellico a parare le minacce esterne portate dagli [[Avari]] a est e dai Franchi a ovest. Il suo successore [[Rotari]], re dal [[636]] al [[652]], ampliò ulteriormente i domini longobardi, rafforzò l'autorità centrale anche sui duchi della ''Langobardia Minor'' e promulgò la prima raccolta scritta del [[diritto longobardo]], l'[[Editto di Rotari]]. La nuova legislazione era d'[[diritto germanico|ispirazione germanica]], ma introduceva anche elementi desunti dal [[diritto romano]] e sostituì la [[faida]] (vendetta privata) con il [[guidrigildo]] (risarcimento in denaro stabilito dal re).
 
[[Immagine:Rotari.GIF|thumb|250px|left|L'Italia longobarda e bizantina alla morte di [[Rotari]] ([[652]])]]
La seconda metà del [[VII secolo]] fu caratterizzata dal prevalere dei sovrani della [[dinastia Bavarese]] ([[Ariperto I]], [[Pertarito]], [[Godeperto]], [[Cuniperto]]), che ripresero la consueta politica di pacificazione con i Bizantini e di integrazione con i Romanici sudditi del regno, tanto da arrivare infine alla completa conversione dei Longobardi al cattolicesimo. La continuità dinastica fu tuttavia interrotta da tentativi di usurpazione ispirati dalle residue frange ariane: nel [[662]] il [[duca di Benevento]], [[Grimoaldo]], riuscì a esautorare Pertarito e a regnare per una decina d'anni con una pienezza di poteri maggiore di ogni suo predecessore; i suoi sudditi ne apprezzarono (come testimonia il grande [[storico]] longobardo [[Paolo Diacono]]) la saggezza legislativa, l'opera [[mecenate|mecenatistica]] e il valore guerriero.
 
====L'VIII secolo====
L'[[VIII secolo]] si aprì con una grave crisi dinastica, che per più di dieci anni vide il Regno longobardo dilaniato da colpi di Stato, guerre civili e regicidi; soltanto nel [[712]], con l'ascesa al trono di [[Liutprando]], l'Italia longobarda ritrovò compattezza. Quello di Liutprando è anzi considerato il periodo di maggior splendore del Regno longobardo, caratterizzato da pacificazione interna, fermezza del potere centrale, grande rilievo internazionale e creatività artistica (la cosiddetta "[[Rinascenza liutprandea]]").
 
Alla morte di Liutprando ([[744]]) il trono, dopo il brevissimo regno di [[Ildebrando]], passò al [[duca del Friuli]], [[Rachis]]. Definito "il re monaco", Rachis fu un sovrano debole, incapace di opporsi tanto alle spinte autonomiste dei duchi quanto alle pressioni esercitate dal [[papa]] e dai suoi alleati [[Franchi]]; nel [[749]] fu deposto e sostituito dal fratello [[Astolfo (re longobardo)|Astolfo]], che riprese la via dell'espansione territoriale a danno dei residui possedimenti bizantini. Sotto la sua guida il Regno longobardo toccò la massima espansione territoriale, arrivando a occupare l'intero [[Esarcato d'Italia|Esarcato]] (compresa la capitale [[Ravenna]]), ma tanto potere preoccupò il pontefice, che vedeva minacciato direttamente il suo [[Ducato romano]]. [[Papa Stefano III]] invocò quindi l'aiuto del nuovo re dei [[Franchi]], [[Pipino il Breve]], che sconfisse Astolfo in due occasioni e lo costrinse a rinunciare alle sue conquiste.
 
Alla morte di Astolfo, nel [[756]], il trono passò a [[Desiderio (re)|Desiderio]], che ne proseguì la politica con maggior accortezza: puntò soprattutto sulla coesione interna del regno e favorì la massima integrazione con i Romanici e con la [[Chiesa cattolica]], fino a costringere il papa ad accettare una forma di tutela da parte del re longobardo.
 
===La conquista carolingia (774-814)===
[[Immagine:Dürer karl der grosse.jpg|thumb|right|250px|left|Carlo Magno in un dipinto di [[Albrecht Dürer]]]]
{{vedi anche|Impero carolingio}}
Nel [[771]] [[papa Stefano IV]] invocò l'intervento del nuovo re dei Franchi, [[Carlo Magno]], contro Desiderio. La guerra tra Franchi e Longobardi si concluse nel [[774]] con la vittoria di Carlo, che assunse il titolo di ''Rex Francorum et Langobardorum'' ("Re dei Franchi e dei Longobardi") e unificò la parte dell'Italia che aveva conquistato (sostanzialmente la ''[[Langobardia Major]]'') al suo Regno dei Franchi. Il papa riacquistò una piena autonomia, garantita da Carlo stesso, mentre a sud, nella ''[[Langobardia Minor]]'', sopravvisse in piena indipendenza il longobardo [[Ducato di Benevento]], presto elevato al rango di principato.
 
Nel [[781]] Carlo affidò l'Italia, sotto la sua tutela, al figlio [[Pipino d'Italia|Pipino]]. Il giovane sovrano avviò varie campagne di espansione verso nord, ma morì nell'[[810]]; pochi anni dopo morì anche il padre, Carlo Magno ([[814]]).
 
===Il ''Regnum Italiae'' entro il Sacro Romano Impero (814-1002)===
{{vedi anche|Regnum Italiae}}
====Il IX secolo====
Dopo la morte di Pipino, il potere venne assunto dal suo figlio illegittimo [[Bernardo d'Italia|Bernardo]]. Nell'[[817]], però, suo zio l'imperatore [[Ludovico il Pio]] assegnò l'Italia al prprio figlio, [[Lotario I]]; Bernardo tentò la ribellione, ma venne imprigionato e a partire dall'[[822]] il dominio di Lotario sulla penisola divenne effettivo. Tra i suoi provvedimenti, uno statuto sulle relazioni tra papa e imperatore riservò il potere supremo alla potenza secolare; Lotario emise inoltre varie ordinanze per favorire un governo efficiente dell'Italia. La morte di Ludovico, avvenuta nel [[840]] causò vari tumulti tra gli eredi; Lotario si scontrò più volte con i fratelli, venendo infine sconfitto.
 
Il titolo di re d'Italia venne inizialmente detenuto dai sacri romani imperatori ([[Ludovico II del Sacro Romano Impero|Ludovico II]], [[Carlo il Calvo]], [[Carlo III il Grosso]]), ma con l'indebolimento della compagine imperiale i territori del ''Regnum Italiae'' finirono in una sorta di [[anarchia]] [[feudale]], dominata dai signori locali nonostante alcuni deboli monarchi si avvicendassero sul trono, arrivando anche talora a venire incoronati dal papa. Tra l'[[888]] e il [[924]] il titolo, al quale tuttavia non corrispondevano reali poteri, fu conteso da fra numerosi feudatari locali, sia di origine italiana sia provenienti da regioni limitrofe: [[Berengario del Friuli]], [[Guido da Spoleto]], [[Lamberto da Spoleto]], [[Arnolfo di Carinzia]], [[Ludovico III il Cieco]] e [[Rodolfo II di Borgogna]].
 
====Il X secolo====
Un momento di maggior solidità del ''Regnum'' fu il governo di [[Ugo di Provenza]], che tra il [[926]] e il [[946]] regnò e cercò di risolvere le diatribe ereditarie sul titolo associandolo fin da subito a suo figlio [[Lotario II d'Italia|Lotario II]]. Questi però scomparve già nel [[950]], per cui gli successe il [[marchese d'Ivrea]] [[Berengario II]], che a sua volta elesse come successore il figlio [[Adalberto]]. Berengario, temendo lotte e trame per il potere, fece perseguire la vedova di Lotario II, [[Adelaide del Sacro Romano Impero|Adelaide]], che si rivolse all'imperatore tedesco [[Ottone I]], chiedendogli aiuto a fronte di quella che riteneva l'usurpazione della corona da parte di Berengario.
 
Ottone colse il pretesto e scese in Italia, già nelle sue mire per via delle vie di comunicazione che l'attraversavano, per la possibilità di avviare un confronto con l'Imperatore bizantino, che possedeva ancora numerosi territori nella penisola (costa adriatica, Italia meridionale) e per instaurare un rapporto diretto con il papa. Dopo aver sconfitto, Berengario entrò nella capitale [[Pavia]], sposò Adelaide e si cinse della corona italiana nel [[951]], legandola a quella dell'Impero romano-germanico. Da allora la corona d'Italia fu istituzionalmente connessa a quella imperiale, per cui fu automaticamente ereditata dai successori di Ottone I ([[Ottone II]] e [[Ottone III]]) fino al [[1002]].
 
===Lo Stato della Chiesa e il monachesimo===
{{vedi anche|Stato della Chiesa|Monachesimo}}
Durante l'intero [[Alto Medioevo]] la [[Chiesa cattolica]] fu l'unico potere che si dimostrò capace di conservare, tramandare e sviluppare la cultura latina, sia attraverso il monachesimo, sia mediante la creazione di un potere temporale concretizzatosi nel centro Italia con lo Stato della Chiesa. Questo si dimostrò in grado di contrapporsi alle varie invasioni, come quelle dei [[Longobardi]], e a limitare l'influenza in Italia di altre potenze europee, come quella dei [[Franchi]], dell'[[Impero Bizantino]] e del [[Sacro Romano Impero]].
 
Il [[cristianesimo]] peraltro permise una convivenza tra due mondi un tempo inconciliabili: quello [[romanico]] e quello [[germani]]co. Grazie al cristianesimo, nacque uno spirito propriamente europeo accomunato dalla comune religione. Ovviamente tale fusione fu instabile e ci vollero secoli prima di trovare un equilibrio. Equilibrio che però, una volta raggiunto, portò ad apici di cultura e spiritualità, quali non solo le innovazioni tecnologiche, ma anche la fioritura delle [[università]] come luoghi di diffusione e di ricerca del sapere. Nei secoli più travagliati, invece, l'eredità culturale classica era stata custodita prima con i [[monasteri]] [[cluniacensi]], poi con quelli [[cistercensi]]. I monasteri medievali infatti si impegnarono a custodire il sapere di ogni tipo, dalla letteratura pagana (classici greci e latini) ai testi arabi di filosofia, matematica e medicina. È anche grazie alla lungimiranza dei monaci medievali che sono potuti fiorire i secoli dell'età moderna.
 
== Fra Medioevo, Umanesimo e Rinascimento ==
{{vedi anche|Rinascimento}}
Agli inizi dell'[[XI secolo]], le turbolenze politiche portarono ad una crescente autonomia delle città italiane del centro-nord, che fu la premessa per la ripresa del commercio e dell'industria, con l'inizio di una nuova era di prosperità economica e culturale, che durò fino al [[XVI secolo]] e portò al grande sviluppo intellettuale ed artistico del [[Rinascimento]].
 
Per quanto riguarda il meridione, nell'[[XI secolo]] si ebbe l'invasione dei [[Normanni]] che riuscirono a creare un Regno moderno, efficiente e fortemente centralizzato, grazie anche ad uno stretto controllo del territorio. Questa eredità passò alle dinastie angioine ed aragonesi che, a partire dal [[XIII secolo]], si succedettero alla guida dello Stato. Nel centro-nord dell'Italia assistiamo invece ad un progressivo sfaldamento del [[Feudalesimo]].
[[Immagine:Dante Doré.jpg|thumb|left|200px|Dante fu a capo dei [[Guelfi Bianchi]], ed a causa delle sue idee politiche venne esiliato da [[Firenze]]]]
 
===Dal Medioevo al Quattrocento===
Per difendere la propria autonomia dall'Impero al nord, dallo Stato della Chiesa al centro, e dalle invasioni arabe al sud, i [[Comuni]] iniziarono a costituire leghe che non furono mai, però, sufficientemente forti da potersi opporre all'influenza papale o feudale a causa di forti rivalità interne. Si segnalarono, però, alcune città, come [[Milano]] (importante nucleo urbano del Regno d'Italia, e quindi dell'Impero) per quanto riguarda la lotta contro il potere imperiale, [[Forlì]] e [[Perugia]], (città nominalmente comprese nello Stato della Chiesa) per quanto riguarda la lotta contro il dominio pontificio. Il protrarsi degli scontri tra impero e chiesa, la nascita di una borghesia mercantile, i cui interessi si opponevano frequentemente a quelli delle aristocrazie rurali, la lotta delle classi dirigenti urbane per acquisire quote di autonomia sempre più ampie, portò la società italiana del tempo a dar vita a tutta una serie di correnti e schieramenti spesso contrapposti. Particolare rilievo ebbero, a partire dal [[XII secolo]] e fino almeno agli ultimi decenni del [[XIV secolo]], le fazioni dei [[Guelfi]] e [[Ghibellini]]. Altro fenomeno che vide unite motivazioni politiche e religiose furono le [[Crociata|Crociate]], cui parteciparono attivamente molte entità statuali italiane con il deliberato proposito di contrapporsi al crescente potere islamico e nel contempo di poter espandere i propri commerci verso l'Oriente. Come conseguenza di queste guerre di religione, vi fu anche tra il [[XV_secolo|XV]] e il [[XVIII secolo]] una ondata migratoria dall'[[Albania]] che portò alla fondazione di vari paesi di lingua e cultura albanese sparsi dalla [[Sicilia]] alle [[Marche]], che ancora oggi rappresentano la più consistente minoranza linguistica autoctona, gli [[Arbëreshë]].
 
Per quanto riguarda le forme di governo, si assistette, negli ultimi secoli del Medioevo, all'affiancamento di Signorie di recente costituzione e di governi legati a famiglie nobili, spesso rappresentanti l'antica feudalità, (come i [[Visconti]] e gli [[Sforza]] a [[Milano]], i [[Gonzaga]] a [[Mantova]], gli [[Este]] a [[Ferrara]], gli [[Ordelaffi]] a [[Forlì]], ed i [[Casa Savoia|Savoia]], nel [[Savoia|Ducato omonimo]] ed in [[Piemonte]]), con forme di governo repubblicane (come a [[Venezia]], [[Genova]] e [[Firenze]], quest'ultima prima dell'avvento della casa [[De' Medici]]).
 
[[Immagine:Lorenzo de' Medici-ritratto.jpg|thumb|right|175px|Ritratto di [[Lorenzo il magnifico]]]]
 
===La sottomissione degli Stati italiani fra 500 e 700===
Agli inizi del [[XVI secolo]] buona parte degli stati italiani furono occupati o entrarono nell'orbita di [[Francia]] o [[Spagna]] che lottarono lungamente per il predominio in Europa. I primi anni videro anche l'espansione dello [[Stato Pontificio]], grazie a varie campagne intraprese dal papa [[Giulio II]], il quale nel [[1506]] conquistò [[Bologna]] e [[Perugia]]. Si dovette al papa stesso la sottomissione della penisola italica a potenze straniere, in quanto nel [[1512]], quando scacciò i francesi oltre le [[Alpi]], si dovette alleare con altre potenze, in primo luogo la [[Spagna]]. Lo scontro tra francesi e spagnoli per il dominio della penisola continuò infatti negli anni, culminando nella battaglia di [[Pavia]] del ([[1525]]), vinta dai celebri ''tercios'' castigliani, ed il crollo delle posizioni francesi in una Regione chiave come la [[Lombardia]], iniziò, di fatto, l'egemonia spagnola in Italia ratificata, una trentina d'anni più tardi, dalla pace di [[Cateau-Cambrésis]]. La Spagna esercitò da allora, e per oltre un secolo e mezzo, il dominio diretto su tutta l'Italia meridionale ed insulare, sul [[Ducato di Milano]] e sullo [[Stato dei Presidi]] nel sud della [[Toscana]]. Lo [[Stato della Chiesa]], il [[Granducato di Toscana]], la [[Repubblica di Genova]] ed altri stati minori furono costretti di fatto ad appoggiare la politica imperiale spagnola. Il Ducato di Savoia, tendente a convertirsi in ago della bilancia fra Francia e Spagna divenne nella realtà dei fatti un campo di battaglia fra queste due potenze. Solo la [[Repubblica Veneta]] riuscì a conservare una relativa indipendenza che però non fu sufficiente a preservarla da una lenta ma inesorabile decadenza. Dopo la pace di [[Utrecht]] ([[1713]]), l'eredità degli [[Asburgo]] di Spagna fu raccolta dal ramo austriaco di questa grande famiglia che riuscì ad insediarsi stabilmente in Lombardia e successivamente anche in Toscana (con gli [[Asburgo-Lorena]]). Nei primi decenni del [[XVIII secolo]] i sovrani d'Austria si impossessarono anche del [[Regno di Napoli]], ceduto nel [[1734]], dopo la disfatta di [[Bitonto]], ai [[Borboni]] di Spagna.
 
===L'età moderna===
In età moderna, l'Italia, e, più in generale, tutta l'Europa meridionale, ebbe a soffrire dello spostamento delle grandi rotte commerciali dal [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]] all'[[Oceano atlantico|Atlantico]], chiaramente percepibile a partire dagli ultimi decenni del '500. Le devastazioni belliche a seguito della [[Guerra dei trent'anni|guerra dei trent'anni]] che colpiranno soprattutto l'Italia settentrionale. Il principale di questi scontri che vide contrapposti gli interessi imperiali a quelli francesi fu la [[guerra di successione di Mantova e del Monferrato]].
la forte pressione fiscale esercitata dalla Spagna sui suoi domini dovuta alle esorbitanti spese di guerra, che invece si farà sentire con gravissime conseguenze in tutto il meridione ed in Lombardia, i vuoti lasciati dalla grave pestilenza del [[1630]] avranno effetti devastanti sull'economia italiana del tempo. È un dato di fatto che fin dal quarto decennio del [[XVII secolo]] quasi tutta l'Italia era passata ad essere un'area con gravi problemi di sottosviluppo economico, politicamente amorfa, socialmente disgregata. Fame e malnutrizione regnavano incontrastate in molte regioni peninsulari e nelle due isole maggiori.
 
Il declino culturale dell'Italia non marciò di pari passo con quello politico, economico e sociale. È questo un fenomeno riscontrabile in molti paesi, Spagna compresa. Se nel '500 il [[rinascimento]] italiano produsse i suoi frutti più maturi e si impose all'Europa del tempo, l'arte ed il pensiero barocchi, elaborati a [[Roma]] a cavallo fra '500 e '600 avranno una forza di attrazione ed una proiezione internazionale non certo inferiori. È comunque un dato di fatto che ancora per tutta la prima metà del '600 ed oltre, l'Italia continuò ad essere un paese vivo, capace di elaborare un pensiero filosofico ([[Giordano Bruno]], [[Tommaso Campanella]], [[Paolo Sarpi]]) e scientifico ([[Galileo Galilei]], [[Evangelista Torricelli]]) di altissimo profilo, una pittura sublime ([[Caravaggio]]), un'architettura unica in Europa ([[Gianlorenzo Bernini]], [[Borromini]], [[Baldassare Longhena]], [[Pietro da Cortona]]) ed una musica, sia strumentale ([[Arcangelo Corelli]], [[Girolamo Frescobaldi]], [[Giacomo Carissimi]]) che operistica ([[Claudio Monteverdi]], [[Cavalli]]) che fece scuola. A questo proposito ricordiamo che il melodramma è una tipica creazione dell'età barocca.
 
Attorno agli anni '30 del [[XVIII secolo]], assistiamo ad una timida ripresa dell'economia italiana che si consolidò, soprattutto nel meridione, nei decenni successivi. L'[[illuminismo]], nato in [[Inghilterra]], ma diffusosi in Italia attraverso l'intermediazione dei ''philosophes'' francesi iniziò a far sentire i suoi benefici influssi nel nord ([[Parma]]) come a [[Napoli]] e in [[Sicilia]], dove regnò uno dei più grandi sovrani europei del tempo: il futuro [[Carlo III]] di Spagna. L'Austria, che, come abbiamo già visto, si era sostituita alla Spagna come potenza egemonica in Italia, soprattutto nella sua parte centro-settentrionale, fu governata da alcuni monarchi particolarmente capaci, [[Maria Teresa]] e [[Giuseppe II]] in particolare, che introdussero in Lombardia, nel [[Trentino]] e nella regione di [[Trieste]] (la futura Venezia Giulia) delle riforme atte a fomentare lo sviluppo economico e sociale di quelle terre.
 
===L'Italia sotto il dominio napoleonico===
[[Immagine:Italy 1803.jpg|thumb|right|250px|L'Italia nel [[1803]]]]
Verso la fine '700 sulla scena politica italiana si affacciò [[Napoleone Bonaparte]]. Questi nel [[1796]], comandò, come generale, la campagna italiana, al fine di far abbandonare al [[Regno di Sardegna]] la [[Prima coalizione]], creata contro lo stato francese, e per far arretrare gli austriaci.
 
Gli scontri iniziarono il [[9 aprile]], contro i piemontesi e nel breve volgere di due settimane [[Vittorio Amedeo III di Savoia]] fu costretto a firmare l'armistizio. Il [[15 maggio]] poi il generale francese entrò a [[Milano]], venendo accolto come un liberatore. Successivamente respinse le controffensive austriache e continuò ad avanzare, fino ad arrivare in [[Veneto]] nel [[1797]]. Qui si verificò anche un episodio di ribellione a causa dell'oppressione francese chiamato [[Pasque Veronesi]], che tenne occupato Napoleone per circa una settimana. A ottobre del [[1797]] venne però firmato il [[Trattato di Campoformio]] con il quale la [[Repubblica di Venezia]] fu annessa allo stato austriaco, causando quindi la delusione dei patrioti italiani. Il trattato riconobbe anche l'esistenza della [[Repubblica Cisalpina]], la quale comprendeva [[Lombardia]], [[Emilia Romagna]] oltre a piccole parti di [[Toscana]] e [[Veneto]], mentre il [[Piemonte]] venne annesso alla [[Francia]]. Nel [[1802]] venne poi denominata [[Repubblica Italiana (1802-1805)|Repubblica italiana]], con [[Napoleone Bonaparte]], già Primo Console della [[Francia]], in qualità di Presidente.
[[Immagine:Napoleon iron crown.jpg|thumb|left|250px|Napoleone con la corona ferrea]]
 
Il [[2 dicembre ]] [[1804]] Napoleone era incoronato Imperatore dei Francesi. In conformità col nuovo assetto monarchico francese Napoleone divenne anche Re d'Italia, tramutando la Repubblica italiana in Regno d'Italia. Questa decisione lo mise in contrasto con l'Imperatore del neonato [[Impero austriaco]] [[Francesco II]] che, essendo prima di tutto Imperatore dei Romani, risultava [[de iure]] pure Re d'Italia. La situazione si risolse con la guerra contro la [[Terza coalizione]]: l'Austria venne sconfitta ([[2 dicembre]] [[1805]]) e il [[trattato di Presburgo]] ([[26 dicembre]] [[1805]]) pose di fatto fine al [[Sacro Romano Impero]] che verrà però sciolto solo nel [[1807]].
 
L'anno successivo Bonaparte riuscì a conquistare il [[Regno di Napoli]] affidandolo al fratello e dandolo poi, nel [[1808]] a [[Gioacchino Murat]]. Inoltre Napoleone riservò alle sorelle [[Elisa Bonaparte|Elisa]] e [[Paolina Bonaparte|Paolina]] i principati di Massa e Carrara e Guastalla.
Proprio nel [[1808]] il Regno d'Italia subì un ampliamento con le annessioni di [[Toscana]] e [[Marche]].
 
Nel [[1809]], poi, Bonaparte occupò [[Roma]], per contrasti con il papa, che l'aveva scomunicato, e per mantenere in efficenza il proprio stato<ref>{{cite book | last = | first = | title = Dalle grandi rivoluzioni alla Restaurazione | publisher = La biblioteca di Repubblica|date=2004| pages = p.342| isbn =}}</ref>, relegandolo prima a [[Savona]] e poi in [[Francia]].
Con la conquista della [[Russia]] che Napoleone intraprese nel [[1811]] fu determinante per l'appoggio degli abitanti della penisola italiana. Questa si risolse con una sconfitta e molti italiani trovarono la morte.
Dopo la fallimentare campagna di Russia gli altri stati europei si riorganizzarono coalizzandosi tra loro e sconfiggendo Bonaparte a [[Lipsia]]. I suoi stessi alleati, prima tra tutti [[Gioacchino Murat|Murat]] lo abbandonarono alleandosi con l'[[Austria]].<ref>{{cite book | last = | first = | title = Dalle grandi rivoluzioni alla Restaurazione | publisher = La biblioteca di Repubblica|date=2004| pages = p.349| isbn =}}</ref> Ormai abbandonato dagli alleati e sconfitto a [[Parigi]] il [[6 aprile]] [[1814]] Napoleone fu costretto ad abdicare e venne mandato in esilio all'[[Isola d'Elba]]. Sfuggito alla sorveglianza riuscì a ritornare in [[Francia]] e a riprendere il potere. Guadagnò l'appoggio di [[Gioacchino Murat]], che tentò di esortare, ma senza successo, gli italiani a combattere con il [[Proclama di Rimini]]. Sconfitto Bonaparte anche Murat venne battuto e ucciso. I regni creati in Italia scomparvero ed iniziò quindi il periodo storico della [[Restaurazione]].
 
===Restaurazione===
Con la [[Restaurazione]] ritornarono sul trono gran parte dei sovrani precedenti al periodo napoleonico. Vennero uniti [[Piemonte]], [[Genova]] e [[Nizza]], oltre alla [[Sardegna]] che andarono a creare lo [[Regno di Sardegna|Stato di Savoia]], mentre [[Lombardia]], [[Veneto]], Istria e Dalmazia andarono all'Austria. Si ricostituirono i ducati di [[Parma]] e [[Modena]], lo [[Stato della Chiesa]] e il [[Regno di Napoli]] tornò ai Borboni.
 
==Il Regno di Sardegna==
{{vedi anche|Regno di Sardegna|Lista dei re di Sardegna}}
[[Immagine:SardiniePiemont.jpg|300px|thumb|right|Il regno di Sardegna]]La storia d’Italia è indissolubilmente legata alla storia dello Stato che unificò l’Italia sotto un’unica guida, il Regno di Sardegna. Fu creato sulla carta da [[Papa Bonifacio VIII]] nel [[1297]], con la denominazione di “Regno di Sardegna e Corsica”<ref>L'intitolazione relativa alla Corsica scomparirà dalle monete e dai documenti di cancelleria aragonesi già nel corso del XIV secolo (vedi: F. Sedda, ''La vera storia della bandiera dei sardi'', Cagliari, 2007, p. 55 e segg.) e definitivamente anche dalle intitolazioni regie allorché il regno di Aragona si unirà a quello di Castiglia nella corona di Spagna, nel 1479</ref> per risolvere la crisi politica e diplomatica tra [[Regno d'Aragona|corona d'Aragona]] e ducato d'[[Angiò]] sulla [[storia della Sicilia|Sicilia]] (la ''[[Guerra del Vespro]]''). La realizzazione concreta del Regno di Sardegna vedrà dapprima la guerra dei catalano-aragonesi contro i [[storia di Pisa|pisani]].
 
[[Ferdinando II di Aragona]] e [[Isabella di Castiglia]] si sposarono a [[Valladolid]] il [[17 ottobre]] [[1469]], con un accordo conosciuto anche come la ''concordia di Segovia'', nel [[1475]], i due sovrani avevano giurato di non fondere le due corone in un unico Stato e ciascuna entità conservò le sue istituzioni e le sue leggi. Entrambi infatti si fregiavano del titolo di Re di Sardegna. Con il matrimonio della loro figlia [[Giovanna di Aragona e Castiglia|Giovanna]] con [Filippo II di Castiglia|Filippo II d’Asburgo]] e la nascita di [[Carlo V del Sacro Romano Impero|Carlo V]] la corona passò agli [[Asburgo]], prima di Spagna, poi da quelli d’Austria ([[1708]]). A seguito della [[guerra di successione spagnola]] e del [[Trattato dell'Aia (1720)|trattato dell’Aia]] ([[20 febbraio]] [[1720]]) la corona passò a [[Vittorio Amedeo II di Savoia]].
 
Lo Stato si estinse nel [[1861]] con la proclamazione del [[Regno d'Italia]] da parte del suo XXIV e ultimo sovrano, [[Vittorio Emanuele II]] di [[Casa Savoia|Savoia]].
 
===I Savoia===
{{Vedi anche|Casa Savoia}}
Immagine:Vittorio Amedeo II di Savoia.jpgVittorio Amedeo II, quindicesimo ed ultimo Duca di Savoia, poi incoronato re di Sicilia e di Sardegna. [[Umberto Biancamano]] nel [[1032]] ottenne dall'imperatore [[Corrado II]] la signoria della [[Savoia]], della [[Moriana]] e [[Valle d'Aosta|d'Aosta]]. Attraverso varie successioni ereditarie, i Savoia ingrandirono nel tempo i loro territori a cavallo tra le [[Alpi]] Occidentali. Prima conti, poi duchi, nel [[1416]] ottennero pure il titolo nominale (senza territori) di [[Gerusalemme|re di Gerusalemme]] lasciato in eredità da Carlotta di Lusignano.
 
Riuscirono abilmente nel [[XVII secolo|XVII]] e nel [[XVIII secolo]] a difendersi dalle mire espansionistiche del [[Francia|regno di Francia]] mantenendo tenacemente la loro autonomia. Da quando poi [[Emanuele Filiberto di Savoia]] spostò la capitale da [[Chambéry]] a [[Torino]] per meglio difendersi dagli attacchi nemici, la dinastia prese le redini della storia piemontese mantenendo il dominio sul [[ducato di Savoia|ducato]] prima e sul Regno di Sardegna poi, fino alla unità d'Italia.
 
Nel 1720, con l'istituzione sovrana vennero a pieno titolo annoverati fra le grandi casate d'Europa, fregiandosi dei titoli di: Re di [[Regno di Cipro|Cipro]], di [[Regno di Gerusalemme|Gerusalemme]], di [[Regno di Armenia|Armenia]]; [[Ducato di Savoia|duca di Savoia]], di [[Monferrato]], [[Chablais]], [[Ducato di Aosta|Aosta]] e [[Genova]]; principe di [[Principato di Piemonte|Piemonte]] ed [[Oneglia]]; marchese d'Italia [[Saluzzo]], [[Susa]], [[Ivrea]], [[Ceva]], [[Maro]], [[Oristano]], [[Sezana]]; conte di [[Moriana]], [[Genova]], [[Nice]], [[Tenda]], [[Asti]], [[Alessandria]], [[Goceano]]; barone di [[Vaud]] e di [[Faucigny]]; signore di [[Vercelli]], [[Pinerolo]], [[Tarantasia]], [[Lumellino]], [[Val di Sesia]]; principe e vicario perpetuo del Sacro Romano Imperio in Italia.
 
Il [[17 marzo]] [[1861]] ottennero la corona di [[Re d'Italia]]. Nel [[1936]] [[Vittorio Emanuele III di Savoia]] fu proclamato [[Imperatore]] d’[[Etiopia]], e nel [[1939]] Re d’Albania.
 
==I moti carbonari==
{{vedi anche|Carboneria}}
[[Immagine:Arresto pellico maroncelli.jpg|thumb|left|250px|L'arresto di [[Silvio Pellico|Pellico]] e [[Piero Maroncelli|Maroncelli]] da parte delle forze austriache]]
Dopo la [[Restaurazione]], che aveva portato al ritorno degli antichi sovrani e alla cessione di regioni italiane all'[[Austria]] portarono alla nascita di forti ideali patriottici. Nacque così la [[Carboneria]] e si diffuse proprio nelle regioni cedute agli austriaci e in [[Romagna]], grazie anche a [[Piero Maroncelli]].
 
I primi moti carbonari nella penisola italiana vi furono nel [[Moti del 1820-1821|1820-21]] e colpirono il [[Regno di Napoli]] nel [[luglio]] [[1820]] e il [[Regno di Sardegna|Piemonte]] nel [[marzo]] [[1821]]. A Napoli il sovrano fu costretto a cedere la costituzione, obiettivo dei carbonari, ma l'intervento degli austriaci riportò tutto come prima, e stessa cosa nel Regno di Sardegna. Contemporaneamente in [[Lombardia]] e [[Veneto]] vi furono molti processi, i più famosi al conte [[Federico Confalonieri]], a [[Silvio Pellico]] e [[Piero Maroncelli]].
 
Nonostante le sconfitte subite la carboneria continuò ad esistere e si ripresentò sulla scena politica nel [[1830]], in particolare nel [[Ducato di Modena]] e nello [[Stato Pontificio]], venendo per la seconda volta repressa. Il risultato fu il decadimento della carboneria e la nascita della [[Giovine Italia]], movimento anch'esso segreto fondato da [[Giuseppe Mazzini]] nel [[1831]].
 
Dopo aver trovato una discreta adesione Mazzini decise di organizzare i primi moti in terra sabauda, ma questi vennero scoperti ancor prima di iniziare e fallirono. Nonostante ciò il Re [[Carlo Alberto di Savoia]] cambiò la sua linea politica e alcuni anni dopo, nel [[1848]] concesse la costituzione, nota come [[Statuto Albertino]], temendo reazioni pericolose alla monarchia.
Prima di questo si verificarono altri tentativi. Il più noto è quello dei [[Fratelli Bandiera]], italiani appartenenti alla marina austriaca che tentarono di sollevare il sud, ma vennero catturati, anche grazie alla popolazione che li riteneva briganti, e fucilati.
 
== Risorgimento ==
{{vedi anche|Risorgimento}}
===Prima guerra di indipendenza===
{{Vedi anche|Prima guerra di indipendenza italiana}}
[[Immagine:IMG 4430 - Milano - Monumento a Carlo Cattaneo - Foto Giovanni Dall'Orto 20-jan 2007.jpg|thumb|right|230px|Monumento a [[Carlo Cattaneo]], protagonista delle [[Cinque Giornate di Milano]]]]
 
Dopo le [[Napoleone Bonaparte|campagne napoleoniche]], spinte nazionali e nazionalistiche appoggiate dai [[Casa Savoia|Savoia]], che videro in queste l'opportunità di allargare il proprio [[Regno di Sardegna]], portarono ad una serie di [[Guerre di indipendenza italiane|guerre di indipendenza]] contro l'[[Impero Austro-Ungarico]].
 
Nel [[1848]] cominciarono a manifestarsi varie insurrezioni nei domini sottoposti agli austro-ungarici, in particolare a [[Venezia]] e [[Milano]], famose appunto le [[cinque giornate di Milano]], che si conclusero il [[22 marzo]] con la vittoria della popolazione locale e l'abbandono da parte del maresciallo austriaco [[Josef Radetzky|Radetzky]] della città.
 
Visti i successi ottenuti dalle due città [[Carlo Alberto di Savoia]] decise di entrare in azione il [[23 marzo]] dando inizio alla [[Prima guerra di indipendenza italiana]]. Oltre al Re di Sardegna parteciparono alla guerra altri vari stati italiani, come lo [[Stato della Chiesa]], il [[Granducato di Toscana]] e il [[Regno delle Due Sicilie]], che fornirono uomini per la guerra.
L'inizio del conflitto fu favorevole agli stati italici, con varie vittorie, a [[Battaglia di Pastrengo|Pastrengo]], la [[Battaglia di Santa Lucia]] a [[Verona]], poi [[Peschiera]] e [[Goito]].
Ma il papa ritirò le sue truppe dal conflitto temendo una reazione religiosa austriaca che avrebbe potuto provocare uno scisma. In questa azione fu seguito dal Re delle Due Sicilie [[Ferdinando II di Borbone]].
Rimasero quindi a combattere i volontari e gli austriaci poterono rafforzarsi e con una potente controffensiva ripresero gran parte delle città perse e il [[4 agosto]] [[Carlo Alberto]] firmò l'[[armistizio]].
Dopo una breve tregua nel marzo [[1849]] venendo presto sconfitto. Fu quindi costretto ad abdicare in favore del figlio [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele II]].
Tra le città che si erano ribellate al dominio austriaco l'anno precedente l'unica a resistere fu [[Venezia]], caduta però nell'[[agosto]] [[1849]] per un'epidemia di colera.
 
La prima guerra di indipendenza si concluse con la vittoria austriaca e i Savoia non riuscirono ad ampliare i propri possedimenti nel tentativo di riunificare la penisola.
 
===Seconda guerra di indipendenza===
{{Vedi anche|Seconda guerra di indipendenza italiana}}
[[Immagine:Tranquillo Cremona - Vittorio Emanuele II.jpg|thumb|left|230px|[[Vittorio Emanuele II di Savoia]], il primo Re d'[[Italia]] di casa [[Savoia]]]]
Nel [[1852]] divenne primo ministro del [[Regno di Sardegna|Regno Sabaudo]] [[Camillo Benso Conte di Cavour]], il quale attuò numerose riforme economiche al fine di rendere lo stato di Sardegna più moderno, aumentando le [[ferrovie]], ampliando il porto di Genova e favorendo la nascita dell'industria, fino ad allora inesistente nel Paese.
 
Nel [[1855]] il [[Regno di Sardegna]], sotto indicazione di Cavour, partecipò alla [[Guerra di Crimea]], inviando 15000 uomini. Questa partecipazione permetté al regno sabaudo di essere presente al [[Congresso di Parigi]] l'anno seguente e il primo ministro attaccando il comportamento austriaco e creandosi simpatie tra [[inglesi]], [[francesi]] e [[prussiani]].
 
Ricevuti pareri favorevoli all'azione da [[Napoleone III]] nel [[1858]] i due strinsero un accordo segreto a [[Plombières]], con il quale i francesi avrebbero sostenuto i Savoia in caso di attacco austriaco a patto che fossero gli austriaci ad attaccare. I due però avevano scopi opposti: Cavour riteneva che controllando la parte più sviluppata d'Italia avrebbe di fatto controllato l'intera penisola, mentre Napoleone III era convinto che avendo sotto il suo dominio i due terzi della penisola, avrebbe di fatto controllato anche il Piemonte.
 
Adottando un comportamento provocatorio nei confronti degli austriaci Cavour riuscì nell'intento di farsi dichiarare guerra, dando inizio alla [[Seconda guerra di indipendenza italiana]], che iniziò il [[29 aprile]] [[1859]]. Gli austriaci, sotto la guida del [[maresciallo]] [[Ferencz Gyulai]], inizialmente invasero il [[Piemonte]], senza incontrare resistenze. Un contrordine proveniente da [[Vienna]] impose poi il ritiro in [[Lombardia]]. L'arrivo di [[Napoleone III]], il [[14 maggio]], diede il via alle operazioni militari. Il [[20 maggio]] si ebbe il primo e vero scontro a [[Montebello]], che vide la vittoria franco-italica. Dieci giorni dopo i piemontesi riportarono un'altra vittoria a [[Palestro]], sotto la guida stessa di [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele II]]. I francesi, invece, batterono gli austro-ungarici a [[Turbigo]] e [[Battaglia di Magenta|Magenta]]. Il [[5 giugno]] venne poi presa [[Milano]]. Nei giorni successivi gli austriaci vennero respinti in [[Veneto]] e, a questo punto, [[Napoleone III]] cominciò le trattative, a insaputa dei piemontesi, che terminarono con la cessione della [[Lombardia]]. Gli accordi di Plombières, prevedevano però la conquista del Veneto e Cavour deluso tentò, senza successo di convincere il re a continuare da solo. Terminata la Seconda guerra di indipendenza alcuni ducati vollero unirsi allo stato sabaudo ed erano Modena, Parma, Emilia, Romagna e Toscana. Gli accordi di Plombières prevedevano però la cessione di [[Nizza]] e della [[Savoia]], cosa che provocò varie proteste, in quanto non era stata mantenuta la promessa di conquistare anche il [[Veneto]].
 
Il Regno di Sardegna comprendeva a questo punto [[Piemonte]], [[Sardegna]], [[Lombardia]], [[Emilia Romagna]], [[Liguria]] e [[Toscana]], mentre rimanevano escluse [[Umbria]], [[Marche]] e [[Lazio]], sottoposti al dominio pontificio, oltre al sud.
[[Immagine:Giuseppe Garibaldi (1866).jpg|thumb|right|230px|[[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] nel 1866]]
Venne così organizzata nel [[1860]] la [[I Mille|spedizione dei Mille]], che sotto la guida di [[Giuseppe Garibaldi]] conquistò il sud e contemporaneamente i Piemontesi discesero da nord e riuscirono ad unificare sotto i [[Casa Savoia|Savoia]] gran parte della penisola.
 
Mancavano ancora [[Veneto]] e [[Friuli]], [[Roma]], [[Trentino-Alto Adige]] e [[Venezia Giulia]]. Il parlamento sardo decise allora di proclamare nel [[1861]] il [[Regno d'Italia]] consegnando la corona a [[Vittorio Emanuele II]] ai sui eredi. Lo [[statuto albertino]] venne esteso a tutto il Regno.
 
===Terza guerra di indipendenza===
{{Vedi anche|Terza guerra di indipendenza italiana}}
Per conquistare Veneto e Friuli nel [[1866]] il [[Regno d'Italia]] dichiarò guerra all'[[Austria]] alleandosi con la [[Prussia]] e dando così iniziò alla [[Terza guerra di indipendenza]]. Le sconfitte però furono molte, le più famose a [[Battaglia di Custoza|Custoza]] e [[Battaglia di Lissa|Lissa]]. Gli unici successi vennero ottenuti da [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]]. La vittoria prussiana, però, fu d'aiuto all'[[Italia]], che poté quindi richiedere l'annessione di [[Veneto]] e [[Friuli]].
 
Mancava [[Roma]] e per due volte [[Giuseppe Garibaldi]] ne tentò al conquista con i suoi volontari: nel [[1862]] e nel [[1867]], venendo fermato nel primo caso dalla truppe italiane, nel secondo dall'esercito francese, che anche nel [[1862]] aveva costretto l'esercito regio a intervenire.
 
La guerra con la [[Prussia]] contro la [[Francia]] e la sconfitta di [[Napoleone III]] portarono ad una mossa militare da parte dell'[[Italia]] contro [[Roma]], che il [[20 settembre]] [[1870]] venne conquistata grazie alla [[Breccia di Porta Pia]]. Si venne però a determinare una profonda frattura tra Stato italiano e [[Chiesa]], formalmente sanatasi con i [[Patti Lateranensi]] del [[1929]].
 
== Regno d'Italia ==
{{vedi anche|Regno d'Italia (1861-1946)|Impero coloniale italiano}}
 
==== L'Italia liberale (1861-1914)====
Appena sorto il [[Regno d'Italia]] era molto fragile a causa dell'elevato [[analfabetismo]], dell'assenza di un'unica lingua nazionale e della grande povertà diffusa, soprattutto al sud, che negli anni compresi tra il [[1861]] e il [[1869]] tenne occupato l'esercito regio contro la guerriglia dei combattenti meridionali antisabaudi. Appena formato nel Regno d'Italia la [[Destra storica]] salì al potere e tentò di ristabilire le finanze statali, tramite la tassazione sui beni di consumo, che colpì soprattutto le persone meno abbienti, causando scontento popolare. Inoltre nel tentativo di unire politicamente tutta la penisola con l'applicazione di tutti gli ordinamenti piemontesi nell'intero Paese. Nel [[1876]], poi, si riuscì ad avere un sostanziale pareggio finanziario del bilancio.
 
Proprio nello stesso anno si giunse alle elezioni politiche, che videro la vittoria della [[Sinistra storica]], con leader [[Agostino Depretis]], che diede vita al [[trasformismo]]. Un'importante riforma riguardava l'istruzione, resa obbligatoria e gratuita fino ai nove anni di età. Inoltre venne aumentato anche il numero di elettori, tramite una legge del [[1882]] che concedeva diritto di voto a tutti i maschi, che avessero compiuto i 21 anni, sapessero leggere e scrivere oppure che avessero un determinato reddito da versare allo stato. Con la suddetta riforma il corpo elettorale salì al 6,9% della popolazione italiana, rispetto al 2,2% del [[1880]].<ref>{{cite book | last = | first = | title = La crisi di fine secolo, l'età giolittiana e la prima guerra mondiale | publisher = La biblioteca di Repubblica|date=2004| pages = p.14| isbn =}}</ref>
 
Per ciò che concerne la politica estera Deprestis abbandonò l'alleanza con la [[Francia]], a causa della conquista da parte dello stato d'oltralpe della [[Tunisia]], che aveva attirato le mire italiane, entrando a fare parte della [[Triplice Alleanza]].
 
===== Guerre coloniali =====
[[Immagine:Flag of Italy (1861-1946).svg|right|150px|thumb|[[Bandiera italiana|Bandiera Nazionale del Regno d'Italia]]]]
L'inizio del [[Regno (regime politico)|regno]] vide l'[[Italia]] impegnata anche in una serie di guerre di espansione coloniale. L'occupazione cominciò nel novembre [[1869]] con il padre lazzarista [[Giuseppe Sapeto]] che, avviò le trattative per l'acquisto della [[Baia di Assab]]. Il governo egiziano contestò tale acquisizione e rivendicò il possesso della baia: da ciò seguì una lunga controversia che si concluse solo nel 1882.
 
Il [[10 marzo]] [[1882]] il governo italiano acquistò il possedimento di Assab, che il [[5 luglio]] dello stesso anno diventò ufficialmente italiano. Negli anni dal 1885 al [[1890]] fu acquisita l'importante città portuale di [[Massaua]], facendo sì che il controllo italiano si estendesse nell'entroterra. Nel [[1890]] l'Eritrea fu ufficialmente dichiarata colonia italiana.
 
Un anno prima anche la [[Somalia italiana|Somalia]] entrò nella sfera d'influenza italiana, divenendo [[protettorato]] e rimanendo tale fino al [[1905]], quando venne dichiarata colonia. Anche [[Libia]], [[Dodecanneso]] ed una [[Concessione italiana di Tientsin|concessione di ridotte dimensioni]] in [[Cina]] sarebbero poi divenuti possedimenti dello stato.
 
=== L'Italia nella Prima Guerra Mondiale (1915-1918) ===
{{Vedi anche|Fronte italiano (Prima guerra mondiale)}}
[[Immagine:Italian Genera Armandol Diaz.jpg|right|thumb|250px|Armando Diaz al fronte]]
Nella [[Prima Guerra Mondiale]] l'Italia rimase inizialmente neutrale, per poi scendere al fianco degli alleati il [[23 maggio]] [[1915]] dopo la firma del segreto [[Patto di Londra]].
 
Il Patto di Londra prevedeva che l'[[Italia]] entrasse in guerra al fianco dell'Intesa entro un mese, ed in cambio avrebbe ottenuto, in caso di vittoria, il [[Trentino]], il [[Tirolo]] fino al [[Brennero]] ([[Alto Adige]]), la [[Venezia Giulia]], l'intera [[penisola istriana]], con l'esclusione di [[Fiume]], una parte della [[Dalmazia]], numerose isole dell'[[Adriatico]], l'arcipelago del [[Dodecaneso]], la base di [[Valona]] in [[Albania]] e il bacino carbonifero di [[Adalia (Turchia)|Adalia]] in [[Turchia]].
[[Immagine:Battle of Vittorio Veneto.jpg|thumb|left|250px|Schema della [[Battaglia di Vittorio Veneto]] nel [[1918]] risultata decisiva per la vittoria italiana nella guerra]]
Lo stato italiano decise quindi di entrare in guerra [[24 maggio]] [[1915]]. Il comando dell'esercito venne affidato al generale [[Luigi Cadorna]], che aveva come obiettivo il raggiungimento di [[Vienna]] passando per [[Lubiana]].<ref>{{cite book | last = | first = | title = L'età dell'imperialismo e la Prima guerra mondiale | publisher = La biblioteca di Repubblica|date=2004| pages = p.683| isbn =}}</ref> La guerra si rivelò però di [[Guerra di trincea|posizione]] e nel primo anno non si fecero conquiste, se non minime, territoriali. Nel [[1916]] gli austro-ungarici diedero inizio a una grande offensiva in [[Trentino]], ma vennero respinti e le truppe italiane, con una controffensiva riuscirono a prendere [[Gorizia]]. Nell'autunno dello stesso anno si tentarono nuove offensive sul [[Carso]], senza però ottenere alcun risultato di rilievo. La situazione cambiò poi a favore austriaco nel [[1917]], quando, le forze dell'Intesa lanciarono contro le truppe italiane stanziate a [[Battaglia di Caporetto|Caporetto]] una massiccia controffensiva e li fece arretrare fino al [[Piave]] su cui venne fissata la linea difensiva. La disfatta portò alcune conseguenze: Cadorna venne rimosso dall'incarico e sostituito dal maresciallo [[Armando Diaz]] nel ruolo di capo di stato maggiore. Oltre a Cadorna perse il posto anche il generale [[Luigi Capello]], ritenuto principale responsabile della sconfitta. Inoltre nelle truppe italiane, a causa di un elevato malcontento, furono frequenti i disordini, conclusesi con sommarie fucilazioni. Per quel che riguarda la guerra riprese la guerra di trincea. La situazione tornò poi a favore italiano nel [[1918]] e il [[24 ottobre]] si diede inizio alla [[Battaglia di Vittorio Veneto]], che si concluse il [[3 novembre]] con la sconfitta austro-ungarica. Contemporaneamente i tedeschi vennero sconfitti e fu firmata la pace nel novembre 1918.
 
L'Italia completò la sua riunificazione nazionale acquisendo il [[Trentino-Alto Adige]], la [[Venezia Giulia]], l'[[Istria]] ed alcuni territori del [[Friuli]] ancora irredenti. Queste regioni avevano fatto parte, fino ad allora, della [[Cisleitania]] nell'ambito dell'[[Impero Austro-Ungarico]] (ad eccezione della città di [[Fiume]], incorporata nel Regno d'Italia nel [[1924]] e posta in [[Transleitania]]).
 
Tuttavia, l'Italia non vide riconosciuti i diritti territoriali acquisiti sulla [[Dalmazia]] con l'intervento a fianco degli alleati: in base al [[Patto di Londra]] con cui aveva negoziato la propria entrata in guerra, l'Italia avrebbe dovuto ottenere la Dalmazia settentrionale incluse le città di [[Zara]], [[Sebenico]] e [[Tenin]]. Tuttavia, in base al principio della nazionalità propugnato dal presidente americano [[Woodrow Wilson]], la Dalmazia venne annessa al neocostituito Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni, con l'eccezione di Zara (a maggioranza italiana) e dell'isola di Lagosta, che con altre tre isole vennero annesse all'Italia.
 
[[Immagine:Mussolini and D'Annunzio.jpg|thumb|left|200px|Incontro tra [[Benito Mussolini]] e [[Gabriele D'Annunzio]], il poeta attivo nella [[Prima Guerra Mondiale]] ed anche nella lotta per l'indipendenza di [[Fiume]]]]
 
=== Il Fascismo (1919-1945) ===
Con la fine della I guerra mondiale ed essendo l'[[Italia]] risultata vittoriosa nel conflitto, alla conferenza di pace di Parigi richiese che venisse applicato alla lettera il patto (memorandum) di Londra; così non fu a causa del parere contrario del presidente Wilson, {{citazione necessaria|il quale aveva moglie croata e dottore serbo.}} La Francia inoltre non vedeva di buon occhio una [[Dalmazia]] italiana poiché avrebbe consentito all'Italia di controllare i traffici provenienti dal [[Danubio]]. Il risultato fu che le potenze dell'[[Intesa]] alleate dell'Italia opposero un rifiuto ingiustificato e ritrattarono quanto promesso nel 1915 (un testo tuttavia pieno di omissioni e ambiguità), l'Italia dal canto suo fu divisa sul da farsi, e [[Vittorio Emanuele Orlando]] abbandonò per protesta la conferenza di pace di Parigi. Le potenze vincitrici furono così libere di disegnare il nuovo confine orientale dell'Italia senza che essa presenziasse, e applicarono il trattato di Londra secondo il loro giudizio; la [[Dalmazia]], che pure fu occupata militarmente dall'Italia dalla fine della prima guerra mondiale alla prima conferenza di pace di Parigi, fu assegnata al neonato regno dei Serbi, Croati, e Sloveni
 
Il mancato rispetto dei patti stipulati generò l'indignazione Italiana; in modo pressoché unanime il popolo italiano accusò che il sacrificio di un'intera generazione al fronte non fosse stato ricompensato: è la "vittoria mutilata". La delegazione italiana abbandonò per protesta le trattative, senza ottenere altro risultato che autoescludersi dal tavolo dei vincitori.
 
Sulla spinta del malcontento dovuto anche alle difficoltà economiche e sociali del dopoguerra, nel [[1922]] si assistette alla salita al potere del [[Fascismo]], tramite la [[Marcia su Roma]] che relegò il ruolo dei [[Casa Savoia|Savoia]] ad aspetti puramente formali.
====L'espansione coloniale italiana e la [[Guerra d'Etiopia]]====
A partire dal [[1926]]-27 l'[[Albania]] entrò gradualmente nella sfera d'influenza dell'Italia ma solo nell'aprile del [[1939]] fu occupata militarmente da questo paese che le impose come sovrano [[Vittorio Emanuele III]].
[[Immagine:Italian troops march past billboard of Mussilini during 1936 invasion.jpg|thumb|right|250px|Truppe italiane in marcia durante la [[Guerra d'Etiopia]]]]
Nel [[1928]], inoltre, gli italiani cominciarono a penetrare in [[Etiopia]], divenuta ormai il principale interesse del fascismo, e gli etiopi ad attaccare il territorio italiano in Eritrea. L'incidente più importante, però, avvenne a [[Incidente di Ual Ual|Ual Ual]], nel [[1934]], e Mussolini lo usò in seguito per giustificare la sua guerra contro lo stato etiopico.
 
Mussolini, quindi, nel gennaio [[1935]] prese accordi con il ministro degli esterni francese, [[Pierre Laval]] per assicurarsi un sostegno diplomatico contro l'Etiopia.<ref>Langer, William L. ed., ''An Encyclopaedia of World History''. Houghton Mifflin Company, Boston, 1948, p. 990.</ref> Pochi mesi più tardi la [[società delle nazioni]] riconobbe la buona fede di entrambi i Paesi, ma prima l'Etiopia, che presentò ricorso a marzo dello stesso anno, e l'Italia poi, con una dichiarazione del duce a [[Cagliari]] non erano soddisfatti.
 
Il [[2 ottobre]] del [[1935]], poi [[Benito Mussolini|Mussolini]] dichiarò guerra all'Etiopia ([[Guerra d'Etiopia]]) e il giorno successivo iniziarono le operazioni, con un doppio attacco italiano proveniente sia dalle basi eritree, sotto il comando di [[Emilio De Bono|De Bono]], che da quelle somale, sotto al guida di [[Rodolfo Graziani|Graziani]]. Contemporaneamente la Società delle Nazioni decise di sanzionare l'Italia per aver attaccato uno stato membro, ma la sentenza venne aggirata e {{citazione necessaria|non ebbe effetti rilevanti.}}
In poco tempo gli italiani avanzarono e sconfissero ripetutamente le truppe abissine. A novembre [[Pietro Badoglio]] sostituì De Bono e il [[7 maggio]] [[1936]] l'Etiopia venne sconfitta ed entrò a fare parte del Regno d'Italia, divenuto Impero. [[Vittorio Emanuele III]] assunse infatti il titolo di ''Governatore d'Etiopia''.
 
==== L'Italia nella Seconda Guerra Mondiale (1940-1945)====
=====1940=====
[[Immagine:AirRaidSomaliland.png|thumb|left|250px|Mezzi motorizzati inglesi distrutti da un attacco aereo italiano nel [[Somaliland]]]]
Nel [[1940]] l'Italia fu alleata con la [[Germania nazista]] nella [[Seconda Guerra Mondiale]] contro [[Francia]] e [[Regno Unito]], dichiarando nel [[1941]] guerra alla [[Unione Sovietica]] e con l'[[Impero giapponese]] agli [[Stati Uniti d'America]]. Mussolini credeva infatti in una guerra lampo a favore della [[Germania]] di [[Adolf Hitler|Hitler]] da cui poter trarre vantaggi come alleato. Il [[10 giugno]] [[1940]] l'[[Italia]] entrò quindi in guerra. I primi scontri ebbero luogo il [[21 giugno]] sulle [[Alpi]], contro la [[Francia]], ormai attacatta dai tedeschi con la tattica del [[blitzkrieg]], che portò allo stato fascista italiano la sola conquista di una piccola striscia nel sud del Paese, riportando i confini a prima del [[1850]], con l'esclusione di [[Nizza]]. Tra agosto e settembre cominciarono le operazioni nell'[[Africa]]. Venne attaccata la [[Somalia britannica]] e la si conquistò. Contemporaneamente, a nord, le truppe comandate dal generale [[Rodolfo Graziani]] attaccarono gli inglesi stanziati in [[Egitto]] e si spinsero fino a [[Sidi el Barrani]]. Nello stesso momento lo stato maggiore fascista concentrò le sue mire espansionistiche in [[Grecia]]. Più volte bloccati dalla [[Germania]] durante l'estate nell'ottobre del [[1940]] gli italiani cominciarono a muoversi verso la penisola. Pensando di non trovare alcuna resistenza le truppe italiane avanzarono, ma tra novembre e dicembre i greci, aiutati anche dagli inglesi, passarono all'azione e costrinsero gli italiani a ritirarsi in [[Albania]]. Anche la flotta italiana subì alcune perdite tra gli uomini e il parziale affondamento della ''Corazzata Cavour'' e il danneggiamento di altre due navi a causa di un attacco dell'aviazione inglese al porto di [[Taranto]]. Intanto la situazione peggiorò anche in [[Africa]].
[[Immagine:Nave Conte di Cavour Taranto.jpg|thumb|right|250px|La corazzata Cavour parzialmente affondata nella [[Notte di Taranto]] dall'aviazione inglese]]
Gli insuccessi in [[Grecia]] portarono poi, il [[4 dicembre]] alle dimissioni dal ruolo di [[Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano|capo di Stato Maggiore]] [[Pietro Badoglio]], che venne sostituito dal [[generale]] [[Ugo Cavallero]]. Pochi giorni dopo, tra il [[6 dicembre|10]] e l'[[16 dicembre]] gli inglesi iniziarono un'offensiva in Nord Africa, sconfiggendo le truppe italiane e riprendendosi [[Sidi el Barrani]] e la [[Baia di Sollum]].
 
=====1941=====
Nel febbraio [[1941]] gli inglesi sconfissero nuovamente gli italiani, in [[Egitto]] penetrando anche in [[Libia]] nella regione della [[Cirenaica]]. Contemporaneamente si registrarono i primi insuccessi anche nelle colonie del corno d'Africa, culminati il [[20 maggio]] con la resa del [[Amedeo, Terzo Duca di Aosta|Duca d'Aosta]] sull'[[Amba Alagi]].
Nel marzo ripresero poi le operazioni in [[Grecia]], ma nonostante gli sforzi fatti da Cavallero, l'esercito italiano venne nuovamente sconfitto e questo fatto causò la fine della ''Guerra parallela'', così chiamata da [[Benito Mussolini|Mussolini]].<ref>{{cite book | last = | first = | title = La seconda guerra mondiale e il dopoguerra| publisher = La biblioteca di Repubblica|date=2004| pages = p.147| isbn =}}</ref>
Nell'aprile, quindi gli sforzi militari italiani si diressero verso la [[Jugoslavia]] al fine di anticipare i nazisti, senza ottenere grandi risultati. L'[[11 aprile]] i tedeschi si impossessarono dell'area balcanica, concedendo allo stato fascista di mettere nominalmente a capo dello stato croato un rappresentante di [[casa Savoia]]. L'influenza italiana si limitò solamente alle zone costiere e, in base ad accordi con il capo del governo croato [[Ante Pavelic]], l'Italia avrebbe avuto per 25 anni il dominio del litorale della [[Croazia]].<ref>{{cite book | last = | first = | title = La seconda guerra mondiale e il dopoguerra| publisher = La biblioteca di Repubblica|date=2004| pages = p.147| isbn =}}</ref>
 
L'intervento tedesco nei [[Balcani]] fece rinviare la campagna in [[Russia]], in quanto i nazisti avevano interesse a proteggere dagli inglesi gli stati satelliti. Nel giugno [[1941]], comunque venne intrapresa la campagna militare, con l'[[Operazione Barbarossa]].
Il governo italiano decise un ampia partecipazione delle proprie truppe, temendo di avere un ruolo sempre più marginale nella guerra, mandando in azione il [[CSIR]] al comando del generale [[Giovanni Messe]]. Contemporaneamente l'arrivo di [[Rommel]] in Libia vide un netto miglioramento della situazione, ma con il passare dei mesi la scarsità di rifornimenti dovuti all'affondamento di questi da parte degli inglesi stanziati a [[Malta]] fece arretrare nuovamente il fronte. In Russia il CSIR vinse alcune battaglie, ma, a partire da ottobre, l'inverno causò vari problemi ai soldati italiani, non muniti di sufficienti protezioni contro il freddo.
 
=====1942=====
[[Immagine:Granatieri Roma.jpg|thumb|left|250px|I granatieri difendono [[Roma]] il [[9 settembre]] del [[1943]]]]
Nel [[1942]] le operazioni italiane si concentrarono in [[Unione Sovietica]] e [[Africa]]. In entrambi i fronti, grazie alle truppe tedesche si ebbero frequenti successi: in Russia si conquistarono vasti territori e si arrivò a controllare durante l'estate anche [[Stalingrado]], mentre nel nord Africa Rommel si spinse in [[Egitto]], conquistò varie città, più importante delle quali [[Tobruch]], facendo prigionieri molti inglesi, ma a causa degli attacchi dell'aviazione anglo-americana e dei rinforzi sempre meno frequenti si arrivò ad una sconfitta nella battaglia di [[Seconda_battaglia_di_El_Alamein|El Alamein]], che segnò la fine delle speranze dell'Asse di conquistare l'Egitto ed i campi petroliferi del [[Medio Oriente]]. A seguito di questa sconfitta cominciò la ritirata e gli italiani, non muniti di mezzi veloci vennero sconfitti dagli inglesi, con le divisioni [[Divisione Ariete|Ariete]] e [[Divisione Littorio||Littorio]] che vennero quasi completamente annientate dalla controffensiva.
 
La situazione peggiorò poi anche in [[Russia]] con l'avvicinarsi dell'inverno, infatti Mussolini non si era curato di rafforzare l'equipaggiamento delle truppe italiane appartenenti all'[[ARMIR]].<ref>{{cite book | last = | first = | title = La seconda guerra mondiale e il dopoguerra| publisher = La biblioteca di Repubblica|date=2004| pages = p.194| isbn =}}</ref> Già nell'estate vi erano state pesanti decimazioni nell'esercito italiano e nel dicembre [[1942]] cominciano le prime pesanti sconfitte, seguite dalla ritirata.
 
=====1943-1945=====
[[Immagine:SC180476.jpg|thumb|right|250px|Lo sbarco americano a [[Gela]]]]
Le sconfitte sia sul fronte africano che su quello russo causarono in [[Italia]] vari [[scioperi]] e un calo di consensi nei confronti del fascismo e di Mussolini. Intanto, in [[Africa]], proseguì la resistenza delle truppe italiane, mentre in [[Russia]] procedeva la ritirata.
A maggio venne presa [[Tunisi]], ultimo baluardo dell'esercito regio italiano e poche settimane più tardi anche le isole di [[Lampedusa]] e [[Pantelleria]], dando inizio all'[[Operazione Husky]].
Le difficoltà militari colpirono anche [[Benito Mussolini|Mussolini]]. Il [[24 luglio]] si riunì il [[Gran Consiglio del Fascismo]] e il mattino seguente il duce venne sfiduciato. [[Vittorio Emanuele III]] decise quindi di sostituirlo a capo del governo con [[Pietro Badoglio]]. Proprio mentre si trovava a colloquio con il re, Mussolini venne arrestato: il monarca aveva fatto circondare l'edificio dai carabinieri, e il duce viene portato a [[Ponza]], in carcere. Successivamente fu trasferito a [[La Maddalena]] e sul [[Gran Sasso]]. Intanto il nuovo capo del governo Badoglio annunciò il continuo della guerra a fianco dei tedeschi, ma stava trattando l'[[armistizio]] con gli [[Alleati]], che venne firmato il [[3 settembre]] e reso pubblico l'[[8 settembre|8]].
 
Il giorno successivo [[Fuga del re Vittorio Emanuele III|il re e Badoglio fuggirono da Roma]], andando in [[Puglia]], sotto la protezione di inglesi e americani. Sempre in questi giorni le truppe italiane, che non avevano ordini precisi (e nella coscienza popolare l'8 settembre viene ricordato come il giorno del "Tutti a casa"), vennero catturate dai soldati tedeschi e molti componenti dell'esercito finirono prigionieri.
 
Il [[12 settembre]] una spedizione tedesca liberò Mussolini, che venne incaricato di formare un nuovo regno nel nord Italia.
 
Il Paese si trovò così diviso in due: il [[Regno del Sud]] a fianco degli alleati contro la [[Germania]] e la [[Repubblica Sociale Italiana]], formata dai reduci fascisti. Di fatto, erano entrambi due stati-fantoccio, rispettivamente degli anglo-americani e dei tedeschi. In questo quadro drammatico, nacquero però le prime formazioni partigiane, che soprattutto nel centro-nord diedero vita al primo nucleo dell'Italia libera; tutte le formazioni si schierarono contro i fascisti, responsabili della guerra, ma non tutte contro la monarchia. Gli stessi partigiani si divisero, dando inizio così alla guerra civile italiana.
 
===== Nascita dei partigiani =====
{{vedi anche|formazioni partigiane italiane}}
 
I partigiani si divisero subito in tre grandi gruppi:
 
* i [[formazioni partigiane italiane#Partigiani azzurri|Partigiani azzurri]];
* i [[formazioni partigiane italiane#Partigiani rossi|Partigiani rossi]];
* i [[formazioni partigiane italiane#Partigiani verdi|Partigiani verdi]].
 
Gli altri gruppi minori furono le [[Brigate bianche]] e le [[Brigate Matteotti]].
 
Tutte le formazioni partigiani riconobbero, nella diversità dei loro ideali (da ex-ufficiali a comunisti, da cattolici a monarchici), un obbiettivo comune: cacciare Mussolini ed il fascismo dalla penisola [[Italia|italiana]], considerati gli unici responsabili del disatro in cui viveva la nazione. Non mancò, comunque, qualche episodio di regolamento di conti tra le diverse formazioni, episodi comunque isolati e che non mettono in dubbio l'altissimo valore della [[resistenza italiana]].
 
===== La Resistenza =====
{{vedi anche|Resistenza Italiana}}
 
===== La Guerra Civile Italiana =====
 
Con un paese troncato in due, occupato da diversi eserciti impegnati in una lotta all'ultimo sangue, gli italiani si ritrovarono in una posizione decisamente difficile.
Nel Sud, la situazione era leggermente migliore, perché gli anglo-americani lasciarono un minimo di libertà alle popolazioni, seppur litigando continuamente sulle azioni da intraprendere nei confronti del paese a guerra finita.
Al Nord, la situazione era difficile ed ingarbugliata. Da un lato, c'era uno stato fantoccio della [[Germania nazista]], che di libertà non ne lasciava neppure a Mussolini, dall'altro i partigiani, che al di là delle ideologie, lottano per l'obbiettivo comune che era la fine del fascismo prima e della guerra poi. Ma quando questi si trovarono a combattere contro altri italiani, mandati da Mussolini a fianco dei tedeschi per frenare l'avanzata alleata, nacque una vera e propria guerra civile, che ha avuto forti strascischi anche molti anni dopo la fine della guerra.
Sicuramente, è indubbio che chi combattè nelle fila della [[Repubblica Sociale Italiana]] stava dalla parte dei nazisti, ma bisogna ricordare che, di quei giovani, molti non avevano semplicemente "aderito" al fascismo, ma vi erano "nati" dentro. Non avevano mai conosciuto altro regime che quello fascista, e si trovarono, così, plasmati dalla propaganda nera, e dunque senza scelta. E' in quest'ottica che si parla di "Guerra Civile".
 
===== Fine del conflitto =====
 
Nell'aprile del [[1945]] le forze nazi-fasciste vennero sconfitte anche con il consistente contributo delle forze [[partigiani|partigiane]], formate da ex-militari sbandati dopo l'armistizio ma anche da donne, ragazzi ed anziani, e con un forte supporto delle popolazioni, che costò spesso gravi massacri per rappresaglia da parte delle forze occupanti. Nonostante questo, il [[Trattati_di_Parigi_%281947%29|trattato di pace di Parigi]] costò all'Italia gravi mutilazioni territoriali, tra le quali l'[[Istria]] e la [[Dalmazia]] che vennero cedute alla nascente Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia, il [[Dodecaneso]] alla Grecia, [[Briga]] ed il [[colle di Tenda]] alla Francia.
 
== Repubblica Italiana ==
{{vedi anche|Nascita della Repubblica Italiana|Italia repubblicana}}
===Prima Repubblica===
{{vedi anche|Prima Repubblica}}
[[Immagine:P 023.gif|thumb|right|200px|[[Sandro Pertini]], settimo Presidente della Repubblica, nel Primo Dopoguerra]]
Dopo la fine della guerra in Italia lo scontento nei confronti della [[monarchia]], in particolare, di Vittorio Emanuele III era elevatissimo. Questi tentò di salvare il potere regio abdicando in favore del figlio, ma il [[2 giugno]] del [[1946]] un [[referendum]] istituzionale sancì la fine della monarchia e la nascita della [[Repubblica Italiana|Repubblica]]. Per la prima volta in Italia anche la donne poterono votare.
 
La nuova [[Costituzione della Repubblica italiana|costituzione]] entrò in vigore il [[1 gennaio]] [[1948]].
 
Nel [[1949]] l'Italia aderì alla [[NATO]] (North Atlantic Treaty Organization) e nel [[1955]] venne ammessa alle [[Nazioni Unite]]. Il [[1957]] vide la nascita della [[Comunità Economica Europea]], il primo passo verso la realizzazione dell'[[Unione Europea]].
Il [[1968]] vide l'Italia trasformarsi significativamente sul piano sociale, in seguito alle migliorate condizioni di vita dovute al boom economico degli anni precedenti, e il sorgere di movimenti radicali, soprattutto comunisti, di giovani e operai, che portarono profonde modifiche al costume, alla mentalità generale e particolarmente alla scuola.
Nel [[1970]] venivano varate importanti riforme istituzionali e sociali: lo Statuto dei diritti dei lavoratori, l'ordinamento amministrativo regionale, la legge sul divorzio e quella per l'esercizio dell'istituto costituzionale del referendum.
Negli [[anni 1970|anni settanta]] alcuni di quei movimenti, che sorgevano numerosi, degenerarono nel [[terrorismo]] ''rosso'', accompagnato da quello ''nero''.
 
La [[Democrazia Cristiana]] (DC), partito moderato e di centro, fece parte del
governo della [[Repubblica italiana|Repubblica Italiana]] dal [[1946]] al [[1993]], generalmente in coalizione con gli altri partiti di centro [[Partito Socialista Democratico Italiano|PSDI]], [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]], [[Partito Liberale Italiano|PLI]].
Nel [[1962]] entrava nelle maggioranze governative anche il [[Partito socialista italiano]] (PSI), mentre, per qualche anno, il PLI andava all'opposizione.
Salvo poche eccezioni, dal [[1946]] al [[1993]] la [[Presidenza del Consiglio]] fu democristiana.
 
===Seconda Repubblica===
{{vedi anche|Seconda Repubblica}}
Nel 1992 le indagini di [[Mani pulite]] sul fenomeno dilagante delle [[tangenti]] (lo scandalo venne appunto chiamato "[[Tangentopoli]]"), portarono al coinvolgimenti di tutto il [[pentapartito]], che alle [[Elezioni politiche italiane del 1994|elezioni successive]] (1994) venne "distrutto" dagli elettori indignati. Nel caos politico derivato dalla disintegrazione dell'ordine precedente emergeva un nuovo partito, [[Forza Italia]], che si poneva come alternativa al vecchio sistema pur inglobando alcuni dei suoi protagonisti, e otteneva un forte successo alle elezioni nel [[1994]], con due distinte coalizioni, al Nord con la [[Lega Nord]], e al Centro Sud con il [[MSI]] (non ancora [[Alleanza Nazionale]]). Della coalizione facevano parte anche il [[Centro Cristiano Democratico|CCD]] e partiti minori. Le due coalizioni ottennero la maggioranza assoluta alla [[Camera dei Deputati|Camera]], ma non al [[Senato della Repubblica|Senato]].
 
In questa fase, definita "[[Seconda Repubblica]]", si consolida il principio del [[bipolarismo]] e l'alternanza fra i governi dei due schieramenti di [[centrosinistra]] e [[centrodestra]]: dal [[1996]] al [[2001]] i governi del[[l'Ulivo]], dal 2001 al 2006 quelli della [[Casa delle Libertà]] e dal 2006 quello del[[l'Unione]], una nuova coalizione dei partiti di centro-sinistra.
Con le nuove [[Elezioni politiche italiane del 2008|elezioni]] indette dopo la caduta del governo del[[l'Unione]], il [[13 aprile|13]] e il [[14 aprile|14]] aprile [[2008]] sale al potere la coalizione di centro-destra, composta dal PdL ([[Il Popolo della Libertà|Popolo della Libertà]], risultato della lista unica di candidati tra [[Forza Italia|FI]], [[Alleanza Nazionale|AN]] e altri partiti minori), dalla [[Lega Nord]] e dal [[Movimento per l'Autonomia]].
All'opposizione vi sono solo la coalizione tra PD ([[Partito Democratico]], nelle cui liste sono inclusi anche i [[Radicali Italiani]]) e [[Italia dei Valori]], e l'UdC ([[Unione di Centro]], formata dall'[[Unione dei Democratici Cristiani e di Centro|UDC]], dalla [[Rosa per l'Italia]] e da altri partiti minori).
Per la prima volta nella storia dell'[[Italia]] repubblicana non sono presenti in parlamento rappresentanti dei partiti socialisti (che si sono riuniti proprio alla vigilia delle elezioni nel [[Partito Socialista (Italia)|Partito Socialista]] unitario) e comunisti (anche loro riuniti ne [[La Sinistra L'Arcobaleno]] assieme alla [[Federazione dei Verdi]], anch'esso rimasto fuori dal Parlamento.
 
==Note==
 
{{References}}
 
==Bibliografia==
===In italiano===
* {{cita libro|cognome=Rossi|nome=Paolo|titolo=Storia d'Italia|anno=1971|editore=U. Mursia|id=}}
* {{cita libro|cognome=De Seta|nome=Cesare|titolo=Storia d'Italia|anno=1982|editore=Einaudi|id=ISBN 8806054171}}
* {{cita libro|cognome=Arnaldi|nome=Girolamo|titolo=Storia d'Italia|anno=1959|editore=Unione tipografico|id=}}
* {{cita libro|cognome=Ceppellini|nome=Vincenzo|titolo=Storia d'Italia|anno=1991|editore=De Agostini|id=ISBN 8840294406}}
* {{cita libro|cognome=Smith|nome=Mark|titolo=Storia d'Italia|anno=2000|editore=Editori Laterza|città=Roma-Bari|id=ISBN 88-420-6143-3}}
* Gerhard Muhm: ''La tattica tedesca nella campagna d’Italia''. In: Amedeo Montemaggi (Hrsg.): ''Linea gotica avamposto dei Balcani''. Edizioni Civitas, Roma 1993.
* {{cita libro|cognome=Romano|nome=Ruggiero |coautori=Corrado Vivanti |titolo=Storia d'Italia |anno=1976|editore=Einaudi|id=ISBN 8806342312}}
* {{cita libro|cognome=Barbagallo|nome=Franceso|coautori=Giovanni Sabbatucci, Vittorio Vidotto, Romano Paolo Coppini, Cammarano Fulvio|titolo=Storia d'Italia|anno=1995|editore=Laterza|id=ISBN 8842047732}}
* {{cita libro|cognome=De Bernardi|nome=Alberto|coautori=Luigi Ganapini|titolo=Storia d'Italia|anno=1996|editore=B.Mondadori|id=ISBN 8842493015}}
* {{cita libro|cognome=Salvatorelli|nome=Luigi|coautori=Giovanni Mira|titolo=Storia d'Italia nel periodo fascista |anno=1964|editore=G.Einaudi|id=}}
* {{cita libro|cognome=Montanelli|nome=Indro| wkautore=Indro Montanelli|coautori=[[Roberto Gervaso]]; [[Mario Cervi]]|titolo=Storia d'Italia|anno=1959-1997|editore=Rizzoli|città=Milano}} In XXII volumi
* {{cita libro | cognome=Scullard | nome=Howard H. | titolo=Storia del mondo romano | editore=Rizzoli | città=Milano | anno=1992 | id=ISBN 88-17-11575-4 }}
*{{Cita libro|autore=Theodor Mommsen|titolo=Storia di Roma antica|anno=1973|editore=Sansoni|città=Firenze}}
 
===In francese===
* {{cita libro|cognome=Milza|nome=Pierre|titolo=Histoire de l'Italie|anno=2005|editore=|città=|id=}}
* {{cita libro|cognome=Negri|nome=Toni|titolo=Italia verde , bianco e rosso ! |anno=1985|editore=Hachette|città=Parigi|id=}}
 
===In tedesco===
* {{cita libro|cognome=Arnaldi|nome=Girolamo|titolo=Italien und seine Invasoren. Vom Ende des Römischen Reiches bis heute|anno=2005|editore=Wagenbach|città=Berlino|id=ISBN 3-8031-3617-2}}
* {{cita libro|cognome=Altgeld|nome=Wolfgang|titolo=Kleine italienische Geschichte|anno=2004|editore=Reclam|città=Stuttgart|id=ISBN 3-150-10558-7}}
* {{cita libro|cognome=Brogini Künzi|nome=Giulia |titolo=Italien und der Abessinienkrieg 1935/36. Kolonialkrieg oder Totaler Krieg? |anno=2006|editore=Schöningh|città=Paderborn |id=ISBN 3-506-72923-3}}
* {{cita libro|cognome=Breuer|nome=Stefan|titolo=Nationalismus und Faschismus. Frankreich, Italien und Deutschland im Vergleich|anno=2005|editore=Wissenschaftliche Buchgemeinschaft|città=Darmstadt|id=ISBN 3-534-17994-3}}
* {{cita libro|cognome=Bruch|nome=Anne|titolo=Italien auf dem Weg zum Nationalstaat. Giuseppe Ferraris Vorstellungen einer föderal-demokratischen Ordnung|anno=2005|editore=Krämer|città=Hamburg|id=ISBN 3-89662-077-2}}
* Martin Clark, ''Modern Italy, 1871 to the Present'', Broschiert – 624 Seiten – Longman, 3. Auflage 2008, ISBN 1405823526
* Carsten Drecoll: ''Idrísí aus Sizilien. Der Einfluß eines arabischen Wissenschaftlers auf die Entwicklung der europäischen Geographie''. Hänsel-Hohenhausen, Egelsbach 2000, ISBN 3-8267-1187-4.
* Furio Durando u. a.: ''Magna Graecia. Kunst und Kultur der Griechen in Italien'', Hirmer, München 2004, ISBN 3-7774-2045-X.
* [[Moses I. Finley]]: ''Das antike Sizilien. Von der Vorgeschichte bis zur arabischen Eroberung''. Dtv, München 1993, ISBN 3-423-04592-2.
* Alexandra Geffert: ''Medienkonzentrations- und Medienwettbewerbsrecht in Italien''. Stämpfli, Bern 2004, ISBN 3-7272-9882-0.
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* Regine Igel: ''Terrorjahre. Die dunkle Seite der CIA in Italien''. Herbig, München 2006, ISBN 3-7766-2465-5.
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* Volker Reinhardt: ''Geschichte Italiens. Von der Spätantike bis zur Gegenwart''. Beck, München 2003, ISBN 3-406-50284-9.
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* Lutz Klinkhammer: ''Zwischen Bündnis und Besatzung. Das nationalsozialistische Deutschland und die Republik von Salò 1943–1945'', Niemeyer, Tübingen 1993.
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* [[Rudolf Lill]]: ''Geschichte Italiens in der Neuzeit''. WBG, Darmstadt 1986(3), ISBN 3-534-06746-0.
* [[Michael Seidlmayer]]: ''Geschichte Italiens. Vom Zusammenbruch des Römischen Reiches bis zum ersten Weltkrieg''.Mit beiträgen von [[Theodor Schieder]]: Italien vom ersten zum zweiten Weltkrieg und [[Jens Petersen]]: Italien als Republik: 1946–1987. Alfred Kröner Verlag, Stuttgart 1989(2), ISBN 3-520-34102-6.
 
===In spagnolo===
* Colomer, José Luis (dir). España y Bolonia. SIete siglos de relaciones artísticas y culturales. Centro de Estudios Europa Hispánica. ISBN 84-934643-5-X
* Boccario, Piero (dir.) España y Génova. Obras, artistas y coleccionistas. Centro de Estudios Europa Hispánica. ISBN 84-933403-4-0
 
== Voci correlate ==
* [[Italia]]
* [[Repubblica Italiana]]
* [[Regione geografica italiana]]
* [[Italia irredenta]]
* [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]
* [[Stati italiani preunitari]]
 
== Collegamenti esterni ==
*[http://www.polyarchy.org/basta/documenti/indice.html Testi e documenti sulla storia d'Italia] (1860-2003)
 
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