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I membri dell'organizzazione erano etnicamente appartenenti a tutte le varie nazionalità jugoslave, anche se la maggioranza dei componenti fu rappresentata dai croati della [[Dalmazia]].<ref>Peter F. Sugar, ''Native fascism in the successor states, 1918-1945'', Santa Barbara, California, 1971. pp. 137</ref> Al pari di molti movimenti fascisti sorti nel resto d'[[Europa]], ORJUNA si dotò di propri organi di stampa, di un sindacato, di un movimento studentesco chiamato "''Giovane Jugoslavia''" (''Mladi Jugoslavije'') e di una formazione paramilitare che prese il nome di "''Sezione Azione''" (''Akcija Odjeljak''). Le squadre d'azione arrivarono a contare circa 10.000 unità nel [[1925]]. Il primo presidente dell'organizzazione fu Marko Nani, con Edo Bulat alla segreteria. Tuttavia, il leader riconosciuto del gruppo divenne Milan Pribićević.
 
[[File:ORJUNA supporters.png|left|upright=0.8|thumb|Attivisti di ORJUNA.]]
Le prime iniziative del movimento furono delle manifestazioni anticomuniste in risposta all'assassinio del ministro dell'interno Milorad Drašković. Esse si svolsero nelle città di Spalato, [[Osijek]] e [[Zagabria]]. Nella futura capitale croata, i militanti assaltarono e demolirono le sedi dei giornali che avevano accusato il governo dell'omicidio del ministro.
 
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{{Portale|Fascismo|Storia}}
 
<nowiki>[[:Categoria:Partiti fascisti]]</nowiki>
<nowiki>[[:Categoria:Partiti politici jugoslavi]]</nowiki>
 
=Nido dell'Aquila=
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Il primo reparto che raggiunse la Kehlsteinhaus fu un'unità del 506° Reggimento Paracadutisti della 101ma Divisione Aviotrasportata statunitense, al comando del colonnello Robert F. Sink, senza incontrare resistenza alcuna. Nonostante la primavera avanzata, l'ingresso del tunnel per l'ascensore era completamente bloccato dalla neve, e così fu messo all'opera un gruppo di prigionieri per liberarlo: prima ancora che il lavoro fosse finito, le truppe americane raggiunsero l'ingresso della casa seguendo a piedi il vecchio sentiero di montagna. L'edificio fu ritrovato perfettamente intatto, senza che fosse stato spostato nulla: si scatenò quindi una caccia al ''souvenir'', cosicché in pochi giorni qualsiasi cosa fosse facilmente trasportabile sparì dalla Kehlsteinhaus. Qualche oggetto era stato precedentemente portato via dai coniugi Mitlstrasser. Per tutti i decenni successivi i pezzi provenienti dal Berghof e dalla Kehlsteinhaus divennero oggetto di compravendite fra collezionisti: anche gli oggetti dei Mitlstrasser furono messi in vendita alla fine degli anni 2000 da una casa d'aste britannica<ref>[http://www.mirror.co.uk/news/uk-news/hitler-and-mistress-eva-brauns-cutlery-249401]</ref>.
 
Dopo una settimana di saccheggi, che non risparmiò nemmeno il marmo rosso del camino, dal quale vennero scalpellate e portate via decine di schegge, il generale Maxwell D. Taylor - comandante della 121ma Aviotrasportata - ordinò che la casa venisse sorvegliata, ma oramai era troppo tardi: gli interni della Kehlsteinhaus erano oramai completamente spogli.
 
===Dalla fine della guerra ad oggi===
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Negli anni cinquanta l'edificio è stato profondamente rimaneggiato e ampliato pur mantenendo alcuni dettagli architettonici, per essere trasformato in rifugio alpino con annesso ristorante e un'ampia terrazza da cui si gode il vasto panorama sul monte ''Königssee'' e sul [[Watzmann|''Watzmann'']], la seconda vetta più alta della Germania.
 
Il rifugio è chiuso nei mesi invernali e riapre tra aprile e maggio, tuttavia verso la fine di aprile la frequentazione della struttura viene sconsigliata poiché non è raro che nei paraggi avvengano scontri tra le forze dell'ordine e gruppi di [[neonazismo|neonazisti]] intenzionati a commemorare il compleanno di Hitler.<ref>{{en}}''Obersalzberg - Hitler's Berghof and the Kehlsteinhaus, the ''"Eagle's Nest"'' - scheda su [http://mitteleuropa.x10.mx/wk2_obersalzberg_berghof.html mitteleuropa.x10.mx] (consultato nel gennaio 2015)</ref>
 
==Note==
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{{Portale|Germania|montagna|nazismo|storia}}
 
<nowiki>[[:Categoria:Berchtesgaden]]</nowiki>