Robert Walser e Categoria:Pane turco: differenze tra le pagine

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{{F|scrittori svizzeri|arg2=poeti svizzeri|maggio 2019}}
{{Bio
|Nome = Robert
|Cognome = Walser
|Sesso = M
|LuogoNascita = Bienne / Biel
|GiornoMeseNascita = 15 aprile
|AnnoNascita = 1878
|LuogoMorte = Herisau
|GiornoMeseMorte = 25 dicembre
|AnnoMorte = 1956
|Attività = poeta
|Attività2 = scrittore
|Nazionalità = svizzero
|PostNazionalità = di [[lingua tedesca]]
|Immagine = Robert walser 1890er.jpg
}}
 
== Biografia ==
Con i connazionali [[Max Frisch]] e [[Friedrich Dürrenmatt]], Robert Walser (1878-1956) completa il trittico dei maggiori scrittori svizzeri di lingua tedesca del Novecento. Fratello del pittore [[Karl Walser]] e per lungo tempo in ombra rispetto a quest’ultimo, Robert a partire dal dagli anni Settanta è stato appassionatamente letto e studiato. La peculiare modalità di scrittura letteraria da lui adottata, ossia la cosiddetta tecnica ‘micrografica’, nonché il fatto di essere stato ammirato da Franz Kafka hanno incuriosito la critica ed il vasto pubblico, dando origine ad una sorta di ‘leggenda’ Walser, elemento che talvolta ha precluso una considerazione attenta degli aspetti propriamente testuali della sua produzione. Le continue oscillazioni tra ingenuità ed ambiguità conferiscono alla scrittura walseriana un tono inconfondibile che diventa cifra della modernità.
 
=== 1878-1897 ===
Robert Walser nacque il 15 aprile 1878 a [[Bienne]]/ [[Biel]], cittadina del Cantone di Berna collocata sul confine linguistico tra la regione germanofona e quella francofona della Confederazione Elvetica <ref> Sulla biografia di Walser si può vedere, in italiano, Catherine Sauvat, ''Robert Walser. Una biografia'' (1989), Lugano, ADV 2009, e in tedesco Bernhard Echte, ''Robert Walser. Sein Leben in Bildern und Texten'', Frankfurt a. M., Suhrkamp 2008 </ref> . Il padre era titolare di una cartoleria che permetteva alla famiglia una vita alquanto modesta e la madre, talora soggetta a crisi malinconiche a carattere depressivo, si spense già nel 1894. Penultimo di otto figli, dei quali maggiore era appunto il noto pittore, illustratore e scenografo[[Karl Walser]], Robert per motivi economici interruppe gli studi superiori per seguire, dal 1892, un apprendistato bancario. Ancora bambino, si entusiasmò per il teatro, mostrando una spiccata predilezione per ''[[I masnadieri (Schiller)|I masnadieri]]'' di [[Friedrich Schiller]].
Dal [[1892]] al [[1895]] lavorò come praticante presso la Bernische Kantonalbank di [[Bienne]], subito dopo fu per un breve periodo a [[Basilea]]. Nel 1895 si trasferì a [[Stoccarda]] presso il fratello Karl, per lavorare come impiegato in un ufficio della [[Deutsche Verlaganstalt]+ e alla [[Cotta'ssche Verlagsbuchhandlung]]; tentò inoltre, senza successo, di diventare un attore. Da Stoccarda tornò a piedi in Svizzera, per stabilirsi a Zurigo, dove lavorò come impiegato in maniera saltuaria in vari uffici; fu uno dei primi scrittori tedeschi ad introdurre nella letteratura la vita dei lavoratori salariati.
 
=== 1898-1904 ===
Al periodo zurighese risale la sua prima pubblicazione: alcune poesie che [[Joseph Viktor Widmann]], critico letterario responsabile delle pagine culturali del quotidiano bernese ''[[Der Bund]]'', nel 1898 stampa sulle pagine del supplemento domenicale di questo giornale. Si tratta di poesie d’atmosfera dal tono apparentemente ingenuo, vicine agli schemi metrici tradizionali e talora calligrafiche, come ad esempio quella intitolata ''La luna''.
 
Grazie a Widmann, Walser fece la conoscenza di [[Franz Blei]] che lo introdusse nel circolo letterario dell'[[Art Nouveau]] che ruotava attorno alla rivista ''Die Insel''. Qui conobbe il drammaturgo [[Frank Wedekind]], inoltre personalità come [[Max Dauthendey]] e [[Otto Julius Bierbaum]]. In ''[[Die Insel]]'', organo ufficiale dello ''[[Jugendstil]]'' letterario, uscirono varie poesie di Walser, commedie in versi e prose.
Fino al [[1905]] egli visse prevalentemente a Zurigo, anche se cambiò continuamente abitazione trasferendosi per brevi periodi a [[Thun]], [[Soletta (Svizzera)|Soletta]], [[Winterthur]] e [[Monaco di Baviera|Monaco]]. Nel [[1904]] attese agli obblighi del servizio militare e all'inizio dell'estate fu assistente dell'inventore e ingegnere Dubler a [[Wädenswil]] sul lago di Zurigo. Questa esperienza è alla base del romanzo ''L'assistente''.
Nel 1904 uscì presso la casa editrice ''Insel'' la prima pubblicazione in volume, ''I temi di Fritz Kocher'', una raccolta finzionale di componimenti di scuola in cui si annunciano tematiche che saranno tipiche dell’intera produzione di Walser: la natura, il mondo del ''Commis'' - ovvero l’impiegato tuttofare -, il rapporto con la patria, l’amicizia ecc.
 
Alla fine del 1905, Walser si iscrisse ad un corso per diventare servitore e subito dopo venne assunto come cameriere nel castello di [[Dambrau]] ([[Alta Slesia]]). Lo scrittore celebrerà in gran parte dei suoi testi successivi l'ideale del servire, specialmente nel romanzo ''[[Jakob von Gunten. In diario]]'' del [[1909]]. Il suo eroe sarà spesso un servitore oppure un vagabondo.
 
 
===1905-1912:il periodo di Berlino ===
Nel 1905 si trasferì a [[Berlino]], dove il fratello [[Karl Walser]], già noto come pittore, ilustratore di testi e affrescatore di interni in edifici sia pubblici che privati, lo introdusse nella cerchia di artisti e letterati della metropoli tedesca dell’inizio del Novecento. Occasionalmente, Walser lavorò come segretario per la [[Berliner Secession]].
Al periodo berlinese risalgono i tre romanzi più noti di Walser (''I fratelli Tanner'', 1905; ''L’assistente'', 1906;''Jakob von Gunten. Un diario'', 1907) nonché numerose prose, spesso recensite o commentate da illustri colleghi come [[Rainer Maria Rilke]], [[Max Brod]], [[Hermann Hesse]] e [[Franz Kafka]]. In vari testi delineò, in un linguaggio gioioso e soggettivo, la figura di un giovane vagabondo cittadino che ama camminare e guardare il mondo con stupore.
Sebbene egli, a malapena trentenne, abbia pubblicato tra il 1906 e il 1908 tre romanzi, la forma epica risulterà nel corso del tempo non a lui congeniale. Ben presto si cimenterà in modo quasi esclusivo con prose di pochissime pagine, con dialoghi teatrali e poesie, sì da essere oggi considerato nella letteratura svizzero-tedesca il maestro della forma breve.
 
Tra i vari colleghi e i letterati che dichiararono la loro ammirazione per Walser, si annoverano tra gli altri [[Robert Musil]], [[Elias Canetti]] e [[Walter Benjamin]]. [[Hermann Hesse]] fu il primo a recensire, nel [[1917]], la raccolta ''Poetenleben'' (''Vita di poeta''). [[Franz Kafka]] riconobbe nello svizzero un suo ideale predecessore, del quale diceva di leggere con gusto le prose brevi; lo ritenne uno dei suoi scrittori preferiti. Kafka parlava spesso con entusiasmo anche dello ''Jakob von Gunten'' e leggeva ad alta voce, in particolare, ''Die Gebirgshallen'' (''Birrerie alpine'').
 
=== 1913-1921: il periodo di Biel ===
Nella primavera del [[1913]], dopo essersi spostato a piedi da [[Berlino]] a [[Biel]], Walser tornò a stabilirsi in Svizzera. Visse per un breve periodo con sua sorella Lisa presso l'a casa di cura di [[Bellelay]], dove lei lavorava come insegnante. Qui conobbe Frieda Mermet, una stiratrice con la quale entrò in rapporti di grande amicizia; Robert nutriva sentimenti di profonda simpatia e di ammirazione per le sue qualità umane. Tra loro si instaurò una fitta corrispondenza che dal 1913 si protrasse per quasi trent'anni. Si tratta molto probabilmente dell’unica relazione sentimentale di Walser. Le missive dirette alla donna, che aveva alle spalle un matrimonio da cui era nato un figlio, fanno comprendere non solo che lo scrittore considerava l’amica un’interlocutrice attenta e sensibile, ma che era ben lieto di trascorrere del tempo con lei e con il bambino, al punto di immaginare una comune esistenza insieme <ref> A queso tproposito, si vedano le missive a lei indirizzate contenute in Robert Walser: ''Briefe 1897–1920'', a cura di Peter Stocker e Bernhard Echte, in collaborazione con Peter Utz e Thomas Binder, 3 voll., Berlin, Suhrkamp 2018, vol. 1</ref>.
Sempre nel 1913 si trasferì a Biel, prima presso il padre, quindi in una mansarda dall’albergo Blaues Kreuz, l’unico alloggio in cui rimase abbastanza a lungo, ovvero circa sette anni, fino al 1921. Il periodo di Biel è caratterizzato da una serie di lutti: nel 1915 morì il padre; nel 1916 venne a mancare il fratello Ernst, ricoverato presso la clinica psichiatrica di Waldau in quanto labile psichicamente; nel 1919 il fratello Hermann, docente di geografia presso l’Università di Berna, si suicidò.
 
A Biel Walser scrisse altre storie brevi che apparvero in giornali e riviste in [[Germania]] e [[Svizzera]]; tra le raccolte più note di questo periodo, si annoverano ''Prosastücke'' (''Prose'', 1917), ''Poetenleben'' (''Vita di poeta'', 1918), ''Seeland'' (''Seeland'', 1919) e ''Die Rose'' (''La rosa'', 1925).
 
Walser, passeggiatore entusiasta, in questo periodo accentuò la propria attitudine facendo lunghe camminate, spesso anche notturne.
 
La più rappresentativa raccolta di questa fase è ''Seeland'', in cui egli mostra una particolare attenzione per la natura, che fornisce costantemente lo spunto per scrivere, come esemplarmente illustrato nel racconto ''La passeggiata'' (1912), di cui si tratterà più oltre.
 
Walser in questo periodo comincia a rimanere isolato, non da ultimo a causa della guerra che interrompe ogni comunicazione con la [[Germania]]. Pur lavorando intensamente, riesce a stento a mantenersi come scrittore.
 
=== 1921-1929: il periodo di Berna ===
All'inizio del 1921 si trasferì a [[Berna]] dove lavorò inizialmente presso l'[[Archivio di Stato Svizzero]], per dedicarsi poi in modo esclusivo alla letteratura. La sua irrequietezza si fece qui più spiccata, in pochi anni cambiò domicilio ben sedici volte prediligendo stanze ammobiliate e rifuggendo dal crearsi una propria abitazione indipendente.
Nel decennio successivo al primo conflitto il contesto culturale era cambiato, sia in riferimento a case editrici che a riviste e quotidiani, e Walser aveva difficoltà a pubblicare i numerosissimi testi che scriveva. Molti manoscritti che inviava a editori riviste venivano rifiutati e questo provocò in lui una crisi a carattere professionale, accentuata anche dalla mancanza di contatti nella capitale elvetica, in cui finì per non sentirsi a proprio agio. “Risponde […] al vero come io ricopra in questa città il ruolo di un outsider, e sarei nel gisuto se prendessi coscienza di ricoprire da sempre questo ruolo” <ref> R. Walser, ''Diario del 1926'', trad. di Mattia Mantovani, Genova, Il Melangolo 2000, p. 21, orig. ted. in GW X 85 </ref>, scrive nel ''[[Diario del 1926]]''. Le opere di questo periodo sono caratterizzate da una struttura volutamente frammentaria e da uno stile all’insegna della libera associazione di idee, come si deduce da quella che è la raccolta più provocatoria del periodo bernese cioè ''La rosa'', di cui più oltre verranno delineate le caratteristiche principali.
Molti dei testi di questo periodo vennero redatti a matita con una grafia lillipuziana, difficilissima da decifrare, su carta riciclata. Con questa tecnica scrisse prose brevi, scene dialogiche e poesie; l'unica narrativa di più ampio respiro fu ''Der Räuber'' (''[[Il brigante (Walser)|Il brigante]]''). Il suo stile giocoso e soggettivo si fece sempre più astratto. Walser leggeva letteratura canonica così come quella di consumo e amava reinventare ad esempio la trama di una narrativa ''pulp'' in modo tale che l'originale fosse irriconoscibile. Molti testi del periodo bernese risultano ambivalenti dal punto di vista del genere letterario e possono essere letti come ''feuilleton'' o come complesse trame piene di allusioni non sempre agevolmente individuabili(cfr. oltre la sezione ''I microgrammi, l'eredità artistica di Walser'').
 
=== 1929-1956 ===
A seguito di allucinazioni acustiche, insonnia e crisi di ansia, Walser nel 1929 è condotto dalla sorella Lisa presso la clinica psichiatrica di Waldau, vicino a Berna. Che l’autore si sia fatto ricoverare di sua spontanea volontà – come spesso si legge in alcuni contributi critici – non corrisponde al vero. L’episodio riportato nel volume di Seelig <ref> Cfr. Carl Seelig, ''Passeggiate con Robert Walser'', trad. di Emilio Castellani, Milano, Adelphi 1981 </ref> in riferimento all’arrivo a Waldau mostra come Walser nel momento forse più delicato della sua esistenza palesasse una invidiabile, pragmatica lucidità. Prima di entrare in clinica, egli chiede alla sorella Lisa se effettivamente stiano facendo la cosa giusta e il silenzio di lei lo induce a cedere e a lasciarsi ricoverare<ref> Cfr. Seelig, ''Passeggiate'', cit. p. 102 </ref>. In clinica fu stilata in tutta fretta la diagnosi di schizofrenia, diagnosi successivamente mai più verificata.
A Waldau Walser, paziente modello, rimarrà quattro anni, per essere poi trasferito nel 1933 nella clinica di Herisau, nell’Appenzello. Oggi pazienti come il poeta di Biel sarebbero curati in modo diverso, ambulatorialmente, e non internati a vita. Nel determinare il suo destino un ruolo decisivo ebbe la situazione familiare, in quanto nessuno era in condizioni di ospitare Robert, o almeno nessuno si dichiarò disposto a farlo.
 
Durante il primo ricovero il paziente Walser continuò a scrivere testi letterari che rientrano nell’ambito dei cosiddetti ‘microgrammi’ (cfr. sotto), per poi cessare definitivamente la propria attività artistica nel 1933, quando contro la propria volontà venne trasferito nell'istituo psichiatrico di Herisau,dove rimase per il resto della sua vita. Qui a partire dal 1936 il mecenate e letterato zurighese Carl Seelig, dal 1934 anche suo tutore, spesso fece visita a Walser; i due erano soliti intraprendere lunghe passeggiate nel corso delle quali conversavano di vari argomenti - storia, cultura, letteratura -, come documentato dal volume ad opera dello stesso Seelig ''Passeggiate con Robert Walser''.<ref> C. Seelig, ''Passeggiate con Robert Walser'', cit. </ref>
Lo scrittore morì il giorno di Natale del 1956 nei dintorni della clinica, durante una solitaria passeggiata nella neve.
 
Nel 1986 è stato inaugurato a Herisau il sentiero Robert Walser (''Robert Walser-Pfad'').
 
==Produzione letteraria==
Caratteristica precipua della scrittura di Walser è quella di configurarsi come apparentemente ingenua, svagata, di una disarmante semplicità che cela tuttavia profondità di cui il lettore intuisce la natura singolare ed enigmatica, consapevole della difficoltà di coglierne le pieghe più riposte. L’inafferrabilità è parte essenziale del fascino di Walser.
La sua opera induce a molteplici interpretazioni, che spesso si muovono in direzioni opposte: da Walser poeta dell’idillio, erede del poeta romantico [[Eichendorff]] – come fu spesso stilizzato dai primi recensori –, al Walser maestro dell’arabesco, al passeggiatore solitario dalle elucubrazioni filosofiche, al nichilista scettico, al poeta pervaso da anelito religioso, al graffiante polemista, al funambolo del linguaggio che anticipa aspetti essenziali della contemporaneità e via dicendo.
Piuttosto che illustrare astrattamente tali aspetti, nella parte che segue verrà commentato un testo chiave di ognuno dei tre principali periodi della produzione artistica dell’autore di Biel.
 
===Periodo di Berlino: ''L’assistente''===
 
Il romanzo '' L’assistente'', scritto in sole quattro settimane, come l’autore stesso afferma <ref> </ref>, trae spunto da un'esperienza autobiografica di Walser, che da luglio a dicembre del 1903 fu assistente presso l'ingegnere Dubler a [[Wädenswil]] (nel romanzo Bärenswil), sul lago di Zurigo.
Joseph Marti si accinge a lavorare presso la villa Stella Vespertina come assistente del bizzarro ingegnere Tobler ed è confrontato con il contesto borghese della famiglia del principale, che lo attrae e lo respinge al tempo stesso. Grazie al contatto con la natura circostante e alle sporadiche gite domenicali in città riesce a mantenere il suo precario equilibrio, messo a dura prova dagli sbalzi di umore di Tobler, inventore di singolari oggetti che offre a capitalisti in grado di garantire finanziamenti. La situazione economica della famiglia degenera e una delle tante discussioni con il datore di lavoro offre a Joseph il pretesto per lasciare l'incarico e avventurarsi verso l'incerto futuro. Tuttavia, la trama ha un valore molto relativo, essa fornisce la struttura per incanalare le riflessioni e le elucubrazioni del protagonista, rese con tecniche di rappresentazione del mondo interiore come discorso vissuto e monologo interiore, tecniche che anticipano quella che sarà la tendenza del romanzo europeo del Novecento. A ragione, Benjamin Kunkel afferma che il tipo di romanzo auspicato da Virginia Woolf nel saggio ''Modern Fiction'', (1919), ossia “a more impressionistic and less narrowly empirical modern novel, a novel of floating sensibility rather than fixed characters, had been […] anticipated a dozen years earlier by a Swiss writer living in Berlin” <ref> Benjamin Kunkel, "Still Small voice. The fiction of Robert Walser", in ''The New Yorker'', 06.08.2007, ''http://www.newyorker.com/magazine/2007/08/06/ still-small-voice''. La valenza aanticipatoria de ''L'assistente'' era stata ben compresa da George C. Avery, che nella sua pionieristica dissertazione ''Inquiry and Testament. A Study of the Novels and Short Prose of Robert Walser', Philadelphia, 1968, evidenziava la "prophetic contribution" (p. VIII) dell’autore di Biel romanzo del Novecento </ref>, ovvero dalWalser. Caratterizzato da lui stesso come narrazione realistica (”'L’assistente è un romanzo assolutamente realistico. Non ho dovuto inventare quasi nulla. La vita l’ha creato per me'". <ref> C. Selig, ''passeggiate'', cit., p. 50 </ref>), il testo appare di una notevole e deliberata eterogeneità stilistica in quanto comprende non solo descrizioni poetiche del paesaggio lacustre, resoconti dalla quotidianità borghese in casa Tobler nonché scene dialogiche, ma anche lettere di vario genere (private e di lavoro), appunti diaristici e annunci commerciali, da intendere come rispecchiamento di quella modernità che fa capolino in più punti del romanzo con telegrafo, telefono e simili. Si tratta indubbiamente del romanzo walseriano più calato nel contesto elvetico, come provano episodi quali la festa nazionale del primo agosto e i richiami militari, nonché elementi quali la bandiera che fa mostra di sé in cima alla Villa Vespertina e giochi di carte tipicamente svizzeri.
''L'assistente'' è il testo di Walser apparentemente più vicino alla tradizionale comunicazione narrativa, anche se trasvaluta peculiarmente il genere del romanzo, come ben osserva Magris nella postfazione all’edizione italiana .<ref> Cfr. [[Claudio Magris]], ''Davanti alla porta della vita'', in R. Walser, ''L’assistente'', trad di Ervino Pocar, Torino, Einaudi 1978, pp. 249-159.</ref>. Come sempre in Walser, l'opera appare inafferrabile ed affascinante in quanto sospesa tra varie tendenze. Nel romanzo più ‘realistico’ di Walser, le riflessioni, i sogni, i monologhi e gli scritti del protagonista palesano una profonda e pervasiva inquietudine, in contrasto con l’immobilità delle acque lacustri e il carattere idilliaco del paesaggio, ed illuminano i lati più reconditi della sua personalità, le ineffabili oscillazioni della sua coscienza, configurando '' L'assistente'' come il più sottile romanzo psicologico di Walser, che anticipa le sperimentazioni dello' [['' stream of consciousness'']] dei capolavori novecenteschi europei.
 
===Periodo di Biel: ''La passeggiata''===
Il racconto ''La passeggiata'' uscì nel 1917 presso l’editore Huber; sottoposto a revisione stilistica, fu incluso nella raccolta' 'Seeland' ' pubblicata nel 1920 da Rascher.
Il motivo della passeggiata, coniugata da Walser in diversi modi nelle varie fasi della sua produzione, si realizza in tale testo nella forma più compiuta, diventando metafora della prassi e dell’attività artistica dell’autore di Biel. Il notissimo brano che segue è da intendersi come esplicitazione della poetica letteraria di Walser:
 
“A spasso” risposi “ci devo assolutamente andare, per ravvivarmi e per mantenere il contatto col mondo; se mi mancasse il sentimento del mondo, non potrei più scrivere nemmeno mezza lettera dell’alfabeto, né comporre alcunché in versi o prosa. Senza passeggiate sarei morto e da tempo avrei dovuto rinunciare alla mia professione, che amo appassionatamente. Senza passeggiate, senza andare a caccia di notizie, non sarei in grado di stendere il minimo rapporto, e tanto meno un articolo, non parliamo poi di scrivere un racconto”.<ref>Robert Walser, ''La passeggiata'', trad. di ''[[Emilio Castellani]]'', Milano, Adelphi 19776, p. 64 , testo originale tedesco in Robert Walser, ''Das Gesamtwerk in 12 Bänden'', a cura di [[Jochen Greven]], Frankfurt a. Main – Zürich, Surhkamp 1978, vol. 3, p. 251; d’ora in poi per l’originale tedesco si farà riferimento a tale edizione, indicata in forma abbreviata con GW numero del volume e pagina </ref>
 
La trama è semplicissima: il protagonista-scrittore, lasciato il proprio studio, passeggia tutta la giornata nei dintorni di una città (individuabile come [[Biel]]) incontrando diverse persone, ad es. un sarto, una cantante lirica, un librario. I vari elementi del paesaggio urbano e naturale costituiscono lo spunto per monologhi nei quali si esprime in modo ironico e bizzarro la sua soggettività. Il protagonista afferma apertamente che i diversi momenti della passeggiata rappresenteranno altrettante fasi della composizione dell’opera: “’Tutto questo lo descriverò,’ promisi fermamente a me stesso ‘ne parlerò al più presto in uno scritto o in una specie di fantasia, che chiamerò La Passeggiata […]’” <ref> R. Walser, ''La passeggiata'', cit., p.33 ; origin. ted. GW III 226) </ref> Si crea così un particolare rapporto tra l’opera d’arte ''La passeggiata'' e l’azione di passeggiare: scrivere significa trasporre un’esperienza personale che è già vissuta con la consapevolezza che sarò trasformata in un’opera letteraria. Il protagonista vive in funzione della letteratura.
 
===Periodo di Berna: ''La rosa''===
''La rosa'', uscito nel 1924, fu l’ultimo volume la cui pubblicazione Walser potè segure in prima persona.
Egli appare qui veramente audace sia nella scelta dei temi che nella loro veste formale. Il mondo esterno viene filtrato dalla eidetica intelligenza dello scrittore e stemperato in un tessuto narrativo che attraverso tecniche avanguardistiche come collage, montaggio, effetti di straniamento e giochi di parole offre frammenti deliberatamente arbitrari, disordinati della propria esperienza. Ne risultano testi che si sottraggono ad ogni interpretazione univoca e definitiva. Rispetto alle opere del periodo di Biel è evidente il venir meno di descrizioni naturalistiche e dell'idillio, che lasciano qui il posto ad interni cittadini inusuali in Walser - come ad es. la scena di bordello in ''Debolezza e forza'' – comunque per ironia, arguzia e delicatezza inconfondibilmente tipici dell’autore di Biel in quanto caratterizzati da un miscuglio di garbo, sarcasmo e comicità che pare essere la cifra della tarda produzione. Qui Walser sfiora in più d’un luogo un registro che la critica tende a ritenere a lui precluso, ossia quello dell’erotismo (ad es. nella prosa '' Manuel''). La critica nei confronti della società bene cittadina e della cultura salottiera è particolarmente evidente nella prosa' 'Lo scimmiotto' ', incentrato sulla zoomorfizzazione. Frequenti sono riscritture, per lo più frammentarie, di testi di autori canonici come ad es. [[Dostoevskij]], [[Ibsen]], [[Wilde]], [[Maupassant]], [[Molière]], [[Balzac]], [[Dumas]], [[Goethe]], [[Schiller]], [[Jean Paul]], [[Kleist]], [[Keller]] e altri ancora. Godibilissima in tal senso la prosa ''Nora di Ibsen ovvero il Rösti'', che abbassa il livello dell’originale norvegese trasponendo l’accadere in un quotidiano elvetico costellato di espressioni dialettali. La raccolta, proprio a causa della sua componente avanguardistica, non fu adeguatamente apprezzata dai recensori, che si limitarono a commentarla facendo uso di espressioni riconducibili al campo semantico della dell’ingenuità. Stando a quanto riferisce Walser, persino il collega [[Thomas Mann]] dopo aver letto il volume affermò che l’autore era “intelligente come un bambino molto, molto fine” <ref> R. Walser, ''Briefe'', cit., vol 2, lettere 638, p. 118 </ref>, riproponendo dunque il ''topos'' di Walser innocuo, sensibile poeta dalle tematiche non di grandissimo interesse. La prosa ''Il bambino (III)'' della raccolta contiene quella che è forse la frase più citata negli scritti critici su Walser, ossia: "Nessuno ha il diritto di comportarsi con me come se mi conoscesse" <ref> R. Walser, ''La rosa'', trad. di Anna Bianco, Milano, Adelphi p. 110, orig. ted in GW III 406 </ref>, da intendere come una sorta di sfida a ricercare il ‘vero’ Walser, mantenendo al tempo stesso il distacco che l’autore stesso auspica.
 
==I "microgrammi" , l’eredità artistica di Walser==
===Storia dei microgrammi===
Per lungo tempo si è ritenuto che Robert Walser a partire dal ricovero presso la clinica psichiatrica di Waldau, nel 1929, avesse cessato la sua attività letteraria. Solo quasi trenta anni dopo, grazie alla scoperta dell’esistenza e soprattutto dell’accessibilità di scritti considerati indecifrabili, si è appreso non soltanto che l’autore a Waldau aveva continuato a dedicarsi alla letteratura, ma anche che a partire presumibilmente dal 1917-18 si era avvalso di una singolare modalità (micro)grafica per stilare i suoi testi.
La parola microgrammi, coniata da Jochen Greven, il primo decifratore, si riferisce a quel che è considerato oggi l’ambito più originale e affascinante della produzione walseriana: 526 fogli di carta riciclata su cui l’autore aveva stilato a matita con grafia minutissima, illeggibile ad occhio nudo, il '' Räuber-Roman'', qualche narrazione di ampio respiro come il' 'Tagebuch-Fragment' ', numerosissime prose di poche pagine, brevi scene teatrali e poesie.
Tale sezione, rimasta per lungo tempo celata, dell’opera walseriana si configura oggi come il principale polo di attrazione non solo per studiosi e specialisti dell’autore di [[Biel]] , ma anche per il lettore comune, cui è difficile sottrarsi al fascino che emana dai fragili, danzanti tratti della grafia dell’artista, creatore di una peculiare opera d’arte che va ben oltre i confini della letteratura.
Ma perché Walser decise di servirsi di questa singolare tecnica per produrre le proprie miniature linguistiche?
Egli stesso confessava alla fine degli anni ’20 che da circa dieci anni la scrittura a penna gli provocava veri e propri crampi. A seguito di questa crisi, l’autore attorno al 1917 cominciò a stilare i propri testi con grafia microscopica, rigorosamente a matita, per trascrivere poi a penna in bella copia soltanto quelli che inviava ad editori e riviste. Tali testi, consegnati nel 1937 da Lisa Walser a [[Carl Seelig]], amico e poi esecutore testamentario dell’artista, vengono inizialmente considerati stilati in scrittura segreta, due di essi le '' Felix-Szenen'' e il' 'Räuber-Roman' ', sono stati poi decifrati e pubblicati negli anni ’70 e i restanti dal 1985 al 200. Ebbe inizio così la storia dei ‘microgrammi’.
La decifrazione viene attualmente di nuovo intrapresa, utilizzando gli strumenti messi a disposizione dalla moderna tecnologia, dai curatori dell’edizione critica benessere in fieri - cominciata nel 2008 - dell’opera di Walser.
I testi contenuti in questi fogli non sono da intendere come stesure definitive, ma come abbozzi provvisori che - ovviamente fatta eccezione per quei testi che Walser ha effettivamente trascritto in bella e poi pubblicato - non hanno avuto dall’autore l’'' imprimatur'' per la stampa, il che spiega il livello sensibilmente diseguale dei vari componimenti.
Le dimensioni lillipuziane della scrittura hanno per lungo tempo indotto a ritenere che l’autore tendesse ad annullarsi anche graficamente, parallelamente al suo progressivo scomparire come artista dal panorama letterario (vari editori e riviste negli anni ’20 rifiutarono gli scritti di Walser) e come uomo – a seguito del ricovero a [[Waldau]] – dalla vita ‘normale’. Tuttavia, il minimalismo walseriano si può anche intendere diversamente: non una fuga, ma un implicito invito ad essere scoperto. Il suo nascondersi e ‘farsi piccolo’, quasi invisibile, può essere inteso come un tentativo – giocoso e drammatico insieme – di indurre il lettore a cercare, trovare ed interpretare chi si cela dietro a caratteri talmente esili e piccoli da sfiorare l’invisibilità.
 
===Peculiarità formali===
Un ruolo privilegiato assumono nei microgrammi sunti e rifacimenti di opere letterarie e non, descrizioni di spettacoli teatrali nonché osservazioni saggistiche sulla vita culturale dell'epoca. Dal punto di vista della tipologia testuale, molto raramente si possono caratterizzare in maniera univoca le singole composizioni (in termini di testo descrittivo, commentativo, narrativo); una prosa può cominciare, ad es., con una osservazione gnomica al presente, illustrata utilizzando un'opera letteraria di cui vengono riferiti episodi marginali e commentati aspetti apparentemente secondari; a partire da questi ultimi vengono individuate analogie ad es. con un'opera di arte figurativa, laddove quanto lì descritto può essere paragonato a quanto visto nel corso di una passeggiata.
Sarebbe vano tentare di rinvenire nei singoli testi un preciso genere letterario, in quanto Walser oscilla deliberatamnte da uan forma all'altra; un testo può cominciare in prosa o come scena teatrale e concludersi con una poesia. Al contrario, una poesia puù terminare con righe in prosa.
Studiatissimo da circa venti anni il testo più ampio dei microgrammi, ossia il '' Romanzo del brigante'', all'insegna della libera associazione di idee e della scrittura automatica. L'autore di Biel è nella tarda produzione, più ancora che provocatorio, graffiante e mordace, se non terrorista. Temi delicati e tabù che egli in precedenza aveva appena sfiorato, spesso travestendoli e ‘ingentilendoli’ con la graziosità della propria scrittura, vengono qui affrontati con un tono ironico, sarcastico se non beffardo, che sconfina nel visionario e nel grottesco.
Oltre al motivo della passeggiata, che qui assume spesso un valenza astratta, un tema che Walser ripropone in molteplici variazioni è quello del rapporto tra subordinato e superiore. Per citare solo un esempio, in ''La fanciulla, il cavaliere'', trasvalutazione dello schema canonico della fiaba, la ragazza salvata dallo spendido cavaliere si rifiuta di abbandonare con quest'ultimo il drago che l'aveva tenuta prigioniere e che si era dimostrato molto più attento e sensibile nei suoi confronti rispetto al salvatore, precccupato solo di costruire la propria autostima attraverso gesta eroiche.
 
==Le lettere==
La recente edizione in tre volumi delle lettere scritte da Walser nonché delle missive a lui indirizzate integra in modo sostanziale la vecchia edizione del 1979, ormai da molti anni esaurita, in un unico volume. Vengono qui riportate 951 lettere, corredate da note, postfazione, indice analitico commentato dei nomi e dei luoghi nonché da tavola cronologica e da numerose illustrazioni e riproduzioni della grafia dell’autore di [[Biel]]. Le epistole aggiunte rispetto al volume del 1979 illuminano sia aspetti della vita privata di Walser, in particolare il suo rapporto con [[Frieda Mermet]] che, stando a quanto l’autore scrive usando un registro spesso ironico e giocoso, nel periodo tra il 1913 e il 1915 stava diventando una relazione sentimentale, sia di quella professionale. In varie lettere emerge infatti quanto Walser fosse attento nel descrivere adeguatamente i propri testi nel momento in cui li proponeva a case editrici e con quanta cura seguisse le varie fasi della loro stampa; di particolare interesse le missive che lasciano trapelare la sua vis polemica nei confronti di personalità istituzionali all’epoca molto note quali ad es. [[Eduard Korrodi]], [[Max Rychner]] e [[Walter Muschg]]. Le lettere più stimolanti dal punto di vista letterario sono quelle che evidenziano come Walser considerasse la missiva una sorta di esercizio di stile, cimentandosi in ardite metafore, figure retoriche di ogni genere e complicate formule conclusive di saluto volutamente ironiche. Di rilievo il fatto che l’autore usasse nelle epistole, tutte scritte a mano, una grafia leggibile, chiara e ben spaziata, lontanissima da quella dei microgrammi; più precisamente, egli utilizzava varie grafie, differenziate a seconda del destinatario, arrivando in qualche caso a decorare il foglio con ampi svolazzi che si collocano a metà tra arte figurativa e calligrafia.
A partire dal ricovero a [[Waldau]] nel 1929, più che mai dal 1934, quando [[Seelig]] viene nominato suo tutore, le lettere di Walser sono esclusivamente a carattere privato, dirette appunto a [[Seelig]], alla sorella [[Lisa]] e a pochi altri destinatari.
 
== Fortuna critica di Robert Walser ==
Ritenuto da sempre scrittore per scrittori in quanto apprezzato soprattutto da colleghi e letterati, Walser a partire dalla pubblicazione dell’opera completa curata prima da [[Carl Seelig]], poi da [[Jochen Greven]] ha cominciato ad imporsi all’attenzione della critica, che inizialmente si è soffermata su temi e strutture fondamentali della sua opera – in questa fase pionieristica costantemente comparata a quella di [[Franz Kafka]] –, per scandagliare poi problematiche e motivi tipici di Walser come l’idea del servire, la passeggiata, il rapporto con altri autori (in primis [[Hölderlin]], [[Heinrich von Kleist]], [[Jean Paul]], [[Schiller]], [[Stendhal]]), le peculiarità dei microgrammi, la lirica tarda e così via. Negli ultimi decenni, lo spettro si è notevolmente ampliato fino a comprendere aspetti – per citarne solo alcuni – come intertestualità, intermedialità, rapporto tra scrittura (nel senso di grafia) e creatività letteraria, interrelazione tra testo e arti figurative, riscrittura, problema dei generi letterari. Per lunghissimo tempo considerato eichendorffiano poeta dell’idillio, da circa venti anni, in particolare a partire dall’uscita di un’ampia monografia di [[Peter Utz]], Walser è visto in termini diversi: non più scrittore tutto preso dal proprio mondo interiore e avulso dalla realtà, ma artista che recepisce e rielabora peculiarmente gli impulsi esterni del mondo che lo circonda, stimoli che restituisce poi in forma estremamente soggettiva, spesso estraniante, ironica, giocosa e avanguardistica. Walser si configura sempre di più negli ultimi anni, oltre che ardito e spesso irriverente sperimentatore di forme e generi letterari, come autore critico nei confronti del’industria culturale, aperto al contatto con altri ambiti artistici (in particolare le arti figurative e la musica), attento ai rapporti di potere e ai processi storici, vicino alle attuali tematiche ambientalistiche, niente affatto alieno da tematiche a carattere politico-sociale.
L’opera di Walser è al centro di monografie, miscellanee, articoli in rivista, convegni e giornate di studio. La creazione, nel 2006, dell’Associazione Robert Walser ([[Robert Walser-Gesellschaft]]) e la pubblicazione nel 2015 del manuale [[Metzler]] su Robert Walser, impresa cui hanno collaborato oltre cinquanta specialisti di varie nazionalità, costituiscono la prova più evidente della canonizzazione dell’autore di Biel. L’ampio volume [[Metzler]] espone schematicamente la biografia dello scrittore, per soffermarsi quindi sui vari contesti geografico-culturali nei quali operò e commentare poi i romanzi, le raccolte di prosa, la lirica, singoli testi di narrativa e teatro, procedendo infine alla disamina critica dei temi più significativi nella produzione dell’autore di [[Biel]]. Il volume si conclude con una sezione dedicata alla ricezione.
Nel 2004 è stata avviata un’amplissima edizione critica walseriana ([[Kritische Robert Walser-Ausgabe]]) in otto sezioni e circa 50 volumi, progetto coordinato da [[Wolfram Groddeck]] e [[Barbara von Reibniz]]. Nucleo di tale edizione è la sesta sezione, che riporta la nuova trascrizione a stampa dei microgrammi, trascrizione realizzata tenendo conto delle dimensioni e delle correzioni dei microgrammi originali, che vengono riprodotti come testo a fronte nei volumi, procedimento che permette al lettore di seguire da vicino il processo creativo di Walser. Tale impegnativa edizione, destinata a studiosi ed esperti, da qualche anno è affiancata dall’Edizione Bernese (Berner Ausgabe), ossia da volumi pensati per il vasto pubblico, provvisti di [[paratesti]] come note e postfazioni che permettano al lettore che non ha familiarità con Walser di comprendere agevolmente aspetti fondamentali dei testi proposti.
 
== Robert Walser in Italia ==
L’Italia è stata tra i primi paesi a proporre i Walser in traduzione. Subito dopo l’uscita del primo testo dello svizzero in lingua straniera, ovvero ''The Walk and Other Stories'' curato da [[John Christopher Midleton]], vengono pubblicati in Italia ''L’assistente'' nella traduzione di [[Ervino Pocar]] e ''Una cena elefante'', raccolta di prose volte in italiano da [[Aloisio Rendi]]. Seguiranno negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta le traduzioni, uscite presso il prestigioso editore milanese [[Adelphi]], degli altri due romanzi berlinesi e di varie raccolte di prose; l’Italia è il primo paese a proporre in traduzione anche le conversazioni con Seelig (''Passeggiate con Robert Walser''). Negli anni Novanta, si registra uno scarso interesse da parte degli editori italiani per Walser, mentre case editrici ticinesi hanno proposto alcune raccolte di poesie e di narrativa. Da alcuni anni si rileva una discreta ripresa, con la pubblicazione da parte di [[Adelphi]] - soprattutto negli ultimi dieci anni circa - di vari volumi, affidati a sempre nuovi traduttori e traduttrici. Mentre i microgrammi sono reperibili ormai da diversi anni in inglese e in francese, il lettore italiano non ha ancora a disposizione una selezione di tale ambito della produzione walseriana.
Per quanto concerne la ricezione critica in Italia, al ''boom'' walseriano degli anni Sessanta e Settanta non fece riscontro adeguata eco a livello di pubblicazioni scientifiche; solo molto sporadicamente Walser è stato in questo periodo al centro di contributi critici che però si sono rivelati acuti e lungimiranti e hanno lasciato il segno negli studi walseriani, al punto da essere tradotti in tedesco. Se Walser negli anni Settanta e Ottanta quasi mai è in Italia oggetto di lavori accademici quali tesi di laurea, a partire dalla fine degli anni Novanta la situazione cambia e lo svizzero è di tanto in tanto presente in tesi di primo e secondo livello così come tesi di dottorato.
All’iniziativa di [[Paolo Chiarini]] si deve il primo convegno internazionale walseriano, svoltosi a [[Roma]] nel 1985; nella capitale Walser è al centro, nel 2007 , di un ulteriore convegno internazionale. Nel 2006, nel cinquantenario della morte, la libreria di Roma Simon Tanner organizza una serie di giornate walseriane i cui atti vengono pubblicati in un numero monografico della rivista ''[[Homo Sapiens]]''. Nel 1999 si svolge a [[Bologna]] un’iniziativa dal titolo ''Robert Walser. I mondi del manoscritto'', i cui contributi sono reperibili on line.
Tra le monografie più significative, degna di nota quella di Leonardo Tofi ''Il racconto è nudo!'' - il primo libro su Walser uscito in [[Italia]] - , che esplora appunto i meccanismi di messa a nudo della scrittura walseriana, una sorta di immensa opera aperta, e quella di Stefano Beretta ''Una sorta di racconto. La scrittura poetica e l’itinerario dell’esperienza in Robert Walser'', che scandaglia i molteplici aspetti del complesso rapporto tra io e mondo, autore e contesto storico-letterario nell’opera dello svizzero. Saggi su Walser escono di tanto in tanto in riviste specialistiche di germanistica così come in altre a carattere filosofico, psicologico, estetico, grafologico.
Nel complesso, anche se non esattamente oggetto privilegiato di interesse, Walser gode in Italia di un discreto numero di lettori, appassionati ed accademici affascinati dalla sua apparentemente ingenua, giocosa, silenziosa ed enigmatica scrittura sovversiva.
 
== Il Centro Robert Walser di Berna ==
 
Nel 1973, su iniziativa dell’avvocato [[Elio Fröhlich]], che aveva creato nel 1965 la Fondazione Carl Seelig ([[Carl Seelig-Stiftung]]), fu istituito a [[Zurigo]] il Robert Waler-Archiv, che, accessibile a studiosi ed interessati, ospitava materiale walseriano di ogni genere: manoscritti, prime edizioni, opera completa, singole edizioni, letteratura critica come monografie su Walser, tesi e tesine di laurea, raccolte di saggi critici, estratti da riviste e quotidiani, documentazione relativa ai ricoveri di Walser. Nel 2004 la Fondazione di cui sopra fu denominata Fondazione Robert-Walser e nel 2009 l’archivio di [[Zurigo]] fu trsferito a Berna dove assunse il nome di [[Robert Walser-Zentrum]]. Quest’ultimo ospita, analogamente alla struttura zurighese ma in spazi più ampi ed attrezzati, testi di Walser e letteratura critica sulla sua opera, traduzioni, manoscritti, opere di consultazione, ecc. inoltre organizza piccole mostre, conferenze, workshop, impegnandosi alla diffusione dell’opera di Walser attraverso la traduzione. Il Centro accoglie anche il lascito di [[Carl Seelig]] così come parte dei lasciti dei fratelli di Walser, nonché degli studiosi [[Jochen Greven]], [[Werner Morlang]], e [[Anne Gabrisch]], Aperto a tutti gli interessati, il Centro, diretto sin dalla sua creazione da [[Reto Sorg]], si configura a livello mondiale come la raccolta più completa di materiale di e su Walser. Il catalogo della biblioteca è consultabile, in tedesco e in inglese, dalla homepage del Centro.
 
== Note ==
<references/>
 
== Opere tradotte in italiano ==
 
*''Fritz Kochers Aufsätze,'' 1904 (''[[I temi di Fritz Kocher]],'' trad. di Vittoria Rovelli Ruberl, Milano: Adelphi, 1978)
*''Geschwister Tanner'', 1907 (''[[I fratelli Tanner]],'' trad. di Vittoria Rovelli Ruberl, Milano: Adelphi, 1977)
*''Der Gehülfe,'' 1908 (''[[L'assistente]],'' trad. di [[Ervino Pocar]], Torino: Einaudi, 1961)
*''[[Jakob von Gunten]],'' 1909 (''[[Jakob von Gunten|Jakob von Gunten: un diario]],'' trad. di [[Emilio Castellani (traduttore)|Emilio Castellani]], Milano: Adelphi, 1970; Milano: Tascabili Bompiani, 1982)
*''Gedichte,'' 1909 (''Poesie,'' tr. Antonio Barbi, Ripatransone: Sestante, 1993; trad. di Antonio Rossi, Bellinzona: Casagrande, 2000)
*''Geschichten,'' 1914 (''Storie'', trad. di Maria Gregorio, Milano: Adelphi, 1982)
*''Der Spaziergang. 1917'' (''[[La passeggiata (Walser)|La passeggiata]],'' trad. di Leone Boccalatte, Milano: Ceschina, 1965; trad. di Emilio Castellani, Milano: Adelphi, 1976)
*''Prosastücke,'' 1916 (''Pezzi in prosa,'' trad. di Gino Giometti, Macerata: Quodlibet, 1994)
*''Kleine Prosa,'' 1917 (''Piccola prosa,'' trad. di Antonio Barbi e Raffaella Ferrari, Ripatransone: Maroni, 1994)
*''Poetenleben,'' 1917 (''Vita di poeta,'' trad. di [[Emilio Castellani (traduttore)|Emilio Castellani]], Milano: Adelphi, 1985)
*''Seeland'', 1920 (''Seelan''d, trad. di Emilio Castellani e Giusi Drago, Milano: Adelphi, 2017)
*''Die Rose,'' 1925 (''La rosa,'' trad. di Anna Bianco, Milano: Adelphi, 1992)
*''Der Räuber,'' 1925 (''[[Il brigante (Walser)|Il brigante]]'', trad. di Margherita Belardetti, Milano: Adelphi, 2008)
*''Das Tagebuch - Fragment von 1926'' (''Diario del 1926,'' trad. di Mattia Mantovani, Genova: Il melangolo, 2000; con il titolo ''Sulle donne'', trad. di Margherita Belardetti, Milano: Adelphi, 2016)
*''Dichterbildnisse,'' 1947 (''Ritratti di scrittori,'' trad. di Eugenio Bernardi, Milano: Adelphi, 2004)
*''Bedenkliche Geschichten. Prosa aus der «Berliner Zeit» 1906-12'' (''Storie che danno da pensare,'' trad. di Eudenio Bernardi, Milano: Adelphi, 2007)
*''Una cena elegante,'' a cura di Aloisio Rendi, Milano: Lerici, 1961; ''Una cena elegante: prose 1913-1914,'' Macerata: Quodlibet, 1993
*''La fine del mondo e altri racconti'', trad. di Mattia Mantovani, Locarno: Dadò, 1996
*''Il mio monte. Piccola prosa di montagna'', trad. di Maura Formica, Verbania: Tararà, 2000
*''Una specie di uomini molto istruiti. Testi sulla Svizzera'', trad. di Mattia Mantovani, Locarno: Dadò, 2005
*''Ritratti di pittori'', trad. di Domenico Pinto, Milano: Adelphi, 2011
*''Commedia'', trad. di Cesare De Marchi, Milano: Adelphi, 2018
 
== Bibliografia ==
** Walser, Robert: ''Briefe 1897–1920.'' Hg. v. Peter Stocker u. Bernhard Echte. Unter Mitarbeit v. Peter Utz u. Thomas Binder. Suhrkamp, Berlin 2018 (=BA; 1), ISBN 978-3-518-42845-0.
** Walser, Robert: ''Briefe 1921–1956.'' Hg. v. Peter Stocker u. Bernhard Echte. Unter Mitarbeit v. Peter Utz u. Thomas Binder. Suhrkamp, Berlin 2018 (=BA; 2), ISBN 978-3-518-42845-0.
** Walser, Robert: ''Briefe. Nachwort und Anhang.'' Hg. v. Peter Stocker u. Bernhard Echte. Unter Mitarbeit v. Peter Utz u. Thomas Binder. Suhrkamp, Berlin 2018 (=BA; 3), ISBN 978-3-518-42845-0.
 
*[[Walter Benjamin]], "Robert Walser" (1929), poi in ''Ombre corte. Scritti 1928-29'', Einaudi, Torino, 1993
*[[Carl Seelig]], ''Passeggiate con Robert Walser'' (1977), trad. di [[Emilio Castellani (traduttore)|Emilio Castellani]], Adelphi, Milano 1981
*[[Claudio Magris]], "Nelle regioni inferiori: Robert Walser" (1984), in ''L'anello di Clarisse. Grande stile e nichilismo nella letteratura moderna'', Einaudi, Torino, 1999
*Catherine Sauvat, ''Robert Walser. Una biografia'' (1989), ADV, Lugano 2009
*[[Franco Fortini]], "Leggendo Robert Walser", in ''Scritti scelti'' (1994), poi in ''Saggi ed epigrammi'', Mondadori (collana [[I Meridiani]]), Milano 2003
*Leonardo Tofi, ''Il racconto è nudo! Studi su Robert Walser'', E.S.I., Napoli-Perugia 1995
*[[Winfried Sebald|W. G. Sebald]], ''Il passeggiatore solitario. In ricordo di Robert Walser'' (1998), trad. di Ada Vigliani, Adelphi (collana Biblioteca minima), Milano 2006
*[[J. M. Coetzee]], "Robert Walser" (2000), in ''Lavori di scavo. Saggi sulla letteratura 2000-2005'', trad. di Maria Baiocchi, Einaudi, Torino 2010
*Gian Maria Raimondi, "Il nostos dello homo viator. Fenomenologia di Robert Walser", in ''I confini naturali della creatività'', a cura di Sandro Rodighiero, ETS, Pisa 2006-2007
* Silvio Aman, ''Robert Walser: il culto dell'eterna giovinezza'', Casagrande, Milano-Lugano 2010
* Antonino Trizzino, "Robert Walser. L'invenzione del silenzio", in ''Atque. Materiali tra filosofia e psicoterapia'', 20 n.s., 2017, pp. 209-228
 
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