Aristotele e Shenzi, Banzai e Ed: differenze tra le pagine

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{{Correggere|personaggi cinematografici|luglio 2019}}
{{Avvisounicode}}
{{personaggio
{{Nota disambigua}}
|medium = animazione
{{Citazione|vidi 'l maestro di color che sanno<br />seder tra filosofica famiglia.|[[Dante Alighieri]], ''[[Divina Commedia]]'', [[Inferno (Divina Commedia)|Inferno]], [[Inferno - Canto quarto|IV]], [[s:Divina Commedia/Inferno/Canto IV#132|vv. 131-132]].<ref>Dante Alighieri, ''Divina Commedia'', Società Editrice Dante Alighieri, Roma 2007, p. 55.</ref>}}
|universo = [[Disney]]
{{Bio
|lingua originale = inglese
|Nome = Aristotele
|immagine = Shenzi Banzai & Ed.png
|Cognome =
|didascalia = Shenzi, Banzai e Ed ne ''[[Il re leone]]''
|Sesso = M
|prima apparizione = ''[[Il re leone]]''
|LuogoNascita = Stagira
|doppiatore = [[Whoopi Goldberg]]
|GiornoMeseNascita =
|doppiatore nota = (Shenzi)
|AnnoNascita = [[384 a.C.]] o [[383 a.C.]]
|doppiatore 2 = [[Cheech Marin]]
|NoteNascita = <ref>La data di nascita (384/383 a.C.) e quella di morte (322 a.C.) sono state calcolate con ragionevole certezza da [[August Boeckh]] nel saggio "Hermias von Atarneus und Bündniss desselben mit den Erythräer" del 1853, ristampato in ''Kleine Schriften''. VI, Leipzig, 1872, p 185-210, cfr. p. 195); per maggiori dettagli vedi [[Felix Jacoby]] su [[Die Fragmente der griechischen Historiker|FGrHiSt]] 244 F 38. Ingemar Düring, Aristotle in the Ancient Biographical Tradition, Göteborg, 1957, p. 253.</ref>
|doppiatore 2 nota = (Banzai)
|LuogoMorte = Calcide
|doppiatore 3 = [[Jim Cummings]]
|LuogoMorteLink = Calcide (Eubea)
|doppiatore 3 nota = (Ed)
|GiornoMeseMorte =
|doppiatore 4 = [[Florence Kasumba]]
|AnnoMorte = 322 a.C.
|doppiatore 4 nota = (Shenzi)
|Attività= filosofo
|doppiatore 5 = [[Keegan-Michael Key]]
|Attività2=scienziato
|doppiatore 5 nota = (Kamari)
|Attività3 = logico
|doppiatore 6 = [[Eric Andre]]
|Epoca = -300
|doppiatore 6 nota = (Azizi)
|Nazionalità = greco antico
|doppiatore italiano = [[Rita Savagnone]]
|PostNazionalità = <ref>{{Cita|E. Berti|p. 15: «Sul luogo di nascita di Aristotele non esistono dubbi, in quanto esso si desume sia dal testamento, dove si diceva che Aristotele alla sua morte possedeva ancora la casa paterna a Stagira, sia da un'iscrizione a lui contemporanea e conservata a Delfi, dove si dice che egli era figlio di Nicomaco, nato a Stagira. Questa era una città-stato della Grecia settentrionale, situata nella parte alta della penisola Calcidica, che in origine era stata una colonia secondo alcuni di Calcide e secondo altri di Andros. [...] Egli era dunque di stirpe greca e cittadino di una libera ''polis'', anche se in seguito assoggettata dal re Filippo II di Macedonia».|BertiProfilo}}</ref>.
|doppiatore italiano nota = (Shenzi)
Con [[Platone]], suo maestro, e [[Socrate]] è considerato uno dei padri del [[filosofia occidentale|pensiero filosofico occidentale]], che soprattutto da Aristotele ha ereditato problemi, termini, concetti e [[metodo (filosofia)|metodi]]
|doppiatore italiano 2 = [[Marco Guadagno]]
|Immagine = Aristotle Altemps Inv8575.jpg
|doppiatore italiano 2 nota = (Banzai)
|Didascalia = Copia romana in [[Palazzo Altemps]] del busto di Aristotele di [[Lisippo]]
|doppiatore italiano 3 = [[Rossella Acerbo]]
|PreData = {{lang-grc|Ἀριστοτέλης|Aristotélēs}}
|doppiatore italiano 3 nota = (Shenzi)
}}
|doppiatore italiano 4 = [[Alessandro Budroni]]
È ritenuto una delle menti filosofiche più innovative, prolifiche e influenti del mondo antico occidentale, sia per la vastità che per la profondità dei suoi campi di [[conoscenza]], compresa quella [[scienza|scientifica]].<ref>Secondo l'edizione 2008 dell'''Encyclopedia Britannica'', «Aristotele fu il primo vero scienziato della storia [...] ed ogni scienziato è in debito con lui» ({{Cita pubblicazione|autore = |titolo = Encyclopædia Britannica (2008).|rivista = The Britannica Guide to the 100 Most Influential Scientists. Running Press. p. 12.|volume = ISBN 9780762434213}}).</ref>
|doppiatore italiano 4 nota = (Kamari)
 
|doppiatore italiano 5 = [[Paolo Vivio]]
== Il significato del nome ==
|doppiatore italiano 5 nota = (Azizi)
Aristotele, il cui nome deriva dall'unione di ἄριστος (aristos) "migliore" e τέλος (telos) "fine", alla lettera può intendersi con il significato di "il fine migliore",<ref>{{Cita web|cognome=Campbell|nome=Michael|url=http://www.behindthename.com/name/aristotle|titolo=Aristotle|sito=Behind the Name: The Etymology and History of First Names|accesso=4 giugno 2012}}</ref> oppure, in senso più ampio, «che giungerà ottimamente alla fine»<ref>Valter Curzi, ''Dizionario dei nomi'', Gremese Editore, 2003 p.20</ref>.
|nome = Shenzi, Banzai e Ed
Una tradizione riferisce come vero nome del filosofo quello di [[Aristocle di Messene]], che sarebbe stato l'autentico maestro di [[Alessandro Magno]]. [[Giovanni Reale]] sulla base di un'ampia documentazione esclude la validità di questa teoria.<ref>In Paul Moraux, ''L'Aristotelismo presso i Greci - Gli Aristotelici nei secoli I e II d.C.'', Vita e Pensiero, 2000, p.383 e sgg. e in Ernesto Cianciola, ''Il senso della Giustizia'', Cacucci editore, Bari, 1998, Introduzione, pp. 3 e sgg.</ref>
|razza = [[Crocuta crocuta|Iene macchiate]]
 
|sesso = <nowiki/>
== Biografia ==
*Femmina (Shenzi)
[[File:Ancient stagira greece 01.jpg|thumb|Resti delle mura di Stagira]]
*Maschio (Banzai e Ed)
Aristotele nacque nel 384 a.C. a [[Stagira]], l'attuale Stavro, colonia greca situata nella parte nord-orientale della penisola calcidica della [[Tracia]].<ref>Tra gli altri:
{{Citazione|Aristotle was born in 384 B.C. in the little town of Stagira, the modern Stavró, on the north-east coast of the peninsula of Chalcidice. An attempt has sometimes been made to detect a non-Greek strain in his character and to attribute this to his northern birth; but Stagira was in the fullest sense a Greek town, colonized from Andros and Chalcis and speaking a variety of the Ionic dialect.|Sir William David Ross (1877-1971) ''Aristotle'' (6 ed.), London/NY, Routledge 1995, p. 1}}</ref><ref>Pierre Pellegrin, ''Il sapere greco- dizionario critico'' vol.II, (a cura di J. Brunschwig e Goffrey E.R. Lloyd), Torino, Einaudi, 2007, p.38.</ref>.
Si dice che il padre, Nicomaco, sia vissuto presso [[Aminta III di Macedonia|Aminta III]], re dei [[Macedoni]], prestandogli i servigi di medico e di amico. Aristotele, come figlio del medico reale, doveva pertanto risiedere nella capitale del [[Regno di Macedonia]], [[Pella (città antica)|Pella]]. Fu probabilmente per l'attività di assistenza al lavoro del padre che Aristotele fu avviato alla conoscenza della [[fisica]] e della [[biologia]], aiutandolo nelle [[autopsia|dissezioni anatomiche]].<ref>W.D.Ross, Aristotele, Feltrinelli, 1976.</ref>
 
Secondo gli studiosi la biografia di Aristotele può essere suddivisa in tre periodi.<ref>G. Reale, ''Introduzione a Aristotele'', Laterza, 1991.</ref> Il ''primo periodo'' ebbe inizio quando, rimasto orfano in tenera età, dovette trasferirsi dal tutore Prosseno ad [[Atarneo]], cittadina dell'[[Asia Minore]] nella regione della [[Misia]] situata nel nord-ovest dell'attuale [[Turchia]], di fronte all'isola di [[Lesbo]]. Prosseno, verso il [[367 a.C.]], lo mandò ad [[Atene]] per studiare nell'[[Accademia di Atene|Accademia]] fondata da [[Platone]] circa vent'anni prima, dove rimarrà fino alla morte del suo maestro. Aristotele non fu dunque mai un [[cittadino]] di Atene, ma un [[meteco]].
 
Quando il diciassettenne Aristotele entra nell'Accademia, Platone è a [[Siracusa]] da un anno, su invito di [[Dione di Siracusa|Dione]], parente di [[Dionigi I]], e tornerà ad Atene solo nel [[364 a.C.]]; in questi anni, secondo l'impostazione didattica dell'Accademia, Aristotele dovette iniziare con lo studio della [[matematica]], per passare tre anni dopo alla [[dialettica]].
 
A reggere la scuola è [[Eudosso di Cnido]], uno scienziato che dovette molto influenzare il giovane studente che, molti anni dopo, nell'''[[Etica Nicomachea]]'' scriverà che i ragionamenti di Eudosso «avean acquistato fede più per la virtù dei suoi costumi che per se stessi: appariva di un'insolita temperanza, sembrando ragionare, nell'identificare il bene col piacere, non perché amante del piacere, ma perché pensava che la cosa stesse veramente così».<ref>''Etica Nicomachea'', X, 2, 1172b15.</ref>
 
=== L'abbandono dell'Accademia ===
[[File:Aristotle tutoring Alexander by J L G Ferris 1895.jpg|thumb|Aristotele precettore di [[Alessandro Magno]]]]
Il secondo periodo ha inizio quando nel [[347 a.C.]] muore Platone e alla direzione dell'Accademia, più per motivi economici che per meriti riconosciuti, viene chiamato [[Speusippo]], nipote del grande filosofo ateniese. Aristotele, che evidentemente doveva ritenersi più degno di costui, lascia la scuola insieme con [[Senocrate]], altro pretendente alla guida dell'Accademia, per ritornare ad [[Atarneo]], dove aveva trascorso l'adolescenza, invitato da [[Ermia di Atarneo|Ermia]], allora tiranno della città. Ermia era stato già da lui conosciuto ai tempi dell'Accademia, ed era poi riuscito con un rovesciamento politico a diventare successore di [[Eubulo (statista)|Eubulo]], signore di Atarneo, e ad impossessarsi di [[Asso (Turchia)|Asso]]. Nella corte di Ermia Aristotele ritrova altri due ex allievi di Platone, [[Erasto (IV secolo a. C.)|Erasto]] e [[Corisco (filosofo)|Corisco]]. Nello stesso anno tutti e quattro si trasferiscono ad Asso, divenuta intanto la nuova sede della corte, dove fondano una scuola che Aristotele battezza come unica vera scuola platonica. Ad essa aderiscono anche il figlio di Coristo, Neleo, e il futuro successore di Aristotele nella scuola di [[Atene]], [[Teofrasto]], suo brillante allievo.<ref>''Enciclopedia italiana Treccani'' alla voce corrispondente</ref>
 
Nel [[344 a.C.]], su invito dello stesso Teofrasto, Aristotele va a [[Mitilene]], sull'isola di [[Lesbo]], dove fonda un'altra scuola, anch'essa battezzata come la sola aderente ai canoni platonici. V'insegna fino al [[342 a.C.|342]], anno in cui è chiamato a Pella, in [[Regno di Macedonia|Macedonia]] dal re [[Filippo II di Macedonia|Filippo II]] perché faccia da precettore al figlio [[Alessandro Magno]]. Aristotele svolgerà questo incarico per circa tre anni, fino a quando Alessandro non sarà chiamato a partecipare alle spedizioni militari del padre. Non sappiamo molto dell'educazione che Aristotele impartisce ad Alessandro ma si suppone che le lezioni si basassero prevalentemente sui fondamenti della cultura greca (a partire da [[Omero]]) facendo così di Alessandro un uomo greco per gli ideali trasmessigli, ma anche soprattutto sulla politica, dato il destino che attendeva Alessandro. È inoltre possibile che durante questo incarico Aristotele abbia concepito il progetto di una grande raccolta di Costituzioni.<ref>''Enciclopedia italiana Treccani, ibidem''</ref>
 
=== La fondazione del Peripato ===
Il terzo periodo iniziò quando nel [[340 a.C.]] Alessandro diviene reggente del regno di Macedonia, cominciando anche ad avvicinarsi alla cultura orientale, il suo maestro Aristotele, che è intanto rimasto vedovo e convive con la giovane [[Erpillide]] da cui ha avuto il figlio [[Nicomaco (filosofo)|Nicomaco]],<ref>Non risulta chiaro se Erpillide sia stata semplicemente una compagna oppure la seconda moglie di Aristotele, dopo la morte di Pizia: cfr. Enrico Berti, ''Guida ad Aristotele'', Laterza, Roma-Bari 1997, p. 11.</ref> nell'ultimo periodo della sua vita torna forse a [[Stagira]] e, intorno al [[335 a.C.]], si trasferisce ad [[Atene]], dove in un pubblico ginnasio, detto ''Liceo'' perché sacro ad [[Apollo]] Licio, fonda una sua famosissima e celebrata scuola, chiamata [[Peripato]] (dal [[lingua greca|greco]] Περίπατος, «la Passeggiata»; da περιπατέω «passeggiare», composto di περι «intorno» e πατέω «camminare») nome che indicava quella parte del giardino dove era un colonnato coperto dove il maestro e i suoi discepoli camminavano discutendo<ref>''Vocabolario Treccani'' alla voce "Peripato"</ref><ref>Rebecca Solnit, ''Storia del camminare'', Pearson Italia S.p.a., 2005, p. 16.</ref>. Probabilmente non è Aristotele ad acquistare la scuola; egli l'affitta perché per la città di Atene egli era uno straniero e non aveva diritto di proprietà. La scuola viene inoltre finanziata dallo stesso Alessandro. Aristotele promuove attività di ricerca nella città di Atene soprattutto per quanto riguarda materie scientifiche quali [[zoologia]], [[botanica]], [[astronomia]].<ref>M. De Bartolomeo - V. Magni, ''Filosofia''.</ref>
 
Riguardo alla scuola abbiamo notizie vaghe; comunque sappiamo per certo che gli alunni erano chiamati per dieci giorni a dirigere la scuola in prima persona: Aristotele ci teneva a istruire i suoi allievi a questo ruolo. Inoltre i pasti venivano consumati in comune secondo un'usanza dei [[pitagorici]] e ogni mese si organizzava un [[simposio]] filosofico con giudizio (''iudicio'') guidato dalla saggezza del maestro. Le lezioni si svolgevano di mattina; di pomeriggio e di sera invece Aristotele teneva, sempre nella scuola, delle conferenze aperte al pubblico; le materie erano appunto di interesse pubblico quindi [[politica]] e [[retorica]], ad esempio, ma non materie astratte come la [[metafisica]] e la [[logica]].
 
Nel [[323 a.C.]] muore [[Alessandro Magno]] e ad Atene si manifestano i mai sopiti odii antimacedoni; Aristotele, guardato con ostilità per il suo legame con la corte macedone, è accusato di empietà: lascia allora Atene e con la famiglia si rifugia a [[Calcide (Eubea)|Calcide]] in [[Eubea]], la città materna, dove muore l'anno dopo forse per una malattia allo stomaco.<ref>"Generalmente gli antichi narrano che morì di un male allo stomaco, ma non mancano versioni più romanzate." Carlo Natali, ''Bios theoretikos. La vita di Aristotele e l'organizzazione della sua scuola'', Bologna, Il Mulino, 1991, p. 67.</ref>
 
=== Il testamento ===
[[File:Aristoteles Statue.jpg|thumb|left|upright|Statua di Aristotele a Calcide]]
Diogene Laerzio riporta il testamento di Aristotele:
 
«Andrà senz'altro bene, ma qualora capitasse qualcosa, Aristotele ha steso le seguenti disposizioni: tutore di tutti, sotto ogni aspetto, dev'essere Antipatro; però, Aristomene, Timarco, Ipparco, Diotele e [[Teofrasto]], se è possibile, si prendano cura dei figli, di [[Erpillide]] [''la sua convivente''] e delle cose da me lasciate, fino all'arrivo di Nicanore. E al momento giusto, mia figlia [''Piziade''] sia data in sposa a Nicanore [...] Se invece Teofrasto vorrà prendersi cura di mia figlia, allora sia padrone lui [...]
 
I tutori e Nicanore, ricordandosi di me, si prendano cura anche di Erpillide, sotto ogni aspetto e anche se vorrà risposarsi, in modo che non sia data in sposa indegnamente, visto che è stata premurosa con me. In particolare, le vengano dati, oltre a quello che ha già ottenuto, anche un [[talento attico|talento d'argento]] e tre schiave, quelle che vuole, la schiava che già ha e lo schiavo Pirro. E se vorrà abitare a [[Calcide]], le sia data la casa per gli ospiti vicino al giardino; se invece vorrà stare a [[Stagira]], le sia data la mia casa paterna [...]
 
Sia libera Ambracide e le si diano, alle nozze di mia figlia, cinquecento dracme e la giovane serva che già possiede [...] Sia liberato Ticone quando mia figlia si dovesse sposare, e così anche Filone, Olimpione e il suo ragazzino. Non vendano nessuno dei giovani schiavi che attualmente mi servono, ma siano impiegati; una volta dell'età giusta, siano liberati, se lo meritano [...]
 
Ovunque sia costruita la mia tomba, là siano portate e deposte le ossa di Piziade, come lei stessa ordinò; dedichino poi anche da parte di Nicanore, se sarà ancora vivo - come ho pregato a suo favore - statue di pietra alte quattro cubiti a [[Zeus]] Salvatore e ad [[Atena]] Salvatrice a Stagira».<ref>Diogene Laerzio, ''Vite'', V, 11-16.</ref>
 
== Le opere ==
Sulle opere di Aristotele gli storici della filosofia hanno dibattuto sul rapporto dello Stagirita con il suo maestro Platone di difficile definizione per i dubbi di autenticità dei suoi scritti:
* Nel 1923 [[Werner Jaeger]] pubblica, a Berlino per la Weidmannsche Bichhandlung, il classico ''Aristoteles. Grundlegung einer Geschichte seiner Entwicklung''<ref>Trad. it. di [[Guido Calogero]] per la Nuova Italia ''Aristotele: prime linee di una storia della sua evoluzione spirituale''</ref> dove veniva presentata per la prima volta, in modo radicale, la teoria genetica dell'opera aristotelica. Tale teoria sostiene che in un primo momento Aristotele abbia aderito alle tesi platoniche per liberarsene successivamente. Questo spiegherebbe come in qualche testo, alcune dottrine platoniche, come la tripartizione dell'anima riportata nei ''Topoi''<ref>τόποι; trad. it. in ''Organon'' curata da [[Giorgio Colli]] per la Einaudi di Torino</ref> sia data per ovvia quando in altre opere Aristotele la disconosce.
* Nel 1966, [[Ingemar Düring]] pubblica, a Heidelberg per la C. Winter Universitätsverlag, il testo ''Aristoteles. Darstellung und Interpretation seines Denkens''<ref>trad. it. di Pierluigi Donini per la Mursia, ''Aristotele''</ref> dove procede per una interpretazione del tutto opposta: inizialmente Aristotele avrebbe rigettato l'opera di Platone per poi, invece, avvicinarvisi di più in vecchiaia.
 
Oggi gli studiosi non concordano con alcuna di queste ipotesi, le quali seppur opposte possono infatti ambedue risultare verosimili.
 
Come nota infatti [[Pierre Pellegrin]], delle pubblicazioni di Aristotele non abbiamo alcuna contezza. Non sappiamo in alcun modo la loro originaria edizione, collocazione, datazione, possiamo solo in modo assolutamente incerto congetturare alcune supposizioni. Questi dubbi nascono dalla storia della biblioteca di Aristotele studiata dal filologo belga [[Paul Moraux]]<ref>P.Moraux, ''Der Aristotelismus bei den Griechen von Andronikos bis Alexander von Aphrodisia'' (edizione italiana edita da Vita e Pensiero di Milano, vol.1 pp. 13-40</ref>
 
[[Horst Blanck]] nel suo ''Das Buch in der Antike''<ref>Edito in italia nel 1992 dalla Dedalo con il titolo ''Il libro nel mondo antico'', pp. 184 e sgg.</ref> riassume questa storia che si basa su [[Strabone]] (XIII, 1, 54), confermato e integrato da [[Diogene Laerzio]] (V, 52) e da [[Plutarco]] (''Sulla'', XXVI, 1,3).
 
Alla morte di Aristotele, [[Teofrasto]], suo discepolo, diviene scolarca del Liceo ereditandone la biblioteca e nel suo testamento lascia a un gruppo di allievi (tra cui [[Stratone di Lampsaco]] e [[Neleo di Scepsi]]), l'edificio accanto al ''kepos'', mentre al solo Neleo lascia la biblioteca di Aristotele a cui, nel frattempo, si sono aggiunti ulteriori volumi oltre gli scritti di Teofrasto. Neleo conta di essere nominato successore di Teofrasto, ma ciò non accade, gli viene preferito Stratone. Neleo abbandona allora il Liceo a si ritira nella sua città natale, a Scepsi (Asia Minore), portandosi dietro l'intera biblioteca con tutte le opere di Aristotele, privando il Liceo di questo fondamentale strumento. La biblioteca in effetti fu presto, almeno in parte, ripristinata e quindi ereditata da [[Licone (peripatetico)|Licone]] successore di Stratone<ref>Diogene Laerzio V,62</ref>.
 
Morto Neleo, gli eredi si limitano a non buttare tutti quei testi che a loro poco interessano ma tuttavia vengono a sapere che i re di Pergamo cercano libri da "acquisire" per allestire la propria biblioteca e quindi decidono di nascondere i testi aristotelici in alcuni sotterranei, decidendosi infine di venderli ad [[Apellicone di Teo]]<ref>Strabone lo indica più bibliofilo che filosofo, ma forse bibliomane In Ateneo (V, 214c) si riporta che sottrasse dagli archivi di Atene gli antichi decreti degli Ateniesi</ref> che riporta ad Atene tutte quelle opere in parte ammuffite e mangiate dai tarli.
 
Apellicone muore prima della conquista di Atene da parte dei Romani di [[Lucio Cornelio Silla]] il quale decise di inserire nel bottino di guerra proprio la biblioteca di Apellicone che conteneva quella che era stata di Neleo.
 
Giunta a Roma finisce in mano a [[Tirannione il Vecchio]], bibliotecario di Silla e maestro di Strabone, che per questo era ben informato delle vicende dei libri di Aristotele ed inoltre era anche amico di [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]], [[Tito Pomponio Attico|Attico]] e [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]].
 
Fu dunque Tirannione<ref>Plutarco ''Silla'' 26, 2</ref> a procurare al peripatetico [[Andronico di Rodi]] le copie che gli occorsero per la compilazione degli elenchi delle opere di Aristotele. Se da una parte, ai tempi di Cicerone, già circolavano dei testi di Aristotele, giunti a noi sotto forma di citazioni o allusioni e indicati come "essoterici", in quanto destinati alla pubblicazione "esterna" al Liceo, quelli giunti a noi sono quelli di Andronico di Rodi, ovvero l'eredità di Neleo di Scepsi, quindi i testi riservati al Liceo, ma:
{{Q|I testi giunti sino a noi sotto il nome di Aristotele hanno così subito una doppia serie di interventi. Innanzitutto Andronico - che potrebbe essere stato semplicemente il portavoce del gruppo- corresse, spostò e talvolta riscrisse i testi, sopprimendone alcune parti o incorporando glosse esplicative. Queste pratiche, che urtano il nostro senso dell'autenticità testuale, sono state moneta corrente fino all'epoca moderna, e probabilmente le opere "scritte", come i poemi o i testi che Platone e Aristotele avevano redatto per la pubblicazione, erano sfuggire a queste violenze editoriali. Ma qual era lo stato iniziale dei trattati di scuola di Aristotele editi da Andronico? È qui che occorre tenere conto del secondo intervento. I testi del ''corpus'' non sembrano essere appunti presi dagli allievi durante le lezioni o preparati dallo stesso Aristotele, come a volte si è detto. Essi appaiono piuttosto il risultato di un lavoro collettivo, nel quale il maestro incorporava alcune delle critiche e dei commenti degli astanti, che di fatto più che allievi erano colleghi. Tale carattere collettivo dell'elaborazione dei suoi testi dovette sollevare gli editori successivi dagli ultimi scrupoli, per pochi che ne abbiano avuti, al momento di intervenire sul ''corpus'' che era stato loro trasmesso. Questi dai testuali costringono le ipotesi cronologiche dei commentatori odierni in un irrimediabile circolo vizioso. Poiché i testi del nostro ''corpus'' aristotelico non sono propriamente ''di mano di Aristotele'', essi non possono essere studiati oggettivamente, vale a dire secondo i criteri stilistici come quelli che hanno permesso agli interpreti di mettersi più o meno d'accordo sulla cronologia dei dialoghi, o almeno di gruppi di dialoghi, di Platone.<ref>Pierre Pellegin, ''Il sapere greco. Dizionario critico'', vol. II p.43</ref>}}
Oggi degli scritti di Aristotele si sogliono distinguere le opere giovanili, a cui egli cominciò a lavorare già nel 364 a.C., da quelle della maturità.
 
=== Gli scritti giovanili ===
A questo gruppo appartengono le seguenti opere: ''Grillo'', ''Sulle idee'', ''Sul Bene'', ''Eudemo'', ''Protreptico'' e ''De philosophia''.
 
==== Il Grillo o Sulla retorica ====
Intorno al [[360 a.C.]] il giovane Aristotele scrive la sua prima opera intitolata ''Grillo'' o ''Sulla retorica''; in reazione a una serie di scritti di elogio - composti da alcuni retori ateniesi, fra i quali [[Isocrate]], per celebrare Grillo, figlio di [[Senofonte]], morto nel [[362 a.C.]] nella battaglia di [[Mantinea]] - lo Stagirita polemizzava contro la [[retorica]] come mezzo per agire sugli affetti, sulla parte irrazionale dell'[[anima]]. Già Platone, nel ''Gorgia'', aveva sostenuto che la retorica non era un'[[arte]], né una [[scienza]], ma semplicemente una εμπειρία (''empeirìa''), una pratica persuasiva che può avere successo solo sugli ignoranti. Il successo del ''Grillo'' nell'Accademia procurò ad Aristotele l'incarico di tenere un corso di retorica, nel quale, seguendo il ''Fedro'' platonico, sostenne che la retorica doveva fondarsi sulla [[dialettica]]. A tal proposito si è tramandato negli anni che egli esordì nella prima lezione con la frase: «È cosa turpe tacere e lasciar parlare [[Isocrate]]».
 
==== Sulle Idee ====
Scritto poco dopo il ''Grillo'', il trattato ''Sulle Idee'' è andato perduto tranne pochi frammenti, trasmessi da [[Alessandro d'Afrodisia]]. Vi si affrontava la difficoltà di intendere il rapporto tra idee e cose, concepito da Platone come partecipazione delle cose alle idee, che da esse sono tuttavia separate.
 
Eudosso sosteneva che tra le [[idee]] e le cose non ci fosse né separazione, né partecipazione, bensì ''mixis'', mescolanza: le idee e le cose sono mescolate tra loro. Aristotele non accetta la teoria eudossiana, che non risolve il problema, ma critica anche la teoria platonica della separazione, delle cui aporie lo stesso Platone era del resto ben consapevole, come mostra il suo dialogo ''[[Parmenide (dialogo)|Parmenide]]''. Per Aristotele il principio di tutte le cose non risiede nelle idee trascendenti, ma nelle loro "forme" immanenti.
 
==== Sul Bene ====
[[File:Formella 21, platone e aristotele o la filosofia, luca della robbia, 1437-1439dettaglio.JPG|thumb|''Platone e Aristotele'', particolare della formella del [[Campanile di Giotto]] di [[Luca della Robbia]], [[1437]]-[[1439]], Firenze]]
Nel tentativo di superare un'altra difficoltà contenuta nella teoria delle idee, le quali, essendo molteplici, hanno bisogno secondo Platone di essere giustificate da un principio unitario, Platone introdusse i principi dell'[[Uno (filosofia)|Uno]] (identificato con il Bene) e della [[Dicotomia|Diade]] (il grande e il piccolo); il primo ha la funzione di [[principio formale]] e il secondo ha la funzione di [[principio formale|principio materiale]].
 
È probabile che le conclusioni del trattato aristotelico ''Sul Bene'', scritto intorno al [[358 a.C.]] e del quale rimangono pochi frammenti, fossero quelle esposte nella matura ''Metafisica'':<ref>''Metafisica'', A 6, 987 b 6 e segg.</ref> «Platone chiamò idee gli esseri diversi da quelli sensibili e disse che di tutte le cose sensibili si parla in dipendenza dalle idee e secondo le idee: infatti le cose molteplici che hanno lo stesso nome delle idee esistono per partecipazione [...] ma che cosa fosse la partecipazione o l'imitazione delle idee è un problema che [[Platone]] e [[Scuola pitagorica|i pitagorici]] lasciarono aperto.
Inoltre Platone dice che oltre alle cose sensibili e alle idee esistono le cose matematiche, che sono intermedie e differiscono dalle cose sensibili perché sono eterne e immobili, e differiscono dalle idee per il fatto che ce ne sono molte simili tra loro, mentre ciascuna idea è unica in sé [...]. Come principi, Platone poneva la Diade, cioè il grande e il piccolo, come materia, e poneva l'Uno come sostanza; dal grande e dal piccolo, per partecipazione all'Uno, si costituiscono le idee, che sono i numeri che nascono da quei principi [...] Platone sosteneva una tesi vicina a quella dei Pitagorici, e si poneva sulle loro posizioni, quando diceva che i numeri sono la causa della sostanza delle altre cose [...] egli ricorre soltanto a due cause, l'essenza e la causa materiale, perché le idee sono la causa dell'essenza delle altre cose, mentre l'Uno è causa dell'essenza delle idee».
 
Aristotele respinse dunque già nel primo periodo della sua formazione la teoria delle [[idee]] nella lunga elaborazione fatta da Platone, ma dalla meditazione su di essa trasse la personale dottrina della ''causa formale'' e della ''causa materiale''.
 
==== L<nowiki>'</nowiki>Eudemo o Sull'anima ====
Nel [[354 a.C.]], alla morte in guerra, presso [[Siracusa]], dell'amico e compagno di studi [[Eudemo di Cipro]], Aristotele scrisse, in forma consolatoria e non speculativa, un altro dialogo, pervenuto in frammenti, l<nowiki>'</nowiki>''Eudemo'' o ''Sull'anima'', nel quale, prendendo a modello il ''Fedone'' platonico, sosterrebbe la tesi dell'immortalità dell'anima razionale, come indicato nella forma pur problematica della posteriore ''Metafisica'': «Se rimanga qualche cosa dopo l'individuo, è una questione ancora da esaminare. In alcuni casi, nulla impedisce che qualcosa rimanga: per esempio, l'anima può essere una cosa di questo genere, non tutta, ma solo la parte intellettuale; perché è forse impossibile che tutta l'anima sussista anche dopo».<ref>''Metafisica'', Λ 3, 1070 a 24-26.</ref>
 
Per l'Aristotele maturo, l'[[anima]] non è un'idea ma una sostanza informante il corpo: nell<nowiki>'</nowiki>''Eudemo'' è invece netta l'opposizione fra anima e corpo, sicché lo [[Werner Jaeger|Jaeger]] la considerava dimostrazione dell'adesione completa del giovane Aristotele al platonismo; i sostenitori della precoce presa di distanza dello Stagirita da Platone intendono invece questa dichiarata opposizione come dipendente dall'intento consolatorio del dialogo, nel quale Aristotele avrebbe volutamente accentuato il destino ultraterreno dell'anima.
 
In ogni caso, i frammenti dell<nowiki>'</nowiki>''Eudemo'' non permettono di dedurre un'adesione alle dottrine platoniche delle idee separate dagli oggetti sensibili e della conoscenza fondata sulla reminiscenza.
 
==== Il Protreptico ====
Il ''[[Protrettico|Protreptico]]'' o ''Esortazione alla filosofia'', conosciuto dalle numerose citazioni contenute nell'opera di eguale titolo di [[Giamblico]], dedicato a Temisone, re di una città di Cipro, dovette essere scritto intorno al [[350 a.C.]]
 
Il ''Protreptico'' è un'esortazione alla filosofia, essendo questa il più grande dei beni, dal momento che ha per scopo se stessa, mentre le altre scienze hanno per fine qualcosa di diverso da sé. Aristotele individua nell'essere umano la divisione fra anima e corpo: «una parte di noi è l'anima e una parte è il corpo, l'una comanda e l'altra è comandata, l'una si serve dell'altra e l'altra sottostà come uno strumento [...] Nell'anima ciò che comanda e giudica per noi è la ragione, mentre il resto ubbidisce e per natura è comandato [...] dunque l'anima è migliore del corpo, essendo più adatta al comando, e di questa è migliore la parte che possiede ragione e pensiero», una divisione non vista come opposizione, come nell'''Eudemo'', ma come collaborazione: il corpo è lo strumento dell'agire dell'anima, della parte razionale dell'anima.
 
«Delle cose che sono generate, alcune sono generate dall'intelligenza e dall'arte, per esempio, la casa e la nave; altre sono generate non per arte ma per natura: degli esseri viventi e delle piante, infatti, la causa è la natura e per natura sono generate tutte le cose di tal specie; altre però sono generate anche per caso, e sono tutte quelle non generate né per arte, né per natura, né da necessità, e tutte queste cose, molto numerose, noi diciamo che sono generate per caso». Non vi è finalità nel caso ma vi è nell'[[arte]] e nella natura: la [[natura]] è l'ordine tendente a un fine, e il fine dell'uomo è la [[conoscenza]].
 
La filosofia è sia buona che utile, ma la [[bontà]] va privilegiata rispetto all'[[utilitarismo|utilità]]: «alcune cose, senza le quali è impossibile vivere, le amiamo in vista di qualcosa di diverso da esse: e queste bisogna chiamarle necessarie e cause concomitanti; altre invece le amiamo per se stesse, anche se non ne consegua nulla di diverso, e queste dobbiamo chiamarle propriamente beni [...] Sarebbe quindi del tutto ridicolo cercare di ogni cosa un'utilità diversa dalla cosa stessa, e domandare: "Che cosa ci è giovevole? Che cosa ci è utile?". Colui che ponesse queste domande non assomiglierebbe in nulla a uno che conosce ciò che è bello e buono né a uno che sappia riconoscere che cosa è causa e che cosa è concomitante». È una polemica, questa, contro le posizioni di [[Isocrate]] che, nel suo ''Antidosis'', scritto contro l'Aristotele del ''Grillo'', attaccava una conoscenza che fosse priva di utilità pratica.
Inoltre quest'opera, essendo certamente datata, è fondamentale per gli studi storiografici in quanto ci consente di creare un abbozzo cronologico di alcuni libri della ''Metafisica'' in base alla presenza (o meno) in essi di temi già trattati nel ''Protreptico''.
Del resto, che fare filosofia sia per Aristotele comunque necessario lo dimostra il fatto che «chi pensa sia necessario filosofare, deve filosofare e chi pensa che non si debba filosofare, deve filosofare per dimostrare che non si deve filosofare; dunque si deve filosofare in ogni caso o andarsene di qui, dando l'addio alla vita, poiché tutte le altre cose sembrano essere solo chiacchiere e vaniloquio».
 
==== Il De philosophia ====
Il ''De Philosophia'', pervenuto in frammenti, fu scritto intorno al [[355 a.C.]] e si divide in tre libri: nel primo Aristotele definisce filosofia la conoscenza dei principi della realtà; nel secondo critica la dottrina platonica delle idee e delle idee-numeri; nel terzo espone la sua [[teologia]].
[[File:CiceroBust.jpg|thumb|left|upright|Busto di Cicerone]]
Ribadisce la non trascendenza delle idee e nega le idee-numero o numeri ideali, introdotti dal tardo Platone: «se le idee sono un'altra specie di numero, non matematico, non potremmo averne alcuna comprensione; chi, fra noi, comprende un tipo di numero diverso?».
È [[Cicerone]] a citare, criticamente, il terzo libro del ''De philosophia'': «Aristotele nel terzo libro della sua opera ''Della filosofia'' confonde molte cose dissentendo dal suo maestro Platone. Ora infatti attribuisce tutta la divinità a una mente, ora dice che il mondo stesso è dio, ora prepone al mondo un altro essere e gli affida il compito di reggere e governare il moto del mondo per mezzo di certe rivoluzioni e moti retrogradi, talora dice che dio è l'[[etere (elemento classico)|etere]], non comprendendo che il cielo è una parte di quel mondo che altrove ha designato come potere divino».<ref>Cicerone, ''De natura deorum'', 1, 13.</ref>
 
La dimostrazione della necessità e dell'immutabilità di Dio è fornita dalla testimonianza di [[Simplicio (filosofo)|Simplicio]]: «dove c'è un meglio, c'è anche un ottimo: poiché, fra ciò che esiste, c'è una realtà superiore a un'altra, esisterà di conseguenza una realtà perfetta, che dovrà essere la potenza divina [...] e ne deduce la sua immutabilità».<ref>Simplicio, ''[[De Coelo]]'', 228.</ref>
Puro [[pensiero]] e immutabile, Dio non può creare il mondo, che è anch'esso eterno, come riporta Cicerone:<ref>Cicerone, ''Tuscolane'', 15, 42.</ref> «il mondo non ha mai avuto origine, poiché non vi è stato alcun inizio, per il sopravvenire di una nuova decisione, di un'opera così eccellente» e attesta anche la concezione della divinità degli [[astro (astronomia)|astri]]: «Le stelle poi occupano la zona [[etere (elemento classico)|eterea]]. E poiché questa è la più sottile di tutte ed è sempre in movimento e sempre mantiene la sua forza vitale, è necessario che quell'essere vivente che vi nasca sia di prontissima sensibilità e di prontissimo movimento. Per la qual cosa, dal momento che sono gli astri a nascere nell'etere, è logico che in essi siano insite sensibilità e intelligenza. Dal che risulta che gli astri devono essere ritenuti nel numero delle divinità».
 
=== Le opere della maturità ===
Della produzione filosofica aristotelica più matura ci sono giunti solo gli scritti composti per il suo insegnamento nel [[Peripato]], detti ''libri acroamatici'' (in [[greco antico|greco]]: "ciò che si ascolta") o ''[[esoterismo|esoterici]]''; oltre a questi, come esposto in precedenza, Aristotele aveva scritto e pubblicato, durante la sua precedente permanenza nell'[[Accademia di Platone]], anche dei dialoghi destinati al pubblico, per questo motivo detti ''[[essoterismo|essoterici]]'', che sono però pervenuti in frammenti. Questi dialoghi giovanili furono letti e discussi dai commentatori fino al VI secolo d.C.
 
A seguito della chiusura dell'Accademia ateniese ordinata nel [[529]] da [[Giustiniano]] e alla diaspora di quegli accademici, queste opere si dispersero e furono dimenticate, mentre di Aristotele rimasero solo i trattati esoterici; questi, a loro volta, erano stati dimenticati a lungo dopo la morte del Maestro fino ad essere ritrovati, alla fine del [[II secolo a.C.]], da un bibliofilo ateniese, [[Apellicone di Teo]], in una cantina appartenente agli eredi di [[Neleo]], figlio di [[Corisco]], entrambi seguaci di Aristotele nella scuola di [[Asso (Turchia)|Asso]]. Apellicone li acquistò, portandoli ad Atene, e qui [[Lucio Cornelio Silla|Silla]] li sequestrò nel saccheggio di Atene dell'[[84 a.C.]], portandoli quindi a [[Roma]], dove furono ordinati e pubblicati da [[Andronico da Rodi]].
 
L'insieme di queste opere può essere ordinato per argomenti omogenei:
 
* [[Logica (Aristotele)|Logica]] scritti raccolti successivamente nel titolo complessivo di ''[[Organon]]'' - in greco, "strumento" - comprendenti:
# Le categorie (un libro)
# Sull'interpretazione (un libro)
# Analitici primi (due libri)
# Analitici secondi <ref>o "posteriori" in ''Enciclopedia Italiana Treccani'' alla voce "Aristotele"</ref> (due libri)
# Topici (otto libri)
# Elenchi sofistici (un libro)
* [[Metafisica (Aristotele)|Metafisica]]<ref>Occorre tener presente che Aristotele non ha mai denominato il suo libro "Metafisica", dato che egli non conosceva questo termine, non essendo ancora stato coniato. Il suo libro "Metafisica" fu così titolato successivamente dai curatori delle sue opere, che assemblarono sotto tale titolo dei papiri autonomi di cui si sconosce la data di compilazione. L'attribuzione di tale nome e il suo reale significato non sono chiari. Esso potrebbe infatti avere due significati: "ciò che va oltre la fisica" in senso assiologico, oppure ciò che nella collocazione dei libri andava inserito dopo la Fisica. Cfr. ad esempio:
{{Citazione|Più tardi sono stati raccolti in un libro che stranamente è stato chiamato "Metafisica" in effetti il nome può essere interpretato in due modi così come è stato fatto: da una parte ciò che è oltre la fisica in senso assiologico o gerarchico, e dall'altra semplicemente ciò che dal punto di vista della collocazione dei libri andava inserito dopo la Fisica.|[[Andreas Kamp]]. In ''Aristotele teoretico'': interviste a Gabriele Giannantoni, Andreas Kamp, Wolfang Kullmann, Emilio Lledó. ''Le radici del pensiero filosofico''. Istituto dell'Enciclopedia Italiana}}</ref> (quattordici libri)
* [[Fisica (Aristotele)|Fisica]] (otto libri) con scritti correlati:
# Sul cielo (quattro libri)
# Sulla generazione e corruzione (due libri)
# Sulle meteore (quattro libri)
# [[Historia Animalium|Storia degli animali]] (un libro)
# Sulle parti degli animali (un libro)
# Sulla generazione degli animali (un libro)
# Sulle migrazioni degli animali (un libro)
# Sul movimento degli animali (un libro)
* [[Sull'anima (Aristotele)|Sull'anima]] (tre libri) con scritti correlati (cosiddetti ''[[Parva naturalia]]''):
# Sensazione e sensibile (un libro)
# Memoria e reminiscenza (un libro)
# Il sonno (un libro)
# I sogni (un libro)
# La divinazione mediante i sogni (un libro)
# Lunghezza e brevità della vita (un libro)
# Giovinezza e vecchiaia (un libro)
# La respirazione (un libro)
* Etica, comprendente
# [[Etica Nicomachea]] (dieci libri)
# [[Etica Eudemia]] (sei libri)
# Grande etica (due libri)
* [[Politica (Aristotele)|Politica]] (otto libri) correlata alla
# [[Costituzione degli Ateniesi]]
* [[Retorica (Aristotele)|Retorica]] (tre libri)
* [[Poetica (Aristotele)|Poetica]], perduta la parte relativa alla [[commedia]].
 
=== Apocrifi ===
Ad Aristotele erano anche attribuiti i ''Problemi'' e ''Le Audizioni Meravigliose'' che la filologia moderna non riconosce come suoi.
Nei ''Problemi'' il Filosofo si chiede: come mai sedendosi vicino al fuoco si avverte la necessità di orinare? La sua risposta è, come al solito, acutissima: perché il fuoco scioglie le cose solide. È chiaro che, se avesse ragione, allontanandosi dal fuoco dovrebbe anche passare la voglia.<ref>[[Aulo Gellio]], ''Noctes Atticae'', 19,4, formula la questione in questi termini: «Aristotelis libri sunt, qui Problemata Physica inscribuntur, lepidissimi et elegantiarum omnium repleti. [...] Item querit, cur accidat, ut eum, qui propter ignem diutius stetit, libido urinare lacessat. [...] De urina celebri ex igne proximo facta verba haec posuit: Quia ignis solida solvit».</ref> Un altro dei Problemi è: come mai soffiando sulle mani queste si scaldano, mentre soffiando sulla zuppa questa si raffredda? Anche qui la risposta è magistrale: perché quando si soffia sulla minestra, si tiene la bocca quasi chiusa, dunque il calore dell'aria rimane dentro la bocca e quel poco che esce fuori evapora subito per la violenza del soffio.<ref>[[Erasmo da Rotterdam|Erasmo]], ''Adagia'', 1-8-29, ''[[Ex eodem ore calidum et frigum efflare]]'': «At huisce rei, quam satyrus admirabatur, causam reddit Aristoteles in Problematis, sectione XXXIV, problemate septimo, idque eo fieri putat, quod qui vehementius efflat, is non moveat universum aerem, sed ore contractiore paululum venti expiret ut calor ex ore profecto a reliquo aere, quem ob impetum plurimum movet, continuo evanescat atque in frigus abeat».</ref>
Le Audizioni Meravigliose contengono fatti che ancora oggi la scienza non sa spiegare: ad esempio, sull'isola di [[Creta]], le capre ferite dai cacciatori si cibano di un'erba, chiamata [[Dittamo]], che subito fa uscire la freccia e sana la ferita<ref>''Paradoxographorum Graecorum Reliquiae'', a cura di A. Giannini, Istituto Editoriale Italiano, 1966.</ref>.
 
== La filosofia: scienza delle cause e ricerca delle essenze ==
[[File:Aristotle by Raphael.jpg|upright=0.7|thumb|Aristotele. Dettaglio dalla ''[[Scuola di Atene]]'' di [[Raffaello Sanzio]] ([[1509]])]]
La filosofia di Aristotele muove dalla stessa esigenza platonica di ricercare un princìpio eterno e immutabile che spieghi il modo in cui avvengono i mutamenti della natura. Come il suo maestro [[Platone]], Aristotele ha ben presente la contrapposizione filosofica venutasi a creare tra [[Parmenide]] ed [[Eraclito]]; anche lui pertanto si propone di conciliare le loro rispettive posizioni di pensiero: l'[[Essere]] statico del primo con l'incessante [[divenire]] del secondo. Per cui tutto muta in natura, tutto «scorre», ma non a caso: seguendo sempre certi schemi o regole fisse.
 
A differenza di Platone, tuttavia, Aristotele ritiene che le forme in grado di guidare la materia non si trovino al di fuori di essa: non ha senso secondo lui sdoppiare gli enti per cercare poi di riconciliarli in qualche modo; ogni realtà invece deve avere in sé stessa, e non in cielo, le leggi del proprio costituirsi.
 
Il fatto che tutti i fenomeni naturali siano soggetti a costante mutamento significa per Aristotele che nella materia è sempre insita la possibilità di raggiungere una forma precisa. Compito della filosofia è proprio quello di scoprire le cause che determinano il perché un oggetto tenda ad evolversi in un certo modo e non diversamente. Aristotele parla in proposito di quattro [[Causa (filosofia)|cause]], che sono le seguenti:
# ''causa formale'': consiste nelle [[qualità]] specifiche dell'oggetto stesso, nella sua [[essenza (filosofia)|essenza]];
# ''causa materiale'': la [[materia (filosofia)|materia]] è il sostrato senza cui l'oggetto non esisterebbe;
# ''causa efficiente'': è l'agente che determina operativamente il mutamento;
# ''causa finale'': la più importante di tutte, in virtù della quale esiste un'[[finalismo|intenzionalità]] nella natura; è lo scopo per cui una certa realtà esiste.
 
La scienza delle cause consente di affrontare in maniera più sistematica e razionale il problema dell'Essere e delle sue possibili determinazioni, sorto la prima volta con Parmenide. Quest'ultimo aveva detto dell'Essere soltanto che ''è'', e non può non essere, ma non aveva aggiunto ''cosa'' esso sia, lasciandolo senza un [[predicato]]. Ne risultava un concetto evanescente, che rischiava di venir confuso col [[non-essere]]. Aristotele con la sua ontologia si propone allora di mostrare che l'essere è determinato in una molteplicità di attributi, che lo rendono multilaterale pur nella sua [[Uno (filosofia)|unità]].
 
=== Ontologia e metafisica ===
L'[[ontologia]], in quanto [[metafisica]] (secondo la terminologia introdotta da [[Andronico di Rodi]]), è la "filosofia prima" aristotelica, che ha come suo primario [[Oggetto (filosofia)|oggetto]] di indagine l'[[essere]] ''in quanto tale'', e solo in via subordinata l'''ente'' (dal [[lingua greca|greco]] ὄντος, genitivo di ὤν, ''essente''). ''"In quanto tale"'' significa a prescindere dai suoi aspetti accidentali, e quindi in maniera scientifica. Solo di ciò che permane come sostrato fisso e immutabile, infatti, si può avere una conoscenza sempre valida e universale, a differenza degli ''enti'' soggetti a generazione e corruzione, ragion per cui «del particolare non si dà scienza».<ref>Aristotele, ''Opere'', ''Metafisica'', Laterza, Bari 1973, p. 323.</ref>
 
Per conoscere gli enti occorrerà dunque fare sempre riferimento all'Essere; Aristotele intende per ''ente'' tutto ciò che [[esistenza|esiste]], nel senso che deve ad altro la propria sussistenza,<ref>"Esistere" va qui inteso nel senso etimologico, che sarà evidenziato tra gli altri da [[Heidegger]], di «essere da» (da ''ex-sistentia''), a differenza della sostanza che invece «è in sé e non in qualcos'altro» (Aristotele, ''Metafisica'', 1046a, 26).</ref> a differenza dell'Essere che invece ''è'' in sé e per sé: mentre l'Essere è uno, gli enti non sono tutti uguali. Per il filosofo essi hanno vari [[significati]]: l'ente è un "''pollachòs legòmenon''" (dal [[Lingua greca antica|greco]] πολλαχῶς λεγόμενον), ossia si può «dire in molti modi». Ente sarà ad esempio un uomo, così come il suo colore della pelle.
 
Introducendo gli enti, Aristotele cerca di risolvere il problema ontologico di conciliare l'essere parmenideo col divenire di Eraclito, facendo dell'ente un ''[[sinolo]]'' indivisibile di [[materia (filosofia)|materia]] e [[forma (filosofia)|forma]]: come già accennato, infatti, la materia possiede un suo modo specifico di evolversi, ha in sé una [[Potenza (Aristotele)|possibilità]] che essa tende a mettere in atto. Ogni mutamento della natura è quindi un passaggio dalla potenza alla realtà, in virtù di un'''[[entelechia]]'', di una ragione interna che struttura e fa evolvere ogni organismo secondo leggi sue proprie. Cercando di superare il [[dualismo]] di Platone in seno all'[[essere]], Aristotele sostiene così l'[[immanenza]] dell'universale. La sua soluzione tuttavia risente fortemente dell'impostazione platonica, perché, come già il suo predecessore, anche lui concepisce l'essere in forma gerarchica:<ref>G. Reale, ''La metafisica aristotelica come prosecuzione delle istanze di fondo della metafisica platonica'', in «Pensamiento», n. 35 (1979), pagg. 133-143.</ref> per cui da un lato vi è l'Essere eterno e immutabile, identificato con la vera realtà, che basta a sé stesso in quanto perfettamente realizzato; dall'altro vi è l'essere in potenza, proprio degli ''enti'', che per costoro è soltanto la ''possibilità'' di attuare se stessi, di realizzare la loro forma in atto, la loro essenza. Anche il non-essere quindi in qualche modo ''è'', almeno come ''poter-essere''. E il divenire consiste propriamente in questo perenne passaggio verso l'essere in atto.<ref>Come si può notare, la difficoltà di Aristotele nel cercare di risolvere la questione dell'[[essere]], una delle più difficili che la [[filosofia greca]] si trovò ad affrontare, si presenta rovesciata rispetto a [[Platone]]; costui aveva il problema di conciliare le [[idee]] con le realtà sensibili, Aristotele all'opposto di come salvaguardare l'essenza eterna e universale del singolo [[essenza (filosofia)|ente]] in seguito alla sua distruzione.</ref>
{{Approfondimento
|allineamento = destra
|larghezza = 320px
|titolo = La Sostanza: prima e seconda
|contenuto =
Il genere sommo di cui il filosofo si occupa maggiormente è quello di [[sostanza (filosofia)|sostanza]], classificata in ''sostanza prima'' e ''sostanza seconda''. La prima è relativa ad un singolo essere, un determinato uomo, un certo animale o una pianta, ossia tutto ciò che ha sussistenza autonoma. La ''sostanza seconda'' invece è costituita da [[sostantivo|sostantivi]] generici che determinano un oggetto in un certo modo, è la risposta a "che cos'è" quell'oggetto, ''ti estì'' (dal [[greco antico|greco]] τί ἐστί), specificando meglio la ''sostanza prima''. Nella frase «il Sole è un astro» ad esempio, ''Sole'', [[nome proprio]] e specifico di una stella, è sostanza prima, mentre ''astro'', nome generico che ne specifica l'essenza o la natura, è sostanza seconda.
Di fatto, se si prescinde dall'aspetto materiale, la sostanza è sinonimo di [[essenza (filosofia)|essenza]] (οὐσία, ''usìa'').<ref>''Metafisica'', Z 3, 1028 b 33.</ref> Ogni realtà può essere detta che ''"è"'' in quanto esprime la sostanza. Un altro termine utilizzato per indicarla è ''[[sinolo]]'' di materia e forma.
}}
'''Shenzi, Banzai e Ed''' sono un trio di [[Crocuta crocuta|iene macchiate]], antagoniste secondarie nel film Disney ''[[Il re leone]]'' e antagoniste principali ne ''[[Il re leone 3 - Hakuna Matata|Il re leone - Hakuna Matata]]''. Nella serie animata ''[[Timon e Pumbaa (serie animata)|Timon e Pumbaa]]'' le tre appaiono come [[antieroe|antieroi]]. Nel [[Il re leone (film 2019)|remake]] de ''Il re leone'', Banzai e Ed vengono rinominati '''Kamari''' e '''Azizi'''.
Nonostante le molteplici valenze che assumono gli enti, tutti richiamano inevitabilmente in un modo o nell'altro il concetto di [[sostanza (filosofia)|sostanza]], termine introdotto da Aristotele per indicare ''ciò che è in sé e per sé'', e che per [[essere]] non ha bisogno di [[esistere]]. La sostanza è uno dei dieci ''[[predicato|predicamenti]]'' dell'essere, ossia di quelle dieci [[categoria (filosofia)|categorie]] entro cui classificare gli enti sulla base della loro differenza. Esse sono: sostanza, qualità, quantità, dove, quando, [[Relazione (filosofia)|relazione]], agire, subire, avere, giacere.
 
Shenzi è la femmina dominante, mentre Banzai e Ed sono maschi subordinati, il primo bellicoso ed ingordo, e il secondo apparentemente mentalmente disturbato ed incapace di comunicare se non attraverso le risate.<ref name="brottman"/> Insieme agli altri membri della loro specie, i tre sono esclusi dalle Terre del Branco di re Mufasa, costretti a vivere nell'arido cimitero degli elefanti. Nel loro esordio, si alleano con [[Scar (Disney)|Scar]] dopo che egli li promette cibo in cambio del loro aiuto nel spodestare Mufasa e uccidere suo figlio [[Simba]]. Dopo aver provocato la morte del re e cacciato Simba dalle Terre del Branco, le iene cominciano a stufarsi del regime di Scar dopo che una carestia costringe le loro prede a migrare. Quando Simba ritorna a reclamare il trono, le iene si battono accanto a Scar, per poi ucciderlo quando quest'ultimo, sull'orlo della sconfitta, li incolpa di aver progettato tutto in un tentativo di ottenere la clemenza da Simba.
Le dieci categorie possono anche essere definite generi massimi, poiché permettono la completa classificazione degli enti. Non vanno confuse con i cinque generi sommi platonici, perché se Platone cercava categorie universali cui partecipassero tutte le idee, Aristotele cerca categorie cui gli enti partecipino in base alla loro diversità: non esiste infatti una categoria a cui tutti gli enti tangibili partecipino, proprio perché il suo scopo non è quello della ''reductio ad unum'' o [[omologazione]] (far confluire tutti gli oggetti di studio in un unico grande calderone).
 
Sebbene ''Il re leone'' originale fu il film d'animazione tradizionale di maggior incasso cinematografico nella storia e il film d'animazione in 2D di maggior successo negli [[Stati Uniti]],<ref name="mojo-chart">{{Cita news|url=http://www.boxofficemojo.com/genres/chart/?id=animation.htm|titolo=Highest grossing animated films|editore=[[Box Office Mojo]]|accesso=29 luglio 2008|lingua=en}}</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.dvdfile.com/news/special_report/in_the_round/lionking/1.html |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071231043027/http://www.dvdfile.com/news/special_report/in_the_round/lionking/1.html |dataarchivio=31 dicembre 2007 |titolo=The Lion King interview |accesso=12 marzo 2009 |lingua=en|urlmorto=sì }}</ref> le iene sono stati oggetti di critica da parte dei biologi, che considerano la loro rappresentazione come dannosa alla reputazione delle iene reali, e dai recensori che notano paralleli con imagini stereotipate di minoranze etniche. In contrasto, l'interpretazione di Shenzi nel remake del 2019 fu largamente apprezzata.
A differenza della sostanza, le nove rimanenti categorie si devono invece definire "accidenti" in quanto non hanno vita indipendente, ma esistono solo nel momento in cui ineriscono alla sostanza. Il giallo, per esempio, non è un ente autonomo come un uomo. Perciò nella frase «il Sole è giallo», ''Sole'' è sempre sostanza prima, mentre ''giallo'' è accidente della sostanza, appartenente alla categoria della [[qualità]].
 
==Nomi==
Lo stesso filosofo afferma quanto sia inutile ogni scienza che si occupi di enti dotati delle medesime caratteristiche: la [[matematica]] studia gli enti astratti deducibili solo con l'astrazione (in [[numero|numeri]]), la [[fisica]] gli elementi naturali della physis ([[greco antico|greco]] φύσις), l'[[ontologia]], invece, studia gli enti. Ma in base a che cosa gli enti sono accomunati? Non certo il fatto di esistere, perché, come già detto, il filosofo nega a priori l'esistenza di una categoria che collochi in sé tutti gli enti (la categoria dell'essere che, infatti, li accomunerebbe tutti). Il termine ente è comunque una parola ambigua, proprio come "salutare". Esso vuol dire sano o indicare l'azione del cordiale saluto, tutto comunque richiama allo stesso concetto di salute.
In [[lingua swahili]], ''shenzi'' può significare "bastarda inutile", "barbara", o "rozza",<ref>''One of the hyenas has a Swahili name,'' Shenzi, ''whose range of meanings includes "worthless bastard", "uncivilized", and "uncouth".''<br>{{en}} Bron Taylor, [https://books.google.it/books?id=i4mvAwAAQBAJ&pg=PA814&lpg=PA814&dq=shenzi+uncouth+hyena&source=bl&ots=sy1OJwR1PA&sig=ACfU3U308p69Ovm-MALw-3ZjMBUwoP72ZQ&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjF74Tf3O7iAhUJalAKHShdA8gQ6AEwGXoECAcQAQ#v=onepage&q=shenzi%20uncouth%20hyena&f=false ''Encyclopedia of Religion and Nature''], A&C Black, 2008, p. 814, ISBN 1441122788</ref> mentre ''banzai'',<ref name="jenmansafaris">{{cite web|url=https://www.jenmansafaris.com/5-things-learn-lion-king-safari-tanzania/|title=5 Things You can Learn From The Lion King Before You Go on Safari in Tanzania|work=Jenmansafaris|date=6 aprile 2018|accessdate=5 agosto, 2019|lingua=en}}</ref> ''kamari'' e ''azizi'' significano "rintanare", "forte" e "raggio di luna" rispettivamente.<ref name="hiveequilibrium">{{cite web|url=https://hivequilibrium.co.uk/2019/05/18/walt-disneys-the-lion-king-2019-trailer/|title=Walt Disney’s The Lion King (2019) – Trailer|work=Hive Equilibrium|date=18 maggio, 2019|accessdate=29 luglio, 2019|lingua=en}}</ref> Ed fu nominato dopo [[Ed McMahon]] de ''[[The Tonight Show]]''.<ref name="insider">{{Cita web|url=https://www.insider.com/lion-king-trivia-2017-7|titolo=17 things you probably didn't know about the making of 'The Lion King'|editore=Insider|anno=23 novembre 2018|lingua=en}}</ref>
 
==Caratterizazzione==
==== Teologia ====
Alex Kupershmidt, l'artista che animò le iene, spiegò come gli fu incaricato di disegnare personaggi simili a "pagliacci impazziti", comici ma contemporaneamente maligni,<ref name=making/> mentre [[Jim Cummings]], che prestò la sua voce per Ed, descrisse il trio come un "[[coro greco]]" che promuove le ambizioni nefaste di Scar.<ref name="usatoday"/>
Secondo alcuni autori, Aristotele, usando la terminologia moderna, sarebbe un [[deismo|deista]].<ref>Henry C. Vedder. Forgotten Books. p. 353. ISBN 9781440073427. "Per usare una nomenclatura moderna, Platone è teista, Aristotele è deista."</ref><ref>Charles Bigg. Neoplatonism. Society for Promoting Christian Knowledge. p. 50. "La ragione di questa acuta morale che Atticus discerne, e qui ancora una volta aveva ragione, sta nel deismo di Aristotele. Il Deismo riguarda Dio, come creatore e allestitore del mondo, per poi lasciarlo a se stesso."</ref><ref>Gary R. Habermas, David J. Baggett, ed. (2009). Did the Resurrection Happen?: A Conversation With Gary Habermas and Antony Flew. InterVarsity Press. p. 105. ISBN 9780830837182. "Mentre ha citato il male e la sofferenza, mi sono meravigliato della giustapposizione di Tony [Antony Flew] di scegliere tra deismo di Aristotele o la difesa del libero arbitrio, che pensa "dipende dalla previa accettazione di un quadro della rivelazione divina."</ref> ''ante litteram''. Per lui soltanto l'essere in atto fa sì che un ente in [[Potenza (Aristotele)|potenza]] possa evolversi; l'argomento ontologico diventa così [[teologia|teologico]] per passare alla dimostrazione della necessità dell'essere in atto.<ref>La teologia come «scienza del divino» è per Aristotele la filosofia nel senso più alto, essendo «scienza dell'essere in quanto essere» (''Metafisica'', VI, 1, 1026 a, 2-21).</ref>
 
Shenzi fu concepita come un personaggio "scafato",<ref name=making>{{Cita video|capitolo= The Making of The Lion King |titolo=The Lion King|tipo= Laserdisc|editore= Walt Disney Home Entertainment |anno=1995|lingua=en}}</ref> distinguendosi dalle altre due iene dalla mancanza di "barbetta" attorno al muso, una frangia prominente che gli pende sulla faccia e macchie attorno agli occhi che evocano l'ombretto.<ref name="brottman"/> A Banzai fu dato un atteggiamento da "pazzo frenetico dagli occhi spalancati",<ref name=making/> e si distingue per la sua impazienza ed ingordia, essendo perpetuamente alla ricerca di risse e di cibo.<ref name="brottman"/> Ed, invece, è la "iena ridens" archetipa, privo di dialogo al di fuori delle risate isteriche.<ref name=making/> [[Strabismo|Strabico]] e apparentemente mentalmente disabile, ha le orecchie mutilate e la lingua quasi sempre penzolante.<ref name="brottman"/>
Si è visto come il movimento sia originato dalle quattro cause. Ogni oggetto è mosso da un altro, questo da un altro ancora, e così via a ritroso, ma alla fine della catena deve esistere un [[motore immobile]], cioè [[Dio]]: "motore" perché è la meta finale a cui tutto tende, "immobile" perché causa incausata, essendo già realizzato in sé stesso come «atto puro».<ref>La caratteristica del suo essere "puro" dipende dal fatto che in Dio, come atto finale compiuto, non vi è la minima presenza della materia, la quale è soggetta a continue trasformazioni e quindi a corruzione.</ref>
 
Il remake de ''Il re leone'' del 2019 rappresenta le iene come più minacciose che comiche, e Banzai e Ed vengono rinnominati Kamari e Azizi.<ref name="presskit">{{cite web|url=http://www.wdsmediafile.com/media/TheLionKing/writen-material/TheLionKing5d2601c7111d6.pdf|title=The Lion King Press Kit|work=Walt Disney Studios|date=11 luglio, 2019|accessdate=25 luglio, 2019|lingua=en}}</ref> [[Florence Kasumba]], che diede voce a Shenzi, descrisse il suo personaggio come "qualcuno a cui piace avere potere, ma è anche molto protettiva, tanto quanto Sarabi [la madre di Simba], farebbe di tutto per proteggere la sua famiglia".<ref name="arezzo">{{Cita web|url = https://corrierediarezzo.corr.it/video/tv-news/1039809/il-re-leone-l-intervista-alle-star-usa-di-scar-e-iena-shenzi.html|titolo = "Il re leone", l'intervista alle star Usa di Scar e iena Shenzi|data = 17 luglio 2019|accesso = 19 luglio 2019|pubblicazione = Corriere di Arezzo}}</ref> La descrisse inoltre come qualcuno che fa zittire tutti per la paura quando entra in scena, ma che sia contemporaneamente un personaggio insoddisfatto della sua vita.<ref name="presskit"/> Nella cartella stampa del film, Kamari viene descritto come una iena furba ed impulsiva, dotata di un umorismo tagliente. [[Keegan-Michael Key]], che doppiò il personaggio, lo definì come un soldato leale delle iene che si sente essere secondo in comando. Azizi, invece, è privo della furbizia dei suoi fratelli, incapace di capire le sfumature, le metafore e il sarcasmo.<ref name="presskit"/>
Tutti gli enti risentono della sua forza d'attrazione perché l'essenza, che in costoro è ancora qualcosa di potenziale, in Lui giunge a coincidere con l'[[esistenza]], cioè è tradotta definitivamente in atto: il Suo essere non è più una possibilità, ma una necessità. In Lui tutto è compiuto perfettamente, e non v'è nessuna traccia del divenire, perché questo è appunto solo un passaggio. Non vi è neppure l'imperfezione della [[materia (filosofia)|materia]] che continua invece a sussistere negli enti inferiori, i quali sono ancora una mescolanza, un insieme non coincidente di essenza ed esistenza, di potenza ed atto, di materia e forma.
{{Citazione|Il primo motore dunque è un essere necessariamente esistente, e in quanto la sua esistenza è necessaria si identifica col [[Bene (filosofia)|bene]], e sotto tale profilo è principio. […] Se, pertanto, Dio è sempre in uno stato di beatitudine, che noi conosciamo solo qualche volta, un tale stato è meraviglioso; e se la beatitudine di Dio è ancora maggiore essa deve essere oggetto di meraviglia ancora più grande. Ma Dio, è appunto, in tale stato!|Aristotele, ''Metafisica'' XII (Λ), 1072, b 9-30}}
Dio come atto puro è dunque privo di divenire, poiché in lui non avviene, come per ogni cosa materiale il passaggio dalla potenza all'atto, ma questo non vuol dire che egli non sia attivo nel senso che egli rappresenti la più alta attività che possa esserci, il pensiero. Per Aristotele infatti la migliore delle azioni è quella legata all'attività ''[[nous|noetica]]'', non essendo soggetta alla corruzione del divenire.«Riguardo al pensiero […] sembra che esso solo possa esser separato, come l'eterno dal corruttibile»<ref>Aristotele, ''Dell'anima'', II, 1, 413b).</ref>
 
==Creazione==
Ma cosa pensa l'atto puro? Il suo oggetto pensato, data la sua perfezione, non può essere che un oggetto perfetto quanto lui, cioè se stesso. Quindi l'atto puro, primo motore immobile è "pensiero di pensiero":
===''Il re leone'' (1994)===
{{Citazione|Per quanto concerne l’intelligenza, sorgono alcune difficoltà. Essa pare, infatti, la più divina delle cose che, come tali, a noi si manifestano; ma, il comprendere quale sia la sua condizione per esser tale, presenta alcune difficoltà. Infatti, se non pensasse nulla, non potrebbe essere cosa divina, ma si troverebbe nella stessa condizione di chi dorme..[ma allora] che cosa pensa? ... Se, dunque, l’Intelligenza divina è ciò che c’è di più eccellente, pensa se stessa e il suo pensiero è pensiero di pensiero.<ref>Aristotele, ''Metaph.'', 1074b 15 1075a 10</ref>}}
{{Citazione|Non mi meraviglio se penzoliamo in fondo alla catena alimentare. [...] Se non fosse per i leoni, questo posto sarebbe in mano nostra.|Shenzi ne ''Il re leone''}}
Come nell'[[Essere]] di Parmenide, Dio è pienezza della sostanza e quindi [[pensiero]] puro e la sua caratteristica principale è dunque la contemplazione [[autocoscienza|autocosciente]], fine a sé stessa, intesa come «pensiero di pensiero».
 
Le iene non sono presenti nel primo abozzo del film, intitolato ''King of the Kalahari'', scritto nel 1988 da [[Tom Disch]], con il ruolo antagonistico essendo svolto da un branco di babbuini.<ref name=pride>{{Cita video|capitolo=The Pride of the King|titolo=The Lion King: Diamond Edition |tipo=Blu-ray |anno=2011 |editore=Walt Disney Home Entertainment|lingua=en}}</ref> In due abbozzi successivi scritti nel 1990 da J.T. Allen<ref>J.T. Allen, ''The Lion King'', sceneggiatura, 19 gennaio 1990</ref> e il duo Allan e Ross Bass,<ref>Allan & Ross Bass, ''King of the Beasts'', sceneggiatura, 23 maggio 1990</ref> le iene sono le antagoniste principali, guidate da un capobranco nominato Banagi che, secondo l'abozzo di Allen, avrebbe avuto una voce evocativa di [[Sydney Greenstreet]], e che sarebbe stato falso e seducente, usando la sua astuzia per convincere Scar ad uccidere Mufasa ed impossessarsi del trono, manipolandolo dietro le quinte.<ref>{{Cita web|url = https://screenrant.com/disney-villains-canceled-never-got-to-see-movies/|titolo = 15 Canceled Disney Villains We Never Got To See|data = 18 gennaio 2018|accesso = 16 giugno 2019|pubblicazione = Screenrant|autore= Christy Box|lingua=en}}</ref>
=== Gnoseologia ===
{{Citazione|Tutti gli uomini per natura tendono al sapere.|Aristotele, ''[[Metafisica]]'', I, 1|πάντες ἄνθρωποι τοῦ εἰδέναι ὀρέγονται φύσει.|lingua=grc}}
Nell'ambito della [[filosofia della conoscenza]], Aristotele sembra rivalutare l'importanza dell'[[esperienza]] sensibile, e tuttavia, al pari di Platone, mantiene fermo il presupposto secondo cui l'intelletto umano non si limita a recepire passivamente le impressioni sensoriali, ma svolge un ruolo attivo che gli consente di andare oltre le particolarità transitorie degli oggetti e di coglierne le cause.<ref>«L'esperienza è conoscenza del particolare, mentre l'arte è conoscenza dell'universale. […] Gli empirici, infatti, sanno ''il che'', non il ''perché'' […] Noi riteniamo che l'arte, più che l'esperienza, possa accostarsi alla [[scienza]]. […] Le sensazioni, da parte loro, sono indubbiamente fondamentali per l'acquisizione di conoscenze particolari, ma non ci spiegano le cause» (Aristotele, ''Metafisica'' I, 1, 981a - 981b).</ref>
 
Per le voci delle iene, l'intenzione originale era quella di riunire [[Cheech & Chong]], ma mentre [[Cheech Marin]] accettò di interpretare Banzai perché si era stufato di essere incasellato in ruoli da tossicodipendente,<ref name="usatoday">{{Cita web|url=https://eu.usatoday.com/story/life/movies/2019/06/25/lion-king-25th-anniversary-whoopi-goldberg-cheech-marin-hilarious-hyenas/1537989001/|titolo='The Lion King' turns 25: Whoopi Goldberg, Cheech Marin showed teeth as hilarious hyenas|editore=USA Today|anno=25 giugno 2019|lingua=en}}</ref> [[Tommy Chong]] non era disponibile.<ref name=dvdcommentary>{{en}} Allers, Roger; Hahn, Don, and Minkoff, Rob (1995). Laserdisc/DVD audio commentary for The Lion King. Walt Disney Home Entertainment</ref> Chong avrebbe poi rivelato che il suo rifiuto fu dovuto alla posizione anti-marijuana di Disney e del loro codice di abbigliamento che lui riteneva troppo severo.<ref name="toofab">{{Cita web|url=https://toofab.com/2019/04/19/tommy-chong-interview-weed-420-prison-cheech-michael-jackson-lori-loughlin-exclusive/|titolo=Tommy Chong Charms His Way Through Chats About Weed, Prison, Cheech, Michael Jackson and Lori Loughlin (Exclusive)|editore=Toofab|anno=19 aprile 2019|lingua=en}}</ref> Così il suo ruolo venne trasformato in una iena femmina, Shenzi, che venne doppiata da [[Whoopi Goldberg]].<ref name=dvdcommentary/> Goldberg rivelò nell'expo [[D23 (Disney)|D23]] nel 2017 che fu assunta dopo aver imparato del film da [[Elton John]], pregandolo per un ruolo nel film.<ref name="insider"/> A Ed Cummings, per recitare Ed, furono dati semplicemente dei biglietti con scritti emozioni come rabbia, tradimento, paura, fame e lussuria, da esprimere attraverso le risate, le cui registrazioni durarono solo cinque minuti.<ref name="avclub">{{Cita video|autore=|titolo=[https://film.avclub.com/jim-cummings-has-some-advice-for-the-actors-voicing-the-1830469612 Jim Cummings has some advice for the actors voicing The Lion King's new hyenas]|anno=[[2018]]|editore=Film.avclub.com|lingua=en}}</ref>
Esistono vari gradi del conoscere: secondo Aristotele all'inizio non ci sono idee [[innatismo|innate]] nella nostra mente; questa rimane vuota se non percepiamo qualcosa attraverso i sensi. Ciò tuttavia non vuol dire che l'essere umano non abbia delle capacità innate di ordinare le conoscenze, raggruppandole in diverse classi e riuscendo a penetrare l'essenza propria di ciascuna di esse, con le quali stabilisce una corrispondenza.
 
Gli animatori visitarono la colonia di [[Crocuta crocuta|iene macchiate]] mantenute presso la Field Station per la ricerca comportamentale dell'[[Università della California]], dove promisero il personale che le iene, più che vere antagoniste, sarebbero state rappresentate come personaggi comici.<ref name="glickman1995">{{Cita pubblicazione|cognome1= Glickman |nome1= S. |anno= 1995 |titolo= The Spotted Hyena from Aristotle to the Lion King: Reputation is Everything – In the Company of Animals |rivista= Social Research |volume= 62 |numero= 3|pp= 501-538 |lingua=en}}</ref>
Al livello più basso c'è la [[sensazione]], che ha per oggetto entità particolari. La sensazione in potenza può sentire di tutto, ma solo nel momento in cui mette in atto una [[percezione]] specifica avviene il «sentire di sentire», che appartiene al cosiddetto [[organo di senso|senso]] «comune». La sensazione in atto rende attuale lo stesso oggetto percepito, ad esempio è l'udito a dare vita al suono, facendolo passare all'essere. Al grado successivo interviene la [[fantasia (filosofia)|fantasia]], facoltà dell'anima, che ha la capacità di rappresentare gli oggetti non più presenti ai sensi, producendo le [[immagine|immagini]]:<ref>Tutto quanto si pensa, si pensa necessariamente per immagini» (Aristotele, ''De anima'', III, 7, 432 a).</ref> queste vengono ricevute dall'intelletto potenziale, per essere poi, in seguito a vari filtri, conservate dalla memoria, da cui nasce la generalizzazione dell'[[esperienza]]. Anche l'intelletto potenziale ha bisogno a sua volta di una realtà già in atto per potersi attivare. Ecco dunque che la conoscenza deve culminare infine con un [[trascendente]] ''[[intelletto|intelletto attivo]]'', che superando la potenza sappia vedere l'essenza in atto, ossia la forma. Questo passaggio supremo è reso possibile dall'[[intuizione]] (''nous''), la quale presuppone che la mente umana sia capace di [[autocoscienza|pensare se stessa]], ovvero sia dotata di consapevolezza e [[libertà]]; solo così essa può riuscire ad "astrarre" l'[[universale]] dalle realtà empiriche. L'approdo dal particolare all'universale, inizialmente avviato tramite i sensi dall<nowiki>'</nowiki>''epagoghè'' (termine traducibile impropriamente con ''[[induzione]]'') non possiede infatti nessun carattere di necessità o di consequenzialità logica, dato che la [[logica aristotelica|logica di Aristotele]], a differenza di quella moderna, è solo [[deduzione|deduttiva]].<ref>Così il professor [[Giovanni Reale|Reale]]: «Aristotele sottolinea che l'induzione non è propriamente un ragionamento, bensì un ''esser condotto'' dal particolare all'universale» (''Storia della filosofia antica'', vol. V, Vita e pensiero, 1983, pag. 142).</ref> L'induzione per lui funge unicamente da stimolo, o sollecitazione, di un processo [[definizione|definitorio]] che comporta alla fine un'esperienza di tipo [[contemplazione|contemplativo]]:<ref>Attribuendo a [[Socrate]] la scoperta dell<nowiki>'</nowiki>''epagoghè'' come metodo di ricerca volto alla definizione delle essenze (espresso nella formula ''"tì estì;"'', ''che cos'è?''), Aristotele tuttavia riteneva che l'induzione conducesse a un'enumerazione incompleta di casi (cfr. ''Topici'' I, 12, 105 a 11-16). La generalizzazione a cui essa approda non ha fondamento alcuno se non sopravviene a darglielo l'intuizione ''noetica''.</ref>
{{Citazione|Non si può dire che il definire qualcosa consista nello sviluppare un'induzione attraverso i singoli casi manifesti, stabilendo cioè che l'oggetto nella sua totalità deve comportarsi in un certo modo […] Chi sviluppa un'induzione, infatti, non prova cos'è un oggetto, ma mostra che esso è, oppure che non è. In realtà, non si proverà certo l'essenza con la sensazione, né la si mostrerà con un dito.|Aristotele, ''[[Logica (Aristotele)|Analitici secondi]]'' II, 7, 92a-92b}}
La [[conoscenza]] ''noetica'' che ne risulterà consiste quindi nella corrispondenza tra realtà e intelletto: come la sensazione s'identifica con ciò che è sentito, così l'intelletto attivo o agente (indicato col termine ''nùs poietikòs'')<ref>''De anima'', III, 4.</ref> coincide con la verità del suo stesso oggetto,<ref>«La scienza in atto è identica con il suo oggetto» (''De anima'', III, 431 a, 1), o ancora «l'anima è, in un certo senso, tutti gli enti» (''ibid.'', 431 b, 20).</ref> implicando una componente [[Dio|divina]] in grado di farlo passare all'atto, per cui ad esempio un libro è un oggetto in potenza, che diventa un libro in atto solo quando viene [[pensiero|pensato]].<ref>«C'è un intelletto analogo alla materia perché diviene tutte le realtà, ed un altro che corrisponde alla causa efficiente perché le produce tutte, come una disposizione del tipo della luce, poiché in certo modo anche la luce rende i colori che sono in potenza colori in atto» (Aristotele, ''Sull'anima'', libro III, in F. Volpi, ''Dizionario delle opere filosofiche'', pag. 92, Mondadori, Milano 2000). Se questo intelletto produttivo e «separato» si identifichi col pensiero stesso di Dio, avente già in sé tutte le forme, è questione poco chiara che sarà a lungo dibattuta dalla [[Filosofia medievale#L'aristotelismo arabo ed ebraico|filosofia araba]] e [[scolastica (filosofia)|scolastica]].</ref>
 
====''Il Logicare =leone'' (2019)===
Nel novembre del 2017, fu annunciato che le iene sarebbero state doppiate da [[Florence Kasumba]], [[Keegan-Michael Key]] e [[Eric Andre]].<ref>{{Cita web|url = http://collider.com/the-lion-king-cast-live-action-synopsis/#images|titolo = ‘The Lion King’: Disney Announces Full Live-Action Cast; New Synopsis Revealed|data = 1º novembre 2017|accesso = 16 giugno 2019|pubblicazione = Collider|autore= Haleigh Foutch|lingua=en}}</ref>
Distinta dall'intelletto (''nous'') è la [[Logica]], conoscenza dianoetica del pensiero discorsivo (''diànoia''),<ref name=calogero>«Volendo, del resto, usar nomi più schiettamente aristotelici, si dovrebbe piuttosto parlare di principio noetico e di principio dianoetico: ché quella distinzione di forme logiche trovava appoggio anche nella precisa corrispondenza onde essa faceva corpo, nel sistema di Aristotele, con una distinzione di attività conoscitive, e cioè con quella per cui la conoscenza noetica dell'intelletto (νοῦς), appercezione unitaria dell'essenza" (νόησις ἀδιαίρετος ἡ νοοῦσα τὸ τί ἦν εἶναι) differiva dalla conoscenza dianoetica del pensiero discorsivo (διάνοια), che i singoli contenuti noetici componeva e disponeva nei giudizî e nelle argomentazioni» (dall'[http://www.treccani.it/enciclopedia/logica_%28Enciclopedia-Italiana%29/ enciclopedia ''Treccani'' alla voce "Logica"]).</ref> che Aristotele teorizza nella forma rigorosamente [[deduzione|deduttiva]] del [[sillogismo]]:<ref>''[http://www.filosofico.net/inteellettoearagione.htm Intelletto e ragione]'', corso tenuto dal professor [[Massimo Mori]], docente dell'Università di Torino.</ref> mentre l'intuizione (νούς) fornisce le verità supreme della conoscenza, la logica ne trae soltanto delle conclusioni formalmente corrette, scendendo dall'universale al particolare.<ref>[[Guido Calogero]], ''I fondamenti della logica aristotelica'', La Nuova Italia, Firenze 1968, dove si distingue nettamente l'aspetto ''noetico'' da quello ''dianoetico'' nella concezione gnoseologica aristotelica: mentre il ''nous'' fornisce un sapere intuitivo e immediato, la ''dianoia'' consiste in una forma inferiore di conoscenza, che si limita ad analizzare in maniera discorsiva le verità ottenute dall'attività noetica (pag. 15 e segg.).</ref><ref>Cfr. anche C. Prantl, ''Geschichte der Logik im Abendlande'', I, Lipsia 1855; H. Maier, ''Die Syllogistik des Aristoteles'', Tubinga 1896-1900; J. Geyser, ''Die Erkenntnistheorie des Aristoteles'', Münster 1917.</ref>
 
Il regista [[Jon Favreau]] disse in un'intervista di ''Empire'' che le iene sarebbero state tra gli aspetti del remake che si discosterebbero di più dal film originale, siccome il loro aspetto stilizzato non sarebbe stato compatibile con il fotorealismo voluto per la nuova opera. Annunciò inoltre che le iene sarebbero vissute in una tana diversa dal cimitero degli elefanti originale.<ref>{{Cita web|url = https://www.digitalspy.com/movies/a28033489/lion-king-2019-hyenas-change/|titolo = The Lion King director reveals the biggest change from the original|data = 14 giugno 2019|accesso = 16 giugno 2019|pubblicazione = Digitalspy|autore= Rianne Houghton|lingua=en}}</ref> Il loro territorio fu infatti ispirato dai tufa del [[lago Mono]] e dai [[geyser]] di [[Dallol]] in [[Etiopia]] e del [[parco nazionale di Yellowstone]].<ref name="presskit"/>
Il termine propriamente utilizzato da Aristotele, infatti, non è ''logica'' ma ''analitica'',<ref>«Se dovessimo fare una storia della logica antica fondandoci sul termine "logica", dovremmo escluderne Aristotele, perché egli non usa mai questo termine, che entra nel linguaggio filosofico probabilmente con gli Stoici. Aristotele chiama l'insieme delle sue ricerche sull'argomentazione e sulla predicazione con il nome di "analitica", intendendo con questo termine il procedimento di analisi, cioè di risoluzione di una proposizione nei suoi elementi componenti e nelle premesse da cui essa scaturisce» ([http://www.emsf.rai.it/dati/interviste/in_285.htm G.Giannantoni] in EMSF).</ref> ("analisi" dal [[lingua greca|greco]] ἀνάλυσις - analysis- derivato di ἀναλύω - analyo) che vuol dire appunto "scomporre, risolvere nei suoi elementi", per indicare la risoluzione di un'asserzione nei suoi elementi costitutivi. In tal senso non è propriamente una scienza quanto uno strumento: non rientra né tra le scienze poetiche, né tra quelle pratiche né tra quelle teoretiche.<ref>«La Logica considera invece la forma che deve avere qualsiasi tipo di discorso che pretenda di dimostrare qualcosa e in genere che voglia essere probante. La logica mostra come procede il pensiero quando pensa , quale sia la struttura del ragionamento... è una sorta di propedeutica generale a tutte le scienze» (Giovanni Reale, ''Il pensiero antico'', Vita e Pensiero, 2001, p.230).</ref> Oggi la filosofia considera la logica come una scienza a sé stante priva di contenuto [[ontologia|ontologico]], per Aristotele invece è una prima fondamentale facoltà, propedeutica a tutte le altre scienze,<ref>G.Reale su citato ritiene che Aristotele soltanto di sfuggita si è riferito alla Logica come "scienza" (''Rhet'', I, 4).</ref> che si occupa della struttura dell'oggetto, ossia dell'[[essere]], in virtù della necessaria corrispondenza tra le forme del pensiero (analitica) e quelle della realtà (metafisica): una corrispondenza già data dal ''nous'' o intelletto, che la logica si limita a scomporre nelle sue parti.<ref name=calogero />
 
[[Keegan-Michael Key]] e [[Eric Andre]] furono chiesti da Favreau di basare le loro interpretazioni di Kamari e Azizi su certi [[Duo comico|duo comici]] come [[Stanlio e Ollio]] e ''[[Beavis and Butt-head]]''. Kasumba, che in precedenza aveva interpretato Shenzi nella versione tedesca dell'[[The Lion King (musical)|adattamento Broadway]] del primo film, dichiarò che era stupita da quanto la nuova Shenzi fosse "pericolosa e seria", contrastandola con la rapprentazione "idiota" e "divertente" delle iene originali.<ref name="flickscity">{{Cita video|autore=|titolo=[https://www.youtube.com/watch?v=XtX9Bp3Bjb4 THE LION KING Press Conference Cast Interviews]|anno=[[2019]]|editore=Flicks And The City Clips|tipo=Youtube}}</ref>
Alla logica aristotelica fu successivamente attribuito anche il termine di "[[Organon]]" (strumento) che le venne assegnato per la prima volta da [[Andronico di Rodi]] (I secolo a.C.) e ripreso da [[Alessandro di Afrodisia]] (II-III secolo d.C.)<ref>Franco Volpi, ''Dizionario delle opere filosofiche'', Pearson Italia S.p.a., 2000, p.78</ref> che lo riferì agli scritti aristotelici che hanno come tema l'Analitica.
 
==Apparizioni==
===== Analitici primi e Analitici secondi =====
===Film===
[[File:Schema Sillogismo.png|thumb|Schema esemplificativo del [[sillogismo]]]]
*''[[Il re leone]]'' (1994)
Negli ''Analitici primi'', prima parte della Logica, Aristotele espone le leggi che la guidano: non dimostrabili ma intuibili con un atto immediato,<ref>Le leggi della logica vengono [[appercezione|appercepite]] o [[intuizione|intuite]] con la stessa immediatezza ''noetica'' con cui si perviene alle "premesse" vere dalle quali ogni deduzione prende avvio, ma non sono da confondere con queste ultime (cfr. Calogero, ''I fondamenti della logica aristotelica'', ''op. cit.''</ref> sono il principio di [[identità (filosofia)|identità]], per il quale A = A, e quello di [[principio di non-contraddizione|non-contraddizione]], per cui A ≠ non-A.
*''[[Il re leone 3 - Hakuna Matata]]''
*''[[Il re leone (film 2019)|Il re leone]]'' (2019)
 
===Serie tv===
Il sillogismo è un [[ragione|ragionamento]] concatenato che, partendo da due premesse di carattere generale, una "maggiore" e una "minore", giunge a una conclusione coerente su un piano particolare. Sia le premesse sia la conclusione sono [[proposizione (logica)|proposizioni]] espresse nella forma [[soggetto (filosofia)|soggetto]]-[[predicato]]. Un esempio di sillogismo è il seguente:
*''[[Timon e Pumbaa (serie animata)|Timon e Pumbaa]]''
# Tutti gli uomini sono mortali;
*''[[House of Mouse - Il Topoclub]]''
# Socrate è uomo;
# dunque Socrate è mortale.
 
===Videogiochi===
Attraverso il sillogismo, la logica permette di ordinare in gruppi o categorie tutto ciò che si trova in natura, a condizione però di partire da premesse vere e certe:<ref>«Per dimostrazione intendo il [[sillogismo]] scientifico [...] Sarà pure necessario che la [[scienza]] dimostrativa si costituisca sulla base di premesse vere, prime, immediate» (Aristotele, ''[[Logica (Aristotele)|Analitici Secondi]]'', I, 2, 71b).</ref> i sillogismi infatti di per sé non danno nessuna garanzia di [[verità]]. Questo perché i princìpi primi, da cui il ragionamento prende le mosse, non possono essere a loro volta dimostrati, dato che proprio da essi deve scaturire la dimostrazione; solo l'[[intuizione intellettuale]], opera dell'intelletto attivo, può dare loro un fondamento oggettivo e universale,<ref>«Poiché non può sussistere nulla di più verace della scienza, se non l'[[intuizione]], sarà l'intuizione ad avere come oggetto i principi» (''Analitici Secondi'', II, 19, l00b).</ref> tramite quel processo conoscitivo sovra-razionale, che partendo come si è visto dall<nowiki>'</nowiki>''epagoghé'', culmina nell'astrazione dell'[[essenza (filosofia)|essenza]].<ref>[[Giovanni Reale|Reale]] così commenta l'importanza attribuita all'intuizione da Aristotele negli ''Analitici Secondi'': «Una pagina, come si vede, che dà ragione alla istanza di fondo del [[Platone|platonismo]]: la conoscenza discorsiva suppone a monte una conoscenza non discorsiva, la possibilità del sapere mediato suppone di necessità un sapere immediato» (G. Reale, ''Introduzione a Aristotele'', Laterza, 1977, pag. 159).</ref> Da questa poi la logica trarrà soltanto delle conseguenze coerenti da un punto di vista [[logica formale|formale]], facendo ricorso ai [[giudizio (filosofia)|giudizi]] predicativi che corrispondono alle dieci categorie dell'essere.
*''[[Il re leone (videogioco)|Il re leone]]''
*''[[Il re leone: La grande avventura di Simba]]''
*''[[Kingdom Hearts II]]''
 
==Accoglienza e interpretazioni==
==== Dialettica ====
Dato i numerosi paralleli nel primo film con ''[[Amleto]]'' di [[William Shakespeare]], si ritiene che le iene siano liberamente ispirate a Laerte, antagonista secondario che viene manipolato da [[re Claudio]], lui stesso ispirazione di [[Scar (Disney)|Scar]].<ref>{{Cita web|url=https://www.thefilmagazine.com/fearsome-fairy-tales/5/|titolo=Fearsome Fairy Tales|cognome=Lawson|nome=Kat|sito=The Film Magazine|data=11 febbraio 2015|lingua=en}}</ref>
Mentre la logica o analitica studia la [[deduzione]] a partire da premesse vere, la [[dialettica]] in Aristotele è semplicemente la [[tecnica]] con la quale uscire vittoriosi da una discussione. Questo successo, che non esclude comunque un effettivo raggiungimento della verità,<ref>''Topici'', I, 2; ''Topici'', I, 12.</ref> deriva dal prevalere con la propria [[tesi]] su quella sostenuta dall'avversario, nel rispetto di [[sillogismo|premesse]] su cui ci si è messi d'accordo prima dell'inizio del confronto: difatti la confutazione, l'aver ottenuto ragione e quindi l'aver vinto, si basava proprio sul portare l'interlocutore ad autocontraddirsi, mostrando dunque come la sua [[tesi]], se sviluppata, avrebbe condotto a risultati illogici nei confronti delle premesse iniziali, considerate vere da entrambi. Certo era necessario che le premesse fossero considerate vere dal [[pubblico]] che assisteva al confronto, pertanto non di rado si sceglieva di accordarsi su premesse che fossero ritenute vere dai membri più influenti della [[Società (sociologia)|società]], così che essi potessero influenzare anche l'opinione altrui. La tecnica dialettica necessitava di un'ottima conoscenza delle [[parola|parole]] e dei modi di unirle in [[Proposizione (linguistica)|proposizioni]] e, ancora, in [[periodo (grammatica)|periodi]], pertanto il filosofo postula alcune [[teoria|teorie]], quali quella della proposizione e quella del [[sillogismo]], che permettono di capire come debba funzionare nei vari casi la parola. Prima di queste teorie, si sofferma sulla spiegazione dell'esistenza di parole univoche ed equivoche, ovvero da uno o più [[significati|significato]]: deve essere la loro conoscenza accurata il primo necessario requisito per l'esperto di dialettica.
 
Dopo la distribuzione de ''Il re leone'', i biologi delle iene protestarono contro la rappresentazione dell'animale, considerandola nociva per la sua immagine pubblica: un ricercatore citò in giudizio gli studi Disney per [[diffamazione]],<ref>{{en}} J. Mcpherson, ''"The good, the bad and the hyena"'', ''BBC Wildlife'', estate 2008</ref> e un altro - che aveva organizzato la visita degli animatori presso l'[[Università della California, Berkeley|Università della California]], dove avrebbero osservato e disegnato iene in cattività - considerò il [[boicottaggio]] de ''Il re leone'' come un modo per aiutare a preservare le iene in natura.<ref>{{en}} L. Frank, ''"Girl Power"'', ''African Geographic'', 22-30, maggio 2006</ref> Lo scienziato comportamentale Stephen E. Glickman, anch'esso impiegato all'Università, paragonò la rappresentazione di Shenzi, Banzai e Ed alle descrizioni negative delle iene in ''[[Verdi colline d'Africa]]'' di [[Ernest Hemingway]], in cui i tratti di ghiottoneria e stupidità comica comuni nelle rappresentazioni africane delle iene sono fuse con la codardia e la bruttezza, caratteristiche associate alle iene nell'immaginario popolare occidentale.<ref name="glickman1995"/>
==== Teoria della proposizione ====
Una [[proposizione (logica)|proposizione]] è un insieme di termini (o parole) i quali danno vita a un'affermazione, un [[giudizio (filosofia)|giudizio]]. Questo può essere [[verità|vero]] o falso, in base al riscontro con la realtà, mentre i singoli termini di per sé non possono essere veri o falsi se considerati da soli. Neppure tutte le proposizioni però rientrano nella dimensione del vero o falso: preghiere, invocazioni, ordini, sono destinati all'ambito poetico e di questi Aristotele non si occupa. Egli invece si occupa delle [[frase|frasi]] a cui sole può essere riconosciuta la possibilità di essere vere o false, chiamandole categoriche, o dichiarative, o apofantiche.
Le proposizioni categoriche possono avere qualità affermativa o negativa, e quantità universale (quando il [[Soggetto (filosofia)|soggetto]] è un genere e vi sono inclusi tutti gli appartenenti) particolare (si fa riferimento solo a una parte degli enti di un genere) o singolari (il soggetto è un individuo singolo), in base alla maggiore o minore generalità del soggetto. Aristotele non si preoccupa delle proposizioni singolari, soffermandosi solo sulle proposizioni affermative e negative, universali e particolari. Combinando questi tipi di proposizioni, risultano esserci quattro tipi di proposizioni-modello per il filosofo:
* universale affermativa,
* universale negativa,
* particolare affermativa,
* particolare negativa.
 
Oltre perpetuare i vecchi stereotipi della specie, certi critici incolparono il film d'aver modellato le iene a immagini razziste popolari negli Stati Uniti: Matt Roth della rivista ''Jump Cut'' e Max Farrow di ''Screenrant'' notano come le iene parlino in un gergo evocativo degli afroamericani e latinoamericani poveri, e che siano di un colore notevolmente più scuro dei leoni, che parlano in [[Registro (linguistica)|registri]] alti. I due autori notano inoltre come le iene si comportano come teppisti stereotipici, lottando fra di loro quando non sono unite da un nemico comune, e propense ad accettare le elemosine di Scar, vivendo segregati nel cimitero degli elefanti, che ambedue autori paragonano a un [[ghetto]].<ref name="jumpcut">{{en}} M. Roth, [https://www.ejumpcut.org/archive/onlinessays/JC40folder/LionKing.html ''The Lion King: A short history of Disney-fascism''], ''Jump Cut'', no. 40, marzo 1996, pp. 15-20</ref><ref>{{Cita web|url=https://screenrant.com/lion-king-remake-hyenas-biggest-change/|titolo=The Lion King Remake's Biggest Change Needs To Be The Hyenas|cognome=Farrow|nome=Max |sito=Screenrant|data=27 novembre 2018|lingua=en}}</ref> Altre critiche includevano l'accusa di aver paragonato le iene a nazisti, mostrandole marciando a [[passo dell'oca]] in una scena chiaramente basata su ''[[Il trionfo della volontà]]''.<ref name="brottman">{{en}} M. Brottman, ''Hyena'', Reaktion Books, 2013, pp. 108-110, ISBN 1861899416</ref>
=== Etica ===
{{Citazione|La dignità non consiste nel possedere onori ma nella coscienza di meritarli. <ref>Aristotele discute il termine μεγαλοψυχία (megalopsuchia), reso in italiano con magnanimità, dignità, fierezza, principalmente nell'Etica Eudemia III, 5, e IV, 3 e nella Grande Etica (Magna Moralia) I, 25, ma la citazione che non compare in nessuno di questi testi viene tuttavia attribuita da Marcello Marino, ''Leadership filosofica'', Morlacchi editore, Perugia 2008, pag. 56.</ref>}}
L'[[etica]] di cui tratta Aristotele attiene alla sfera del [[comportamento]] (dal greco ''ethos''), ossia alla condotta da tenere per poter vivere un'esistenza felice. Coerentemente con la sua impostazione filosofica, l'atteggiamento più corretto è quello che realizza l'essenza di ognuno. Ne consegue l'identificazione di [[essere]] e [[Bene (filosofia)|valore]]: quanto più un ente realizza la propria ragion d'essere, tanto più esso vale. L'uomo in particolare realizza sé stesso praticando tre forme di vita: quella [[edonismo|edonistica]], incentrata sulla cura del corpo, quella [[politica]], basata sul rapporto sociale con gli altri, e infine la via [[filosofia teoretica|teoretica]], situata al di sopra delle altre, che ha come scopo la conoscenza [[contemplazione|contemplativa]] della verità.
 
Sebbene critico del messaggio finale del film, Brigit McCone del sito di recensioni di film femminista ''Bitch Flicks'' lodò la rappresentazione di Shenzi come personificazione delle "aspirazioni delle femministe umane", notando come il personaggio, sebbene dominante sopra Banzai e Ed, è fondamentalmente anti-autoritario, essendo irreverente verso la gerarchia imposta dai leoni, consultando sempre i suoi subordinati, e non approfittando della morte di Mufasa per autoproclamarsi regina. McCone cita inoltre il suo atteggiamento paziente verso il mentalmente disabile Ed, contrastandolo alla "inquietante conformità eugenica" dei leoni, che maltrattano il notevolmente più scuro e sfigurato Scar. Dichiarò inoltre come la segregazione delle iene nel cimitero degli elefanti sia evocativa del rifiuto da parte dei Paesi sviluppati di accogliere gli immigrati impoveriti, spiegando: "Il clan delle iene è il Terzo Mondo. Le iene sono le masse oppresse che bramano di respirare liberi".<ref>{{Cita web|url=http://www.btchflcks.com/2015/07/disneys-the-lion-king-why-we-are-the-hyenas.html#.XQip3ogzaUk|titolo=Disney’s ‘The Lion King’: Why We Are the Hyenas|cognome=McCone|nome=Brigit|sito=Bitch Flicks|data=23 luglio 2015|lingua=en}}</ref> Nella serie spin-off, ''[[The Lion Guard]]'', la consulente scientifica per la serie decise di introdurre un personaggio iena eroico per dimostrare che non tutte le iene sono cattive e che anch'esse svolgono un ruolo importante nell'ecosistema.<ref>{{Cita web|url=https://www.thewrap.com/maia-mitchell-is-a-friendly-hyena-in-new-lion-guard-clip-exclusive-video/|titolo=Maia Mitchell Is a Friendly Hyena in New ‘Lion Guard’ Clip|cognome=Otterson|nome=Blair |sito=The Wrap|data=13 gennaio 2016|lingua=en}}</ref>
Le tre modalità di condotta vanno comunque integrate fra loro, senza privilegiare l'una a discapito dell'altra. L'uomo infatti deve saper sviluppare e assecondare armonicamente tutte e tre le potenzialità dell'[[anima]] che contraddistinguono il proprio essere o ''[[entelechia]]'', e da Aristotele identificate con:
* l'anima vegetativa, comune anche alle [[piante]] e agli animali, che attiene ai processi nutritivi e riproduttivi;
* l'anima sensitiva, comune agli [[animali]], che attiene alle [[Passione (filosofia)|passioni]] e ai [[desiderio (filosofia)|desideri]];
* l'anima razionale, che appartiene soltanto all'[[essere umano|uomo]], e consiste nell'esercizio dell'[[intelletto]].
 
Sebbene il remake ricevette recensioni miste, l'interpretazione di Shenzi da parte di Florence Kasumba fu lodata: ''Refinery29'' disse che il personaggio "esala una certa forza che è, dichiaratamente, piuttosto intossicante",<ref name="refinery29">{{Cita web|url = https://www.refinery29.com/en-us/2019/07/237762/the-new-lion-king-female-characters-interview|titolo = Like New ''Aladdin'', The New ''Lion King'' Gives Its Female Characters... Actual Things To Do|data = 16 luglio 2019|accesso = 19 luglio 2019|pubblicazione = Refinery29|autore= Kelsea Stahler|lingua=en}}</ref> mentre ''Blackfilm'' definì il personaggio un "pari intellettuale di Scar", che "affascina con ogni parola, incarna il potere, e attira l'attenzione del pubblico".<ref name="blackfilm">{{Cita web|url = https://www.blackfilm.com/read/2019/07/exclusive-florence-kasumba-on-bringing-more-depth-to-her-character-shenzi-in-the-lion-king/|titolo = Exclusive: Florence Kasumba On Bringing More Depth To Her Character Shenzi In The Lion King|data = 17 luglio 2019|accesso = 19 luglio 2019|pubblicazione = Blackfilm|autore= Paula Dofat|lingua=en}}</ref> Il mensile statunitense ''Fast Company'' fu misto nel suo giudizio, notando come le iene siano rese più minacciose e meno dipendenti sull'umorismo fisico per sollecitare le risate, affidandosi invece al dialogo tagliente tra Kamari e Azizi per l'effetto comico. Sebbene riconobbe la mancanza del presunto razzismo del film originale, dichiarò tuttavia che il remake fallì nel risolvere la questione del [[classismo]], pur sempre rappresentando le iene come "emarginati sociali che non contribuiscono niente e si nutrono della ricchezza prodotta dagli altri".<ref name="fastcompany">{{Cita web|url = https://www.fastcompany.com/90379067/critics-said-the-first-lion-kings-hyenas-were-problematic-disney-revamped-them?partner=feedburner&utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=feedburner+fastcompany&utm_content=feedburner|titolo = The original ‘Lion King’ had a racist hyena problem. The new film fixes that, with mixed results|data = 19 luglio 2019|accesso = 23 luglio 2019|pubblicazione = Fast Company|autore= Talib Visram|lingua=en}}</ref>
Sulla base di questa tripartizione,<ref>''De Anima'', 414 a 29 - 415 a 10.</ref> Aristotele individua il [[piacere]] e la [[salute]] come scopo finale dell'anima vegetativa, risultante dall'equilibrio tra gli eccessi opposti, evitando ad esempio di mangiare troppo, o troppo poco. All'anima sensitiva egli assegna invece le cosiddette ''virtù etiche'',<ref>Paolo Raciti, ''La cittadinanza e le sue strutture di significato'', FrancoAngeli, 2004, pag. 41: «Questa parte dell'anima, pur essendo "senza regola", in qualche misura tiene conto della ragione posseduta dall'anima razionale».</ref> che sono [[abitudine|abitudini]] di comportamento acquisite allenando la ragione a dominare sugli impulsi, attraverso la ricerca del «giusto mezzo» fra estreme passioni:<ref>«La virtù è una disposizione abitudinaria riguardante la scelta, e consiste in una medietà in relazione a noi, determinata secondo un criterio, e precisamente il criterio in base al quale la determinerebbe l'uomo saggio. Medietà tra due vizi, quello per eccesso e quello per difetto» (Aristotele, ''Etica Nicomachea'', II, 6).
</ref> ad esempio il [[coraggio]] è l'atteggiamento mediano da preferire tra la viltà e la temerarietà. Essendo l'uomo un «animale sociale», l'equilibrio è ciò che deve guidare i suoi rapporti con gli altri; questi devono essere improntati al giusto riconoscimento degli [[onore|onori]] e del [[prestigio]] derivanti dall'esercizio delle [[politica|cariche pubbliche]]. Le diverse virtù etiche sono quindi tutte riassunte dalla virtù della [[giustizia]].
 
==Note==
{| class="wikitable" style="float:right; width:36%; margin-left:15px;"
<references />
! width="50%" style="text-align:center;"| Virtù etiche
! width="50%" style="text-align:center;"| Virtù dianoetiche
|-
| style="padding:9px;" |
* [[Giustizia]]
** [[Coraggio]]
** [[Temperanza]]
** [[Liberalità]]
** [[Magnificenza]]
** [[Magnanimità]]
** [[Mansuetudine]]
| style="padding:9px;" |
* Virtù calcolative
** [[Arte]]
** [[Prudenza]]
* Virtù scientifiche
** [[Metafisica|Sapienza]]
*** [[Scienza]]
*** [[Intelligenza]]
|}
 
All'anima razionale infine Aristotele assegna le cosiddette ''[[virtù dianoetiche]]'', suddivise in ''calcolative'' e ''scientifiche''. Le facoltà ''calcolative'' hanno una finalità pratica, sono strumenti in vista di qualcos'altro: l'[[arte]] (''tèchne'') ha un fine produttivo, la [[saggezza]] o [[prudenza]] (''phrònesis'') serve a dirigere le virtù etiche, oltre a guidare l'azione [[politica]]. Se queste virtù vanno perseguite in vista di un bene più alto, alla fine tuttavia deve pur sussistere un [[Bene (filosofia)|bene]] da perseguire per sé stesso. Le facoltà ''scientifiche'', mirando alla [[conoscenza]] disinteressata della verità, non si prefiggono appunto nessun altro obiettivo al di fuori della [[Metafisica|sapienza]] in sé (''sophìa''). A questa virtù suprema concorrono le due facoltà conoscitive della [[gnoseologia]]: la [[scienza]] (''epistème''), che è la capacità della [[logica]] di compiere dimostrazioni; e l'[[intelligenza]] (''nùs''), che fornisce i princìpi primi da cui scaturiscono quelle dimostrazioni. Aristotele introduce così una concezione della sapienza intesa come "stile di vita" slegato da ogni finalità pratica, e che pur rappresentando l'inclinazione naturale di tutti gli uomini solo i filosofi realizzano a pieno, mettendo in atto un sapere che non serve a nulla, ma proprio per questo non dovrà piegarsi a nessuna servitù: un sapere assolutamente [[libertà|libero]]. La contemplazione della [[verità]] è quindi un'attività fine a sé stessa, nella quale consiste propriamente la [[felicità]] (''eudaimonìa''), ed è quella che distingue l'uomo dagli altri animali rendendolo più simile a [[Dio]], già definito da Aristotele come «[[pensiero|pensiero di pensiero]]», pura riflessione autosufficiente che nulla deve ricercare al di fuori di sé. {{Citazione|Se in verità l'[[intelletto]] è qualcosa di divino in confronto all'uomo, anche la vita secondo esso è [[Dio|divina]] in confronto alla vita umana.|Aristotele, ''[[Etica Nicomachea]]'', X.7, 1177 b30-31}}
 
==== La politica ====
L'etica di Aristotele, che pone l'accento sul «giusto mezzo» come via maestra per diventare persone felici e armoniche, segue da vicino i dettami della [[medicina greca|scienza medica greca]], basata similmente sull'equilibrio e la moderazione. Allo stesso modo, le tre possibili forme [[politica|politiche]] dello [[Stato]] ([[monarchia]], [[aristocrazia]], e ''[[politeia]]'') devono guardarsi dall'estremismo delle loro rispettive degenerazioni: [[tirannide]], [[oligarchia]] e [[democrazia]] (o [[oclocrazia]]).<ref>Oclocrazia, dal [[lingua greca|greco]] όχλος = moltitudine, massa, e κρατία = potere, è una forma di governo in cui le decisioni sono prese dalle masse.</ref> La ''politeia'' è realisticamente la migliore fra le tre costituzioni perché, facendo leva sul ceto medio benestante, è più incline alla misura e alla stabilità: essa prende il meglio della democrazia e dell'oligarchia, pervenendo ad una loro commistione. Nella ''politeia'' infatti le cariche pubbliche sono elettive, come nell'oligarchia, ma indipendenti dal censo, come nella democrazia<ref>Aristotele, ''Politica'',IV 9, 1294b</ref>. Quest'ultima invece è un governo dei poveri che, in quanto tali, possono portare a scompaginare lo Stato per cercare di sottrarre ai ricchi i loro beni.<ref>Marcello Zanatta, ''Introduzione alla filosofia di Aristotele'', cap. V, BUR, 2013.</ref> Dal momento che la massa dei cittadini è solitamente costituita dai meno abbienti, la democrazia si identifica con l'oclocrazia.<ref>Fabio Cioffi e altri, ''Il Discorso Filosofico 1'', Edizioni scolastiche Mondadori, p. 313</ref>
 
==== Il concetto di ''Philia'' ====
Nell'ottavo e nel nono libro dell<nowiki>'</nowiki>''[[Etica Nicomachea]]'' Aristotele tratta anche del concetto d'[[amicizia]] (in greco ''philìa'', φιλία). Il filosofo comincia facendo l'analisi dei diversi fondamenti dell'amicizia: l'utile, il piacere e il bene; da questi derivano le tre tipologie d'amicizia: quella di utilità, di piacere, e di virtù. L'amicizia di utilità è tipica dei vecchi, quella di piacere degli uomini maturi e dei giovani; gli amici in queste due tipologie non si amano di ''per se stessi'' ma solamente per i vantaggi che traggono dal loro legame: per tale motivo questi tipi di amicizia, basandosi sui bisogni e desideri umani, che sono volubili, si creano e si dissolvono con facilità.
L'unica vera amicizia è quella di virtù, stabile perché si fonda sul bene, caratteristica degli uomini buoni. L'amicizia di virtù presuppone due condizioni fondamentali: l'uguaglianza fra gli amici (a livello di intelligenza, ricchezza, educazione ecc.) e la consuetudine di vita. L'amicizia si distingue dalla benevolenza, che può non essere corrisposta, e dall'[[amore]], perché nell'amore entrano in gioco fattori istintuali. Aristotele tuttavia non esclude che un rapporto d'amore possa trasformarsi poi in una vera e propria amicizia.
La ''philia'' aristotelica esprime quindi il legame tra amicizia e reciprocità, fondato sul riconoscimento dei meriti e sul reciproco desiderio del bene per l'altro.
 
==== L'arte ====
L'arte, per Aristotele, è mimesi o imitazione, e non è negativa, come in Platone, ma significa essere creativi come lo è la natura. L'arte è un'attività che, lungi dal riprodurre passivamente la parvenza della realtà, quasi la ricrea secondo una nuova dimensione: è la dimensione del possibile e del verosimile. Sotto questo punto di vista, l'arte è una forma di conoscenza non logica ma simbolica. Rappresenta l'analogo della scienza: lo storico scrive fatti realmente accaduti, il poeta fatti che possono accadere.
 
=== Cosmologia ===
[[File:Quattro elementi.png|thumb|I [[quattro elementi]] e le loro relazioni]]
Aristotele tratta nelle sue opere (in particolare nella ''[[Fisica (Aristotele)|Fisica]]'' e nel ''[[De coelo]]'') della conformazione dell'universo. Aristotele propone un modello [[Geocentrismo|geocentrico]], che pone cioè la [[Terra]] al centro dell'universo.
 
Secondo Aristotele, la Terra è formata da [[quattro elementi]]: la [[terra (elemento)|terra]], l'[[aria (elemento)|aria]], il [[fuoco (elemento)|fuoco]] e l'[[acqua (elemento)|acqua]]. Le varie composizioni degli elementi costituiscono tutto ciò che si trova nel mondo. Ogni elemento possiede due delle quattro qualità (o «attributi») della materia:
* il ''secco'' (terra e fuoco),
* l'''umido'' (aria ed acqua),
* il ''freddo'' (acqua e terra),
* il ''caldo'' (fuoco e aria).
Ogni elemento ha la tendenza a rimanere o a tornare nel proprio ''luogo naturale'', che per la terra e l'acqua è il ''basso'', mentre per l'aria e il fuoco è l'''alto''. La [[Terra]] come pianeta, quindi, non può che stare al centro dell'universo, poiché è formata dai due elementi tendenti al basso, e il "basso assoluto" è proprio il centro dell'universo.
 
Riguardo a ciò che si trova oltre la Terra, Aristotele lo riteneva composto di un [[quintessenza|quinto elemento]] (o essenza): l'[[Etere (elemento classico)|etere]]. L'etere, che non esiste sulla Terra, sarebbe privo di [[Massa (fisica)|massa]], invisibile e, soprattutto, eterno ed inalterabile: queste due ultime caratteristiche sanciscono un confine tra i luoghi sub-lunari del mutamento (la Terra) e i luoghi immutabili (il cosmo).
 
Aristotele riteneva che i corpi celesti si muovessero su [[sfere]] concentriche (in numero di cinquantacinque, ventidue in più delle 33 di [[Callippo di Cizico|Callippo]]). Oltre la Terra per lui vi erano, in ordine, la [[Luna]], [[Mercurio (astronomia)|Mercurio]], [[Venere (astronomia)|Venere]], il [[Sole]], [[Marte (astronomia)|Marte]], [[Giove (astronomia)|Giove]], [[Saturno (astronomia)|Saturno]], e, infine, il [[cielo]] delle [[stelle fisse]], così chiamate perché come incastonate nel cielo sembravano immobili nelle loro posizioni relative sulla sfera celeste.
 
La sfera delle stelle fisse è chiamata da Aristotele ''[[primo mobile]]'' perché metteva tutte le altre sfere in movimento. Poiché ogni effetto risale a una causa, il moto delle stelle fisse deve dipendere da una ''causa prima'', una causa che deve essere incausata affinché non si risalga all'infinito nella ricerca della prima causa. Nella catena dei movimenti vi è dunque il primo [[motore immobile]], causa di movimento ma di per sé immobile, poiché essendo atto ''puro'', in quanto immateriale, in lui non vi è divenire e movimento: egli rimane eternamente identico a sé stesso, immobile e distante dalle cose terrene<ref>«...il dio di Aristotele, lungi dall'organizzare provvidenzialmente il mondo, sta fermo ed è causa finale del moto del “primo mobile”, ovvero del “cielo delle stelle fisse”, che a lui tende come al proprio fine» ([[Diego Fusaro]], ''[http://www.filosofico.net/aristfisicacommento.htm Filosofico.net]'').</ref> ma tuttavia egli è anche "motore" in quanto la sua presenza mette in moto tutto ciò che è imperfetto che guarda, aspira e tende a Lui come una somma perfezione identificabile con la [[divinità]] suprema (mentre le altre divinità risiedevano all'interno del cosmo presidiando al movimento delle singole sfere).Il ''primo mobile'' si muove quindi per un desiderio di natura [[intelletto|intellettiva]], cioè tende a Dio come propria ''causa finale''. Cercando dunque di imitare la sua perfetta immobilità, esso è contraddistinto dal moto più regolare e uniforme che ci sia: quello [[Moto circolare uniforme|circolare]].<ref>Aristotele, ''Fisica'', libro VIII.</ref>
 
Aristotele era convinto dell'''unicità'' e della ''finitezza'' dell'[[universo]]: l'unicità perché se esistesse un altro universo sarebbe composto sostanzialmente dei medesimi elementi del nostro, i quali tenderebbero, per i ''luoghi naturali'', ad avvicinarsi al nostro fino a ricongiungersi completamente con esso, ciò che prova l'unicità del nostro universo; la finitezza perché in uno spazio infinito non potrebbe esistere alcun centro, ciò che contravverrebbe alla teoria dei ''luoghi naturali''.
 
=== Biologia ===
Aristotele ha fondato la [[biologia]] come scienza empirica, compiendo un importante salto di qualità (almeno stando alle fonti che ci sono rimaste) nell'accuratezza e nella completezza descrittiva delle forme viventi, e soprattutto introducendo importanti schemi concettuali che si sono conservati nei secoli successivi.
 
L'''Historia animalium'' contiene la descrizione di 581 specie diverse, osservate per lo più durante la permanenza in Asia Minore e a Lesbo. Questi dati biologici vengono organizzati e classificati nel ''De partibus animalium'', nel quale vengono introdotti concetti fondamentali come quello di [[viviparità]] e [[oviparità]], e sono impiegati criteri di classificazione delle specie in base all'[[habitat]] o a precise caratteristiche anatomiche, che sono in gran parte rimasti inalterati fino a [[Linneo]]. Un altrettanto importante conquista intellettuale è lo studio sistematico di quella che oggi chiamiamo [[anatomia comparata]], che permette ad esempio ad Aristotele di classificare [[Delphinidae|Delfini]] e [[Balene]] tra i mammiferi (essendo essi dotati di polmoni e non di branchie come i pesci).
 
Il ''De generatione animalium'' si occupa del modo in cui gli animali si riproducono. In quest'opera la generazione viene interpretata come trasmissione della forma (di cui è portatore il seme maschile) alla materia (rappresentata dal sangue mestruale femminile). Secondo Aristotele le specie sono eterne ed immutabili, e la riproduzione non determina mai cambiamenti nella sostanza, ma solo negli accidenti dei nuovi individui. Molto interessante è lo studio che Aristotele compie sugli [[embrione|embrioni]], grazie al quale egli comprende che essi non si sviluppano attraverso la crescita di organi già tutti presenti fin dal concepimento, ma con la progressiva aggiunta di nuove strutture vitali.
 
Alcuni limiti della biologia aristotelica (come la generale sottovalutazione del ruolo del cervello, che Aristotele credeva destinato a raffreddare il sangue) furono superati con la scoperta, avvenuta in epoca [[ellenismo|ellenistica]], del [[sistema nervoso]]. In molti altri casi un superamento della biologia aristotelica si è avuto solo nel Settecento. Alcune delle sue osservazioni in ambito zoologico tuttavia sono state confermate solo nel [[XIX secolo]].
 
=== Sulle donne ===
L'analisi aristotelica della procreazione descrive un elemento maschile attivo e "animante" che porta la vita ad un inerte e passivo elemento femminile. Sulla base di ciò, e in forza della visione del filosofo relativa alle abilità della donna, al suo temperamento e al suo ruolo nella società, Aristotele è stato considerato un [[Misoginia|misogino]] da alcuni critici [[Femminismo|femministi]] contemporanei<ref>{{Cita libro | autore=Cynthia A. Freeland | titolo=Feminist interpretations of Aristotle | anno=1998 | editore=Pennsylvania State University Press | città=|ISBN = 978-0-271-01730-3}}</ref>.
Lo Stagirita è stato inoltre accusato dai femministi di essere un notevole ideologo storico del [[Patriarcato (antropologia)|patriarcato]], del [[sessismo]] e dell'ineguaglianza<ref>{{Cita pubblicazione |cognome=Morsink |nome=Johannes |anno=1979 |mese=primavera |titolo=Was Aristotle's biology sexist? |rivista=Journal of the History of Biology |volume=12 |numero=1 |pp=83-112 |doi=10.1007/BF00128136 |url=https://link.springer.com/article/10.1007%2FBF00128136|lingua=inglese |accesso=4 giugno 2012 |abstract=x}}</ref>.
 
Aristotele, tuttavia, non faceva che rispecchiare ''in toto'' l'immagine della donna nella cultura greca, consegnata alla vita domestica ed esclusa dallo spazio pubblico.<ref>"[...] La teorizzazione più significativa della subalternità della donna è quella elaborata da Aristotele nella ''Politica''. La supposta inferiorità femminile trova qui giustificazione in base alla dottrina delle facoltà dell'anima. Dopo aver chiarito che la funzione della donna nella famiglia è quella, imposta dalla differenza sessuale, di cooperare con il maschio ai fini della procreazione e della cura dei figli e della casa, Aristotele osserva che se l'uomo si distingue dagli animali per il possesso della facoltà razionale, la donna si distingue a sua volta dall'uomo maschio perché dotata di una razionalità solo parziale e, per così dire, "dimezzata". La ragione e la competenza linguistica della donna sarebbero ristrette e limitate alla capacità di comprendere e obbedire agli ordini del capofamiglia. Anche nell'ambito della procreazione, alla donna è assegnato da Aristotele un ruolo secondario. Nel concepimento, la madre interviene infatti come materia, cui il padre imprime il suggello della propria forma" (da ''Il discorso filosofico'', vol. 1, ''L'età antica e medievale'', Fabio Cioffi, Giorgio Luppi, Amedeo Vigorelli, Emilio Zanette, Anna Bianchi).</ref> D'altra parte, Aristotele ha attribuito lo stesso peso alla [[felicità]] delle donne e a quella degli uomini. Nella sua ''Retorica'' commentò che una società non può essere felice, se anche la donna non lo è: in luoghi come [[Sparta]], dove la sorte delle donne è spiacevole, ci può essere solo, nella società, una felicità dimezzata<ref>''Retorica'', 1.5.6</ref>.
 
== La fortuna di Aristotele ==
{{Citazione|[Aristotele è] una regola e un modello che la natura ha concepito per mostrare quale sia la perfezione estrema dell'uomo. [...] La dottrina di Aristotele è la suprema verità, perché la sua mente fu l'espressione più alta della mente umana. Perciò con ragione è stato detto che egli fu creato, e a noi offerto, dalla divina Provvidenza perché potessimo conoscere tutto ciò che può essere conosciuto. Sia lode a Dio, che conferì a quest'uomo una perfezione tale da differenziarlo da tutti gli altri uomini, e lo fece avvicinare al più alto grado di dignità che il genere umano possa conseguire.<ref>Edward Grant, ''Le origini medievali della scienza moderna. Il contesto religioso, istituzionale e intellettuale'', Einaudi, Torino 2001, p. 105 e nota 11: «Tradotto in David Knowles, ''The Evolution of Medieval Thought'', Helicon Press, Baltimore 1962, p. 200».</ref>|[[Averroè]]}}
La fortuna di Aristotele in [[Civiltà occidentale|Occidente]] si deve, tra le altre acquisizioni del pensiero, al fatto che è stato lui a fondare e ordinare le diverse forme di conoscenza, creando i presupposti e i paradigmi dei linguaggi specialistici che vengono usati ancora oggi in campo [[scienza|scientifico]]. Mirando a creare un sistema globale del pensiero, furono di importanza basilare le sue formulazioni sulla [[fisica]] e sulla [[metafisica]], sulla [[teologia]], sull'[[ontologia]], sulla [[matematica]], sulla [[poetica]], sul [[teatro]], sull'[[arte]], sulla [[musica]], sulla [[logica]], sulla [[retorica]], sulla [[politica]] e sui [[governo|governi]], sull'[[etica]], sulla [[grammatica]], sull'[[oratoria]] e sulla [[dialettica]], sulla [[linguistica]], sulla [[biologia]] e sulla [[zoologia]].
 
Come pochi altri filosofi, Aristotele ha avuto larga influenza su diversi pensatori delle epoche successive, che ammirarono il suo genio e analizzarono profondamente i suoi concetti: ''auctoritas'' metafisica nella [[Scolastica (filosofia)|Scolastica]] di [[San Tommaso d'Aquino|Tommaso d'Aquino]], oltre che nella tradizione islamica ed ebraica del [[filosofia medioevale|Medioevo]], il pensiero di Aristotele venne spesso ripreso nel [[Rinascimento]]. Anche [[Dante Alighieri]] lo ricorda nella [[Divina Commedia]]:
{{Citazione|Poi ch'innalzai un poco più le ciglia,<br />vidi 'l maestro di color che sanno<br />seder tra filosofica famiglia.<br />Tutti lo miran, tutti onor li fanno.<ref>Dante, ''Inferno'', IV, 130-133.</ref>|}}
Giungendo a influenzare gli studi di molti grandi filosofi del Novecento, gli elementi dell'[[aristotelismo]] sono oggetto di studio attivo ancora oggi, continuando a improntare di sé diversi aspetti della [[teologia cristiana]]. La filosofia del secondo Novecento ha inoltre sottolineato, con autori come [[Gertrude Elizabeth Margaret Anscombe]], [[Alasdair MacIntyre]] o [[Philippa Ruth Foot]], l'importanza per il dibattito odierno dell'impostazione [[etica]] di Aristotele, soprattutto per gli sviluppi che le furono dati da [[Tommaso d'Aquino]].
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
{{Vedi anche|Aristotele (letteratura critica e bibliografia)}}
[[Edizione di Bekker|Edizione di riferimento]] delle citazioni delle opere aristoteliche:
* [[August Immanuel Bekker]], ''Aristotelis Opera'', G. Reimer, Berlino 1831-1870, 5 voll.
* Ristampa a cura di [[Olof Gigon]], De Gruyter, Berlino 1960-1961
Edizione dei testi di Laerzio e Cicerone citati:
* [[Diogene Laerzio]], ''Vite e dottrine dei più celebri filosofi'', Bompiani, Milano 2006 ISBN 88-452-3301-4
* [[Cicerone]], ''Tuscolane'', Milano, 1996 ISBN 88-17-17100-X
* Cicerone, ''La natura divina'', Milano, 1998 ISBN 88-17-16828-9
 
=== Traduzioni italiane ===
* ''Opere'', a cura di G. Giannantoni, 4 voll., Bari: Laterza, 1973.
* ''La Metafisica'', a cura di G. Reale, Milano: Rusconi, 1978².
* ''Metafisica'', a cura di C. A. Viano, Torino: UTET 2005 ISBN 88-02-07171-3.
* ''Metafisica'', a cura di Enrico Berti, Bari: Laterza, 2017.
* ''Fisica'', a cura di R. Radice, Milano: Bompiani, 2011.
* ''Le categorie'', a cura di M. Zanatta, Milano: BUR Rizzoli, 1989.
* ''De interpretatione'', a cura di A. Zadro, Napoli: Loffredo, 1999.
* ''Analitici primi'', a cura di M. Mignucci, Napoli: Loffredo, 1969.
* ''Analitici secondi'', Organon IV. A cura di M. Mignucci, Bari: Laterza, 2007.
* ''Topici'', a cura di A. Zadro, Loffredo, Napoli 1974.
* ''Le confutazioni sofistiche'', Organon VI. A cura di P. Fait, Bari: Laterza, 2007.
* ''L'anima'', introduzione, traduzione, note e apparati di Giancarlo Movia, testo greco a fronte, Milano: Rusconi, 1998².
* ''Etica Nicomachea'', a cura di C. Mazzarelli, Milano: Rusconi, 1979.
* ''La poetica'', a cura di C. Gavallotti, Milano: Valla-Mondadori, 1974.
* ''Retorica'', a cura di Marco Dorati, Milano: Mondadori, 1996.
* ''La politica'', a cura di C. Viano, Torino; UTET, 1966.
* ''Opere biologiche'', a cura di M. Vegetti e D. Lanza, Torino: UTET, 1972.
* ''Trattato sul cosmo per Alessandro'', a cura di G. Reale, Napoli: Loffredo, 1974 (l'attribuzione di quest'opera ad Aristotele è dubbia).
 
=== Traduzioni latine ===
[[File:Tomus sextus operum Aristotelis Stagiritae V00235 00000004.tif|thumb|''Meteorologica'', 1560]]
* {{Cita libro|titolo = Meteorologica|autore = Aristotele|url = http://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=3046500&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL6&pds_handle=|editore = Al segno della Fontana|città = Venezia|anno = 1560}}
* {{Cita libro|titolo = De plantis|autore = Aristotele|url = http://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=3046500&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL10&pds_handle=|editore = Al segno della Fontana|città = Venezia|anno = 1560}}
* {{Cita libro|titolo = Historia animalium|autore = Aristotele|url = http://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=3046500&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL11&pds_handle=|editore = Al segno della Fontana|città = Venezia|anno = 1560}}
* {{Cita libro|titolo = De partibus animalium|autore = Aristotele|url = http://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=3046500&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL12&pds_handle=|editore = Al segno della Fontana|città = Venezia|anno = 1560}}
* {{Cita libro|titolo = De animalium incessu|autore = Aristotele|url = http://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=3046500&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL13&pds_handle=|editore = Al segno della Fontana|città = Venezia|anno = 1560}}
 
=== Letteratura critica ===
* [[Enrico Berti]], ''La filosofia del primo Aristotele'', Cedam, Padova, 1962
* Enrico Berti, ''Aristotele. Dalla dialettica alla filosofia prima'', Cedam, Padova 1977. ISBN 88-452-3272-7
* Enrico Berti, ''Guida ad Aristotele'', Laterza, Roma-Bari 1997
* {{Cita libro|titolo=Profilo di Aristotele|autore=Enrico Berti|editore=Edizioni Studium|città=Roma|anno=2012|annooriginale=1979|ISBN=978-88-382-4202-1|cid=BertiProfilo}}
* [[Guido Calogero]], ''I fondamenti della logica aristotelica'' [1927], La Nuova Italia, Firenze 1968
* Giuseppe Cambiano e Luciana Repici (a cura di), ''Aristotele e la conoscenza'', LED Edizioni Universitarie, Milano, 1993. ISBN 88-7916-035-4
* Ingemar Düring, ''Aristotele'', trad. it., Mursia, Milano 1976
* Michael Frede, Günther Patzig, ''Il libro Z della Metafisica di Aristotele'', Vita e Pensiero, Milano, 2001. ISBN 978-88-343-0738-0
* [[George Grote]], ''Aristotele'', edito da A. Bain e G. Croom Robertsan, Londra 1872
* Terence Irwin, ''I principi primi di Aristotele'', Vita e Pensiero, Milano 1996
* [[Margherita Isnardi Parente]], ''Studi sull'accademia platonica antica'', Olschki, Firenze, 1979. ISBN 88-222-2848-0
* [[Werner Jaeger]], ''Aristotele'', Sansoni, Firenze, 1935
* [[Alberto Jori]], ''Aristotele'', Mondadori, Milano, 2003. ISBN 88-424-9737-1
* [[Jonathan Lear]], ''Aristotle: the desire to understand'', Cambridge University Press, 1988
* Walter Leszl, ''Il «De Ideis» di Aristotele e la teoria platonica delle idee'', Olschki, Firenze, 1975. ISBN 88-222-2204-0
* Marina Maruzzi, ''La Politica di Aristotele e il problema della schiavitù nel mondo antico'', Torino, Paravia, 1988
* Roberto Radice (a cura di), ''La "Metafisica" di Aristotele nel XX secolo: bibliografia ragionata e sistematica'', Milano, Vita e Pensiero, 1997
* {{cita libro|titolo=Aristotele. Perché la metafisica|curatore1=[[Giovanni Reale]]|curatore2=[[Adriano Bausola]]|editore=Vita e Pensiero|città=Milano|anno=1994}}
* Giovanni Reale, ''[https://books.google.it/books?id=aCY2D9tqOeMC&pg=PA142&lpg=PA142&dq=giovanni+reale+aristotele+concetto+prima+metafisica&source=bl&ots=CZ30XPSZy-&sig=djkZD05QkmkQ2GNB2IwNPH7Kmrk&hl=it&ei=DoDkSrbQNZPymQP0poGjCw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CAgQ6AEwAA#v=onepage&q=&f=false Il concetto di "filosofia prima" e l'unità della Metafisica di Aristotele]'', Vita e Pensiero, Milano 1994 ISBN 88-343-0554-X
* Giovanni Reale, ''Guida alla lettura della «Metafisica» di Aristotele'', Laterza, Roma-Bari, 2007. ISBN 88-8420-524-7
* {{Cita libro|titolo=Introduzione a Aristotele|autore=Giovanni Reale|editore=Editori Laterza|città=Roma-Bari|anno=2008|annooriginale=1974|edizione=16|ISBN=978-88-420-0696-1}}
* William David Ross, ''Aristotele'', Milano: Feltrinelli, 1982
 
== Voci correlate ==
{{MultiCol}}
* [[Aristotelismo]]
* [[Edizione di Bekker]]
* [[Essenza (filosofia)]]
* [[Metafisica aristotelica]]
* [[Etica Nicomachea]]
* [[Etica Eudemia]]
{{ColBreak}}
* [[Grande Etica]]
* [[Fisica (Aristotele)]]
* [[Logica (Aristotele)]]
* [[Metafisica (Aristotele)]]
* [[Poetica (Aristotele)]]
* [[Sull'anima (Aristotele)]]
{{EndMultiCol}}
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
{{Interprogetto|s2=el:Αριστοτέλης|s2_lingua=greca|wikt}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Cita web|http://www.mediatime.net/aristotele/|Aristotele, il maestro dei sapienti}}
* {{Cita web|url=http://www.emsf.rai.it/scripts/interviste.asp?d=475|titolo=Intervista a Wolfgang Kullmann: Aristotele filosofo della natura}}
* {{Cita web|http://www.ousia.it/SitoOusia/SitoOusia/TestiDiFilosofia/TestiHTML/Aristotele/EticaNicomachea/Etica%20Nicomachea.htm|L<nowiki>'</nowiki>''Etica Nicomachea'' di Aristotele}}
* {{Cita web|http://www.filosofiatv.org/news_files2/132_Aristotele%20e%20Popper%20Ragione%20Intelletto.pdf|Induzione, ragione e intuizione intellettuale in Aristotele}}
* {{Cita web|http://www.filosofia.rai.it/articoli/aristotele-e-letica-il-primato-del-filosofo/4135/default.aspx|Aristotele e l'etica, sul portale RAI Filosofia}}
* [http://www.lovatti.eu/le/aristotele2.htm Riassunto del pensiero di Aristotele] di Giulia Lirli
* {{Cita web|http://remacle.org/bloodwolf/philosophes/Aristote/table.htm|Aristote: oeuvre complete|lingua=fr}}
* {{En}} [http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k58717k/f2.pagination Averroes' commentary] on the ''Metaphysics'', in Latin, together with the 'old' (Arabic) and new translation based on Moerbeke. Digitized at [[Gallica]].
 
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