Space Oddity (singolo) e Alfonso La Marmora: differenze tra le pagine

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{{Infobox militare
{{nota disambigua|l'album omonimo di David Bowie|[[Space Oddity]]}}
|Nome = Alfonso La Marmora
{{Album
|Immagine = Alfonso La Marmora stampa.jpg
|titolo = Space Oddity
|Didascalia =
|artista = David Bowie
|Soprannome =
|artistaaltro =
|Data_di_nascita = 18 novembre [[1804]]
|tipo album = Singolo
|Nato_a = [[Torino]]
|giornomese = 11 luglio
|Data_di_morte = 5 gennaio [[1878]]
|anno = 1969
|Morto_a = [[Firenze]]
|durata = 4 min : 33 s
|Cause_della_morte =
|album di provenienza = [[Space Oddity]]
|Luogo_di_sepoltura = Cripta La Marmora nella [[basilica di San Sebastiano (Biella)|chiesa di San Sebastiano]] a [[Biella]].
|genere = Rock psichedelico
|Etnia =
|genere2 = Space rock
|Religione =
|genere3 = Folk rock
|Nazione_servita = {{SAR 1816-1848}}<br />{{ITA 1861-1946}}
|etichetta = [[Philips Records|Philips]]/[[Mercury Records|Mercury]]
|Forza_armata = {{simbolo|Flag of the Kingdom of Sardinia (1848-1851).svg|25}} [[Esercito piemontese|Armata Sarda]]<br />[[File:Flag of Italy (1860).svg|25px]] [[Regio esercito]]
|produttore = [[Gus Dudgeon]]
|Arma = Esercito
|arrangiamenti = David Bowie, [[Paul Buckmaster]]
|Corpo =
|registrato = [[Trident Studios]], [[Londra]]
|Specialità = [[Artiglieria]]
|formati = 7"
|Unità =
|note = Lato B: ''[[Wild Eyed Boy from Freecloud]]''
|Reparto=
|copertina = Space Oddity Screenshot.JPG
|Anni_di_servizio = [[1823]]-[[1866]]
|info copertina = [[David Bowie]] nel [[videoclip|video]] di ''Space Oddity''.
|Grado = [[Generale d'armata]] (1856)
|prima discografia = David Bowie
|Ferite =
|precedente = [[Love You Till Tuesday]]
|Comandanti = [[Ferdinando di Savoia-Genova (1822-1855)|Ferdinando di Savoia, duca di Genova]]
|anno precedente = 1967
|Guerre = [[Prima guerra d'indipendenza italiana|Prima guerra d'indipendenza]]<br />[[Guerra di Crimea]]<br />[[Seconda guerra d'indipendenza italiana|Seconda guerra d'indipendenza]]<br />[[Terza guerra d'indipendenza italiana|Terza guerra d'indipendenza]]
|successivo = [[Ragazzo solo, ragazza sola]]
|Campagne =
|anno successivo = 1970
|Battaglie = [[Battaglia di Pastrengo]]<br />[[Battaglia di Santa Lucia]]<br />[[Battaglia di Custoza (1848)]]<br />[[Battaglia della Cernaia]]<br />[[Battaglia di Palestro]]<br />[[Battaglia di Solferino e San Martino]]<br />[[Battaglia di Custoza (1866)]]
|Comandante_di = 6ª Divisione dell'esercito piemontese (1849)<br />2º Corpo d'armata dell'esercito piemontese<br />Corpo di spedizione piemontese in Crimea (1855)
|Decorazioni = vedi [[Alfonso La Marmora#Onorificenze|Onorificenze]]
|Studi_militari = [[Accademia Reale di Torino|Regia Accademia Militare di Torino]]
|Pubblicazioni = vedi [[Alfonso La Marmora#Opere di Alfonso La Marmora|Bibliografia]]
|Frase_celebre =
|Altro_lavoro = Politico
|Altro_campo =
|Altro =
|Note =
|Ref = per le fonti vedi la [[Alfonso La Marmora#Opere su Alfonso La Marmora e sul periodo storico|Bibliografia]] e le note al testo
}}
{{Bio
|Nome = Alfonso
|Cognome = Ferrero della Marmora
|PostCognomeVirgola = o '''Alfonso della Marmora''' o più comunemente '''Alfonso La Marmora'''
|ForzaOrdinamento = La Marmora, Alfonso
|Sesso = M
|LuogoNascita = Torino
|GiornoMeseNascita = 18 novembre
|AnnoNascita = 1804
|LuogoMorte = Firenze
|GiornoMeseMorte = 5 gennaio
|AnnoMorte = 1878
|Epoca = 1800
|Attività = generale
|Attività2 = politico
|Nazionalità = italiano
}}
Collaboratore del [[Regno di Sardegna (1720-1861)|re di Sardegna]] [[Carlo Alberto di Savoia|Carlo Alberto]], combatté nella [[prima guerra d'indipendenza]] ([[1848]]-[[1849]]). Nominato più volte ministro della guerra, fra il 1849 e il [[1857]] riorganizzò radicalmente la [[Regia Armata Sarda]].
 
Primo consigliere militare del presidente del Consiglio [[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]], nel [[1855]]-[[1856]] guidò con successo il contingente piemontese nella [[guerra di Crimea]] e fu ministro della guerra durante la [[seconda guerra di indipendenza]]. Fu presidente del Consiglio in varie occasioni dal [[1859]] al [[1866]], prima del [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Regno di Sardegna]] e poi del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]. Nel 1866 diresse le trattative che portarono all'[[alleanza italo-prussiana]] e alla [[terza guerra d'indipendenza]], durante la quale fu capo dell'esercito. Nonostante dal conflitto l'[[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] avesse ottenuto il [[Veneto]], La Marmora fu investito da gravi polemiche per la [[battaglia di Custoza (1866)|sconfitta di Custoza]]. Abbandonato anche dalla corte, si ritirò a vita privata.
{{Citazione|Base di Controllo a Maggiore Tom...||Ground Control to Major Tom...|lingua=en}}
 
Il suo nome è legato anche ad altri importanti eventi del [[Risorgimento]]: la [[Moti di Genova|rivolta di Genova]] del 1849, la lotta al [[Brigantaggio postunitario italiano|brigantaggio]] (dal 1861 al 1864), la [[giornata dell'Aspromonte]], le conseguenze della [[convenzione di settembre]], la conclusione dell'[[armistizio di Cormons]] e i rapporti diretti con [[Napoleone III di Francia]]. Viene a volte confuso con il fratello [[Alessandro La Marmora|Alessandro]], fondatore dei [[bersaglieri]].
'''''Space Oddity''''' è un [[brano musicale]] scritto da [[David Bowie]] e pubblicato nel luglio [[1969]] come [[45 giri]], con ''[[Wild Eyed Boy from Freecloud]]'' come lato B. Uscito a due anni di distanza da ''[[Love You Till Tuesday]]'' rappresenta il decimo singolo del cantante [[Inghilterra|inglese]] ed il primo estratto dall'[[Space Oddity|album omonimo]]. Oltre ad aver raggiunto i primi posti della classifica inglese due volte a distanza di sei anni detiene il primato di 45 giri di Bowie più venduto nel [[Regno Unito]] e rimane una delle sue canzoni più note, tanto da essere ormai entrata nella [[cultura di massa]].<ref name="Pegg">{{Cita libro|autore=Nicholas Pegg|titolo=David Bowie. L'enciclopedia|url=http://books.google.it/books?id=LI8NPQAACAAJ&dq=Nicholas+Pegg+David+Bowie&hl=it&sa=X&ei=G1_RUp3VD8POhAfe-YFo&ved=0CEgQ6AEwAA|anno=2002|editore=Arcana|pagine=186|isbn=88-7966-270-8}}</ref> All'inizio del [[1970]] venne pubblicata la versione italiana della canzone, intitolata ''[[Ragazzo solo, ragazza sola]]'' (con un testo in realtà non attinente a quello originale) e nel [[1971]] uscì anche ''Un homme a disparu dans le ciel'', versione in lingua francese eseguita in questo caso da Gerard Palaprat.<ref name="ReferenceA">{{Cita album |titolo=Space Oddity (40th Anniversary Edition)|artista=David Bowie|anno=2009|etichetta=EMI|catalogo=DBSOCD40}}</ref>
 
{{TOClimit|3}}
La [[BBC]] trasmise ''Space Oddity'' durante i servizi dedicati all'[[allunaggio]] dell'[[Apollo 11]] del 20 luglio 1969 e da allora la canzone è stata spesso presente nei documentari sulle [[esplorazione spaziale|esplorazioni spaziali]].<ref name="ReferenceA"/> Nel [[2009]]-[[2011]] gli [[U2]] hanno usato il brano originale come apertura dei concerti del loro [[360° Tour]]<ref name="exploring">{{Cita web|url=https://exploringdavidbowie.wordpress.com/2013/02/22/david-bowies-space-oddity-40-years-on/|titolo=U2, 360° Tour 2009-2011|editore=www.exploringdavidbowie.com|accesso=4 ottobre 2014}}</ref> e nel [[2011]] è uscito un libro per bambini intitolato proprio ''Space Oddity'' che proponeva le parole della canzone illustrate da Andrew Kolb.<ref name="wired">{{Cita web|url=http://www.wired.com/2011/08/space-oddity-childrens-book/|titolo=Libro illustrato di Andrew Kolb, 2011|editore=www.wired.com|accesso=6 settembre 2014}}</ref> Il 12 maggio [[2013]], a bordo della [[Stazione Spaziale Internazionale]], il colonnello e comandante della [[Expedition 35]] [[Chris Hadfield]] ha intonato la canzone (con testo in parte modificato) prima di rientrare sulla [[Terra]].<ref name="youtube">{{Cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=KaOC9danxNo|titolo=Chris Hadfield, 2013|editore=www.youtube.com|accesso=5 ottobre 2014}}</ref>
 
== Le origini, la gioventù e i primi incarichi ==
''Space Oddity'' ricevette uno dei primi ascolti di massa il 5 luglio 1969, attraverso il sistema di amplificazione in occasione del concerto dei [[Rolling Stones]] a [[Hyde Park]] dedicato a [[Brian Jones]].<ref name="ReferenceA"/><ref name="Songs">{{Cita web|url=https://bowiesongs.wordpress.com/?s=space+oddity|titolo=Concerto dei Rolling Stones a Hyde Park, 5 luglio 1969|editore=www.bowiesongs.wordpress.com|accesso=6 settembre 2014}}</ref>
[[File:Celestino Ferrero della Marmora.jpg|thumb|left|upright=0.8|Il marchese Celestino (1754-1805), padre di Alfonso La Marmora.]]
[[File:Raffaella Argentero di Berzé.jpg|thumb|upright=0.8|Raffaella Argentero di Bersezio o di Berzé (1770-1828), madre di Alfonso.]]
 
Nato il 18 novembre [[1804]] a [[Torino]], Alfonso fu il penultimo di 13 figli del marchese Celestino dei [[Ferrero della Marmora]] (1754-1805) e di Raffaella Argentero di Bersezio<ref>[http://www.lamarmora.net/it/alberto-la-marmora-biografia/76-raffaella-argentero-di-bersezio-1770-1828.html]</ref> o di Berzé (1770-1828).
== Tracce ==
La famiglia aveva origine dai componenti di un ramo degli [[Acciaiuoli]] di [[Firenze]] che, a causa delle guerre civili, nel medioevo emigrarono dalla Toscana e si stabilirono a [[Biella]]<ref>{{Cita|Massari|p. 4}}.</ref>.
# ''Space Oddity'' ([[David Bowie|Bowie]]) - 4:33
# ''[[Wild Eyed Boy from Freecloud]]'' (Bowie) - 4:52
 
Nato in una famiglia di antica tradizione militare, Alfonso contava tra i fratelli diversi ufficiali che si erano distinti nelle [[guerre napoleoniche]], come [[Carlo Emanuele La Marmora|Carlo Emanuele]] e [[Alberto La Marmora|Alberto]], ma anche riformatori come [[Alessandro La Marmora|Alessandro]] che fu il fondatore dei [[Bersaglieri]]<ref>{{Cita|Massari|pp. 4-5}}.</ref>.
== Formazione ==
* [[David Bowie]] - [[Canto (musica)|voce]], [[chitarra acustica]], [[stilofono]]
* Mick Wayne - [[chitarra elettrica]]
* Herbie Flowers - [[basso elettrico|basso]]
* [[Terry Cox]] - [[Batteria (strumento musicale)|batteria]]
* [[Rick Wakeman]] - [[pianoforte|piano]], [[mellotron]]
* [[Paul Buckmaster]] - [[violoncello]] <small>(in ''Wild Eyed Boy from Freecloud'')</small>
 
Il giovane Alfonso fu anch'egli destinato alla carriera militare e il 21 febbraio [[1816]], undicenne, entrò nella [[Accademia Reale di Torino|Regia Accademia Militare di Torino]]. Nel luglio dello stesso anno fu, secondo la tradizione, nominato paggio d'onore di re [[Vittorio Emanuele I di Savoia]] e il 15 marzo [[1820]] conseguì il grado di cadetto. Nel [[1822]] sarebbe dovuto uscire dall'Accademia con il grado di luogotenente, ma a causa dei [[Moti del 1820-1821#L'insurrezione piemontese|moti del 1821]] le promozioni vennero ritardate e Alfonso fu nominato luogotenente di artiglieria il 1º marzo 1823<ref>{{Cita|Massari|p.5}}.</ref>.
== Il brano ==
{{Citazione|''Space Oddity'', con il suo ossessivo isolamento, la sua purezza asessuata e la sua passività annunciava la fine dei dionisiaci anni sessanta.|[[Camille Paglia]], [[The Sunday Times]] [[2013]]<ref name="sundaytimes">{{Cita web|url=http://www.thesundaytimes.co.uk/sto/Magazine/Interviews/article1225025.ece|titolo=Camille Paglia, The Sunday Times, 2013|editore=www.thesundaytimes.co.uk|accesso=5 ottobre 2014}}</ref>}}
 
In Accademia non fu tra gli alunni più studiosi, ma colmò in breve tempo le sue lacune da autodidatta. Non raggiunse il grado di capitano se non il 30 agosto 1831 e quello di maggiore l'11 gennaio 1845. Era tuttavia molto interessato agli argomenti militari e anche a tale scopo visitò la [[Monarchia di luglio|Francia]], la [[Regno Unito|Gran Bretagna]], la [[Confederazione germanica|Germania]] e l'[[Impero austriaco|Austria]], esaminando con accuratezza le condizioni dell'esercito prussiano e di quello austriaco. Attorno a tali viaggi scrisse accurate relazioni che attirarono l'attenzione di [[Carlo Alberto di Savoia|Carlo Alberto]], re di [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Sardegna]] dal 1831. A La Marmora fu quindi affidato l'ordinamento delle batterie a cavallo (''[[Reggimento artiglieria a cavallo "Voloire"|Voloire]]'') e l'incarico di acquistare i cavalli necessari al loro equipaggiamento<ref>{{Cita|Massari|pp. 6-10}}.</ref>.
La storia del viaggio spaziale di Major Tom (che verrà ripresa undici anni dopo in ''[[Ashes to Ashes (David Bowie)|Ashes to Ashes]]'') è entrata ormai nell'antologia [[musica pop|pop]] e David Bowie ha sempre lasciato un alone di mistero intorno alla canzone. «Riguarda l'[[alienazione]]», disse una volta, aggiungendo di essere molto portato ad immedesimarsi col protagonista.<ref name="Pegg2">{{Cita libro|autore=Nicholas Pegg|titolo=David Bowie. L'enciclopedia|url=http://books.google.it/books?id=LI8NPQAACAAJ&dq=Nicholas+Pegg+David+Bowie&hl=it&sa=X&ei=G1_RUp3VD8POhAfe-YFo&ved=0CEgQ6AEwAA|anno=2002|editore=Arcana|pagine=186-187|isbn=88-7966-270-8}}</ref> Nel luglio [[2002]], in un'intervista con Paul Du Noyer della [[rivista (periodico)|rivista]] ''[[Mojo (rivista)|Mojo]]'', il cantante è tornato sul significato del brano affermando che ''Space Oddity'' parla solamente «del sentirsi soli».<ref name="dunoyer">{{Cita web|url=http://www.pauldunoyer.com/pages/journalism/journalism_item.asp?journalismID=276|titolo=Intervista Paul Du Noyer 2002|editore=www.pauldunoyer.com|accesso=5 ottobre 2014}}</ref>
 
In quel periodo Alfonso visitò più volte Parigi, dove fece conoscenza e amicizia con alcuni piemontesi esuli per loro idee liberali: [[Guglielmo Moffa di Lisio]] (1791-1877), [[Giacinto Provana di Collegno]] e [[Carlo Emanuele dal Pozzo della Cisterna]]. Né Alfonso si accontentò di viaggiare solo all'estero; egli volle visitare oltre al Piemonte anche altri Stati italiani, fra cui il [[Regno delle Due Sicilie]]: visitò la Puglia, la Calabria, l'Abruzzo, fermandosi in località fuori dagli itinerari turistici: [[Ariano Irpino|Ariano]], [[Foggia]], [[Bari]], [[Taranto]], [[Sulmona]], ecc. notando i costumi, le abitudini, e osservando tutto minutamente<ref>{{Cita|Massari|pp. 12, 14, 16}}.</ref>.
All'inizio del [[1969]], dopo una serie di singoli fallimentari e un album d'esordio passato inosservato, le prospettive di Bowie come cantante pop stavano sbiadendo e il suo rapporto con la compagna Hermione Farthingale era ormai giunto alla fine. Alla luce della lite avvenuta durante la registrazione del video promozionale ''[[Love You Till Tuesday (video)|Love You Till Tuesday]]'', proprio il giorno prima che David incidesse la prima versione di ''Space Oddity'',<ref name="Pegg3">{{Cita libro|autore=Nicholas Pegg|titolo=David Bowie. L'enciclopedia|url=http://books.google.it/books?id=LI8NPQAACAAJ&dq=Nicholas+Pegg+David+Bowie&hl=it&sa=X&ei=G1_RUp3VD8POhAfe-YFo&ved=0CEgQ6AEwAA|anno=2002|editore=Arcana|pagine=187|isbn=88-7966-270-8}}</ref><ref name="Songs2">{{Cita web|url=https://bowiesongs.wordpress.com/?s=space+oddity|titolo=Registrazione del video promozionale Love You Till Tuesday|editore=www.bowiesongs.wordpress.com|accesso=6 settembre 2014}}</ref> versi malinconici come «I think my spaceship knows which way to go» («Penso che la mia astronave sappia quale via seguire») contribuiscono a far vedere ''Space Oddity'' come una canzone di rinuncia, rassegnazione e accettazione di un destino preordinato. L'ansia per la perdita di "controllo", una parola sulla quale tornerà in canzoni come ''[[Life on Mars?#Il lato B|The Man Who Sold the World]]'' e ''[[1. Outside#Descrizione dei brani|No Control]]'', potrebbe inoltre avvalorare la visione della base di controllo come [[metafora]] del grembo materno, un ambiente che nutre e dà certezze morali ma che l'individuo perde quando viene catapultato nella vita. Il verso «Planet Earth is blue, and there's nothing I can do» si offre poi ad una doppia lettura, essendo interpretabile sia come «Il Pianeta Terra è triste e non c'è nulla che io possa fare» sia come una citazione della prima frase pronunciata dal [[cosmonauta]] sovietico [[Jurij Gagarin]] durante il volo orbitale attorno al pianeta.<ref name="pocket">{{Cita web|url=http://www.inyourpocket.com/russia/Moscow/Yuri-Gagarin_72055f|titolo=Citazione Yuri Gagarin|editore=www.inyourpocket.com|accesso=5 ottobre 2014}}</ref> Bowie potrebbe aver creato un personaggio mandato in orbita da figure dell'[[establishment]] che lo controllano, gli danno ordini e vogliono che faccia la sua parte di promozione mediatica, il che ha portato alcuni biografi a ipotizzare che il suo stato d'animo al momento riflettesse il beato senso di isolamento del protagonista che, come ha scritto Neil McCormick sul ''[[The Daily Telegraph|Telegraph]]'' l'8 ottobre [[2009]] «decide di andare alla deriva piuttosto che tornare su un pianeta in cui (come molti della sua generazione) si ritiene politicamente impotente».<ref name="exploring2">{{Cita web|url=https://exploringdavidbowie.wordpress.com/2013/02/22/david-bowies-space-oddity-40-years-on/|titolo=Neil McCormick, The Daily Telegraph, 8 ottobre 2009|editore=www.exploringdavidbowie.com|accesso=4 ottobre 2014}}</ref>
 
Non minore del piacere per i viaggi era per La Marmora quello della lettura, principalmente di argomenti militari, ma ricordava anche con commozione ''[[Le mie prigioni]]'' di [[Silvio Pellico]]<ref>{{Cita|Massari|pp. 16-17}}.</ref>. Divenuto ormai un esperto nel campo dell'artiglieria, ancora capitano ebbe l'incarico da Carlo Alberto di insegnare i rudimenti della materia ai suoi giovani figli, il duca di Savoia, il futuro [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele II]] e il [[Ferdinando di Savoia-Genova (1822-1855)|duca di Genova]]<ref>{{Cita|Massari|p. 18}}.</ref>.
C'è anche chi ha voluto individuare un [[sottotesto]] legato alla [[stupefacenti|droga]] nel "trip" del Maggiore Tom, suggerendo che il conto alla rovescia, il decollo e il «fluttuare nel modo più strano» («I'm floating in a most peculiar way») potrebbero essere riferiti all'assunzione di [[eroina]] e al suo effetto.<ref name="Pegg3">{{Cita libro|autore=Nicholas Pegg|titolo=David Bowie. L'enciclopedia|url=http://books.google.it/books?id=LI8NPQAACAAJ&dq=Nicholas+Pegg+David+Bowie&hl=it&sa=X&ei=G1_RUp3VD8POhAfe-YFo&ved=0CEgQ6AEwAA|anno=2002|editore=Arcana|pagine=187|isbn=88-7966-270-8}}</ref> In seguito il cantante ha ammesso di aver intrattenuto nel [[1968]] «uno stupido [[flirt]] con l'eroina», affermando di essere stato attratto «semplicemente dal mistero e dall'enigma di provare un'esperienza nuova»,<ref name="amg">{{Cita web|url=http://allmusic.com/song/space-oddity-mt0005404750|titolo=Citazione David Bowie|editore=www.allmusic.com|accesso=5 ottobre 2014}}</ref><ref name="Songs3">{{Cita web|url=https://bowiesongs.wordpress.com/?s=space+oddity|titolo=Interpretazioni di Space Oddity|editore=www.bowiesongs.wordpress.com|accesso=6 settembre 2014}}</ref> e nel [[1980]], in occasione dell'uscita di ''[[Ashes to Ashes (David Bowie)|Ashes to Ashes]]'', è tornato sull'argomento su ''[[New Musical Express]]'': «C'era la grande esplosione tecnologica americana che ha spinto questo ragazzo nello spazio, ma una volta arrivato non era del tutto sicuro del perché fosse lì. Ed è lì che l'ho lasciato... Una volta realizzato che l'intero processo che lo spinse lassù è decaduto è entrato in un processo di decomposizione. Ma lui vuole tornare nel rassicurante grembo, sulla Terra, dove tutto è iniziato... Si tratta di uomini dello spazio diventati dei drogati».<ref name="5years">{{Cita web|url=http://www.5years.com/encys.htm|titolo=David Bowie, 1980|editore=www.5years.com|accesso=5 ottobre 2014}}</ref><ref name="Songs4">{{Cita web|url=https://bowiesongs.wordpress.com/?s=space+oddity|titolo=Bowie su New Musical Express, 1980|editore=www.bowiesongs.wordpress.com|accesso=6 settembre 2014}}</ref>
 
== La prima guerra di indipendenza (1848-1849) ==
Eppure, anche se alienazione e solitudine rappresentano possibili chiavi di lettura, ''Space Oddity'' non è un brano del tutto cupo e disperato: soprattutto all'inizio il testo suona come il gioco di due ragazzi con il [[walkie-talkie]] e, come ha notato David Buckley in ''Strange Fascination'', Bowie usa spesso parole "infantili" al posto di quelle che utilizzerebbe un adulto: "astronave" ("spaceship") invece di "razzo" ("rocket"), "conto alla rovescia" ("countdown") invece di "sequenza di accensione" ("ignition sequence"), e anche il nome di "Major Tom" sembra quello di un eroe d'azione degli [[anni cinquanta]] piuttosto che di un reale [[astronauta]].<ref name="Songs3"/>
[[File:Famiglia La Marmora.jpg|thumb|left|upright=2.1|La famiglia [[Ferrero della Marmora]] nel 1828. Da sinistra (senza indicazione i fratelli di Alfonso): Carolina di Pamparato (1805-1860) moglie di Edoardo La Marmora, [[Alessandro La Marmora|Alessandro]], Maria Elisabetta (1790-1871), Ottavio (1806-1868), Edoardo (1800-1875), Maria Cristina (1787-1851), [[Alberto La Marmora|Alberto]], Raffaella Argentero di Bersezio (1770-1828) madre di Alfonso, Enrichetta (1793-1847), Barbara (1795-1832), Paolo Emilio (1803-1830) [[Carlo Emanuele La Marmora|Carlo Emanuele]], Albertina (1823-1890) figlia di Carlo Emanuele, Ferdinando (1802-1874), Marianna di Gattinara (1799-1870) moglie di Carlo Emanuele, '''Alfonso''' a 24 anni<ref>Dipinto di Pietro Ayres (1794-1878)</ref>.]]
Dopo le [[Cinque giornate di Milano]] e le sollevazioni della cosiddetta [[Primavera dei popoli]], Carlo Alberto, inizialmente sostenuto anche dallo Stato Pontificio e dal Regno delle Due Sicilie, decise di attaccare l'Impero austriaco. Iniziava la [[prima guerra d'indipendenza italiana]].
 
All'apertura delle ostilità il 23 marzo [[1848]], La Marmora era maggiore di artiglieria al comando della 1ª e 2ª Batteria inquadrate nella 4ª Divisione del generale Giovanni Battista Federici del 2º Corpo di [[Ettore De Sonnaz]]. Fin dall'inizio della Campagna La Marmora si trovò in disaccordo con i titubanti generali di Carlo Alberto e disse che non bisognava lasciare all'esercito austriaco il tempo di ritirarsi per riordinare le sue truppe nel [[Quadrilatero]]. La sua idea era quella di inseguire vigorosamente le truppe del generale [[Josef Radetzky]] ed eventualmente dare loro battaglia. Egli ne parlò subito al generale Federici e poi raggiunse re Carlo Alberto al quartier generale di [[Lodi]] affinché desse gli ordini opportuni. Presumibilmente il consiglio fu accettato ma gli ordini furono eseguiti troppo tardi, cosicché quando la divisione di La Marmora mosse ed entrò a [[Brescia]] il 31 marzo, lo stesso giorno gli austriaci riparavano nella fortezza di [[Peschiera del Garda|Peschiera]]<ref>{{Cita|Massari|p. 28}}.</ref>.
=== Influenze ===
{{Citazione|Molti film mi hanno profondamente impressionato negli [[anni sessanta]] e uno dei più importanti è stato ''[[2001: Odissea nello spazio]]''. Lo collegavo al senso di isolamento. Questo e diversi altri elementi modellarono molte delle mie performance, e forse hanno predetto il mio stile di vita negli [[anni settanta]].|[[David Bowie]]<ref name="ReferenceA"/>}}
 
Nella prima fase della Campagna, La Marmora si distinse in combattimenti minori e nelle battaglie di [[Battaglia di Pastrengo|Pastrengo]] e [[Battaglia di Santa Lucia|Santa Lucia]]; soprattutto in quella di Pastrengo, durante la quale riuscì anche a consigliare opportunamente i suoi superiori. Diede pure un contributo alla resa della fortezza austriaca di Peschiera del 30 maggio 1848, circostanza che gli valse la promozione a colonnello di stato maggiore. Alfonso beneficiò inoltre del passaggio di comando della 4ª Divisione dal generale Federici al secondogenito di Carlo Alberto, Ferdinando, il duca di Genova. Egli si trovò quindi alle dipendenze dell'ex ragazzo al quale aveva impartito le prime lezioni di artiglieria e con cui nacque una profonda amicizia<ref>{{Cita|Massari|pp. 29-30}}.</ref>.
Una fonte d'ispirazione per ''Space Oddity'' è sicuramente il celeberrimo film di [[Stanley Kubrick]] del [[1968]], che secondo il biografo Christopher Sandford avrebbe avuto un "impatto sismico" sul cantante all'epoca della sua uscita.<ref name="Sandford">{{Cita libro|autore=Christopher Sandford|titolo=Bowie: Loving the Alien|url=http://books.google.it/books/about/Bowie_Loving_The_Alien.html?id=OomyGN_btTQC&redir_esc=y|anno=1998|editore=Da Capo Press|pagine=50|isbn=978-0-306-80854-8}}</ref> Le sensazioni di isolamento attirarono Bowie che fu particolarmente colpito dalle immagini del finale,<ref name="Sandford">{{Cita libro|autore=Christopher Sandford|titolo=Bowie: Loving the Alien|url=http://books.google.it/books/about/Bowie_Loving_The_Alien.html?id=OomyGN_btTQC&redir_esc=y|anno=1998|editore=Da Capo Press|pagine=50|isbn=978-0-306-80854-8}}</ref> tanto da inserire nella coda della canzone un riferimento a ''Atmospheres'', brano finale del film del compositore [[György Ligeti]].<ref name="ReferenceA"/> Così, quando alla fine del 1968 il manager Kenneth Pitt gli chiese di scrivere una nuova canzone per il video ''[[Love You Till Tuesday (video)|Love You Till Tuesday]]'' sollecitandolo a comporre «un pezzo che avrebbe dimostrato inequivocabilmente la potenza inventiva di David e che avrebbe probabilmente rappresentato il punto più alto della sua produzione», il cantante aveva già uno scenario in mente: nei giorni successivi scrisse ''Space Oddity'' e il brano andò a completare la scaletta delle tracce per il video.<ref name="Songs5">{{Cita web|url=https://bowiesongs.wordpress.com/?s=space+oddity|titolo=Kenneth Pitt|editore=www.bowiesongs.wordpress.com|accesso=6 settembre 2014}}</ref>
 
=== La prima battaglia di Custoza ===
[[File:Ray Bradbury (1975).jpg|180px|thumb|left|La fantascienza dei racconti di [[Ray Bradbury]], insieme a quella di ''[[2001: Odissea nello spazio]]'', è una delle principali fonti d'ispirazione per ''Space Oddity''.]]
[[File:La Carica di Pastrengo, Sebastiano De Albertis - Museo Storico dell'Arma dei Carabinieri.jpg|thumb|upright=1.5|Durante la prima guerra di indipendenza La Marmora si distinse nella [[battaglia di Pastrengo]], in quella di Santa Lucia e in quella di Custoza.]]
 
Dopo la [[battaglia di Goito]] del 30 maggio (stesso giorno della resa di Peschiera) l'esercito piemontese iniziò il blocco di [[Mantova]] disponendo però le forze su di una linea troppo lunga. La Marmora si accorse del pericolo e richiamò invano l'attenzione dei superiori. Ignorato, dispose le truppe della 4ª Divisione che intanto aveva lasciato il 1º Corpo, e si preparò allo scontro che prenderà il nome di [[Battaglia di Custoza (1848)|battaglia di Custoza]]. L'esercito austriaco il 23 luglio assalì e batté il 1º Corpo piemontese di De Sonnaz a [[Salionze]] e si dispose per colpire anche il Corpo del generale [[Eusebio Bava]] che comprendeva la 4ª Divisione e il comando di Carlo Alberto. La Marmora suggerì di spostare subito il Corpo verso Valeggio per congiungersi con le truppe di De Sonnaz, ma anche questa volta non fu ascoltato<ref>{{Cita|Massari|pp. 31-32}}.</ref>.
L'influenza del film di Kubrick non era un caso. Bowie era già un fan della [[fantascienza]] (che aveva iniziato ad esplorare con ''[[David Bowie (album)#We Are Hungry Men|We Are Hungry Men]]'' e da cui continuerà ad attingere in futuro) e altre fonti d'ispirazione possono essere intervenute come la raccolta di racconti ''[[Il gioco dei pianeti]]'' di [[Ray Bradbury]], che comprende ''L'astronauta'' (''The Rocket Man'', in seguito ispiratore anche per [[Bernie Taupin]]) dove la vita del'"uomo dello spazio" appare noiosa e isolata come quella di un commesso viaggiatore, e ''Caleidoscopio'', dove gli astronauti bruciano nello spazio e le loro braci morenti sono viste come una stella cadente sulla [[Terra]], ma soprattutto ''Verso il nulla'', in cui un cosmonauta nello spazio profondo ha il dubbio se la Terra e le stelle siano reali e si uccide uscendo dalla [[Airlock|camera d'equilibrio]].<ref name="Songs3"/>
 
Così la mattina del 25 luglio due Corpi austriaci attaccarono quello di Bava in un rapporto numerico di truppe di 2 a 1. La 4ª Divisione, che costituiva l'ala destra dello schieramento piemontese presso [[Sommacampagna]], fu investita da numerosi assalti e tentativi di aggiramento opponendo una gagliarda resistenza alle preponderanti forze austriache. Dopo una giornata di lotta il ripiegamento su posizioni più sicure fu effettuato solo contrastando il terreno al nemico palmo a palmo e gli ultimi ad abbandonare il campo furono il Duca di Genova e il suo capo di stato maggiore Alfonso La Marmora<ref>{{Cita|Massari|p. 32}}.</ref>.
Non bisogna inoltre dimenticare che nell'estate del [[1969]] erano in corso i preparativi della missione [[Apollo 11]], che il 20 luglio avrebbe portato [[Neil Armstrong]] e [[Buzz Aldrin]] sulla [[Luna]]. Da questo punto di vista, al di là del diffuso entusiasmo che probabilmente contagiò anche David Bowie, ''Space Oddity'' rappresenta anche una riflessione sul carattere vano e transitorio della fama, come emerge nel verso «and the papers want to know whose shirts you wear», interpretabile come «i giornali vogliono sapere per quale squadra fai il tifo». Bowie comincia a porsi domande sui criteri della celebrità, come emergerà ancora in futuro (''[[Fame (David Bowie)|Fame]]'', ''[[Ashes to Ashes (David Bowie)|It's No Game]]'', ''[[Young Americans (album)#Le altre tracce|Somebody Up There Likes Me]]'') e si comincia a prefigurare la fusione dei diversi significati di "star" che caratterizzerà la figura di [[Ziggy Stardust]].
 
=== Le trattative per l'armistizio ===
Dal punto di vista musicale, il brano è caratterizzato da un avvio scandito dalla sinistra voce di un Bowie perso nello [[spazio (astronomia)|spazio]], da uno struggente ''[[refrain]]'' trascinato dal [[mellotron]] di [[Rick Wakeman]] e da una [[coda (musica)|coda]] strumentale [[consonanza e dissonanza|dissonante]]. ''Space Oddity'' rivela il nuovo indirizzo [[musica acustica|acustico]] assunto dalle composizioni di Bowie dopo la formazione dei Feathers. Lo stile, l'[[arrangiamento]] e anche il testo devono molto ai modelli [[folk rock]] [[statunitensi]] di fine [[anni sessanta]], in particolare al brano dei [[Bee Gees]] del [[1967]] ''New York Mining Disaster 1941''. Come ha poi confermato John Hutchinson, chitarrista dei Feathers che David aveva formato a fine [[1968]]: «''Space Oddity'' è una canzone tipo Bee Gees, David lo sapeva e all'epoca lo dichiarava apertamente... il modo di cantarla è preso di sana pianta dai Bee Gees».<ref name="bbc">{{Cita web|url=http://www.bbc.co.uk/radio2/soldonsong/songlibrary/indepth/spaceoddity.shtml|titolo=Ispirazioni per Space Oddity|editore=www.bbc.co.uk|accesso=5 ottobre 2014}}</ref><ref name="Doggett">{{Cita libro|autore=Peter Doggett|titolo=The Man Who Sold The World: David Bowie and the 1970s|url=http://books.google.it/books?id=X7v7e3NRuSoC&printsec=frontcover&dq=peter+doggett+the+man+who+sold+the+world&hl=it&sa=X&ei=d7JLVIfqLYP6ywPTvILQBw&ved=0CCAQ6AEwAA#v=onepage&q=peter%20doggett%20the%20man%20who%20sold%20the%20world&f=false|anno=2012|editore=HarperCollins|pagine=56|isbn=978-0062024657}}</ref>
[[File:Italia 1843.svg|thumb|left|L'Italia al tempo in cui Alfonso La Marmora era giovane. In blu il Regno di Sardegna.]]
 
Quando la sconfitta generale fu evidente, Carlo Alberto e il suo consiglio di guerra decisero per una richiesta di armistizio al generale Radetzky. Furono inviati come parlamentari al campo nemico il generale Michele Giuseppe Bes (1794-1853), il generale [[Giuseppe Rossi (1797-1880)|Giuseppe Rossi]] e il colonnello La Marmora. Fu il primo di una lunga serie di incarichi diplomatici che dovette sostenere Alfonso<ref name=Massari-39>{{Cita|Massari|p. 39}}.</ref><ref>{{Cita|Pieri|p. 250}}.</ref>.
== Il lato B ==
{{vedi anche|Wild Eyed Boy from Freecloud}}
 
Radetzky chiedeva che l'esercito piemontese abbandonasse la linea del Mincio e si ritrasse fino al fiume [[Adda]], che fosse restituita la fortezza di Peschiera, sgomberati i Ducati (di [[Ducato di Parma e Piacenza|Parma]] e [[Ducato di Modena e Reggio|Modena]], i cui regnanti avevano ceduto il controllo ai rivoluzionari filopiemontesi) e richiamate le truppe nelle province venete. Carlo Alberto, udite tali condizioni, esclamò: «Piuttosto morire!»<ref name=Massari-39/><ref>{{Cita|Pieri|p. 251}}.</ref>.
La versione operistica destinata ad essere l'ottava traccia dell'album ''[[Space Oddity]]'' venne registrata nel luglio [[1969]]<ref name="Pegg4">{{Cita libro|autore=Nicholas Pegg|titolo=David Bowie. L'enciclopedia|url=http://books.google.it/books?id=LI8NPQAACAAJ&dq=Nicholas+Pegg+David+Bowie&hl=it&sa=X&ei=G1_RUp3VD8POhAfe-YFo&ved=0CEgQ6AEwAA|anno=2002|editore=Arcana|pagine=228|isbn=88-7966-270-8}}</ref> ma un'incisione [[musica acustica|acustica]] di ''Wild Eyed Boy from Freecloud'' era già stata prodotta in poco più di venti minuti ai [[Trident Studios]] un mese prima, il 20 giugno, con David alla [[chitarra]] e [[Paul Buckmaster]] al [[violoncello]] e fu questa ad essere scelta come lato B del 45 giri.<ref name="Carr e Shaar Murray">{{Cita libro|autore=Roy Carr, Charles Shaar Murray|titolo=David Bowie: An Illustrated Record|url=http://books.google.it/books?id=eylmQgAACAAJ&dq=bowie+carr+shaar+murray&hl=it&sa=X&ei=EhAUVK24PMWvPKfqgJAE&ved=0CCkQ6AEwAQ|anno=1981|editore=Avon|pagine=27|isbn=978-0-380-77966-6}}</ref> Nella versione uscita negli [[Stati Uniti]] venne eliminato tutto il primo verso per cui la canzone iniziava con «Staring through the message in his eyes» (con una durata ridotta a 3:20).<ref name="singles">{{Cita web|url=http://www.bowie-singles.com/USA/Space_Oddity_%2869%29.html|titolo=Edizione americana di Space Oddity|editore=www.bowie-singles.com|accesso=5 ottobre 2014}}</ref> ''Wild Eyed Boy from Freecloud'' venne eseguita in alcune [[Sessioni radiofoniche di David Bowie alla BBC|sessioni BBC]] nel [[1970]] e in alcune date dello [[Ziggy Stardust Tour]] ([[1972]]) e dell'[[Aladdin Sane Tour]] ([[1973]]).
 
Tutti i componenti del consiglio di guerra furono dello stesso parere del Re, tranne La Marmora. Il colonnello ricordò quali fossero le condizioni dell'esercito dopo la battaglia di Custoza, dimostrò come ogni resistenza ai progressi dell'esercito austriaco fosse illusoria, fece osservare che rifiutando queste condizioni il nemico sarebbe divenuto poi più esigente e che l'attuale proposta di Radetzky una volta accettata si sarebbe potuta migliorare con ulteriori negoziati. Ma non ci fu verso di persuadere Carlo Alberto<ref>{{Cita|Massari|pp. 39-40}}.</ref>.
== Registrazioni ==
L'incisione originale di ''Space Oddity'' è quella registrata ai Morgan Studios di Willesden il 2 febbraio [[1969]], il giorno dopo la fine della relazione con Hermione.<ref name="Pegg3">{{Cita libro|autore=Nicholas Pegg|titolo=David Bowie. L'enciclopedia|url=http://books.google.it/books?id=LI8NPQAACAAJ&dq=Nicholas+Pegg+David+Bowie&hl=it&sa=X&ei=G1_RUp3VD8POhAfe-YFo&ved=0CEgQ6AEwAA|anno=2002|editore=Arcana|pagine=187|isbn=88-7966-270-8}}</ref> Per questa versione, prodotta da Jonathan Weston e registrata con l'intenzione di inserirla nel video promozionale ''[[Love You Till Tuesday (video)|Love You Till Tuesday]]'', Bowie e il chitarrista John Hutchinson erano accompagnati da Dave Clegg al [[basso (strumento musicale)|basso]], Tat Meager alla [[Batteria (strumento musicale)|batteria]] e Colin Wood a [[organo Hammond]] e [[mellotron]]. Registrata a un ritmo piuttosto sostenuto, è notevole per il fatto che Hutchinson è la voce solista nelle parti che toccano al "Ground Control", mentre Bowie interpreta il Maggiore Tom. A proposito di questo, nel maggio [[1986]] ha dichiarato su ''[[Penthouse]]'': «L'avevo scritta con l'intenzione di cantarla con un amico, John Hutchinson, saremmo stati Hutch e Bowie. Ma mi piantò due giorni prima della registrazione perché si era sposato e aveva deciso che preferiva un lavoro sicuro su al nord. Così l'ho fatta da solo, come David Bowie, e ha funzionato».<ref name="velvet">{{Cita web|url=http://velvetgoldmine.it/stampa/penthouse.html|titolo=Penthouse, David Bowie 1986|editore=www.velvetgoldmine.it|accesso=7 novembre 2014}}</ref> Ne esistono due varianti: una (3:45) apparsa nella colonna sonora del video promozionale ''[[Love You Till Tuesday (video)|Love You Till Tuesday]]'' (versione LP), in ''[[Discografia di David Bowie#1990-1999|The Deram Anthology 1966-1968]]'' e in ''The Marquee 30 Legendary Years'', l'altra (4:31) presente nella versione CD di ''Love You Till Tuesday'' e nella raccolta ''[[Discografia di David Bowie#1990-1999|London Boy]]''. Il [[demo]] [[musica acustica|acustico]] di ''Space Oddity'' che assicurò a Bowie il contratto con la [[Mercury Records|Mercury]] venne registrato tra marzo e aprile, anche questo con John Hutchinson.<ref name="illustrated">{{Cita web|url=http://www.illustrated-db-discography.nl/SongS.htm#S|titolo=Demo di Space Oddity|editore=www.illustrated-db-discography.nl|accesso=5 ottobre 2014}}</ref><ref name="ReferenceA"/> In questo caso esistono tre varianti tutte della stessa durata (5'10"), una presente in ''[[Sound + Vision]]'', una in versione incompleta nel bootleg ''Naked and Wired'' e una nella versione di ''Space Oddity'' uscita per il 40° anniversario nel [[2009]].
 
=== I fatti di palazzo Greppi a Milano ===
[[File:Rickwakemanmoog.jpg|200px|thumb|right|[[Rick Wakeman]], [[turnista]] ai tempi di ''Space Oddity'', continuerà a collaborare con Bowie in ''[[Life on Mars?]]'', ''[[Changes]]'', ''[[Oh! You Pretty Things]]'' e ''[[Absolute Beginners]]''.]]
[[File:Carlo-Alberto-dal-balcone-di-casa-Greppi-1848.jpg|upright|thumb|Carlo Alberto a Milano tenta invano di calmare la folla contraria all'armistizio. Sarà messo in salvo da Alfonso La Marmora<ref>Dipinto di [[Carlo Bossoli]].</ref>.]]
 
Rifiutata la proposta di armistizio austriaca, Carlo Alberto si ritirò verso Milano, presso la quale il 4 agosto 1848 combatté ancora con gli austriaci e perse nuovamente. Egli si ritirò allora con il suo esercito nelle mura della città dove il popolo gli dimostrò ostilità avendo intuito che volesse abbandonare la piazza agli austriaci. Dopo avere alla fine accettato l'armistizio, Il Re si affacciò al balcone di [[palazzo Greppi]] per calmare la popolazione, ma il proiettile di una fucilata lo sfiorò e dovette ritirarsi immediatamente.
La versione del [[singolo (musica)|singolo]], la stessa presente nell'album e, probabilmente, la più conosciuta, venne incisa il 20 giugno. Alle registrazioni parteciparono il [[chitarrista]] Mick Wayne (autore delle parti di assolo e del ''countdown''), il [[bassista]] Herbie Flowers (che tornerà nel [[1974]] per ''[[Diamond Dogs]]''), il [[batterista]] [[Terry Cox]] (che in quel periodo suonava nei [[Pentangle]]) e il [[tastierista]] [[Rick Wakeman]].<ref name="ReferenceA"/> Nel [[2006]], Wakeman ha ricordato positivamente la sua prima collaborazione con Bowie: «Ho imparato così tanto da lui sia in studio che semplicemente passando del tempo con lui. Sapeva sempre quello che voleva e non si faceva influenzare dai [[manager]], dalle [[casa discografica|compagnie discografiche]] o da chiunque lui pensava non avesse una genuina conoscenza o abilità musicale».<ref name="xoomer">{{Cita web|url=http://xoomer.virgilio.it/life_on_mars/glialtri.html|titolo=Classic Rock, Rick Wakeman 2006|editore=www.xoomer.virgilio.it|accesso=7 novembre 2014}}</ref>
 
Carlo Alberto si trovava ormai nelle mani dei rivoltosi. A palazzo Greppi, per risolvere la situazione, il generale Carlo La Marmora (fratello di Alfonso) dispose di mandare un ufficiale a raccogliere truppe per liberare Carlo Alberto. Contemporaneamente, ignorando le disposizioni del fratello, Alfonso, che aveva anch'egli raggiunto palazzo Greppi, decideva di sua iniziativa di agire: lasciò il palazzo e si diresse a Porta Orientale, dove era accampata la Brigata “Piemonte”. Incontrato un bersagliere gli ordinò di prepararsi a marciare con la sua compagnia, raggiunta Porta Orientale rilevò un battaglione di fanteria e con questo e con la compagnia di bersaglieri si diresse di corsa a palazzo Greppi. All'avvicinarsi della truppa i tumultuanti fuggirono, La Marmora entrò nel palazzo e condusse via il Re con il suo seguito. Poco dopo, sulla strada, incontrava la truppa mobilitata dal fratello Carlo<ref>{{Cita|Massari|pp. 42-47}}.</ref>.
Tra le curiosità della canzone c'è la presenza dello [[stilofono]], uno [[strumento musicale]] elettronico introdotto da poco e formato da una [[Tastiera elettronica|tastiera]] metallica controllata da una piccola penna elettronica. Bowie cominciò ad usarlo per il demo con Hutchinson e in seguito ha rivelato che fu [[Marc Bolan]], leader dei [[T Rex]] e pioniere del [[glam rock]] a fargli conoscere le modulazioni elettroniche dello stilofono:<ref name="bbc2">{{Cita web|url=http://www.bbc.co.uk/radio2/soldonsong/songlibrary/indepth/spaceoddity.shtml|titolo=Marc Bolan fa conoscere lo stilofono a David Bowie|editore=www.bbc.co.uk|accesso=5 ottobre 2014}}</ref><ref name="Songs6">{{Cita web|url=https://bowiesongs.wordpress.com/?s=space+oddity|titolo=Marc Bolan fa conoscere lo stilofono a David Bowie|editore=www.bowiesongs.wordpress.com|accesso=6 settembre 2014}}</ref> «mi disse "a te piace questa roba, cerca di tirarne fuori qualcosa". Allora l'ho messo in ''Space Oddity'' e devo dire che ha funzionato. Non era altro che un piccolo segnale innescato da [[elettrodo|elettrodi]]. Il suono era atroce».
 
Con la firma dell'[[armistizio Salasco]], la prima Campagna della prima guerra d'indipendenza ebbe termine. La Marmora tornò dal campo di battaglia con la reputazione cresciuta e, nell'ordine generale rivolto dal Re all'esercito del 31 agosto 1848, fu insignito della medaglia d'argento al valor militare, in considerazione «del contegno ognora tenuto dal colonnello La Marmora dinanzi al nemico durante la campagna del 1848»<ref name=Massari-49>{{Cita|Massari|p. 49}}.</ref>.
[[File:Originalstylophone.JPG|200px|thumb|left|David Bowie è uno dei primi artisti ad introdurre lo [[stilofono]] nel rock.]]
 
=== La missione per la ricerca di un generale a Parigi ===
[[Tony Visconti]], che David aveva conosciuto nell'estate del [[1967]] e al quale chiese di produrre i rimanenti brani dell'[[Space Oddity|album]], odiava questa canzone tanto da decidere di delegare la produzione al suo collega [[Gus Dudgeon]].<ref name="bbc3">{{Cita web|url=http://www.bbc.co.uk/radio2/soldonsong/songlibrary/indepth/spaceoddity.shtml|titolo=Tony Visconti lascia a Gus Dudgeon la produzione di Space Oddity|editore=www.bbc.co.uk|accesso=5 ottobre 2014}}</ref> Dudgeon ricevette la proposta ed il primo ascolto del demo fece il suo effetto. «Non ci potevo credere. Chiamai Tony al telefono e gli dissi "non puoi seriamente non voler registrare questa canzone". "È che non mi piace", mi rispose».<ref name="ReferenceA"/> Nel [[2013]] Visconti è tornato sull'argomento in una intervista con Andrew Goldman del ''[[New York Times]]'': «Riflettendoci, nessuna delle altre canzoni è stata una hit. Mi sono preso a calci molte, molte volte da allora perché mi ero completamente sbagliato».<ref name="nyt">{{Cita web|url=http://www.nytimes.com/2013/03/31/magazine/tony-visconti-will-lie-for-david-bowie.html?_r=0|titolo=New York Times, Tony Visconti 2013|editore=www.nytimes.com|accesso=7 novembre 2014}}</ref> Come ha scritto Neil McCormick su ''[[The Daily Telegraph|Telegraph]]'' l'8 ottobre [[2009]], «la cosa che colpisce di più della produzione di Gus Dudgeon è che, nonostante la strumentazione sontuosa, ha davvero una galleggiante leggerezza che corrisponde perfettamente con il tema. La passeggiata spaziale di Major Tom è evocata nei suoni piuttosto che nelle parole...»<ref name="exploring2"/>
[[File:Louis Eugène Cavaignac MdesA 2014.jpg|upright|thumb|left|Nel 1848 il Primo ministro francese [[Louis Eugène Cavaignac|Cavaignac]] rifiutò a La Marmora un generale da mettere a capo dell'esercito piemontese.]]
 
Con la determinazione di riprendere appena possibile le armi contro l'Austria, Carlo Alberto depose quei generali che ritenne responsabili della sconfitta della Campagna del 1848 e si sottomise al volere del suo governo che desiderava un generale francese a capo dell'esercito. Negli ultimi giorni di agosto del 1848 il ministro della guerra [[Giuseppe Dabormida]] affidò quindi ad Alfonso La Marmora il compito di cercare un valente generale a Parigi.
Una nuova registrazione semi acustica della canzone (4:56) venne effettuata il 31 dicembre [[1979]] durante la performance al ''Kenny Everett New Year's Eve Show''.<ref name="Songs7">{{Cita web|url=https://bowiesongs.wordpress.com/?s=space+oddity|titolo=Kenny Everett New Year's Eve Show, 31 dicembre 1979|editore=www.bowiesongs.wordpress.com|accesso=6 settembre 2014}}</ref> L'anno successivo venne pubblicata come lato B del [[singolo (musica)|singolo]] ''[[Alabama Song]]'' ed è presente anche come ''bonus track'' nell'edizione della Rykodisc di ''[[Scary Monsters (and Super Creeps)|Scary Monsters]]''. «Non avevamo intenzione di farne un singolo» ha detto nel [[2001]] Visconti, «Andy Duncan è alla [[Batteria (strumento musicale)|batteria]] e un simil-Bowie, Zaine Griff, è al [[basso (strumento musicale)|basso]]. Ho dimenticato il nome del [[pianista]]. David suona di nuovo la [[chitarra a 12 corde]]».<ref name="wonderworld">{{Cita web|url=http://bowiewonderworld.com/bowienews/news0701.htm|titolo=Tony Visconti, 2001|editore=www.bowiewonderworld.com|accesso=5 ottobre 2014}}</ref> Il sontuoso [[arrangiamento]] del singolo del 1969 è qui ridotto all'essenziale e questo spiega il messaggio "Sorry Gus" (riferito a Gus Dudgeon) che si può trovare scarabocchiato sul bordo interno del [[vinile]].<ref name="wonderworld2">{{Cita web|url=http://bowiewonderworld.com/bowienews/news0704.htm|titolo=Versione 21 dicembre 1979|editore=www.bowiewonderworld.com|accesso=5 ottobre 2014}}</ref> L'idea di effettuare questa reincisione era partita da [[David Mallet]], regista dello spettacolo. In un'intervista apparsa su ''[[New Musical Express]]'' del [[1980]], Bowie ha dichiarato: «Ho acconsentito, purché potessi farla senza tutto l'arrangiamento ma solo con tre strumenti. Avendola suonata solo alla [[chitarra acustica]] sul palco in passato ero sempre stato sorpreso di quanto forte fosse come semplice canzone, senza tutti gli [[archi (musica)|archi]] ed i [[sintetizzatore|sintetizzatori]]. In effetti l'aspetto video è secondario...»<ref name="goldenyears">{{Cita web|url=http://www.bowiegoldenyears.com/articles/800913-nme.html|titolo=New Musical Express 1980|editore=www.bowiegoldenyears.com|accesso=17 settembre 2014}}</ref>
 
In quel periodo di grandi tumulti, era capo dello Stato provvisorio e primo ministro della [[Seconda Repubblica francese]] il conservatore [[Louis Eugène Cavaignac]]. A costui La Marmora espose la situazione e chiese il permesso di aprire le trattative con il generale [[Thomas Robert Bugeaud]] che da giovane si era distinto nelle guerre napoleoniche, ma Cavaignac rifiutò. La Marmora allora si rivolse direttamente ai generali [[Nicolas Changarnier]] e Marie-Alphonse Bedeau (1804-1863) che avevano acquistato fama nelle Campagne d'Algeria. Costoro si dimostrarono interessati, ma furono presto dissuasi da Cavaignac che disse a La Marmora che la Francia non poteva inimicarsi l'Austria per fare un piacere al Regno di Sardegna. Tale dichiarazione fu ripetuta negli stessi toni dal ministro degli esteri francese Jules Bastide (1800-1879) al quale La Marmora si rivolse come ultimo tentativo<ref>{{Cita|Massari|pp. 50-53}}.</ref>.
== Uscita e accoglienza ==
L'11 luglio [[1969]] (solo dopo tre settimane dall'incisione) il [[singolo (musica)|singolo]] fu pubblicato su entrambe le coste dell'[[Oceano Atlantico|Atlantico]], in tempo per l'impresa dell'[[Apollo 11]]. L'attualità di ''Space Oddity'' non sfuggì alla [[Mercury Records]], che distribuì il [[45 giri]] in [[Stati Uniti d'America|America]], né alle tante [[emittente radiofonica|emittenti]] sulle quali esercitava pressioni.<ref name="Pegg5">{{Cita libro|autore=Nicholas Pegg|titolo=David Bowie. L'enciclopedia|url=http://books.google.it/books?id=LI8NPQAACAAJ&dq=Nicholas+Pegg+David+Bowie&hl=it&sa=X&ei=G1_RUp3VD8POhAfe-YFo&ved=0CEgQ6AEwAA|anno=2002|editore=Arcana|pagine=188|isbn=88-7966-270-8}}</ref> Alcune di queste adottarono la canzone come inno non ufficiale degli avvenimenti del 20 luglio anche se, proprio a causa dell'attualità del brano, la storia di un [[astronauta]] che non tornava dal suo viaggio non venne apprezzata da alcune radio statunitensi che rifiutarono di trasmetterla.<ref name="wonderworld3">{{Cita web|url=http://bowiewonderworld.com/press/press70.htm#280370|titolo=Melody Maker 1970|editore=www.bowiewonderworld.com|accesso=5 ottobre 2014}}</ref>
 
Il fallimento della missione, che portò poi alla scelta del generale polacco [[Wojciech Chrzanowski]], non privò però La Marmora di nuovi incarichi che si sarebbero presentati già nell'autunno successivo.
{{nota
|allineamento = destra
|larghezza = 360px
|titolo = <div style="text-align:center;">''Space Oddity'' in Italia</div>
|contenuto = Uscito il 5 settembre [[1969]], ''Space Oddity'' fu il primo 45 giri di Bowie pubblicato in [[Italia]] (''[[The Laughing Gnome]]'', seppur precedente, sarebbe uscito solo nel [[1973]]). Sempre nel 1969 fu pubblicato un [[Extended Play|EP]] che aveva sul lato B, oltre a ''Space Oddity'', ''Che t'importa se sei stonato'' di [[Orietta Berti]],<ref name="singles2">{{Cita web|url=http://www.bowie-singles.com/Italy/Space_Oddity_%2869%29.html|titolo=EP usciti in Italia|editore=www.bowie-singles.com|accesso=5 ottobre 2014}}</ref> e l'anno successivo il gruppo [[I Giganti]] pubblicò il 45 giri ''Corri uomo corri'', cover con il testo vagamente ispirato all'originale scritto da [[Mogol]] (già autore di ''[[Ragazzo solo, ragazza sola]]'').<ref name="youtube2">{{Cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=rKIewKrElhk|titolo=Corri uomo corri, I Giganti, 1970|editore=www.youtube.com|accesso=5 ottobre 2014}}</ref> ''Space Oddity'' sarebbe stata fonte d'ispirazione anche per i [[Dik Dik]] che nell'ultima edizione di [[Canzonissima]] del [[1974]] proposero la loro "stranezza spaziale" intitolata ''Help me''.<ref name="musicaememoria">{{Cita web|url=http://musicaememoria.com/covers2-ad2.htm|titolo=Help Me, Dik Dik, 1974|editore=www.musicaememoria.com|accesso=5 ottobre 2014}}</ref><ref name="youtube3">{{Cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=7QWl8RTJRjA|titolo=Help Me, Dik Dik, 1974|editore=www.youtube.com|accesso=5 ottobre 2014}}</ref>}}
 
=== Due volte ministro della guerra ===
Il [[singolo (musica)|singolo]] venne pubblicato in edizioni differenti in [[Gran Bretagna]] e [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] ed ebbe alcune eccellenti recensioni. «Ho scommesso con i colleghi che sarà un grande successo», scrisse Penny Valentine su ''Disc and Music Echo'', aggiungendo di averlo «ascoltato incantata dall'inizio alla fine... il suo sound è affascinante... È naturalmente destinato a sfondare in [[America]], il che è positivo».<ref name="wonderworld4">{{Cita web|url=http://bowiewonderworld.com/press/press60.htm|titolo=Penny Valentine, Disc and Music Echo|editore=www.bowiewonderworld.com|accesso=5 ottobre 2014}}</ref> Tony Palmer dell'''[[The Observer|Observer]]'' considerò ''Space Oddity'' una gradita ventata di [[cinismo]] «in un'epoca in cui siamo pateticamente aggrappati ad ogni minima mossa degli [[astronauta|astronauti]], in cui ammiriamo incondizionatamente le cosiddette conquiste dei nostri eroi in [[tuta spaziale]] senza minimamente chiederci perché si trovino lì».<ref name="wonderworld5">{{Cita web|url=http://bowiewonderworld.com/press/press60.htm|titolo=Tony Palmer, The Observer|editore=www.bowiewonderworld.com|accesso=5 ottobre 2014}}</ref>
{{Carica pubblica
|nome = Alfonso La Marmora
|immagine = Alfonso La Marmora.jpg
|didascalia =
|carica = [[Presidenti del Consiglio dei ministri del Regno di Sardegna|Presidente del Consiglio dei ministri del Regno di Sardegna]]
|mandatoinizio = 19 luglio [[1859]]
|mandatofine = 21 gennaio [[1860]]
|predecessore = [[Camillo Benso, conte di Cavour|Camillo Benso di Cavour]]
|successore = [[Camillo Benso, conte di Cavour|Camillo Benso di Cavour]]
|carica2 = Ministro della guerra del Regno di Sardegna
|primoministro2 = [[Ettore Perrone di San Martino]]
|mandatoinizio2 = 28 ottobre [[1848]]
|mandatofine2 = 16 dicembre 1848
|predecessore2 = [[Giuseppe Dabormida]]
|successore2 = [[Ettore De Sonnaz]]
|primoministro3 = [[Vincenzo Gioberti]]
|mandatoinizio3 = 2 febbraio [[1849]]
|mandatofine3 = 9 febbraio 1849
|predecessore3 = [[Ettore De Sonnaz]]
|successore3 = [[Agostino Chiodo]]
|primoministro4 = [[Massimo d'Azeglio]], [[Camillo Benso, conte di Cavour]]
|mandatoinizio4 = 3 novembre 1849
|mandatofine4 = 2 aprile [[1855]]
|predecessore4 = [[Eusebio Bava]]
|successore4 = [[Giacomo Durando]]
|primoministro5 = Camillo Benso, conte di Cavour
|mandatoinizio5 = 16 gennaio [[1856]]
|mandatofine5 = aprile [[1859]]
|predecessore5 = Giacomo Durando
|successore5 = Camillo Benso, conte di Cavour
|primoministro6 = Se stesso
|mandatoinizio6 = 19 luglio 1859
|mandatofine6 = 21 gennaio [[1860]]
|predecessore6 = Camillo Benso, conte di Cavour
|successore6 = [[Manfredo Fanti]]
|carica7 = [[Ministri degli affari esteri del Regno di Sardegna|Ministro degli affari esteri del Regno di Sardegna]]
|primoministro7 = Massimo d'Azeglio
|mandatoinizio7 = 12 luglio [[1851]]
|mandatofine7 = 15 settembre 1851
|predecessore7 = Massimo d'Azeglio
|successore7 = Massimo d'Azeglio
|monarca = [[Vittorio Emanuele II di Savoia]]
|carica8 = [[Camera dei deputati del Regno di Sardegna|Deputato del Regno di Sardegna]]
|legislatura8 = {{NumLegRegno|D|I|II|III|IV|V|VI|VII}}
|carica9 = [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Deputato del Regno d'Italia]]
|legislatura9 = {{NumLegRegno|D|VIII|IX|X|XI|XII}}
|gruppo parlamentare = [[Destra storica]]
|collegio = [[Racconigi]], [[Pancalieri]], [[Biella]]
}}
A seguito della sconfitta della Campagna del 1848 il [[Governo Perrone|governo costituzionale piemontese]] di [[Ettore Perrone di San Martino]] si trovò in piena crisi. Il generale Dabormida, che era ministro della guerra, pensò che giovasse al Paese affidare il proprio incarico a un ufficiale di cui l'esercito avesse stima. Indicò il candidato più adatto in Alfonso La Marmora, al quale lo legava una sincera amicizia. Il suggerimento fu accolto favorevolmente e, poiché La Marmora era solo colonnello, ne fu deliberata la promozione a [[maggior generale]]. Alla nomina di ministro fu provveduto con decreto di re Carlo Alberto del 27 ottobre 1848<ref>{{Cita|Massari|pp. 55-57}}.</ref>.
 
Qualche giorno dopo, essendo vacanti alcuni seggi del [[I legislatura del Regno di Sardegna|primo parlamento piemontese]] fu proposta la candidatura di La Marmora, e il collegio di [[Racconigi]] lo elesse deputato<ref>{{Cita|Massari|p. 58}}.</ref><ref>http://storia.camera.it/deputato/alfonso-la-marmora-ferrero-18041118/leg-sabaudo-I/governi#nav</ref>. Cosicché in pochi giorni La Marmora passò da semplice colonnello a generale, ministro e deputato.
Oltre alla buona accoglienza da parte della [[editoria|stampa]] specializzata, il brano rappresentò il primo vero e proprio successo di [[David Bowie]] raggiungendo la 5<sup>a</sup> posizione nella classifica inglese il 6 settembre.<ref name="charts">{{Cita web|url= http://chartarchive.org/r/5048|titolo=Space Oddity nelle classifiche|editore=www.chartarchive.org|accesso=5 ottobre 2014}}</ref> Inoltre il 45 giri si piazzò al 4<sup>o</sup> posto in [[Olanda]] e, nel gennaio 1970, al 18<sup>o</sup> in [[Nuova Zelanda]].<ref name="dutchtop40">{{Cita web|url=http://www.top40.nl/david-bowie/david-bowie|titolo=Classifica olandese|editore=www.top40.nl|accesso=5 ottobre 2014}}</ref><ref name="downunder">{{Cita web|url=http://www.bowiedownunder.com/davidbowie1969.html|titolo=Classifica neozelandese|editore=www.bowiedownunder.com|accesso=5 ottobre 2014}}</ref> ''Space Oddity'' ottenne la vetta delle classifiche [[Regno Unito|britanniche]] nel [[1975]], quando venne ripubblicata dalla [[Radio Corporation of America|RCA]] in un maxi singolo che conteneva anche ''[[Changes (David Bowie)|Changes]]'' e l'allora inedita ''[[The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars#Le canzoni scartate|Velvet Goldmine]]''.<ref name="Songs8">{{Cita web|url=https://bowiesongs.wordpress.com/?s=space+oddity|titolo=Space Oddity ottiene la vetta delle classifiche britanniche nel 1975|editore=www.bowiesongs.wordpress.com|accesso=6 settembre 2014}}</ref> In questo caso la canzone rimase in 1<sup>a</sup> posizione due settimane e in classifica circa due mesi.<ref name="charts">{{Cita web|url= http://chartarchive.org/r/5048|titolo=Space Oddity nelle classifiche|editore=www.chartarchive.org|accesso=5 ottobre 2014}}</ref> Lo stesso maxi singolo venne ripubblicato nel [[1983]] e tornò in classifica, anche se solo per tre settimane durante le quali non andò oltre l'85<sup>a</sup> posizione.<ref name="charts2">{{Cita web|url= http://chartarchive.org/r/10763|titolo=Space Oddity nelle classifiche|editore=www.chartarchive.org|accesso=5 ottobre 2014}}</ref>
 
==== Le prime riforme dell'esercito piemontese ====
Negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] ''Space Oddity'' uscì nella totale indifferenza e venne ripubblicata nel gennaio del [[1973]], stavolta con ''[[Life on Mars?#Il lato B|The Man Who Sold the World]]'' come lato B. Sull'onda del successo di ''[[Ziggy Stardust]]'' e ''[[Aladdin Sane]]'' e con la promozione scaturita dal videoclip girato da Mick Rock, stavolta il brano raggiunse il 15<sup>o</sup> posto.<ref name="bassman">{{Cita web|url=http://www.algonet.se/~bassman/7/index.html|titolo=Space Oddity raggiunge il quindicesimo posto nelle classifiche americane nel 1973|editore=www.algonet.se|accesso=5 ottobre 2014}}</ref> ''Space Oddity'' trova posto anche nelle classifiche stilate da riviste specializzate, network televisivi e/o radiofonici.<ref name="acclaimed">{{Cita web|url=http://acclaimedmusic.net/061024/S873.htm|titolo=Space Oddity nelle classifiche alternative|editore=www.acclaimedmusic.net|accesso=5 ottobre 2014}}</ref>
La Marmora divenne ministro della guerra che non aveva ancora 44 anni. Egli era delle idee del suo predecessore Dabormida che si era già pubblicamente dichiarato per un esercito di qualità, piuttosto che di quantità. Il nuovo ministro faceva anche parte di un gruppo di militari con Dabormida, Giacinto di Collegno, il duca di Genova, [[Enrico Morozzo Della Rocca]] e [[Agostino Petitti Bagliani di Roreto|Agostino Petitti]], che trovava rispondenza nell'ambiente civile con [[Camillo Benso, conte di Cavour|Camillo Benso di Cavour]], [[Carlo Promis]], [[Carlo Ilarione Petitti di Roreto|Ilarione Petitti]] e [[Roberto Taparelli d'Azeglio|Roberto d'Azeglio]], tutti convinti della inadeguatezza di Carlo Alberto quale comandante supremo<ref>{{Cita|Pieri|p. 270}}.</ref>.
 
Seguendo la traccia di Dabormida, La Marmora eliminò i riservisti con moglie e figli, poco motivati, e li sostituì con reclute da addestrare<ref>Mandò in congedo le classi 1812, 1813 e 1814 (i soldati del 1812 avevano 36 anni) e il 19 novembre 1848 richiamò in anticipo la classe del 1829 (i diciannovenni).</ref>; diminuì la forza delle [[Compagnia (unità militare)|Compagnie]] da 250 a 150 uomini (in Austria la compagnia era di 175 uomini) e cercò di creare nuovi [[Battaglione|battaglioni]] più piccoli e maneggevoli<ref>Il 26 agosto 1848 il generale Dabormida aveva scritto: «Due battaglioni di 350 uomini l'uno batteranno sempre un battaglione di 900».</ref>. Ma su quest'ultimo punto La Marmora si scontrò sia con la mancanza di ufficiali, sia con l'opinione del generale Bava, che riteneva imprudente compiere in breve tempo una riforma così radicale, e che si oppose anche all'idea del ministro di trasferire i 50 uomini migliori di ogni [[reggimento]] per la formazione di nuovi battaglioni di bersaglieri<ref>{{Cita|Pieri|pp. 271-272}}.</ref>.
{|class="wikitable"
|-
! width="180"| Rivista/Network
! width="280"| Classifica
! width="100"| Posizione
|-
|{{Bandiera|USA}} - ''[[Pitchfork Media]]''
|Top 200 Songs of the Seventies
|<div style="text-align:center;">48</div>
|-
|{{Bandiera|USA}} - ''[[VH1]]''
|The 100 Greatest Songs of All Time
|<div style="text-align:center;">60</div>
|-
|{{Bandiera|GBR}} - ''[[Mojo (rivista)|Mojo]]''
|The 100 Greatest Singles of All Time
|<div style="text-align:center;">39</div>
|-
|{{Bandiera|GBR}} - ''[[New Musical Express]]''
|The Top 150 Singles of All Time
|<div style="text-align:center;">67</div>
|-
|{{Bandiera|SWE}} - ''Nerikes Allehanda''
|The 50 Best Rock Songs of All Time
|<div style="text-align:center;">50</div>
|-
|{{Bandiera|DEU}} - ''Berlin Media''
|Top 100 Guardian
|<div style="text-align:center;">75</div>
|-
|{{Bandiera|ESP}} - ''Rocks Musiczine''
|The 100 Best Rock Songs in History
|<div style="text-align:center;">5</div>
|-
|}
 
Nonostante ciò il riordinamento dell'esercito sardo proseguiva: al posto delle classi 1821-1827 che avevano formato la prima linea della Campagna del 1848, si ponevano ora le classi 1823-1829. Il 12 novembre 1848 veniva approvata una legge sull'avanzamento degli ufficiali fondato non sull'anzianità o sulla benevolenza del re, ma sul merito. Altre disposizioni del ministero Dabormida venivano intanto attuate, sempre nell'ottica di un esercito più leggero, veloce e vigile. Tuttavia, proprio in questo momento, La Marmora dovette abbandonare l'incarico per la crisi del governo Perrone, mentre i mesi dell'inverno avrebbero indebolito un esercito destinato a riprendere a breve la lotta, ponendo in evidenza i lati negativi dell'affrettata e parziale riforma: la diminuzione delle forze e di veterani. La questione del comando supremo diverrà inoltre un ulteriore e più pesante elemento di debolezza<ref>{{Cita|Pieri|pp. 271-273}}.</ref>.
== ''Space Oddity'' dal vivo ==
Il successo di ''Space Oddity'' dette a Bowie la possibilità di eseguirla in numerose occasioni nel [[1969]], inclusa una [[Sessioni radiofoniche di David Bowie alla BBC|sessione BBC]] registrata il 20 ottobre e trasmessa la settimana successiva. Tra le altre apparizioni:
 
==== Una settimana nel governo Gioberti ====
*30 agosto: ''Doebidoe'', [[programma televisivo|programma]] della tv [[Olanda|olandese]].<ref name="ReferenceA"/>
Il governo Perrone, vista l'impossibilità di reggere a lungo di fronte alla sconfitta della prima Campagna, il 16 dicembre 1848 cadde. La Marmora fu comunque scelto come componente del Comitato consultivo permanente per la guerra<ref>{{Cita|Massari|pp. 58-60}}.</ref>.
*2 ottobre: prima apparizione a ''[[Top of the Pops]]'', in cui suona lo [[Stylophone|stilofono]] davanti a un fondale completamente nero accompagnato dall'orchestra della [[BBC]].<ref name="ReferenceA"/> L'esibizione sarà trasmessa il 9 ottobre e replicata la settimana seguente, favorendo l'insediamento del [[45 giri]] al quinto posto in classifica.
*29 ottobre: ''4-3-2-1 Musik für Junge Leute'', [[trasmissione televisiva|trasmissione]] della [[Germania|tedesca]] [[ZDF]]. L'esibizione verrà mandata in onda il 22 novembre.<ref name="Pegg6">{{Cita libro|autore=Nicholas Pegg|titolo=David Bowie. L'enciclopedia|url=http://books.google.it/books?id=LI8NPQAACAAJ&dq=Nicholas+Pegg+David+Bowie&hl=it&sa=X&ei=G1_RUp3VD8POhAfe-YFo&ved=0CEgQ6AEwAA|anno=2002|editore=Arcana|pagine=189|isbn=88-7966-270-8}}</ref>
*3 novembre: ''Hits A Go Go'', programma della tv [[svizzera]].<ref name="ReferenceA"/>
 
[[Vincenzo Gioberti]], le cui idee di una federazione italiana capeggiata dal Papa affascinavano Carlo Alberto, ebbe l'incarico di formare il [[Governo Gioberti|nuovo governo]]. Subito si fece il nome di La Marmora per il ministero della guerra, sia da Gioberti, sia dal sempre più influente Cavour. Il generale tuttavia inizialmente rifiutò, in considerazione del fatto che Gioberti aveva fatto opposizione al precedente governo Perrone. Fu scelto quindi De Sonnaz, il quale però cedette l'incarico a La Marmora quando questi fu convinto ad accettare. La seconda nomina a ministro della guerra di La Marmora fu quindi ufficializzata con regio decreto del 2 febbraio 1849. Il nuovo ministro rimase però in carica pochissimi giorni poiché il 9 febbraio diede le dimissioni, dovute probabilmente al fatto che una buona parte della classe politica non era ben disposta verso un atteggiamento moderato del governo. Il 14 dello stesso mese La Marmora fu perciò posto al comando della prima Divisione provvisoria dell'esercito, poi divenuta 6ª Divisione<ref>{{Cita|Massari|pp. 62-63}}.</ref>.
Il 10 maggio [[1970]], durante gli [[Ivor Novello Awards]] David eseguì dal vivo ''Space Oddity'' e ricevette il premio "Songwriters' Guild" per l'originalità della composizione.<ref name="Pegg6">{{Cita libro|autore=Nicholas Pegg|titolo=David Bowie. L'enciclopedia|url=http://books.google.it/books?id=LI8NPQAACAAJ&dq=Nicholas+Pegg+David+Bowie&hl=it&sa=X&ei=G1_RUp3VD8POhAfe-YFo&ved=0CEgQ6AEwAA|anno=2002|editore=Arcana|pagine=189|isbn=88-7966-270-8}}</ref> Nel [[1972]] la canzone venne registrata (anche se poi non trasmessa) per un'altra [[Sessioni radiofoniche di David Bowie alla BBC|sessione BBC]], nella quale, con una frecciata al successo di [[Elton John]] a suo tempo quinto in classifica, David infilò scherzosamente tra i versi della canzone la frase "''I'm just a [[rocket man]]!''".<ref name="Pegg7">{{Cita libro|autore=Nicholas Pegg|titolo=David Bowie. L'enciclopedia|url=http://books.google.it/books?id=LI8NPQAACAAJ&dq=Nicholas+Pegg+David+Bowie&hl=it&sa=X&ei=G1_RUp3VD8POhAfe-YFo&ved=0CEgQ6AEwAA|anno=2002|editore=Arcana|pagine=190|isbn=88-7966-270-8}}</ref> Da allora il brano è stato eseguito in quasi tutte le [[tournée]] del cantante inglese, con alcune esibizioni anche fuori dai tour:
 
=== La ripresa della guerra e la sconfitta di Novara ===
*19 ottobre [[1973]]: una versione per [[pianoforte|piano]] e [[sax]] vine filmata al [[Marquee Club]] di [[Londra]] in occasione del [[The 1980 Floor Show|1980 Floor Show]], accompagnata da spezzoni di riprese della [[NASA]] che mostrano il decollo di alcuni [[razzo|razzi]].<ref name="youtube4">{{Cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=priqS160KRo|titolo=1980 Floor Show 1973|editore=www.youtube.com|accesso=5 ottobre 2014}}</ref>
Gli ultimi giorni precedenti la ripresa delle ostilità furono per il governo di Torino giorni di sforzi affannosi e spesso disordinati e confusi, per portare gli ultimi rimedi alle carenze di un esercito tutt'altro che risanato<ref>{{Cita|Pieri|p. 279}}.</ref>.
*[[1975]]: Bowie torna ad eseguire ''Space Oddity'' a ''Top of the Pops'' con sei esibizioni tra ottobre e dicembre.<ref name="wonderworld6">{{Cita web|url=http://bowiewonderworld.com/features/topofthepops.htm|titolo=David Bowie a Top of the Pops|editore=www.bowiewonderworld.com|accesso=5 ottobre 2014}}</ref>
*31 dicembre [[1979]]: vestito con una tuta grigia il cantante appare nel ''Dick Clark Show'', proponendo ''Space Oddity'' nella versione originale del [[1969]].<ref name="goldenyears2">{{Cita web|url=http://www.bowiegoldenyears.com/tv.html|titolo=Dick Clark Show 1979|editore=www.bowiegoldenyears.com|accesso=17 settembre 2014}}</ref>
*9 gennaio [[1997]]: il concerto per il cinquantesimo compleanno di David Bowie si conclude con un'esecuzione [[musica acustica|acustica]] del brano, in seguito inclusa in un [[Cd Rom]] a edizione limitata uscito con la [[rivista (periodico)|rivista]] ''[[Variety (rivista)|Variety]]''.
*22 febbraio [[2002]]: alla [[Carnegie Hall]] di [[New York]] David partecipa per la seconda volta al Tibet House Benfit Concert dove esegue ''Space Oddity'' con un nuovo [[arrangiamento]] per [[archi (musica)|archi]] curato da [[Tony Visconti]]. Nell'esecuzione è accompagnato da [[Philip Glass]] al [[pianoforte|piano]], [[Sterling Campbell]] alla [[Batteria (strumento musicale)|batteria]] e [[Adam Yauch]] dei [[Beastie Boys]] al [[basso (musica)|basso]], oltre che dai [[Kronos Quartet]].
 
Si ebbero anche alcuni importanti cambiamenti negli alti gradi, proprio quando le truppe stavano per mettersi in movimento. Messo in disparte Dabormida, il suo gruppo fu scompaginato e La Marmora assegnato alla 6ª Divisione a [[Sarzana]], in [[Lunigiana]] (in una zona lontana dal fronte)<ref>Il maggiore Agostino Petitti era con La Marmora, Della Rocca venne allontanato dal principe ereditario Vittorio Emanuele, ed Eusebio Bava (che aveva pubblicato un libro contro la condotta militare del Re) messo completamente in disparte.</ref>. Carlo Alberto volle in questo modo escludere dai posti chiave gli spiriti critici dell'esercito, coloro che avevano espresso la convinzione o fatto intendere che il Re dovesse abbandonare la direzione della guerra<ref>{{Cita|Pieri|pp. 282-283}}.</ref>.
''Space Oddity'' si trova in numerosi album live, ufficiali e non. Tra i primi ''[[David Live]]'' ([[Diamond Dogs Tour]] [[1974]]), ''[[Live Santa Monica '72]]'' ([[Ziggy Stardust Tour]] [[1972]], pubblicato nel [[1995]]) e ''[[Ziggy Stardust - The Motion Picture]]'' ([[Aladdin Sane Tour]] [[1973]], pubblicato nel [[1983]]). Diversi sono anche i [[bootleg]], da ''1980 Floor Show'' (con spezzoni delle prove dello [[The 1980 Floor Show|spettacolo]] omonimo) e ''Rare Precious and Beautiful Vol. 1'' (versione degli [[Ivor Novello Awards]] [[1970]]) fino a ''Reality Japan Tour 2004 Act 2''.
 
Alla ripresa delle ostilità, il 20 marzo 1849, La Marmora ebbe ordine di marciare verso [[Pontremoli]] alla volta di [[Parma]] per investire il Ducato, alleato degli austriaci. Giunse a Parma il 22 marzo (quando a nord gli austriaci erano già entrati in Piemonte) e la popolazione in rivolta accolse le truppe piemontesi con manifestazioni di affetto. Non avendo istruzioni, La Marmora pensò di prendere Piacenza di sorpresa, ma il giorno 25 fu raggiunto dalle prime notizie della [[Battaglia di Novara (1849)|sconfitta di Novara]] e nei giorni successivi dalle notizie dell'abdicazione di Carlo Alberto e dell'[[armistizio di Vignale]]. Il 27 il comando dell'esercito gli ordinò di partire subito per Genova dove si temevano gravi disordini contro la Monarchia<ref>{{Cita|Massari|pp. 72-74}}.</ref>.
== Il videoclip ==
Il [[videoclip]] di ''Space Oddity'' venne girato dal [[fotografo]] Mick Rock agli [[Radio Corporation of America|RCA]] Studios di [[New York]] nel dicembre [[1972]], durante le sessioni di ''[[Aladdin Sane]]''.<ref name="5years2">{{Cita web|url=http://www.5years.com/encys.htm|titolo=Videoclip di Space Oddity|editore=www.5years.com|accesso=5 ottobre 2014}}</ref> Si trattava di una ripresa piuttosto statica di [[David Bowie]] intento a suonare la [[chitarra]] nello studio deserto, circondato da un armamentario pseudo-[[era spaziale]]. Il video (presente nel [[VHS]] ''[[Videografia di David Bowie|The Video Collection]]'' e nel [[DVD]] ''[[Best of Bowie]]''), girato e montato in due giorni con meno di 350 [[dollaro|dollari]] fece da supporto alla riedizione americana del 45 giri effettuata dalla [[Radio Corporation of America|RCA]] nel [[1973]] e, successivamente, venne utilizzato anche per promuovere la riedizione [[Regno Unito|britannica]] del [[1975]].<ref name="5years2">{{Cita web|url=http://www.5years.com/encys.htm|titolo=Videoclip di Space Oddity|editore=www.5years.com|accesso=5 ottobre 2014}}</ref> Da notare che Bowie girò il video nelle vesti di [[Ziggy Stardust]], con un aspetto quindi molto diverso da quello che aveva il 6 febbraio [[1969]] quando, nelle riprese del video promozionale ''[[Love You Till Tuesday (video)|Love You Till Tuesday]]'', si presentava più appropriatamente nelle vesti di un [[astronauta]] che parte per il [[universo|cosmo]] su quello che sembra un [[ciclomotore]] a forma di casco e viene abbordato da due ingannevoli "sirene dello spazio" (Samantha Bond e Suzanne Mercer)<ref name="ReferenceA"/> acconciate in stile [[Blake's 7]].
 
== La repressione dei moti di Genova ==
Il 31 dicembre [[1979]], il canale inglese [[ITV plc|ITV]] mandò in onda un altro video di ''Space Oddity'' all'interno del ''Kenny Everett New Year's Eve Show'', in una nuova versione suonata solo con [[chitarra]], [[basso (strumento musicale)|basso]] e [[Batteria (strumento musicale)|batteria]]. Realizzato appositamente per lo show e mai più ritrasmesso, comprendeva alcune immagini che sarebbero state utilizzate nel [[1980]] per il videoclip di ''[[Ashes to Ashes (David Bowie)#Il videoclip|Ashes to Ashes]]''.<ref name="mojo">{{Cita web|url=http://www.mojo4music.com/3344/david-bowie-and-kenny-everetts-space-oddity/|titolo=Space Oddity al Kenny Everett Show, 1979|editore=www.discogs.com|accesso=17 settembre 2014}}</ref>
Dopo la definitiva sconfitta di Novara scoppiarono a Genova, [[Repubblica di Genova|antica repubblica]], [[Moti di Genova|moti popolari]] fomentati da circoli repubblicani e democratici contrari alla pace con l'Austria. La Marmora ricevette l'ordine di reprimere la sollevazione e il 2 aprile 1849, mentre si recava a [[Ronco Scrivia|Ronco]] per raccogliere informazioni sulle condizioni della città, gli pervennero da Torino due decreti: uno lo nominava regio commissario con pieni poteri e l'altro lo promuoveva [[Tenente generale|luogotenente generale]]<ref>{{Cita|Massari|p. 77}}.</ref><ref name =Dizionario-Biografico-Treccani>{{Cita web|titolo=Alfonso La Marmora in Dizionario Biografico Treccani|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/ferrero-della-marmora-alfonso_(Dizionario-Biografico)/|accesso=7 febbraio 2016}}</ref>.
La Marmora arrivò con la sua divisione nei pressi di Genova il 4 aprile, quando il fronte degli insorti si stava già spaccando, poiché una larga parte della borghesia, spaventata dalle violenze delle masse popolari si stava ritirando dalla lotta. La difesa della città alle truppe regolari fu quindi male organizzata. La Marmora occupò facilmente [[Sampierdarena]] (all'epoca comune a sé) e alcuni forti del lato occidentale della città, poi intimò la resa, che venne respinta. Il giorno successivo iniziò il bombardamento della città e il 9 aprile, grazie alla concessione di un'amnistia per quasi tutti i compromessi da parte del governo di Torino, i rivoltosi accettarono la resa. L'11 le truppe piemontesi facevano il loro ingresso in città. Quattro giorni dopo, per aver ristabilito l'ordine a Genova, La Marmora fu insignito della medaglia d'oro al valor militare e il giorno successivo venne promosso comandante del 2º Corpo d'armata<ref name= Dizionario-Biografico-Treccani /><ref>{{Cita|Massari|p. 80}}.</ref>.
 
== Ministro delle riforme militari (1849-1857) ==
[[File:Alfonso La Marmora litografia Archivio Storico Torino.jpg|upright=0.8|thumb|left|La Marmora iniziò la prima guerra d'indipendenza col grado di maggiore, la concluse con quello di generale.]]
[[File:Francesco Hayez 048.jpg|upright=0.8|thumb|left|Il Primo ministro [[Massimo d'Azeglio]] affidò a La Marmora la riforma dell'esercito piemontese.]]
 
La sconfitta della prima guerra d'indipendenza spinse il [[Governo d'Azeglio I|primo governo]] di [[Massimo d'Azeglio]] a nominare una commissione con l'incarico di riformare l'esercito piemontese. Presidente della commissione fu nominato il duca di Genova e La Marmora fu chiamato a farne parte, aggiungendo a questo impegno l'incarico di commissario a Genova e le sedute del parlamento. Il generale, infatti, era stato rieletto per il collegio di [[Pancalieri]] nella [[III legislatura del Regno di Sardegna|terza legislatura]] del luglio 1849<ref>{{Cita|Massari|p. 85}}.</ref>. Poiché il ministro della guerra Eusebio Bava si trovò presto in disaccordo con D'Azeglio sulle riforme militari e diede le dimissioni, al suo posto Dabormida e Cavour proposero La Marmora. La proposta fu accettata e il generale lasciò Genova divenendo per la terza volta ministro della guerra, il 3 novembre 1849<ref>{{Cita|Massari|pp. 91-92}}.</ref>.
== Edizioni ==
Nel [[1969]] il [[45 giri]] uscì in diversi Paesi, inclusi [[Grecia]], [[Turchia]], [[Spagna]], [[Portogallo]], [[Scandinavia]], [[Libano]], [[Sud Africa]], [[Brasile]], [[Giappone]] e [[Singapore]]. Nel corso degli anni ''Space Oddity'' è stata pubblicata molte altre volte, con varie durate, come lato A o lato B.<ref name="45cat">{{Cita web|url=http://www.45cat.com/45_search.php?sq=space+oddity&sm=re|titolo=Riedizioni di Space Oddity|editore=www.45cat.com|accesso=5 ottobre 2014}}</ref><ref name="discogs">{{Cita web|url=http://www.discogs.com/David-Bowie-Space-Oddity/release/469898|titolo=Riedizioni di Space Oddity|editore=www.discogs.com|accesso=5 ottobre 2014}}</ref> Nel [[1973]], negli [[Stati Uniti]] uscì anche in un [[Extended Play|EP]] che comprendeva ''[[Moonage Daydream]]'', ''[[Life on Mars?]]'' e ''[[The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars#It Ain't Easy|It Ain't Easy]]'', mentre nel [[1980]] venne pubblicato un [[singolo (musica)|singolo]] in formato [[12"]] con ''Space Oddity'' che si fondeva con l'inizio di ''[[Ashes to Ashes (David Bowie)|Ashes to Ashes]]''. Il 13 febbraio [[2006]] ''Space Oddity'' è stata resa disponibile per il [[download digitale]] all'interno dell'[[Extended Play|EP]] ''Serious Moonlight'', fatto per promuovere il [[DVD]] omonimo,(ref) e il 12 luglio [[2009]] è stato pubblicato un EP digitale contenente la versione originale del 45 giri ([[Monofonia|mono]] e [[Stereofonia|stereo]]), quella del [[1979]] e otto varianti strumentali tra cui "[[musica acustica|acustica]]", "[[basso (strumento musicale)|basso]] e [[batteria (strumento musicale)|batteria]]", "[[mellotron]]", "[[stilofono]] e [[chitarra]]".
La Marmora sarebbe rimasto ministro, salvo l'interruzione della guerra di Crimea nel 1855-56, fino al gennaio 1860. Spettò a lui, che stava per compiere 45 anni, la grande riforma dell'esercito piemontese. Qualche giorno dopo il suo insediamento, il 29, sposò la contessa inglese Giovanna (Joan) Teresa Bertie Mathew, da cui avrà, il 29 novembre 1851, un figlio, Carlo, che morirà appena nato<ref name= Dizionario-Biografico-Treccani />.
 
Una delle sue prime decisioni fu quella di inviare due dei suoi migliori collaboratori, il capitano [[Giuseppe Govone]] e il capitano [[Genova Giovanni Thaon di Revel|Genova Thaon di Revel]], in [[Regno di Prussia|Prussia]] e in [[Impero austriaco|Austria]], con il compito di studiare da vicino l'organizzazione militare dei due Paesi. Contemporaneamente La Marmora istituiva due commissioni che studiassero, in generale e nel dettaglio, il problema delle fortificazioni al confine con l'Austria<ref>{{Cita|Pieri|p. 570}}.</ref>.
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|5 settembre 1969
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|{{Bandiera|Germany}} [[Germania]]
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<div class="references-small">
;Note
*<span style="color:deeppink">A</span> <span id="endnote_A" />[[#ref_A|'''^''']] Nel [[1979]] ''Space Oddity'' fu la sigla di apertura di ''Jet Quiz'', programma della [[Rete Due]] condotto da Attilio Ciciotto.<ref name="discogs2">{{Cita web|url=http://www.discogs.com/David-Bowie-Space-Oddity/release/4182933|titolo=Space Oddity è la sigla di Jet Quiz, Rete Due|editore=www.discogs.com|accesso=17 settembre 2014}}</ref>
*<span style="color:deeppink">B</span> <span id="endnote_B" />[[#ref_B|'''^''']] Versione [[picture disc]] pubblicata all'interno della serie ''Fashions''.
*<span style="color:deeppink">C</span> <span id="endnote_C" />[[#ref_C|'''^''']] Riedizione pubblicata all'interno della serie ''Lifetimes''.
</div>
 
Nel 1850, inoltre, il ministro provvedeva a un primo riordinamento dei servizi di sostentamento delle truppe e della sanità; migliorava il livello di cultura militare dei soldati, anche dei sottufficiali, creando la Scuola Militare di fanteria di [[Ivrea]]. Riordinava poi i servizi di [[stato maggiore]] disponendo che ne facessero parte solo ufficiali d'esperienza. Quanto alla cavalleria ne ridusse i reggimenti e gli squadroni pesanti e aumentò i corrispettivi della cavalleria leggera, rendendo l'arma più snella e adatta ai terreni mossi dell'Italia settentrionale; mentre i reggimenti, divenuti più piccoli, offrivano migliori prestazioni ai loro comandanti; istituiva, nel 1852, la Scuola di Cavalleria di [[Pinerolo]]<ref>{{Cita|Pieri|p. 571}}.</ref>.
=== ''Space Oddity'' nelle raccolte ===
Oltre che nei video promozionali ''[[Love You Till Tuesday (video)|Love You Till Tuesday]]'' e ''[[Ziggy Stardust and the Spiders from Mars]]'' (e nelle relative [[colonne sonore]]), la "versione album" di ''Space Oddity'' è presente in molte [[Compilation|raccolte]] di [[David Bowie]]:
 
Benché l'artiglieria piemontese fosse considerata una delle migliori d'Europa, La Marmora creò a Torino la Scuola Complementare per ufficiali d'artiglieria e genio, e nel 1853 migliorava ancora i servizi con la creazione di una vera Intendenza (oggi [[Corpo di commissariato dell'esercito italiano]]) per coordinare il funzionamento degli approvvigionamenti. Il 25 maggio [[1852]], inoltre, nasceva la legge sull'avanzamento dello stato degli ufficiali che, riprendendo il filo delle prime riforme del 1848, disponeva l'avanzamento principalmente per merito, soprattutto in tempo di guerra<ref>{{Cita|Pieri|pp. 571-572}}.</ref>.
* ''[[ChangesOneBowie]]'' ([[1976]])
* ''[[Discografia di David Bowie#1980-1989|The Best Of Bowie]]'' ([[1980]])
* ''[[Discografia di David Bowie#1980-1989|Fame and Fashion]]'' ([[1984]])
* ''[[Discografia di David Bowie#1980-1989|Starman]]'' ([[1989]])
* ''[[Changesbowie]]'' ([[1990]])
* ''[[The Singles Collection (David Bowie)|The Singles Collection]]'' ([[1993]])
* ''[[The Best of David Bowie 1969-1974]]'' ([[1997]])
* ''[[Best of Bowie]]'' ([[2002]])
 
=== La riforma della fanteria e del reclutamento ===
Altre raccolte contengono versioni diverse come il [[demo]] registrato con John Hutchinson, incluso in ''[[Sound + Vision]]'' del [[1989]] e ''[[Discografia di David Bowie#1990-1999|The Deram Anthology 1966-1968]]'' del [[1997]] (variante 3:45) e in ''[[Discografia di David Bowie#1990-1999|London Boy]]'' del [[1995]] (variante 4:31), mentre in ''[[Bowie at the Beeb]]'' del [[2000]] c'è quella registrata (ma non trasmessa) nella [[Sessioni radiofoniche di David Bowie alla BBC|sessione BBC]] del 5 giugno [[1972]]. Tra le [[compilation]] di artisti vari che includono il brano:
[[File:Cammarano-Infantry.jpg|thumb|upright=1.5|Preferendo piccoli reparti mobili, Il ministro La Marmora potenziò il corpo dei [[bersaglieri]] che era stato fondato su proposta del fratello Alessandro nel 1836.]]
 
Tuttavia il problema principale rimaneva quello della fanteria e del suo reclutamento. La Marmora continuò a sviluppare le riforme già iniziate nel 1848: battaglioni piccoli ma ben inquadrati e molto mobili; e potenziamento dei bersaglieri a scapito dei [[Brigata meccanizzata "Granatieri di Sardegna"#Cenni storici|granatieri]] e dei [[Cacciatore (tattica)|Cacciatori]]. La seconda questione era quella del reclutamento, risolta la quale l'esercito piemontese si sarebbe trasformato da forza di quantità in forza di qualità<ref>{{Cita|Pieri|p. 573}}.</ref>.
* ''The Marquee: 30 Legendary Years'' ([[1993]])
* ''Rock Festival'' ([[1999]])
* ''Capital Gold Legends'' ([[2001]])
* la [[colonna sonora]] del film ''[[Mr. Deeds]]'' ([[2002]])
* ''50 Years of the Greatest Hit Singles Platinum Collection'' ([[2003]])
* ''101 Number Ones'' ([[2007]])
 
Per ottenere tale trasformazione senza indebolire la compagine di fanteria si pensò di aumentare la ferma obbligatoria da poco più di un anno a quattro o cinque anni. Benché la dottrina ufficiale in Europa fosse favorevole a questa trasformazione, in Piemonte essa trovò una grande opposizione da parte del [[Parlamento del Regno di Sardegna|parlamento]] e specialmente della [[Camera dei deputati del Regno di Sardegna|Camera dei deputati]]<ref>{{Cita|Pieri|pp. 573-574}}.</ref>.
== Cover ==
Sono numerosi gli artisti che nel corso degli anni hanno inciso la loro versione di ''Space Oddity'', in alcuni casi inclusa in [[album tributo]] o [[compilation]] di artisti vari:
 
La legge sul reclutamento ebbe infatti un lungo e difficile percorso. Il primo progetto fu presentato da La Marmora al [[Senato Subalpino|Senato]] il 3 febbraio [[1851]]. Il 24 marzo 1852 la commissione della Camera presentò la propria relazione e dal 17 al 27 maggio si ebbe una serrata discussione alimentata dalla difesa da parte dei deputati dell'esercito di numero. Prevalse comunque l'idea di La Marmora, cosicché il progetto di legge tornò al senato rivisto, ma non nelle questioni fondamentali. Il 1º febbraio [[1854]] infatti si riaprì la discussione al senato, riprese alla Camera il 14 marzo e finalmente, sei giorni dopo, fu varata quella che fu la legge fondamentale del 20 marzo 1854<ref name=Pieri-574>{{Cita|Pieri|p. 574}}.</ref>.
* il [[tastierista]] David Matthews in ''Dune'' del [[1977]]
* [[The King's Singers]] in ''Tempus Fugit'' del [[1978]]
* Rudi Grant su [[45 giri]] nel [[1981]]
* Allan Mayes in ''Stumblimg in the Aisle'' del [[1986]]
* The Flying Pickets in ''Best of the Flying Pickets'' del [[1988]]
* i [[Saigon Kick]] in ''[[Water (Saigon Kick)|Water]]'' del [[1993]]
* [[Hank Marvin]] in ''Heartbeat'' del 1993
* Henk Brugge in ''VTM Soundmix Show'' del [[1994]]
* The Guitar Orchestra in ''Interpretations'' del 1994
* i Kyoto Blue in ''Scanning... Vol. 2 - Cover Versions Continued'' del 1994
* [[Rick Wakeman]] in ''Piano Album'' del [[1995]]
* Brix Smith nell'[[Extended Play|EP]] ''Happy Unbirthday'' del [[1997]]
* i [[Cold (gruppo musicale)|Cold]] in ''Oddity EP'' del [[1998]]
* le Space Girls in ''Ashes to Ashes - A Tribute to David Bowie'' del 1998
* gli [[Helloween]] nella raccolta ''[[Metal Jukebox]]'' del [[1999]]
* [[Natalie Merchant]] in ''Live in Concert'' del 1999
* gli Stonedigger in ''A Collection of Headphone Songs'' del [[2000]]
* i Crimson Joy in ''The Dark Side of David Bowie'' del 2000
* gli [[Star One]] nell'edizione speciale di ''Space Metal'' del [[2002]]
* i [[More (gruppo musicale)|More]] in ''Someone Like No One'' del 2002
* i Dogooder in ''Sound + Vision - The Electronic Tribute to David Bowie'' del 2002
* gli String Quartet in ''String Quartet Tribute to David Bowie'' del 2002
* i [[Uwe Schmidt|Lisa Carbon]] in ''Standards'' del [[2003]]
* gli Steel Train nell'EP ''1969'' del 2003
* gli [[Ayreon]] in ''Day Eleven: Love'' del [[2004]]
* i Fuzzy Love in ''Psycho Romantic Mood Swing'' del 2004
* Trevor Tanner in ''Bellyache'' del 2004
* le Pitch Black Dream in ''Spiders from Venus: Indie Women Artists and Female-Fronted Bands Cover David Bowie'' del 2004
* The Neanderthals in ''The Neanderthals in Space'' del [[2005]]
* i [[Def Leppard]] in ''[[Yeah! (Def Leppard)|Yeah!]]'' del [[2006]] (come "bonus track")
* l'[[Arpa|arpista]] Christina Kline in ''Harp Rock'' del 2006
* i Glorious Monsters nell'EP ''In the Movies'' del [[2007]]
* Mel Watson in ''Seed'' del 2007
* The Langley Schools Music Project in ''BowieMania: Mania, une collection obsessionelle de Beatrice Ardisson'' del 2007
* The Marbles in ''Hero - The Main Man Records Tribute to David Bowie'' del 2007
* [[John Waite]] in ''Jim Ladd's Headsets - From Here to Infinity'' del 2007
* The Collectors in ''Tribute to David Bowie'' del 2007
* Andy Roberts in ''Under the Radar'' del [[2008]]
* i Jupiter Blue in ''.2 Contamination'' del 2008
* i Reverse in ''Cool Tributes 2'' del 2008
* i [[Tangerine Dream]] in ''Under Cover - Chapter One'' del [[2010]]
* The Ravensbe in ''Oddities'' del 2010
* gli Exitmusic in ''We Were So Turned On'' del 2010
* i [[Powerman 5000]] in ''Copies, Clones & Replicants'' del [[2011]]
* [[William Shatner]] in ''Seeking Major Tom'' del 2011
* i Sinfonico Honolulu in ''Absolutely Live'' del 2011
* Samuel Ferrari nel Cd singolo ''Mattino Blu Elettrico'' del 2011
* gli [[Smashing Pumpkins]] nel disco dal vivo ''[[Oceania: Live in NYC]]'' del [[2013]]
* Kendra Morris in ''Mockingbird'' del 2013
 
Il sistema di selezione dei coscritti rimaneva quello del sorteggio, il quale stabiliva se il soggetto abile dovesse entrare nella “prima categoria” o nella “seconda categoria”. La leva vera e propria era a carico della prima, con una ferma dai quattro anni (per la fanteria) a sei anni (per la cavalleria). Seguiva un periodo nella riserva dai tre (per la cavalleria) ai sette anni (per la fanteria). Gli uomini della “seconda categoria”, invece, dovevano sottoporsi soltanto ad un periodo di 40 giorni di addestramento e poi passavano per cinque anni nella riserva<ref name= Dizionario-Biografico-Treccani /><ref name=Pieri-574 />.
== Note ==
 
{{references|2}}
In realtà, però, fatta salva una percentuale di soggetti abili che non prestava il servizio per giustificati motivi di famiglia, rimaneva qualche migliaio di privilegiati che non veniva richiamato affatto. Dopo la guerra di Crimea, quindi, nel [[1857]], La Marmora stabilì il principio che tutti i validi delle cinque classi impegnate sotto le armi dovessero far parte almeno della seconda categoria e disponibili quindi alla guerra. Il 16 giugno 1857 la proposta fu presentata alla Camera e trovò la ferma opposizione dei conservatori. Alla fine la legge fu approvata, ma molti giovani saranno ancora completamente esonerati senza motivo. In tutti i modi, l'esercito piemontese, quale risultato delle riforme attuate fra il 1850 e il 1857 da Alfonso La Marmora, divenne un efficiente strumento di guerra, il migliore degli eserciti degli Stati italiani, disciplinato e animato da un sincero sentimento patriottico<ref>{{Cita|Pieri|pp. 575-577}}.</ref>.
 
== Comandante della spedizione in Crimea (1855-1856) ==
[[File:Lord Stratford Canning.jpg|thumb|upright|L'ambasciatore inglese in Turchia [[Stratford Canning, I visconte di Stratford de Redcliffe|Stratford de Redcliffe]], con il quale La Marmora puntualizzò il ruolo autonomo del contingente piemontese.]]
 
Terminata l'esperienza del [[Governo d'Azeglio II|secondo governo D'Azeglio]], il 4 novembre 1852 [[Camillo Benso, conte di Cavour|Camillo Benso di Cavour]] divenne presidente del [[Governo Cavour I|Consiglio per la prima volta]]. Il nuovo capo del governo, apprezzando La Marmora, lo confermò a capo del Ministero della Guerra.
 
In politica estera, intanto, riprendeva vigore la “Questione orientale” con l'inizio dell'ennesimo conflitto tra [[Impero russo|Russia]] e [[Impero turco|Turchia]]. La guerra fra i due imperi, scoppiata il 4 ottobre 1853, coinvolse per motivi di prestigio sulla difesa dei Luoghi Santi la [[Secondo Impero francese|Francia]] di [[Napoleone III di Francia|Napoleone III]] e per motivi strategici la Gran Bretagna. Entrambe le nazioni entrarono infatti in guerra contro la Russia nel marzo 1854. Cavour, che intratteneva buoni rapporti con i governi di Parigi e di Londra, decise di affiancarli militarmente, allo scopo di accrescere il prestigio del Regno di Sardegna che mirava alla cacciata degli austriaci dall'Italia.
 
=== Per l'autonomia del contingente piemontese ===
[[File:Crimean War 1854-56 Q71522.jpg|thumb|left|La Marmora comandò La spedizione in Crimea del Regno di Sardegna che si era schierato al fianco di Francia e Gran Bretagna contro la Russia. La foto è del periodo della spedizione.]]
 
Cavour consultò La Marmora, il quale dichiarò di essere d'accordo a stringere un'alleanza con Francia e Gran Bretagna e di poter comandare un contingente di due o tre divisioni che, dato il teatro delle operazioni, avrebbe dovuto essere trasportato fino in [[Crimea]]. Alle perplessità del ministro sul reperimento dei fondi necessari all'impresa, Cavour gli rispose: «Ci penserà l'Inghilterra». La Marmora dichiarò allora che così l'esercito piemontese sarebbe potuto essere considerato un esercito mercenario ed escluse la possibilità di una dipendenza qualsiasi verso la Francia o la Gran Bretagna<ref>{{Cita|Massari|pp. 142-143}}.</ref>.
 
Ricevute le opportune assicurazioni da Cavour, il generale si tranquillizzò e l'accordo fra le tre nazioni fu firmato il 26 gennaio 1855. Le due Camere del parlamento piemontese furono invitate quindi a deliberare sulla proposta di legge che dava la facoltà al governo di attuare l'accordo ed entrare in guerra. La Marmora partecipò alle discussioni assicurando che l'azione militare del Regno di Sardegna sarebbe stata quella di uno Stato indipendente non soggetta ai Comandi alleati<ref name=Massari-152>{{Cita|Massari|p. 152}}.</ref>. Durante la seduta dell'8 febbraio, rispondendo alle obiezioni di alcuni deputati disse:
{{citazione|Poiché sembra che avrò l'alto onore di essere chiamato a comandare il nostro corpo di spedizione, io dichiaro sinceramente, che avrei declinato questo onorevolissimo incarico se si fosse trattato di sussidio.|Alfonso La Marmora alla Camera dei deputati piemontese l'8 febbraio 1855<ref name=Massari-152 />.}}
 
=== La spedizione e il rapporto con i generali alleati ===
[[File:RN Governolo.jpg|thumb|upright=1.3|La pirofregata ''[[Governolo (pirofregata)|Governolo]]'' sulla quale La Marmora raggiunse da Genova la Crimea.]]
 
Ad Alfonso La Marmora spettò l'obbligo di provvedere alla spedizione sia come ministro della guerra, sia come capo del contingente da inviare. Questo secondo incarico era stato dapprima destinato al [[Ferdinando di Savoia-Genova (1822-1855)|duca di Genova]], il fratello del Re, e La Marmora doveva essere il suo capo di stato maggiore, ma poi le condizioni di salute del duca si aggravarono. Il 10 febbraio 1855, lo stesso giorno dell'approvazione della Camera del trattato di alleanza, il duca morì e il comando passò definitivamente a La Marmora<ref>{{Cita|Massari|pp. 154-155}}.</ref>.
 
Costui chiamò attorno a sé gli uomini che aveva avuto modo di conoscere durante la prima guerra di indipendenza: a capo del suo stato maggiore il colonnello Agostino Petitti, a vice il maggiore Giuseppe Govone. A comandanti delle due divisioni mobilitate chiamò il fratello Alessandro e il generale [[Giovanni Durando]]. I modenesi [[Manfredo Fanti]] ed [[Enrico Cialdini]] e l'ex pontificio [[Rodolfo Gabrielli di Montevecchio]] ebbero comandi di brigata<ref>{{Cita|Massari|pp. 156-157}}.</ref>.
 
Il 25 aprile il corpo di spedizione, comprendente 18.058 uomini e 3.496 cavalli, iniziò a partire da Genova. Il 29 la pirofregata ''[[Governolo (pirofregata)|Governolo]]'' salpava dallo stesso porto recando a bordo La Marmora (che aveva ceduto a [[Giacomo Durando]] il ministero della guerra) e tutti gli ufficiali del suo stato maggiore. La notizia della spedizione si era intanto diffusa in tutta Italia e durante la traversata, per ordine di La Marmora, la ''Governolo'' entrò nel [[Golfo di Napoli]], rallentò la corsa e salutò con le artiglierie a salve la piazza, che rispose al saluto<ref>{{Cita|Massari|pp. 160-161}}.</ref><ref>{{Cita|Pieri|pp. 585-586}}.</ref>.
 
Arrivato a Costantinopoli (oggi [[Istanbul]]), La Marmora fu raggiunto da un dispaccio del comandante del Corpo inglese, lord [[FitzRoy Somerset, I barone Raglan|Raglan]], che lo invitava a sbarcare a [[Balaklava]] con il suo contingente. Il generale piemontese non apprezzò i toni del dispaccio ed ebbe un colloquio con l'ambasciatore britannico [[Stratford Canning, I visconte di Stratford de Redcliffe|Stratford de Redcliffe]], con il quale puntualizzò il proprio grado di comando, che avrebbe dovuto essere pari a quello degli altri generali alleati. Con costoro, d'altronde, La Marmora strinse subito ottimi rapporti, principalmente con i francesi [[François Certain de Canrobert|François Canrobert]] e [[Louis-Jules Trochu]], e con il britannico [[Colin Campbell (generale)|Colin Campbell]], il cui accampamento confinava con quello piemontese<ref>{{Cita|Massari|pp. 161-163}}.</ref>.
 
=== Il colera e la battaglia della Cernaia ===
[[File:Crimea Cernaia DeStefani.JPG|thumb|upright=1.3|La Marmora comandò i piemontesi alla [[battaglia della Cernaia]] in cui i russi furono sconfitti.]]
[[File:Alfonso La Marmora in Crimea 2.jpg|thumb|upright=1.3|La Marmora sul campo di battaglia in Crimea in una stampa dell'epoca.]]
 
Dopo una breve sosta a Costantinopoli, ai primi di maggio del 1855 i piemontesi sbarcarono a Balaklava, nella parte meridionale della penisola di Crimea, e di lì si portarono presso il villaggio di Kadykoj, accanto agli inglesi. Qui dovettero però subito affrontare un nemico che già stava mietendo vittime nel contingente anglo-francese: il [[colera]]. Il 7 giugno erano già 869 i malati colpiti dal morbo del Corpo piemontese e 387 i morti, fra i quali, deceduto la notte prima, il generale Alessandro La Marmora, fratello di Alfonso<ref>{{Cita|Pieri|p. 586}}.</ref>.
 
Nonostante ciò, negli stessi giorni, i piemontesi si portarono sul fiume [[Čërnaja (tributario del Mar Nero)|Čërnaja]] (o Cernaia) a copertura del grosso delle truppe anglo-francesi che [[Assedio di Sebastopoli (1854-1855)|assediavano Sebastopoli]]. Un mese dopo, il 5 luglio, gli alleati decisero di sostituirli con i turchi. La Marmora rispose al comandante ottomano [[Omar Pascià]] di avere occupato le posizioni perché assegnategli di comune accordo e non le avrebbe cedute «senza fondati motivi e il suo assenso in congresso [alleato]»; si recò quindi dal comandante francese [[Aimable Pélissier]] e fece revocare l'ordine<ref>{{Cita|Pieri|p. 587}}.</ref>.
 
Dopo diverse settimane di relativa calma, a metà agosto i russi tentarono di liberare Sebastopoli dall'assedio con un forte attacco esterno e mossero contro le posizioni di copertura sulla Cernaia tenute dai francesi e dai piemontesi. Il 16 agosto si ebbe la [[Battaglia della Cernaia|battaglia]]. La Marmora si trovava sul posto fin dall'alba. L'attacco principale russo si concentrò sull'ala sinistra dello schieramento alleato tenuta dai francesi e poi si propagò verso il centro, mentre i piemontesi, sulla destra, subirono un'azione minore per quanto vigorosa. Gli uomini di La Marmora non solo respinsero l'attacco ma contribuirono alla vittoriosa resistenza delle truppe francesi bersagliando con l'artiglieria il fianco delle schiere russe. I piemontesi non ebbero perdite gravissime: 14 morti e 170 feriti (contro i 181 morti e i 1.200 feriti francesi), ma il generale Montevecchio morì a seguito delle ferite riportate nello scontro<ref>{{Cita|Pieri|pp. 587-588}}.</ref>.
 
L'annuncio della vittoria fu dato a Torino da un telegramma di La Marmora a Cavour:
{{citazione| Kadykoj, 16 agosto. Questa mattina i russi hanno attaccato le linee della Cernaia con 50.000 uomini. La nostra parola d'ordine era “Re e patria”. Saprete questa sera dal telegrafo se i piemontesi sono stati degni di battersi al fianco dei francesi e degli inglesi. Sono stati coraggiosi. Il generale di brigata Montevecchio è morente. Abbiamo avuto 200 fra morti e feriti. Le perdite russe sono considerevoli. I dispacci francesi diranno il resto.|Alfonso La Marmora, telegramma al Ministero della Guerra del 16 agosto 1855<ref>{{Cita|Massari|p. 171}}.</ref>.}}
 
Con questa esperienza (soprattutto logistica) La Marmora poté constatare il valore del nuovo esercito piemontese, regalando a Cavour la possibilità di essere ammesso al [[congresso di Parigi]] che si tenne nel 1856.
 
=== Il viaggio a Parigi e a Londra ===
[[File:Napoleon III detail.jpg|thumb|left|upright=0.9|L'imperatore francese [[Napoleone III di Francia|Napoleone III]] assicurò a La Marmora che il Piemonte avrebbe partecipato al congresso di pace alla stregua delle grandi potenze.]]
 
Approfittando di una pausa delle operazioni, i governi di Francia e Gran Bretagna stimarono opportuno convocare a Parigi un consiglio militare, il quale fu presieduto da Napoleone III. La Marmora fu chiamato a parteciparvi e lasciò provvisoriamente il comando al generale Giovanni Durando. Nel recarsi dalla Crimea alla Francia fece tappa a Torino dove fu accolto da Cavour, dai diplomatici delle potenze alleate e da una moltitudine di cittadini. Giunto a Parigi, al consiglio militare fece prevalere il disegno di trasferire una parte delle truppe nell'altopiano di [[Eupatoria]] e di là muovere a nord verso l'[[Istmo di Perekop]] allo scopo di tagliare le comunicazioni dei russi<ref>{{Cita|Massari|pp. 180-183}}.</ref>.
 
Recatosi a Londra, anche lì furono molte le espressioni di stima e gratitudine per La Marmora, da parte della regina [[Vittoria del Regno Unito|Vittoria]], del Primo ministro [[Henry John Temple, III visconte Palmerston|Palmerston]], del ministro degli esteri [[George Villiers, IV conte di Clarendon|Clarendon]], di lord [[John Russell, I conte di Russell|Russell]] e numerosi altri<ref>{{Cita|Massari|p. 184}}.</ref>.
 
Iniziavano intanto i preparativi per la conferenza di pace e l'Austria, che costringeva la Russia a tenere una parte dell'esercito a guardia dei Balcani contribuendo così alla sua imminente sconfitta, rifiutò l'idea che i rappresentanti piemontesi fossero ammessi al Congresso a condizioni pari a quelle delle grandi potenze. La Marmora, trovandosi a Parigi, volle parlarne con il ministro degli esteri francese, il conservatore [[Alexandre Florian Joseph Colonna Walewski|Alexandre Walewski]], che rimase sulle medesime posizioni di Vienna nonostante il generale gli avesse parlato «''très clairment''» (dal francese: “molto chiaramente”). Tuttavia, lo stesso giorno, lo sconfortato La Marmora fu mandato a chiamare da Napoleone III che dopo averlo sentito gli assicurò che la posizione del Piemonte al Congresso sarebbe stata uguale a quella delle altre nazioni, e così fu<ref>{{Cita|Massari|pp. 184-186}}.</ref>.
 
Tornato in Crimea, La Marmora vi rimase fino alla conclusione della pace. Nel viaggio di ritorno in patria fece tappa a Costantinopoli dove ebbe dal sultano turco [[Abdülmecid I]] riconoscenti accoglienze. Sbarcò a Genova, che festeggiò il suo arrivo con slancio ed entusiasmo e, giunto a Torino, fu accolto da Vittorio Emanuele II, con il quale presenziò alla distribuzione delle medaglie ai soldati<ref>{{Cita|Massari|pp. 187-188}}.</ref>.
 
== Dalla Crimea alla seconda guerra di indipendenza ==
Per il successo della Campagna in Crimea La Marmora fu promosso [[generale d'armata]]. La regina Vittoria di Gran Bretagna gli conferì la gran croce dell'[[Ordine del Bagno]], il sultano Abdülmecid quella di prima classe dell'[[Ordine di Mejīdiyye]], la regina [[Isabella II di Spagna]] quella dell'[[Ordine di Carlo III]], re Vittorio Emanuele II quella dell'[[Ordine militare di Savoia]], e Napoleone III, che già negli anni precedenti gli aveva conferito la gran croce della [[Legion d'onore]], lo insignì della ''[[Médaille militaire]]''<ref name=Massari-188-189>{{Cita|Massari|p. 188-189}}.</ref>.
 
Nel 1856 La Marmora fu nuovamente posto a capo del Ministero della guerra nel [[Governo Cavour II|secondo governo Cavour]] che era in carica dal maggio 1855. Appena rientrato nel suo ruolo di ministro, intendendo conciliare gli interessi delle finanze con quelli militari, si impegnò in due questioni principali: l'ammodernamento delle fortificazioni di [[Alessandria]] e il trasferimento dell'arsenale da Genova a [[La Spezia]]. Entrambe le proposte furono accettate dal parlamento e realizzate<ref>{{Cita|Massari|pp. 190-192}}.</ref>.
 
La Marmora fu costantemente rieletto nel collegio di Pancalieri, ma alle elezioni per la [[VI legislatura del Regno di Sardegna|sesta legislatura]] del novembre 1857 gli fu preferito un altro candidato. Fortunatamente a [[Biella]], nonostante avesse rifiutato la candidatura, il generale fu inserito nelle liste elettorali per iniziativa di alcuni sostenitori e lì ottenne una vittoria trionfale. La Marmora rimase quindi anche deputato al parlamento, condizione importante per svolgere l'incarico di ministro<ref>{{Cita|Massari|pp. 196-197}}.</ref>.
 
== Ministro durante la seconda guerra di indipendenza (1859) ==
=== Il ruolo nella conclusione dell'alleanza con la Francia ===
[[File:Mayer, Léopold Ernest (1817-ca. 1865) & Pierson, Pierre Louis (1822-1913) - Camillo Benso di Cavour (+1861).jpg|upright=0.9|left|thumb|[[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]] confermò La Marmora al ministero della guerra e lo fece partecipare alle trattative per l'alleanza con la Francia.]]
[[File:Adolphe Niel.jpg|thumb|upright=0.9|Il generale francese [[Adolphe Niel]] trattò con La Marmora la parte militare dell'alleanza.]]
Cavour e Napoleone III cominciavano intanto a preparare la guerra contro l'Austria: il primo con lo scopo di allargare il dominio [[Casa Savoia|sabaudo]] a tutta l'Italia settentrionale, il secondo con quello di aumentare l'influenza della Francia sulla penisola e acquisire la [[Savoia (regione storica)|Savoia]].
 
Quando su questo disegno Vittorio Emanuele II diede il suo consenso a Cavour, l'unica persona alla quale fu svelato il progetto fu La Marmora che ricevette una dettagliata lettera da Cavour dopo il suo [[Accordi di Plombières|incontro con Napoleone III]] a [[Plombières]]. Nella lettera inviata da [[Baden-Baden|Baden]] il 24 luglio [[1858]] Cavour elencava tutti i punti dell'accordo che già delineavano quelli dell'[[alleanza sardo-francese]] conclusasi poi nel gennaio [[1859]].
 
Nello stesso periodo, in previsione di quella che sarebbe stata poi la [[Seconda guerra d'indipendenza italiana|seconda guerra d'indipendenza]], Vittorio Emanuele II conferì nel 1858 a La Marmora la più alta onorificenza di Casa Savoia: l'[[Ordine supremo della Santissima Annunziata]]<ref name=Massari-208>{{Cita|Massari|p. 208}}.</ref>.
 
La Marmora partecipò alle trattative per la conclusione dell'alleanza ed ebbe l'incarico di trattare con il generale francese [[Adolphe Niel]], che aveva conosciuto in Crimea, della parte militare. Nel testo dell'alleanza era stata inserita una clausola che, allo scopo di evitare pretesti rivoluzionari, stabiliva l'interdizione di corpi di volontari alla partecipazione della guerra. La Marmora, che invece voleva che da tutta l'Italia affluissero combattenti per la causa sabauda, concepì la formazione del Corpo dei [[Cacciatori delle Alpi]], integrato nell'esercito piemontese. L'iniziativa consentì di aggirare la clausola e di far partecipare gli uomini di [[Giuseppe Garibaldi]] alla guerra<ref>{{Cita|Massari|pp. 214, 217-218}}.</ref>.
 
=== Il ruolo nel conflitto con l'Austria ===
[[File:Alfonso La Marmora by Giulio Carlini.jpg|thumb|upright=0.9|left|La Marmora partecipò alla seconda guerra di indipendenza come "ministro della Guerra al campo".]]
 
Disatteso l'ultimatum dell'Austria di smobilitare l'esercito piemontese al confine con il [[Regno del Lombardo-Veneto|Lombardo-Veneto]], la guerra scoppiò il 26 aprile 1859. L'esercito piemontese contava su cinque divisioni, a capo delle quali La Marmora aveva posto i rispettivi comandanti. Due erano piemontesi, Angelo Bongiovanni di Castelborgo (1802-1862) e Giovanni Durando; e tre erano provenienti dal [[Ducato di Modena e Reggio|Ducato di Modena]]: Manfredo Fanti, Enrico Cialdini (già comandanti di brigata in Crimea) e [[Domenico Cucchiari]]. A La Marmora fu offerto il comando riunito di due o più divisioni, ma egli non accettò, consentendo a Vittorio Emanuele II, comandante supremo, di disporre senza intermediari delle sue truppe<ref>{{Cita|Massari|pp. 227-228}}.</ref>.
 
==== Gli episodi in battaglia ====
[[File:Vittorio Emanuele e gli zuavi a Palestro.jpg|upright=1.5|thumb|Sebbene non comandasse alcuna unità, nella [[battaglia di Palestro]] La Marmora si espose al fuoco nemico che gli uccise il cavallo che montava.]]
[[File:Artgate Fondazione Cariplo - De Albertis Sebastiano, L'artiglieria della IX Divisione all'attacco durante la battaglia di San Martino.jpg|thumb|upright=1.5|Nel contesto della [[battaglia di Solferino e San Martino]] a La Marmora furono affidate due brigate che il generale impiegò nel terzo attacco al colle di San Martino.]]
 
La Marmora non ebbe quindi incarichi di comando nel conflitto, ma contribuì in diverse occasioni con la sua esperienza e con la sua autorità alla vittoria finale. Uno di questi episodi si verificò durante i primi giorni di guerra quando, in attesa dell'esercito francese, il Piemonte si trovava solo di fronte all'esercito austriaco. Le forze di Vittorio Emanuele II erano dislocate in posizione strategica nella zona di Alessandria, pronte ad intervenire sia a nord che a sud<ref>{{Cita|Massari|p. 230}}.</ref>.
 
Ma il 3 maggio pervenne al quartier generale piemontese la notizia, poi rivelatasi falsa, che gli austriaci avevano passato il Po proprio nella zona di Alessandria, mettendo in pericolo le comunicazioni con l'esercito francese in arrivo. Vittorio Emanuele II dispose quindi la ritirata per la notte fra il 3 e il 4 di parte dell'esercito verso [[Acqui Terme|Acqui]]. Avutone notizia, La Marmora espose al Re le gravi conseguenze di abbandonare una posizione strategica così vantaggiosa senza avere avuto conferma della notizia, ma soprattutto paventò le gravi conseguenze politiche e sul morale della truppa di una ritirata all'inizio del conflitto. Vittorio Emanuele II rimase tuttavia fermo sulle sue posizioni e ordinò a La Marmora di tacere<ref>{{Cita|Massari|pp. 230-232}}.</ref><ref>La Marmora invece continuò: «Voi vi perdete, Sire, facendo in questo momento quella marcia: alleati e nemici avranno il diritto di disprezzarci: saremo disonorati: è dovere mio verso di voi, al quale appartiene la mia vita, di impedire ad ogni costo ciò che io considero una immensa sventura». In {{Cita|Massari|p. 232}}</ref>. A questo punto il generale francese François Canrobert, presente al consiglio di guerra (che aveva conosciuto La Marmora in Crimea) intervenne concordando con il ministro; e Vittorio Emanuele II, dopo ulteriori spiegazioni di La Marmora, si decise a revocare l'ordine. Stabilita l'inconsistenza della notizia, il giorno dopo il Re ringraziò per lettera il ministro<ref>{{Cita|Massari|pp. 232-233}}.</ref><ref>{{Cita|Pieri|p. 592}}.</ref>.
 
Un altro episodio si verificò il 31 maggio, quando La Marmora contribuì con l'azione e avveduti consigli alla vittoria piemontese alla [[battaglia di Palestro]] riportata dalla 4ª Divisione del generale Cialdini. Nel corso dello scontro il ministro ebbe il cavallo che montava ucciso dal fuoco nemico<ref>{{Cita|Massari|p. 234}}.</ref>.
 
Anche in occasione della [[battaglia di Solferino e San Martino]] del 24 giugno, La Marmora cercò di trovarsi sempre nei posti dove più la sua presenza poteva essere utile. Nel pomeriggio ebbe ordine da Vittorio Emanuele II di assumere il comando di alcune brigate che concorsero al terzo assalto piemontese. Al termine della giornata, il concorso piemontese alla vittoria francese fu notevole, ma mancò un'azione unitaria, dato che i comandanti risultarono tre: Vittorio Emanuele II, il suo capo di stato maggiore [[Enrico Morozzo Della Rocca]] e La Marmora<ref>{{Cita|Massari|p. 236}}.</ref><ref>{{Cita|Pieri|p. 616}}.</ref>.
 
== Il primo governo La Marmora (luglio 1859 - gennaio 1860) ==
{{Vedi anche|Governo La Marmora I}}
[[File:Dipinto di Re Vittorio Emanuele II.jpg|thumb|left|upright=0.9|Dimessosi Cavour, [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele II]] diede a La Marmora l'incarico di formare il suo primo governo.]]
 
Dopo la vittoria di Solferino e San Martino, l'imperatore Napoleone III, preoccupato per le minacciose intenzioni della Prussia sul Reno, incontrò [[Francesco Giuseppe I d'Austria|Francesco Giuseppe]] a [[Villafranca di Verona|Villafranca]] e firmò l'11 luglio 1859 un [[Armistizio di Villafranca|armistizio]]. Vittorio Emanuele II, suo malgrado, accettò l'accordo. Per il Piemonte svaniva la prospettiva della liberazione dell'intera Italia settentrionale e si profilava l'acquisizione della sola Lombardia. Cavour si dichiarò invece contrario alla pace e diede le dimissioni da presidente del Consiglio.
 
Per gestire la situazione fu chiamato a capo del governo La Marmora che, pur non sentendosi adatto all'incarico, accettò e formò il suo [[Governo La Marmora I|primo esecutivo]]. Il momento era difficile poiché i sovrani delle piccole monarchie dell'Italia centro-settentrionale erano stati spodestati da governi filopiemontesi, mentre la [[pace di Zurigo]] che seguì all'armistizio di Villafranca, prevedeva oltre alla cessione da parte dell'Austria della Lombardia, anche la reintegrazione di questi sovrani. Sta di fatto che nel [[Ducato di Modena e Reggio|Ducato di Modena]], in quello di [[Ducato di Parma e Piacenza|Parma]], nel [[Granducato di Toscana]] e nella legazione pontificia di Bologna si erano costituiti dei governi liberali che Torino non voleva abbandonare e che Cavour aveva incitato a difendersi contro eventuali attacchi degli ex regnanti<ref name= Dizionario-Biografico-Treccani />.
 
La circostanza di un intervento francese o austriaco, anche indiretto, a sostegno della restaurazione non era in effetti da escludersi. In una situazione così complessa il governo La Marmora, politicamente piuttosto eterogeneo, si dimostrò alquanto debole. Il presidente del Consiglio e il ministro degli esteri Dabormida attuarono una politica di prudenza accondiscendente nei confronti di Napoleone III. Non si oppose a questa politica neppure [[Urbano Rattazzi]], ministro dell'interno, l'uomo politicamente più influente dell'esecutivo<ref name= Dizionario-Biografico-Treccani />.
 
Intanto i governi filopiemontesi chiedevano di poter mandare delle deputazioni a Torino per l'annessione dei loro territori al Regno di Sardegna, situazione che mise ancora più in imbarazzo La Marmora, il quale propose all'ex presidente del Consiglio Massimo d'Azeglio di sostituirlo. Quest'ultimo rifiutò e La Marmora si rivolse allora a Cavour, riscontrando in lui l'unica figura che avrebbe potuto risolvere la delicata situazione<ref>{{Cita|Massari|pp. 244-245, 258-259}}.</ref>.
 
Il 21 gennaio 1860 il [[Governo Cavour III|terzo governo Cavour]] firmò e in poco tempo il nuovo presidente del Consiglio riuscì a risolvere tutte le questioni sospese: il Regno di Sardegna (oltre alla Lombardia) acquisiva i Ducati (di Modena e Parma), il Granducato di Toscana e la [[Legazione delle Romagne]], compensando la Francia dell'aiuto militare fornito con la [[Savoia (regione storica)|Savoia]] e [[Nizza]].
 
== Fra il primo e il secondo governo La Marmora (1860-1864) ==
Dopo il ritorno di Cavour alla presidenza del Consiglio, La Marmora, il 25 marzo [[1860]], fu richiamato al servizio militare attivo e gli venne affidato il 2º Corpo d'armata (a Milano), quello che avrebbe dovuto affrontare subito il nemico in caso di invasione austriaca<ref name= Dizionario-Biografico-Treccani /><ref>{{Cita|Massari|p. 262}}.</ref>.
 
Ma erano gli eventi come la [[spedizione dei Mille]] e l'acquisizione al Regno di Sardegna delle Marche e dell'Umbria pontificie a mobilitare l'attenzione in quel periodo. In questo contesto, di formazione del Regno d'Italia, La Marmora fu inviato a Berlino in occasione dell'ascesa al trono del re [[Guglielmo I di Germania|Guglielmo I di Prussia]]. La visita, che si compì nel gennaio [[1861]], fu voluta da Cavour che auspicava un'alleanza italo-prussiana in una visione antiaustriaca. Negli stessi giorni La Marmora, candidato alle elezioni per l'[[VIII legislatura del Regno d'Italia|ottava legislatura]], fu riconfermato al seggio di Biella<ref>{{Cita|Massari|p. 265}}.</ref>.
 
Governava in quel periodo Cavour con il suo [[Governo Cavour IV|quarto governo]]. Ministro della guerra era stato nominato Manfredo Fanti che dovette riorganizzare l'esercito in seguito alla nascita del Regno d'Italia il 17 marzo 1861. Fanti, per fronteggiare la mancanza di ufficiali superiori, fu costretto ad accrescere il numero di soldati dei battaglioni e dei reggimenti, venendo meno ad una delle regole della riforma di La Marmora che voleva unità piccole e mobili. Per questo motivo, il 23 marzo 1861, La Marmora chiese alla Camera un voto di sfiducia al governo. La manovra fallì, ma già nel [[1862]] il nuovo ordinamento di Fanti venne cambiato e si ritornò ai reggimenti di quattro battaglioni con quattro compagnie ciascuno<ref name= Dizionario-Biografico-Treccani />.
 
Il 6 giugno 1861, intanto, moriva Cavour: la politica italiana del tempo perdeva la guida del suo più grande statista. Vittorio Emanuele II dava l'incarico di formare il suo [[Governo Ricasoli I|primo governo]] a [[Bettino Ricasoli]].
 
=== Al comando del 6º Corpo a Napoli ===
[[File:Alfonso La Marmora in alta uniforme.jpg|left|thumb|upright=0.9|Fra il 1861 e il 1864 La Marmora conseguì notevoli successi nella lotta al brigantaggio meridionale.]]
 
Il nuovo governo fu impegnato ad affrontare i gravi problemi dell'Italia unita: la delicata situazione economica e il [[Brigantaggio postunitario italiano|brigantaggio meridionale]]. In merito a quest'ultimo problema, in dieci mesi era stata fatta a Napoli l'esperienza di quattro [[Luogotenente|luogotenenze]] e Ricasoli decise di porre termine a quella istituzione che non aveva portato i risultati sperati. L'ultimo luogotenente era stato il generale Enrico Cialdini, accusato di aver condotto le operazioni con eccessiva violenza.
 
Per questo, nell'ottobre 1861, La Marmora fu inviato dal governo ad assumere il comando del 6º Corpo d'armata a Napoli, che estendeva la sua giurisdizione a tutte le regioni meridionali. Contestualmente otteneva anche la nomina a [[prefetto]] di Napoli e della sua provincia<ref name= Dizionario-Biografico-Treccani /><ref>{{Cita|Massari|p. 270}}.</ref>.
La Marmora comprese che contro il brigantaggio i soli mezzi militari erano insufficienti e che sarebbero stati necessari anche interventi politici<ref name= Dizionario-Biografico-Treccani />. Si fece carico, per esempio, di sensibilizzare sull'argomento sia il governo italiano sia le autorità francesi che difendevano sul posto lo Stato Pontificio. Uno dei problemi principali consisteva nel fatto che i briganti inseguiti riparavano entro i confini della Chiesa e nulla si poteva più contro di loro. I negoziati che si aprirono, tuttavia, non raggiunsero lo scopo<ref>{{Cita|Massari|pp. 270-272}}.</ref>.
 
==== L'impresa garibaldina dell'Aspromonte ====
[[File:Garibaldi blessé à la bataille de l'Aspromonte, Gerolamo Induno.jpg|thumb|upright=1.5|Per evitare una guerra con la Francia, che proteggeva il Papa, nel 1862 La Marmora dispose di fermare Garibaldi che aveva deciso di liberare Roma: ne scaturì la [[giornata dell'Aspromonte]].]]
 
Al governo Ricasoli era frattanto succeduto, il 3 marzo 1862, quello presieduto da [[Urbano Rattazzi]]. Il nuovo esecutivo dovette affrontare subito vari problemi, fra cui quello di Giuseppe Garibaldi, deciso a cacciare i francesi e il Papa da Roma. Questo tentativo, che avrebbe potuto portare a una guerra con la Francia, si verificò quando, il 25 agosto, l'eroe dei due mondi sbarcò alla testa di 3.000 uomini in Calabria.
 
La Marmora, quale comandante dell'esercito in quella parte d'Italia, deciso a non consentire che qualcuno si sostituisse al Re nella guida del compimento dell'unità nazionale, dispose che Garibaldi fosse fermato. Gli ordini relativi portarono alla “[[giornata dell'Aspromonte]]” del 29 agosto. Quale prefetto di Napoli, inoltre, dispose per il mantenimento della pubblica quiete, esagerando però nello zelo al momento di ordinare l'arresto di alcuni deputati simpatizzanti di Garibaldi; per il quale spiacevole episodio si assunse poi tutte le responsabilità<ref>{{Cita|Massari|pp. 274-275}}.</ref>.
 
==== La lotta al brigantaggio ====
[[File:L'Illustration 1862 gravure Le général Borgès.jpg|left|thumb|upright=0.9|La cattura dell'ex generale spagnolo [[José Borjes]] fu il successo più importante conseguito da La Marmora nella lotta al brigantaggio.]]
 
Il fenomeno del brigantaggio, intanto, si era diffuso in varie regioni dell'Italia meridionale. Era più presente nella [[Capitanata]], in [[Basilicata]], nel [[Provincia di Benevento|beneventano]] e nella [[Terra di Lavoro]]. La Marmora prescrisse alle truppe un'attività continua e usò rigore inflessibile nei provvedimenti contro i militari colpevoli ai suoi occhi di debolezza o inettitudine. Fu contrario a entrare in trattative con i briganti e frequentemente lasciava Napoli per effettuare di persona le perlustrazioni. Fu criticato e accusato di essere accentratore; rispose di aver suddiviso il territorio in zone e sottozone, i comandanti delle quali venivano da lui spronati a prendere la più vigorosa iniziativa ed encomiati quando sapevano prenderla al momento opportuno<ref>{{Cita|Massari|pp. 275-276}}.</ref>.
 
Fra i successi del periodo di La Marmora ci fu quello della cattura presso il confine pontificio dell'ex generale spagnolo [[José Borjes]], ingaggiato da [[Francesco II di Borbone]] in esilio, allo scopo di riconquistare il [[Regno delle Due Sicilie|regno perduto]] e distintosi in numerose operazioni belliche con il capobrigante lucano [[Carmine Crocco]]. Dopo la resa, e senza processo, Borjes fu fucilato dai bersaglieri l'8 dicembre 1861. L'atto fu criticato dai liberali, non solo italiani.
 
[[File:Nino Bixio foto.jpg|thumb|upright=1|[[Nino Bixio]] fu uno dei componenti della commissione parlamentare che dovette giudicare l'operato di La Marmora nel Mezzogiorno.]]
 
Date le circostanze e vista la persistenza del fenomeno, oltre che per trovare una soluzione al problema oggetto di numerosi dibattimenti parlamentari, il presidente del Consiglio Urbano Rattazzi chiese a La Marmora di fornire al governo chiarimenti. La Camera dei deputati, per conto suo, deliberò quasi unanimemente un'inchiesta sul brigantaggio. I nove deputati prescelti a comporre la commissione d'inchiesta furono: [[Giuseppe Sirtori]], [[Achille Argentino]], [[Antonio Ciccone]], [[Donato Morelli]] e [[Giuseppe Massari]] di Destra; [[Nino Bixio]] e [[Stefano Castagnola]] di Centrosinistra; [[Stefano Romeo]] e [[Aurelio Saffi]] di Sinistra<ref>{{Cita|Massari|pp. 280-281}}.</ref>.
 
La commissione, che si formava inevitabilmente anche per valutare e giudicare il lavoro di La Marmora, si costituì il 17 dicembre 1862 e si recò a Napoli. La Marmora fu interrogato per due giorni consecutivi e nel recarsi alle deposizioni, per rispetto ai deputati, indossò la divisa di gala. Rispose senza reticenze a tutte le domande, individuando le colpe sia nel governo del Paese, sia nella popolazione. La commissione partì da Napoli e si spostò, sempre scortata dagli uomini di La Marmora, nelle zone dove divampava il brigantaggio. Concluse dopo mesi di indagini i suoi lavori e unanimemente, fra le altre osservazioni riportate nella relazione finale, fece le lodi dell'esercito e del suo comandante<ref>{{Cita|Massari|pp. 282-283}}.</ref><ref>Nella relazione che venne letta alla Camera dei deputati nelle sedute segrete del 3 e 4 maggio 1863 è scritto: «[…] Ma la vostra commissione non crederebbe di aver compiuto il proprio dovere, se discorrendovi in tal guisa dell'esercito non ricordasse il nome dell'illustre guerriero, a cui è affidato il comando del sesto dipartimento militare. Egli già tanto benemerito dell'Italia, a cui dopo [la battaglia di] Novara apparecchiò il nucleo del suo esercito, e la cui fortuna inaugurò nei lontani campi di Crimea, ha accresciuto ed accresce nel mezzodì dell'Italia i suoi titoli alla riconoscenza nazionale. Di questa riconoscenza noi vi preghiamo, o signori, di essere autorevoli interpreti, onorando nel generale Alfonso La Marmora quell'esercito che è l'inespugnabile presidio della unità e delle franchigie dell'Italia, ed uno dei più grandi e rari caratteri che sono l'orgoglio e la salvaguardia delle libere nazioni».In {{Cita|Massari|pp. 283-284}}</ref>.
 
=== Contro la convenzione di settembre ===
Il sostegno che i briganti ottenevano dallo Stato Pontificio legava la questione del brigantaggio a quella romana e agli inizi del [[1864]], quando la salute di [[papa Pio IX]] sembrò aggravarsi, La Marmora scrisse al presidente del Consiglio [[Marco Minghetti]] consigliandogli di sfruttare la circostanza per risolvere il problema di Roma. La Marmora si offrì quindi di partire per Parigi e trattare con Napoleone III che aveva ereditato dai regimi precedenti il compito della difesa dello Stato Pontificio<ref>{{Cita|Massari|pp. 285-288}}.</ref>.
 
Minghetti sosteneva l'idea (ripresa da un piano di Cavour) di una convenzione con la Francia che prevedesse lo spostamento da parte dell'Italia della capitale da Torino in altra città che non fosse Roma, dichiarando di rinunciare a quest'ultima. In cambio la Francia avrebbe smobilitato le sue truppe dallo Stato Pontificio. La Marmora era d'accordo ma, diversamente da Minghetti, sosteneva la necessità di una rettifica delle frontiere a favore dell'Italia<ref>{{Cita|Massari|pp. 288-289}}.</ref>.
 
Egli partì quindi per Parigi in missione esplorativa e il 15 agosto 1864 ebbe un lungo colloquio con Napoleone III e il giorno successivo con il suo ministro degli esteri [[Édouard Drouyn de Lhuys]]. Il 15 settembre fu stipulata la [[Convenzione di settembre|convenzione]] con la quale le parti accettarono il piano di Minghetti, senza modifica alle frontiere: La Marmora si dichiarò sostanzialmente contrario. Dello stesso parere fu il popolo di Torino che si vide defraudato della capitale e insorse<ref>{{Cita|Massari|pp. 289-292}}.</ref>.
 
Alla rivolta, l'esercito agì con decisione, provocando la cosiddetta [[strage di Torino (1864)|strage di Torino]], alla quale seguì la caduta del [[Governo Minghetti I|governo Minghetti]] e la convocazione da parte di Vittorio Emanuele II di La Marmora per la formazione di un nuovo esecutivo. Raggiunto in Svizzera dal telegramma del Re, La Marmora si recò subito a Torino.
 
== Il secondo e il terzo governo La Marmora (1864–1866) ==
{{Vedi anche|Governo La Marmora II|Governo La Marmora III}}
{{Carica pubblica
|nome = Alfonso La Marmora
|immagine = Alfonso La Marmora foto.jpg
|carica = [[Presidenti del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia|Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia]]
|monarca = [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele II]]
|mandatoinizio = 28 settembre [[1864]]
|mandatofine = 20 giugno [[1866]]
|predecessore = [[Marco Minghetti]]
|successore = [[Bettino Ricasoli]]
|partito = [[Destra storica]]
|carica2 = [[Ministri degli affari esteri del Regno d'Italia|Ministro degli affari esteri del Regno d'Italia]]
|primoministro2 = Alfonso La Marmora
|mandatoinizio2 = 28 settembre 1864
|mandatofine2 = 20 giugno 1866
|predecessore2 = [[Emilio Visconti-Venosta]]
|successore2 = [[Bettino Ricasoli]]
|legislatura2 =
|carica3 = [[Ministri della Marina del Regno d'Italia|Ministro della marina del Regno d'Italia]]
|primoministro3 = Alfonso La Marmora
|mandatoinizio3 = 28 settembre 1864
|mandatofine3 = 24 dicembre 1864
|predecessore3 = [[Efisio Cugia]]
|successore3 = [[Diego Angioletti]]
|}}
{{Carica pubblica
|nome = Alfonso La Marmora
|immagine =
|didascalia =
|carica = [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Deputato del Regno d'Italia]]
|mandatoinizio =
|mandatofine =
|legislatura = [[VIII legislatura del Regno d'Italia|VIII]], [[IX legislatura del Regno d'Italia|IX]], [[X legislatura del Regno d'Italia|X]], [[XI legislatura del Regno d'Italia|XI]], [[XII legislatura del Regno d'Italia|XII]]
|gruppo parlamentare =
|coalizione =
|circoscrizione =
|collegio = Biella
|tipo nomina =
|incarichi =
|sito =
|partito =
|tendenza =
|titolo di studio =
|alma mater =
|professione =
|firma =
}}
La Marmora si accinse a guidare il suo secondo governo, che fu composto oltre che dai piemontesi Alfonso Petitti, [[Giovanni Lanza]] e [[Quintino Sella]], anche dai lombardi [[Luigi Torelli]] e [[Stefano Jacini]], e dai meridionali [[Giuseppe Vacca (1810)|Giuseppe Vacca]] e [[Giuseppe Natoli]]. Il 28 settembre 1864 l'esecutivo era formato e La Marmora assumeva oltre alla presidenza del Consiglio anche il Ministero degli affari esteri.
 
=== La gestione della convenzione di settembre ===
L'impegno iniziale dell'esecutivo fu indirizzato verso la pacificazione nazionale per i fatti di Torino e il trasferimento della capitale da questa città a quella che fu prescelta a sostituirla: Firenze. La convenzione di settembre, disponendo la smobilitazione delle truppe francesi dallo Stato Pontificio, rendeva più vicino lo scioglimento della questione romana. I francesi, d'altro canto, accusarono gli italiani di tramare a favore di un'annessione di Roma e il ministro degli esteri Drouyn de Lhuys inviò una nota di protesta al governo La Marmora. Tramite l'ambasciatore a Parigi, La Marmora il 7 novembre così rispose<ref>{{Cita|Massari|pp. 294-296}}.</ref>:
{{citazione|[…] Ma non è men vero che l'Italia ha piena fiducia nell'azione della civiltà e del progresso, la cui sola potenza basterà, ne abbiamo intera fiducia, ad effettuare le sue aspirazioni. […] L'Italia dichiara nel modo più esplicito, che quando tali aspirazioni dovessero attuarsi, ciò non avverrebbe certo per il fatto della violazione del trattato [della convenzione di settembre] da parte del suo governo. […] Le aspirazioni di un Paese sono un fatto che appartiene alla coscienza nazionale, e che non può essere per nessun titolo il soggetto di una discussione fra due governi, qualunque siano i legami che li uniscono. […] Mi resta a far menzione […] poiché S.E.<ref>Sua Eccellenza.</ref> il signor Drouyn de Lhuys ne ha presa l'iniziativa, della eventualità di una rivoluzione che scoppiasse spontaneamente a Roma, e rovesciasse il potere temporale del Santo Padre. Il Ministro imperiale degli affari esteri [francese] riserva per questo caso l'intiera libertà di azione alla Francia: l'Italia da parte sua fa, come è di ragione, la stessa riserva.|Dalla nota di La Marmora all'ambasciatore italiano a Parigi [[Costantino Nigra]] del 7 novembre 1864<ref>{{Cita|Massari|pp. 298-299}}.</ref>.}}
 
Benché non l'avesse inizialmente approvata, La Marmora difese la convenzione di settembre poiché il Re l'aveva accettata e sarebbe stato fatale tornare indietro. Sostenne questo punto di vista in un discorso al parlamento il 12 novembre e le due Camere approvarono la proposta di legge che consentiva di rendere effettiva la Convenzione. La capitale fu quindi spostata da Torino a Firenze<ref>{{Cita|Massari|p. 301}}.</ref>.
 
=== L'unificazione amministrativa e del codice civile ===
Durante il secondo esecutivo La Marmora si proseguì con l'unificazione legislativa di tutto il Regno d'Italia. Negli anni precedenti era stata realizzata l'unificazione doganale, monetaria, finanziaria e scolastica. Con la legge del 20 marzo [[1865]] fu attuata l'unificazione amministrativa e con quella del 20 aprile l'unificazione del [[Codice civile italiano del 1865|codice civile]], mentre non fu possibile arrivare a quella del codice penale, poiché la Camera dei deputati si pronunciò contro la pena di morte e il Senato, come La Marmora, a favore<ref name= Dizionario-Biografico-Treccani /><ref>{{Cita|Massari|pp. 301-302}}.</ref>.
 
=== Il riconoscimento dell'Italia da parte della Spagna ===
[[File:Portrait of Isabella II of Spain.png|thumb|left|upright=0.9|Sollecitata da La Marmora, la regina [[Isabella II di Spagna]] nel 1864 aprì la via al riconoscimento del Regno d'Italia, isolando lo Stato Pontificio e i filoborbonici.]]
 
Più personale per La Marmora fu il successo che portò la [[Spagna]] a riconoscere l'Italia. Nel 1864, infatti, la Spagna quale Paese cattolico, a causa delle perdite territoriali del Papa come conseguenza della seconda guerra di indipendenza, non aveva ancora riconosciuto il Regno d'Italia.
 
La Marmora valutò gli effetti positivi che sarebbero derivati dal riconoscimento: ne sarebbe scaturito l'indebolimento internazionale dello Stato Pontificio e la possibilità di accelerare la soluzione della questione romana. Per cui, quando seppe che dopo la convenzione di settembre le diffidenze della Spagna nei confronti dell'Italia erano cresciute, fece osservare che riconoscendo l'Italia, la Spagna si sarebbe riconciliata con l'opinione liberale d'Europa, togliendo all'opposizione interna un'arma contro lo stesso governo della regina [[Isabella II di Spagna|Isabella II]]<ref>{{Cita|Massari|pp. 317-318}}.</ref>.
 
A Madrid La Marmora ebbe il sostegno di uno dei principali personaggi dell'opposizione spagnola, [[Salustiano Olózaga]] (1805-1873), che approvò pubblicamente il trattato della convenzione di settembre. Fu così che nel discorso inaugurale al parlamento della fine del dicembre 1864, la Regina non fece alcuna allusione al potere temporale del Papa, adoperando invece per la prima volta la parola “Italia”<ref>{{Cita|Massari|p. 318}}.</ref>.
 
Intanto i rappresentanti del Papa e dell'ex re del Regno delle Due Sicilie [[Francesco II delle Due Sicilie|Francesco II]] (parente della regina spagnola) si attivarono per dissuadere Isabella II dall'acconsentire al riconoscimento. Il ministro degli esteri spagnolo [[Manuel Bermúdez de Castro y Díez]] (1811-1870) decise per una formula cautelativa del riconoscimento. Ma La Marmora chiese un riconoscimento pieno del Regno d'Italia, così come avevano fatto altre nazioni cattoliche come il Portogallo e il Belgio<ref>{{Cita|Massari|pp. 319-320}}.</ref>.
 
Il 5 luglio 1865<ref>{{Cita web|titolo=Istituto di Studi Giuridici Internazionali|url=http://www.prassi.cnr.it/prassi/content.html?id=2973|accesso=2 marzo 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160409125946/http://www.prassi.cnr.it/prassi/content.html?id=2973|dataarchivio=9 aprile 2016}}</ref> il generale affermò che il riconoscimento significava essenzialmente il ristabilimento delle relazioni diplomatiche e che i fatti avevano già abbastanza provato che gli interessi religiosi non erano compromessi dalla costituzione dell'Italia a nazione e inoltre che la convenzione di settembre riguardava esclusivamente le due parti contraenti. Bermúdez de Castro non parve inizialmente convinto delle dichiarazioni di La Marmora, ma dopo ulteriore esame le giudicò soddisfacenti, dando così il nulla osta al riconoscimento del Regno d'Italia. Fu un notevole successo della politica italiana e un duro colpo per i reazionari clericali del Paese<ref>{{Cita|Massari|pp. 320-321}}.</ref>.
 
=== Le crisi di governo ===
Nella compagine governativa, intanto, il ministro dell'interno Giovanni Lanza per divergenze con il ministro delle finanze Quintino Sella, il 1º settembre 1865 si dimetteva. La Marmora chiese allora a [[Giuseppe Saracco]] di sostituirlo, ma costui si rifiutò. Accettò invece, dopo alcuni giorni di esitazione, Giuseppe Natoli, ministro dell'istruzione, che acquisì ad interim anche il ministero degli interni<ref>{{Cita|Massari|pp. 324-325}}.</ref>.
 
Sventata la caduta del governo, La Marmora attese i risultati delle successive elezioni che si tennero a settembre e che aprirono la [[IX legislatura del Regno d'Italia|seconda legislatura]] dalla nascita del Regno d'Italia (la 9ª dallo Statuto albertino). I risultati non diedero la possibilità di formare una solida maggioranza e si aprì un periodo di sedute concitate e burrascose. I provvedimenti di Quintino Sella che miravano a contrastare il disavanzo incontrarono un'opposizione vivissima. Tanto che il ministro delle finanze fu costretto a dimettersi e con lui, il 31 dicembre 1865, tutti i componenti del governo<ref>{{Cita|Massari|pp. 325, 327-328}}.</ref><ref>{{Cita|Bartolotta|p. 39}}.</ref>.
 
La Marmora si recò dal Re, il quale accettò le sue dimissioni e, volendo proseguire l'indirizzo politico del governo dimissionario, invitò lo stesso generale a formare il nuovo esecutivo. Il nodo da sciogliere fu il nome del ministro delle finanze che avrebbe dovuto non solo affrontare una situazione economica pessima, ma anche l'approssimarsi di una nuova e dispendiosa guerra con l'Austria. La Marmora chiese di assumere il gravoso compito ad [[Antonio Scialoja]] che il 5 gennaio 1866 accettò. Assieme a Scialoja, La Marmora scelse il nuovo ministro della giustizia che fu [[Giovanni De Falco]], campano come Scialoja. Si formò così il [[Governo La Marmora III|terzo governo La Marmora]] che ebbe fra i suoi componenti anche alcuni ministri del governo precedente, oltre ai piemontesi [[Domenico Berti]] alla pubblica istruzione e all'industria, e il generale [[Ignazio De Genova di Pettinengo]] alla guerra<ref>{{Cita|Massari|pp. 328-331}}.</ref>.
 
=== Le trattative per l'alleanza con la Prussia ===
[[File:Otto+von+bismarck.jpg|thumb|upright=0.9|left|Il cancelliere prussiano [[Otto von Bismarck]] nel 1866 propose all'Italia un'alleanza contro l'Austria.]]
[[File:Giuseppe Govone by Cavalli.jpg|thumb|upright=0.9|La Marmora inviò a Berlino uno dei suoi uomini di fiducia, Il generale [[Giuseppe Govone]].]]
 
In Europa, intanto, maturavano i tempi per un'altra guerra contro l'Austria. La [[Regno di Prussia|Prussia]] del cancelliere [[Otto von Bismarck]], infatti, si dimostrava sempre più insofferente alla tutela austriaca sulla [[Confederazione Tedesca|Germania]] che il [[Congresso di Vienna]] aveva stabilito nel 1815.
 
Bismarck voleva la guerra e, potendo contare sulla neutralità di Russia e Gran Bretagna, si assicurò che anche la Francia non sarebbe intervenuta a favore dell'Austria<ref>{{Cita|Giordano|pp. 57-58}}.</ref>.
 
Anche l'Italia aspirava ad una resa dei conti con l'Austria per completare la sua unità nazionale e già ai primi di ottobre del 1865 La Marmora aveva autorizzato il conte Alessandro Malaguzzi Valeri (- 1896) a trattare con Vienna per una cessione del Veneto all'Italia in cambio di un miliardo di lire, potendo contare sull'esistenza di un partito austriaco favorevole a tale accordo. Ma la missione fallì<ref>{{Cita|Giordano|p. 58}}.</ref>.
 
Nel febbraio del 1866, la questione ritornò quando Bismarck chiese al governo italiano uno scambio di alti ufficiali per trattare argomenti militari. Sembrava che la Prussia avesse deciso di attaccare l'Austria e voleva assicurarsi l'appoggio dell'Italia. La Marmora inviò il generale Giuseppe Govone che però tornò in patria con una proposta di Bismarck piuttosto generica, tale da apparire solo una manovra politica contro l'Austria<ref>{{Cita|Giordano|p. 60}}.</ref>.
 
Falliva intanto anche un'altra possibilità di risolvere la faccenda diplomaticamente. Nello stesso febbraio si era aperta infatti la possibilità che l'Austria, a causa di disordini che erano scoppiati nei [[Principati danubiani]] (la futura [[Regno di Romania|Romania]]), potesse acquisire questi territori. In cambio avrebbe ceduto il Veneto all'Italia. Ma la Russia e la Gran Bretagna erano contrarie. D'altronde anche La Marmora aveva non pochi dubbi sulla fattibilità dello scambio; vi si opponeva il sentimento di indipendenza che era stato uno dei dogmi del Risorgimento e la tenuta degli interessi italiani nei Balcani<ref>{{Cita|Giordano|pp. 60-61}}.</ref>.
 
In Francia, nel frattempo, se il ministro degli esteri Drouyn de Lhuys, continuava ad avere un atteggiamento filoaustriaco, diversamente Napoleone III incoraggiava il governo italiano a concludere il trattato, seppure generico, con la Prussia. L'azione dell'imperatore francese fu decisiva e il 28 marzo 1866 La Marmora telegrafò all'ambasciatore italiano a Berlino, Giulio Camillo De Barral de Monteauvrand (1815-1880) sulla favorevole impressione che il trattato proposto da Bismarck aveva incontrato a Firenze<ref>{{Cita|Giordano|p. 64}}.</ref>.
 
Dopo aver avuto il mandato da Vittorio Emanuele II, La Marmora aveva gestito le trattative nella più completa segretezza: fra i ministri solo Stefano Jacini ne era stato a conoscenza e neanche l'ambasciata prussiana a Firenze era stata avvisata. Sua fu anche l'idea di inviare a Parigi il conte [[Francesco Arese Lucini (senatore)|Francesco Arese]], la cui missione riscosse un parere tanto incoraggiante da parte di Napoleone III<ref>{{Cita|Massari|pp. 339, 341}}.</ref>.
 
=== Il trattato di alleanza con la Prussia e le sue insidie ===
[[File:Alfonso La Marmora ritratto con feluca.jpg|thumb|left|upright=0.9|Dopo la firma dell'alleanza italo-prussiana, l'Austria offrì il Veneto all'Italia se questa avesse rinunciato alla guerra: La Marmora rifiutò.]]
[[File:Italia 1861-it.svg|thumb|upright=0.9|L'Italia al tempo in cui La Marmora era presidente del Consiglio, allo scoppio della terza guerra di indipendenza.]]
 
Le firme al [[Alleanza italo-prussiana|trattato italo prussiano]] furono apposte l'8 aprile 1866. L'alleanza offensiva e difensiva prevedeva in dettaglio che se la Prussia avesse attaccato l'Austria, questa sarebbe stata attaccata subito anche dall'Italia. Nulla però si diceva riguardo ad un eventuale attacco preventivo dell'Austria all'Italia.
 
Interrogato su quest'ultimo punto da Govone, Bismarck confermò che la Prussia non aveva alcun obbligo di difendere l'Italia. Risentito per la risposta, il 2 maggio La Marmora inviò un telegramma a Govone sollecitandolo a informare Bismarck che se fosse stata l'Austria ad attaccare l'Italia, l'alleanza appena firmata obbligava la Prussia ad intervenire, trattandosi di un'alleanza difensiva la quale prevedeva, come tale, una reciprocità degli obblighi<ref>{{Cita|Giordano|p. 65}}.</ref>.
 
Tre giorni dopo, però, una questione ancora più grave catturò l'attenzione di La Marmora. Il 5 maggio l'Austria offriva il Veneto all'Italia se questa si fosse tenuta fuori dall'imminente guerra con la Prussia. La notizia giunse a La Marmora attraverso il suo ambasciatore a Parigi Costantino Nigra, e fu messa subito in relazione con le recenti restrizioni di Bismarck al trattato. L'offerta era seducente, ma il generale rispose di essere vincolato dal patto di alleanza con la Prussia, di non poter abbandonare il proprio alleato e di rifiutare l'offerta, dopo di che presentò le sue dimissioni al Re. Respingendole, Vittorio Emanuele II si dimostrò d'accordo con la condotta del suo Primo ministro<ref>{{Cita|Massari|p. 345}}.</ref><ref name=Giordano-66>{{Cita|Giordano|p. 66}}.</ref>.
 
Non fu, tuttavia, solo una questione di lealtà nei confronti della Prussia. La Marmora era infatti convinto, come Nigra, che avendo l'Austria fatto l'offerta all'Italia attraverso la Francia (l'Austria non riconosceva l'Italia come interlocutore), sarebbe stata la Francia a cedere poi il Veneto all'Italia. Ciò avrebbe comportato un debito notevole nei confronti del governo francese. La Prussia sarebbe diventata nemica dell'Italia che non avrebbe comunque guadagnato l'amicizia dell'Austria. Un'ulteriore ragione per rifiutare l'offerta era che Vienna subordinava la cessione pacifica del Veneto alla sua conquista della regione tedesca della [[Slesia]], un'impresa alquanto problematica<ref name=Giordano-66/>.
 
== La terza guerra d'indipendenza (1866) ==
=== La mancanza di unità di comando degli italiani ===
[[File:Paolo Calvi - ritratto di Enrico Cialdini - litografia - 1850-1860.jpg|thumb|upright=0.8|Il generale [[Enrico Cialdini]], comandante dell'armata del Po, ottenne la piena autonomia da La Marmora.]]
[[File:Third Italian War of Independence It.svg|thumb|left|upright=1.2|Il teatro della terza guerra di indipendenza. L'armata di La Marmora era schierata a sud del Lago di Garda (a ovest del Mincio), quella di Cialdini nella zona di Ferrara (a sud del Po).]]
 
Firmata l'alleanza con la Prussia e respinte le proposte pacifiche dell'Austria, l'Italia si trovò in un'altra emergenza diplomatica quando la Francia, sua vecchia alleata, si accordò il 15 giugno 1866 con l'Austria per rimanere fuori dall'imminente conflitto.
 
A seguito di tale accordo Napoleone III disse all'ambasciatore italiano Nigra che «durante la Campagna potrebbe accadere che fosse utile che l'Italia non facesse guerra con troppo vigore». La Marmora ignorò la considerazione, ma voci dell'affermazione di Napoleone III arrivarono a Bismarck che cominciò a diffidare degli italiani e raccomandò a La Marmora una condotta di guerra energica. A tale riguardo il generale fu contattato prima dall'inviato prussiano Theodor von Bernhardi (1802-1885), che gli consegnò un piano di Campagna comune, e poi dall'ambasciatore Guido von Usedom (1805-1884)<ref>{{Cita|Pieri|p. 750}}.</ref>.
 
Ma l'aspetto principale della questione era che, pur volendo, La Marmora non avrebbe potuto accogliere le proposte straniere. Gli mancava infatti l'autonomia decisionale. Comandante supremo dell'esercito era Vittorio Emanuele II e suo capo di stato maggiore La Marmora. Ma l'esercito era stato diviso in due armate, una che avrebbe dovuto agire dal fiume [[Mincio]] da ovest verso est, e un'altra dal basso [[Po]] da sud verso nord. Fautore di quest'ultima azione era il generale Enrico Cialdini, che chiese la massima autonomia e che fu designato a tale impresa con 8 divisioni; mentre La Marmora, fautore dell'azione dal Mincio, comandava le altre 12, ma senza un piano preciso<ref name=Pieri-751>{{Cita|Pieri|p. 751}}.</ref>.
 
Ad aggravare la situazione ci fu il ritardo che trattenne La Marmora a Firenze per le pratiche atte a formare il nuovo governo (affidato poi a Bettino Ricasoli). Appena l'esecutivo fu formato, il generale partì per il fronte troppi pochi giorni prima dell'inizio della guerra<ref>{{Cita|Massari|p. 349}}.</ref>. La Prussia aprì infatti le ostilità il 16 giugno e La Marmora il giorno dopo lasciò Firenze per raggiungere [[Cremona]], fermandosi però a [[Bologna]] per incontrare Cialdini<ref name=Pieri-751/>.
 
Non si sa bene cosa si dissero i due generali. Si parlò di un'azione dimostrativa e di un'altra risolutiva. Ma chi avesse il compito dell'una e chi dell'altra non è chiaro. Fatto sta che La Marmora intimò guerra all'Austria il 20 giugno, con inizio delle ostilità per il giorno 23: si era alla [[terza guerra d'indipendenza italiana|terza guerra d'indipendenza]]. Il 21 Cialdini da Bologna telegrafò di avere bisogno per passare il Po di un'azione dimostrativa di La Marmora per bloccare le forze austriache sul Mincio (riservandosi così l'azione risolutiva). La Marmora rispose che avrebbe agito “energicamente” sul Mincio, senza però specificare che la sua sarebbe stata un'azione dimostrativa, come a rifiutare l'idea di fare la parte secondaria<ref name=Pieri-752>{{Cita|Pieri|p. 752}}.</ref>.
 
=== Le responsabilità dello spiegamento delle truppe ===
Il generale Cialdini dichiarò anche che non avrebbe potuto passare il Po che nella notte tra il 25 e il 26 giugno e chiese che la vigorosa azione dimostrativa avesse luogo il 24. Di conseguenza La Marmora mise in moto la sua armata sul Mincio solo il 23, ritenendo che l'esercito austriaco fosse tutto dietro l'[[Adige]] (cioè a sud-est di Verona). Invece, l'[[Alberto d'Asburgo-Teschen|arciduca Alberto]], capo delle forze austriache in Veneto, nel timore che le due armate italiane si unissero, puntò risolutamente verso il Mincio per colpire sul fianco sinistro l'armata di La Marmora che presumeva volesse procedere verso sud-est<ref name=Pieri-752/>.
 
La Marmora, ignaro, era abbastanza tranquillo, e dispose le sue truppe sparpagliandole su un territorio piuttosto ampio, più che per una battaglia, per una marcia, spingendole anche molto avanti (alcune a soli dieci chilometri da Verona). Inoltre, delle sue 12 divisioni, 4 furono sprecate attorno a [[Mantova]], dove gli austriaci non avevano forze consistenti e 2 attorno a [[Peschiera del Garda|Peschiera]]. Ad affrontare il nemico rimanevano quindi 6 divisioni, e cioè 50.000 uomini, contro i 75.000 dell'arciduca Alberto, molto più concentrati e meglio diretti<ref>{{Cita|Pieri|pp. 753-754}}.</ref>.
 
=== Le responsabilità della sconfitta di Custoza ===
[[File:Erzherzog Albrecht 1874 Litho.jpg|left|thumb|upright=0.9|Il generale austriaco [[Alberto d'Asburgo-Teschen]] batté La Marmora a Custoza il 24 giugno 1866.]]
[[File:HGM Koch Oberst Rodakowski in der Schlacht bei Custozza 1866.jpg|thumb|upright=0.9|A Custoza, dopo le cariche di cavalleria austriaca, La Marmora credette che il pericolo arrivasse dalla pianura di Villafranca. Il nemico attaccò invece in forze attraverso le colline.]]
 
Italiani e austriaci si incontrarono verso le 6,30 del mattino del 24 giugno 1866 presso Oliosi (oggi frazione di [[Castelnuovo del Garda]]). La [[Battaglia di Custoza (1866)|battaglia di Custoza]] proseguì sempre più violenta contraddistinta da attacchi e contrattacchi, e alle 10,30 ebbe una sosta. Gli austriaci erano stati respinti e le sorti dello scontro erano ancora incerte. Le posizioni sulle colline moreniche della zona erano tenute dagli italiani, ma La Marmora, al contrario di Vittorio Emanuele II, valutò che la minaccia principale venisse dalla pianura. Così che quando l'artiglieria austriaca iniziò a colpire le colline, il Re disse a La Marmora: «Glielo avevo pur detto io!» e il generale: «Vostra Maestà ha giusto il dire, ma bisognerebbe saper tutto»<ref name=Pieri-756>{{Cita|Pieri|p. 756}}.</ref>.
 
Le colline moreniche si estendono a sud del [[Lago di Garda]] fino a [[Sommacampagna]] a nord e [[Custoza]] a sud. Dopo di che, ad est si apre la pianura dove si trova [[Villafranca di Verona|Villafranca]]. Tra le colline moreniche e Villafranca due delle divisioni del Corpo del generale Enrico Della Rocca si erano posizionate in pianura e avevano respinto un attacco austriaco. Poiché La Marmora considerava questo il punto debole del suo schieramento alle 9 parlò a Della Rocca destinandogli la divisione di cavalleria di riserva e ordinandogli di «tener fermo» sulle sue posizioni. Fu uno degli errori più gravi della giornata<ref name=Pieri-756/>.
 
La Marmora pensò infatti che lo sforzo del nemico si concentrasse tra Custoza e Villafranca, mentre, ripresa la battaglia, si concentrò su Custoza e a nord-ovest di quest'ultima, non a sud-est. Resosi conto della situazione, Vittorio Emanuele II raggiunse Della Rocca esortandolo a contrattaccare il nemico con le due divisioni inutilizzate davanti Villafranca e con la divisione di cavalleria, ma il generale gli obiettò l'ordine di La Marmora di «tener fermo»<ref>{{Cita|Pieri|pp. 756-757}}.</ref>.
 
La Marmora capì la gravità della situazione quando si accorse delle truppe delle divisioni sulle colline moreniche a nord-ovest di Custoza che via via si ritiravano in ordine sparso verso il Mincio, mentre il carreggio ingombrava le strade. Tornatosene a [[Valeggio]] il generale ricevette l'impressione di una rotta sempre più grave: lo si udì mormorare «Che disfatta! Che catastrofe! Nemmeno nel '49!». Decise di raggiungere Oliosi, dove imperversava la lotta, ma la strada era ingombra e ripiegò allora, allontanandosi dal teatro della battaglia senza lasciare ordini, verso [[Goito]] dove giunse fra le 13,30 e le 14 per assicurarsi il ponte sul Mincio e organizzare la ritirata<ref>{{Cita|Pieri|p. 757}}.</ref>.
 
Dove imperversava la lotta, invece, contravvenendo agli ordini di La Marmora (che erano di presidiare Peschiera), il generale (ex borbonico) [[Giuseppe Salvatore Pianell]] lanciava parte della sua divisione contro gli austriaci fermando, a nord-ovest, quella manovra avvolgente che probabilmente La Marmora aveva pensato si potesse svolgere a sud-est (nella pianura di Villafranca). L'azione di Pianell non evitò la sconfitta, ma forse evitò la catastrofe<ref>In uno dei suoi rapporti sulla battaglia La Marmora scrive «Il generale Pianell [...] avvertita la piega sfavorevole del combattimento in cui era impegnata la divisione [del generale Enrico] Cerale, per propria iniziativa fece passare il Mincio ad una brigata con quattro pezzi [d'artiglieria], e giunse in tempo ad arrestare la marcia di colonne nemiche che intendevano girarne la sinistra. Le respinse e fece varie centinaia di prigionieri». In [[Sidney Sonnino]], ''Diario (1866-1912)'', Laterza, Bari, 1972, p. 65.</ref>.
 
=== Le responsabilità del mancato contrattacco ===
[[File:Enrico Morozzo Della Rocca by Carla Morozzo.jpg|thumb|left|upright=0.9|Il generale [[Enrico Morozzo Della Rocca|Enrico Della Rocca]], nonostante le insistenze del Re, non mosse le sue truppe dalla pianura poiché aveva avuto ordine in tal senso da La Marmora.]]
[[File:Assalto finale austriaco a Custoza (1866).jpg|thumb|upright=1.5|Quando si rese conto della sconfitta a [[battaglia di Custoza (1866)|Custoza]] La Marmora lasciò il campo di battaglia senza dare ordini. Successivamente lui e Cialdini non riuscirono ad accordarsi sul contrattacco.]]
 
La sconfitta di Custoza non fu in sé così grave, ma lo divenne per le decisioni che furono prese successivamente: La Marmora ritenne inservibili buona parte delle sue forze e non ritenne possibile mantenere la linea del Mincio temendo una manovra di aggiramento da nord. Per cui non solo i ponti sul fiume dopo la ritirata vennero fatti saltare, ma La Marmora la sera del 25 giugno pensò di far ritirare l'esercito dietro il Po e dietro l'[[Adda]], e solo per la riprovazione del generale Govone e di alcuni altri si adattò a limitare la ritirata dietro l'[[Oglio]]<ref name=Pieri-759>{{Cita|Pieri|p. 759}}.</ref>.
 
D'altro canto il generale Cialdini, dopo aver ricevuto l'ordine di Vittorio Emanuele II il 24 di passare il Po, aveva risposto di passarlo l'indomani come previsto. Il giorno dopo però Cialdini ricevette da La Marmora il telegramma: «Austriaci gittatasi con tutte le forze contro Corpi [dei generali] Durando e [Del]La Rocca li hanno rovesciati. Non sembra finora inseguano. Stia quindi all'erta. Stato [mia] armata deplorevole, incapace agire per qualche tempo, 5 divisioni essendo disordinate». Ricevuto questo messaggio Cialdini rinunciò definitivamente a passare il Po; non solo, ma iniziò a sua volta la ritirata dietro il fiume [[Panaro]]<ref name=Pieri-759/>.
 
Il 26 mattina La Marmora telegrafò di nuovo a Cialdini chiedendogli di non abbandonare il Po, ma l'altro non ubbidì. La Marmora allora presentò le sue dimissioni al Re consigliando di dare a Cialdini il comando di tutto l'esercito. Vittorio Emanuele II e lo stesso presidente del Consiglio Bettino Ricasoli respinsero la proposta e La Marmora rimase capo di stato maggiore. Il 29 i due generali si incontrarono di nuovo e Cialdini, che si considerava ormai superiore a La Marmora, espose la decisione di passare il Po. Nei giorni successivi Cialdini pregò anche La Marmora di non muoversi dalla linea dell'Oglio e rifiutò la tutela del Re iniziando un lungo assedio alla guarnigione austriaca di [[Borgoforte (Borgo Virgilio)|Borgoforte]], per completare il quale, l'8 luglio, parte delle sue truppe passarono timidamente il Po<ref>{{Cita|Pieri|pp. 760, 762}}.</ref>.
 
Sul fronte prussiano, intanto, dopo la decisiva vittoria di [[battaglia di Sadowa|Sadowa]] sull'Austria del 3 luglio, la Prussia si lamentò per la fiacca condotta di guerra dell'Italia, e il 13 Ricasoli volle incontrare Cialdini a [[Polesella]]. Il giorno dopo fu riunito il consiglio di guerra a [[Ferrara]], presieduto da Vittorio Emanuele II e al quale intervennero Bettino Ricasoli, i principali ministri, La Marmora e Cialdini. Il consiglio stabilì che le armate sarebbero rimaste due, ma che a Cialdini, che ebbe il compito di raggiungere a marce forzate il fiume [[Isonzo]], andavano 14 divisioni e a La Marmora, che ebbe il compito della retroguardia, solo 6<ref>{{Cita|Pieri|p. 763}}.</ref>.
 
Ritiratisi gli austriaci dalla prima linea in Veneto per la sconfitta subita a nord dai prussiani, Cialdini poté finalmente avanzare in modo spedito, ma non vi fu l'opportunità di una rivincita. Anzi, il prestigio dell'Italia fu ulteriormente scosso dalla sconfitta navale di [[battaglia di Lissa|Lissa]] del 20 luglio 1866.
 
=== Il ruolo nelle trattative per l'armistizio di Cormons ===
[[File:Bataille de Bezzeca.jpg|left|thumb|upright=1.5|Firmato l'armistizio con la Prussia, l'Austria non volle cedere all'Italia la zona del Tirolo conquistata da Garibaldi e difesa nella [[battaglia di Bezzecca]]. Temendo la ripresa delle ostilità e la sconfitta dell'Italia, La Marmora si prese la responsabilità della firma dell'armistizio alle condizioni dell'Austria.]]
Fra la battaglia di Sadowa e quella di Lissa, il 5 luglio del 1866, l'imperatore francese Napoleone III annunciò a Vittorio Emanuele II che l'Austria gli aveva ceduto il Veneto. La Francia era pronta a girare la regione all'Italia, a patto che l'Italia si ritirasse dal conflitto.
 
L'Italia avrebbe potuto quindi evitare ulteriore spargimento di sangue e accontentare Napoleone III (che ora voleva la pace e temeva una Prussia troppo forte), ma ciò avrebbe comportato la rottura dell'alleanza con Bismarck. Il Re concertò (nonostante Custoza) la risposta con La Marmora, che fu subito contrario ad accettare l'offerta francese<ref>{{Cita|Massari|pp. 356-357}}.</ref>.
 
La proposta per trattare l'armistizio con l'Austria non fu infatti accolta dal governo italiano, se non quando fu certo che la Prussia concedeva la sua adesione. Ma le trattative si tennero in un'atmosfera pesante e su una fragile tregua: l'Italia non voleva ritirarsi da zone del [[Tirolo]] occupate da [[Giuseppe Garibaldi]] e la Prussia criticava la condotta che La Marmora aveva tenuto durante la Campagna<ref>{{Cita|Massari|pp. 360, 363}}.</ref>.
 
Mentre a Firenze ci si faceva illusioni sui risultati dei colloqui, l'Austria con l'[[armistizio di Nikolsburg]] del 26 luglio poneva fine alla lotta con la Prussia e riversava in Italia buona parte del suo esercito. Secondo il rapporto del generale Agostino Petitti, impegnato nelle trattative, risultava che oltre 200.000 austriaci si trovavano al confine del Veneto fra l'Isonzo e [[Trieste]] e altri 60.000 erano ammassati a nord, nella [[Valle dell'Adige]]. Ciononostante il governo italiano era fermo sul punto di non cedere le zone del Tirolo conquistate e difese nella [[battaglia di Bezzecca]]. Quando La Marmora capì che neanche Napoleone III era in grado di smuovere l'Austria a cedere sul punto del Tirolo, ritenendo che un'eventuale ripresa delle ostilità avrebbe portato l'Italia ad una sconfitta disastrosa, decise di prendersi la responsabilità della pace alle condizioni dell'Austria con il seguente telegramma inviato alle 8,25 del 9 agosto al ministro della guerra Ignazio Pettinengo<ref>{{Cita|Massari|pp. 364, 369}}.</ref>:
{{citazione|Ora non solo considerazioni strategiche, ma tutto consiglia di cedere sulla questione del Tirolo. Perciò ho diramato gli ordini [di ritirata], e prevengo Generale austriaco.|Telegramma di Alfonso La Marmora del 9 agosto 1866 al ministro della guerra Ignazio Pettinengo<ref>{{Cita|Massari|p. 365}}.</ref>.}}
 
L'incontro che in quella occasione La Marmora ebbe con Vittorio Emanuele II fu commovente, dato che il generale si volle assumere tutta la responsabilità nonostante il Re volesse condividerla essendo fondamentalmente d'accordo con lui. Il generale sapeva anche che in un'eventuale ripresa della guerra contro l'Austria, l'Italia si sarebbe trovata sola. Nell'armistizio con l'Austria, infatti, la Prussia assicurava, all'infuori del Veneto, l'integrità dell'Impero austriaco, compreso il Tirolo. Malgrado il governo e l'opinione pubblica fossero contrari, La Marmora telegrafò a Petitti e gli ordinò di firmare la pace alle condizioni dell'Austria<ref>{{Cita|Massari|pp. 365, 369-370}}.</ref>.
 
L'[[armistizio di Cormons]] fu concluso il 12 agosto, al quale seguì il [[Trattato di Vienna (1866)|trattato di Vienna]] del 3 ottobre 1866, con il quale l'Austria cedeva il Veneto alla Francia che poi lo girava all'Italia. La terza guerra d'indipendenza era terminata.
 
== Gli ultimi tempi (1866-1878) ==
[[File:Einzug Vittorio Emanuels in Venedig 1.jpg|thumb|upright=1.2|L'ingresso trionfale di Vittorio Emanuele II a Venezia. Cerimonia alla quale La Marmora non fu chiamato a partecipare.]]
 
Terminata la guerra, La Marmora si dimise da capo di stato maggiore e da ministro senza portafoglio del governo Ricasoli. Questa volta le dimissioni vennero accettate. Tornò a Firenze demoralizzato per l'insuccesso di Custoza e le polemiche che ne erano derivate. Il 21 e il 22 ottobre 1866 ci fu [[Plebiscito del Veneto del 1866|il plebiscito]] con cui la popolazione del Veneto decretò il suo ingresso nel Regno d'Italia e qualche giorno dopo con una cerimonia i rappresentanti di Venezia consegnarono a Vittorio Emanuele II i risultati. Il Re quindi partì da Torino per fare, con il suo seguito, il trionfale ingresso a Venezia. La Marmora non fu invitato a nessuna delle due cerimonie<ref>{{Cita|Massari|pp. 369, 375}}.</ref>.
 
Gli fu allora affidato il 5º Corpo d'armata a Firenze. Incarico che accettò volentieri perché gli consentiva di rimanere nella capitale e frequentare più facilmente il parlamento. Tuttavia nel 1867 con l'abolizione dei grandi comandi militari, anche quello di La Marmora fu soppresso.
 
=== La missione a Parigi del 1867 ===
[[File:Via luigi salvatore cherubini, casa di la marmora.JPG|thumb|upright=1.2|left|La casa di Firenze in via Cherubini in cui La Marmora trascorse gli ultimi anni e dove è ricordato da due lapidi sulla facciata.]]
 
Il generale fu tuttavia ancora impiegato dal Re quando, lo stesso anno, a causa del riaccendersi della [[questione romana]] con la [[Campagna dell'Agro romano per la liberazione di Roma|spedizione di Garibaldi nello Stato Pontificio]], l'Italia dovette dimostrare estraneità all'azione rivoluzionaria e nello stesso tempo fermezza di fronte alla Francia che voleva inviare un contingente per difendere il Papa<ref>{{Cita|Massari|pp. 377, 384-385}}.</ref>.
 
Il nuovo presidente del Consiglio [[Luigi Federico Menabrea]] (La Marmora aveva rifiutato di formare un nuovo governo), nel tentativo di evitare una grave crisi con la Francia decise di inviare La Marmora a Parigi per trattare con Napoleone III. Menabrea ricordò al generale come la decisione della Francia di inviare truppe nello Stato Pontificio avesse mutato le condizioni della [[Convenzione di settembre]], per cui il governo italiano si era visto costretto, a causa del sentimento nazionale eccitato dell'opinione pubblica, a fare entrare l'esercito nei territori del Papa. L'intervento non aveva però intenzioni ostili, ma solo il compito di ristabilire l'ordine nelle province pontificie<ref>{{Cita|Giordano|p. 97}}.</ref>.
 
La Marmora accettò di partire per Parigi ed esporre a Napoleone III la questione. Ottenne da parte dell'Imperatore che l'ordine di partenza delle truppe francesi da [[Tolone]] fosse rimandato e la promessa che una volta partiti e ripristinato l'ordine, i francesi sarebbero tornati in patria. Cosa che accadde dopo la [[battaglia di Mentana]] del 3 novembre 1867<ref>{{Cita|Massari|pp. 385-386}}.</ref>.
 
=== Le polemiche, i viaggi e la luogotenenza a Roma ===
Nel 1868 si riaccese la polemica con Cialdini sulle responsabilità della condotta della terza guerra di indipendenza e della sconfitta di Custoza, in seguito alla quale La Marmora fece pubblicare l'opuscolo ''Schiarimenti e rettifiche'' (Firenze, 1868), a cui Cialdini replicò con: ''Risposta del generale Cialdini all'opuscolo "Schiarimenti e rettifiche del generale La Marmora"'' (Firenze, 1868)<ref name= Dizionario-Biografico-Treccani />.
 
L'anno successivo compì forse il più importante dei suoi numerosi viaggi. Si recò in Russia passando per Vienna dove fu accolto dal suo ex nemico, l'arciduca Alberto. Assistette alle manovre militari dell'esercito russo a [[Krasnoe Selo]] dopo le quali fu ricevuto dallo zar [[Alessandro II di Russia|Alessandro II]]. Si recò a visitare la base navale russa di [[Kronštadt]] e partì ancora per la [[Svezia]], la [[Danimarca]] e la [[Principato di Romania|Romania]]. In quest'ultima tappa apprezzò le doti dell'esercito rumeno che diede poi ottima prova di sé nella [[guerra russo-turca (1877-1878)]]<ref>{{Cita|Massari|pp. 403-404}}.</ref>.
 
Nel 1870 si dovette ancora difendere dalle accuse fatte dall'estrema Sinistra di aver temporeggiato durante la guerra per desiderio di Napoleone III<ref>{{Cita|Massari|p. 407}}.</ref>. Nonostante le polemiche sempre vive, fu incaricato, dopo la [[presa di Roma]] del settembre del 1870 di reggere la luogotenenza nella futura capitale, avendo il Re individuato in La Marmora, non solo il capace governatore dei tempi di transizione, ma anche in questo caso, una figura in grado di garantire l'integrità della Santa Sede e del Papa. Fu l'ultimo suo incarico ufficiale, dopo di che tornò a Firenze<ref>{{Cita|Massari|pp. 407, 411-412}}.</ref>.
 
=== ''Un po' più di luce sugli eventi del 1866'' e la fine ===
[[File:Viscontivenosta.jpg|thumb|upright=0.9|Il ministro degli esteri [[Emilio Visconti-Venosta]] deplorò la pubblicazione del libro di La Marmora che aveva suscitato proteste in Germania.]]
[[File:Giovanna Bertie Mathew by Michele Gordigiani 2.jpg|thumb|left|upright=0.8|Giovanna Bertie Mathew, moglie di La Marmora, che morì qualche anno prima di lui.]]
 
Agli inizi di settembre del [[1873]] uscì il suo famoso libro ''Un po' più di luce sugli eventi politici e militari del 1866'', pubblicato a Firenze. Un passionale ''[[pamphlet]]'' con il quale il generale difese il suo operato, ma nel quale pubblicò documenti diplomatici che la [[Impero tedesco|Germania]] ritenne non dovessero essere a disposizione di La Marmora, né che dovessero essere resi noti. Una speciale interpellanza fu rivolta al [[Governo Minghetti II|governo Minghetti]] e il ministro degli esteri [[Emilio Visconti-Venosta]] deplorò la pubblicazione che casualmente era avvenuta durante la visita di Vittorio Emanuele II in Austria e Germania, ciò che aumentò l'imbarazzo del governo<ref>{{Cita|Massari|pp. 424, 427-428}}.</ref>.
 
Amareggiato per le ulteriori e sempre più accese polemiche, La Marmora trovò tuttavia una certa serenità nei viaggi, uno dei quali lo portò sui campi di battaglia della [[guerra franco-prussiana]] (1870-1871). Intanto, la morte gli toglieva uno ad uno i suoi più cari congiunti: sopravvisse a tutti i suoi fratelli e nel 1876 morì anche la moglie Giovanna Teresa Bertie Mathew. Le ultime pubblicazioni del generale furono ''Un episodio del Risorgimento italiano'', nel quale narrò la repressione dei moti di Genova del 1849, e i ''Segreti di Stato nel governo costituzionale''<ref>{{Cita|Massari|pp. 431, 433-434}}.</ref>.
 
Nel novembre del 1877 la malattia della quale soffriva andò aggravandosi e la mattina del 5 gennaio 1878, alle ore 9,30, Alfonso La Marmora morì, a poco più di 73 anni. Due giorni dopo la salma venne trasportata nella chiesa della [[Venerabile Arciconfraternita della Misericordia di Firenze|Misericordia]]. La cerimonia a Firenze fu solenne, ma non vi poté intervenire [[Umberto I di Savoia|Umberto di Savoia]] poiché il padre Vittorio Emanuele II versava in gravi condizioni (morirà il 9 gennaio). La salma del generale la sera dello stesso 7 partì per Biella<ref>{{Cita|Massari|pp. 446, 448}}.</ref> dove fu sepolta nella [[basilica di San Sebastiano (Biella)|chiesa di San Sebastiano]] e dove tuttora riposa.
 
== Bibliografia ==
L'archivio della famiglia [[Ferrero della Marmora]] è conservato presso l'Archivio di Stato di Biella. Per i documenti relativi ad Alfonso La Marmora in questo archivio si veda il catalogo di M. Cassetti ''Le carte di Alfonso Ferrero della Marmora. Spunti per una biografia e un epistolario'', Torino, 1979, a cui si rimanda anche per una bibliografia dettagliata sul personaggio e sulle vicende di cui fu partecipe.
*{{Cita album |titolo=Space Oddity (40th Anniversary Edition)|artista=David Bowie|anno=2009|etichetta=EMI|catalogo=DBSOCD40|lingua=en}}
*{{cita libro|titolo=David Bowie. L'enciclopedia|autore=Nicholas Pegg|anno=2002|editore=Arcana, Roma|ISBN=88-7966-270-8|url=http://books.google.it/books?id=LI8NPQAACAAJ&dq=Nicholas+Pegg+David+Bowie&hl=it&sa=X&ei=G1_RUp3VD8POhAfe-YFo&ved=0CEgQ6AEwAA}}
*{{cita libro|titolo=Bowie: Loving the Alien|autore=Christopher Sandford|anno=1998|editore=Da Capo Press, Cambridge, Massachusetts|ISBN=978-0-306-80854-8|url=http://books.google.it/books/about/Bowie_Loving_The_Alien.html?id=OomyGN_btTQC&redir_esc=y|lingua=en}}
*{{cita libro|titolo=The Man Who Sold The World: David Bowie and the 1970s|autore=Peter Doggett|anno=2012|editore=HarperCollins, New York|ISBN=978-0062024657|url=http://books.google.it/books?id=X7v7e3NRuSoC&printsec=frontcover&dq=peter+doggett+the+man+who+sold+the+world&hl=it&sa=X&ei=d7JLVIfqLYP6ywPTvILQBw&ved=0CCAQ6AEwAA#v=onepage&q=peter%20doggett%20the%20man%20who%20sold%20the%20world&f=false|lingua=en}}
*{{cita libro|titolo=David Bowie: An Illustrated Record|autore=Roy Carr, Charles Shaar Murray|anno=1981|editore=Avon, NYC|ISBN=978-0-380-77966-6|url=http://books.google.it/books?id=eylmQgAACAAJ&dq=bowie+carr+shaar+murray&hl=it&sa=X&ei=EhAUVK24PMWvPKfqgJAE&ved=0CCkQ6AEwAQ|lingua=en}}
 
=== Opere di Alfonso La Marmora ===
== Voci correlate ==
* ''[[SpaceSchiarimenti Oddity]]e rettifiche'' (albumFirenze, 1868).
* ''Un po' più di luce sugli eventi politici e militari del 1866'' (Firenze, 1873).
* ''[[Ashes to Ashes (David Bowie)|Ashes to Ashes]]''
* ''Un episodio del Risorgimento italiano'' (Firenze, 1877).
* ''[[Love You Till Tuesday (video)|Love You Till Tuesday]]'' (video)
* ''Segreti di Stato nel governo costituzionale'' (Firenze, 1877).
* ''[[Top of the Pops]]''
* A. Colombo, A. Corbelli, E. Passamonti (a cura di), ''Carteggi di Alfonso La Marmora'', Torino, 1928.
* ''[[2001: Odissea nello spazio]]''
 
* [[Ivor Novello Awards]]
=== Opere su Alfonso La Marmora e sul periodo storico ===
* [[Tony Visconti]]
* {{Cita libro|autore=Francesco Bartolotta|titolo=Parlamenti e Governi d'Italia dal 1848 al 1970, 2 Voll.|città=Roma|editore=Vito Bianco|anno=1971|cid=Bartolotta}}
* [[Gus Dudgeon]]
* {{Cita libro|autore=[[Luigi Chiala]]|titolo=Ricordi della giovinezza di Alfonso La Marmora|città= Roma|editore=|anno=1881}}
* [[Stilofono]]
* {{Cita libro|autore= Luigi Chiala|titolo=Ancora un po' più di luce sugli eventi politici e militari dell'anno 1866|città= Firenze|editore= Barbera|anno=1902|sbn=IT\ICCU\RAV\0248983|cid=Chiala}}
* {{Cita libro|autore=Giancarlo Giordano|titolo=Cilindri e feluche. La politica estera dell'Italia dopo l'Unità|città=Roma|editore=Aracne|anno=2008|isbn=978-88-548-1733-3|cid=Giordano}}
* {{Cita libro|autore=[[Giuseppe Massari]]|titolo=Il generale Alfonso La Marmora |città=Firenze|editore=Barbera|anno=1880|cid=Massari}}
* {{Cita libro|autore=[[Piero Pieri]]|titolo=Storia militare del Risorgimento: guerre e insurrezioni |città=Torino|editore=Einaudi|anno=1962|OCLC=250245544|sbn=IT\ICCU\URB\0876562|cid=Pieri}}
 
== Onorificenze ==
=== Onorificenze del Regno di Sardegna ===
Queste le onorificenze italiane di cui La Marmora fu insignito delle quali esiste traccia nelle fonti consultate:
{{Onorificenze
|immagine=Valor militare silver medal BAR.svg
|nome_onorificenza=Medaglia d'argento al valor militare
|collegamento_onorificenza=Valor militare
|motivazione= [In considerazione] del contegno ognora tenuto dal colonnello La Marmora dinanzi al nemico durante la campagna del 1848
|luogo= Torino, 31 agosto 1848<ref name=Massari-49/>.
}}
{{Onorificenze
|immagine=Valor militare gold medal - old style BAR.svg
|nome_onorificenza=Medaglia d'oro al valor militare
|collegamento_onorificenza=Valor militare
|motivazione=
|luogo= Torino, 15 aprile 1849 (per aver represso i moti di Genova)<ref name= Dizionario-Biografico-Treccani />.
}}
{{Onorificenze
|immagine=Cavaliere di gran croce OMS BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di gran croce dell'Ordine militare di Savoia
|collegamento_onorificenza=Ordine militare di Savoia
|motivazione=
|luogo= 28 novembre 1855 (a seguito della Campagna di Crimea)<ref name=Massari-188-189 /><ref>[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=3480 Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.]</ref>.
}}
{{Onorificenze
|immagine=Order of the Most Holy Annunciation BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere dell'Ordine supremo della Santissima Annunziata
|collegamento_onorificenza=Ordine supremo della Santissima Annunziata
|motivazione=
|luogo= Torino, 1858<ref name=Massari-208/>.
}}
{{Onorificenze
|immagine=Cavaliere di gran Croce Regno SSML BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
|collegamento_onorificenza=Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
|motivazione=
|luogo= Torino, 1858
}}
 
=== Onorificenze straniere per la guerra di Crimea ===
Queste le onorificenze straniere ottenute da La Marmora a seguito della Campagna di Crimea<ref name=Massari-188-189 />:
{{Onorificenze
|immagine=Order of the Bath (ribbon).svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di gran croce dell'Ordine del Bagno (Gran Bretagna)
|collegamento_onorificenza=Ordine del Bagno
|motivazione=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Ruban de la Médaille militaire.PNG
|nome_onorificenza=''Médaille militaire'' (Francia)
|collegamento_onorificenza=Médaille militaire
|motivazione=
}}
{{Onorificenze
|immagine=ESP Charles III Order CROSS.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di gran croce dell'Ordine di Carlo III (Spagna)
|collegamento_onorificenza=Ordine di Carlo III
|motivazione=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Order of the Medjidie lenta.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di prima classe dell'Ordine di Medjidié (Impero turco)
|collegamento_onorificenza=Ordine di Medjidié
|motivazione=
}}
 
=== Altre onorificenze straniere ===
Queste le altre onorificenze straniere di cui La Marmora fu insignito delle quali esiste traccia nelle fonti consultate<ref name=Massari-188-189 /><ref>''[[Calendario reale]] per l'anno 1861'', Ceresole e Panizza, Torino, s.d. ma 1861, p 172</ref>:
{{Onorificenze
|immagine=Legion Honneur GC ribbon.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia) |collegamento_onorificenza=Legion d'Onore
|motivazione=
}}
{{Onorificenze
|immagine=RUS Order of St. Alexander Nevsky BAR.png
|nome_onorificenza=Cavaliere dell'Ordine imperiale di Sant'Alessandr Nevskij (Russia)
|collegamento_onorificenza=Ordine Imperiale di Sant'Aleksandr Nevskij
|motivazione=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Ord.SanGiuseppe-CAV.png
|nome_onorificenza=Commendatore dell'Ordine di San Giuseppe (Granducato di Toscana)
|collegamento_onorificenza=Ordine di San Giuseppe
|motivazione=
}}
 
== Note ==
{{Note strette}}
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* [http://www.velvetgoldmine.it/testi/SpaceOddity.html Testo e traduzione di ''Space Oddity'' e ''Wild Eyed Boy from Freecloud'']
* [http://www.lamarmora.net/alfonso-la-marmora-biografia.html Scheda biografica del sito ufficiale La Marmora a cura del Centro Studi Generazioni e Luoghi di Biella]
 
{{Presidente del Consiglio Regno di Sardegna
|periodo = luglio [[1859]] - gennaio [[1860]]
|precedente = [[Camillo Benso, conte di Cavour|Camillo Benso conte di Cavour]]
|successivo = [[Camillo Benso, conte di Cavour|Camillo Benso conte di Cavour]]
}}
 
{{Presidente del Consiglio Regno d'Italia
|periodo = settembre [[1864]] - giugno [[1866]]
|precedente = [[Marco Minghetti]]
|successivo = [[Bettino Ricasoli]]
}}
{{Box successione|carica=[[Ministri degli affari esteri del Regno d'Italia|Ministro degli Esteri]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]|immagine=Flag of Italy (1861-1946).svg
|periodo = 28 settembre [[1864]] - 29 giugno [[1866]]
|precedente = [[Emilio Visconti Venosta|Emilio Visconti-Venosta]]
|successivo = [[Bettino Ricasoli|Bettino Ricasoli (ad interim)]]
}}
 
{{Controllo di autorità}}
{{David Bowie}}
{{Portale|Rockbiografie|guerra|politica|Risorgimento}}
 
[[Categoria:Cavalieri dell'Ordine supremo della Santissima Annunziata]]
{{Link VdQ|fi}}
[[Categoria:Personalità del Risorgimento]]
[[Categoria:Personalità della guerra di Crimea]]
[[Categoria:Presidenti del Consiglio dei Ministri del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Presidenti del consiglio dei ministri del Regno di Sardegna]]
[[Categoria:Ministri degli Esteri del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Ministri della Marina del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Decorati della medaille commémorative de la campagne d'Italie de 1859]]
[[Categoria:Decorati con l'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro]]
[[Categoria:Cavalieri di gran croce dell'Ordine militare di Savoia]]
[[Categoria:Militari sabaudi]]
[[Categoria:Militari italiani nella battaglia di Magenta|La Marmora, Alfonso]]
[[Categoria:Militari italiani nella battaglia di Solferino e San Martino]]
[[Categoria:Generali sabaudi]]
[[Categoria:Ufficiali del Regio Esercito]]
[[Categoria:Medaglie d'argento al valor militare]]
[[Categoria:Governo Perrone]]
[[Categoria:Governo Gioberti]]
[[Categoria:Governo D'Azeglio I]]
[[Categoria:Governo D'Azeglio II]]
[[Categoria:Governo Cavour I]]
[[Categoria:Governo Cavour II]]
[[Categoria:Governo La Marmora I]]
[[Categoria:Governo La Marmora II]]
[[Categoria:Governo La Marmora III]]
[[Categoria:Governo Ricasoli II]]