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{{Bio
|Nome = IldebrandoAttilio
|Cognome = TacconiDepoli
|Sesso = M
|LuogoNascita = SpalatoFiume
|LuogoNascitaLink = Fiume (Croazia)
|GiornoMeseNascita = 122 marzoottobre
|AnnoNascita = 18881887
|LuogoMorte = VeneziaGenova
|LuogoMorteLink =
|GiornoMeseMorte = 301 aprilemarzo
|AnnoMorte = 19731963
|Attività = docentestorico
|Attività2 = storicopolitico
|Attività3 = letteratoeducatore
|Epoca = 1900
|Epoca2 =
|Nazionalità = italiano
|Immagine = IldebrandoAttilio TacconiDepoli.pngjpeg
|DimImmagine = 200
|FineIncipitDidascalia =
|FineIncipit =
}}
== Vita==
Quinto di undici figli (sette femmine e quattro maschi), Ildebrando Tacconi nacque a [[Spalato]] da Vincenzo e Francesca Maria Tommaseo, lontana parente del celebre scrittore [[Sebenico|sebenzano]] [[Nicolò Tommaseo]]. Il padre - medico e per trent'anni direttore dell'ospedale civico di Spalato - era originario di [[Traù]], ove ai primi dell'800 si era trasferito Giuseppe Tacconi, capostipite del ramo dalmata della nobile famiglia Tacconi di [[Pavia]]<ref>Tutte le note biografiche sono tratte dall'ampia introduzione e dalla terza di copertina di {{cita|Tacconi 1994}}.</ref>.
 
== Vita ==
L'anno in cui nacque Ildebrando era ancora vivo l'ultimo [[podestà]] italiano di Spalato: quell'[[Antonio Bajamonti]] a cui Tacconi dedicò in seguito diversi scritti, ricordandolo come uno degli estremi difensori dei [[dalmati italiani]].
Nato da Pasquale e da Enrichetta Schiavon a [[Fiume (Croazia)|Fiume]], all'epoca ''[[corpus separatum]]'' direttamente soggetto alla [[Terre della Corona di Santo Stefano|Corona di Santo Stefano]] nell'ambito dell'[[Impero Austro-Ungarico]], fu fratello minore di Guido, a sua volta noto studioso di storia locale, nonché [[entomologo]] e [[geografo]]<ref>Tutte le notizie biografiche sono tratte da {{cita | Dassovich 1991}} e {{ cita | Cella 1991}}.</ref>.
 
A Fiume frequentò le scuole cittadine e il liceo-ginnasio (''Regio Ungarico Ginnasio Superiore di Stato''). Vinse quindi il concorso per entrare nella Scuola Normale di Budapest, e qui frequentò per quasi due anni la facoltà di lettere. Insofferente dell'ambiente, si trasferì dapprima all'[[Università di Firenze]] e infine a quella di [[Università di Roma La Sapienza|Roma]], ove si laureò nel 1912 con una tesi sul dialetto fiumano, ispirata alle dottrine del [[Wilhelm Meyer-Lübke|Meyer-Lübke]]. A partire dall'anno scolastico 1912-1913 iniziò ad insegnare materie letterarie nelle scuole fiumane.
Presa la maturità classica nel 1906 al ginnasio cittadino, Tacconi si laureò nel 1912 in lettere moderne (romanze) e in filosofia all'[[Università di Vienna]], dopo aver trascorso un periodo di perfezionamento alla [[Università di Parigi|Sorbona]] di [[Parigi]]. Nel 1908 partecipò agli scontri viennesi fra studenti italiani e studenti tedeschi: i primi - fra i quali alcuni dei futuri capi del partito italiano della Dalmazia<ref>Il giovane [[Alcide De Gasperi]] era stato arrestato ad [[Innsbruck]] nel corso di manifestazioni dello stesso tenore, quattro anni prima.</ref> - manifestavano per l'istituzione di un'università italiana a [[Trieste]], mentre i secondi vi si opponevano. Tacconi ne uscì con una clavicola spezzata. Evitando di recarsi in un ospedale pubblico per timore d'essere arrestato, fu curato alla bell'e meglio dal concittadino medico Carlo Pezzoli, per essere poi rispedito a Spalato dalla famiglia.
 
Socio fin dal 1906 del circolo [[irredentismo italiano|irredentistico]] ''La Giovine Fiume'', dopo il suo scioglimento a seguito di una serie di pellegrinaggi patriottici degli italiani dell'Adriatico orientale alla [[tomba di Dante]] a [[Ravenna]] fu fra i fondatori del ''Circolo accademico'' di Fiume, che sostanzialmente continuò l'opera del precedente sodalizio.
A Vienna Tacconi seguì - fra gli altri - le lezioni del [[Wilhelm Meyer-Lübke|Meyer-Lübke]] e del [[Milan Rešetar|Rešetar]], perfezionando nel contempo la sua conoscenza del [[lingua serbo-croata|serbo-croato]], del [[lingua tedesca|tedesco]] e del [[lingua francese|francese]], che parlava e leggeva correntemente. Tacconi era altresì versato nel greco, nel latino, nello spagnolo, nell'inglese e nel russo.
 
Alle elezioni comunali del 1914 venne eletto nelle file degli [[Partito Autonomista|autonomisti]] incarnando al suo interno - assieme ad Armando Hodnig - l'ala dei giovani irredentisti. Fra i suoi primi atti vi fu la contestazione di una serie di deliberazioni adottate dal governatore ungherese di Fiume, [[Amministratori di Fiume|István gróf Wickenburg de Capelló]]. Allo scoppio della guerra con l'Italia, Depoli fu dapprima internato come irredentista nel campo ungherese di [[Kiskunhalas]], poi nel 1917 fu costretto ad arruolarsi e spedito sul [[Fronte orientale (1914-1918)|fronte russo]]. A novembre dello stesso anno fu però rimandato a Fiume a seguito di una malattia. Qui riprese l'insegnamento.
Il suo primo incarico fu quello di docente di italiano e di filosofia al ginnasio di [[Ragusa (Croazia)|Ragusa]] (1912-1918), passando in seguito a Spalato. Nel biennio 1918-1920 - nel pieno delle trattative per la definizione dei confini fra il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] e il neonato [[Regno dei Serbi, Croati e Sloveni]] (RSCS) - Tacconi s'adoperò in ogni modo per assicurare Spalato all'Italia. A seguito del [[Trattato di Rapallo (1920)]], la sua città natale entrò a far parte del RSCS: agli italiani di Dalmazia fu concesso di optare per la cittadinanza italiana senza aver l'obbligo di trasferire la propria residenza, ma gli impiegati pubblici - divenuti stranieri in patria - perdettero il lavoro: Tacconi si trasferì di conseguenza al ginnasio di Zara, come docente di lingua francese.
 
Alla vigilia della dissoluzione dell'Impero Austrungarico, Depoli fu una delle personalità più impegnate nelle attività clandestine che - nell'ambito del duplice e contrapposto irredentismo italiano e croato - si apprestavano a chiedere l'inserimento di Fiume vuoi nel [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], vuoi nel costituendo [[Stato dei Serbi, Croati e Sloveni]] che alla fine del 1918 divenne il [[Regno dei Serbi, Croati e Sloveni]].
A partire dalla fine del 1922, Tacconi iniziò il suo lungo periodo di direzione de «La Rivista Dalmatica», che in brevissimo tempo divenne la principale pubblicazione dedicata ad ogni aspetto culturale, artistico e storico della regione, con un chiaro indirizzo [[irredentismo italiano|irredentista]].
 
Attilio Depoli entrò quindi a far parte del ''Consiglio Nazionale Italiano'' presieduto da [[Antonio Grossich]], che il 30 ottobre 1918 proclamò il desiderio dei fiumani italiani (che in città erano la maggioranza degli abitanti) di unirsi alla Madrepatria, in nome del diritto all'[[audodecisione]] espresso solennemente l'8 gennaio 1918 dal presidente americano [[Woodrow Wilson]] all'interno di un discorso poi chiamato dei ''[[Quattordici punti]]''.
Piegata in pochi giorni la Jugoslavia a seguito dell'[[invasione della Jugoslavia|invasione]] da parte delle [[potenze dell'Asse]], Tacconi accettò la carica di commissario straordinario del governo italiano per il distretto di Spalato: fu insediato il 21 aprile 1941, alla presenza del commissario civile per la Dalmazia [[Athos Bartolucci]], del generale [[Francesco Zingales]] (comandante del Corpo d'Armata celere che aveva occupato la Dalmazia), del senatore [[Antonio Tacconi]] (fratello di Ildebrando), del consigliere nazionale Nicolò Luxardo (zaratino), del presidente della provincia di Zara Antonio Arneri, del podestà di Zara Giovanni Salghetti e del rappresentante del [[Partito Nazionale Fascista|PNF]] Gianfelice. Pochi giorni dopo, Antonio Tacconi venne nominato commissario civile del comune di Spalato<ref>La cronaca di quei giorni convulsi in {{cita|Nardi 1941|pp. 57-65}}</ref>: pur ritenendo l'annessione all'Italia della Dalmazia come l'inverarsi degli antichi ideali degli [[partito autonomista|autonomisti dalmati]], creando un'impropria connessione fra questi ultimi e l'imperialismo fascista<ref>Sulla critica di tale assunto si veda {{cita|Monzali 2007|pp. 311 ss.}}.</ref>, Ildebrando Tacconi condusse il suo incarico con equilibrio<ref>{{cita|Tacconi 1994|Terza di copertina.}}</ref>, terminato il quale si spostò nuovamente a Zara, ove divenne preside dell'Istituto Tecnico Commerciale «[[Francesco Rismondo]]».
 
All'attività politica, Depoli coniugò in quei frangenti un'intensa attività storica e pubblicistica, scrivendo una serie di studi, [[pamphlet]] ed articoli giornalistici a sostegno della posizione annessionistica italiana, espressa nel corso delle trattative nell'ambito della [[Conferenza di pace di Parigi (1919)|Conferenza di pace di Parigi]].
Rifugiatosi a Venezia per sfuggire ai [[bombardamenti di Zara|bombardamenti alleati su Zara]], tornò a rischio della vita nella capitale della Dalmazia per effettuare le consegne della Cassa e dei documenti dell'Istituto, definitivamente spostandosi a Venezia prima dell'ingresso delle truppe jugoslave in città (31 ottobre 1944). A Venezia continuò la sua carriera scolastica come preside: prima all'Istituto Magistrale «[[Nicolò Tommaseo]]» e infine all'Istituto Tecnico Commerciale «[[Paolo Sarpi]]», andando in pensione nel 1958.
 
Nel periodo dell'[[Impresa di Fiume]] (settembre 1919 - dicembre 1920) Depoli da un lato - assieme ad una parte del Consiglio Nazionale Italiano - cercò di moderare le intemperanze dannunziane e di porre un argine contro le sue "evasioni celebrative e verbali [...] [con] un richiamo costante alla realtà effettuale, alle necessità impreteribili dell'amministrazione efficiente e rispettosa dei diritti dei cittadini, all'esigenza di una certezza del diritto"<ref>{{cita pubblicazione | autore = Enrico Burich | titolo = Ricordo di Attilio Depoli | rivista = Fiume | volume = X | numero = 1-2 | editore = Società di Studi Fiumani | città = Roma | data = gennaio-giugno 1963 }}.</ref>, dall'altro - quando D'Annunzio proclamò la [[Reggenza italiana del Carnaro]] (8 settembre 1920) - vi si oppose recisamente, propugnando il mantenimento della linea annessionistica. Quando infine lo [[Stato Libero di Fiume]] venne costituito in seguito al [[Trattato di Rapallo (1920)|Trattato di Rapallo]] del 12 novembre 1920 fra Regno d'Italia e Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, Depoli si oppose alla cessione a quest'ultimo di [[Porto Baross]], che finora era stato parte integrante del complesso portuale di Fiume.
Ildebrando Tacconi morì a Venezia il 30 aprile 1973.
 
Fece parte del governo provvisorio dello Stato Libero, con la carica di "rettore" all'istruzione pubblica. Alle elezioni per l'Assemblea Costituente fiumana del 24 aprile 1921 si presentò fra i candidati del "blocco nazionale", che in qualche modo riproduceva su scala locale la politica dei [[Blocchi Nazionali]] italiani, contrapposto al blocco degli "autonomisti" (indipendentisti), capeggiati da [[Riccardo Zanella]] e per questo chiamati anche "zanelliani". Le elezioni vennero vinte proprio dai zanelliani che formarono di conseguenza il governo, mentre Depoli fu nominato vicepresidente dell'assemblea. Il 3 marzo 1922 l'ala più intransigente dei nazionali, alla guida di [[Giovanni Host-Venturi|Nino Host Venturi]] e [[Riccardo Gigante]] rovesciò il governo, con l'appoggio dei [[fascismo|fascisti]] locali. Zanella e il suo governo furono costretti all'esilio e ad Attilio Depoli - che non aveva partecipato al colpo di stato - venne chiesto dall'assemblea di assumere le funzioni di capo provvisorio dello Stato o - secondo le sue stesse parole - di "dittatore involontario": ''"Sono il primo ad augurarmi che questo mandato sia di brevissima durata, restando inteso che si riferisce unicamente all'ordinaria amministrazione e che per questioni importanti mi riservo di convocare l'Assemblea"''<ref>{{cita pubblicazione | autore = Attilio Depoli | titolo = Incontri con Facta e Mussolini | rivista = Fiume | volume = IV | numero = 3-4 | editore = Società di Studi Fiumani | città = Roma | data = luglio-dicembre 1952 }}.</ref>
== Opere ==
[[File:La Rivista Dalmatica.png|thumb|right|200px|Copertina de «La Rivista Dalmatica» del marzo del 1939.]]
Ildebrando Tacconi fu uno degli ultimi epigoni della dalmaticità italiana autoctona. Autore prolifico, s'interessò di storia, arte, filosofia, letteratura ed attualità dalmata, mettendosi al servizio dell'idea di "italianità della Dalmazia" oramai apertamente trasformatasi dall'antico autonomismo nel ben diverso [[irredentismo italiano|irredentismo]] nazionalista italiano, teso a dimostrare la primogenitura latina della regione.
 
A quest'idea dedicò tutto sé stesso: preferì rimanere ad insegnare nelle scuole medie superiori della sua terra piuttosto che accettare la cattedra di Slavistica, che un'università italiana gli offrì negli anni '30.
 
Il tema cui tutti i suoi scritti si rivolgono ruotò sempre e comunque attorno alla Dalmazia. La forma esclusiva dei contributi di Tacconi rimase sempre quella dell'articolo specialistico: non si cimentò quindi mai in opere di più ampio respiro, probabilmente per poter pubblicare i suoi scritti nella «Rivista Dalmatica», dedicataria esclusiva dell'intera sua produzione anche quando essa era nata inizialmente per altri scopi, come per esempio una conferenza pubblica.
===La Dalmazia e l'Italia===
Vera e propria ''summa'' del pensiero del Tacconi fu un ampio articolo dal titolo ''Contributo della Dalmazia alla vita e alla cultura italiana'': apparso in una prima versione nel 1941, in coincidenza con l'occupazione della Dalmazia da parte delle truppe italiane, venne in seguito ripreso e molto ampliato nel 1966<ref>{{cita|Tacconi 1994|pp. 529-530 e 839-891}}.</ref>. In questo saggio viene articolata la tesi della "tradizione vigorosamente latina" che accomuna la sua regione natale alla penisola. Ogni aspetto viene analizzato: dall'analisi della presenza della chiesa cattolica in Dalmazia alla lingua, dalla presentazione degli scrittori latini a quella degli scrittori italiani, dalla storia all'arte, dagli apporti scientifici alla stampa periodica. La finalità del Tacconi è quella di mantenere viva - in un afflato apertamente irredentista - la memoria di vicende e personaggi altrimenti dimenticati dagli italiani o addirittura "lasciati" alla Croazia con "sacrificio"<ref>{{cita|Tacconi 1994|p. 839}}.</ref>:
{{quote|...a noi preme soprattutto dimostrare la continuità di una spirituale comunione che si perpetua nei secoli e «mai non resta»|Ildebrando Tacconi, ''Contributo della Dalmazia alla cultura italiana'', 1966}}
 
===Scritti filosofici===
Il tema filosofico occupò una parte importante degli scritti di Tacconi, nel primo periodo della sua vita di studioso (dall'inizio degli anni '20 al 1943). In quest'ambito rientrano i suoi saggi sullo spalatino [[Giorgio Politeo]] (1924) e sul [[Comisa|comisano]] [[Antonio Petrich]] (1927-1928). Tacconi si confrontò spesso col pensiero e le opere del [[Ragusa (Croazia)|raguseo]] [[Ruggero Giuseppe Boscovich]] (vari saggi fra il 1928 e il 1937, con una ripresa fra il 1959 e il 1960), da lui considerato il massimo pensatore della Dalmazia. All'opera dei ragusei [[Benedetto Stay]] e [[Nicolò Vito di Gozze]] Tacconi dedicò svariati scritti negli anni '30<ref>Da ricordarsi in particolare un trittico di densi articoli dedicati al primo, apparsi ne «La Rivista Dalmatica» fra il 1933 e il 1937, oggi in {{cita|Tacconi 1994|pp. 333-426}}.</ref>, mentre sull'opera del matematico [[Traù|traurino]] [[Albino Nagy]] si concentrò in due diversi numeri de «La Rivista Dalmatica» fra il 1933 e il 1934.
 
===Scritti sull'arte e sugli artisti dalmati===
Tacconi scrisse una trentina di articoli su diversi artisti della sua terra, dai più remoti ([[Radovan (scultore)|Radovan]], [[Giovanni Dalmata]], [[Andrea Alessi (scultore)|Andrea Alessi]] ecc.) ai suoi contemporanei (Bruno de Bersa, [[Tullio Crali]], [[Roberto Ferruzzi]] ecc.). Oltrea all'analisi dell'opera di questi artisti, a Tacconi preme connetterli al ''mare magno'' della cultura e dell'arte italiana: un tema classico nel ''milieu'' culturale dalmata a cavalla fra la seconda metà del XIX secolo e la prima metà del XX, ove intellettuali croati e italiani producevano diversi testi apertamente irredentisti a supporto della propria storia nazionale.
 
===Scritti storici e cronache contemporanee===
La particolare angolazione visiva di Tacconi lo rende un autore imprescindibile per l'analisi del periodo irredentista dei dalmati italiani: la storia per Tacconi non è mai solo l'analisi scientifica delle fonti, ma persegue lo scopo preciso e dichiarato d'essere funzionale agli scopi nazionali della sua gente, appartenente alla patria italiana. Le decine di scritti di carattere storico o cronachistico presentano quindi sempre di fondo questa finalità, sia che si parli di un qualsiasi periodo della storia dalmata che apertamente di irredentismo adriatico.
 
Una notevole mole di lavori è dedicata ai rapporti fra l'Italia e la Dalmazia: sia nella cultura che nella politica, con innumerevoli accenni ai personaggi apertamente italiani della costa orientale dell'Adriatico, quali (in ordine alfabetico) [[Arnolfo Bacotich]], [[Antonio Bajamonti]], [[Antonio Cippico]], [[Arturo Colautti]], [[Alessandro Dudan]], [[Vincenzo Fasolo]], [[Roberto Ghiglianovich]], [[Natale Krekich]], [[Pier Alessandro Paravia]], [[Giuseppe Praga]], [[Oscar Randi]], [[Francesco Rismondo]], [[Giuseppe Sabalich]], [[Nicolò Trigari]], [[Luigi Ziliotto]] e altri; o legati alla storia di quelle terre, come (in ordine alfabetico) [[Bruno Coceani]], [[Gabriele d'Annunzio]] (apertamente lodato dal Tacconi in diversi articoli), [[Giovanni Giuriati]], [[Enrico Millo]] e altri.
 
Altro tema particolarmente caro a Tacconi fu quello dei rapporti fra Italia e Jugoslavia, e più in generale fra gli italiani e gli slavi nelle terre dell'Adriatico orientale. Le critiche di Tacconi si spartiscono equamente nella denunzia della politica italiana troppo accondiscendente (a suo dire) nei confronti dei vicini jugoslavi, e contemporaneamente nella denunzia dell'aggressività genericamente jugoslava e specificamente croata (sempre a suo dire) contro l'Italia e contro la memoria della presenza italiana in Istria, a Fiume e in Dalmazia.
 
===Scritti di letteratura e linguistica===
Un'amplissima parte degli scritti di Tacconi è dedicata alla letteratura. La netta maggioranza di questa produzione è dedicata ad autori dalmati, dei quali spesso il Tacconi fu il primo esegeta: accanto ai ben più noti [[Giovanni Francesco Biondi]], [[Savino de Bobali]], [[Elio Lampridio Cerva]], [[Arturo Colautti]], [[Stefano Gradi]], [[Adolfo Mussafia]], [[Pier Alessandro Paravia]], [[Giuseppe Sabalich]], [[Antonio Veranzio]] ed altri, stanno quindi i vari Nicolò Alberti<ref>Da non confondersi col precedente [[Niccolò Alberti|omonimo prelato]].</ref>, Antonio Chersa, Giovanni Tonco Marnavić, Cristoforo Negri, Simeone Selimbrio, Mariano Bolizza, Francesco Chimieleschi, Giovanni Petreo, Natale Piasevoli ed altri. Oltre ai precedenti - che hanno scritto solo o prevalentemente in lingua latina o italiana, Tacconi si occupò di alcuni dei massimi scrittori dalmati di lingua croata, come [[Giovanni Francesco Gondola]] o [[Marco Marulo]], in genere per cercare di connetterli alle principali correnti letterarie italiane delle loro epoche. Oltre a questi, Tacconi scrisse anche di autori dalmati croati o comunque jugoslavi riconoscendone la loro appartenenza a quel mondo linguistico-nazionale, come Milan Begović, [[Marino Darsa]], Mirko Deanović, Vladan Desnica, Andrija Kačić Miočić, Petar Kolendić, [[Annibale Lucio]], [[Vladimir Nazor]], Josip Torbarina e altri.
 
Un capitolo particolare della produzione critico-letteraria di Tacconi è quello legato agli autori francesi: oltre ad alcuni dei massimi scrittori o poeti di quel paese, quali Balzac, Baudelaire o Verlaine, Tacconi fu il primo italiano a scrivere un saggio sul poeta Jehan Rictus (1867-1933), dieci anni prima ch'egli morisse<ref>''Un poeta dei Paria'', in «La Rivista Dalmatica», Zara 1933. Oggi anche in {{cita|Tacconi 1994|pp. 54-65}}.</ref>.
 
Nell'ambito della sua produzione nel campo della critica letteraria, Tacconi scrisse anche un saggio su [[Dante]] (1922) e dua su [[Goldoni]], anche se questi ultimi in relazione alla loro interpetazione da parte di altri autori dalmati.
 
Del tutto singolare appare invece il primo scritto di Tacconi: un articolo dal titolo «Dal Romanticismo al Simbolismo» (1922)<ref>{{cita|Tacconi 1994|pp. 3-15}}.</ref> nato come testo di conferenza e poi ampliato per la pubblicazione su «La Rivista Dalmatica», nel quale risalta una notevole erudizione ed un'angolazione interpretativa del tema a partire da considerazioni prevalentemente storiche e filosofiche.
 
Una decina di articoli della vasta produzione di Ildebrando Tacconi affronta questioni linguistiche: l'oggetto di studio è in assoluta prevalenza ancora una volta legato alla sua terra natale. C'è quindi una breve analisi della letteratura slava della Dalmazia nel suo citato saggio sul «Contributo della Dalmazia alla Cultura italiana» (1966), ma svariati sono i passaggi sulle lingue e i dialetti in Dalmazia, sia italiani che slavi. Oltre a ciò, vengono di volta in volta presentati alcuni temi di carattere linguistico trattati da altri studiosi quali [[Francesco Maria Appendini]], [[Matteo Bartoli]], [[Arturo Cronia]], [[Giovanni Maver]], [[Carlo Tagliavini]] e altri.
 
===Niccolò Tommaseo===
Un particolare posto nella produzione tacconiana è riservato al dalmata [[Nicolò Tommaseo]]. Il primo saggio a lui dedicato fu l'elaborazione di una conferenza pubblica dal titolo «Niccolò Tommaseo gloria di Dalmazia!» (1923){{cita|Tacconi 1994|pp. 85-89}}. Nel 1941 pubblicò un ampio articolo dal titolo «Attualità di Nicolò Tommaseo»<ref>{{cita|Tacconi 1994|pp. 509-525}}.</ref>, cui fecero seguito - prima della fine della guerra - altri due scritti dal titolo «Per un ritratto "poco noto" di Nicolò Tommaseo» (1942-1943)<ref>{{cita|Tacconi 1994|pp. 534-545}}.</ref>. Tornò sul personaggio nel 1953 con «Il dalmata Niccolò Tommaseo»<ref>{{cita|Tacconi 1994|pp. 589-598}}</ref>, poi ancora nel 1963 con «Ancora Prezzolini, Tommaseo e la Dalmazia»<ref>{{cita|Tacconi 1994|pp. 793-798}}.</ref> e nel 1971 («Due lettere, due anni di storia»<ref>{{cita|Tacconi 1994|pp. 956-965}}.</ref>. Negli anni, il Tacconi aveva recensito diverse nuove o vecchie edizioni del letterato di Sebenico. Per Tacconi Niccolò Tommaseo è la quintessenza di ciò che si può definire «patriota dalmata»: vero dalmata e in quanto tale vero patriota; legato alla sua lingua, alle sue tradizioni, alla sua storia, alla realtà del suo tempo, alla memoria di Venezia. Un lottatore retto e indefesso. La produzione letteraria di Tommaseo fu vastissima: la sua idea di "patria dalmata" e l'utilizzo anche della lingua slava per una piccola parte della sua produzione poetica ha permesso nel tempo ai croati di inserirlo anche nell'alveo della storia della letteratura di quel paese: ciò scatenò in Tacconi una furiosa reazione, condita di accuse di falso ed appropriazione delle glorie nazionali italiane da parte dei croati, acuitasi negli ultimi articoli della sua produzione, quando l'animo di Tacconi era esacerbato e deluso per la perdita della propria città natale (Spalato) e di quella elettiva (Zara), al termine di una lunga lotta fra italiani e croati della quale si era sempre sentito parte attiva.
 
== Lascito ==
==Note==
{{references}}
 
== Opere principali ==
==Bibliografia==
 
* {{cita libro | cognome= Monzali| nome=Luciano | titolo= Antonio Tacconi e la comunità italiana di Spalato| editore=Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone | città= Venezia| anno=2007|cid=Monzali 2007 }}
== Bibliografia ==
* {{cita pubblicazione |autore=O.Nardi (anagramma di Oscar Randi)|anno=1941 |titolo=I sessanta giorni di vita del "Commissariato civile per la Dalmazia"|rivista=La Rivista Dalmatica|numero= II-III||editore=Casa Editrice De Schönfeld|città=Zara|pagine= 57-65|cid=Nardi 1941}}
* {{cita libro | autore = Mario Dassovich | titolo = Attilio Depoli | curatore = Francesco Semi | editore = [[Del Bianco Editore]] | città = Udine | anno = 1991 | volume = II | opera = Istria e Dalmazia. Uomini e tempi. Istria e Fiume | pp = 474-477 | cid = Dassovich 1991}}
* {{cita libro | cognome= Tacconi (cur.)| nome=Vanni | titolo=Per la Dalmazia con amore e con angoscia. Tutti gli scritti editi ed inediti di Ildebrando Tacconi | editore=Del Bianco | città= Udine| anno=1994|cid=Tacconi 1994 }}
 
== Collegamenti esterni ==
==Opere leggibili in internet==
* {{Cita web | url = http://www.treccani.it/enciclopedia/attilio-depoli_(Dizionario-Biografico)/ |titolo = DEPOLI, Attilio | autore = Sergio Cella | sito = Dizionario Biografico degli Italiani | editore = Treccani | data = 1991 | cid = Cella 1991 |accesso = 21 ottobre 2018}}
* [http://biblio1.ve.ismar.cnr.it/islandora/solr/search/dc.title%253Arivista%2520dalmatica%2520%2520%253AAND/- Tre numeri de «La Rivista Dalmatica» del 1939-1940-1941, dal sito della ''Biblioteca storica di Studi Adriatici dell’Istituto di Scienze Marine ISMAR CNR di Venezia''.]
 
{{portale|biografie|Venezia Giulia e Dalmazia|storia}}