Beatrice Cenci e Costantin (disambigua): differenze tra le pagine

(Differenze fra le pagine)
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Aedo89 (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
 
Nessun oggetto della modifica
 
Riga 1:
{{disambigua}}
{{nota disambigua|i diversi film incentrati sulla vita di Beatrice Cenci|[[Cenci]]}}
{{Bio
|Nome = Beatrice
|Cognome = Cenci
|Sesso = F
|LuogoNascita = Roma
|GiornoMeseNascita = 12 febbraio
|AnnoNascita = 1577
|LuogoMorte = Roma
|GiornoMeseMorte = 11 settembre
|AnnoMorte = 1599
|Categorie = no
|Immagine = Cenci.jpg
|Didascalia = Presunto ritratto di Beatrice attribuito a [[Guido Reni]], [[1599]]
|FineIncipit = fu una giovane [[Nobile|nobildonna]] romana giustiziata per [[parricidio]] e poi assurta al ruolo di eroina popolare
}}
 
==Biografia Aziende ==
* [[Costantin]] – azienda di prodotti petroliferi
Figlia<ref>Francesco ed Ersilia, nei ventuno anni di [[matrimonio]], ebbero dodici figli. Sette raggiunsero l'età adulta, cinque maschi e due femmine: Giacomo (nato nel [[1568]]), Cristoforo ([[1572]]), Antonina ([[1573]]), Rocco ([[1576]]), Beatrice ([[1577]]), Bernardo ([[1581]]), Paolo ([[1583]]).</ref> del [[conte]] [[Francesco Cenci]], uomo violento e dissoluto, e di Ersilia Santacroce, dopo la morte della madre, nel giugno del [[1584]], insieme con la sorella maggiore Antonina fu mandata, all'età di 7 anni presso le [[Monaca|monache]] [[Ordine francescano|francescane]] del [[Monastero]] di Santa Croce a Montecitorio.<ref>Mariano Armellini. ''Le chiese di Roma Dalle loro origini sino al secolo XVI''. Roma, Tipografia Editrice Romana, 1887, pag. 214.</ref> Ritornata in famiglia, all'età di quindici anni, vi trovò un ambiente quanto mai difficile e fu costretta a subire le angherie e le insidie del padre che, poco dopo, nel [[1593]], sposò, in seconde nozze, la [[vedova]] Lucrezia Petroni dalla quale non ebbe figli.
 
== Onomastica ==
===L'esilio a Petrella===
* '''[[Costantino (nome)|Costantino]]''' – nome proprio di persona maschile italiano
Francesco, oberato dai debiti, incarcerato e processato per delitti anche infamanti, condannato due volte per "colpe nefandissime" al versamento di somme rilevanti,<ref>Processato nel [[1594]] per [[sodomia]] nei confronti di un ragazzo, fu condannato al pagamento di centomila [[Scudo (moneta)|scudi]]. La rilevanza della somma può essere meglio apprezzata considerando che, dopo l'esecuzione capitale dei Cenci, il patrimonio familiare fu venduto all'asta per una cifra inferiore</ref> pur di non pagare la dote<ref>Suo malgrado Francesco, per esplicito intervento papale, era già stato costretto a pagare una cospicua dote per l'altra figlia Antonina, sorella maggiore di Beatrice, sposata nel [[1594]], grazie ai buoni uffici di [[Clemente VIII]], con Carlo Gabrielli, un [[nobile]] di [[Gubbio]].</ref> di Beatrice, volle impedirle di sposarsi, e decise nel [[1595]] di segregarla, insieme con la [[matrigna]] Lucrezia, a [[Petrella Salto]], in un piccolo [[castello]] del [[Cicolano]], chiamato ''la Rocca'', nel territorio del [[Regno di Napoli]], di proprietà della [[famiglia Colonna]]. In quella forzata prigionia crebbe il risentimento di Beatrice verso il padre. La ragazza tentò anche, con la complicità dei [[domestico|domestici]], di inviare richieste di aiuto ai familiari ed ai fratelli maggiori ma senza alcun risultato. Una delle lettere arrivò, anzi, nelle mani del conte provocandone la dura reazione: Beatrice fu brutalmente percossa.
 
== Persone ==
Nel [[1597]] Francesco, malato di [[Rogna (malattia)|rogna]] e di [[Gotta (malattia)|gotta]], anche per fuggire alle richieste pressanti dei [[Creditore|creditori]], si ritirò a Petrella, portando con sé i figli minori Bernardo e Paolo, e le condizioni di vita delle due donne divennero ancora peggiori.
* '''[[Costantino I]]''' – imperatore romano
 
* '''[[Julien Noël Costantin]]''' (1857-1936) – botanico e micologo francese
===L'omicidio===
Si dice che, esasperata dalle violenze e dagli [[Abuso sessuale|abusi]] paterni, Beatrice giungesse alla decisione di organizzare l'[[omicidio]] di Francesco con la complicità della [[matrigna]] Lucrezia, i fratelli Giacomo e Bernardo, il castellano Olimpio Calvetti<ref>Olimpio Calvetti, sposato con Plautilla Gasparini e padre di Prospero e Vittoria, era l'uomo di fiducia della famiglia Colonna per i [[Feudo|feudi]] della Valle del Salto. Alto e prestante, divenne confidente e probabilmente amante di Beatrice.</ref> ed il [[maniscalco]] Marzio da Fioran detto ''il Catalano''.
 
Per due volte il tentativo fallì: la prima volta si cercò di sopprimerlo con il [[veleno]], la seconda con una imboscata di [[Brigante|briganti]] locali. La terza, stordito dall'[[oppio]] fornito da Giacomo e mescolato ad una bevanda, fu assalito nel sonno: Marzio gli spezzò le gambe con un [[matterello]], Olimpio lo finì colpendolo al [[cranio]] ed alla [[Gola (anatomia)|gola]] con un chiodo ed un martello. Per nascondere il delitto i congiurati tentarono di simulare una morte accidentale per caduta: fu aperto un foro nelle assi marce di un [[ballatoio]] tentando di infilarci il cadavere. La cosa non riuscì: il foro era troppo piccolo. Decisero allora di gettarlo dalla [[balaustra]].
Il [[9 settembre]] [[1598]] il corpo di Francesco fu trovato in un [[Orto (agricoltura)|orto]] ai piedi della Rocca di Petrella. Dopo le [[esequie]] il conte fu [[Sepoltura|sepolto]] in fretta nella locale [[Chiesa (architettura)|chiesa]] di Santa Maria. I familiari, che non parteciparono alle cerimonie funebri, lasciarono il castello e tornarono a Roma nella dimora di famiglia, Palazzo Cenci, nei pressi del [[Ghetto di Roma|Ghetto]].
 
[[Immagine:Beatrice cenci prison.jpg|thumb|220px|left|Beatrice Cenci in prigione. Quadro di Achille Leonardi, [[secolo XIX]]]]
 
===Le indagini===
Inizialmente non furono svolte indagini ma voci e sospetti, alimentati dalla fama sinistra del conte e dagli odi che aveva suscitato nei suoi congiunti, indussero le autorità ad indagare sul reale svolgimento dei fatti.
 
Dopo le prime due inchieste, la prima voluta dal [[feudatario]] di Petrella il [[duca]] Marzio Colonna, la seconda ordinata dal [[viceré]] del [[Regno di Napoli]] Don Enrico di Gusman, [[conte]] di Olivares, lo stesso pontefice [[Papa Clemente VIII|Clemente VIII]] volle intervenire nella vicenda.
 
La salma fu riesumata e le [[ferita|ferite]] furono attentamente esaminate da un [[medico]] e due [[chirurgo|chirurghi]] che esclusero la caduta come possibile causa delle lesioni. Fu anche interrogata una lavandaia: Beatrice le aveva chiesto di lavare lenzuola intrise di sangue dicendole che le macchie erano dovute alle sue [[Mestruazione|mestruazioni]] ma la giustificazione, dichiarò la donna, non le sembrò verosimile. Insospettì gli inquirenti, inoltre, l'assenza di sangue nel luogo ove il cadavere era stato rinvenuto.
 
I congiurati vennero scoperti ed imprigionati. Calvetti, minacciato di ''[[Tortura|tormenti]]'', rivelò il complotto. Riuscito a fuggire fu poi fatto uccidere da un conoscente dei Cenci, [[Monsignore|monsignor]] Mario Guerra, per impedirne ulteriori [[Testimonianza|testimonianze]]. Anche Marzio da Fioran, sottoposto a tortura, confessò ma, messo a confronto con Beatrice, ritrattò e morì poco dopo per le ferite subite. Giacomo e Bernardo confessarono anch'essi. Beatrice inizialmente negò ostinatamente ogni coinvolgimento indicando Olimpio come unico colpevole, ma la tortura<ref>I nobili non erano di regola sottoposti a tortura. Clemente VIII volle privare i Cenci di tale privilegio e dispose, con il ''motu proprio'' ''"Quemadmodum paterna clementia"'' del [[15 agosto]] [[1599]], che anch'essi fossero torturati al pari degli altri accusati.</ref> della corda<ref>La tortura della corda consisteva nel sollevare l'imputato per le mani, precedentemente legate dietro la schiena, con una fune fatta passare per una carrucola appesa al soffitto (vedi Grazia Ambrosio: ''L'acqua e il fuoco prove della verità'' in Storia Illustrata, numero 232, marzo 1977, pagina 28, Editore Arnoldo Mondadori). L'infelice rimaneva sospeso a mezz'aria per il tempo necessario a recitare un'orazione. Il dolore era pressoché insostenibile e tale da indurre a rapide confessioni anche i più ostinati.</ref> ne vinse ogni resistenza e finì per ammettere il delitto.
 
Acquisite le prove, i due fratelli Bernardo e Giacomo furono rinchiusi nel carcere di Tordinona,<ref>Il carcere di Tordinona (toponimo derivato dalla corruzione di Torre d'Annona), di cui non rimangono tracce, si trovava nei pressi di [[Ponte Sant'Angelo]], [[Ponte (rione di Roma)|Rione V - Ponte]]. L'edificio fu trasformato nell'omonimo teatro, nel [[1669]], con il permesso di [[papa Clemente IX]] (vedi Sergio Delli, ''Le strade di Roma'', Newton Compton Editori, III edizione, 1988, pag. 910 e seguenti).</ref> Beatrice e Lucrezia in quello di Corte Savella.<ref>Del carcere di Corte Savella, ormai demolito, rimane qualche manufatto, incorporato in un edificio del [[XVIII secolo]], in via di Monserrato, allo sbocco con Piazza di Santa Caterina della Rota, [[Regola (rione di Roma)|Rione VII - Regola]] (vedi Touring Club Italiano, ''Guida di Roma'', VIII edizione, 1993, pag 368). Sull'altro lato della medesima via, sulle mura del Collegio Inglese, una lapide posta dal Comune nel [[1999]], quarto centenario della morte, ricorda che in quel luogo si ergeva Corte Savella onde fu prelevata per l'esecuzione Beatrice, definita "vittima esemplare di una giustizia ingiusta". Altri resti, alcune finestrelle con inferriate, si troverebbero anche nell'adiacente via dei Cappellari, all'interno di un cortiletto, peraltro di difficile accesso (vedi Georgina Masson, Guida di Roma, edizione Oscar Mondadori, 1973, pag. 148). È necessario ricordare che ambedue gli edifici, Tordinona e Corte Savella, vennero sostituiti dalle Carceri Nuove di [[via Giulia]], volute da [[papa Innocenzo X]] e terminate di costruire nel [[1655]].</ref>
 
[[Immagine:Farinacci, Prospero (1554-1618) - da Crasso 1666.JPG|thumb|140px|left|Prospero Farinacci, difensore di Beatrice. Da Crasso, ''Ritratti d'huomini letterati'', [[1666]]]]
 
===Il processo===
Il [[Processo (diritto)|processo]] fu affidato al [[giudice]] Ulisse Moscato ed ebbe un grande seguito pubblico. Nel [[dibattimento]] si affrontarono due tra i più grandi [[Avvocato|avvocati]] dell'epoca: l'[[Alatri|alatrese]] [[Pompeo Molella]] per l'accusa e [[Prospero Farinacci]] per la difesa. Farinacci, nel tentativo di alleggerire la posizione della giovane, accusò Francesco di aver [[stupro|stuprato]] la figlia. Ma Beatrice nelle sue deposizioni non volle mai confermare l'affermazione del difensore. Alla fine prevalsero le tesi accusatorie di Molella e gli imputati superstiti vennero tutti giudicati colpevoli e [[Condanna a morte|condannati a morte]]. Si noti che il processo fu funestato da alcuni vizi [[procedura]]li, a danno dei Cenci, tra i quali quello di impedire all'avvocato difensore la pronuncia della sua arringa conclusiva ammettendolo in aula solo a sentenza emessa.
 
[[Cardinale|Cardinali]] e difensori inoltrarono richieste di clemenza al pontefice ma Clemente VIII, preoccupato per i numerosi e ripetuti episodi di violenza verificatisi nel territorio dello stato, volle dare un severo ammonimento<ref>Qualche mese dopo, il [[17 febbraio]] [[1600]], lo stesso pontefice Clemente XII condannò al rogo, in [[Campo de' Fiori]] a Roma, il filosofo [[Giordano Bruno]] quale "eretico impenitente".</ref> e le respinse: Beatrice e Lucrezia, furono condannate alla [[decapitazione]], Giacomo allo [[squartamento]]. Solo per Bernardo il pontefice acconsentì alla commutazione della pena.
 
Bernardo, il fratello minore di soli diciotto anni, pur non avendo partecipato attivamente all'omicidio, era stato anch'esso condannato per non aver denunciato il complotto ma, per la sua giovane età, ebbe risparmiata la vita: gli fu imposta la pena dei ''remi perpetui'', cioè [[Remo (attrezzo)|remare]] per tutta la vita sulle [[Galera (nave)|galere]] pontificie, e fu obbligato, inoltre, ad assistere all'esecuzione dei congiunti legato a una sedia. In aggiunta, la notizia della commutazione della pena gli fu deliberatamente nascosta e comunicata solo poche ore prima della scampata esecuzione.
Solo alcuni anni più tardi, dopo il pagamento di una grossa somma di denaro, riottenne la libertà.
 
[[Immagine:Castel Sant'Angelo Front Oct 2006.jpg|thumb|220px|left|Castel Sant'Angelo: luogo dell'esecuzione]]
 
===L'esecuzione===
L'esecuzione di Beatrice, della matrigna e del fratello maggiore avvenne la mattina dell'[[11 settembre]] [[1599]] nella piazza di [[Castel Sant'Angelo (monumento)|Castel Sant'Angelo]] gremita di folla. Tra i presenti anche [[Michelangelo Merisi da Caravaggio|Caravaggio]] insieme con il [[pittore]] [[Orazio Gentileschi]] e la figlioletta, anch'essa futura pittrice, [[Artemisia Gentileschi|Artemisia]]. La giornata molto [[Afa (meteorologia)|afosa]] e la calca provocarono la morte di alcuni spettatori; qualcun altro cadde ed [[Annegamento|annegò]] nel [[Tevere]].
La decapitazione delle due donne fu eseguita con la [[Spada (arma)|spada]]<ref>Alla fine dell'[[XIX secolo|Ottocento]], durante i lavori di scavo per la costruzione degli [[argine|argini]] del [[Tevere]], sul greto del fiume, in corrispondenza del palco delle esecuzioni, fu rinvenuta una "spada di giustizia" del [[XVI secolo]]. L'arma è ora custodita nel [[Museo criminologico MUCRI|Museo criminologico di Roma]]. Secondo quanto è riportato nel sito del museo, l'arma potrebbe essere quella utilizzata per decapitare le due donne. Vedi Collegamenti esterni.</ref>. La prima ad essere uccisa fu Lucrezia, seguì poi Beatrice ed infine Giacomo: seviziato durante il tragitto con [[Tenaglia|tenaglie]] roventi, [[Mazzolatura|mazzolato]] e infine [[Squartamento|squartato]].
 
Alcuni dettagli relativi ai momenti cruciali dell'esecuzione sono contenuti nelle "[http://www.liberliber.it/biblioteca/m/mastro_titta_il_boia_di_roma_memorie_di_un_carnefice_scr_etc/index.htm Memorie romanzate di Giambattista Bugatti]" detto ''Mastro Titta'', [[boia]] dello [[Stato Pontificio]] dal [[1796]] al [[1864]]. Nel testo si fa riferimento ad una non meglio precisata ''Relazione del supplizio dei Cenci'', dalla quale emergerebbe che, con riferimento a Lucrezia Petroni, "''Non sapendo come dovesse accomodarsi domandò ad Alessandro primo boia cosa avesse da fare, e dicendole che cavalcasse la tavoletta del ceppo e si stendesse sopra di quella, nel che fare per la mole del corpo, ma più per la vergogna durò grandissima fatica, ma molto maggiore fu quella di accomodarsi con il collo sotto la mannaia, perché aveva il petto tanto rilevato che non poteva arrivare a porre la gola sopra quel legnetto in cui cade il ferro della mannaia, a cagione che, non essendo la tavoletta più larga di un palmo, non era capace per l’appoggio delle mammelle"''.
 
Con riferimento agli ultimi attimi di vita di Beatrice, un altro testo [[XIX secolo|ottocentesco]], in conformità a quanto risulta dalla fonte citata in precedenza (probabilmente attingendo al resoconto contenuto nella Relazione), riporta gli episodi successivi all'esecuzione di Lucrezia Petroni, inseriti nel rituale che accompagna Beatrice Cenci verso il palco dell'esecuzione. V'è da notare che ci furono vari tentativi di alterare il corso degli eventi mediante tumulti e risse, segno di una profonda disapprovazione popolare nei confronti della sentenza di morte ratificata dal papa Clemente VIII.
 
{{quote|Vennero frattanto altre soldatesche dal lato di Castel S. Angiolo, ed aumentata la forza armata intorno al patibolo, si prosegui il corso della giustizia, quando si vide un poco calmato il tumulto deila folla.
 
Beatrice genuflessa nella cappella era talmente assorta nella sua preghiera che non fece attenzione al rumore ed alle grida; soltanto si riscosse quando lo stendardo entrò nella cappella per precederla al supplizio. Si alzò, e con la vivacità di una sorpresa domandò: — La mia signora madre è veramente morta? — Le fu risposto affermativamente, ed ella gettatasi ai piedi del Crocifisso pregò con fervore per l'anima di lei. Poi parlò ad alta voce e lunga pezza col Crocifisso dicendo cose troppo non connesse, e finì con esclamare: — Signore tu mi chiami ed io di buona voglia ti seguo, perché so di meritare la tua misericordia.
Si accostò al fratello, lo baciò in fronte, e con un sorriso d'amore gli disse: — Non ti accorare per me, saremo felici in cielo, poiché ti ho perdonato.
 
Giacomo svenne. La sorella, volgendosi agli sgherri: - andiamo - disse, e franca si avanzava alla porta , ma il carnefice le si fece avanti con una corda, e pareva che temesse di avvolgere con essa quel corpo. [...]
 
Appena Lo stendardo uscì dalla cappella, e che la meschina accompagnata da due cappuccini arrivò al pié del palco, un subito silenzio fece credere deserto quel luogo per lo avanti sì rumoroso. Tutti volevano sentire se articolava qualche parola, e con gli occhi a lei rivolti, e con bocche aperte pareva che pendesse dalle di lei labbra la loro esistenza.
 
Beatrice al pie' del palco, baciò il Crocifisso, fu benedetta dal frate; e lasciate le pianelle, salita destramente la scala, lentissima arrivò al fatale ceppo, niuno si avvide della pronta mossa che gli fece scavalcare la panca che aveva cagionato tanto ribrezzo alla Petroni; si collocò perfettamente da se inibendo con uno sguardo fiero al carnefice di toccarla per levarle il velo dal collo, che da se stessa gettò sul tavolato. Ad alta voce invocava Gasù e Maria attendendo il colpo fatale, passò però in questa orribile situazione alcuni isianti, perché il carnefice intimorito si trovò impacciato a vibrarle la mannaia. Un grido universale lo imprecava, ma frattanto il capo della vergine fu mostrato staccato dal busto, ed il corpo s'agitò con violenza. Il misero Bernardo Cenci costretto ad esser testimone del supplizio di sua sorella cadde svenuto, e per lunga mezz'ora non poté essere richiamato ai sensi.
 
La testa di Beatrice fu involta in un velo come quella della matrigna, e posta in lato del palco; il corpo nel calarlo cadde in terra con gran colpo, perché si sciolse dalla corda [...]".|''Beatrice Cenci, Romana storia del secolo XVI", Roma, 1849}}
 
[[Immagine:FaldaMontorio.jpg|thumb|180px|right|San Pietro in Montorio in una stampa di [[Giovanni Battista Falda]], [[1670]] circa]]
Il corpo della giovane, come lei stessa aveva richiesto prima di morire, fu sepolto in un loculo davanti all'[[altare]] maggiore di [[San Pietro in Montorio]], sotto una [[lapide]] priva di nome, secondo le norme prevista per i giustiziati.
 
==La confisca dei beni==
Dopo l'esecuzione, le proprietà della famiglia Cenci furono [[Confisca amministrativa|confiscate]] dalla [[Camera Apostolica]] e vendute all'[[Asta (finanza)|asta]] per 91 000 [[Scudo (moneta)|scudi]], cifra assolutamente inferiore al loro valore reale. La maggior parte dei beni, tra i quali la grande tenuta di [[Torrenova (zona di Roma)|Torrenova]], settemila [[Ettaro|ettari]] ed un castello nell'[[Agro Romano]], fu acquistata da Gian Francesco Aldobrandini, nipote del papa.
Il procedimento innescò una lunga serie di cause legali promosse dai superstiti della famiglia con parziali restituzioni di beni. La confisca, inoltre, rese vane le [[Testamento|disposizioni testamentarie]] di Beatrice che aveva deciso consistenti [[lascito|lasciti]] in favore di varie istituzioni religiose.
 
==La profanazione della tomba==
Nel [[1798]], durante la [[Repubblica Romana (1798-1799)|Prima Repubblica Romana]], i soldati [[Francia|francesi]], che
avevano occupato la città al comando del [[generale]] [[Louis Alexandre Berthier|Berthier]], si abbandonarono a [[razzie]] e [[requisizioni]]: anche le tombe furono violate per impossessarsi del [[piombo]] delle casse.
Secondo la testimonianza del [[pittore]] [[Vincenzo Camuccini]],<ref>Fonte: Gustavo Brigante Colonna ed Emilio Chiorandi, opera citata in Bibliografia.</ref> che assistette all'episodio mentre lavorava al [[restauro]] della [[La trasfigurazione (Raffaello)|Trasfigurazione]] di [[Raffaello Sanzio|Raffaello]], alcuni soldati, guidati da uno [[Scultura|scultore]] loro connazionale, entrati nella chiesa di San Pietro in Montorio, iniziarono a spaccare le lastre dei sepolcri poste sul pavimento. Uno di loro aprì la cassa di Beatrice e s'impossessò del vassoio d'[[argento]] sul quale era stata deposta la testa della giovane. Lo scultore, preso il [[teschio]], incurante delle proteste di Camuccini, si allontanò lanciandolo in aria per gioco.
 
==La leggenda di Beatrice==
===Il ricordo nell'[[Arte]]===
[[Immagine:Hosmer Beatrice Cenci.jpg|thumb|240px|right|Statua di Beatrice Cenci di [[Harriet Goodhue Hosmer]], [[1857]]]]
Le vicende della famiglia Cenci, e di Beatrice in particolare, non potevano non suscitare interesse, sentimenti di partecipazione sincera e commozione, ma anche curiosità morbosa, sia tra gli strati popolari sia tra gli artisti. Gli ingredienti c'erano tutti: la bellezza e giovinezza di Beatrice, il cupo ambiente familiare, le passioni torbide del padre, l'[[incesto]], la vendetta dei fratelli, l'[[espiazione]] ed il supplizio finale.
 
Per tali motivi, gli artisti delle arti figurative come di quelle letterarie, particolarmente in [[Romanticismo|epoca romantica]], trovarono numerosi elementi di ispirazione per le loro opere. Un presunto ritratto di Beatrice, attribuito a [[Guido Reni]] o ai suoi allievi, forse [[Elisabetta Sirani]], è conservato nella [[Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo Barberini]], in Roma. Tra quelle letterarie possiamo citare:
* ''The Cenci'', [[tragedia]] di [[Percy Bysshe Shelley]], scritta e conclusa a Roma nel maggio [[1819]].
* ''Les Cenci'', [[racconto]] di [[Stendhal]], inserito nelle ''Chroniques Italiennes'', [[1829]].
* ''Beatrix Cenci'', tragedia di [[Astolphe de Custine]], [[1833]].
* ''Beatrix Cenci'', tragedia in versi del poeta polacco [[Juliusz Słowacki]], [[1839]].
* ''Beatrice Cenci'', racconto di [[Francesco Domenico Guerrazzi]], [[1854]].
* ''Les crimes celebres: Les Borgia; La marquise de Ganges; Les Cenci'', serie di racconti di [[Alexandre Dumas (padre)]], [[1856]].
* ''Nemesis'', tragedia di [[Alfred Nobel]], [[1896]].
* "Beatrice Cenci", di [[Corrado Ricci]], 1923, 2 volumi.
* ''Les Cenci'', tragedia di [[Antonin Artaud]], [[1935]].
* ''Beatrice Cenci'', tragedia di [[Alberto Moravia]], pubblicata su "[[Botteghe Oscure (rivista)|Botteghe Oscure]]" nel [[1955]].
* ''A tale for midnight'', [[novella]] di [[Fredrich Prokosch]], 1955.
* ''Beatrice Cenci'', tragedia storica in cinque atti di Umbero Liberatore. Milano, M. Gastaldi, [[1957]].
* ''Si accende il giorno: la tragedia di Beatrice Cenci'', racconto di Domenico Di Cesare, [[2006]].
 
===Musica===
Tra le opere musicali ricordiamo:
* ''Beatrice Cenci'', [[Opera lirica|opera]] in tre atti del [[compositore]] [[Trieste|triestino]] Giuseppe Rota su libretto di Davide Rabbeno. Prima esecuzione il [[14 febbraio]] [[1863]] al [[Teatro Regio (Parma)|Teatro Regio]] di [[Parma]].
* ''Beatrice Cenci''. Tragedia in tre atti di Vittorio Viviani. Riduzione per canto e pianoforte di Renato Parodi. Milano, Suvini Zerboni, [[1942]].
* ''Beatrice Cenci'', [[Opera lirica|opera]] in tre atti del [[compositore]] [[Novara|novarese]] [[Luigi Sante Colonna]]. Prima Esecuzione [[1948]].
* ''The Cenci'', [[dramma]] musicale in otto scene del compositore [[Gran Bretagna|inglese]] [[Havergal Brian]] del [[1951]]-[[1952|52]], derivato dalla tragedia di Shelley.
* ''Beatrix Cenci'', opera in due atti del compositore [[Argentina|argentino]] [[Alberto Ginastera]], su libretto di William Shand ed Alberto Girri. Prima esecuzione il [[10 settembre]] [[1971]] al Kennedy Center di [[Washington (distretto di Columbia)|Washington]].
* ''Beatrice Cenci'', opera in tre atti del compositore [[Germania|tedesco]] [[Berthold Goldschmidt]], su libretto di Martin Esslin. Prima esecuzione il [[30 agosto]] [[1994]] alla Philharmonie di [[Berlino]].
* ''Beatrice Chancy'', opera da [[musica da camera|camera]] in due atti del [[1999]], composta dal musicista [[Canada|canadese]] [[James Rolfe]], su libretto di George Elliot Clarke. La vicenda, ispirata alla tragedia di Shelley, è ambientata nella [[Nuova Scozia]] del [[XIX secolo]], negli ultimi giorni della [[schiavitù]].
* ''Beatrice Cenci'', dramma originale in musica in due atti di Alessandro Londei e Brunella Caronti. Prima esecuzione a Roma in occasione dell'[[Estate romana]] 2006.
 
=== Cinema ===
Nel [[XX secolo|Novecento]] è l'[[Cinema|arte cinematografica]], [[arte]] popolare per eccellenza, ad interessarsi della figura di Beatrice con numerose trasposizioni cinematografiche:
* ''[[Beatrice Cenci (film 1909)|Beatrice Cenci]]'', di [[Mario Caserini]] ([[1909]])
* ''[[Beatrice Cenci (film 1910)|Beatrice Cenci]]'', di [[Ugo Falena]] ([[1910]])
* ''[[Beatrice Cenci (film 1913)|Beatrice Cenci]]'', di [[Baldassarre Negroni]] ([[1913]])
* ''[[Beatrice Cenci (film 1926)|Beatrice Cenci]]'', di Baldassarre Negroni ([[1926]])
* ''[[Beatrice Cenci (film 1941)|Beatrice Cenci]]'', di [[Guido Brignone]] ([[1941]])
* ''[[Beatrice Cenci (film 1956)|Beatrice Cenci]]'', di [[Riccardo Freda]] ([[1956]])
* ''[[Beatrice Cenci (film 1969)|Beatrice Cenci]]'', di [[Lucio Fulci]] ([[1969]])
* ''[[Caravaggio (miniserie televisiva)|Caravaggio]]'' di [[Angelo Longoni]] ([[2007]]), dove compare l'episodio di Beatrice, in particolare la sua condanna a morte, che influenzerà molto la vita del [[Michelangelo Merisi da Caravaggio|protagonista]].
 
===Il ricordo nei luoghi e nelle tradizioni popolari===
Nel comune di [[Cappadocia (Italia)|Cappadocia]], [[provincia dell'Aquila]], nella frazione di [[Petrella Liri]] (da non confondere con [[Petrella Salto]], teatro effettivo del [[parricidio]]), si trovano le ''Grotte di Beatrice Cenci'', formate dalle acque del [[fiume]] [[Imele]].
 
Ogni anno, nell'anniversario della morte della giovane, per volontà del [[principe]] Cenci Bolognetti, discendente della famiglia Cenci, viene celebrata una [[messa]] nella [[Chiesa di Gesù e Maria (Roma)|chiesa di Gesù e Maria]] in [[via del Corso (Roma)|via del Corso]] a [[Roma]].
 
Nella notte dell'anniversario dell'esecuzione, l'[[11 settembre]], è invalsa la credenza di vedere la figura di Beatrice, che tiene in mano la testa recisa, aleggiare sul luogo in cui fu [[Decapitazione|decapitata]].
 
==Note==
<references/>
 
==Bibliografia==
<!-- Inserire i libri in ordine alfabetico per COGNOME dell'autore, grazie! -->
* Antonelli, Lamberto. ''Beatrice Cenci: cronaca di un tragedia''. Roma, Aracne, 2002. ISBN 88-7999-343-7.
* [[Corrado Augias|Augias, Corrado]]. ''I segreti di Roma. Storie, luoghi e personaggi di una capitale''. [[Milano]], [[Arnoldo Mondadori Editore]], 2005. ISBN 978-88-04-56641-0.
* Bevilacqua, Mario e Mori, Elisabetta (a cura di). ''Beatrice Cenci: la storia, il mito''. Roma, Fondazione [[Marco Besso]] - Viella, 1999. ISBN 88-8334-010-8.
* Brigante Colonna, Gustavo e Chiorando, Emilio. ''Il processo dei Cenci, 1599''. Milano, Mondadori, 1934.
* De Blasi, Jolanda. ''Il processo a Beatrice Cenci''. Mensile ''Historia'', numero 72, novembre 1963, pp. 34-39, [[Cino Del Duca|Cino del Duca Editore]].
* Di Cesare, Domenico. ''Si accende il giorno: la tragedia di Beatrice Cenci''. [[Rieti]], Hòbo editore, 2006. ISBN 88-902623-0-3.
* Di Sivo, Michele (a cura di). ''I Cenci. Nobiltà di sangue''. Roma, Fondazione Marco Besso - Colombo, 2002. ISBN 88-86359-45-4.
* Gatto Trocchi, Cecilia. ''Leggende e racconti popolari di Roma. Miti, storie e misteri di una città rivisitati dalla fantasia popolare: personaggi fantastici e bizzarri dalla papessa Giovanna a Beatrice Cenci, da Lucrezia Borgia al Marchese del Grillo''. Roma, [[Newton & Compton]], 2002. ISBN 88-8289-736-2.
* Ranieri, Ilario. ''Beatrice Cenci secondo i costituti del suo processo: storia di una leggenda''. [[Siena]], Tipografia S. Bernardino, 1909.
* Rendina, Claudio. ''Storie della città di Roma: leggende, cronache, racconti di amore e delitti, intrighi e pubbliche virtu...'' Pagine 244 e seguenti. Roma, Newton & Compton, 2005. ISBN 88-541-0392-6.
* [[Corrado Ricci|Ricci, Corrado]]. ''Beatrice Cenci'' (2 volumi: ''Il parricidio'', ''Il supplizio''). Milano, [[Treves]], 1923.
* Valentini, Norberto. ''Beatrice Cenci: un intrigo del Cinquecento''. Milano, [[Edilio Rusconi|Rusconi]], 1981.
 
===Testi disponibili ''online''===
<!-- Inserire solo testi disponibili in "visualizzazione completa" -->
* [http://books.google.it/books?id=0MwNAAAAYAAJ&printsec=frontcover&dq=beatrice+cenci+storia&cd=4#v=onepage&q&f=false ''Beatrice Cenci romana. Storia del secolo XVI''] di Agostino Demollo, Roma, Tipografia Rocchetti, Seconda edizione, 1849. Google libri.
* [http://books.google.it/books?id=KyUIAAAAQAAJ&printsec=frontcover&dq=beatrice+cenci+storia&cd=1#v=onepage&q&f=false ''Storia di Beatrice Cenci e de' suoi tempi''] di Carlo Tito Dalbono, Napoli, Stabilimento tipografico Gaetano Nobile, 1864. Google libri.
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Beatrice Cenci}}
 
== Collegamenti esterni ==
* [http://www.romecity.it/Beatricecenci.htm La storia di Beatrice Cenci]
* [http://www.belsito.it/Roma/Terme/leggende/cenci.html ''La Bbella Cenci'' di [[Giggi Zanazzo]]]
* [http://www.museocriminologico.it/cenci.htm Museo criminologico del Ministero di Giustizia: Il supplizio di Beatrice Cenci]
* [http://www.museocriminologico.it/spada.htm Museo criminologico del Ministero di Giustizia: La spada di giustizia]
* [http://www.comune.petrellasalto.ri.it Comune di Petrella Salto: Il luogo dell'omicidio, con un'accurata ricostruzione della vicenda e notizie sui personaggi coinvolti]
{{Portale|biografie|Donne nella storia|Roma|Storia}}
 
[[Categoria:Personalità legate a Roma]]
[[Categoria:Persone giustiziate per decapitazione]]
[[Categoria:Violenza contro le donne]]
 
[[da:Beatrice Cenci]]
[[de:Beatrice Cenci]]
[[en:Beatrice Cenci]]
[[eo:Beatrice Cenci]]
[[es:Beatrice Cenci]]
[[fr:Beatrice Cenci]]
[[ja:ベアトリーチェ・チェンチ]]
[[ko:베아트리체 첸치]]
[[nl:Cenci]]
[[ru:Ченчи, Беатриче]]
[[sv:Beatrice Cenci]]