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[La altri. ] Questi brani possono essere associati a differenti epoche storiche e provenire da diversi contesti culturali. Il genere sfrutta la musica come un mezzo che stimola le masse ad agire verso un malesseredenuncia sociale. La canzone di protesta nasce dalla necessità di esternare il malcontento verso una determinata situazione. Il suo scopo è, il più delle volte, indirizzare l’ascoltatore verso un cambiamento. Il discontento espressoespressa da una canzone del genere non appartiene al singolo autore ma ad un intero gruppo di individui. Per questo motivo, il messaggio veicolato da un brano assume una rilevanza maggiore rispetto all’autore, che occupa a volte un ruolo marginale. Tuttavia, nell'età contemporanea, non sono rari artisti musicali divenuti popolari in tutto il mondo. Molti autori di canzoni di protesta, inoltre, hanno anche associato alla loro carriera musicale attività di [[Attivismo]], fruttoa testimonianza del proprio impegno politico e sociale.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Elizabeth J.|cognome=Kizer|data=1983-01|titolo=Protest song lyrics as rhetoric|rivista=Popular Music and Society|volume=9|numero=1|pp=3–11|accesso=2020-11-14|doi=10.1080/03007768308591202|url=http://dx.doi.org/10.1080/03007768308591202}}</ref>
 
[ essenzialmente di protesta. ] Questo tipo di canzoni ispirarono ampiamente la [[Contestazione]] giovanile diffusosi negli Stati Uniti e in Europa a partire dalla fine degli anni Sessanta. Tra gli artisti famosi legati a questo periodo si possono citare [[Bob Dylan]], [[Joan Baez]] e, tra gli altri, gli [[Inti-Illimani]]. La musica è stata utilizzata come mezzo di protesta anche al di fuori del movimento della Controcultura della seconda metà del Novecento. [ Sebbene .... esistere. ] Dylan è l’autore del famoso brano pacifista [[Blowin' in the Wind|''Blowin' in the Wind'']], scritto nel 1963, alla vigilia della [[Guerra del Vietnam]] e considerato una delle più conosciute canzoni di protesta. Egli stesso, tuttavia, lo definì "non una canzone di protesta o simili, poiché io non scrivo canzoni di protesta… L’ho scritta come qualcosa che doveva essere detto, da un individuo a un altro".<ref>{{Cita web|url=https://www.dissentmagazine.org/online_articles/the-political-bob-dylan|titolo=The Political Bob Dylan|sito=Dissent Magazine|accesso=2020-11-14}}</ref>
 
== Nel mondo ==
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==== Il Cile e la Nueva Canción Chilena ====
In [[Cile]], a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta, sorse un movimento musicale noto come Nueva Canción Chilena, simile ad altri nati in America Latina nello stesso periodo. Tra i principali esponenti del movimento ricordiamo [[Violeta Parra]], gli Inti-Illimani e [[Víctor Jara]].

Un merito da riconoscere al genere fu la ripresa di melodie e di strumenti tradizionali cileni, lontani dai modelli europei già largamente diffusi nel paese. La tematica più affrontata dagli esponenti della Nueva Canción era la denuncia contro la povertà e l'ingiustizia sociale. Il movimento cominciò presto ad ispirare studenti e intellettuali. Nei testi, venivano raccontataraccontate situazioni di disagio vissute dalle fasce più oppresse della popolazione. In ''Preguntas por Puerto Montt,'' infatti, Jara attaccòaveva attaccato direttamente il primo ministro cileno, responsabileperché dell'assassinioresponsabile di dieciun eccidio di contadini nel 1969. Alcuni brani simbolo della Nueva Canción vennero utilizzati da [[Salvador Allende]] durante la sua campagna presidenziale,. lL'anno successivo. In seguito al [[Colpo di Stato in Cile del 1973|colpo di stato del 1973]], gli esponenti del movimento vennerocominciarono ad essere perseguitati per via dei loro ideali essenzialmente di sinistra. Molti furono costretti a lasciare il paese, e lo stesso Jara venne torturato e ucciso. Alcuni fra i brani più famosi di Victor Jara, come ''El Derecho de Vivir en Paz'', sono oggi divenuti un simbolo, e vengono ancora intonati durante le proteste nel paese.<ref>{{Cita libro|nome=George|cognome=Torres|titolo=Encyclopedia of Latin American Popular Music|url=https://books.google.it/books?id=MX5BXxjwV9cC&pg=PA310&dq=protest+songs+latin+america&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjHqZTV04TtAhVMsKQKHXqJAXUQ6AEwAXoECAUQAg#v=onepage&q=chile&f=false|accesso=2020-11-16|data=2013-03-27|editore=ABC-CLIO|lingua=en|ISBN=978-0-313-08794-3}}</ref>
 
Più recentemente, nel novembre 2019, il canto femminista cileno ''Un Violador en Tu Camino,'' eseguito per la prima volta durante le proteste di piazza dello stesso anno, è diventato virale in tutto il mondo.<ref>{{Cita news|lingua=en-GB|nome=Charis|cognome=McGowan|url=https://www.theguardian.com/world/2019/dec/06/chilean-anti-rape-anthem-becomes-international-feminist-phenomenon|titolo=Chilean anti-rape anthem becomes international feminist phenomenon|pubblicazione=The Guardian|data=2019-12-06|accesso=2020-11-16}}</ref>
 
=== GiapponeHong Kong ===
Il 2014 fu l'anno della cosiddetta [[Proteste a Hong Kong del 2014|Rivoluzione degli ombrelli]], iniziata con lo scopo di ottenere dalla [[Cina]] il suffragio universale nel paese. L'inno non ufficiale intonato dai partecipanti durante le proteste fu il brano ''Boundless Oceans, Vast Skies,'' del gruppo rock di Hong Kong [[Beyond (gruppo musicale)|Beyond]]. Inoltre, una versione in [[Lingua cantonese|cantonese]] del brano ''Do You Hear the People Sing?'', dal musical [[Les Misérables (musical)|Les Misérables]], venne utilizzata come canzone di protesta simbolo del movimento. Anche in seguito, soprattutto durante i disordini e le [[Proteste a Hong Kong del 2019-2020|proteste per la democrazia del 2019-2020]], la musica ha continuato ad avere un ruolo fondamentale. I brani del 2014, infatti, sono stati utilizzati dai manifestanti anche in questa occasione. <ref>{{Cita web|url=https://folklife.si.edu/magazine/protest-music-of-hong-kong|titolo=Do You Hear the People Sing? A Summer of Protest Music in Hong Kong|autore=September 18, 2019 {{!}} Ho Chak Law {{!}} Comments|sito=Smithsonian Center for Folklife and Cultural Heritage|lingua=en-US|accesso=2020-12-11}}</ref> Nel 2019, inoltre, il brano, ''[[Glory to Hong Kong]],'' scritto da un anonimo, ha cominciato a circolare online fino a divenire la canzone simbolo delle proteste di quell'anno. L'approvazione di una nuova [[Legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong|legge sulla sicurezza]], nel giugno del 2020, ha portato ad un'ulteriore privazione della libertà di espressione. Ad esempio, riprodurre o intonare il brano ''Glory to Hong Kong'' è stato vietato in tutte le scuole del paese.<ref>{{Cita web|url=https://u.osu.edu/mclc/2020/07/18/a-brief-history-of-hk-protest-music/|titolo=A brief history of HK protest music|sito=MCLC Resource Center|data=2020-07-18|lingua=en-US|accesso=2020-12-20}}</ref>
<ref>{{Cita web|url=https://oxford.universitypressscholarship.com//mobile/view/10.1093/acprof:oso/9780199334681.001.0001/acprof-9780199334681|titolo=Revolution Will Not Be Televised: Protest Music After Fukushima - Oxford Scholarship|sito=oxford.universitypressscholarship.com|accesso=2020-12-05}}</ref>
 
=== Italia ===
I [[Canti della Resistenza]] sono un'insieme di canzoni popolari legate alla [[Resistenza italiana]], insieme di movimenti opposti all'occupazione nazifascista durante la [[Seconda guerra mondiale]]. Il tema principale affrontato da questi brani è la lotta per la liberazione dell'Italia e dei suoi cittadini. Il brano ''Bella Ciao,'' sebbene abbia origini molto dibattute'','' è fra le canzoni più conosciute sul tema della Resistenza e può essere ritenuta una canzone di protesta. ''Bella Ciao'' viene ancora oggi intonata in più occasioni durante proteste per la libertà in Italia e nel resto del mondo.<ref>{{Cita web|url=https://lanostrastoria.corriere.it/2018/07/10/la-vera-storia-di-bella-ciao-che-non-venne-mai-cantata-nella-resistenza/|titolo=La vera storia di “”Bella ciao”, che non venne mai cantata nella Resistenza|sito=lanostrastoria.corriere.it|lingua=it|accesso=2021-01-04}}</ref>
 
Nel 1957, a Torino, si formarono i [[Cantacronache]], un complesso di poeti e musicisti che, nelle loro composizioni, denunciavano le problematiche dell'Italia del secondo dopoguerra. I Cantacronache sono considerati tra le maggiori influenze della canzone d'autore italiana degli anni Sessanta e Settanta, i cui autori pubblicarono numerosi brani di protesta durante gli anni della contestazione. Tra i cantautori italiani più influenti vi furono [[Fabrizio De André]], [[Francesco Guccini]], [[Rino Gaetano]], [[Franco Battiato]], [[Eugenio Finardi]] e altri.<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/la-canzone-d-autore-in-italia_(Enciclopedia-Italiana)|titolo=La canzone d'autore in Italia in "Enciclopedia Italiana"|sito=www.treccani.it|lingua=it-IT|accesso=2021-01-04}}</ref> Tra le canzoni di protesta del genere può essere citata [[La guerra di Piero]], un brano di De André del 1964 contro la guerra.<ref>{{Cita web|url=https://www.rockit.it/articolo/musica-protesta-politica-italia|titolo=Dov'è finita la musica di protesta in Italia?|sito=Rockit.it|lingua=it|accesso=2021-01-04}}</ref>
 
=== Regno Unito e Irlanda ===
==== Gran Bretagna ====
==== Irlanda ====
I brani della [[musica tradizionale irlandese]] che possono essere considerati canzoni di protesta sono numerosi. Nel corso della storia, i repubblicani irlandesi li hanno utilizzati per veicolare idee di ribellioneprotesta contro il predominio inglese sull’isola. Alcune ballate risalgono persino al diciottesimo secolo. Il loro scopo era, inizialmente, accendere uno spirito di ribellione nella gente comune. I temi affrontati sono numerosi: la libertà, la discriminazione religiosa, l'anticolonialismo, il [[repubblicanesimo]].<ref>{{Cita libro|nome=Richard|cognome=Parfitt|titolo=Musical Culture and the Spirit of Irish Nationalism, 1848–1972|url=https://books.google.it/books?id=LgKqDwAAQBAJ&printsec=frontcover&dq=ireland+protest+songs&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiN2Mrz3vrsAhUBZcAKHavxAd4Q6AEwA3oECAgQAg#v=onepage&q&f=false|accesso=2020-11-15|data=2019-08-19|editore=Routledge|lingua=en|ISBN=978-1-000-51763-7}}</ref> Gli strumenti principali utilizzati erano la [[chitarra acustica]], il [[Fiddle]], il [[Flauto]], le [[Uilleann pipes]], l’[[Arpa celtica]] e altri. Tra gli esempi più conosciuti di canzoni del genere può essere citata ''Erin Go Bragh'', scritta nel 1920 durante la [[guerra d'indipendenza irlandese]].
 
Tra gli esempi più conosciuti di canzoni del genere può essere citata ''Erin Go Bragh'', scritta nel 1920 durante la [[guerra d'indipendenza irlandese]]. Le ballate tradizionali vennero riscoperte in seguito, a partire dagli anni Sessanta del Novecento, a causa dell'inizio del [[Conflitto nordirlandese]] (o ''Troubles''), durato fino alla soglia del ventunesimo secolo. Il clima turbolento portò alla composizione di brani come ''Freedom's Sons,.'' oDi questo periodo è anche comeil brano ''Come Out Ye Black and Tans'', scritta su una rivolta avvenuta a Dublino durante la guerra d'indipendenza e sedata dall'intervento dei soldati inglesi. La canzone è stata resa celebre dai [[The Wolfe Tones]] con la loro versione del 1972. <ref>{{Cita web|url=https://www.irishtimes.com/culture/music/come-out-ye-black-and-tans-think-you-know-what-it-s-about-you-probably-don-t-1.3832601|titolo=Come Out Ye Black and Tans: Think you know what it’s about? You probably don’t|autore=Deirdre Falvey|sito=The Irish Times|lingua=en|accesso=2020-11-14}}</ref> Nel 1972, Tommy Skelly scrisse ''Go On Home British Soldiers,'' in cui viene ripercorsa la storia della resistenza irlandese contro il dominio inglese.
 
Nella seconda metà del ventesimo secolo, in più, molti altri artisti celebri affrontarono il tema nella loro musica, illustrandonel altentativo mondodi ladare veritàvisibilità sua ciò che stava succedendoaccadendo oltremanica. La maggior parte di questi brani, più che invitare l'ascoltatore a ribellarsi, esprimonoesortano un'le esortazionedue parti alla pace e alla fine del conflitto. L’inglese [[Paul McCartney]] scrisse ''Give Ireland back to the Irish'' in seguito ai [[Bloody Sunday (1972)|fatti del 30 gennaio 1972]]. Il brano scalò rapidamente le classifiche britanniche pur essendo stato bandito dalla BBC. Anche un altro ex-beatle, [[John Lennon]], pubblicò nello stesso anno il brano ''Sunday Bloody Sunday'', in cui attaccava duramente le intenzioni colonizzatrici degli inglesi. <ref name=":0">{{Cita libro|nome=Stephen|cognome=Millar|titolo=Sounding Dissent: Rebel Songs, Resistance, and Irish Republicanism|url=https://books.google.it/books?hl=it&lr=&id=sybgDwAAQBAJ&oi=fnd&pg=PR7&dq=irish+rebel+songs&ots=E5unWq1lRg&sig=QlA0N4rvAAf8GgHQqBiVhAKYSP4&redir_esc=y#v=onepage&q=irish%20rebel%20songs&f=false|accesso=2020-11-14|data=2020|editore=University of Michigan Press|lingua=en|ISBN=978-0-472-13194-5}}</ref> Anche diversi artisti nordirlandesi affrontarono il tema. Fra gli altri, sivi ricordi anchefu il gruppo punk rock di Belfast [[Stiff Little Fingers]] che, nel 1979, pubblicapubblicò l'album Inflammable Material. Nel brano ''Suspect Device'', in particolare, presentano in modo efficace la situazione di emergenza che il loro paese stava vivendo in quel periodo. <ref>{{Cita web|url=https://www.antiwarsongs.org//canzone.php?id=4659&lang=it|titolo=Canzoni contro la guerra: Stiff Little Fingers - Suspect Device|sito=www.antiwarsongs.org|lingua=it|accesso=2020-11-14}}</ref> Nel 1983, il gruppo rock irlandese [[U2]] pubblica [[Sunday Bloody Sunday (U2)|Sunday Bloody Sunday,]] un brano pacifista e fra i più conosciuti sul tema. Bono, cantante del gruppo e autore del testo, non la definì una canzone di ribellione,descrisse bensìcome "la reazione incredula e scandalizzata di un giovane di fronte all'odio e alla violenza"''.''<ref>{{Cita web|url=https://www.antiwarsongs.org//canzone.php?id=347&lang=it|titolo=Canzoni contro la guerra: U2 - Sunday Bloody Sunday|sito=www.antiwarsongs.org|lingua=it|accesso=2020-11-14}}</ref>
=== Stati Uniti ===
All’interno della storia della musica degli Stati Uniti, la canzone di protesta ha sempre avuto una grande importanza, e il catalogo di canzoni del genere è molto vasto. I temi affrontati maggiormente sono: la [[povertà]], la [[guerra]] e la discriminazione razziale e sociale. Alcuni dei brani fra i più conosciuti risalgono addirittura al 1776, anno della firma della [[Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America|dichiarazione d'indipendenza]].

Le prime canzoni di protesta diffuse nel paese affrontavano la tematica della schiavitù, e circolavano fra gli stessi schiavi. Ne è un esempio il brano [[Go Down Moses]] |''Go Down Moses (Let My People Go)'']], di forte ispirazione biblica e religiosa. InNumerose seguito,canzoni durantedi ilprotesta diciannovesimosi secolo,diffusero lalargamente nascitasoprattutto deidurante primila [[Sindacato|sindacati]]Guerra neldi paesesecessione favorì la scritturaamericana|Guerra di testi sull'emancipazionesecessione]]. Fu allora che si iniziarono a scrivere versi da abbinare a motivi tradizionali e patriottici. Numerose canzoni di protesta, però, si diffusero largamente soprattutto durante la [[Guerra di secessione americana|Guerra di secessione]]. Ricordiamo, ad esempio, ''"Battle Hymn of the Republic"'' , il cui testo fu scritto dall'abolizionista [[Julia Ward Howe]]. Il brano divenne presto un inno per le forze dell'[[Union Army|Unione]]. <ref name=":1">{{Cita web|url=https://www.pbs.org/independentlens/strangefruit/protest.html|titolo=Independent Lens . STRANGE FRUIT . Protest Music Overview {{!}} PBS|sito=www.pbs.org|accesso=2020-11-16}}</ref>

La musica ha continuato ad essere un potente mezzo di protesta anche nel secolo scorso, e si è rivelata cruciale in alcuni momenti della storia americana contemporanea. Nei primissimiprimi anni del ventesimo secoloNovecento, la nascita dei [[Sindacato|sindacati]] nel paese favorì la scrittura di testi sui diritti dei lavoratori.

Nel 1905 venne fondata la [[Industrial Workers of the World|IWW]], associazione operaia attiva nelle principali città industriali americane. Gli operai iscritti alla IWW cominciarono presto a diffondere libretti contenenti testi di brani da intonare durante gli scioperi, che erano numerosi. InfattiAllora, la classe operaia, formata soprattutto da immigrati, era sfruttata e godeva di un numero minimo di diritti. Tra i maggiori autori di tali brani vi fu [[Joe Hill]], un immigrato svedese considerato un eroe dal movimento operaio statunitense. Il brano più celebre di Hill è probabilmente la parodia della canzone religiosa ''"In the Sweet Bye and Bye" ,'' ovvero ''"The Preacher and the Slave".'' Il testo scritto da Hill critica con ironia l'idea di abbandonare una causa terrena per sperare, invece, nella salvezza eterna. <ref>{{Cita web|url=https://www.britannica.com/biography/Joe-Hill|titolo=Joe Hill {{!}} American songwriter and labour organizer|sito=Encyclopedia Britannica|lingua=en|accesso=2020-12-05}}</ref>
 
La [[Crisi del 29|crisi del 1929]] inasprì ancora di più la condizione dei lavoratori e ispirò cantautori come [[Woody Guthrie]], destinato a divenire una delle figure più importanti del folk americano. Guthrie cominciò a girare il paese, esibendosi in numerose assemblee di lavoratori. Nel 1940, raccolse e pubblicò l'album di protesta ''[[Dust Bowl Ballads]]''. <ref name=":1" />
 
La [[Crisi del 29|crisi del 1929]] inasprì ancora di più la condizione dei lavoratori e ispirò cantautori come [[Woody Guthrie]], destinato a divenire una delle figure più importanti del folk americano. Guthrie cominciò a girare il paese, esibendosi in numerose assemblee di lavoratori. Nel 1940, raccolse e pubblicò l'album di protesta ''[[Dust Bowl Ballads]]''. <ref name=":1" /> L'anno seguente, alcuni studenti ed ex studenti universitari formarono a New York il primo gruppo [[folk]] di protesta statunitense, gli [[Almanac Singers]]. Tra i fondatori del complesso vi furono [[Pete Seeger]] e Lee Hays. Il gruppo effettuò numerosi concerti nei vari stati americani, eseguendo brani in supporto dei lavoratori e contro la guerra in Europa. Alcuni dei loro testi, inoltre, sostenevano il non-interventismo degli Stati Uniti nella [[Seconda guerra mondiale]]. Sempre nel 1941, pubblicarono l'album ''Songs For John Doe'', che conteneva sei canzoni contro la guerra, dal testo e dalla musica originale, ma che sentiva la forte influenza delle ballate tradizionali americane. Dopo soli due anni, gli Almanac Singers si sciolsero, ma l'esperienza contribuì a consolidare la fama di Guthrie e di altri cantautori come Seeger, [[Josh White]], e [[Cisco Houston]]. <ref>{{Cita pubblicazione|nome=R. Serge|cognome=Denisoff|data=1970|titolo="Take It Easy, but Take It": The Almanac Singers|rivista=The Journal of American Folklore|volume=83|numero=327|pp=21–32|accesso=2020-12-05|doi=10.2307/538779|url=https://www.jstor.org/stable/538779}}</ref>
 
Negli Stati Uniti del secondo dopoguerra, la musica assunse un ruolo cruciale nelle proteste contro il [[Segregazione razziale negli Stati Uniti d'America|segregazionismo]] e a favore del [[Movimento per i diritti civili degli afroamericani|movimento per i diritti civili degli afroamericani.]] Pete Seeger riprese il brano ''I’ll Overcome Some Day,'' scritto nel 1901 dal pastore afroamericano Charles Albert Tindley. Ne modificò parte del testo e cambiò il titolo in ''We Shall Overcome.'' La versione di Seeger divenne, ed è ancora oggi, sfruttata da più movimenti di protesta, anche a causa della melodia facile da replicare e delle ripetizioni presenti nella struttura del brano. La canzone assunse presto una grande popolarità, tanto che [[Martin Luther King Jr.|Martin Luther King]] ne citò alcune parole in un discorso del febbraio 1965. Nello stesso anno, anche il presidente americano [[Lyndon B. Johnson]] citò i primi versi del brano quando firmò il [[Voting Rights Act]].<ref>{{Cita web|url=https://www.theatlantic.com/entertainment/archive/2016/04/we-shall-overcome-lawsuit/478068/|titolo=Who Owns 'We Shall Overcome'?|autore=David A. Graham|sito=The Atlantic|data=2016-04-14|lingua=en-US|accesso=2020-12-06}}</ref>
 
Gli anni Sessanta furono un periodo fondamentale per la musica di protesta. Il già citato folk subì le influenze di altri generi come il [[gospel]] e il [[Rock|rock.]] A partire dal 1963, i brani di Bob Dylan, Joan Baez e [[Phil Ochs]] ispirarono un'intera generazione. <ref name=":1" /> Con l'evolversi dei movimenti di contestazione, le canzoni di protesta divennero sempre più popolari. Tali brani sostenevano ancora la lotta per i diritti civili, esprimendosi contro qualsiasi discriminazione. Successivamente, con l'inizio della Guerra in Vietnam, numerosi cantautori iniziarono a veicolare idee dichiaratamente pacifiste. Tra i brani di Bob Dylan, la figura più rilevante del genere, ricordiamo, oltre alla già citata ''Blowin' in the Wind,'' anche ''[[The Times They Are a-Changin' (singolo)|The Times They Are a-Changin']],'' la ballata [[The Lonesome Death of Hattie Carroll|''The Lonesome Death of Hattie Carroll'']] o ''A Hard Rain's A-Gonna Fall,'' un avvertimento contro i pericoli del nucleare.
 
Il successo del folk, tuttavia, fu molto breve. Nel giro di pochi anni le canzoni di protesta persero l'interesse del grande pubblico. I testi divennero sempre meno importanti e non più rivolti a una specifica questione, ma al malcontento generale. Nel 1965, inoltre, lo stesso Dylan abbandonò la chitarra acustica in favore di un suono più moderno. Nacque così un nuovo genere, il [[folk rock]]. Dylan scelse di non cantare più canzoni di protesta, preferendo affrontare nella sua musica temi che non riguardassero questioni nazionali. Nella seconda metà del decennio, le canzoni di protesta non erano più passate nelle maggiori radio americane. La guerra ancora in corso, però, invogliò altri autori a comporre brani in cui esternare sentimenti pacifisti. Tra gli altri, si ricordano ''Waist Deep in the Big Muddy'' di Pete Seeger, ma anche ''We Didn't Know'' di Tom Paxton, brano del 1965 in cui la popolazione americana viene accusata di fingere di non essere consapevole delle atrocità commesse in Vietnam durante la guerra. <ref>{{Cita pubblicazione|nome=Jerome L.|cognome=Rodnitzky|data=2008-07-24|titolo=The sixties between the microgrooves: Using folk and protest music to understand American history, 1963–1973|rivista=Popular Music & Society|lingua=en|accesso=2020-12-06|doi=10.1080/03007769908591755|url=https://www.tandfonline.com/doi/pdf/10.1080/03007769908591755?needAccess=true&}}</ref>
 
Da allora, il rock rimase per diversi anni il genere principale attraverso cui dare voce a determinati problemi sociali. Verso la fine degli anni Settanta, la protesta in musica ritrovò nuovi stimoli nella rabbia del [[punk rock]], genere dalla forte connotazione politica, e, in seguito, dell'[[Hardcore punk|hardcore]]. Nel 1985, il gruppo hardcore [[Dead Kennedys]] pubblicò il brano ''Stars and Stripes of Corruption'', caratterizzato da un testo fortemente critico contro il sistema americano. Nello stesso anno, i [[Ramones]] attaccarono [[Ronald Reagan|Reagan]] in [[My Brain Is Hanging Upside Down (Bonzo Goes to Bitburg)|''My Brain Is Hanging Upside Down (Bonzo Goes to Bitburg)'']], in seguito allo scandalo causato dalla visita del presidente presso un cimitero di guerra tedesco. Nel 1991, alla vigilia della [[Guerra del Golfo]], i [[Fugazi]] pubblicarono ''KYEO.'' Tra le altre canzoni di protesta del genere vi è anche la celebre [[Killing in the Name|''Killing in the Name'']], singolo della band di Los Angeles [[Rage Against the Machine]]. Il brano venne scritto dopo le rivolte di Los Angeles del 1992 e denuncia episodi di [[Brutalità poliziesca|brutalità della polizia]] e, in generale, delle forze dell'ordine statunitensi.<ref>{{Cita web|url=https://www.popmatters.com/100-best-protest-songs-4-2579227097.html?rebelltitem=2#rebelltitem2?rebelltitem=2|titolo=The Ramones: "My Brain Is Hanging Upside Down (Bonzo Goes to Bitburg)" (1985)|sito=PopMatters|data=2018-06-21|lingua=en|accesso=2020-12-07}}</ref>
 
Negli anni Novanta, inoltre, emerse il movimento [[riot grrrl]], che condivideva la stessa aggressività del punk rock. Tra i gruppi più conosciuti del genere vi erano [[Bikini Kill]] e [[Babes in Toyland (gruppo musicale)|Babes in Toyland]], i quali, nei loro testi, si esprimevano contro il sessismo e la discriminazione di genere.
 
Negli stessi anni, anche l'[[Hip hop (genere musicale)|hip hop]] iniziò a diventare un genere sempre più popolare. Già negli anni Ottanta, il brano [[political rap|conscious rap]] di [[Grandmaster Flash]] ''The Message'' aveva messo in luce le condizioni di vita precarie degli afroamericani poveri. Pochi anni dopo, il gruppo di Compton [[N.W.A]] pubblicò [[Fuck tha Police|''Fuck tha Police'']], un altro brano molto popolare sulla brutalità delle forze dell'ordine contro le minoranze. Nei primi anni Novanta, all'inizio della Guerra del Golfo, i rapper [[Paris (rapper)|Paris]] e [[Ice Cube]] pubblicarono rispettivamente i brani ''Bush Killa'' e ''I Wanna Kill Sam'', entrambi critiche pungenti contro il presidente [[George H. W. Bush|Bush]]. Nel 1993, [[Tupac Shakur|Tupac]] scrisse ''Keep Ya Head Up'', una canzone di protesta contro il sessismo nella scena hip hop dell'epoca. Il testo affronta anche altre tematiche come la povertà, il razzismo e la guerra.
 
Più recentemente, la nascita del movimento [[Black Lives Matter]] ha portato alla realizzazione di numerosi brani con tematiche antirazziste. Ne sono un esempio ''Freedom,'' brano della cantante pop [[Beyoncé]], e ''Alright'' del rapper [[Kendrick Lamar]], i cui versi sono intonati frequentemente dalla folla durante le proteste del movimento.<ref>{{Cita web|url=https://www.rollingstone.com/music/music-lists/songs-of-black-lives-matter-22-new-protest-anthems-15256/|titolo=Songs of Black Lives Matter: 22 New Protest Anthems|autore=Brittany Spanos,Sarah Grant, Brittany Spanos, Sarah Grant|sito=Rolling Stone|data=2016-07-13|lingua=en-US|accesso=2020-12-07}}</ref>
La [[Crisi del 29|crisi del 1929]] inasprì ancora di più la condizione dei lavoratori e ispirò cantautori come [[Woody Guthrie]], destinato a divenire una delle figure più importanti del folk americano. Guthrie cominciò a girare il paese, esibendosi in numerose assemblee di lavoratori. Nel 1940, raccolse e pubblicò l'album di protesta ''[[Dust Bowl Ballads]]''. <ref name=":1" /> L'anno seguente, alcuni studenti ed ex studenti universitari formarono a New York il primo gruppo [[folk]] di protesta statunitense, gli [[Almanac Singers]]. Tra i fondatori del complesso vi furono [[Pete Seeger]] e Lee Hays. Il gruppo effettuò numerosi concerti nei vari stati americani, eseguendo brani in supporto dei lavoratori e contro la guerra in Europa. Alcuni dei loro testi sostenevano il non-interventismo degli Stati Uniti nella [[Seconda guerra mondiale]]. Sempre nel 1941, pubblicarono l'album ''Songs For John Doe'', che conteneva sei canzoni contro la guerra, dal testo e dalla musica originale, ma che sentiva la forte influenza delle ballate tradizionali americane. Dopo soli due anni, gli Almanac Singers si sciolsero, ma l'esperienza contribuì a consolidare la fama di Guthrie e di altri cantautori come Seeger [[Josh White]], [[Cisco Houston]]. <ref>{{Cita pubblicazione|nome=R. Serge|cognome=Denisoff|data=1970|titolo="Take It Easy, but Take It": The Almanac Singers|rivista=The Journal of American Folklore|volume=83|numero=327|pp=21–32|accesso=2020-12-05|doi=10.2307/538779|url=https://www.jstor.org/stable/538779}}</ref>
 
== Note ==