Utente:Cirillo747/Sandbox: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Pagina sostituita con ' <br />'
 
(3 versioni intermedie di uno stesso utente non sono mostrate)
Riga 1:
'''TORRE MANGERI'''
 
<br />
Nei primi giorni sul 1454 la Serenissima Repubblica di Venezia decise d'invadere con il suo esercito il territorio mantovano, affidato il comando al contestabile Giovanni della Massa, che forzo il blocco presidiante del Gonzaga, il 17 Gennaio 1454.
 
Durante queste scorrerie, anche la terra posta sul confine lungo il fiume Chiese, dove stavano i luoghi fortificati della Serenissima Repubblica, spesso troppo esposti si trovarono coinvolti in scorrerie notturne a preda di bottino da parte della gente mantovana e milanese.
 
Casalmoro, comune soggetto alla grande Fortezza asolana, fu costretto a subire i danni del più forti, con la distruzione del suo vecchio maniero edificato dal Gonzaga nel 1419, oltre alla demolizione delle Torri e di cascinali, edificati dal Visconti lungo la confinale Fossa Regia (Magna).
 
Tra queste, la ROCCA edificata dai Visconti nel 1362, usata per granaio e presidio doganale.
 
A ricordare questa partecipazione di resistenza e di fedeltà è lo stesso Doge Francesco Foscari nella sua Ducale del 15 Luglio 1454 inviata al Gran Consiglio dei 40 nobili asolani, quando premiava anche la fedeltà dei Casalmoresi, garantendo loro, la ricostruzione della ROCCA con un presidio, oltre ad essere inserita nel “Secondo Capitalo” dei Privilegi. Infatti, si concordava anche un Governo locale con Due Deputati pubblici delegati, di rango nobile, che potessero partecipare anche al Gran Consiglio di Asola.
 
Perduto il piccolo CASTELLO di proprietà dei Gonzaga, edificato nel 1419, che ancora stava lontano dal centro abitato di Casalmoro, per l’abbandono dei suoi presidianti, a seguito della sua distruzione-Il Senato Veneto in data 25 Maggio 1458, decise di fortificare la Città di Asola, per trasformarla in una grande e solida FORTEZZA di confino, mentre le Ville a lei soggetta: CASALPOGLIO, ACQUASFREDDA, CASALMORO, CASTELNUOVO, CASALOLDO, CASALMORO e PIUBEGA, dovevano ospitare nuore ROCCHE, dove poter ospitare dei presidi militari permanenti al comando di fedeli Capitani.
 
Diroccato e dimenticato il vecchio castello dei Gonzaga, preda notturna di continui furti di “quadrelli”, ecco che nel 1461, a seguito delle riparazioni, CASALMORO, come in altri presidi, arrivarono nuove famiglie Bresciane e Venete come: Ferrero, (Ferrari) Conti, Costa, Domino ecc. a seguito dei presidianti al comando del cap. Comin Mangero.(Mangeri). (ASMN B. 96) Famiglie che poi saranno ammesse nel 1469 alla Cittadinanza asolana on la rappresentanza di un Deputato.
 
Ricostruita la ROCCA sul confine bresciano lungo la FOSSA REGIA (Magna), che nasceva alle “Bocche”(Carpenedolo), questa sarà denominata dai Casalmoresi “CASOT..”, in forma dispregiativa, perché sicuramente, dalle promesse avute, non era come si aspettasse, anche il perché il presidio militare, doveva vivere e bivaccare in tende sul prato e non alloggiato. Infatti, la ROCCA FORTIFICATA edificata nel 1460-1461, fu munita di un piccolo ingresso pedonale, senza un fossato perimetrale.
 
Lamentele che sì sciolsero nelle vicende e l’espandersi del lavoro, oltre alla pace del popolo protetto dal dominio della Repubblica che non mancò di far continuare il lavoro della bonifica, quello nella cava della locale del salnitro, della rassega e del mulino e della concia del pellame.
 
Una situazione che trasformerà l'intera topografia del paese attorno al 1475, quando si cercò di bonificare nuovo terreno verso nord-ovest, togliendola alla golena del fiume Chiese, che permetterà lo sviluppo dell’attuale centro abitato di Casalmoro sul lato nord ovest della ROCCA, che si spostava per varie ragioni di sicurezza dall’isolato luogo dove stava la Pieve di S. Faustino e Giovita.
 
Nuovi problemi militari, sorsero nel 1482 quando il capitano della ROCCA (Casot) detta poi anche “Casot del Moro”, un capitano veneziano (?) la difendeva con gente armata di lance e corsaletti, chiamando a se gli abitanti, in caso di un'invasione della gente mantovana, oltre a far scavare un più ampio e profondo fossato perimetrale attorno alla ROCCA alimentandolo con acque della Fossa, attraverso un a chiusa "serradore", oltre a creare un piccolo ponte levatoio. (presente nelle foto del 1966).
 
Chi fosse questo capitano non lo sappiamo, anche se lo stemma che si trova sul cornicione della gronda ci dice che appartenga al MANGERO, mentre si menziona un certo notaio e capitano Raphael de Bertucci (Bertuzzi) di Corte Bertuzzi (Castelgoffredo) arrivato per ordine del Gonzaga a seguito nella nuova occupazione. Infatti, questo nobile Capitano sarà poi incaricato di governare una seconda ROCCA posta lungo il Naviglio nei pressi di Corte Ca di Marco. (Doc. Sergio Bologna).
 
Rioccupato Casalmoro il 15 Ottobre 1482 e l'intero territorio dalla gente del Duca di Calabria, per conto del marchese di Mantova, e posta in stato d'assedio la vicina Città di Asola, con la partecipazione ed il tradimento del Podestà bresciano Calzavaglia di Asola durante la notte de l 29 Ottobre 1482, il Gonzaga da subito, a spese della Comunità, fece restaurare anche i ruderi del suo vecchio castello edificato nel 1419 trasformandolo in un cascinale per soggiornarvi durante il periodo della caccia, oltre che riprendersi la proprietà, creando nuovi edifici sul lato sud est trovandosi nei pressi della nuova ROCCA.
 
Fortificò e riparò, anche i danni della ROCCA, mentre privò la Chiesa di S. Faustino dei suoi antichi benefici. In questo modo, anche il Comune di Casalmoro, fu privato del suo presidio militare Veneto, che sostituiva il Capitano Mangero con il suo fidato capitano Bertucci.
 
Nel 1543 trovo che la ROCCA fu ceduta al Deputato Adrian Mangeri, (?) che rimarrà stranamente presente con uno Stemma nobiliare fino ai giorni nostri, mentre non è inserito nella nobiltà Asolana e Lombarda negli inventare del 1823. (Bertuzzi Armando DIZIONARIO ARALDICA ASOLANA (inedito).
 
 
'''FOSSA MAGNA'''
 
Dai documenti, la fossa Magna, fu scavata per ordine del Duca Bernabò Visconti di Milano nel 1367 per delimitare il suo confine col territorio bresciano, sfruttandone delle sorgive alle porte di Carpenedolo.
 
Lo studioso don Spada di Carpenedolo nel suo studio pubblicò diversi inediti documenti.
 
Con questa fossa i Visconti volevano segnare i loro confini, e impedire l’improvviso assalto dei loro nemici, come l’esperienza aveva dimostrato nel triennio 1354- 1357, quando essi ebbero le sconfitte di Castiglione e quella di sanguinosissima di Montichiari.
 
La narrazione di Matteo Villani trova conferma in alcuni documenti dell’archivio Vescovile di Brescia. Esiste un atto del 21 Aprile1361 aprile che dice_ “… Rozia Magna” scavata nel territorio Cremonese, e altri due nel 12 e 13 Giugno 1373, che indicano questa Fossa già realizzata come linea di difesa del territorio Bresciano. Contro il Ducato di Milano troppo grande, si erano più volte collegati i principi italiani, e nell’anno 1373 per la settima volta essi stringevano come in una morsa da Oriente e da Occidente i territori di Bernabò r di Gian Galeazzo riuniti nella difesa. Bernabò avendo visto che le milizie di Amedeo VI di Savoia si erano spinte fino a Ghedi, voleva bloccare tra il fiume Oglio e le fortificazioni bresciane che si trovavano sulla linea della fossa bresciana. Bernabò, scriveva a Lodovico Gonzaga: “.. i nemici nostri si trovano oggi a Ghedi, terra bresciana, e domani i loro capi intendono passare la fossa di Brescia, ma noi qui abbiamo gente di presidio, pronti a operare il loro danno…”. Tre giorni dopo nuovamente al Gonzaga scriveva: “… Le genti nemiche si trovano a Leno, e le nostre sono a Montichiari, pronte a procurare loro gravi danni nel transito della fossa del territorio bresciano..” ( Luigi Osio. Doc. Dipl. ASMI. Vol.1 Milano 1864.)
 
Quindi, la fossa Magna di Bernabò era già esistente nel 1373.
 
Nasceva per uso strategico militare e possibile fonte di guadagno per le casse del Visconti verso coloro che volevano farne uso irriguo, o alimentare dei mulini con delle macine.
 
Nel 1507 il percorso di questa Fossa Regia viene descritto durante un processo con Comino Torelli fu Francesco di Lonato, ed ivi abitante, di anni 75 che dice: “….Quando nui di Lonato tolemo fora l’acqua della nostra Seriola per curarla, quelli di Carpenedolo sisemo, per questo ho inteso da loro, che el cala anche l’acqua della sua seriola…”. ( BS AS . Territorio mazzo 156, p.50 fasc. Montechiaro Carpenedolo. Diritti selle acque Fossa Magna). Questo testimonia che le acque della Fossa Magna arrivavano fino ad Asola passando per Montichiari, Carpenedolo Acquafredda e Casalmoro, da non confondersi con la Fossa Lonata, scavata più tardi sempre dal Bernabò. (Lonato Arc Com. perg. N.78 del 21 2 26 novembre 1364)
 
Il Mangini nella sua Storia Asola del 1722, ripresa integralmente dal Deputato Antonio Ricciardi del 1509, parla di questa Fossa Magna riferendosi a Bernabò Visconti aggiungendo: “…. Si levò dal Serraglio di Mantova col suo seguito e si venne ad accampare nell’Asolano da Casaloldo a Casalmoro ove le sue genti commisero tutte scelleratezze e infiniti danni et per renderla più forte Asola et anche per difendersi dalli suoi nemici, fece fare la Fossa Grande, che conduce l’acqua ad Asola et ora serve per li mulini da macinar grani e principiò a farla dal lago di Garda sin a Montichiaro, e da detto luogo sin a Carpenedolo et Acquafredda ed indi ad Asola e la fece sboccare ove hora sono le fosse della Rocca verso Porta Fuori ove nelle altre parti erano paludi, nelle quali si scaricavano le acque di detta fossa in specie dalla parte sud di Cidrea hora detta Cicognara per il che da quella parte fece forte la terra, atteso che con dette acque formava un gran lago, che si univa alle acque del Chiese verso occidente et con un taglio fatto all’opposta ripa, principiò un’altra gran fossa che ora è chiamata Fossa Reggia di ragione della Comunità tutto che possessa indebitamente da alcuni particolari confinanti e seguitò ….”.
 
Con la sudditanza dei Gonzaga verso la famiglia del Visconti nel 1380 negoziata dal segretario di corte di Ludovico Gonzaga il noto Bertolino Cappilupi che unì in matrimonio il quattordicenne Francesco Visconti con la tredicenne Agnese Gonzaga, il progetto fu interrotto e la fossa fu usata per uso irriguo.
 
L’intento iniziale, fu anche quello di alimentarlo con le acque del Lago di Garda, oltre a quello di abbassarne il livello del Mincio, per strategie militari volendo conquistare la penisola di Mantova.
 
Con l’ingresso della Repubblica Veneta sull’intero territorio che percorreva, porterà ad un contenzioso sulle proprietà da parte dei Comuni che l’attraversava.
 
Nell’anno 1462 il Comune di Carpenedolo frena il corso dell’acqua, perché finanziò la costruzione di un secondo mulino, (di mezzo) da impiantarsi all’estremo limite meridionale dell’abitato e vicino ad esso costruirà anche una successiva segheria, ancora presente.
 
Essendosi effettuato nella fossa un maggiore contributo di acque per la formazione della Seriola Lametta, le autorità municipali, fecero aprire il nuovo mulino due dugali. In questo modo si restrinsero il corso delle acque, che spesso non arrivavano anche nell’asolano. Su tali novità, protestarono gli Asolani, i quali per queste cause affermavano che la mancanza dell’acqua frenava l’attività dei mulini asolani e quindi la macina dei grani.
 
Tra i due Comuni naque una lite che si concluse con una transazione accordata solo nel 1463. La sua proprietà verrà stabilita con la costituzione di una Convenzione fra i Comuni il 27 Agosto 1463.
 
Il canale irrigava terreni a Carpenedolo ed Acquafredda e successivamente terreni a Casalmoro ed Asola. I sindaci di Asola non. Giacomo Filippo Ravani, fu Federico e nob. Gio. Battista Amicati fu Amigano, con Antonio fu Domenico Bozzola, Antonio Lanfranchi e Stefano Boselli, sindaci di Carpenedolo, stabilirono i seguenti:
 
Nel 1470 sarà estratto dal suo alveo, con una diga, altra acqua per alimentare la fossa fortificatrice della cinta muraria della Fortezza di Asola. Col trascorrere degli anni, il Canale diventato privato.
 
Come dice il Mangini: “.. perché di profitto, utile e comodo a tutti anche quand’esso si fecero soltanto curare e nettare delle immondizie…” (lib.II° vol.III°)
 
Le sorgive della Fossa Magna, iniziano a Carpenedolo considerate sempre abbondanti, nel 1545 permetterà di allargarne il suo letto per renderlo diritto e navigabile col traino di zatte trainate da buoi sulla riva, dopo aver fatto alcuni serratori nel 1568 per evitare l’urto dell’acqua nella fossa del mulino.
 
Nel 1750 Montichiari intercettò le acque provenienti da Lonato e il tratto della “Fossa Magna” di Carpenedolo fu, da allora, alimentato dalle sole sorgive s partire dal fontanone di Sant’Apollonia. E da due affluenti (Seriola Lametta e Fontanone della Scala), che in precedenza formavano paludi a sud ed a est del monte Rocchetta.
 
Poco prima che si immetta nel Chiese la Fossa Magna alimenta il Gambino maestro ovvero le antiche fognature della Fortezza di Asola. Le acque reflue di questo canale sotterraneo si disperdevano un tempo nei prati golenali asolani detti “prà de Gaàrd”, Oggi vanno a finire del depuratore….”
 
Nel 1842 si costruì un ponte in cotto. (Besutti p.467) – (Archivio Comunale B.204)