Utente:Presbite/Sandbox2: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
CommonsDelinker (discussione | contributi)
Bot: il file ORJUNA_supporters.png è stato rimosso in quanto cancellato da Commons da Fitindia
 
(757 versioni intermedie di 10 utenti non mostrate)
Riga 1:
==Leontoclastia==
Con l'espressione '''massacri delle foibe''' o più comunemente '''foibe''', si intendono gli eccidi perpetrati ai danni di migliaia di cittadini [[Italia|italiani]] fra il 1943 e il 1945<ref>Gianni Oliva, ''Foibe. Le stragi negate degli italiani della Venezia Giulia e dell'Istria'', Mondadori, Milano, 2003, ISBN 88-0448978-2, pag. 4</ref> in [[Venezia Giulia]] e [[Dalmazia]].
Il termine '''leontoclastia''' sta ad indicare il femoneno di distruzione dei [[leone di san Marco|leoni di San Marco]] [[repubblica di Venezia|veneziani]], operato in vari periodi storici a partire dal XVI secolo.
 
==Nascita e utilizzo del termine==
Il nome deriva dagli [[inghiottitoio|inghiottitoi]] di natura [[carsico|carsica]] nei quali furono gettati i cadaveri di centinaia di vittime - parzialmente recuperati fra il 1943 e il 1945 - che localmente sono chiamati "foibe". Per [[metonimia|estensione]] i termini "foibe" e il neologismo "infoibare" sono in seguito diventati sinonimi degli eccidi, che furono in realtà perpetrati con diverse modalità.<ref>{{cita web | url = http://www.storia900bivc.it/pagine/editoria/pupo196.html | titolo = Raoul Pupo ''Le foibe giuliane 1943-45''; "L'impegno"; a.XVI; n. 1; aprile 1996 | data = Consultato il 13 gennaio 2009}} «È noto infatti che la maggior parte delle vittime non finì i suoi giorni sul fondo delle cavità carsiche, ma incontrò la morte lungo la strada verso la deportazione, ovvero nelle carceri o nei campi di concentramento jugoslavi.»</ref>
Il coniatore del termine ''leontoclastia'' è stato lo storico dell'arte [[Alberto Rizzi]], autore di un monumentale catalogo di tutti i leoni marciani presenti nei territori già appartenuti alla ''Serenissima''<ref>Rizzi ha pubblicato una serie di testi sul tema, il primo dei quali è Alberto Rizzi, ''I leoni di San Marco. Il simbolo della Repubblica di Veneta nella scultura e nella pittura'', 2 voll., Venezia 2001.</ref>. Per la prima volta, la ''leontoclastia'' venne così definita in un saggio del 1990<ref>Alberto Rizzi, ''Il San Marco a San Marco. L'emblema lapideo della Repubblica Veneta nel suo cuore politico'', in ''Ateneo Veneto'', CLXXVII, 1990, pp. 7 ss.</ref>, e successivamente ripresa in altri studi dello stesso autore.
 
Rapidamente impostosi in ambito storico<ref>A titolo d'esempio Isidoro Gatti, ''S. Francesco di Treviso: una presenza minoritica nella marca trevigiana'', Centro Studi Antoniani, Treviso 2000, pp. 234 ss.; Gianni Guadalupi, ''Repubblica di Venezia: stati di terraferma (1400-1530)'', Franco Maria Ricci, Parma 2003, pp. 29 ss.</ref> e storico-artistico<ref>Enrico Guidoni, Ugo Soragni, ''Lo spazio nelle città venete (1348-1509): urbanistica e architettura, monumenti e piazze, decorazione e rappresentazione. Atti del I convegno nazionale di studio, Verona, 14-16 Dicembre 1995'', Kappa editore, Roma 1997, pp. 198 ss.</ref>, il termine ''leontoclastia'' è stato inserito anche nella relazione introduttiva al progetto di legge della [[Regione Veneto]] finalizzato al recupero e al restauro dei leoni marciani<ref>[http://www.consiglioveneto.it/crvportal/pdf/pratiche/8/pdl/PDL_0381/1000_5Ftesto_20presentato.pdf Consiglio Regionale del Veneto, ''Progetto di Legge n. 381 di iniziativa dei consiglieri Ciambetti e altri'', 28 gennaio 2009.]</ref>.
La vicenda degli infoibamenti è stata ed è fonte di notevoli polemiche, sia in campo politico che storico che diplomatico.
 
==Note==
== Inquadramento storico ==
<references/>
Con l'ascesa del [[nazionalismo]] in Europa, a seguito dell'[[epoca napoleonica]], si sviluppa il concetto di "popolo", inteso come una comunità cementata da una comune razza, religione, lingua e cultura, e avente il diritto a formare il proprio stato. Man mano che le singole popolazioni si identificavano in specifiche nazioni (che inizialmente - in molti casi - erano indefinite e controverse), si vennero a creare diverse occasioni di conflitto. Ad esempio quando uno nazione rivendicava territori abitati da propri connazionali e posti al di furori dei confini del proprio stato. Oppure quando specifiche [[minoranze etniche]] cercavano la secessione da uno stato, sia per formare una nazione indipendente, sia per unirsi a quella che consideravano la nazione madre. Una terza fonte di conflitto fu provocata dal tentativo di molte nazioni di [[assimilazione culturale|assimilare]] od [[pulizia etnica|espellere]] minoranze etniche dal proprio stato, considerandole realtà estranee o un pericolo per la propria integrità territoriale.
 
=Fonti per la voce sul VOS=
Furono molte le [[minoranza|minoranze etniche]] a essere di conseguenza distrutte: una tragedia che coinvolse decine di milioni di europei, provocando milioni di vittime. Fra gli episodi più noti si ricordano il [[Genocidio Armeno]], l'[[Scambio di popolazioni tra Grecia e Turchia|esodo greco dall'Asia minore]] (e dei Turchi dalla Grecia), l'[[esodo dei tedeschi dall'Europa orientale]].
[https://books.google.it/books?id=fqUSGevFe5MC&pg=PA97&lpg=PA97&dq=%22vos%22+%22ozna%22&source=bl&ots=-O9_bpceS9&sig=9Dj5V4x2QJ525k85-kM3GKSQjBU&hl=it&sa=X&ei=jtuWVPG2KYHwOfDogMAI&ved=0CCoQ6AEwAQ#v=onepage&q=%22vos%22%20%22ozna%22&f=false] [http://www.academia.edu/1798366/Il_terrore_del_popolo_storia_dell_OZNA_la_polizia_politica_di_Tito] [http://www.editfiume.com/archivio/lavoce/2013/130116/cultura.htm] [https://books.google.it/books?id=drHtAgAAQBAJ&pg=PA168&lpg=PA168&dq=%22vos%22+%22ozna%22&source=bl&ots=NFd9tPjYzC&sig=iyXbSdA_V8P9heLPAJTsztCQTg0&hl=it&sa=X&ei=jtuWVPG2KYHwOfDogMAI&ved=0CEwQ6AEwBw#v=onepage&q=%22vos%22%20%22ozna%22&f=false] [https://books.google.it/books?id=T3drqeUJcSMC&pg=PT132&lpg=PT132&dq=%22vos%22+%22ozna%22&source=bl&ots=MzEawsuat8&sig=B_IVmXf3dnhIs_uvqH-T-V-9djY&hl=it&sa=X&ei=VdyWVNDvK4b1OOyDgMAE&ved=0CCAQ6AEwADgK#v=onepage&q=%22vos%22%20%22ozna%22&f=false] [https://books.google.it/books?id=xAqUAgAAQBAJ&pg=PA201&lpg=PA201&dq=%22vos%22+%22ozna%22&source=bl&ots=5GjpDGzjUd&sig=RcGZBD0RkioAvETkq1YOmZ9o_Bs&hl=it&sa=X&ei=VdyWVNDvK4b1OOyDgMAE&ved=0CCgQ6AEwAjgK#v=onepage&q=%22vos%22%20%22ozna%22&f=false] [https://books.google.it/books?id=QmKqw4L3UI0C&pg=PA76&lpg=PA76&dq=%22vos%22+%22ozna%22&source=bl&ots=bh6aAsz0mc&sig=nuj_Hp8xPqv__-D3ImMalkVdvHE&hl=it&sa=X&ei=VdyWVNDvK4b1OOyDgMAE&ved=0CEQQ6AEwBjgK#v=onepage&q=%22vos%22%20%22ozna%22&f=false] [http://www.ustrcr.cz/data/pdf/konference/zlociny-komunismu/COUNTRY%20REPORT%20SLOVENIA.pdf] [http://www.mp.gov.si/fileadmin/mp.gov.si/pageuploads/mp.gov.si/PDF/poprava_krivic/Crimes_committed_by_Totalitarian_Regimes.pdf] [http://otjr.crim.ox.ac.uk/materials/papers/176/OTJRRP4Cernic.pdf] [http://dk.fdv.uni-lj.si/dela/Krpic-Nada.PDF] [http://www.coldwar.hu/html/en/conferences/Third_2012/Papers/Mulej_Organized%20Anticommunt-CWHRC_third_congress_2012.pdf] [http://www.safaric-safaric.si/knjige/2001%20Pisma%20izza%20odra.pdf] [https://books.google.it/books?id=1nVurhv7wwMC&pg=PR8&lpg=PR8&dq=%22vos%22+%22ozna%22&source=bl&ots=dJ-HJ4JXmt&sig=KcIRA3abS9UnMfYiP696bMAJ0Vw&hl=it&sa=X&ei=VN6WVOCMGoXvasqXgpgG&ved=0CFYQ6AEwCDge#v=onepage&q=vos&f=false] [http://www.dignitas.si/en/current-issue/123-represivni-organ-slovenske-komunistcine-partije-vos] [http://english.pravda.ru/news/opinion/columnists/13-02-2002/35419-0/#.VJbf6rCA0] [http://www.andrija-hebrang.com/eng/marshal_tito.htm] [https://books.google.it/books?id=QmKqw4L3UI0C&pg=PA77&dq=%22vos%22+%22ozna%22&hl=it&sa=X&ei=3uGWVL-2GKH5yQPdxICYDg&ved=0CE4Q6AEwBg#v=onepage&q=%22vos%22%20%22ozna%22&f=false]
 
=== La composizione etnica di Venezia Giulia e Dalmazia ===
{{vedi anche|Istria|Storia della Dalmazia}}
[[Immagine:MORLACCHI.QUARNARO.jpg|thumb|300 px|Suddivisione linguistica dell'Istria e del Quarnero in base al censimento austriaco del 1910.
{{legend|#d69c17|[[lingua italiana|italiano]] (veneto e istrioto)}} {{legend|#ddc758|[[lingua serbocroata|serbocroato]]}} {{legend|#b59b13|[[lingua slovena|sloveno]]}} {{legend|#ab9a55|[[lingua istrorumena|istrorumeno]]}}]]
 
=Orjuna=
Prima del [[XIX secolo]], in [[Venezia Giulia]] e [[Dalmazia]], avevano convissuto popolazioni di lingua [[lingue romanze|romanza]] e [[Lingue slave meridionali|slava]], che non avevano fra di loro tensioni dovute ad ancor inesistenti concetti di [[nazionalità]] (le diverse [[etnia|etnie]], viceversa, erano in larga misura mischiate).<ref>{{cita web | url = http://xoomer.alice.it/histria/storiaecultura/testiedocumenti/articoligiornali/artadriatico.htm| titolo = "L'Adriatico orientale e la sterile ricerca delle nazionalità delle persone" di Kristijan Knez; [[La Voce del Popolo (quotidiano di Fiume)]] del 2/10/2002 | data = Consultato il 10 luglio 2009}} «... è privo di significato parlare di sloveni, croati e italiani lungo l'Adriatico orientale almeno sino al XIX secolo. Poiché il termine nazionalità è improponibile per un lungo periodo, è più corretto parlare di aree culturali e linguistiche, perciò possiamo parlare di dalmati romanzi, dalmati slavi, di istriani romanzi e slavi.»</ref>
{{Partito politico
Vi era una differenza di carattere linguistico-culturale fra la società urbana e marittima (prevalentemente romanzo-italica) e quella rurale e montana (per lo più slava o slavizzata). Nell'entroterra montano erano presenti inoltre comunità [[Lingua morlacca|morlacche]] di origine illiro-romana che si slavizzarono progressivamente. Le classi elevate (aristocrazia e borghesia) erano dovunque di lingua e cultura italiana, anche se di origine slava.
|colore = black
|nome = Organizzazione dei Nazionalisti Jugoslavi (ORJUNA)
|nome2 = Организација Југославенских Националиста (Organizacija Jugoslavenskih Nacionalista)
|logo = [[File:ORJUNA logo.svg|center|150px|Il simbolo di ORJUNA.]]
|stato = YUG 1918-1943
|sede = [[Belgrado]], [[Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni|Jugoslavia]]
|leader = [[Milan Pribićević]]
|fondazione = [[1921]]
|dissoluzione = [[1929]]
|testata =
|ideologia = [[Jugoslavismo]],<br> [[Nazionalismo]],<br> [[Anticomunismo]].
|posizione =[[Destra (politica)|Destra]]
}}
 
'''ORJUNA''' (''ОРЈУНА'') è l'acronimo utilizzato per indicare l''''Organizzazione dei Nazionalisti Jugoslavi''' (Организација Југославенских Националиста), una formazione politica d'ispirazione [[fascista]] attiva in [[Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni|Jugoslavia]] tra il [[1921]] ed il [[1929]]. Guidata da [[Milan Pribićević]], ORJUNA sostenne lo [[jugoslavismo]] opponendosi radicalmente ai movimenti [[Separatismo|separatisti]], [[Nazionalismo|nazionalisti]] [[Serbia|serbi]] e [[Croazia|croati]]. Propugnò, inoltre, la creazione di uno [[Stato corporativo]], alternativo sia alla [[democrazia liberale]] che al [[comunismo sovietico]].
=== Gli opposti nazionalismi ===
Fu solo con l'imporsi del concetto di [[stato nazionale]], a seguito dell'[[epoca napoleonica]], che istriani e dalmati (a partire dalle loro classi borghesi) cominciarono a identificarsi nelle moderne nazionalità: nel presente caso italiana, slovena, serba e croata. Ciascuna delle fazioni cominciò di conseguenza a lottare per riunire le "proprie terre" alle rispettive "madrepatrie".<ref name = "monza">Monzali Luciano '''Italiani di Dalmazia. Dal Risorgimento alla grande guerra'''; Editore Le Lettere; 2004</ref><!--<ref>
Sito del "Centro Di Documentazione della Cultura Giuliana Istriana Fiumana Dalmata". Sul conflitto nazionale fra italiani e slavi nella regione istriana, si consultino i seguenti link [http://www.arcipelagoadriatico.it/storia/istria/3e.html]
[http://www.arcipelagoadriatico.it/storia/istria/7e.html][http://www.arcipelagoadriatico.it/storia/istria/7e.html]
[http://www.arcipelagoadriatico.it/storia/istria/11e.html][http://www.arcipelagoadriatico.it/storia/istria/12e.html]</ref>-->
 
== Storia ==
Si originò così quella contrapposizione etnica che fu la causa remota dei massacri delle foibe. È bene ricordare che simili tensioni sono caratteristiche di diverse zone ad etnia mista e ancor oggi possono sfociare in episodi violenti (come in [[Irlanda del Nord]], nei [[Paesi Baschi]] o nell'[[Guerre jugoslave|ex-Iugoslavia]]). Il sorgere dell'[[irredentismo italiano]] portò il governo [[Monarchia asburgica|asburgico]] a favorire il nascente nazionalismo di sloveni <ref name=relazione.1>Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena, Relazioni italo-slovene 1880-1956, [http://www.kozina.com/premik/porita2.htm "Capitolo 1980-1918"], Capodistria, 2000</ref> e croati, nazionalità ritenute più leali ed affidabili rispetto agli italiani.<ref name=relazione.1></ref> Si intendeva così contrastare non solo le ben organizzate comunità cittadine italiane ma anche l'espansionismo serbo, che mirava ad unificare tutti gli slavi del sud. Di conseguenza in Dalmazia si verificò una [[Croatizzazione#Dal neoassolutismo alla fine del XIX secolo. La situazione in Dalmazia|costante diminuzione della popolazione italiana]], in un contesto di repressione e violenza<ref>Raimondo Deranez, [http://xoomer.alice.it/histria/storiaecultura/testiedocumenti/bombardieritesti/particolari_dalmazia.htm Particolari del martirio della Dalmazia], Stab.Tipografico dell'ORDINE, Ancona, 1919</ref>. Nella Venezia Giulia il [[Croatizzazione#Dal neoassolutismo alla fine del XIX secolo. La situazione in Istria|decremento]] della componente italiana fu molto più contenuto.
ORJUNA fu fondata a [[Spalato]] nel marzo [[1921]] dall'amministratore regio della Croazia allo scopo di prevenire eventuali minacce separatiste e comuniste.<ref>Sabrina P. Ramet, ''The three Yugoslavias: state-building and legitimation, 1918-2005'', Bloomington, Indiana, Indiana University Press, pp.58-59</ref> Essa nacque dalla fusione di varie organizzazioni giovanili attive negli anni '10 e fu particolarmente forte nelle zone della [[Slovenia]] e della [[Croazia]] in cui era vivo l'[[irredentismo]] [[Italia|italiano]] e [[Austria|austriaco]] e in [[Vojvodina]], dove era attivo il separatismo [[Ungheria|ungherese]].<ref>Cyprian Blamires, ''World fascism: a historical encyclopedia'', Volume 1, Santa Barbara, California, 2006. pp.745</ref>
 
I membri dell'organizzazione erano etnicamente appartenenti a tutte le varie nazionalità jugoslave, anche se la maggioranza dei componenti fu rappresentata dai croati della [[Dalmazia]].<ref>Peter F. Sugar, ''Native fascism in the successor states, 1918-1945'', Santa Barbara, California, 1971. pp. 137</ref> Al pari di molti movimenti fascisti sorti nel resto d'[[Europa]], ORJUNA si dotò di propri organi di stampa, di un sindacato, di un movimento studentesco chiamato "''Giovane Jugoslavia''" (''Mladi Jugoslavije'') e di una formazione paramilitare che prese il nome di "''Sezione Azione''" (''Akcija Odjeljak''). Le squadre d'azione arrivarono a contare circa 10.000 unità nel [[1925]]. Il primo presidente dell'organizzazione fu Marko Nani, con Edo Bulat alla segreteria. Tuttavia, il leader riconosciuto del gruppo divenne Milan Pribićević.
Le tensioni fra le diverse nazionalità, pertanto, non traggono la propria origine dall'avvento delle politiche nazionalistiche e di repressione dell'elemento slavo applicate del fascismo, anche se il fascismo acuì i contrasti fino alla degenerazione della situazione<ref name=relazione.1></ref><ref name=relazione.2>Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena, Relazioni italo-slovene 1880-1956, [http://www.kozina.com/premik/porita3.htm "Capitolo 1914-1941"], Capodistria, 2000</ref>.
 
Le prime iniziative del movimento furono delle manifestazioni anticomuniste in risposta all'assassinio del ministro dell'interno Milorad Drašković. Esse si svolsero nelle città di Spalato, [[Osijek]] e [[Zagabria]]. Nella futura capitale croata, i militanti assaltarono e demolirono le sedi dei giornali che avevano accusato il governo dell'omicidio del ministro.
=== Le tesi del nazionalismo croato===
{{vedi anche|Croatizzazione}}
[[File:Antonio Bajamonti.png|thumb|150px|right|[[Antonio Bajamonti]] in una cartolina propagandistica dei primi del '900]]
{{quote|La nazionalità italiana in Dalmazia è una parola vuota di senso, trovata dall'interesse, dall'impostura. Alcuni superstiti dei vecchi despoti sognano una nazionalità italiana in Dalmazia, e per il colmo dell'assurdo parlano anche di civiltà italiana. Tutto ciò mira all'interesse di pochi individui e all'oppressione di tutti i Dalmati. (...) Il giornalismo italiano badi prima di dichiararsi protettore dei pseudoitaliani della Dalmazia (...). Un italiano non può, non deve alzar la voce per difendere i despoti, poiché prima deve rinunziare alla vera gloria italiana, ch'è la lotta per la libertà; dovrebbe cancellare tutta la sublime epopea dell'italiano risorgimento, per dichiararsi amico degli italiani dalmati.|<small>[[Ljudevit Vuličević|Ludovico/Ljudevit Vuličević]], ''Partiti e lotte in Dalmazia'', Trieste 1875</small><ref>{{cita web | url = http://www.istriadalmaziacards.com/html/bibliografia.php| titolo = Cartoline storiche di Istria, Quarnaro e Dalmazia (contiene un commento critico del testo citato)|data = Consultato il 10 luglio 2009}}</ref>}}
 
ORJUNA non si presentò mai direttamente alle elezioni e i suoi sostenitori votarono i partiti ideologicamente affini ad essa. Nel [[1929]], quando il Re [[Alessandro I di Jugoslavia|Alessandro I]] proclamò la sua personale [[dittatura]] e sciolse il [[Parlamento]], l'organizzazione supportò l'azione del sovrano, ma a causa della messa al bando di tutti i gruppi politici cessò di esistere.
{{quote|Nessuna gioia, solo dolore e pianto, dà l'appartenere al partito italiano in Dalmazia. A noi, [[dalmati italiani|italiani della Dalmazia]], non rimane che un solo diritto, quello di soffrire.|<small>[[Antonio Bajamonti]], Discorso inaugurale della Società Politica Dalmata, Spalato 1886}}
 
A livello ideologico, l'obiettivo fondamentale dell'organizzazione fu la difesa dell'integrità territoriale dello Stato unitario jugoslavo, tanto da arrivare a scontrarsi anche con le guardie di frontiera austriache ed italiane. A ciò si aggiunse il culto del capo (il termine "''Vodjia''" fu utilizzato come equivalente dell'italiano "''Duce''") e della forza, identificabile in slogan come ''"Vittoria o Morte"'' e ''"Chi non è con noi, è contro di noi"''.
Nell'ambito dei succitati conflitti nazionali nacque fra i croati l'idea che Istria, Fiume e Dalmazia fossero parte integrante del loro territorio nazionale fin dall'[[alto medioevo]]. Non si riconosceva la presenza di comunità italiane [[autoctone]] né in Dalmazia, né a Fiume (e solo parzialmente in Istria). Tali comunità venivano considerate una realtà estranea (come i ''[[pieds noirs]]'' in Algeria e i russi nelle repubbliche baltiche e in Moldova), frutto di "invasioni straniere" che avevano italianizzato parte delle popolazione croata originaria. Gli italiani "veri" dovevano quindi essere espulsi, mentre i "croati italianizzati" dovevano essere riportati alla loro condizione originaria, anche prescindendo dalla loro volontà. Questa retorica nazionalista fornì una giustificazione morale agli avvenimenti.
 
==Note==
===Grande Guerra e annessione all'Italia===
<references/>
L'Italia accettò di entrare nella [[Prima guerra mondiale|Grande Guerra]] a fianco della [[Triplice Intesa]] in base ai termini del [[Patto di Londra]], che garantiva all'Italia il possesso dell'intera [[Istria]], di [[Trieste]] e della [[Dalmazia]] settentrionale - incluse le isole. La città di [[Rijeka|Fiume]], a maggioranza italiana e ''corpus separatum'' del Regno d'Ungheria, sarebbe stata attribuita a un'eventuale Croazia indipendente o all'[[Austria-Ungheria]] nel caso in cui non si fosse dissolta. In ogni caso, il trattato prevedeva la neutralizzazione di Fiume e di tutte le parti di costa dalmata non attribuite all'Italia.
Al termine delle guerra, con i [[Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|trattati di Saint Germain]] e di [[Trattato di Rapallo|Rapallo]], l'Italia ottenne solo parte di ciò che le era stato promesso: le fu infatti negata la Dalmazia (dove ottenne solo la città di [[Zara (Croazia)|Zara]] e alcune isole). Rimase aperta la [[Stato libero di Fiume|questione di Fiume]]: la città fu rivendicata dall'Italia sulla base dello stesso principio dell'autodeterminazione che aveva fatto assegnare al Regno iugoslavo le terre dalmate promesse all'Italia con il Patto di Londra. L'annessione all'Italia avvenne nel 1924.
[[Immagine:Narodni dom triest.jpg|thumb|180px|L'Hotel Balkan sede del ''[[Narodni dom]]'' dopo l'incendio ([[1920]]).]]
I territori annessi erano abitati da consistenti minoranze slovene e croate, i cui diritti fondamentali furono, pur con alcune limitazioni, rispettati dal Regno d'Italia. Si verificarono, tuttavia, scontri organizzati da nazionalisti e dal nascente fascismo, che proprio in Venezia Giulia condusse alcune delle sue azioni più violente (il cosiddetto "fascismo di frontiera"). [[Incidenti di Spalato|Violenze analoghe]] avvennero contro gli italiani di Dalmazia rimasti sotto l'amministrazione iugoslava.
L'episodio più noto di tali incidenti fu l'incendio del [[Narodni dom]] ("Casa nazionale slovena") di Trieste, compiuto da [[squadristi]] fascisti, come ritorsione all' [[incidenti di Spalato|omicidio di due militari italiani]] avvenuti a [[Spalato]]. L'incidente del Narodni Dom assunse a posteriori un forte significato simbolico, in quanto fu presentato come l'inizio delle violenze a danno degli slavi della Venezia Giulia.
 
==Bibliografia==
===L'italianizzazione fascista===
* {{cita pubblicazione | autore=Carmine Starace| anno=1951 | titolo=Il fondo dalmata Cippico-Bacotich della Biblioteca del Senato della Repubblica | rivista=Rassegna storica del Risorgimento | numero= XXXVIII | editore=Istituto per la storia del Risorgimento italiano | città=Roma | pagine= 664-666 | cid=Starace 1951}}
{{vedi anche|Italianizzazione (fascismo)}}
* {{Cita web|url = http://leg16.senato.it/relazioni/21616/21708/29821/29919/genpaginavetrinaspallamenu.htm#SezNuovaRisorsa2004761226584481844 | titolo = Il fondo dalmata Cippico-Bacotich | sito=Sito del Senato della Repubblica Italiana | cid=Senato | accesso=gennaio 2015}}
{{quote|Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. [...] I confini dell'Italia devono essere il [[Passo del Brennero|Brennero]], il [[Monte Nevoso|Nevoso]] e le [[Alpi Dinariche|Dinariche]]: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani|[[Benito Mussolini]], discorso tenuto a [[Pola]] il 24 settembre 1920<ref>[http://books.google.it/books?id=VjowAAAAIAAJ&dq=Di+fronte+ad+una+razza+inferiore+e+barbara+come+la+slava&as_brr=0&as_pt=ALLTYPES&source=gbs_book_other_versions_r&cad=2_0&pgis=1 Storia d'Italia nel periodo fascista] Di Luigi Salvatorelli, Giovanni Mira; Pubblicato da G. Einaudi, 1956</ref>}}
* {{cita pubblicazione | autore= | anno=2014 | titolo=Prima guerra mondiale e questione dalmata nei fondi documentari della Biblioteca del Senato | rivista=MinervaWeb. Bimestrale della Biblioteca 'Giovanni Spadolini'. A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche | numero=24 (Nuova Serie) | editore=Senato della Repubblica Italiana | città=Roma |url=http://www.senato.it/3182?newsletter_item=1714&newsletter_numero=160#2 | cid=MinervaWeb 2014}}
La situazione degli slavi si deteriorò con l'avvento al potere del [[fascismo]], nel [[1922]]. Fu gradualmente introdotta in tutta Italia una politica di [[assimilazione forzata|assimilazione]] delle minoranze etniche e nazionali, che prevedeva l'[[italianizzazione]] di nomi e toponimi, la [[riforma Gentile|chiusura delle scuole slovene e croate]] e il divieto dell'uso della lingua straniera in pubblico.
Simili politiche di [[assimilazione forzata]] erano all'epoca assai comuni, ed erano applicate, fra gli altri, anche da paesi democratici (come [[Francesizzazione dei toponimi dei comuni del Nizzardo|Francia]]<ref>Fabio Ratto Trabucco, [http://www.direonline.it/servlets/resources?contentId=165072&resourceName=allegato&border=false Il regime linguistico e la tutela delle minoranze in Francia], su "Il politico (Rivista italiana di scienze politiche)", Anno 2005, Volume 70)</ref> e [[Regno Unito]]). Da notare che furono adottate dalla stessa Jugoslavia, dove si verificarono anche episodi di repressione violenta.<ref>[http://www.gottschee.de/ Sito sui tedeschi del Gottschee, dove si parla delle repressioni subite dalla locale minoranza tedesca.]</ref>
 
[https://books.google.it/books?id=nvD2rZSVau4C&pg=PA745&dq=orjuna+italy&hl=it&sa=X&ei=X-2vVMzQFaWu7gark4EY&ved=0CCMQ6AEwAA#v=onepage&q=orjuna%20italy&f=false] [https://books.google.it/books?id=lao-AAAAQBAJ&pg=PA158&dq=orjuna+italy&hl=it&sa=X&ei=D--vVP7OFcbe7AbBgIEY&ved=0CCoQ6AEwAQ#v=onepage&q=orjuna%20italy&f=false] [http://www.slovenestudies.com/misc/31.1toc.pdf]
L'azione del governo fascista annullò l'autonomia culturale e linguistica di cui le popolazioni slave avevano ampiamente goduto durante la dominazione asburgica e esasperò i sentimenti di inimicizia nei confronti dell'Italia.
 
{{Fascismi nel mondo (1919-1945)}}
Le società segrete irredentiste slave, preesistenti allo scoppio della [[Grande Guerra]], si fusero in gruppi più grandi, a carattere nazionalista e comunista, come la [[Borba (quotidiano)|Borba]] e il [[TIGR]], che si resero responsabili di numerosi attacchi a militari, civili e infrastrutture italiane. [[Basovizza#Il_monumento_ai_.22martiri_di_Basovizza.22|Alcuni elementi]] di queste società segrete furono catturati dalla polizia italiana e condannati a morte dal tribunale speciale per terrorismo dinamitardo.
 
{{Portale|Fascismo|Storia}}
Anche la residua [[dalmati italiani|minoranza italiana in Dalmazia]] subì delle crescenti vessazioni, nonostante la [[Convenzione di Nettuno]] del 1925 ne avesse regolato la condizione.
 
<nowiki>[[:Categoria:Partiti fascisti]]</nowiki>
=== L'invasione della Iugoslavia ===
<nowiki>[[:Categoria:Partiti politici jugoslavi]]</nowiki>
{{vedi anche|Operazione 25}}
 
=Nido dell'Aquila=
[[Immagine:Croatia-41-45.gif|thumb|right|250px|La spartizione della Iugoslavia.]]
{{Rifugio
Nell'aprile del 1941 l'Italia partecipò all'[[invasione della Iugoslavia|attacco dell'Asse contro la Iugoslavia]].
|nomerifugio = Nido dell'Aquila<br><small>''Kehlsteinhaus''</small>
La Iugoslavia fu smembrata e parte dei suoi territori furono annessi dagli stati invasori.
|immagine = Kehlsteinhaus_zezadu.jpg
Col [[Trattato di Roma (1941)|trattato di Roma]] l'Italia annesse una gran parte della Slovenia, la [[Governatorato di Dalmazia|Dalmazia settentrionale e le Bocche di Cattaro]]. Inoltre occupò tutta la fascia costiera della ex-Iugoslavia, con un ampio entroterra.
|descrizione_immagine = Una veduta dall'alto del Nido dell'Aquila
|altitudine = 1.820
|stato = DEU
|localita =
|latitudine_d = 47.611111
|longitudine_d = 13.041667
|catena = [[Obersalzberg]]
|data = 20 aprile 1938 (inaugurazione ufficiale)<br> (1953 nuova sede)
|proprietà = Fondazione <br>Berchtesgadener Land
|gestione = Ufficio del Turismo <br>di Berchtesgaden
|periodo = da maggio a ottobre
|capienza =
|invernale =
|sito = http://www.kehlsteinhaus.de
}}
Il '''Nido dell'Aquila''' (in [[lingua tedesca|tedesco]] '''''Kehlsteinhaus''''') è un [[Rifugio alpino|rifugio]] alpino della [[Germania]], situato in prossimità della vetta del monte Kehlstein (1834 m), contrafforte del [[Massiccio del Göll]] nell'[[Obersalzberg]] delle [[Alpi di Berchtesgaden|alpi bavaresi di Berchtesgaden]], a una ventina di chilometri dalla città austriaca di [[Salisburgo]].
 
L'edificio era parte della proprietà della scomparsa [[Berghof]], la residenza privata estiva di [[Adolf Hitler]] con la quale alle volte erroneamente lo si identifica. Inaugurato ufficialmente in occasione del cinquantesimo compleanno del [[Führer]] (20 aprile 1939), fu considerato all'epoca una costuzione particolarmente ardita. Il nome ''Eagle's Nest'' (Nido dell'Aquila) col quale è noto l'edificio al di fuori dei paesi germanofoni venne coniato probabilmente dal giornalista inglese George Ward Price, ma ripreso e reso noto dall'[[ambasciatore]] francese [[André François-Poncet]].
In Slovenia fu costituita la [[provincia di Lubiana]], dove, a fini politici ed in contrapposizione con i tedeschi, si progettò, senza successo, di instaurare un'amministrazione rispettosa delle peculiarità locali<ref>Regio decreto-legge del 3 maggio 1941, n. 291 (istituzione della Provincia di Lubiana: "ART. 2- Con decreti reali (...) saranno stabiliti gli ordinamenti della provincia di Lubiana, la quale, avendo una popolazione compattamente slovena, avrà un ordinamento autonomo con riguardo alle caratteristiche etniche della popolazione, alla posizione geografica del territorio e alle speciali esigenze locali"</ref>.
In Dalmazia fu invece instaurata una politica di italianizzazione forzata, spesso ottusa e maldestra.
 
==Il progetto e le fasi costruttive==
La Croazia fu dichiarata indipendente col nome di [[Stato Indipendente di Croazia]], il cui governo fu affidato al partito ultranazionalista degli [[ustascia]], con a capo [[Ante Pavelić]].
L'idea della Kehlsteinhaus venne a [[Martin Bormann]], [[Reichsleiter]] e segretario personale di Hitler, e può essere divisa in tre progetti complementari: nel 1936 si pensò alla costruzione di una strada che portasse alle pendici del Kehlstein; successivamente (primavera 1937) Bormann ebbe l'idea di costruire una casa in prossimità della vetta, a picco sulla parete della montagnala; per raggiungere la casa fu quindi ideato un tunnel che - forando il Kehlstein sia orizzontalmente che verticalmente - consentisse l'installazione di un ascensore che conducesse fino all'edificio.
===Inizi della progettazione===
Già organizzatore di gran parte dei lavori per la costruzione del [[Berghof]], la residenza estiva di Hitler, [[Martin Bormann]] nel corso del 1936 pensò ad un'ardita strada di montagna - chiamata Kehlsteinstrasse (Strada del Kehlstein) - che permettesse di raggiungere direttamente la base del monte Kehlstein da fondovalle<ref>[http://www.kehlsteinhaus.com/the-road/birth-of-the-project.html ''The Birth and Development of the Project'', dal sito ''Das Kehlsteinhaus.com'', a cura di Rick D. Joshua.]</ref>. Dopo aver ricevuto il supporto dell'ingegner [[Fritz Todt]], Bormann si dedicò con grande zelo all'ideazione della strada, riuscendo a presentare le mappe del progetto al Führer negli ultimi mesi dell'anno<ref>Sono riportate diverse annotazioni relative alla Kehlsteinstrasse e alla Kehlsteinhaus nei diari di Bormann, nei mesi di novembre e dicembre 1936: si veda in merito il capitolo ''Architektur in Höhenkoller'', in Ulrich Chaussy, ''Nachbar Hitler: Führerkult und Heimatzerstörung am Obersalzberg'', Ch. Links Verlag, 2007, pp. 121 ss.</ref>. Entro la fine del 1936, vennero quindi acquistati oltre 360 ettari di terreno dall'Amministrazione Forestale dello Stato della Baviera (''Bayerische Staatsforstverwaltung''), al costo di 800.000 [[Reichsmark]]<ref>Equivalenti all'incirca a 2,8 milioni di Euro.</ref>.
 
===La Il fronte iugoslavo strada===
Per la parte esecutiva, Bormann prese contatto coll'ingegner August Michaelles - capo dell'ufficio costruzioni del Reich - chiedendogli di terminare i lavori per la strada entro la primavera del 1938. Questi in brevissimo tempo presentò i propri piani a Todt, in modo tale che già a metà gennaio del 1937 il primo gruppo di lavoro si recò in visita nella zona per analizzare sul campo la situazione, incurante del fatto che si fosse in pieno inverno.
{{vedi anche|Provincia di Lubiana|Governatorato di Dalmazia|Resistenza iugoslava}}
La situazione, in tutta la Iugoslavia, degenerò ben presto in una feroce guerriglia, che vide da un lato la resistenza contro gli eserciti invasori e quelli collaborazionisti, e dall'altro la lotta fra le diverse fazioni etniche e politiche in cui si frammentò la resistenza iugoslava. Numerosi [[crimini di guerra]] furono commessi da tutte le parti in causa. <ref>{{cita web|url=http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/diari/pagliani.htm|titolo=Diari di guerra: Il diario di Renzo Pagliani, bersagliere nel battaglione "Zara"|autore= |editore=digilander.libero.it|data=|accesso=10 novembre 2009}}</ref>
 
Furono chiamate due ditte di costruzione: la ''Sager und Woerner'' di Monaco e la ''Polensky und Zöllner'' di Francoforte. I lavori iniziarono il 18 gennaio 1937, ma subirono uno stop a marzo essendo stati riscontrati dei problemi alle fondamenta della massicciata stradale. Per risolvere tutte le questioni progettuali e costruttive, il mese seguente Todt creò quindi un nuovo ufficio - la Direzione Statale per le Costruzioni dell'Obersalzberg (''Staatliche Bauleitung Obersalzberg'') - nominandone a capo l'ingegnere austriaco Hans Haupner.
Nello [[Stato Indipendente di Croazia]], il regime [[ustascia]] scatenò una feroce ed [[Campo di concentramento di Jasenovac|orrenda]] pulizia etnica nei confronti dei [[serbi]], nonchè di [[zingari]] ed [[ebrei]].
Contro il regime ustascia e contro gli occupanti, presero le armi i partigiani di [[Josip Broz Tito|Tito]], plurietnici e comunisti, e i [[cetnici]], monarchici e a prevalenza serba. <ref>{{cita web|url=http://www.arcipelagoadriatico.it/storia/dalmazia/2i.html|titolo=L’Italia in guerra e il Governatorato di Dalmazia|autore= |editore=Centro Di Documentazione Della Cultura Giuliana Istriana Fiumana Dalmata|data=2007|accesso=10 novembre 2009}}</ref>
 
Il 12 aprile 1937 il nuovo gruppo di lavoro si recò sulle pendici del Kehlstein: il risultato del sopralluogo fu la modifica radicale del progetto, che da un tracciato che prevedeva di partire dai 1335 metri della località Terzangerl per raggiungere l'altitudine di 1650 metri della località Sappenkreuz con diversi tornanti, passò ad un nuovo tracciato con un solo tornante, che permettesse fra l'altro di poter godere di una migliore vista panoramica lungo la salita.
Comunisti e cetnici perpetrarono a loro volta crimini contro la popolazione civile croata che appoggiava il regime ustascia e si combatterono reciprocamente.
 
In questo periodo Bormann aveva già pensato alla possibilità di costruire un edificio in cima al Kehlstein e ne parlò col gruppo di lavoro già formato, indicando anche come data di termine dell'intero complesso il 20 aprile 1939, il cinquantesimo compleanno di Hitler.
Nella [[Provincia di Lubiana]] tramontò il tentativo di instaurare un regime di occupazione morbido. La repressione italiana fu dura e in molti casi furono commessi [[Crimini_di_guerra_italiani#L.27occupazione_del_Regno_di_Jugoslavia|crimini di guerra]]. Furono, fra l'altro, istituiti campi di concentramento, fra i quali si ricordano quelli di [[campo di concentramento di Arbe|Arbe]] e di [[Gonars]].
Anche nella Dalmazia (italiana e croata) si innescò , fin dalla fine del [[1941]], una spaventosa e crudele guerra civile, che raggiunse livelli di massacro dopo l'estate [[1942]].
 
Alla fine di aprile del 1937, Bormann organizzò un incontro con Roderich Fick, capo architetto dell'Obersalzberg, professore alla ''Technischen Hochschule'' di Monaco e già progettista di diverse costruzioni dell'Obersalzberg, quali la stessa villa di Bormann e la Casa del Tè (''Tee-Haus'') di Hitler nella vicina località detta Mooslahnerkopf. Fick confortò Bormann sulla fattibilità del progetto e si mise immediatamente al lavoro.
A causa dell'annessione della Dalmazia costiera al [[Regno d'Italia]], cominciarono, inoltre, a crescere le tensioni tra il regime [[ustascia]] e le forze d'occupazione italiane. Venne perciò a formarsi, a partire dal [[1942]], un'alleanza tattica tra le forze italiane e i vari gruppi cetnici. Gli italiani incorporarono i cetnici nella [[Milizia volontaria anticomunista]] (MVAC) per combattere la resistenza titoista, provocando fortissime tensioni con il regime [[ustascia]].
 
La formalizzazione del progetto della costruzione in cima al ''Kehlstein'' creò un nuovo problema agli ingegneri che nel frattampo stavano costruendo la strada: Bormann chiese di modificare nuovamente il tracciato per far sì che si potesse giungere in auto fino all'ingresso della casa, ma i tecnici ritenevano tecnicamente impossibile questa ipotesi. Fu solo a seguito di lunghe discussioni che Haupner riuscì a convincere il ''Reichsleiter'' che fosse meglio forare la montagna per centinaia di metri, installando al suo interno un ascensore che raggiungesse quindi la vetta.
== Gli eccidi ==
 
I lavori procedettero alacremente lungo tutto il 1937, e non si fermarono nemmeno durante i freddi e nevosi mesi invernali: oltre tremilacinquecento operai parteciparono agli scavi, ai disboscamenti e alla costruzione delle strutture, spesso lavorando senza interruzioni lungo tutte le ventiquattro ore. Le maestranze vennero fatte affluire da tutto il Reich, e pure dall'Italia vennero chiamati diversi tagliapietra specializzati e vari tipi di artigiani. Il lavoro presentò dei rischi notevoli: fra i vari incidenti, il più grave fu una frana che il 10 agosto 1937 travolse ed uccise cinque operai. Corse voce che per la costruzione dell'intero complesso vennero utilizzati dei lavoratori prelevati dai Lager tedeschi, ma la voce è priva di fondamento.
===1943: armistizio e prime esecuzioni===
[[File:Foiba di Terli - Corpi estratti.jpg|thumb|300px|4 novembre 1943: accanto alla foiba di Terli vengono ricomposti i corpi di Albina Radecchi (A), Caterina Radecchi (B), Fosca Radecchi (C) e Amalia Ardossi (D)]]
L'[[8 settembre]] [[1943]] con l'[[armistizio di Cassibile|armistizio]] tra Italia e [[Alleati]], si verifica il collasso del [[Regio Esercito]].
 
Le continue pressioni di Bormann per lo stretto mantenimento dei termini di consegna misero a dura prova le maestranze e i tecnici, spesso giungendo al limite della rottura dei rapporti fra questi ultimi e il Reichsleiter, che non si voleva rendere conto delle difficoltà ingegneristiche di un progetto di tale portata. Uno dei momenti di maggior frizione si ebbe quando a circa tre chilometri dall'inizio della strada ci si trovò di fronte ad una parte della montagna che precedentemente si pensava di poter sbancare, ma che invece risultò impossibile da smuovere senza causare delle frane di esito imponderabile. In tutta fretta fu quindi messa in opera una variante, con la costruzione di un tunnel (oggi noto come ''Südwesttunnel'' o ''Hochlenzertunnel'' o ancora ''Recktunnel'') della lunghezza di centocinquanta metri, largo cinque e altro quattro metri e mezzo, che risulterà essere il più lungo dei cinque tunnel dell'intera strada.
Fin dal 9 settembre le truppe tedesche assunsero il controllo di Trieste e successivamente di Pola e di Fiume, lasciando momentanemente sguarnito il resto della Venezia Giulia. I partigiani occuparono quindi buona parte della regione, mantenendo le proprie posizioni per circa un mese. Il 13 settembre 1943, a [[Pisino]] venne proclamata unilateralmente l'annessione dell'Istria alla Croazia, da parte del ''Consiglio di liberazione croato per l'Istria''.<ref name=Fogar-PI-2005>Galliano Fogar. ''Le foibe: Istria, settembre-ottobre 1943'', «Patria indipendente», 27 febbraio 2005.</ref> Il 29 settembre 1943 venne istituito il Comitato esecutivo provvisorio di liberazione dell'Istria.
 
Ad ottobre del 1938 la Kehlsteinstrasse venne terminata anche nelle sue finiture, comprendenti il rimodellamento di centinaia di rocce, l'installazione di una linea telefonica con diversi apparecchi di chiamata lungo il suo corso e la posa di un asfalto speciale, adatto al luogo ed alle temperature. Lunga 6,5 chilometri, a testimonianza della sua eccezionale qualità sta il fatto che rimase per molti decenni in uso senza che si sia reso necessario nessun lavoro particolare di ristrutturazione. In contemporanea erano stati condotti a termine anche i lavori per la casa e il tunnel d'accesso con l'ascensore.
Improvvisati tribunali, che rispondevano ai partigiani dei Comitati popolari di liberazione emisero centinaia di condanne a morte. Le vittime furono non solo rappresentanti del regime fascista e dello Stato italiano, oppositori politici, ma anche semplici personaggi in vista della comunità italiana e potenziali nemici del futuro Stato comunista jugoslavo che s'intendeva creare.<ref>Cfr. G. La Perna, ''Pola-Istria-Fiume 1943-1945'', Mursia</ref>
A Rovigno il Comitato rivoluzionario compilò una lista contenente i nomi dei fascisti, ma anche di persone estranee al partito ma rappresentanti lo stato italiano, i quali vennero arrestati e condotti a [[Pisino]]. In tale località furono condannati e giustiziati assieme ad altri fascisti italiani e croati.
La maggioranza dei condannati fu scaraventata nelle foibe o nelle miniere di bauxite, alcuni mentre erano ancora in vita.<ref>M. Cattaruzza, L'Italia e il confine orientale, Il Mulino, 2007, p. 244</ref>
 
===Il tunnel e l'ascensore===
Secondo le stime più attendibili, le vittime del periodo settembre-ottobre 1943 nella Venezia Giulia, si aggirano sulle 600-800 persone.
Fra aprile e maggio del 1937 Bormann esplicitò e definì l'idea della Kehlsteinhaus. Anche all'architetto Roderich Fick vennero imposti tempi strettissimi: Bormann gli diede un mese di tempo per presentargli l'intero progetto della villa, che nelle intenzioni del gerarca doveva assolvere alla funzione di ''D-Haus'' (''Diplomaten-Haus'', cioè Casa Diplomatica), ove Hitler avrebbe potuto ricevere i dignitari dei vari paesi ed altri ospiti personali, invitati dal Führer nella sua tenuta estiva. Di conseguenza, la casa doveva da un lato impressionare a prima vista i visitatori, dall'altro però doveva permettere ogni genere di conforto, similarmente al sottostante Berghof.
Alcune delle uccisioni sono rimaste impresse nella memoria comune dei cittadini per la loro efferatezza: tra queste sono [[Norma Cossetto]], don [[Angelo Tarticchio]], le tre [[Foiba_di_Terli#Le_sorelle_Radecchi|sorelle Radecchi]]. Norma Cossetto ha ricevuto il riconoscimento della medaglia d'oro al valor civile.
 
L'8 giugno 1937, Fick presentò il progetto a Bormann. La Kehlsteinhaus si presentava come uno chalet tradizionale in granito e legno, offrendo ai visitatori delle ampie panoramiche da tutte le visuali, con una serie di stanze pittoresche, una spettacolare balconata aperta verso valle ed un ampio salone principale a forma di ottagono, dotato di una grande vetrata.
=== L'armistizio in Dalmazia ===
Il [[10 settembre]], mentre Zara veniva presidiata dai tedeschi, a [[Spalato]] ed in altri centri dalmati entravano i partigiani. Vi rimasero sino al [[26 settembre]], sostenendo una battaglia difensiva per impedire la presa della città da parte dei tedeschi. Mentre si svolgevano quei 16 giorni di lotta, fra Spalato e [[Traù]] i partigiani soppressero 134 italiani, compresi agenti di pubblica sicurezza, [[carabinieri]], guardie carcerarie ed alcuni civili.
 
Per l'accesso alla casa, lasciata l'auto in un piazzale al termine della Kehlsteinstrasse il visitatore avrebbe dovuto percorrere un tunnel scavato nella montagna per 126,5 metri di lunghezza e poi entrare in uno spettacolare ascensore che avrebbe percorso in poche decine di secondi 131 metri di dislivello, fino all'altezza della casa.
La [[Dalmazia]] fu occupata militarmente dai tedeschi, mediante la famigerata [[7ª SS-Gebirgsdivision "Prinz Eugen"]].
La 77<small>a</small> divisione fanteria italiana ''Bergamo'', di stanza a [[Spalato]] e precedentemente impegnata per anni proprio nella lotta antipartigiana, in quel frangente appoggiò in massima parte i partigiani e combatté in condizioni psicologiche e materiali difficilissime contro le truppe germaniche, fra le quali la sopra citata divisione [[7. SS-Gebirgs-Division Prinz Eugen|Prinz Eugen]], nonostante l'atteggiamento aggressivo e poco collaborativo dei partigiani titini. Dopo la capitolazione ordinata dal comandante, generale Becuzzi, molti ufficiali italiani furono passati per le armi, in quello che è noto come il [[massacro di Trilj]].
La Dalmazia fu annessa allo Stato Indipendente di Croazia. Tuttavia Zara, restò - seppur sotto il controllo tedesco - sotto la sovranità della [[RSI]], fino alla occupazione jugoslava dell'ottobre 1944.
 
Ottenute le approvazioni, i lavori per il tunnel iniziarono alla fine di settembre del 1937, venendo assegnati allo staff che stava procedendo alla costruzione della strada. Dopo poche settimane, vista la la lentezza con la quale procedevano i lavori essi vennero assegnati ad Alfred Reinhardt, l'ingegnere di fiducia di Fick. Il problema maggiore era quello dello smaltimento del materiale, per cui venne costruita una speciale funivia della lunghezza di 1270 metri, che coprì un dislivello di 670 metri fino alla cima del Kehlstein, appoggiandosi a otto torri di sostegno.
=== L'occupazione tedesca della Venezia Giulia ===
{{vedi anche|Operazione Nubifragio}}
Per assumere il controllo della [[Venezia Giulia]] e della [[provincia di Lubiana]], i tedeschi lanciarono l'[[Operazione Nubifragio]].
 
Contemporaneamente all'inizio degli scavi per la sezione orizzontale del tunnel ebbero inizio quelli del pozzo verticale, dall'alto verso il basso. anche in questo caso i tecnici dovettero venire incontro ai vari cambi di idea di Bormann, che ad un certo punto decise di portare la capienza dell'ascensore dalle dieci persone iniziali fino a quindici, col risultato che lo spazio dell'area per l'ascensore dovette passare a ventitré metri quadrati. Gli incidenti colpirono anche questa sezione del lavoro: il tunnel d'ingresso subì due crolli e un operaio morì.
L'offensiva ebbe inizio nella notte del 2 ottobre 1943 e portò all'annientamento dei reparti partigiani presenti nella regione che furono costretti alla fuga verso l'interno. Nuclei della resistenza cercarono di rallentare i tedeschi con imboscate, colpi di mano e agguati. Questi reagirono colpendo la popolazione civile, anche di etnia italiana, con fucilazioni indiscriminate, violenze, incendi di villaggi e saccheggi. L'Operazione Nubifragio si concluse il 9 ottobre con la conquista di [[Rovigno]].
 
Alla fine dei lavori di scavo del tunnel e del pozzo, iniziarono i lavori per la posa in opera dell'ascensore, che nel frattempo era stato costruito dalla ditta Flohr di Ravensburg<ref>La Flohr dopo la guerra venne acquisita dall'americana [[Otis Elevator Company|Otis]], per cui alcune fonti riportano erroneamente il nome di quest'ultima come costruttrice dell'ascensore.</ref>. Al termine del tunnel venne costruita una sala d'attesa circolare del diametro di sette metri. Tutto il percorso a piedi venne foderato di marmo, mentre l'ascensore aveva gli interni in bronzo con grandi specchiere veneziane. Gli ospiti potevano accomodarsi su una serie di sedili ricoperti in pelle, mentre l'illuminazione interna veniva garantita da otto lampade disposte a cerchio sul soffitto. Un orologio circolare e un telefono d'emergenza completavano l'arredamento. Per non soffrire di sbalzi di temperatura, Fick dotò l'intero complesso sotterraneo di un sistema di riscaldamento ad aria.
Dal [[1943]] al [[1945]] si susseguirono le repressioni [[Nazifascismo|nazifasciste]] che portarno la provincia di Gorizia ad essere la prima in Italia per numero di morti nei [[Lager|campi di sterminio nazisti]], mentre quarta fu [[Provincia di Fiume|Fiume]].<ref>I dati si riferiscono all'insieme dei detenuti politici ed ebrei. Brunello Mantelli e Nicola Tranfaglia, ''Il libro dei deportati'', vol 1, tomo 3, p. 2533. ISBN 9788842542285 </ref>
 
===La casa===
=== I ritrovamenti dell'autunno 1943 ===
La costruzione della Kehlsteinhaus ebbe inizio nelle prime settimane del 1938. Il progetto di Roderich Fick rimase sostanzialmente inalterato, mentre la direzione dei lavori fu data all'ingegner Alfred Reinhardt.
[[Immagine:Foibe1.jpg|thumb|left|250px|Recupero di resti umani dalla foiba di Vines, località Faraguni, presso [[Albona]] d'Istria negli ultimi mesi del 1943]]
Con l'espulsione dei partigiani divenne possibile eseguire varie ispezioni nella foibe, dove furono rinvenuti i resti di centinaia di persone. Il compito di ispezionare le foibe fu affidato al maresciallo dei Vigili del Fuoco [[Arnaldo Harzarich]] di Pola, che condusse l'indagini da ottobre a dicembre del 1943 in Istria.
 
Il primo problema col quale dovettero confrontarsi i tecnici e gli operai fu la costruzione delle fondamenta in un terreno soggetto a diverse altezze, il che comportò un notevole lavoro di livellamento con la conseguente produzione di decine di tonnellate di macerie, trasportate tramite la funivia ai piedi della montagna.
La propaganda fascista diede ampio risalto a questi ritrovamenti, che suscitarono una forte impressione. Fu allora che il termine "foibe" cominciò ad essere associato agli eccidi, fino a diventarne sinonimo (anche quando compiuti in maniera diversa). Paradossalmente, l'enfasi data ai ritrovamenti alimentò il mito del "barbaro slavo", contribuendo a creare il clima di terrore che favorì il successivo esodo.
 
Il progetto di Fick prevedeva l'erezione di un complesso di due piani, da inserirsi il più armonicamente possibile - tenuto conto della mole dell'edificio - nell'ambiente circostante. La necessità di permettere alla balconata di essere orientata a sud fece ruotare il complesso di circa sessanta gradi sull'asse nord-sud.
===Dalmazia 1944===
[[Immagine:Zara_-_Molo_di_Riva_Nuova2.jpg|thumb|right|300px|Veduta di [[Zara]] [[bombardamenti di Zara|distrutta dai bombardamenti]] (Molo di Riva Nuova)]]
 
Il piano terra era dotato di sei camere principali, mentre le porte dell'ascensore si aprivano direttamente sulla sala d'ingresso principale. Alla sinistra della sala d'ingresso s'apriva un corridoio che conduceva ai bagni, al corpo di guardia, alla cucina e allo studio privato di Hitler, mentre a destra si arrivava ad un'ampia porta che introduceva direttamente alla sala da pranzo rettangolare. Quest'ultima correva parallelamente all'ampio [[solarium]] esterno, mentre alla sua destra, scesa una scalinata, si trovava il grande salone ottagonale, che grazie alle proprie finestre permetteva una visuale di circa 270° tutt'attorno, da ovest fino a sud-est. Mentre la sala da pranzo era foderata con pannelli di legno scuro, le pareti del salone erano in granito.
Ulteriori eccidi si ebbero nel corso dell'occupazione delle città dalmate dove risiedevano comunità italiane.
 
Un'altra breve scalinata portava dal salone ad una piccola sala chiamata ''Scharitz-Stube'' (Sala o Soggiorno dello Scharitz), in quanto dotata di due spettacolari finestre che permettevano una visione panoramica dello Scharitzkehlalm (una montagna locale) a sud e del massiccio del Göll a est. Essendo stato l'ambiente preferito di Eva Braun, la Scharitz-Stube venne anche chiamata ''Eva Braun Zimmer'' (Stanza di Eva Braun). Anche da questa stanza si poteva direttamente passare al solarium.
Terribile fu la sorte di [[Zara]], ridotta in rovine dai [[bombardamenti di Zara|bombardamenti]], che causarono la morte e la fuga della maggior parte dei suoi abitanti. La città fu infine occupata dagli Iugoslavi il 1° novembre 1944: si stima che il totale delle persone soppresse dai partigiani in pochi mesi sia di circa 180.<ref>Sul tema, ed in particolare sulla morte di Niccolò e Pietro Luxardo, si veda {{cita libro|nome=Nicolò |cognome=Luxardo De Franchi |titolo=Dietro gli scogli di Zara |città=Gorizia |editore=Libreria Editrice Goriziana |anno=1999 |id=ISBN 8886928246}}</ref>
 
L'edificio era fornito di un seminterrato comprendente cinque locali, con funzionalità di servizio e non aperto ai visitatori.
Fra gli altri furono uccisi i fratelli Nicolò e Pietro [[Luxardo]] (industriali, produttori del celebre liquore [[maraschino]]): secondo alcune testimonianze Nicolò fu annegato in mare<ref>{{cita web|url=http://xoomer.alice.it/histria/storiaecultura/testiedocumenti/articoligiornali/luxardo.htm |titolo=La Luxardo e la Romagna |editore=La Voce di Rimini |data=14-06-2004 |accesso=16-10-2009}}</ref>. Quella dell'annegamento in mare legati a macigni è una pratica di cui sono state date varie testimonianze <ref>{{cita web|url=http://xoomer.alice.it/histria/citta/zara/sestiere.htm |titolo= Zara, un sestiere veneziano |opera=L'esodo dei 350 mila giuliani, fiumani e dalmati |autore=Padre Flaminio Rocchi |accesso=16-09-2009}}</ref>, tanto da divenire nell'immaginario popolare la "tipica" modalità di esecuzione delle vittime zaratine, similmente alle foibe in [[Venezia Giulia]].
 
Completava il complesso il tetto, che per quanto non calpestabile era stato pensato per conferire alla casa un'apparenza di chalet tradizionale, essendo completamente rivestito di tegole in legno di larice.
===Primavera 1945: l'occupazione della Venezia Giulia e la nuova ondata di eccidi===
{{vedi anche|Massacro di Ba%C4%8Dka}}
 
Non essendo stata pensata per ospitare delle persone permanentemente, la Kehlsetinhaus non dispose di camere da letto. L'unico locale attrezzato per dormire fu approntato nel seminterrato per il corpo di guardia.
Nella primavera del [[1945]] la IV Armata jugoslava, puntò verso Fiume, l'Istria e Trieste. L'obiettivo era di [[Occupazione dell'Istria|occupare la Venezia Giulia]] prima dell'arrivo degli alleati e si trascurò allo scopo di occupare le due capitali (Zagabria e Lubiana), lasciandole in mano germanica.
Il 20 aprile 1945 le formazioni partigiane raggiunsero i confini della Venezia Giulia.
Tra il 30 aprile ed il 1° maggio le formazioni del [[IX Korpus sloveno]] occuparono l'Istria, Trieste e Gorizia.
 
La casa venne completata fra l'estate e l'autunno del 1938. Ad amministrarla furono prescelti a partire dal 31 agosto 1938 Wilhelm (Willi) e Margarete (Gretl) Mitlstrasser, la coppia di che già governava il Berghof.
Il nuovo regime si mosse in due direzioni.
Le autorità militari avevano il mandato di ristabilire la legittimità della nuova situazione creatasi con operazioni militari di occupazione.
L'OZNA, la polizia segreta jugoslava, invece, operava nella più totale autonomia.
Il compito della stessa era quello di arrestare i componenti del CLN e delle altre organizzazioni antifasciste italiane nonché tutti coloro che avrebbero potuto opporsi alla futura annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia, rivendicando l'appartenenza della stessa all'Italia.
 
Costato circa 30 milioni di [[Reichsmark]]<ref name=tuttobaviera>{{cita web|url=http://www.tuttobaviera.it/nido-aquila.html|accesso= 28 dicembre 2014|titolo=Alla scoperta del Nido dell'Aquila}}</ref>, il Nido dell'Aquila fu quindi offerto in dono a Hitler per il suo cinquantesimo compleanno<ref name=HerzlichWillkommen>{{cita web|url=http://www.kehlsteinhaus.de|accesso= 28 dicembre 2014|titolo= Herzlich Willkommen|lingua=tedesco}}</ref>.
A partire dal maggio del 1945, quindi, massacri si verificarono in tutta la Venezia Giulia ([[Trieste]], [[Gorizia]], Istria e Fiume). A Gorizia e Trieste (occupate dal [[1º maggio]]), i massacri cessarono con l'arrivo degli alleati il [[12 giugno]]: si riscontrò l'uccisione di diverse migliaia di persone, molte delle quali gettate vive nelle foibe.
 
[[File:HitlerEagleNest45 crop.jpg|thumb|left|upright|Un'immagine del Nido dell'Aquila durante il periodo bellico; è possibile intravedere la struttura in alto, mentre in primo piano è visibile il piazzale da cui si accede all'ascensore interrato che porta al rifugio.]]
===Gli eccidi a Trieste ed in Istria ===
{{vedi anche|Trieste#L'occupazione jugoslava}}
I baratri venivano usati per l'occultamento di cadaveri con tre scopi: eliminare gli oppositori politici e i cittadini italiani che si opponevano (o avrebbero potuto opporsi) alle politiche del [[Partito Comunista Jugoslavo]] di [[Josip Broz Tito|Tito]]; dominare e terrorizzare la popolazione italiana delle zone contese ed in qualche caso vendicarsi di nemici personali, magari per ottenere un immediato beneficio patrimoniale.<ref>[http://www.rigocamerano.org/fiutoth.htm ''Le ragioni della vendetta etnica'', relazione di Lucio Toth, presidente dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia]</ref>
 
==L'arredamento==
Gli scritti dell'allora sindaco di Trieste, [[Gianni Bartoli]], nonché alcuni documenti inglesi riportano che ''molte migliaia di persone sono state gettate nelle foibe locali'' riferendosi alla sola città di Trieste e alle zone limitrofe, non includendo dunque il resto della Giulia, dell'Istria (dove si è registrata la maggioranza dei casi) e della Dalmazia. In possesso di queste informazioni il [[Governo De Gasperi]] nel maggio 1945 chiese ragione a Tito di 2.500 morti e 7.500 scomparsi nella [[Venezia Giulia]]. Tito confermò l'esistenza delle foibe come occultamento di cadaveri e i governi iugoslavi successivi mai smentirono.
L'intento di Martin Bormann fu quello di rendere la Kehlsteinhaus un luogo memorabile, atto ad impressionare l'ospite per la sua arditezza e per l'atmosfera dei suoi interni. Fu per questo che sovrintese anche alla scelta dell'arredamento interno: dai mobili fino alla posateria. Ogni pezzo venne precisamente inventariato.
[[Immagine:Don Francesco Bonifacio.jpg|thumb|right|2O0px|[[Beato]] [[Francesco Bonifacio]]]]
Fra le vittime si ricordano i politici [[Licurgo Olivi]] del [[Partito Socialista Italiano]] e [[Augusto Sverzutti]] del [[Partito d'Azione]], che non si sa ancora quando fu ucciso e se il suo cadavere fu infoibato.<ref>[http://www.alessandromaran.it/fuori_aula/giornali/15-06-03.pdf Articolo de [[Il Piccolo]]]</ref>
Di nuovo si verificarono uccisioni efferate, come quella di [[Don Francesco Bonifacio]], torturato e quindi assassinato (il suo corpo non è mai stato ritrovato); ritenuto martire "in odium fidei", dalla Chiesa, è stato [[beatificazione|beatificato]] nel 2008.
 
Il pezzo forte del salone da pranzo - il primo ambiente nel quale si entrava dopo aver superato l'ingresso - era costituito da un ampio tavolo in legno, dove potevano prender posto fino a trenta commensali. Ognuno di essi poteva accomodarsi s'un'ampia sedia foderata in pelle bianca.
=== Gorizia e provincia ===
{{vedi anche|Deportazioni di Gorizia}}
Con l'arrivo dei partigiani jugoslavi anche a [[Gorizia]] iniziarono le repressioni che toccarono l'apice fra il 2 e il 20 maggio. Migliaia furono gli arresti e gli scomparsi non solo tra gli italiani, ma anche tra gli sloveni che si opponevano al regime comunista di [[Josip Broz Tito|Tito]].
 
Sul pavimento della sala ottagonale venne messo un grande tappeto orientale, regalo a Hitler dell'imperatore giapponese [[Hirohito]], mentre al centro della parete opposta alle finestre campeggiava un imponente camino in marmo rosso di [[Carrara]], regalato da [[Benito Mussolini|Mussolini]].
Le autorità [[Slovenia|slovene]] a marzo del 2006 hanno consegnato al sindaco di [[Gorizia]] un elenco di 1.048 deportati dalla provincia di Gorizia, dei quali circa 900 non hanno fatto più ritorno. Secondo il presidente dell'Unione degli Istriani, [[Massimiliano Lacota]], questa lista sarebbe ancora grandemente incompleta.<ref>[[La Repubblica]], 09 marzo 2006 [http://www.micciacorta.it/articolo.php?id_news=189 Quei 1048 nomi riemersi dalle foibe] di [[Paolo Rumiz]];[http://digilander.libero.it/lefoibe/deportati.htm I 1.048 deportati da Gorizia] (raccolta di articoli sui deportati goriziani), Altri articoli sul tema:[http://leganazionale.splinder.com/post/7490430/L%E2%80%99Unione+degli+Istriani+inte][http://piccolecronache.blogspot.com/2006/03/lista-dei-deportati-dallesercito.html][http://www.leganazionale.it/attualita/elencogoriziastampa2.htm]</ref>
 
La Scharitzstube era l'ambiente più luminoso della casa. Le pareti erano foderate con panelli di pino cembro,
=== Fiume ===
[[Immagine:Spomen ploca Fiumani in Italia 240608.jpg|thumb|left|300px|Lapide votiva nel cimitero di Cosala, Fiume.]]
[[Fiume (Croazia)|Fiume]] fu occupata il 3 maggio dagli iugoslavi, che avviarono immediatemente un'intensa campagna di epurazione.
 
L'ampia terrazza col solarium permetteva - attraverso cinque ampie arcate in granito - di dominare con lo sguardo tutto il paesaggio: punto focale della visuale in basso era il [[Königssee]] - il grande lago della vallata - magnificato dalla corona delle montagne circostanti. Pur essendo esposta agli agenti atmosferici, la terrazza venne progettata senza finestre per permettere un rapporto più diretto fra gli ospiti e l'ambiente esterno.
Particolarmente violenta fu la caccia ai superstiti del [[Partito Autonomista|Partito Autonomista Fiumano]], particolarmente forte in città, che era visto come un potenziale ostacolo all'annessione della città alla Jugoslavia. Il quotidiano comunista [[La Voce del Popolo (quotidiano di Fiume)|La Voce del Popolo]] scatenò in una violentissima campagna di denuncia contro gli autonomisti, che vennero accomunati ai fascisti. I partigiani uccisero nelle prime ore di occupazione della città i vecchi capi del partito, dei quali una buona parte fu schiettamente antifascista. Fra questi [[Mario Blasich]] (infermo da anni, venne strangolato nel suo letto), [[Giuseppe Sincich]], [[Mario Skull]], [[Giovanni Baucer]], [[Mario De Hajnal]] e [[Giovanni Rubinich]] che fu fondatore del [[Movimento Autonomista Liburnico]].
 
I pezzi più costosi dell'intero arredamento furono due arazzi, che vennero posizionati nella sala d'ingresso e nella Scharitzstube, oltre al grande tappeto nello stile della [[manifattura di Savonnerie]] nella sala da pranzo: ognuno di questi pezzi costò oltre 100.000 [[Reichsmark]], mentre la bianca tovaglia per il tavolo - di ben 18 m² - venne commissionata alla ditta Diesz di Monaco e costò 2.600 Reichsmark.
Toccante fu la storia dell'ebreo [[Angelo Adam]]. Già deportato a [[Campo di concentramento di Dachau|Dachau]] e miracolosamente salvatosi, al ritorno in città venne eletto nei comitati sindacali aziendali, che fra i mesi di luglio e dicembre 1945 videro impegnate le intere maestranze cittadine, su impulso del Partito Comunista Croato. Inaspettatamente, queste elezioni videro il trionfo delle componenti autonomiste, che ottennero oltre il 70% dei seggi. In procinto di partire per Milano per incontrare i componenti del [[CLNAI]], Angelo Adam venne arrestato, così come in immediata successione la moglie Ernesta Stefancich e il giorno dopo la figlia minorenne Zulema Adam, recatasi presso le autorità per chiedere informazioni sulla sorte dei genitori. Di nessuno dei tre si ebbero più notizie.
 
La cucina venne fornita delle migliori apparecchiature dell'epoca, approntate dalla ditta Krefft, ma non venne mai utilizzata. Un set di 750 posate in argento venne acquistata dalla ditta Wandinger di Monaco, così come le celebri manifatture di [[Meissen]] fornirono un servizio completo di 450 pezzi di [[porcellana di Meissen|porcellana]]. Su ogni posata venne inciso il monogramma "AH": quando la Kehlsteinhaus venne occupata dalle truppe alleate nel 1945, le posate vennero immediatamente prese dai militari come ''[[souvenir]]''.
Tra i politici furono uccisi i senatori fiumani [[Icilio Bacci]] e [[Riccardo Gigante]] che non si erano macchiati di crimini. In anni recenti vicino alla località di [[Castua]] è stata individuata la fossa dove riposano i resti di Gigante, ma risulta difficile il loro recupero.
 
==Storia e utilizzo dal 1938 in poi==
La persecuzione colpì anche gli esponenti dei CLN, secondo una linea ampiamente usata anche a Trieste e Gorizia. Numerosi furono nelle tre città gli arresti e le deportazioni di antifascisti, dei quali solo alcuni faranno ritorno dai campi di concentramento dopo lunghi periodi di detenzione. Ancora nel 1946 - assai dopo le esplosioni di "[[jacquerie]]" - risulteranno comminate condanne capitali contro reclusi accusati di aver fatto parte dei CLN.<ref>{{cita web | url = http://www.storia900bivc.it/pagine/editoria/pupo196.html | titolo = Raoul Pupo ''Le foibe giuliane 1943-45''; "L'impegno"; a.XVI; n. 1; aprile 1996 | data = Consultato il 5 marzo 2009}} </ref>
===Dal 1938 alla fine della guerra===
====Visite di Hitler====
Il ''Führer'' utilizzò assai poco la struttura e solo in due casi per incontri diplomatici con rappresentanti di altri paesi, preferendo soggiornare nella sottostante ''Berghof''<ref name=HerzlichWillkommen />. Sui motivi di questa scelta si sono fatte delle ipotesi: oltre all'avversione per i luoghi elevati - aggravata dalle vertigini che ogni tanto lo colpivano, a partire dagli anni immediatamente successivi alla [[prima guerra mondiale|guerra]] - egli varie volte paventò i rischi relativi alla sicurezza dell'ascensore e al timore di incappare in condizioni atmosferiche avverse. E' probabile che Hitler temesse che il verricello metallico dell'ascensore - posizionato sul tetto - fungesse da catalizzatore per i fulmini.
 
A causa di questi fattori, anche le visite registrate furono in realtà molto brevi: egli passò al massimo alcune ore nella Kehlsteinhaus, desiderando tornare a valle prima che calasse il sole. Lo studio creato appositamente per il Führer non venne mai utilizzato. A dispetto di tutto ciò, Hitler ritrasse alcuni interni della casa in una serie di acquarelli, tre dei quali erano appesi all'interno della Scharitz-Stube. Secondo alcune ricostruzioni, Hitler avrebbe inizialmente accarezzato l'idea di utilizzare la Kehlsteinhaus come proprio mausoleo funebre, ma l'idea sarebbe stata in seguito scartata per la difficoltà d'accesso alla struttura: egli ritenne che la sua tomba avrebbe dovuto essere facilmente fruibile dal popolo.
Il numero di italiani sicuramente uccisi dall'entrata nella città di [[Fiume (Croazia)|Fiume]] delle truppe jugoslave (3 maggio 1945) fino al 31 dicembre 1947 è di 652, a cui va aggiunto un altro numero di vittime non esattamente identificabile per mancanza di riscontri certi.<ref>Società di Studi Fiumani-Roma, Hrvatski Institut za Povijest-Zagreb ''Le vittime di nazionalità italiana a Fiume e dintorni (1939-1947)''[http://www.archivi.beniculturali.it/DGA-free/Sussidi/Sussidi_12.pdf], Ministero per i beni e le attività culturali - Direzione Generale per gli Archivi, Roma 2002. ISBN 88-7125-239-X.</br>
Nello studio per ogni vittima individuata nominativamente, sono stati indicati tutti i dati personali conosciuti (nome, cognome, data di nascita, ultimo indirizzo conosciuto ecc.), la data e la causa di morte. Lo studio è ritenuto non esaustivo dagli stessi autori che affermano che lo stesso è da considerarsi ''"una buona base di partenza per quanti in futuro vorranno cimentarsi in questa difficile problematica"'', dato che ''"nessuna ricerca storica di carattere complesso come questa ha mai dato finora una risposta chiara e definitiva"'' (p. 149). Le tabelle riassuntive sono alla pag. 206.</ref>
 
La prima visita di Hitler alla Kehlsteinhaus ebbe luogo il 16 settembre 1938, immediatamente dopo la partenza dal Berghof del primo ministro britannico [[Neville Chamberlain]] e all'incirca sette mesi prima della consegna ufficiale in occasione del suo 50° compleanno. In quell'occasione Hitler fu accompagnato - fra gli altri - da Goebbels, Himmler, Bormann e dal giornalista inglese George Ward Price, che - rimasto molto impressionato dall'ambiente - coniò il termine di ''Eagle's Nest'' (Nido dell'Aquila) per denominarlo<ref>[https://books.google.it/books?id=0htoAAAAMAAJ&q=ward+price+kehlsteinhaus+september+1938&dq=ward+price+kehlsteinhaus+september+1938&hl=it&sa=X&ei=C1a2VLnwD4KtUcn4geAO&ved=0CCMQ6AEwAA] [https://books.google.it/books?id=5AcMAQAAMAAJ&q=ward+price+kehlsteinhaus+september+1938&dq=ward+price+kehlsteinhaus+september+1938&hl=it&sa=X&ei=C1a2VLnwD4KtUcn4geAO&ved=0CCkQ6AEwAQ] [https://books.google.it/books?id=EKe2nFkNFZwC&pg=PA43&dq=ward+price+eagle%27s+nest&hl=it&sa=X&ei=zFa2VOyAAcSzUdHVguAK&ved=0CCgQ6AEwAQ#v=onepage&q=ward%20price%20eagle%27s%20nest&f=false]</ref>, facendo un chiaro riferimento sia al simbolo dei Reich che alla figura del Führer.
== Cause ==
{{quote|....già nello scatenarsi della prima ondata di cieca violenza in quelle terre, nell'autunno del 1943, si intrecciarono "giustizialismo sommario e tumultuoso, parossismo nazionalista, rivalse sociali e un disegno di sradicamento" della presenza italiana da quella che era, e cessò di essere, la Venezia Giulia. Vi fu dunque un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una "pulizia etnica". |Discorso del [[Presidente della Repubblica]] [[Giorgio Napolitano]] in occasione della celebrazione del "[[Giorno del ricordo]]". [[Roma]], 10 febbraio 2007<ref>Presidenza della Repubblica, Intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della celebrazione del "Giorno del ricorso" Quirinale, 10 febbraio 2007[http://www.quirinale.it/Discorsi/Discorso.asp?id=32144]</ref>}}
 
Il mese successivo Hitler si recò diverse volte nella Kehlsteinhaus in un periodo relativamente breve: è registrata una mezza dozzina di visite fra il 16 e il 24: particolarmente significative furono le visite di [[Joseph Goebbels|Joseph]] e [[Magda Goebbels]] con i loro figli del 21-24 ottobre 1938. Magda era da poco venuta a conoscenza della storia d'amore del marito con l'attrice cecoslovacca [[Lída Baarová]], e ne aveva parlato col Führer, che aveva ordinato al suo ministro per la propaganda di troncare la relazione. Goebbels si era rifiutato, presentando invece le proprie dimissioni e il 15 ottobre aveva inscenato - probabilmente simulando - un tentativo di suicidio. Joseph e Magda Goebbels vennero quindi invitati da Hitler - padrino dei loro figli - al Berghof per ripianare la questione, mentre nel frattempo la Baarová veniva allontanata dal paese come [[persona non grata]].
L'esatta qualificazione del fenomeno delle foibe è assai complessa. Dai fatti storici sopra esaminati emergono, comunque, una serie di cause remote, quali:
*la contrapposizione nazionale ed etnica fra [[sloveni]] e [[croati]] da una parte e italiani dall'altra, che datava dagli anni successivi alla caduta della [[Repubblica di Venezia]];
*gli opposti [[irredentismo|irredentismi]], per cui i territori mistilingui della [[Dalmazia]] e dell'allora [[Litorale austriaco]] dovevano appartenere, in esclusiva, all'uno o all'altro ambito nazionale, e quindi ad uno o all'altro stato;
*le conseguenze della [[prima guerra mondiale]] , con una fortissima battaglia diplomatica per la definizione dei confini fra il [[Regno d'Italia]] e il neonato [[Regno dei Serbi, Croati e Sloveni]];
*le contrapposte tensioni etniche, che portarono a disordini locali e compressioni delle rispettive minoranze fin dai primissimi anni '20 del XX° secolo; il [[ventennio fascista]], col tentativo di [[italianizzazione (fascismo)|assimilazione forzata]] delle popolazioni slave della Venezia Giulia;
*la [[seconda guerra mondiale]], che conobbe nel teatro jugoslavo-balcanico uno dei fronti più complessi e violenti<ref>{{cita web | url = http://www.italia-liberazione.it/ita/doc/pupo_06_2.pdf | titolo = Raoul Pupo "''Le stragi del secondo dopoguerra nei territori amministrati dall'esercito partigiano jugoslavo''" | data = consultato il 11 gennaio 2009}} «Quella combattuta sui campi di battaglia della Jugoslavia non è stata soltanto una guerra di liberazione, ma anche una terribile guerra civile, in cui – dalle prime stragi ustaša del 1941 in poi – determinazione e orrore hanno sostituito la pietà. Per i prigionieri slavi quindi non c’è scampo: quelli caduti nelle mani dei partigiani vengono fucilati, ma anche quelli che sono riusciti a consegnarsi agli alleati, non per questo hanno trovato la salvezza.»</ref> (si pensi solo al comportamento degli [[ustascia]] croati).
*il connubio fra una visione "nazionale" della guerra di liberazione ad opera delle truppe partigiane jugoslave ed una visione "sociale" della stessa guerra, laddove la componente italiana dell'Istria, del Quarnaro e della Dalmazia era vista anche come "classe dominatrice".
*la natura totalitaria e repressiva del costituendo regime comunista iugoslavo.
 
Quattordici delle quindici visite ufficialmente registrate sono state effettuate prima dello scoppio della [[seconda guerra mondiale]] (1 settembre 1939), quando agli altri timori Hitler aggiunse quello di un attacco aereo, dato che l'intero edificio fino alla metà del 1944 non possedette difese d'alcun tipo e l'unica via di fuga in auto era la Kehlsteinstrasse. Il Nido venne in effetti attaccato nell'aprile del 1945 dall'aviazione alleata, ma a dispetto dei timori di Hitler non venne colpito proprio a causa della conformazione del luogo: un'area di limitata estensione a picco s'una parete rocciosa<ref>Così James Wilson, ''Hitler's Alpine Headquarters'', Pen & Sword Books, Barnsley 2013, p. 205.</ref>.
Ciò premesso, il fenomeno delle foibe può essere considerato come un evento derivante da una somma di cause occasionali, fra le quali le più rilevanti furono quella:
*"vendicativa": si volevano colpire ed eliminare quelli considerati compromessi col regime fascista.
*"etnico/anessionistica": si volevano eliminare quelli (essenzialmente italiani) che si opponevano all'annessione di queste terre alla [[Iugoslavia]].
*"etnico/politica": si volevano eliminare quelli (prevalentemente italiani), che in qualche modo potevano essere considerati reali o potenziali oppositori del costituendo regime comunista.
 
Oltre ai Goebbels, fra gli ospiti tedeschi vi furono altre importanti figure del regime nazista, come il [[Reichsführer-SS]] [[Heinrich Himmler]], il capo del [[Deutsche Arbeitsfront]] [[Robert Ley]] e l'architetto e in seguito ministro per gli armamenti [[Albert Speer]].
Per quanto riguarda l'aspetto "vendicativo", essendo i fascisti e i loro fiancheggiatori in gran parte italiani (sia pure non in numero superiore rispetto ad altre regioni italiane), ed opponendosi essenzialmente gli italiani all'annessione alla Iugoslavia, soprattutto a livello locale fu frequente l'equazione italiano = fascista<ref>"La nostra è la cronaca di una storia negata annunciata: l’identificazione tout court con il nemico secondo la tragica equazione italiano uguale fascista...".[http://www.edit.hr/lavoce/2006/061113/politica.htm] Dal discorso del presidente della Giunta esecutiva dell'Unione Italiana [[Maurizio Tremul]], alla presentazione del manuale “Istria nel tempo. Storia regionale dell’Istria con riferimenti alla città di Fiume”, Collana degli Atti N° 26 del CRS di Rovigno.</ref> Il conseguente (riuscito) tentativo di disarticolare in tutti i modi il precedente ordine sociale e religioso, fu interpretato dagli istriani di lingua italiana come un inusitato attacco alla propria etnia. Questo aspetto provocò, localmente, episodi di "[[jacquerie]]" (insurrezioni spontanee dei ceti popolari), in cui molti colsero anche l'opportunità di portare avanti vendette personali o compiere rapine eliminando i testimoni. Tale jacquerie si rivolse non solo verso i rappresentanti del regime fascista, ma anche verso gli italiani in quanto tali.<ref>http://www.controstoria.it/foibe.htm Cadono nella rete della ghepeù slava, come ora la chiamano, centinaia di cittadini del gruppo etnico italiano: gerarchi locali, podestà, segretari, ma anche messi comunali, guardie civiche, levatrici, ufficiali di posta, insegnanti, bidelli, proprietari terrieri, impiegati, sorveglianti, carabinieri e guardie forestali. Nella maggioranza dei casi, se a costoro possono essere mosse delle accuse queste derivano dall'appartenenza a una classe sociale che definiremmo borghese o di avere nutrito idee politiche diverse da quelle degli occupanti. Da notare che, in epoca fascista l'ottenimento di un posto di lavoro di qualunque livello nel pubblico impiego implicava l'iscrizione al PNF, almeno formalmente ed indipendentemente dal loro pensiero, i dipendenti pubblici potevano tutti essere classificati come "fascisti". Su tutti comunque pesava la grave colpa di essere italiani. (da "L'esodo - La tragedia negata degli italiani d'Istria, Dalmazia e Venezia Giulia", pag. 57-58)</ref>
Gli episodi di jacquerie si verificarono prevalentemente nel corso degli eccidi del settembre-ottobre del 1943, avvenuti in un contesto in cui vennero a mancare i poteri costituiti.
 
Il primo diplomatico straniero a visitare la Kehlsteinhaus fu l'ambasciatore francese [[André François-Poncet]], il 18 ottobre 1938. Egli rimase così impressionato dal luogo, da riprendere pubblicamente la denominazione di "Nido d'Aquila", in modo tale che assai spesso ne viene attribuita allo stesso François-Poncet la paternità<ref>Si veda a titolo d'esempio Jim Ring, ''Storming the Eagle's Nest: Hitler's War in the Alps'', Faber & Faber 2013. Ricostruisce la storia della denominazione attribuendone la paternità a George Ward Price [http://www.thirdreichruins.com/kehlsteinhaus.htm Geoff Walden, ''Obersalzberg. Kehlsteinhaus ("Eagle's Nest")'', in ''Third Reich in Ruins''].</ref>.
Tolti questi episodi, gli eccidi furono, in massima parte, il risultato di una "violenza di stato"<ref>Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena, Relazioni italo-slovene 1880-1956, [http://www.kozina.com/premik/porita4.htm "Periodo 1941-1945"], Capodistria, 2000</ref>, che fu uno strumento di repressione politica ed [[pulizia etnica|etnica]]<ref> {{cita web | url = http://www.kozina.com/premik/porita4.htm | titolo = Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena; Periodo 1941 - 1945 | data = consultato il 11 gennaio 2009}} «Influì anche negativamente l'eco degli eccidi di italiani dell'autunno del 1943 (le cosiddette "foibe istriane") nei territori istriani ove era attivo il movimento di liberazione croato, eccidi perpetrati non solo per motivi etnici e sociali, ma anche per colpire in primo luogo la locale classe dirigente, e che spinsero gran parte degli italiani della regione a temere per la loro sopravvivenza nazionale e per la loro stessa incolumità.»</ref>, in vista dell'annessione alla [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|Iugoslavia]] di tutta la [[Venezia Giulia]] (incluse [[Trieste]] e [[Gorizia]]) <ref>Le rivendicazioni di Tito, tuttavia, includevano anche la maggior parte del Friuli, volendo portare il confine al Tagliamento.</ref> e per eliminare gli oppositori (reali o presunti) del costituendo regime comunista. In vista di questi due obiettivi era infatti necessario reprimere le classi dirigenti italiane (compresi antifascisti e resistenti), per eliminare ogni forma di resistenza organizzata.
Questo aspetto era particolarmente importante a [[Gorizia]] e [[Trieste]], della cui annessione gli Iugolsavi non erano (a ragione) certi. Tito, pertanto, fece il possibile per occupare le due città prima di ogni altra forza alleata, per assicurarsi una posizione di forza nelle trattative. Neutralizzati i vertici italiani, tentò di far apparire che gli iugoslavi fossero la maggioranza assoluta della popolazione: la composizione etnica sarebbe, infatti, stata un fattore decisivo nelle conferenze che sarebbero seguite nel dopoguerra e, per questo motivo, la riduzione della popolazione italiana sarebbe stata essenziale.<ref>[http://www.leganazionale.it/storia/foibeterrorecomunista.htm Paolo Sardos Albertini (2002-05-08). "Terrore" comunista e le foibe - Il Piccolo]</ref>
 
Il 12 e 13 agosto 1939 Hitler ricevette al Berghof il ministro degli esteri italiano [[Galeazzo Ciano]], al quale confermò la sua irriducibile decisione di scatenare l'attacco contro la Polonia: alla fine del primo giorno i due salirono alla Kehlsteinhaus<ref>Paul Bruppacher, ''Adolf Hitler und die Geschichte der NSDAP'', Vol. 2, ''1938 bis 1945'', Books on Demand, Norderstedt 2013, p. 133.</ref>.
Su questi dibattuto problema, gli storici italiani e sloveni (ma non quelli croati), hanno raggiunto conclusioni concordi, laddove affermano:
{{quote|Tali avvenimenti si verificarono in un clima di resa dei conti per la violenza fascista e di guerra ed appaiono in larga misura il frutto di un progetto politico preordinato, in cui confluivano diverse spinte: l'impegno ad eliminare soggetti e strutture ricollegabili (anche al di là delle responsabilità personali) al fascismo, alla dominazione nazista, al collaborazionismo ed allo stato italiano, assieme ad un disegno di epurazione preventiva di oppositori reali, potenziali o presunti tali, in funzione dell'avvento del regime comunista, e dell'annessione della Venezia Giulia al nuovo Stato jugoslavo. L'impulso primo della repressione partì da un movimento rivoluzionario che si stava trasformando in regime, convertendo quindi in violenza di Stato l'animosità nazionale ed ideologica diffusa nei quadri partigiani.|Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena, Relazioni italo-slovene 1880-1956, [http://www.kozina.com/premik/porita4.htm "Periodo 1941-1945"], Paragrafo 11, Capodistria, 2000}}
 
Dopo la visita dell'agosto 1939, Hitler salì per l'ultima volta alla Kehlsteinhaus il 17 ottobre 1940 (unica visita registrata nel periodo bellico), in occasione dell'incontro con la principessa [[Maria José del Belgio]], moglie di [[Umberto II d'Italia|Umberto di Savoia]], venuta inutilmente a chiedere aiuti alimentari per il Belgio e maggior libertà di movimento per il fratello [[Leopoldo III del Belgio|Leopoldo]], re del paese e guardato a vista dai tedeschi<ref>Un resoconto diretto dell'incontro in [http://archiviostorico.corriere.it/1998/marzo/18/MARIA_JOSE_Quel_che_penso_co_0_98031814153.shtml Ludina Barzini, Giovanni Berardelli, ''Maria José. Quel che penso di Mussolini'', in ''Corriere della Sera'', 18 marzo 1998, p. 31.]</ref>.
==Vittime==
===Tipologia delle vittime===
Tra i caduti figurano non solo personalità legate al [[Partito nazionale fascista]], ma anche ufficiali e funzionari pubblici, parte dell’alta dirigenza italiana contraria sia al comunismo, sia al fascismo, tra cui compaiono esponenti di organizzazioni partigiane o anti-fasciste, sloveni e croati anti-comunisti, collaboratori e nazionalisti radicali e semplici cittadini.
===Modalità delle esecuzioni===
Nelle foibe sono stati gettati molti dei cadaveri delle persone, sia militari che civili.
In alcuni casi, come è stato possibile documentare, furono precipitate nell'abisso persone non colpite o solo ferite <ref>{{cita web |url = http://www.foibadibasovizza.it/in-breve.htm | titolo = Cosa vuol dire "infoibare" | data = consultato il 11 gennaio 2009}} «In taluni casi le vittime furono allineate in fila lungo l'orlo della foiba, legati l'un con l'altro con filo di ferro: dopo essere stato ucciso con un colpo alla nuca il capofila precipitava trascinando il resto del gruppo.» </ref>.
 
{| class="wikitable"
Sebbene quest'ultima modalità di esecuzione fosse, come già detto, solo uno dei modi con cui vennero uccise le vittime dei partigiani di Tito<ref>Gaetano La Perna, ''Pola-Istria-Fiume 1943-1945'', Mursia, nonché ''La via dell'Esilio'', supplemento a ''Storia illustrata'' n° 10, 1997</ref>, nella cultura popolare divenne il metodo di esecuzione per eccellenza ed un simbolo del massacro.
|-
! N° !! Data della visita !! Note
|-
| 1 || [[16]] [[settembre 1938]] || Prima visita con un gruppo di persone, fra le quali Bormann e Ward Price
|-
| 2 || [[17]] settembre 1938 ||
|-
| 3 || [[19]] [[settembre]] [[1938]] ||
|-
| 4 || 16 ottobre 1938 ||
|-
| 5 || 17 ottobre 1938 ||
|-
| 6 || [[18]] ottobre 1938 || Visita di [[André François-Poncet]]<ref>Bruppacher p. 73.</ref>
|-
| 7 || [[21]] ottobre 1938 || Visita con [[Joseph Goebbels]], sua moglie [[Magda Goebbels|Magda]] ed altri ospiti<ref>Bruppacher, p. 73.</ref>
|-
| 8 || [[23]] ottobre 1938 ||
|-
| 9 || [[24]] [[ottobre]] 1938 || Ancora con Goebbels e la sua famiglia<ref>Bruppacher, p. 73.</ref>
|-
| 10 || [[4]] [[gennaio]] [[1939]] ||
|-
| 11 || [[20]] [[aprile]] 1939 || Inaugurazione ufficiale in occasione del 50° compleanno di Hitler<ref>Per Bruppacher era però a Berlino p. 113.</ref>
|-
| 12 || [[15]] [[luglio]] 1939 ||
|-
| 13 || [[11]] [[agosto]] [[1939]] ||
|-
| 14 || [[12]] [[agosto]] [[1939]] || Visita di [[Galeazzo Ciano]]<ref>Bruppacher p. 133.</ref>
|-
| 15 || [[17]] ottobre [[1940]] || Visita di [[Maria José del Belgio]]
|}
 
====Visite di altri personaggi====
In realtà la maggior parte delle vittime, date per infoibate, sono stati inviate nei campi di concentramento jugoslavi dove molte furono uccise o morirono di stenti o malattia.
Mentre le visite di Hitler non furono mai frequenti, la Kehlsteinhaus fu invece molto apprezzata da altri componenti del circolo più intimo del Führer. Eva Braun in particolare si recò molto spesso nella casa, anche negli anni di guerra. Una buona parte delle visite venne effettuata in compagnia di Bormann e della sua famiglia, ma vi si recò anche con altre persone o da sola. Esistono diverse fotografie che ritraggono Eva Braun alla Kehlsteinhaus in compagnia con altri gerarchi nazisti, con la sorella Margarete (Gretl) e con Marion Schönmann, la sua migliore amica. In altre immagini la si può vedere con Negus e Katuschka (Stasi), i suoi [[Scottish Terrier]].
===Quantificazione delle vittime===
Nel dopoguerra e nei decenni immediatamente successivi non furono mai effettuate stime scientifiche del numero delle vittime, che venivano usualmente indicate in 15.000<ref>{{cita libro | cognome= Pansa| nome= Giampaolo| coautori= | titolo= Il sangue dei vinti: quello che accadde in Italia dopo il 25 aprile. sedicesima edizione. p.371| editore= Sperling & Kupfer| città= | anno= 2003| id= ISBN 9788820035662}}</ref> (e talvolta aumentate fino a 30.000).<ref>Il dato corretto fu poi raccolto grazie al Centro Studi Adriatici fissandole a 10.137. Vedi anche {{cita libro | cognome= Dicuonzo| nome= Giuseppe| coautori= | titolo= Nato in rifugio p. 56| editore= UNI Service| città= | anno= 2008| id= ISBN 9788861782396}}</ref> Studi rigorosi sono stati effettuati solo a partire dagli [[anni 1990|anni '90]].
Una quantificazione precisa è impossibile, vi è infatti una generale mancanza di documenti, che spesso non furono nemmeno emanati dalle autorità jugoslave. Il governo jugoslavo (e successivamente quello croato) non ha inoltre mai accettato di partecipare a inchieste per determinare il numero di decessi. Gli studi effettuati recentemente valutano il numero totale delle vittime (comprensive quindi di quelle morte durante la prigionia o la deportazione) come compreso tra poco meno di 5.000 e 11.000.<ref> Lo storico [[Mario Pacor]] afferma che nelle foibe istriane finirono dopo l'armistizio 400-500 persone, nonché 4.000 italiani furono deportati, dei quali molti furono uccisi dopo procedimenti sommari quindi forse infoibati successivamente. Questi dati fanno riferimento ai documenti dei vigili del fuoco di [[Pola]]. La Commissione storica italo-slovena, instaurata dai ministeri degli esteri dei due rispettivi paesi e composta sia da storici sloveni che italiani, ha esaminato i rapporti tra i due Paesi tra il [[1880]] e il [[1956]]. Il rapporto non approfondisce l'argomento delle foibe, ma indica il numero delle sole esecuzioni sommarie in "centinaia". Questo rapporto non tratta però delle foibe in territorio croato. Lo storico [[Raoul Pupo]] indica in circa 5.000 il numero dei morti. Lo storico [[Guido Rumici]] stima invece il numero delle vittime in minimo 6.000, cifra che salirebbe però ad oltre 11.000 se si considerano anche tutti coloro che sono scomparsi nei campi di concentramento jugoslavi.</ref><ref>{{cita libro|autore=Guido Rumici|titolo=Infoibati (1943-1945). I Nomi, I Luoghi, I Testimoni, I Documenti|editore=Mursia|anno=2002|id=ISBN 9788842529996}}. </ref>
===Testimonianze===
Furono poche le persone che riuscirono a salvarsi risalendo dalle foibe comunque tra questi Graziano Udovisi, Giovanni Radeticchio e Vittorio Corsi hanno raccontato la loro tragica esperienza a storici e/o emittenti televisive.<ref> Guido Rumici riporta le testimonianze dei tre citati alle pagine 250 e 251 nel suo libro ''Infoibati''</ref>
{{quote|''dopo giorni di dura prigionia, durante i quali fummo spesso selvaggiamente percossi e patimmo la fame, una mattina, prima dell'alba, sentii uno dei nostri aguzzini dire agli altri "facciamo presto, perchè si parte subito". Infatti poco dopo fummo condotti in sei, legati insieme con un unico filo di ferro, oltre a quello che ci teneva avvinte le mani dietro la schiena, in direzione di Arsia. Indossavamo i soli pantaloni e ai piedi avevamo solo le calze. Un chilometro di cammino e ci fermammo ai piedi di una collinetta dove, mediante un filo di ferro, ci fu appeso alle mani legate un masso di almeno 20 k. Fummo sospinti verso l'orlo di una foiba, la cui gola si apriva paurosamente nera. Uno di noi, mezzo istupidito per le sevizie subite, si gettò urlando nel vuoto, di propria iniziativa. Un partigiano allora, in piedi col mitra puntato su di una roccia laterale, c'impose di seguirne l'esempio. Poichè non mi muovevo, mi sparò contro. Ma a questo punto accadde il prodigio: il proiettile anzichè ferirmi spezzò il filo di ferro che teneva legata la pietra, cosicchè, quando mi gettai nella foiba, il masso era rotolato lontano da me. La cavità aveva una larghezza di circa 10 m. e una profondità di 15 sino la superficie dell'acqua che stagnava sul fondo. Cadendo non toccai fondo e tornato a galla potei nascondermi sotto una roccia. Subito dopo vidi precipitare altri quattro compagni colpiti da raffiche di mitra e percepii le parole "un'altra volta li butteremo di qua, è più comodo", pronunciate da uno degli assassini. Poco dopo fu gettata nella cavità una bomba che scoppiò sott'acqua schiacciandomi con la pressione dell'aria contro la roccia. Verso sera riuscii ad arrampicarmi per la parete scoscesa e guadagnare la campagna, dove rimasi per quattro giorni e quattro notti consecutive, celato in una buca. Tornato nascostamente al mio paese, per tema di ricadere nelle grinfie dei miei persecutori, fuggii a Pola. E solo allora potei dire di essere veramente salvo.''|Testimonianza di Giovanni Radetticchio in: Raoul Pupo, ''Foibe'', pp. 99,100}}
Questa testimonianza, della primavera del 1945, fu pubblicata la prima volta il [[26 gennaio]] [[1946]] sul periodico della DC triestina ''La Prora'' e poi fu riportata integralmente nell'opuscolo ''Foibe, la tragedia dell'Istria'', edito dal CLN dell'Istria; è stata dopo spesso citata dalla pubblicistica del dopoguerra.
 
La casa fu molto amata dalla famiglia Braun, tanto che il 3 giugno 1944 venne utilizzata per i festeggiamenti per il matrimonio di Gretl coll<nowiki>'</nowiki>[[Gruppenführer|SS-Gruppenführer]] [[Hermann Fegelein]]. Di quell'occasione esiste non solo una serie di fotografie, ma anche un filmato. Hitler fu presente al matrimonio che si celebrò a Salisburgo, ma non ai festeggiamenti.
Anche questa testimonianza non è passata indenne di fronte alle polemiche politico-storiografiche: recentemente Pol Vice, un saggista che si richiama espressamente all'ideologia rivoluzionaria di Marx<ref>Si veda in tal senso il suo articolo ''L'ideologia del mercato caritatevole'' in ''Sottolebandieredelmarxismo'', 9 settembre 2009[http://www.webalice.it/mario.gangarossa/sottolebandieredelmarxismo_politica/2009_09_pol-vice_l-ideologia-del-mercato-caritatevole.htm].</ref>, ha pubblicato un saggio critico all'interno del quale sottopone il testo di Udovisi ad una serrata critica, giungendo ad affermare che siamo in presenza di un falso testimone<ref>Pol Vice, ''Scampati o no. I racconti di chi "uscì vivo" dalla foiba'', Edizioni Kappa Vu, Udine 2005. Il libro è stato scritto in collaborazione con [[Claudia Cernigoi]], accusata dallo storico [[Raoul Pupo]] di far parte del gruppo di autori "riduzionisti o negazionisti" delle foibe.</ref>.
=== Vittime di nazionalità slovena e croata ===
Negli eccidi furono coinvolti cittadini italiani (o ex italiani) di nazionalità slovena e croata. Tali uccisioni ebbero una matrice esclusivamente politica, rimanendo esclusa quella etnica, intendendo il costituendo regime comunista eliminare le forme di opposizione. Questi eccidi, quindi, non sono di solito considerati parte degli eccidi delle foibe<ref>Raoul Pupo, op. cit.</ref>, termine che si riferisce alle sole vittime di nazionalità italiana.
 
Eva Braun lasciò definitivamente la Kehlsteinhaus e l'Obersalzberg alla fine di luglio del 1944, per seguire Hitler nei suoi spostamenti con meta finale Berlino.
Tra gli sloveni uccisi vanno ricordati: [[Ivo Bric]] di Montespino (Dornberk), antifascista [[cattolico]] ucciso con la famiglia il 2 luglio [[1943]], [[Vera Lesten]] di [[Merna-Castagnevizza|Merna]], poetessa e antifascista cattolica, uccisa nel novembre del [[1943]], la famiglia Brecelj di [[Aidussina]] (il padre Anton, le figlie Marica e Angela e il figlio Martin) uccisa nel luglio del [[1944]]. Tra i sacerdoti uccisi (e spesso infoibati) dai comunisti vanno ricordati: don [[Alojzij Obit]] del [[Brda|Collio]] (scomparso nel gennaio [[1944]]), don [[Lado Piščanc]] e don [[Ludvik Sluga]] di [[Circhina]] (uccisi con altri 13 parrocchiani sloveni nel febbraio del [[1944]]), don [[Anton Pisk]] di [[Tolmino]] (scomparso e probabilmente infoibato nell'ottobre 1944), don [[Filip Terčelj]] di [[Aidussina]], sequestrato dalla polizia segreta il 7 gennaio [[1946]] e successivamente scomparso, e don [[Izidor Zavadlav]] di [[San Pietro-Vertoiba|Vertoiba]], arrestato e fucilato il 15 settembre [[1946]]. Un caso a parte rappresenta la sorte di [[Andrej Uršič]] di [[Caporetto]], giornalista antifascista e anticomunista sloveno, ex membro del [[TIGR]] e co-fondatore dell'[[Slovenska Skupnost|Unione Democratica Slovena in Italia]], sequestrato dalla polizia segreta jugoslava nel 31 agosto del [[1947]], sottoposto a sevizie, probabilmente ucciso nell'autunno del [[1948]], e il suo cadavere gettato in una delle foibe della Selva di Tarnova.
 
Di un singolare tentativo di accesso è rimasta memoria nella storia del Nido dell'Aquila<ref>Ne parla diffusamente Michael Tregenza, ''Aktion T4. Le secret d'Etat des nazis (...)'', Calmann-Lévy 2011, Prologo.</ref>: un gruppo di ospiti del Berghof per il Capodanno del 1939, passata la mezzanotte e ritiratisi sia Hitler che [[Eva Braun]], su insistenza di Bormann decise di salire alla Kehlsteinhaus. Si mosse quindi una comitiva d'auto, in testa alla quale si mise una [[Mercedes-Benz W29|Mercedes 540K]] condotta personalmente dal Reichsleiter, non pienamente in sé a causa degli alcoolici bevuti in abbondanza. A suo fianco stava il suo autista personale, Jacob Glass. Giunto in prossimità dell'unico tornante a velocità sostenuta, Bormann perse il controllo della vettura finendo contro il [[guard rail]]. Nonostante il colpo, l'auto non finì fuori strada e quindi l'intera comitiva riuscì a giungere in tarda notte al piazzale di sosta, dove inutilmente si cercò di liberare dalla neve e dal ghiaccio l'accesso al tunnel dell'ascensore. Dopo vari tentativi andati a vuoto, il corteo d'auto tornò al Berghof.
== La memoria delle foibe fra oblio, strumentalizzazioni e ricerca storica ==
=== L'oblio del dopoguerra ===
{{quote|... va ricordato l'imperdonabile orrore contro l'umanità costituito dalle foibe (...) e va ricordata (...) la "congiura del silenzio", "la fase meno drammatica ma ancor più amara e demoralizzante dell'oblio".
Anche di quella non dobbiamo tacere, assumendoci la responsabilità dell'aver negato, o teso a ignorare, la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica, e dell'averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali.|Discorso del [[Presidente della Repubblica]] [[Giorgio Napolitano]] in occasione della celebrazione del "Giorno del ricordo". [[Roma]], 10 febbraio 2007}}
La vicenda nel dopoguerra è stata a lungo trascurata per i convergenti interessi di governo e opposizione.<ref>[http://www.romacivica.net/anpiroma/DOSSIER/Dossier1a8b.htm Articolo su un sito dell'A.N.P.I.]</ref>
 
===I bombardamenti e l'occupazione alleata===
Secondo lo storico [[Gianni Oliva]] il silenzio fu causato da tre motivi: prima di tutto vi fu un silenzio internazionale, provocato
A seguito della partenza definitiva dall'Obersalzberg di Hitler e del suo ''entourage'', la Kehlsteinhaus rimase sostanzialmente vuota fino all'arrivo delle truppe alleate<ref>[http://www.historynet.com/world-war-ii-race-to-seize-berchtesgaden.htm]</ref>.
dalla [[Josip_Broz_Tito#La_rottura_con_Stalin|rottura tra Tito e Stalin]] avvenuta nel 1948, che spinse tutto il blocco occidentale a stabilire rapporti meno tesi con la Jugoslavia, in funzione antisovietica (si era agli inizi della guerra fredda). Vi fu inoltre il silenzio del PCI che non aveva interesse a evidenziare le proprie contraddizioni sulla vicenda e le proprie subordinazioni alla volontà del [[Comintern|comunismo internazionale]] . Vi fu infine un silenzio da parte dello Stato Italiano che voleva sorpassare tutto il capitolo della sconfitta nella seconda guerra mondiale.
 
A metà del 1944 erano state create delle postazioni antiaereo e questa misura - rilevata dai voli d'osservazione degli aerei angloamericani - suscitò una serie di fantasiose illazioni: da un lato si riteneva che la struttura potesse esser stata trasformata in un osservatorio militare d'importanza strategica, dall'altro si pensò che l'intera vallata fosse divenuta una ridotta dei più fanatici nazisti, con installazioni segrete scavate nella roccia e la Kehlsteinhaus come centro operativo di tutto l'apparato.
Oltre a questo non si voleva inoltre riaprire il problema dei molti militari che commisero in Jugoslavia reati di guerra per i quali non furono mai perseguiti, nonostante le iniziali richieste del governo jugoslavo<ref>Cfr. [http://www.pubblica.istruzione.it/shoah/eventi/eventi08/giornata_ricordo.pdf 10 febbraio 2008: Giornata del ricordo: italiani in Jugoslavia] a cura del Ministero della Pubblica Istruzione italiana, p. 4, "In effetti il governo jugoslavo richiese già nel febbraio del 1945, a guerra ancora in corso, la consegna di 40 criminali di guerra italiani (tra i quali Ambrosio, Roatta e Robotti), che divennero 302 dopo le investigazioni dalla commissione jugoslava per i crimini di guerra.".</ref>.
 
Fu soprattutto per questo motivo che il 25 aprile 1945 gli alleati scatenarono contro l'Obersalzberg un attacco aereo con bombardamenti a tappeto, che rasero al suolo gran parte delle ville dei gerarchi e delle strutture esistenti. Ma sia la Kehlsteinstrasse che il Nido dell'Aquila non vennero danneggiati.
La memoria degli avvenimenti rimase per lo più ristretta nell'ambito degli esuli, di qualche intellettuale anticonformista e di commemorazioni locali. Solo una parte della [[destra (politica)|destra]] ha sostenuto le ragioni delle vittime, sia pure strumentalizzandole in funzione anticomunista ed esagerando il loro numero.
 
Il primo reparto che raggiunse la Kehlsteinhaus fu un'unità del 506° Reggimento Paracadutisti della 101ma Divisione Aviotrasportata statunitense, al comando del colonnello Robert F. Sink, senza incontrare resistenza alcuna. Nonostante la primavera avanzata, l'ingresso del tunnel per l'ascensore era completamente bloccato dalla neve, e così fu messo all'opera un gruppo di prigionieri per liberarlo: prima ancora che il lavoro fosse finito, le truppe americane raggiunsero l'ingresso della casa seguendo a piedi il vecchio sentiero di montagna. L'edificio fu ritrovato perfettamente intatto, senza che fosse stato spostato nulla: si scatenò quindi una caccia al ''souvenir'', cosicché in pochi giorni qualsiasi cosa fosse facilmente trasportabile sparì dalla Kehlsteinhaus. Qualche oggetto era stato precedentemente portato via dai coniugi Mitlstrasser. Per tutti i decenni successivi i pezzi provenienti dal Berghof e dalla Kehlsteinhaus divennero oggetto di compravendite fra collezionisti: anche gli oggetti dei Mitlstrasser furono messi in vendita alla fine degli anni 2000 da una casa d'aste britannica<ref>[http://www.mirror.co.uk/news/uk-news/hitler-and-mistress-eva-brauns-cutlery-249401]</ref>.
Ciò non toglie che in opere storiche, l'argomento fosse dibattuto: ad esmempio nel [[1980]], [[Arrigo Petacco]] - noto giornalista e saggista - illustrò la tragica realtà di questo massacro. Il suo racconto, pur all'interno di un'opera più ampia e con molte incertezze, prudenze ed omissioni, offriva un quadro sufficientemente completo, senza sottovalutare entità e ferocia delle stragi.
 
Dopo una settimana di saccheggi, che non risparmiò nemmeno il marmo rosso del camino, dal quale vennero scalpellate e portate via decine di schegge, il generale Maxwell D. Taylor - comandante della 121ma Aviotrasportata - ordinò che la casa venisse sorvegliata, ma era troppo tardi: gli interni della Kehlsteinhaus erano oramai completamente spogli.
===Il riemergere della vicenda negli anni '90===
Tuttavia, fu solo a partire dai primi anni '90, a seguito della fine della [[guerra fredda]], che il tema delle foibe venne pienamente in luce e iniziò ad essere trattato dai media, coinvolgendo cultura, società e politica. {{cn|Anche su iniziativa degli ex comunisti}}, si è fatta luce su questi episodi, che hanno cominciato ad essere ufficialmente ricordati.
 
===Dalla fine della guerra ad oggi===
Dal 2005 la giornata del [[10 febbraio]] è dedicata alla commemorazione dei morti e dei profughi italiani. La data del 10 febbraio ricorda il [[Trattati di Parigi (1947)|trattato]] di [[Parigi]] siglato nel [[1947]] che assegnò alla [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|Jugoslavia]] il territorio occupato nel corso della guerra dall'armata di Tito.
Negli anni successivi si fece strada l'idea di considerare la Kehlsteinhaus niente più di una reliquia nazista, che in quanto tale doveva semplicemente essere distrutta<ref>Ricordare distruzione completa Berghof e Teehaus.</ref>: in questo senso furono presentate diverse proposte al parlamento della Baviera. Grazie però all'impegno di Karl Theodor Jacob, membro del locale consiglio comunale e successivamente fondatore della ''Berchtesgadener Landesstiftung '' (Fondazione Berchtesgaden), si decise di aprire la casa al pubblico promuovendola come attrazione turistica. La Kehlsteinstrasse fu quindi ripristinata e venne organizzato un servizio di autobus che partendo dall'esterno dell'Hotel zum Türken - un albergo nelle immediate vicinanze del Berghof, requisito dai nazisti per utilizzato come sede del corpo di guardia del Führer - portava direttamente al piazzale del parcheggio.
 
Nel 1952 la casa venne affittata con un contratto decennale al locale Club Alpino, che a sua volta la subaffittò all'imprenditore Josef Kellerbauer. Questi fece effettuare gran parte dei lavori di restauro dei locali, compresa la trasformazione in ristorante della sala da pranzo e dell'ampia stanza ottagonale.
In tale occasione fu trasmessa da [[Rai Uno]] la controversa "[[fiction]]" ''[[Il cuore nel pozzo]]'' prodotta dalla [[RAI Radiotelevisione Italiana|RAI]] e liberamente ispirata alle stragi delle foibe. La trasmissione ebbe un vasta [[audience (media)|audience]]<ref>[http://www.repubblica.it/2005/a/sezioni/spettacoli_e_cultura/fictiontv2/pozzoascolti/pozzoascolti.html Fiction foibe, record d'ascolti] ''La Repubblica'', 8 febbraio 2005</ref> e suscitò numerose polemiche per l'approssimazione con cui veniva trattato il contesto storico della vicenda<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2005/febbraio/06/tragedia_delle_foibe_diventa_piccola_co_9_050206104.shtml La tragedia delle foibe diventa piccola] ''Corriere della Sera'', 6 febbraio 2005.</ref>
 
===ProcessiDal a1954 criminaliin di guerrapoi===
I vari governi italiani succedutesi negli anni mai consegnarono i responsabili dei crimini nei [[Balcani]], sia a causa della così detta "[[amnistia Togliatti]]"<ref>Tale amnistia promulgata con il D.P.R. 22 giugno 1946, n. 4, il cui testo è disponibile sul sito della Corte Suprema di Cassazione all'indirizzo: http://www.italgiure.giustizia.it/nir/lexs/1946/lexs_139245.html, comprendeva i reati comuni e politici, compresi quelli di collaborazionismo con il nemico e reati annessi ivi compreso il concorso in omicidio, pene allora punibili fino ad un massimo di cinque anni. I reati commessi al Sud dopo l'[[8 settembre]] [[1943]] e l'inizio dell'occupazione militare [[Alleati|alleata]] al Centro e al Nord.[http://www.camera.it/_dati/leg14/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/023/018/pdf006.pdf] [http://www.fondazionecipriani.it/Kronologia/prova.php?DAANNO=1946&AANNO=1947]</ref> intervenuta il [[22 giugno]] [[1946]], sia perché il [[18 settembre]] [[1953]] il [[governo Pella]] approvò l'[[indulto]] e l'[[amnistia]] proposta dal [[Elenco dei Ministri di Grazia e Giustizia della Repubblica Italiana|guardasigilli]] [[Antonio Azara]] per i tutti i reati politici commessi entro il [[18 giugno]] [[1948]],<ref>D.P.R 19 dicembre 1953, n. 922, testo disponibile sul sito della Corte Suprema di Cassazione all'indirizzo: http://www.italgiure.giustizia.it/nir/1953/lexs_33552.html</ref> a cui si aggiunse quella del [[4 giugno]] [[1966]].<ref>D.P.R. 4 giugno 1966, n. 332, testo disponibile dal sito della Corte Suprema di Cassazione all'indirizzo: http://www.italgiure.giustizia.it/nir/1966/lexs_39092.html</ref>
All'epoca la sola città di [[Belgrado]] (capitale dell'allora [[Jugoslavia]]) chiese di imputare oltre 700 presunti criminali di guerra italiani<ref>A tal proposito sono stati scritti libri di denuncia, come "Italiani senza onore. I crimini in Jugoslavia e i processi negati (1941-1951)" a cura di C. Di Sante.</ref> e i generali [[Mario Roatta]], [[Vittorio Ambrosio]] e [[Mario Robotti]], che non furono mai consegnati nonostante gli accordi internazionali prevedessero la loro estradizione.<ref>Art. 45 del [[:S:Trattato di pace fra l'Italia e le Potenze Alleate ed Associate - Parigi, 10 febbraio 1947|Trattato di pace fra l'Italia e le Potenze Alleate ed Associate - Parigi, 10 febbraio 1947]]</ref>
 
==Cenni storici==
Nel [[1992]] è stato istituito un procedimento giudiziario in [[Italia]] contro alcuni dei responsabili dei massacri ancora in vita.<ref>[http://digilander.libero.it/lefoibe/processo.htm Il processo agli infoibatori]</ref>
L'idea di realizzare un edificio sulla cima del ''Kehlstein'' nacque nel [[1937]] dal segretario personale del ''[[Führer]]'' [[Martin Bormann]]. Egli, con l'ausilio dei membri del [[NSDAP|partito]], ottenne l'autorizzazione e i necessari finanziamenti per far costruire l'edificio, che venne ufficialmente offerto in dono a Hitler il 20 aprile del [[1939]] in occasione del suo cinquantesimo compleanno.<ref name=HerzlichWillkommen />
Tali inchieste furono giustificate dal fatto che all'epoca la Venezia Giulia era ancora ufficialmente sotto sovranità italiana; inoltre i [[crimine di guerra|crimini di guerra]] non sono soggetti a prescrizione. Partite dalla denuncia di Nidia Cernecca<ref>http://www.nidiacernecca.it/ Nidia Cernecca: sito ufficiale.</ref>, figlia di un infoibato, videro come principali imputati i croati Oscar Piskulic e Ivan Motika. L'inchiesta fu istituita dal pubblico ministero Giuseppe Pittitto. Nel [[1997]] diversi parlamentari sollecitarono il governo affinché avanzasse richiesta di [[estradizione]] per alcuni degli imputati.<ref>
[http://english.camera.it/_dati/leg13/lavori/stenografici/sed260/s020.htm Interrogazione parlamentare] e [http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=14&id=59651 Atto depositato in senato]</ref>
Il procedimento si è concluso con un nulla di fatto: nel [[2004]] fu infatti negata la competenza territoriale dei magistrati italiani.
 
Progettato dall'[[Architetto|architetto]] Roderich Fick, l'edificio fu completato in soli quattordici mesi da una squadra di circa duemila addetti diretti dall'ingegner Fritz Todt e con una spesa complessiva di circa 30 milioni di [[Reichsmark]],<ref name=tuttobaviera /> diventando un'estensione della sottostante villa denominata ''[[Berghof]]''. Il nome originario ''Kehlsteinhaus'' venne suggerito dalla montagna nominata ''Kehlstein'' sulla quale venne realizzato l'edificio, tuttavia fu inizialmente noto come ''D-haus'', ovvero ''Diplomatenhaus'',<ref>Casa per incontri diplomatici in [[lingua tedesca|tedesco]].</ref> nome in seguito storpiato in ''Tee-haus''.<ref>Casa del tè in [[lingua tedesca|tedesco]].</ref><ref>{{cita libro|autore=P. Guido|titolo= Il Berghof di Hitler e la sua Tea house|p= 28}}</ref> Il soprannome ''Eagle's nest''<ref>Nido dell'aquila, in [[lingua inglese|inglese]]</ref> fu invece coniato dal noto giornalista britannico George Ward Price e in seguito menzionato dall'ambasciatore francese [[André François-Poncet]] ricevuto in visita il 18 ottobre 1938,<ref>{{cita web|url= http://bataillescelebres.esy.es/kehlsteinhaus/index.html|editore= Les batailles célèbres de l’histoire |titolo=Les batailles célèbres de l’histoire La Kehlsteinhaus: le Nid d'Aigle de Hitler Obersalzberg : Siège gouvernemental||accesso= 10 gennaio 2015|lingua=inglese}}</ref> per le caratteristiche orografiche del luogo ma sicuramente in chiaro riferimento all'antico simbolo della [[Germania]] e del [[Nazismo|Nazionalsocialismo]], che è appunto un'[[aquila]].
Anche in questa occasione fiorirono le polemiche: fra le altre cose Pittitto fu accusato di volere imbastire un "processo alla resistenza".<ref>[http://www.intermarx.com/ Intermax] (rivista virtuale di analisi e critica materialista) [http://www.intermarx.com/ossto/revis2.html Processo alle Foibe, processo alla Resistenza] di [[Claudia Cernigoi]]</ref>
Tuttavia i dettagli sull'edificio non furono mai resi pubblici, anche per una scelta strategica a tutela dell'immagine del ''Führer'' che comunque non utilizzò il ''Nido dell'aquila'' per scopi militari, bensì come luogo dove il ''[[Reichskanzler]]'' svolse soltanto alcune riunioni e incontri diplomatici, tra cui quello in cui ospitò il ministro degli esteri italiano [[Galeazzo Ciano]] nel [[1939]] e quello in cui ebbe come ospite la principessa [[Maria José del Belgio|Maria José]] il 17 ottobre del [[1940]].<ref>{{cita libro|autore=David John Cawdell|titolo= Hitler's War and the War Path|editore= Focal Point Publication|città= London|anno= 2002|p= 337}}</ref><ref>{{cita web|url=https://books.google.it/books?id=pIUhBQAAQBAJ&pg=PA337&lpg=PA337&dq=visit+of+maria+josé+to+Eagle%27s+nest&source=bl&ots=t1Wd5P86pe&sig=Kt0vRYmRA64gE7vFEo3q41D7ZBM&hl=it&sa=X&ei=wpCzVPrDD8z5Us-3gaAO&ved=0CCEQ6AEwAA#v=onepage&q=visit%20of%20maria%20josé%20to%20Eagle's%20nest&f=false|titolo= Visit of Maria José to Eagle's nest|accesso= 12 gennaio 2015}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.kehlsteinhaus.com/the-building.html|editore= |titolo=|accesso= 12 gennaio 2015|lingua=inglese}}</ref> Malgrado il pieno svolgimento del conflitto, nel giugno del [[1944]] il ''Nido dell'aquila'' fu anche luogo di ricevimento del matrimonio tra l'ufficiale delle [[Obergruppenführer|''SS Obergruppenführer'']] [[Hermann Fegelein]] e Gretl Braun,<ref>{{cita web|url=http://www.uncommon-travel-germany.com/hitlers-eagles-nest.html|editore=Uncommon Travel Germany|titolo= Wedding at the Kehlsteinhaus|accesso= 10 gennaio 2015|lingua=inglese}}</ref> sorella della compagna di Hitler, [[Eva Braun]], che invece amava trascorrere lunghi periodi di villeggiatura presso la ''Kehlsteinhaus''.<ref>{{cita web|url= http://bataillescelebres.esy.es/kehlsteinhaus/index.html|editore= Les batailles célèbres de l’histoire |titolo=Les batailles célèbres de l’histoire La Kehlsteinhaus: le Nid d'Aigle de Hitler Obersalzberg : Siège gouvernemental||accesso= 10 gennaio 2015|lingua= francese}}</ref>
Un breve elenco dei soggiorni ufficiali di Hitler si può riassumere come di seguito:<ref name=tuttobaviera>{{cita web|url=http://www.tuttobaviera.it/nido-aquila.html|titolo=Alla scoperta del Nido dell'Aquila|accesso= 28 dicembre 2014}}</ref>
 
===I dibattiti politici===
La ricerca storica ha ormai pubblicato molteplici studi sugli avvenimenti, molte opere divulgative sono, inoltre, state pubblicate. Nell'opinione pubblica, tuttavia, persiste una forte enfasi, di origine ideologica, sulle responsabilità che comunismo e fascismo hanno avuto nelle foibe.
 
Complessivamente l'edificio fu poco frequentato dal ''Führer'' e la sua presenza si diradò dopo lo scoppio del [[seconda guerra mondiale|conflitto]] poiché non venne più ritenuto un luogo sufficientemente sicuro e forse anche per alcuni disturbi di [[Vertigini (medicina)|vertigini]] di cui notoriamente soffriva lo stesso Hitler.<ref>{{cita web|url= http://bataillescelebres.esy.es/kehlsteinhaus/index.html|editore= Les batailles célèbres de l’histoire |titolo=Les batailles célèbres de l’histoire La Kehlsteinhaus: le Nid d'Aigle de Hitler Obersalzberg : Siège gouvernemental||accesso= 10 gennaio 2015|lingua=francese}}</ref><ref>{{cita web|url=http://library.lawschool.cornell.edu/WhatWeHave/SpecialCollections/Donovan/Hitler/index.cfm |nome= Henry A. |cognome=Murray|wkautore=Henry Murray|titolo=Analysis of the Personality of Adolph Hitler |editore=Cornell University Law Library|accesso= 3 gennaio 2015|lingua=inglese}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.psicozoo.it/2010/03/10/la-storia-psichiatrica-di-hitler/|titolo=La storia psichiatrica di Hitler|autore= Lucia Imperatore|data=10 marzo 2010|accesso= 3 gennaio 2015}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.liberoquotidiano.it/news/Personaggi/1006736/Hitler-tra-peti--cocaina-e--viagra---Il-racconto-dei-suoi-medici.html|autore= Francesco Borgonovo|titiolo= Hitler tra peti, cocaina e "viagra" Il racconto dei suoi medici|data= 5 maggio 2012|accesso= 9 gennaio 2015}}</ref><ref name=HerzlichWillkommen /> Successivamente il ''Führer'' e il suo seguito preferirono stabilirsi in rifugi segreti più sicuri come la ''[[Tana del Lupo]]'' o il ''[[Führerbunker]]'' di [[Berlino]]; l'edificio, infatti, risultava evidentemente molto esposto ai fenomeni atmosferici come i [[Fulmine|fulmini]] ma anche troppo vulnerabile ad eventuali [[Bombardamento aereo|attacchi aerei]] nemici, sprovvisto di un [[Rifugio antiaereo|rifugio antiaereo]] e dotato di una sola via di fuga, alquanto ripida.
====Comunismo e fascismo: il dibattito sulle responsabilità====
In particolare, in alcuni ambienti della destra si afferma che le foibe sono state semplicemente un [[Critiche al comunismo|crimine del comunismo]] (spregiativamente chiamato "barbarie slavocomunista"), un [[genocidio]] di cittadini inermi che avevano la "sola colpa di essere italiani"<ref>[http://www.romacivica.net/anpiroma/rassegnasta/rassegna_cor040401a.htm Articolo dal ''Corriere della sera'']</ref>, in preparazione alla successiva [[pulizia etnica]]. Il numero delle vittime viene talvolta esagerato.
 
Ciononostante, nella fase finale del conflitto l'edificio scampò ai massicci bombardamenti angloamericani che invece distrussero la vicina ''Berghof'' e venne occupato dalle truppe della [[3ª Divisione di Fanteria (USA)|3ª Divisione di fanteria]], della [[101ª Divisione Aviotrasportata]] statunitense e della [[2e division blindée|2ª Divisione corazzata]] francese.<ref>{{cita web|url=http://www.obersalzberg.de/geschichte02.html?&no_cache=1&sword_list%5B%5D=F%C3%BChrersperrgebiet|sito= obersalzberg.de|accesso= 28 dicembre 2014|titolo=Zweiter Regierungssitz des Dritten Reiches und Ort der Propaganda|lingua=de}}</ref>
D'altra parte, in alcuni ambienti della sinistra, è diffuso un atteggiamento "giustificazionista" e si presentano gli eccidi come una "reazione" alla brutalià fascista.<ref>[http://www.nuovaalabarda.org La Nuova Albarda], [http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-recensione_del_film_'il_cuore_nel_pozzo'.php In merito al film "Il cuore nel pozzo” ...]</ref><ref>[[il Manifesto]] del 10 febbraio 2009, [http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2009/mese/02/articolo/411/ Articolo] di Gabriele Poli</ref><ref> [[Il Manifesto]] del 11 febbraio 2005, "[http://digilander.libero.it/lefoibe/pdf/Il%20Manifesto%2011%2002%2005%20Alle%20radici%20dell%20odio%20tragedie%20incomparabili%20sull%20orlo%20di%20una%20foiba.pdf Alle radici dell'odio tragedie incomparabili sull'orlo di una foiba Alle radici dell'odio tragedie incomparabili sull'orlo di una foiba]" di Enzo Collotti</ref> È diffuso, inoltre, un atteggiamento "riduzionista" <ref>Fabio Andriola ''La Casta e la Storia'', in [[Storia in rete]] n° 30 dell'aprile 2008 e www.lefoibe.it</ref> che contesta il numero delle vittime delle foibe correggendolo al ribasso e che sostiene che gli eccidi abbiano coinvolto essenzialmente esponenti [[fascismo|fascisti]], sia militari che civili, responsabili di repressioni e di [[crimini di guerra]].<ref>
''Si veda per esempio il manifesto di Rifondazione Comunista sulla "Memoria delle Foibe" in cui si afferma che le foibe furono solo "l'eliminazione di decine di fascisti e collaborazionisti" assieme ad alcuni "eccessi e vendette personali". Secondo la storica Alessandra Kersevan (cfr. intervista sul periodico ''TrentaGiorni'', febbraio 2007) "Nelle foibe non sono finite donne e bambini, i profili di coloro che risultano infoibati sono quasi tutti di adulti compromessi con il fascismo, per quanto riguarda le foibe istriane del '43, e con l'occupatore tedesco per quanto riguarda il '45. I casi di alcune donne infoibate sono legati a fatti particolari, vendette personali, che non possono essere attribuiti al movimento di liberazione. Va detto inoltre che i numeri non sono assolutamente quelli della propaganda di questi anni: è ormai assodato che in Istria nel '43 le persone uccise nel corso dell'insurrezione successiva all'8 settembre sono fra le 250 e le 500, la gran parte uccise al momento della rioccupazione del territorio da parte dei nazifascisti; nel '45 le persone scomparse, sono meno di 500 a Trieste e meno di 1000 a Gorizia, alcuni fucilati ma la gran parte morti di malattia in campo di concentramento in Jugoslavia. Uso il termine "scomparsi", ma purtroppo è invalso l'uso di definire infoibati tutti i morti per mano partigiana. In realtà nel '45 le persone "infoibate" furono alcune decine, e per queste morti ci furono nei mesi successivi dei processi e delle condanne, da cui risultava che si era trattato in genere di vendette personali nei confronti di spie o ritenute tali. Insomma se si va ad analizzare la documentazione esistente si vede che si tratta di una casistica varia che non può corrispondere ad un progetto di "pulizia etnica" da parte degli jugoslavi come si è detto molto spesso in questi anni".</ref>
 
Dopo l'occupazione alleata, fino al [[1953]] la struttura fu utilizzata come fortezza militare dagli alleati ma in seguito venne ufficialmente riconsegnata al governo della [[Baviera]]. Come avvenne per la ''Berghof'', anche questo edificio fu da subito destinato alla demolizione ma dopo la creazione della ''Fondazione Berchtesgadener Land'', nel 1954 il governo locale decise di trasformarlo in rifugio alpino e diede in gestione la struttura all'ente turistico di [[Berchtesgaden]], che tuttora lo gestisce e devolve parte dei proventi alla fondazione per finanziare iniziative e attività culturali della zona.<ref name=HerzlichWillkommen />
Si è visto sopra come le cause degli eccidi siano, in realtà, molto più complesse rispetto a queste semplificazioni.
 
==Caratteristiche==
==== Responsabilità del regime comunista iugoslavo====
[[File:Kehlsteinhaus Frontside.JPG|thumb|left|upright=0.8|Una veduta del rifugio dal basso]]
[[Immagine:Marsal Tito.jpg|left|thumb|150px|[[Josip Broz Tito]]]]
[[File:Kehlsteinhaus1.JPG|thumb|right|upright=0.7|Il caminetto in marmo rosso donato da Mussolini]]
{{quote|... le "foibe" (...) sono state una variante locale di un processo generale che ha coinvolto tutti i territori i cui si realizzò la presa del potere da parte del movimento partigiano comunista jugoslavo ... |[[Raoul Pupo]], [http://www.italia-liberazione.it/ita/doc/pupo_06_2.pdf ''"Le stragi del secondo dopoguerra nei territori amministrati dall'esercito partigiano jugoslavo"'']}}
Situato a un'altitudine di 1.834 metri, a soli tre chilometri dal paese di Berchtesgaden, il rifugio è posto ai confini con l'[[Austria]] da cui si domina tutta la [[Baviera]] e il [[Salisburghese]] ed è sulla cima del [[Kehlstein]], montagna che domina la sottostante area della scomparsa ''Berghof''.
 
È raggiungibile mediante la ''Kehlsteinstraße'', una strada lunga 6,5&nbsp;km ad un solo tornante che, partendo dalla località di Hintereck a pochi metri dal Centro di Documentazione sul Nazismo realizzato sulle stesse macerie della ''Berghof'', supera un dislivello di circa 700 metri anche tramite l'attraversamento di cinque gallerie stradali, di cui una di circa 150 metri di lunghezza; completata in un solo anno, la strada originariamente fu anche dotata di apposite [[Cabina telefonica|cabine telefoniche]] poste a margine per poter comunicare con il ''Reichskanzler'' in caso di necessità.<ref>{{cita web|url= http://bataillescelebres.esy.es/kehlsteinhaus/index.html|editore= Les batailles célèbres de l’histoire |titolo=Les batailles célèbres de l’histoire La Kehlsteinhaus: La route du Kehlstein|accesso= 10 gennaio 2015|lingua=francese}}</ref>
Gli eccidi, come detto, avevano anche l'obiettivo di eliminare i possibili oppositori del costituendo regime comunista iugoslavo<ref>Vedere il sopra citato "Rapporto della commissione mista italo slovena"; paragrafo 11.</ref> e furono uno dei tanti eccidi che caratterizzarono la sua ascesa al potere<ref>[http://www.italia-liberazione.it/ita/doc/pupo_06_2.pdf Raoul Pupo; ''"Le stragi del secondo dopoguerra nei territori amministrati dall'esercito partigiano jugoslavo"'']</ref>, fra questi è rimasto tristemente celebre il [[massacro di Bleiburg]].
Quest'unica strada è chiusa al traffico per via della sua ripidità e della scarsa larghezza ed è percorribile soltanto dalle navette del servizio locale che terminano la loro corsa nel piazzale antistante l'accesso al rifugio, che consiste in una galleria pedonale illuminata di 124 metri di lunghezza e 3 di altezza scavata nella roccia [[granito|granitica]] e completamente rivestita di conci in pietra. Essa termina con l'accesso ad un ascensore [[Otis Elevator Company|''Otis'']] in [[Ottone (lega)|ottone]] e [[bronzo]], con sedili in pelle verde e [[specchio|specchi]], per favorirne l'accesso al ''Fṻhrer'' che soffriva anche di [[claustrofobia]],<ref>{{cita web|url= http://bataillescelebres.esy.es/kehlsteinhaus/index.html|editore= Les batailles célèbres de l’histoire |titolo=Les batailles célèbres de l’histoire La Kehlsteinhaus: L'ascenseur|accesso= 10 gennaio 2015|lingua=francese}}</ref> <ref name=tuttobaviera/> risalente al periodo della costruzione<ref name=kehlsteinhaus>{{cita web|url=http://www.kehlsteinhaus.com/the-building/tunnel-and-elevator.html|accesso= 28 dicembre 2014 |titolo=Construction of the Main Entrance Tunnel and Elevator|lingua=inglese}}</ref> che percorre gli altrettanti 124 metri di dislivello fino alla cima in soli 41 secondi.<ref name=tuttobaviera/> Il tratto finale della [[Tromba (architettura)|tromba dell'ascensore]] è ricoperto in [[marmo]] rosso di [[Carrara]] che fu offerto da [[Benito Mussolini|Mussolini]].<ref name=kehlsteinhaus/>
Repressioni di tale portata furono consentite dalle caratteristiche dittatoriali del regime comunista di Tito. Simili repressioni furono, inoltre, caratteristiche dell'ascesa al potere di gran parte dei regimi comunisti del periodo (che all'epoca conicidevano con lo stalinisimo), fatto che ha spesso portato a presentare le foibe 'tour court' come un "[[critiche al comunismo|crimine del comunismo]]".
L'edificio è stato costruito sulla cima della vetta opportunamente spianata e prevalentemente realizzato con materiale roccioso reperito sul luogo e si sviluppa su un'area di circa 1.040 metri quadrati.<ref>{{cita web|url= http://bataillescelebres.esy.es/kehlsteinhaus/index.html|editore= Les batailles célèbres de l’histoire |titolo=Les batailles célèbres de l’histoire La Kehlsteinhaus: La Kehlsteinhaus|accesso= 10 gennaio 2015|lingua=francese}}</ref> Gli interni ospitavano originariamente una decina di ambienti in stile rustico con soffitti in legno disegnati dall'architetto [[Ungheria|ungherese]] [[Paul Laszlo]], tra cui le due grandi sale ottagonali sovrapposte, in cui è presente un camino realizzato con il medesimo marmo rosso ricevuto in dono da Mussolini<ref name=tuttobaviera/> e un'ampia terrazza con portico che affaccia sulla valle sottostante.<ref>{{cita web|url= http://bataillescelebres.esy.es/kehlsteinhaus/index.html|editore= Les batailles célèbres de l’histoire |titolo=Les batailles célèbres de l’histoire La Kehlsteinhaus: La Kehlsteinhaus|accesso= 10 gennaio 2015|lingua=francese}}</ref>
==== La posizione del Partito Comunista Italiano ====
{{vedi anche|Treno della vergogna}}
[[Immagine:Palmiro_Togliatti.jpg|thumb|200px|[[Palmiro Togliatti]], segretario del [[Partito Comunista Italiano]]. Le sue [[Palmiro_Togliatti#Tito_e_la_Jugoslavia|posizioni sulla questione giuliano-dalmata]] sono controverse.]]
{{quote|Non riusciremo mai a considerare aventi diritto ad asilo coloro che si sono riversati nelle nostre grandi città, non sotto la spinta del nemico incalzante, ma impauriti dall'alito di libertà che precedeva o coincideva con l'avanzata degli eserciti liberatori. I gerarchi, i briganti neri, i profittatori che hanno trovato rifugio nelle città e vi sperperano le ricchezze rapinate e forniscono reclute alla delinquenza comune, non meritano davvero la nostra solidarietà né hanno diritto a rubarci pane e spazio che sono già così scarsi.<ref>[http://www.leganazionale.it/storia/unita/30-11-46.htm Lega Nazionale. Rassegna di articoli apparsi sulla stampa nazionale nell'immediato dopoguerra]</ref>|Da ''Profughi'' di [[Piero Montagnani]] su "[[L'Unità]]" - Organo del Partito Comunista Italiano - Edizione dell'Italia Settentrionale, Anno XXIII, N. 284, Sabato 30 novembre 1946}}
 
Negli anni cinquanta l'edificio è stato profondamente rimaneggiato e ampliato pur mantenendo alcuni dettagli architettonici, per essere trasformato in rifugio alpino con annesso ristorante e un'ampia terrazza da cui si gode il vasto panorama sul monte ''Königssee'' e sul [[Watzmann|''Watzmann'']], la seconda vetta più alta della Germania.
Il [[Partito Comunista Italiano|P.C.I.]] non ebbe responsabilità dirette sul massacro; tuttavia acconsentì a lasciare la Venezia Giulia e il Friuli orientale sotto il controllo dei partigiani di Tito, avallando implicitamente l'espansionismo jugoslavo. Fu per questo motivo che ordinò ai propri combattenti partigiani nella regione di porsi sotto comando jugoslavo (fu in questo contesto che maturò il celebre [[eccidio di Porzûs]]).<ref>[http://www.romacivica.net/ANPIROMA/DOSSIER/Dossier1a4.htm Pier Paolo Pasolini sull'Eccidio di Porzûs]</ref>
 
Il rifugio è chiuso nei mesi invernali e riapre tra aprile e maggio, tuttavia verso la fine di aprile la frequentazione della struttura viene sconsigliata poiché non è raro che nei paraggi avvengano scontri tra le forze dell'ordine e gruppi di [[neonazismo|neonazisti]] intenzionati a commemorare il compleanno di Hitler.<ref>{{en}}''Obersalzberg - Hitler's Berghof and the Kehlsteinhaus, the "Eagle's Nest"'' - scheda su [http://mitteleuropa.x10.mx/wk2_obersalzberg_berghof.html mitteleuropa.x10.mx] (consultato nel gennaio 2015)</ref>
Terminato il conflitto molti militanti comunisti italiani collaborarono con i comunisti jugoslavi e molti si resero complici dei massacri. Va detto che le scelte dei comunisti italiani (spesso tacciati di "tradimento") furono coerenti al loro [[internazionalismo proletario|internazionalismo]], secondo il quale l'affermarsi del comunismo era un valore superiore a quello di patria e di nazione.
Coerenti a questo ideale giunsero anche ad auspicare la formazione di una settima repubblica federativa jugoslava, di carattere italiano, comprendente [[Trieste]], [[Monfalcone]] e il [[Friuli]] orientale.
Negli anni successivi furono tuttavia molti gli ex partigiani e i militanti a prendere la via dell'esodo, dopo aver sperimentato il volto nazionalista e repressivo del comunismo jugoslavo.<ref>Guido Rumici, Fratelli d'Istria. 1945-2000: italiani divisi, Mursia, 2001.</ref><ref>Arrigo Petacco; "L'esodo. La tragedia negata degli italiani d'Istria, Dalmazia e Venezia Giulia"; Mondadori, Milano, 1999</ref>
 
==Note==
Negli anni successivi il [[Partito Comunista Italiano|P.C.I.]] contribuì a dare una visione alterata degli avvenimenti, volta a minimizzare e a giustificare le azioni dei comunisti jugoslavi.<ref>[http://www.lefoibe.it/approfondimenti/dossier/06-resppolitiche.htm Dossier Foibe ed Esodo, curato da Silvia Ferretto Clementi, Consigliere Regionale della Lombardia.]</ref> Di questo atteggiamento ne fecero le spese i profughi, ai quali fu ingiustamente cucita addosso l'odiosa nomea di "fascisti in fuga"<ref>[http://www.youtube.com/watch?v=LALYyivWaR0 Documento video sul "Treno della Vergogna"]</ref>).
{{references}}
 
==Bibliografia==
A tutt'oggi, come si dice avanti, persiste in taluni ambienti comunisti e [[post comunismo|post-comunisti]] un atteggiamento che tende a minimizzare e a giustificare gli eccidi.
* F. M. Beierl: ''Geschichte des Kehlsteins. Ein Berg verändert sein Gesicht.'' Plenk, Berchtesgaden 1994, ISBN 3-922590-81-0
* Michael E. Seerwald: ''Hitlers Teehaus am Kehlstein. Gipfel der Macht? Geschichte in Bildern und Dokumenten.'' Beierl, Berchtesgaden 2007, ISBN 978-3-929825-06-0
* P. Guido, ''Il Berghof di Hitler e la sua Tea house'', ISEM, Milano, 2ª Edizione, 2013, ISBN 978-88-87077-07-0
* D. J. Cadwell: ''Hitler's War and the War Path'', Focal Point Publications, Londra, 2002, ISBN 978-18-72197-104
http://www.kehlsteinhaus.com/
 
==Voci correlate==
====Negazionismo sulle foibe====
* [[Berghof]]
{{Vedi anche|Negazionismo}}
Forte scalpore hanno suscitato in particolare le teorie della giornalista triestina [[Claudia Cernigoi]], che nega, di fatto, l'esistenza stessa degli eccidi<ref>{{cita libro | cognome= Cernigoi| nome= Claudia | coautori= | titolo= Operazione foibe a Trieste: come si crea una mistificazione storica: dalla propaganda nazifascista attraverso la guerra fredda fino al neoirredentismo pp 123-124 | editore= Kappa vu| città= | anno= 1997| id= }}</ref>. Alla Cernigoi, in particolare, è stata rivolta l'esplicita accusa di [[Negazionismo#Negazionismo_delle_Foibe|negazionismo]].<ref>"Foibe" di Raoul Pupo e Roberto Spazzali, Bruno Mondadori Editore, ISBN:8842490156</ref>
 
== Altri progetti ==
====Tesi sul primo utilizzo delle foibe====
{{interprogetto|commons=Category:Kehlsteinhaus}}
[[Immagine:Pazin 2004 panorama.jpg|thumb|220px|La [[Foiba]] di [[Pisino]], dove si inabissa l'omonimo torrente<ref>http://www.travel-tourist.com/pazin_it.htm</ref>, citata dal gerarca [[Giuseppe Cobolli Gigli]]]]
 
== Collegamenti esterni ==
Secondo il giornalista e scrittore [[Giacomo Scotti]] - poi ripreso da altri autori e dai media - i primi ad impiegare le foibe quale strumento per eliminare avversari sarebbero stati i fascisti, che le avrebbero utilizzate per occultare i cadaveri di civili sloveni e croati<ref>[http://www.anpipianoro.it/memoria%20commenti/foibe.html Articolo] di [[Giacomo Scotti]] su ''Il Manifesto'' di venerdì 4 febbraio 2005</ref>.
* {{lingue|de|en|it}} [http://www.kehlsteinhaus.de Sito ufficiale del Kehlsteinhaus]
* {{en}} [http://www.kehlsteinhaus.com Kehlsteinhaus - Das Kehlsteinhaus - Guide storica]
* {{en}} [http://thireichruins.com/kehlsteinhaus.htm Das Kehlsteinhaus - The Third Reich in Ruins]
 
{{Portale|Germania|montagna|nazismo|storia}}
Tale tesi cita le affermazioni del gerarca fascista [[Giuseppe Cobolli Gigli]]. Costui già nel 1919 riportava la seguente filastrocca in una guida turistica: ''"A Pola xé l'Arena/ la Foiba xé a Pisin:/ che i buta zo in quel fondo/ chi ga' un certo morbin"''. Otto anni dopo Cobolli Gigli riprese la tematica scrivendo un articolo<ref>Su "Gerarchia", IX, 1927)</ref>: ''"La musa istriana ha chiamato [[Foiba]]<ref>Da osservare che Cobolli Gigli si riferisce esclusivamente all'abisso noto come "Foiba di [[Pisino]]" e non alle "foibe" in generale, come rilevato dallo stesso Giacomo Scotti.</ref><ref>{{cita libro | cognome= Fumich| nome= Sergio| coautori= | titolo= Il Pozzo E Le Parole p 148| editore= Ambrosiana| città= | anno= 2007| id= ISBN 9781847992222}}</ref> degno posto di sepoltura per chi nella provincia d’Istria minaccia le caratteristiche nazionali dell’Istria"''.
A tali elementi si aggiunge l'unica testimonianza presentata da Scotti su un effettivo uso delle foibe da parte dei fascisti, una lettera pubblicata sul quotidiano triestino [[Il Piccolo]] del 5 novembre 2001, che riferisce di massacri compiuti dai fascisti e dell'occultamento dei cadaveri delle vittime in alcune foibe.
In base a questi elementi, Scotti ha definito le foibe un'"invenzione fascista".
Le affermazioni contenute nella lettera non hanno, tuttavia, trovato altri riscontri specifici ed hanno suscitato critiche e forte scetticismo<ref>[http://www.coordinamentoadriatico.it/index2.php?option=com_content&do_pdf=1&id=716 "Nuove illazioni sulle foibe"], di Liliana Martissa, membro del [http://www.coordinamentoadriatico.it/index.php?option=com_content&task=view&id=864&Itemid=74 consiglio direttivo] di [http://www.coordinamentoadriatico.it Coordinamento Adriatico]</ref>.
 
<nowiki>[[:Categoria:Berchtesgaden]]</nowiki>
Lo storico [[Raoul Pupo]] non esclude a priori l'uso delle foibe anche da parte dei fascisti, ma non lo ritiene validamente documentato, e osserva che il regime fascista non aveva alcun motivo per nascondere le proprie condanne a morte, e che, viceversa, fece di tutto pubblicizzare le esecuzioni promulgate dal Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.<ref>[http://216.239.59.104/search?q=cache:PzsyEqVbF-4J:www.lefoibe.it/rassegna/raoulpupo.htm+foibe+furono+usate+come+barbare+sepolture+anche+in+altri+casi:+forse+dai+fascisti+nel+%2742+e+nel+%2743&hl=it&ct=clnk&cd=1&gl=it&lr=lang_it Articolo di Raoul Pupo]</ref><ref>[http://www.istrianet.org/istria/people/heros-victims/gortan-processo.htm] Articolo sul processo a [[Vladimir Gortan]], celebratosi a [[Pola]] nel 1929</ref>
 
La teoria di Scotti è stata in seguito ripresa anche da intellettuali come lo scrittore [[Predrag Matvejević]]<ref>[http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3901/1/176/ Articolo di [[Predrag Matvejevic]] dal quotidiano croato ''Novi List'', che riporta la citazione]</ref> e da enti istituzionali quali l'[[Associazione Nazionale Partigiani d'Italia]],<ref>[http://www.anpi.it/patria_2004/08-04/17-18_VINCENTI.pdf "Quando si cominciò a parlare di Foibe?" di Federico Vincenti](Articolo della rivista dell'ANPI, che rilancia l'ipotesi di Scotti)</ref> acquisendo notorietà e venendo spesso citata.<br/>
Una ipotesi simile, che attribuisce al comandante di polizia [[Gaetano Collotti]] l'utilizzo di foibe per eliminare i cadaveri di perseguitati politici <ref>[http://www.didaweb.net/fuoriregistro/leggi.php?a=6811 Fisicamente.net - 16-02-2005 L’ispettorato speciale di pubblica sicurezza];[http://www.senzasoste.it/per-non-dimenticare/le-foibe-tra-mito-e-realt-2.html Le foibe tra mito e realtà. Intervista ad Alessandra Kersevan.]</ref>, è stata presentata dalla giornalista [[Claudia Cernigoi]].
 
===Il punto di vista sloveno e croato===
La [[Slovenia]] ha ufficialmente adottato la relazione di una commissione congiunta italo-slovena che descrive i rapporti italo-sloveni dal 1880 al 1956.
[[Immagine:2838_071121_1923_a_stipe.jpg|thumb|150x|Il presidente della Repubblica di Croazia [[Stipe Mesic]]; pur condannandole ha definito le foibe una "vendetta"]]
{{cn|Le autorità italiane, pur avendo sostenuto l'operato della commissione, non hanno adottato la relazione, ritenendo inopportuno conferire ad essa uno status di ufficialità che non è compatibile con il principio della libera ricerca}}.
 
Il Governo italiano nel 2007, rispondendo ad una interrogazione parlamentare del deputato Cardano, ha precisato che, godendo già la relazione della Commissione bilaterale dello Status di ufficialità, ed essendo passati ormai ben 7 anni dalla sua prima pubblicazione sulla stampa e dal riconoscimento ufficiale del Governo sloveno, non ritiene di pubblicarla perché gode già dello Status di ufficialità.<ref>{{cita web | url = http://www.camera.it/_dati/leg15/lavori/stenografici/sed106/pdfbt02.pdf | titolo = Camera dei Deputati, Atti Parlamentari, Seduta del' 8/2/2007 | data = consultato il 17 gennaio 2009}} «Il Deputato Cardano presenta una interrogazione al Ministro degli affari esteri, al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro dell'università, chiedendo nell'interrogazione scritta "... se i Ministri interrogati non ritengano di dover adoperarsi affinché la suddetta relazione italo-slovena e tutti i materiali preparatori della stessa vengano resi pubblici e, per questa via, diffusi nel mondo della cultura e della scuola". Nella risposta scritta il rappresentante del Governo italiano afferma che non si riteneva necessaria una sua pubblicazione ufficiale in quanto il "testo" di tale Relazione è già stato "riconosciuto" dai membri della Commissione congiunta che lo hanno elaborato e inoltre già pubblicato ufficialmente dalla parte slovena nell'agosto 2001. Il rappresentante del Governo italiano, nella risposta scritta, specifica testualmente che "...Tenuto quindi conto anche del lungo tempo trascorso, non appare opportuna una nuova pubblicazione ufficiale della relazione, mentre potrebbe essere utile una sua diffusione nel mondo della cultura e della scuola". Ossia, per le autorità italiane, non si ritiene di dover procedere a una sua "ulteriore" pubblicazione in quanto il testo è già noto ed è già garantita la sua "veridicità". Inoltre se ne consiglia la sua diffusione nel mondo della cultura e della scuola.»</ref>
{{cn|In Croazia sono diffuse opinioni di carattere riduzionista e si ritiene che i massacri siano stati solo una limitata reazione alle angherie del regime fascista, tanto nel '43 quanto nel '45.}}
 
==Elenco di foibe==
In questo elenco sono segnalate foibe e cave nelle quali son stati trovati resti umani o che secondo le testimonianze conterrebbero dei resti umani, dei quali solo una minima parte è stata recuperata<ref>[http://www.anvgd.it/PDF/foibe.pdf?phpMyAdmin=REoOqmSvU-87V4soRG9wAktST3b Documento riassuntivo dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia - ANVGD]</ref>.
*Foiba di [[Basovizza]] (Trieste) monumento nazionale (testimonianze di centinaia di infoibamenti)
*Foiba di [[Monrupino]] (Trieste) monumento nazionale (testimonianze di centinaia di infoibamenti)
[[Immagine:Foibe seats.png|thumb|right|300px|Mappa delle principali foibe]]
*Foiba di [[Barbana]]
*Foiba di [[Beca]]
*Foiba Bertarelli ([[Pinguente]])
*Foiba di [[Brestovizza]]
*Foiba di [[Campagna (Trieste)]] (assieme alle foibe di Opicina e Corgnale, circa duecento infoibati, i cui corpi non sono stati recuperati)
*Foibe di [[Capodistria]] (una commissione slovena fece ispezionare le ottantun cavità con entrata verticale che circondano la città: in diciannove di esse sono stati trovati resti umani. Recuperati cinquantacinque corpi, secondo le testimonianze nella zona furono eliminati centoventi italiani e sloveni di [[San Dorligo della Valle]])
*Foiba di [[Casserova]] (vicino a [[Fiume (Croazia)|Fiume]]: tedeschi, sloveni e italiani gettati dentro. Estremamente difficile il recupero)
*Foibe di [[Castelnuovo d'Istria]]
*Foiba di [[Cernizza]] (due salme recuperate nel 1943)
*Foiba di [[Cernovizza]] ([[Pisino]]) (testimonianze di circa cento uccisioni)
*Foiba di [[Cocevie]]
*Foiba di [[Corgnale]] (assieme alle foibe di Campagna e Opicina, circa duecento infoibati, i cui corpi non sono stati recuperati)
*Foiba di [[Cregli]] (otto corpi recuperati nel 1943)
*Foiba di [[Drenchia]] (presenza di cadaveri della divisione partigiana Osoppo, secondo [[Diego De Castro]])
*Cava di Bauxite di [[Gallignana]] (ventitré corpi recuperati nel mese di ottobre del 1943)
*Foiba di [[Gargaro]] o [[Podgomila]] (Gorizia) (circa ottanta morti, secondo le testimonianze)
*Foiba di [[Gimino]]
*Foiba di [[Gropada]] (trentaquattro persone eliminate con colpo alla nuca il 12 maggio 1945. Corpi non recuperati)
*Foiba di [[Iadruichi]]
*Foiba di [[Jurani]]
*Cava di bauxite di [[Lindaro]]
*Foiba di [[Obrovo]] ([[Fiume (Croazia)|Fiume]])
*Foiba di [[Odolina]]
*Foiba di [[Opicina]] (assieme alle foibe di Campagna e Corgnale, circa duecento infoibati, i cui corpi non sono stati recuperati)
*Foiba di [[Orle]] (un numero imprecisato di corpi recuperati nel 1946)
*Foiba di [[Podubbo]] (cinque corpi individuati e non recuperati)
*Foiba di [[Pucicchi]] (undici corpi recuperati nel 1943)
*Foiba di [[Raspo]]
*Foiba di [[Rozzo]]
*Foiba di [[San Lorenzo di Basovizza]]
*Foiba di [[San Salvaro]]
*Foiba di [[Scadaicina]]
*Abisso di [[Semez]] (individuati i resti di ottanta/cento persone. Corpi non recuperati)
*Foiba di [[Semi (Istria)]]
*Abisso di [[Semich]] (un centinaio di corpi individuati ma non recuperati)
*Foiba di [[Sepec]] (Rozzo)
*Foiba di [[Sesana]] (un numero imprecisato di corpi recuperati nel 1946)
*Foiba di [[Surani]] (ventisei corpi recuperati nel 1943)
*[[Foiba di Terli]] (ventisei corpi recuperati nel 1943)
*Foiba di [[Treghelizza]] (due corpi recuperati nel 1943)
*Foiba di [[Vescovado]] (sei corpi recuperati)
*Foiba di [[Vifia Orizi]] (testimonianze di circa duecento persone eliminate)
*Foiba di [[Vines]] (cinquantaquattro corpi recuperati nel mese di ottobre 1943)
*Foiba di [[Zavni]] ([[Foresta di Tarnova]]) (secondo le testimonianze, vi sono stati gettati i corpi dei Carabinieri di Gorizia, oltre che di centinaia di sloveni oppositori di Tito)
 
== Note ==
{{references|2}}
 
== Bibliografia ==
=== Nota alla bibliografia ===
S'indicano di seguito dei testi utili per approfondire l'argomento. Si tenga presente che questo argomento è molto discusso e spesso soggetto a condizionamenti politici quindi non tutti i testi seguono un metodo storico canonico o, se lo fanno, comunque hanno come obiettivo la dimostrazione di una tesi. Molti autori non nascondono di essere schierati per una fazione politica piuttosto che per un'altra quindi la neutralità dell'analisi appare fortemente condizionata.
 
In molti testi, notano alcuni, spesso si discute di argomenti storici secondari come i soli numeri dell'eccidio o delle foibe, mentre si tralasciano argomenti più importanti come le cause e le conseguenze.
 
Per questo motivo si consiglia un approccio critico a ogni tipo di testo quindi s'invita a operare un confronto prima di giungere a conclusioni personali. Vengono qui indicati, infatti, testi rappresentativi di tutte le visioni e di tutti i punti di vista.
 
=== Saggi storici ===
* Claudia Cernigoi, ''Operazione Foibe - Tra storia e mito'', Edizioni Kappa Vu, Udine, 2005
* Mafalda Codan, ''Diario di Mafalda Codan'' in : Mario Dassovich, ''Sopravvissuti alle deportazioni in Jugoslavia'', Istituto Regionale per la Cultura Istriana – Unione degli Istriani - Bruno Fachin Editore – Trieste 1997 ISBN 8885289541
* Paolo De Franceschi ''Foibe'', prefazione di Umberto Nani, Centro Studi Adriatici, Udine 1949
* Federico Goglio: "Foibe : inferno a nord-est", Editore Baranzate di Bollate Cidal, 2001
* Jožko Kragelj, ''Pobitim v spomin: žrtve komunističnega nasilja na Goriškem 1943-1948'', Goriška Mohorjeva, Gorizia 2005
* Giancarlo Marinaldi, ''La morte è nelle foibe'', Cappelli, Bologna 1949
* Adamo Mastrangelo, ''Foibe, ciò che non si dice'', Calendario del Popolo, Luglio 2008, Nicola Teti Editore
* Gianni Oliva, ''Foibe. Le stragi negate degli italiani della Venezia Giulia e dell'Istria'', Mondadori, Milano 2003, ISBN 88-0448978-2
* Luigi Papo, ''L'Istria e le sue foibe'', Settimo sigillo, Roma, 1999
* Luigi Papo, ''L'ultima bandiera. Storia del reggimento Istria'', L'Arena di Pola, Gorizia 1986
* Eno Pascoli, ''Foibe: cinquant'anni di silenzio. La frontiera orientale'', Aretusa, Gorizia 1993
* [[Arrigo Petacco]], ''L'esodo. La tragedia negata degli italiani d'Istria, Dalmazia e Venezia Giulia'', Mondadori, Milano 1999
* Raoul Pupo, ''Il lungo esodo. Istria: le persecuzioni, le foibe, l'esilio'', Rizzoli, Milano 2005
* Leonardo Raito, ''Il PCI e la resistenza ai confini orientali d'Italia'', Temi, Trento, 2006
* Franco Razzi, ''Lager e foibe in Slovenia'', E.VI, Vicenza 1992
* Guido Rumici, ''Infoibati. I nomi, i luoghi, i testimoni, i documenti'', Mursia, Milano 2002
* Giorgio Rustia, ''Contro operazione foibe a Trieste'' a cura dell'Associazione famiglie e congiunti dei deportati italiani in Jugoslavia e infoibati, 2000
* Fulvio Salimbeni, ''Le foibe, un problema storico'', Unione degli istriani, Trieste 1998
* Giacomo Scotti, ''Dossier Foibe'', Manni, San Cesario (Le), 2005
* Frediano Sessi, ''Foibe rosse. Vita di Norma Cossetto uccisa in Istria nel '43'', Marsilio, Venezia 2007.
* Giovanna Solari, ''Il dramma delle foibe, 1943-1945: studi, interpretazioni e tendenze'', Stella, Trieste 2002
* Roberto Spazzali, ''Foibe: un dibattito ancora aperto. Tesi politica e storiografica giuliana tra scontro e confronto'', Lega Nazionale, Trieste 1990
* Roberto Spazzali-Raoul Pupo, ''Foibe'', Bruno Mondadori, Milano 2003
* Roberto Spazzali, ''Tragedia delle foibe: contributo alla verità'', Grafica goriziana, Gorizia 1993
* Giampaolo Valdevit (cur.), ''Foibe, il peso del passato. Venezia Giulia 1943-1945'', Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli-Venezia Giulia, Trieste 1997
* Frank Perme e altri, ''Slovenia, 1941, 1948, 1952: Anche noi siamo morti per la patria'', Milano 2000.
* Pierluigi Pallante, ''La tragedia delle foibe'', Editori Riuniti, Roma 2006
 
===Romanzi===
* Carlo Sgorlon, ''La foiba grande'', Arnoldo Mondadori, Milano 1992
 
== Voci correlate ==
*[[Domobranci]]
*[[Eccidio di Porzus]]
*[[Esodo istriano]]
*[[Fiume (Croazia)]]
*[[Giorno del ricordo]]
*[[Istria]]
*[[Il cuore nel pozzo]]
*[[Massacro di Bleiburg]]
*[[Massacro di Ba%C4%8Dka]]
*[[Pregiudizio contro gli italiani]]
*[[Pulizia etnica]]
*[[Storia della Dalmazia]]
*[[Storia di Trieste]]
 
===Personalità legate alle foibe===
*[[Norma Cossetto]]
*[[Mafalda Codan]]
*[[Francesco Bonifacio]]
*[[Josip Broz Tito]]
 
==Collegamenti esterni==
{{P|i collegamenti esterni vanno inseriti se attentibili al massimo divisi per correnti storiografiche, ma non vanno commentati a margine dagli utenti|storia|luglio 2009|firma=[[Utente:Crisarco|Crisarco]] ([[Discussioni utente:Crisarco|msg]]) 13:44, 10 lug 2009 (CEST)}}
 
* Iperstoria, 8 Settembre 2006 [http://www.iperstoria.it/?p=40 Foibe e Wikipedia], di Jordan Faes (Un articolo sul presente articolo)
* [http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/02_Febbraio/09/foibe.shtml Foibe e Wikipedia, omissis e guerra editoriale] Corriere della Sera, 2 febbraio 2006 (Foibe e Wikipedia)
*[http://www.storia900bivc.it/pagine/editoria/pupo196.html Le foibe giuliane 1943 - 1945] - Saggio dello storico Raoul Pupo sul tema delle foibe
* Raoul Pupo, Roberto Spezzali [http://books.google.it/books?id=LLjVe4e0wm0C&printsec=frontcover&dq=foibe+spazzali+pupo#PPP1,M1 Foibe], ed. Bruno Mondadori.
*[http://digilander.libero.it/lefoibe Sito Le Foibe] - Sito ricco di materiale con approfondimenti su temi dibattuti.
*[http://www.lefoibe.it/ Foibe a cura della Lega Nazionale di Trieste] - Sito di denuncia
*[http://www.kozina.com/premik/indexita_porocilo.htm Relazione della "commissione storico-culturale italo-slovena"] richiesta dai rispettivi ministeri degli esteri
*[http://www.democrazialegalita.it/speciali/Speciale_Marco_foibe07febb05.htm La verità sulle foibe] - Ricostruzione a cura di un periodico on line della storia dell'Istria e delle Foibe 1918-1945. Esempio di articolo di impostazione giustificazionista, che enfatizza le responsabilità del fascismo.
*[http://www.cnj.it/FOIBEATRIESTE/ Operazione Foibe a Trieste] - Relazione di [[Claudia Cernigoi]]. Teorie controverse, di ottica riduzionista. L'autrice è stata accusata di [[Negazionismo#Negazionismo_delle_Foibe|negazionismo]].
* [http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=60 Storia delle foibe - La strage dimenticata] Puntata della trasmissione La Storia Siamo Noi - RAI Educational
* [http://www.resistenze.org/sito/te/cu/st/cust8g01-003378.htm Foibe, condividere la memoria per cancellarla] di Adamo Mastrangelo su Resistenze.org (articolo riduzionista)
* [http://www.zenit.org/article-4051?l=italian Agenzia di stampa ZENIT del 12 febbraio 2006: "Cinquanta sacerdoti tra le vittime delle foibe"]
* [http://aestovest.osservatoriobalcani.org/luoghi/basovizza.html AestOvest - Luoghi e memorie]
*[http://www.gariwo.net/attivita/attivita.php?cod=202 Comitato per la Foresta dei Giusti - Gariwo]
Video:
*[http://www.youtube.com/watch?v=8S_ZK4Etqwk Campane a morto in Istria] - Recupero di corpi dalla foiba di Gropada (filmato storico)
*[http://www.youtube.com/watch?v=B2jt5puAS2A Lo storico triestino Elio Apih sulle foibe]
*[http://www.youtube.com/watch?v=dgcDvvgoFxY Lo storico Roberto Spazzali commenta sul numero degl'infoibati]
 
{{Portale|Venezia Giulia e Dalmazia|storia|guerra}}
 
[[de:Foibe-Massaker]]
[[en:Foibe massacres]]
[[fr:Massacres des foibe]]
[[he:פויבה]]
[[sh:Fojbe]]
[[simple:Foibe massacres]]
[[sl:Fojba]]
[[vec:Foiba]]