Edmond Hamilton e Giorgio Libri-Bagnano: differenze tra le pagine
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{{citazione|Non è possibile addurre una prova più evidente dell'impopolarità del governo, che la sua persistenza nell'impiegare, quale principale avvocato della propria causa, un individuo nei confronti del quale veniva esercitata un così terribile pregiudizio|Charles White, ''The Belgic revolution of 1830'', [[Londra]], [[1835]]|}}
{{Bio
|Nome =
|Cognome =
|PostCognomeVirgola = in [[lingua francese|francese]] '''Georges Libri-Bagnano''' o '''Libry-Bagnano''' o '''Libry de Bagnano''' o '''Libri de Bagnano''', a seconda delle fonti, conte
|Sesso = M
|LuogoNascita =
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = 1780
|LuogoMorte = Amsterdam
|GiornoMeseMorte = 1º gennaio
|AnnoMorte = 1836
|Epoca = 1800
|Attività = giornalista
|Nazionalità = italiano
}}
Nobile toscano, infatuato delle idee rivoluzionarie, fu ufficiale dell'esercito del [[Napoleone I di Francia|Buonaparte]]. In esilio in Francia e poi in Belgio, lì diresse il principale giornale schierato a sostegno del governo dei Paesi Bassi. Il suo tentato linciaggio segnò l'inizio della [[Rivoluzione belga|rivoluzione]] del [[1830]], che portò all'indipendenza di quel Paese. Morì in esilio nei [[Paesi Bassi]].
==Origini==
Nato a [[Firenze]]<ref>{{Cita libro|autore=Ludovic Lalanne|wkautore=Ludovic Lalanne|titolo=Dictionnaire Historique de la France|url=https://books.google.it/books?id=uFHRr52RU9MC&pg=PA1009&dq=libri-bagnano+florence&hl=it&source=gbs_selected_pages&sig=AgOAh3NI_U8dKH_yNCETuVDmeKM&redir_esc=y#PPA1009,M1|annooriginale=1872–1877|anno=1977|città=New York|lingua=fr|volume=Volume II|cid=Ludovic Lalanne, ''op. cit.''}} Una fonte apparentemente attendibile, in quanto non sbaglia l'anno della morte e descrive con precisione la vita del figlio.</ref> nel [[1780]]<ref name=":0">{{Cita libro|autore=Heinrich August Pierer|titolo=Pierer's Universal-Lexikon der Vergangenheit und Gegenwart; oder, Neuestes encyclopädisches Wörterbuch der Wissenschaften, Künste und Gewerbe|edizione=4ª edizione|anno=1857-1865|città=Altenburg|lingua=de|p=341|volume=10|capitolo=Libry-Bagnano|url_capitolo=http://www.zeno.org/Pierer-1857/A/Libry-Bagnano}}</ref> da un'antica famiglia<ref name=":1">{{Cita pubblicazione|autore=|data=23 febbraio 1836|anno=1836|titolo=Nouvelles ecclésiastiques|rivista=L'Ami de la religion|editore=Librairie Ecclésiastique d'Ad. Le Clere et Cie.|città=Parigi|volume=Tome 88|numero=2619|pp=358-359|lingua=fr|url=https://books.google.it/books?id=UYAPAAAAIAAJ&pg=RA3-PA168&lpg=RA3-PA168&dq=libri+bagnano+guillaume&source=web&ots=Guw0U1Oco1&sig=EW3K8qrMiu23I86N-HCpMh-srTk&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false|cid=''L'Ami de la religion'', n. 2619}}</ref> molto conosciuta in Toscana, alla quale aveva fornito ''uomini di stato molto distinti''.<ref>Un commento plausibile, in quanto proviene da una delle poche fonti non prevenute nei confronti del Libri-Bagnano, poiché ben antecedente alla crisi separatista del [[1828]]-[[1830]]: {{Cita libro|autore=Pierre Louis Pascal de Jullian|titolo=Galerie historique des contémporaines, ou nouvelle biographie|url=https://books.google.it/books?id=c84HAAAAIAAJ&pg=PA278&dq=libri-bagnano&lr=&as_brr=1#v=onepage&q=libri-bagnano&f=false|anno=1822|editore=Aug. Wahlen et comp<sup>e</sup>|città=Bruxelles|p=278|volume=Tome VI|cid=Pierre Louis Pascal de Jullian, ''op. cit.''}}</ref>
Probabilmente, negli anni della maturità [[Bruxelles|brussellese]], lo stesso conte non volle mai essere particolarmente preciso circa le sue origini, come dimostra la vaghezza dei biografi successivi: il preciso luogo di nascita non è mai riportato, taluni lo fanno nascere ''nella seconda metà dell'ultimo secolo'' (ndr.: il [[XVII secolo|Settecento]]).<ref>Félix Bourquelot, Alfred Maury, ''La littérature française contemporaine, 1827-1849. Continuation de la France Littéraire'', Parigi, 1854, [http://books.google.com/books?id=jgsDAAAAYAAJ&pg=PA150&lpg=PA150&dq=libri-bagnano+guillaume&source=web&ots=odedqzJp6y&sig=FbNzycSriMKDnlRhilicxFV2KDk#PPP9,M1].</ref> Altri, nell'incertezza, prudentemente si limitano a dirlo ''figlio di padre fiorentino''<ref>Pierre Van den Dungen, ''Le rôle des milieux de presse dans la fondation de l'Etat belge et la création d'une «opinion publique» nationale (1830-1860)'', {{cita web |url=https://www.univ-brest.fr/amnis/documents/VandenDungen2004.pdf |titolo=Copia archiviata |accesso=25 febbraio 2008 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20051025030348/http://www.univ-brest.fr/amnis/documents/VandenDungen2004.pdf |dataarchivio=25 ottobre 2005 }}.</ref>. Altri, addirittura, lo fanno nascere in [[Corsica]]<ref>Joseph Marie Quérard, ''La France littéraire, ou Dictionnaire bibliographique des savants'', Parigi, 1833, Tomo V, p.298, [http://books.google.com/books?id=_HTPWHeoQT0C&pg=RA1-PA298&lpg=RA1-PA298&dq=libri-bagnano+florence&source=web&ots=uQbpw0cEzC&sig=XCWoym3uzJRgBev6egHq66rQwvw].</ref> o in [[Piemonte]]<ref>Talune fonti riportano: ''piemontese di nascita'', probabilmente equivocando circa l'ultima residenza in [[Italia]] prima del definitivo passaggio in [[Francia]], dopo la [[Caduta del Regno Italico]] e il conseguente ritorno delle antiche dinastie regnanti nelle provincie direttamente annesse al [[Primo Impero francese|Primo Impero]], ovvero Piemonte, Liguria, Toscana e Lazio (oltre alle [[Province Illiriche]]). Rif.: Foreign Quarterly Review, volume VI, Londra, ottobre 1830, che riporta articoli pubblicati dal Courrier de Pays-Bas nei giorni: 26 agosto e 23-24-25-26 settembre 1830. [http://books.google.it/books?id=hn8AAAAAYAAJ&pg=PA510&dq=Libry-Bagnano&lr=&as_brr=1].</ref>. Tanto è vero che le uniche informazioni sulla madre (''era stata cristiana … una donna virtuosa, le cui lezioni ed esempi avevano lasciato delle felici impressioni nel suo spirito'')<ref name=":1" /> vennero registrate negli ultimissimi mesi della vita del conte, ormai malato e politicamente emarginato, nell'estremo esilio di [[Amsterdam]].
==Una gioventù da giacobino e bonapartista==
===La prima e la seconda campagna d'Italia===
Assai giovane, venne profondamente influenzato dagli avvenimenti seguiti alla brillante [[Napoleone Bonaparte#La campagna d'Italia|Campagna d'Italia]], che permise a [[Napoleone I di Francia|Napoleone il Grande]], di prendere possesso dell'intera Italia centro-settentrionale, fra il [[1796]] ed il [[1797]]. Sicuramente aderì al movimento cosiddetto '[[Repubbliche giacobine|giacobino]]', ''sedotto dalle idee che dominavano allora''.<ref>[[François-Xavier Feller]], ''Biographie universelle, ou, dictionnaire historique des hommes qui se sont fait un nom'', tomo V, Parigi, 1849, [http://books.google.com/books?id=XIgMAAAAYAAJ&pg=PA245&lpg=PA245&dq=libri+bagnano+guillaume&source=web&ots=G8gbHmRtKm&sig=xMX5rsHIdxXvngezQx5Tbb6NwQo#PPP15,M1].</ref>
Incerto è però il suo ruolo: le biografie di metà [[XIX secolo|Ottocento]] lo definiscono ''uno dei loro più calorosi partigiani'',<ref name="Jullian 1822">{{Cita|Pierre Louis Pascal de Jullian, ''op. cit.''}}</ref> ''uno dei più caldi partigiani dei Francesi al loro arrivo in Italia''<ref name="François-Xavier Feller, op. cit">François-Xavier Feller, op. cit..</ref> e ricordando che ''combatté nei loro ranghi e comandò anche con distinzione''<ref name="François-Xavier Feller, op. cit" /> o, addirittura, ''combatté per loro alla testa di truppe arruolate a sue spese, ricevette molte ferite ed acquistò la reputazione di buon ufficiale''<ref name="ReferenceC">Félix Bourquelot, Alfred Maury, op. cit..</ref>, ''levò a sue spese diversi reggimenti che comandò lui stesso con distinzione''<ref name="Jullian 1822"/>. Nei fatti, pur nell'eccezionalità delle circostanze, occorre fare la tara della giovane età del Libri-Bagnano e della sua origine aristocratica. Dalché sembrerebbe più realistica, la notizia che lo dà giovane 'aspirante rivoluzionario': ''nel 1798 voleva raggiungere l'[[Campagna d'Egitto|Egitto]], ma venne incarcerato all'[[Isola d'Elba|Elba]]'', probabilmente in occasione della ripresa anti-francese seguita all'invasione austro-russa del [[1798]], nel quadro della campagna della [[seconda coalizione]]<ref>La stessa della [[Tosca (opera)|Tosca]].</ref>.
===Passaggio in Francia e primo processo per truffa===
Dopodiché [[Napoleone I di Francia|Napoleone]], tornato dall'[[Campagna d'Egitto|Egitto]] e divenuto [[primo console]], passò le Alpi ed inflisse agli [[Impero Austriaco|Austriaci]] la famosa sconfitta di [[battaglia di Marengo|Marengo]], il 14 giugno [[1800]], cui seguirono alcuni mesi tumultuosi che portarono il 16 gennaio [[1801]] all'[[armistizio di Treviso]] ed alla [[Trattato di Lunéville|pace di Lunéville]], che confermarono le condizioni del precedente [[trattato di Campoformio]].
In questi frangenti, Libri-Bagnano ''venne liberato e poté raggiungere la Francia''.<ref name=":0" /> Le ragioni di tale trasferimento, tuttavia, non sono chiare: notizie quali ''persecuzioni da parte delle autorità austriache''<ref name="Jullian 1822" />, ovvero ''obbligato a passare in Francia al momento della pace''<ref>''lors de la paix'', François-Xavier Feller, op. cit..</ref>, contrastano con la riaffermazione del dominio francese in [[Italia]] e, verosimilmente, confondono le circostanze del [[1798]] con quelle del [[1814]]. Tanto più che, il 2 gennaio [[1803]], nasceva il figlio legittimo [[Guglielmo Libri-Carrucci della Sommaia|Guglielmo]]<ref>George Ripley,''The New American Cyclopaedia: A Popular Dictionary of General Knowledge'', New York, 1840, p.500, [http://books.google.com/books?id=Qjxax4TmRY0C&pg=PA500&lpg=PA500&dq=libri-bagnano+florence&source=web&ots=MIXul3_sPc&sig=AN9SWg0zBjFO04ZZ6YXmtfRkslE].</ref>, dunque il conte doveva trovarsi a [[Firenze]] circa tre mesi dopo [[trattato di Campoformio|Campoformio]].
In ogni caso, nel [[1802]] era a [[Tolosa]]<ref name="ReferenceC"/>, privo di incarichi civili o militari.<ref>La fonte recita ''era rientrato nell'oscurità della vita privata allorché venne arrestato a Tolosa''. Ma, come abbiamo visto, da tale condizione non era mai uscito. Riferimento: {{Cita|Pierre Louis Pascal de Jullian, ''op. cit.''}}</ref> Qui ''gli venne mossa un'accusa di truffa''.<ref name="ReferenceC"/> Venne istruito un processo ma, non avendo la procedura identificato alcuna prova, il conte venne rilasciato<ref name="Jullian 1822"/>.
===Gli anni del Primo Impero===
Probabilmente ebbe un ruolo militare negli anni a seguire, anche se, data la carenza di dettagli, non di primo piano. Le fonti ricordano come abbia ''servito la Francia con onore in Italia,''<ref name="Ludovic Lalanne, op.cit">{{Cita|Ludovic Lalanne, ''op. cit.''}}</ref> eppoi ''si era coperto di ferite. Le sue gambe erano rotte in 20 posti differenti''<ref>''Le Bibliophile belge'', Bruxelles, 1846, [http://books.google.com/books?id=WxcDAAAAYAAJ&pg=PA469&lpg=PA469&dq=%22libri+bagnano%22+guillaume&source=web&ots=52YBs9vT92&sig=0zi7ICDtpdnvDFjT3vA7YEQ2XzQ#PPP9,M1].</ref>: un dettaglio sul quale la fonte [[Bruxelles|brussellese]], pur a lui ostile, difficilmente avrebbe potuto inventare di sana pianta. Due lettere del [[1822]]<ref>Del 20 e 22 ottobre [[1822]], indirizzate alla vedova del generale Rigaud, Rif.: Calames, catalogue en lingne des archives et des manuscripts de l'enseignement supérieur, Manuscrits de la Bibliothèque de l'Institut de France [http://www.calames.abes.fr/pub/#details?id=IF2B13752].</ref> risultano firmate ''général Libri-Bagnano'', ma non sussistono (come dovrebbero) altri documenti ad attestare tale grado.
Né si può trascurare che uno dei più noti memorialisti belgi, il [[Adolphe Bartels|Bartels]] (suo accanito denigratore, tuttavia non male informato), potesse liquidare l'intera faccenda con poche parole: ''cresciuto nelle fogne della bassa politica [[Primo Impero francese|imperiale]]''.<ref>{{Cita libro|autore=Adolphe Bartels|titolo=Documens Historiques sur la Révolution Belge|url=https://books.google.it/books?id=ByKyTpxEzXYC&pg=PA76&lpg=PA76&dq=%22Libri+De+Bagnano%22&source=web&ots=aRUDP_9_Cu&sig=j992LU2S6UuhOSao22LvoHBCWNM&redir_esc=y#v=onepage&q=%22Libri%20De%20Bagnano%22&f=false|edizione=2ª edizione|anno=1836|editore=Th. Lejeune|città=Bruxelles|lingua=fr|pp=75-77|capitolo=Capitolo VIII - Progrès de la presse. - Libri Bagnano.|cid=Adolphe Bartels, ''op. cit.''}}</ref>
===
Nel [[1814]] l'Europa assistette al crollo del [[Primo Impero francese|Primo Impero]] di [[Napoleone I di Francia|Napoleone]]. In [[Italia]], ove probabilmente si trovava il Libri-Bagnano, gli eventi ebbero un corso singolare: Napoleone, in previsione dell'evacuazione della Germania (di lì a poco segnata alla [[battaglia di Lipsia]]), aveva comandato [[Eugenio di Beauharnais]], viceré del Regno d'Italia, e [[Gioacchino Murat|Murat]], re di Napoli, a preparare la difesa. Lui stesso si sarebbe occupato della Francia.
I due avevano ordine di concentrarsi tra l'[[Adige]] ed il [[Mincio]]: l'11 gennaio [[1814]] [[Gioacchino Murat|Murat]] tradì, alleandosi con gli Austriaci<ref>Avrebbe pagato caro questo errore, venendo spinto, l'anno successivo, a dichiarare guerra all'[[Impero Austriaco|Austria]], venendone sconfitto a [[Battaglia di Tolentino|Tolentino]], il 2 maggio [[1815]].</ref>, mentre [[Eugenio di Beauharnais|Eugenio]] seppe fermare il [[feldmaresciallo]] [[Impero Austriaco|austriaco]] [[Heinrich Johann Bellegarde|Bellegarde]], l'8 febbraio [[1814]], alla [[Battaglia del Mincio (1814)|battaglia del Mincio]]. Seguì una complessa serie di avvenimenti: in sintesi la nobiltà milanese si consegnò agli austriaci, stupidamente ingannata da vaghe e false promesse autro-britanniche di indipendenza. Il 23 aprile [[Eugenio di Beauharnais|Eugenio]] abdicò e si ritirò in Baviera. [[Caduta del Regno Italico|Cadde]], quindi, il [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno italico]] e gli austro-britannici potero perfezionare il ritorno delle antiche dinastie regnanti nelle provincie direttamente annesse al [[Primo Impero francese|Primo Impero]], ovvero Piemonte, Liguria, Toscana e Lazio<ref>Oltre alle [[Province Illiriche]], in larga parte già [[Repubblica di Venezia|veneziane]], che vennero immediatamente rese a [[Vienna]]</ref>. Nel frattempo, [[Napoleone I di Francia|Napoleone]] era già stato sconfitto da [[Karl Philipp Fürst zu Schwarzenberg|Schwarzenberg]] e [[Gebhard Leberecht von Blücher|Blücher]], i quali, il 31 marzo [[1814]], avevano occupato [[Parigi]], costringendo, il 6 aprile [[Napoleone I di Francia|Napoleone]] all'abdicazione, alla successiva stipula del [[Trattato di Fontainebleau (1814)|Trattato di Fontainebleau]], l'11 aprile ed alla partenza per l'[[Isola d'Elba|Elba]].
In questi turbolenti frangenti, Libri-Bagnano si trovava in [[Italia]] ''ufficiale francese''<ref name="Louis Leconte 1945">Louis Leconte, ''Les éphémères de la Révolution de 1830'', Bruxelles, ''Editions universitaires'', 1945. Citato in Pierre Van den Dungen, op. cit..</ref> e, fiero buonapartista qual era, ''non cessò di combattere, sino alla fine, per la causa che aveva abbracciato, e ricevette diverse ferite sul campo di battaglia''<ref name="Jullian 1822"/><ref>Notizie più precise si potrebbero desumere da un salvacondotto, che Libri-Bagnano richiese nel luglio [[1813]]. Rif.: SÉRIE BB MINISTÈRE DE LA JUSTICE, ''Affaires particulières BB3103 Affaire Libri-Bagnano'', {{collegamento interrotto|1=[http://209.85.135.104/search?q=cache:b3c-qUPJPPIJ:www.generiques.org/images/archives/centre_historique_archives_nat2.pdf+libri-bagnano+guillaume&hl=it&ct=clnk&cd=27&gl=it] |date=marzo 2018 |bot=InternetArchiveBot }}.</ref>. In particolare, terminata la guerra, egli si sarebbe reso protagonista di un velleitario tentativo di resistenza: addirittura, ''volle restaurare in Italia un Impero Romano per Napoleone''.<ref name=":0" /> Le circostanze ci sono note attraverso un volume scritto dallo stesso Libri-Bagnano, alcuni anni più tardi<ref>''La vérité sur les Cent Jours, principalement par rapport a la renaissance projetée de l'empire Romain - Par un Citoyen de la Corse'', Bruxelles, H. Tarlier, Libraire-Éditeur, rue de la Montagne. 1825. DC239 .V516 1825. Ripubblicato in italiano, nel [[1829]], con il titolo di ''Delle cause italiane nell'evasione dell'imperatore Napoleone dall'Elba'', sempre a [[Bruxelles]].</ref>, ma sono stati ritenuti attendibili da storici successivi, quali il [[Federico Patetta|Patetta]]:<ref name=":2">Francesco Cognasso, ''Storia di Torino'', 2002, p.440, [http://books.google.com/books?id=8j9JXi7KXtYC&dq=%22la+v%C3%A9rit%C3%A9+sur+les+cent+jours%22&hl=it&source=gbs_summary_s&cad=0].</ref> mentre [[Vittorio Emanuele I di Savoia]] rientrava a [[Torino]], il 19 maggio [[1814]], Libri-Bagnano ed altre 13 persone segretamente redigevano e firmavano un indirizzo a [[Napoleone I di Francia|Napoleone]], proponendogli di sbarcare in [[Italia]], costituita in "Impero Romano" e divernirne imperatore. Non solo: vennero redatti un "piano di esecuzione" e le 'basi fondamentali della futura costituzione del rinascente impero romano'.<ref name=":2" /> Lo stesso Libri-Bagnano portò i documenti a [[Savona]], consegnandoli al [[Pierre Cambronne|Cambronne]], che lì doveva imbarcarsi per l'[[Isola d'Elba|Elba]].<ref name=":2" /> Come v'era da aspettarsi, il documento non recò alcun esito.
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===Passaggio in Francia===
Ad ogni buon conto l'episodio testimonia la vicinanza del conte agli ambienti delle società segrete repubblicane (ma ormai filo-bonapartiste), del genere dell'Adelfia (dal [[1818]] ''[[Società dei Sublimi Maestri Perfetti]]'') del [[pisa]]no [[Filippo Buonarroti]]. Attorno alla quale veniva germinando la [[Carboneria]].
Comunque, la situazione del conte in [[Italia]] era ormai tanto compromessa da attirargli ''delle persecuzioni da parte delle autorità austriache''<ref>{{Cita|Pierre Louis Pascal de Jullian, ''op. cit.''}}, che, verosimilmente, confonde le circostanze del [[1798]] con quelle del [[1814]]: anno nel quale le affermazioni circa le molte ferite e la 'persecuzione' appaiono assai più appropriate che 16 anni prima, quando Libri-Bagnano aveva solo, come si è visto, 18 anni.</ref> (e sabaude, verosimilmente), che lo spinsero a trasferirsi in [[Francia]].
===La prima restaurazione ed i Cento Giorni===
Sicuramente venne accolto dagli ambienti bonapartisti. Tanto che, quasi subito, il 25 agosto [[1814]], insieme a ''complici'', venne subito interessato da un'inchiesta giudiziaria, mirata contro degli ''eventi sediziosi'' avvenuti a [[Les Martres-de-Veyre|Martres-de-Veyre]], una cittadina in [[Alvernia]]. Ma venne rilasciato<ref name="SérieBB">SÉRIE BB MINISTÈRE DE LA JUSTICE, op.cit..</ref>.
Dopodiché accadde l'imprevisto: il 1º marzo [[1815]] il deposto [[Napoleone I di Francia|Imperatore dei Francesi]] lasciò l'[[Isola d'Elba|Elba]], sbarcò nel golfo di [[Cannes]], venne acclamato dalle unità del generale [[Michel Ney|Ney]], inviate da [[Luigi XVIII di Francia|Luigi XVIII]] ad intercettarlo ed arrestarlo e, il 20 marzo fece il suo ultimo ingresso trionfale a [[Parigi]]. Nel frattempo, il Paese fu attraversato da molteplici sollevazioni bonapartiste ed una parte la ebbe anche il Libri-Bagnano, il quale, ''nel 1815 innalzò il [[bandiera francese|tricolore]] a Clermont''.<ref name=":0" /> Venne, quindi, la non imprevedibile disfatta di [[Napoleone I di Francia|Napoleone]] a [[battaglia di Waterloo|Waterloo]], il 18 giugno. Terminarono i [[Cento Giorni]]: il 15 luglio lo sconfitto si arrese a bordo della nave inglese [[HMS Bellerophon (1786)|HMS ''Bellerofont'']] e venne instradato verso [[Sant'Elena (isola)|Sant'Elena]].
===Il secondo processo per truffa===
Alla fine dei [[Cento Giorni]], dunque, Libri-Bagnano si trovava in una situazione assai complicata: impossibilitato a rientrare nella [[Granducato di Toscana|Toscana]] tornata agli [[Asburgo]], straniero in una [[Francia]] che non amava più gli esuli 'giacobini' e, soprattutto, esposto ad una reazione popolare anti-napoleonica, diffusa nel [[Midi (Francia)|Midi]] e ricordata come ''[[Secondo terrore bianco]]''. Ad esso potrebbe, forse, essere collegato un suo viaggio a [[Nancy]]<ref name="SérieBB" />, nella più tranquilla [[Lorena (regione francese)|Lorena]].
Fu in questa condizione di estrema debolezza che venne investito, a cavallo del [[1815]]-[[1816|16]], da nuove accuse che riprendevano quelle del [[1802]] ma erano ''ancora più gravi''<ref name="ReferenceC"/>. Tradotto davanti alla corte d'assise di [[Lione]]<ref name="LeBibliophileBelge">''Le Bibliophile belge'', op. cit..</ref>, il 23 maggio [[1816]] venne condannato a dieci anni di lavori forzati, alla marchiatura<ref>''Colpito dal torturatore'' specifica una fonte tarda, non necessariamente informata per questi primi anni (Riferimento: {{Cita|Adolphe Bartels, ''op. cit.''|capitolo VIII, ''Progrès de la presse. - Libri Bagnano.'', pp. 75-77}}).</ref> ed alla gogna per falso in effetti di commercio<ref name="ReferenceC"/> ed in negoziazione di effetti:<ref name="Jullian 1822" /> una pena decisamente ''infamante''<ref name="LeBibliophileBelge" /> che lo avrebbe perseguitato tutta la vita.
Seguì, forse, un secondo processo, tenuto presso la corte prevotale di [[Riom]], il 17 maggio [[1817]], che lo poté giudicare una seconda volta ''essendosi [il conte] sottratto all'esecuzione della pena.''<ref>Rif.: Félix Bourquelot, Alfred Maury, op. cit.</ref><ref>Un'altra fonte, molto più tarda, lo definisce ''due volte condannato a Lione'' (Riferimento: {{Cita|Adolphe Bartels, ''op. cit.''|capitolo VIII, ''Progrès de la presse. - Libri Bagnano.'', pp. 75-77}}), ma potrebbe confondere con il processo di Tolosa. Inoltre, l'informazione non trova altre conferme nella restante documentazione disponibile (vedi ad es.: SÉRIE BB MINISTÈRE DE LA JUSTICE, op.cit..</ref> La condanna venne inasprita, per ''recidiva in falso''<ref name="ReferenceC"/><ref name="Ludovic Lalanne, op.cit"/>.
===Ergastolo, e sua commutazione in esilio===
Seguì una petizione, indirizzata al sovrano regnante, [[Luigi XVIII di Francia|Luigi XVIII]], e firmata dal Libri-Bagnano e dalla sua famiglia: un dettaglio interessante in quanto è l'ultima volta in cui questa viene nominata<ref name="SérieBB" />. Essa produsse, il 4 giugno [[1817]], la commutazione della pena dai lavori forzati in prigione perpetua<ref name="ReferenceC"/>. Dopodiché egli venne imprigionato prima nella vicina Joux, poi nella più lontana [[Ensisheim]], in [[Alsazia]].<ref>SÉRIE BB MINISTÈRE DE LA JUSTICE, op.cit.. Sbaglia, quindi, il Bartels che lo dice ''liberato dal bagno di Tolone'' (Riferimento: {{Cita|Adolphe Bartels, ''op. cit''|capitolo VIII, ''Progrès de la presse. - Libri Bagnano.'', pp. 75-77}}).</ref>
Libri-Bagnano non venne, tuttavia, dimenticato: vi furono delle rogatorie in [[Italia]] e degli interventi diplomatici in favore del condannato<ref name="SérieBB" />. Ma a dare una svolta alla situazione contribuì, in prima persona, il conte, pubblicando, nel mese di aprile [[1825]], a [[Bruxelles]] un ''pamphlet'' intitolato ''Lettera di un esiliato a Sua Maestà il re di Francia''<ref>Lettre d'un banni à sa majesté le roi de France (Bruxelles, 1825).</ref>. Complessivamente, essi ebbero una discreta copertura giornalistica, tanto che, ancora nel [[1836]], l'estensore del suo necrologio poteva definirlo ''così famoso in Francia per le sue disavventure giudiziarie.''<ref name=":3">{{Cita pubblicazione|autore=|data=26 gennaio 1836|anno=1836|titolo=Nouvelles ecclésiastiques|rivista=L'Ami de la religion|editore=Librairie Ecclésiastique d'Ad. Le Clere et Cie.|città=Parigi|volume=Tome 88|numero=2607|p=168|lingua=fr|url=https://books.google.it/books?id=UYAPAAAAIAAJ&pg=RA3-PA168&lpg=RA3-PA168&dq=libri+bagnano+guillaume&source=web&ots=Guw0U1Oco1&sig=EW3K8qrMiu23I86N-HCpMh-srTk&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false|cid=''L'Ami de la religion'', n. 2607}}</ref>
Giunse, infine, la grazia di [[Luigi XVIII di Francia|Luigi XVIII]], che convertì l'ergastolo in esilio perpetuo. La data precisa è incerta: taluni la collocano al 10 marzo [[1825]]<ref name="ReferenceC"/>, altri, addirittura, al [[1824]]:<ref name=":0" /> probabilmente essa è successiva alla pubblicazione del ''pamphlet''<ref name="SérieBB" />.
===Contemporanea popolarità dei fatti===
Le disavventure giudiziarie del Libri-Bagnano vennero seguite con una certa attenzione in [[Bruxelles]], allora parte del [[Regno Unito dei Paesi Bassi]]: una città che godeva di una discreta libertà di stampa, ricca di editori e giornali. In particolare, re [[Guglielmo I dei Paesi Bassi|Guglielmo I d'Orange-Nassau]] vi ''accoglieva tutti i rifugiati francesi, scontenti della restaurazione<ref name=":1" />'' e ''gli scontenti''<ref name="François-Xavier Feller, op.cit">François-Xavier Feller, op.cit..</ref>. Già nel [[1822]] quel pubblico lesse un resoconto complessivamente favorevole<ref>L'autore dell'articolo a lui dedicato della ''Galerie historique des contemporaines'' (tomo VI, p. 278, Bruxelles, 1819) sembra credere alla sua innocenza. Rif.:''Le Bibliophile belge'', op. cit..</ref> del processo, ripresa dai giornali dell'epoca<ref>''Si difese, a credere ai giornali del tempo, con una grande facilità di eloquio, con una rimarchevole abilità ed attirò un vive interesse da parte dell'uditorio''. Rif.: Félix Bourquelot, Alfred Maury, op. cit..</ref>: ''il conte aveva preso lui stesso la parola, per diverse ore, accanto al suo difensore. E questa causa, nella quale erano apparsi i nomi di taluni personaggi famosi in Francia, specie all'epoca degli ultimi avvenimenti, presentò un nuovo interesse nella persona dell'accusato. La sua aria sicura, il suo eloquio, la sua abilità nell'arte dell'ironia, la facilità con la quale trattava dei punti che non erano stati toccati dal suo avvocato, sembravano annunciare un uomo dal talento superiore.''<ref name="Jullian 1822"/> Né fu un caso proprio a [[Bruxelles]] Libri-Bagnano avesse trovato un editore della sua ''Lettera di un esiliato a Sua Maestà il re di Francia'': il testo che lo salvò dall'ergastolo.
===Successiva omissione dei dettagli rilevanti della vicenda giudiziaria===
Tale iniziale atteggiamento venne cancellato alla radice dalla tradizione polemica successiva al [[1829]]: essa, sistematicamente, si limita a sottolineare l'aspetto infamante della condanna, tralasciando ogni circostanze di contorno, specie laddove esse lasciano immaginare un<nowiki>'</nowiki>'attenuante bonapartista'<ref>''È certo che nel processo della cospirazione dell<nowiki>'</nowiki>'épingle noire', Libri, allora prigioniero, comparve in modo molto equivoco''. Rif.: ''Le Bibliophile belge'', op. cit..</ref>. Una scelta che, sicuramente, corrisponde all'opportunità di dipingere il Libri-Bagnano ad una sola dimensione: un reazionario [[Orangismo (Belgio)|orangista]]. Come sottolinea uno dei pochi osservatori equilibrati, il britannico White: ''dopo il ... 1829 … nessuno si preoccupò di verificare le cause o le motivazioni della condanna. Ogni umanità, ogni considerazione per l'uomo, scomparve di fronte all'ostilità di fronte all'editore''<ref>Charles White, The Belgic revolution of 1830, Londra, 1835 [http://books.google.it/books?id=yakkxan5MaYC&pg=PA159&dq=libry-bagnano&lr=&as_brr=1#PPR3,M1].</ref>.
==Il secondo esilio: il Belgio==
===A Bruxelles, bonapartista fra molti bonapartisti===
Giunse a [[Bruxelles]] nel [[1825]],<ref name=":0" /> o nel [[1826]]<ref name="LeBibliophileBelge" />. Qui ebbe sicuramente a presentarsi nella qualità di fervido bonapartista: ''si fece passare per una vittima della reazione realista che desolava il midi della Francia''<ref name="Adolphe Bartels 1836, p. VIII"/>. Come, indirettamente, segnalano fonti tarde che lo definiscono, semplicemente, ''bonapartista''<ref name="Dungen 2004">Pierre Van den Dungen, 2004, op.cit..</ref>, ''ufficiale superiore al servizio della Francia prima del 1814''<ref name="Joseph Marie Quérard, op. cit">Joseph Marie Quérard, op. cit..</ref>. Tutte risalgono alla primigenia autopresentazione offerta dallo stesso Libri-Bagnano, esule ramingo e senza messi, in una [[Bruxelles]] che ospitava ogni genere di fuoriusciti politici dalla [[Francia]] di [[Luigi XVIII di Francia|Luigi XVIII]] e [[Carlo X di Francia|Carlo X]].
Un'autopresentazione che doveva avere molto di vero, tanto che ''fu in contatto con il De Potter'', un noto repubblicano,<ref name=":0" /> il quale, per giunta, gli aprì ''molte porte''<ref name="LeBibliophileBelge" />, mettendolo ''in contatto con molte persone influenti e gli procurò i mezzi per vivere al riparo dal bisogno''<ref name="Adolphe Bartels 1836, p. VIII"/>. E ancora: ''De Potter e Libri-Bagnano hanno avuto dei progetti in comune nella stampa agli inizi degli anni venti. Libri si è anche servito di relazioni che il De Potter gli aveva procurato''<ref name="Dungen 2004"/>. Circostanze, queste, sicuramente vere, tanto da spingere un agiografo del De Potter ad ammettere che questi '' conosceva i precedenti'' del Libri-Bagnano, nonché a giustificare il gesto con il ''riguardo al figlio, matematico di prim'ordine''<ref name="Adolphe Bartels 1836, p. VIII"/>. Un argomento visibilmente assai debole, che nasconde l'imbarazzo di non voler presentare il conte per quello che, nel [[1825]], effettivamente era: un esule bonapartista, perseguitato dalla [[restaurazione francese]] per ragioni politiche ed assai bene accolto dalla comunità degli esuli a [[Bruxelles]].
Non solo: il rapporto fra i due dovette durare a lungo, tanto che si separarono definitivamente solo molti anni dopo: nel [[1829]],<ref name=":0" /> quando Libri-Bagnano passò il fosso, arruolandosi fra i principali pubblicisti di parte governativa.
===L'inizio dell'avvicinamento al partito governativo===
Fra le porte che De Potter aprì all'esule, v'era anche quella del Van Gobbelschroy<ref name="LeBibliophileBelge" />, ministro degli interni di [[Guglielmo I dei Paesi Bassi|Guglielmo I]]. Una circostanza ammessa dal primo, quando precisava che il fiorentino si era servito di lui ''solo per salire, gradino dopo gradino, sino al re al quale egli offerse i propri servizi come già li aveva offerti a tutti gli agenti del potere''.<ref>Louis De Potter, ''Révolution belge. 1828 à 1839. Souvenirs personnels avec des pièces à l'appui'', Bruxelles, Méline, 1839, p. 58. Citato in Pierre Van den Dungen, op. cit..</ref>. Le conseguenze non tardarono: il conte mise su un negozio di libri in Bruxelles<ref name="FQR" />, probabilmente la 'libreria Polymathick'<ref>Thomas Francis, ''Speeches on the Legislative Independence of Ireland: With Introductory Notes'', New York, 1853 [http://books.google.it/books?id=pVwNAAAAYAAJ&pg=RA1-PA290&dq=libry-bagnano&lr=&as_brr=1#PPR1,M1].</ref>. E di essa si diceva che fosse ''finanziata grassamente dal governo''<ref name="Dungen 2004"/>, per intervento del Van Gobbelschroy<ref name="Adolphe Bartels 1836, p. VIII">{{Cita|Adolphe Bartels, ''op. cit.''|capitolo VIII, ''Progrès de la presse. - Libri Bagnano.'', pp. 75-77}}.</ref>.
Non si stenta a credere a queste notizie. Libri-Bagnano era in difficoltà finanziarie: ''aveva gestito un ristorante, sotto il nome della donna con la quale viveva<ref name="LeBibliophileBelge" />'' ed era privo del sostegno della famiglia lontana: ''egli non aveva, d'altronde, per la propria moglie legittima e per suo figlio che parole di odio''<ref name="Ibidem">Ibidem.</ref>. Ed aveva perso ogni fiducia nei suoi ideali politici passati, anche i più sentiti, a cominciare dal riscatto dei popoli italiani<ref>Vedi infra: ''Revue belge et étrangère'', ''La Question Romaine'', Bruxelles, 1859.</ref>. Era umano, quindi, che cedesse alle lusighe del governo, come ammettono anche i suoi peggiori detrattori.<ref>''In Belgio, trovò i gesuiti esclusi dalla libertà e gettati su una via di opposizione democratica: morse quindi i gesuiti. In Francia, si sarebbe rivestito della loro veste, se Carlo X avesse voluto pagare i suoi servizi allo stesso presso che Guglielmo I, e non era poca cosa, come si vedrà presto''. Riferimento: {{Cita|Adolphe Bartels, ''op. cit.''|capitolo VIII, ''Progrès de la presse. - Libri Bagnano.'', pp. 75-77}}.</ref> Come ugualmente ammettono che il governo non fece un cattivo acquisto: ''come il cane, mordeva senza guardare chi, cosa o perché, quello che il suo padrone gli domandava di mordere''.<ref name="Adolphe Bartels 1836, p. VIII"/>
===Favorito di re Guglielmo?===
Vendendosi al governo, l'esule mutò radicalmente le proprie posizioni politiche: ''il suo fanatismo era il potere assoluto; il suo sistema di governo, il bastone e la frusta''<ref name="Adolphe Bartels 1836, p. VIII"/>. Ma ciò gli offrì l'occasione per mostrare le proprie qualità: ''aveva guadagnato l'approvazione del [[Guglielmo I dei Paesi Bassi|re]]''<ref>Demetrius Charles de Boulger, ''The History of Belgium. Part 2. 1815-1865. Waterloo to the Death of Leopold I'', [http://books.google.com/books?id=QcJqJHICHd0C&dq=libry-bagnano+Napoleon&hl=it&source=gbs_summary_s&cad=0].</ref> che lo convocò molte volte in udienza<ref name="Adolphe Bartels 1836, p. VIII"/> e ne catturò la fiducia ''al di là di ogni misura: si sarebbe potuto dire che egli avesse stregato quel principe''<ref name="LeBibliophileBelge" />.
Circa la misura di tale favore, tuttavia, le fonti belghe a lui ostili insistono in misura sospetta<ref name="Adolphe Bartels 1836, p. VIII"/>: [[Guglielmo I dei Paesi Bassi|Guglielmo I]] gli avrebbe accordato ''il diritto di entrare nei palazzi e nei castelli ad ogni ora del giorno e della notte''; ''i più importanti affari di stato non si discutevano più in consiglio dei ministri, ma in piccolo comitato del re, del Van Maanen e del Libri''; ''ubriacò Guglielmo con il fumo delle sue lodi''. Addirittura viene narrato un aneddoto quasi incredibile: avrebbe proposto di ''mettere la parte alta di Bruxelles al livello della città bassa … di distribuire a tutte le strade un nuovo nome … la 'rue de la Magdelaine' sarebbe divenuta 'rue Guillaume de Nassau'. Diceva al suo augusto patrono: nulla di più giusto di cacciare una meretrice della Giudea davanti al grande raddrizzatore del fanatismo belga''<ref name="Adolphe Bartels 1836, p. VIII"/>.
===L'esplosiva situazione politica delle province belghe===
L'ascesa del Libri-Bagnano a corte, coincise con l'inasprirsi dello scontento delle provincie meridionali (l'attuale [[Belgio]]) nei confronti del governo 'olandese' di [[Guglielmo I dei Paesi Bassi|Guglielmo I d'Orange-Nassau]]. I motivi di lagnanza erano molteplici<ref>George Edmundson, ''History of Holland'', cap. XXX, [http://www.authorama.com/history-of-holland-1.html].</ref>: il debito pubblico, quasi interamente originato dal pregresso della [[Repubblica delle Sette Province Unite]]; la parità di seggi agli ''Stati Generali'' fra provincie settentrionali e meridionali (55 a testa), a dispetto della maggiore popolazione di queste ultime; l'atteggiamento dei deputati olandesi che votavano, sempre ed in blocco, a favore del governo; il mancato rispetto del dettato costituzionale circa la rotazione fra [[L'Aia]] e [[Bruxelles]] (i deputati si riunirono sempre nella prima); la permanenza all'[[L'Aia|Aia]] di tutti i ministeri; l'assoluta preponderanza di ministri olandesi (sei di sette nel [[1816]], ed ancora nel [[1830]]), dei diplomatici olandesi (30 su 36 nel [[1830]]), degli alti ufficiali olandesi (tutti), delle spese militari (tutte le fabbriche militari erano nei Paesi Bassi), dei funzionari (al ministero dell'interno 117 olandesi ed 11 belgi, alle finanze 59 olandesi e 3 belgi, alle finanze 59 olandesi e 5 belgi); il decreto del 15 settembre [[1819]], che faceva dell'[[lingua olandese|olandese]] la lingua ufficiale del Regno, imponendone la conoscenza per l'ammissione al pubblico servizio.
Senza contare la strenua opposizione della gerarchia cattolica<ref>La questione primigenia riguardò il rifiuto a giurare gli articoli 190 e 193 della Legge Fondamentale: essi comandavano l'assoluta parità fra le religioni del [[Regno Unito dei Paesi Bassi|Regno]] e vennero aggirati solo con la limitazione ''relativamente solo alle questioni civili'': così fece l'arcivescovo di [[arcidiocesi di Mechelen-Bruxelles|Malines]], conte de Méan, tanto che da quel momento molti giurarono ''nel senso del Méan'' (''dans le sens de M. Méan''). Rif.: George Edmundson, op. cit..</ref>, già sollecitata dalla fede protestante della [[Casa d'Orange-Nassau|casa regnante]], ma continuamente inasprita da provvedimenti sciocchi ed impudenti, quali un decreto del [[1819]] che permetteva solo due processioni religiose all'anno, o il (fallito) tentativo di imporre ai seminaristi lo studio in una scuola di Stato<ref>Un decreto del 25 giugno [[1825]] istituiva di [[Lovanio]] un ''Collegium Philosophicum'' (organizzato dallo Stato ed i cui professori erano di nomina regia) seguito da uno del [[1826]] che imponeva ai seminaristi di frequentare tale ''Collegium'' o una scuola superiore pubblica, pena il divieto di prendere gli ordini. Ciò che provocò una crisi dal quale [[Guglielmo I dei Paesi Bassi|Guglielmo I]] uscì solo inviando d'urgenza il De Celles a [[Roma]], ove concluse, nel 1827, un [[concordato]], che rendeva tali obblighi solo facoltativi. Rif.: George Edmundson, op. cit..</ref>.
Tale situazione aveva provocato, a volte, un momentaneo riallineamento dei due 'partiti' belgi: il cattolico ed il liberale<ref>Come accadde, ad esempio, il 21 luglio [[1821]], con l'introduzione di un balzello esoso (il primo anno rese complessivamente 8 milioni di fiorini), noto come ''mouture and abbatage'', ovvero una tassa sul macinato (esatta al mulino) e sulla macellazione (esatta al macello), passata con 55 voti favorevoli contro 51 contrari (tutti belgi). Rif.: George Edmundson, op. cit..</ref>. Ma la crisi di consenso si trasformò in crisi politica nel [[1828]], allorché si assistette ad un deciso riavvicinamento dei due 'partiti', che seppero elaborare un comune programma politico ribattezzato, eloquentemente, ''[[Unionismo (Belgio)|Unione]]'', che ebbe il deciso appoggio del capo della sinistra radicale, il [[Louis de Potter|de Potter]]<ref name="George Edmundson, op. cit">George Edmundson, op. cit..</ref>, sino ad allora un deciso anti-cattolico<ref name="Thomas Gamaliel Bradford 1838">Thomas Gamaliel Bradford, 1838, op. cit..</ref>: un fatto decisamente inusitato per la scena europea dell'epoca.
===La fondazione del foglio quotidiano ''Le National''===
Di fronte alla montante opposizione, il governo stabilì di contrattaccare con una bene organizzata stampa ministeriale<ref name="Charles White, 1835, op. cit">Charles White, 1835, op. cit..</ref>. Vennero effettuati alcuni tentativi: il ''Janus'' di [[Breda (Paesi Bassi)|Breda]], ''L'Observateur'' di [[Namur]], il ''Landsmansvriendt'' di [[Gand]]: non durarono che qualche mese<ref name="Adolphe Bartels 1836, p. VIII"/>.
Il tentativo più impegnativo venne avviato sotto l'egida del ministro della giustizia di [[Guglielmo I dei Paesi Bassi|Guglielmo I]], il [[Cornelius Felix van Maanen|Van Maanen]]. Questi diede inizio alla pubblicazione, a [[Bruxelles]], di un foglio quotidiano, battezzato ''Le National''<ref name="George Edmundson, op. cit"/>.
Ufficialmente, proprietario-editore era tal H. G. Moke, un notabile che, ancora nel 1845, figurava quale professore all'università di Gand (una città fra le più [[Orangismo (Belgio)|orangiste del Belgio]]). Subito, tuttavia, la fondazione venne attribuita al Libri-Bagnano. Tanto che questi ebbe a schernirsene, nel numero del 17 agosto [[1829]], in cui dichiarava: ''Io non sono che uno dei collaboratori per la parte degli esteri, che collabora alla traduzione ed alla tenuta dei conti''. Un'affermazione probabilmente falsa ed imposta dal desiderio di separare il giornale dal suo più bersagliato, e polemico, redattore<ref name="AndréJosephWarzée">André Joseph Alexis Warzée, op. cit..</ref>.
Ad ogni buon conto, i memorialisti sono concordi nel registrare che Libri ''fondò … Le National''<ref name="LeBibliophileBelge" />, ovvero ''fonda e dirige Le National''<ref name="Dungen 2004"/>, ovvero era il direttore o, altrove, ''l'editore de Le Nationale''<ref name="Charles White, 1835, op. cit"/>. Anzi, egli avrebbe superato la concorrenza di un primo candidato: Victor-Donatien de Musset-Pathay, letterato e padre di un più noto scrittore. Ma questi dovette soccombere di fronte alla volontà del [[Guglielmo I dei Paesi Bassi|re]], che impose la scelta del Libri-Bagnano<ref name="Dungen 2004"/>.
Il primo numero apparve il 16 maggio [[1829]]<ref>André Joseph Alexis Warzée, ''Essai historique et critique sur les journaux belges'', Bruxelles, 1845 [http://books.google.it/books?id=Y2FAAAAAIAAJ&pg=PA87&dq=libry-bagnano&lr=&as_brr=1#PPP7,M1].</ref><ref>Altre fonti parlano del ''settembre 1828''. Rif.: Pierre Van den Dungen, 2004, op.cit..</ref>. Dopodiché la pubblicazione prese a migliorare: inizialmente stampato su un foglio, lo fu qualche volta su otto pagine; diviso inizialmente in due colonne, lo fu poi su tre); venne sempre stampato con cura e buona carta<ref>La fonte dice:''Carta e stampa di lusso'', ma occorre relativizzare alla cattiva qualità dei torchi e della carta, che caratterizzava i giornali dell'epoca. Rif.: André Joseph Alexis Warzée, op. cit..</ref>, ma il formato venne ingrandito a partire dal 16 ottobre [[1829]]. Un progresso che segnala l'ampia disponibilità di risorse finanziarie.
===Una linea editoriale strettamente 'ministeriale'===
Non si trattava, infatti, di un organo qualunque, bensì del ''principale giornale ministeriale''<ref name="Thomas Francis, op. cit">Thomas Francis, op. cit..</ref>. Anche il motto stampato in prima pagina (''Verité, varieté''<ref name="AndréJosephWarzée" />) voleva segnalare un segno dissonante rispetto alla stampa belga, che al[[l'Aia]] percepivano come compattamente anti-governativa.
La linea editoriale de ''Le National'' era difendere la politica di [[Guglielmo I dei Paesi Bassi|Guglielmo I]] e del suo governo<ref name="François-Xavier Feller, op.cit"/> (laddove fosse possibile distinguere). Lo fece, però, con particolare assenza di duttilità: ''la minima critica di un qualunque atto del governo era rappresentata da Le National come un attentato alla dignità reale''<ref name="Adolphe Bartels 1836, p. VIII"/>. Anche gli osservatori più equanimi non potevano che rimarcare: ''il [[servilismo]] mostrato verso il ministro della giustizia Van Maanen … così servile''<ref name="Charles White, 1835, op. cit"/>.
Non solo, Libri-Bagnano non rinunciò a sostenere la politica reale anche in materia di religione: era entrato ''nei ranghi dei nemici della Chiesa'',<ref name=":1" /> preparando, per ''Le National'', articoli che ''contenevano degli attacchi diretti od indiretti contro la religione, la Chiesa, il clero''<ref name="Ibidem"/>, sino a divenir famoso, fra l'altro, anche ''per i suoi scritti irreligiosi''.<ref name=":3" />
Si trattava di argomentazioni ''così contrarie al punto di vista della Chiesa e della nazione … che tanto l'editore che il giornale divennero oggetto della generale esecrazione del pubblico''<ref name="Charles White, 1835, op. cit"/>, attirandosi l'ostilità più esplicita da parte dei Belgi<ref name="François-Xavier Feller, op.cit"/>.
Resta qualche dubbio circa l'effettivo ruolo del Libri-Bagnano in una conduzione del giornale tanto estremista: anni più tardi, nel corso del funerale del conte, l'officiante poté dissociarlo da ''tutto ciò che il pubblico aveva creduto emanato da lui, fra l'altro gli articoli di giornale, e specialmente quelli de Le National, che erano redatti da un altro, ma alla cui pubblicazione egli collaborò''.<ref>Il passaggio si riferisce esplicitamente agli articoli che ''contenevano degli attacchi diretti od indiretti contro la religione, la Chiesa, il clero''. Ma sembra volersi estendere all'intera produzione del giornale. {{Cita|''L'Ami de la religion'', n. 2619}}.</ref> Anche un fiero denigratore, scrisse che il giornale era ''creato dal re e redatto di solito nel suo gabinetto''<ref name="Adolphe Bartels 1836, p. VIII" />.
Fatto si è che il ministero fu ''compiaciuto del tono dei suoi articoli, lo prese sotto la propria protezione''<ref>Foreign Quarterly Review, op.cit..</ref>: il conte prese, così, ad essere considerato il ''principale avvocato della causa governativa''<ref name="Charles White, 1835, op. cit"/> e ''l'agente ed il pubblicista prediletto dal re dei Paesi-Bassi''<ref name="Ludovic Lalanne, op.cit"/>.
===Uno stile polemico diretto ed aggressivo===
Lì dove il contributo del conte è innegabile, è nello stile polemico dei suoi articoli: ''uno scrittore brillante e caustico, ben capace di portare la sfida polemica nel campo avversario''<ref name="George Edmundson, op. cit"/>, un ''italiano …di indubbia capacità''<ref name="Charles White, 1835, op. cit"/> che utilizzava ''un linguaggio cinico e personale'' che degenerò in uno ''scontro mortale'' con i giornali liberali uno scontro mortale<ref name="Charles White, 1835, op. cit"/>:
{{citazione|difendeva energicamente il governo ed attaccava gli scrittori liberali con un grado di acume, che questi ultimi non erano sempre in grado di eguagliare con mera dialettica. Cosicché alla fine la polemica fra i partiti degenerava in una serie di duri attacchi personali. |Charles White, 1835 }}
===La ripresa delle notizie circa la sua passata condanna in Francia===
Allorché la guerra fra i giornali salì di tono, [[Louis de Potter|de Potter]] non esitò<ref name="Dungen 2004"/> a far giungere da [[Lione]] l'atto della sua precedente condanna<ref name="FQR">Foreign Quarterly Review, op. cit..</ref>, pubblicandone gli estremi, il 14 agosto [[1829]].<ref>Ovviamente sul ''Courrier des Pays Bas''. Rif.: Charles White, 1835, op. cit..</ref>
Non si trattava affatto, però, di una notizia nuova. Già nel mese di aprile [[1825]], proprio a [[Bruxelles]] Libri-Bagnano, aveva dato alle stampe, per discolparsi, una memoria intitolata ''Lettera di un esiliato a Sua Maestà il re di Francia''<ref>''Lettre d'un banni à sa Majesté le roi de France''. Una contraddizione flagrante con la menzogna della ‘scoperta', tanto che una fonte belga si preoccupava di annotare: ''lì si presentava come una vittima di una grande ingiustizia politica e giudiziaria, ma senza spiegare con nettezza le sue cause'': era evidentemente impossibile negare che Libri-Bagnano aveva presentato i fatti''Le Bibliophile belge'', 1846, op. cit..</ref>, una pubblicazione che lo rese ''così famoso in Francia per le sue disavventure giudiziarie''.<ref name=":3" /> Non solo: la notizia era già ben nota a [[Bruxelles]] sin dal [[1822]], anno in cui, proprio in quella città, venne pubblicata la citata ''Galerie historique des contemporaines'', ove venivano riportate in dettaglio le accuse, la condanna e, addirittura, ci si attardava a descriverne il portamento in aula<ref name="Jullian 1822" /> con tono tali da ''sembra credere alla sua innocenza''<ref name="LeBibliophileBelge" /> come ricorda il compilatore della ''Le Bibliophile belge'', stampata, proprio a Bruxelles, nel [[1846]]. Già quando venne scelto per ''Le National'', la scelta ''sconcertò i ministri, per i precedenti di Libri-Bagnano<ref name="Dungen 2004" />'': dunque, ne erano informati persino all'[[L'Aia|Aia]]. In definitiva, è lecito concludere come siano da considerare false le affermazioni che attribuiscono la 'scoperta' del passato da carcerato del Libri-Bagnano ai giornali di opposizione del [[1829]]: essi si limitarono a rivangarle. Tanto è vero che persino il [[Adolphe Bartels|Bartels]], il quale esplicitamente mente scrivendo che all'epoca dell'arrivo del Libri-Bagnano a [[Bruxelles]] ''nessuno conosceva i suoi precedenti'', non può, nemmeno lui, evitare di aggiungere ''se non il [[Louis de Potter|de Potter]]''<ref name="Adolphe Bartels 1836, p. VIII" />. Non fu affatto un caso, quindi, che le vicende del [[1829]] coincisero con la ''definitiva separazione del conte dal De Potter''.<ref name=":0" />
Libri-Bagnano reagì da par suo: i suoi articoli sul giornale cominciarono ad essere firmati come il carcerato, il galeotto, il falsario; tacciava gli avversari (che lo insultavano) ''di ribelle! Bugiardi! Straccione! Anarchici! Ed ingrati traditori!''<ref name="Charles White, 1835, op. cit"/>. Non sembra, però, che avesse perso il favore del governo<ref name="FQR" /> che, d'altra parte, era perfettamente a conoscenza della situazione.
===L'appariscente fortuna economica===
Un secondo punto di attacco ebbe a che fare con l'apparente fortuna economica del Libri-Bagnano: aveva preso alloggio in una casa distinta, in uno dei principali punti di passaggio<ref name="FQR" />: rue de la Madeleine;<ref name=":1" /> una condizione insolita per un esule, che diede spazio a spesse polemiche: ''L'Italiano … fa soldi delle proprie catene … Il dotato villano diviene ricco con il suo servizio al dispotismo''<ref name="Thomas Francis, op. cit"/>. I giornali di opposizione vennero lanciati alla ricerca di una spiegazione, quanto più losca, tanto meglio. La traccia d'indagine era suggerita dalla circostanza che ''Le National'' aveva, allora, ''il monopolio delle comunicazioni ufficiali e delle comunicazioni diplomatiche'':<ref name="Adolphe Bartels p. XIII">{{Cita|Adolphe Bartels, ''op. cit.''|Capitolo XIII, ''Procès et condamnation de De Potter, Tielemans, Bartels et Le De Neve. - Attitude de la chambre. - Loi contre la presse. - Dépôt au greffe de pétitions. - Guillaume, Van Maanen et Libri en liesse. - Procès et acquittement de Claes.'', pp. 179-180}}.</ref> si trattava, quindi, di indagare ogni traccia di finanziamento governativo al giornale.
Tale ricerca si collegò ad un vecchio oggetto di polemica: il credito, iscritto nel bilancio dello Stato per un milione di fiorini, volto all'incoraggiamento dell'industria nazionale, noto come ''million de l'industrie''<ref name="FQR" /> ('il milione di fiorini per l'industria'). Si trattava di un 'credito straordinario', iscritto fra le 'esigenze impreviste'<ref name="Charles White, 1835, op. cit"/> e, in quanto tale, esso veniva votato ogni anno dagli Stati Generali. Conseguentemente, era costantemente oggetto di interesse giornalistico e politico: ma tale interesse si scontrava con l'assoluta reticenza del governo, che di quel, pur ingente, credito non volle mai rendere conto al parlamento (gli Stati Generali)<ref name="FQR" />. Ne nacque un mistero, reso tanto più fitto dalla circostanza che ogni anno il credito veniva iscritto nel bilancio dello Stato come uscita secca, mentre si sapeva che detti capitali venivano, a volte, rimborsati e, comunque, fruttavano interessi<ref name="Charles White, 1835, op. cit"/>. E il mistero che circondava tali spese produsse il sospetto che servisse per corruzione politica e spese segrete<ref name="George Edmundson, op. cit"/>: a farne le spese fu il Libri-Bagnano.
Verso la fine del [[1829]], il ''Courrier Belge'' pubblicò documenti che provavano l'impiego di parte dei fondi del ''million de l'industrie'' a favore del Libri-Bagnano: tre versamenti (30 000 fiorini il 20 giugno [[1827]], 30 000 fiorini il 2 giugno [[1828]], 25 000 fiorini il 23 luglio [[1829]]), tutti portavano a margine l'annotazione ''geheim'' (segreto).<ref>L'articolo è redatto in stile sarcastico: ''La seconda camera aveva domandato al governo che gli si facesse conoscere, in dettaglio, l'impiego del million de l'industrie'': Van Tets ha ritenuto di rispondere che non si aveva tempo per dare le informazioni domandate. Visti i grandi impegni del ministro delle finanze, abbiamo creduto degno di buoni cittadini fare per lui quelle ricerche richieste dalla Camera. Riferimento: {{Cita|Adolphe Bartels, ''op. cit.''|Capitolo X, ''Du repétitionnement.'', p. 112}}.</ref> Tale cifra varia largamente, a seconda delle fonti: arrotondata a ''100 000 fiorini''<ref name="Charles White, 1835, op. cit"/><ref name="Thomas Francis, op. cit"/>, ovvero fatta salire ''sino a 100 000 o 160 000 fiorini''<ref name="FQR" />, addirittura ''sino alla concorrenza di 300 000 fiorini'' per il [[Adolphe Bartels|Bartels]];<ref name="Adolphe Bartels 1836, p. VIII"/> poche le fonti che la registrano correttamente<ref name="Charles White, 1835, op. cit"/>. In realtà è ragionevole che le cifre del ''Courrier Belge'' fossero corrette: gli 85 000 fiorini facevano 180 000 franchi:<ref name=":4">{{Cita|Adolphe Bartels, ''op. cit.''|Capitolo X, ''Du repétitionnement.'', p. 112}}.</ref> da qui, forse, la confusione delle cifre, nel fuoco della polemica giornalistica. Si giunse ad affermare, mentendo, che ''in alcuni casi il denaro è stato dato apertamente''<ref name="FQR" />.
Tali accusero vennero credute, poiché suonarono ''come una conferma dei sospetti che avevano sempre interessato questo istituto''<ref name="DemetriusCharlesdeBoulger">Demetrius Charles de Boulger, op.cit..</ref>. Un esito paradossale, per un provvedimento di spesa che aveva portato grandi benefici alle manifatture e dei commerci delle province meridionali<ref name="Charles White, 1835, op. cit"/>. Se fossero o meno fondate, sono pochissime le fonti che ne dubitano<ref>''Se fossero o meno fondate, è difficile dire''. Rif.: Charles White, 1835, op. cit..</ref>. Ma, a ben vedere, i memorialisti non insistono sul possibile arricchimento personale, quanto, piuttosto, sulla concorrenza sleale: ''la più grande parte dei fondi … servirono ad acquistare a [[Parigi]] presse e caratteri da stampa''<ref name="Adolphe Bartels 1836, p. VIII"/>. Peraltro, quando, un anno più tardi, al conte vennero distrutti l'abitazione e la libreria, egli considerò l'evento ''il suo disastro'':<ref name=":1" /> segno che non aveva messo molto altro da parte.
Resterebbe solo da annotare come la questione del ''million de l'industrie'' e lo ''scandalo Libri-Bagnano'' rappresentassero solo due dei molti cavalli di battaglia della stampa di opposizione: l'organo del [[Louis de Potter|de Potter]], il ''Courrier des Pays-Bas'', insisteva anche sulla condotta del [[Guglielmo II dei Paesi Bassi|Principe d'Orange]], e sull<nowiki>'</nowiki>''inconcepibile influenza del Libri-Bagnano''. Non mancò nemmeno, come nelle più classiche vicende giornalistiche, un, ormai dimenticato, ''affare dei diamanti''.<ref name="Adolphe Bartels p. IX">{{Cita|Adolphe Bartels, ''op. cit.''|Capitolo IX, ''De l'opposition extra-parlamentaire.'', p. 94}}.</ref>
===Il crescente odio popolare===
L'oggetto di questi attacchi non era, comunque, tanto diretta contro l'individuo quanto contro il giornale. In quanto espressione della politica governativa nelle provincie irrequiete, il foglio:
{{citazione|benché assai lontano da possedere l'influenza che avrebbe meritato, se condotto con altri mezzi, purtuttavia aveva considerevole peso sia in patria che all'estero. Era importante, quindi, indebolire e controbilanciare i suoi effetti. Forse nessun metodo più certo poteva essere trovato che attaccare i precedenti di Libry-Bagnano ed esporre una parte sfortunata e dannata della sua vita passata|Charles White, 1835 }}
Il nome di Libri-Bagnano era divenuto ''l'emblema di tutto ciò che vi era di vile e degradato … ed ogni accusa che gli veniva portata, non importa quanto terribile o falsa, era presa per vera senza un attimo di esitazione'', sino a costruire, nei suoi confronti, ''un terribile pregiudizio''<ref name="Charles White, 1835, op. cit"/>. È a questi frangenti che va fatta risalire la gran copia di insinuazioni che ne circondano la memoria: dal plausibile ''agente del re d'Olanda''<ref name="ReferenceC"/>, agli xenofobico ''schiavo italiano''<ref name="Thomas Francis, op. cit"/> ed ''un intrigante italiano''<ref name="Adolphe Bartels 1836, p. VIII"/> a ''il forzato,''<ref name="Adolphe Bartels p. XIII"/><ref name="Adolphe Bartels p. IX" /> pamflettaro (''pamphlétaire'')<ref name="Dungen 2004"/>, ''un avventuriero''<ref name="DemetriusCharlesdeBoulger" />, a ''cosiddetto conte di Bagnano''<ref>Louis Leconte, op. cit..</ref> ai dettagli fisici: ''i suoi capelli rossi, i suoi bassi rossi ed irsuti, il suo viso di una bruttezza rimarchevole, intriso di astuzia, di acume e di malvagità, gli davano l'apparenza di [[Asmodeo]] che usciva dalla boccetta ove era rimasto a lungo imprigionato''<ref name="LeBibliophileBelge" />. Complimenti peraltro estesi alla famiglia di origine: ''uno dei membri della quale [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]] designa sotto il nome di "Traditore"''<ref name="ReferenceC"/>.
In definitiva, la campagna di aggressione condotta dalla stampa di opposizione ebbe successo:
{{citazione|Tale era il violento pregiudizio contro il ministro Van Maanen ed il Bagnano, che l'articolo più abile, la conclusione più logica, l'asserzione più veritiera, non producevano altro effetto che aumentare la generale avversione per l'editore.|Charles White, 1835 }}
Libri-Bagnano era ''appena meno odiato del Van Maanen … considerato alla stregua di un suo portavoce''<ref name="Charles White, 1835, op. cit"/> e la reputazione de ''Le National'' rasa al suolo. Tanto che un commentatore di parte olandese poté giudicare, ex post, la sua nomina come ''un atto di quasi incomprensibile follia''<ref name="George Edmundson, op. cit"/>. Per portare solo un altro esempio: durante la sessione degli Stati Generali, a fine [[1829]], all'[[L'Aia|Aia]] giunsero molte petizioni ed almeno una (firmata dal decano della cittadina fiamminga di [[Roeselare|Roulers]], dal clero e dalla popolazione) domandava esplicitamente la cacciata del favorito, Libri-Bagnano.<ref name=":4" />
===Un ruolo di polizia?===
A questa massiccia campagna diffamatoria, va fatta risalire un'ultima accusa. Il [[Adolphe Bartels|Bartels]],<ref>[[Adolphe Bartels]] (1802-1862), nato luterano ma convertito al cattolicesimo nel 1823, venne esiliato con il De Potter: rientrato a [[Bruxelles]] dopo la [[Rivoluzione belga|rivoluzione]] del [[1830]], divenne redattore di differenti giornali liberal-repubblicani. In questi anni redasse ''Les Flandres et la Révolution belge'', del 1834, e ''Documens Historiques sur la Révolution Belge'', Bruxelles, del 1836. Anni in cui la ''damnatio memoriae'' del Libri-Bagnano era data per scontata.</ref> la fonte che più insiste nell'elevare il ruolo del Libri-Bagnano da pubblicista governativo a 'favorito' di [[Guglielmo I dei Paesi Bassi|Guglielmo I]], è il solo ad informarci che il conte avrebbe assunto, persino ufficialmente, dei compiti di polizia: ''era stato incaricato della polizia delle poste e della sorveglianza dei tribunali. Tutte le lettere sospette erano aperte, lette e copiate nel suo gabinetto''.<ref name="Adolphe Bartels p. IX"/>
Egli svaluta, però, l'informazione, caricandola di espliciti significati polemici: il ''disonore'' del governo ''così avvilito da confidare le più importanti funzioni a dei simili agenti'', l<nowiki>'</nowiki>''impudenza del Libri-Bagnano'' che '' non si dava pena di nascondere questo agire''.<ref>Cita anche un episodio gustoso: ''un negoziante, la cui corrispondenza era stata consegnata agli investigatori del re e delsuo consigliere intimo, corse un giorno da quest'ultimo, e gli rimproverò, con la più viva indignazione, di violare i depositi affidati alla buona fede pubblica. Replicò il forzato: E come volete, mascalzone, che io possa prendere conoscenza delle vostre lettere, senza aprirle''. Riferimento: {{Cita|Adolphe Bartels, ''op. cit.''|Capitolo IX, ''De l'opposition extra-parlamentaire.'', p. 94}}.</ref> Tanto che, in assenza di altri riscontri e tenuto conto della ''verve'' polemica del memorialista, nonché della ''damnatio memoriae'' che aveva colpito il Libri-Bagnano, la notizia non può essere ritenuta attendibile.
==Il processo al De Potter==
===La politica di Guglielmo I===
L'impopolarità del Libri-Bagnano era un ottimo indice di quella del governo. Aggravata, principalmente, dall'''[[Unionismo (Belgio)|Unione]]'' fra cattolici e liberali, che si espresse in una prima 'Petizione Nazionale'<ref>Ma le petizioni furono 'moltissime', Rif.: Thomas Gamaliel Bradford, Encyclopædia Americana: a Popular Dictionary, Appendix: Belgium since 1830, Londra, Philadelphia, 1838 [http://books.google.it/books?id=exwPAAAAYAAJ&pg=RA5-PA373&dq=libry-bagnano&lr=&as_brr=1].</ref>, indirizzata a [[Guglielmo I dei Paesi Bassi|Guglielmo I]].
Questi, nel corso del [[1829]], fece diversi tentativi di riavvicinare i cattolici al governo<ref>Con la pubblicazione del ''pamphlet'': ''Allocuzione al clero ed ai cattolici dei Paesi-Bassi sull'empietà delle dottrine liberali e costituzionali'', accompagnata da istruzioni segrete agli uffici di polizia, perché questa opera ''nell'interesse della buona causa, non desse luogo a processi, se vi era presa''. Ma senza risultati apprezzabili. Rif.: Henri Schuermans, ''Code de la presse ou commentaire du décret du 20 juillet 1831'', Bruxelles, 1861. [http://books.google.it/books?id=T8YLAAAAYAAJ&pg=PA50&dq=libry-bagnano&lr=&as_brr=1#PPA3,M1]. Cita ''La Ville Rebelle, ou les Belges au Tribunal de l'Europe'', L'Aia, 1831.</ref>, ma senza alcun successo, anzi: nell'ottobre del 1829 il cattolico ''Courrier de la Meuse'' raccomandava un universale rifiuto di pagare le tasse<ref name="Thomas Gamaliel Bradford 1838"/>. Poi, il sovrano scese nelle provincie meridionali per una visita di Stato, nel corso della quale, sebbene bene accolto, non volle evitare di definire le richieste espresse dalle petizioni 'comportamento infame' (''une conduite infâme'')<ref name="George Edmundson, op. cit"/>.
Uno degli oggetti principali delle petizioni era l'abolizione della vigente 'legge sulla censura', contraria alla Legge Fondamentale, ma in vigore dal [[1815]]. Nel corso della sessione, all'[[L'Aia|Aia]] degli Stati Generali, i deputati cattolici belgi [[Charles de Brouckère|de Broukère]] e [[Étienne de Gerlache|de Gerlache]] ne misero ai voti l'abolizione: bocciata, l'8 dicembre [[1829]], con il voto compatto dei deputati olandesi. [[Guglielmo I dei Paesi Bassi|Guglielmo I]] ne fu tanto lieto da pubblicare, tre giorni più tardi, un 'reale messaggio' in cui dichiarava la Legge Fondamentale una concessione della corona e la legge sulla stampa un argine necessario alla stampa libera che ''recava confusione nello Stato''<ref name="George Edmundson, op. cit"/>. Confermava il sistema di amministrazione sin lì seguito, unico per le provincie meridionali e settentrionali<ref name="Thomas Gamaliel Bradford 1838"/>. Non solo: descriveva gli autori delle petizioni come ''fanatici'' e la stampa di opposizione come organo di ''una rivolta faziosa ed animata dalla religione'' ''contro un governo paterno''<ref name="Thomas Francis, op. cit"/>. Nel testo i contemporanei intravidero la mano del Libri-Bagnano, dal momento che gli autori delle pacifiche petizioni venivano definiti ''malcontents'': un termine caro a ''Le National''<ref name="Thomas Francis, op. cit"/>.
La provocazione si trasformò in un'umiliazione, quando il ministro della giustizia [[Cornelius Felix van Maanen|Van Maanen]] emise una circolare<ref name="George Edmundson, op. cit"/> che imponeva a tutti i funzionari pubblici di dichiarare la propria adesione al suddetto proclama reale: quelli che rifiutarono vennero sommariamente dimessi.
Per tutta reazione, alla fine di dicembre i deputati belgi imposero (55 voti contro 52) il respingimento del bilancio dello Stato. Salvo, pochi giorni dopo, approvare una seconda proposta di Bilancio, che non menzionava l'odiato balzello sul macinato ed il macellato (la menzionata ''mouture and abbatage'').
L'umiliazione si trasformò, infine, un grave errore politico, allorché il [[Guglielmo I dei Paesi Bassi|sovrano]], volle riaffermare la propria autorità, emettendo, l'8 gennaio [[1830]], un 'reale decreto'<ref name="George Edmundson, op. cit"/> che licenziava, dai loro incarichi nella funzione pubblica, sei deputati belgi di opposizione. Un atto palesemente vendicativo, non degno di un monarca, e del tutto inutile, dal momento che i deputati belgi avevano dimostrato di essere animati da intenzioni tutt'altro che estremiste. Estremista, semmai, era la concezione 'tardo-assolutistica' di [[Guglielmo I dei Paesi Bassi|Guglielmo I]].
===La 'sottoscrizione nazionale' proposta dal De Potter===
Fu a quel punto che [[Louis de Potter|de Potter]] diede fuoco alle polveri. Cominciò assalendo il 'reale messaggio' dell'11 dicembre: articoli sul ''Courrier des Pays-Bas'' ed un ''pamphlet''<ref>''Lettre de Démophile au Roi'' (Rif.: George Edmundson, op. cit.)</ref> sostennero che i diritti della dinastia non precedevano ma discendevano dalla Legge Fondamentale e che, quindi, i diritti dinastici non erano indipendenti dal consenso nazionale<ref name="Adolphe Bartels p. IX"/>. Le due parti avevano probabilmente entrambe torto, in quanto tutto quanto (Stato, diritti dinastici, Legge Fondamentale e conseguenti diritti) derivavano tutti ed esclusivamente dall'accordo delle grandi potenze, sancito con il [[Congresso di Vienna|Trattato di Vienna]] del [[1815]]. Tuttavia la sfida era particolarmente ardita, in quanto investiva non più il governo (come era stato sino a quel momento), bensì direttamente il sovrano: [[Guglielmo I dei Paesi Bassi|Guglielmo I]] non voleva tollerare oltre.
Non fu necessario attendere molto<ref name="George Edmundson, op. cit"/>: [[Louis de Potter|de Potter]] assalì anche il 'reale decreto' dell'8 gennaio, pubblicando, il 31 gennaio [[1830]], l'appello per una sottoscrizione nazionale volta ad indennizare i sei deputati licenziati dai loro posti pubblici. Condito da un generico appello ad un 'atto nazionale di unione', i cui membri si obbligassero a resistere al governo in ogni maniera non opposta alla legge<ref name="Thomas Gamaliel Bradford 1838"/>. [[Louis de Potter|de Potter]] venne fermato, ma, il 3 febbraio il ''Courrier Belge'' (insieme ad altri quattro o cinque giornali) pubblicò un'analoga lettera firmata dal De Potter<ref name="Adolphe Bartels p. XIII"/>.
L'indomani 4 febbraio le sue carte vennero sequestrate. L'8 febbraio, giungeva dall'[[L'Aia|Aia]] l'ordine del [[Van Maanen]] di arrestare anche il Tielmans (la cui corrispondenza con De Potter era stata letta dopo il sequesto), Coché-Mommens, editore del ''Courrier des Pays-Bas'', Vanderstraeten, editore de ''Courrier Belge'', de Neve, stampatore de ''Le Catholique''<ref name="Adolphe Bartels p. XIII"/>, [[Adolphe Bartels|Barthels]], editore de ''Le Catholique''<ref name="George Edmundson, op. cit"/>. E venne immediatamente istruito il processo.
===Il pesante intervento del Libri-Bagnano===
Già il 4 febbraio, Libri-Bagnano scriveva su ''Le National'' che ''questo affare gli sembrava non poter sfuggire all'azione dei tribunali''.<ref>Erano intervenuti anche due fogli governativi minori, il ''Journal de Gand'' e la ''Gazette des Pays-Bas'' suggerendo contro gli imputati un'accusa di truffa, applicando l'art. 405 del codice penale, che recitava: ''Chiunque … [persuadendo] dell'esistenza di false imprese ... si sarà fatto rimettere dei fondi … sarà punito … ''. Riferimento: {{Cita|Adolphe Bartels, ''op. cit.''|Capitolo XIII, ''Procès et condamnation de De Potter, Tielemans, Bartels et Le De Neve. - Attitude de la chambre. - Loi contre la presse. - Dépôt au greffe de pétitions. - Guillaume, Van Maanen et Libri en liesse. - Procès et acquittement de Claes.'', pp. 179-180}}.</ref> Sulla base di questa frase si diffuse la diceria che Libri-Bagnano non fosse solo a conoscenza degli arresti, ma che avesse addirittura redatto, lui stesso, i capi d'accusa<ref name="Adolphe Bartels p. XIII" />.
Un'asserzione non provata, più probabilmente una calunnia, che si sosteneva, però, presso l'opinione pubblica, in ragione della circostanza che il conte fosse ''l'unico avvocato del [[Cornelius Felix Van Maanen|Van Maanen]]''<ref name="DemetriusCharlesdeBoulger" />. E che, comunque, non intimorì il toscano. Anzi, nei giorni successivi perse ogni prudenza e diede libero sfogo alla sua ''penna sarcastica ed avvelenata''<ref name="Charles White, 1835, op. cit"/>. Incitava gli inquirenti: ''colpite e colpita senza requie … colpite nel vivo, poiché la cancrena, lo sfacelo corrodono il corpo sociale''<ref name="Adolphe Bartels p. XIII"/>. Eppoi, ancora: ''Non è lontano il giorno in cui il 'Courrier des Pays-Bas' e 'Le Catholique' predicheranno nel deserto … Bisogna farla finita con questa banda di serpenti … Mettiamo ai Belgi la camicia di forza, mettiamo loro la museruola come ai cani''<ref>{{Cita|Adolphe Bartels, ''op. cit.''|Capitolo XIII, ''Procès et condamnation de De Potter, Tielemans, Bartels et Le De Neve. - Attitude de la chambre. - Loi contre la presse. - Dépôt au greffe de pétitions. - Guillaume, Van Maanen et Libri en liesse. - Procès et acquittement de Claes.'', pp. 179-180}}, il quale, però, nel precedente cap. VIII, pp. 75-77, attribuisce la frase ''bisogna mettere la museruola ai Belgi, come ai cani'' ad un periodo precedente, ovvero ''all'avvicinarsi della sessione dell'Aia e della seconda petizione''. Nulla esclude, comunque, che la frase sia stata ripetuta.</ref> ed impartire ''la disciplina della frusta''<ref name="Thomas Gamaliel Bradford 1838"/>.
È questo episodio (ben più delle molte calunnie sul suo travisato passato o la supposta corruzione), che permette di concordare con il giudizio del White<ref name="Charles White, 1835, op. cit"/>: ''il metodo'' della stampa governativa ''accrebbe, anziché ridurre, l'obiettivo che cercava di abbattere'' … ''anziché offrire supporto al governo, questo giornale … contribuirono gravemente alla sua caduta''<ref name="Ibidem"/>. [[Adolphe Bartels|Bartels]] considerava che ''Le National'' ''valse un'armata all'opposizione rivoluzionaria''.<ref name="Adolphe Bartels 1836, p. VIII"/>
===La condanna inflitta al de Potter===
Nel frattempo proseguiva il processo: inizialmente gli accusatori aveva pensato al delitto di ''attentato contro la vita o la persona dei membri della famiglia reale'',<ref>Art. 87 del codice penale: ''L'attentato od il complotto contro la vita o la persona dei membri della famiglia reale, ed il cui obiettivo sia, o la distruzione od il cambiamento del governo o dell'ordine disuccessione al trono, ovvero di eccitare i cittadini o gli abitanti ad armarsi contro l'autorità reale, saranno puniti con la morte''. Riferimento: {{Cita|Adolphe Bartels, ''op. cit.''|Capitolo XIII, ''Procès et condamnation de De Potter, Tielemans, Bartels et Le De Neve. - Attitude de la chambre. - Loi contre la presse. - Dépôt au greffe de pétitions. - Guillaume, Van Maanen et Libri en liesse. - Procès et acquittement de Claes.'', pp. 179-180}}.</ref> che comportava la pena di morte. Poi, più saggiamente, si ripiegò sul caso in cui ''le dette provocazioni non siano state da alcun effetto'', che comportava l'esilio.<ref>Art. 102 del codice penale: ''Saranno puniti come colpevoli di crimini e complotti menzionati nella presente sezione, tutti coloro che, sia con discorsi tenuti nei luoghi o riunioni pubbliche, sia con affissioni, sia per scritti stampati, avranno eccitato direttamente i cittadini o abitanti a commetterli. Non meno, nel caso in cui le dette provocazioni non siano state da alcun effetto, i loro autori saranno semplicemente puniti con l'esilio''. Rif.: {{Cita|Adolphe Bartels, ''op. cit.''|Capitolo XIII, ''Procès et condamnation de De Potter, Tielemans, Bartels et Le De Neve. - Attitude de la chambre. - Loi contre la presse. - Dépôt au greffe de pétitions. - Guillaume, Van Maanen et Libri en liesse. - Procès et acquittement de Claes.'', pp. 179-180}}.</ref> Infatti, nel maggio [[1830]], [[Louis de Potter|de Potter]] venne condannato ad otto anni di esilio, [[Tielemans]] e [[Barthels]] a sette, De Nève a cinque<ref name="Thomas Gamaliel Bradford 1838"/>.
La condanna venne attribuita alla volontà, certamente ostile, del [[Cornelius Felix Van Maanen|Van Maanen]], già oggetto di generale riprovazione<ref name="George Edmundson, op. cit"/> (il ministro, ''veniva attaccato con furia fanatica, dai principali giornali del partito cattolico e liberale''<ref>Thomas Gamaliel Bradford, 1838, op. cit., che pure, con una lieve imprecisione, attribuisce il fenomeno già all'autunno [[1829]].</ref>) e, insieme ad un 'reale decreto' del 21 giugno [[1830]] che faceva dell'[[L'Aia]] la sede della corte suprema di giustizia<ref name="George Edmundson, op. cit"/>, creò le condizioni politiche per l'imminente [[Rivoluzione belga|rivoluzione]].
===L'insurrezione di Bruxelles===
Nei giorni precedenti la [[Rivoluzione belga|rivoluzione]], venne rinvenuta per [[Bruxelles]] la scritta: ''Abbasso Van Maanen, morte agli Olandesi, abbasso Libri-Bagnano e Le National''<ref name="George Edmundson, op. cit"/>. La rivolta ebbe inizio proprio con l'assalto alle sue proprietà<ref name="FQR" />: nella notte fra il 25 ed il 26 agosto 1830<ref name="AndréJosephWarzée" />, all'uscita dal [[Teatro de la Monnaie]], degli spettatori gridarono: 'Chez Libri'. ''Sono alcune decine, dall'aspetto borghese''<ref>Charles Mackintosh, ''Révolution belge, 1830'', Bruxelles, H. Remy, 1831, p. 10. Citato in Pierre Van den Dungen, op. cit..</ref>. La piccola folla si diresse, anzitutto, agli uffici de ''Le National'', con l'attigua libreria<ref name="Charles Mackintosh, op. cit">Charles Mackintosh, op. cit..</ref>. Questi erano chiusi quando la folla li assalì<ref name="DemetriusCharlesdeBoulger" />. Le finestre<ref name="DemetriusCharlesdeBoulger" /> e le porte del giornale furono scassate, i torchi di stampa fracassati, il materiale della stamperia distrutto<ref>F.Ritties, Histoire du Règne de Louis-Philippe Ier, 1830-1845, Parigi, 1855 [http://books.google.it/books?id=23TdK5ac6IkC&pg=PA142&dq=libry-bagnano&lr=&as_brr=1].</ref>. Tanto che l'ultimo numero de ''Le National'' porta la data del 26 agosto ed il numero 236-237<ref name="AndréJosephWarzée" />.
Dopodiché venne proposto di attaccare l'abitazione stessa del Libri-Bagnano, poco oltre sulla Rue de la Madeleine<ref name="DemetriusCharlesdeBoulger" />, nei pressi dell'attuale ''Galerie Bortier''<ref>Eretta nel [[1847]], Rif.: http://www.eurobru.com [http://www.eurobru.com/monum053.htm].</ref>,: avendo forzato l'ingresso, la casa venne saccheggiata a fondo, i mobili gettati per strada e distrutti dalla folla<ref name="DemetriusCharlesdeBoulger" /> e con le tende venne fatto un [[bandiera francese|tricolore francese]]<ref>F. Ritties, op. cit..</ref>. L'opera fu talmente metodica che, dell'intero edificio, restarono solo i muri esterni.<ref name="FQR" />
==Il terzo esilio: i Paesi Bassi==
===Accolto da re Guglielmo I===
Libri-Bagnano, avvisato per tempo, si era messo in salvo<ref name="DemetriusCharlesdeBoulger" />. Ma, ''ovunque minacciato, braccato come il simbolo dell'odiato potere''<ref name="Charles Mackintosh, op. cit"/> si rifugiò nei Paesi Bassi. E fece bene: nel mese successivo alla sua fuga da Bruxelles, lì le sue caricature si trovano un po' ovunque<ref name="FQR" />.
Si rifugiò, come logico, nei [[Paesi Bassi]]: cominciava così il terzo esilio del conte, quello definitivo, che si sarebbe protratto sino alla morte.<ref name=":0" /> Qui [[Guglielmo I dei Paesi Bassi|re Guglielmo]] si mostrò generoso con lui,<ref name=":1" /> assegnandogli una pensione<ref name="François-Xavier Feller, op. cit"/>. Che ne avesse un gran bisogno, lo testimonia la lettura del testamento lasciato dal conte: egli definisce la fuga da [[Bruxelles]] ''il suo disastro''.<ref name=":1" />
===L'ultima grande polemica===
Il favore del monarca non deve, tuttavia, essere sopravvalutato: il ruolo del Libri-Bagnano rimaneva quello del pubblicista d'assalto, al servizio della corte. E, infatti, ''continuò a scrivere''<ref name="LeBibliophileBelge" /> brochure e dei giornali, tanto ostili all'indipendenza e alla stessa nazione belga<ref name="ReferenceC"/> che, ormai, le fonti lo classificavano come ''pubblicista olandese''<ref name="Joseph Marie Quérard, op. cit"/>.
Particolare importanza ebbe un ''pamphlet'' uscito sotto lo pseudonimo di 'Mysochlocrate'<ref>Fa (solitaria) eccezione il Charles White (1835, op. cit.) che si limita ad annotare che il ''pamphlet'' 'gli venne attribuito'.</ref>: ''La Ville Rebelle, ou les Belges au Tribunal de l'Europe'' del [[1831]]<ref>Seguita da ''Une courte réponse à M. Le Général-Major Comte de Bylandt'', L'Aia, H.P. De Swart, 1831. Citata da Jean-Baptiste Nothomb, ''Essai historique et politique sur la révolution belge'', Bruxelles, 1834. [http://books.google.it/books?id=c9sBAAAAYAAJ&pg=PA39&dq=libry-bagnano&lr=&as_brr=1#PPP9,M1].</ref> o 1830<ref name="LeBibliophileBelge" />. Scritto di getto, esso costituì, indubbiamente, la sua 'vedetta'<ref name="LeBibliophileBelge" />.
Il ''pamphlet'', anzitutto, descriveva l'infedeltà dei Belgi in termini ontologici: ''il fatto è che il governo del re incontrò forte opposizione ai suoi provvedimenti e resistenza ai suoi atti, dalla prima fondazione del regno''<ref>Giorgio Libri-Bagnano, ''La Ville Rebelle'', citata in: Charles White, 1835, op. cit..</ref>. Si trattava, dunque, di ''un popolo indegno di vivere sotto le leggi''. Dalché discendeva l'improrogabilità di una risolutiva prova di forza<ref>Giorgio Libri-Bagnano, ''La Ville Rebelle'', citata in: Jean-Baptiste Nothomb, 1834, op. cit.</ref>:
{{citazione|Che i Belgi siano sottomessi con la forza delle armi: che essi lo siano con una sottomissione piena, intera, assoluta, senza alcuna condizione di alcuna specie e i più senza promesse, né espresse né implicite, che possano far loro intravedere delle concessioni per un'epoca più lontana. (...). | }}
Una proposta, questa, che non si discostava dall'azione che il governo del[[l'Aia]] avrebbe messo in pratica di lì a poco (il 2 agosto [[1831]]), dando inizio a una campagna militare, passata alla storia come '[[campagna dei dieci giorni]]'<ref>Edouard Ferdinand de la Bonnière, vicomte de Beaumont-Vassy, ''Histoire de mon temps: première série, régne de Louis Philippe''-''Livre septième'', Parigi, 1855.</ref>.
Libri-Bagnano, semmai, esagerò, come suo solito, nel caricare i toni:
{{citazione|questi giornalisti infami, sia in abito talare sia in abito civile, che hanno preparato la ribellione ... quelli che hanno comandato il saccheggio e l'incendio o che li hanno diretti ... quelli che hanno organizzato, diretto, comandato la resistenza alle armi reali ... impiccateli. <br /> Se [[Bruxelles]] resisterà di nuovo … accerchiatela e bruciatela sino alle fondamenta e che una piramide di bronzo eterno, piena di ossa e di ceneri, si elevi nel posto stesso del palazzo degli Stati Generali, per insegnare alle generazioni future dove fu Bruxelles| }}
===Una relativa oscurità===
Con la sua vita avventurosa, Libri-Bagnano si era conquistato un posto nella storia del giornalismo politico europeo: ''così famoso in Francia per le sue disavventure giudiziarie e in Belgio per i suoi scritti irreligiosi e per la sua fedeltà a re Guglielmo''.<ref name=":3" /> Per fare un solo esempio: alla sua morte l'Arcivescovado di Parigi ritenne la notizia così importante, da dedicarle ben due articoli: il 26 gennaio<ref name=":3" /> e il 23 febbraio [[1836]].<ref name=":1" />
Purtuttavia, gli ultimi anni della sua esistenza dovettero trascorrere abbastanza oscuri, tanto che:
* Alcune fonti sbagliano la data della morte, anteponendola, al dicembre [[1834]], o nel gennaio [[1835]]<ref name="ReferenceC"/>.
* Il governo dei Paesi Bassi, infatti, pur non rinunciando affatto a una rivincita, adottava una retorica assai meno vendicativa e più realistica, ben espressa dal proclama del [[Guglielmo II dei Paesi Bassi|Principe d'Orange]], il primo giorno della '[[campagna dei dieci giorni]]': ''nessun desiderio di conquista o di vendetta … il re, mio padre, mi invia senza alcun altro scopo che ottenere delle condizioni giuste ed eque per la separazione fra le province che gli sono rimaste fedeli e quelle che si sono sottratte al suo dominio. Noi facciamo la guerra per accelerare lo stabilimento di una pace durevole''<ref>Edouard Ferdinand de la Bonnière, 1855, op.cit..</ref>. Accadde così che ''La Ville Rebelle'' venisse disapprovata dal ''Journal de la Haye''<ref name="Jean-Baptiste Nothomb 1834">Jean-Baptiste Nothomb, 1834, op. cit..</ref>, un foglio semi-ufficiale del governo dei Paesi Bassi.
* Non solo: la pensione, che [[Guglielmo I dei Paesi Bassi|re Guglielmo]] ''gli fece, e ha prolungata sino alla sua morte'',<ref name=":1" /> venne finanziata dal sovrano con i fondi della propria ''cassetta'',<ref name=":1" /> ovvero con le proprie dotazioni personali: un segno di privilegio ma, d'altronde, anche di distacco da parte della politica governativa. Tanto che lo stesso conte, nel proprio testamento, sembra voler sottolineare la circostanza che la pensione ricevuta dopo la fuga da [[Bruxelles]] era dovuta al sovrano.<ref name=":1" />
* Infine, nell'omelia tenuta al suo funerale, l'officiante non trovò di meglio che presentarlo come '' persona non oscura e sconosciuta, ma che, nella sua carriera politica, aveva fornito a molti materia per far parlare di sé'':<ref name=":1" /> ben poco, se avesse effettivamente occupato il posto di ''uno dei servitori più devoti del re d'Olanda''<ref name="Joseph Marie Quérard, op. cit"/>, che alcune fonti<ref>Joseph Marie Quérard, op. cit.. Risente, probabilmente, più dei passati splendori a [[Bruxelles]] che della presente condizione di esule, reduce da una missione decisamente fallimentare. D'altra parte Quérard è talmente male informato da ricordarlo ''redattore [a Bruxelles] di un giornale il cui titolo ci sfugge''</ref>, ancora nel [[1833]], gli attribuivano.
Dopo il [[1832]], la ''verve'' polemica e la stessa figura del Libri-Bagnano, dovettero cominciare a creare imbarazzo al[[l'Aia]], che si vedeva ormai costretta a scendere a patti con l'appena intronizzato [[Leopoldo I del Belgio]], dopo il fallimento dell'invasione militare del [[Belgio]] (tentata nel [[1831]] e bloccata dall'intervento armato francese) e la successiva iniziativa franco-britannica, che portò al blocco dei porti olandesi e all'ingresso in [[Belgio]], il 15 novembre [[1832]], di un'armata francese comandata dal [[Étienne Maurice Gérard|maresciallo Gérard]] che pose l'assedio alla grande cittadella di [[Anversa]], l'ultima ancora controllata dagli olandesi nelle provincie meridionali, costringendola a capitolare il 25 dicembre [[1832]], dopo venti giorni di durissimo bombardamento<ref>Edouard Ferdinand de la Bonnière, ''Livre neuvième'', 1855, op. cit..</ref>.
Lo stesso Libri-Bagnano, nel ristampare ''La Ville Rebelle'' a Parigi, ebbe la cautela di mutarne il titolo nell'assai più neutro ''La Belgique en 1830-Documents pour servir à l'histoire de son insurrection'' e a rivederne il testo<ref name="Jean-Baptiste Nothomb 1834"/>. Contemporaneamente, egli si preoccupava di inviare una petizione, indirizzata al nuovo sovrano di [[Monarchia di Luglio|Francia]], [[Luigi Filippo di Francia|Luigi Filippo]], ad invocare una revisione dei vecchi processi e dell'esilio comminatogli nel [[1825]]<ref>La petizione è, infatti, conservata nel carteggio delle sue carte processuali. Rif.: SÉRIE BB MINISTÈRE DE LA JUSTICE, op.cit..</ref>.
===La riconciliazione con la Chiesa cattolica===
Fu, quindi, un esule divenuto ormai scomodo a ricevere, verso la [[Pasqua]] del [[1835]], una lettera dal ministro olandese [[Melchior Goubau d'Hovorst|Goubau d'Hovorst]], che gli testimoniava il proprio pentimento per aver condotto una politica ostile alla [[Chiesa cattolica]]<ref name="François-Xavier Feller, op. cit"/>. Un invito, sembrerebbe, che il Libri-Bagnano decise di accogliere, dandone notizia ai propri conoscenti.
Il 21 novembre seguente fece testamento, il 1º gennaio [[1836]] morì nella sua casa di [[Amsterdam]]. Pochi giorni dopo si tenne il funerale, in una delle poche cappelle cattoliche allora tollerate in quella [[Amsterdam|città]]: alla presenza di ''persone di distinzione'' l'officiante diede lettura del testamento: premessa la riconoscenza a Guglielmo, il conte ritrattava ''tutto ciò in cui aveva potuto ferire la religione, la Chiesa, il clero, sia con i suoi scritti, sia con i suoi atti'' e concludeva pedonando ''tutti i suoi nemici, come sperava che essi lo perdonassero''.<ref name=":1" />
Quest'ultima preghiera, tuttavia, non venne affatto esaudita: anni più tardi ''Le Bibliophile belge'' irrideva tale tarda conversione: ''morì come un cappuccino ... la paura è, di tutte le cose che convertono, la più efficace''<ref name="LeBibliophileBelge" />. Ben più equanime, il giornale dell'[[arcidiocesi di Parigi]] benediceva ''il Dio della grazia che egli aveva fatto a un uomo distinto per nascita e spirito, ma che si era smarrito a causa delle idee del suo secolo e dell'esercizio delle circostanze''.<ref name=":1" />
==Il Figlio==
Oltre che nella biografia del conte, ''La Ville Rebelle'' rappresenta uno snodo anche della memoria che di lui si è conservata: a partire, grossomodo, dal 1835, le fonti lo ricordano come ''padre dell'illustre geometra''<ref name="LeBibliophileBelge" />: il giovane figlio [[Guglielmo Libri-Carrucci della Sommaia|Guglielmo]] era, effettivamente, divenuto celebre a [[Parigi]], ove si era conquistato un posto di rilievo nell<nowiki>'</nowiki>''intellighenzia'' della [[Monarchia di Luglio]]. Alla sua ormai consolidata fama si deve, probabilmente, che persino il [[Adolphe Bartels|Bartels]], accanito denigratore del padre, non potesse esimersi dal registrare che appartenesse ''ad una distinta famiglia di Firenze'':<ref name="Adolphe Bartels 1836, p. VIII" /> forse l'unica considerazione non insultante in pagine e pagine scritte al [[curaro]].
==Memoria==
Sino alla metà del [[XX secolo]] la storiografia nazionale belga lo ha ricordato come ''condannato per mano del tribunale'', il ''cosiddetto conte di Bagnano … già ufficiale francese condannato per mano del tribunale''<ref name="Louis Leconte 1945"/> al fine di perseguire ragioni polemiche assai pressanti: ad esempio il più volte citato [[Adolphe Bartels|Bartels]] si preoccupava di sottolineare (ed accrescere grandemente) le malefatte del Libri-Bagnano per ''insegnare agli stranieri, ancora troppo prevenuti in favore del governo olandese, come ci trattava il re d'Olanda, i suoi amici e valletti''.<ref name="Adolphe Bartels 1836, p. VIII" />
Una campagna denigratoria tanto massiccia da annullare, sostanzialmente i pochi giudizi equilibrati: ''un Italiano di indubbia capacità ma di dubbi antecedenti''<ref name="Charles White, 1835, op. cit"/>; ''uno scrittore brillante e caustico, ben capace di portare la sfida polemica nel campo avversario. Ma i suoi precedenti giocavano contro di lui e egli divenne secondo, nell'odio popolare, al solo Van Maanen''<ref name="George Edmundson, op. cit"/>.
Con l'andare dei decenni, tale tradizione denigratoria si è conservata intatta, seppur volta a finalità nuove: meglio celebrare l'attitudine dei redattori "eroi della libertà" e, specialmente, quella del [[Louis De Potter|De Potter]]<ref name="Dungen 2004"/>. E, come tale, si è congelata sino ai giorni presenti.
==Memoria: l'interpretazione del Risorgimento italiano==
Coperta d'infamia, tuttavia, la pubblicistica del Libri-Bagnano non venne del tutto dimenticata, in [[Belgio]]. E, anni più tardi, si leggevano ancora alcuni passaggi, meno orticanti per la cultura belga. Un caso rilevante riguarda l'assoluto pessimismo maturato dal conte riguardo al popolo [[italia]]no<ref>Revue belge et étrangère, ''La Question Romaine'', Bruxelles, 1859. [http://books.google.it/books?id=T8YLAAAAYAAJ&pg=PA50&dq=libry-bagnano&lr=&as_brr=1#PPA3,M1]. Cita ''La Belgique en 1830-Documents pour servir à l'histoire de son insurrection'', Parigi.</ref>:
{{citazione|di alcuni secoli in ritardo rispetto a quell'elevazione morale che una nazione deve raggiungere prima di essere lasciato a sé stessa (…) sedici milioni di forsennati (…) nello stato attuale degli spiriti e dei lumi in Italia lasciarla a sé stessa sarebbe accendere un terribile incendio che invaderà l'Europa (…) libertà associata all'ordine, mai; nazione indipendente, mai; forme costituzionali, mai e mille volte mai'', a causa della tendenza degli Italiani a ''sgozzare il loro vicino per la gran gloria della patria o della Vergine (…) imbecilli fanatici che preferiscono cento volte vedere bollire tutti gli anni il preteso sangue di [[San Gennaro]] piuttosto che guadagnare, con il proprio lavoro, ciò che serve a vivere| }}
Una tesi, questa, che costituisce un trascurato prototipo del pregiudizio anti-italiano nella cultura [[Europa|europea]] e che poteva essere assai ben accolta in un Belgio che, in quegli anni, forniva centinaia di [[zuavi]] a [[Papa Pio IX|Pio IX]]: il nerbo di quell'esercito che vinse a [[battaglia di Mentana|Mentana]], per, poi, farsi battere a [[battaglia di Castelfidardo|Castelfidardo]] ed a [[Presa di Roma|Porta Pia]].
==Opere==
* Books-Nabonag, ''Des malédictions romaines'', Bruxelles, Hayez, febbraio 1826.
* Books-Nabonag, ''Des récompenses nationales'', Bruxelles, Hayez, febbraio 1826.
* ''Un Banni-Lettre d'un banni à Sa Majesté le roi de France'' (un esiliato), Bruxelles, Voglet, 23 aprile 1825.<ref name="M. Aug Scheler 1863">M. Aug Scheler, ''Bulletin du Bibliophile Belge'', Bruxelles, 1863.</ref>
* ''Un Cioyen des Pays-Bas-risposta al generale barone de Richmant, deputato dell'Allier'', Bruxelles, Van Kempen, 1829.<ref name="M. Aug Scheler 1863"/>
* Georges Libri-Bagnano, ''De l'autocratie de la Presse'', l'Aia, 1834.
* Georges Libri-Bagnano De la tendance industrielle, imprimée à la Hollande, depuis la rébellion de la Belgique, Amsterdam, 1835. .
* ''La vérité sur les Cent Jours, principalement par rapport a la renaissance projetée de l'empire Romain - Par un Citoyen de la Corse'', Bruxelles, H. Tarlier, Libraire-Éditeur, rue de la Montagne. 1825. DC239.V516 1825. Ripubblicato in italiano, nel [[1829]], con il titolo di ''Delle cause italiane nell'evasione dell'imperatore Napoleone dall'Elba'', pubblicato a [[Bruxelles]].
* ''Réponse d'un Turc à la Note surla Grèce, de M. le vicomte de Chateaubriand, membre de la Societé en faveur des Grecs'', Bruxelles, Mayet, 1825. Le edizioni seguenti portano il titolo ''Appel d'un Turc'', ecc.
* ''Lettre d'un proscrit italien à M. De Chateaubriand'', Parigi, Chaigneau figlio maggiore, 1828.
* ''Le Concordat, le Code pénal e les Turcs. Par le neveu d'un évêque'', Bruxelles, Wodon, 1828.
* ''La Vérité sur les marchés Onvard e les traités de Bayonne'', Bruxelles, Turlier, 1826, Bruxelles, Galaud et C, 1827.
Il [[Jean-Baptiste Nothomb|Nothomb]] (unica fra le fonti) gli attribuiva anche opere seguenti<ref name="Jean-Baptiste Nothomb 1834"/>:
* ''La Belgique e l'Europe-précis des évènemens arrivés dans le royaume des Pays-Bas pendant la période de 1815-1831''.
* ''La diplomatie du guet-à-pens-Lord Ponsonby à Bruxelles'', pubblicato con lo pseudonimo di abbé Van Geel.
* ''La guerre pendant la paix-l'avenir de l'Europe révélé par l'attentat d'Anvers, suivi d'un court exposé des actes de férocité commis par les Belges, et des preuves de leur inévitable banquerote''.
Ha lasciato manoscritti ''Traité des Prisons, ou Pensée d'un mort''<ref name="ReferenceC"/>.
==Note==
<references/>
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[[Categoria:Giornalisti belgi]]
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