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Per '''neocolonialismo''' si intendono tutte le forme di dipendenza allenelle quali moltialcuni Paesipaesi, apur pochiessendo annipassati diattraverso distanzaun daiprocesso processidi checonquista portarono questi a conquistare l’indipendenzadell’indipendenza, sonosi obbligatitrovano anei dipendereconfronti dadi altri stati molto più potenti e conin uno sviluppo economico-industriale più avanzato.
 
QuesteFenomeno in cui ex [[colonialismo|potenze colonialicoloniale]] controllano i paesi economicamente sottosviluppati, utilizzando strumenti economici e culturali anziché la forza bruta militare. Si tratta di un colonialismo "informale", rispetto quello "formale" che temporalmente lo precede.
 
Si tratterebbe di un tipo di colonialismo "informale", al contrario di quello "formale" che l'aveva preceduta.
 
Dopo la [[seconda guerra mondiale]], il colonialismo ha avuto una fase di crisi negli aspetti giuridico-politici ed ha subito una trasformazione adeguandosi ai nuovi tempi, nascondendosi come una testimonianza di aiuto, di sostegno o addirittura di collaborazione.
 
Gli stati europei capirono che la dominazione politica non era più così vantaggiosa e che, invece, era molto più redditizio gettare le basi diper solidi legami finanziari ed economici, nello stesso momento in cui si procedeva al trasferimento dei poteri di governo ai sistemi elitari locali e quindi a negoziare per l'indipendenza.
 
Un esempio tipico è sicuramente costituito dalla [[Gran Bretagna]], le cui condizioni finanziarie durante il periodo post-bellico erano decisamente in declino.
 
Le strutture commerciali e finanziarie che essa sviluppò con le sue [[colonie]] durante il dopoguerra furono finalizzate a risanare il suo indebitamento con con il dollaro. Quelle stesse strutture costituirono poi la base per i rapporti economici e politici fra le ex colonie che si sono rese indipendenti e lo stato colonizzatore.
 
Quelle stesse strutture costituirono poi la base per i rapporti economici e politici fra le ex colonie che si sono rese indipendenti e la stato colonizzatore.
 
==Le origini==
[[File:1989 CPA 6101.jpg|thumb|''Kwame Nkrumah'', primo presidente del Ghana.]]
'''Il fenomeno deltermine neocolonialismo''' cominciò ad apparire nei primi testi deglinegli anni ‘50 per definire le forme di dipendenza politica, sociale, culturale ed economica che gli ex stati coloniali riuscironoriuscivano ad esercitare sui propri exantichi possedimenti territoriali in [[Asia]] e soprattutto in [[Africa]]. <ref>{{Cita news|autore=|titolo="neocolonialismo" in Encyclopedia of Marxism|pubblicazione=|data=|urlarchivio=http://https://www.marxists.org/glossary/terms/n/e.htm}}</ref>
 
Il termine è stato poi teorizzatomeglio per la prima voltadefinito dal premier indonesiano [[Sukarno]] in occasione della [[Conferenza di Bandung]] del 1955, e ripreso nella Terza Conferenza dei popoli [[panafricanismo|panafricani]] tenutasi ad [[Il Cairo]] nel 1961. <ref>{{Cita libro|autore=|titolo=Concorso Allievi Marescialli - Guardia di Finanza Prova Orale|anno=2015|editore=Edizioni Conform|città=|lingua=|p=|pp=|ISBN=9788891198921}}</ref>
 
[[Kwame Nkrumah]] (1909 – 1972), leader indipendentista e successivamente primo presidente del [[Ghana]] (1960 – 661966), dopo aver condotto il suo paese all’indipendenzaall'indipendenza, '''coniò''' il termine “neocolonialismo” che fece la sua comparsa nel 1963 nel preambolo dell’[[Organizzazioneorganizzazione dell'unità africana|Organizzazione dell’unità africana]],. ed

In seguito è stato anche il titolo del suo libro uscito nel 1965 “Neo-Colonialism, the Last Stage of Imperialism” <ref>{{Cita news|autore=Kwame Nkrumah, ''|titolo=Neo-Colonialism: theThe Last Stage of Imperialism'', |pubblicazione=|data=1965|urlarchivio=http://www. marxists.org/subject/africa/nkrumah/neo-colonialism/}}</ref>, in cui viene richiamata la teoria dell’ dell'[[imperialismo]] di [[Lenin]].
 
==Controllo economico e politico==
Il problema principale per i paesi ex-coloniali è quello di continuare a mantenere il controllo economico sulle nazioni che un tempo dominavano e che poi sono riuscite ad ottenere l'indipendenza politica.
 
Questo problema emerge evidente fin dalla fase della decolonizzazione, in cui vengono stipulati degli accordi commerciali e politici al fine di regolare in maniera controllata l'assetto e lo sviluppo delle ex colonie.
 
Lo stesso Nkrumah indicò alcune delle voci chiave presenti in questi accordi : l’unione doganale e monetaria delle nazioni ex coloniali, la nascita di mercati comuni, la costruzione e la costituzione di basi militari e di forniture belliche, con lo scopo di istituire regimi conservatori, spesso tramite lo strumento del colpo di stato e dell'assassinio politico.
 
Una delle principali vittime del sistema di dipendenza neo coloniale è il continente africano, influenzato soprattutto dalla Francia e dalla Gran Bretagna.
 
==Le ex colonie francesi==
La creazione dell' ''Organisation Commune Africaine et Mauricienne'' (OCAM) nel 1965, divenuta poi [[OCAMM]], a partire dal 1970, comprendeva la maggior parte dei paesi francofoni africani, non è servita a integrare le economie degli stati membri, ma solo a mantenere saldo il legame con la Francia, razionalizzando e centralizzando tutta l’intera economia. <ref>{{Cita libro|autore=|titolo=Accords et conventions de l'Organisation commune africaine et malgache: septembre 1961- mai 1967|anno=1967|editore=Yaoundé|città=Parigi|lingua=|p=|pp=|ISBN=}}</ref>
Le nazioni dell’OCAMM, infatti, esportano in Francia, o nell'Unione Europea, in quantità molto superiore rispetto a quanto avviene in direzione dei partner africani.
 
Il medesimo discorso si può fare guardando alle istituzioni monetarie, come la ''Banque centrale des États de l'Afrique de l'Ouest'' e la ''Banque centrale des États de l'Afrique equatoriale et du Cameroun'', trasformatasi poi in ''Banque des États de l'Afrique centrale'', sostanzialmente sotto il controllo della Francia, tramite accordi commerciali che permettono con facilità la circolazione delle merci francesi.
 
===Il caso del Sudafrica===
Uno dei casi più particolari è quello costituito dalla [[Repubblica Sudafricana]], la quale ha esercitato a lungo un ruolo sub imperialista sul piano regionale, violando il mandato fiduciario da parte dell'ONU, ed estendendo il suo controllo tramite l'annessione della [[Namibia]].
 
Negli anni '80 impose un controllo assoluto ed economico su Paesi come: [[Botswana]], [[Lesotho]], [[Swaziland]], [[Malawi]] e [[Mozambico]] attraverso l’esportazione di capitale e l'importazione della forza-lavoro a basso costo.
 
Questa politica di espansionismo messa in atto dalla Repubblica Sudafricana, fino ad arrivare alla vittoria di [[Nelson Mandela]], fu promossa dagli interessi dell'industria mineraria locale, ed anche dal capitale occidentale a cui essa era fortemente legata.
 
La Repubblica Sudafricana è stata fonte di sostegno degli interessi economici e strategici delle potenze occidentali, o almeno fino all'instaurazione del regime dell'[[apartheid]], il quale garantiva il lavoro a basso costo, ed ha portato il Paese in una situazione di crisi e ad un isolamento dalla comunità internazionale, che lo rese completamente inaffidabile.
 
==La guerra fredda==
Durante il XX° secolo, nel corso del conflitto ideologico tra gli [[Stati Uniti d'America]] e l'[[Unione Sovietica]], entrambi i Paesi e i loro [[stato satellite|stati satelliti]] sono stati accusati di praticareattuare il fenomeno del neocolonialismostrategie.
Questo scontro ha incluso anche gli stati clienti nei paesi decolonizzati.
 
Il [[Patto di Varsavia]], [[Cuba]], l'[[Egitto]] sotto il controllo di [[Gamal Abdel Nasser]] (1956-70) ecc. hanno accusato gli Stati Uniti di sponsorizzare i governi anti-democratici, i quali regimi non rappresentavano gli interessi delle persone; inoltre dichiararono di rovesciare i governi formalmente eletti come quelli asiatici ed africani, i quali non supportavano gli interessi geopolitici degli Stati Uniti.
 
Negli anni '60, sotto il comando del Presidente [[Mehdi Ben Barka]], la ''Conferenza Tricontinentale'' cubana (ossia un'Organizzazione di Solidarietà di cui ne fanno parte l'Asia, l'Africa e l'America Latina), riconobbe e supportò la validità della rivoluzione anti colonialista come un mezzo per i popoli colonizzati del [[Terzo Mondo]] a raggiungere l'autodeterminazione. Questo irritò gli Stati Uniti e la Francia.
 
Inoltre, il Presidente Barka guidò la ''Commissione sul Neocolonialismo'', che trattava a risolvere il coinvolgimento neocolonialeneo coloniale delle potenze coloniali nei paesi decolonizzati; e affermò che gli Stati Uniti, come principale paese capitalista del mondo, era l'attore protagonista della politica del neocolonialismo.
 
==Le multinazionali==
[[File:Neocolonialismo.jpg|miniatura|Conflitto tra gli inglesi e i boeri, XVII secolo.]]
I critici del neocolonialismo sostengono inoltre che gli investimenti delle aziende [[multinazionali]] non arricchiscono i paesi sottosviluppati ma anzi provocano danni a livello umanitario, ambientale ed ecologico alla popolazione locale.
Inoltre affermano che questo si traduce in un continuo sviluppo non sostenibile.
 
Questi paesi rimangono serbatoi di manodopera a basso costo e di materie prime, e allo stesso tempo gli vengono negati gli accessi ad avanzate e nuove tecniche di produzione in grado di sviluppare la loro economia.
 
Tutto ciò aha come conseguenze l'aumento della disoccupazione, la povertà e il calo del reddito pro-capite.
 
Nelle nazioni dell'Africa occidentale come la [[Guinea-Bissau]], il [[Senegal]] e la [[Mauritania]], la pesca era storicamente al centro dell'economia.
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Questo viola la [[Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare]], che riconosce l'importanza della pesca per le comunità locali e insiste sul fatto che gli accordi di pesca del governo con le imprese straniere devono avere come obiettivo solo per quanto riguardano le scorte in eccesso.
 
==I Paesi più sfruttati==
<ref>{{Cita news|autore=|titolo=''GRAIN.org'' releases data set with over 400 global land grabs|pubblicazione=|data=|urlarchivio=https://www.grain.org/article/entries/4479-grain-releases-data-set-with-over-400-global-land-grabs}}</ref> Il continente africano è senza dubbio una delle vittime più sfruttate da parte delle multinazionali provenienti da tutto il mondo.
Dal 2006 al 2012 si sono accaparrate circa 35 milioni di ettari sottratti per lo più ai coltivatori minori, questa pratica viene definita come [[land grabbing]].
 
<ref> {{Cita news|autore=|titolo=Africa: Rising for the few|pubblicazione=|data=2015|urlarchivio=https://www.oxfam.org/sites/www.oxfam.org/files/world_economic_forum_wef.africa_rising_for_the_few.pdf}} </ref> Nell'anno 2010 sono stati sottratti all'Africa all'incirca 11 miliardi di dollari americani grazie soprattutto a dei metodi utilizzati dalle multinazionali non pagando le dovute tasse e quindi lasciando senza entrate i governi africani: questo pratica è chiamata '' trade mispricing'', e consiste di stabilire, da parte di una compagnia, dei prezzi artificiali sui beni o servizi con lo scopo di evitare ogni tipo di tassazione.
 
Queste compagnie multinazionali sono riuscite ad evitare un ammontare di tasse pari a 40 miliardi di dollari statunitensi.
 
L'Africa è principalmente l'obbiettivo primario dei cosiddetti ''land grabbers'', ma sono presi di mira anche Paesi come l'America Latina, l'Asia e l'Europa dell'est.
 
===Etiopia===
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Gli afar furono costretti a rifugiarsi nelle zone circostanti, le quali non offrivano terreni fertili a sufficienza per alimentare la popolazione<ref>{{Cita news|autore=|titolo=Etiopia, nella regione dell’Afar la carestia non è finita|pubblicazione=LaStampa.it|data=3 agosto 2016|urlarchivio=http://www.lastampa.it/2016/08/03/scienza/ambiente/inchiesta/etiopia-nella-regione-dellafar-la-carestia-non-finita-JXGRtYS9lSf9L81pM2LbbO/pagina.html}}</ref>.
 
Ciò ebbe come conseguenza che negli anni successivi il popolo soffrì di una carestia che uccise più di 30000 persone.
 
===Zambia===
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===Burkina Faso===
<ref>{{Cita libro|autore=Jean Ziegler|titolo=La fame nel mondo spiegata a mio figlio|anno=1999|editore=pratiche editrice|città=|lingua=|p=|pp=|ISBN=}}</ref>[[Jean Ziegler]] *nota* racconta nel suo libro che il Presidente [[Thomas Sankara]], durante gli anni ’80 avviò una serie di riforme federali con lo scopo di abbattere la corruzione e l’inefficienza tipica dei governi africani post-indipendenza.
Decise inoltre di far coincidere le varie zone tribali con i confini amministrativi.
 
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Tutto questo entusiasmo si diffuse anche nei paesi circostanti, i quali presero come esempio quello che era stato fatto in [[Burkina Faso]].
 
Tuttavia le potenze neocolonialisteneo colonialiste non poterono sopportare più una situazione simile: la Francia teleguidò un golpe militare dall'estero, nel corso del quale il Presidente Sankara fu assassinato.
 
===Kenya e Tanzania===
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===Messico===
<ref>{{Cita libro|autore=De Michelis Ferrari Masto Scalettari|titolo=No global|anno=2001|editore=zeligZelig|città=|lingua=|p=|pp=|ISBN=}}</ref>Così come in altre nazioni come il [[Brasile]] e l’[[Argentina]], negli anni '90 il peso della valuta era sopravvalutato, e quando infine crollò gli investitori si ripresero ciò che era loro.
 
Il Presidente [[Bill Clinton|Clinton]] impose al [[Fondo Monetario Internazionale]] di prestare dieci miliardi di dollari al Messico, per venire incontro sia aial popolo messicano, quello più ricco, sia agli investitori stranieri.
Ciò andò ai danni della popolazione più povera.
 
=== India ===
<ref>{{Cita libro|autore=Vandana Shiva|titolo=Il bene comune della terra|anno=2006|editore=feltrinelli|città=|lingua=|p=|pp=|ISBN=}}</ref>Nel 1998 la Banca mondiale decise di imporre l’ingresso delle multinazionali nel settore agroalimentare.
 
Tutto questo portò ingenti danni nei confronti dei piccoli produttori alimentari, i quali furono costretti ad indebitarsi.
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==Bibliografia==
* [httphttps://www.marxists.org/subjectglossary/africaterms/nkrumah/neo-colonialismn/e.htm Neo-Colonialism:"Neocolonismo" Thein Last StageEncyclopedia of Imperialism'', di Kwame NkrumahMarxism] <small>URL consultato a gennaiofebbraio 2017.</small>
* [http://www.marxists.org/subject/africa/nkrumah/neo-colonialism/ ''Neo-Colonialism: The Last Stage of Imperialism'', di Kwame Nkrumah] <small>URL consultato a gennaio 2017.</small>
* Mateo Madridejos, ''Colonialismo e neocolonialismo'', Novara(ITA), De Agostini, 1977
* De Michelis Ferrari Masto Scalettari, ''No global'', zeligZelig, 2001
 
==Voci correlate==
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* {{cita web|http://www.utopie.it/mondialita/colonialismo_e_neocolonialismo.htm|colonialismo e neocolonialismo}} <small>URL consultato a gennaio 2017.</small>
* {{cita web|http://www.lastampa.it/2016/08/03/scienza/ambiente/inchiesta/etiopia-nella-regione-dellafar-la-carestia-non-finita-JXGRtYS9lSf9L81pM2LbbO/pagina.html|Etiopia, nella regione dell’Afar la carestia non è finita. }} <small>URL consultato a gennaio 2017.</small>
* {{cita web|http://www.sapere.it/enciclopedia/neocolonialismo.html|neocolonialismo}} <small>URL consultato a gennaio 2017.</small>
* {{cita web|https://doaj.org/article/9f1637271829424f987372410207ff76|Neo-colonialism and Its Actors in the Global Order}} <small>URL consultato a gennaio 2017.</small>
* [http://www.europeana.eu/portal/it/record/2048022/Athena_Plus_ProvidedCHO_Istituto_Sturzo__Roma_oai_sturzo_it_spogliogenerale_1969_19690718_26_3_ilkeno.html?q=NEOCOLONIALISMO Il Kenya di fronte al neocolonialismo] <small>URL consultato a gennaio 2017.</small>
 
[[:Categoria: Colonialismo]]