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[[File:Khwarazm oasis.jpg|thumb|La Corasmia, a sud del lago d'Aral, in un'immagine satellitare del 2009.]]
<div class="thumb tright" style="background-color: #f9f9f9; border:purple 1px solid #CCCCCC; margin:0.5em;">
La '''Corasmia''' o '''Khwārizm''' ([[Lingua persiana|persiano]]/[[Lingua araba|arabo]] خوارزم, ''Ḫ<sup>v</sup>ārazm'' o ''Ḫwārizm''; [[Lingua uzbeka|uzbeko]] ''Xorazm''; [[Lingua inglese|inglese]] ''Khwãrezm'') è una regione storica dell'[[Asia centrale|Asia centro-occidentale]], corrispondente attualmente a parti dell'[[Uzbekistan]] e del [[Turkmenistan]]. Comprendeva le [[oasi]] situate lungo il corso inferiore dell'[[Amu Darya]] (l'antico ''[[Amu Darya|Oxus]]'') e attorno al suo delta, ed era compresa tra il [[lago d'Aral]] (a nord), i deserti del [[Karakum]] e del [[Kyzylkum]] e l'[[altopiano di Ustyurt]], che la limitavano sugli altri lati. In epoca islamica, confinava con le regioni del [[Grande Khorasan|Khorasan]] e della [[Transoxiana]].
[[Image:Haliaeetus pelagicus -San Diego Zoo -aviary-8d.jpg|75px]] [[Image:Stellers jay - natures pics.jpg|165px]] <br />
[[Image:Stellersdrake2.jpg|125px]]
[[Image:Steller sea lion bull.jpg|115px]] <br />
[[Image:Extanstellersseacowea.jpg|245 px]]
<div style="border: none; width:260px;"><div class="thumbcaption"> Alcuni animali descritti per la prima volta da Georg Steller (del quale non esistono ritratti), in senso orario partendo dall'alto a sinistra: [[Haliaeetus pelagicus|aquila di mare di Steller]], [[Cyanocitta stelleri|ghiandaia di Steller]], [[Eumetopias jubatus|leone marino di Steller]], [[Hydrodamalis gigas|ritina di Steller]] ed [[Polysticta stelleri|edredone di Steller]].</div></div>
</div>
 
Città principale della regione (assieme a [[Kath]] e a [[Khiva]]) è stata per lungo tempo Gurgānj, l'odierna [[Kunya-Urgench|Konye-Urgench]] («Vecchia Urgench»), nell'estremo nord del Turkmenistan. La città non deve essere confusa con la città di [[Urgench]], fondata in Uzbekistan nella seconda metà del XIX secolo.
{{Bio
|Nome = Georg Wilhelm
|Cognome = Steller
|Sesso = M
|LuogoNascita = Bad Windsheim
|GiornoMeseNascita = 10 marzo
|AnnoNascita = 1709
|LuogoMorte = Tjumen'
|GiornoMeseMorte = 14 novembre
|AnnoMorte = 1746
|Epoca = 1700
|Attività = botanico
|Attività2 = zoologo
|Attività3 = medico
|AttivitàAltre = ed esploratore
|Nazionalità = tedesco
|PostNazionalità = attivo in Russia, considerato un pioniere della storia naturale dell'Alaska<ref name="Evans169">Evans, Howard Ensign. Edward Osborne Wilson (col.) ''The Man who Loved Wasps: A Howard Ensign Evans Reader''. in: Evans, Mary Alice. Big Earth Publishing, 2005. pp. 169. ISBN: 1555663508.</ref><ref name="Nuttall">Nuttall, Mark. ''Encyclopedia of the Arctic''. Routledge, 2012. pp. 1953. ISBN: 1579584365.</ref>
}}
 
Fino alla sua completa turchizzazione etnica e linguistica, completatasi nel tardo Medioevo, i [[Corasmi]] di lingua [[Iranici|iranica]] costituivano il principale gruppo etnico della regione.
== Biografia ==
Steller, figlio di un [[cantore]] [[Luteranesimo|luterano]] di nome Johann Jakob Stöhler (Stöller dopo il 1715), nacque a [[Bad Windsheim|Windsheim]], vicino [[Norimberga]], in Germania, e studiò presso l'[[Università "Martin Lutero" di Halle-Wittenberg|università di Wittenberg]]. In seguito viaggiò in Russia come medico su una nave da guerra che trasportava in patria i feriti. Giunto in Russia nel novembre del 1734, incontrò il [[Storia naturale|naturalista]] [[Daniel Gottlieb Messerschmidt]] (1685-1735) all'[[Accademia russa delle scienze|Accademia Imperiale delle Scienze]]. Due anni dopo la morte di Messerschmidt, Steller ne sposò la vedova ed entrò in possesso degli appunti che lo studioso aveva raccolto durante i suoi viaggi in [[Siberia]], non consegnati all'[[Accademia russa delle scienze|Accademia]]<ref name="Egerton (2008)">{{cita pubblicazione|autore=Frank N. Egerton|titolo=A History of the Ecological Sciences, Part 27: Naturalists Explore Russia and the North Pacific During the 1700s|pubblicazione=Bulletin of the Ecological Society of America|volume=89|numero=1|pp=39-60|anno=2008|doi=10.1890/0012-9623(2008)89[39:AHOTES]2.0.CO;2}}</ref>
 
== Storia ==
Steller era a conoscenza della [[seconda spedizione in Kamčatka|Seconda Spedizione in Kamchatka]] di [[Vitus Jonassen Bering|Vitus Bering]], che aveva lasciato [[San Pietroburgo]] nel febbraio del 1733. Si offrì volontario per unirsi a questa e la sua richiesta venne accettata. Lasciò quindi San Pietroburgo nel gennaio del 1738 accompagnato dalla moglie, che decise di rimanere a Mosca e di non spingersi oltre. Steller incontrò [[Johann Georg Gmelin]] a [[Enisejsk|Yeniseysk]] nel gennaio del 1739. Fu lo stesso Gmelin a raccomandare che Steller prendesse il suo posto durante la pianificata esplorazione della Kamchatka. Assunto il ruolo di Gmelin, Steller raggiunse finalmente [[Ochotsk (città)|Okhotsk]] e il grosso della spedizione nel marzo del 1740, proprio quando le navi di Bering, la ''San Pietro'' e la ''San Paolo'', stavano per essere terminate.
=== Preistoria ===
Reperti risalenti al [[Neolitico]], all'[[età del Bronzo]] e alla prima [[età del Ferro]] indicano che nell'area ferveva già una certa attività.
 
=== Antichità ===
[[File:Арка Стеллера.JPG|thumb|left|L'Arco di Steller sull'isola di Bering.]]
La storia antica di questa regione non è ben conosciuta; oltre alle notizie di carattere mitico che si trovano nelle fonti persiane circa la partecipazione di essa alle favolose guerre tra [[Persiani|Irani]] e [[Tūrān|Turani]], abbiamo in [[Erodoto]] notizia di un regno corasmio precedente alla conquista persiana. Dopo essere appartenuta all'[[Persia#L'impero achemenide|impero persiano]] (Erodoto assegna i Corasmi con i [[Parti]], gli [[Aria (regione storica)|Arii]] e i [[Sogdiana|Sogdiani]] al sedicesimo [[Satrapie achemenidi|distretto fiscale]] di [[Dario I di Persia|Dario]]), la regione era divenuta autonoma quando vi giunse [[Alessandro Magno]]; [[Arriano]] (IV, 5) narra che nel 328 a.C. il suo re, Farasmane, offrì spontaneamente la sua sottomissione al Macedone. Fino alla [[Conquista islamica della Transoxiana|conquista araba]] che vi introdusse l'[[Islam]] e la sua cultura, non si hanno notizie sicure sul paese; quando il famoso condottiero musulmano [[Qutayba ibn Muslim]] si impadronì della regione nel 712 d.C., vi trovò regnante una dinastia residente nella città di Kāth, sul cui passato [[Al-Biruni|al-Bīrūnī]] dà molte notizie in gran parte leggendarie, insieme con altre di molto valore sulle religioni e sul calendario, che indicano che il paese conservava elementi antichi di cultura iranica, così come [[Iranici|iranica]] era la sua lingua, il [[Lingua corasmia|corasmio]]. Questi sovrani di Kāth portavano già il nome di ''[[Impero corasmio|Khwārizm Shāh]]'', rimasto poi proprio di tutti i dominatori della regione; essi continuarono a governare sotto la supremazia del governatore arabo del [[Grande Khorasan|Khorāsān]] residente a [[Merv]], così come avvenne per [[Bukhara]]. Il potere centrale arabo cedette poi man mano, come altrove, all'affermarsi delle dinastie nazionali. Così nel 995 d.C. il principe di Gurgānj (''al-Giurgiāniyyah'') Maḥmūd ibn Muḥammed, che era rimasto indipendente, fondò una dinastia di Khwārizm Shāh già autonoma, che estese il suo potere su tutto il paese, e presso la quale vissero per qualche tempo al-Bīrūnī, nato presso Khiva, e anche [[Avicenna]]. Sotto questi sovrani, la Corasmia si affermò come importante centro di [[cultura araba]] e [[Cultura persiana|persiana]].
Nel settembre del 1740, le due navi della spedizione, al comando di Bering, salparono per la [[Kamčatka|penisola della Kamchatka]]: dopo aver navigato attorno alla sua punta meridionale, ne risalirono il litorale fino alla baia di Avacha, sulla costa pacifica. Steller scese a terra sulla costa orientale della Kamchatka per trascorrere l'inverno a Bolsherechye, dove aiutò ad organizzare una scuola locale e iniziò ad esplorare la Kamchatka. Quando Bering lo convocò affinché si unisse al viaggio alla ricerca dell'America e dello stretto tra i due continenti come scienziato e medico di bordo, Steller attraversò la penisola con una slitta trainata da cani. Dopo che la ''San Pietro'' di Bering rimase separata dalla gemella ''San Paolo'' in una tempesta, Bering continuò a navigare verso est, aspettandosi di toccare presto terra. Steller, esaminando attentamente le correnti marine, i relitti galleggianti e la fauna selvatica, insistette perché il capitano si dirigesse verso nord-est. Dopo una considerevole perdita di tempo, la nave si diresse infine verso nord-est, approdando in [[Alaska]], a [[Kayak Island]], lunedì 20 luglio 1741. Bering voleva restare sull'isola solo il tempo necessario per fare scorta di acqua fresca, ma Steller lo pregò affinché potesse avere maggior tempo a disposizione per esplorare la zona e gli furono concesse dieci ore di tempo. In questo tempo, in quanto primo non nativo ad aver messo piede sul suolo dell'Alaska, Steller divenne il primo naturalista europeo a descrivere un gran numero di piante e animali nordamericani, tra cui una ghiandaia che in seguito prenderà il nome di [[Cyanocitta stelleri|ghiandaia di Steller]].
 
Nel 1017 [[Mahmud di Ghazna]] si impadronì della regione, che fu da lui affidata al governo di Altun Tash, dalla cui famiglia fu governata finché cadde sotto la [[Impero selgiuchide|supremazia selgiuchide]]; questa si protrasse, con qualche interruzione e con varie vicende, complicate dalle lotte con le stirpi turche, fino alla morte del sultano [[Ahmed Sanjar]] (1157). Durante la dominazione selgiuchide si era affermata sempre più l'influenza della famiglia di [[Anushtigin]], che [[Malik Shah I|Malik Shah]] aveva fatto governatore della Corasmia, e di cui il figlio Qutb ad-Din Muhammad assunse già il titolo di ''Khwārizm Shāh''; accanita fu la lotta tra Atsiz, figlio di Qutb ad-Din e Sanjar, che subì da lui una memoranda sconfitta. Alla morte di Sanjar il paese era saldamente in mano alla nuova dinastia di ''Khwārizm Shāh'', che lo portò al suo massimo splendore e lo liberò anche dal tributo dovuto ai [[Kara Khitay]], sconfitti definitivamente nel 1210. Tra i più famosi sovrani di questa dinastia ricordiamo Ala ad-Din Tekish, suo figlio [[Muhammad II del Khwarezm|Ala ad-Din Muhammad]] e il figlio di quest'ultimo [[Jalal al-Din Mankubirni]], che difese eroicamente, ma inutilmente, il suo regno contro [[Gengis Khan]], che nel 1221 prese Gurganj. Nel più glorioso periodo di questa dinastia, il regno dei ''Khwārizm Shāh'', elemento assai importante nell'equilibrio politico di allora, giungeva dagli [[Urali]] al [[Golfo Persico]], e dall'[[Indo]] quasi all'[[Eufrate]], con gran parte della Persia. Anche Bukhara era sotto il loro dominio. Alla floridezza economica promossa dalla posizione cosi favorevole nella valle dell'[[Amu Darya]], corrispondeva una brillante fioritura di scienza e letteratura; Gurgānj fu un centro assai importante di cultura araba e persiana.
Delle sei specie di uccelli e mammiferi che Steller scoprì durante il viaggio, due (la [[Hydrodamalis gigas|ritina di Steller]] e il [[Phalacrocorax perspicillatus|cormorano di Pallas]]) sono estinte e tre (il [[Eumetopias jubatus|leone di mare di Steller]], l'[[Polysticta stelleri|edredone di Steller]] e l'[[Haliaeetus pelagicus|aquila di mare di Steller]]) sono in pericolo di estinzione o versano in condizioni di grave diminuzione. La ritina in particolare, un imponente parente boreale del [[Dugong dugon|dugongo]], scomparve appena 27 anni dopo essere stata scoperta e descritta da Steller: la sua popolazione, già esigua, divenne rapidamente vittima di una caccia eccessiva da parte degli equipaggi russi che seguirono la scia di Bering.
 
=== Età moderna ===
La [[Cyanocitta stelleri|ghiandaia di Steller]] è una delle poche specie che commemorano questo naturalista a non essere attualmente minacciate. Durante il suo breve incontro con questo uccello, Steller riuscì a dedurre che la ghiandaia era una parente della [[Cyanocitta cristata|ghiandaia azzurra]] americana, un fatto che sembrava provare che l'Alaska facesse davvero parte del Nordamerica.
In seguito alla disgregazione dell'impero mongolo, la regione della Corasmia si ritrovò suddivisa tra il [[Khanato dell'Orda d'Oro]] e il [[Khanato Chagatai|Khanato di Chagatai]], e la sua capitale Gurganj (oggi [[Kunya-Urgench|Konye-Urgench]], «Vecchia Gurganj», da non confondere con la moderna città di [[Urgench]], situata a vari chilometri di distanza), nuovamente ricostruita, divenne nuovamente uno dei più grandi e importanti centri commerciali dell'Asia centrale. A metà del XIV secolo, la Corasmia ottenne l'indipendenza dal [[Khanato dell'Orda d'Oro]] sotto la dinastia Sufide. Tuttavia, [[Tamerlano]] riteneva la Corasmia una potenziale rivale per [[Samarcanda]] e, nel corso di cinque campagne, distrusse completamente Gurganj nel 1388. A seguito di questo evento, nonché ad uno spostamento del corso dell'Amu Darya, il centro principale della Corasmia si spostò a [[Khiva]], che divenne, nel XVI secolo, la capitale del [[Khanato di Khiva]], retto dalla dinastia degli [[Khanato di Khiva|Arabshanidi]].
 
Durante il regno di [[Pietro I di Russia|Pietro il Grande]] di Russia, le presunte voci della presenza di [[oro]] sulle sponde dell'[[Amu Darya]], assieme al desiderio di garantire all'[[Impero russo]] una rotta commerciale verso l'Indo (nell'attuale [[Pakistan]]), una spedizione commerciale armata, guidata dal principe Alexander Bekovich-Cherkassky, venne inviata nella regione, ma fu respinta da Khiva.
[[File:Могила Стеллера 01.JPG|thumb|right|upright|Il memoriale eretto nel 2009 in un parco di [[Tjumen'|Tyumen]], in Siberia, dove Steller morì di febbre a soli 37 anni.]]
 
Fu solamente sotto gli zar [[Alessandro II di Russia|Alessandro II]] e [[Alessandro III di Russia|Alessandro III]] che ebbero inizio i primi seri tentativi di annettere la regione. Uno dei pretesti principali per condurre spedizioni militari russe contro Khiva fu quello di liberare gli schiavi russi detenuti nel khanato e impedire la futura cattura e vendita di altri schiavi.
Anche se Steller cercò di trattare la crescente epidemia di scorbuto che aveva colpito l'equipaggio con foglie e bacche che aveva raccolto, gli ufficiali disprezzarono la sua proposta. Steller e il suo assistente furono quindi tra i pochi a non essere colpiti da questo disturbo. Durante il viaggio di ritorno, con solo dodici membri dell'equipaggio in grado di muoversi e il sartiame che stava rapidamente cadendo a pezzi, la spedizione fece naufragio su quella che in seguito divenne nota come [[isola di Bering]]. Quasi metà dell'equipaggio era morta di [[scorbuto]] durante il viaggio. Steller si prese cura dei sopravvissuti, tra i quali lo stesso Bering, ma il vecchio capitano non poté essere salvato e morì. I sopravvissuti si accamparono sull'isola con il poco cibo e acqua rimasti a disposizione, una situazione resa ancor peggiore dalle frequenti incursioni delle [[Alopex lagopus|volpi artiche]]. Nonostante i disagi subiti dall'equipaggio, Steller studiò molto accuratamente la flora, la fauna e la topografia dell'isola. Di particolare importanza scientifica furono le uniche osservazioni dettagliate sul comportamento e l'anatomia della [[Hydrodamalis gigas|ritina di Steller]], un grosso mammifero [[Sirenii|sirenide]] che durante l'era glaciale era diffuso in tutto il Pacifico settentrionale, ma la cui sola popolazione relitta era confinata ai letti di kelp delle acque poco profonde attorno alle [[isole del Commodoro]] e si estinse nemmeno 30 anni dopo essere stata scoperta dagli europei.
 
Nei primi anni di quello che in seguito verrà definito il «Grande gioco», gli interessi russi nella regione entrarono in collisione con quelli dell'[[Impero britannico]], occupato, nel 1839, nella [[prima guerra anglo-afghana]].
Basandosi su queste e altre osservazioni, Steller scrisse in seguito ''De Bestiis Marinis'' («Sulle bestie del mare»), descrivendo gli animali dell'isola, tra cui il [[Callorhinus ursinus|callorino dell'Alaska]], la [[Enhydra lutris|lontra marina]], il [[Eumetopias jubatus|leone marino di Steller]], la ritina di Steller, l'[[Polysticta stelleri|edredone di Steller]] e il [[Phalacrocorax perspicillatus|cormorano di Pallas]]. Steller rivendicò inoltre l'unico avvistamento di un particolare [[criptide]] marino, la [[scimmia marina di Steller]].
 
Il Khanato di Khiva si ridusse gradualmente di dimensioni a seguito dell'avanzata russa nel [[Turkestan]] (la regione comprendente anche la Corasmia) e, nel 1873, venne siglato un trattato di pace che faceva di Khiva un [[protettorato]] russo quasi indipendente.
Nei primi mesi del 1742 l'equipaggio utilizzò materiale recuperato dalla ''San Pietro'' per costruire una nuova nave, che venne battezzata ''Bering'', e fare ritorno così alla [[Baia dell'Avača|baia di Avacha]]. Steller trascorse i due anni successivi esplorando la penisola della Kamchatka. A causa delle sue simpatie per i nativi Kamciadali, venne accusato di fomentare la ribellione e fu richiamato a San Pietroburgo. Ad un certo punto fu messo agli arresti e fatto tornare a Irkutsk per un'udienza. Venne liberato e proseguì nuovamente il suo viaggio in direzione di San Pietroburgo, ma lungo la strada fu colpito dalla febbre e morì a [[Tjumen'|Tyumen]].
 
Dopo che la presa di potere da parte dei [[Bolscevismo|bolscevichi]] a seguito della [[rivoluzione d'ottobre]], nel territorio dell'antico Khanato di Khiva venne istituita la [[Repubblica Sovietica Popolare Corasmia]] (successivamente Repubblica Socialista Sovietica Corasmia), che però ebbe breve durata, in quanto nel 1924 venne infine incorporata nell'[[Unione Sovietica]] e l'antico Khanato si ritrovò suddiviso nelle nuove [[Repubblica Socialista Sovietica Turkmena]], [[Repubblica Socialista Sovietica Uzbeka|Uzbeka]] e [[Repubblica Socialista Sovietica Autonoma Karakalpaka|Karakalpaka]] (inizialmente parte della [[Repubblica Socialista Sovietica Autonoma Kazaka]] come Oblast' del Karakalpakstan).
I suoi diari, che raggiunsero l'Accademia e furono poi pubblicati da [[Peter Simon Pallas]], furono usati da altri esploratori del Pacifico settentrionale, compreso lo stesso [[James Cook|Capitano Cook]].
 
La più vasta regione storica della Corasmia subì un'ulteriore divisione. La parte settentrionale divenne la [[Repubblica Socialista Sovietica Uzbeka]] e nel 1925 quella occidentale divenne la [[Repubblica Socialista Sovietica Turkmena]]. Inoltre, nel 1936, la parte nord-occidentale divenne la [[Repubblica Socialista Sovietica Kazaka]]. A seguito del collasso dell'[[Unione Sovietica]] nel 1991, queste divennero rispettivamente [[Uzbekistan]], [[Turkmenistan]] e [[Kazakistan]]. Molte delle antiche città corasme sono situate al giuorno d'oggi nella [[Regione di Khorezm|Provincia di Khorezm]], in [[Uzbekistan]].
== Scoperte e commemorazioni ==
Georg Steller descrisse un certo numero di animali e piante, tra cui alcuni che ne commemorano il nome nella nomenclatura volgare o in quella scientifica:
* [[Polysticta stelleri|edredone di Steller]] (''Polysticta stelleri'');
* [[Cyanocitta stelleri|ghiandaia di Steller]] (''Cyanocitta stelleri'');
* [[Enhydra lutris|lontra marina]] (''Enhydra lutris'');
* [[Haliaeetus pelagicus|aquila di mare di Steller]] (''Haliaeetus pelagicus'');
* [[Hydrodamalis gigas|ritina di Steller]] (''Hydrodamalis gigas'');
* [[Eumetopias jubatus|leone marino di Steller]] (''Eumetopias jubatus'');
* [[Cryptochiton stelleri|chitone gigante]] (''Cryptochiton stelleri'');
* [[Artemisia stelleriana|artemisia lanosa]] (''Artemisia stelleriana'');
* ''[[Stellera]]'' L. ([[Thymelaeaceae]]).
 
Oggi, l'area in passato occupata dalla Corasmia è abitata da una popolazione mista di [[uzbeki]], [[caracalpachi]], [[turkmeni]], tagiki, [[tatari]] e [[kazaki]].
Ad [[Anchorage]], in Alaska, esiste una scuola secondaria a lui intitolata, la Steller Secondary School.
 
{{Tassobox
|statocons_versione=iucn3.1
|statocons=LC
|statocons_ref=<ref name=IUCN>{{IUCN|summ=22692980|autore=BirdLife International|anno=2016}}</ref>
|nome=Grandule mediterranea
|immagine=[[File:Pin-tailed_sandgrouse_(Pterocles_alchata).jpg|230px]]
<!-- CLASSIFICAZIONE -->
|dominio=[[Eukaryota]]
|regno=[[Animalia]]
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La '''grandule mediterranea''' ('''''Syrrhaptes paradoxus''''' <span style="font-variant: small-caps">([[Peter Simon Pallas|Pallas]], [[1773]])</span>) è una specie della [[Famiglia (tassonomia)|famiglia]] [[Aves|uccello]] di medie dimensioni appartenente alla famiglia degli [[Pteroclidae|Pteroclidi]]<ref name=IOC>{{IOC|titolo=Family Pteroclidae|url=http://www.worldbirdnames.org/bow/coursers/|accesso=15 maggio 2014}}</ref>.
 
== Descrizione ==
=== Dimensioni ===
Misura 31-39 cm di lunghezza, per un peso di circa 250-408 g nel maschio e 207-370 nella femmina. L'[[apertura alare]] è di 54-65 cm<ref name=hbw>{{cita web|https://www.hbw.com/species/pin-tailed-sandgrouse-pterocles-alchata|titolo=Pin-tailed Sandgrouse (Pterocles alchata)|lingua=en|accesso=25 dicembre 2017}}</ref>.
 
=== Aspetto ===
La grandule mediterranea è un robusto uccello di medie dimensioni, dalla colorazione generale [[Camuffamento|criptica]], con un misto di macchie e strisce verdi oliva, marroni, ''beige'', gialle, grigie e nere. Le regioni inferiori e le zampe ricoperte di piume sono di colore bianco sporco<ref name=Madge/>.
 
[[File:Pterocles_alchata.jpg|thumb|left|Grandule mediterranea.]]
I sessi sono differenti, e il piumaggio del maschio varia a seconda del periodo dell'anno. Durante la stagione riproduttiva, ha il vertice, la maggior parte del collo, il dorso e le copritrici del sottoala di colore verde-giallastro, con macchie giallo opache nella regione scapolare. Anche le guance sono gialle, con una sottile striscia nera che si estende dal becco, attraverso l'occhio, fino alla nuca. L'iride è marrone e il becco è grigio ardesia. Sulla gola, immediatamente sotto il becco, è presente una macchia nera, sotto la quale, attorno al petto, si trova una larga banda bruno-rossastra, delimitata sopra e sotto da una sottile striscia nera. Le copritrici alari esterne sono castane, con margini bianchi e neri, e le primarie sono nere con margini chiari: ciò fa sì che in volo sia il margine anteriore dell'ala che quello posteriore appaiano bordati di nero. Il groppone e la coda sono screziati da barre nere e giallo-brunastre e le lunghe timoniere centrali sono grigio ardesia. Al di fuori della stagione riproduttiva, tutte le parti superiori, compresi vertice e guance, sono barrati di nero e giallo-brunastro, mentre la macchia nera sulla gola scompare, divenendo biancastra<ref name=Madge>{{cita libro|titolo=Pheasants, Partridges and Grouse: A Guide to the Pheasants, Partridges, Quails, Grouse, Guineafowl, Buttonquails and Sandgrouse of the World|autore=Steve Madge, Philip J. K. McGowan e Guy M. Kirwan|anno=2002|editore=A & C Black|isbn=9780713639667|pp=445-446|url=https://books.google.com/books?hl=en&lr=&id=_YLw38EoErYC&oi=fnd&pg=PP2}}</ref>.
 
La femmina è generalmente simile al maschio, ma ha una colorazione più spenta. Le guance e il collo sono di colore ''beige''-oro e sono privi dei riflessi verdastri presenti nel maschio. Attraverso l'occhio corre una striscia nera. Il mento è bianco e sul petto si trova un'ulteriore fascia giallo-''beige'' con un'ampia striscia nera sopra, un'altra più sottile a circa un terzo della discesa e un'ulteriore striscia nera sottile alla base. Il dorso e le ali sono grigi, barrati di nero. Il groppone e la coda (che presenta timoniere centrali più corte di quelle del maschio) hanno una colorazione simile a quella del maschio, ma presentano barre nere più sottili<ref name=Madge/>.
 
I maschi della sottospecie orientale, ''P. a. caudacutus'', hanno le regioni inferiori di un colore più spento rispetto agli uccelli europei, e le femmine hanno copritrici alari bianche invece che gialle. In volo, la grandule mediterranea può essere facilmente identificata grazie alla brillante colorazione bianca delle regioni inferiori e del sottoala, e per le lunghe timoniere centrali della coda<ref name=Madge/>.
 
=== Voce ===
Quando è a terra, la grandule mediterranea è generalmente silenziosa, ma in aria comunica con i conspecifici con un forte ''kattar-kattar'' emesso frequentemente, un ''ga-ga-ga'' nasale e un ''gang gang'' di bassa intensità<ref name=Madge/>.
 
== Comportamento ==
Al di fuori della stagione riproduttiva, le granduli mediterranee vagano per gli spazi aperti in stormi numerosi. Questi densi raggruppamenti sono costituiti da adulti e da numerosi giovani che cercano in primavera i luoghi ove potersi abbeverare. Nel mese di marzo, queste bande si sciolgono e ad aprile è possibile osservare le prime coppie stabilitesi. Comunque, non è raro vedere numerose coppie che nidificano a poca distanza l'una dall'altra. Tuttavia, nel mese di maggio, vi sono ancora dei piccoli gruppi e bisognerà attendere la fine del mese perché anche questi si disgreghino completamente. La stagione degli amori inizia spesso con l'avvento delle piogge primaverili. I maschi cominciano quindi il tradizionale inseguimento delle femmine, con la testa abbassata e la coda eretta e in parte aperta a ventaglio. Questi rituali di solito hanno luogo durante il mese di maggio, ma covate precoci si possono trovare già a partire dalla seconda metà del mese di aprile.
 
In Spagna, le popolazioni di granduli mediterranee sono considerate sedentarie, anche se sono soggette a brevi spostamenti in autunno e inverno. Solo in casi eccezionali, comunque, si allontanano dai loro soliti territori di nidificazione<ref name=hbw/>.
 
=== Volo ===
Durante la parata nuziale, questi uccelli volano rapidamente ed effettuano forti accelerazioni. Le ali emettono allora fischi come quelle delle tortore<ref name=hbw/>.
 
=== Alimentazione ===
Quasi tutta la dieta di questa specie è costituita da sostanze di origine vegetale. La grandule mediterranea mangia soprattutto [[Seme|semi]], [[Erba|erbe]], piante selvatiche e [[Cariosside|chicchi]] di [[cereali]]. Occasionalmente, becchetta anche [[Foglia|foglie]] verdi e [[Gemma (botanica)|gemme]]. Nel continente africano e nei deserti arabici, dove le risorse alimentari sono scarse, recupera i semi che trova negli escrementi dei [[Camelus dromedarius|cammelli]]. Come i [[Galliformes|galliformi]], inghiotte una grande quantità di sabbia e piccoli sassolini al fine di facilitare la [[digestione]]<ref name=hbw/>.
 
=== Riproduzione ===
Le granduli mediterranee non costruiscono un [[nido]]. Si accontentano di depositare le loro [[Uovo (biologia)|uova]] in una piccola cavità naturale del terreno. È stato riferito che, nei deserti africani, arrivino talvolta a lasciare le loro uova nell'impronta dello zoccolo di un cammello. In Spagna, la grandule scava più frequentemente un buco accanto ad un cespuglio o ad un arbusto o in una zona ben esposta al sole. Questa depressione scavata nella terra o nella sabbia non supera mai 10-15 centimetri di diametro e 1-4 centimetri di profondità. Il suo interno non è coperto con alcun materiale, tranne in rari casi quando l'uccello vuole proteggere il nido dal vento. La femmina di solito depone tre uova, che vanno dal bianco-grigio o dal marrone chiaro al rosa con delle macchie bruno scure, marroni, rossastre o grigio chiare. Le uova vengono deposte nel giro di 24 ore, e la femmina inizia a covare non appena la deposizione della covata è completa. I maschi si tengono nelle vicinanze e subentrano alla femmina non appena questa lascia il nido in serata per placare la sete. I maschi sono dotati di [[Placca incubatrice|placche incubatrici]], mentre le femmine, che covano esclusivamente di giorno, quando le temperature sono molto elevate, devono fare attenzione affinché le uova non siano calcinate dal sole.
 
Le uova si schiudono dopo 19 o 20 giorni, contemporaneamente o nel giro di 48 ore al massimo. I pulcini sono ricoperti da un [[piumaggio]] mimetico bruno-giallastro e ''beige'', con strisce nere più o meno visibili sulla parte superiore. Non appena il loro piumino si è asciugato, nel giro di 12-24 ore, lasciano il nido, seguono gli adulti e si nascondono nella boscaglia, nutrendosi da soli e becchettando per terra. Dopo tre settimane, hanno già sviluppato delle corte ali e acquisito la totalità del piumaggio giovanile. Non appena sono autosufficienti, formano piccoli gruppi familiari che vanno in cerca di luoghi adatti per abbeverarsi in compagnia dei genitori<ref name=hbw/>.
 
== Distribuzione e habitat ==
La grandule mediterranea nidifica in Nordafrica e Medio Oriente, Turchia, Iran, Iraq e Kazakistan. In Europa nidifica in Spagna, Portogallo e nelle regioni meridionali della Francia. Le popolazioni orientali, specialmente quelle del Kazakistan, migrano verso il Pakistan e alcune aree dell'India settentrionale durante l'inverno<ref name=Gooders>{{cita libro|titolo=Birds of Heath and Woodland: Pin-tailed Sandgrouse|autore=John Gooders|anno=1979|editore=Orbis Publishing|città=Londra|isbn=0856133809|p=7}}</ref>.
 
Frequenta zone aperte ricoperte da terreni sassosi, zone semiaride ai margini dei deserti, pianure prive di alberi e, più raramente, distese di fango ormai prosciugate. In inverno può visitare terreni arati o incolti, ma preferisce i terreni sabbiosi ed è molto meno dipendente da una copertura vegetativa della ganga (''[[Pterocles orientalis]]''), specie che occupa un areale simile. Non si spinge mai al di sopra dei 1000 metri di quota<ref name=Madge/>.
 
== Tassonomia ==
Ne vengono riconosciute due [[sottospecie]]<ref name=IOC/>:
 
* ''P. a. alchata'' <span style="font-variant: small-caps">([[Linnaeus]], [[1766]])</span>, diffusa nella [[penisola iberica]] e nella [[Francia]] sud-orientale;
 
* ''P. a. caudacutus'' <span style="font-variant: small-caps">([[Samuel Gottlieb Gmelin|S. G. Gmelin]], [[1774]])</span>, presente nell'[[Africa nord-occidentale]] (dal [[Marocco]] alla [[Libia]] settentrionale), nella [[Turchia]] sud-orientale e nel [[Medio Oriente]], attraverso [[Iraq]] e [[Iran]], fino all'[[Uzbekistan]] e al [[Kazakistan]] meridionale; a differenza della sottospecie europea, che è stanziale, ha abitudini migratorie e d'inverno sverna più a sud, in [[Penisola araba|Arabia]] centrale, [[Pakistan]] e [[India]] nord-occidentale.
 
== Conservazione ==
La grandule mediterranea è classificata come «[[specie a rischio minimo]]» (''Least Concern'') da [[BirdLife International]]. Occupa infatti un areale molto vasto e la sua popolazione, stimata tra 130.000 e 1.500.000 unità, è considerata stabile<ref>{{cita web|url=http://www.birdlife.org/datazone/speciesfactsheet.php?id=2959|titolo=Species factsheet: ''Pterocles alchata''|autore=S. Butchart e J. Ekstrom|anno=2013|editore=BirdLife International|accesso=28 luglio 2013}}</ref>. L'areale sembra essere addirittura in espansione nelle regioni sud-orientali della Turchia, forse a causa dei cambiamenti climatici. Tuttavia, le popolazioni in alcune zone dell'Europa stanno diminuendo a causa dei cambiamenti nella produzione agricola. La specie rimane comune in Spagna, ma nell'unica località rimasta nel sud della Francia dove questa è presente, a [[La Crau]], nel 2002 rimanevano solo circa 170 coppie, mentre nello stesso anno in Portogallo c'erano meno di 100 coppie di uccelli nidificanti<ref name=Madge/>.
 
=== Aspetto ===
Questo uccello voluminoso dai piedi piumati è facilmente riconoscibile quando le condizioni di osservazione sono buone. La sua struttura differisce sotto certi aspetti da quella degli altri [[Pteroclidae|pteroclidi]], in quanto ha una testa relativamente piccola e una lunga coda che durante il volo fa sembrare più avanzata la posizione delle ali. Il maschio adulto ha testa [[Arancione|arancio]]-[[ocra]] e nuca e petto grigi. La parte inferiore del petto è delimitata da sottili barre trasversali nere. La parte bassa dell'addome è di colore ''beige''-bianco, delimitato da una larga fascia nera che circonda il ventre. Il dorso, le [[Penne copritrici|copritrici alari]], le secondarie, il [[groppone]] e la [[Coda (anatomia)|coda]] sono di colore ''[[beige]]''-[[Sabbia (colore)|sabbia]], con degli [[Scaglione (araldica)|chevron]] neri sulla mantellina e le scapolari, oltre a un gran numero di punti o linee nero-brunastre sulle copritrici medie e maggiori, vale a dire le copritrici delle primarie. Le remiganti primarie sono color gola di piccione. Il margine delle [[Penne timoniere|timoniere]] esterne è chiaro. La femmina è una versione del maschio dai colori più spenti, con screziature e macchie su vertice, parte posteriore delle copritrici auricolari, nuca e copritrici alari. La fascia ventrale, inoltre, è bruno-porpora e una sottile barra nera sottolinea la gola di colore ''beige''. La zona grigia sul petto è assente. I giovani somigliano alle femmine. Tuttavia, in essi tutti i segni scuri distintivi su parti superiori e inferiori appaiono più attenuati<ref name=hbw/>.
 
== Biologia ==
[[File:Syrrhaptes paradoxus (Ján Svetlík).jpg|thumb|left]]
[[File:Syrrhaptes paradoxus.jpg|thumb|left]]
I sirratti conducono vita gregaria. Al di fuori della stagione riproduttiva possono essere visti in stormi di diverse centinaia di esemplari. Talvolta, in estate, anche gli esemplari che non si riproducono possono radunarsi in assembramenti. Questi uccelli non temono l'uomo e fanno sfoggio di notevole confidenza. Sono migratori parziali, che a volte danno luogo a vere e proprie «invasioni». Durante l'inverno, nel periodo che va da settembre ad aprile, le aree di nidificazione situate più a nord vengono abbandonate in massa. Tuttavia, lo sviluppo di questi spostamenti è perfettamente giustificato dall'arrivo di nevicate più o meno importanti, mentre le drammatiche e improvvise invasioni di interi territori che hanno avuto luogo nell'[[Europa occidentale]] nel 1863, 1888-89 e 1906, nel nord della [[Cina]] (1860) e in [[Manciuria]] (1912-13 e 1922-23) rimangono in parte ancora inspiegate. Tuttavia, possiamo trovare la causa di spostamenti così lontani dall'areale dalla combinazione di diversi fattori: inverni particolarmente rigidi e [[siccità]] prolungate che causano una drammatica carenza di risorse alimentari<ref name=hbw/>.
 
=== Alimentazione ===
I sirratti hanno una [[dieta]] prevalentemente vegetariana. Si nutrono di [[Seme|semi]] di piante selvatiche e degli [[Fusto|steli]] verdi di numerose specie vegetali, appartenenti alla famiglia delle [[Fabaceae|leguminose]], [[Polygonaceae|poligonacee]], [[Chenopodiaceae|chenopodiacee]], [[Brassicaceae|crucifere]] e [[Poaceae|graminacee]]. In alcune zone, mangiano anche semi di piante coltivate, come [[Triticum|grano]] o [[Panicum miliaceum|miglio]]. Occasionalmente, compaiono sul suo menu anche [[Ninfa (zoologia)|ninfe]] di [[Insecta|insetti]]. Non è insolito per questi animali razzolare sul terreno come [[Pollame|volatili domestici]] in cerca di nutrimento. Talvolta i sirratti vanno ad abbeverarsi di sera, ma lo fanno soprattutto al mattino tra le 6 e le 10. Il picco di maggiore attività si registra tra le 9 e le 10, e termina in ogni caso entro e non oltre mezzogiorno<ref name=hbw/>.
 
=== Riproduzione ===
Il [[nido]] è costruito a terra, senza alcuna imbottitura, a volte nascosto da erba o cespugli, in un ambiente coperto di detriti. I sirratti nidificano generalmente in piccole colonie libere nelle quali i nidi distano tra 4 e 6 metri tra loro. La femmina depone abitualmente 3 [[Uovo (biologia)|uova]] a forma di ellisse, di colore ''beige'' o giallo-ocra macchiato di marrone, che vengono deposte in un intervallo di 4-5 giorni e la cui incubazione dura da 22 a 28 giorni dopo la deposizione del primo uovo. La femmina si dedica probabilmente da sola alla cova, anche se in alcune occasioni è stato segnalato anche l'intervento del maschio. Come nella maggior parte degli altri pteroclidi, quest'ultimo è incaricato di portare l'acqua ai piccoli. I giovani sono in grado di volare a partire dall'età di 25 giorni e acquisiscono il piumaggio tipico degli immaturi a quella di 3 mesi. Raggiungono la [[maturità sessuale]] nella prima estate e si riproducono da marzo a luglio. Giovani ricoperti di piumino sono stati osservati anche in periodi successivi, a volte fino a inizio agosto. Tuttavia, non è stato possibile stabilire se tali casi corrispondessero a seconde o terze covate, se si trattasse di covate sostitutive o semplicemente di deposizioni tardive<ref name=hbw/>.
[[File:Syrrhapte paradoxal MHNT.jpg|thumb|Uovo di ''Syrrhaptes paradoxus''.]]
== Distribuzione e habitat ==
Il sirratte di Pallas frequenta zone aperte aride come [[Steppa eurasiatica|steppe]] e [[Clima steppico|zone semi-desertiche]], ma anche regioni agricole coltivate. D'altra parte, evita le [[Deserto|aree desertiche]] prive di acqua, dando la preferenza a regioni asciutte, pianeggianti o collinari, ma dotate di [[artemisia]], [[Arbusto|arbusti]] e [[piante xerofile]]. All'interno del suo areale, lo troviamo in estate principalmente ad altitudini comprese tra i 1300 e i 3250 metri, mentre in inverno scende a quote più basse, che tuttavia non scendono mai al di sotto dei 2400 metri nel nord della [[Mongolia]]. Il sirratte è una specie [[Endemismo|endemica]] dell'[[Asia centrale]] e [[Asia orientale|orientale]]. I limiti occidentali della sua distribuzione sono situati sulle sponde del [[mar Caspio]] e del [[lago d'Aral]]. Da qui, l'areale si estende attraverso [[Turkestan]], [[Kazakistan]], [[Siberia]] sud-occidentale, [[Mongolia]] meridionale e occidentale, [[Cina]] settentrionale e [[Tibet]]<ref name=hbw/>.
 
== L'enigmatico ''barghelac'' ==
{{vedi anche|Bugherlac}}
Nel capitolo LXXI del suo ''[[Il Milione|Milione]]''<ref name="wikisource"/>, [[Marco Polo]] parla del ''[[Bugherlac|barghelac]]''<ref name="wikisource">[[s:Milione/70|Milione/70]]</ref> (reso anche come ''bugherlac'' o ''bargelach'' - dal [[Lingua turkmena|turkmeno]] ''bağırlak'' - in altre traduzioni)<ref>Marco Polo, ''Il Milione di Marco Polo testo di lingua del secolo decimoterzo ora per la prima volta pubblicato ed illustrato dal conte Gio. Baldelli Boni''. Tomo primo, Firenze: da' torchi di Giuseppe Pagani, 1827, p. 128 ([http://books.google.it/books?id=g6kFAAAAQAAJ&pg=PA128 Google libri])</ref><ref name="wikisource"/>, un uccello che vive nella «pianura di Bargu» (vale a dire la valle del fiume detto oggi [[Barguzin (fiume)|Barguzin]], a est del [[lago Baikal]])<ref>''Il Milione di Marco Polo''; scritto in italiano da [[Maria Bellonci]]; collaborazione per le ricerche di Anna Maria Rimoaldi; introduzione di Valeria Della Valle, Milano: A. Mondadori, 1997, p. 360 ([http://books.google.it/books?id=a84bAQAAIAAJ&q=Barghelac&dq=Barghelac&hl=it&ei=lkNeTcviBsqCOoDp_b0N&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CCkQ6AEwAA Google libri]).</ref>:
 
{{citazione|In quel luogo non ci sono esseri viventi né uomini né donne né animali né uccelli, salvo certi uccelli che si chiamano ''barghelac'' dei quali i falconi si nutrono. Sono grandi come pernici, hanno i piedi simili a quelli dei pappagalli, la coda sembra una coda di rondine ed il loro volo è velocissimo.}}
 
L'identificazione di questa specie è controversa; l'orientalista [[Henry Yule]] ritiene che si tratti quasi certamente del sirratte di Pallas; anche se con un nome simile (''boghurtlak'' o ''baghurtlak'') in [[lingua turca]] vengono indicate anche altre due specie di pteroclidi, la grandule mediterranea (''[[Pterocles alchata]]'') e la ganga (''[[Pterocles orientalis]]''), nessuna delle due abita nella regione corrispondente alla pianura di Bargu<ref name="yule">Henry Yule, ''The book of ser Marco Polo, the venetian, concerning the kingdoms and marvels of the East''; newly translated and edited by colonel Henry Yule, 2. ed. revised, London: J. Murray, Note 3.)</ref>. Sempre Yule osserva che né il sirratte né gli ''Pterocles'' hanno zampe «da pappagallo», anche se il riferimento al pappagallo potrebbe essere spiegato da una certa similitudine nell'andatura, più che nella morfologia<ref name="yule"/>.
 
== Note ==
<references/>
 
{{Tassobox
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[[File:Mob of Red Kangaroos (Macropus rufus).jpg|left|thumb|Mob of red kangaroos at the Wagga Wagga Botanic Gardens]]
Red kangaroos live in groups of 2–4 members. The most common groups are females and their young.<ref name="Tyndale 2005"/> Larger groups can be found in densely populated areas and females are usually with a male.<ref>{{cite journal|author=Johnson, C. N. |year=1983|title=Variations in Group Size and Composition in Red and Western Grey Kangaroos, ''Macropus rufus'' (Desmarest) and ''M. fulignosus'' (Desmarest)|journal=Australian Wildlife Research|volume=10|pages= 25–31|doi=10.1071/WR9830025 }}</ref> Membership of these groups is very flexible, and males (boomers) are not territorial, fighting only over females (flyers) that come into heat. Males develop proportionately much larger shoulders and arms than females.<ref>{{cite journal|author= Jarman, P. |year= 1983|title=Mating system and sexual dimorphism in large, terrestrial, mammalian herbivores|journal=Biological Reviews|volume=58|pages=485–520|doi=10.1111/j.1469-185X.1983.tb00398.x|issue= 4}}</ref> Most agonistic interactions occur between young males, which engage in ritualised fighting known as ''boxing''. They usually stand up on their hind limbs and attempt to push their opponent off balance by jabbing him or locking forearms. If the fight escalates, they will begin to kick each other. Using their tail to support their weight, they deliver kicks with their powerful hind legs. Compared to other kangaroo species, fights between red kangaroo males tend to involve more wrestling.<ref name = "McCullough 2000"/> Fights establish dominance relationships among males, and determine who gets access to estrous females.<ref name="Tyndale 2005"/> Alpha males make agonistic behaviours and more sexual behaviours until they are overthrown. Displaced males live alone and avoid close contact with others.<ref name="Tyndale 2005"/>
[[File:- fightingFighting red kangaroos 1.jpg|thumb|right|Fighting red kangaroos]]
 
===Reproduction===