Isaac Newton e Pudukkottai (stato): differenze tra le pagine

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{{Stato storico
{{Bio
|nomeCorrente = Stato di Pudukkottai
|Titolo = Sir
|nomeCompleto = புதுக்கோட்டை சமஸ்தானம்
|Nome = Isaac
|nomeUfficiale = State of Pudukkottai
|Cognome = Newton
|Sessoportale = M
|linkStemma =
|LuogoNascita = Woolsthorpe-by-Colsterworth
|linkBandiera = Pudukkottai flag.svg
|GiornoMeseNascita = 4 gennaio
|linkLocalizzazione =
|AnnoNascita = 1643
|linkMappa =
|LuogoMorte = Londra
|paginaStemma =
|GiornoMeseMorte = 31 marzo
|paginaBandiera =
|AnnoMorte = 1727
|inno =
|NoteMorte = <ref>Data secondo il [[calendario gregoriano]]; secondo il [[calendario giuliano]], in vigore all'epoca in Gran Bretagna, Isaac Newton è nato invece il [[25 dicembre]] [[1642]] e deceduto il [[20 marzo]] [[1727]].</ref>
|motto =
|Attività = filosofo
|lingua = [[lingua tamil|tamil]], inglese
|Epoca = 1600
|capitale principale = [[Pudukkottai]]
|Attività = matematico
|altre capitali =
|Attività2 = fisico
|dipendente da = [[Regno Unito]] dal 1800 al 1948
|AttivitàAltre = {{sp}}e [[alchimia|alchimista]]
|dipendenze =
|Nazionalità = inglese
|governo = regno
|Immagine = Sir Isaac Newton by Sir Godfrey Kneller, Bt.jpg
|titolo capi di stato = raja
|Didascalia = Sir Isaac Newton <br /> Ritratto di Sir [[Godfrey Kneller]], 1702, olio su tela
|elenco capi di stato =
|organi deliberativi =
|inizio = [[1680]]
|primo capo di stato = [[Raghunatha Raya Tondaiman]]
|stato precedente = Domini della dinastia [[Madurai Nayak]]<br />Domini della dinastia [[Ramnad]]
|evento iniziale =
|fine = [[1948]]
|ultimo capo di stato = [[Rajagopala Tondaiman]]
|stato successivo = [[India]]
|evento finale =
|area geografica =
|territorio originale =
|superficie massima = 3.050 km2
|periodo massima espansione = 1941
|popolazione = 438.648
|periodo popolazione = 1941
|moneta = [[rupia|rupia di Pudukkottai]]
|risorse =
|produzioni =
|commerci con = [[India britannica]]
|esportazioni =
|importazioni =
|religioni preminenti = [[induismo]]
|religione di stato = [[induismo]]
|altre religioni = [[anglicanesimo]], [[cattolicesimo]]
|classi sociali = [[patrizio (titolo)|patrizi]], [[clero]], [[popolo]]
}}
Lo '''Stato di Pudukkottai''' fu uno [[stato]] principesco del [[subcontinente indiano]], avente per capitale la città di [[Pudukkottai]].
Citato anche come '''Isacco Newton''', è considerato da molti una delle più grandi menti di tutti i tempi. Fu [[Presidenti della Royal Society|Presidente della ''Royal Society'']].
 
== Storia ==
Universalmente noto soprattutto per il suo contributo alla [[meccanica classica]] — è noto agli scolari di tutto il mondo l'aneddoto di ''Newton e la mela'' — Isaac Newton contribuì in maniera fondamentale a più di una branca del sapere.
[[File:Raja Ravi Varma, Puddukotta Durbar.jpg|thumb|left|Il durbar di Puddukotai (fine Ottocento) dipinto da Raja Ravi Varma]]
Pubblicò i ''[[Philosophiae Naturalis Principia Mathematica]]'' nel [[1687]], nella quale descrisse la [[Forza di gravità#La legge di gravitazione universale|legge di gravitazione universale]] e, attraverso le sue [[Dinamica (fisica)|leggi del moto]], creò i fondamenti per la [[meccanica classica]]. Newton inoltre condivise con [[Gottfried Wilhelm von Leibniz|Gottfried Wilhelm Leibniz]] la paternità dello sviluppo del [[calcolo differenziale]] o infinitesimale.
Pudukottai significa letteralmente ''Nuovo Forte'' ed il nome sembra proprio riferirsi al forte costruito all'inizio del [[XVIII secolo]] nel quale poi sorse la capitale del regno. In precedenza il territorio era stato retto dai re Chola e poi occupato da un popolo oscuro chiamato [[Kalabhras]]. Dal [[VI secolo|VI]] al [[XIV secolo]], Pudukkottai fu governata dai [[Mutharaiyars]], dai Cholas e dai [[Pandyas]]. Quando il regno dei Pandya venne conquistato da [[Malik Kafur]], Pudukkottai passò sotto il governo dei sultani musulmani che mantennero il potere per circa 50 anni prima di essere spazzati via dai re [[Vijayanagar]]. Quando il regno Vijayanagar si disintegrò, Pudukkottai passò sotto il controllo dei [[Madurai Nayaks|Nayaks di Madurai]], nel [[1680]] venne nominato Raghunatha Tondaiman come viceré.
 
Raghunatha Raya Tondaiman fu il primo governante di [[Pudukottai]]. La terra circondante Pudukottai venne assegnata a lui in onore al suo servizio presso [[Sri Ranga Raya]], re di [[Impero Vijayanagara|Vijaynagar]] durante il suo viaggio a [[Rameswaram]].<ref>{{Cita web |url=http://www.hinduonnet.com/2000/04/09/stories/1309078a.htm |titolo=The architect of Pudukottai |accesso=11 gennaio 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20101007212621/http://www.hinduonnet.com/2000/04/09/stories/1309078a.htm |dataarchivio=7 ottobre 2010 |urlmorto=sì }}</ref>
Newton fu il primo a dimostrare che le leggi della natura governano il movimento della [[Terra]] e degli altri corpi celesti. Egli contribuì alla [[Rivoluzione scientifica]] e al progresso della [[teoria eliocentrica]]. A Newton si deve anche la sistematizzazione matematica delle [[leggi di Keplero]] sul movimento dei pianeti. Oltre a dedurle matematicamente dalla soluzione del [[problema della dinamica]] applicata alla [[Forza di gravità]] ([[problema dei due corpi]]) ovvero dalle omonime ''equazioni di Newton'', egli generalizzò queste leggi intuendo che le [[Orbita (astronomia)|orbite]] (come quelle delle [[cometa|comete]]) potevano essere non solo [[ellisse|ellittiche]], ma anche [[iperbole (geometria)|iperboliche]] e [[parabola (geometria)|paraboliche]].
 
I re Pudukkottai furono strenui alleati della [[Compagnia inglese delle Indie Orientali]] e diede prova di cruciale supporto militare e logistico durante le [[Guerre carnatiche]], le [[Prima guerra anglo-mysore|guerre anglo-mysore]] e le guerre Polygars. Come risultato, mentre i regni Ramnad e Sivaganga vennero annessi all'India britannica, a Pudukkottai venne permesso di rimanere indipendente. Nel [[1800]], Pudukkottai divenne ufficialmente uno Stato del [[British Raj]] e venne nominato un residente a rappresentare il governo di Madras.
Newton fu il primo a dimostrare che la [[luce]] [[bianca]] è composta dalla somma (in frequenza) di tutti gli altri [[colore|colori]]. Egli, infine, avanzò l'ipotesi che la luce fosse composta da [[Fisica delle particelle|particelle]] da cui nacque la [[teoria corpuscolare della luce]] in contrapposizione ai sostenitori della [[teoria ondulatoria della luce]], patrocinata dall'astronomo olandese [[Huygens]] e dall'inglese [[Thomas Young|Young]] e corroborata alla fine dell'800 dai lavori di [[James Clerk Maxwell|Maxwell]] e [[Hertz]]. La tesi di Newton trovò invece conferme, circa due secoli dopo, con i lavori di [[Einstein]] sull'interpretazione dell'[[effetto fotoelettrico]] e la conseguente introduzione del quanto di radiazione elettromagnetica, il [[fotone]], e di li a poco l'intera disputa sulla natura della luce culminerà nella soluzione proposta nella forma del [[dualismo onda-particella]] all'interno della [[meccanica quantistica]].
 
Pudukkottai conobbe una rapida crescita sotto i governi dei primi ministri [[A. Seshayya Sastri]] e [[Alexander Tottenham]]. Il lago Pudukulam venne creato artificialmente e la capitale, Pudukkottai, venne completamente ricostruita. Il palazzo Pudukkottai venne costruito negli anni venti dell'Ottocento e nel [[1902]] si dotò di un'assemblea rappresentativa. Nel [[1948]] lo Stato di Pudukkottai venne annesso all'India e divenne parte dello Stato di [[Madras]] dal [[1950]].
== Biografia ==
=== Infanzia ===
[[File:Woolsthorpe manor.jpg|thumb|left|260px|Woolsthorpe Manor, il luogo di nascita di Newton]]
Newton nacque a [[Woolsthorpe-by-Colsterworth]], nel [[Lincolnshire]], in una famiglia di allevatori. Suo padre, (anch'egli di nome Isaac) morì tre mesi prima della sua [[nascita]]. Quando Newton ebbe tre anni sua madre (Anna Ayscough) si risposò con un nuovo marito, tale Barnabas Smith di circa sessant'anni, e lasciò il piccolo Isaac alle cure dei [[nonni materni]]. In quegli anni fu molto infelice: odiava il suo patrigno e sembra addirittura che una volta arrivò persino a minacciare di [[incendio|incendiare]] la sua [[casa]]. Si dice che Newton abbia riso una sola volta in vita sua: quando uno studente gli chiese se valesse la pena di studiare gli [[Elementi (Euclide)|Elementi]] di [[Euclide]].<ref name="laught">{{cite journal| last = Fisher| first = Ernest Peter | year = 1997| title = Aristotele, Einstein e gli altri|pages= 139}}</ref>
 
== Governanti ==
Nel 1653, quando Isaac aveva 11 anni, il patrigno morì lasciandogli un'eredità non indifferente con cui poté pagarsi l'istruzione alla King's School, a Grantham. Alloggiava presso la famiglia Clark, imparentata con i Newton. Sembrerebbe aver avuto una [[amore|relazione sentimentale]] con Catherine Storer, figliastra del padrone di casa. Probabilmente non fu una cosa importante ma fu praticamente l'unica relazione sentimentale che Newton ebbe nella sua [[vita]]. Durante quel periodo aveva preso strane abitudini: costruiva [[meridiana|meridiane]], [[clessidra|orologi ad acqua]] e modelli funzionanti di [[mulino|mulini]]. Alla fine del [[1658]], la madre lo costrinse a abbandonare gli studi e lo richiamò a casa per accudire i [[agricoltura|campi]] ma si rivelò un pessimo agricoltore. Alla fine il suo maestro convinse sua madre a fargli proseguire gli studi al [[Trinity College (Cambridge)|Trinity College]] di [[Cambridge]] dove si trasferì nel [[1661]].
[[File:Todiman Raja in his Durbar, Pudukkottai, 1858.jpg|thumb|Ramachandra Tondaiman, raja di Pudukkottai, al suo durbar, c. 1858]]
A quel tempo gli insegnamenti del College erano basati su [[Aristotele]], ma Newton preferiva filosofi più moderni come [[Cartesio]], [[Galileo Galilei|Galileo]], [[Copernico]] e [[Johannes Kepler|Keplero]].
I governanti di Pudukkottai avevano il titolo di raja:
 
* [[Raghunatha Tondaiman I]] ''(1686–1730)''
=== Maturità ===
* [[Vijaya Raghunatha Raya Tondaiman I]] ''(1730–1769)''
Nel [[1665]], scoprì il [[teorema binomiale]]. Poco dopo il College fu chiuso per via della [[peste]] che si stava diffondendo nella zona partendo da [[Londra]]. Newton approfittò di questa interruzione per proseguire gli studi per conto suo; durante questo periodo scoprì le [[Identità di Newton]], il [[metodo di Newton]], approssimò le [[serie armonica]] tramite i [[logaritmo|logaritmi]] e iniziò a sviluppare il [[calcolo infinitesimale]].
* [[Raya Raghunatha Tondaiman]] ''(1769– dicembre 1789)''
 
* [[Vijaya Raghunatha Tondaiman]] ''(dicembre 1789 – 1 febbraio 1807)''
Newton sviluppò il calcolo [[Scoperta indipendente|indipendentemente]] da [[Gottfried Wilhelm Leibniz|Leibniz]], che però usò una notazione più precisa. È certo che Newton scoprì il calcolo dieci anni prima di [[Leibniz]], ma pubblicò la sua scoperta molto dopo. Newton sostenne di non aver pubblicato il suo lavoro per timore di essere deriso. Dal [[1699]] alcuni membri della [[Royal Society]] accusarono Leibniz di [[plagio]], e iniziò una violenta contesa su chi avesse inventato il [[calcolo infinitesimale|calcolo]]. Questa disputa amareggiò le vite di entrambi i contendenti fino alla morte di Leibniz nel [[1716]]. Anche dopo la sua [[morte]] Newton continuò a denigrare la memoria dell'avversario fino al punto che, secondo alcuni, sarebbe arrivato a compiacersi di avergli "spezzato il cuore".<ref name="Leibniz">{{cite journal| last = Fisher| first = Ernest Peter | year = 1997| title = Aristotele, Einstein e gli altri|pages= 145-146}}</ref><ref name="Cuore">{{cite journal| last = Hawking| first = Stephen | year = 2007| title = Dal Big Bang ai buchi neri |pages= 201}}</ref>
* [[Vijaya Raghunatha Raya Tondaiman II]] ''(1 febbraio 1807 – giugno 1825)''
 
* [[Raghunatha Tondaiman II]] ''(giugno 1825 – 13 luglio 1839)''
Divenne [[Professore Lucasiano]] di [[matematica]] nel [[1669]]. A quei tempi tutti i ''fellow'' di [[Cambridge]] erano ordinati [[prete|preti]] [[anglicanesimo|anglicani]] anche se questo non era esplicitamente richiesto. Facendo leva su questo, Newton si rivolse al Re [[Carlo II d'Inghilterra|Carlo II]] e non divenne sacerdote.
* [[Ramachandra Tondaiman]] ''(13 luglio 1839 – 15 aprile 1886)''
 
* [[Martanda Bhairava Tondaiman]] ''(15 aprile 1886 – 28 maggio 1928)''
[[File:461px-Newton-opticks.jpg|thumb|right|190px|Frontespizio della quarta edizione di ''Opticks'']]
* [[Rajagopala Tondaiman]] ''(28 ottobre 1928&nbsp;– 15 agosto 1947)''
Dal [[1670]] al [[1672]] si occupò di [[ottica]]. Durante questo periodo studiò la [[rifrazione]] della [[luce]] dimostrando che un [[prisma]] può scomporre la [[luce]] [[bianco|bianca]] in uno [[Spettro (astronomia)|spettro]] di [[colore|colori]], e quindi una [[lente]] e un secondo prisma possono ricomporre lo [[Spettro (astronomia)|spettro]] in luce bianca. Da questo lavoro concluse che ogni [[telescopio rifrattore]] avrebbe sofferto della [[Dispersione ottica|dispersione]] della luce in colori, ed inventò il [[telescopio riflettore]] per aggirare il problema. (Solo più avanti, quando divennero disponibili vetri con diverse proprietà rifrattive, divenne possibile costruire [[lente|lenti acromatiche]]).
 
Nel [[1671]] la [[Royal Society]] lo chiamò per una dimostrazione del suo telescopio riflettore. Il loro interesse lo incoraggiò a pubblicare le note ''On Colours'' (''Sui colori'') che più tardi arricchì nel suo lavoro ''Opticks'' (''Ottica''). Quando [[Robert Hooke]] criticò alcune delle sue idee, Newton ne fu così offeso che si ritirò dal dibattito pubblico e i due rimasero nemici fino alla morte di Hooke.
 
Una volta disse, in una lettera a [[Robert Hooke|Hooke]] datata [[5 febbraio]] [[1676]],
{{quote|Se ho visto più lontano, è perché stavo sulle spalle di giganti}}
benché questa frase, coniata nel [[Medioevo]] dalla Scuola di Chartres, appaia come segno di modestia, alcuni ritengono che fu pungente: Hooke infatti era un uomo di bassa statura.
 
[[File:GodfreyKneller-IsaacNewton-1689.jpg|thumb|left|200px|Isaac Newton, ritratto di Sir [[Godfrey Kneller]] (1689)]]
 
L'impegno di Newton per la scienza è chiaramente dimostrato da un particolare esperimento sull'ottica. Avendo l'idea che il colore fosse provocato dalla pressione sull'occhio, egli premette un ago da cucito intorno al suo occhio fino a quando poté dare dei colpetti al retro dello stesso, notando spassionatamente "cerchi bianchi, scuri e colorati fintanto che continuava ad agitarlo".
 
Newton pensava che la luce fosse composta di particelle. Fisici successivi preferirono una spiegazione basata sulle [[Onda (fisica)|onde]] in base ai risultati di alcuni esperimenti.
 
Nel suo ''Hypothesis of Light'' (''Ipotesi sulla luce'') del [[1675]], Newton postulò l'esistenza dell'[[Etere (fisica)|etere]] per trasmettere le forze tra le particelle. Successivamente Henry More, un collega di [[Cambridge]], ravvivò il suo interesse per l'[[alchimia]] tanto che rimpiazzò la teoria dell'etere con forze occulte basate sulle idee [[Ermes Trismegisto|ermetiche]], sull'attrazione e repulsione tra particelle.
 
{{nota
|larghezza=450px|
|titolo=La disputa Leibniz-Newton sulla paternità del calcolo infinitesimale
|contenuto=
[[File:Gottfried Wilhelm von Leibniz.jpg|thumb|left|150px|''Gottfried Wilhelm Leibniz'']]
In un carteggio con [[Leibniz]] del [[1677]] Newton rivelò, sotto forma cifrata il principio fondamentale del suo [[calcolo differenziale]] e Leibniz rispose spiegando i principi dei suoi lavori in questo campo.
 
La disputa ebbe inizio nel [[1695]] quando [[John Wallis|Wallis]] riferì a Newton che in [[Europa]] il calcolo era considerato un' invenzione del matematico tedesco. Successivamente durante il suo soggiorno a [[Londra]], Leibniz fu accusato di aver plagiato Newton. Egli allora si appellò alla [[Royal Society]] nel [[1704]] chiedendo giustizia.
 
Nel [[1708]] il fisico Keill, difese vigorosamente Newton in un articolo su un giornale. Per via dell'insistenza di Leibniz la ''Royal Society'' nominò una commissione incaricata di studiare la questione. Sembra che Newton, nella sua carica di presidente, abbia influito sulla scelta della [[commissione]]. Ovviamente dunque questa diede ragione a Newton sostenendo la sua paternità dell'invenzione del calcolo e accusando Leibniz di plagio. Probabilmente Newton stesso redasse il rapporto finale senza firmarlo. Nel [[1712]] venne pubblicato il carteggio di cinquant'anni prima riguardante il calcolo intitolato ''Commercium epistolicum''.
 
Leibniz si scagliò violentemente contro Newton mettendo in discussione la paternità della teoria della [[gravitazione universale]] e la sua ortodossia religiosa, accusandolo di appartenere alla setta dei [[Rosacroce]]. Newton rispose a tono e la disputa coinvolse la maggior parte dei matematici del tempo trasformandosi in un vero e proprio caso diplomatico che tra l'altro ostacolò la diffusione delle teorie newtoniane nel continente. Ancora nel [[1726]], dieci anni dopo la morte di Leibniz, Newton eliminò dai ''Principia'' ogni accenno al fatto che i due avessero sviluppato indipendentemente il [[calcolo infinitesimale]].
 
Oggi gli storici della scienza tendono a riconoscere a Newton una priorità nelle ''applicazioni fisico-meccaniche del calcolo'', e a Leibniz una priorità sugli ''aspetti logico-matematici'' e sui ''simboli usati per derivate e integrali''.<ref>Si vedano i giudizi espressi nel saggio di Ludovico Geymonat ''Storia e filosofia dell’analisi infinitesimale'', Torino 1947 e ristampa 2008 alle pag. 73 e pagg. 139-140. Si veda inoltre quanto indicato nello studio di G.Castelnuovo ''Le origini del calcolo infinitesimale nell’era moderna'', Bologna 1938 e ristampa 1962 a pag. 118. Importante anche il giudizio di M.Kline nella ''Storia del pensiero matematico'', vol. 1, New York 1972 e traduzione Einaudi 1999 alle pagg. 443-444.</ref>
Gli studi storici e filologici hanno anche messo in evidenza il grande contributo dato all’invenzione del calcolo sia dai matematici precedenti Newton e Leibniz, sia i contributi essenziali dei matematici successivi, fra cui i [[Bernoulli]], [[Eulero]], ed altri.
}}
Si racconta, ma l'aneddoto è sicuramente falso, che Newton (sempre nel [[1666]], l'''annus mirabilis'') fosse seduto sotto un [[melo]] nella sua tenuta a Woolsthorpe quando una [[mela]] gli cadde sulla testa. Ciò, sempre secondo la leggenda, lo fece pensare alla gravitazione e al perché la [[Luna]] non cadesse sulla terra come la mela. Iniziò a pensare dunque a una [[forza]] che diminuisse con l'inverso del quadrato della [[distanza]], come l'intensità della [[luce]]. Newton però non tenne conto delle [[pianeti|perturbazioni planetarie]] e di conseguenza i suoi calcoli sul [[moto]] della Luna non erano corretti. Deluso smise quindi di pensare alla [[gravitazione]].
 
Nel [[1679]], Newton ritornò alle sue idee sulla gravità, sulla [[meccanica classica]], e sugli effetti di queste sulla determinazione delle [[orbita|orbite]] dei [[pianeta|pianeti]] e sulle [[leggi di Keplero]]. Consultò su questo [[Robert Hooke]] e [[John Flamsteed|Flamsteed]] astronomo reale. Newton avrebbe probabilmente tenuto per sé le sue scoperte se [[Edmund Halley]] non gli avesse chiesto la risposta di un problema meccanico. Newton gli mostrò il suo [[manoscritto]] intitolato ''De Motu Corporum'' (1684) che conteneva le tre [[leggi del moto]]. Halley convinse Newton a pubblicare quelle carte ed egli, inserendo il manoscritto in un'opera più ampia, diede alle stampe i ''[[Philosophiae Naturalis Principia Mathematica]]'' (Principi matematici della filosofia naturale) comunemente chiamati ''Principia''.
 
L'opera, pubblicata nel [[1687]] in tre volumi, è unanimemente considerata un capolavoro assoluto della storia della [[scienza]]; con essa Newton stabilì le tre leggi universali del movimento che non sono state migliorate per i successivi trecento anni. Egli usò la parola latina ''gravitas'' (peso) per la determinazione analitica della forza che sarebbe diventata conosciuta come gravità, e definì la legge della gravitazione universale. Nello stesso lavoro presentò la prima determinazione analitica, basata sulla [[legge di Boyle]], sulla velocità del suono nell'aria.
 
Con i ''Principia'', Newton venne riconosciuto internazionalmente e conquistò un circolo di ammiratori fra cui fu importante il matematico di origini [[Svizzera|svizzere]] [[Nicolas Fatio de Duillier]], con il quale stabilì un'intensa relazione che durò fino al [[1693]]. La fine di quest'amicizia portò Newton ad un [[esaurimento nervoso]].
 
Durante questo esaurimento Newton si avvicinò molto alla [[pazzia]] e scrisse lettere deliranti e accusatorie ad alcuni suoi amici, tra i quali anche [[John Locke|Locke]]. Alcuni ritengono che alla causa di questo momentaneo [[esaurimento nervoso]] ci fossero i vapori di [[Mercurio (elemento)|mercurio]] respirati negli esperimenti [[alchimia|alchemici]].<ref name="Mercury">{{cite journal| last = Gleick| first = James| year = 2003| title = Isaac Newton| pages = 136-137}}</ref>
 
Si racconta altresì che la sua decisione di restare casto per il resto della vita fu presa per sfruttare la nevrosi creativa a sostegno della [[scienza]]. Alcuni forti esaurimenti nervosi coincidevano con le più importanti scoperte di Newton: la gravità e il principio di azione-reazione. Prima delle scoperte della [[psicoanalisi]], Newton intuì su di sé il legame fra fattori sessuali ed esaurimento nervoso e tra questi e le facoltà creative.
 
Nel [[1696]] per risollevarlo da questa crisi Charles Montagu gli offrì un posto alla [[zecca (moneta)|zecca]] reale.
 
=== Ultimi anni ===
[[File:Isaac Newton grave in Westminster Abbey.jpg|thumb|right|240 px|Tomba di Newton]]
Newton si trasferì a Londra per prendere il posto di guardiano della [[Zecca (moneta)|Zecca Reale]] nel [[1696]], poi fu [[cancelliere dello Scacchiere]]. Si fece carico del grande programma di nuova coniazione delle [[moneta|monete]] inglesi, seguendo il cammino di Master Lucas (e favorendo la nomina di [[Edmond Halley]] a sovraintendente della zecca di Chester). <br/>
Newton divenne direttore della Zecca alla morte di Lucas nel [[1699]]. Questi incarichi erano intesi come sinecure, ma Newton li prese seriamente, esercitando il suo potere per riformare la moneta e punire i falsari. Egli si ritirò dai suoi incarichi a Cambridge nel [[1701]].
 
La riforma monetaria di Newton anticipò il ''[[sistema aureo|gold standard]]'' che l'[[Inghilterra]] adotterà per prima nel [[1717]], seguita da altre nazioni nei secoli successivi, fino all'adozione statunitense ai primi del Novecento. Newton stabilì un cambio fisso fra la [[Sterlina britannica|sterlina]] e l'oncia d'[[oro]]; inoltre, elaborò dei metodi per aumentare la produttività della zecca, con misure per un maggior controllo della quantità d'oro e argento nelle monete coniate. Riuscì in questo modo a chiudere le filiali provinciali della Banca d'Inghilterra e a tornare a una produzione centralizzata della moneta.
 
Nel [[1697]] gli arrivò una copia del [[problema della brachistocrona]] che [[Johann Bernoulli|Bernoulli]] aveva ideato come una sfida a tutti matematici d'[[Europa]] e in particolare a Newton. Egli risolse il problema in una notte e inviò la risposta al matematico svizzero non firmata. Bernoulli la riconobbe però immediatamente.
 
Newton fu anche un membro del [[Parlamento]] dal [[1689]] al [[1690]] e nel [[1701]], ma il suo solo intervento registrato fu per lamentarsi di una corrente d'aria fredda e la richiesta che venisse chiusa la finestra. Nel [[1701]] Newton pubblicò anonimamente una legge della [[termodinamica]] ora conosciuta come [[legge di Newton del raffreddamento]] nel ''Philosophical Transactions of the Royal Society''.
 
Nel [[1703]] Newton divenne presidente della ''[[Royal Society]]'' ed un associato della ''[[Académie des Sciences]]''. Nella sua posizione alla ''Royal Society'', Newton si fece nemico di [[John Flamsteed]], l'[[Astronomo reale]], tentando di rubare il suo catalogo di osservazioni. Nel [[1705]] fu investito del titolo di [[Cavaliere (onorificenza)|cavaliere]] dalla Regina [[Anna di Gran Bretagna|Anna]]. Newton non si sposò mai, né ebbe figli riconosciuti.
 
Morì a [[Royal Borough of Kensington and Chelsea|Kensington]], [[Londra]], il [[31 marzo]] [[1727]] all'età di 84 anni e fu sepolto nell'[[Abbazia di Westminster]]. [[Voltaire]], che era presente al funerale, disse che era stato sepolto come un re. Per lui [[Alexander Pope]] scrisse un famoso poemetto che inizia così:
{{quote| La natura e le leggi della natura giacevano nascoste nella notte; Dio disse: «Che Newton sia!», e luce fu| |''Nature and nature's laws lay hid in night; God said: «Let Newton be!», and all was light''|lingua=en}}
Invece sulla tomba fu inciso l'epitaffio: {{quote|''Si rallegrino i mortali perché è esistito un tale e così grande onore del genere umano''| |Sibi gratulentur mortales tale tantumque exstitisse humani generis decus|lingua=la}}
Dopo la morte il corpo è stato riesumato ed è stata trovata un'alta quantità di mercurio nei suoi capelli, probabilmente per via dei numerosi esperimenti di alchimia.
 
=== Personalità e interessi ===
[[File:StatueOfIsaacNewton.jpg|thumb|left|150|Statua di Isaac Newton, Cappella del Trinity College, Cambridge]]
Newton era, a detta di molti, un uomo scorbutico e sgradevole. Era paranoico e temeva la povertà e le critiche degli altri. Era litigioso e si imbarcò in dispute accanite con molti suoi contemporanei come [[Robert Hooke|Hooke]], [[Leibniz]] o [[John Flamsteed|Flamsteed]].
 
Temeva che le sue idee poco [[ortodossia|ortodosse]] sulla [[religione]] potessero causargli problemi e tenne segreti i suoi scritti filosofici. Non solo, egli non pubblicò nemmeno, o pubblicò molto tardi, gran parte dei suoi scritti scientifici. Probabilmente fece ciò per paura delle [[critica|critiche]], ma alcuni ritengono che fosse guidato da convinzioni molto vicine al pitagorismo e che considerasse il sapere come bene da condividere solo tra pochi eletti.
 
Newton dedicò molto tempo anche all'[[alchimia]]: in un'epoca in cui i principi della [[chimica]] non erano chiari egli cercava di indagare sulla natura delle sostanze rifacendosi a tradizioni ermetiche ed effettuando esperimenti successivamente relegati nella [[pseudoscienza]]. [[John Maynard Keynes]], che acquisì molti degli scritti di Newton sull'alchimia, disse che «Newton non fu il primo dell'età della ragione: fu l'ultimo dei maghi.» L'interesse di Newton nell'alchimia non può essere isolato dai suoi contributi alla scienza. Se non avesse creduto nell'idea occulta dell'azione a distanza, attraverso il vuoto, probabilmente non avrebbe sviluppato la sua teoria sulla gravità.
Lo scienziato trascorreva il settembre di ogni anno immerso nelle pratiche alchemiche, il cui metallo prediletto era il [[Mercurio (elemento)|mercurio]].
 
Da un manoscritto lasciato inedito sappiamo che Newton non considerava l'[[alchimia]] come qualcosa di diverso dalle scienze esatte. La sua volontà era di dedicarsi allo studio di processi come la [[crescita]] e la vegetazione per capire appunto lo ''spirito vegetativo'' che sta alla base della crescita, concetto questo molto legato agli studi alchemici.
 
Newton si interessò molto anche di religione. Negli [[anni 1690|anni sessanta]] del [[XVII secolo]], Newton scrisse numerosi opuscoli religiosi sulla interpretazione letterale della [[Bibbia]]. Credeva che in vari punti il testo del libro fosse stato forzato e falsificato e si adoperò in ogni misura per riuscire a trovare il significato originale del libro. La fede di Henry More nell'infinitezza dell'universo potrebbe aver influenzato le idee religiose di Newton. Studiando la Bibbia infatti Newton arrivò alla conclusione che il dogma trinitario fosse un'invenzione postuma. Un manoscritto che egli inviò a [[John Locke]] nel quale metteva in discussione l'esistenza della [[Trinità]] non fu mai pubblicato. In un manoscritto redatto nel [[1704]] nel quale descrive i suoi tentativi di estrarre informazioni scientifiche dalla [[Bibbia]], stimò che la fine del mondo sarebbe avvenuta nell'anno [[2060]].<ref>[http://www.huji.ac.il/cgi-bin/dovrut/dovrut_search_eng.pl?mesge118215035732688760 The Hebrew University of Jerusalem - Isaac Newton's manuscripts on apocalypse, Solomon's temple to be exhibited for first time at Hebrew U.]</ref><ref>[http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2007/06_Giugno/18/newton_fine_mondo.shtml Corriere.it - La fine del mondo secondo Newton]</ref>
 
Fu considerato un precursore del [[deismo]] settecentesco per la sua fede in un [[Dio]] creatore immobile e trascendente dell'universo. Tale idea informò il metodo newtoniano, in particolare per il postulato di semplicità e uniformità dell'universo.
Newton credeva che le Scritture fossero opera divina ma considerava [[Dio]] come un demiurgo, un "orologiaio" dell'[[Universo]], essere impalpabile che lo aveva messo in moto. Vedeva come prova dell'esistenza di questo Essere la complessità dei moti planetari. Scrisse in una lettera del [[10 dicembre]] [[1682]] a Richard Bentley:
 
{{quote|Non credo che ciò [l'Universo] si possa spiegare solo con cause naturali, e sono costretto a imputarlo alla saggezza e all'ingegnosità di un essere intelligente}}
 
Odiava la [[Chiesa cattolica]] e si oppose a i provvedimenti filo-cattolici che [[Giacomo II d'Inghilterra|Giacomo II]] volle imporre all'[[Università di Cambridge]]. Forse per i suoi interessi alchemici è stato più volte accostato a presunte organizzazioni segrete come la setta dei [[Rosacroce]] e il fantomatico [[Priorato di Sion]] (di cui si dice che sia stato anche grande maestro).
 
I suoi lavori più tardi - ''The Chronology of Ancient Kingdoms Amended'' ([[1728]]) e ''Observations Upon the Prophecies of Daniel and the Apocalypse of St. John'' ([[1733]]) - furono pubblicati dopo la sua morte. Egli riteneva che le sue ricerche più impegnative fossero quelle dedicate agli studi della cronologia antica.
 
== I contributi scientifici ==
=== Matematica ===
[[File:Isaacnewton.png|thumb|left|120px|Isaac Newton]]
Nella parte giovanile della sua [[vita]] Newton si dedicò alla [[matematica]] pura (anche se essa gli serviva prevalentemente per risolvere problemi fisici). In questo campo si dedicò soprattutto all'[[analisi matematica|analisi]] scoprendo alcune formule per il calcolo di [[pi greco]] e l'espansione in serie del [[logaritmo naturale]], ossia le [[serie di Mercator]] e trovò un metodo per approssimare le [[serie armonica]] tramite i logaritmi. Scoprì poi le [[identità di Newton]] e il [[metodo di Newton]]. Una delle sue scoperte più importanti (pubblicata per la prima volta da Wallis nella sua ''Algebra'' del 1685 ) fu il [[teorema binomiale]]: una formula che consente di elevare a una qualsiasi potenza un [[binomio]].
 
Tuttavia Newton in matematica è noto soprattutto per l'invenzione, indipendentemente da [[Leibniz]], del [[calcolo infinitesimale]]. Anche se questa scoperta era fondata su basi poco chiare e rigorose avrebbe avuto un'importanza fondamentale per lo sviluppo, non solo della [[matematica]] ma anche della [[fisica]]. Questa invenzione era stata preannunciata già da matematici come [[John Wallis|Wallis]], [[Isaac Barrow|Barrow]], [[Pierre Fermat|Fermat]], [[Evangelista Torricelli|Torricelli]] e [[Bonaventura Cavalieri|Cavalieri]], ma solo con Newton (e Leibniz) essa assunse la forma che rimase canonica negli sviluppi successivi.
 
Newton e Leibniz ripresero e svilupparono un metodo scoperto circa cinquanta anni prima da ''Fermat'' per trovare i ''massimi'' e i ''minimi'' di una funzione attraverso la sua [[derivata]].<ref>La prima formulazione di questo metodo da parte di ''FERMAT'' è chiaramente illustrata nella sua opera ''metodo per trovare i massimi e minimi delle tangenti alle linee curve'' edito a Tolosa nel 1637. Vedi in proposito : ''Geymonat'', ''Storia e filosofia dell’analisi infinitesimale'', Torino 2008, pagg. 107-110.</ref>
A differenza di molti suoi contemporanei Newton applicò questo procedimento anche alle [[funzione trascendente|funzioni trascendenti]], anche se il concetto di [[limite (matematica)|limite]] non era affatto definito all'epoca. Egli usava infatti nei suoi scritti privati termini ambigui come «flussione» o «infinitesimo». Newton si rese conto che «il problema delle tangenti» e quello «delle quadrature» erano uno l'inverso dell'altro ossia che la [[derivata|derivazione]] era l'inverso dell'[[integrale|integrazione]]. Per la verità passi importanti verso la dimostrazione di questo [[teorema]] (che non a caso è noto come [[teorema di Torricelli Barrow]]) erano già stati compiuti, ma il contributo di Newton fu di grande importanza. Grazie alle sue scoperte Newton ottenne alcune [[serie]] che esprimevano varie funzioni come una somma infinita di termini; per esempio la [[serie di Mercator]], come già accennato.
 
=== I ''Principi della meccanica'' ===
{{vedi anche|Philosophiae Naturalis Principia Mathematica}}
 
L'opera più influente di Newton fu senza dubbio ''Philosophiae Naturalis Principia Mathematica'', per i successivi trecento anni valido e attendibile testo scientifico per la meccanica classica. La loro pubblicazione avvenuta nel 1687 è considerata da molti la nascita della [[fisica]] moderna. Per la prima volta la [[Meccanica (fisica)|meccanica]] è trattata in modo ''sistematico'' e ''geometrico-matematico'', anche se per la sua formulazione con l’''analisi matematica'' si dovettero attendere le opere di meccanica di [[Eulero]] e quelle dell’epoca illuminista.
 
Nei ''Principi'' Newton tratta lo [[Spazio (fisica)|spazio]] e il [[tempo]] come enti assoluti ma, come già aveva fatto [[Galileo Galilei|Galilei]], riconosce in una certa misura la relatività del [[moto]]. Egli dice infatti che il moto assoluto si deve misurare rispettivamente a dei punti immobili ma che, come scrive nei ''Principia'':
 
{{quote|Non esistono luoghi immobili salvo quelli che dall'infinito e per l'infinito conservano , gli uni rispetto agli altri, determinate posizioni ; e così rimangono sempre immobili e costituiscono lo spazio che chiamiamo immobile<ref name="principia">{{cite journal| last = Rossi| first = Paolo (a cura di)| year = 2006| title = Storia della scienza vol. 1 pag. 427}}</ref>}}
 
Questa ostica definizione è accentuata sia dal linguaggio dello [[scienziato]], sia dalla grande difficoltà del problema.
 
{{vedi anche|Principi della dinamica}}
[[File:NewtonsPrincipia.jpg|thumb|right|250px|Un'edizione originale dei ''[[Philosophiae Naturalis Principia Mathematica|Principia]]'' del [[1687]].]]
Nel primo e nel secondo volume Newton dà alcune importanti definizioni (la [[Massa (fisica)|massa]] viene definita come "quantità di materia" e così via) e continua esponendo le tre fondamentali [[leggi del moto]] valide, seppur con qualche piccola modifica, anche oggi:<ref>La formulazione dei ''principi della meccanica'' di Newton è contenuta nel capitolo iniziale ''Assiomi o leggi del movimento'' del trattato ''Principia'' del 1687. Ad esempio si può consultare la pubblicazione: Newton, ''Principi Matematici della filosofia naturale'', nei ''Classici della scienza'', Torino Utet, 1997 (pagg. 117-119).</ref>
# Primo principio (di inerzia) ''Ogni corpo persevera nello stato di quiete o di moto rettilineo uniforme, a meno che non sia costretto a cambiare da forze impresse a mutare questo stato'' ([[principio di inerzia]])
# Secondo principio (variazione del moto) ''Il cambiamento di [[moto]] è proporzionale alla forza motrice impressa e avviene secondo la linea retta lungo la quale la forza è stata impressa'' (ossia, <math>F=ma</math>)
# Terzo principio (di azione e reazione) ''Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria''.
 
Nessuno prima di Newton aveva esposto questi principi in modo così chiaro e conciso. A queste leggi seguono alcuni corollari come per esempio il [[parallelogramma delle forze]], secondo il quale due ''forze oblique'' si sommano con una ''risultante'' che è pari alla diagonale del parallelogramma che ha per lati le due forze.<ref>La legge del parallelogramma delle forze di Newton è contenuta nel capitolo ''Assiomi o leggi del movimento'' del trattato ''Principia'' del 1687. Vedi Newton, ''Principi Matematici della filosofia naturale'', nei ''Classici della scienza'', Torino Utet, 1997 (pagg. 120-122).</ref>
Dopo ciò Newton inizia a descrivere il [[moto]] dei corpi, ad analizzare casi particolari e a enunciare teoremi sul movimento. Il tutto è trattato geometricamente senza far ricorso al [[calcolo infinitesimale]] la cui scoperta voleva ancora tenere segreta, né tanto meno al "[[metodo degli indivisibili]]" anche se riconosce esplicitamente che in questo modo potrebbero essere trattate in modo più semplice.
 
Il primo libro dei ''Principia'' è chiamato ''Sul moto dei corpi'' ed è dedicato allo studio della dinamica dei corpi liberi, immersi nel vuoto ed è formato da 14 sezioni. Sono trattati i problemi del moto di un punto materiale soggetto ad una forza centripeta, che descrive nei diversi casi orbite circolari, ellittiche, paraboliche o iperboliche. Si tratta soprattutto di problemi astronomici legati alla determinazione del moto di pianeti attorno al Sole, dei satellii attorno ai pianeti o del moto delle comete.<ref>Nel primo volume dei ''Principia'' sono particolarmente significative le ''sezioni II e III'' in cui si svolge la ricerca delle forze centripete per i corpi che descrivono orbite circolari, ellittiche, paraboliche o iperboliche. Vedi Newton, ''Principi matematici della filosofia naturale'', nei ''Classici della scienza'', Torino Utet, 1997 (pagg. 159-193).</ref>
 
Nel secondo libro dei ''Principia'' viene trattato il moto di un corpo in un [[fluido]] resistente. Questo libro espone le leggi dell’''idrostatica'' e dell’''idrodinamica'' classica. Anche se in questa sezione Newton compie qualche errore, i risultati raggiunti sono notevoli. Per esempio Newton, grazie alla [[legge di Boyle]], ottiene un valore, seppur impreciso, per la [[velocità del suono]]. Sono esposti nel 2º libro anche difficili teoremi dinamici sul ''moto di un pianeta immerso in un fluido''. Il motivo di questi teoremi è dovuto al fatto che al tempo di Newton la fisica Cartesiana non prevedeva l’esistenza del vuoto e quindi si considerava che i pianeti e i satelliti si potessero muovere solo in un fluido esteso negli spazi celesti. Newton dovette quindi trattare questi teoremi nel 2º libro. Nel capitolo conclusivo poi Newton dimostra che la fisica cartesiana è incompatibile con questi teoremi e con i risultati sperimentali desunti dalle osservazioni astronomiche. Egli dimostra quindi che la sua forza di gravitazione universale è una forza che agisce a distanza e che si trasmette nel vuoto e che i pianeti non sono spinti dai ''vortici'' corporei, come invece riteneva Cartesio.<ref> Questa tesi interpretativa è espressa da Alberto Pala nell’introduzione al 2º libro dei ''Principi Matematici della filosofia naturale'', nei ''Classici della scienza'', Torino Utet, 1997 (pagg. 399-402).</ref>
 
Nel terzo libro dei ''Principia'', chiamato ''Sul sistema del mondo'' Newton espone la legge di [[gravitazione universale]] che agisce, secondo Newton, in ogni luogo e per ogni corpo. La forza di attrazione gravitazionale su un corpo di massa ''m'', generata dal campo gravitazionale di un corpo di massa ''M'', è data da:
 
<center><math> \vec F_{G} = - G \frac{m \cdot M}{r^2} \cdot \frac{\vec r}{|r|}</math></center>
 
dove <math> \vec r </math> è il vettore che congiunge i centri di massa (da M a m), e ''G'' è la [[costante di gravitazione universale]] che fu determinata sperimentalmente solo da [[Henry Cavendish]] nel [[1798]].
Si precisa che Newton non pubblica nel 3º libro la legge di gravitazione nella formula algebrica sopraindicata, ma la illustra con una serie di teoremi o proposizioni relativi al moto dei pianeti.<ref>Si vedano le ''Proposizioni sul moto dei pianeti'' del 3º libro nella edizione dei ''Principi Matematici della filosofia naturale'', collana ''Classici della scienza'', Torino Utet, 1997 (pagg. 622-636).</ref>
 
La formula sopraindicata sarà poi espressa nei trattati successivi, in particolare quelli compilati dal matematico svizzero-tedesco [[Leonhard Euler]], dalla matematica francese [[Emilie du Chatelet]] e dai successivi trattati di [[Meccanica razionale]] ed [[Astronomia]].
Sulle cause di queste attrazione Newton (almeno ufficialmente) non si pronunciò. Egli espresse la celebre frase «''Hypotheses non fingo''», la quale significa che affinché un'ipotesi sia considerata vera, è necessario soltanto che spieghi i fenomeni naturali.
 
La forma della legge di gravitazione universale non era nuova (era stata enunciata, ad esempio, da [[Ismaël Boulliau]] nel [[1645]] e poi ripresa, tra gli altri, da Halley e [[Robert Hooke]]), ma Newton per primo dimostrò come, attraverso la legge di gravitazione universale, si possano calcolare le orbite dei [[pianeta|pianeti]] (o di qualsiasi altro corpo), scoprendo così che esse possono essere anche [[parabola (geometria)|paraboliche]] e [[iperbole (geometria)|iperboliche]] e che dall'ipotesi della gravitazione possono essere derivate le [[leggi di Keplero]]. Successivamente spiega esaurientemente il moto delle [[cometa|comete]].
 
In questo volume Newton compie l'unificazione tra la fisica [[Galileo Galilei|galileiana]] e l'[[astronomia]] di [[Keplero]]. Infatti lo scienziato inglese riconduce ad un'unica causa, la [[legge di gravitazione universale]], le [[leggi di Keplero]] e quelle della caduta dei gravi. Questo risultato ha un'importanza cruciale in quanto Newton unifica i moti del [[cielo]] e della [[terra]] aprendo così la via a una moltitudine di applicazioni che sarebbero poi state sviluppate appieno da molti altri scienziati.
 
=== Ottica ===
[[File:Light dispersion conceptual waves.gif|thumb|left|200px|right|Dispersione di un raggio di luce in un prisma.]]
Newton studiò la [[dispersione ottica]] di un raggio di luce bianca che attraversa un [[prisma]] di [[vetro]] e si scompone nei vari colori. Si accorse per primo che cambiando la direzione dei raggi colorati con una lente, in modo che convergessero in un secondo prisma, si riotteneva la luce bianca. Invece isolando un raggio colorato e facendolo passare per un [[prisma]] esso rimaneva invariato. Newton concluse che la luce bianca era formata da tutti gli altri colori messi insieme.
 
Newton analizzò anche quelli che oggi sono detti [[anelli di Newton]] (che erano stati descritti da [[Robert Hooke]] nella sua ''Micrographia'' del [[1664]]) e concluse che gli aloni colorati che si vedevano nei telescopi di allora fossero dovuti alla [[rifrazione]] della [[luce]] bianca (fenomeno chiamato [[aberrazione cromatica]]). [[File:NewtonsTelescopeReplica.jpg|thumb|200px|Il [[telescopio riflettore]] costruito da Newton.]] Per ovviare a questo problema Newton costruì un [[telescopio riflettore]] che usa un grande specchio concavo per far convergere i raggi luminosi in un altro specchietto più piccolo inclinato di 45° così che esso li diriga nell'oculare. Per via dello [[specchio]] concavo l'immagine dell'oggetto è notevolmente ingrandita senza la benché minima [[aberrazione cromatica]]. Newton stesso costruì degli esemplari di questo [[telescopio]] che risultarono più piccoli e potenti degli altri telescopi di allora.
 
Più complesse furono le teorie che azzardò per spiegare i fenomeni luminosi secondo le quali nello spazio era diffusa una sostanza "finissima" chiamata [[Etere (fisica)|etere]]. Secondo Newton la [[luce]] avrebbe riscaldato l'etere facendolo vibrare mentre esso avrebbe rifratto la luce. Newton aggiungeva che la luce avrebbe subito [[accelerazione|accelerazioni]] e decelerazioni per via delle variazioni di densità di questo mezzo. Tra l'altro alle variazioni di [[densità]] di questo presunto etere Newton, (pur non assumendo nessuna posizione pubblica) attribuiva la [[gravità]], ma non era molto sicuro di questa supposizione.
 
In questa macchinosa teoria la [[luce]] appariva come un corpuscolo. Dopo che vari esperimenti ne accertarono la natura ondulatoria le sue ipotesi furono abbandonate e si preferirono quelle di [[Robert Hooke|Hooke]] e [[Christiaan Huygens|Huygens]]. Oggi tuttavia la [[meccanica quantistica]] parla di [[dualismo onda-particella]] anche se i [[fotoni]] hanno poco da spartire con i corpuscoli di Newton.
 
=== Il metodo scientifico ===
[[File:Bolton-newton.jpg|thumb|right|150px|Isaac Newton]]
Il metodo newtoniano, fondamentale nell'evoluzione delle sue scoperte scientifiche, consisteva, secondo il pensatore, in due parti fondamentali, ovvero un procedimento analitico, che procede dagli effetti alle cause, a cui succede un procedimento sintetico, che consiste nell'assumere le cause generali individuate come ragione dei fenomeni che ne derivano.
A questi due procedimenti Newton applica quattro regole fondamentali, da lui così definite:
* Non dobbiamo ammettere spiegazioni superflue<ref>Tale regola è desunta da [[Guglielmo di Ockham]]</ref>;
* A uguali fenomeni corrispondono uguali cause;
* Le qualità uguali di corpi diversi debbono essere ritenute universali di tutti i corpi;
* Proposizioni inferite per induzione in seguito ad esperimenti, debbono essere considerate vere fino a prova contraria.
 
Questa ultima regola può essere ricollegata alla celebre affermazione di Newton, «Hypotheses non fingo», in base alla quale il filosofo si ripromette di rifiutare qualsiasi spiegazione della natura che prescinda da una solida verifica sperimentale; non fingo ipotesi significa perciò l'impegno a non assumere alcuna ipotesi che non sia stata indotta da una rigida concatenazione di esperimenti e ragionamenti basati sulla relazione di causa e effetto. Ne restano perciò esclude tutte quelle "finte" ipotesi scientifiche sui fenomeni, proclamate, fino a quel momento, dalla [[metafisica]].
 
== La mela di Newton ==
La tradizione vuole che Newton fosse seduto sotto un [[albero]] di mele quando una [[mela]] cadde sulla sua testa e questo gli fece capire che la [[forza gravitazionale]] terrestre e celeste sono la stessa cosa. Questa in realtà è un'esagerazione di un episodio narrato da Newton stesso secondo il quale egli sedeva ad una finestra della sua casa (Woolsthorpe Manor) e vide una mela cadere dall'albero. In ogni modo si ritiene che anche questa storia sia stata inventata dallo stesso Newton più avanti negli anni, per dimostrare quanto fosse abile a trarre ispirazione dagli eventi di tutti i giorni. Uno scrittore suo contemporaneo, William Stukeley, registrò nelle sue ''Memoirs of Sir Isaac Newton's Life'' una conversazione con Newton a Kensington il [[5 aprile]] [[1726]], nella quale Newton ricordava «quando per la prima volta, la nozione di forza di gravità si formò nella sua mente. Fu causato dalla caduta di una mela, mentre sedeva in contemplazione. Perché la [[mela]] cade sempre perpendicolarmente al [[terreno]], pensò tra sé e sé. Perché non potrebbe cadere a lato o verso l'alto ma sempre verso il centro della [[terra]].» L'episodio divenne famoso quando fu ripreso da [[Voltaire]] nella quindicesima delle sue ''Lettres philosophiques'' (1734).
 
== Influenza sui posteri ==
[[File:Newton-WilliamBlake.jpg|thumb|left|200px|Newton ritratto da [[William Blake]] come il "Divin Geometra"]]
Le idee di Newton ebbero una rapida diffusione in [[Inghilterra]] anche grazie a persone come [[Edmund Halley]]. Così non fu per il continente europeo nel quale ebbero una storia più travagliata.
 
Soprattutto in [[Francia]] rimase a lungo molto diffusa la teoria [[Cartesio|cartesiana]] dei [[vortice|vortici]] che, rispetto a quella di Newton, aveva il vantaggio di essere comprensibile intuitivamente e senza matematica. Inoltre la gravità era giudicata dai cartesiani come una forza occulta e la sua accettazione non fu facile. Importante in questo campo fu la "propaganda" del [[filosofo]] illuminista [[Voltaire]] che, nel suo ''Elementi della filosofia di Newton'' e nelle sue ''Lettere filosofiche'', si dimostrò un difensore di Newton; il successo di questi scritti contribuì non poco all'accettazione di queste teorie in [[Francia]].
 
[[File:Newton memorial boullee.jpg|thumb|right|300px|Progetto del [[Mausoleo di Newton|cenotafio di Newton]] ([[Etienne-Louis Boullée]] [[1784]]) ]]
[[File:Boullée - Cénotaphe à Newton - Coupe.jpg|thumb|right|300px|Progetto del cenotafio di Newton (interno)]]
 
L'esperimento decisivo venne compiuto nel [[1736]]. Dato che le teorie newtoniane prevedevano che la terra fosse schiacciata ai poli mentre quelle [[Cartesio|cartesiane]] prevedevano che fosse allungata, nel [[1735]] partirono due spedizioni per verificare la forma effettiva della terra, una era diretta in [[Perù]] e l'altra per la [[Scandinavia]]. Il risultato dell'esperimento fu inequivocabile: la [[terra]] è schiacciata ai poli come Newton aveva previsto. Poco dopo altri successi confermarono nuovamente la teoria newtoniana e fecero cadere definitivamente quella cartesiana. Per esempio l'apparizione della [[cometa di Halley]] nel [[1759]] come previsto da [[Halley]] in base alle teorie newtoniane. Poco dopo [[Francesco Algarotti]] pubblicò ''Il newtonianesimo per le dame'', la prima opera divulgativa delle teorie di Newton.
 
La [[meccanica celeste]] divenne in seguito, grazie ai lavori di [[Eulero]], [[D'Alambert]], [[Joseph-Louis Lagrange]] e [[Laplace]], straordinariamente precisa e quando nel [[1846]], grazie ai calcoli teorici di [[John Couch Adams]] e [[Urbain Le Verrier]], l'astronomo [[Johann Galle]] riuscì a scoprire il pianeta [[Nettuno (astronomia)|Nettuno]], raggiunse il suo apice.
 
Nell'immaginario popolare Newton divenne l'eroe intellettuale per eccellenza, colui che aveva ricondotto la [[Natura]] a puri principi razionali abbandonando cause occulte. Concezione questa sbagliata in quanto Newton fu anche un [[alchimia|alchimista]], ma che ebbe vasta importanza. Il filosofo tedesco [[Immanuel Kant]] fu influenzato dalla visione newtoniana del [[mondo]]. L'ammirazione per Newton è ben testimoniata dai vari omaggi che molti artisti gli fecero: il poemetto di [[Alexander Pope]] e il suo epitaffio, il quadro di [[William Blake]] che lo rappresenta come divino geometra e il progetto utopistico di [[Etienne-Louis Boullée]] del suo [[Mausoleo di Newton|cenotafio]] ([[1784]]). Quest'ultimo ebbe a dire «O Newton, come con la vastità della tua sapienza e la sublimità del tuo genio hai determinato la forma della terra, così ho concepito l'idea di racchiuderti nella tua stessa scoperta.»
 
Nel [[XX secolo]] ci si è però accorti dell'inesattezza della concezione newtoniana dello spazio e del [[tempo]]. Infatti nella [[teoria della relatività]] di [[Albert Einstein]] lo spazio ed il tempo assoluti non esistono più e sono rimpiazzati da un'entità chiamata [[spazio-tempo]] dove lo spazio e il tempo si influenzano a vicenda. Questa considerazione porta a dei cambiamenti nelle [[leggi del moto]] e della [[meccanica classica]] che però a basse [[velocità]] (relativamente alla [[velocità della luce]] di 299.729 km/s) sono praticamente impercettibili.
 
== Opere ==
[[File:Newtons cradle animation book.gif|right|thumb|270px|Un [[pendolo di Newton]] sopra un volume dei ''Principia'']]
* ''De Motu Corporum'' ([[1684]])
* ''[[Philosophiae Naturalis Principia Mathematica]]'' ([[1687]])
* ''Opticks'' ([[1704]])
* ''Tractatus de quadratura curvarum'' (scritto nel 1665 e pubblicato [[1704]])
* ''Arithmetica Universalis'' ([[1707]])
* ''De analysis'' (scritto nel 1669 e pubblicato [[1711]])
 
Postumi
* ''Optical Lectures'' (Lezioni di ottica del 1669-1671, pubblicate [[1728]])
* ''The System of the World'' (Il sistema del mondo [[1728]])
* ''Universal Arithmetic'' ([[1728]])
* ''Method of Fluxions'' (scritto nel 1711 e pubblicato nel 1736)
* ''The Chronology of Ancient Kingdoms, Amended'' ([[1728]]).
* ''An Historical Account of Two Notable Corruptions of Scripture'' ([[1754]])
* ''Short Chronicle''
 
== Opere di Newton e traduzioni ==
* Isaac Newton, ''Principi Matematici della filosofia naturale'', vol. I, nella collana ''Classici della scienza'', Torino Utet, prima edizione 1965, ristampa 1997
* Isaac Newton, ''Scritti di ottica'', vol. II, nella collana ''Classici della scienza'', Torino Utet, prima edizione 1978, ristampa 1997
* Isaac Newton, ''The Principia: a new Translation'', I. Bernard Cohen, University of California, 1999 ISBN 0-520-08817-4.
* Isaac Newton, ''Papers and Letters in Natural Philosophy''. Harward, edito da I. Bernard Cohen, 1958, 1978 ISBN 0-674-46853-8
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* Hunter, William Wilson, Sir, et al. (1908). ''Imperial Gazetteer of India'', 1908-1931; Clarendon Press, Oxford.
* [[James Gleick]]. ''Isaac Newton''. Knopf, 2003. Hardcover, 288 pagine, ISBN 0-375-42233-1.
* Markovits, Claude (ed.) (2004). ''A History of Modern India: 1480-1950''. Anthem Press, London.
* [[John Maynard Keynes]]. ''Essays in Biography''. W W Norton & Co, 1963. Paperback, ASIN 039300189X. Keynes si interessò molto a Newton e possedette diversi dei suoi scritti privati.
* ''Newton e la meccanica celeste'' Universale Electa/Gallimard. ISBN 88-445-0062-0.
* Richard S. Westfall. ''Never at Rest''. Cambridge 1980-1998. ISBN 0-521-27435-4 (paperback).
* [[Stephen Hawking]] (a cura di). ''On the Shoulders of Giants: The Great Works of Physics and Astronomy''. ISBN 0-7624-1698-X. Brani tratti dai ''Principia'' di Newton nel contesto di altri scritti selezionati di Copernico, Keplero, Galileo ed Einstein.
* Gale Christianson. ''In the Presence of the Creator: Isaac Newton & his times''. 1984. ISBN 0-02-905190-8.
* [[Francesco Algarotti]]. ''Il newtonianesimo per le dame''.
* Ernest Peter Fisher. ''Aristotele, Einstein e gli altri''. Raffaello Cortina Editore.
* [[Paolo Rossi (filosofo)|Paolo Rossi]] (diretta da). ''Storia della scienza'' vol. 1.
 
== Voci correlate ==
<!-- ----------- Prima colonna ---------------- -->
{{MultiCol}}
* [[Legge di gravitazione universale]]
* [[Fisica classica]]
* [[Meccanica classica]]
* [[Meccanica celeste]]
* [[Dinamica (fisica)|Dinamica]]
* [[Principi della dinamica]]
:* [[Principio di azione e reazione esteso]]
:* [[Principio di inerzia]]
* [[Binomio di Newton]]
* [[Calcolo infinitesimale]]
* [[Dispersione ottica|Dispersione della luce]]
* [[Scala Newton]]
* [[Identità di Newton]]
<!-- ----------- Seconda colonna -------------- -->
{{ColBreak}}
* [[Metodo di Newton]]
* [[Notazione di Newton]]
* [[Pendolo di Newton]]
* [[Serie di Newton-Mercator]]
* [[Disuguaglianza di Newton]]
* [[Formule di Newton-Cotes]]
* [[Ottica]]
* [[Alchimia]]
* [[Royal Society]]
* [[Philosophiae Naturalis Principia Mathematica]]
* [[Hypotheses non fingo]]
* [[Newton (unità di misura)]]
* [[Le 5 equazioni che hanno cambiato il mondo]]
* [[Niccolò Zucchi]]
* [[Giovanni Francesco Salvemini]]
{{EndMultiCol}}
<!-- ------------------------------------------- -->
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q|commons=Isaac Newton}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{en}} [http://www-groups.dcs.st-and.ac.uk/~history/Biographies/Newton.html Biografia] su [[MacTutor]]
* L'[http://burndy.mit.edu/Collections/Babson/Online/pdfs/Books/PrincipiaMathematica1687.pdf edizione dei ''principia'' del 1687], in latino (file PDF, 496 pagine)
* [http://www.newtonproject.ic.ac.uk/ The Newton Project - Imperial College London]
* {{it}} [http://newton1642.bravehost.com La fisica e la filosofia di Newton]
 
{{Filosofia della scienza}}
{{Portale|astronomia|biografie|filosofia|fisica|matematica}}
 
{{Stati principeschi nel British Raj}}
[[Categoria:Alchimisti britannici]]
[[Categoria:Bambini prodigio]]
[[Categoria:Personalità legate a Londra]]
[[Categoria:Presidenti della Royal Society]]
[[Categoria:Astronomi britannici]]
[[Categoria:Storia della scienza]]
[[Categoria:Personalità sepolte a Westminster Abbey]]
 
{{Controllo di autorità}}
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{{Link AdQPortale|esIndia}}
{{Link AdQ|ms}}
 
[[Categoria:Stati costituiti negli anni 1680]]
[[af:Isaac Newton]]
[[Categoria:Stati dissolti negli anni 1940]]
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[[Categoria:Antichi Stati indiani]]
[[am:አይሳክ ኒውተን]]
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[[ast:Isaac Newton]]
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[[ba:Исаак Ньютон]]
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[[bat-smg:Izauoks Niotuons]]
[[bcl:Isaac Newton]]
[[be:Ісак Ньютан]]
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