Talete e Lorenzo Fazzini: differenze tra le pagine

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{{citazione|Talete di Milèto fu senza dubbio il più importante tra quei [[Sette savi|sette uomini famosi per la loro sapienza]] – e infatti tra i Greci fu il primo scopritore della geometria, l'osservatore sicurissimo della natura, lo studioso dottissimo delle stelle|[[Apuleio]], ''Florida'', 18}}
 
{{Bio
|Nome = TaleteLorenzo
|Cognome = Fazzini
|PostCognome = '''di Milèto'''
|PreData = {{lang-grc|Θαλῆς|Thalês}}
|Sesso = M
|LuogoNascita = MiletoVieste
|GiornoMeseNascita = 19 gennaio
|LuogoNascitaLink = Mileto (Asia Minore)
|AnnoNascita = [[640 a.C.]]/[[625 a.C.]]1787
|NoteNascita = <ref>I biografi di Lorenzo Fazzini hanno tradizionalmente riportato come sua data di nascita il 17 gennaio. La data corretta è stata ricavata da Raffaele Santoro in base a informazioni contenute nel registro dei Battezzati della Cattedrale di Vieste, vol. 12, p. 236 ({{Cita|Santoro}}, p. 1). Dalla stessa fonte risulta, inoltre, che Fazzini venne battezzato col nome completo di ''Laurentius Maria Antonius'' ({{Cita|Santoro}}, p. 1).</ref>
|LuogoMorte =
|LuogoMorte = Napoli
|AnnoMorte = [[547 a.C.]] circa
|GiornoMeseMorte = 4 maggio
|Attività = filosofo
|AnnoMorte = 1837
|Nazionalità = greco antico
|Attività = matematico
|Immagine = Illustrerad Verldshistoria band I Ill 107.jpg
|Attività2 = fisico
|Didascalia = Talete di Milèto
|Attività3 = filosofo
|Epoca = 1800
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , un divulgatore di materie scientifiche e filosofiche e il fondatore dell'omonima scuola privata, una delle più celebri nel [[Regno delle Due Sicilie]]
|Immagine = Lorenzo Fazzini.jpg
}}
 
È comunemente considerato, da [[Aristotele]]<ref>Aristotele, ''Metafisica'', 983b 20-21</ref> in poi, il primo [[filosofo]] della storia del pensiero [[occidente (civiltà)|occidentale]].<ref>{{Treccani|talete-di-mileto_(Dizionario-di-filosofia)|Talete di Mileto|anno=2009|accesso=15 dicembre 2015}}</ref>
 
== Biografia ==
[[File:Via dedicata a Lorenzo Fazzini a Vieste.jpg|miniatura|Via dedicata a Lorenzo Fazzini a Vieste]]
Secondo [[Diogene Laerzio]], che cita [[Erodoto]], [[Duride di Samo|Duride]]<ref>FHG., 76 F 74 II 155.</ref> e [[Democrito]], Talete fu figlio di Essamias (o secondo altre fonti di Examio<ref>G. Giannantoni, ''I Presocratici: testimonianze e frammenti'', Vol. 1, Laterza. p.81</ref>) e Cleobulina, di origine [[fenici]]a; non è certo se egli fosse nato a [[Mileto (Asia Minore)]] nel I anno della 39<sup>a</sup> [[olimpiade]] (624 a.C.), come riportato da [[Apollodoro di Atene]] nella sua ''Cronologia''<ref>FHG, 244 F 28 II 1028.</ref> o se ne abbia solo ricevuto la cittadinanza dopo essere stato esiliato dalla [[Fenicia]]. Inoltre, che la nascita sia avvenuta o meno a Mileto, non tutti concordano con la data riportata da Apollodoro: alcuni lo fanno nascere prima, ovvero al tempo della 35<sup>a</sup> Olimpiade (circa 640 a.C.)
Lorenzo Fazzini nacque a Vieste, in provincia di [[Foggia]], da Tommaso e Porzia Medina. La sua era all'epoca una delle famiglie agiate della città.<ref>{{Cita|Santoro}}, p. 1.</ref>. Ebbe tre fratelli minori, Gaetano,<ref>{{Cita|LaTosa}}.</ref> Antonio e Matteo, che collaborarono alla scuola da lui fondata a Napoli.
 
=== Formazione ===
Avrebbe per primo ricevuto l'attributo di "sapiente" al tempo dell'[[arconte|arcontato]] di [[Damasia]] in Atene ([[582 a.C.]] - [[581 a.C.]]),<ref>Diogene Laerzio, ''Vite e dottrine dei più celebri filosofi'', p. 27.</ref> come attesta anche [[Platone]] che, nel dialogo ''[[Protagora]]'' lo inserisce in una lista di sette nomi (i cosiddetti [[Sette savi]]): «Talete di Mileto, [[Pittaco]] di [[Mitilene]], [[Biante]] di [[Priene]], il nostro [[Solone]], [[Cleobulo]] di [[Lindos]], [[Misone|Misone di Chene]] e settimo tra costoro [[Chilone]] di [[Sparta]]; tutti quanti furono emuli, ammiratori e discepoli della costituzione spartana».<ref>Platone, ''Protagora'', 343 A. È noto tuttavia che il nome e lo stesso numero di questi antichissimi saggi siano variamente riportati da diverse tradizioni, tanto che fra di essi vengono annoverati anche [[Orfeo]], [[Leofanto Gorgiade]], [[Epimenide]], [[Periandro]], [[Anacarsi]], [[Pitagora]], [[Aristodemo di Cuma|Aristodemo]], [[Acusilao]], [[Ferecide di Siro]], [[Laso]], [[Ermioneo]] e perfino [[Anassagora]].</ref>
 
Lorenzo Fazzini trascorse la sua infanzia a Vieste. Il suo talento per la matematica fu però notato fin dai primi anni e i genitori decisero di fargli proseguire gli studi in ambienti che potessero garantirgli una formazione adeguata. Fazzini si trasferì così a Foggia, poi a [[Benevento]] e in ultimo nel seminario di [[Nusco]], in provincia di [[Avellino]]. Qui trascorse l'adolescenza approfondendo lo studio delle lettere latine e dei classici, materie basilari a quell'epoca per la formazione degli studenti. Terminato a diciotto anni il suo percorso in seminario, tornò a Vieste.<ref>{{Cita|Santoro}}, p. 3.</ref>
[[File:Solar eclips 1999 4.jpg|thumb|left|Un'eclisse totale di sole]]
Erodoto attribuisce a Talete la previsione dell'[[eclissi di sole]] verificatasi il 28 maggio [[585 a.C.]],<ref>La notizia è anche in [[Plinio il Vecchio]], ''Naturalis historia'', II, 53.</ref> che avrebbe impressionato talmente i Medi e i Lidi, in guerra tra loro, da smettere di combattere<ref>L'eclissi, denominata σκούρο αετός (skoúro aetós) ovvero "aquila oscura" si verificò nel mezzo di una battaglia della guerra tra Persia e Lidia.</ref> nonché l'elaborazione d'un espediente che avrebbe permesso all'esercito di [[Creso]], il re della [[Lidia]] in guerra contro il persiano [[Ciro il Grande]], di attraversare il fiume [[Halys]].
 
Il rientro nella città natale fu di breve durata: desiderando continuare i suoi studi, Fazzini si trasferì infatti a Napoli.<ref>{{Cita|Taddei}}, p. 54.</ref> Lì nel 1809 venne ordinato sacerdote<ref>{{Cita|Santoro}}, p. 4.</ref> e nello stesso anno ebbe come insegnante di matematica il napoletano [[Nicola Fergola]].<ref>{{Cita|Santoro}}, pp. 8-9.</ref> La scuola di quest'ultimo era un rinomato centro per la formazione di matematici e un punto di incontro per studiosi e ricercatori del [[Mezzogiorno (Italia)|Mezzogiorno]]; Fazzini ne fu uno degli allievi più illustri.
Racconta [[Erodoto]]:
{{citazione|...giunto sul fiume Halys, Creso proseguì. Secondo me, fece passare l'esercito sui ponti lì esistenti, mentre secondo la voce corrente fra gli Elleni sarebbe stato Talete di Mileto a farlo passare. Si dice che Creso fosse molto imbarazzato per il passaggio dell'esercito oltre il fiume, perché allora non vi sarebbero stati ponti. Talete, che si trovava nell'accampamento, avrebbe fatto in modo che il fiume, che scorreva alla sinistra dell'esercito, scorresse anche alla sua destra, ricorrendo a un espediente. Da un punto a nord del campo avrebbe fatto scavare un profondo canale a semicerchio, in modo che il fiume, deviato in parte dall'antico letto, raggiungesse alle spalle le truppe accampate e poi, oltrepassato il campo, sfociasse nel corso antico, cosicché, diviso, il fiume, avrebbe avuto due bracci entrambi guadabili.<ref>Erodoto, ''Storie'', I, 75.</ref> }}
 
Fazzini proseguì anche gli studi in teologia, diritto canonico, storia della Chiesa, filosofia, scienze fisico-matematiche. Nel frattempo, tuttavia, si era avvicinato alla [[Sensismo|filosofia sensista]]. Nel 1817 ottenne dalla Chiesa il permesso di acquisire testi proibiti su questa corrente filosofica, a patto che non ne divulgasse i contenuti.<ref>{{Cita|Santoro}}, p. 10.</ref> Questo aspetto della formazione filosofica di Fazzini influirà sulla sua docenza e sulla sua personalità, determinando una contraddizione che, secondo le testimonianze di allievi e amici, lo accompagnò per tutta la vita.<ref>{{Cita|De Sanctis}}, pp. 31-38.</ref>
È da notare come questa scelta di «manomettere», duplicando e alterando il letto naturale di un fiume presupponga da parte di Talete la sfiducia nell'esistenza delle divinità fluviali — si ricordi il noto episodio della lotta fra il dio fluviale [[Scamandro]] e [[Achille]] narrata da [[Omero]] nell'[[Iliade]].<ref>Come nota Livio Rossetti in Erodoto, ''Storie'', 1997, p. 52.</ref>
 
=== Attività come insegnante ===
Erodoto<ref>Erodoto, ''Storie'', I, 170.</ref> ricorda ancora Talete nelle vesti di saggio politico quando, prevedendo la conquista delle singole città elleniche dell'[[Asia Minore]] da parte dell'[[Impero persiano]], suggeriva la costituzione di uno Stato confederato della [[Ionia]] greca, esortando gli Ioni a «disporre di un unico Consiglio, a [[Teo (Asia Minore)|Teo]], città nel centro della Ionia, considerando le altre città dei [[Demo (antica Grecia)|demi]], pur sussistendo esattamente come prima».
 
Nel 1810, Fazzini aprì una scuola privata in cui venivano insegnate filosofia, matematica e fisica. La scuola aveva sede nella Strada nuova dei Pellegrini, nel quartiere di [[Montecalvario]], e divenne uno dei centri di studio più rinomati di Napoli. Nel periodo di maggior successo la scuola arrivò a contare tra i 300 e i 400 allievi. In una data non precisabile, Fazzini dovette quindi spostare la scuola in una sede più grande, in via Magnacavallo, nello stesso quartiere.<ref>{{Cita|Santoro}}, p. 12.</ref>
Diogene Laerzio riferisce ancora che Talete avrebbe sconsigliato un'alleanza antipersiana di Milèto con Creso, prevedendo la sconfitta di quest'ultimo. La tradizione narra anche che questo re avrebbe donato a Talete un [[tripode|Trìpode]] d'oro, in riconoscimento della sua grande sapienza; e con l'uso della sapienza sarebbe facile arricchire narrando come si arricchisse Talete il quale, prevedendo un'abbondante produzione di olive, affittò tutti i frantoi di un'ampia regione, monopolizzandone la molitura.
 
Anche dopo aver aperto la propria scuola, comunque, Fazzini insegnò presso altre scuole private. Secondo diverse testimonianze del tempo, dedicava quindi all'insegnamento sei o sette ore al giorno.<ref>{{Cita|Santoro}}, pp. 12-13.</ref> Uno dei suoi allievi fu [[Francesco De Sanctis]], che nella sua autobiografia ''[[La giovinezza (De Sanctis)|La giovinezza]]'' ha lasciato una descrizione molto vivace di Fazzini e del suo insegnamento, particolarmente coinvolgente per quanto riguardava la fisica.<ref>{{Cita|De Sanctis}}, pp. 31-38.</ref>
L'[[aneddoto dei frantoi di Talete]] è tramandato da [[Aristotele]] e ripreso da altri autori, tra cui [[Ieronimo di Rodi]]<ref>[[Ieronimo di Rodi]], ''Memorie sparse'' VI, 54.</ref> e [[Cicerone]]<ref>[[Cicerone]], ''[[De divinatione]]'', I 49, 111.</ref>. Aristotele scrive che:
{{citazione|...siccome, povero com'era, gli rinfacciavano l'inutilità della filosofia, avendo previsto in base a calcoli astronomici un'abbondante raccolta di olive, ancora in pieno inverno, pur disponendo di poco denaro, si accaparrò tutti i frantoi di [[Mileto (Asia Minore)|Mileto]] e di [[Chio (isola)|Chio]] per una cifra irrisoria, dal momento che non ve n'era alcuna richiesta; quando giunse il tempo della raccolta, cercando in tanti urgentemente tutti i [[frantoio|frantoi]] disponibili, egli li affittò al prezzo che volle imporre, raccogliendo così molte ricchezze e dimostrando che per i filosofi è molto facile arricchirsi, ma tuttavia non si preoccupano di questo.<ref>[[Aristotele]], ''[[Politica (Aristotele)|Politica]]'' A 11, 1259 a.</ref> }}
 
Sembra comunque che la maggior parte del tempo di insegnamento di Fazzini fosse dedicata alla matematica.<ref>{{Cita|Santoro}}, p. 34.</ref> Al servizio di questa attività Fazzini pubblicò tre volumi, riediti più volte e dedicati rispettivamente all'aritmetica, alla geometria piana e alla geometria solida. Questi lavori non avevano tuttavia solo finalità didattiche: in particolare, secondo Raffaele Santoro, nei due volumi dedicati alla geometria piana e alla geometria solida, traduzione degli ''[[Elementi (Euclide)|Elementi]]'' di [[Euclide]], Fazzini tenne conto di diverse traduzioni precedenti, esaminandole in modo critico anche alla luce degli sviluppi recenti della geometria.<ref>{{Cita|Santoro}}, p. 35.</ref>
Descritto da [[Ateneo di Naucrati|Ateneo]]<ref>[[Ateneo di Naucrati]], ''[[I deipnosofisti]]'', XII, 540.</ref> come un solitario, probabilmente secondo quella tradizione, di origine nobiliare, che vuole il sapiente necessariamente aristocratico e sprezzatore della massa, sembra anche che non si sia mai sposato, per quanto si dice che abbia adottato il figlio, di nome Cibisto, di una sorella e alle sollecitazioni della madre a prender moglie, rispondesse che non fosse ancora il momento e, anni dopo, precisasse che ormai quel momento era passato; [[Anacarsi]]<ref>Anacarsi, ''Antologia'', IV 26, 20.</ref> scrive che Talete non volle avere figli ''proprio per amore dei figli''.
 
=== Laboratorio ===
È sempre Diogene Laerzio, citando un'opera perduta di [[Ermippo di Smirne]], ''Le Vite'', a riferire quanto è anche attribuito a [[Socrate]], ossia che Talete sarebbe stato grato al destino per «essere nato uomo e non animale, maschio e non femmina e [[Grecia|greco]] e non [[barbaro]]». Fu contemporaneo e concittadino di [[Anassimandro]], a sua volta, forse, maestro di [[Anassimene di Mileto|Anassimene]], gli altri due primi filosofi nella storia della cultura occidentale.
Oltre all'insegnamento della filosofia e delle materie scientifiche, Fazzini si dedicava alla ricerca e alla divulgazione . Al servizio di queste tre attività allestì anche un laboratorio scientifico, considerato all'epoca uno dei migliori di Napoli. Dopo la morte di Fazzini, le attrezzature del laboratorio vennero acquistate dall'Università di Napoli.<ref>De Sanctis, p. 529.</ref>
 
=== Morte ===
Si dice che sia morto assistendo a una gara atletica, al tempo della 58ª Olimpiade: a questo proposito [[Diogene Laerzio]] lo ricorda con l'epigramma:
Il 4 maggio del 1837 Fazzini morì di colera, durante la [[Storia del colera#Il contagio in Italia|prima grande epidemia]] del morbo in [[Italia]].
{{citazione|Assistendo un tempo a una gara ginnica, [[Zeus]] Elio,<br />il sapiente Talete strappasti dallo stadio.<br />È bene che tu l'abbia accolto: ormai vecchio,<br />dalla terra non vedeva più le stelle<ref>Diels, II A. 39</ref>}}
e sostiene che la sua tomba recasse il seguente epitaffio:
{{citazione|Piccola tomba ma di gloria grande come il cielo<br />questa di Talete il sapientissimo<ref>Diogene Laerzio, 1 39 (In Diogenes Laertius, ''Vite e dottrine dei più celebri filosofi'', Bompiani, 2005, p. IX)</ref> }}
 
La salma fu provvisoriamente depositata nella chiesa di [[Complesso di San Tommaso d'Aquino|S. D’Aquino]] e successivamente, al termine dell’epidemia, venne trasferita in quella di [[Chiesa di Santa Maria ad Ogni Bene dei Sette Dolori|Nostra Signora De’ Sette Dolori]]. Qui furono celebrate le solenni esequie con eccezionale partecipazione dei giovani allievi e amici che manifestarono la loro venerazione e gratitudine per il maestro; per la cerimonia venne composta una musica da [[Gaetano Donizetti]] e venne recitato un [[elogio]] del defunto dall'amico [[Basilio Puoti]]. Nei mesi successivi, numerose commemorazioni a stampa esaltarono le qualità di Fazzini come persona e come scienziato.
== Opere ==
[[File:Solon.jpg|thumb|upright=0.8|[[Solone]]]]
Se pure egli scrisse, nulla è rimasto delle sue opere; gli furono attribuite:
* un<nowiki>'</nowiki>''Astronomia nautica'' (Ναυτικὴ ἀστρολογία), che sarebbe del filosofo [[Foco di Samo]] oppure sarebbe sua un<nowiki>'</nowiki> ''Astrologia'', come afferma [[Plutarco]] nel ''De Pythiae oraculis'',
* due altre opere intitolate ''Sul solstizio'' (Περὶ τροπῆς) e ''Sull'equinozio'' (Περὶ ἰσημερὶας),
* mentre [[Galeno]]<ref>Galeno, ''Commentum in Hippocratis de humoribus'', I, 1, XVI, 37.</ref> gli riconosce un'opera in due libri, intitolata ''Dei principi'' (Περὶ ἀρχῶν) citandone un passo:
{{citazione|I tanto decantati quattro elementi, dei quali diciamo che l'acqua è il primo e lo poniamo quasi unico elemento, si mescolano fra loro al fine di un'aggregazione, coagulazione e unione delle cose terrestri. Come ciò avvenga, l'ho detto nel primo libro.}}
 
Dopo la sua morte, l'attività della sua scuola venne proseguita per un certo periodo dai fratelli Lorenzo e Gaetano.<ref>{{Cita|Santoro}}, p. 52.</ref>
Diogene Laerzio riporta il testo di due lettere che Talete avrebbe scritto a [[Ferecide di Siro|Ferecide]] e a [[Solone]]<ref>Giovanni Andrés, ''Dell'origine, progressi e stato attuale d'ogni letteratura: Delle belle lettere: [t. 2] Della poesia: [t. 3] D'ogni eloquenza. Della storia. Della grammatica'', Stamperia reale Bodoni, 1787, p.169</ref>, che la critica filologica ritiene tuttavia spurie:
{{citazione|Talete a Ferecide<br />
vengo a sapere che, primo tra gli Ioni, ti appresti a pubblicare fra gli Elleni dei trattati sulle realtà divine. È certo giusto il tuo giudizio di rendere pubblico lo scritto, senza affidarlo inutilmente a chiunque. Ma vorrei parlare con te sui temi che tratti e se m'inviti, sarò da te a [[Syros]]. Saremmo dei pazzi, [[Solone]] l'ateniese e io, se dopo aver navigato fino a [[Creta]] per studiare la loro sapienza, e poi in [[Egitto]], per conoscere i sacerdoti e gli astronomi di quel paese, non navigassimo per venire da te. Verrà anche Solone, se ti va. Tu invece, amante della tua terra, vieni nella [[Ionia]] di rado e non desideri conoscere stranieri ma ti dedichi solo a scrivere. Noi invece, non scrivendo nulla, attraversiamo l'Ellade e l'Asia.}}
 
== Ricerche scientifiche ==
{{citazione|Talete a Solone<br />
Fazzini si occupò a lungo di ricerche scientifiche in vari campi della fisica. In particolare, studiò l'induzione elettromagnetica, il magnetismo e la relazione tra luce e magnetismo. Non pubblicò però nulla a proposito di queste ricerche, che sono note solo attraverso le testimonianze di Emanuele Tellini e di Gaetano Fazzini.<ref>{{Cita|Santoro}}, p. 57.</ref>
se andrai via da Atene, sarebbe bene che ti stabilissi a Mileto, vostra colonia. Qui non c'è nulla da temere. Se poi proverai sdegno del fatto che anche noi siamo governati da un tiranno (tu odi tutti i tiranni) ti allieterai almeno con noi. Anche [[Biante]] ti scrive di andare a [[Priene]]; se preferirai Priene, vacci pure e noi verremo ad abitare da te.}}
 
Fazzini era convinto che diverse delle forze naturali allora note, e in particolare il calorico, la luce, l’elettricismo, il galvanismo e il magnetismo, fossero in realtà diverse manifestazioni di un'unica forza.<ref>{{Cita|Santoro}}, p. 63.</ref> In linea con questa idea di base, studiò quindi il [[magnetismo]], e in particolare due fenomeni che erano stati appena scoperti:
== Sentenze ==
Ai maggiori intellettuali di quell'epoca, denominati per questo "sapienti", vengono variamente attribuite delle sentenze; a Talete sono attribuiti gli [[apoftegma|apoftegmi]]:
* L'essere più antico è Dio, perché non generato
* Il più bello è il mondo, perché opera divina
* Il più grande lo spazio, perché tutto comprende
* Il più veloce l'intelletto, perché passa attraverso tutto
* Il più forte la necessità, perché tutto domina
* Il tempo è più saggio di tutti, scopre sempre tutto<ref>Diels VS II A 1 (In [[Erasmo da Rotterdam]], ''Adagi'', a cura di Emanuele Lelli, Bompiani 2013, p.1189</ref>
Ma la più famosa e prestigiosa sentenza (attribuita in un primo momento a Talete e riconosciuta successivamente a Socrate) è il «Conosci te stesso», riportato da [[Antistene di Rodi]] nelle sue ''Successioni dei filosofi''.<ref>FHG, III 182.</ref>
 
* il '''magnetismo di rotazione''', scoperto nel [[1825]] da [[François Arago|Arago]]: un ago magnetico posto sopra un disco di rame in rotazione inizia a sua volta a ruotare
A chi gli domandava se fosse venuta prima la notte o il giorno, rispondeva che era precedente la notte, di un giorno; diceva anche che la cosa più semplice è dare consigli a un altro; che la cosa più piacevole è avere successo; la più sgradevole è vedere un tiranno esser potuto invecchiare; che il divino è ciò che non ha né inizio né fine; che gli ingiusti non possono sfuggire all'attenzione degli dei, neanche solo pensando di fare un'ingiustizia; che lo spergiuro non è peggiore dell'adulterio; che la sventura si sopporta più facilmente se ci si rende conto che ai propri nemici le cose vanno peggio; che si vive virtuosamente non facendo quello che rinfacciamo agli altri; che è felice chi è sano nel corpo, ricco nell'anima e ben educato; di ricordarsi degli amici, presenti e assenti, di non abbellirsi nell'aspetto ma nei comportamenti, di non arricchirsi in modo malvagio, di non cadere in discredito agli occhi di coloro con i quali si è legati da un patto, di aspettarsi dai figli gli stessi benefici arrecati ai genitori.
* l''''induzione tellurica''', scoperta nel [[1831]] da [[Faraday]]: la generazione di una corrente elettrica indotta in un circuito che si muove attraverso il [[campo geomagnetico]]
 
Per quanto riguarda il magnetismo di rotazione, Fazzini ripeté e approfondì le esperienze di Arago notando che la rotazione dell'ago magnetico si verificava anche in presenza di meteriale isolante al di sopra del disco di rame mentre non si verificava se al disco di rame veniva sostituito un disco di materiale isolante.<ref>{{Cita|Santoro}}, pp. 68-69.</ref>
Infine, sosteneva che la morte non è diversa in nulla dalla vita. A chi gli obbiettava perché allora non morisse, rispondeva che era perché non c'era alcuna differenza.
 
Per quanto riguarda l'induzione tellurica, Fazzini ne identificò con maggiore chiarezza le modalità e cercò di combinare la ricerca con quella sul magnetismo di rotazione. Descrisse inoltre una delle sue esperienze in una lettera scritta, in francese, a Faraday e datata 3 aprile 1832; pubblicata postuma,<ref>L. Pearce Williams (a cura di), ''The Selected correspondence of Michael Faraday'', Cambridge University Press, 1971. vol.1 - 1812-1848, p. 219.</ref> questa lettera è l'unica descrizione lasciata da Fazzini riguardo ai propri esperimenti.<ref>{{Cita|Santoro}}, pp. 69-81.</ref>
== Dottrina ==
=== Conoscenze matematiche ===
{{vedi anche|Teorema di Talete}}
[[File:Thales theorem 1.png|thumb|left|[[Teorema di Talete]]: DE/BC = AE/AC = AD/AB]]
[[Diogene Laerzio]], nelle sue ''Vite'', cita [[Ieronimo di Rodi]] per sostenere che Talete abbia misurato l'altezza della [[piramide di Cheope]], nella [[Altopiano di Giza|piana]] di [[Giza]], calcolando il rapporto tra la loro ombra e quella del nostro corpo nel momento del giorno in cui la nostra ombra ha la stessa lunghezza della nostra altezza.
 
Fazzini eseguì inoltre esperimenti sul rapporto tra luce e magnetismo, ma le testimonianze rimaste, tutte indirette, non permettono di ricostruire chiaramente le sue intenzioni e i risultati da lui ottenuti.<ref>{{Cita|Santoro}}, pp. 82-94.</ref>
L'aneddoto è ripreso da [[Plutarco]],<ref>Plutarco, ''Convivio dei Sette Sapienti'', 2, 147 A.</ref> e da [[Plinio il Vecchio]]<ref>Plinio il Vecchio, ''Storia naturale'', XXXVI, 82.</ref> secondo il quale il faraone [[Henemibra|Amasis]] avrebbe voluto mettere alla prova la perizia scientifica di Talete, sfidandolo a misurare l'altezza della [[piramide di Cheope]]; superata la prova, il faraone gli espresse la sua ammirazione, dichiarandosi «stupefatto del modo in cui hai misurato la piramide senza il minimo imbarazzo e senza strumenti. Piantata un'asta al limite dell'ombra proiettata dalla piramide, poiché i raggi del sole, investendo l'asta e la piramide formavano due triangoli, hai dimostrato che l'altezza dell'asta e quella della piramide stanno nella stessa proporzione in cui stanno le loro ombre».<ref>[http://manvoweb.altervista.org/index_files/TaleteAristarcoEratostene.pdf Come Talete misurò l'altezza della piramide]</ref>
[[File:Thales theorem 6.png|upright=1.8|thumb|Se si confrontano le ombre di due oggetti diversi, queste stanno tra loro come le altezze degli oggetti corrispondenti. Conoscendo l’altezza di un’asta usata per il confronto e misurando le lunghezze delle ombre sul terreno, Talete fu in grado di determinare l’altezza della piramide.]]
 
== Opere ==
Impressionati da tale calcolo, i sacerdoti lo ammisero nelle loro biblioteche, dove Talete poté consultare le opere di astronomia lì conservate.
* ''I primi sei libri degli elementi di Euclide tradotti in Italiano dall'abate Fazzini'' (''Geometria piana''), Napoli, dalla stamperia francese, 1825 (ripubblicato nel 1828 presso la stessa stamperia e nel 1834 presso la stamperia del Fibreno).
 
* ''I libri undecimo, e duodecimo degli elementi di Euclide tradotti in italiano dall'abate Fazzini ed i teoremi scelti di Archimede sulla sfera e sul cilindro, e la misura del cerchio aggiunti dal medesimo'' (''Geometria solida''), Napoli, dalla stamperia di C. Cataneo, 1825 (ripubblicato nel 1829 presso la stamperia francese e nel 1843 presso la stamperia di Gennaro Agrelli).
Il suo nome è rimasto legato al noto [[Teorema di Talete|teorema]], che egli tuttavia non conosceva e che deve essere ascritto a [[Euclide]] il quale nei suoi ''[[Elementi di Euclide|Elementi]]'', dimostra la proporzionalità dell'area dei [[triangoli]] di eguale altezza.<ref>Euclide, ''Elementi'', VI.2.</ref>
* [https://books.google.it/books?id=Id9yIQA0aUIC&pg=PP5&lpg=PP5&dq=abate+lorenzo+fazzini&source=bl&ots=2i92A5zb9b&sig=ACfU3U1ERQ0cfJzradGPrIMRlQUyfNnF3g&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwje-62PxpviAhWO2KQKHQFcClYQ6AEwD3oECBAQAQ#v=onepage&q=abate%20lorenzo%20fazzini&f=false ''Elementi di aritmetica''], Napoli, dalla stamperia francese, 1827 (ripubblicato nel 1829 presso la stessa stamperia e nel 1834 presso la stamperia del Fibreno).
 
[[Proclo]], il commentatore di Euclide<ref>Proclo, ''Commento al primo libro degli Elementi di Euclide'', 157, 250-251, 299, 352</ref>, attribuisce a Talete anche cinque teoremi di [[geometria]] elementare<ref>Federigo Enriques, ''Questioni riguardanti le matematiche elementari'', Volume 1, Zanichelli, 1983, p. 8</ref><ref>Secondo altre fonti Proclo gliene attribuisce due: «A Talete Proclo attribuisce la scoperta di due teoremi: gli angoli alla base di un triangolo isoscele sono uguali e gli angoli al vertice formati da due rette intersecantesi sono uguali.» (in ''Rivista di filosofia'', Volume 58, Società filosofica italiana, A.F. Formiggini, 1967, p.124)</ref>:
* "''Un cerchio è diviso in due aree uguali da qualunque diametro''"
* "''[[Pons asinorum|Gli angoli alla base di un triangolo isoscele sono uguali]]''"
* "''In due rette che si taglino fra loro, gli angoli opposti al vertice sono uguali''"
* "''Due triangoli sono uguali se hanno un lato e i due angoli adiacenti uguali''"
* "''Un triangolo inscritto in una semicirconferenza è rettangolo''"
 
La storica greca [[Panfila di Epidauro]] <ref>FHG, III, 520, cit. da Diogene Laerzio, I 24; Diels-Kranz, p. 149 dell'edizione a cura di Giovanni Reale.</ref> sostiene che Talete avrebbe sacrificato un bue agli dei per ringraziarli di quest'ultima scoperta che peraltro il matematico [[Apollodoro]]<ref>Diogene Laerzio, I, 24-25* [[Giovanni Reale]] (in collab. con Maurizio Migliori, Marco Timpanaro Cardini, Ilaria Ramelli, Angelo Tonelli, Diego Fusaro e Salvatore Obinu), ''I presocratici. Testo greco a fronte'', [[Bompiani]], Milano, 2006</ref> riferisce a [[Pitagora]].<ref>F. Enriques,''Op. cit. ibidem''</ref>
 
=== Conoscenze astronomiche ===
[[Platone]] nel ''Teeteto''<ref>Platone, ''Teeto'', 174 a.</ref> riporta l'aneddoto che testimonia degli interessi astronomici di Talete, oltre alla considerazione in cui è popolarmente tenuto ogni filosofo: «Egli osservava gli astri e, avendo lo sguardo rivolto al cielo, cadde in un pozzo. Si dice che una spiritosa e intelligente [[servetta trace]] l'abbia preso in giro dicendogli che si preoccupava di conoscere quel che succede nel cielo senza preoccuparsi di quel che gli avveniva davanti e sotto i piedi. La stessa ironia è riservata a chi passa il tempo a filosofare»
 
Oltre a vedersi attribuita dalla leggenda la previsione dell'eclissi di sole del 28 maggio [[585 a.C.]], i suoi interessi per l'[[astronomia]] lo avrebbero portato alla scoperta del passaggio del sole da un tropico all'altro e a stabilire che tanto il rapporto della grandezza del sole rispetto alla sua orbita che il rapporto di quella della luna, sempre rispetto alla propria orbita, è di 1:720. Talete avrebbe anche stabilito che alcune stelle non erano, come sembravano, fisse rispetto ad altre, chiamandole pertanto pianeti, ossia corpi erranti; avrebbe anche fissato in trenta il numero dei giorni del [[mese]] e constatato che l'[[anno]] era composto da 365 giorni e un quarto.
 
[[Aezio (filosofo)|Aezio]]<ref>Diels, ''Doxographi Graeci'', 340, 341, 349, 353, 358, 385.</ref> riporta che «Talete, [[Pitagora]] e i suoi discepoli hanno diviso la sfera dell'intero [[cielo]] in cinque parti, chiamate zone. Una di queste è chiamata artica ed è sempre visibile; un'altra è quella del [[tropico]] estivo; la terza è l'equinoziale; la quarta quella del tropico d'inverno e l'ultima è l'antartica, mai visibile. Obliquo alle tre centrali si stende il cosiddetto zodiaco, che le tocca tutte e tre. Il [[meridiano (geografia)|meridiano]], invece, le taglia tutte dirittamente, dall'artico all'antartico [...] credeva che gli astri fossero terrosi ma infocati [...] il sole ha l'aspetto di terra [...] per primo disse che il sole si eclissa quando la luna, di natura terrosa, gli passa sotto perpendicolarmente. Allora la sua immagine, stando sotto il disco solare, si vede riflessa [...] per primo disse che la luna è illuminata dal sole [...] pensa che i venti etesii, investendo di fronte l'Egitto, sollevino la massa d'acqua del [[Nilo]], perché il suo deflusso è bloccato dal rigonfiamento del mare che lo contrasta».
 
=== Cosmologia ===
{{vedi anche|Scuola ionica}}
[[File:Aristoteles Louvre.jpg|thumb|Aristotele]]
Per Aristotele i primi filosofi sono dei fisici o fisiologi. Per lui, la fisica, in greco ''physis'', natura, è la realtà che diviene, la realtà in movimento che è solo una parte del Tutto, il quale comprende tanto questa realtà quanto la realtà divina; pertanto, per Aristotele, i filosofi di Mileto si sarebbero occupati solo della realtà materiale.
 
La radice di ''physis'' è l'indoeuropeo ''bhu'', legato a ''bha'', luce: dunque, ''physis'' significherebbe originariamente l'''essere-luce''<ref>{{Cita|Severino|I, 4, p. 23.|titolo=La filosofia antica}}</ref>. Ne deriverebbe che per i primi filosofi la ''physis'' è il Tutto, è l'essere che si mostra illuminato, dunque visibile e dunque comprensibile. A differenza delle precedenti cosmogonie che pretendevano anch'esse di spiegare tutta la realtà, ora si pretende di spiegare tale realtà senza gli impacci, i fraintendimenti e i veli del mito, che nella realtà, nella ''physis'', coinvolgevano le presenze determinanti degli dei e degli esseri sovrannaturali. Eliminata, nella ricerca dell'interpretazione razionale del Tutto, ogni sovrastruttura mitica, resta la ''physis'', la natura.
Il termine di natura coincide infatti con quello stesso di cosmo: la ''physis'' è il ''kosmos'', la cui radice è ''kens'' - che si rintraccia poi nel latino ''censere'' - ''annunciare con autorità''. L'annuncio autorevole è la determinazione non smentibile, incontrovertibile, che non può essere messa in discussione: è la verità.
 
Così [[Aristotele]], nella ''Metafisica'',<ref>Aristotele, ''Metafisica'', I, 3, 983 b, 6.</ref> dopo aver premesso che «la maggior parte dei primi filosofi ritennero che i soli principi di tutte le cose fossero di specie materiale, perché ciò da cui tutte le cose hanno l'essere, da cui derivano e in cui si risolvono, questo è da loro chiamato elemento, principio delle cose e perciò ritengono che nulla si produca e nulla si distrugga, perché una siffatta sostanza si conserva sempre [...] Talete, il fondatore di tale forma di filosofia, dice che è l'acqua - e per questo sosteneva che anche la terra sta sull'acqua: forse prese quest'ipotesi osservando che l'alimento di ogni cosa è umido, lo stesso calore deriva dall'umidità e di essa vive e ciò da cui le cose derivano è appunto il loro principio. È dunque di qui che egli trasse la sua ipotesi e dal fatto che i semi di tutte le cose hanno una natura umida».
 
Alcuni poi pensano che anche i teologi più antichi, molto anteriori alla nostra generazione, ebbero le stesse opinioni sulla natura: essi cantarono che [[Oceano]] e [[Teti (titanide)|Teti]] sono gli autori della generazione delle cose e dicono che gli dei giurano sull'acqua, chiamata [[Stige (fiume)|Stige]] dai poeti; ora, ciò che più antico merita maggior stima e ciò che merita più stima è il giuramento. Anche se si può dubitare che questa concezione della natura sia la più antica, non c'è dubbio che sia stato Talete a descrivere la causa prima delle cose in questo modo».
 
Talete potrebbe anche aver ricavato la sua dottrina da osservazioni meteorologiche, osservando i mutamenti di forma assunti dall'acqua passando allo stato solido e gassoso, le ricadute in forma di pioggia dell'evaporazione delle acque, le improvvise formazioni di nuvole e venti nel mare.
 
Quelle di Aristotele sono supposizioni, per quanto fondate, e il Gomperz, per esempio,<ref>T. Gomperz, ''Pensatori greci'', I, I, 1, II.</ref> ribadisce che «la concezione di Talete di una terra galleggiante come un disco di legno sull'acqua e un universo riempito di materia primordiale assimilata a una massa liquida, s'accorda in una certa misura con l'idea egizia di [[Nun (mitologia)|Nun]], l'acqua primordiale, divisa in due masse separate. In simile modo, i Babilonesi ammettevano un Oceano superiore e uno inferiore e si può assimilare a queste concezioni quella del [[Genesi]], I, 7».
 
Il motivo della scelta dell'acqua deriva indubbiamente dalla sua importanza nella crescita e nell'alimentazione delle cose viventi, della sua funzione nella vita quotidiana degli uomini come dalle osservazioni che Talete avrebbe fatto in Egitto sull'importanza del Nilo. Ma l'originalità di Talete sta nell'aver trasformato questa spiegazione mitica in un principio di conoscenza fisica e metafisica; l'unità dell'elemento acqua è anche l'unità del mondo. L'analogia con le spiegazioni mitologiche orientali esiste indubbiamente, ma il principio utilizzato da Talete non è mitico ma fisico.<ref>«Così si ripresenta il problema del rapporto di Talete con la cultura orientale e della sua dipendenza da essa.» (In Pietro Rossi, Carlo Augusto Viano, ''Storia della filosofia'', Volume 1, Laterza, 1993, p.12)</ref>
Questa tesi innovativa presuppone affermazioni di verità non a partire da alcuni oggetti particolari, come avveniva per gli [[Egiziani]] e i [[Babilonesi]], ma per un'infinità d'oggetti contenuti nel mondo e per il mondo stesso: egli enuncia verità che riguardano tutti gli esseri; l'apporto di Talete sta nell'aver generalizzato e concettualizzato le sue osservazioni giungendo al concetto dell'Uno senza perdersi nell'accumulazione di osservazioni disparate.
 
Lo stesso Aristotele<ref>Aristotele, ''De anima'', A 5 411 a 7 e A 2 405 a 19.</ref> riferisce che «forse Talete suppose che tutte le cose sono piene di dei» e che «anche Talete, a quanto ricordano, abbia supposto che l'anima sia qualcosa atto a muovere, se ha detto che la calamita è dotata di anima in quanto muove il ferro», ipotesi ribadita da Aezio<ref>Diels, ''Dossografi Greci'', 386 a, 10</ref>, per il quale Talete avrebbe per primo asserito che «l'anima è una sostanza eternamente in moto». Ed è questo concetto, pur dubbiosamente attribuito al filosofo di Mileto, che Cicerone fraintende completamente nella sua ''De natura deorum'' quando afferma che<ref>Cicerone, ''De natura deorum'', I 10, 25</ref> «Talète di Milèto [...] disse che l'acqua è il principio delle cose e che dio è la mente che dall'acqua ha costruito ogni cosa».
 
In realtà, il problema di Talete, come di tutti i presocratici, è di individuare quale sia il principio unico, l'''arché'', la sostanza che in quanto tale è anche materia e legge che determina l'esistenza e regola il movimento di ogni cosa. Per tale motivo si parla per loro di [[ilozoismo]], di materia vivente che costituisce ed è essa stessa natura. Non ha senso, pertanto, perché del tutto inconcepibile per la loro mentalità, riferire concezioni creazionistiche che presupporrebbero un altro principio delle cose, un principio divino, del quale infatti essi non parlano. L'ipotesi che Aristotele, tre secoli dopo, formula su possibili presenze divine nella materia, oltre a escludere tale principio di creazione, ma essendo nello stesso tempo un tentativo di giustificare una materia vivente e mutante, si riferisce al problema, fondamentale nell'ottica aristotelica, di una causa esterna del movimento.
 
Nella ''physis'' indagata da Talete esistono infinite varietà di cose le quali, tuttavia, per essere organiche e costituire, nella loro somma, il Tutto, devono avere un'identità comune: il principio d'identità racchiuso nella diversità delle forme di ogni cosa è l'''arché''.
 
== Contesto storico ==
[[File:MiletusTheater6August2005.JPG|thumb|Il teatro romano di Mileto]]
 
Nel VI secolo la vita delle colonie ioniche dell'Asia minore - Mileto, [[Colofone]], [[Clazomene]], [[Efeso]], tutte affacciate sul [[mar Mediterraneo]], e le isole di [[Samo (isola)|Samo]] e di [[Chio (isola)|Chio]] - si organizza in forme politiche controllate da ristretti gruppi aristocratici; la loro economia registra un accentuato sviluppo, favorito dall'intensificarsi dei traffici marittimi. Milèto è la prima delle città, per la ricchezza dei suoi palazzi e dei suoi templi, per il fervore delle iniziative commerciali e della ricerca tecnico-scientifica che favorisce la crescita delle condizioni economiche, della cultura e del numero dei cittadini che si dedicano ad attività produttive; mentre aumenta il numero degli artigiani e dei commercianti, diminuisce quello dei contadini e la schiavitù è un fenomeno limitato.<ref>F. Longo, Mileto, ''La città greca antica. Istituzioni, società e forme urbane'', E. Greco ed., Roma 1999, pp. 183-204</ref>
 
Mileto è in rapporto con le altre città della [[Ionia]], con la penisola [[italia]]na, con la [[Sicilia]], con l'[[Egitto]], con la confinante [[Lidia]] e l'impero persiano; penetrano al suo interno le conoscenze elaborate in millenni dalle civiltà egiziana e babilonese.
 
Non è dunque sorprendente che con la vivacità della vita politica delle città della Ionia, con lo sviluppo economico ottenuto da gruppi sociali ricchi d'iniziativa, portati all'azione sulla realtà e non alla sua contemplazione e interessati a valutare la natura per quella che è effettivamente, si affermi una cultura che pone a proprio fondamento il giudizio e l'elaborazione razionale, ossia dottrine filosofiche e non mitologie poetiche e religiose. Per quanto sommari e primitivi siano i risultati ottenuti, questi s'incanalano nell'alveo della ricerca razionale e in quanto tali appartengono a buon diritto alla ricerca filosofica propriamente detta.
 
Come sottolinea il Farrington nella sua opera:
{{Citazione|le informazioni che abbiamo ci attestano che i primi filosofi appartennero alla categoria degli uomini attivi, interessati agli affari, quali ci si aspetta appunto di trovare in una città del genere. Tutto ciò che sappiamo su di loro conferma l'impressione che la sfera delle idee e dei modi di pensare che applicarono alla speculazione sulla natura delle cose in generale furono quelli che essi derivarono dal loro attivo interesse per i problemi pratici. Non erano dei reclusi intenti a ponderare su questioni astratte, non erano "osservatori della natura" in senso accademico, ma uomini pratici e attivi, la novità della cui filosofia consisteva nel fatto che, quando essi volgevano la mente a chiedersi come andassero le cose, lo facevano alla luce dell'esperienza quotidiana, senza riguardo per gli antichi miti. La loro indipendenza dalle spiegazioni mitologiche era dovuta al fatto che la struttura politica relativamente semplice delle loro fiorenti città in sviluppo non imponeva loro la necessità di governare per mezzo delle superstizioni, come avveniva nei più antichi imperi [...].
 
Gli egizi e i babilonesi avevano delle vecchie cosmogonie, facenti parte della loro eredità religiosa, che dicevano come il mondo si era formato. Giacché nell'uno e nell'altro paese la terra su cui essi vivevano era stata guadagnata attraverso una disperata lotta con la natura prosciugando le paludi lungo i fiumi, è abbastanza naturale che le loro cosmogonie incorporassero l'idea che ci fosse un'eccessiva abbondanza d'acqua e che il principio delle cose, per quanto riguardava gli uomini, si era avuto quando un qualche essere divino aveva operato ciò che è espresso nella frase: ''appaia la terra asciutta''. Il nome del creatore per i babilonesi era [[Marduk]] [...] Talete lasciò fuori Marduk<ref>Benjamin Farrington, ''Storia della scienza greca'', Il Saggiatore, 1964</ref>}}
 
== Talete nel giudizio degli storici della filosofia ==
Per [[Hegel]],
{{Citazione| l'affermazione di Talete essere l'acqua l'assoluto o, come dicevano gli antichi, il principio, segna l'inizio della [[filosofia]], perché in essa si manifesta la [[coscienza (filosofia)|coscienza]] che l'essenza, la verità, ciò che solo è in sé e per sé, è una sola cosa. Si manifesta il distacco dal dato della [[percezione]] sensibile; l'uomo si ritrae da ciò che è immediatamente.
(...)
Con l'affermazione che quest'essere è l'acqua, è messa a tacere la sbrigliata fantasia omerica infinitamente variopinta, vengono superate queste molteplicità infinite di principi frammentari, tutto questo modo di rappresentarsi il [[mondo]] come se l'oggetto particolare sia una [[verità]] per sé stante, una potenza esistente per sé e indipendente al di sopra delle altre; e si ammette quindi che vi è un universale, ciò che è universalmente in sé e per sé, l'[[intuizione]] semplice e senza più elementi fantastici, il [[pensiero]], che soltanto l'uno è».<ref>Hegel, ''Lezioni di storia della filosofia'', I, p. 198 e 199.</ref>}}
 
[[File:Nietzsche1.jpg|thumb|upright=1.4|Friedrich Nietzsche]]
Per [[Nietzsche]], {{Citazione|la filosofia greca sembra aver inizio con un'idea inconsistente, la proposizione che l'acqua è l'origine e il grembo materno di tutte le cose [...] la frase asserisce qualcosa sull'origine delle cose [...] lo fa in guisa immaginosa e senza favoleggiamenti; [...] benché unicamente allo stato larvale, in essa è racchiuso il pensiero: tutto è uno. Il motivo indicato per primo lascia Talete ancora in compagnia dei religiosi e dei superstiziosi; il secondo lo snida da questa compagnia e ci mostra in lui il naturalista, il terzo motivo fa però di Talete il primo filosofo greco. Se avesse detto: dall'acqua viene la terra, avremmo soltanto un'ipotesi scientifica, fallace ma difficilmente confutabile: egli però andò oltre lo scientifico.
 
Nella rappresentazione di quest'idea di unità mediante l'ipotesi dell'acqua, piuttosto che superato, Talete ha oltrepassato a dir poco d'un balzo il basso stadio delle cognizioni fisiche del tempo. Le manchevoli e disordinate osservazioni di tipo empirico che Talete aveva fatto sull'apparizione e sulle trasformazioni dell'acqua, o più esattamente dell'umido, avrebbero consentito ben poco o tanto meno consigliato una siffatta generalizzazione; ciò che condusse a questa fu un articolo di fede metafisico che ha la sua origine in una intuizione mistica e che incontriamo in tutte le filosofie insieme con i sempre rinnovati tentativi di esprimerlo meglio - la proposizione "tutto è uno" [...].
 
Talete diceva: "Non l'uomo, bensì l'acqua è la realtà delle cose". Egli comincia a credere nella [[natura]], nella misura almeno in cui crede nell'acqua. Come matematico e astronomo aveva acquisito una certa freddezza nei confronti di tutto quanto sia mitico e allegorico, e se non gli riuscì di disincantarsi fino alla pura astrazione "tutto è uno", restando inchiodato a un'espressione fisica, costituì tuttavia, per i greci del suo tempo, una sorprendente rarità [...] Quando Talete dice "tutto è acqua", con un sussulto l'uomo si solleva cessando il brancicare e il tortuoso strisciare, a mò dei vermi, proprio delle scienze particolari, presagisce la soluzione ultima delle cose e con questo divinamento supera la volgare angustia dei gradi inferiori di conoscenza».<ref>Nietzsche, ''La filosofia nell'età tragica dei Greci'', 3.</ref>}}
 
Per [[Werner Jaeger]], con la nozione presentata da Talete secondo la quale «Per la sua nozione che tutte le cose sono sorte dall'acqua, il filosofo rinuncia a ogni espressione mitico-allegorica. La sua acqua è una parte visibile del mondo empirico; ma il suo studio delle origini lo porta d'altro canto nelle vicinanze dei teologemi mitici, e anzi lo mette in concorrenza con essi. La sua teoria, che sembra puramente fisica, ha per lui anche (diremmo noi) un carattere metafisico, come appare dall'unica frase che di lui ci è tramandata, sempre che risalga effettivamente a lui: ''panta plere theon'' [πάντα πλήρη θεῶν], tutto è pieno di dei».<ref>Jaeger, ''La teologia dei primi pensatori greci'', pp. 32-33.</ref>
 
[[File:Emenauele Severino.jpg|upright=0.7|thumb|Emanuele Severino]]
Nell'interpretazione di [[Emanuele Severino]]
{{Citazione|l'"acqua" di cui parla Talete ''non'' è l'acqua sensibile in cui ci si bagna e che si beve: l'acqua sensibile - intesa cioè nel significato ordinario della parola - è infatti soltanto ''una'' delle molte e diverse cose dell'universo, e in quanto è soltanto ''una tra le molte'' non può essere ciò che vi è di ''identico in ognuna di esse'', e quindi non può nemmeno essere il principio unitario (l<nowiki>'</nowiki>''arché'') da cui tutte derivano. L'"acqua" si presenta in tal modo come una metafora che non riesce a sopportare il peso di ciò che essa intende esprimere.<br />Ponendo l'"acqua" come sostanza identica di tutte le cose, Talete mostra di non intenderla come una realtà particolare e sensibile (appunto perché "acqua" sono anche il sole, il cielo e tutte le altre cose che non hanno le caratteristiche dell'acqua sensibile). Il concetto di "acqua" non è pertanto in grado di contenere ciò che già Talete intende pensare mediante esso: pensa ciò che vi è di identico in ogni diverso, e questa identità la esprime con un termine che indica pur sempre - nonostante ogni intenzione contraria - una cosa diversa dalle altre e quindi particolare, limitata. ''Un diverso'' - ossia una cosa particolare e limitata che, in quanto tale, differisce dalle altre - ''non può essere ciò che vi è di identico in ogni diverso''».<ref>{{Cita|Severino|II, 2, 3, pp. 36-37.|titolo=La filosofia antica}}</ref> }}
 
[[File:Nicola Abbagnano.jpg|upright=0.7|thumb|left|Nicola Abbagnano]]
Per [[Nicola Abbagnano]]
{{Citazione|La filosofia presocratica, pur nella semplicità del suo tema speculativo e nella grossolanità materialistica di molte sue concezioni, ha acquisito per la prima volta alla speculazione la possibilità di intendere la natura come un mondo e ha messo a fondamento di questa possibilità la ''sostanza'', concepita come principio dell'essere e del divenire. Ora che queste conquiste riguardino esclusivamente il mondo fisico, è un fatto indubitabile; ma è altrettanto indubitabile che esse portano con sé, almeno implicitamente, altrettante conquiste che concernono il mondo proprio dell'uomo e la sua vita interiore. L'uomo non può rivolgersi all'indagine del mondo come ''oggettività'', senza venire in chiaro della sua soggettività; il riconoscimento del mondo come ''altro'' da sé è condizionato dal riconoscimento di sé come ''io''; e reciprocamente. L'uomo non può andare in cerca dell'''unità'' dei fenomeni esterni, se non sente il valore dell'unità nella sua vita e nei suoi rapporti con gli altri uomini. L'uomo non può riconoscere una sostanza che costituisca l'essere e il principio delle cose esterne se non in quanto riconosce altresì l'essere e la sostanza della sua esistenza singola o associata. La ricerca diretta al mondo oggettivo è sempre connessa con la ricerca diretta al mondo proprio dell'uomo [...] La tesi prospettata da critici moderni (in contrapposizione polemica a quella di Zeller, del puro carattere naturalistico della filosofia presocratica) di una ispirazione mistica di tale filosofia, ispirazione dalla quale essa avrebbe tratto la sua tendenza a considerare antropomorficamente l'universo fisico, si fonda su ravvicinamenti arbitrari che non hanno base storica [...] I filosofi presocratici hanno per la prima volta realizzato quella ''riduzione della natura all'oggettività'' che è la prima condizione di ogni considerazione scientifica della natura; e questa riduzione è esattamente l'opposto della confusione tra la natura e l'uomo, che è propria del [[misticismo]] antico».<ref>{{cita|Abbagnano|I, II, 7.|titolo=Storia della filosofia}}</ref>}}
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
=== Fonti ===
* {{cita libro|curatore=[[Giovanni Reale]]|titolo=I presocratici. Prima traduzione integrale con testi originali a fronte delle testimonianze e dei frammenti di [[Hermann Diels]] e [[Walther Kranz]]|città=Milano|editore=Bompiani|anno=2006|ISBN=|cid=Reale}}
* {{cita libro|curatore=[[Gabriele Giannantoni]]|titolo=I presocratici. Testimonianze e frammenti|città=Bari|editore=Laterza|anno=1969|ISBN=|cid=Giannantoni}}
* {{cita libro|autore=[[Giorgio Colli]]|titolo=La sapienza greca. Vol. II. Epinemide - Ferecide - Talete - Anassimandro - Anassimene - Onomacrito|città=Milano|editore=Adelphi|anno=1992|ISBN=|cid=Colli}}
* {{cita libro|autore=[[Hermann Diels]]|titolo=I Dossografi Greci|città=Padova|editore=CEDAM|anno=1961|ISBN=|cid=Diels}}
* {{cita libro|autore=[[Karl Otfried Müller]]|titolo=Fragmenta Historicum Graecorum (FHG)|città=|editore=Parisiis|anno=1848|ISBN=|cid=Mueller}}
* {{cita libro|autore=[[Felix Jacoby]]|titolo=Die Fragmente der griechischen Historiker (FGrHist)|città=|editore=Berlino|anno=1923|ISBN=|cid=Jacoby}}
* {{cita libro|autore=[[Diogene Laerzio]]|titolo=Vite e dottrine dei più celebri filosofi|città=Milano|editore=Bompiani|anno=2005|ISBN=88-452-3301-4|cid=Diogene Laerzio}}
 
* {{Cita libro
=== Studi ===
|titolo = La giovinezza. Ricordi
* {{cita libro|autore=[[Nicola Abbagnano]]|titolo=Storia della filosofia|città=Torino|editore=UTET|anno=1993| ISBN=88-7819-717-3|cid=Abbagnano}}
|autore = Francesco De Sanctis
* {{cita libro|autore=Benjamin Farrington|titolo=Storia della scienza greca|città=Milano|editore=Il Saggiatore|anno=1964|ISBN=|cid=Farrington}}
|wkautore =
* {{cita libro|autore=[[Theodor Gomperz]]|titolo=Pensatori greci|città=Firenze|editore=La Nuova Italia|anno=1962|ISBN=|cid=Gomperz}}
|curatore = Gennaro Savarese
* {{cita libro|autore=[[Georg Wilhelm Friedrich Hegel]]|titolo=Lezioni di storia della filosofia, vol. I|città=Firenze|editore=La Nuova Italia|anno=1932|ISBN=|cid=Hegel}}
|traduttore =
* {{cita libro|autore=[[Werner Jaeger]]|titolo=La teologia dei primi pensatori greci|città=Firenze|editore=La Nuova Italia|anno=1961|ISBN=|cid=}}
|illustratore =
* {{cita libro|autore=Werner Jaeger|titolo=Paideia. La formazione dell'uomo greco|città=Milano|editore=Bompiani|anno=2003|ISBN=88-452-9233-9|cid=}}
|altri =
* {{cita libro|autore=Renato Laurenti|titolo=Introduzione a Talete, Anassimandro, Anassimene|città=Bari|editore=Laterza|anno=1971|ISBN=|cid=Laurenti}}
|url = https://books.google.it/books?id=nk6I4zcyaVoC&pg=PA32&lpg=PA32&dq=abate+lorenzo+fazzini&source=bl&ots=GjhMD-dPUN&sig=ACfU3U2wJ6bFSPY3MscS-eHCiYX2Gg-qZA&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjMkKjfmKPiAhXK0KQKHd8nCnEQ6AEwEXoECA0QAQ#v=onepage&q=abate%20lorenzo%20fazzini&f=false
* {{cita libro|autore=[[Friedrich Nietzsche]]|titolo=La filosofia nell'età tragica dei Greci|città=Roma|editore=Adelphi|anno=1993|ISBN=88-7983-265-4|cid=Nietzsche}}
|via =
* {{cita libro|autore=Patricia F. O'Grady|titolo=Thales of Miletus. The Beginnings of Western Science and Philosophy|città=Aldershot|editore=Ashgate|anno=2002|ISBN=|cid=O'Grady}}
|editore = Guida editori
* {{cita libro|autore=[[Emanuele Severino]]|titolo=La filosofia antica|città=Milano|editore=Biblioteca Universale Rizzoli|annooriginale=1984|anno=1997|ISBN=88-17-11536-3|cid=Severino}}
|città = Napoli
* {{cita libro|autore=[[Eduard Zeller]]|titolo=La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico|città=Firenze|editore=La Nuova Italia|anno=1951|ISBN=|cid=Zeller}}
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*{{Cita libro
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*{{Cita pubblicazione
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* {{Cita pubblicazione
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* {{Cita pubblicazione
|titolo = Necrologia di Lorenzo Fazzini
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* {{Cita libro
|titolo = La cultura filosofica napoletana dell'Ottocento
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* Luigi Valpolicella, in De Tipaldo Emilio (a cura di): ''Biografie degli Italiani illustri nelle Scienze, Lettere ed Arti, del secolo XVIII, e de' contemporanei - Compilata da Letterati Italiani di ogni provincia'', Venezia, dalla Tipografia di Alvisopoli, 1841, Vol. 8.
* [[Alfredo Zazo]], ''L'istruzione pubblica e privata nel napoletano'' (1767-1860), Il Solco, Città di Castello, 1923, p.182. - ''Le scuole private unviersitarie a Napoli dal 1799 al 1860'', Napoli, ITEA, 1926.
* Gaetano Fazzini, ''Bibliografia degli elementi di fisica sperimentale...del sig. Puoillet voltati in italiano e annotati dal professore Gaetano Fazzini'', in ''Il lucifero'', anno II, pp. 22-23.
* [http://www.treccani.it/enciclopedia/lorenzo-fazzini_(Dizionario-Biografico) Dizionario biografico italiano Treccani].
* {{Cita libro
|titolo = Lorenzo Fazzini
|autore = Raffaele Santoro
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|editore = Vecchiarelli Editore
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* {{DBI|nome = |volume = |anno = |autore= Raffaele Santoro}}
* {{DBI
|nome = Fazzini, Gaetano Emanuele
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|autore = Giuseppe La Tosa
|anno = 1995
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}}
 
== Voci correlate ==
* [[SetteMichael sapienti greciFaraday]]
* [[AnassimandroFrancesco De Sanctis]]
*[[Interazione elettromagnetica]]
* [[Anassimene di Mileto]]
* [[Aneddoto della servetta trace]]
* [[Aneddoto dei frantoi di Talete]]
 
==Note==
== Altri progetti ==
<references />
{{interprogetto}}
{{VoceLibro|Aforisti Occidentali}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita pubblicazione|url=http://www.iep.utm.edu/t/thales.htm|titolo=Thales of Miletus|rivista=The Internet Encyclopedia of Philosophy|autore=Patricia O'Grady|lingua=en|ISSN=2161-0002}}
* {{cita web|http://web.tiscali.it/itcvieste/viestani/fazzini.htm|Pagina dedicata a Lorenzo Fazzini}}
* {{cita web|http://www.retegargano.it/index.php/notizie/cultura/item/25889|Vieste - LORENZO FAZZINI, IL PIU' FAMOSO DEI VIESTANI ILLUSTRI}}
 
{{Presocratici}}
{{Astronomia greca}}
{{vetrina|22|3|2007|Wikipedia:Vetrina/Segnalazioni/Talete|arg=filosofia|arg2=scienziati}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Antica Grecia|biografie|filosofia|fisica|matematica}}
 
[[Categoria:Aforisti greci antichi]]
[[Categoria:Astronomi greci antichi]]
[[Categoria:Matematici greci antichi]]
[[Categoria:Naturalisti (filosofia)]]
[[Categoria:Personaggi citati nella Divina Commedia (Inferno)]]
[[Categoria:Presocratici]]